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Lezione 11 | Fisologia | 21/03/2017

Sbobinatore: ChiarachebelloèprimaveraMagri
Docente: Maioli

Il docente risponde a una domanda posta alla fine della lezione precedente, richiamando gli effetti
dell’attivazione di canali al cloro sulla costante di spazio.
La resistenza di membrana dipende dal numero di canali aperti nella cellula, ma non dal tipo di canale. I canali
sono vie attraverso le quali la corrente può uscire dalla membrana, essere circuitata. La costante di spazio è
data dal rapporto tra la resistenza di membrana e la resistenza assiale; i canali al cloro riducono la resistenza
di membrana, quindi il valore della costante di spazio, determinando una attenuazione dei segnali
elettrotonici che dai dendriti distali si propagano verso il cono di emergenza dell’assone.
D.D.S. quindi il meccanismo è analogo a quello che accade nei nodi di Ranvier? No, nei nodi di Ranvier abbiamo
canali voltaggio dipendenti che determinano un aumento della corrente depolarizzante in ingresso,
innescando un processo rigenerativo. La resistenza di membrana diminuisce sempre, ma con meccanismi
diversi; noi stiamo parlando delle modalità con cui le correnti elettrotoniche escono dalla cellula.

Canali per la glicina

Dopo aver affrontato i recettori per il GABA, in particolare i recettori GABAa, vediamo i canali per la glicina,
simili strutturalmente e dal punto di vista funzionale.
Anche i canali per la glicina sono presenti in sinapsi inibitorie ionotropiche; sono costituiti da 5 subunità
dotate di 4 domini tranmembranari. Sono numerosi a livello del midollo spinale e, in parte, del tronco
encefalico, mentre sono meno a diffusi a livello dell’encefalo, contrariamente ai recettori per il GABA che
sono diffusi in modo omogeneo, anche a livello della corteccia cerebrale e cerebellare.
I recettori per la glicina hanno come antagonista la stricnina, che causa paralisi muscolare, quindi blocco
respiratorio.

Recettori metabotropici

La maggior parte dei neurotrasmettitori che agiscono su recettori ionotropici, come acetilcolina, GABA,
glutammato e serotonina, hanno effetti anche su un elevato numero di recettori metabotropici; alcune amine
biologiche agiscono prevalentemente su questa classe recettoriale.
I recettori metabotropici sono proteine di membrana, formate da un’unica proteina dotata di 7 domini
transmembranari, con un dominio extracellulare che funge da recettore per il neurotrasmettitore e uno
intracellulare in grado di stimolare proteine G.
Nella tabella possiamo osservare i principali recettori metabotropici associati a proteine G; vediamo che per
ciascun neurotrasmettitore esistono numerosi recettori:
- Acetilcolina: possiede, oltre a svariati recettori nicotinici, 5 recettori muscarinici;
- Glutammato: possiede un solo recettore metabotropico;
- GABA: possiede un recettore metabotropico chiamato GABAb;
- Serotonina: inizialmente si pensava attivasse solo recettori metabotropici, in realtà il recettore 3 è
un recettore ionotropico;
- ATP: agisce su un recettore ionotropico, P2x, e su un recettore metabotropico, P2y;
- Adenosina: agisce sui recettori metabotropici A1, A2 e A3.
Peptidi

Esistono peptidi che possiedono funzione di neurotramettitori; in particolare esistono sinapsi che operano
un corilascio di neurotrasmettitori a basso peso molecolare e di neuropeptidi.
Alcuni di questi peptidi hanno, in realtà, una funzione ormonale, vengono rilasciati nel torrente circolatorio.
In altri sistemi vengono accumulati in vescicole sinaptiche ed utilizzati come neurotrasmettitori, o meglio
come neuromodulatori, data la lentezza dei loro tempi di azione.
I loro recettori possono essere inibiti o stimolati da antagonisti o agonisti, che possono agire in modo più o
meno selettivo:
- AP5 è un antagonista specifico per i recettori NMDA;
- CNQX inibisce sia recettori AMP che cainato;
- Baclofene è un agonista per il recettore GABAb ma non ha effetti sul recettore ionotropico GABAa;
- Propanorolo è un farmaco β-bloccante che agisce da antagonista per i recettori β della noradrenalina;
- Isoproterenolo è un agonista per i recettori β della noradrenalina.
Molte di queste sostanze vengono utilizzate in ambito farmacologico.
Amine biogene

Tra le amine biogene prendiamo in considerazione le catecolamine e la serotonina.


Il triptofano è il precursore della serotonina; l’enzima triptofano
idrossilasi idrolizza l’anello aromatico dell’aminoacido, poi una
decarbossilasi rimuove un gruppo carbossile, producendo la
serotonina.
Le catecolamine sono neurotrasmettitori caratterizzati dalla
presenza di un gruppo catecol, un anello di benzene idrossilato in
due posizioni. Tra le catecolamine ricordiamo l’adrenalina, la
noradrenalina e la dopamina.
Le catecolamine vengono sintetizzate da un precursore comune,
l’aminoacido tirosina: l’enzima tirosina idrossilasi idrossila l’anello
benzenico dell’aminoacido, producendo il gruppo catecol. Questa è la reazione limitante nella sintesi delle
catecolamine; viene stimolata dal calcio intracellulare ed è inibita dalle catecolamine citoplasmatiche. Infatti,
le catecolamine subiscono un processo di ri-uptake dallo spazio sinaptico e quando la loro concentrazione
citoplasmatica aumenta, inibiscono la tirosina idrossilasi, limando la
loro stessa produzione; è un meccanismo feed-back negativo.
 Dopa: la reazione catalizzata dalla tirosina idrossilasi ha
come prodotto il dopa; non è un neurotrasmettitore ma
viene utilizzato come farmaco per la stimolazione della
sintesi delle catecolamine, in particolare nel trattamento del
Parkinson, dove si assiste a una degenerazione dei neuroni
dopaminergici;
 Dopamina: l’enzima dopa decarbossilasi catalizza la
decarbossilazione del dopa, producendo dopamina, un
neurotrasmettitore che possiede 5 tipi di recettori
metabotropici a livello del sistema nervoso centrale;
 Noradrenalina: l’enzima dopamina β-idrossilasi, contenuto
nelle vescicole sinaptiche, aggiunge un gruppo idrossilico
alla dopamina, generando noradrenalina. Normalmente, i
neurotrasmettitori vengono prodotti a livello citoplasmatico
e inglobati, in un secondo momento, nelle vescicole
sinaptiche. La noradrenalina, invece, viene prodotta
all’interno delle vescicole stesse che inglobano l’enzima
(dopamina β-idrossilasi) e il precursore (dopamina). Quindi,
la noradrenalina viene rilasciata dal bottone sinaptico insieme all’enzima dopamina β-idrossilasi;
 Adrenalina: viene prodotta dall’enzima fentolamina N-metiltrasferasi che aggiunte un gruppo
metile alla noradrenalina. In alcuni animali è utilizzata come neurotrasmettitore, ma nell’uomo
agisce come ormone, rilasciato in circolo dalla midollare del surrene. Infatti, il neurotrasmettitore
utilizzato sia a livello centrale, da recettori noradrenergici, sia a livello periferico, dal sistema
simpatico, è la noradrenalina.
Vediamo come vengono bloccate a livello sinaptico le amine biogene. Prendiamo come esempio un neurone
adrenergico, nel quale la noradrenalina viene prodotta e accumulata nelle vescicole sinaptiche insieme al
proprio enzima, per poi essere secreta nello spazio sinaptico.
In questo caso, contrariamente a quanto avviene per il GABA e il glutammato, le cellule della glia non giocano
alcun ruolo nel blocco della noradrenalina.
Esistono enzimi metabolizzanti, MAO e COMT, simili all’acetilcolesterasi dal punto di vista funzionale, che
inattivano in parte il neurotrasmettitore. Alcuni farmaci, utilizzati nel trattamento delle psicosi, aumentano
l’attività della trasmissione noradrenergica attraverso l’enzima MAO.
In larga parte, invece, la noradrenalina subisce un ri-uptake da parte da parte del bottone sinaptico. Esistono
diversi trasportatori, specifici per ciascuna amina biologica: DAT, NET e SERT, rispettivamente per la
dopamina, la noradrenalina e la serotonina.
In farmacologia questi trasportatori vengono studiati per inibire o stimolare il meccanismo di ri-uptake. Vi
sono farmaci antidepressivi che agiscono inibendo NET e SERT; la cocaina e l’amfetamina inibiscono il ri-
uptake della dopamina e l’amfetamina, in particolare, sembra essere in grado di invertire la direzione del
trasportatore. In questo modo aumenta la concentrazione della dopamina nello spazio sinaptico e la sua
azione risulta prolungata nel tempo.
La reserpina, invece, è un farmaco che inibisce un trasportatore vescicolare, impedendo quindi il caricamento
del neurotrasmettitore nella vescicola sinaptica, riducendone il rilascio. Dal momento che i terminali
noradrenergici del sistema nervoso simpatico hanno azione vasodilatatrice, inibendoli, il farmaco svolge
un’azione anti-ipertensiva.

Recettori accoppiati a proteine G

I recettori metabotropici possiedono il sito di legame per le proteine G nel versane intracellulare. I recettori
legano una proteina G inattiva, caricata con GDP; quando vengono attivati il GDP viene sostituito dal GTP, la
proteina G si attiva e la subunità α si separa dalle subunità βγ. La subunità α possiede attività GTPasica e
spontaneamente, con un certo ritardo, idrolizza il GTP, inattivando la proteina G e legandosi nuovamente
alle altre subunità.
Come agiscono le proteine G?
La via più rapida, ma meno diffusa, con cui agiscono le proteine G è una azione diretta delle proteine stesse
sui canali ionici. Le subunità βγ aprono canali al potassio di tipo GIRK, aumentando la conduttanza dello ione.
I canali GIRK sono attivati da recettori muscarinici colinergici e da recettori per l’adenosina; i primi sono
importanti per il controllo dell’elettrofisiologia cardiaca.
Questi canali si aprono in presenza di ATP e sono a
rettificazione entrante, sono quindi dotati di un sito di legame
intracellulare per il magnesio: quando la membrana si
depolarizza, il magnesio occupa il canale bloccandolo, quando
la membrana viene iperpolarizzata i canali si aprono. Sono
dotati di due domini transmembranari, formati da 4 subunità;
ne esistono vari tipi, diffusi nel cuore, nel sistema nervoso
centrale e nelle cellule β del pancreas.
Nel cuore rivestono un ruolo fondamentale nel mediare alcuni
effetti dell’acetilcolina. L’acetilcolina rallenta la frequenza
cardiaca, legandosi a recettori muscarinici che attivano
proteine G le cui subunità βγ iperpolarizzano la cellula, aprendo
i canali al potassio; il potenziale di membrana scende verso
valori più negativi, inibendo la cellula cardiaca.
I recettori GABAb in alcuni casi svolgono la medesima funzione, inibiscono la cellula stimolando l’apertura
dei canali al potassio.
Questo meccanismo è rapido perché la proteina G agisce direttamente sui canali ionici, cambiando le
conduttanze ioniche, senza che sia richiesto l’intervento di secondi messaggeri.
Esistono altri meccanismi di azione delle proteine G, più diffusi, ma più lenti:
 Via del cAMP: il cAMP (a volte anche il cGMP) viene utilizzato come secondo messaggero, attivato
dall’adenilato ciclasi, l’effettore primario dopo l’attivazione del recettore.
Alcuni recettori metabotropici attivano l’adenilato ciclasi, altri la inibiscono. Spesso i recettori hanno
ruoli antagonisti gli uni rispetto agli altri, ad esempio, nel cuore troviamo sia un recettore
βnoradrenergico che stimola la produzione di cAMP, sia un recettore muscarinico colinergico M2 che
ne riduce la concentrazione.
In alcuni casi il cAMP si lega direttamente al canale ionico, modificandone le conduttanze: è il
meccanismo di azione più rapido dopo l’attivazione diretta delle proteine G.
In alternativa, si lega a protein-chinasi intracellulari, stimolandole a fosforilare le proteine canali, per
determinarne l’apertura o la chiusura;

 Via dei fosfolipidi di membrana: utilizza il fosfatidil-inositolo bifosfato (PIP2). La proteina G, chiamata
in questo caso Gq, attiva la fosfolipasi C a idrolizzare il PIP2 in inositolo trifosfato e diacilglicerolo.
L’inositolo trifosfato stimola il rilascio di calcio, che agisce da secondo messaggero, dal reticolo
endoplasmatico liscio, aumentando la sua concentrazione intracellulare. Questa molecola agisce
attivando canali per il calcio situati nelle vescicole di compartimentalizzazione cellulare, infatti, la
concentrazione di calcio libero citoplasmatico è estremamente ridotta, ma esso viene
compartimentalizzato in vescicole.
Il diacilglicerolo rimane legato alla membrana cellulare e attiva la protein-chinasi C (PKC) che a sua
volta è in grado di fosforilare canali ionici, modificando la conduttanza ionica.

La fosforilazione dei canali ionici è un meccanismo di azione più lento, ma ha effetti che si protraggono nel
tempo. Tutti i secondi messaggeri considerati hanno la capacità di attivare questa fosforilazione: il
diacilglicerolo attiva la PKC e il calcio, legandosi alla calmodulina, attiva le chinasi calcio-calmodulina
dipendenti.
Ci sono tantissimi tipi di recettori metabotropici, ciascuno in grado di stimolare diverse vie di secondi
messaggeri intracellulari. L’effettore primario attivato può variare:
- L’acetilcolina, legandosi a recettori muscarinici di tipo 1, 3 e 5, agisce sui fosfolipidi di membrana
(utilizza proteine Gq); legandosi a recettori muscarinici di tipo 2 e 4, presenti nel cuore, inibisce
l’adenilato ciclasi (utilizza proteine Gi) e attiva i canali GIRK mediante le subunità βγ;
- La norepinefrina, mediante i recettori β, attiva l’adenilato ciclasi (attivazione che si verifica nel cuore);
- La noradrenalina, legandosi a recettori α1, agisce sui fosfolipidi di membrana, svolgendo un’azione
vasocostrittrice generalizzata; legandosi a recettori β, agisce sull’adenilato ciclasi, aumentando la
frequenza cardiaca e la forza di contrazione del cuore; legandosi a recettori α2, presenti nel sistema
nervoso centrale, inibisce il rilascio di calcio e l’adenilato ciclasi (con un’azione a livello presinaptico).
I recettori α2 adrenergici agiscono anche a livello delle cellule β del pancreas, stimolando il rilascio di insulina,
e a livello del nucleo del tratto solitario. Inibendo le sinapsi a livello del nucleo del tratto solitario, inducono
vasodilatazione e diminuzione della resistenza vascolare periferica, portando ad ipotensione.
Trasmettitori non convenzionali

Esistono trasmettitori che non vengono rilasciati dalle vescicole sinaptiche, ma sono in grado di diffondere
dal bottone sinaptico o dalla cellula postsinaptica, agendo sulle sinapsi vicine o sul bottone presinaptico.
Infatti, le sinapsi sono unidirezionali per quanto riguarda la trasmissione dell’impulso nervoso, ma dal punto
di vista della modulazione possono essere bidirezionali: questi trasmettitori sono in grado di modificare
l’attività del bottone presinaptico in modo plastico e duraturo.
Questi trasmettitori non agiscono in modo specifico, ma hanno effetti su tutte le sinapsi circostanti.
Consideriamo tre gruppi di trasmettitori non convenzionali:
1. Metaboliti dell’acido arachidonico: la fosfolipasi di membrana A2 agisce sul PI, liberando l’acido
arachidonico. I suoi metaboliti, trombossani, leucotrieni e prostaglandine, oltre ad essere coinvolti
nell’infiammazione, agiscono a livello intracellulare, modificando l’attività sinaptica;
2. 2AG: viene prodotto dall’enzima diacilglicerolo lipasi che, attacca il diacilglicerolo in membrana;
3. Anandamide: ha un ruolo importante in qualità di endocannabinoide.
Gli endocannabinoidi sono stati scoperti studiando gli effetti della marjuana e della cannabis, le quali
rilasciano cannabinoidi. Sono composti liposolubili che non possono essere inglobati in vescicole, come i
neurotrasmettitori classici, in quanto sono in grado di attraversare le membrane.
Ci si è chiesto se siano in grado di essere rilasciati su richiesta o se avvenga un rilascio costitutivo; in realtà
possono essere rilasciati su richiesta e la concentrazione di calcio intracellulare sembra stimolarne il rilascio.
Gli endocannabinoidi attivano neuroni vicini e lo stesso che li ha rilasciati, diffondendo attraverso le
membrane. Tuttavia, esistono recettori che sono in grado di legarli:
- CB1: sono presenti a livello del sistema nervoso centrale, hanno un’azione analgesica, antiemetica e
ipotensiva (i medesimi effetti della marjuana);
- CB2: sono presenti a livello periferico (assenti o scarsi nel SNC), su linfociti e cellule
immunocompetenti.
Questi recettori non sono diffusi in modo aspecifico, ma, come vediamo dall’immagine risultano esse
concentrati in zone precise (sono rappresentati dai punti neri) come le aree premotorie e motorie della
corteccia cerebrale, la corteccia cingolata, l’ippocampo, l’amigdala e i gangli della base (in particolare lo
striato).
Le funzioni modulate dagli endocannabinoidi sono svariate, consistono in funzioni cognitive superiori,
attenzione, capacità di assumere decisioni, emozioni, memoria, controllo della coordinazione dei movimenti,
neuroprotezione dalla degenerazione, effetti sulla libido ed effetti analgesici.
Secondi messaggeri gassosi

I secondi messaggeri gassosi sono molecole a basso peso molecolare, molto liposolubili, che agiscono su
cellule vicine, sia a livello postsinaptico che presinaptico.
Il più noto è l’ossido nitrico (NO), ma è diffuso anche il monossido di carbonio (CO).
Essendo molto diffusibili possono propagarsi anche a distanza, ma possiedono un’emivita breve, hanno un
tempo spontaneo di decadimento, oltre il quale si trasformano in nitriti.
L’enzima ossido nitrico sintasi (NOS) catalizza la conversione dell’arginina in ossido nitrico e citrullina; è un
enzima calcio calmodulino-dipendente, necessita di un aumento della concentrazione del calcio e del cGMP.
Esistono un NOS neuronale e un NOS endoteliale. Noi prenderemo in considerazione il primo enzima, che
determina la produzione di ossido nitrico mediante due meccanismi principali:
 Apertura dei canali NMDA che consentono l’ingresso del calcio nella cellula;
 Apertura di canali voltaggio dipendenti per il calcio.
L’ossido nitrico può agire nella stessa che lo produce, mediante l’attivazione dell’enzima guanilato ciclasi, a
livello di cellule gliali o su cellule presinaptiche che hanno rilasciato glutammato per l’attivazione dei canali
NMDA.
Quando viene rilasciato in modo continuativo, induce una maggior produzione di glutammato, stimolandone
il rilascio; in questo modo si verificano modifiche morfologiche, a livello neuronale, che aumentano il numero
di bottini sinaptici per il rilascio dell’aminoacido, rinforzando in modo duraturo le connessioni sinaptiche.
Il NOS endoteliale catalizza sempre la conversione dell’arginina in ossido nitrico e citrullina, a livello del
microcircolo. L’ossido nitrico diffonde, attivando il guanilato ciclasi della muscolatura liscia, aumentando la
concentrazione di cGMP. Gli effetti si traducono in vasodilatazione e aumento del flusso ematico locale.
Gli effetti dell’ossido nitrico sono stati studiati per la loro azione protettiva nei confronti dell’aterosclerosi.
Oltre al calcio, sono note moltissime sostanza che modulano l’attività dell’ossido nitrico sintasi, come
proteine caveoline e HSP90, rilasciate durante processi infiammatori. Inoltre, la stimolazione dell’enzima
avviene anche meccanicamente: lesioni endoteliali sembrano attivare canali al calcio, aumentando la
produzione di ossido nitrico, il quale diffondendo induce vasodilatazione e rilassamento della muscolatura
liscia endoteliale.

Neuroni dei gangli del sistema nervoso autonomo

I gangli del sistema nervoso autonomo possiedono una trasmissione colinergica, ionotropica, tipicamente
nicotinica, ma possono presentare anche recettori muscarinici, metabotropici.
L’attivazione di questi ultimi, da parte dell’acetilcolina, attiva la fosfolipasi C e, probabilmente, mediante
secondi messaggeri, chiude canali di tipo M al potassio.
La chiusura dei canali al potassio, dal punto di vista del potenziale di membrana, determina una
depolarizzazione. Nell’immediato si assiste a una scarica di potenziali di azione, poi, con un certo ritardo, il
potenziale di membrana si allontana da quello di equilibrio del potassio e si assiste a una depolarizzazione
che si protrae nel tempo.
In questo modo l’eccitabilità del neurone postgangliare viene modificata, rendendo la cellula molto
eccitabile: la depolarizzazione si avvicina, ma non raggiunge mai la soglia, modificando la frequenza di scarica
del neurone, ma rende i gangli maggiormente sensibili e in grado di rispondere “in modo più vivace” ai
normali stimoli provenienti da recettori ionotropici.
Inoltre, dal momento che la conduttanza al potassio tende ad ancorare il potenziale di membrana al
potenziale di equilibrio di questo ione, la sua diminuzione consente di raggiungere più facilmente il valore di
soglia, in presenza di stimoli eccitatori, quindi di scaricare più facilmente potenziali d’azione.
Applicando, in condizioni normali, una corrente depolarizzante ad una cellula, vediamo essa scarica un treno
di potenziali d’azione per un certo periodo di tempo; attivando, invece, cellule in cui vi sono canali al potassio
di tipo M, i medesimi stimoli determinano una scarica a più alta frequenza e più duratura, proprio perché la
cellula è più eccitabile.

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