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Nelle prime pagine di questa sequela a The Lost Hero,

il protagonista, Percy Jackson, ricorda solo il suo nome


ed il nome di Annabeth, una misteriosa donna alla
quale associa in qualche modo con la città di San
Francisco. A partire da questi indizi dispersi, in
qualche modo deve completare contemporaneamente
una missione per il leader dell'accampamento romano
di essere perseguito dalle due sorelle di Medusa che
possiedono una sete apparentemente insaziabile di
vendetta: perfino muoiono, ritornano alla vita. La
seconda consegna di Gli Eroi dell'Olimpo promette
ancora più emozione che la primera.Rick RiordanEl
Hijo di NepturnoLos Héroes dell'Olimpo 2
ePUB v1.1

DannaF 19.10.12Capítulo 1PercyLAS Donne Con I


Capelli Di Serpenti cominciarono a disturbare a Percy.

Sarebbero dovuti morire faceva tre giorni quando


lasciò cadere sopra ad esse una scatola di palle di
bowling nel mercadillo di Nappa. Sarebbero dovuti
morire faceva due giorni quando li investì con
un'automobile di polizia in Martínez. Sarebbero dovuti
morire definitivamente quando quella mattina li tagliò
la testa in Tacciino Park.

Non importava quante volte li ammazzava Percy e li


vedeva essere ridotte a polvere, esse continuavano a
riconvertirsi come alcuni coniglietti di polvere
diabolici. Non poteva fuggire neanche da esse.
Raggiunse la cima della collina e rimase senza alito.

Quanto tempo faceva che li aveva assassinate per


ultima volta? Magari due ore. Non si sembravano mai
aversi mantenuto morte molto più che quello periodo
di tempo. Negli ultimi giorni, appena aveva dormito.
Aveva mangiato tutto quello che potè mendicare, di
una macchina distributrice di orsacchiotti di gelatina,
donuts rancidi, perfino un asino di un ristorante di
cibo rapido, qualcosa che era tutto un successo
personale. I suoi vestiti erano stracci, bruciati e
picchiettati di fango di mostro.

Era sopravvissuto solo tanto tempo perché le due


signore coi capelli di serpenti, gorgonas, come si
richiamavano a loro stesse, neanche sembravano
potere ammazzarlo. I suoi artigli non tagliavano la sua
pelle. Si ruppero i denti in un tentativo di morderlo.

Ma Percy non potrebbe seguire così per molto tempo.


Pronto collasserebbe di esaurimento, ed allora, benché
fosse duro di ammazzare, era completamente sicuro
che le gorgonas troverebbe una forma. Dove fuggire?
Scrutò i paraggi. Sotto altre circostanze, avrebbe
potuto godere della vista. Alla sua sinistra, colline
dorate popolavano la terra, spruzzate per laghi, boschi
ed alcuni greggi di vacche. Alla sua destra, le pianure
di Berkeley ed Oakland seguivano all'ovest: una vasta
tavola di giochi di popolazioni con vari milioni di
persone che probabilmente non volevano che domani
suo si vedesse interrotta per due mostri ed un semidio
pestilenziale.

Più in là, all'ovest, la Baia di San Francisco brillava


sotto una nebbia argentata. Passato quello, un muro di
nebbia si era divorato la maggior parte di San
Francisco, lasciando visibile solo le cime del
grattacielo ed il ponte di Golden Gate. Una leggera
tristezza pesava nel petto di Percy. Qualcosa gli diceva
che era stato prima in San Francisco. La città aveva
alcuno relazione con Annabeth, l'unica persona che
poteva ricordare del suo passato. I suoi ricordi su lei
erano frustrantemente diffusi. La lupa gli aveva
promesso che la vedrebbe di nuovo e recupererebbe la
sua memoria, se aveva successo nel suo viaggio.
Dovrebbe cercare di attraversare la baia? Era
tentatore. Poteva sentire il potere dell'oceano all'altro
lato dell'orizzonte. L'aveva scoperto faceva due giorni
quando strangolò un mostro marino nello stretto di
Carquinez. Se potesse arrivare alla baia, potrebbe
essere capace di fare un ultimo sforzo. Forse perfino
potrebbe soffocare alle gorgonas. Tuttavia, la costa
stava per lo meno a due chilometri di distanza.
Bisognerebbe attraversare una città intera. Vacillò per
un'altra ragione. La lupa Lente d'ingrandimento gli
aveva insegnato a perfezionare i suoi sensi, a fidarsi
dei suoi istinti che guidavano al sud. Il suo radar di
giro a casa stava vibrando come pazzo. Il fine del suo
viaggio stava vicino… quasi basso i suoi piedi. Ma come
era quello possibile? Non c'era niente nella cosa alta
della collina. Il vento cambiò. Percy catturò l'odore
aspro di réptil. Ad un centinaio di metri della
pendenza, qualcosa scricchiolò nel bosco: scricchiolio
di rami, foglie scricchiolando, sibili. Le gorgonas. Per
ennesima volta, Percy desiderò che il suo naso non
fosse tanto buono. Esse dicevano che potrebbero
annusargli sempre, perché era un semidio, il figlio
meticcio del qualche antico dio romano. Percy aveva
cercato di rodare nel fango, sguazzando in ruscelli,
perfino conservando ambientadores nelle sue tasche
per quello che odorava di automobile, ma
apparentemente la peste a semidio era difficile da
occultare. Si mise al lato ovest della cima. Era troppo
pronunciata per discendere. La pendenza crollò
venticinque metri, direttamente alla terrazza di un
edificio di appartamenti costruita nel pendio della
collina. Cinquanta metri più sotto, una strada sorgeva
dalla base della collina e si faceva strada verso
Berkeley. Geniale. Non c'era un'altra forma di
scendere dalla collina. Era rinchiuso. Guardò verso la
corrente di automobili che andava in direzione verso
San Francisco e desiderò stare in uno di essi. Allora si
rese conto che la strada attraverserebbe la collina.
Doveva avere un tunnel… giusto sotto ai suoi piedi. Il
suo radar interno diventò pazzo. Stava nel posto
corretto, ma troppo alto. Doveva comprovare quello
tunnel. Doveva andare all'autostrada, in fretta. Si tolse
lo zaino. Era riuscito ad accumulare un mucchio di
somministrazioni nel mercadillo di Nappa: una GPS
portatile, nastro adesivo, un accendino, colla, una
bottiglia di acqua, un sacco a pelo ed un cuscino in
forma di panda molto comoda, come diceva la
televisione, ed un coltello dell'esercito svizzero,
un'arma che ogni semidio moderno vorrebbe. Ma non
aveva niente che lo servisse come paracadute o slitta.
Quello che gli lasciava due opzioni: saltare quaranta
metri ad una morte sicura, o sperare e lottare.
Entrambe le opzioni non avevano buona macchia.
Maledisse e tirò fuori una penna dalla sua tasca. La
penna non era troppa, solo un Bic a buon mercato, ma
quando Percy lo tirò fuori il mantello con cappuccio,
crebbe fino a trasformarsi in una spada di bronzo
rifulgente. La foglia era perfettamente equilibrata. Il
manico di cuoio si adeguava alla sua mano come se
fosse stato progettata per lui. Registrata nella foglia
c'era una parola in greco antico che Percy capì in
qualche modo: Anaklusmos, Controcorrente.

Si era alzato con quella spada la prima notte nella


Casa dal Lupo, faceva due mesi? Più? Aveva perso il
conto. Si era trovato a sé stesso in un spiazzo di una
magione bruciata in mezzo ad un bosco, vestendo
pantaloni brevi, una maglietta arancia ed una collana
di cuoio con un mucchio di conti coloriti.
Controcorrente stava nella sua mano, ma non aveva né
idea di come era arrivato lì o di come l'aveva ottenuta.
Era stato affamato, congelato e confuso. Allora
vennero i lupi…

Al suo fianco, una voce familiare restituì al presente.

—Qui stai!

Percy si allontanò dalla gorgona, quasi cadendo per il


bordo dalla collina.

Era quella che sorrideva, Beano. Di accordo, il suo


nome non era Beano. Ma per quello che aveva potuto
rendersi conto, Percy era dislessico, perché le parole
si sfumavano quando cercava di leggerli. La prima
volta che aveva visto la Gorgona stava di commessa del
mercadillo con un gran biglietto verde che metteva:
Benvenuto! Il mio nome è Esteno! Egli credè che
mettesse Beano. Continuava a vestire il suo grembiule
verde del mercadillo al di sopra di un vestito difettoso
di fiori rose. Se guardavi il suo corpo, potresti credere
che fosse la tipica nonna bonaccione, fino a che
guardavi verso il basso e vedevi i suoi piedi di gallo. O
guardavi verso l'alto e vedevi quelli canini di cinghiale
di bronzo che uscivano per i lati dalla sua bocca. I suoi
occhi brillavano di un colore rosso ed i suoi capelli
erano un nido di serpenti verdi brillanti ritorcendosi.

La cosa più terrificante di lei? Continuava a portare il


gran vassoio argentato con dimostrazioni gratuite di
alcune deliziose salsicce di formaggio, Crispy Cheese n
' Wieners. Quell'era indistruttibile.

—Vuoi provare uno? —gli offrì Esteno.

Percy la mirò con la sua spada.

—Dove sta tua sorella?

—Oh, abbassa la spada—lo rimproverò Esteno—.


Dovresti sapere di queste altezze che il bronzo
celestiale non può ammazzarci per molto tempo.
Prendi un Cheese n ' Wiener! Stanno di ribassi questa
settimana, e non mi piacerei dovere ammazzarti con lo
stomaco vuoto!

—Esteno! —la secondo Gorgona apparve tanto in fretta


alla destra di Percy che non gli diede tempo né a
reagire. Fortunatamente ella era troppo occupata
guardando sua sorella per prestargli attenzione—. Ti
dissi che lo rinchiudessi e l'ammazzassi!

Il sorriso di Esteno sparì.


—Ma, Euríale…—pronunció il suo nome di forma
musicale—. Non può provare prima un po'?

—No, stupida! —Euríale si girò verso Percy e gli


insegnò i canini.

Ad eccezione dei suoi capelli che era un nido di


serpenti di corallo invece di vipere verdi, era
esattamente uguale a sua sorella. Col suo grembiule
del mercadillo, il suo vestito di fiori, perfino i suoi
canini di cinghiale erano decorati con adesivi di ‘Tutto
al 50 percento '. La lastra del suo nome metteva: Ciao!
Mi chiamo Muore, Scoria Di Semidio.

—Ci hai fatto perseguirti per molto tempo, Percy


Jackson—dijo Euríale—. Ma ora sei acchiappato, e
prenderemo la nostra vendetta!

—I Cheese n ' Wieners costa solo 2,99 $!—aggiunse


Esteno—. Sezione di verdure, corridoio tre.

Euríale grugnì.

—Esteno, il mercadillo ero un coperchio! Ti stai


accomodando! Ora abbassa quello ridicolo vassoio di
dimostrazioni ed aiutami ad ammazzare questo
semidio. O è che hai dimenticato che fu quello che
vaporizzò Medusa?

Percy fece indietro un passo. Tre passi più e cadrebbe


al vuoto.
—Guardino, signore, abbiamo passato già per questo.
Neanche ricordo ammazzare Medusa. Non ricordo
niente! Non possiamo firmare una tregua e parlare
delle sue offerte di questa settimana?

Esteno lanciò un'occhiata di pena a sua sorella,


qualcosa che era difficile con quelli canini di bronzo
giganteschi.

—Possiamo?

—No! —Gli occhi rossi di Euríale fulminarono a Percy


—. Non mi importa quello che ricordi, figlio del dio del
mare. Posso annusare il sangue di Medusa in te. È
diffusa, sì, di dietro vari anni fa, ma fosti l'ultimo in
lottare contro lei. Non è ritornato ancora del Tartaro.
È la tua colpa!

Percy non beccava quello. Tutto quello concetto di ‘i


mostri morendo e ritornando del Tartaro ' gli dava mal
di testa. Ovviamente anche lo faceva il che le penne
diventassero spade, mostri che potevano mascherarsi
con qualcosa chiamato la Nebbia, o che Percy fosse il
figlio di un antichissimo dio Barbapercebe di faceva
cinque mille anni. Ma se lo credeva. Malgrado avesse
la memoria cancellata, sapeva che era un semidio
come sapeva che il suo nome era Percy Jackson. Della
sua prima conversazione con Lente d'ingrandimento,
la lupa, aveva accettato che quello mondo strano di dei
e mostri erano reali. Qualcosa che realmente
l'infastidiva.

—E se lo chiamiamo pareggio? —disse—. Non posso


ammazzarvi. Non potete ammazzarmi. Se siete le
sorelle di Medusa, poteva trasformare ella alla gente
in pietra, non dovrebbe stare pietrificato subito?

—Eroi! —disse Euríale, disgustate—. Sono come Madre,


sempre dicendo la stessa cosa! Perché non potete
pietrificare la gente? Vostra sorella può pietrificare
persone. Sento deluderti, ragazzo! Quell'era la
maledizione di Medusa. Era la più spaventosa della
famiglia. Si portò tutta la fortuna!

Esteno sembrava spiacente.

—Madre disse che io ero il più spaventoso.

—Silenzio! —L'infilzò Euríale—. Ed in quanto a te,


Percy Jackson, è certo che hai la marca di Achille.
Quello ti fa un po' più cinque pesetas di ammazzare.
Ma non ti preoccupare, troveremo la maniera.

—La marca di chi?

—Aquiles—dijo Esteno, contenta—. Oh, era tanto


leggiadro! Sommerso nel fiume Stigio da bambino, sai
già, cosicché era invulnerabile ad eccezione di un
piccolo punto nel tallone. Quello è quello che a te,
affetto te ha passato. Qualcuno si è immerso nello
Stigio e è diventato la pelle l'acciaio, ma non ti
preoccupare. Gli eroi come tu avete sempre un punto
debole. Dobbiamo solo trovarlo ed allora potremo
ammazzarti. Non sarà commovente? Prendi un Cheese
n ' Wiener!
Percy cercò di pensare. Non ricordava immergersi
nello Stigio. Allora ricordò che non ricordava troppo
su lui stesso. Non sentiva che la sua pelle fosse fatta di
acciaio, ma quello spiegava perché era sopravvissuto
tanto alle gorgonas.

Se si lanciava della montagna… sopravvivrebbe? Non


volle arrischiarsi, non senza niente che rallentasse la
caduta, una slitta o… Guardò il gran vassoio di argento
di Esteno con le sue dimostrazioni gratuite. Mmm…

—Stai pensandotelo? —Domandò Esteno—. Buona


elezione, cielo. Ho aggiunto un po' di sangue di
gorgona a questi, cosicché la tua morte sarà rapida ed
indolore.

La gola di Percy si chiuse improvvisamente.

—Hai aggiunto il tuo proprio sangue ai Cheese N '


Wieners?

—Solo una poca—sorrise Esteno—. Una piccola corte


nel braccio, ma grazie per preoccuparti. Il sangue del
nostro lato destro può curare qualunque cosa, sai già,
ma il sangue del nostro lato sinistro è letale…

—Stupida! —Gridò Euríale—. Non si suppone che devi


contargli quello! Non si mangerà le salsicce se gli dici
che sono avvelenate!

Esteno sembrava sorpreso.

—Che cosa dici? Ma se gli ho detto che è rapido ed


indolore.

—Non importare! —le unghie di Euríale crebbero fino a


trasformarsi in artigli—. Ammazzeremo le cattive,
dovremo romperlo fino a trovare il punto debole. Una
volta abbiamo ammazzato a Percy Jackson saremo più
famose della propria Medusa! La nostra patrona ci
ricompenserà molto bene!

Percy alzò la sua spada. Dovrebbe cronometrare i suoi


movimenti, pochi secondi di confusione, afferrare il
vassoio con la sua mano sinistra… Continua a parlare,
pensò.

—Prima che mi facciate frantumi—disse—, chi è la


vostra patrona?

Euríale gli dedicò un sguardo di disprezzo.

—La dea Gea, ovviamente! Quella che ci hai portato


della dimenticanza! Non vivrai quanto basta come per
conoscerla, ma i tuoi amici affronteranno la sua ira.
Subito, i suoi eserciti vanno verso il sud. Durante il
Festival della Fortuna sveglierà ed i semidei saranno
ridotti come… come…

—I nostri bassi prezzi nel Mercadillo! —suggerì Esteno.

—Bah! —Euríale si girò verso sua sorella. Percy vide


l'opportunità perfetta. Afferrò il vassoio di Esteno,
tirò i Cheese n ' Wieners avvelenato, e lanciò
Controcorrente attraverso la vita di Euríale,
partendola per la metà.
Alzò il vassoio ed Esteno si trovò a sé stessa faccia a
faccia col suo riflesso unto.

—Medusa! —esclamò.

Sua sorella Euríale si era diminuito a polvere, ma


cominciava già a riconvertirsi, come un uomo di neve
struggendosi alla rovescia.

—Esteno, stupida! —Balbettò mentre la sua altra metà


del viso appariva nel mucchio di polvere—. È il tuo
riflesso! Acchiappagli!

Percy gettò il vassoio metallico contro la testa di


Esteno e questa perse la conoscenza.

Si mise il vassoio nel posteriore, pregò in silenzio al


dio romano che stesse vedendo i suoi movimenti e
saltò al vacío.Capítulo 2PercyLO Cattivo Di Cadere
Sotto In Punto Collina circa cinquanta miglia per ora
in un vassoio di aperitivi, è che se ti rendi conto che
era di passaggio brutta idea a metà, è troppo tardi.

Percy schivò a fatica un albero, rimbalzò contro una


roccia e girò mentre atterrava nell'autostrada. Il
vassoio di aperitivi non aveva servosterzo. Ascoltò
gridare alle sorelle gorgonas e riuscì a vedere i
serpenti di corallo dei capelli di Euríale al di sopra
della collina, ma non ebbe tempo per preoccuparsi per
ciò. Il soffitto degli appartamenti che si sollevavano
sotto a lui come la prua di una barca di guerra.
Collisione frontale in dieci, nove, otto…
Glieli sistemò per girare verso i lati pur di evitare che
gli fossero rotti le gambe con l'impatto. Il vassoio
scivolò al di sopra del soffitto ed uscì volando per
l'aria. Il vassoio andò via da una parte e Percy per
l'altro.

Nella sua caduta verso la strada, un orribile scenario


lo fu attraversato dalla mente: il suo corpo
schiantandosi contro il parabrezza di qualche
automobile utilitaria, qualche autista fastidioso
cercando di tirarlo fuori dal parabrezza. "Stupido,
ragazzo di sedici anni che cadi dal cielo! Arrivo tardi!"

Miracolosamente, a fiato una raffica gli portò verso un


lato, quanto basta per evitare l'autostrada e
schiantarsi contro un cespuglio. Non era un
atterraggio soave, ma era migliore che l'asfalto.

Percy grugnì. Voleva sdraiarsi lì e lasciare che


passasse il tempo, ma doveva muoversi.

Si incorporò, le sue mani erano piene di graffi, ma non


aveva nessun osso rotto. Continuava a portare il suo
zaino. In qualche posto della discesa aveva perso la
spada, ma Percy sapeva che apparirebbe presto o tardi
nella sua tasca in forma di penna. Era parte della sua
magia.

Guardò verso la collina. Era difficile non distinguere


alle gorgonas, col suo colorito pelo reptiloide ed i suoi
grembiuli verde brillante del mercadillo. Stavano
scivolando per la collina, andando a poco a poco ma
con più controllo che Percy. Quelli piedi di gallina
dovevano servire per scalare. Percy calcolò che in
cinque minuti gli raggiungerebbero.

Al suo fianco, un alto recintato separava l'autostrada


da una spazzata con strade ampie, case accoglienti ed
alti eucalipti. L'inferriata stava lì tramonto per evitare
che la gente attraversasse l'autostrada e facesse
stupidità, come scivolare in un vassoio di metallo per
tra i camion, ma il reticolato aveva buchi enormi per i
quali Percy potè accedere facilmente al vicinato.
Chissà potrebbe trovare un'automobile e dirigersi
verso l'ovest, verso l'oceano. Non gli piaceva rubare
automobili, ma durante le passate settimane, in
situazioni di vita o morte, c'era ‘preso prestato '
alcuni, includendo un'automobile di polizia. Voleva
restituirli, ma non gli duravano troppo.

Guardò verso l'est. Come suppose, un centinaio di


colline si estendevano per l'orizzonte. Nella gonna di
una collina avevano due entrate a due tunnel distinti,
uno per ogni direzione di traffico, osservandolo come i
bacini vuoti di un gigantesco teschio. Dove il naso, una
parete di cemento sarebbe dovuto stare emergeva
dalla parte della collina, con una porta metallica,
come l'entrata ad un bunker.

Doveva essere un tunnel di mantenimento. Quell'era


quello che i mortali potrebbero pensare, se erano
capaci di vedere la porta. Ma quello è perché non
potevano vedere attraverso la Nebbia. Percy sapeva
che la porta era più di quello che dimostrava.
Due ragazzi vestiti con armatura fiancheggiavano
l'entrata. Vestivano un'estranea miscuglio di caschi
romani piumati, corazze, guaine, blue-jeans, magliette
porpora e sportive bianche. Il guardia della sinistra
sembrava una ragazza, malgrado fosse difficile da dire
attraverso l'armatura. Quello della destra era un
ragazzo basso e robusto con una faretra ed un arco alla
sua schiena. Entrambi i ragazzi sottomettevano due
bacchette di legno con punte metalliche, come se di
alcuni arpioni passati si trattasse di moda.

Il radar interno di Percy suonava come pazzo. Dopo


tanti giorni orribili, aveva raggiunto la sua meta. I
suoi istinti gli dicevano che se poteva arrivare
all'interno della porta, troverebbe per la prima volta
la sicurezza da quando i lupi gli avevano comandato
verso il sud.

Allora… perché era tanto terrorizzato?

In lontananza, le gorgonas aveva atterrato per il


soffitto degli appartamenti. A tre minuti di distanza,
magari meno.

Parte di lui voleva correre verso la porta nella collina.


Dovrebbe attraversare la metà dell'autostrada, ma
sarebbe un breve sprint. Potrebbe arrivare lì prima
che le gorgonas gli raggiungesse.

Parte di lui voleva andare verso l'ovest, verso


l'oceano. Lì è dove sarebbe più sicuro. Lì era dove il
suo potere era maggiore. Quelli guardiani romani nella
porta gli facevano sentire nervoso. Qualcosa dentro lui
gli diceva: Non è il mio territorio, questo è pericoloso.

—Ovviamente che hai ragione—disse una voce al suo


fianco.

Percy saltò. Primo credè che Beano glieli aveva


sistemate per acchiapparlo di nuovo, ma l'anziana che
si sedeva tra i cespugli era più repulsiva di una
gorgona. Sembrava un vecchio hippie che era stato
tirata della strada farebbe circa quaranta anni da dove
stava raccogliendo da allora spazzatura e polvere.
Vestiva un vestito di tessuto sbiadito, con un piumino
fatti brandelli e borse di plastica. Il suo scarso
cespuglio di capelli era di un colore grigio-marrone,
come le radici di una pianta secca, annodata con un
nastro col simbolo della pace. Il suo viso era coperto
di verruche e lunari. Quando sorrideva, mostrava
esattamente solo tre denti.

—Non è un tunnel di mantenimento—gli confidò—. È


l'entrata all'accampamento.

Un lampo percorse la schiena di Percy. Accampamento.


Sì, di lì era da dove veniva. Un accampamento. Chissà
era la sua casa. Chissà Annabeth stava vicino.

Ma qualcosa andava male.

Le gorgonas stava scrutando l'orizzonte dal soffitto


degli appartamenti. Allora Esteno segnalò con allegria
verso la direzione di Percy.

L'anziano hippie alzò le sopracciglia:


—Non c'è tempo, ragazzo. Devi scegliere.

—Chi è lei? —domandò Percy, malgrado non fosse


sicuro di volere saperlo. La cosa ultima che
necessitava era un altro mortale inoffensiva che
risultasse essere un mostro.

—Oh, puoi chiamarmi Juno—gli occhi dell'anziana


lampeggiarono come se avesse fatto una barzelletta
ingegnosa—. In realtà, sono Juno, non è certo?
Richiamarono così al mese per me.

—Di accordo. Guardi… dovrebbe andare via. Due


gorgonas si avvicina. Non voglio che la feriscano.

Juno avvicinò le sue mani alla posizione del suo cuore.

—Che affascinante! Ma quello è parte della tua


elezione!

—Il mio elección…—Percy guardò nervoso verso la


collina. Le gorgonas si era tolta i grembiuli verdi.
Alcune ali uscirono dalle sue spalle… piccole ali di
pipistrello che brillavano come l'ottone.

Da quando avevano quelle cose ali? Chissà erano di


arredamento. Chissà erano troppo piccole per
sostenere ad una gorgona nell'aria. Allora entrambe le
sorelle alzarono il volo dagli appartamenti e si
diressero verso lui.

Geniale, semplicemente geniale.


—Sì, un'elezione—disse Juno, come se non ci fosse
fretta—. Puoi lasciarmi qui alla mercé delle gorgonas
ed andare all'oceano. Ti garantisco che arriverai con
ogni sicurezza. Le gorgonas si rallegrerà di attaccarmi
e lasciarti andare. Nel mare, nessun mostro ti
disturberà. Potrai cominciare una nuova vita, vivere
fino ad un'età anziana piacevole e fuggire dal gran
dolore che si attende nel tuo futuro.

Percy era sicuro che non gli piacerebbe la seconda


opzione.

—O?

—O potresti fare un piccolo favore ad un'anciana—dijo


—. Carico con me fino all'accampamento.

—Caricare con lei? —Percy sperò che stesse


scherzando. Allora Juno si alzò le gonne e mostrò i
suoi violetti piedi gonfi.

—Non posso arrivare lì per me misma—dijo—. Carico


con me, attraverso l'autostrada, attraverso il tunnel,
attraverso il fiume.

Percy non sapeva a che fiume si riferiva, ma non


suonava facile. Juno non sembrava troppo leggero.

Le gorgonas stava a pochi metri di essi. Sicuro che si


stavano leccando in quello momento, come se
sapessero che la caccia aveva finito già.
Percy guardò l'anziana.

—E devo caricare con te a questo accampamento,


per…?

—Perché sarei tutto un atto di bontà! —disse—. E


perché se non lo fai, i dei morranno, il mondo come lo
conosciamo perirà e tutto quello della tua vita
anteriore sarà distrutto. Ma ovviamente, non
ricorderai loro mai, per quello che suppongo che
allora non ti importerà. Sarai sicuro nella cosa più
profonda dell'oceano…

Percy inghiottì saliva. Le gorgonas cigolò come se


stessero entrando in battaglia.

—Se vado al campamento—dijo—, la mia memoria


girerà?

—Poco a poco—dijo Juno—. Ma ti noto, sacrificherai


molte cose! Perderai la marca di Achille. Soffrirai
dolore, miseria e fino ad ora tutto quello che hai
conosciuto cambierà. Ma chissà abbi un'opportunità di
salvare i tuoi amici e la tua famiglia per reclamare la
tua vecchia vita.

Le gorgonas stava dando rovesciata ad intorno suo.


Starebbero studiando l'anziana, intentato scoprire chi
il nuovo partecipante era del gioco prima di muovere
scheda.

—Che cosa passa coi guardia nella porta? —domandò


Percy.
Juno sorrise.

—Oh, ti lasceranno passare, cielo. Puoi fidarti di quelli


due. Allora… che cosa dici? Aiuterai un'indifesa
anziana?

Percy dubitò che Juno fosse indifeso. Come molto,


quell'era una trappola. Benché chissà fuori una specie
di esame.

Percy odiava gli esami. Da quando aveva perso la sua


memoria, tutta la sua vita era una foglia in bianca. Era
__________, di __________. Si sentiva _______, e se i
mostri gli prendessero, egli starebbe ___________.

Allora pensò ad Annabeth, l'unica parte della sua


antica vita della quale era sicuro. Doveva trovarla.

—Caricherò contigo—le disse all'anziana.

Era più leggera di quello che sperava. Percy tentativo


ignorare il suo acido alito e le sue mani piene di trippa
circondandolo il collo. Raggiunse la prima corsia di
traffico. Un autista fece suonare il clacson. Un altro
gridò qualcosa che si perse col vento. Molti si giravano
e guardavano irritati, come se dovessero sopportare
quella classe di interventi nell'autostrada, adolescenti
caricando donne maggiori attraverso la strada
principale di Berkeley.

Un'ombra apparve al di sopra di lui. Esteno lo chiamò


piena di giubilo.
—Ragazzo intelligente! Ci hai portato una dea per
intrattenerci!

Una dea?

Juno sorrise, innocente, mentre mormorava:

—Ups! —quando quasi un'automobile li investì.

In qualche posto alla sua sinistra, Euríale gridò:

—Acchiappaloro! Due prezzi sono meglio che uno.

Percy corse attraverso le corsie restanti. Di alcuno


forma se li era industriarsi per arrivare alla metà
dell'autostrada. Vide alle gorgonas atterrando,
automobili schivandoli mentre attraversavano la
strada. Si domandò che cosa vedrebbero i mortali
attraverso la nebbia, pellicani giganti? Suicidi con ali
di pipistrello? La lupa Lente d'ingrandimento gli aveva
detto che le menti mortali potevano credere
qualunque cosa, eccetto la verità.

Percy corse verso la porta nella gonna della collina.


Giugno pesava sempre di più ad ogni passo. Il cuore di
Percy scampanava. Gli dolevano le costole.

Uno dei guardia gridò. Il ragazzo con l'arco tese una


freccia. Percy gridò.

—Sperate!
Ma il ragazzo non stava mirandolo. La freccia volò al
di sopra della testa di Percy ed una gorgona ululò di
dolore. Il secondo guardiano mosse freneticamente la
sua lancia incitando a Percy ad affrettarsi.

Quindici metri per raggiungere la porta. Dieci metri.

—Ti ho! —cigolò Euríale. Percy si girò mentre una


freccia colpiva davanti contro suo. Euríale si precipitò
contro l'autostrada. Un camion sbattè contro lei e le
fece retrocedere alcuni metri, ma ella scalò per la
cabina, si tirò fuori la freccia dalla fronte ed alzò il
volo.

Percy raggiunse la porta.

—Grazie! —Disse ai guardia—. Buon tiro.

—L'avrei dovuta ammazzare! —protestò l'arciere.

—Benvenuto al mio mondo—mormorò Percy.

—Frank—dijo la ragazza—, falloro entrare, rapido!


Quello sono gorgonas.

—Gorgonas? —la voce dell'arciere si rovinò. Era


difficile parlare di lui portando l'elmo, ma sembrava
robusto come un lottatore di lotta libera, di alcuni
quattordici o quindici—. La porta li fermerà?

Nelle braccia di Percy, Juno rise furbescamente:

—No, non lo farà. In guardia, Percy Jackson. Attraverso


il tunnel, attraverso il fiume!

—Percy Jackson? —la guardia aveva la pelle più bruna,


coi capelli ricci emergendo egli per i lati dell'elmo.
Sembrava più piccola di Frank, chissà avesse tredici.
Con la guaina della spada arrivando egli quasi alla
caviglia. Anche cosí, parlava come se fosse quella che
stava a carico di tutto—. Di accordo, ovviamente sei un
semidio. Ma, chi è…?—guardò a Juno—. Non importa.
Entrate. Li manterremo a riga.

—Hazel—dijo il ragazzo—, sei diventato matta?

—Andate! —li sollecitò ella.

Frank maledisse in un'altra lingua… latino? Ed aprì la


porta:

—Andiamo!

Percy entrò dondolandosi col peso dell'anziana, chi


definitivamente pesava più ad ogni passo che dava.
Non sapeva come marcirebbe la ragazza quello, Hazel,
mantenere a riga alle gorgonas, ma era troppo stanco
come per discutere.

Il tunnel era intagliato nella roccia, del volume di un


corridoio scolare. Al principio, sembrava un tipico
tunnel di mantenimento con cavi elettrici, segnala di
all'erta e scatole di emergenza nelle pareti, lampadine
nelle sue lampade per tutto il soffitto. Man mano che
si addentravano nel tunnel, il suolo di cemento
cambiava ad un suolo fatto con tasselli di mosaico. Le
luci si trasformavano in torce che ardevano ma non
scioglievano fumo. Alcuni metri più per avanti, Percy
vide un riquadro di luce solare.

L'anziana pesava più che un mucchio di borse di


sabbia. Le braccia di Percy cominciarono ad ardergli.
Juno canticchiava una canzone in latino, come una
ninnata nanna, quello che non aiutava a Percy a
concentrarsi.

Dietro essi, le voci delle gorgonas risuonavano nel


tunnel. Hazel gridò. Percy fu tentato di lasciare cadere
a Giugno ed andare ad aiutarli, ma allora tutto il
tunnel rimbombò col suono di rocce cadendo. Per il
tunnel rimbombò un gracchio, come quello che
avevano fatto le gorgonas quando Percy aveva lasciato
loro cadere una scatola di palle di bowling in Nappa.
Guardò all'indietro. Il finale ovest del tunnel era pieno
di polvere.

—Non dovremmo andare a vedere se Hazel sta bene? —


domandò.

—Starà bene, espero…—dijo Frank—. Ella si muove ben


bassa terra. Continua a muoverti! Quasi siamo arrivati.

—Quasi dove?

Juno sciolse una risatina.

—Tutte le strade portano lì, bambino. Dovresti saperlo.

—Alla punizione? —domandò Percy.


—A Roma, niño—dijo l'anziana—. A Roma.

Percy non era sicuro dell'avere sentita bene. Era certo,


la sua memoria era stato cancellata. Il suo cervello
non si sentiva bene da quando si era svegliato nella
Casa del Lupo. Ma era sicuro che Roma non stava in
California.

Continuarono a correre. La lucentezza del fine del


tunnel diventò più brillante, ed alla fine uscirono alla
luce del sole.

Percy rimase stupefatto. Ai suoi piedi si apriva una


gigantesca valle di varie miglia di largo. La base della
valle era difettosa con piccole colline, spianate dorate
e zone forestali. Un piccolo ruscello nel centro il cui
corso sinuoso formava un lago nel centro e formava
una G maiuscola per tutto il perimetro. Sarebbero
potuti stare in qualunque punto del nord della
California, con pioppi ed eucalipti, colline dorate e
cieli azzurri. E quella gigantesca montagna… Monti
Diavolo, si chiamava?… sollevandosi nella distanza,
giusto dove dovrebbe stare.

Ma Percy sentì che si addentrava in un mondo segreto.


Nel centro della valle, accoccolata per il lago, c'era
una piccola città di edifici di marmo bianco con tetti
di tegole rosse. Alcuni avevano cupole ed altri portoni
con colonne, come se fossero monumenti nazionali.
Altri sembravano palazzi, con porte dorate e giardini
enormi. Poteva vedere una piazza centrica con
colonne che non sottomettevano niente, fonti e statue.
Un anfiteatro romano di cinque piani brillava alla luce
del giorno, reddito vicino ad una sabbia ellittica come
un circuito di corse.

Attraverso il lago verso il sud, un'altra collina era


popolata di edifici perfino più spettacolari: tempii,
suppose Percy. Vari ponti di pietra attraversavano il
fiume nel suo incrocio per la valle e, al nord, una
lunga linea di archi di mattoni si allungava delle
colline fino alla città. Percy credè che fossero come
una via del treno elevata. Allora si rese conto che era
un acquedotto.

La parte più strana della valle era situata giusto sotto


a lui. Come a circa duecento metri, giusto passando il
fiume, era sembrato qualcosa ad un accampamento
militare. Si trattava di un quadrato di circa
quattrocento metri con terrapieni per i quattro
fianchi, protetto con punte affilate. Fosse dei muri
correva un fosso secco, anche picchiettato di punte.
Torri di vigilanza di legno si sollevavano in ogni
angolo, in ognuna c'era un sentinella con una balestra
gigantesca carica. Alcuni stendardi abitati pendevano
dalle torri. Un'ampia porta aperta ad un lato del
campo, portava verso la città. Un'altra porta più
stretta era chiusa ad un lato del fiume. Dentro, la forza
traboccava di attività: dozzine di ragazzi andavano e
venivano dai barracones, caricando armi e levigando
armature. Percy sentiva il rumore metallico dei
martelli nella fucina ed annusava la carne essendo
cucinata in un barbecue.

Qualcosa circa quello posto gli ricordava molto


familiare, benché non tutto stesse bene.

—Accampamento Júpiter—dijo Frank—. Saremo sicuri


una volta…

Alcuni passi risuonarono per il tunnel. Hazel apparve


alla luce del giorno. Era coperta con polvere di pietra
e respirava con difficoltà. Aveva perso il suo elmo, per
quello che i suoi capelli ricci cadevano per le sue
spalle. La sua armatura aveva profonde marche di
artigli di gorgona. Uno dei mostri gli aveva attaccato
un'etichetta del 50 percento di sconto.

—Li ho rallentate—disse—. Ma staranno qui in


qualunque secondo.

Frank maledisse.

—Dobbiamo attraversare il fiume.

Juno si strinse più al collo di Percy.

—Oh sé, per favore. Non posso lasciare che il mio


vestito si bagni.

Percy si morse la lingua. Se quella signora era una dea,


doveva essere la dea delle hippie pestilenziali, pesanti
ed inutili. Ma era arrivato lontano. Sarebbe meglio che
continuasse a trascinare con lei.

Sarebbe tutto un atto di bontà, aveva detto. E, se non


lo faceva, i dei morrebbero, il mondo che conosciamo
perirebbe, e tutto il mondo della sua vita passata
sarebbe distrutto.

Se quell'era un esame, non potrebbe evitare di


sospendere.

Si dondolò un paio di volte mentre correvano verso il


fiume. Frank e Hazel gli seguivano da vicino.

Arrivarono sul bordo del fiume e, Percy si trattenne


per prendere alito. La corrente era rapida, ma il fiume
non sembrava profondo. Stavano solo ad un tiro di
pietra di attraversare le porte del forti.

—Andiamo, Hazel—Frank strinse due frecci


contemporaneamente—. Guardaspalle a Percy affinché
i sentinella non lo sparino. Ora mi tocca per
mantenere i cattivi a riga.

Hazel assentì con la testa e si mise nel ruscello.

Percy cominciò a seguirla, ma qualcosa gli fece


vacillare. In generale, gli piaceva l'acqua ma quello
fiume sembrava… poderoso, ma non necessariamente
simpatizzante.

—Il piccolo Tevere—disse Juno, con simpatia—. Fluisce


col potere dell'originale Tevere, il fiume imperiale.
Questa è la tua ultima opportunità di ritirarti,
bambino. La marca di Achille è una benedizione greca.
Non puoi portarla se vuoi pestare territorio romano. Il
Tevere la cancellerà.

Percy era troppo esausto per capirlo tutto, ma capì la


cosa principale.

—Se attraverso, non avrò mai più la pelle di acciaio?

Juno sorrise.

—Allora che cosa? Sicurezza, o un futuro di dolore e


possibilità?

Dietro lui, le gorgonas cigolò uscendo dal tunnel.


Frank sparò le frecce.

Del centro del fiume, Hazel lo chiamò:

—Percy! Andiamo!

Nelle torri di controllo, le corna suonarono. I


sentinella gridarono e girarono le sue balestre verso le
gorgonas.

Annabeth, Percy pensò. Si immerse nel fiume. Era di


un freddo gelato, molto più di quello che aveva
immaginato, ma non lo disturbò. Una nuova forza
sorse attraverso i suoi membri. I suoi sensi tremarono
come se gli avessero iniettato caffeina. Arrivò all'altro
lato ed abbassò l'anziana mentre le porte
dell'accampamento si aprivano. Dozzine di ragazzi con
armature uscirono.

Hazel si girò con un sorriso alleviato. Allora guardò di


dietro delle spalle di Percy, la sua espressione cambiò
ad orrore:
—Frank!

Frank stava a metà del fiume quando le gorgonas lo


catturò. Entrambe si precipitarono dal cielo e lo
presero per entrambe le braccia. Gridò di dolore
mentre gli artigli l'erano inchiodato nella pelle.

I sentinella gli gridarono, ma Percy seppe che non


potrebbero avere un tiro chiaro. Potrebbero finire per
ammazzare a Frank. Gli altri bambini tirarono fuori le
spade preparati per andare all'acqua, ma
arriverebbero tardi. C'era solo una maniera. Percy tirò
fuori le mani. Ebbe un'intensa sensazione di tirata
nello stomaco, ed il Tevere ubbidì alla sua volontà. Il
fiume crebbe. Si formarono mulinelli ad ogni lato di
Frank. Alcune mani giganti acquose sorsero
improvvisamente dalla corrente, copiando i
movimenti di Percy. Le mani giganti afferrarono le
gorgonas che sciolsero improvvisamente a Frank.
Allora le mani alzarono i mostri che gracchiavano in
una stretta di liquido solido.

Percy sentì gridare agli altri bambini e l'appoggio, ma


egli si mantenne centrato nel suo compito. Fece un
gesto battente coi pugni, e le mani gigantesche
lasciarono cadere alle gorgonas nel Tevere. I mostri
toccarono fondo e si trasformarono in polvere. Alcune
nuvole brillanti di essenza di gorgona lottarono per
tornare a formare, ma il fiume li separava come un
frullatore. Pronto ogni rastrello di gorgona fu
trascinato per la corrente. I mulinelli sparirono, e la
corrente girò alla normalità.
Percy stava nel bordo del fiume. Suoi rompi ed il suo
pelle vaporeaban come se le acque del Tevere gli
avessero dato un bagno di acido. Si sentiva esposto,
nudo, vulnerabile…

Nel mezzo del Tevere, Frank inciampò intorno,


sembrava stordito ma perfettamente bene. Hazel si
mise nel fiume e l'aiutò ad arrivare a terra. Allora
Percy si rese conto di quello taciuto che stavano gli
altri bambini. Solo l'anziano Juno sembrava
imperturbabile.

—Buono, è stato un viaggio affascinante—disse—.


Grazie, Percy Jackson, per portarmi all'Accampamento
Giove.

Una delle ragazze fece un suono asfissiante.

—Percy… Jackson?

Suonò come se riconoscesse il suo nome. Percy si


incentrò in lei, sperando di vedere un viso familiare.

Ella era ovviamente il leader. Vestiva una cappa


maestosa dimora al di sopra della sua armatura. Il suo
petto era decorato con medaglie. Doveva avere l'età di
Percy, con alcuni occhi oscuri e penetranti ed un
lunghi capelli neri. Percy non la riconobbe, ma la
ragazza lo guardò come se l'avesse visto nei suoi
incubi.

Juno rise dilettandosi.


—Oh, sé. Ve lo passerete molto bene insieme.

Allora, solo per avere appena fatto il giorno


completamente strano, l'anziana cominciò a brillare
ed a cambiare forma. Crebbe fino a che era una
brillante dea di due metri vestendo un vestito azzurro,
con una cappa che sembrava la pelle di una capra al di
sopra delle sue spalle. Il suo viso era severo e
maestoso. Nella sua mano aveva incoronato qualcosa
con un fiore di loto.

Se era possibile che i campeggiatori sembrassero più


stupefatti, fu allora. La ragazza del manto porpora si
inginocchiò. Gli altri l'imitarono. Un ragazzo si
inginocchiò con tanta rapidità che quasi è attraversato
per la sua propria spada.

Hazel fu il primo a parlare:

—Juno.

Ella e Frank si inginocchiarono, lasciando a Percy


essendo l'unico in piede, ma dopo l'avere caricata
durante tutto questo momento, non era molto
disposto a mostrargli rispetto.

—Perciò Juno, ehi? —disse—. Se ho superato il tuo


esame, può restituirmi la mia memoria?

La dea sorrise.

—Al suo tempo, Percy Jackson, se hai qui successo


nell'accampamento. L'hai fatto bene, quello che è un
buon principio. C'è magari ancora speranza per te.

Si girò verso gli altri ragazzi.

—Romani, vi presento al figlio di Nettuno. Per mesi è


stato addormentato, ma ora è svegliato. Il suo destino
sta nelle vostre mani. Il Festival di Fortuna Lei
avecina, e la Morte deve essere sfrenata se avete
alcuno speranza nella battaglia. Non mi falliate!

Juno brillò e sparì. Percy guardò a Hazel e Frank per


qualche tipo di spiegazione, ma sembravano uguale di
confusi che egli. Frank stava sottomettendo qualcosa
che Percy non aveva visto prima: due fiaschi di argilla
con tappi di sughero, come due pozioni, un'in ogni
sgorgo. Percy non aveva né idea di dove li aveva tirate
fuori, ma vide a Frank mettersili nelle tasche. Frank
gli lanciò un'occhiata come dicendolo: parleremo già
più tardi. La ragazza col manto violetto si affrettò.
Esaminò a Percy con attenzione, e questo non posso
evitare pensare che voleva attraversarlo con una daga.

—Così que…—dijo freddamente—, un figlio di Nettuno


che viene con la benedizione di Juno.

—Mira—dijo—, la mia memoria è torbida. Em… in


realtà, non ho ricordi. Ti conosco?

La ragazza vacillò.

—Sono Reyna, pretore della Dodicesima Legione. E no,


non ti conosco.
La cosa ultima era bugia, Percy lo seppe vedere nei
suoi occhi. Ma capì anche che se discuteva con lei
ecceda quello, davanti ai suoi soldati, non lo
riconoscerebbe.

—Hazel—dijo Reyna—, fagli entrare. Voglio


interrogarlo in quello comincia. Allora invieremo ad
Octavian. Dobbiamo consultare gli auspici prima che
possiamo decidere che cosa fare con lui.

—A che cosa tu refieres—preguntó Percy—a ‘decidere


che cosa fare ' con me?

La mano di Reyna si tese sulla sua daga. Ovviamente


non era abituata a che i suoi ordini fossero discussi.

—Prima di accettare nessuno in questo accampamento,


dobbiamo interrogarli e domandare agli auspici. Juno
disse che il tuo destino sta nelle nostre mani.
Dobbiamo sapere se la dea ci ha portati ad una nuova
recluta…—Reyna studiò a Percy come se fosse
dubitativa—… O…—dijo più speranzoso—ad un nemico
al che matar.Capítulo 3PercyAFORTUNADAMENTE A
PERCY non Gli dava Paura I Fantasmi. La metà della
gente dell'accampamento era morta.

Risplendenti guerrieri violetti stavano in piedi fuori


dell'armeria, levigando spade eteree. Altri
vagabondavano attorno ai barracones. Un piccolo
fantasma portava a spasso un cane fantasma per la
strada. E nelle stalle un tipo grandicello di un rosso
brillante con la testa di un lupo vigilava un branco di…
unicorni?
Nessuno dei campeggiatori prestavano troppa
attenzione ai fantasmi, ma mentre il seguito di Percy
camminava, con Reyna in primo luogo e Hazel e Frank
all'altro lato, tutti gli spiriti smettevano di fare quello
che stavano facendo e rimanevano guardando a Percy.
Pochi sembravano arrabbiati. Un giovane fantasma
minuto gracchiò qualcosa di simile a "Greggus!" e
diventò invisibile.

Percy desiderò che anche potesse diventare invisibile.


Dopo alcune settimane egli solo, tutta quell'attenzione
gli faceva sentirsi scomodo. Si mantenne tra Hazel e
Frank e cercò di passare inavvertito.

—Sto vedendo visioni? —domandò—. O quelli sono…?

—Fantasmi? —si girò Hazel. Aveva gli occhi brillanti,


come un diamante di quattordici carati—. Sono i lari. I
dei della casa.

—Dio del hogar—dijo Percy—. Come… minori dei dei,


ma maggiori che i dei di stare per casa, no?

—Sono spiriti ancestrales—le spiegò Frank. Si tolse


l'elmo, rivelando un viso infantile che non attaccava
con la sua corte militare o il suo ingrossato corpo.
Sembrava un bambino piccolo che aveva preso steroidi
e si era unito alla marina.

—I lari sono un tipo di mascota—continuó—. La


maggior parte di essi sono inoffensivi, ma non li aveva
visti mai tanto distorti.
—Stanno guardandomi a mí—dijo Percy—. Quello
piccolo fantasma mi ha chiamato Greggus. Non mi
chiamo Greg.

—Graecus—dijo Hazel—. Una volta faggi abituato a


stare qui, comincerai a capire il latino. I semidei
abbiamo un senso naturale per ciò. Graecus significa
greco.

—Quello è cattivo? —domandò Percy.

Frank si rischiarò la gola.

—Chissà no. Ma hai quello tipo di costituzione, i


capelli oscuri e tutto quello. Chissà credano che sia
greco. Hai famiglia di lì?

—Non lo so. Come ho detto prima, ho perso la


memoria.

—O quizás…—vaciló Frank.

—Che cosa? —domandò Percy.

—Probabilmente nada—dijo Frank—. I romani ed i


greci abbiamo un'antica rivalità. A volte i romani
usiamo graecus come insulto per qualcuno che è un
straniero, un nemico. Non mi preoccuperei per ciò.

Suonava preoccupato.

Si trattennero nel centro del campo, dove due ampie


strade pavimentate con legno si trovavano in un T.

Durante il tragitto un segno nominava la strada che


portava alle porte principali come Via Praetoria.
L'altra strada, tagliando per la metà
dell'accampamento, si chiamava Via Principalis. Sotto
a quelli segni c'erano segni dipinti a mano che
dicevano: BERKELEY A 8 KM. Nuova Roma A 1'5 Km.
Antigua Roma A 11,716 Km. INFRAMUNDO A 3,710 Km,
questo segnalava verso il basso. Renna A 334 Km. Per
Una Morte Abile, lei si Trova In Il Posto Idoneo.

Per una morte abile, quello posto sembrava abbastanza


pulito ed ordinato. Gli edifici sembravano essere
appena dipinti, stava tutto ordinato come se fosse
stato progettato da un permaloso professore di
matematica. I barracones aveva portici ombrosi, dove i
campeggiatori riposavano in amache o giocavano a
carde e bevevano bibite. Ogni camera da letto aveva un
stendardo distinto nella porta. Ognuno aveva un
numero romano ed un animale distinto: aquila, orso,
lupo, cavallo e qualcosa che sembrava un criceto.

Per la Via Praetoria, avevano negozi annunciando


cibo, armature, armi, caffè, equipaggiamento per
gladiatori ed offerte di toghe. Un negozio di carrozze
aveva un gran annuncio nel negozio: IL NUOVO
CAESAR XLS CON SISTEMA ANTIBLOCCAGGIO DI
RUOTE, SIN DENARIOS DI IMPOSTE!

In un angolo delle strade si alzava l'edificio più


impressionante di tutti, un edificio di due piani di
marmo bianco con un portone di colonne come una
banca antiquata. C'erano guardie romane scommesse
nei lati. Al di sopra della porta c'era un stendardo
gigantesco violetto con le lettere dorati SPQR cuciti
vicino ad una corona di alloro.

—I vostri quartieri principali? —domandò Percy.

Reyna si impiegò di fronte a fronte di lui, i suoi occhi


continuavano ad essere freddi ed ostili.

—Lo chiamiamo quello comincia.

Notò l'agitazione di campeggiatori curiosi che avevano


seguito loro dal fiume.

—Tutto il mondo, ritornate ai vostri doveri. Vi farò un


riassunto nell'assemblea di questa notte. Ricordate,
questa notte ci sono giochi bellici dopo la cena.

Il pensiero di una cena fece che lo stomaco di Percy


ruggisse. La scena di un barbecue in una sala da
pranzo gli fece la bocca annacqua. La panetteria in
una delle strade vicine aveva un buon odore, ma
dubitò che Reyna gli lasciasse andare.

La moltitudine si disperse malvolentieri. Alcuni


mormorarono cose sulle opportunità di Percy.

—Sta muerto—dijo uno.

—O quelli due che ci lo è encontrado—dijo un altro.

—Sí—murmuró altro—. Lasciamogli unirsi alla Quinta


Coorte. Greci con folli.

Vari ragazzi risero, ma Reyna lanciò loro un sguardo di


avvertenza e si dispersero.

—Hazel—dijo Reyna—. Vedono con noi. Voglio la tua


relazione su quello che passo nelle porte.

—Io anche? —Disse Frank—. Percy mi ha salvato la


vita. Dobbiamo lasciargli…

Reyna lanciò a Frank un sguardo molto severo, questo


retrocedè.

—Mi ricordo di te, Frank Zhang—dijo—. Stai in


probatio. Hai causato abbastanza problemi questa
settimana.

Le orecchie di Frank diventarono rosse. Frank


giocherellò con una piccola tavoletta di una corda
appesa del suo collo. Percy non aveva prestato molta
attenzione a quello, ma sembrava come un'etichetta
col suo nome di piombo.

—Vedi all'armería—le disse Reyna—. Consulta il nostro


inventario. Ti chiamerò se ho bisogno di te.

—Pero…—Frank si trattenne—. Sì, Reyna.

Corse.

Reyna fece che Hazel e Percy entrassero nei quartieri


generali.
—Ora, Percy Jackson, vediamo se possiamo tirare fuori
qualcosa da quella memoria.

Egli comincia era perfino più impressionante


all'interno. Nel soffitto brillava un mosaico che
rappresentava a Rómulo e Remo adottati per una lupa,
Lente d'ingrandimento gli aveva raccontato quella
storia migliaia di volte a Percy. Il suolo era di marmo
levigato. Le pareti erano coperte di velluto, per quello
che Percy si sentì come se stesse dentro la carpa del
negozio di campagna più cara del mondo. Per la parete
alle sue spalle si sollevava un'esposizione di stendardi
e pali di legno con medaglie di bronzo, simboli
militari, suppose Percy. Nel centro c'era un vuoto,
come se lo stendardo principale era stato ritirato per
pulirlo o qualcosa di simile.

Nell'altro angolo, una scala scendeva. Era conservato


per un paio di sbarre di acciaio come una cella. Percy
si domandò che cosa aveva lì dentro, mostri? Un
tesoro? Semidei amnésicos che Reyna rinchiudeva?

Nel centro della sala, un lungo tavolo di legno era


pieno di pergamene, libretti, agende elettroniche,
daghe ed un gran barattolo di vetro pieno di gelatine,
qualcosa che sembrava non andare accordo al resto.
Due statue a volume reale di levrieri inglesi, un'orata
e l'altra argentata, fiancheggiavano il tavolo. Reyna
camminò di dietro del tavolo e si sedette in una delle
sedie di schienale alto. Percy desiderò che potesse
sedersi nell'altra, ma anche Hazel si mantenne in
piedi. Percy ebbe il sentimento che gli toccava dire
qualcosa.

—Entonces…—comenzó a dire.

Le statue dei cani insegnarono i denti e grugnirono.

Percy rimase gelato. Normalmente gli piacevano i


cani, ma quelli lo guardavano fissamente coi suoi
occhi di rubino. I suoi canini sembravano essere tanto
affilati come lamette.

—Tranquilli, chicos—les disse Reyna ai levrieri.

Smisero di grugnire, ma continuarono a guardare


fissamente a Percy come se stessero
immaginandoglielo come un osso.

—Non atacarán—dijo Reyna—, non sia che cerchi di


rubare qualcosa o che glielo ordini io. Sono Argentum
ed Aurum.

—Argento ed Oro—dijo Percy. I significati in latino


venivano alla testa disse come Hazel che farebbero.
Era stato per domandare quale era quale. Allora si rese
conto che era una domanda stupida.

Reyna lasciò cadere la daga sul tavolo. Percy aveva la


sfaccendata sensazione dell'avere vista prima in
qualche posto. I suoi capelli erano neri e brillante
come la pietra vulcanica, pettinatura in un semplice
codino che cadeva per la sua schiena. Aveva il
trasporto di un spadaccino, rilassata ma vigilante,
come se fosse pronta per entrare in azione in
qualunque momento. Le rughe di preoccupazione nei
suoi occhi gli facevano sembrare più maggiore di
quello che probabilmente era.

—Già noi conocemos—dijo—. Non ricordo quando. Per


favore, se potessi dirmi qualcosa…

—La cosa prima è il primero—dijo Reyna—. Voglio


andare la tua storia. Che cosa ricordi? Come sei
arrivato fino a qui? E non mentire. I bugiardi non
piacciono ai miei cani.

Argentum ed Aurum grugnirono per enfatizzare la


cosa detta.

Percy raccontò loro la storia, come si svegliò nella


magione fatte rovine nei boschi di Sonoma. Descrisse
quello successo con Lente d'ingrandimento ed il suo
branco, imparando il suo linguaggio di gesti ed
espressioni, imparando a sopravvivere ed a lottare.

Lente d'ingrandimento gli aveva parlato dei semidei, i


mostri ed i dei. Gli spiegò che era uno degli spiriti da
guardia dell'Antigua Roma. I semidei come Percy era i
responsabili di continuare con le tradizioni romane
nei tempi moderni, lottando contro mostri, servendo
ai dei, proteggendo i mortali e continuando la
memoria dell'Impero. Aveva passato mesi allenandolo,
fino a che era diventato tanto forte e duro e feroce
come un lupo. Quando fu soddisfatta con le sue abilità,
aveva inviato al sud, contandolo che se sopravviveva
al viaggio, potrebbe trovare una nuova casa e
recuperare la sua memoria.
Niente sembrò sorprendere Reyna. In realtà, sembrò
trovarlo molto tipico, eccetto per una cosa.

—Non hai ricordi? —domandò—. Segui senza ricordare


niente?

—Momenti diffusi e senza sentido—Percy guardò i


cani. Non voleva menzionare ad Annabeth. Sembrava
troppo privato, e seguiva senza sapere dove trovarla.
Era sicuro che l'aveva conosciuta in un accampamento,
ma questo non era il posto corretto. Neanche voleva
contare chiaro l'unico ricordo: il viso di Annabeth, coi
suoi capelli biondi ed i suoi occhi grigi, in come la
forma nella quale rideva, metteva le sue braccia ad
intorno suo e quando gli dava un bacio ciascuna volta
che faceva qualcosa di stupido.

Mi aveva dovuto baciare molto, pensò Percy.

Aveva paura che se contava a qualcuno sul suo ricordo,


si volatilizzerebbe come un sonno. Non poteva
arrischiarsi a quello.

Reyna afferrò la sua daga.

—In parte quello che ci conti è normale per i semidei.


Ad una certa età, di una forma o un'altra, troviamo la
nostra strada alla Casa del Lupo. Siamo vagliati ed
allenati. Se Lente d'ingrandimento crede che valiamo,
c'invia al sud per unirci alla legione. Ma non ho
sentito mai niente somiglianza, su perdere la
memoria. Come trovasti l'Accampamento Giove?
Percy gli contò sui suoi ultimi tre giorni, le gorgonas
che non morivano, l'anziana che si trasformava in una
dea, e l'incontro finale con Hazel e Frank nel tunnel
della collina.

Hazel continuò la storia a partire da lì. Descrisse a


Percy come valoroso ed eroico, quello che gli faceva
sentire scomodo. Tutto quello che aveva fatto era
caricare con un'anziana.

Reyna lo studiò.

—Sei troppo maggiore per essere reclutato. Quanti


hai? Sedici?

—Quello creo—dijo Percy.

—Se uvette troppi anni tu solo, senza allenare o


aiutare, dovresti essere morto. Figlio di Nettuno? Devi
avere un'aura molto poderosa che potrebbe attrarre
ogni tipo di mostri.

—Sí—dijo Percy—. Mi hanno detto che annuso.

Quasi Reyna sorride, quello che diede un respiro a


Percy. Chissà essere umano e tutto.

—Sei dovuto stare in qualche posto prima della Casa


del Lobo—dijo.

Percy corrugò il cipiglio. Juno gli aveva detto qualcosa


su che stava sonnecchiando, ed aveva un vago
sentimento di essere stato addormentato, chissà per
molto tempo. Ma non aveva senso.

Reyna sospirò.

—Buono, i cani non ti hanno mangiato, cosicché


suppongo che stai raccontandoci la verità.

—Di acuerdo—dijo Percy—. La prossima volta,


possiamo usare un crittografo?

Reyna si alzò. Stava di fronte agli stendardi. I suoi cani


metallici guardavano a tutti lati.

—Benché accettasse che non sei un enemigo—dijo—,


non sei una tipica recluta. La Regina dell'Olimpo non
appare da sola in questo accampamento, annunciando
ad un nuovo semidio. L'ultima volta che un dio
maggiore noi visitó…—negó con la testa—. Ho sentito
leggende su quelle cose. Ed un figlio di Nettuno…
quello non è buono segno. Specialmente ora.

—Che cosa c'è di brutto con Nettuno? —Domandò


Percy—. Ed a che cosa ti riferisci specialmente ora con
‘'?

Hazel gli lanciò un sguardo di avvertenza.

Reyna continuò a camminare di un lato ad un altro.

—Hai trovato le sorelle di Medusa che non sono stati


veda durante cientos di anni. Hai agitato ai nostri lari
chi ti chiamano graecus. E vestisti simboli strani,
quella maglietta, quelli conti nella tua collana. Che
cosa significano?

Percy guardò verso la sua maglietta arancia fatti


brandelli. In qualche tempo aveva avuto lettere, ma
ora erano troppo cancellate per leggersi. Doveva
aversi disfatto di quella maglietta verso settimane. Si
era rotto ma, non osava disfarsi di lei. La seguiva
lavando in pozzanghere e fonti la cosa migliore che
poteva e la diventava a mettere.

Ed in quanto al ciondolo, le quattro conto erano


decorate con un simbolo distinto ognuna. Una
mostrava un tridente. Un altro una miniatura del Vello
di Oro. La terza era dipinta col design di un labirinto e
l'ultima aveva l'immagine di un edificio, chissà
l'Empire State? I conti avevano nomi registrati in essi.
I conti sembravano importanti, come le fotografie di
un album familiare, ma non poteva ricordare che cosa
significavano.

—Non il sé—dijo.

—E la tua spada? —disse Reyna.

Percy comprovò la sua tasca. La penna era riapparsa


come lo faceva sempre. Lo tirò fuori ed allora si rese
conto che non aveva insegnato mai la spada a Reyna.
Neanche Hazel e Frank l'avevano vista. Come sapeva di
lei Reyna?

Troppo tardi per fare che non aveva spada. Aveva


scoperto la penna. Controcorrente girò alla sua forma
originale. Hazel soffocò l'alito. I cani abbaiarono.

—Che cosa è quello? —Domandò Hazel—. Non ho visto


mai una spada come quello.

—Io sí—dijo Reyna, ombrosità—. È molto vecchia,


design greco. Solevamo avere di quelli nell'armeria
pero…—se fermò—. Il metallo si chiama bronzo
celestiale. È mortale per i mostri, come l'oro
imperiale, ma ancora più raro.

—Oro imperiale? —domandò Percy.

Reyna sguainò la sua daga. Ora sé che lo vedeva bene,


la foglia era di oro.

—Il metallo fu devoto in tempi antichi, nel Pantheon


di Roma. La sua esistenza fu conservata dagli
imperatori, qualcosa affinché i suoi campioni
potessero spezzare i mostri che mettessero in pericolo
all'Impero. Solevamo avere armi come questi, ma ora…
non abbiamo. Io uso questa daga. Hazel ha una spatha,
una spada di cavalleria. Molti legionari usano una
spada più breve chiamato gladius. Ma la tua arma non
è romana del tutto. Un altro simbolo che non sei il
tipico semidio. Ed il tuo braccio…

—Che cosa gli passa? —domandò Percy.

Reyna alzò il suo mostrandogli l'avambraccio. Percy


non l'aveva visto fino ad allora, ma aveva un tatuaggio
in lui: le lettere SPQR ed una spada incrociata con una
torcia e quattro linee parallele.
Percy guardò a Hazel.

—Tutti abbiamo—coincise, alzando il suo braccio—.


Tutti i membri della legione abbiamo.

Il tatuaggio di Hazel aveva le lettere SPQR, ma ella


aveva solo una linea ed il suo emblema era distinto: un
geroglifico come una croce con braccia curve ed una
testa.

Percy si guardò le braccia. Poche grattature, un po' di


fango e qualcosa di formaggio sciolto dei
Cheese'n'Wieners, ma non aveva tatuaggi.

—Cosicché non sei stato mai membro della legión—dijo


Reyna—. Quelle marche non possono cancellarsi mai.
Credei que…—negó con la testa, come se negasse
un'idea.

Hazel si affrettò.

—Se è sopravvissuto tanto tempo solo, magari abbia


visto a Jason—se girò verso Percy—. Hai visto qualche
volta un semidio come noi? Un ragazzo con una
maglietta violetta, con marche nel suo braccio…

—Hazel—la voce di Reyna si indurì—. Percy ha già


abbastanza in quello che preoccuparsi.

Percy toccò la punta della sua spada, e Controcorrente


si trasformò in una penna.
—Non aveva visto mai un ragazzo come voi. Chi è
Jason?

Reyna lanciò un sguardo di odio a Hazel.

—Egli è… era… il mio collega—segnalò alla seconda


sedia vuota—. Normalmente la legione ha due pretori
eletti. Jason Grace, figlio di Giove, la nostra era altro
pretore fino a che sparì il passato ottobre.

Percy cercò di calcolare. Non aveva prestato


attenzione al calendario essendo selvaggio, ma Juno
aveva menzionato che ora stavano in giugno—. Stai
dicendo che è da spariti otto mesi e non l'avete
sostituito ancora?

—Non ci sia chissà muerto—dijo Hazel—. Non


c'arrendiamo.

Reyna fece una smorfia. Percy ebbe la sensazione che


quello ragazzo chiamato Jason doveva essere più che
un collega.

—L'elezioni assolo succedono di due maneras—dijo


Reyna—. Oppure la legione alza qualcuno in un scudo
dopo un gran successo nel campo di battaglia, e non
abbiamo avuto ultimamente troppe battaglie, o
celebriamo una votazione al tramonto del 24 di
giugno, nel Festival di Fortuna. Che è in cinque giorni.

Percy corrugò il cipiglio.

—Avete una goliardia?


—Fortuna—corrigió Hazel—. È la dea della fortuna.
Quello che succeda a suo tempo può colpire il resto
dell'anno. Può benedire l'accampamento con buona
fortuna o… con molto sfortuna.

Reyna e Hazel guardarono entrambe il vuoto tra gli


stendardi, come se pensassero a qualcosa che
gettavano di meno.

Improvvisamente, un brivido percorse la schiena di


Percy.

—Il Festival di Fortuna… le gorgonas menzionò


qualcosa su quello. E Juno. Dissero che
l'accampamento sarebbe attaccato quello giorno,
qualcosa su una grandiosa dea malvagio chiamato Gea,
ed un esercito e la morte essendo sfrenata. Stai
dicendomi che quello giorno è questa stessa
settimana?

Le dita di Reyna tamburellarono per l'impugnatura


della sua daga.

—Non dirai niente di quello fosse di questa sala—


ordinò—. Non voglio averti slegando il panico in
questo accampamento.

—Allora è verdad—dijo Percy—. Sai quello che sta


passando? Possiamo fermarlo?

Percy aveva appena conosciuto quella gente. Neanche


era sicuro di piacere a Reyna. Ma voleva aiutarli.
Erano semidei, come egli. Avevano gli stessi nemici.
Inoltre, Percy ricordò quello che Juno gli aveva
contato di lui: non solo quell'accampamento stava in
pericolo. La sua vita passata, i dei, ed il mondo intero
potrebbero essere distrutti. Quello che fosse a venire,
era enorme.

—Abbiamo parlato bastante—dijo Reyna—. Hazel, porta


alla Collina dei Tempii. Trova ad Octavian. Di
passaggio puoi rispondere le domande di Percy.
Parlagli della legione.

—Sì, Reyna.

Percy aveva molte domande in mente, ma sentiva che


il suo cervello stava per struggersi. Ma Reyna lasciò
chiaro che l'udienza aveva finito. Infoderò la daga. I
cani metallici si alzarono ed ulularono, muovendosi
verso Percy.

—Buona fortuna con l'auspice, Percy Jackson—dijo—.


Se Octavian si lascia vivere, chissà possiamo
condividere informazione… ecceda il tuo
pasado.Capítulo 4PercyDE Strada Verso L'Esterno
Dell'Accampamento, Hazel gli comprò un caffè
espresso ed una magdalena di ciliegia di Bombilo, il
venditore di caffè aveva due teste.

Percy annusò la magdalena. Il caffè era geniale. Ora,


pensò Percy, se potesse prendere si unisca doccia,
cambiarsi i vestiti e dormire un po', potrebbe
trasformarsi in una statua dorata, perfino potrebbe
essere di oro imperiale.
Vide un paio di ragazzi vestiti con abiti di bagno ed
asciugamani incamminandosi verso un edificio che
faceva fumo vapore per una serie di camini. Risate e
diguazzamenti uscivano di dentro, come se fosse una
piscina coperta, il posto favorito di Percy.

—Le termas—dijo Hazel—. Chissà possa passarti prima


di cenare, con fortuna. Non sai quello che è vivere fino
a che non ti prendi un bagno romano.

Percy sospirò in anticipo.

Mentre si avvicinavano alla porta principale, i


barracones diventava più grandi e più begli. Perfino i
fantasmi sembravano migliori, con armature più
brillanti ed aure più illuminate. Percy cercò di
decifrare penzoloni gli stendardi ed i simboli nella
porta degli edifici.

—Siete divisi in distinte capanne? —domandò.

—Qualcosa así—Hazel si chinò mentre un ragazzo che


cavalcava un'aquila gigante passò volando
superficialmente—. Abbiamo cinque coorti di circa
quaranta ragazzi ognuna. Ogni coorte è divisa in
barracones di dieci, qualcosa come compagni di
stanza.

A Percy non gli erano stati dati mai bene la


matematica, ma cercò di moltiplicare.

—Stai dicendomi che ci sono circa cento bambini in


questo accampamento?

—Più o meno.

—E tutti quelli ragazzi sono figli dei dei? I dei sono


stati occupati.

Hazel rise.

—Non tutti sono figli dei dei maggiori. C'è cientos di


dei minori romani. Inoltre, molti campeggiatori sono
trasmessi, seconda o terza generazione. Chissà i suoi
genitori furono semidei. O i suoi nonni.

Percy sbattè le palpebre.

—Figlio di semidei?

—Perché? Si sorprende?

Percy non era sicuro. Le ultime settimane era stato


troppo preoccupato in sopravvivere giorno per giorno
il. L'idea di vivere quanto basta come per essere
adulto ed avere figli per il suo conto, sembrava un
sonno impossibile.

—Quegli inebetiti…

—Legados—le corresse Hazel.

—Hanno i poteri di un semidio?

—A volte. Ed a volte no. Ma possono essere allenati. I


migliori generali romani e gli imperatori, sai già,
chiedevano essere discendenti dei dei. La maggior
parte del tempo, raccontavano la verità. L'auspice
dell'accampamento che conosciamo, Octavian, è un
lascito, discendente di Apollo. Ha il dono della
profezia, presuntamente.

—Presuntamente?

Hazel mise il viso serio.

—Vedrai già.

Non gli fece sentirsi migliore a Percy, soprattutto se


quello tipo, Octavian aveva il destino di Percy nelle
sue mani.

—Allora le divisiones…—preguntó—, le coorti, quello


che siano, stanno divise secondo i vostri genitori
divini?

Hazel gli fu rimasto guardando.

—Che cosa idea più orribile! No, gli ufficiali decidono


dove assegnare ai recluta. Se fossimo divisi secondo i
nostri genitori, le coorti sarebbero sproporzionate. Io
sarei sola.

Percy sentì un'oppressione di tristezza, come se avesse


sentito quella sensazione di solitudine.

—Perché? Chi è il tuo ancestro?


Prima che potesse rispondere, qualcuno dietro essi
gridò:

—Sperate!

Un fantasma corse verso essi, un uomo maggiore col


ventre molto gonfio ed una toga tanto lunga che
l'andava via pestando. Raggiunse loro e respirò per
recuperare l'aria, la sua aura violetta sbatteva le
palpebre intorno a suo.

—È egli? —Ansimò il fantasma—. Una nuova recluta


per la Leva, chissà?

—Vitellius—dijo Hazel—, abbiamo un po' di fretta.

Il fantasma guardò a Percy col cipiglio corrugato e


camminò intorno a suo, ispezionandolo come
un'automobile usata.

—Non il sé—refunfuñó—. Necessitiamo solo ai migliori


per la coorte. Ha tutti i suoi denti? Può lottare? Può
pulire stalle?

—Sì, sé e non—disse Percy—. Chi è lei?

—Percy, questo è Vitellius—la espressione di Hazel


diceva: Non te lo prendere sul serio"—. È uno dei
nostri lari, gli piace informarsi sulle nuove reclute.

In un portico vicino, altri fantasmi fecero un incastro


mentre Vitellius passeggiava, calpestandosi la toga e
facendo suonare la sua spada contro il suolo.
—Sí—dijo Vitellius—, come nei giorni del Cesare, parlo
di Julio César, ovviamente. La Quinta Coorte ero
qualcosa! La Fulminata Dodicesima Legione, l'orgoglio
di Roma! Ma oggigiorno? Vergognoso per quelli che
seguiamo qui. Mira a Hazel, per esempio qui, usando
una spatha. Un arma ridicola per una legionario
romana, quello è per la cavalleria! E tu, ragazzo,
annusi come una cloaca greca. Non ti sei preso un
bagno?

—Sono stato un po' divertente combattendo gorgonas.


—disse Percy.

—Vitellius—le interruppe Hazel—, dobbiamo portare a


Percy all'auspice affinché possa unirsi. Perché non
aiuti a Frank? Sta nell'armeria facendo inventario. Sai
molto la cosa che ringrazia per il tuo aiuto.

Le popolate sopracciglia violette del fantasma si


alzarono.

—Marte Todopoderoso! Lasciano fare inventario al


probatio? Ci rovineranno.

Fluttuò per la strada, trattenendosi ogni poco per


alzare la sua spada e riassestarsi la toga.

—Di… di accordo. —disse Percy.

—Perdona—dijo Hazel—. È un po' eccentrico, ma è uno


dei maggiori lari. È stato qui da quando si fondò la
legione.
—Ha richiamato alla legione la Fulminata? —disse
Percy.

—Armata con rayos—tradujo Hazel—. Quello è il nostro


lemma. La Dodicesima Legione fu presente durante
tutto l'Impero Romano. Quando Roma cadde, un
mucchio di legioni sparirono. Ci nascondemmo bassa
terra, agendo in ordini segreti dallo stesso Giove:
mantenerci con vita, reclutare semidei ed ai suoi figli,
fare che Roma perseguisse. Abbiamo fatto da allora
quello, muovendoci lì dove l'influenza romana fosse
maggiore. Durante gli ultimi secoli, siamo stati in
America.

Per molto strano che suonasse, Percy non ebbe nessun


problema per crederlo. In realtà, gli suonava familiare,
come se fosse qualcosa che sapeva già.

—E siete la Quinto Cohorte—supuso—che non è troppo


popolare, verità?

Hazel lo guardò col cipiglio corrugato.

—Sì, mi unii in settembre.

—Alcuni… settimane prima che quello ragazzo, Jason,


sparisse.

Percy sapeva che gli aveva dato nella piaga. Hazel


chinò lo sguardo. Era stato taciuta quanto basta come
per contare ogni pietra della strada.
—Vamos—dijo finalmente—, ti mostrerò la mia vista
preferita.

Si trattennero fuori delle porte principali. Il forte era


situato nel punto più alto della valle, per quello che
poteva vedersi quasi tutto.

La strada portava verso il fiume e si divideva. Una


strada andava verso un ponte, verso la collina dove
stavano tutti i tempii. Un'altra strada portava alla
città, una versione in miniatura dell'Antigua Roma. A
differenza dell'accampamento militare, la città
sembrava caotica e colorita, con edifici ammucchiati
uniti a caso. Perfino da tanto lontano, Percy poteva
vedere la gente riunita nella piazza, gente comprando
all'aperto per un mercadillo, genitori giocando coi
suoi figli nei parchi.

—Avete familiari lì? —domandò.

—Nella città, ovviamente che sí—dijo Hazel—. Quando


sei accettato nella legione, facce dieci anni di servizio.
Dopo quello, puoi andare a vivere dove voglia che
desideri. La maggioranza dei semidei scelgono il
mondo mortale. Ma per alcuni, buono, è molto
pericoloso stare lì fuori. Questa valle è un santuario.
Puoi andare alla scuola nella città, sposarti, avere figli,
ritirarti quando diventi maggiore. È l'unico posto
sicuro nella terra per la gente come noi. Cosicché sì,
molti veterani fanno lì le sue case, sotto la protezione
della legione.

Semidei adulti. Semidei che possono vivere senza


paura, sposarsi e creare una famiglia. Percy non si
poteva fare all'idea. Sembrava troppo bello per essere
verità.

—Ma, e se questa valle è attaccata?

Hazel si morse le labbra.

—Abbiamo difese. Le frontiere sono magiche. Ma la


nostra forza non è quella che normalmente era.
Ultimamente, i mostri attaccano sempre di più. Quello
che dicesti sulle gorgonas che non morivano…
l'abbiamo notato anche, con altri mostri.

—Sapete quello che sta causandolo?

Hazel guardò verso l'orizzonte. Percy poteva dire che


si stava guardando qualcosa, qualcosa che si
supponeva che non doveva dire.

—È complicado…—dijo—. Mio fratello dice che la Morte


non…

Fu interrotta da un elefante.

Qualcuno dietro essi gridò loro.

—Lasciate passo!

Hazel separò a Percy fosse della strada mentre un


semidio conduceva un elefante maturo coperto in
un'armatura Kevlar. Il parola elefante era scritto ad un
lato dell'armatura, qualcosa che sembrava troppo
ovvio per Percy.

L'elefante si dondolò per la strada e si girò verso il


nord, andando verso un gran campo aperto dove
alcuni fortificazioni si stavano costruendo.

Percy sputò polvere.

—Che demo…?

—Elefante—le spiegò Hazel.

—Sì, ho letto il cartello. Perché avete un elefante


vestito con un gilet antiproiettile?

—I giochi bellici di questa noche—dijo Hazel—. Quello


è Annibale. Se non l'includiamo, si sentirebbe
appartato.

—Ovviamente.

Hazel ride. Era difficile credere che era tanto


arrabbiata faceva un momento. Percy si domandò che
cosa era stato per dire. Aveva un fratello. Non faceva
niente aveva detto che sarebbe sola se
l'accampamento li dividesse per suo padre divino.

Percy non lo capiva. Sembrava simpatica e


spensierata, matura per qualcuno che non aveva più di
tredici. Ma sembrava anche stare occultando una
profonda tristezza, come se risentisse colpevole di
qualcosa.
Hazel segnalò verso il sud, passando il fiume. Alcune
nuvole oscure incombevano sulla Collina del Tempio.
Facce di lampi rossi lavavano i tempii.

—Octavian sta ocupado—dijo Hazel—. Sarà meglio che


arriviamo quanto prima.

Durante il tragitto, si trovarono ad un gruppo di tipi


con zampe di capra seduti ad un lato della strada.

—Hazel! —uno di essi gridò.

Si avvicinò trottando con un gran sorriso nel suo viso.


Vestiva una camicia hawaiana fatti brandelli senza
pantaloni ad eccezione di una spessa massa di pelle di
capra. I suoi capelli afri si muovevano con scosse. I
suoi occhi erano nascosti dietro alcuni occhiali tinti
coi colori dell'arcobaleno. Portava un biglietto di
identificazione nel quale si leggeva: LAVORO
CANTANDO PER DENARIOS.

—Ciao, Don—dijo Hazel—. Lo sento, non abbiamo


tempo.

—Oh, quello sta bene. Molto bene! —Don trottò un


pezzo vicino ad essi—. Ehi, questo ragazzo è nuovo! —
Sorrise a Percy—. Hai tre denarios per l'autobus? È che
mi sono lasciato il borsellino in casa e devo andare a
lavorare e…

—Don—lo fermò Hazel—. I fauni non hanno borsellini.


Né lavori. Né case. E non abbiamo autobus.
—Cierto—dijo pieno di allegria—, ma avete denarios?

—Ti chiami Don il fauno? —domandò Percy.

—Sé. Per?

—Niente. —Percy cercò di mantenere un viso serio—.


Perché i fauni non avete lavoro? Non dovrebbero
lavorare per l'accampamento?

Don rise.

—Fauni! Lavorando per l'accampamento! Tronchante!

—I fauni sono… ehi… spiriti libres—explicó Hazel—.


Vagabondano qui perché… è un posto sicuro nel che
vagabondare e pascolare. Li tolleriamo, ma…

—Oh, Hazel è increíble—dijo Don—. È tanto simpatica!


Tutti gli accampamenti non smettono di dirmi: "Vieti,
Don." Ma ella mi dice "per favore, Don, vieti." Piacimi!

Il fauno sembrava inoffensivo, ma Percy continuava ad


avere la sensazione che era un tanto inquietante. Non
poteva evitare la sensazione che i fauni potrebbero
essere qualcosa più che alcuni vagabondi chiedendo
denarios.

Don guardò verso il suolo davanti a lui e tossì.

—Per favore!

Alzò la mano chiedendo, ma Hazel esclamò:


—Don, no!

Lo spinse fuori della strada e gli strappò delle mani un


piccolo oggetto brillante. Percy vide un barlume di ciò
prima che Hazel se lo nascondesse nella sua tasca.
Giurerebbe che era un diamante.

—Andiamo, Hazel—se lamentò Don—. Avrei potuto


comprare un anno di donuts con quello!

—Don, per favor—dijo Hazel—. Vieti.

Suonava seria, come se avesse appena beccato a Don


conducendo un elefante vestito con un gilet
antiproiettile.

Il fauno sospirò.

—Bah, non posso irritarmi con te. Ma ti giuro che è


come se avessi buona fortuna. Ogni volta che passi..

—Addio, Don—dijo Hazel rapidamente—. Andiamo,


Percy.

Cominciò a camminare più rapido, Percy dovette fare


un sprint per arrivare alla sua altezza.

—Che cosa era tutto quello? —Domandò Percy—.


Quello diamante nella strada.

—Per favor—dijo—. Non domandare.


Camminarono in un silenzio scomodo il resto della
strada verso la Collina del Tempio. Un sinuoso verso
pietra portava per tra un insieme di piccoli altari ed
edifici giganteschi con le sue cupole. Le statue dei dei
sembravano seguire a Percy coi suoi occhi.

Hazel segnalò al Tempio di Belona.

—Dea della guerra—dijo—. È la madre di Reyna.

Allora passarono per una cripta rossa decorata con


teschi umani e pungi di acciaio.

—Per favore, dimmi che non andiamo lì dentro. —disse


Percy.

Hazel negò con la testa.

—Quello è il Tempio di Marte Ultor.

—Marte? Ara, il dio della guerra?

—Quello è il suo nome griego—dijo Hazel—. Ma sì, lo


stesso tipo. Ultor significa ‘il Vendicatore '. È il
secondo dio più importante di Roma.

Percy non si sorprese di sentire quello. Per alcuno


ragione, solo con guardare all'orrendo edificio rosso
gli faceva sentirsi furioso.

Segnalò alla cima. Le nuvole si affollavano sul tempio


più grande, un padiglione rotondo con un anello di
colonne bianche sopportando una cupola.
—Suppongo che quello è il tempio di Zeus… dico…
Giove. È lì dove andiamo?

—Sí—dijo Hazel—. Octavian legge lì i presagi, nel


tempio di Júpiter Optimus Maximus.

Percy dovette riflettere un momento su ciò, ma allora


le parole latine si trasformarono in inglesi:

—Giove, meglio l'e il più grande?

—Corretto.

—Quale è il titolo di Nettuno? —Domandò Percy—. Il


più stupendo ed il più incredibile?

—Precisamente no…—Hazel segnalò verso un piccolo


edifico azzurro del volume di un armadio di scope.
Una rete incrociata con un tridente decoravano la
porta.

Percy diede dentro un'occhiata. In un piccolo altare


c'era un piatto con tre mele marce ed ammuffite.
Rimase di pietra.

—Un posto della cosa più popolare.

—Lo sento, Percy—dijo Hazel—. È solo que…los romani


hanno avuto sempre paura del mare. Assolo usavano le
sue barche se era necessario. Perfino in tempi
moderni, avere un figlio di Nettuno tra noi è stato un
cattivo presagio. L'ultima volta che si unì uno fu… in
1906, quando l'Accampamento Giove stava per la zona
della baia in San Francisco. Ci fu quello gigantesco
terremoto e…

—Stai dicendomi che quello lo causò un figlio di


Nettuno?

—Quello dicen—Hazel sembrava volere scusarsi—. Di


tutte forme… i romani temono a Nettuno, ma non lo
vogliono troppo.

Percy guardò alle reti nel tridente. Geniali, pensò.


Benché si unisse all'accampamento, non sarebbe
voluto. La sua maggiore speranza era di spaventare i
suoi compagni. Chissà se dava la cosa migliore di sé,
gli darebbero alcune mele ammuffite.

Anche cosí… stare in piedi davanti all'altare di


Nettuno, sentì come se qualcosa svegliasse dentro lui,
come onde correndo per le sue vene.

Raggiunse il suo zaino e tirò fuori l'ultimo pezzo da


cibo del suo viaggio, un panetto rancido. Non era
troppo, ma lo mise nell'altare.

—Ehi… Padre—se sentì stupido parlando ad un piatto


di frutta—. Se puoi sentirmi, aiutami, per favore.
Restituiscimi la mia memoria. Dimmi… dimmi che cosa
devo fare.

La sua voce si rovinò. Non volle suonare tanto


emotivo, ma era esausto e spaventato, ed era stato
perso per molto tempo, l'avrebbe dato tutto per un po'
di guida. Voleva sapere qualcosa sulla sua vita, senza
messaggi nascosti o indirette.

Hazel mise la sua mano sulla spalla di Percy.

—Tutto sta bene. Ora stai qui. Sei uno di noi.

Si sentì scomodo, dipendendo da una ragazza di tredici


anni che conosceva quasi, cercando comodità in lei,
ma era grato che ella stesse lì.

Al di sopra di essi, un tuono rimbombò. Un lampo


rosso risplendè nella collina.

—Octavian già quasi está—dijo Hazel—. Andiamo.

Comparato con l'armadio di attrezzi di Nettuno, il


tempio di Giove era definitivamente ottimo e massimo.

Il suolo di marmo era decorato con mosaici


spettacolari ed iscrizioni latine. Diciotto metri
superficialmente, una cupola brillava di oro. Il tempio
intero stava aperto all'aperto.

Nel centro si erigeva un altare di marmo, dove un


ragazzo con una toga stava facendo qualche tipo di
rituale davanti ad una gigantesca statua dorata di un
tipo: Giove, dio del cielo vestito in una toga violetto
XXXL di seta, sottomettendo un raggio.

—Non si somiglia in nada—murmuró Percy.

—Il che? —domandò Hazel.


—Il raggio maestro—dijo Percy.

—Di che cosa stai parlando?

—Yo…—frunció il cipiglio. Per un secondo, aveva


creduto ricordare qualcosa. Ora era svanito—. Niente,
suppongo.

Il ragazzo nell'altare aveva le mani alzate. Più lampi


rossi brillavano nel cielo, facendo rimbombare il
tempio. Allora abbassò le mani, ed il rumore si
trattenne. Le nuvole passarono di grige a bianco
quando tutto aveva fermato.

Un trucco abbastanza impressionante, considerando


che il ragazzo non sembrava troppo. Era alto e magro
con un capelli del colore della paglia, blue-jeans di
varie taglie più grandi ed una maglietta ampia sotto
una toga. Sembrava un spaventapasseri vestendo un
lenzuolo.

—Che cosa sta facendo? —mormorò Percy.

Il ragazzo della toga si girò. Aveva un sinuoso sorriso


ed un leggero sguardo di pazzi nei suoi occhi, come se
stesse giocando ad un videogioco intenso. In una mano
sottometteva un coltello. Nell'altra qualcosa di simile
ad un animale morto. Non l'aiutava a sembrare meno
folle.

—Percy—dijo Hazel—, questo è Octavian.


—Il graecus! —Annunciò Octavian—. Interessante.

—Ah, hola—dijo Percy—. Stai ammazzando animali


minuti?

Octavian guardò la macchia della sua mano e rise.

—No, no. A suo tempo, sé. Solevamo leggere la volontà


dei dei esaminando gli intestini degli animali, polli,
capre e tutto quello tipo di cose. Oggigiorno, usiamo
questo.

Lanciò la macchia a Percy. Era un orsacchiotto di


peluche spaccata. Allora Percy vide un cumulo di
peluche aperte ai piedi della statua di Giove.

—Sul serio? —domandò Percy.

Octavian si scese dall'altare. Aveva circa diciotto, ma


era tanto magro e tanto pallido che avrebbe potuto
essere più giovane. A prima vista sembrava
inoffensivo, ma mentre si avvicinava, Percy non era
tanto sicuro di ciò. Gli occhi di Octavian brillarono con
curiosità, come se avesse potuto sventrare a Percy
uguale che all'orsacchiotto di peluche se avesse potuto
pensare che avrebbe potuto imparare qualcosa di ciò.

Octavian socchiuse gli occhi.

—Sembri nervoso.

—Mi ricordi ad alguien—dijo Percy—. Non posso


ricordare a chi.
—Possibilmente al mio omonimo, Octavian, Octavio
Augusto César. Tutti dicono che ho un simile notevole.

Percy non credeva che fosse quello, ma non poteva


chiarire il ricordo.

—Perché mi chiami il greco?

—Lo vidi negli augurios—Octavian fece segnalare il suo


coltello verso il mucchio di peluche nell'altare—. Il
messaggio fu: Il greco è arrivato. O magari: l'oca è
arrivata. Credo che la cosa prima è corretta. Desideri
unirti alla legione?

Hazel parlò per lui. Contò ad Octavian tutto quello che


aveva passato da quando si erano trovati nel tunnel: le
gorgonas, la lotta nel fiume, l'apparizione di Juno e la
conversazione con Reyna.

Quando ella menzionò a Juno, Octavian sembrava


sorpreso.

—Juno—murmuró—. La chiamiamo Juno Moneta. Juno


quella che allerta. Appare in tempi di crisi, per
consigliare a Roma su grandi problemi.

Guardò a Percy, come se volesse dire: problemi come il


misterioso greco, per esempio.

—Ho sentito che il Festival di Fortuna è questa semana


—dijo Percy—. Le gorgonas mi notò che ci sarebbe
un'invasione quello giorno. Hai visto quello nei tuoi
rituali?

—Sfortunatamente, no—suspiró Octavian—. La volontà


dei dei è difficile da decifrare. Ed oggigiorno, la mia
visione è meno necessaria.

—Non avete un… già sabes…—dijo Percy—, un tipo di


oracolo o qualcosa?

—Un oracolo! —Sorrise Octavian—. Che cosa idea più


spiritosa. No, mi temo che siamo rimasti senza oracoli.
Quello sì, se abbiamo cercato i libri dei Sibilla, come io
raccomandai…

—I libri di chi? —domandò Percy.

—Libri di profecías—dijo Hazel—, sono l'ossessione di


Octavian. I romani li usavano per consultarli quando
succedevano disastri. Molta gente credeva che si
scottassero quando Roma cadde.

—Alcuno gente il cree—la corresse Octavian—.


Sfortunatamente il nostro leader attuale non
autorizzerebbe una missione per cercarli…

—Perché Reyna non è tonta—dijo Hazel.

—… per quello che abbiamo solo frammenti dei libros—


siguió Octavian—. Poche predizioni misteriose, come
quelli.

Segnalò verso alcune iscrizioni nel suolo di marmo.


Percy rimase guardando le parole, senza almeno
sperare di capirli. Quasi si ingozzò con la sua propria
saliva.

—Esa—señaló, traducendo mentre lo leggeva a voce


alta—. Sette meticcio risponderanno alla chiamata.
Sotto temporale o fuoco il mondo cadrà…

—Sì, sí—Octavian la finì senza almeno guardare—. Un


giuramento che mantenere con un ultimo alito, ed i
nemici in armi di fronte alle porte della Morte.

—La conozco…—Percy credè che un tuono rimbombava


per il tempio di nuovo. Allora si rese conto che era
tutto il suo corpo che tremava—. Quella è importante…

Octavian alzò un sopracciglio.

—Ovviamente che è importante. La chiamiamo la


profezia dei Sette, ma ha cientos di anni di antichità.
Non sappiamo quello che significa. Ogni volta che
qualcuno tenta decifrarla… buono, Hazel può
contartelo. Succedono cose terribili.

Hazel lo guardò.

—Legge il presagio per Percy. Può unirsi alla legione o


no?

Percy potè vedere la mente di Octavian funzionando,


calcolando se Percy sarebbe utile o no. Gli chiese con
le mani il suo zaino.

—Quello è un campione molto curioso. Posso?


Percy non capiva quello che voleva dire, ma Octavian
afferrò il panda di peluche del Mercadillo di Nappa
che stava penzoloni del suo zaino. Assolo era un
giocattolo polveroso, ma Percy l'aveva portato per
molto tempo. Gli piaceva. Octavian si girò verso
l'altare ed alzò il suo coltello.

—Ehi! —protestò Percy.

Octavian strappò lo stomaco del panda e sparse il


ripieno per l'altare. Girò il fagotto della peluche,
mormorando parole al di sopra del ripieno, e si girò
con un gran sorriso nel suo viso.

—Buone notizie! —disse—. Percy potrà unirsi alla


legione. Gli assegneremo una coorte nell'assemblea di
questa notte. Di' a Reyna che l'approvo.

Le spalle di Hazel si rilassarono.

—Oh, geniale. Andiamo, Percy.

—Ah, e Hazel—dijo Octavian—. Mi rallegro di dare il


benvenuto a Percy nella legione. Ma quando sia l'ora
di scegliere nuovo pretore, spero che ricordi…

—Jason non sta muerto—le infilzò Hazel—. Sei


l'auspice. Si suppone che dovresti stare cercandolo!

—Quello sto facendo! —Octavian segnalò al mucchio di


peluche nell'altare—. Domando ai dei ogni giorno!
Anche cosí, siamo da otto mesi senza notizie di lui e
non ho trovato niente. Ovviamente, continuo a
cercare. Ma se Jason non gira per il Festival di Fortuna,
dovremo agire. Non possiamo lasciare molto più un
posto di potere vuoto. Spero che mi appoggi per
pretore. Significherebbe molto per me.

Hazel chiuse i pugni.

—Io? Appoggiarti?

Octavian si tolse la toga, lasciandola vicino al coltello,


nell'altare. Percy vide sette linee nel braccio di
Octavian: sette anni nell'accampamento, suppose
Percy. Il simbolo di Octavian era una harpa, il simbolo
di Apollo.

—Dopo todo—le disse Octavian a Hazel—. Posso


aiutarti. Sarebbe orribile che tutte quelle dicerie che
circolano su te potessero, non lo vogliano i dei, essere
verità.

Percy lasciò cadere la sua mano verso la sua tasca ed


afferrò la sua penna. Quello tipo stava ricattando a
Hazel. Era ovvio. Un segno di Hazel e Percy sarebbe
pronto per tirare fuori controcorrente e vedere come
reagirebbe Octavian essendo infilato come una
salsiccia.

Hazel respirò profondo. Le sue nocche erano bianchi.

—Lo penserò.

—Excelente—dijo Octavian—. Per certo, tuo fratello sta


qui.

Hazel si erse.

—Mio fratello? Perché?

Octavian si avvilì di spalle.

—Perché deve venire a fare qualcosa? Si aspetta nel


santuario di vostro padre. No… non gli fare rimanere
qui troppo tempo. Ha un effetto fastidioso negli altri.
Ora, se mi permettete, devo continuare a cercare il
nostro povero amico perso, Jason. Incantato di
conoscerti, Percy.

Hazel uscì del padiglione, e Percy la seguì. Non si era


rallegrato mai tanto di uscire da un tempio nella sua
vita.

Mentre Hazel camminava sotto collina, maledisse in


latino. Percy non capì molto, ma ascoltò: figlio di
gorgona, serpente affamato di potere, ed un paio di
posti nel quale Octavian potrebbe inchiodarsi il
coltello.

—Odio quello tipo—murmuró in inglese—. Se potesse…

—Non sarà scelto pretore, verità? —domandò Percy.

—Magari fosse certo. Octavian ha molti amici, molti di


essi comprati. Gli altri campeggiatori l'hanno paura.

—Paura di quello ragazzo magro?


—Non lo sottovalutare. Reyna non lo fa male ella sola,
ma se Octavian condividesse il suo poder…—Hazel si
trattenne—. Vediamo mio fratello. Vorrà conoscerti.

Percy non discusse. Voleva conoscere suo misterioso


fratello, chissà imparare qualcosa sul passato di Hazel:
chi suo padre era, quale era il segreto che nascondeva.
Percy non poteva credere che avesse fatto qualcosa
per quello che sentirsi colpevole. Sembrava tanto
simpatica. Ma Octavian aveva agito come se ella avesse
fatto un omicidio multiplo ed egli avessero tutte le
prove per incolparla.

Hazel portò a Percy ad una cripta nera ad un lato della


collina. Di fronte al santuario c'era in piedi un
adolescente vestito con alcuni blue-jeans neri ed una
giacca di aviatore.

—Eh—le chiamò Hazel—. Porto ad un amico.

Il ragazzo si girò. Percy ebbe un altro di quelle flashes


orribili: come se fosse qualcuno a chi conosceva.
Quello ragazzo era uguale di pallido che Octavian, ma
con occhi neri ed un agitato pelo colore lignite. Non
somigliava in niente a Hazel. Vestiva un anello di
argento con la forma di una teschio, una catena invece
di cintura ed una maglietta nera con un modello di
teschi. Della sua vita appendeva una spada di un
colore più nero che le ombre.

Per un microsecondo quando vide a Percy, il ragazzo


sembrò stupefatto, perfino spaventato, come se fosse
stato acchiappato in una rete di pescatori.

—Questo è Percy Jackson—dijo Hazel—. È un buon


ragazzo. Percy, questo è mio fratello, figlio di Plutone.

Il ragazzo recuperò la riparazione e gli tese la mano.

—Incantato di conocerte—dijo—. Sono Nico diedi


Angelo.Capítulo 5HazelHAZEL Sentì Come Se avesse
appena Presentato a due bombe nucleari. Ora stava
sperando di vedere quale delle due sfruttava in primo
luogo.

Fino a quella mattina, suo fratello Nico era stato il


semidio più poderoso che aveva visto mai. Gli altri
nell'Accampamento Giove lo videro come un
eccentrico viaggiante, uguale di inoffensivo che i
fauni. Hazel lo conosceva meglio. Non era cresciuto
con Nico, né lo conosceva da molto. Ma sapeva che
Nico era più pericoloso di Reyna, od Octavian o
perfino più che Jason.

Allora conobbe a Percy.

A prima vista, quando lo vide dando scossoni


caricando con un'anziana. Hazel credè che potesse
essere un dio mascherato. Perfino benché fosse
straccione, sporco e si tratteneva esausto, aveva
un'aura di potere. Aveva la posa di un dio romano, con
alcuni occhi verdi dell'oceano ed un capelli neri che
volava col vento.

Aveva ordinato a Frank non spararlo. Credeva che


chissà i dei stessero mettendo a prova. Aveva sentito
miti su quello: un ragazzo con un'anziana chiedendo
riparo, e che quando i mortali negavano loro l'entrata,
BUM! Finivano convertiti in pelli di banana.

Un figlio del dio del mare…

Tempo dietro, a Hazel gli dissero che un discendente


di Nettuno la salverebbe. Ma come marcirebbe Percy
toglierlo la maledizione? Non sembrava troppa
speranza per lei.

Percy e Nico si diedero le mani. Si studiarono


accuratamente l'un l'altro, e Hazel si trattenne la
necessità di uscire correndo. Se ambedue tirassero
fuori le spade, le cose diventerebbero brutte.

Nico non sembrava spaventato. Era magro e pallido coi


suoi vestiti ampi e neri. I suoi capelli, come sempre,
sembrava come se avesse appena alzato del letto.

Hazel ricordò quando l'aveva conosciuto. Quasi la


prima volta che lo vide impugnare quella spada nera
suo, si mise a ridere. La forma nella quale lo chiamava:
"Acciaio stigio", e la cosa seria che si metteva, era
ridicolo. Quello bersaglio squallido non era un
lottatore. Non avrebbe detto mai che erano
relazionati.

Aveva cambiato molto presto opinione.

Percy si avvilì di spalle.


—Tu… ti conosco.

Nico alzò le sopracciglia.

—Sé? —guardò a Hazel cercando una spiegazione.

Hazel vacillò. Qualcosa nella reazione di suo fratello


non stava bene. Cercava di agire normale, ma quando
aveva visto per la prima volta a Percy, Hazel si rese
conto che sguardo tremendo. Nico conosceva già a
Percy. Era sicuro di ciò. Perché tentava fare quello se
no?

Hazel dovette parlare.

—Ehi… Percy ha perso la sua memoria.

Contò suo fratello quello che aveva passato da quando


lo vide nelle porte.

—Allora… Nico—continuó con attenzione—. Credeva…


che… come hai viaggiato dappertutto… chissà avresti
conosciuto altri semidei come Percy prima o…

L'espressione di Nico diventò ugualmente di oscura


che il Tartaro. Hazel non capì perché, ma capì il
messaggio: lascialo.

—La storia sull'esercito di Gea—dijo Nico—. Hai


allertato a Reyna?

Percy assentì.
—Chi è Gea?

Fu asciugato la bocca a Hazel. Sentire quello nome…


Era tutto quello che poteva fare per lasciare che le sue
ginocchia smettessero di tremare. Ricordava la voce
soave di una donna addormentata, una grotta
brillante, ed un sentimento nel suo stomaco riempito
con olio.

—È la dea della tierra—Nico guardò verso il suolo come


se potesse stare ascoltando—. La dea di tutto. Sta in un
sonno profondo durante la maggior parte del tempo,
ma odia ai dei ed i suoi figli.

—La madre Tierra…es malvagio? —domandò Percy.

—Molto,—disse Nico con la voce grave—. Convinse suo


figlio, il titano Cronos, ehi… voglio dire, Saturno, per
ammazzare suo padre, Urano, e conquistare il mondo.
I titani regnarono per un tempo. Allora i figli dei
titani, i dei olimpici, li tolsero di in mezzo.

—Quella storia io suena—Percy suonò sorpreso, come


se un vecchio ricordo salisse alla superficie—. Ma non
credo che abbia sentito quella parte su Gea.

Nico si avvilì di spalle.

—Diventò matta quando i dei guadagnarono. Cercò un


nuovo marito, Tartaro, lo spirito dell'abisso, e diede a
luce ad una razza di giganti. Cercarono di distruggere
il Monte Olimpo, ma i dei finirono per guadagnarli. Al
meno… la prima volta.
—La prima volta? —ripetè Percy.

Nico guardò a Hazel. Probabilmente non voleva farle


sentire colpevole, ma non potè aiutare con ciò. Se
Percy sapesse la verità su ella, e tutte le cose orribili
che aveva fatto…

—L'ultimo verano—continuó Nico—. Saturno cercò di


ritornare. Ci fu una secondo Titanomaquia, cioè una
seconda guerra contro i titani. I romani
dell'Accampamento Giove presero il quartiere
generale nel Monte Othrys, all'altro lato della baia, e
distrussero il suo trono. Saturno desapareció…—vaciló,
guardando il viso di Percy. Hazel aveva la sensazione
che suo fratello era nervoso per se la memoria di
Percy potesse girare.

—Ehi… di qualunque manera—continuó Nico—. Saturno


girò all'abisso. Tutti credemmo che la guerra aveva
finito. Ora è come se la vittoria contro i titani abbia
svegliato a Gea. Sta svegliando. Ho sentito notizie di
giganti essendo rinati. Se osano sfidare ai dei di nuovi,
probabilmente cominceranno distruggendo tutti i
semidei…

—Gli hai contato questo a Reyna? —domandò Percy.

—Per supuesto—la mandibola di Nico si tese—. I


romani non si fidano di me. È per quel motivo per
quello che sperava che ti ascoltasse. I figli di Plutone…
buono, non ti offendere, ma credono che siamo
peggiori perfino che i figli di Nettuno. Portiamo
sfortuna.

—Ma hanno lasciato che Hazel Lei quede—comentó


Percy.

—Quello è distinto—dijo Nico.

—Perché?

—Percy—le tagliò Hazel—, guarda, i giganti non sono il


nostro peggiore problema. Perfino… perfino Gea non è
il nostro maggiore problema. La cosa è che come hai
visto già nelle gorgonas, non muoiono, quello è la
nostra maggiore preoccupazione.

Guardò a Nico. Si stava avvicinando troppo al suo


proprio segreto, ma per alcuno ragione Hazel si fidava
di Percy. Chissà perché era anche un estraneo, chissà
perché avesse salvato a Frank nel fiume. Si meritava
sapere di quello che si affrontavano.

—Nico e yo…—dijo con attenzione—, crediamo che sia


perché la Morte non…

Prima che potesse finire, un grido venne collina da


sotto alla collina.

Frank corse verso essi, coi suoi blue-jeans, la sua


maglietta violetta dell'accampamento, e la sua giacca
di cuoio. Le sue mani erano coperte di grasso di pulire
armi.

Come ogni volta che vedeva a Frank, il cuore di Hazel


cominciò a battere con forza, qualcosa che lo
disturbava. Chiaro, era un buon amico, l'unica persona
nell'accampamento che non la trattava come se avesse
una malattia contagiosa. Ma non gli piaceva di quella
maniera…

Egli aveva tre anni più che ella, non era precisamente
un principe affascinante, con quell'estranea
combinazione di fronte di bebè e corpo di musculado
pugile. Sembrava un koala viziato con muscoli. Il fatto
che tutto il mondo tentasse sempre accoppiarli, I due
maggiori perdenti di tutto l'accampamento! o Siete
perfetti l'uno per l'altro, faceva che Hazel non lo
volesse più.

Ma il suo cuore non era programmato, diventava pazzo


ogni volta che Frank stava vicino. Non si era sentito
così da… buono, da Sammy.

Per, pensò. Stai qui per una sola ragione, e non è


ottenere un fidanzato nuovo.

Inoltre, Frank non sapeva il suo segreto. Se lo sapesse,


non sarebbe tanto simpatico con lei. Raggiunse il
santuario.

—Ciao, Nico…

—Frank—sonrió Nico. Sembrava trovare incredibile a


Frank, perché chissà fuori che Frank era l'unico che
non escludeva i figli di Plutone.

—Reyna mi ha inviato qui a per Percy—dijo Frank—. Ti


ha accettato Octavian?

—Sí—dijo Percy—. Squartò il mio panda.

—Egli… Ah. L'auspice. Sì, gli orsi di peluche


normalmente hanno incubi con quello ragazzo. Ma stai
dentro! Abbiamo bisogno di te pulito prima
dell'assemblea di questa notte.

Hazel si rese conto che il sole si stava mettendo per


tra le colline. Come aveva passato tanto rapido il
giorno?

—Hai razón—dijo—. È migliore che…

—Frank—le interruppe Nico—, perché non accompagni


sotto a Percy? Hazel ed io ci riuniremo in breve con
voi.

Oh-oh, pensò Hazel. Cercò di non sembrare ansioso.

—Quello… quello è buono idea—se li sistemò—.


Proseguite, ragazzi. Vi raggiungeremo già.

Percy guardò un'altra volta a Nico, come se stesse


cercando di situarlo nella sua memoria.

—Mi piacerebbe chiacchierare con te in alcuno altra


occasione. Non posso smettere di pensare che…

—Claro—coincidió Nico—. Più tardi. Sarò alzato fino a


presto.
—Ah, sé? —gli gettò in caro Hazel. Ai campeggiatori
andava loro ad incantare quello, il figlio di Nettuno ed
il figlio di Plutone arrivando lo stesso giorno. Ora
quello che mancava loro erano gatti neri e specchi
rotti.

—Andiamo, Percy—dijo Nico—. Vi raggiungeremo—


Guardò verso Hazel, e questa ebbe la sensazione che la
peggiore parte del giorno stava ancora per arrivare—.
Mia sorella ed io dobbiamo parlare.

—Lo conosci, non è certo? —disse Hazel.

Si sedettero nel soffitto del santuario di Plutone che


stava coperto con ossa e diamanti. Non appena Hazel
sapeva, le ossa erano state sempre lì. I diamanti erano
la sua colpa. Se si sedeva in qualche posto per molto
tempo, o semplicemente si sentiva nervosa,
cominciavano ad apparire come se fossero fungo
durante la pioggia. Vari milioni di dollari stimati in
pietre brillanti nel tetto, ma fortunatamente gli altri
campeggiatori non li toccavano. Sapeva meglio che
nessuno rubare in un tempio, soprattutto in quelli di
Plutone, era proibito ed era punito ed i fauni non si
avvicinavano mai.

Hazel tremò, ricordando il suo incontro con Don


quello pomeriggio. Se non avesse agito velocemente e
l'avrebbe tolto il diamante… non voleva né pensarlo.
Non amava un'altra morte le sue spalle.

Nico verso ballare i suoi piedi come se fosse un


bambino piccolo. La sua spada di acciaio stigio
poggiava al suo fianco, vicino alla spatha di Hazel.
Guardò per la valle, dove gli operai lavoravano nei
Campi di Marte, costruendo fortificazioni per i giochi
di quella notte.

—Percy Jackson—pronunció il nome come se fosse un


incantesimo—. Hazel, devo andare con attenzione con
quello che dico. Ci sono cose importanti in lavoro.
Alcuni segreti devono continuare ad essere segreti.
Tuo tra tutta la gente, dovresti comprenderlo.

Hazel arrossì.

—Ma non è egli come… è come me?

—No—dijo Nico—. Sento non potere dirti nient'altro.


Non posso interferire. Percy deve trovare la sua strada
in questo accampamento.

—È pericoloso? —domandò.

Nico riuscì a fare un sorriso aspro.

—Molto. Per i suoi nemici. Ma non è una minaccia per


l'Accampamento Giove. Puoi fidarti di lui.

—Come mi fido di ti—dijo Hazel, freddamente.

Nico gli dava rovesciate al suo anello di teschio. Ad


intorno suo, le ossa cominciarono a mischiarsi come se
stessero formando un nuovo scheletro. Ogni volta che
stava di cattivo umore, Nico aveva quell'effetto nei
morti, qualcosa di simile alla maledizione di Hazel.
Ambedue rappresentavano le due sfere di potere di
Plutone: i morti ed i ricchi. A volte Hazel pensava che
Nico si era portato la mejo parte del trattamento.

—Guarda, so che è difícil—dijo Nico—. Ma hai una


seconda opportunità. Puoi fare bene le cose.

—Niente sta bien—dijo Hazel—. Se sanno la verità su


me…

—Non il harán—le promise Nico—. Organizzeranno


presto una missione. Dovranno farlo. Farai sentirmi
orgoglioso. Si fida di me, Bi…

Si trattenne, ma Hazel seppe che stette per chiamarla


Bianca. La sorella in realtà di Nico, con la quale era
cresciuto. Nico potrebbe preoccuparsi per Hazel, ma
non sarebbe mai Bianca. Semplicemente Hazel era la
migliore cosa che poteva trovare Nico… come un
premio di consolazione dell'Inframundo.

—Il siento—dijo.

La bocca di Hazel seppe di metallo, come se tutte le


piedrecitas di oro che stavano uscendo di tra il suolo
stessero basso la sua lingua.

—Allora è un certo quello della Morte? Bisogna


incolpare ad Alcioneo?

—Quello creo—dijo Nico—. Le cose stanno diventando


brutte nell'Inframundo. Papà sta diventando matto
cercando di controllare le cose. Su quello che Percy
disse delle gorgonas… apparentemente le cose anche
stanno diventando brutte qui sopra. Ma è per quel
motivo per quello che tu stai qui. Tutto quello sul tuo
passato… puoi fare cose buone per sistemarlo.
Appartieni all'Accampamento Giove.

Quello suonava ridicolo, Hazel contenne una risata.


Non apparteneva a quello posto. Neanche apparteneva
a quello secolo.

Dovrebbe imparare a non pensare al passato, ma


ricordava perfettamente il giorno nel quale la sua
antica vita era stata sconquassata. Lo svenimento la
battè improvvisamente, neanche gli fece tempo dire:
Oh-oh. Ritornò dietro nel tempo. Né un sonno né una
visione. Il ricordo la scopò con tanta forza che sentì
come se fosse lì stesso.

Il suo ultimo compleanno. Aveva appena compiuto


tredici. Ma non fu il passato dicembre. Fu il 17 di
dicembre di 1941, l'ultimo giorno che visse in Nuovo
Orleans.Capítulo 6HazelHAZEL stava Camminando
Verso Casa Sola, veniva dalle stalle. Malgrado il
pomeriggio fosse freddo, era spaventata per il caldo.
Sammy l'appena aveva baciato nella guancia.

Il giorno era stato pieno di alti e bassi. I ragazzi della


scuola si erano presi gioco di lei per sua madre,
chiamandola strega ed altri molti nomi. Quell'era stato
per un buon momento, ovviamente, ma le cose
diventarono più brutte ancora. C'erano dappertutto
dicerie sulla maledizione di Hazel. La scuola si
chiamava Accademia Santa Anges per Ragazzi di
Colore ed indi, un nome che non aveva cambiato per
molti anni. Come il suo nome indicava, il posto
mascherava un posto strapieno di crudeltà sotto un
travestimento di gentilezza.

Hazel non capiva come gli altri ragazzi neri potevano


essere tanto cattivi con lei. Essi dovrebbero essere
quelli che meglio conosceva quello che era dovere
convivere giorno per giorno con insulti. Ma la
gridavano e gli rubavano il pranzo, sempre
chiedendolo di quelli famosi gioielli: "Dove stanno
quelli diamanti maledetti, ragazza? Dammi alcuni
pochi o ti attaccherò!" la spingevano verso la fonte e
gli lanciavano rocce se cercava di avvicinarsi a
durante il passatempo.

Nonostante l'orribili che erano, Hazel non diede loro


mai né diamanti né prego. Non odiava tanto nessuno
di quella maniera. Inoltre, aveva un amico, Sammy, e
quell'era sufficiente.

Scherzare con che era lo studente perfetto del Santa


Agnes piaceva a Sammy. Era americano-messicano, per
quello che si considerava sé stesso di colore ed indio.

—Dovrebbero darmi una doppio escolaridad—decía.

Non era grande né forte, ma aveva un sorriso pazzo


che gli faceva ridere a Hazel.

Quello pomeriggio l'aveva portata alle stalle dove


lavorava come ragazzo. Era solo un club di ippico ‘per
bianco ', ovviamente, ma era chiuso i giorni lavorativi
e, durante la guerra, si disse che il club dovrebbe
dovere gettare la chiusura fino a che i giapponesi
fossero stati vinti ed i soldati ritornassero a casa.
Sammy poteva colare di nascosto a Hazel per aiutarlo
a badare ai cavalli. Una volta montavano ogni dato
periodo di tempo a cavallo.

Hazel amava i cavalli. Sembravano essere le uniche


creature viventi che non erano spaventate di lei. La
gente l'odiava. I gatti la sbuffavano. I cani
l'abbaiavano. Perfino lo stupido criceto della classe
della signorina Finley cigolava di terrore quando gli
dava una carota. Ma i cavalli no. Quando stava sulla
sedia, poteva andare tanto rapido che le gemme
preziose non avevano opportunità di uscire alla
superficie. Risentiva quasi completamente libero della
sua maledizione.

Quello pomeriggio, si era scelto ad un riproduttore


roano bruno con un prezioso crine nero. Galoppò
tanto rapidamente per i campi che lasciò dietro a
Sammy. Quando la raggiunse, egli ed il suo cavallo
stavano senza alito.

—Di che cosa fuggi? —rise—. Sono brutto, ma non è per


tanto, non credi?

Faceva troppo freddo per un picnic, ma di tutte forme,


stavano facendo uno, sotto un gran magnolio coi
cavalli legati in un steccato di legno vicino. Sammy
aveva comprato una magdalena con una candela di
compleanno che era stato schiacciata durante il
percorso ma continuava ad essere la cosa più dolce di
Hazel non aveva visto mai. La partirono in due e la
condivisero.

Sammy parlò della guerra. Voleva essere il


sufficientemente maggiore come per potere andare.
Domandò a Hazel se gli scriverebbe lettere se fosse un
soldato andando ad oltremare.

—Ovviamente, tonto—dijo.

Sorrise. Allora, come se si muovesse con un impulso


repentino, si dondolò e la baciò nella guancia.

—Buon compleanno, Hazel.

Non era troppo. Solo un bacio, neanche nelle labbra.


Ma Hazel sentì come se stesse galleggiando. A fatica
ricordava quello percorsa di giro alle stalle, neanche si
ricordò di salutare Sammy. Egli disse: Ci vediamo
domani", come sempre faceva. Ma la non gli girerebbe
mai a vedere.

Quando era ritornato al Quartiere Francese, oscurava


già. Quanto più si avvicinava a casa sua, il sentimento
di caldo spariva, ed era rimpiazzato per terrore.

Hazel e sua madre, la Regina come Marie, gli piaceva


essere chiamata, viveva in un vecchio appartamento
sopra ad un club di jazz. Malgrado la guerra avesse
appena cominciato, c'era un'aria festiva nell'aria.
Nuove reclute non tarderebbero a deambulare per le
strade, ridendo e parlando di combattere giapponesi.
Si farebbero tatuaggi nei saloni o proporrebbero
matrimonio ai suoi amati cuori nel bulevard. Alcuni
salirebbero a casa della madre di Hazel affinché
leggessero loro la fortuna o comprare incantesimi di
Marie Levesque, la famosa regina del grisgrís.

—L'hai sentito? —dirà uno—. Due centesimi per questo


incantesimo di buona fortuna. Lo diedi ad un ragazzo
che conosco, e dice che è un vero pezzo di argento.
Vali per lo meno circa venti dollari! Questa strega stai
pazza!

Per un momento, quella conversazione dava alla


regina Marie molto lavoro. La maledizione di Hazel
cominciò ad apparire lentamente. Primo sembrava una
benedizione. Le pietre preziose e l'oro solo apparivano
di tanto non appena, mai in grandi quantità. La regina
Marie pagava le fatture, ed esse mangiavano filetto per
cenare una volta alla settimana. Perfino Hazel si
comprò un vestito nuovo. Ma le dicerie cominciarono
ad estendersi. I locali cominciarono a dare si racconta
delle cose orribili che passavano alle persone che
compravano quegli incantesimi di buona fortuna o
erano pagati coi tesori della regina Marie. Charlie
Gasceaux perse il suo braccio in una mietitrebbia
quando vestiva un braccialetto di oro. Il signore Henry
soffrì un attacco al cuore nel suo negozio dopo che la
regina Marie aveva pagato la sua domanda con un
rubino.

La gente cominciò a sussurrare su Hazel ed a


domandarsi come poteva trovare quelli gioielli
maledetti solo con camminare per la strada. Quelli
giorni quelli che non erano della città normalmente
visitavano solo sua madre, e neanche non erano
troppi. La madre di Hazel normalmente stava quasi
sempre di cattivo genio. Soleva lanciare sguardi di
risentimento a sua figlia.

Hazel salì per le scale la cosa più silenziosa che potè,


per se sua madre aveva un cliente. Nel club del piano
di sotto, la banda stava suonando i suoi strumenti. La
panetteria della porta di al lato aveva cominciato a
fare beignets per il giorno dopo, riempendo la scala
dell'odore del burro infornato.

Quando arrivò a casa sua, Hazel credè avere sentito


due voci dentro il suo appartamento. Ma quando era
entrato nel salone, sua madre era sola nel tavolo di
sessioni, con gli occhi chiusi, come se stesse in trance.

Hazel l'aveva vista in quella maniera molte volte,


facendo che parlava con gli spiriti per i suoi clienti,
ma mai quando ella era sola. La regina Marie aveva
detto sempre a Hazel che il suo grisgrís era tiritere.
Neanche credeva in realtà nei suoi incantesimi, né
nelle sue divinazioni, né in fantasmi. Ella era solo
un'interprete, come una cantante o un'attrice,
facendo un spettacolo per denaro.

Ma Hazel sapeva che sua madre sé che credeva in


alcuno magia. La maledizione di Hazel non erano
tiritere. La regina semplicemente Marie non voleva
credere che era la sua colpa, come se ella avesse fatto
in qualche modo così a Hazel.

—Fu il tuo maledetto padre—le grugnirebbe la regina


Marie quando stava di molto cattivo umore—. Venendo
qui col suo meraviglioso abito argentato e nero. Per
una volta che convoco in realtà ad un spirito e, che
cosa ottengo? Compiace il mio desiderio e rovina la
mia vita. Sarebbe potuto essere in realtà una regina. È
per colpa sua che diventassi così.

Non gli aveva spiegato mai che cosa voleva dire, e


Hazel aveva imparato a non domandare su suo padre.
La cosa unica che otteneva era irritare sua madre.

Mentre Hazel la guardava, la regina Marie mormorava


qualcosa per sé stessa. Il suo viso era calmata e
rilassata. Hazel era impressionata della cosa bella che
sembrava, senza il cipiglio corrugato né le pieghe in
davanti suo. Aveva una lunga chioma di una marrone
doratura come Hazel, e la stessa costituzione oscura,
di carnagione marrone come i grani di caffè tostatura.
Non vestiva quelli spiritosi vestiti di colore zafferano
o quelli ciondoli dorati che portava per impressionare
i clienti se non che portava messo un semplice vestito
bianco liscio. Ancora così, continuava ad avere
quell'aria reale, seduta retta e con tutta la sua dignità
nella sua sedia dorata come se fosse in realtà una
regina.

—Starai sicuro aquí—murmuró—. Lontano dai dei.

Hazel soffocò un grido. La voce che uscì da sua madre


non era la sua. Era quella di una donna più maggiore.
Il tono era dolce e soave, ma anche inquisitivo, come
un hipnotista dando ordini.
La regina Marie si tese. Si agitò nella sua trance, allora
parlò con la sua voce normale:

—Sta molto lontano. Molto freddo. Molto pericoloso.


Mi disse che non…

L'altra voce rispose:

—Che cosa ha fatto per te? Ti diede una figlia


avvelenata! Ma possiamo usare il suo dono per bene.
Possiamo restituircela ai dei. Starai basso la mia
protezione nel nord, lontano dal dominio dei dei. Farò
da mio figlio il tuo protettore. Finalmente vivrai come
una vera regina.

La regina Marie tremò:

—Ma a Hazel che cosa egli…?

Il suo viso si contorse in un gesto sdegnoso. Entrambe


le voci suonarono all'unisono, come se fossero di
accordo in qualcosa.

—Figlia avvelenata.

Hazel retrocedè giù dalle scale, col polso accelerato.

Nel pianterreno, sbattè contro un uomo che vestiva un


abito oscuro. L'afferrò per le spalle con alcuni dita
forti e freddi.

—Sta già, niña—dijo l'uomo.


Hazel vide il suo anello argentato in forma di teschio
nel suo dito e l'estranea tessuto del suo abito. Nelle
ombre, il nero solido sembrava convertirsi e
trasformarsi, creando immagini di visi agonici, come
se le anime perse cercassero di scappare dalle pieghe
dei suoi vestiti.

La sua cravatta era nera con righe argentate. La sua


camicia era di una grigia colore ombra. Il suo viso… il
cuore è uscito quasi a Hazel dalla bocca. La sua pelle
era tanto bianca che sembrava quasi azzurro, come il
latte freddo. Aveva un cespuglio sdegnoso di capelli
neri. Il suo sorriso era gentile, ma i suoi occhi erano
feroci e furiosi, pieni di pazzia. Hazel aveva visto
quello sguardo nei notiziari nel cinema. Quell'uomo
sembrava come quell'orribile tipo chiamato Adolf
Hitler. Non aveva baffo, ma di tutte forme era potuto
essere il gemello di Hitler, o perfino suo padre.

Hazel cercò di disfarsi di quello pensiero. Perfino


quando l'uomo la sciolse, non potè muoversi. I suoi
occhi la congelarono nel posto.

—Hazel Levesque—dijo con voce malinconica—. Sei


cresciuto.

Hazel cominciò a tremare. Nel ripiano delle scale, il


suolo di cemento scricchiolò sotto i piedi dell'uomo.
Una pietra brillante uscì dal ripiano come se la terra
avesse sputato un seme di anguria. L'uomo la guardò,
senza essere sorpreso. Si chinò.

—No! —Gridò Hazel—. Sii maledetta!


Raccolse la pietra, un smeraldo perfetto.

—Sì, lo è. Ma non fermi io. È tanto bella… vale più che


questo edificio, suppongo—lasciò cadere lo smeraldo
nella sua tasca—. Sento il tuo destino, bambina.
Immagino che mi odierai.

Hazel non capiva niente. L'uomo suonava triste, come


se egli fosse stesso il responsabile della sua vita. La
verità gli venne allora improvvisamente: un spirito
grigio e nero che aveva compiaciuto i desideri di sua
madre e dissestato la sua vita.

I suoi occhi si aprirono.

—Tu? Tu sei mio…

Gli mise la mano abbasso il suo mento.

—Sono Plutone. La vita non è mai facile per i miei figli,


ma tu hai un carico speciale. Ora che hai tredici,
dobbiamo fare previsioni…

Ella separò la sua mano.

—Mi hai fatto tu quello? —gli chiese—. Mi hai


maledetto tu a me e mia madre? Ci hai lasciato sole?

I suoi occhi si riempirono di lacrime. Quell'uomo


bianco col suo fine abito era suo padre? Ora che aveva
tredici, si mostrava per la prima volta e chiedeva
perdono?
—Sei malvagio! —gli gridò—. Hai rovinato le nostre
vite!

Gli occhi di Plutone si socchiusero.

—Che cosa si è raccontato tua madre, Hazel? Non si è


spiegato mai il suo desiderio? O ti contò perché
nascesti sotto una maledizione?

Hazel era troppo arrabbiato per parlare, ma Plutone


sembrava leggere le domande nel suo viso.

—No…—suspiró egli—. Suppongo che sarebbe molto più


facile gettarmi la colpa.

—Che cosa vuoi dire?

Plutone sospirò.

—Povera bambina. Nascesti troppo presto. Non posso


vedere il tuo futuro con chiarezza, ma qualche giorno
troverai il tuo posto. Un discendente di Nettuno ti
toglierà la tua maledizione e ti darà pace. Mi temo che
quello non succederà di qui a molti anni…

Hazel non capì niente di quello. Prima che potesse


rispondere, Plutone l'allungò la mano. Un quaderno di
disegno ed una scatola di matite di colore apparvero
nella palma della sua mano.

—Ho capito che ti piace l'arte e montare a caballo—


dijo—. Questo è per la tua arte. Ed in quanto ai
caballo…—sus occhi brillarono—. Quello, lo dovrai
verificare per te stessa. Ora devo parlare con tua
madre. Buon compleanno, Hazel.

Si girò e si diresse alle scale, come se Hazel fosse un


compito che fare nella sua lista di doveri. Fu come se
avesse detto: Buon compleanno. Vedi e fa' un disegno.
Ci vediamo in altri tredici anni.

Era stordita, arrabbiata e confusa che rimase


paralizzata nel ripiano. Voleva tirare le matite di
colori e calpestarli. Voleva lanciarsi sopra a Plutone ed
attaccargli calci. Voleva fuggire, trovare a Sammy,
rubare un cavallo, lasciare la città e non ritornare mai.
Ma non fece nessuna di quelle cose.

Al di sopra di lei, la porta dell'appartamento si aprì e


Plutone entrò.

Hazel continuava a tremare per il suo freddo tatto, ma


salì le scale per vedere che egli farebbe. Che cosa
direbbe alla regina Marie? Chi gli risponderebbe? La
madre di Hazel o quella voce orribile?

Quando arrivò alla porta, Hazel ascoltò una


discussione. Cercò di ascoltare qualcosa. Sua madre
sembrava essere ritornato alla normalità, gridava
arrabbiata, lanciando cose per le arie per tutto il
salone mentre Plutone cercava di ragionare con lei.

—Marie, è una locura—dijo—. Starai troppo lontano


affinché possa proteggerti.
—Proteggermi? —Gridò la regina Marie—. Quando mi
hai protetto?

L'abito oscuro di Plutone brillò, come se le anime


acchiappate nel tessuto si stessero agitando.

—Non hai né idea—dijo—. Ti ho mantenuto con vita, a


te e tua figlia. I miei nemici stanno da tutte le parti
contro i dei e gli uomini. Ora con la guerra, si metterà
solo peggio. Devi rimanere dove io possa…

—La polizia credi che sono una delinquente! —Gridò la


regina Marie—. I miei clienti mi trattano come se fossi
una strega! E Hazel… la sua maledizione sta
peggiorando. La tua protezione sta ammazzandoci.

Plutone estese le sue mani in un gesto di supplica.

—Marie, per favore…

—No! —La regina Marie si girò verso l'armadio, tirando


fuori la sua valigia di cuoio, e la lanciò sul tavolo—.
Noi vamos—anunció—. Puoi mantenere la tua
protezione. Andiamo al nord.

—Marie, è una trampa—le notò Plutone—. Chiunque


che ti sussurri all'udito, chiunque che stia mettendoti
in mio contro…

—Tu stesso mi hai messo in tuo contro! —prese un


vaso da fiori di ceramica e glielo lanciò. Si ruppe nel
suolo, ed alcune pietre preziose si estesero
dappertutto: smeraldi, rubini, diamantes…La
collezione intera di Hazel.

—Non sopravvivrete—disse Plutone—. Se andate al


nord, entrambe morrete. Quello posso prevederlo.

—Molto! —disse.

Hazel desiderò che Plutone rimanesse e discutesse.


Fosse quello che fosse di quello che sua madre stesse
parlando, a Hazel non gli piaceva. Ma suo padre estese
le sue mani nell'aria e si dissolse tra ombre… come se
fosse in realtà un spirito.

La regina Marie chiuse i suoi occhi. Respirò profondo.


Hazel ebbe paura che quell'estranea voce potesse
possederla di nuovo. Ma quando parlò, lo fece con la
sua voce normale.

—Hazel—le infilzò—, sale di dietro la porta.

Tremando, Hazel ubbidì. Si attaccò il blocco di disegno


e le matite di colori al petto.

Sua madre la studiò come se fosse una spiacevole


delusione. Una figlia avvelenata, avevano detto le voci.

—Fa' una maleta—le ordinò—. Andiamo via.

—A dove? —domandò Hazel.

—Ad Alaska—le rispose la regina Marie—. Ti facciamo


utile. Cominciamo una nuova vita.
La forma nella quale sua madre disse quello, suonò
come se andassero a creare una nuova vita per un
altro qualcuno o per un altro qualcosa.

—Che cosa volle dire Plutone? —Domandò Hazel—. È in


realtà mio padre? Disse che avevi chiesto un
desiderio…

—Vedi alla tua stanza! —Gli gridò sua madre—. Valigia!

Hazel fuggì, ed improvvisamente fu espulsa del


passato.

Nico stava scuotendolo per le spalle.

—L'hai fatto di nuovo.

Hazel sbattè le palpebre. Erano ambedue seduti nel


soffitto del santuario di Plutone. Il sole era più basso
nel cielo. C'erano più diamanti ad intorno suo, ed i
suoi occhi erano secchi di piangere.

—P…perdón—murmuró.

—Non passa nada—dijo Nico—. Dove stavi?

—Nell'appartamento di mia madre. Il giorno che ci


cambiamo.

Nico assentì. Capiva quella storia migliore che la


maggioranza della gente. Anche egli era un bambino
degli anni 1940. Era nato un paio di anni dopo che
Hazel, ed era stato acchiappato in un hotel magico per
decadi. Ma il passato di Hazel era molto peggiore di
quello di Nico. Aveva causato tanto danno e tanto
mistero…

—Devi lavorare per controllare quelli recuerdos—le


notò Nico—. Se un flashback come quello si scuote in
un combattimento…

—Il sé—dijo—. Lo tento.

Nico gli prese la mano.

—Sta bene. Credo che sia un effetto secondario di… sai


già, il tuo soggiorno nell'Inframundo. Con fortuna si
diminuirà l'effetto col passo del tempo.

Hazel non era sicuro di quello. Dopo otto mesi, gli


svenimenti sembravano peggiorare, come se la sua
anima stesse affrontando vivere contemporaneamente
in due periodi di tempo distinto. Nessuno aveva girato
prima della morte, almeno non della forma nella che
ella gli aveva fatto. Nico cercava di tranquillizzarla,
ma nessuno di essi sapeva che cosa passerebbe.

—Non posso girare al nord di nuevo—dijo Hazel—.


Nico, se ritorno al posto dove passò…

—Starai bien—le promise—. Questa volta hai amici.


Percy Jackson… deve una carta interpretare in tutto
questo. Puoi notarlo, verità? È una buona persona per
avere al tuo fianco.

Hazel ricordò quello che Plutone gli disse dietro


tempo: Un discendente di Nettuno ti toglierà la
maledizione e ti darà pace.

Sarebbe Percy? Magari, ma Hazel sentì che non


sarebbe facile. Non era sicuro che sopravvivesse
almeno a quello che li aspettava nel nord.

—Da dove viene? —ella domandò—. Perché i fantasmi


lo chiamano greco?

Prima che Nico potesse rispondere, le corna


suonarono per il fiume. I legionari si riunivano per
l'assemblea di quella notte.

—Sarà migliore che bajemos—dijo Nico—. Ho la


sensazione che i giochi bellici di questa notte sono
interesantes.Capítulo 7HazelDURANTE Quello Verso
Giro, HAZEL Diede Un Scivolone Con Una Sbarra Di
Oro.

Non sarebbe dovuto correre tanto rapido, ma aveva


paura che arrivasse tardi all'assemblea. La Quinta
Coorte aveva i centurioni più simpatici
dell'accampamento. Anche cosí, perfino essi la
dovrebbero punire se arrivava tardi. Le punizioni
romane erano dure: pulire le strade con un spazzolino
da denti, lavare gli ovili dei tori dell'anfiteatro, essere
cucito ad un sacco pieno di donnole furiose ed essere
lanciato al Piccolo Tevere… le opzioni non erano
troppo buone.

La sbarra di oro uscì in tempo dal suolo giusto affinché


il suo piede la battesse. Nico cercò di prenderla, ma
ella cadde e si grattò le mani.

—Stai bene?

Nico si inginocchiò al suo fianco e raggiunse la sbarra


di oro.

—No! —lo notò Hazel.

Nico rimase congelato.

—Certo. Mi dispiace. È che è… sacri dei! Questo è


enorme.

Tirò fuori una bottiglia da nettare della sua giacca di


aviatore e versò un po' nelle mani di Hazel.
Immediatamente i tagli cominciarono a guarire.

—Puoi alzarti?

L'aiutò ad alzarsi. Ambedue guardarono l'oro. Era del


volume di una sbarra di pane, con vari numeri
stampati e le parole ‘Tesoro degli Estados '.

Nico inclinò la testa.

—Come nel Tartaro ha…?

—Non il sé—dijo Hazel, miserabilmente—. È potuto


stare seppellito qui per ladri o lasciato qui dietro per
un vagone cientos di anni. Chissà sia venuto qui dalla
banca più vicina. Quello che ci sia nel suolo, se sta
vicino a me, finisce per uscire. E quanto più valore
ha…

—Più pericoloso es—Nico corrugò il cipiglio—. Non


dovremmo nasconderlo? Se lo trovano i fauni…

Hazel si immaginò un nuvola fungo uscendo dalla


strada, con fauni al forno volando per le arie in tutte
direzioni. Era troppo orribile per immaginarlo.

—Dovrebbe affondare nel suolo dopo l'avere lasciato,


ma suolo per essere sicuri…

Stava praticando quello trucco, ma mai con qualcosa


di tanto pesante e denso. Si incentrò nella sbarra e
cercò di concentrarsi.

L'oro levitó. Concentrò la sua ira, qualcosa che non era


facile, odiava quell'oro, odiava quella maledizione,
odiava ricordare il suo passato e quelli giorni nei quali
cedeva. Le sue dita tremarono. La sbarra dorata brillò
di caldo.

Nico inghiottì saliva.

—Hazel? Sei sicura?

Chiuse il pugno. L'oro si strusse in mastice. Hazel


forzò l'oro a che si trasformasse in un gigante e
brillante anello. Allora mirò la mano verso il suolo. Il
suo donut di due milioni di dollari si esplose contro il
suolo. Affondò, dietro lui rimase solo una cicatrice
nella terra fresca.
Gli occhi di Nico si aprirono.

—Quello è stato… terrificante.

Hazel non credè che fosse tanto impressionante


comparato coi poteri di un ragazzo che poteva
rianimare scheletri e portare alla gente della morte,
ma fece bene sorprenderlo, per variare.

Nell'accampamento, le corna suonarono di nuove. Le


coorti si starebbero riunendo alla chiamata, e Hazel
non desiderava essere cucita ad un sacco di donnole.

—Andiamo! —disse a Nico, e corsero alle porte.

La prima volta che Hazel vide alla legione riunirsi, si


era sentito intimorita, quasi aveva sentito voglia di
uscire correndo ai barracones per nascondersi. Perfino
dopo essere stato nell'accampamento per nove mesi,
lo seguiva trovando impressionante.

Le prime quattro coorti, ognuna di quaranta forti


bambini, si mantenevano in colonna davanti alle sue
baracche ad ogni lato della Via Praetoria. La Quinta
Coorte si riunì alla fine, davanti a quello comincia,
poiché le sue baracche erano situate nell'angolo
posteriore dell'accampamento vicino alle stalle ed alle
latrine. Hazel dovette correre per tra tutta la legione
per raggiungere il suo posto.

I campeggiatori erano vestiti per la guerra. Le sue


immacolate quote di maglia e corazze brillavano al di
sopra delle magliette violette ed i blue-jeans. I suoi
caschi erano decorati con design di spade e teschi.

Perfino i suoi stivali di combattimento di cuoio


sembravano feroci con le sue punte di ferro, perfette
per la marcia attraverso il fango o per scalciare culi.

Davanti ai legionari, come una fila di schede giganti di


domino, si sollevavano i suoi scudi rossi e dorati,
ognuno del volume della porta di un frigorifero. Ogni
legionario caricava con una lancia in forma di arpione
chiamato pilum, una gladius, una daga ed altre cento
libbre di armamento. Se non sei in forma quando
arrivi alla legione, non starai così più molto tempo.
Solo con camminare con la tua armatura era un lavoro
fisico di usura.

Hazel e Nico corsero per la strada mentre tutto il


mondo si girava per guardarli, per quello che la sua
entrata chiamò abbastanza l'attenzione. Le sue
impronte risuonarono per le pietre. Hazel cercò di
evitare il contatto visuale, ma beccò ad Octavian in
testa della Prima Coorte sorridendolo, con macchia di
presuntuoso infoderato nel suo casco di centurione
piumato con una dozzina di medaglie legate al suo
petto.

Hazel continuava ad essere furiosa per il suo ricatto di


prima. L'auspice stupido ed il suo dono della profezia,
di tutto il mondo nell'accampamento, perché doveva
essere egli quello che scoprisse segreti? Era sicura che
glielo avrebbe detto prima settimane se non avesse
saputo che i suoi segreti valevano la pena per usare
come ricatto. Desiderò potere continuare ad avere la
sbarra di oro per lanciarsila nel viso.

Passarono a Reyna che stava andando a mezzo galoppo


di un lato per altro montata nel suo Pegaso, Scipione,
soprannominato Skippy perché era del colore del
burro di arachide. I cani metallico Aurum ed Argentum
trottavano ad ogni lato. La sua cappa violetta di
ufficiale ondeggiava dietro lei.

—Hazel Levesque—la chiamò—, tutto un onore che ti


riunisca con noi.

Hazel sapeva che non doveva rispondere. Non portava


la maggior parte della sua squadra, ma corse al suo
posto nella colonna di fianco a Frank e si erse, attenta.
Il suo centurione leader, un ragazzo di diciassette anni
chiamato Dakota, stava chiamando la giostro allora,
l'ultima della lista.

—Presente! —ella cigolò.

Grazie ai dei. Tecnicamente, non era arrivato tardi.

Nico si unì a Percy Jackson che stava in piedi vicino ad


un paio di guardie. I capelli di Percy erano umidi dei
bagni. Si era messo vestiti freschi, ma sembrava
continuare ad essere scomodo. Hazel non poteva
incolparlo. Stava per essere presentato a due cientos
bambini altamente armati.

I lari erano gli ultimi di presentarsi. Le sue forme


violette sbattevano le palpebre mentre si impiegavano
nei suoi posti. Avevano la fastidiosa abitudine di stare
in piedi metà della strada tra i viva, per quello che le
file sembravano una fotografia torbida, ma finalmente
i centurioni li ottennero ordinare.

Octavian gridò:

—Colora!

I portatori degli stendardi si affrettarono. Vestivano


pelli di leone e sottomettevano pali decorati con gli
emblemi di ogni coorte. L'ultimo in presentare andò
via Jacob, il portatore dell'aquila della legione.
Sottometteva un lungo stendardo con assolutamente
niente alla fine. Il lavoro si supponeva che era tutto un
onore, ma Jacob, ovviamente, l'odiava. Perfino benché
Reyna insistesse nel seguire con la tradizione, ogni
volta che il palo senza aquila era alzato, Hazel potè
sentire l'afa espandendosi per tutta la legione.

Reyna fece che il suo pegaso si trattenesse.

—Romani! —annunciò—. Probabilmente avrete sentito


l'incursione di oggi. Due gorgonas fu lanciato al fiume
per un appena arrivato, Percy Jackson. Juno stesso lo
guidò fino a qui, e lo proclamò come figlio di Nettuno.

I ragazzi nelle file del fine allungarono i suoi colli per


potere vedere a Percy. Alzarono la sua mano per
salutare a Percy.

—Desidera unirsi alla legión—continuó Reyna—. Che


cosa dicono i presagi?
—Ho letto le viscere! —Annunciò Octavian, come se
avesse appena ammazzato un leone con le sue mani
nude più che avere spezzato un panda di peluche—. I
presagi dicono che sarà favorevole. Sii qualificato per
servire!

I campeggiatori attaccarono un grido:

—TRENO AD ALTO VELOCITÀ! TRENO AD ALTO


VELOCITÀ!

Frank arrivò un po' tardi col suo ‘uccello ', per quello
che risuonò inopportunamente. Alcuni legionari
risero.

Reyna fece un segno agli ufficiali veterano affinché si


affrettassero, uno per ogni coorte. Octavian, il
centurione più veterano, si girò a Percy.

—Recluta—preguntó—, hai credenziali? Alcuno lettera


di riferimento?

Hazel ricordò il giorno del suo arrivo. Un mucchio di


ragazzi portavano lettere di semidei maggiore del
mondo esterno, adulti che sono stati veterano
nell'accampamento. Alcuni recluta hanno
patrocinatori ricchi e famosi. Alcune erano la terza o
quarta generazione di campeggiatori. Una buona
lettera poteva darti una buona posizione nelle migliori
coorti, a volte perfino lavori speciali come il
messaggero della legione che ti lasciava esente del
lavoro sporco come scavare fossi o coniugare i verbi
latini.
Percy cambiò in piedi il peso.

—Lettere? Ehi… no.

Octavian si grattò il naso.

Ingiusto! Volle gridare Hazel. Percy aveva caricato una


dea all'accampamento. Che migliore raccomandazione
che quello? Ma la famiglia di Octavian erano stati
piccoli nell'accampamento per un secolo. Gli piaceva
ricordare agli altri campeggiatori che erano meno
importanti di lui.

—Senza cartas—Octavian disse con pesare—. Qualche


legionario scommette su lui?

—Io lo farò! —Frank si affrettò—. Mi salvò la vita!

Ci furono immediatamente grida di protesta di altre


coorti. Reyna alzò la sua mano per chiedere silenzio e
guardò a Frank.

—Frank Zhang—dijo—, per la seconda volta questo


giorno, ti ricordo che stai in probatio. Il tuo parente
divino non ti ha reclamato ancora. Non stai in
condizioni di scommettere su nessun altri
campeggiatori fino a che non ti sia guadagnato la tua
prima linea.

Frank sembrava sul punto di morire di vergogna.

Hazel non poteva lasciargli appeso. Uscì dalla fila e


disse:

—Quello che Frank vuole dire è che Percy salvò le


nostre vite. Sono un membro della legione in plenum
destro. Io scommetterò su Percy Jackson.

Frank la guardò, grato, ma gli altri campeggiatori


cominciarono a mormorare. Hazel riuniva i requisiti
necessari. Aveva ottenuto prima una linea alcune
settimane, ed il ‘atto di valore ' che aveva ottenuto era
stato quasi per incidente. Inoltre, ella era figlia di
Plutone, ed un membro della disperata Quinta Coorte.
Non faceva molto favore a Percy appoggiandolo.

Reyna torse il naso, ma si girò ad Octavian. L'auspice


sorrise e si avvilì di spalle, come se l'idea
l'impressionasse. Perché no? pensò Hazel. Mettendo a
Percy nella Leva gli farebbe molto qualcosa meno che
una minaccia, ed ad Octavian gli piaceva mantenere
tutti i suoi nemici in un stesso posto.

—Molto bien—anunció Reyna—. Hazel Levesque, dovrai


rispondere per il recluta. La tua coorte l'accetta?

Frank battè il suo scudo contro il suolo. Gli altri


membri della Cinquina gli seguirono, malgrado non
sembrassero troppo emozionati. I suoi centurioni,
Dakota e Gwen, scambiarono sguardi tremendi, come
se dicessero: Là andiamo di nuovo.

—La mia coorte ha hablado—dijo Dakota—. Accettiamo


il recluta.
Reyna guardò a Percy con pena.

—Auguri, Percy Jackson. Stai di probatio. Ti daranno


una tavoletta col tuo nome e coorte. In un anno, o non
appena completi un atto di valore, ti trasformerai in
un membro completo della Dodicesima Legione
Fulminata. Serve a Roma, obbedisce alle regole della
legione, e difende l'accampamento con onore. Senatus
Populusque Romanus!

Il resto della legione assentì il grido.

Reyna condusse al suo pegaso lontano da Percy, come


se fosse orgogliosa di finire con lui. Skippy estese le
sue preziose ali. Hazel non aiutò sentendo un attacco
di invidia. Darebbe qualunque cosa per un cavallo
come quello, ma quello non succederebbe mai. I cavalli
erano soli per ufficiali, o cavalleria barbara, non ferma
i legionari romani.

—Centuriones—dijo Reyna—, voi e le vostre truppe


avete un'ora per la cena. Allora ci troveremo nei
Campi di Marte. La Prima e la Seconda Coorte
difenderanno. La Terza, il Quarto e la Leva
attaccheranno. Che Fortuna vi accompagni!

Una gran ovazione si estese per l'accampamento a


causa della cena e dei giochi bellici. Le coorti ruppero
formazione e corsero verso la sala da pranzo.

Hazel richiamò a Percy che si era aperto strada


attraverso la moltitudine con Nico al suo fianco. Per
sorpresa di Hazel, Nico gli sorrideva.
—Buon lavoro, hermanita—dijo—. Hai avuto molto
valore scommettendo su lui.

Non l'aveva chiamata mai prima "sorellina." Si


domandò se aveva chiamato così Bianca.

Uno dei guardia aveva dato a Percy la placca col nome


dei probatio. Percy la mise nel suo ciondolo di cuoio
con gli estranee conti.

—Grazie, Hazel—dijo—. Ehi… che cosa significa


esattamente quello di scommettere su me?

—Garantisco il tuo buon comportamiento—le spiegò


Hazel—. Ti insegno le norme, rispondo le tue
domande, mi assicuro che non faccia cadere in
disgrazia alla legione.

—E… se faccio male qualcosa?

—Allora c'ammazzano ai dos—dijo Hazel—. Affamato?


Andiamo a comer.Capítulo 8HazelAL Meno Il Cibo
Dell'Accampamento Era Buono. Spiriti invisibili del
vento, l'aura, servivano i campeggiatori e sembravano
sapere esattamente che volevano. Soffiavano i piatti e
bicchieri tanto rapido che la sala da pranzo sembrava
un uragano di delizie. Se ti alzavi troppo rapido potevi
sbattere contro un piatto di ebreo o battuto per un
pollo arrosto.

Hazel chiese un quingombó di gamberetto, il suo cibo


preferito. Le faceva ricordare quell'epoca di bambina
piccola a Nuova Orleans, prima che avesse la
maledizione e sua madre diventasse tanto acida. Percy
chiese un hamburger con formaggio ed una bibita
strana che era di un azzurro brillante. Hazel non capì
quello, ma Percy lo provò e sorrise.

—Questo mi fa feliz—dijo—, non so perché ma… mi fa


felice.

Solo per un momento, una dell'aura diventò visibile,


una piccolo élfica in un vestito di seta bianca. Rise
scioccamente mentre serviva il bicchiere da Percy, e
sparì con una risata.

La sala da pranzo sembrava specialmente rumorosa


quella notte. La risata risuonava per tra le pareti.
Stendardi bellici scricchiolavano delle travi di cedro
del tetto ed ondeggiavano menti l'aura soffiavano di
un lato ad un altro, mantenendo i piatti di tutto il
mondo pieno. I campeggiatori cenavano allo stile
romano, seduti in poltrone attorno a tavoli bassi. I
ragazzi stavano costantemente alzandosi e scambiando
posti, estendendo dicerie su chi gli piaceva a chi ed
ogni tipo di pettegolezzi.

Come sempre, la Quinta Coorte aveva il luogo di meno


onore. I suoi tavoli stavano alla fine della sala da
pranzo vicino alla cucina. Il tavolo di Hazel sempre era
sovraffolata. Quella notte erano ella, Frank, come
sempre, con Percy e Nico ed il suo centurione, Dakota,
che si sedeva lì perché, suppose Hazel, si sentiva
obbligato a dare il benvenuto alla nuova recluta.
Dakota si inclinò con tristezza nella sua poltrona,
mescolando zucchero nella sua bibita ed
inghiottendola. Era un ragazzo robusto coi capelli neri
ricci ed alcuni occhi che non erano del tutto retti per
quello che Hazel sentiva come se il mondo desse giri
ogni volta che lo guardava. Non era buono segno che
stesse bevendo tanto a quelle ore della notte.

—Entonces…—eructó, muovendo il suo calice—.


Benvenuto alla Percy, fiesta—frunció il cipiglio—.
Festa, Percy. Quello che sia.

—Eh…gracias—dijo Percy, ma la sua attenzione era


centrata in Nico—. Mi domandavo se potessimo
parlare, sai già… ecceda dove ci ci saremmo avere visto
prima.

—Claro—dijo Nico un po' troppo rapido—. La cosa è


che passo la maggior parte del tempo nell'Inframundo.
Cosicché non sia che ci siamo trovati in qualche modo
lì…

Dakota sciolse un rutto.

—Lo chiamano ambasciatore di Plutone. Reyna non sa


mai che cosa fare con questo tipo quando viene da
visita. Avresti dovuto vedere il suo viso quando si
presentò con Hazel, domandando a Reyna se potrebbe
ammetterla. Non vi offendiate.

—Tranquilo—Nico sembrava alleviato di avere


cambiato tema—. Dakota fu molto gentile
scommettendo su Hazel.
Dakota si vergognò.

—Sì, buono… Sembrava una buona ragazza. E sembra


essere che avesse ragione. L'ultimo mese, quando mi
salvò di… sapete già.

—Oh, zio! —Frank alzò la vista delle sue patate—.


Percy, l'avresti dovuta vedere! Così è come Hazel
ottenne la sua linea. Gli unicorni decisero di fare un
scoppio…

—Non fu nada—dijo Hazel.

—Niente? —Protestò Frank—. Dakota sarei potuto


morire calpestato! Ti mettesti davanti ad essi, li
scacciasti e lo salvasti la vita. Non aveva visto mai a
nessuno fare niente somiglianza.

Hazel si morse il labbro. Non gli piaceva parlare di ciò,


e si sentiva scomoda con la forma nella che Frank la
trattava come un'eroina. In realtà, era più spaventata
degli unicorni potessero ferirsi tra essi. Le sue corna
erano di un metallo prezioso, tra oro ed argento,
cosicché glieli sistemò per controllarli
concentrandosi, portando agli animali per le corna e
guidandoli fino alle stalle. Aveva ottenuto il suo posto
nella legione, ma aveva cominciato anche a provocare
dicerie su strani poteri, dicerie che gli facevano
ricordare i brutti giorni del passato.

Percy la studiò. I suoi occhi di un verde mare le


facevano sentire si inquieta.
—Vi allevaste insieme tu e Nico? —domandò.

—No—Nico rispose per lei—. Seppi che Hazel era mia


sorella è da poco. È di Nuova Orleans.

Quell'era verità, ovviamente, ma non tutta la verità.


Nico lasciava alla gente credere che l'aveva trovata per
l'attuale Nuova Orleans e l'aveva portata
all'accampamento. Era più facile di raccontare la vera
storia.

Hazel cercò di farsi passare per una ragazza attuale.


Non era facile. Fortunatamente, i semidei non usavano
troppa tecnologia nell'accampamento. I suoi poteri
tendevano ad impazzire agli apparati elettronici. Ma
quasi la prima volta che aveva visto Berkeley, svenne
dello spavento. Televisioni, computer, iPods,
Internet… l'alleviava ritornare ad un mondo di
fantasmi, unicorni e dei. Tutto quell'era meno
fantasioso dello stesso secolo XXI.

Nico continuava a parlare dei figli di Plutone.

—Non ci sono troppi di nosotros—dijo—, per quello che


dobbiamo rimanere uniti. Quando trovai a Hazel…

—Hai altre sorelle? —domandò Percy, come se sapesse


la risposta. Hazel Lei domando quando si erano
conosciuti egli e Nico, e quello che suo fratello
nascondeva.

—Una—admitió Nico—. Ma morì. Vidi il suo spirito un


paio di volte nell'Inframundo, eccetto l'ultima volta
che scesi…

Per restituirla alla vita, pensò Hazel, ma Nico non


disse quello.

—C'è ido—la voce di Nico diventò roca—. Era negli Elisi


che è il paradiso dell'Inframundo, ma ha scelto
rinascere in una nuova vita. Ora mai la girerò a vedere.
Fu sola fortuna che trovasse a Hazel… a Nuova Orleans,
mi riferisco.

Dakota sbuffò.

—Non sia che creda le dicerie che non stia dicendo che
lo faccia.

—Dicerie? —domandò Percy.

Dall'altro lato della stanza, il fauno Don gridò:

—Hazel!

Hazel non si era rallegrato mai tanto di vedere il


fauno. Non era permesso che entrasse
nell'accampamento, ma glieli sistemava sempre per
entrare. Mentre andava verso il tavolo, sorrideva a
tutto il mondo, beccava il cibo dei piatti e segnalava ai
campeggiatori: Ehi, chiamami! Una pizza volatile
sbattè contro la sua testa, e sparì dietro un sofà.
Quando arrivò, ancora sorridendo, mise intorno il suo
braccio.
—La mia ragazza favorita! —annusava come una capra
bagnata acchiappata in un formaggio. Guardò gli altri
sofà e provò i suoi cibi—. Ragazzo nuovo, mangi
quello?

Percy corrugò il cipiglio.

—I fauni non sono vegetariani?

—Ma non col hamburger con formaggio! Il piatto! —


Annusò i capelli di Percy—. Ehi, che cosa è
quell'odore?

—Don! —Disse Hazel—. Non essere maleducato.

—No, uomo, e suolo…

Il lare Vitellius apparve sbattendo le palpebre,


diventando visibile in mezzo al sofà di Frank.

—Fauni nella sala da pranzo! A dove arriviamo?


Centurione Dakota, fa' il tuo dovere.

—Dimmi! —Dakota brontolò col suo bicchiere—. Sto


cenando!

Don continuava ad annusare i capelli di Percy.

—Zio, hai un'unione empatica con un fauno.

Percy si inclinò allontanandosi da lui.

—Un che?
—Un'unione empatica! È molto diffuso, come se
qualcuno l'avesse soppresso, ma…

—So già che cosa potremmo fare! —Disse


improvvisamente Nico—. Hazel, come va se orientate a
Percy tra te e Frank? Dakota ed io possiamo andare al
tavolo del pretore. Don e Vitellius, potete venire
anche. Potremo discutere su strategie durante i giochi
bellici.

—Strategie per perdere? —mormorò Dakota.

—Il ragazzo della morte ha ragione! —Disse Vitellius—.


La legione lotta peggio di quello che lo faceva in
Giudea, e quello fu la prima volta che perdemmo
l'aquila. Perché… se io fossi l'addetto…

—Non posso mangiare un po' della stoviglia, in primo


luogo? —domandò Don.

—Andiamo! —Nico si alzò ed afferrò a Don e Vitellius


per le orecchie.

Nessuno eccetto Nico poteva toccare ai lari. Vitellius


sbuffò furioso mentre era trascinato verso il tavolo del
pretore.

—Oh! —Protestò Don—. Ragazzo, vigili coi capelli!

—Andiamo, Dakota! —lo chiamò Nico al di sopra della


spalla.
Il centurione si alzò malvolentieri. Si lavò la bocca,
inutilmente, perché era permanentemente macchiato
di rosso.

—Ci vediamo—si rimosse, come se fosse un cane


cercando di asciugarsi. Allora si allontanò, bevendo
del suo bicchiere.

—Di che cosa andava tutto quello? —Domandò Percy—.


E che cosa passa a Dakota?

Frank sospirò.

—Sta bene. È figlio di Bacco, il dio del vino. Ha un


problema con la bibita.

Percy aprì gli occhi.

—Gli lasciate bere vino?

—Per i dei, no! —Disse Hazel—. Quello potrebbe essere


un disastro. È un tossicodipendente al Kool-Aid rosso.
Se lo beve con tre volte più di zucchero del quale
porta già di per sé ed inoltre ha TDAH, sai già, turbo
per deficit di attenzione con iperattività. Uno di
questi giorni, la sua testa sfrutta.

Percy guardò verso il tavolo del pretore. La maggior


parte degli ufficiali veterano stavano intavolati in una
conversazione con Reyna. Nico e suoi due prigionieri,
Don e Vitellius, erano alzati dietro Nico. Dakota
andava e veniva tra una linea di scudi, sbattendo il suo
bicchiere contro essi come se fosse un xilofono.
—TDAH—dijo Percy—. Non mi dire.

Hazel cercò di non ridere.

—Buono, molti semidei lo sono. O dislessici. Solo per


essere un semidio significa che tuo i nostri cervelli
stanno fatti distinti. Come te, dicesti che avevi
problemi per leggere.

—Siete voi anche così? —domandò Percy.

—Non il sé—admitió Hazel—. Magari. Nei miei tempi, ci


chiamavano ragazzi vaghi.

Percy corrugò il cipiglio.

—Nei tuoi tempi?

Hazel si maledisse a sé stessa.

Per fortuna per lei, Frank disse:

—Magari avesse TDAH o dislessia. Tutto quella che ho


è intolleranza al lattosio.

Percy sorrise.

—Sul serio?

Frank sarebbe potuto essere il semidio più tonto di


tutti i tempi, ma Hazel credeva che fosse molto carino
quando faceva una smorfia. Le sue spalle crollarono.
—E mi piace anche il gelato.

Percy ride. Hazel non potè evitare di unirsi. Era


gradevole sedersi a cenare e sentirsi come se stesse tra
amici.

—D'accordo, ora decidme—dijo Percy—, che cosa c'è di


brutto con la Quinta Coorte? Voi siete geniali.

Il complimento gli fece sentire un solleticamento nei


piedi.

—È… complicato. A parte di essere un figlio di Plutone,


mi piace montare cavalli.

—È per quel motivo per quello che usi una spada di


cavalleria?

Assentì.

—È stupido, suppongo. Non si dovrebbe fare illusioni.


Assolo è un Pegaso in questo accampamento, quello di
Reyna. L'unicorni assolo si usano per la medicina,
perché il toglierli il corno cura il veleno e quello. Di
tutte forme, i romani hanno lottato sempre a piedi. La
cavalleria… la sottovalutano un po'. È per quel motivo
per quello che mi sottovalutano.

—Essi Lei il pierden—dijo Percy—. E tu, Frank?

—Tiro all'arco—murmuró—. Neanche piace loro, non


sia che sia figlio di Apollo. Allora hai una scusa. Spero
che mio padre sia Apollo, ma non lo so. Non mi è dato
molto bene la poesia. Non sono sicuro di volere essere
relazionato con Octavian.

—Non tu culpo—dijo Percy—. Ma sei geniale con l'arco.


Ricordi la forma con la quale abbattesti a quelle
gorgonas? Dimentica quello che la gente pensi.

Il viso di Frank girò ugualmente di rossa che il Kool-


Aid di Dakota.

—Magari potesse. Tutti pensano che potrebbe essere


un buon spadaccino perché sono grande e forte—chinò
lo sguardo verso il suo corpo, come se non potesse
credersi quello che vedeva—. Dicono che sono troppo
ragazzone per essere un arciere. Chissà se mio padre
potesse reclamarmi…

Mangiarono in silenzio per un paio di minuti. Un


padre che non ti reclamava… Hazel conosceva quella
sensazione. Notava che anche Percy poteva sentirlo.

—Hai domandato sulla Quinta—dijo ella, finalmente—.


Che perché la peggiore coorte è. Quello cominciò
prima di noi.

Segnalò alla parete nera, dove gli stendardi della


legione erano appesi.

—Vedi il vuoto vuoto nel centro?

—Il águila—dijo Percy.


Hazel rimase patidifusa.

Percy si avvilì di spalle.

—Vitellius stava parlando su come la legione perse


dietro la sua aquila tempo. La prima volta, ha detto.
Agì come se fosse una gran disgrazia. Suppongo che è
quello che manca. E per la forma con la che parlavate
prima tu e Reyna… suppongo che è perché l'aquila si
perse una seconda volta, più recentemente, e ha
qualcosa a che vedere con la Quinta Coorte.

Hazel annotò mentalmente non sottovalutare a Percy


di nuovo. Quando era appena arrivato, credeva che
fosse un po' tontorrón per le domande che faceva, sul
Festival della Goliardia e tutto quello, ma era
chiaramente più intelligente di quello che sembrava.

—Hai razón—dijo—. Quello è esattamente quello che ha


passato.

—Ma, che cosa è l'aquila? Perché è un gran problema?

Frank guardò alla sua periferia per assicurarsi che


nessuno stesse ascoltandoli.

—È il simbolo dell'accampamento intero, una gran


aquila fatta di oro. Si suppone che ci protegge nella
battaglia e fa che i nostri nemici abbiano paura. Ogni
aquila di legione concedeva ogni tipo di poteri, e la
nostra veniva dallo stesso Giove. Si suppone che Julio
César nominò la nostra legione, Fulminata, armata con
lampo, per quello che poteva fare l'aquila.
—Non mi piacciono i relámpagos—dijo Percy.

—Già, sí—dijo Hazel—, non ci faceva invincibili. Il


Dodicesimo perse la sua aquila la prima volta in tempi
antichi, durante la Ribellione Ebrea.

—Credo che abbia visto un film su eso—dijo Percy.

Hazel si avvilì di spalle.

—Potrebbe essere. Ci sono cientos di libri e film sulle


legioni che perdono le sue aquile. Sfortunatamente ha
passato poche volte. L'aquila era tanto importante…
buono, gli archeologi non hanno recuperato mai una
sola aquila dell'antica Roma. Ogni legione conserva la
sua essendo protetta dall'ultimo legionario, perché è
dotata di poteri dei dei. Preferiscono nasconderla o
scioglierla che arrendersi davanti ai nemici. Il
dodicesimo ebbe fortuna la prima volta. Recuperiamo
la nostra aquila. Ma la seconda volta…

—Stavate qui quando passò? —domandò Percy.

Ambedue negarono con la testa.

—Sono quasi tanto matricola come tú—Frank gli


insegnò la sua placca di probatio—. Arrivai il mese
scorso. Ma tutto il mondo ha sentito la storia. Dà
perfino sfortuna parlare di questo. Ci fu una gran
spedizione all'Alaska durante gli anni ottanta…

—La profezia che vestisti nel templo—continuó Hazel


—, quella che parlava dei sette semidei alle porte della
Morte? Il nostro pretore veterano in quello tempo era
Michael Varus, della Quinta Coorte. In quello tempo il
Quinto era il migliore dell'accampamento. Credè che
potesse portare gloria alla legione se potessero
verificare la profezia e farle realtà: salvare il mondo di
temporali e fuochi e tutto quello. Parlò con l'auspice,
e l'auspice gli disse che la risposta stava in Alaska. Ma
notò a Michael che era ancora presto. La profezia non
era per lui.

—Ma egli fu di tutte maneras—supuso Percy—. Che


cosa passò?

Frank abbassò la voce.

—È una storia molto lunga. Quasi tutta la Quinta


Coorte fu vinta. La maggioranza delle armi di oro
imperiale furono distrutte, insieme all'aquila. I
superstiti diventarono pazzi o si rifiutavano di parlare
di ciò quando domandavano loro che cosa li aveva
attaccati.

Lo so, pensò solennemente Hazel. Ma si mantenne in


silenzio.

—Da quando si perse il águila—continuó Frank—,


l'accampamento si andò debilitando. Le missioni
furono più pericolose. I mostri rispettavano spesso le
frontiere più. La morale scese. Durante l'ultimo mese o
così, le cose sono diventate molto più brutte più
rapido.
—E la Quinta Coorte si portò la culpa—supuso Percy—.
È per quel motivo per quello che tutto il mondo crede
che sono maledetto.

Hazel si rese conto che il suo quingombó era freddo.


Bevve un sorso, ma il cibo non sapeva molto
confortante.

—Siamo stati la vergogna della legione da… buono dal


disastro dell'Alaska. La nostra reputazione migliorò
quando Jason si fece pretore…

—Quello che manca? —domandò Percy.

—Sí—dijo Frank—. Non l'ho conosciuto mai. Sparì


prima che lo conoscesse. Ma ho sentito che era un
buon leader. Praticamente crebbe con la Quinta
Coorte. Non gli importava quello che la gente potesse
pensare su noi. Cominciò a ricostruire la nostra
reputazione. Allora sparì.

—Quello che ci mise un'altra volta nel punto di mira—


dijo Hazel, freddamente—. Ci girò un'altra volta a tutti
maledetti. Lo sento, Percy. Ora sai dove ti sei messo.

Percy sorbì la sua bibita azzurra ed osservò pensoso


per la sala da pranzo.

—Neanche so da dove vengo… ma ho la sensazione che


non è la prima volta che sono il novato—miró a Hazel e
sorrise—. Inoltre, unirmi alla legione è meglio che
essere perseguito per il mondo per mostri. E ho
trovato amici nuovi. Chissà possiamo cambiare le cose
per la Quinta Coorte, ehi?

Un corno risuonò per la sala da pranzo. Gli ufficiali del


tavolo del pretore si alzarono, perfino Dakota, con la
sua bocca piena di un rosso vampírico per il Kool-Aid.

—Cominciano i giochi! —annunciò Reyna. I


campeggiatori esclamarono in ovazioni e corsero a
mettersi la squadra delle librerie nelle pareti.

—Allora siamo lo squadra attaccante? —Domandò


Percy al di sopra del rumore—. Quello è buono?

Hazel si avvilì di spalle.

—Buone notizie, abbiamo l'elefante. Brutte notizie…

—Lasciami adivinar—dijo Percy—. La Quinta Coorte


perde sempre.

Frank afferrò a Percy per la spalla.

—Mi piace questo ragazzo. Andiamo, nuovo amico.


Andiamo a mio tredicesimo sconfigge consecutiva!
Capítulo 9FrankMIENTRAS Andavano Verso I Giochi
Bellici, Frank rivisse il giorno nella sua mente. Non
poteva credersilo accerchia che era stato della morte.

Quella mattina durante il turno di sentinelle, prima


che Percy apparisse, Frank stette per contare a Hazel
il suo segreto. Ambedue erano stati in piedi per molte
ore esposte davanti alla fredda nebbia, vedendo il
traffico andando e venendo nell'autostrada 24. Hazel
si stava lamentando sul freddo.

—Lo darebbe tutto per scaldarmi un poco—dijo ella,


coi denti battendo i denti—. Magari avessimo un falò.

Perfino con l'armatura sistemata, era geniale. A Frank


gli piaceva la forma nella quale i suoi capelli del
colore della cannella tostata si arricciavano attorno ai
bordi del casco, e la forma nella quale il suo mento
faceva una fossetta quando corrugava il cipiglio. Era
piccola comparata con Frank, quello che gli faceva
sentirsi come un bue rozzo. Voleva mettere le sue
braccia attorno a lei per dargli caldo, ma non lo
farebbe mai. Magari gli attaccherebbe, e perderebbe
l'unica amica che aveva nell'accampamento.

Potrebbe fare un falò realmente impressionante,


pensò. Ovviamente, arderebbe durante alcuni minuti
ed allora morrebbe…

Era terrificante perfino che lo considerasse. Hazel


aveva quell'effetto in lui. In qualunque momento che
ella voleva qualunque cosa, aveva una bisogno
irrazionale di darsilo. Voleva essere il tipico cavaliere
del medioevo che cavalcava per riscattarlo, qualcosa
che era stupido, poiché ella era più abile in qualunque
cosa che lui fosse.

Si immaginò che sua nonna direbbe: "Frank Zhang


cavalcando al riscatto? Ja! Cadrebbe dal cavallo e si
romperebbe il collo."

Era difficile credere che facevano sole sei settimane da


quando aveva lasciato la casa di sua nonna, sei
settimane dalla funzione funebre di sua madre.

Tutto quello che aveva passato da allora: i lupi


arrivando alla porta di sua nonna, il viaggio fino
all'Accampamento Giove, le settimane che c'era
passando nella Quinta Coorte cercando di non essere
un completo errore. Nonostante tutto, aveva
mantenuto il legno mezzo bruciato avvolto in un
tessuto nella tasca del suo cappotto.

"Mantienilo vicino", l'aveva notato sua nonna. "Se è


sicuro, tu lo starai."

Il problema era che ardeva troppo facilmente.


Ricordava il viaggio verso il sud da Vancouver. Quando
la temperatura cadde in picchiata vicino al Monte
Hood, Frank aveva tirato fuori il pezzo di legno e la
cosa individuo nelle sue mani, immaginando la cosa
bella che sarebbe avere un fuoco. Immediatamente, il
lato bruciacchiato arse emettendo una piccola
chiamata gialla. Si accese nella notte e scaldò a Frank
fino alle ossa, ma poteva notare il suo vita
escapándosele tra le mani, come se egli fosse quello
che si consumava invece del legno. L'aveva messo tra
la neve. Per un momento terrificante arse. Quando si
estinse, Frank mantenne il suo panico basso controllo.
Afferrò il pezzo di legno e lo mise di nuovo nella tasca
del suo cappotto, si promise non tirarlo fuori di
nuovo. Ma non potrebbe dimenticarlo.

Era come qualcuno gli aveva detto: "Quello che voglia


che faccia, non ti preoccupare per quello palo
ardendo!"

Ovviamente, quell'era tutto quello che egli aveva


pensato stesso.

Nel turno di sentinella con Hazel, l'avrebbe dovuto


togliere della testa. Gli piaceva passare il tempo con
lei. Chiese della sua infanzia a Nuova Orleans, ma si
mostrò schiva a rispondere, per quello che
conversarono di altri temi. Solo per divertimento
cercarono di parlare in francese tra essi. Hazel aveva
parte di sangue creolo da parte di madre. Frank aveva
imparato francese nella sua scuola. Non parlavano
francese molto fluidamente, ed il francese del
Louisiana era molto distinto del francese canadese per
quello che era quasi impossibile conversare. Quando
Frank domandò a Hazel come si trovava il suo agnello
quello giorno e gli rispose che la sua scarpa era verde,
decisero di lasciarlo.

Allora Percy Jackson arrivò. Frank aveva visto ragazzi


lottando contro mostri ed aveva combattuto contro
molti egli stesso nella sua strada da Vancouver. Ma
non aveva visto mai gorgonas. Non aveva visto mai
una dea in persona. E di passaggio Percy aveva
controllato al fiume Tevere. Guau! Frank desiderò che
avesse poteri come quelli.

Poteva continuare a sentire gli artigli delle gorgonas


pressandolo le braccia e continuava ad annusare il suo
serpentino alito, qualcosa di simile tra topo morto e
veleno. Se non fosse stato per Percy, quelli grotteschi
harpías glielo avrebbe portato lontano. Sarebbe un
mucchio di ossa in un mercadillo di offerte in quello
momento.

Dopo l'incidente nel fiume, Reyna aveva comandato


all'armeria, quello che gli aveva dato molto tempo per
pensare.

Mentre levigava le spade, ricordò a Juno, notandoli


che slegherebbero la morte.

Disgraziatamente Frank aveva una gradita idea di


quello che si riferiva alla dea. Aveva cercato di
occultare il suo stupore quando Juno apparve, ma era
esattamente come sua nonna l'aveva descritta, con la
stessa cappa di pelle di capra.

Ella scelse "dietro" la tua strada anni, gli aveva detto


la nonna. "E non sarà facile."

Frank guardò al suo arco nell'angolo dell'armeria. Si


sentirebbe meglio se Apollo gli reclamasse come figlio.
Frank era stato sicuro che suo padre divino sarebbe
apparso nel suo sedicesimo compleanno, faceva due
settimane.

I sedici erano una pietra miliare per i romani. Era


stato il primo compleanno di Frank
nell'accampamento. Ma non aveva passato niente. Ora
Frank sperava che fosse reclamato nel Festival di
Fortuna, nonostante quello che Juno aveva detto che
entrerebbero in battaglia per le sue vite quello giorno.

Suo padre doveva essere Apollo. L'arco era la cosa


unica con quello che Frank era buono. Anni dietro, sua
madre gli aveva detto che il suo cognome, Zhang,
significava ‘maestro dell'arco ' in cinese. Quella
doveva essere una pista su suo padre.

Frank lasciò il suo straccio di pulizia. Guardò al


soffitto:

—Per favore, Apollo, se sei mio padre, dimmelo. Voglio


essere un arciere come te.

—No, non lo sarai. —risuonò una voce.

Frank attaccò una scialuppa. Vitellius, il lare della


Quinta Coorte, stava sbattendo le palpebre dietro lui.
Il suo nome completo era Gaius Vitellius Reticulus, ma
le altre coorti lo chiamavano Vitellius il Ridicolo.

—Hazel Levesque mi invia per darti una mano—disse


Vitellius, alzando la sua spada—. Che buon esemplare.
Guarda lo stato di questa armatura!

Vitellius non era il meglio per parlare. La sua toga era


larga, la sua tunica gli ballava tra le spalle, e la sua
guaina cadeva dalla sua cintura ogni tre secondi, ma a
Frank non lo disturbava segnalare quello.

—Ed in quanto agli arqueros…—dijo il fantasma—sono


alcuni fantocci! Nei miei tempi, il tiro all'arco era
lavoro di barbari. Un buon romano devi stare nello
scontro, sventrando i suoi nemici con la sua lancia e la
sua spada come un uomo civilizzato! È come lo
facemmo nelle Guerre Puniche! Approda Roma,
ragazzo!

Frank sospirò.

—Credeva che stessi nell'esercito del Cesare.

—Lo stetti!

—Vitellius, il Cesare fu cientos di anni dopo le Guerre


Puniche. Non potesti vivere tanto tempo.

—Discutendo il mio onore? —Vitellius sembrava


impazzito, con la sua aura violetta brillando. Alzò il
suo fantasmagorico gladius e gridò—. Prendi quello!

L'inchiodò la sua spada che era uguale di mortale che


un leader laser, attraverso il petto a Frank un paio di
volte.

—Au—dijo Frank, assolo per essere gentile.

Vitellius sembrava soddisfatto ed abbassò la sua spada.

—Chissà pensalo due volte prima di mettere in dubbio


ai tuoi maggiori la prossima volta! Il tuo sedicesimo
compleanno fu è da poco?

Frank assentì. Non era sicuro di come Vitellius lo


sapeva, perché Frank non aveva contato niente a
nessuno eccetto a Hazel, ma i fantasmi avevano
sempre maniere di verificare segreti. Spettegolare
essendo invisibili era probabilmente una di esse.
—Allora è per quel motivo per quello che sei un di
malumore gladiador—dijo il lare—. Comprensibile. Il
sedicesimo compleanno è il tuo giorno di arrivo la
maturità! Tuo padre divino ti avrebbe dovuto
reclamare, non c'è dubbio, benché suoli fuori con un
piccolo presagio. Chissà credi che sia più giovane.
Sembri giovane, sai già, con quello tracagnotto viso di
bebè.

—Grazie per recordármelo—murmuró Frank.

—Ah, sì… Ricordo il mio sedicesimo cumpleaños—dijo


Vitellius con allegria—. Un presagio meraviglioso! Un
pollo nelle mie mutande!

—Perdona?

Vitellius si gonfiò di orgoglio.

—Quello che hai sentito! Io stavo nel mio fiume


cambiandomi i vestiti per il mio Liberalia. Il rituale di
passaggio alla maturità, sai già. In quelli tempi sé che
facevamo bene le cose. Mi ero tolto la mia toga
infantile e si stava lavandomi per mettermi la
maggiorenne. Improvvisamente, un pollo
completamente bianco uscì dal niente, saltò nelle mie
biancherie intime ed uscì correndo con esse. Non li
portava messe, ovviamente.

—Questo sta bien—dijo Frank—. Posso dire solo: troppa


informazione?

—Mm…—Vitellius non stava ascoltando—. Quell'era


simbolo che discendeva da Esculapio, il dio della
medicina. Scelsi il mio cognomen, il mio terzo nome,
Reticulus perché significava biancheria intima, per
ricordarmi il benedetto giorno nel quale un pollo mi
rubò la biancheria intima.

—Allora… il tuo nome significava signore Pantaloni?

—Benedetti dei! Mi trasformai nel chirurgo della


legione, ed il resto è gentilmente historia—abrió le
braccia—. Non ti arrendere, ragazzo. Chissà tuo padre
arriva tardi. Molti presagi non sono tanto drammatici
come un pollo, ovviamente. Conobbi un compagno che
trovò un scarabeo pelotero in…

—Grazie, Vitellius—dijo Frank—. Ma devo avere appena


levigato questa armatura…

—Ed il sangue di gorgona?

Frank rimase congelato. Non l'aveva detto a nessuno.


Che egli sapesse, solo Percy l'aveva visto guardarsi i
fiaschi nel fiume, e non avevano avuto opportunità di
parlare di ciò.

—Vamos—le rimproverò Vitellius—. Sono un guaritore.


Conosco le leggende del sangue di gorgona. Insegnami
i fiaschi.

Malvolentieri, Frank tirò fuori due fiaschi di ceramica


che aveva riscattato del Piccolo Tevere. Gli stivaletti di
guerra erano lasciati molto spesso quando il mostro
spariva… a volte un dente, un arma, o perfino la testa
intera del mostro. Frank aveva saputo
immediatamente che cosa erano i due fiaschi. Per
tradizione appartenevano a Percy che aveva
ammazzato alle gorgonas, ma Frank non potè evitare
di pensare che cosa passerebbe se li usava.

—Sí—Vitellius studiò i fiaschi con approvazione—.


Sanguini cornata del lato destro del corpo di una
gorgona può curare qualunque malattia, perfino
portare ai morti alla vita. La dea Minerva una volta
diede un fiasco ad uno dei miei ancestros divini,
Esculapio. Ma il sangue della parte sinistra di una
gorgona, è molto male istantaneamente. Ma… Quale è
come?

Frank guardò ai fiaschi.

—Non lo so. Sono identici.

—Ja! Cosicché speri che il fiasco corretto può


sistemare il tuo problema col palo ardente, ehi? Chissà
rompere la tua maledizione?

Frank era tanto sorpreso che non poteva parlare.

—Oh, non ti preoccupare, chico—el fantasma rise—.


Non lo dirò a nessuno. Sono un lare, protettivo della
coorte! Non farebbe niente che ti mettesse in pericolo.

—Mi hai pugnalato il petto con la tua spada.

—Fidati di me, ragazzo! Sento simpatia per te, perfino


quando carichi con la maledizione dell'argonauta.
—Il… che cosa?

Vitellius allontanò la domanda dalla conversazione.

—Non essere modesto. Hai radici ancestrali. Greche e


romane. Non bisogna domandarsi perché Juno…—
inclinó la testa, come se stesse ascoltando una voce di
sopra. Il suo viso si tese. Tutta la sua aura diventò
verde—. Ho detto sufficiente. Di tutte forme, ti lascio
scoprire per te stesso chi ha il sangue di gorgona.
Suppongo che l'arrivato Percy potrebbe usarla appena
anche, col suo problema a memoria.

Frank si domandò che cosa era quello che Vitellius era


stato per dire e che cosa l'aveva spaventato tanto, ma
aveva la sensazione che per una volta Vitellius andava
a chiudere il becco.

Guardò verso i due fiaschi. Non aveva pensato almeno


che Percy potesse avere bisogno di essi. Risentì
colpevole di avere cercato di usare il sangue per
beneficio proprio.

—Sé. Ovviamente, potrebbe usarlo egli.

—Ah e se vuoi il mio consejo…—Vitellius guardò verso


l'alto, nervoso—. Dovreste sperare di usare quello
sangue di gorgona. Se le mie fonti sono corrette, avete
bisogno di esse nella vostra missione.

—Missione?
Le porte dell'armeria si aprirono.

Reyna entrò coi suoi cani metallici. Vitellius svanì.


Potrebbero piacergli i polli, ma non gli piacevano i
cani del pretore.

—Frank—Reyna sembrava preoccupato—. Sta già bene


con l'armeria. Vedi e trova a Hazel. Porta a Percy
Jackson. È stato lì troppo tempo. Non voglio che
Octavian…—vaciló—. Porta qui a Percy.

E Frank corse verso la Collina del Tempio.

Di giro, Percy domandò migliaia di questioni sul


fratello di Hazel, Nico, ma Frank non sapeva molto su
lui.

—È majo—dijo Frank—, ma non è come Hazel…

—A che cosa ti riferisci? —domandò Percy.

—Oh… eh…—Frank tossì. Voleva dire che Hazel era più


bello e più simpatico, ma decise di non dirlo—. Nico è
misterioso, fa che tutto il mondo diventi nervoso,
come è figlio di Plutone e tutto quello…

—Ed a te non mette ti nervoso?

Frank si avvilì di spalle.

—Plutone piace. Non è la sua colpa che controlli


l'Inframundo. Assolo ebbe sfortuna quando i dei
divisero il mondo, sai? Giove rimase col cielo, Nettuno
il mare e Plutone quello di sotto.

—Non si spaventa la morte?

Frank ebbe voglia di ridere: "Non troppo! Hai un


cerino?"

Invece di quello disse:

—Tempo dietro, come nell'era dei greci, quando


Plutone si chiamava Hades, era come un dio più dei
morti. Ma quando diventò romano, diventò più… non
so, più rispettabile. Si trasformò anche nel dio della
ricchezza. Tutto quello che c'è bassa terra gli
appartiene. Per quello che non credo che sia troppo
terrificante.

Percy si grattò la testa.

—Come diventa un dio in romano? Se è greco, non


dovrebbe rimanere greco?

Frank diede un paio di passi pensando su ciò. Vitellius


avrebbe dato a Percy una classe di un'ora su quello,
probabilmente aiutato di una presentazione con
PowerPoint, ma Frank cercò di riassumerlo:

—Con la forma nella che li vedono i romani, l'adottano


dei greci e lo perfezionano.

Percy mise un viso aspro.

—Perfezionarlo? Come se ci fosse male qualcosa?


Frank ricordò quello che Vitellius aveva detto: hai
radici tanto greche come romane. Sua nonna aveva
detto qualcosa di simile.

—Non il sé—admitió—. Roma ebbe più successo che


Grecia. Fecero questo gigantesco impero. I dei si
trasformarono in qualcosa di più grande in tempi
romani, più poderosi e più conosciuti. È per quel
motivo per quello che seguono oggigiorno. Per quel
motivo molte civiltà si basano su Roma. I dei
cambiarono a romani perché è dove stava il centro del
potere. Giove era… buono, più responsabile come dio
romano che quello che era stato durante la sua tappa
come Zeus. Marte diventò più importante e
disciplinato.

—E Juno si trasformò in una hippie vestita con borse di


plástico—comentó Percy—. Allora stai dicendomi che
gli antichi dei greci, si sono cambiati
permanentemente a romani? Non rimane niente dei
greci?

—Eh…—Frank guardò alla sua periferia per assicurarsi


che non ci fossero vicino campeggiatori o lari, ma le
porte dell'accampamento stavano a molti chilometri di
essi—. Quello è un tema sensibile. Alcuni dicono che
l'influenza greca segue oggigiorno in piede, come se
continuasse ad essere parte dei dei. Appoggiano
l'allenamento romano e cercano di seguire l'antico
stile greco, essendo eroi solitari invece di lavorare in
squadra come fa la legione. Ed in tempi antichi,
quando Roma cadde, la metà orientale dell'impero
sopravvisse, la metà greca.

Percy lo guardò seriamente.

—Non sapeva quello.

—Si chiamava Bizancio—a Frank gli piaceva dire quella


parola, suonava stupendo—. L'impero di Occidente
durò almeno altri cento anni, ma fu sempre più greco
che romano. Per quelli di noi che seguiamo lo stile
romano, è sembrato qualcosa ad un tema difficile.
Quello è per quello che, sia il paese che sia dove ci
stanziamo, l'Accampamento Giove sta nell'ovest, la
parte romana del territorio. L'est si considera
sfortuna.

—Ah—Percy corrugò il cipiglio.

Frank non poteva incolparlo per sentirsi confuso.


Anche tutto il tema griego/romano gli dava mal di
testa.

Raggiunsero le porte.

—Ti porterò alle terme affinché tu laves—dijo Frank—.


Ma primo… su quelli fiaschi del fiume…

—Sangue di gorgona—dijo Percy—. Un fiasco cura,


l'altro è veleno mortale.

Gli occhi di Frank si aprirono.

—Lo sapevi? Ascolta, non me li andava a rimanere,


solo che…

—So perché lo facesti, Frank.

—Lo sai?

—Sí—Percy sorrise—. Se fosse arrivato


all'accampamento caricando un fiasco di veleno,
avrebbe fatto brutta figura. Cercavi di proteggermi.

—Ah, sì, certo. —Frank si ripulì il sudore delle palme


delle mani—. Ma se potessimo sapere che fiasco è
quale, potrebbe curarti la memoria.

Il sorriso di Percy sparì. Guardò per le colline.

—Chissà… suppongo. Ma dovresti conservare quelli


fiaschi per il momento. Si avvicina una battaglia.
Chissà abbiamo bisogno di essi per salvare vite.

Frank lo guardò, un po' represso. Percy doveva


recuperare la sua memoria, e preferiva sperare in caso
che qualcuno più potesse avere bisogno del fiasco. I
romani si supponeva che erano solidali ed aiutavano i
suoi camerata, ma Frank non era sicuro di se qualcuno
dell'accampamento avrebbe scelto quello.

—Allora non ricordi niente? —Domandò Frank—.


Famiglia, amici?

Percy toqueteó i conti di ceramica del ciondolo.

—Solo frammenti. Cose diffuse. Una fidanzata…


credeva che stesse in questo campamento—miró a
Frank, con attenzione, come se stesse decidendo
qualcosa—. Si chiamava Annabeth. Non sai chi è,
verità?

Frank negò con la testa.

—Conosco a tutto il mondo nell'accampamento, ma a


nessuna Annabeth. E tu famiglia? Tua madre è
mortale?

—Suppongo… sarà preoccupata per me. Vedi spesso tua


madre?

Frank si trattenne nell'entrata delle terme. Afferrò un


paio di asciugamani della libreria di oggetti.

—Morì.

Percy alzò un sopracciglio.

—Come? Normalmente Frank avrebbe mentito.


Avrebbe detto un incidente o avrebbe finito la
conversazione. Ma le sue emozioni stavano fuori di
controllo. Non poteva piangere nell'Accampamento
Giove, non poteva mostrare debolezza. Ma con Percy,
Frank trovava più facile chiacchierare.

—Morì nella guerra di Afganistán—dijo.

—Stava nell'esercito?

—Nel canadese.
—Canada? Non sapeva…

—Molti americani non il saben—suspiró Frank—. Ma sì,


il Canada ha lì truppe. Mia madre era capitana. Fu una
delle prime donne in morire nel combattimento. Salvò
alcuni soldati che erano basso le linee nemiche. No…
non potè uscire di lì. La funzione funebre fu giusta
prima che venisse qui.

Percy assentì. Non voleva domandare più dettagli,


qualcosa che Frank apprezzò. Non disse che lo sentiva,
o fece nessun commento per incoraggiare, commenti
che Frank odiava: Oh, poverino. Deve essere stato
duro. Hai le mie più sincere condoglianze.

Era come se Percy avesse affrontato prima la morte,


come se sapesse quello che era il dolore. Quello che
importava era ascoltare, non dire che lo sentivi.
L'unica cosa che poteva aiutare era seguire, seguire
verso davanti.

—Come va se mi insegni le terme? —Suggerì Percy—.


Sono fatto una porcheria.

Frank sorrise.

—Sì, vada se lo stai.

Ed entrarono nella sala fumante. Frank ricordò a sua


nonna, sua madre e la sua infanzia maledetta, grazie a
Juno ed a quello pezzo di legno acceso. Desiderò
potere dimenticare il suo passato come Percy l'aveva
hecho.Capítulo 10FrankFRANK non Ricordava Molto
della funzione funebre in sé.

Ma ricordava le ore anteriori a lui, con sua nonna


entrando ed uscendo dal patio posteriore per cercarlo
frecci della sua collezione di porcellana.

La casa di sua nonna era una magione di pietra


grigiastra con piante rampicanti per le pareti di dodici
ettari nel nord di Vancouver. Per il giardino posteriore
si accedeva al Lynn Canyon Park.

La mattina era fredda e piovigginava, ma Frank non


notava il freddo. Vestiva un abito di lana nero ed un
cappotto oscuro che era appartenuto a suo nonno.
Frank aveva cominciato a preoccuparsi perché
cominciava a valergli i suoi vestiti. Il cappotto odorava
di palle di naftalina e gelsomino. Il tessuto era
suscettibile ma caldo. Col suo arco e la sua faretra,
probabilmente sembrava un maggiordomo molto
pericoloso.

Aveva collocato alcuni vasi di porcellana di sua nonna


in una scatola e li era scese in giardino, dove li
collocava in un'inferriata alla fine della proprietà.
Stava sparandoli per molto momento, tanto che
cominciò a smettere di notare le dita. Con ogni freccia
che lanciava notava che i problemi sparivano.

Franco tiratore dell'Afghanistan. ZAS! Una teiera


sfruttò con una freccia nel centro.

La medaglia di sacrificio, un disco di argento con un


laccio rosso e nero che normalmente si dà quando un
soldato decede, la diedero a Frank come se fosse
qualcosa di importante, qualcosa che lo convertirebbe
tutto in corretto. ZAS! Una tazza sfruttò tra gli alberi.

L'ufficiale che venne a dirgli:

—Tua madre è un'eroina. La capitana Emily Zhang


morì cercando di salvare i suoi camerata.

ZAS! Un piatto azzurro e bersaglio si fece pezzi.

La sgridata di sua nonna:

—Gli uomini non piangono. E molto meno quelli della


famiglia Zhang. So forte, Fai.

Nessuno lo chiamava Fai eccetto sua nonna.

—Che tipo di nome è Frank? —diceva—. Quello non è


un nome cinese.

"Non sono cinese"—pensava Frank, ma non osava dire


niente. Sua madre gli aveva detto prima anni:
"Migliore che non cerchi di discutere con tua nonna.
Farà solo che soffra più." Aveva ragione. Ed ora Frank
non aveva nessuno eccetto a sua nonna.

ZAS! Una quarta freccia si inchiodò nell'inferriata e


rimase lì, vibrando.

—Fai—dijo sua nonna.


Frank si girò.

Aveva fermamente aggrappato un baule di mogano del


volume di una scatola di scarpe che Frank non aveva
visto prima. Col suo vestito nero di collo alto ed il suo
cespuglio di capelli grigi, sembrava un'insegnante del
secolo XIX.

Ella vide atterrita la macelleria: la porcellana nella


scatola, frammenti dei suoi giochi di tè preferiti sparsi
per il terreno, le frecce di Frank inchiodato per il
suolo, gli alberi e l'inferriata ed uno nella testa di un
gnomo di giardino sorridente.

Frank credeva che andasse a gridare o attaccargli con


la scatola. Egli non aveva fatto mai qualcosa di tanto
terribile come quello mai. Non si era sentito mai tanto
furioso.

Il viso di sua nonna dimostrava risentimento e


disapprovazione. Non somigliava in niente alla madre
di Frank. Si domandava come avrebbe potuto
convertire sua madre tanto simpatica, sempre ridendo,
sempre essendo gentile. Frank non poteva
immaginarsila crescendo con sua nonna, come
neanche poteva immaginarsila nel campo di battaglia,
situazioni che, neanche non erano tanto distinte.

Sperò a che sua nonna sfruttasse. Chissà lo punirebbe


e così non dovrebbe andare alla funzione funebre.
Voleva fargli danneggio per essere tanto selvatica
tutto quello tempo, per avere lasciato a sua madre
andare alla guerra, per stare sempre rimproverandolo
affinché fosse duro. La cosa unica che gli importava
nel mondo era la sua stupida collezione di porcellana.

—Detén questo comportamento estúpido—dijo sua


nonna. Non suonava troppo fastidiosa—. Non ti fa
bene.

Per sorpresa di Frank, allontanò da un calcio una delle


sue tazze di tè preferite.

—L'automobile starà qui in breve—dijo—. Dobbiamo


parlare.

Frank era stupefatto. Guardò da vicino alla scatola di


mogano. Per un terribile secondo, si domandò se
tratteneva le ceneri da sua madre, ma quell'era
impossibile. La nonna gli aveva detto che sarebbe un
funerale militare. Allora perché la nonna sottometteva
tanto fermamente quella scatola, come se il contenuto
fuori di delicata importanza?

—Vedono adentro—dijo. Senza sperare di comprovare


che gli seguiva, si girò ed entrò nella casa.

Nel salone, Frank si sedette su un sofà di velluto,


circondato di foto di famiglia, vasi di porcellana che
erano troppo grandi per la sua scatola e quadri con
calligrafie cinesi. Frank non capiva quello che metteva
in nessuna. Non si era sentito mai interessato in
imparare cinese. Neanche non conosceva a molta della
gente che usciva nelle foto.

Ogni volta che sua nonna cominciava a scioglierlo la


chiacchierata sul suo ancestros, come erano venuti
dalla Cina ed avevano prosperato nel commercio delle
importazioni ed esportazioni, trasformandosi in una
delle famiglie cinesi più ricche di Vancouver, si
annoiava. Frank era la quarta generazione canadese.
Non gli importava né Cina né tutte quegli antichità. Le
uniche lettere cinesi che riconosceva erano il nome
della sua famiglia: Zhang. Maestro arciere. Quell'era
stupendo.

Sua nonna si sedette al suo fianco, inclinata, con le


mani ben ferme sopra alla scatola.

—Tua madre voleva che tu avessi malvolentieri esto—


dijo—. Lo conservò da quando eri un bebè. Quando
andò alla guerra, me lo confidò. Ma ora non sta. E
pronto tu dovrai partire.

Lo stomaco di Frank gli diede un rovesciamento.

—Andare via? Dove?

—Sono vieja—dijo la nonna, come se fosse qualcosa di


nuovo—. Ho presto il mio proprio appuntamento con
la morte. Non posso insegnarti quello che devi sapere,
e non posso mantenere questo carico. Se qualcosa gli
passasse, non potrebbe perdonarmelo mai. Potresti
morire.

Frank non era sicuro di avere sentito bene. Suonava


come se avesse detto che la sua vita dipendeva da
quello che c'era in quella scatola. Si domandò se
l'avrebbe vista prima. L'aveva dovuta conservare
nell'attico, l'unica stanza proibita per Frank. Aveva
detto sempre che lì conservava i suoi tesori più
preziosi.

Gli passò la scatola. L'aprì con dita tremule. Dentro, in


un cuscino di velluto e lino, c'era un terrificante,
importante e cambiare-vidas…pedazo di legno.

Sembrava una tavola che viaggiava alla deriva per il


mare: dura e liscia, scolpita di una forma marezzata.
Aveva il volume di un comando di televisione. Un
estremo era riarso. Frank toccò il punto bruciato.
Continuava ad essere caldo. Le ceneri macchiarono il
dito di Frank.

—È un palo—dijo. Non poteva indovinare perché la


nonna si comportava di quella maniera tanto tesa e
seria con quello.

Gli occhi della nonna brillarono.

—Fai, conosci le profezie? Conosci ai dei?

Le domande gli facevano sentire scomodo. Pensava


alle stupide statue dorate della nonna che mostravano
cinesi immortali, quelle tonte superstizioni sulla
collocazione dei mobili ed evitando numeri che
portavano sfortuna. Le profezie gli facevano non
pensare ai biscotti della fortuna che erano neanche
cinesi, del tutto, ma che i bulli della scuola lo
disturbavano dicendo cucilo come: Confucio dice… e
così. Frank non era stato mai in Cina. Non voleva
sapere niente su lei. Ma ovviamente, la nonna non
vorrebbe sentire quello.

—Qualcosa, abuela—dijo—. Non troppo.

—Molti si sarebbero burlati della storia del tuo madre


—dijo—. Ma io no. Conosco alle profezie ed i dei. Greci,
romani, cinesi… essi intervennero nella nostra
famiglia. Non discussi quello che mi disse di tuo padre.

—Spera… che cosa?

—Tuo padre era un dios—dijo, semplicemente.

Se la nonna avesse senso dell'umorismo, Frank


avrebbe pensato che stava scherzando. Ma la nonna
non era così. Starebbe diventando senile?

—Smetti di guardarmi così a bocca aperta! —l'infilzò—.


Non sto diventando matta. Non ti sei domandato mai
perché tuo padre non è ritornato mai?

—Era…—dijo Frank. Perdere sua madre era già


abbastanza doloroso, non voleva pensare inoltre a suo
padre—. Stava nell'esercito, come mamma. Sparì in
una missione. In Iraq.

—Bah! Era un dio. Si innamorò di tua madre perché era


un guerriero nativo. Era come io… forte, coraggioso,
buona, bella.

Forte e coraggioso, Frank poteva credersilo. Ma


immaginare a sua nonna essendo buona e bella…
quell'era più difficile.
Continuava a sospettare che ella cominciava a perdere
la testa, ma domandò:

—Che tipo di dio?

—Romano—dijo—. A parte di quello, non lo so. Tua


madre non me lo disse, o neanche lo sapeva chissà.
Non è strano che un dio si innamorasse di tua madre,
essendo della famiglia che è. Dovette sapere chi era
per il suo sangue ancestrale.

—Espera…somos cinesi. Perché un romano vorrebbe


entusiasmarsi con una cinese canadese?

Le pinne del naso della nonna si aprirono.

—Se ti disturbassi ad imparare la storia della famiglia,


Fai, sapresti questo. Cina e Roma non si differenziano
tanto, non stanno tanto separate come credi. La nostra
famiglia è della provincia Gansu, una città una volta
chiamato Li-Jien. E prima di quello… come ho detto,
sangue ancestrale. Il sangue dei principi e gli eroi.

Frank l'osservò, in attesa.

Ella sospirò, esasperata.

—Parlare con te è spendere parole! Saprai la verità


quando vada all'accampamento. Chissà tuo padre ti
reclami. Ma per adesso, devo spiegarti quello del legno
ardente.
Segnalò al fuoco del camino.

—Poco dopo che nascessi, una visitatrice apparve lì.


Tua madre ed io eravamo seduti in questo sofà, giusto
dove tu ed io siamo seduti. Tu eri una cosa minuta
avvolta in un lenzuolo azzurro, e tua madre ti cullava
nelle sue braccia.

Sembrava un ricordo gradevole, ma la nonna lo


contava in un tono tanto secco che sembrava stare
parlando con un zopenco.

—Una donna apparve nella hoguera—continuó—. Era


una donna bianca, una gwai ph, vestita in seta azzurra,
con un'estranea castra, come se fosse una pelle di
capra.

—Una cabra—dijo Frank, stupidamente.

La nonna corrugò il cipiglio:

—Sì, lavati le orecchie, Fai Zhang! Sono troppo vecchia


per ripetere la stessa storia due volte. La donna con la
pelle di capra era una dea. Posso sapere sempre quelle
cose. Sorrise al bebè, a te, e disse a tua madre in
perfetto mandarino, non meno: "Chiuderà il circolo.
Restituirà alla tua famiglia alle sue radici e ti porterà
gran onore"—la nonna sciolse una sghignazzata—.
Normalmente non discuto con dee, ma chissà questa
non vedesse il futuro con chiarezza. Fosse quello che
fosse, disse: "Andrà all'accampamento e ti restituirà la
tua reputazione. Libererà a Tánatos delle sue catene
gelate…
—Spera, chi?

—Tánatos—dijo sua nonna, impazientemente—, in


greco significa Morte. Posso continuare senza
interruzioni? La dea disse: "Il sangue di Pilos è forte
da parte sua in questo bambino materna. Avrà il dono
della famiglia Zhang, ma avrà anche i poteri di suo
padre.

Improvvisamente la storia della famiglia di Frank non


sembrava tanto noiosa. Voleva domandare
disperatamente che significava tutto quello: poteri,
doni, il sangue di Pilos. Che cosa era
quell'accampamento o chi era suo padre? Ma non
voleva interrompere di nuovo a sua nonna. Voleva che
continuasse a parlare.

—Ogni potere ha il suo prezzo, Fai—dijo—. Prima che la


dea sparisse, segnalò al fuoco e disse: "Sarà il più
poderoso del tuo clan, ma il destino ha deciso che
anche sia il più vulnerabile. La sua vita arderà
brillante e scarsamente. Non appena questo ramo sia
consumata, tuo figlio è destinato a morire."

Appena Frank poteva respirare. Guardò la scatola nel


suo grembo, ed il pezzo di cenere nel suo dito. La
storia suonava ridicola, ma improvvisamente, il pezzo
di legno sembrava più sinistro, freddo e pesante.

—Questo… questo…

—Sì, il mio bue cabezota—dijo la nonna—. Quello è il


Palo. La dea sparì, e tirai fuori immediatamente il
legno dal fuoco. L'abbiamo conservato da allora.

—E se arde del tutto, morrò?

—Non io extrañaría—dijo la nonna—. Cinesi, romani…


il destino degli uomini può essere previsto, ed a volte
invertito, almeno una volta. Il legno sta nel tuo
possesso. Mantienilo vicino. Quanto più assicurazione
stia, tu sarai sicuro.

Frank negò con la testa. Voleva protestare dicendo che


quello non aveva nessun senso. Chissà sua nonna
cercava di spaventarlo vendicandosi per la sua
porcellana rotta. Ma i suoi occhi erano provocatori.
Sembrava stare sfidandogli: Se non lo credi, fa' che
arda.

Frank chiuse la scatola.

—Se è tanto pericoloso, perché non lo copriamo di


qualcosa che non arda, come plastica o acciaio? Perché
non lo mettiamo in una cassaforte?

—Che cosa passerebbe si—se domandò la nonna—,


foderassimo il palo con un'altra sostanza? Ti
soffocheresti? Non lo so. Tua madre non volle
arrischiarsi. Non osava partirlo per paura di che
qualcosa fosse male. Le banche possono essere rubate.
Gli edifici possono essere bruciati. Cose estranee
cospirano quando uno cerca di ingannare al destino.
Tua madre pensò che il palo solo sarebbe sicuro basso
la sua protezione, fino a che andò alla guerra. Allora
me lo diede.

La nonna esalò aria, amaramente.

—Emily era una pagliaccia, andando alla guerra,


benché supponessi che era il suo destino. Aspettava
rencontrarse con tuo padre.

—Credeva… credeva che stesse in Afghanistan?

La nonna si avvilì di spalle, come se stesse oltre la sua


conoscenza.

—Fu. Morì coraggiosamente. Credè che il dono della


famiglia la proteggesse. Non c'è dubbio che è così
come salvò quelli soldati. Ma il dono non ha
mantenuto mai alla nostra famiglia sicura. Né aiutò
mio padre, né al suo. Non mi aiutò. Ed ora devi
trasformarti in un uomo. Seguirai la tua strada.

—Ma… che strada? Quale è il nostro dono? Il tiro


all'arco?

—Tu e le tue frecce! Ragazzo stupido. Pronto lo saprai.


Questa notte, dietro la funzione funebre, andrai al sud.
Tua madre disse che se non ritornava del
combattimento, Lente d'ingrandimento invierebbe
messaggeri. Ti scorteranno fino al posto dove i figli
dei dei sono allenati per il suo destino.

Frank sentì come se fosse stato sparato con frecce, col


suo cuore essendo fatte schegge. Non capiva parte di
quello che diceva la nonna, ma una cosa era chiara:
stava gettandogli.

—Lasci andare? —domandò—. A te unica famiglia?

La bocca della nonna si chiuse. I suoi occhi


sembravano angosciati. Frank si sorprese il dare si
racconta che stava per piangere. Aveva perso dietro a
suo marito anni, allora a sua madre, ed ora stava
inviando lontano a suo unico nipote. Ma allora si alzò
dal sofà, con la posizione retta e corretta come
sempre.

—Quando arrivi al campamento—le istruì—, dovrai


parlare col pretore in privato. Gli dirai che tuo
bisnonno era Shen Lun. Hanno passato molti anni
dall'incidente in San Francisco. Con fortuna non ti
ammazzeranno per quello che fece, ma chissà devi
pregare clemenza per le sue azioni.

—Ogni volta suona meglio. —mormorò Frank.

—La dea disse che chiuderesti il circolo della familia—


la voce della nonna non aveva nessun rastrello di
simpatia—. Ella scelse dietro la tua strada anni, e non
sarà facile. Ma ora è ora della funzione funebre.
Abbiamo obblighi. Vedono. L'automobile spera.

La cerimonia era diffusa: visi solenni, il suono della


pioggia nel tetto del pantheon, il suono delle carabine
della guardia di onore, la bara affondando nella terra…

Di sera, i lupi vennero. Ulularono nel portico di


entrata. Frank uscì al suo incontro. Portava il suo
zaino di viaggio, i suoi vestiti più caldi, il suo arco e la
sua faretra. La medaglia di sacrificio di sua madre era
legata al suo zaino. Il palo ardente era avvolto con
curate basse tre cappe di vestiti nel cappotto della sua
tasca, vicino al suo cuore.

Il suo viaggio al sud cominciò: nella Casa del Lupo in


Sonoma, e dopo all'Accampamento Giove dove parlò
con Reyna in privato tale e come la nonna gli aveva
detto. Chiese clemenza per il bisnonno del quale non
sapeva niente e Reyna gli lasciò unirsi alla legione.
Non gli disse mai quello che aveva fatto suo nonno, ma
era ovvio che lo sapeva. Frank poteva dire che era
qualcosa di brutto, sicuro.

—Giudico la gente per il suo proprio méritos—le aveva


detto Reyna—. Ma non menzionare più il nome di Shen
Lun a nessuno. Deve mantenersi in gran segreto, o
sarai trattato male.

Sfortunatamente, Frank non aveva meriti propri. Il suo


primo mese nell'accampamento lo passò dandosi colpi
con tutte le armi, rompendo carri e facendo
inciampare a coorti intere mentre andavano. Il suo
lavoro preferito era badare ad Annibale, l'elefante, ma
glieli sistemava per avvolgerlo tutto, anche lì.
Provocava indigestioni ad Annibale dandolo di
mangiare arachidi. Chi avrebbe detto che gli elefanti
potevano essere intolleranti alle arachidi? Frank si
domandava se Reyna si sarebbe pentito della sua
decisione di avergli permesso di unirsi.

Ogni giorno, si alzava domandandosi se il palo


potrebbe ardere, e smetterebbe di esistere.

Tutto quello passò per la mente di Frank mentre


camminava con Hazel e Percy verso i giochi bellici.
Pensava al palo avvolto nella tasca del suo cappotto e
quello che aveva voluto dire Juno quando apparve
nell'accampamento. Starebbe per morire? Sperava che
no. Non aveva portato ancora onore alla sua famiglia,
ancora no. Chissà Apollo gli reclamerebbe quella notte
e gli spiegherebbe i suoi poteri ed i suoi doni.

Una volta erano usciti dell'accampamento, la Quinta


Coorte formò in due file dietro i suoi centurioni:
Dakota e Gwen. Andarono al nord, costeggiando la
città, verso i Campi di Marte, la parte più lunga e liscia
della valle. L'erba era molto breve perché era il posto
dove tutti gli unicorni, tori e fauni vagabondi
pascolavano. La terra era popolata di crateri di
esplosioni e deformata con trincee di giochi passati.
Nel nord del campo si alzava un centro del bersaglio.
Gli ingegneri avevano costruito una forza di pietra con
rastrelli di ferro, torri di vigilanza, balestre di
scorpione, cannoni di acqua e non c'era dubbio che
c'erano altre sorprese affinché i difensori li usassero.

—Oggi hanno fatto un buon trabajo—notó Hazel—.


Quello è cattivo per noi.

—Esperad—dijo Percy—, state dicendomi che quella


forza l'hanno costruita oggi?

Hazel sorrise.
—I legionari stiamo allenati per costruire. Se è
necessario, possiamo smontare l'accampamento intero
e ricostruirlo di nuovo in qualunque altro posto. Ci
sarebbe chissà da tre o quattro giorni, ma potremmo
farlo.

—Migliore che no—dijo Percy—. Allora attaccate un


forte distinto ogni giorno?

—Non ogni noche—dijo Frank—. Abbiamo distinti


esercizi di allenamento. A volte death-ball, ehi… che è
sembrato qualcosa al paint-ball, eccetto perché…
utilizziamo, veleno, acido e palle di fuoco. A volte
facciamo corse di quadrige o lotte di gladiatori, ed
altre volte giochi bellici.

Hazel segnalò forte il.

—In qualche posto dentro lì, la Prima e la Seconda


Coorte conservano i suoi stendardi. Il nostro lavoro è
addentrarci e catturarli senza essere squartati. Se lo
facciamo, guadagniamo.

Gli occhi di Percy si accesero.

—Come… catturare la bandiera. Credo che preferisca il


catturare la bandiera.

Frank rise.

—Sì, buono… è più cinque pesetas di quello che suona.


Dobbiamo attraversare quelli scorpioni e quelli
cannoni di acqua nelle pareti, lottare contro soldati
nella forza, trovare gli stendardi, e vincere i guardiani,
tutto quello menta proteggiamo i nostri stendardi da
essere catturati. E la nostra coorte è rivaleggiata con
gli altri due coorti attaccanti. Non lavoriamo del tutto
in squadra, poiché la coorte che catturi gli stendardi si
porta tutta la gloria.

Percy diede un scivolone, cercando di mantenere il


ritmo col quale andavano. Frank si sentì concorde.
Aveva passato le sue due primi settimane
inciampando.

—Allora perché pratichiamo tutto questo? —Domandò


Percy—. Passate molto tempo assaltando città
fortificate?

—Lavoro in equipo—dijo Hazel—. Velocità di pensiero.


Tattiche. Tecniche di battaglia. Ti sorprenderebbe
quello che puoi imparare in alcuni giochi bellici.

—Come per esempio, chi può inchiodarsi un pugnale


per l'espalda—dijo Frank.

—Soprattutto eso—coincidió Hazel.

Andarono verso il centro dei Campi di Marte e


formarono gruppi. La Terza e la Quarta Coorte si
unirono lontano il più possibile della Leva. I
centurioni del lato attaccante si riunirono per una
conferenza. Nel cielo, al di sopra di essi, Reyna girava
nel suo pegaso, Scipione, preparati per essere gli
arbitri del gioco.
Mezza dozzina di aquile giganti volavano in
formazione dietro esse, preparate per una necessità di
ambulanza di emergenza se era necessario. L'unica
persona che non partecipava al gioco era Nico diedi
Angelo, l'ambasciatore di Plutone che era salito ad una
torre di osservazione a circa dieci chilometri del
campo di battaglia e starebbe osservando con alcuni
binocoli.

Frank mise il suo pilum contro il suo scudo e


comprovò l'armatura di Percy. Tutto era corretto.
Tutti i pezzi dell'armatura erano regolate
correttamente.

—L'hai fatto bien—dijo, sorpreso—. Percy, tu hai


dovuto partecipare prima ad alcuni giochi bellici.

—Non lo so. Può essere.

L'unica cosa che non stava bene era la spada di bronzo


brillante di Percy, non era di oro imperiale né era una
gladius. La foglia aveva la forma di una foglia e la
scrittura nel fianco era greca. Guardare la spada gli
faceva sentire scomodo a Frank. Percy corrugò il
cipiglio.

—Possiamo usare in realtà armi?

—Sí—dijo Frank—. Chiaro. Non aveva visto mai una


spada come quello.

—Che cosa passa se ferisco qualcuno?


—Essi curamos—dijo Frank—. O lo tentiamo. Le legioni
di curatori sono molto buone con l'ambrosia ed il
nettare, e soprattutto con la polvere di corno di
unicorno.

—Nessuno muere—dijo Hazel—. Buono, non sempre. E


se lo fanno…

Frank imitò la voce di Vitellius:

—Sono alcuni debolucci! Nei miei tempi, morivamo


tutto il momento e ci piacevo!

Hazel rise.

—Mantieniti vicino, Percy. Col migliore delle fortune,


c'eliminano subito. Ci collocassero nei muri per
rammollire le difese. Allora la Terza e la Quarta Coorte
andranno e si porteranno gli onori, se possono
arrivare ad assaltare forte il.

Le corna suonarono. Dakota e Gwen arrivarono della


conferenza di ufficiale, sembravano sconfortati.

—Molto bene! Questo è il piano! —Dakota diede un


sorso rapido ad un Kool-Aid del suo zaino di viaggio—.
C'impiegeremo nei muri per rammollire le difese.

La coorte intera si lamentò.

—Lo so, il sé—dijo Gwen—. Ma chissà questa volta


abbiamo un po' di fortuna!
Se amavi qualcuno ottimista, quell'era Gwen. A tutto il
mondo gli piaceva Gwen perché badava a tutti e
cercava di mantenerli rallegra sempre. Perfino poteva
controllare a Dakota nei suoi attacchi di iperattività
con succo. Anche cosí, i campeggiatori si lamentarono
e si rimossero. Nessuno credè che la Leva potesse
avere fortuna.

—Prima linea con Dakota—dijo Gwen—. Bloccate gli


scudi ed avanzate in formazione tartaruga fino alle
porte principali. Cercate di mantenervi di un pezzo.
Attraete il fuoco. La secondo línea—Gwen si girò verso
la fila di Frank senza molto entusiasmo—. Voi
diciassette, fino a Bobby, incaricavi dell'elefante e
delle scale di assalto. Cercate di aprire un fianco di
attacco nel parete ovest. Chissà possiamo ridurre le
sue difese. Frank, Hazel, Percy… buono, fate quello che
vogliate. Insegnate a Percy gli archi. Cercate di
mantenerlo con vida—se girò verso l'intera coorte—.
Se qualcuno passa la prima parete, mi assicurerò che
otteniate il Corona Murale. Victoria per la Leva!

La coorte acclamò mezzo scoraggiata e spenta.

Percy corrugò il cipiglio.

—Fate quello che vogliate?

—Sí—suspiró Hazel—. Un gran voto di fiducia…

—Che cosa è il Corona Murale? —domandò.

—Una medaglia militar—dijo Frank. Era stato obbligato


a memorizzare tutte le onorificenze possibili—. Un
gran onore per il primo soldato in irrompere nel forte
nemico. Noterai che nessuno nella Leva l'ha.
Normalmente neanche arriviamo al forte perché
stiamo in fiamme o anneghiamo o…—si trattenne,
guardò a Percy e disse—. Cannoni di acqua.

—Che cosa? —domandò Percy.

—I cannoni nelle paredes—dijo Frank—, portano acqua


dell'acquedotto. C'è un sistema di bombe. Caspita! Non
so come funziona, ma sono basso molta pressione. Se
potessi controllarli, come controllasti il fiume…

—Frank! —Sorrise Hazel—. Quello è brillante!

Percy non era tanto sicuro.

—Non so come quello feci del fiume. Non sono sicuro


di potere controllare i cannoni di tanto lontano.

—Noi acercaremos—Frank segnalò alla parete


occidentale del forte, dove la Quinta Coorte non
attaccherebbe—. Lì è dove la difesa sarà più debole.
Non si prenderanno mai sul serio a tre ragazzi soli.
Credo che potessimo avvicinarci abbastanza prima che
ci vedano.

—Avvicinarci come? —domandò Percy.

Frank si girò a Hazel.

—Potrai fare quello di nuovo?


Gli diede una gomitata nel petto.

—Dicesti che non lo conteresti a nessuno!

Frank si sentì male immediatamente. Si era


emozionato tanto col piano…

Hazel mormorò molto flojito:

—Non importa. Sta bene… Percy, sta parlando delle


trincee. I Campi di Marte sono piagati di tunnel
costruiti attraverso gli anni. Alcuni sono collassati,
altri sepolti, ma molti sono ancora transitabili. Sono
molto buona trovando quegli ultimi ed usandoli.
Perfino posso farloro intransitabili se è necessario.

—Come facesti con le gorgonas—dijo Percy—¸para


rallentarli.

Frank assentì in approvazione.

—Ti dissi che Plutone piaceva. È il dio di tutto quello


che c'è bassa terra. Hazel può trovare grotte, tunnel,
botole…

—E quell'era il nostro secreto—gruñó.

Frank si vergognò.

—Sì, lo sento. Ma se possiamo avvicinarci…

—E se posso aprire i cannoni di agua…—asintió Percy,


come se cominciasse a piacergli l'idea—. Che cosa
faremo dopo?

Frank comprovò il suo arco. Aveva sempre frecce


speciali. Non li aveva usate mai prima, ma chissà
quella notte era la notte. Chissà potesse fare qualcosa
il sufficientemente buono come per richiamare
l'attenzione di Apollo.

—Il resto cade nel mio cuenta—dijo—. Vamos.Capítulo


11FrankFRANK non Aveva risentito Mai Sicuro di
niente, quello che metteva gli nervoso. Niente che
avrebbe pianificato era andato bene. Glieli sistemava
sempre per rompere, rovinare, bruciare, sedersi o
battere tutto quello che fosse importante. Benché
quella volta sapesse che la sua strategia sé andava a
funzionare.

Hazel li trovò un tunnel senza problemi. In realtà,


Frank aveva un leggero sospetto che semplicemente
non trovava i tunnel. Era come se i tunnel glieli
sistemassero per soddisfare le sue necessità. Passaggi
che erano stati sepolti per anni erano dissotterrati
improvvisamente, cambiando direzione portando a
Hazel dove ella volesse andare. Continuarono
ubriacandosi con la luce che emetteva la spada
brillante di Percy, Controcorrente. Al di sopra di essi,
si sentivano suoni della battaglia: ragazzi gridando.
Annibale l'elefante barrendo con furia, raggi di
scorpioni scuotevano la terra ed i cannoni di acqua
irrompevano con strepito nel campo di battaglia. Il
tunnel si scosse di nuovo. Cadde loro addosso una
cappa di polvere.
Frank lasciò cadere la sua mano dentro la sua
armatura. Il pezzo di legno seguiva sano e salvo nella
tasca del suo cappotto, benché un buon tiro di un
scorpione potesse fare ardere il tessuto e… Frank
brutto, si riprese a sé stesso. Ardere è la parola
proibita. Non pensare a quello.

—C'è un'ouverture al di sopra di nosotros—anunció


Hazel—. Finiremo a dieci metri della parete
occidentale.

—Come puoi saperlo? —domandò Percy.

—Non il sé—dijo—. Ma sono sicura.

—Potremmo attraversare la parete per un tunnel? —


domandò Frank.

—No—dijo Hazel—. Gli ingegneri furono intelligenti.


Costruirono le pareti in fondamenta che non possono
ostacolare. E non domandiate come posso saperlo. Lo
so solo.

Frank si imbattè in qualcosa e maledisse in silenzio.


Percy gli avvicinò la spada per illuminare. La cosa con
la quale Frank aveva inciampato era un pezzo di
metallo brillante. Si chinò.

—Non lo toccare! —disse Hazel.

La mano di Frank si trattenne a scarsi centimetri del


pezzo di metallo. Sembrava un Ferrero Rocher gigante,
del volume del suo pugno.

—È gigante—dijo—. Argento?

—Platino—Hazel suonava come se lo temesse—. Sparirà


in un secondo. Per favore, non lo toccare. È pericoloso.

Frank non capiva come un pezzo di metallo poteva


essere pericoloso, ma Hazel sembrava serio. Mentre si
alzava, il platino affondava nella terra.

Guardò a Hazel:

—Come l'hai saputo?

Alla luce della spada di Percy, Hazel sembrava uguale


di fantasmagorica che un lare.

—Te lo spiegherò luego—le promise.

Un'altra esplosione fece rimbombare il tunnel e


continuarono a camminare.

Uscirono per un buco giusto dove Hazel aveva


predetto che lo farebbero. Davanti ad essi, si sollevava
la parete occidentale. Alla sua sinistra, Frank potè
vedere la linea frontale della Quinta Coorte avanzando
in formazione tartaruga: gli scudi formando un guscio
al di sopra delle sue teste ed i suoi lati. Cercavano di
raggiungere le porte principali, ma i difensori al di
sopra di essi lanciavano loro rocce e lanciavano loro
proiettili ardenti degli scorpioni, creando crateri ai
suoi piedi. Un cannone di acqua scaricò con un ruggito
rimbombante, ed una corrente di acqua inondò giusto
una trincea davanti alla coorte.

Percy fischiò, attonito.

—Quella è molta pressione, è chiaro.

Neanche la Terza e Quarto Coorte stavano avanzando.


Stavano dietro e ridevano, vedendo come i suoi ‘alleati
' era sconfitto. I difensori si appostavano nelle pareti
al di sopra delle porte, sciogliendo insulti alla
formazione tartaruga mentre si dondolava. I giochi
bellici si erano trasformati in un ‘vedere come cade la
Quinto '.

La visione di Frank diventò rossa di furia.

—Cambiamo le cosas—alcanzó il suo arco e tirò fuori


una freccia più pesante del resto. La punta di ferro
aveva la forma di un razzo. Una corda dorato ultrafina
pendeva dall'estremo della freccia. Spararla con
precisione verso la parete gli porterebbe più forza e
capacità delle quali avevano molti arcieri, ma Frank
aveva braccia forti e motivazione.

Chissà Apollo stia guardando, pensò speranzoso.

—Che cosa fa quello? —Domandò Percy—. Un gancio di


impugnatura?

—Si chiama freccia di hidra—dijo Frank—. Puoi


bloccare i cannoni di acqua?
Un difensore apparve nella parete al di sopra di essi.

—Ehi! —Gridò ai suoi compagni—. Guardate questo! Più


vittime!

—Percy—dijo Frank—, ora è il momento.

Più piccoli arrivarono per ridere di essi. Pochi corsero


verso i cannoni di acqua più vicini e li mirarono verso
Frank. Percy chiuse gli occhi. Alzò la sua mano.

Sopra, nella parete, qualcuno gridò:

—Aprire più, inetti!

BUUUUUUUUM!

Il cannone sfruttò in un amalgama di azzurro, verde e


bianco. I difensori gridarono mentre un'onda d'urto di
acqua lanciava loro delle sue posizioni. Ragazzi
caddero gridando per le pareti ma erano raccolti dalle
aquile giganti e restituiti ad un posto sicuro. Tutta la
parete occidentale si dondolò mentre l'esplosione
percorreva le tubature. Uno dietro un altro, i cannoni
di acqua sfruttarono. I fuochi di scorpione furono
spenti. I difensori si divertirono, confusi o erano
lanciati per l'aria, dando alle aquile di riscatto un
arduo lavoro. Nelle porte principali, la Quinta Coorte
dimenticò la sua formazione. Intrigati, abbassarono i
suoi scudi ed osservarono il caos.

Frank lanciò la sua freccia. Si sollevò, caricando con la


sua corda brillante. Quando arrivò al massimo alto, la
punta di ferro si spaccò in una dozzina di esse che si
schiantarono contro tutto quello che trovò: parti della
parete, un scorpione, un cannone di acqua rotto, un
compagno di campeggiatori difensori, che gridarono e
si trovarono fagotti alle sue posizioni come ancori.
Della corda centrale, si estesero alcuni ringhiere,
creando una scala di scalata.

—Andiamo! —disse Frank.

Percy sorrise.

—Tu in primo luogo, Frank. È la tua festa.

Frank vacillò. Allora si mise l'arco nella schiena e


cominciò a scalare. Stava di passaggio a metà quando i
difensori recuperarono i suoi sensi per fare suonare
l'allarme.

Frank guardò al gruppo della Quinta Coorte. Stavano


guardandolo, stupefatti.

—E bene? —Gridò Frank—. Attaccate!

Gwen fu il primo a rispondere. Sorrise e ripetè


l'ordine. Un'ovazione si estese per tutto il campo di
battaglia. Annibale l'elefante barrì con allegria, ma
Frank non potè permettersi di guardare. Arrivò alla
fine della parete, dove tre difensori stavano cercando
di disfarsi della scala.

Una cosa buona di essere grande, muscoloso ed essere


infoderato in metallo: Frank era come una palla di
bowling pesante ed armata. Si lanciò a sé stesso contro
le difese che si dondolarono come bowling. Frank si
alzò. Controllò i merli agitando il suo pilum di un lato
ad altro lasciando KO ad alcuni difensori. Alcuni gli
lanciavano frecce. Altri cercarono di fargli abbassare
la guardia con le sue spade, ma Frank era
inarrestabile. Allora Hazel apparve al suo fianco,
agitando la sua spada di cavalleria come se fosse nato
per lottare. Percy apparve al di sopra del muro ed alzò
Controcorrente.

—Genial—dijo.

Insieme i tre si disfarono delle difese del muro. Sotto


essi, le pareti si aprirono. Annibale irruppe nel forte,
con frecce e rocce essendo lanciate contro lui,
inoffensive, ovviamente, dato che aveva messa la sua
armatura Kevlar.

La Quinta Coorte caricò dietro l'elefante, e la battaglia


passò ad essere in collaborazione un.

Finalmente, alla fine dei Campi di Marte, un grido di


battaglia si sentì. La Terza e la Quarta Coorte corsero
ad unirsi alla lotta.

—Un po' tarde—dijo Hazel.

—Non possiamo permettere che si impadroniscano


degli estandartes—dijo Frank.

—No—coincidió Percy—, sono nostri.


Non furono necessarie più parole. Si mossero come
una squadra, come se stessero lottando insieme per
anni. Corsero per le scale interne ed irruppero nella
base enemiga.Capítulo 12FrankDESPUÉS Di Quello, La
Battaglia Fu Un Caos.

Frank, Percy e Hazel si fecero largo attraverso il


nemico, lasciando andasse di combattimento a tutto
quello che si mettesse nella sua strada. La Prima e
Seconda Coorte, l'orgoglio dell'Accampamento Giove,
una macchina di guerra perfetta ed altamente
disciplinata, cadeva sotto l'assalto e per la pura novità
di stare nel lato perdente.

In parte era per Percy. Lottava come un demonio,


facendosi largo per tra file di nemici in un stile
completamente non ortodosso, ruzzoloni per il suolo
accoltellando con la sua spada, invece di battere con
lei come un romano lo farebbe, mettendo KO
campeggiatori col manico della sua spada e, in
generale, causando un panico massiccio. Octavian
sciolse un cigolio stridente, chissà stesse ordinando
alla Prima Coorte mantenersi nel posto, chissà stesse
praticando per soprano. Ma Percy lo fermò. Arrivò
un'onda di acqua che gli fece dare una capriola al di
sopra di una fila di scudi ed attaccò fieramente col
manico della sua spada l'elmo di Octavian. Il
centurione cadde bocconi come un burattino di
straccio.

Frank lanciò frecce fino a che la sua faretra fu vuoto,


usando missili con la punta desafilada che non
ammazzavano ma sì lasciavano alcuni moratones
spiacevoli. Lanciò il suo pilum al di sopra della testa di
un difensore, ed allora, malvolentieri tirò fuori il suo
gladius.

Nel frattempo, Hazel scalò per la schiena di Annibale.


Lo condusse verso il centro del forte, sorridendo ai
suoi amici:

—Andiamo, lentorros!

Dio dell'Olimpo, è maledettamente bella, pensò Frank.

Corsero verso il centro della base. La zona interna


stava praticamente desprotegida. I difensori non
avrebbero sognato mai ovviamente che un assalto
arrivasse tanto lontano. Annibale tirò sotto le porte di
entrata.

Dentro i vigilanti degli stendardi della Prima e la


Seconda Coorte stavano posizionati in un tavolo di
gioco di Mitomagia con lettere e figure. Gli emblemi
delle coorti erano facili senza nessuna attenzione
contro una parete.

Hazel ed Annibale irruppero nella stanza ed i


guardiani degli stendardi caddero di spalle. Annibale
mise un piede sul tavolo che si spaccò in due.

Quando il resto della coorte aveva raggiunto loro,


Percy e Frank avevano disarmato il nemico,
aggrappato gli stendardi e scalato per la schiena di
Annibale per situarsi con Hazel. Andarono verso
l'esterno brillando, trionfanti, i colori del nemico.
La Quinta Coorte formò intorno a suo. Insieme
sfilarono fuori del forte, passando nemici attoniti ed
alleati uguale di stupefatti.

Reyna diede rovesciato alla sua periferia col suo


pegaso.

—Il gioco hai finito! —suonò come se cercasse di non


ridere—. Riunione per gli onori!

Lentamente i campeggiatori si riaggrupparsi nei


Campi di Marte. Frank vide danni minori, alcuni
scottature, ossa rotte, occhi violetti, taglia e
grattature, oltre ad un mucchio di capelli
bruciacchiati e cannoni di acqua rotti, che nessuno
potrebbe essere sistemato.

Scivolò per la schiena dell'elefante. I suoi camerata gli


davano manate nella schiena, facendogli complimenti
e dandogli coraggi. Frank si domandò se stava
sognando. Era la migliore notte della sua vita… fino a
che vide a Gwen.

—Aiuta! —gridò qualcuno. Un paio di campeggiatori


uscirono della forza, caricando una ragazza in una
barella. Allora la collocarono nel suolo, e gli altri
ragazzi cominciarono ad affollarsi intorno a suo.
Perfino dalla distanza, Frank seppe che era Gwen.
Aveva molto brutta macchia. Riposava nella barella
con un pilum inchiodato nella sua armatura, come se
stesse sottomettendolo tra il suo petto e la sua vita,
ma c'era troppo sangue.
Frank negò con la testa con incredulità.

—No, no, no—murmuró mentre correva al suo fianco.

I medici gridavano a tutti affinché si mantenessero


lontano e gli lasciassero respirare. La legione intera si
mantenne in silenzio mentre i curatori lavoravano,
cercando di mettere velo e corno di unicorno
polverizzato sotto l'armatura di Gwen per fermare il
sangue, cercando di mettere qualcosa di nettare
dentro la sua bocca. Gwen non si muoveva. Il suo viso
non aveva colore.

Finalmente uno dei medici guardò a Reyna e negò con


la testa.

Per un momento, non si sentiva niente eccetto l'acqua


dei cannoni rotti cadendo per le pareti dal muro.
Annibale pettinava a Gwen con la sua proboscide.

Reyna ispezionò i campeggiatori dal suo pegaso. La sua


espressione era dura ed offusca come il ferro.

—Ci sarà un'investigazione. Chiunque che ha fatto


questo, sei costato alla legione un buono ufficiale. La
morte onorevole è una cosa, ma questo…

Frank non era sicuro di quello che voleva dire. Allora


vide le marche registrate nel manico di legno del
pilum: CHT I LEGIO XII F. L'arma apparteneva a
qualcuno della Prima Coorte ed emergeva per la sua
armatura. Gwen era stato attaccata di dietro,
possibilmente dopo che il gioco avesse finito.

Frank guardò la moltitudine cercando ad Octavian. Il


centurione osservava con più interesse che curiosità,
come se stesse esaminando uno dei suoi stupidi
orsacchiotti di peluche squartati. Non aveva un pilum.

Il sangue fremè nelle tempie di Frank. Voleva


strangolare ad Octavian con le sue mani nude, ma in
quello momento, Gwen tossì.

Tutto il mondo retrocedè. Gwen aprì gli occhi. Il


colore girò al viso.

—Che cosa… che cosa è stato quello? —sbattè le


palpebre—. A che cosa sta guardando tutto il mondo?

Non sembrava dare si racconta dell'arpione di due


metri che aveva attraverso la sua vita.

Dietro Frank, un medico sussurrò.

—È impossibile. Era morta. Doveva essere morta.

Gwen cercò di reincorporarsi, ma non potè.

—Un fiume, ed un uomo aveva chiedendo… una


moneta? Mi girai e la porta di uscita era aperta. Ed io…
uscii. Non capisco niente. Che cosa ha passato?

Tutto il mondo la guardava con orrore. Nessuno cercò


di aiutare.
—Buono pregunta—Reyna si girò verso Nico che
osservava serio dal bordo della moltitudine—. Ha
questo qualcosa vedere Plutone?

Nico negò con la testa.

—Plutone non permette mai di girare alla gente di tra i


morti.

Guardò a Hazel come se stesse dicendogli che tacesse.


Frank si domandò che cosa significava tutto quello, ma
non ebbe tempo per pensare a ciò.

Una voce rimbombò per l'accampamento: —La morte


perde il suo controllo. Questo è solo il principio.

I campeggiatori afferrarono le armi. Annibale barrì,


nervoso. Scipione nitrì e quasi lanciò a Reyna.

—Conosco quella voz—dijo Percy. Non suonava molto


contento.

In mezzo alla legione, una colonna di fuoco irruppe


nell'aria. Il caldo bruciò le ciglia di Frank. I
campeggiatori che erano stati bagnati per i cannoni
trovarono i suoi vestiti asciugati immediatamente.
Tutto il mondo si dondolò all'indietro mentre un
soldato gigante usciva dall'esplosione.

Frank non aveva molti capelli, ma quello che aveva lo


fu intricato. Il soldato misurava cinque metri e vestiva
l'uniforme di camuffamento desertico dell'esercito
canadese. Irradiava fiducia e potere. I suoi capelli neri
erano tagliati allo stile militare, come quello di Frank.
Il suo viso era angolare e brutale, marcata con
cicatrici di coltelli. I suoi occhi erano coperti con
alcuni occhiali infrarossi che brillavano dall'interno.
Vestiva una cintura di attrezzi con una pistola appesa
della cintura, un machete e varie granate. Nelle sue
mani c'era una carabina M16 extragrande.

La cosa peggiore del caso è che Frank si sentì chiamato


per lui. Mentre tutto il mondo retrocedeva, Frank si
affrettava. Si rese conto che il soldato voleva che si
avvicinasse in silenzio.

Frank voleva uscire fuggendo e nascondersi, ma non


poteva. Cedè tre passi e conficcò il ginocchio.

Gli altri campeggiatori seguirono il suo esempio e si


inginocchiarono. Perfino Reyna smontò.

—Quello sta bien—dijo il soldato—. Inginocchiarsi sta


bene. Ha passato molto tempo dall'ultima volta che
visitai l'Accampamento Giove.

Frank vide una persona che non si era inginocchiato.


Percy Jackson, con la sua spada ancora nella mano,
guardava il soldato gigante.

—Ares—dijo Percy—. Che cosa vuoi?

Duecento campeggiatori ed un elefante contennero


l'alito. Frank volle scusarsi per Percy e placare la furia
del dio, ma non sapeva che cosa fare. Aveva paura che
il dio della guerra schiacciasse il suo nuovo amico con
la M16 extra-grande.

Invece di quello, il dio insegnò i suoi brillanti denti


bianchi.

—Hai audacia, semidiós—dijo—. Ara è la mia forma


greca. Ma per questi seguaci, i figli di Roma, sono
Marte, modello dell'impero, padre divino di Rómulo e
Remo.

—Noi conocemos—dijo Percy—. Noi… abbiamo lottato


prima.

Attorno ai piedi di Marte, il suolo arse in circolo.

—Percy—dijo Frank—, per favore.

Percy lo fece malvolentieri, ma si inginocchiò.

Marte guardò la moltitudine.

—Romani, prestatemi il vostro ascolto! —Rise, un


ticchettio buono e spaventare tanto contagioso che
quasi fece ridere a Frank, malgrado continuasse a
tremare di paura—. Ho voluto sempre dire quello.
Vengo dall'Olimpo con un messaggio. Giove non vuole
che ci comunichiamo direttamente coi mortali,
specialmente oggigiorno, ma mi ha permesso questa
eccezione, poiché voi, romani, siete stati sempre la
mia gente prediletta. Mi è permesso solo di parlare
durante alcuni minuti, cosicché state atentos—señaló
a Gwen—. Questa di qui, dovrebbe essere morta, ma
non lo sta. I mostri contro i quali lottate non girano al
Tartaro quando li spezzate. Alcuni dietro mortali che
morirono tempo camminano sulla terra di nuova.

Se l'immaginò Frank o il dio guardò a Nico diedi


Angelo?

—Tánatos è stato encadenado—anunció Marte—. Le


Porte della Morte sono state forzate ad aprirsi, e
nessuno sta scortandoli, almeno non imparzialmente.
Gea permette ai nostri nemici di uscire di nuovo alla
terra, al mondo dei mortali. I suoi figli i giganti stanno
riunendo eserciti contro voi, eserciti che non sarete
capaci di ammazzare. Non sia che Tánatos sia liberato
affinché ritorni ai suoi doveri, sarete distrutti. Dovrete
trovare a Tánatos e liberarlo dei giganti. Solo egli può
cambiare la situazione—Marte guardò intorno a suo, e
si rese conto che tutto il mondo stava in silenzio,
inginocchiato—. Oh, potete alzarvi. Alcuno domanda?

Reyna si alzò scomoda. Si avvicinò al dio, seguita per


Octavian che si riveriva, come se fosse un schiavo
servile.

—Sig. Marte—dijo Reyna—, siamo onorati.

—Più che honrados—dijo Octavian—. Molto più che


onesti…

—E bene? —infilzò Marte.

—Bien—dijo Reyna—, Tánatos, il dio della morte? Il


proprietario terriero di Plutone?
—Correcto—dijo il dio.

—E dice che è stato catturato dai giganti?

—Corretto.

—E tutto il mondo smetterà di morire?

—Non tutti alla vez—dijo Marte—. Ma le barriere tra la


vita e la morte saranno deboli. Quelli che sappiano
come tirare fuori vantaggio di ciò, ritorneranno. I
mostri sono molto difficili da ammazzare. Molto
pronto saranno completamente impossibili da
ammazzare. Alcuni anche semidei potranno trovare
quello verso giro dell'Inframundo, come la vostra
amica, il centurione Spiedino.

Gwen fece una smorfia.

—Centurione Spiedino?

—Se non lo sistemate, i mortali cominceranno a dare si


racconta che è loro impossibile morir—siguió Marte
senza fare caso—. Vi immaginate un mondo nel che
nessuno sale da cucina, mai?

Octavian alzò la mano.

—Ma, grandioso ed onnipotente signore Marte, se non


possiamo morire, quello non è qualcosa di buono? Se
possiamo vivere per sempre…

—Non essere tonto, ragazzo! —Gridò Marte—. Una


macelleria senza finale? Guerra senza motivo? I nemici
sollevandosi un ed altra ed un'altra volta e senza
potere essere assassinati. È quello quello che volete?

—Sei il dio della guerra—dijo Percy, alzando la voce—.


Non vuoi una macelleria infinità?

Gli occhiali infrarossi di Marte brillarono più ancora.

—Sei un insolente. Chissà sé che abbia lottato prima


contro te. Capisco perché avrebbe potuto volere
ammazzarti. Sono il dio di Roma, ragazzo. Sono il dio
dell'esercito usato in un caso stretto. Proteggo le
legioni. Mi piace mettere ai miei nemici basso i miei
piedi, ma non lotto senza ragione. Non voglio una
guerra senza finale. Lo saprai, e quando lo faccia, mi
servirai.

—Mi sembra che no—dijo Percy.

Di nuovo, Frank sperò a che il dio lo spezzasse, ma


Marte gli sorrise come se fossero due vecchi amici
parlando di temi casuali.

—Ordino una missione! —Annunciò il dio—. Andrete al


nord e troverete a Tánatos nella terra oltre i dei. Lo
libererete e frustrerete i piani dei giganti. Conservavi
di Gea! Conservavi di suo figlio, il gigante maggiore!

Al lato di Frank, Hazel sciolse un grido:

—La terra oltre i dei?


Marte la guardò, impugnando il suo M16.

—Quello è corretto, Hazel Levesque. Sai a che cosa mi


riferisco. Tutto il mondo ricordi qui la terra dove la
legione perse il suo onore! Chissà se questa missione
abbia successo, e ritornate per il Festival di Fortuna…
allora il vostro onore sia chissà restaurato. Se non
avete successo, non ci sarà nessun accampamento al
che ritornare. Roma sarà stata distrutta, ed il suo
lascito perso per sempre. Cosicché il mio consiglio è:
Non falliate.

Octavian glieli sistemò in qualche modo per chinarsi


ancora più.

—Sig. Marte, solo un piccolo dettaglio. Una missione


richiedi una profezia, un poema mistico che ci guidi!
Solevamo ottenerli dei libri dei Sibilla, ma ora ricade
nell'auspice per interpretare il desiderio dei dei.
Cosicché se potesse andare ed ottenere come alcuni
settanta peluche ed un coltello per…

—Sei l'auspice? —l'interruppe il dio.

—Sì… il mio signore.

Marte tirò fuori una pergamena dalla sua cintura.

—Qualcuno ha una penna?

I legionari l'osservavano.

Marte sospirò.
—Due cientos romani e nessuno ha una penna. In
realtà? Non importa…

Si mise il M16 nella schiena e tirò fuori una bomba a


mano. Alcuni romani cigolarono. La granata si
trasformò in una penna e Marte cominciò a scrivere.

Frank guardò a Percy con gli occhi molto aperti. Disse


senza parlare: Può fare quello la tua spada, ehi? Percy
gli rispose: Taci.

—Qui hai! —Marte aveva appena scritto e lanciò la


pergamena ad Octavian—. Una profezia. Puoi
aggiungerla ai tuoi libri, registrarla nel suolo, quello
che voglia.

Octavian lesse la pergamena.

—Qui dice: "Andate in Alaska. Trovate a Tánatos e


liberarlo. Ritornate prima del tramonto del
ventiquattro di giugno o morite."

—Sí—dijo Marte—. Non è chiaro?

—Buono, il mio signore… normalmente le profezie


sono incerte. Sono scritte in rebus. Rimano e…

Una granata si affacciò alla tasca di Marte.

—E?

—La profezia è chiara! —Annunciò Octavian—. Una


missione!

—Buono respuesta—Marte si spinse la granata di nuova


dentro la tasca—. Ed ora… che più? C'era qualcosa
più… Ah, sé!

Si girò a Frank.

—Vedono qui, ragazzo.

No, pensò Frank. Il palo ardente nella tasca del suo


cappotto diventò più pesante. Le sue gambe
tremarono. Un sentimento di trepidazione l'inondò,
peggiore che il giorno nel quale l'ufficiale dell'esercito
arrivò alla porta.

Sapeva quello che andava a venire, ma non poteva


fermarlo. Fece avanti alcuni passi contro la sua
volontà.

Marte sorrise.

—Buon lavoro conquistando la muraglia, ragazzo. Chi è


stato l'arbitro di questo gioco?

Reyna alzò una mano.

—Hai visto il gioco, arbitro? —Domandò Marte—.


Questo è il Mio ragazzo. Primo al di sopra della parete
e dopo guadagnò il gioco per la sua squadra. Non sia
che sia cieca, quello è stato una giocata del Migliore
Giocatore del partito. Non sei cieca, verità?
Reyna sembrava come se stesse per sputare un topo.

—No, signore Marte.

—Allora assicurati che ottiene la Corona Mural—pidió


Marte—. Questo è il mio ragazzo! —gridò alla legione,
per se qualcuno non l'aveva sentito. Frank volle che la
terra l'inghiottisse.

—Il figlio di Emily Zhang—siguió Marte—. Era un


buono soldato. Una buona donna. Questo ragazzo,
Frank, prova suo valeva. Buon compleanno tardivo,
ragazzo. È ora che abbia in realtà l'arma di un uomo.

Lanciò il M16 a Frank. Per un microsecondo, Frank


credè che fosse schiacciato sotto il peso della carabina
di assalto gigantesco, ma l'arma si convertì di
passaggio a metà, diventando più piccolo e magro.
Quando Frank lo prese, l'arma era una lancia. Aveva il
manico di oro imperiale ed un strano punto di osso
bianco, sbattendo le palpebre con una luce
fantasmagorica.

—La punta è dente di dragón—dijo Marte—. Non hai


imparato ancora ad usare il talento tua madre, verità?
Buono… quella lancia ti darà alcuno vantaggio fino a
che lo faccia. Assolo hai tre opportunità con esse,
cosicché usala bene.

Frank non capì, ma Marte agiva come se il problema


fosse chiuso.

—Ora, mio figlio Frank Zhang va a liderar la missione


di liberare a Tánatos, alcuno obiezione?

Ovviamente, nessuno disse niente, ma alcuni


campeggiatori guardarono a Frank con invidia,
gelosia, rabbia e furia.

—Puoi portare due acompañantes—dijo Marte—. Quelle


sono le regole. Uno di essi deve essere questo ragazzo.

Segnalò a Percy.

—Impara qualcosa di rispetto a Marte nel suo viaggio,


o morrà nel tentativo. Ed in quanto al terzo, non mi
importa. Sceglie a chi vuoi. Dibattetelo nel senato.
Siete buoni in ciò.

L'immagine del dio sbattè le palpebre. Un lampo


rimbombò nell'aria.

—Quello è il mio indicación—dijo Marte—. Fino alla


prossima, romani. Non mi deludiate!

Il dio sparì in fiamme, ed andò via.

Reyna si girò verso Frank. La sua espressione era di


stupore e di nausea, come se finalmente fosse riuscito
a sputare il topo. Alzò il suo braccio in forma di saluto
romano:

—Uccello, Frank Zhang, figlio di Marte!

L'intera legione seguì il suo grido, ma Frank non


voleva la sua attenzione. La sua notte perfetta si era
rovinato. Marte era suo padre. Il dio della guerra
comandava all'Alaska. A Frank gli avevano dato più
che una lancia per il suo compleanno. Gli avevano dato
una sentenza di muerte.Capítulo 13PercyPERCY Dormì
Come Un Tronco.

Non era stato in un letto sicuro e comodo da… buono,


neanche si ricordava. Nonostante quello giorno
sconsiderato con migliaia di pensieri passando per la
sua testa, il suo corpo disse: "Rozza, devi dormire."

Sognò, ovviamente. Aveva sempre sonni, ma passavano


come immagini torbide della finestra di un treno. Vide
un fauno coi capelli ricci in vestiti ampi correndo per
acchiapparlo.

—Non ho cambiamento suelto—dijo Percy.

—Che cosa? —Disse il fauno—. No, Percy, io, Grover


sono! Ritorna! Stiamo di passaggio! Tyson sta vicino, o
almeno crediamo che stia vicino. Cerchiamo di
localizzarti ma…

—Che cosa? —domandò Percy, ma il fauno sparì nella


nebbia.

Allora Annabeth correva dietro lui, tendendolo la


mano.

—Grazie ai dei! —lo chiamò—. Durante mesi e mesi ti


cerchiamo ma non ti trovavamo! Stai bene?

Percy ricordò quello che gli aveva detto Juno, per mesi
stava deambulando, ma ora ha svegliato. La dea stava
mantenendolo nascosto intenzionalmente, ma perché?

—Sei reale? —domandò ad Annabeth.

Voleva crederlo con tutte le sue forze, come se


Annibale, l'elefante, stesse nel suo petto. Ma il suo
viso cominciò a dissolversi. Gridò:

—Rimani quieto! Sarà più facile affinché Tyson possa


trovarti! Rimani dove stai!

Allora era andato via. Le immagini si sbrigarono. Vide


una gigantesca barca in alcuni cantieri navale, ed
alcuni lavoratori lavorando per finire il casco della
barca. Ed un ragazzo con una torcia accesa nella mano
sottomettendo una testa di un drago di bronzo
collocandola nella prua. Vide al dio della guerra
perseguendo facendogli surf, con una spada nelle sue
mani.

La scena cambiò. Percy stava in piedi nei Campi di


Marte, guardando le Colline di Berkeley. Cresceva
un'erba dorata ed un viso apparve nel suolo, una
donna addormentata, coi suoi tratti formati per ombre
e vuoti nel terreno. I suoi occhi rimasero chiusi, ma la
sua voce suonò nella testa di Percy:

"Cosicché è questo è il semidio che distrusse a mio


figlio Cronos. Non sembri molto, Percy Jackson, ma sei
prezioso per me. Vedi al nord. Trova ad Alcioneo. Juno
può giocare al tu la porti coi greci ed i romani, ma alla
fine, sarai il mio fante. Sarai la chiave per la sconfitta
dei dei."

La visione di Percy si oscurò. Stava in piedi in una


versione in miniatura dei quartieri generali
dell'accampamento: un comincia con le pareti di
ghiaccio e nebbia gelata galleggiando nell'aria. Il
suolo era strapieno di scheletri vestiti con armature
romane ed armi orate incrostate nel ghiaccio. Alla fine
della stanza si erigeva un'enorme figura ombrosità. La
sua pelle brillava di oro ed argento, come se fosse un
automa come i cani di Reyna. Dietro lui c'era una
collezione di emblemi in rovine, stendardi sfilacciati,
ed una gigantesca aquila dorata in un palo di acciaio.

La voce del gigante risuonò nell'ampia sala.

—Questo è divertente, figlio di Nettuno. Hanno passato


eoni da quando distrussi un semidio del tuo calibro. Ti
aspetterò nel posto gelato.

Percy si svegliò, tremando. Per un istante non seppe


dove stava. Allora lo ricordò: nell'Accampamento
Giove, nelle baracche della Quinta Coorte. Era
allungato nella sua cuccetta, contemplando il soffitto
e cercando di controllare il suo polso cardiaco.

Un gigante dorato l'aspettava per distruggerlo.


Meraviglioso. Ma quello che l'inquietava più era il viso
della donna addormentata nelle colline. Sarai il mio
fante. Percy non sapeva giocare a scacchi, ma era
sicuro che essere un fante era qualcosa di brutto.
Morivano sempre.
Perfino le parti più amichevoli del suo sonno erano
inquietanti. Un fauno chiamato Grover stava
cercandolo. Chissà per quel motivo Don aveva scoperto
un… come l'aveva chiamata? Una connessione
empatica. Anche qualcuno chiamato Tyson stava
cercandolo ed Annabeth l'aveva notato che rimanesse
lì dove stesse.

Si sedette nella sua cuccetta. I suoi compagni di stanza


andavano e venivano, vestendosi e lavandosi i denti.
Dakota si stava infoderando in un pezzo di tessuto
rosso: una toga. Uno dei lari stava segnalandogli come
mettersila.

—Ora di fare colazione? —domandò Percy, speranzoso.

La testa di Frank uscì dalla cuccetta più vicina. Aveva


occhiaie abbasso le sue palpebre come se non avesse
dormito bene.

—Dovrà essere uno rapido. Dobbiamo andare alla


riunione del senato.

La testa di Dakota era rimasta bloccata nella toga.


Muoveva le braccia come se fosse un fantasma
infoderato in un lenzuolo del colore del Kool-Aid.

—Eh…—dijo Percy—, dovrò portare le mie lenzuola?

Frank sbuffò.

—Quello è solo per i senatori. Ci sono dieci di essi,


scelti ogni anno. Devi essere nell'accampamento da
cinque anni per potere accedere.

—Allora perché siamo invitato alla riunione?

—Perché… sai già, la missione. —Frank suonava


preoccupato, come se avesse paura che Percy si tirasse
indietro—. Dobbiamo stare nella riunione, tu, io e
Hazel. Mi riferisco, se volete…

Probabilmente Frank non voleva incolparlo, ma il


cuore di Percy sentì come se l'appena avessero
attaccato l'un morso nel cuore. Sentiva empatia con
Frank. Essere reclamato per il dio della guerra in
mezzo a tutto l'accampamento… minuto incubo.
Inoltre, come poteva dire che non a quello gigantesco
e tracagnotto viso di bebè? Frank gli aveva dato un
compito che probabilmente l'ammazzerebbe. Aveva
paura. Aveva bisogno del suo aiuto.

Ed i tre avevano formato un buon equipaggio la notte


anteriore. Hazel e Frank erano gente solida e
dipendente. Avevano accettato a Percy come parte
della famiglia. Inoltre non gli piaceva l'idea della
missione, meglio di niente perché veniva da Marte
stesso, molto meno allora dopo sognare tutto quello.

—Sarà migliore che io prepare—salió del letto e si


vestì. Stette tutto il tempo pensando ad Annabeth.
L'aiuto stava in strada. Potrebbe ritornare alla sua vita
anteriore. Tutto quello che doveva fare era rimanere
lì.

Nella colazione, Percy era cosciente che tutto il


mondo stava guardandolo. Sussurravano su quello
successo la notte anteriore:

—Due dei nello stesso giorno…

—Non lottava come un romano…

—Il cannone di acqua mi sfruttò nel naso…

Aveva troppa fame come per preoccuparsi. Si riempì lo


stomaco con torte, uova, bacón, biscotti, mele e vari
bicchieri di succo di arancia. Avrebbe mangiato più di
non essere perché Reyna annunciò che il senato si
riunirebbe nella città, e tutti i tipi con le toghe si
alzarono per andare.

—Anche noi andiamo. —Hazel giocherellava con una


pietra che sembrava un rubino di due carati.

Il lare Vitellius apparve al suo fianco con una


lucentezza porpora.

—Buona fortuna ai tre! Ah, le riunioni del senato…


Ricordo quella che si celebrò dietro l'assassinio di
Cesare. Vada, ricordo la quantità di sangue nella sua
toga quando…

—Grazie, Vitellius—le interruppe Frank—. Dovremmo


andarci.

Reyna ed Octavian aprivano la processione di senatori


fosse dell'accampamento, coi levrieri metallici di
questa accompagnandoli per la strada. Hazel, Frank e
Percy chiudevano la commissione.

Percy vide a Nico diedi Angelo nel gruppo, vestendo


una toga nera e parlando con Gwen che sembrava
molto pallida ma sorprendentemente bene tenendo in
conto che era stato morta la notte anteriore. Nico
guardò a Percy e si girò di nuovo alla conversazione,
lasciando a Percy una sensazione che il fratello di
Hazel stava tentandolo evitare.

Dakota diede un scivolone con la sua toga rossa.


Neanche gli altri senatori sembravano andare molto
comodi nelle sue toghe, facendosi gli orli, cercando di
fare che la toga non fosse caduta loro dalle spalle…
Percy era orgoglioso di vestire la sua maglietta
porpora normale dell'accampamento ed i suoi blue-
jeans uguale di normali.

—Come potevano muoversi i romani dentro quelle


cose? —si domandò.

—Erano per occasioni formales—dijo Hazel—. Come gli


abiti. Mi apposto quello che vogliate a che i romani
odiavano le toghe come noi. Di tutte forme, non hai
portato nessun arma, verità?

La mano di Percy scivolò verso la sua tasca, dove stava


la sua penna.

—Perché? Si suppone che non dobbiamo?

—Non si permettono armi nel pomerium. —disse.


—Nel che?

—Pomerium—dijo Frank—. Il limite della città.


L'interno è una zona sacra e sicura. Le legioni non
possono andare attraverso lei. Non si permettono
armi. È per quel motivo per quello che le riunioni
senatoriali non sono tanto sanguinanti.

—Per quello dell'assassinio di Julio César? —domandò


Percy.

Frank assentì.

—Non ti preoccupare. Non ha passato niente come


quello da mesi.

Percy sperò che stesse scherzando.

Mentre si avvicinavano alla città, Percy potè


apprezzare la cosa bella che era. I tetti di colore rosso
e cupole dorate che brillavano col sole. Si sentivano
giardini con madreselve e roseti. Il fórum era
pavimentato con pietre bianche e grige, arredamento
con statue, fonti e colonne che non sottomettevano
niente. Nei quartieri adiacenti, strade selciato erano
allineate con edifici di colori vivi, tendi, caffetterie e
parchi. Nella lontananza si sollevavano un anfiteatro
ed un circo romano.

Percy non si rese conto che stavano nei limiti della


città fino a che i senatori davanti a lui cominciarono
ad andare più lentamente. Ad un lato della strada
aveva una statua di marmo: un muscoloso uomo a
volume reale con capelli ricci, senza braccia ed un viso
irritato. Chissà sembrava tanto strano perché era stato
solo scolpito di vita per sopra. Sotto alla vita aveva un
gran blocco di marmo.

—Fila indio, per favore! —Disse la statua—. Abbiano le


sue identificazioni preparate.

Percy guardò alla sua sinistra e la sua destra. Non si


era reso conto fino ad allora, ma una linea di statue
identiche circondava la città ad intervalli. I senatori
cominciarono ad avanzare. La statua comprovava i
tatuaggi nei suoi avambracci e chiamava ogni senatore
per il suo nome.

—Gwendolyn, senatore, Quinta Coorte. Nico diedi


Angelo, ambasciatore di Plutone, molto bene. Reyna,
pretore, ovviamente. Hank, senatore, Terza Coorte,
belle scarpe, Hank! Ed a chi abbiamo qui?

Hazel, Frank e Percy erano gli ultimi.

—Término—dijo Hazel—, questo è Percy Jackson. Percy,


questo è Termine, dio delle frontiere.

—Nuovo, verità? —Disse il dio—. Sì, la tavoletta di


probatio, è verità. Molto bene. Ah, arma nella tua
tasca? Tirala fuori! Tirala fuori!

Percy non seppe come Termine l'avrebbe indovinato,


ma tiro fuori la sua penna.

—Peligrosa—dijo Término—. Lasciala nel vassoio.


Spera, e la mia assistente? Iulia?

Una piccola bambina di circa sei anni uscì di dietro la


base della statua. Aveva codini, vestiva un vestito rosa
ed aveva un sorriso immacolato con due denti assente.

—Iulia? —Termine la cercò, ed Iulia andava alla


direzione contraria della quale il dio la cercava. La
bambina rideva, divertente.

—Oh, qui estás—dijo la statua—. Davanti ed al centro.


Porta il vassoio.

Iulia si ripulì il vestito. Venne con un vassoio e la


presentò a Percy. Nel vassoio c'erano coltelli,
cavatappi, una bottiglia di lozione solare di volume
smisurato ed una bottiglia di acqua.

—Potrai raccogliere l'arma al salir—dijo Termine—.


Iulia si incaricherà di curarla. È una professionista
allenata.

La bambina assentì.

—Pro-fede-sio-nal.

Disse ogni sillaba con attenzione, come se stesse


praticando.

Percy guardò a Hazel e Frank che non sembravano


trovare niente raro in quello. Non era molto sicuro di
volere consegnargli un arma mortifera ad una
bambina.
—Il problema es…—dijo—che la penna ritorna
automaticamente alla mia tasca, per quello che se lo
trovo in…

—Non tu preocupes—le assicurò Termine—.


C'assicureremo che non succeda. Verità, Iulia?

—Sì, signore Termine.

Malvolentieri, Percy mise la penna nel vassoio.

—Ora, poche norme, poiché sei nuevo—dijo Termine—.


Stai entrando nelle frontiere della città. Mantén la
pace nell'interno. Dà la precedenza al traffico di
carrozze finché cammini per le carreggiate pubbliche.
Quando entri nella Casa del Senato, siediti nell'ala
sinistra. E, lì, vedi dove sto segnalando?

—Eh—dijo Percy—, non ha mani.

All'opinione quell'era un tema difficile per Termine. Il


suo viso marmoreo diventò di un grigio oscuro.

—Ragazzo intelligente, ehi? Buono, Don Disprezza


Norme, lì vicino al fórum, Iulia, segnala per me…

Iulia lasciò il vassoio nel suolo e segnalò alla piazza


centrale della città.

—Il negozio con la tenda azul—siguió Termine—, è la


tabernae generale. Vendono nastri metrici. Compra
una! Voglio correttamente quelli pantaloni due
centimetri esatti al di sopra delle caviglie e quelli
capelli tagliati. E mettiti la maglietta dentro i
pantaloni.

Hazel disse:

—Grazie, Termine. Dobbiamo andarci.

—Di accordo, di accordo, potete pasar—dijo il dio—. Ma


manteneos nel lato destro della via. E quella roccia di
lì, non Hazel, non quello. Guarda dove sto segnalando.
Quella roccia è troppa vicino a quell'albero. Muovetela
due centimetri alla sinistra.

Hazel fece quello che gli disse, e seguirono per la sua


strada mentre Termine continuava loro a gridare
ordini ed Iulia verso la crocchetta nell'erba.

—È così sempre? —domandò Percy.

—No—admitió Hazel—. Oggi era di buone.


Normalmente è più ossessivo e compulsivo.

—Abita ogni pietra confinante della ciudad—dijo Frank


—. È come l'ultima difesa della città se è attaccata.

—Termine non è tanto malo—añadió Hazel—. Non gli


fare irritare, o ti obbligherà a misurare ogni filamento
di erba nella valle.

Percy redasse informazione.

—E la ragazza? Iulia?
Hazel sorrise.

—Sì, è molto buona. I suoi genitori vivono nella città.


Andiamo, sarà meglio che raggiungiamo i senatori.

Mentre si avvicinavano al fórum, Percy rimase


sorpreso della quantità di gente che aveva per di lì.
Gente in età scolare seduta vicino alla fonte. Vari di
essi salutarono i senatori passando. Un ragazzo in suoi
venti stava in piedi davanti alla credenza di una
panetteria, flirtando con una donna che stava
comprando il suo caffè. Un compagno più maggiore
osservavano un ragazzo piccolo in pannolini ed una
maglietta in miniatura dell'Accampamento Giove
gattonando dietro un gabbiano. I mercantili aprivano i
suoi negozi, collocando i cartelli in latino che
facevano pubblicità di ceramica, gioielleria ed entrate
a metà di prezzo per il Circo.

—Tutta questa gente sono semidei? —domandò Percy.

—O discendono da semidioses—dijo Hazel—. Come ti


ho detto, è un buon posto per studiare o formare una
famiglia senza preoccupazioni che ti attacchino i
mostri ogni giorno. Qui vivono… circa duecento,
trecento persone? I veterani fanno da consiglieri e
forze di riserva se fossero necessarie, ma la maggior
parte del tempo sono cittadini vivendo le sue vite.

Percy si immaginò come tutto quello sarebbe:


comprando un appartamento in quella piccola replica
di Roma, protetta per la legione e per il dio folle
Termine. Si immaginò aggrappato della mano ad
Annabeth seduti in una caffetteria. E quando fossero
maggiori, osserverebbero a suo figlio perseguendo
gabbiani per il fórum…

Si tolse l'idea della testa. Non poteva permettersi


quello tipo di pensieri. Parte dei suoi ricordi erano
spariti, ma sapeva che quello posto non era la sua
casa. Apparteneva ad un altro posto, coi suoi altri
amici.

Inoltre, l'Accampamento Giove stava in pericolo. Se


Juno aveva ragione, un attacco stava cadendo in
cinque giorni. Percy si immaginò il viso della donna
addormentata, presumibilmente Gea, creandosi nelle
colline attorno all'accampamento. Si immaginò orde di
mostri discendendo per la valle.

—Se non avete éxito—les aveva notato Marte—, non ci


sarà nessun accampamento al che ritornare. Roma sarà
distrutta ed il suo lascito perso per sempre.

Pensò alla piccolo chiamato Iulia, nelle famiglie con


gli altri bambini, nei suoi nuovi amici della Quinta
Coorte, perfino negli stupidi fauni. Non voleva
immaginarsi che cosa potrebbe passare se quello posto
era distrutto.

I senatori si fecero largo fino ad un edificio con una


gran cupola bianca nel punta ovest del fórum. Percy si
trattenne nell'entrata, cercando di non pensare a Julio
César essendo accoltellato fino alla morte in una
riunione senatoriale. Respirò profondo e seguì a Hazel
e Frank all'interior.Capítulo 14PercyEL Interno
Dell'Edificio Del Senato sembrava come l'entrata della
biblioteca di un istituto di secondario. Un semicerchio
di gradinate affrontate ad una pedana con un podio e
due sedie. Le sedie erano vuote, ma un'aveva un
piccolo pacchetto di velluto.

Percy, Hazel e Frank si sedettero nel lato sinistro del


semicerchio. I dieci senatori e Nico diedi Angelo
occuparono il resto dei sedili della fila anteriore. Le
file superiori erano strapiene di dozzine di anfitrioni e
pochi veterani della città, tutti in toghe formali.
Octavian stava in piedi nel centro con un coltello ed
una piccola peluche di leone, solo per se si avesse
bisogno di una consultazione ai dei. Reyna si avvicinò
al podio ed alzò la sua mano reclamando attenzione.

—Di accordo, questo è una riunione di emergencia—


dijo—. Non possiamo mantenere le formalità.

—Mi piacciono le formalità! —si lamentò un lare.

Reyna gli lanciò un sguardo di rabbia.

—La cosa prima di todo—dijo—, non stiamo qui per


discutere la missione in sé. La missione è stata
imposta per Marte Ultor, modello di Roma.
Obbediremo ai suoi desideri. Neanche stiamo qui per
dibattere l'elezione degli accompagnatori di Frank
Zhang.

—Tutti della Quinta Coorte? —Chiamò Hank della


Terza—. Non è giusto.
—Né inteligente—dijo il ragazzo al suo fianco—.
Sappiamo che la Leva normalmente l'avvolge.
Dovrebbero portarsi a qualcuno buono.

Dakota si alzò tanto rapido che rovesciò un po' di


Kool-Aid.

—Non fummo il sufficientemente buoni quando ti


togliamo il podex nei tuoi nasi, Larry?

—Rozza, Dakota—dijo Reyna—. Lasciamo andasse al


podex di Larry. Come leader della missione, Frank ha il
diritto di scegliere i suoi accompagnatori. Ha scelto a
Percy Jackson e Hazel Levesque.

Un lare della seconda fila gridò:

—Absurdus! Frank Zhang è neanche un membro


completo della legione! È un probatio! Una missione
devi stare liderada per qualcuno col rango di
centurione o superiore! Questo stai completamente
fuori di…!

—Cato—le infilzò Reyna—, dobbiamo obbedire ai


desideri di Marte Ultor. Quello significa certi… stringi.

Reyna applaudì, ed Octavian si affrettò. Lasciò il suo


coltello e la peluche nel tavolo e prese il pacchetto di
velluto del sedile.

—Frank Zhang—dijo—, avvicinati.


Frank guardò nervoso a Percy. Allora si alzò e si
avvicinò all'auspice.

—È un… placer—dijo Octavian, forzando la sua ultima


parola—, di concederti il Corona Murale per essere il
primo ad oltrepassare le muraglie nell'assedio bellico
—Octavian gli diede un'insegna dorata come una
corona di alloro—. Anche, per ordine del Pretore
Reyna, ti promuoviamo il rango di centurione.

Gli diede un'altra insegna, una mezza luna di bronzo,


ed il senato sfruttò in proteste.

—Ma se è un probatio! —gridò uno.

—Impossibile! —disse un altro.

—Il cannone di acqua mi sfruttò nel naso! —gridò un


terzo.

—Silenzio! —La voce di Octavian suonò molto più


imperiosa della notte anteriore nel campo di battaglia
—. Il nostro pretore riconosce che nessuno sotto il
rango di centurione possa liderar una battaglia. Per
bene o per male, Frank deve liderar questa missione,
per quello che il nostro pretore ha decretato che Frank
Zhang deve essere fatto centurione.

Improvvisamente Percy capì la cosa buon


chiacchierone che Octavian era fatto. Suonò
ragionevole e compassionevole, ma la sua espressione
era dolorante. Scelse con curato le sue parole per dare
tutta la responsabilità a Reyna. È stato la sua idea,
sembrava volere dire.

Se qualcosa fosse male, Reyna avrebbe la colpa. Se solo


Octavian fosse stato l'unico al carico, le cose
sarebbero state fatte più sensatamente. Ma
sfortunatamente, non aveva nessuna elezione ma
appoggiare a Reyna, perché Octavian era un leale
soldato di Roma.

Octavian glieli sistemò per comunicare tutto quello


senza dirlo, e contemporaneamente calmava al senato
e simpatizzava con essi. Per la prima volta, Percy si
rese conto di quello ragazzo con macchia di
spaventapasseri spiritoso e squallido poteva essere un
pericoloso nemico.

Anche Reyna si era reso conto di quello. Un sguardo di


irritazione attraversò la sua espressione.

—C'è un posto libero per essere centurión—dijo ella—.


Uno dei nostri ufficiali, anche senatrice, ha deciso di
ritirarsi. Dopo dieci anni nella legione, si ritirerà alla
città e studierà nella scuola. Gwen della Quinta Coorte,
ringraziamo per te il tuo servizio.

Tutto il mondo si girò a Gwen che glieli sistemò per


sorridere. Sembrava stanca della terribile esperienza
della notte anteriore, ma anche alleviata. Percy non
poteva incolparla. Comparato con essere attraversata
per una pilum, andare alla scuola suonava molto bene.

—Come pretor—continuó Reyna—, ho il diritto di


sostituire i miei ufficiali. Ammetto che non è normale
per un campeggiatore in probatio di ascendere
direttamente al rango di centurione, ma credo che
possiamo coincidere… che la notte anteriore non fu
normale. Frank Zhang, il tuo biglietto di
identificazione, per favore.

Frank si tirò fuori la tavoletta di attorno al suo collo e


la diede ad Octavian.

—Il tuo brazo—dijo Octavian.

Frank alzò il suo avambraccio. Octavian alzò le sue


mani ai cieli.

—Accettiamo a Frank Zhang, figlio di Marte, alla


Dodicesima Legione Fulminata per il suo primo anno
di servizio. Consegnerai la tua vita al servizio del
senato e la gente di Roma?

Frank mormorò qualcosa come "Lei…." Allora si


rischiarò la gola e disse:

—Sé.

I senatori gridarono:

—SENATUS POPULUSQUE ROMANUS!

Il fuoco brillò nel braccio di Frank. Per un momento i


suoi occhi brillarono con terrore, e Percy ebbe paura
che il suo amico potesse perdere la conoscenza. Allora
il fumo e la fiamma morirono, ed alcune marche erano
apparse nella pelle di Frank: SPQR, un'immagine di
lance incrociate ed una riga sola, rappresentando il
suo primo anno di servizio.

—Devi ritornare al tuo sitio—Octavian guardò il


pubblico come dicendo non è stato la mia idea, amici."

—Ahora—dijo Reyna—, dobbiamo discutere questa


missione.

I senatori si rimossero e mormorarono mentre Frank


girava al suo posto.

—Si è pentito? —gli sussurrò Percy.

Frank guardò il suo avambraccio che seguiva fumante.

—Sì, molto. —sembrava confuso per le insegne nella


sua mano, la marca di centurione ed il Corona Murale,
come se non fosse sicuro che cosa fare con esse.

—Aquí—los occhi di Hazel brillavano con orgoglio—.


Lasciami.

L'inchiodò le medaglie nella maglietta di Frank.

Percy sorrise. Assolo conosceva a Frank da un giorno,


ma risentì anche orgoglioso di lui.

—Te lo meriti, tío—dijo—. Che cosa facesti ieri sera?


Leadership naturale.

Frank si avvilì di spalle.


—Ma centurione…

—Centurione Zhang—le chiamò Octavian—. Hai sentito


la domanda?

Frank sbattè le palpebre.

—Ehi… perdono. Che cosa?

Octavian si girò al senato e sorrise, come se dicesse


"Che cosa vi ho detto?"

—Stava preguntando—dijo Octavian come se stesse


parlando ad un bambino di tre anni—, se avevate un
piano per la missione. Sai se voglia a dove vi dirigete?

—Ehi…

Hazel mise la sua mano nella spalla di Frank e si alzò.

—Non ascoltavi la notte anteriore? Marte fu


necessario. Dobbiamo andare alla terra oltre i dei:
Alaska.

I senatori si ritorsero nelle sue toghe. Alcuni lari


sbatterono le palpebre e sparirono. Perfino i cani
metallici di Reyna si ritorsero.

Finalmente il senatore Larry si alzò.

—So quello che disse Marte, ma è una pazzia. Alaska


stai maledetta! La chiamano la terra oltre i dei per una
ragione. Sta oltre il nord, i dei romani non hanno
potere lì. Il posto è strapieno di mostri. Nessun
semidio è ritornato di lì vivo da…

—Da quando perdeste il vostro águila—dijo Percy.

Larry stava tanto patidifuso che girò a sedersi sul suo


podex.

—Mirad—continuó Percy—, so che sono nuovo qui. So


che non vi piace menzionare il massacro dei novanta
ma…

—L'hai menzionata! —gridò uno dei lari.

—… Ma non lo capite? —Seguì Percy—. La Quinta


Coorte guidò quella spedizione. Fallimmo, ed ora
siamo i responsabile di fare le cose ben fatte. È per
quel motivo per quello che Marte ci comanda. Questo
gigante, il figlio di Gea, quello che affrontò le vostre
forze trenta anni fa. Sono sicuro che sta basato lì su
Alaska aspettandoci con un dio della morte
incatenato. Sta riunendo il suo esercito ed inviandoli
al sud per attaccare questo accampamento.

—Sul serio? —Disse Octavian—. Sembri sapere molto


dei piani nemici, Percy Jackson.

Percy poteva passare molti insulti, tali come debole,


stupido o quello che fosse. Ma lo disturbò
specialmente che Octavian lo chiamasse spia,
traditore. Quell'era un termine straniero al quale
Percy non era abituato, ma non lo fece bene. Quando
capì a che cosa si riferiva, le sue spalle si tesero. Stette
per andare a scalciargli il viso ad Octavian, ma si rese
conto che questo stava sfidandolo, cercando di fargli
sembrare instabile.

Percy respirò profondo.

—C'affrontiamo a questo figlio di Gea—dijo, cercando


di mantenere la sua riparazione—. Restituiremo
l'aquila e scateneremo al dios…—miró a Hazel—…
Tánatos?

Hazel assentì.

—Morts, in latino. Ma il suo antico nome greco è


Tánatos. Quando parliamo della Morte… preferiamo
nominarlo in greco.

Octavian sospirò esasperato.

—Buono, sia come sia che lo chiamiate… come sperate


di fare tutto quell'e ritornare per il Festival di
Fortuna? È al tramonto del 24. Oggi è 20. Sapete
almeno dove andare? Sapete almeno chi è il figlio di
Gea?

—Sí—Hazel parlò con tale rapidità che Percy rimase


sorpreso—. Non so esattamente dove andare, ma ho
un'idea. Il nome del gigante è Alcioneo.

Il nome sembrò scendere la temperatura dalla sala. I


senatori tremarono.

Reyna era aggrappata fortemente al podio.


—Come sai quello, Hazel? Perché sei figlia di Plutone?

Nico diedi Angelo era stato tanto silenzioso che quasi


Percy si era dimenticato di lui. Ora stava in piedi con
la sua toga nera.

—Pretore, se io permites—dijo—. Hazel ed io… abbiamo


imparato qualcosa su giganti di nostro padre. Ogni
gigante fu creato specificamente per piantare viso ad
uno dei dodici dei olimpici, per usurpare il dominio
dei dei. Il re dei giganti fu Porfirión, l'anti-Giove. Ma il
gigante maggiore fu Alcioneo. Nacque per affrontare
Plutone. È per quel motivo che sappiamo su lui.

Reyna corrugò il cipiglio.

—In realtà? Suona come se lo conosceste bene.

Nico afferrò la punta della sua toga.

—Comunque… i giganti sono duri di ammazzare. Di


accordo con la profezia, assolo possono essere vinti
per un dio ed un semidio lavorando insieme.

Dakota eruttò.

—Perdono, avete detto dei e semidei… lottando spalla


a spalla? Quello non potrà mai succedere!

—Sei successo! —Disse Nico—. Nella primo


Gigantomaquia, i dei chiamarono gli eroi ad unírseles,
ed uscirono vittoriosi. Se può tornare a succedere, non
lo so. Ma Alcioneo… egli era distinto. Era
completamente immortale, impossibile da ammazzare
per un dio o semidio finché seguiva nella sua terra
nativa, il posto dove nacque.

Nico si trattenne affinché l'assimilassero.

—E se Alcioneo è rinato in Alaska…

—Non può essere vinto allí—finalizó Hazel—. Mai. Di


nessuna delle maniere. È per quel motivo per quello
che la spedizione dei novanta fallì.

Un'altra ronda di lamenti e grida sfruttò.

—La missione è impossibile da realizzare! —gridò un


lare.

—Più Kool-Aid! —gridò Dakota.

—Siamo finiti! —gridò un senatore.

—Silenzio! —Gridò Reyna—. Senatori, dobbiamo agire


come romani. Marte ci ha dato questa missione, e
dobbiamo credere che sia possibile. Questi tre semidei
devono partire all'Alaska. Devono liberare a Tánatos e
ritornare prima del Festival di Fortuna. Se possono
trovare l'aquila persa per la strada, molto meglio.
Tutto quello che possiamo fare è consigliarloro ed
assicurarci che hanno un plan—Reyna guardò a Percy
speranzoso—. Avete un piano?

Percy volle affrettarsi con valore e dire: No! Era la


verità, ma guardando a quelli visi nervosi, Percy seppe
che non potrebbe dirlo.

—In primo luogo, devo capire qualcosa—si girò a Nico


—. Credei che Plutone era il dio della morte. Ora so che
questo altro tipo, Tánatos, l'aiuta, e quello le Porte
della Morte della profezia, mi riferisco alla Profezia
dei Sette. Che cosa significa tutto quello?

Nico respirò profondo.

—Di accordo. Plutone è il dio dell'Inframundo, ma il


dio della morte in sé, quello che è responsabile di fare
che le anime arrivino all'altro lato e rimangano lì,
quello è il proprietario terriero di Plutone, Tánatos. È
come… buono, immagina che la Morte e la Vita sono
due paesi distinti. Tutto il mondo vorrebbe stare nella
Vita, verità? Per quello che c'è una frontiera protetta
che ferma la gente di attraversarla senza permesso.
Ma è una frontiera importante con molti buchi.
Plutone cerca di mantenere bollati quelle rotture, ma
continuano ad apparire nuove continuamente. È per
quel motivo per quello che dipende da Tánatos che è la
pattuglia di frontiera, il poliziotto.

—Tánatos acchiappa le almas—dijo Percy—, e li


restituisce all'Inframundo.

—Exacto—dijo Nico—. Ma ora Tánatos è stato


acchiappato, dissolvenza incrociata.

Fran alzò la mano.


—Come incateni alla Morte?

—Lo fecero già antes—dijo Nico—. In tempi antichi, un


tipo chiamato Sísifo ingannò alla Morte e l'incatenò.
In un'altra occasione, Ercole lottò contro lui e gli
vinse.

—Ed ora un gigante l'ha atrapado—dijo Percy—. Per


quello che se possiamo liberare a Tánatos… i morti
girerebbero allora alla morte? —Guardò a Gwen—. Non
ti offendere.

—È più complicato di eso—dijo Nico.

Octavian mise gli occhi in bianchi.

—Perché tutto non mi sorprende?

—Ti riferisci alle Porte della Muerte—dijo Reyna,


ignorando ad Octavian—. Sono menzionate nella
Profezia dei Sette, quello che motivò la prima
spedizione all'Alaska…

Il lare Assaggio grugnì:

—Tutti sappiamo come finì! I lari lo ricordiamo!

Gli altri fantasmi si agitarono mostrando il suo


appoggio.

Nico mise un dito sulle sue labbra. Improvvisamente


tutti i lari tacquero. Alcuni sembravano allarmati,
come se le sue bocche fossero state incollate. Percy
desiderò avere quello potere su una certa gente come
per esempio… Octavian.

—Tánatos è sola parte della solución—explicó Nico—.


Le Porte della Muerte…bueno, quello è un concetto che
neanche io capisco. Ci sono varie strade
all'Inframundo: il fiume Stigio, la Porta di Orfeo, oltre
ad altre piccole vie di scappa che sono stati aperte
attraverso i tempi. Con Tánatos imprigionato, tutte
quelle uscite saranno più facili da usare. A volte
possono usarsi come vantaggio e lasciare che un'anima
gentile giri… come Gwen. Più spesso, farà bene alle
anime malvage ed i mostri, le più avide di scappare.
Ora, le Porte della Morte, quelli sono le porte
personali di Tánatos, è la sua via rapida tra Vita e
Morte. Tánatos deve sapere solo dove si trovano, e la
localizzazione ha variato attraverso i tempi. Se lo
capisco correttamente tutto, le Porte della Morte sono
state forzate ad aprirsi. Gli eserciti di Gea hanno preso
controllo di esse…

—Quello che significa che Gea controlla tutto quello


che gira della muerte…—supuso Percy.

Nico assentì.

—Può scegliere chi lasciare fuori, ai peggiori mostri e


le anime più crudeli. Se riscattiamo a Tánatos,
significherà che almeno potremo catturare quelle
anime di nuove e restituirli di lì da dove uscirono. I
mostri morranno quando li ammazziamo, come
abituavano, e potremo respirare un'altra volta
tranquilli. Ma a meno che siamo capaci di recuperare
le Porte della Morte, i nostri nemici non spereranno
troppo. Saranno capaci di ritornare con facilità al
mondo dei vivo.

—Allora possiamo catturarli e restituirloro allí—


resumió Percy—, ma continueranno a ritornare.

—In una deprimente parola, sé. —disse Nico.

Frank si grattò la testa.

—Ma Tánatos sa dove stanno le porte, verità? Se lo


liberiamo, potrà recuperarli.

—Non il creo—dijo Nico—. Al meno, non suolo. Non è


nemico per Gea. Quello corrisponderebbe ad una
missione massiccia… un esercito dei migliori semidei.

—"Ed i nemici trasportando armi alle Porte della


Morte"—disse Reyna—. Quella è la Profezia dei Sette…

Guardò a Percy, per un momento egli potè vedere


quanto spaventata stava. Lo faceva bene occultandolo,
ma Percy si domandò se aveva anche incubi su Gea, se
aveva avuto visioni su quello che succederebbe
all'accampamento quando fosse invaso da mostri che
non potevano essere ammazzati.

—Se questo appartiene all'Antigua Profecía, non


abbiamo rinforzi per inviare un esercito alle Porte
della Morte e, contemporaneamente, proteggere
l'accampamento. Neanche posso immaginarmi
prescindere da sette semidei…
—Primo di todo—Percy cercò di suonare fiducioso,
malgrado potesse sentire il livello tremendo
aumentando nella sala—. Non so chi quelli sette sono,
o quello che significa la vecchia profezia. Ma primo
dobbiamo liberare a Tánatos. Marte ci ha detto che
suolo abbiamo bisogno di tre persone per la missione
dell'Alaska. Concentrémonos in avere successo con
quell'e ritornando per il Festival di Fortuna. Allora ci
preoccuperemo nelle Porte della Morte.

—Sí—dijo Frank a voce bassa—. È abbastanza per una


settimana.

—Allora avete un piano? —disse Octavian, con


scetticismo.

Percy guardò i suoi compagni.

—Dobbiamo andare quanto prima in Alaska migliore…

—Ed improvisar—dijo Hazel.

—Mucho—añadió Frank.

Reyna li osservò con cura. Sembrava che stesse


scrivendo mentalmente la sua propria partecipazione.

—Molto bien—dijo—. Non possiamo fare nient'altro


votare che cosa possiamo proporzionarloro: trasporti,
denaro, magia, armi…

—Pretore, se Lei io permite…—dijo Octavian.


—Oh, genial—murmuró Percy—, là andiamo.

—L'accampamento sta in grave peligro—dijo Octavian


—. Due dei ci hanno notati che possiamo essere
attaccati in meno di quattro giorni. Non possiamo
spendere alla leggera le nostre risorse, specialmente
in progetti che hanno un scarso margine di successo—
Octavian li guardò ai tre con pena, come se dicesse
"Poveri ragazzini"—. Marte ha scelto chiaramente ai
meno adeguati per la missione. Chissà è perché li
considera i meno preziosi. Chissà Marte sta giocando
alla ribasso probabilità. Sia quello che sia, non ha
ordinato una spedizione massiccia, né ci ha chiesto
che proporzioniamo loro niente. Dico che manteniamo
qui le nostre risorse per difendere l'accampamento.
Qui è dove la battaglia può essere guadagnata o persa.
Se questi tre hanno successo, meraviglioso! Ma devono
farlo per i suoi propri mezzi.

Un mormorio scomodo percorse la moltitudine. Frank


si alzò improvvisamente. Prima che incominciasse una
battaglia, Percy disse:

—Di accordo! Nessun problema. Ma almeno


proporzionateci trasporti. Gea è la dea della terra, non
è così? Bisogna andare fuori della terra per potere
evitarla. Inoltre andando campo ad inclinazione ci
rallenterebbe.

Octavian rise.

—Vuoi che ti proporzioniamo un piccolo aeroplano?


L'idea lo provocò nausei a Percy.

—No. Viaggiare per l'aria… suppongo che anche quello


sarebbe cattivo. Ma una barca… potete darci almeno
una barca?

Hazel sciolse un sbuffo. Percy la guardò. Scosse la


testa e mormorò:

—Sto bene, tranquillo.

—Una barca! —Octavian si girò i senatori—. Il figlio di


Nettuno richiedi una barca! Il viaggio marittimo non è
stato mai fatto per i romani, ma chiaro, tutti sappiamo
che egli non è troppo romano che diciamo.

—Octavian—dijo Reyna severamente—, una barca è


troppa poco per consegnarloro. E non provvederli di
nient'altro è molto…

—Tradizionale! —Esclamò Octavian—. È molto


tradizionale. Vediamo se questi semidei hanno la forza
di sopravvivere senza aiuto, come veri romani.

Più mormorii riempirono la sala. Gli occhi dei senatori


continuavano a cambiare Reyna ad Octavian, come
provando entrambe le volontà.

Reyna si erse nella sedia.

—Molto bien—dijo Reyna con severità—. Lo


sottometteremo a votazione. Senatori, il problema è il
seguente: La missione deve andare in Alaska. Il senato
deve provvedere di completo accesso alla marina
romana attraccata in Pioppeto. Nessun altro aiuto sarà
loro provvista. Questi tre avventurieri sopravvivranno
o periranno per i suoi propri meriti. Tutti a favore?

Tutti i senatori alzarono la mano.

—La mozione è stata aprobada—Reyna si girò a Frank


—. Centurione, potete partire. Il senato deve altre
questioni discutere. E, Octavian, potrebbe avere una
chiacchierata con te, per favore?

Percy fu incredibilmente grato vedendo la luce del


sole. In quell'oscura entrata, con tutti quegli occhi
sistemati in lui, si sentì come se dovesse sopportare il
peso del mondo alle sue spalle, ed era completamente
sicuro che aveva sperimentato prima quello. Riempì i
suoi polmoni con aria fresca.

Hazel prese un gran smeraldo del suolo e se la mise


nella tasca.

—Allora… brindiamo per ciò?

Frank guardò ad ambedue.

—Se alcuno dei due vuole tirarsi indietro, non vi


incolpo.

—Scherzi? —Disse Hazel—. E perdermi questa festa


durante tutto quello che rimane della settimana?
Frank sorrise. Si girò a Percy.

Percy camminò per il fórum. Rimani lì, gli aveva detto


Annabeth nei suoi sonni. Ma se rimaneva lì,
l'accampamento sarebbe distrutto. Guardò le colline, e
si immaginò il viso di Gea sorridendo nelle ombre e
nelle pieghe delle colline. Non puoi guadagnare,
piccolo semidio, sembrava dire. Servimi rimanendoti,
o servimi andandoti.

Percy fece un giuramento silenzioso: dopo il Festival


di Fortuna, troverebbe ad Annabeth. Ma per adesso,
doveva agire. Non poteva lasciare che Gea
guadagnasse.

—Sto contigo—le disse a Frank—. Inoltre, voglio vedere


come va quella marina romana è.

Stavano nel mezzo del fórum quando qualcuno


chiamò:

—Jackson!

Percy si girò e vide ad Octavian correndo verso essi.

—Che cosa vuoi? —domandò Percy.

Octavian sorrise.

—Hai deciso già che sono il tuo nemico? Quella è


un'elezione difficile, Percy. Sono un romano leale.

Frank grugnì.
—Tu che pugnali di dietro la gente, maledetto…

Percy e Hazel dovettero contenerlo.

—Oh, tío—dijo Octavian—. Non è un buon


comportamento per qualcuno che è appena stato
famoso centurione. Jackson, ti ho seguito solo perché
Reyna mi ha incaricato che ti dia un messaggio della
sua parte. Reyna si troverà con te dietro la sessione
del senato. Vuole avere una chiacchierata privata con
te prima che partiate.

—Ecceda che cosa? —disse Percy.

—Non ci me lo sono contado—la sorriso di Octavian


era misteriosa—. L'ultima persona con la quale ebbe
una chiacchierata privata fu con Jason Grace. E quello
fu l'ultima volta che lo vedemmo. Buona fortuna ed
addio, Percy Jackson.Capítulo 15PercyPERCY si Sentì
Grato Avendo controcorrente Di Nuovo nella sua tasca.
Giudicando l'espressione di Reyna, pensò che gli
sarebbe necessario difendersi.

Entrò in quello comincia con la sua cappa porpora


ondeggiando, ed i suoi levrieri seguendola da vicino.
Percy era seduto in una delle sedie dei pretori che
aveva mosso di fianco ai visitatori, qualcosa che chissà
non fosse adeguato. Vedendola entrare, cominciò ad
alzarsi.

—Rimani sentado—gruñó Reyna—. Partirai dopo avere


pranzato. Abbiamo molto di quello che parlare.
Lasciò cadere tanto forte sul tavolo la sua daga che la
ciotola delle gelatine si dondolò. Aurum ed Argentum
ripresero i suoi posti a sinistra e destra e fissarono i
suoi occhi di rubino a Percy.

—Che cosa ho fatto male? —Domandò Percy—. Se è per


la sedia…

—Non sei tú—gritó Reyna—. Odio le riunioni del


senato. Quando Octavian comincia a parlare…

Percy assentì.

—Sei una guerriera. Octavian è più di parlare. Mettigli


davanti al senato ed improvvisamente si trasformerà
nel poderoso.

Reyna socchiuse gli occhi.

—Sei più intelligente di quello che credeva.

—Vada, grazie. Ho sentito che Octavia può essere


scelto pretore, se assumiamo che l'accampamento
sopravvive fino ad allora.

—Quello che mi è al tema dal giorno del Juicio Final—


dijo Reyna—, e come posso aiutare per prevenirlo. Ma
prima che metta nelle tue mani il destino
dell'Accampamento Giove, dobbiamo mettere in
ordine certe cose.

Si sedette e mise un anello sul tavolo, un anello di


argento con una spada incrociata con una torcia
registrate in lui, come il tatuaggio di Reyna.

—Sai che cosa è questo?

—Il segno del tuo madre—dijo Percy—. Il… ehi… dea


della guerra—intentó ricordare il nome ma non voleva
dirlo male… era qualcosa come Boulogne o… Malota?

—Belona, sé. —Reyna l'osservò con cura—. Non ricordi


dove hai visto prima questo anello? Non ti ricordi di
me né di mia sorella, Hylla?

Percy negò con la testa.

—Mi dispiaccio di lui.

—Hanno passato circa quattro anni…

—Prima che arrivassi all'accampamento.

Reyna corrugò il cipiglio.

—Come egli…?

—Hai quattro righe nel tatuaggio. Quattro anni.

Reyna guardò il suo avambraccio.

—Ovviamente. Ha passato tanto tempo. Suppongo che


non potresti ricordarmi tanto almeno con la tua
memoria normale. Io ero una bambina piccola, un
assistente tra tanta altre nello spa. Ma tu parlasti con
mia sorella, giusto prima che tu e l'altra, Annabeth,
distruggeste la nostra casa.

Percy cercò di ricordare. Lo fece. Per alcuno ragione,


Annabeth ed egli erano stati in un spa ed avevano
deciso di distruggerlo. Non potè immaginarsi perché.
Chissà era perché non era piaciuto loro il massaggio?
Chissà avevano fatto loro male la manicure?

—Sta in blanco—dijo—. Poiché i tuoi cani non mi


hanno attaccato ancora, spero che mi creda. Sto
dicendo la verità.

Aurum ed Argentum grugnirono. Percy ebbe il


presentimento che stavano pensando: Mente, per
favore. Mente affinché possiamo attaccarti.

Reyna toqueteó l'anello di argento.

—Credo che dica la verdad—dijo—. Ma tutto il mondo


in questo accampamento lo crede non così. Octavian
pensa che sei un spia. Crede che sia stato inviato qui
per Gea per trovare le nostre debolezze e distrarrci.
Crede nelle antiche leggende sui greci.

—Vecchie leggende?

La mano di Reyna stava tra la daga e le gelatine. Percy


ebbe il sentimento che se faceva un movimento
repentino, non afferrerebbe le caramelle.

—Alcuni credono che i semidei greci seguono


existiendo—dijo—, eroi che seguono le antiche forme
dei dei. Ci sono leggende di battaglie tra eroi greci e
romani in tempi moderni, come la Guerra Civile
Statunitense, per esempio. Non ho nessuna prova di
ciò, ma se i nostri lari sanno qualcosa, si rifiutano di
contarlo. Ma Octavian crede che i greci seguono per di
là, preparando la nostra caduta, lavorando con le forze
di Gea. Crede che tu sei uno di essi.

—Quello è quello che tu credi?

—Credo che tu vieni da qualche altro lugar—dijo—. Sei


importante e pericoloso. Due dei si sono presi un
interesse speciale in te da quando sei arrivato, per
quello che non credo che lavori contro l'Olimpo… né
contro Roma—se ritorse per un brivido—. Ovviamente,
potrei sbagliarmi. Chissà i dei ti ordinino di mettermi
a prova. Ma credo… credo che sia stato inviato per
sostituire la perdita di Jason.

Jason… Percy non poteva essere troppo in


quell'accampamento senza sentire quello nome.

—La forma nella quale parli di él…—dijo Percy—.


Eravate uguale?

Gli occhi di Reyna lo fulminarono, come gli occhi di un


lupo affamato. Percy aveva visto quegli occhi
abbastanza come per saperlo.

—Potremmo averlo sido—dijo Reyna—, nel suo tempo. I


pretori lavorano insieme. È normale per essi
invischiarsi emozionalmente. Ma Jason assolo fu
pretore durante pochi mesi prima che sparisse. Da
allora, Octavian sta disturbando, rimuovendo le cose
per fare nuove elezioni. Ho resistito. Ho bisogno di un
compagno nel potere, ma preferisco qualcuno come
Jason. Un guerriero, non un chiacchierone.

Aspettò. Percy si rese conto che stava inviandogli un


invito silenzioso. Lo fu asciugato la gola.

—Ah… ti riferisci a che…

—Credo che i dei ti hanno inviato per ayudarme—dijo


Reyna—. Non capisco da dove vieni, come non lo capii
quattro anni fa. Ma credo che il tuo arrivo è qualche
tipo di ricompensa. Distruggesti la mia casa una volta.
Ora sei venuto per salvare la mia nuova casa. Non ti
conservo rancore per quello che facesti nel passato,
Percy. Mia sorella si odia ancora, è certo, ma il destino
mi portò all'Accampamento Giove. Sono stato bene.
Tutto quello che ti chiedo è che lavori con me nel
futuro. Cerco di salvare questo accampamento.

I cani metallici lo guardarono fissamente, con le


bocche congelate in una posa di morso. Percy trovò
che gli occhi di Reyna erano ora più difficili da
guardare.

—Guarda, ayudaré—le promise—. Ma sono nuovo qui.


Hai molto buona gente che conosce l'accampamento
migliore che io. Se ho successo in questa missione,
Hazel e Frank saranno eroi. Puoi domandare ad uno di
essi…

—Per favor—dijo Reyna—. Nessuno seguirà una figlia


di Plutone. C'è qualcosa su quella ragazza… dicerie sul
posto delle quali è venuto… no, ella no. Ed in quanto a
Frank Zhang, ha buon cuore, ma è un ingenuo ed
inesperto. Inoltre, se gli altri sanno di suo passato
familiare nell'accampamento…

—Passato familiare?

—Il tema è, Percy, che sei il potere vero in questa


missione. Sei già un veterano sperimentato. Ho visto
quello che puoi fare. Un figlio di Nettuno non sarebbe
la mia prima elezione, ma se ritorni di successo della
missione, la legione sarà salvata. Il pretoriado sarà
tuo. Insieme, tu ed io potremo espandere il potere di
Roma. Potremo alzare un esercito e trovare le Porte
della Morte, vincere d'un colpo le forze di Gea per
tutte. Potrai trovare in me un… amica.

Disse ogni parola come se avessero distinti significati,


ed egli potè sapere quali erano.

I piedi di Percy cominciarono a dare colpetti contro il


suolo, desiderosi di uscire correndo.

—Reyna… mi sento onesto, e tutto quello. Sul serio. Ma


ho fidanzata. E non voglio né potere né il pretoriado.

Percy ebbe paura che diventasse matta. Invece di


quello, alzò le sopracciglia.

—Un uomo che non vuole potere? —disse—. Quello non


è molto romano. Pensati lo, in quattro giorni, mi dici
come va. Se combattiamo l'invasione, dobbiamo avere
due pretori forti. Ti preferisco, ma se non hai successo
nella missione, o non ritorni, o declini la mia offerta…
Buono, lavorerò con Octavian. Il mio unico obiettivo è
salvare questo accampamento, Percy Jackson. Le cose
sono molto peggiori di quello che sembrano.

Percy ricordò che Frank aveva detto che i mostri


attaccavano più ultimamente.

—Come di male?

Le unghie di Reyna affondarono nel tavolo.

—Né tanto solo il senato conosce tutta la verità. Ho


chiesto ad Octavian che non mostri i presagi, o
diffonderà il panico. Ha visto un gigantesco esercito
andando verso il sud, più di quello che possiamo
combattere. Sono guidati per un gigante…

—Alcioneo?

—Non lo credo. Se è invulnerabile in Alaska, sarebbe di


idioti venire qui. Deve essere uno dei suoi fratelli.

—Genial—dijo Percy—. Allora abbiamo due giganti dei


che preoccuparci.

Il pretore assentì.

—Lente d'ingrandimento ed i suoi lupi stanno


cercando di rallentarli, ma questa forza è troppa per
essi. Il nemico sarà molto pronto qui, per il Festival di
Fortuna come molto.
Percy ebbe un brivido. Aveva visto a Lente
d'ingrandimento in azione. Sapeva tutto di quello che
erano capaci la dea lupa ed il suo branco. Se il nemico
era troppo per Lente d'ingrandimento,
l'Accampamento Giove non aveva nessuna
opportunità. Reyna seppe quello che stava pensando:

—Sì, così male, ma non l'abbiamo perso tutto. Se


ritorni e porti la nostra aquila, se liberi la Morte
affinché possiamo ammazzare i nostri nemici, allora
avremo un'opportunità. E c'è un'altra possibilità…

Reyna lasciò cadere di nuovo l'anello di argento sul


tavolo e lo passò a Percy.

—Non posso aiutarti troppo, ma il tuo viaggio ti


porterà vicino a Seattle. Ti chiedo un favore che chissà
ti aiuti anche. Trova a mia sorella Hylla.

—Tua sorella? Quella che vuole ammazzarmi?

—Sí—dijo Reyna—. Sarebbe incantata di farlo, credimi.


Ma insegnagli questo anello come segno che vieni
dalla mia parte, e chissà ti aiuti.

—Chissà?

—Non posso parlare per lei. Ma di hecho…—Reyna


corrugò il cipiglio—… in realtà non ho parlato con lei
per settimane. Ha taciuto. Con questi eserciti andando
e venendo…
—Vuoi che vada e comprovi come va está—supuso
Percy—. Assicurarmi che sta bene.

—In parte, sé. Non mi immagino che sia stato vinta.


Mia sorella è una forza poderosa. Il suo territorio è
ben difeso. Ma se la trovi, potrà offrirti un aiuto molto
prezioso. Può significare una differenza tra il successo
ed il fallimento nella tua missione. E se gli conti quello
che sta passando qui…

—È possibile che comandi aiuto? —domandò Percy.

Reyna non rispose, ma Percy potè vedere disperazione


nei suoi occhi. Era terrorizzata, cercando qualunque
aiuto per salvare il suo accampamento. Non bisognava
domandarsi perché aveva bisogno dell'aiuto di Percy,
era l'unico pretore. La difesa dell'accampamento
ricadeva sulle sue spalle.

Percy prese l'anello.

—La troverò. Dove devo cercare? Che tipo di forze ha?

—Non ti preoccupare. Vedi a Seattle. Ti troveranno.

Non suonava incoraggiante, ma Percy mise l'anello nel


ciondolo di cuoio coi suoi conti e la tavoletta di
probatio.

—Augurami buona fortuna.

—Combatte bene, Percy Jackson—dijo Reyna—. E


grazie.
L'udienza aveva finito. Reyna aveva problemi di
mantenere la figura di capa sicura di sé stessa. Aveva
bisogno di tempo per lei stessa. Ma nella porta di
quello comincia, Percy non potè evitare di girarsi.

—Come distrussi la tua casa, cioè, lo spa nel quale


vivevi?

I levrieri di metallo ulularono. Reyna scricchiolò le


dita per zittirli.

—Distruggesti il potere del nostro señora—dijo—.


Liberasti alcuni prigionieri che si vendicarono di
quelle che vivevamo nell'isola. Mia sorella ed io…
buono, sopravviviamo. Fu difficile. Ma guardandolo
freddamente, credo che stiamo meglio fuori di quello
posto.

—Lo sento, di tutte maneras—dijo Percy—. Se ti fece


male, lo sento davvero.

Reyna l'osservò per un tempo, come se cercasse di


tradurre le sue parole.

—Una scusa? Non è molto romano, Percy Jackson.


Sarai un interessante pretore. Spero che pensi al mio
oferta.Capítulo 16PercyEL Pranzo Trascorse Come Una
Funzione funebre. Tutto il mondo mangiava. La gente
parlava in sussurri. Nessuno sembrava specialmente
felice. Gli altri campeggiatori continuavano a guardare
a Percy come se fosse un cadavere.
Reyna fece un breve discorso augurandoloro buona
fortuna. Octavian sfilacciò una peluche e pronunciò
alcuni presagi con voce grave, ma che descrivevano un
accampamento salvato per un eroe inaspettato che
aveva le iníciales OCTAVIAN. Allora gli altri
campeggiatori continuarono con le sue classi
vespertine: lotta di gladiatori, classi di latino,
paintball con lari, allenamento in aquila, ed altre
dozzine di attività che suonavano meglio che una
missione suicida. Percy seguì a Hazel e Frank ai
barracones per fare gli zaini.

Percy non aveva troppo. Pulì il suo zaino del suo


anteriore viaggio dove aveva conservato parte delle
cose del supermercato delle gorgonas. Nel suo posto
mise un paio di blue-jeans puliti ed una maglietta
violetta dell'accampamento extra, oltre ad un po' di
nettare, ambrosia, gelatine, un po' di denaro mortale e
cuci per accampare. Durante il cibo, Reyna gli aveva
dato una pergamena di presentazione del pretore ed il
senato dell'accampamento. Si supponeva che
qualunque legionario ritirato che si trovassero per il
viaggio li aiuterebbe se ero insegnato loro la lettera.

Dello zaino tirò fuori la sua maglietta arancia fatti


brandelli e la lasciò nel suo armadio del barracón.

—Volveré—dijo. Si sentiva come un stupido parlando


ad una maglietta, ma stava pensando ad Annabeth, e
nella sua antica vita—. Non vado via per sempre. Devo
aiutare questi ragazzi, mi hanno accolto. Si meritano
sopravvivere.
La maglietta non gli rispose, grazie ai dei.

Uno dei suoi compagni di stanza, Bobby, portò loro in


elefante per la valle. Dalla cosa alta delle colline,
Percy potè vedere tutto ai suoi piedi. Il Piccolo Tevere
serpeggiando attraverso i campi dorati dove gli
unicorni pascolavano. I tempii ed il fórum della Nuova
Roma brillando con la luce del sole. Nei campi di
Marte, gli ingegneri lavoravano duramente,
distruggendo le vestigia della forza della notte
anteriore e costruendo baracche per programmare il
seguente gioco. Un giorno normale
nell'Accampamento Giove, ma nell'orizzonte alcune
nuvole nere si stavano riunendo. Le ombre si
muovevano attraverso le colline, e Percy si immaginò
il viso di Gea avvicinandosi a poco a poco.

"Lavora con me il futuro" gli aveva detto Reyna,


"Tentativo salvare questo accampamento."

Guardando verso la valle, Percy capì perché gli


importava tanto. Nonostante essere nuovo
nell'Accampamento Giove, sentì un feroce desiderio di
proteggere quello posto. Un paradiso sicuro dove i
semidei potevano costruire le sue vite, voleva fare
parte di quello futuro. Chissà non della forma nella
che Reyna si immaginava, ma se potesse condividere
quello posto con Annabeth…

Si scesero dall'elefante. Bobby augurò loro un viaggio


sicuro. Annibale, l'elefante, accarezzò loro con la
proboscide. Allora andò verso la valle.
Percy sospirò. Si girò a Hazel e Frank e cercò di
pensare a qualcosa per incoraggiarli.

Una voce familiare disse:

—Identificazione per favore.

Una statua di Termine apparve nella cresta della


collina. Il viso di marmo del dio corrugò la bruma,
irritato.

—E bene? Avvicinavi!

—Tu un'altra volta? —Domandò Percy—. Credeva che


proteggessi solo la città.

Termine sbuffò.

—Incantato di vederlo di nuovo, Don Disprezza Norme.


Normalmente, sì, proteggo la città, ma ferma temi
internazionali, mi piace provvedere di sicurezza extra
le frontiere dell'accampamento. Ora, avvicinati,
affinché possa perquisirti.

—Ma se non tienes…—Percy si trattenne—. Ah, chiaro.

Si impiegò davanti alla statua. Termine gli fece una


perquisizione mentale.

—Sembri stare limpio—decidió Termine—. Qualcosa


dichiarare?

—Sí—dijo Percy—. Dichiaro che questo è stupido.


—Jum! Tavola di probatio: Percy Jackson, Quinta
Coorte, figlio di Nettuno. Di accordo, vedi. Hazel
Levesque, figlia di Plutone. Di accordo. Alcuno
incidenza che dichiarare? Pietre preziose o qualcosa?

—No—murmuró.

—Sei sicura? —Domandò Termine—. Perché l'ultima


volta…

—No!

—Di accordo, di acuerdo—dijo il dio—. Eroi! Vanno


sempre con fretta. Ora, vediamo. Frank Zhang.
Cammina! Centurione! Ben fatto, Frank. E quello taglio
di capelli è reglamentariamente perfetto. L'approvo!
Puoi andare, Centurione Zhang. Alcuno aiuto che
possa proporzionarvi?

—No, suppongo che no.

—Andate alla BART*—dijo Término, ignorandoli—.


Cambiate treno nella Dodicesima Strada di Oakland.
Andate alla Stazione Fruitvale. Da lì, potete continuare
a camminare o prendere un autobus fino a Pioppeto.

—Non avete nessun tipo di treno magico o qualcosa? —


domandò Percy.

—Treni magici! —Grugnì Termine—. La cosa prossima


sarà la tua propria pista di sicurezza ed un passaggio
alla zona di prima classe. La cosa unica che dovete fare
per viaggiare comodamente è allontanarvi da
Polibotes, parlando di saltanormas. Magari potesse
spezzarlo con le mie mani nude.

—Chi? —domandò Percy.

Termini mise un'espressione di tensione, come se


stesse flexionando il suo bicipite inesistente.

—Buono, andate con attenzione. Credo che possa


odorare di un figlio di Nettuno a chilometri. Ora,
andarvi. Buona fortuna!

Percy guardò i suoi amici.

Una forza invisibile fece loro attraversare la frontiera.


Quando Percy guardò alla sua schiena, Termine era
sparito. In realtà, la valle intera era sparita. Le Colline
Berkeley non aveva nessun accampamento romano in
esse.

Percy guardò i suoi amici.

—Alcuno idea di quello che parlava Termine? Vigilate


con… Politico?

—Po-li-bo-tè…—Hazel pronunciò il nome con


attenzione—. Non aveva sentito mai parlare di lui.

—Suona griego—dijo Frank.

—Quello lo chiarisce todo—suspiró Percy—. Buono,


probabilmente siamo apparsi nel radar olfattivo di
qualunque mostro vicino. Sarà meglio che ci
muoviamo. Tardarono due ore ad arrivare alle molle di
Pioppeto. Comparato col viaggio degli ultimi mesi,
quello di allora fu facile. Non li attaccarono i mostri.
Nessuno guardava a Percy come se fosse un
vagabondo.

Frank aveva portato la sua lancia, la sua faretra ed il


suo arco in una borsa di scia. La spada di Hazel era
arrotolata in un sacco a pelo alla sua schiena. I tre
sembravano di passaggio alcuni studenti normali ad
alcune convivenze con la scuola. Camminarono per la
Stazione Rockridge, comprarono i suoi biglietti con
denaro mortale e si misero nel treno.

Uscirono da Oakland. Dovettero camminare per alcuni


bassofondi, ma nessuno li disturbò. Quando le bande
locali stavano sufficientemente l'accerchia come per
guardare agli occhi di Percy, si allontanavano
rapidamente. Aveva perfezionato il suo sguardo
lobuna gli ultimi mesi, un sguardo che diceva: Se credi
che sono cattivo, sono peggiore che quello. Dopo
mostri marini ed alcuni gorgonas attaccabrighe, Percy
non aveva paura di bande. Quasi niente nel mondo
mortale lo spaventava.

Al tramonto, arrivarono alle molle in Pioppeto. Percy


diede un'occhiata alla Baia di San Francisco e respirò
il salnitro marino. Si sentì meglio immediatamente.
Quell'era il dominio di suo padre. Fosse quello che
fosse a quello che si affrontavano, avevano vantaggio
finché stavano vicino al mare.
Dozzine di barche erano attraccate nelle molle, yacht e
barche di pesca. Scrutò le molle alla ricerca di un tipo
di imbarcazione magica, un trireme, chissà, o una
barca di guerra con forma di drago come quello che
aveva visto nei suoi sonni.

—Ehi… ragazzi, che cosa stiamo cercando?

Hazel e Frank inclinarono la testa.

—Neanche sapeva che avessimo barcos—Hazel lo disse


come se desiderasse che non ci fosse nessuna.

—Oh…—Frank segnalò—. Non è quello…?

Della molla c'era alla fine una piccola barca, una


lancia a motore, coperta con un'olona violetta.
Bordata con oro per l'olona avevano le lettere SPQR.

La fiducia di Percy sparì.

—Impossibile.

Scoprì la barca, con le sue mani slegando i capi come


se stesse facendolo durante tutta la vita. Sotto
all'olona c'era una piccola lancia metallica senza remi.
La barca era stata dipinta di azzurro oscuro ad un lato,
ma il casco era tanto ossidato di catrame e sale che
sembrava un naufragio.

In prua, il nome Pax era ancora leggibile, dipinto con


oro. Alcuni occhi dipinti guardavano con espressione
triste dal livello del mare, come se la barca stesse per
addormentarsi. C'erano a bordo due banche, alcuni
sgabelli metallici, un vecchio refrigerante ed un
mucchio di capo con un estremo legato alla molla. Alla
fine della barca, una borsa di plastica ed un paio di
lattine di Coda galleggiavano in varie pozzanghere di
acqua putrefatta.

—C'è aquí—dijo Frank—, la grandiosa marina romana.

—Deve c'essere un error—dijo Hazel—, questo è un


guscio.

Percy si immaginò ad Octavian ridendo di essi, ma


decise che quello non lo scoraggerebbe. Il Pax
continuava ad essere una barca. Salì a bordo ed il
casco affondò abbasso i suoi piedi, rispondendo alla
sua presenza. Riunì la spazzatura nel refrigeratore e lo
mise nella molla. Ordinò che l'acqua putrefatta fluisse
fuori della barca. Allora segnalò allo sgabello
metallico e questo volò per il suolo, lavandosi e
ripulendosi tanto rapido che il metallo cominciò a fare
fumo. Quando fu pronto, la barca era immacolato.
Percy segnalò la corda, e si slegò da sola della molla.
Non c'erano remi, ma non importava. Percy sapeva che
la barca era pronta per muoversi, aspettando i suoi
ordini.

—Questo è ogni mío—dijo—. Salite.

Hazel e Frank sembravano un po' storditi, ma salirono


a bordo. Hazel sembrava specialmente nervoso.
Quando si erano seduti nei suoi sedili, Percy si
concentrò, e la barca uscì dalla molla.
—Juno aveva razón—susurró l'addormentata voce di
Gea nell'orecchio di Percy, disturbandolo tanto che la
barca naufragò—. Avevi potuto scegliere una vita
nuova nel mare. Saresti stato sicuro lì. Ora è troppo
tardi. Hai scelto dolore e miseria. Sei parte del mio
piano, il mio piccolo ed importante fante.

—Sale del mio barco—gruñó Percy.

—Che cosa? —domandò Frank.

Percy sperò, ma la voce di Gea aveva taciuto.

—Nada—dijo—. Vediamo che cosa questo guscio di


noce può fare.

Diresse la barca al nord, ed in poco tempo stavano


navigando a quindici nodi, andando verso il ponte del
Golden Gate.Capítulo 17HazelHAZEL Odiava Le Barche.

Si nauseava tanto facilmente con le onde che era quasi


come una piaga marittima. Non l'aveva menzionato a
Percy. Non voleva intorpidire la missione, ma
ricordava la cosa orribile che era stato la sua vita
quando ella e sua madre vivevano in Alaska, senza
nessuna strada. Lì dove fossero, dovevano prendere un
treno o una barca.

Sperò che quell'avesse migliorato da quando era


ritornato di tra i morti. Ma era chiaro che no. Ý quello
piccola scialuppa, il Pax, somigliava troppo a quello
che avevano in Alaska. Gli aveva portato brutti
ricordi…

Non appena abbandonarono la molla, lo stomaco di


Hazel si rigirò. Quando avevano passato gli imbarchi di
San Francisco, si sentì tanto nauseata che credeva
stare allucinando. Passarono vicino ad un gruppo di
leoni marini che oziavano nelle molle, e giurerebbe
che vide un vagabondo seduto ad intorno suo.
Attraverso l'acqua, l'anziano segnalò con un ossuto
dito a Percy e disse qualcosa come: Né pensalo.

—Avete visto quello? —domandò Hazel.

Il viso di Percy era rosso per l'imbrunire.

—Sé. Sono stato qui prima. No… non lo so. Credo che
stesse cercando la mia fidanzata.

—Annabeth—dijo Frank—. Ti riferisci… di passaggio


all'Accampamento Giove?

Percy corrugò il cipiglio.

—No, prima di quello.

Escaneó la città come se continuasse a cercare ad


Annabeth fino a che passarono sotto il Puente Golden
Gate ed andarono al nord.

Hazel cercò di collocare il suo stomaco pensando a


cose piacevoli: l'euforia che aveva sentito la notte
anteriore nei giochi bellici, montare Annibale, la
repentina trasformazione di Frank in leader. Sembrò
una persona distinta quando scalò le muraglie,
richiamando alla Quinta Coorte per attaccare. La
forma nella quale scopò i difensori dei suoi posti…
Hazel non l'aveva visto mai così prima. Fu molto
orgogliosa di mettergli le medaglie nella maglietta.

Allora i suoi pensieri virarono a Nico. Prima che


partissero, suo fratello l'aveva portata a parte per
augurargli buona fortuna. Hazel sperava che
rimanesse nell'Accampamento Giove per aiutare a
difenderlo, ma gli disse che anche egli andava via, egli
all'Inframundo.

—Papà ha bisogno di tutto l'aiuto che possa obtener—


dijo—. I Campi di Punizione sembrano una prigione di
bugia. Le Furie possono mantenere a fatica l'ordine.
Inoltre… cerco di acchiappare alcuni armi fuggitive.
Chissà possa trovare le Porte della Morte da un altro
lato.

—Abbi cuidado—dijo Hazel—. Se Gea sta conservando


quelle porte…

—Non tu preocupes—sonrió Nico—. So come


mantenermi nascosto. Fa' attenzione di te stessa.
Quanto più avvicinati all'Alaska… non sono sicuro di
se quelli svenimenti miglioreranno o peggioreranno.

Fare attenzione di me stessa, pensò Hazel risentito.


Come se fosse l'unica forma che quella missione
finisse bene per lei.

—Se liberiamo a Tánatos—le disse a Nico—. Può che


non ti giri mai a vedere. Tánatos mi restituirà
all'Inframundo.

Nico la prese della mano. Le sue dita erano tanto


pallide che era difficile da credere che ella ed egli
avessero lo stesso padre divino.

—Ti diedi un'opportunità nell'Elíseo—dijo—. Era la


cosa migliore che potei fare per te. Ma ora, mi
piacerebbe che ci fosse un'altra forma. Non voglio
perdere mia sorella.

Non disse un'altra volta la parola ‘', ma Hazel seppe


che la pensò. Per la prima volta, non sentì gelosia di
Bianca diedi Angelo. Desiderò che avesse potuto avere
più tempo con Nico e coi suoi amici
nell'accampamento. Non voleva morire per la seconda
volta.

—Buona fortuna, Hazel—dijo. Allora si fuse con le


ombre, come suo padre settanta anni prima.

La barca si dondolò, restituendo a Hazel al presente.


Entrarono nelle correnti del Pacifico ed abbacchiarono
la costa rocciosa della contea di Marin.

Frank afferrò la sua borsa di sci al di sopra del suo


grembo. Lo mise come a Hazel al di sopra delle
ginocchia se fosse la sbarra di sicurezza di
un'attrazione di fiera, quello che gli fece ricordare la
forma nella quale Sammy le aveva portato al carnevale
nel Mardi Gras… si tirò fuori rapidamente della testa
quello pensiero, non poteva arrischiarsi ad un'altra
sparizione.

—Stai bene? —Domandò Frank—. Sembri inquieta.

—Mareada—confesó—. Non pensai che questo fosse


tanto orribile.

Frank fece una smorfia come se fosse in qualche modo


incolpa suo. Cominciò a ricercare tra il suo zaino.

—Ho portato un po' di nettare. Ed alcuni biscotti. Ehi…


mia nonna dice che lo zenzero normalmente aiuta…
vada, non ho di quello, ma…

—Sta bien—Hazel abbozzò un sorriso—. Ancora così,


molto bello per la tua parte.

Frank tirò fuori un biscotto salato. L'afferrò con le sue


grandi dita. Il biscotto sfruttò in mille pezzi.

Hazel rise.

—Dio, Frank… Perdono. Non dovrebbe ridere.

—Non passa timidamente nada—dijo—. Suppongo che


non vorresti quello.

Percy non prestava molta attenzione. Aveva gli occhi


fissi nella costa. Quando passarono Stinson Beach,
segnalò verso terra, dove una montagna solitaria si
sollevava al di sopra delle colline verdi.

—Mi è familiar—dijo.
—Il Monte Tam—dijo Frank—. I ragazzi
dell'accampamento stanno parlando sempre di ciò.
Una gran battaglia succedè nella cima, nella vecchia
base del titano.

Percy corrugò il cipiglio.

—Steste lì alcuno dei due?

—No—dijo Hazel—. Quello fu in agosto, prima che…


ehi… arrivasse all'accampamento. Jason mi parlò di
ciò. La legione distrusse il palazzo nemico e come ad
un milione di mostri. Jason dovette lottare contro
Bimbi, in collaborazione combattendo contro un
titano, ti immagini già…

—Sì, mi immagino già, ya—murmuró Percy.

Hazel non fu sicuro di quello che voleva dire, ma Percy


ricordava a Jason, malgrado non si somigliassero.
Avevano la stessa aura di potere silenzioso, oltre ad un
apice di tristezza, come se avessero visto il suo futuro
e sapessero che era sola questione di tempo prima che
si trovassero con un mostro che non potessero
combattere.

Hazel comprese il sentimento. Vide il sole mettersi il


sole nell'oceano, e sapeva che aveva meno di una
settimana che vivere. Avessero o non successo nella
missione, il suo viaggio finirebbe nel Festival di
Fortuna.
Pensò alla sua prima morte, e nei mesi che la
precederono, nella sua casa in Seward, in quelli sei
mesi che passò in Alaska, portando di notte quella
barca per Baia Resurrezione, visitando quella
maledetta isola.

Si rese troppo tardi conto del suo errore. La sua


visione diventò sfortuna, e scivolò all'indietro nel
tempo.

La sua casa di affitto era una scatola di zappati


sopportata per pilastri per la baia. Quando il treno che
veniva da Anchorage passava vicino, la mobilia
tremava ed i quadri si torcevano. Di notte, Hazel
rimaneva dormita col suono dell'acqua gelata
sbattendo contro le rocce sotto le tavole del suolo. Il
vento faceva scricchiolare l'edificio.

Avevano una stanza, con un fornello e come un


congelatore cucina. Un angolo apparteneva a Hazel,
dove conservava il suo materasso ed il suo baule di
appartenenze. Aveva peso nelle pareti i suoi disegni e
le sue foto antiche da Nuova Orleans, ma quello gli
faceva solo gettare più di meno la sua città.

Raramente sua madre stava in casa. Non tornò ad


essere mai più la Regina Marie. Era solo Marie, la
donna che pulisce. Cucinava e puliva tutto il giorno
nel ristorante del Terzo Viale per i pescatori,
lavoratori di strada ed in occasioni, per l'equipaggio
della marina. Veniva a casa odorando di pesce fritto e
pulito-suoli.
Di notte, Marie Levesque si trasformava. La sua voce
diventava grave, dando ordini a Hazel, facendole
lavorare per quello progetto terribile.

L'inverno fu peggiore. La voce rimaneva più per


l'oscurità costante. Il freddo era tanto intenso che
Hazel credeva che mai più potesse tornare a sentire
caldo.

Quando l'estate arrivò, Hazel non aveva sufficiente


sole. Ogni giorno delle sue ferie di estate, rimaneva
più il lontano da casa il maggiore tempo possibile, ma
non poteva camminare per la città. Era una piccola
popolazione. Gli altri ragazzi sussurravano su lei: la
bambina strega che viveva nella capanna delle molle.
Se si avvicinava troppo, i ragazzi uscirebbero gridando
e gli lancerebbero pietre e bottiglie. Non poteva
incolparli.

Passava il giorno passeggiando per le colline. Attraeva


i corvi. Gli gracchiavano dagli alberi e speravano a che
le cose brillanti apparissero dietro le sue impronte. La
maledizione non sembrava colpirli. Vide anche orsi
bruni, ma mantennero la distanza. Quando Hazel aveva
sete, si trovava con una cascata sgelandosi, beveva
acqua fredda e pulisce fino a che gli doleva la gola.
Scalava la cosa più alta che potesse e lasciava che i
raggi del sole gli scaldassero la lettera. Non era una
brutta forma di passare il tempo, ma sapeva che alla
fine dovrebbe ritornare a casa.

A volte pensava a suo padre, l'estraneo uomo pallido


che vestiva quell'abito grigio e nero. Hazel desiderava
che ritornasse e la proteggesse da sua madre, chissà
userebbe i suoi poteri per fare sparire a quell'orribile
voce. Se egli fosse un dio, sarebbe capace di farlo.

Guardò i corvi e si immaginò che quegli erano i suoi


messaggeri. I suoi occhi erano oscuri e maniaci, come
quelli suoi. Si domandò se l'informerebbero sui suoi
movimenti a suo padre.

Ma Plutone aveva notato sua madre sull'Alaska. Era


una terra oltre i dei. Non potrebbe proteggerla lì. Se
stava osservando a Hazel, non glielo disse. A volte si
domandava se se l'era immaginato tutto. La sua antica
vita sembrava tanto lontana come i programmi di
radio che ascoltasse, o il presidente Roosevelt
parlando della guerra. In occasioni i locali discutevano
sui giapponesi e qualcuno più lottando nelle isole
lontane dell'Alaska, ma perfino quello sembrava
troppo lontano, non tanto vicini come i problemi di
Hazel.

Un giorno a metà di estate, rimase fuori di casa dopo


la cosa normale, perseguendo un cavallo.

L'aveva visto per la prima volta quando aveva sentito


un scricchiolio nel suolo oltre a lei. Si girò e vide un
bel cavallo ruano di colore cannella con un crine
oscuro, come quello sul quale aveva cavalcato nel suo
ultimo giorno a Nuova Orleans, quando Sammy l'aveva
portata alle stalle. Sarebbe potuto essere lo stesso
cavallo, ma era impossibile. Stava pascolando qualcosa
della strada, e per un Secondo, Hazel ebbe la
sensazione che stava masticando una delle pietre
dorate che apparivano dietro il suo passo.

—Ey, tío—le chiamò.

Il cavallo la guardò con cautela.

Hazel si domandò se apparteneva a qualcuno. Stava


troppo spazzolata, i suoi capelli troppo puliti. Se
potesse avvicinarsi… che cosa? Dovrebbe trovare il suo
padrone? Restituirsilo?

No, pensò, voglio solo tornare a cavalcare. Si avvicinò


un po' più ed il cavallo aumentò. Passò il resto del
giorno cercando di acchiapparlo, avvicinandosi troppo
e giostro quando stava per acchiapparlo, questo usciva
correndo.

Perse la nozione del tempo, qualcosa che era molto


normale col sole estivo nel cielo stando nel cielo tanto
tempo. Finalmente si trattenne in un ruscello per bere
e guardò il cielo, pensando in che sarebbero le tre del
pomeriggio. Allora sentì un fischio del treno dalla
valle. Allora si rese conto che era il treno del
pomeriggio che veniva da Anchorage, quello che
significava che sarebbero le dieci della notte.

Guardò il cavallo, pascolando tranquillamente per il


ruscello.

—Stai cercando di mettermi in una difficoltà?

Il cavallo nitrì. Allora… Hazel dovette l'esserse


immaginato. Il cavallo si allontanò in una macchia
colore cannella e nero, più rapido che un lampo,
troppo rapido affinché i suoi occhi distinguessero le
forme. Hazel non capì come ma il cavallo era andato
via per sempre.

Guardò verso il posto dove il cavallo era stato. Una


spirale di nebbia si ritorceva nel suolo.

Il sibilo del treno risuonò per le colline di nuove, si


rese conto della quantità di problemi nei quali era
messa. Corse a casa.

Sua madre non stava lì. Per un secondo, Hazel


ringraziò per lui. Chissà sua madre rimanesse
lavorando fino a tardi. Chissà quella notte non
dovrebbe fare il viaggio.

Allora vide i rottami. Le tende di Hazel stavano nel


suolo. Il suo baule di appartenenze era aperto e suoi
pochi vestiti stavano per tutto il suolo. Il suo
materasso era stato lacerato come se l'avesse attaccato
un leone. E la cosa peggiore di tutto era che il suo
pannello di disegni era stato convertito in pezzi. Le
sue matite di colori stavano tutte rotte. Il regalo di
compleanno di Plutone, il valore più pregiato di Hazel,
era stato distrutto. Tramonto nella parete aveva una
nota scritta in rossa con l'ultimo pezzo di disegno che
rimaneva nella parete, in una lettera che non era
quella di sua madre: Maledetta bambina. Ti aspetto
nell'isola. Non mi deludere.

Hazel singhiozzò disperata. Voleva ignorare le


chiamate. Voleva fuggire, ma non aveva nessun luogo
al che andare. Inoltre, sua madre era acchiappata. La
Voce gli aveva promesso che stavano già per finire il
suo compito. Se Hazel continuava a collaborare, sua
madre sarebbe liberata. Hazel non si fidava della voce,
ma non c'era nessuna altra opzione.

Prese la barca, la piccola imbarcazione che sua madre


aveva comprato con pochi pezzi di oro di un pescatore
che aveva avuto un tragico incidente con le sue reti il
giorno dopo. Avevano solo una scialuppa, ma la madre
di Hazel aveva dimostrato essere capace di arrivare
all'isola senza imbarcazione. Hazel aveva imparato a
non domandare su ciò.

Perfino a metà di estate, i pezzi di ghiaccio


galleggiavano in Baia Resurrezione. I gabbiani
gracchiavano al di sopra della sua barca, guardando a
Hazel speranzosi, annusando alla ricerca di pesce
fresco. Nel mezzo della baia, la brillante schiena di
una balena solcò la superficie.

Come sempre, lo sbalestramento della barca le fece


nausearsi. Si trattenne una volta per vomitare. Il sole
si era messo dietro le montagne, facendo il cielo di un
colore rosso sangue.

Remò fino alla bocca della baia. Dopo alcuni lunghi


minuti, si girò e guardò intorno a suo. Giusto davanti a
lei, uscita di tra la livella, l'isola si materializzò, un
ettaro di pini, sassi e nevichi con un'isola di sabbia
oscura.

Se l'isola aveva nome, non lo sapeva. Una volta Hazel


aveva commesso l'errore di domandare alla gente del
posto, ma l'erano rimasta guardando come se fosse
pazza.

—Non c'è nessun isola allí—dijo un anziano pescatore


—, o se non la mia barca si sarebbe schiantata contro
lei cientos di volte.

Hazel stava a venti metri della spiaggia quando un


corvo atterrò nel lato della barca. Era un uccello nero
tanto grande come un'aquila, ed un becco appuntito
come un coltello di ossidiana.

I suoi occhi brillavano con intelligenza, per quello che


Hazel non si sorprese quando parlò.

—Questa noche—graznó—. L'ultima notte.

Hazel lasciò cadere i remi. Cercò di decidere se il


corvo stava notandola, avvisandola o facendogli una
promessa.

—Vieni da parte di mio padre? —domandò.

Il corvo mosse la testa.

—L'ultima notte. Questa notte.

Si avvicinò alla prua della barca ed uscì volando verso


l'isola.

L'ultima notte, si disse Hazel a sé stessa. Decise di


prendersilo come una promessa. Non importa, quello
che mi dica, farò che questa notte sia l'ultima.

Quello gli diede la sufficienza forza come per


continuare a remare. La barca si sbattè contro la costa,
rompendo una fine cappa di ghiaccio.

Durante mesi, Hazel e sua madre avevano usato una


strada dalla spiaggia fino ai boschi. Si scese dalla
barca, con attenzione di seguire la strada. L'isola era
piena di pericoli, entrambi i nativo e magici. Gli orsi
sussurravano per tra gli alberi. Spiriti bianchi brillanti
con forma di persone, vagabondavano per tra gli
alberi. Hazel non sapeva quello che erano, ma sapeva
che l'osservavano, sperando che cadesse nelle sue
trappole.

Nel centro dell'isola, due gigantesche pietre nere


formavano l'entrata ad un tunnel. Hazel entrò nella
caverna alla quale chiamava Cuore della Terra.

Era l'unico posto caldo che Hazel aveva trovato da


quando arrivò dall'Alaska. L'aria odorava di petrolio. Il
dolce ed appiccicoso caldo faceva addormentare dà
Hazel, ma lottò per mantenere si sveglia. Suppose che
se rimaneva dormita lì il suo corpo affonderebbe nella
terra e si trasformerebbe in polvere.

La grotta era tanto grande come una chiesa, come la


Cattedrale di St Louis a Nuova Orleans. Le pareti
brillavano con muschi luminescenti: verdi, rossi e
violetti. La sala intera si scuoteva con energia, un
rombante bum, bum, bum, bum che ricordava al
battito di un cuore. Chissà solo fossero le onde del
mare sbattendo contro l'isola, ma Hazel non credeva
che così fuori. Il posto era vivo. La terra era
addormentata, ma irradiava potere. I suoi sonni erano
tanto oscuri, tanto irregolari che Hazel sentì perdere
il senso della realtà.

Gea voleva consumare la sua identità, come l'aveva


fatto con la madre di Hazel. Voleva consumare ogni
essere umano, dio e semidio che oserà camminare per
la sua superficie.

Tutti mi appartenete, mormorava Gea come una


ninnata nanna. Rendíos, ritornate alla Terra.

No, pensò Hazel. Sono Hazel Levesque. Non puoi


avermi.

Marie Levesque stava piede davanti ad una fossa. In sei


mesi, i suoi capelli si erano convertiti tanto grigio
come il fumo. Aveva perso peso. Le sue mani erano
sconquassate per il lavoro. Vestiva stivali di neve e
spilungoni ed una maglietta bianca macchiata del
ristorante. Non sarebbe stato mai presa da una regina.

—È troppo tarde—la fragile voce di sua madre risuonò


per tutta la caverna. Hazel si rese non conto,
stupefatto, che era la sua voce, quella di Gea.

—Mamma?

Marie si girò. I suoi occhi erano aperti. Era sveglia e


cosciente. Quell'avrebbe dovuto fare che Hazel si
sentisse calmata, ma la mise nervosa. La Voce non
aveva smesso mai di prendere controllo quando
stavano nell'isola.

—Che cosa ho fatto? —Domandò sua madre—. Oh,


Hazel, che cosa ti ho fatto?

Guardò con terrore la cosa nella fossa.

Per mesi stavano venendo lì, quattro o cinque notti


alla settimana, secondo la Voce li obbligava. Hazel
aveva pianto, era caduto a terra esausta, aveva
supplicato, aveva perso ogni speranza. Ma la Voce che
controllava sua madre, l'aveva sollecitata senza
riposo. "Portami cuci preziose della terra. Usa i tuoi
poteri, bambina. Portami i miei maggiori possessi."

Per un tempo, il suo sforzi assolo avevano portato


sdegno. La fessura nella terra si era riempita con oro e
pietre preziose, gorgogliando in una spessa pasta di
petrolio. Sembrava il tesoro di un drago affondando in
un pozzo di petrolio. Allora, a poco a poco, una torre
in forma di spirale cominciò a crescere come un
gigantesco bulbo di tulipano. Emerse tanto
gradualmente notte dopo notte che Hazel non sapeva
come definire il suo progresso. Molte volte stava tanto
concentrata in farle crescere che la sua mente e la sua
anima rimanevano esauste, ma non notava nessuna
differenza. Ancora così, la spirale cresceva. Hazel
poteva vedere ora molto la cosa che aveva avanzato.
Era tanto alta come un edificio di due piante, una
spirale di radici rocciose emergendo come una lancia
del miscuglio di minerali. Nel suo interno, qualcosa
brillava con caldo. Hazel non poteva vederlo con
chiarezza ma sapeva quello che stava passando. Un
corpo si stava formando con oro ed argento, con
petrolio per sangue e diamanti per cuore. Hazel stava
resuscitando il figlio di Gea. E questo stava per
svegliare.

Sua madre cadde di ginocchia e pianse.

—Lo sento tanto, Hazel. Lo sento moltissimo. —


sembrava abbandonata e molto addolorata. Hazel
sarebbe dovuto essere furiosa: " Lo sento?" Aveva
vissuto spaventata per sua madre per anni. Era stato
rimproverata ed incolpata per la sfortunata vita di sua
madre. Era stato trattata come un insetto raro,
precipitosa della sua casa a Nuova Orleans a quello
landa gelata, e lavorata come una schiava per una dea
malvagia. Lo sento "" non lo sistemava. Avrebbe
dovuto disprezzare sua madre.

Ma non poteva sentirsi arrabbiata.

Hazel si inginocchiò e mise il suo braccio attorno a sua


madre. Non rimaneva oramai troppo della donna che
era stato, ora solo rimaneva un groviglio di pelle, ossa
e vestiti di lavoro fumanti. Perfino in quella grotta
calda, tremava di freddo.

—Che cosa possiamo fare? —Disse Hazel—. Dimmi come


fermarlo.

Sua madre negò con la testa.

—Mi ha lasciato andare. Sa che è troppo tardi. Non c'è


niente che possiamo fare.

—Ella… la voce? —Hazel aveva paura di rassicurarsi,


ma se sua madre era liberi in realtà, allora non
importava nient'altro. Dovevano uscire di lì.
Potrebbero fuggire, girare a Nuova Orleans—. È andato
via?

Sua madre guardò con paura per la grotta.

—No, ella sta qui. C'è solo più una cosa per la quale ha
bisogno di me. Per quello, ha bisogno della mia libera
volontà.

Non piacque a Hazel come suonava quello.

—Usciamo da aquí—la urse—. Quella cosa di lì…


sfrutta.

—Sì, pronto—coincidió sua madre. Guardava tanto


teneramente a Hazel… Hazel non poteva ricordarsi
dell'ultima volta che sua madre l'aveva guardata con
quello tipo di affetto. Stette per singhiozzare.

—Plutone io advirtió—dijo sua madre—. Mi disse che il


mio desiderio era troppo pericoloso.

—Il tuo desiderio…?

—Tutta la ricchezza sotto la tierra—dijo—. Egli la


controllava. Io la volevo. Era tanto stanca di essere
povero, Hazel. Troppo stanca. Primo l'invocai… solo
per vedere se poteva. Non credei mai che quello
vecchio simulato grisgrís funzionasse in un dio. Ma mi
corteggiò, mi disse che era coraggioso e hermosa…—
miró alle sue stanche e magre mani—. Quando
nascesti, si sentì molto orgoglioso e soddisfatto. Mi
promise qualunque cosa. Me lo giurò sul fiume Stigio.
Gli chiesi tutte le ricchezze che aveva. Mi notò che i
maggiori desideri portano le maggiori pene. Ma
insistei. Mi immaginai vivendo come una regina, la
moglie di un dio! E tu… tu ricevesti la maledizione.

Hazel si sentì come se stesse per sfruttare, come la


spirale nel pozzo. La sua sofferenza finirebbe per
uscire, ed il suo corpo non resisterebbe molto più.

—È per quel motivo per quello che posso trovare le


cose abbasso terra?

—E è per quel motivo per quello che portano solo


pena. —Sua madre guardò languidamente per la
caverna—. È per quel motivo per quello che mi trovò,
per quello che fu capace di controllarmi. Era furiosa
con tuo padre. L'incolpai di tutti i miei problemi. Ti
incolpi. Fui molto egoista. Ascoltai la voce di Gea, fui
una pagliaccia.

—C'è qualcosa che possiamo hacer—dijo Hazel—.


Dimmi come fermarla.

Il suolo tremò. La voce incorporea di Gea risuonò per


la caverna.

—Il maggiore Lei alza—dijo—, la cosa più pregiata di


tutta la terra, e gli hai restituito delle profondità,
Hazel Levesque. Gli hai fatto di nuovo. Il suo risveglio
non può essere fermato. Rimane solo un'unica cosa.

Hazel strinse i pugni. Era terrorizzata, ma ora che sua


madre era libera, si sentiva con potere per affrontare
finalmente la sua nemica. Quella creatura, la dea
malvagia, li aveva rovinati le sue vite. Hazel non
andava a lasciarle guadagnare.

—Non penso di aiutarti mai più! —gridò.

—Ma ora ho finito già con te, bambina. Ti ho portato


qui per un'unica ragione. Tua madre necessitava… un
incentivo.

La gola di Hazel si asciugò.

—Mamma?

—Lo sento, Hazel. Se potessi perdonarmi, per favore


devi sapere che lo feci perché ti voleva. Promise che ti
lascerebbe vivere se…

—Se ti sacrificavi a misma—dijo Hazel, rendendosi


conto della verità—. Ha bisogno di te affinché offra la
tua vita per fare svegliare quello… quella cosa.

—Alcioneo—dijo Gea—. Il maggiore dei giganti. Deve


sollevarsi in primo luogo il, e questo sarà la sua terra,
oltre i dei. Camminerà per queste montagne e boschi
gelati. Alzerà un esercito di mostri. Finché i dei sono
divisi, lottando alcuni contro altri in questa Guerra
Mondiale mortale, invierà i suoi eserciti per
distruggere l'Olimpo.

I sonni della dea della terra erano tanto poderosi che


si formavano ombre per le pareti della grotta,
immagini fantasmagoriche di eserciti nazi correndo
per l'Europa, aeroplani giapponesi distruggendo città
americane. Hazel lo capì finalmente. I dei dell'Olimpo
si erano divisi in due bandi, come sempre lo facevano
nelle guerre mortali. Finché i dei combattevano tra
essi in un continuo massacro sanguinante, un esercito
di mostri si solleverebbe nel nord. Alcioneo rivivrebbe
ai suoi fratelli giganti e li invierebbe a conquistare il
mondo. Allora i dei indeboliti cadrebbero. Il conflitto
mortale si allungherebbe per decadi fino a che la
civiltà fosse scopata del tutto, e la dea della terra si
svegliasse con tutto il potere. Gea governerebbe per
sempre.

—Ogni esto—siguió la dea—, perché tua madre fu avida


e ti maledisse col dono di trovare ricchezze. Nel mio
stato dormitivo, avrebbe necessitato decadi, chissà
perfino secoli, fino a che avesse avuto potere per
resuscitare ad Alcioneo per me stessa. Ma ora
sveglierà, e pronto lo farò io.

Con una terribile certezza, Hazel sapeva quello che


andava a succedere allora. L'unica cosa che Gea
necessitava era un sacrificio volontario, un'anima
doveva essere consumata affinché Alcioneo svegliasse.
Sua madre si addentrerebbe nella massa pastosa ed
allora sarebbe assorbita.

—Hazel, vete—su madre si alzò senza equilibrio—. Ti


lascerà vivere, ma devi affrettarti.

Hazel lo credè. Quell'era orribile. Gea avrebbe l'onore


di lasciare vivere a Hazel. Hazel sopravvivrebbe per
vedere il fine del mondo, sapendo che l'aveva causato
ella.

—No—Hazel prese una decisione—. Non vivrò, non


ferma quello.

Ricercò nella cosa più profonda della sua anima. Trovò


suo padre, il Sig. dell'Inframundo ed invocò tutte le
ricchezze in quello devastato regno. La caverna tremò.

Attorno alla spirale di Alcioneo, il petrolio gorgogliò,


allora si agitò ed entrò in eruzione come un paiolo
bollente.

—Non essere tonta! —Disse Gea, ma Hazel scoprì dubbi


nel suo tono di voce, chissà perfino paura—. Ti
rovinerai per niente! Tua madre morrà di tutte forme!

Hazel stette a perdere la conoscenza. Ricordò la


promessa di suo padre che qualche giorno la sua
maledizione sparirebbe, un discendente di Nettuno gli
porterebbe pace. Perfino aveva detto che troverebbe
un cavallo per lei. Chissà quello strano cavallo delle
colline era per lei. Ma niente di quello passerebbe se
moriva allora. Non tornerebbe mai a vedere a Sammy
di nuovo, né girerebbe a Nuova Orleans. La sua vita
finirebbe con tredici brevi e duri anni con un fine
infelice.
Cercò gli occhi di sua madre. Per la prima volta, sua
madre non sembrava triste o arrabbiata. I suoi occhi
mostravano orgoglio.

—Fosti il mio regalo, Hazel—dijo—. Il mio più pregiato


regalo. Fui una pagliaccia per pensare che necessitava
più qualcosa.

Baciò la fronte di Hazel e l'avvicinò a lei. Il suo caldo


diede a Hazel il valore di seguire. Morrebbero, ma non
mangio sacrifici per Gea. Istintivamente Hazel seppe
che il suo fine potrebbe fare retrocedere il potere di
Gea. Le sue anime andrebbero all'Inframundo, ed
Alcioneo non si solleverebbe, almeno ancora non.

Hazel invocò tutto quello che potè con la sua forza di


volontà restante. L'aria si riscaldò rapidamente. La
spirale cominciò ad affondare. Pietre preziose e
lingotti di oro uscivano dalla fessura con tanta forza
che si stamparono contro le pareti della grotta e
mitragliarono la giacca di Hazel, arrivando alla pelle.

—DETÉN QUESTO! —Chiese Gea—. Non puoi prevenire


il suo innalzamento! Come molto lo ritarderai poche
decadi! Mezzo secolo! Sacrificherai per quel motivo le
vostre vite?!

Hazel gli rispose.

"L'ultima notte" aveva detto il corvo.

La fessura sfruttò. Il soffitto precipitò. Hazel affondò


nelle braccia di sua madre, nell'oscurità, mentre il
petrolio riempivo i suoi polmoni e l'isola sbattevo
contro la bahía.Capítulo 18Hazel—¡HAZEL! —FRANK la
Prese Per Le Braccia, terrorizzato—. Andiamo, per
favore! Levántate!Abrió gli occhi. Il cielo notturno
brillava con le stelle. Lo sbalestramento della barca
era sparito. Stava riposando in terra solida, con la sua
spada infoderata ed il suo zaino dietro lei.

Si incorporò con difficoltà mentre la sua testa dava


rovesciata. Stavano in una scogliera al di sopra di una
spiaggia. A circa cinquanta metri per sotto l'oceano
brillava con la luce della luna. Le onde battevano
contro il casco della sua barca nella spiaggia. Alla sua
destra, incollato sull'orlo del precipizio, c'era un
edificio simile ad una piccola chiesa con una luce di
ricerca nel tetto. Un faro, suppose Hazel. Dietro essi,
alcuni campi di erba alta ondeggiavano col vento.

—Dove stiamo? —domandò.

Frank sospirò.

—Grazie ai dei che ti sei svegliato! Stiamo in


Mendocino, attorno ad alcune cento cinquanta miglia
al nord del Golden Gate.

—Alcune cento cinquanta miglia? —Gemè Hazel—.


Sono stato così tanto momento?

Percy si inginocchiò dietro lei, con l'aria marina


facendo ondeggiare i suoi capelli. Mise la sua mano
nella sua fronte come se stesse comprovando la sua
temperatura.
—Non potevamo svegliarti. Finalmente decidiamo di
portarti alla costa. Credemmo che fossi nauseata…

—Non stava mareada—respiró profondo. Non poteva


nascondere molto più la verità. Ricordò quello che gli
aveva detto Nico: se un flashback come quello succede
quando stai in combattimento…

—Non sono stato sincera con vosotros—dijo—. Quella


che mi ha passato è stata una sparizione. Ho uno ogni
x tempo.

—Una sparizione? —Frank prese la mano di Hazel,


quello per che ella ringraziò troppo—. È medico?
Perché non l'ho notato fino ad ora?

—Ho tentato esconderlo—confesó—. Ho avuto molta


fortuna, ma sta diventando peggiore. Non è medico…
non del tutto. Nico dice che è un effetto secondario
del mio passato, del posto nel che mi trovò.

Gli occhi verdi intensi di Percy erano difficili da


leggere. Non potè sapere se era preoccupato o cauto.

—Dove ti trovò esattamente Nico? —domandò.

La lingua di Hazel era completamente secca. Aveva


paura che quando cominciasse a parlare, scivolerebbe
fino al passato, ma meritavano saperlo. Se falliva loro
in quella missione, rimanesse fuori giusto di
combattimento quando più avevano bisogno di lei…
non poteva immaginarsilo.
—Voi l'explicaré—les promise. Graffiò il suo zaino.
Stupidamente, si era dimenticato di portare una
bottiglia di acqua—. C'è qualcosa di bere qui?

—Sì—. Percy mormorò una maledizione in greca—. Dio,


che tonto sono stato. Mi sono lasciato le cose nella
barca.

Hazel si sentì male chiedendo che si incaricasse di lei,


ma si era alzato secca ed esausta, come se stesse
vivendo le ultime ore tra il passato ed il presente. Si
mise lo zaino e la spada nelle spalle.

—Non importa. Posso camminare…

—Non dire niente más—dijo Frank—. Non fino a che


abbiamo acqua e cibo. Ti porterò acqua.

—No, vado già yo—Percy guardò la mano di Frank su


quella di Hazel. Allora escaneó l'orizzonte come se
percepisse problemi, ma non c'era niente da vedere:
solo il faro ed il campo di erba estendendosi verso
l'interno—. Voi due rimanete qui. Ritorno subito.

—Sei sicuro? —disse debolmente Hazel—. Non voglio


che…

—Sta bien—dijo Percy—. Frank, apre gli occhi. C'è


qualcosa su questa pace… non so.

—La manterrò segura—le promise Frank.


Percy uscì correndo. Una volta stettero soli, Frank
sembrò dare si racconta che continuava a sottomettere
la mano di Hazel. Si rischiarò la gola e la sciolse.

—Ehi… io… credo che capisca il tuo desvanecimientos—


dijo—. E da dove vengono.

Lo fu sparato il polso.

—Ah, sé?

—Sei tanto distinta degli altri piccole che c'è conocido


—parpadeó, e seguì—. Non di una forma strana, ma per
la forma con la che parli. Le cose che ti sorprendono,
come le canzoni o i programmi di televisione, o la
forma nelle quali la gente parla. Linguaggi sulla tua
vita come se fosse successo dietro molto tempo.
Nascesti in un'epoca distinta, non è certo? Vieni
dall'Inframundo.

Hazel voleva piangere, non perché fosse triste, bensì


perché era un gran riposo sentire un po' di verità.
Frank non agì come se fosse a difendersi o come se
fosse spaventato. Non sembrava guardarla come se
fosse un fantasma o un orribile zombi no-morto.

—Frank, io…

—Ci faremo già all'idea—le promise—. Sei viva. Ti


manteniamo così.

L'erba alla sua periferia scricchiolò. Gli occhi di Hazel


diventarono lacrimosi con l'aria fredda.
—Non mi merito un amico come tú—dijo—. Non sai
quello che… quello che ho fatto.

—Para—dijo Frank—. Sei geniale! Inoltre, non sei


l'unica che hai segreti.

Hazel lo guardò.

—Come?

Frank andava a dire qualcosa quando si trattenne.

—Che cosa? —domandò Hazel.

—Il vento si è fermato.

Guardò intorno a suo e si rese conto che era certo.


L'aria era rimasta statica.

—E? —domandò.

Frank inghiottì saliva.

—Allora… perché l'erba si continua a muovere?

Per la codina dell'occhio, Hazel vide forme oscure


tendendosi nel campo.

—Hazel! —Frank cercò di afferrarla per le braccia, ma


era troppo tardi.

Qualcosa sbattè di dietro contro lui. Allora una forza


simile ad un uragano di erba avvolse a Hazel e la portò
per le arie trascinandola per il campo.Capítulo
19HazelHAZEL Era Una Esperta In Cose Rare. Aveva
visto sua madre posseduta per la dea della terra. Aveva
creato un gigante con oro. Aveva distrutto un'isola,
era morto ed era ritornato dell'Inframundo. Ma essere
sequestrata per un campo di erba… Quell'era nuovo.

Si sentì come se fosse acchiappata in una densa nuvola


di piante. Aveva sentito parlare dei cantanti attuali
lanciandosi a moltitudini di fans ed essendo
ondeggiati per centinaia di mani. Si immaginava che
quell'era familiare, ma si muoveva cento volte più
rapido, ed i filamenti di erba non erano fans
adoratore.

Non poteva incorporarsi. Non poteva toccare il suolo.


La sua spada seguiva nel suo sacco a pelo, aggrappato
nel suo zaino, ma non poteva raggiungerla. Le piante
non lasciavano che si equilibrasse, facendole rodare,
afferrandola per il viso e le braccia. A fatica poteva
vedere le stelle attraverso un groviglio di verde, giallo
e nero.

Il soffocato grido di Frank suonò nella distanza.

Era difficile pensare con chiarezza, ma Hazel sapeva


qualcosa: si stava muovendo molto rapido. Dove fosse
che stava essendo portata, molto pronto smetterebbe
di stare in un posto nel quale i suoi amici potessero
trovarla.

Chiuse gli occhi e cercò di ignorare il movimento che


la circondava. Concentrò i suoi pensieri alla terra
sotto lei. Oro, argento, escaneaba il sottosuolo alla
ricerca di qualunque minerale che interrompesse i
suoi sequestratori.

Non notava niente. Zero ricchezze sotto il suolo. Stava


per abbandonare quando sentì un grandioso punto
sotto lei. Fissò i suoi pensieri a quello punto con tutta
la sua concentrazione, creando un ancora mentale.
Improvvisamente il suolo ruggì. La sterpaglia di piante
la sciolse e fu lanciava come verso l'alto il proiettile di
una catapulta.

Momentaneamente imponderabile, aprì i suoi occhi.


Girò il suo corpo in mezzo all'aria. Il suolo stava a
circa dieci metri sotto lei. Allora cominciò a cadere ed
il suo allenamento di combattimento entrò in azione:
aveva praticato cientos di volte cadute dalle aquile
giganti. Si avvilì ed arrivando al suolo rodò
trasformando la caduta in una capriola della quale si
alzò rapidamente.

Si tolse lo zaino ed afferrò la sua spada per il manico.


Ad alcuni metri alla sua sinistra, una roccia del
volume di un garage emergeva del mare di erba. Hazel
si rese conto che quell'era stato la sua ancora. Aveva
fatto che la roccia apparisse.

L'erba si agitava intorno a suo. Voci furiose zittivano


costernate dalla zolla che aveva interrotto la sua
strada. Prima che potessero riaggrupparsisi, Hazel
corse verso la roccia ed a lei lei salì. L'erba sbatteva e
sussurrava alla sua periferia come se fossero i
tentacoli di un gigantesco anemone sottomarino.
Hazel potè notare la frustrazione dei suoi
sequestratori.

—Non potete crescere qui, verità? —gridò—. Allungavi,


pugno di semi! Lasciatemi in pace!

—Esquisto—dijo una voce arrabbiata dall'erba.

Hazel alzò le sopracciglia.

—Perdono?

—Scisto! Grandioso mucchio di scisto!

Una suora nell'Accademia Santa Agnes l'aveva lavato


una volta la bocca a Hazel con sapone per dire
qualcosa di molto simile, cosicché non era molto
sicura di che cosa rispondere. Allora, attorno alla sua
isola di roccia, i sequestratori si materializzarono
dall'erba. A prima vista sembravano angioletti di san
Valentín, una dozzina di alcuni piccoli cupidos
grassottelli. Mentre si avvicinavano, Hazel si rese
conto che né erano carini né angelici.

Erano del volume di bambini piccoli, con tratti di bebè


grasso, ma la sua pelle aveva un strano tono
verdognolo come se la clorofilla corresse per le sue
vene. Avevano alcune secche e piccole ali come
pannocchie di mais, ed ammazzi di capelli bersaglio
uguali che la seta del mais. I suoi visi erano smunte,
punto con grani di mais. I suoi occhi erano di un verde
solido, ed i suoi denti erano canini appuntiti.
La creatura più grande si affrettò. Vestiva un perizomi
giallo, ed i suoi capelli stavano di punta, come i
filamenti di un fusto di grano. Rubacchiò a Hazel e
camminò dondolandosi tanto in fretta che questa ebbe
paura che gli fossi caduto i perizomi.

—Odiare questo scisto! —Si lamentò la creatura—.


Grano non può crescere!

—Saggina non può crescere! —si lamentò un altro.

—Orzo! —gridò un terzo—. Orzo non può crescere.


Maledetto scisto!

Le ginocchia di Hazel si dondolarono. Le piccole


creature sarebbero state divertenti di non essere
perché stavano circondandola, guardandola fissamente
con quelli denti appuntiti e quegli affamati occhi
verdi. Erano come pirañas con forma di cupidos.

—Parlate della roccia? —glieli sistemò per dire—.


Questa roccia si chiama scisto?

—Sì, pietra verde! Scisto! —Gridò la prima creatura—.


Pietra biricchina.

Hazel cominciò a capire perché l'aveva potuta


convocare.

—È una pietra preziosa. È preziosa?

—Bah! —Disse quello dei perizomi giallo—. I nativi


stupidi fanno gioielli di questo, sé. Preziosa? Chissà.
Non uguale di buona che il grano.

—O la saggina!

—O l'orzo!

Gli altri dissero la stessa cosa, ma dicendo distinti tipi


di cereali. Circondarono la roccia, senza fare nessun
sforzo in scalarla, almeno non ancora. Se avevano
deciso di affollarsi intorno a suo, non c'era maniera di
potersi difendere di tutti essi.

—Servite a Gea—supuso, solo per continuare a parlare.


Chissà Percy e Frank non stessero troppo lontano.
Chissà fossero capaci di vederla, tanto alta come stava.
Desiderò che la sua spada brillasse come quella di
Percy.

Il Cupido dei perizomi giallo grugnì.

—Siamo i karpoi, spiriti del grano. Figli della madre


Terra, sé! Siamo stati da sempre i suoi domestici.
Prima che gli umano biricchini ci coltivassero,
eravamo selvaggi. E lo saremo di nuovo. Grano vi
distruggerà!

—No, saggina vi comanderà!

—Orzo vi dominerà!

Gli altri si unirono, ogni karpois gridando per la sua


propria varietà.
—Correcto—Hazel inghiottì la sua repulsione—. Allora
tu sei Grano, tu… con gli ehi… vesti gialle.

—Mmmmm—dijo Trigo—. Ribasso del tuo scisto,


semidea. Ti porteremo con l'esercito della nostra
signora! Ci ricompenseranno. Ti ammazzeranno
lentamente!

—Tentador—dijo Hazel—, ma no, grazie.

—Ti darò grano! —disse Grano, come se fosse


un'offerta molto meglio in cambio della sua vita—.
Moltissimo grano!

Hazel cercò di pensare. Quanto tempo era stato


portato a rastrelli? Quando tempo tarderebbero i suoi
amici ad apparire? I karpoi si andava avvicinando a
poco a poco, avvicinandosi alla roccia di due in due e
di tre in tre, grattando lo scisto per vedere se faceva
loro male.

—Prima che baje…—alzó la voce, sperando che


arrivasse oltre i campi—. Ehi… spiegatemi qualcosa, mi
farete il favore? Se siete spiriti del grano, non
dovreste stare da parte dei dei? Non è Cerere dea
dell'agricoltura…?

—Nome malvagio! —gridò Orzo.

—Ci coltivò! —Infilzò Saggina—. Ci fece crescere di


forme spiacevoli. Lasciò che gli umano ci coltivarono.
Bah! Quando la signora Gea sia la padrona del mondo,
cresceremo liberamente, oh sé!

—Buono, naturalmente—dijo Hazel—. Cosicché il suo


esercito, dove mi porterete in cambio di grano…

—O cebada—ofreció Ingrassato.

—Sí—coincidió Hazel—. Dove sta ora questo esercito?

—Giusto passando quelle colline! —Saggina applaudì


emozionato—. La madre Terra, oh sé, ci disse: "Cercate
la figlia di Plutone che vive di nuovo. Trovatela!
Portatela con vita! Ho molte torture progettate per
lei." Il gigante Polibotes ci ricompenserà per la tua
vita. Allora potremo andare al sud a distruggere i
romani. Non possiamo essere ammazzati, sai già. Ma
tu, sé.

—Quello è maravilloso—Hazel cercò di suonare


entusiasmata. Non era facile, sapendo che Gea aveva
una vendetta speciale per lei—. Cosicché… non potete
essere ammazzati perché Alcioneo ha catturato la
Morte, verità?

—Esatto! —disse Orzo.

—E l'ha dissolvenza incrociata in Alaska—dijo Hazel—


in… vediamo, come si chiamava il posto?

Saggina cominciò a rispondere, ma Grano volò fino a


lui e gli battè. I karpoi cominciò a lottare,
dissolvendosi in dense nuvole di cereale. Hazel
considerò una fuga, ma allora Grano si materializzò di
nuovo, afferrando a Saggina con una chiave di karatè.

—Rozza! —gridò agli altri—. La lotta multicereal non


stai permessa!

I karpoi si solidificò nelle pirañas con forma di Cupido


di nuovo.

Grano spinse a Saggina.

—Oh, intelligente semidiosa—dijo—. Cercando di


ingannarci per contarti segreti. No, non troverai mai
la dimora di Alcioneo.

—So già dove está—dijo con una falsa fiducia—. Sta


nell'isola di Baia Resurrezione.

—Ja! —Rise Grano—. Quello posto affondò dietro sotto


le onde del mare tempo. Dovresti saperlo! Gea ti odi
per ciò! Quando torcesti dietro i suoi piani tempo, fu
forzata a dormire di nuovo. Decadi e decadi! Alcioneo
non fu capace di sollevarsi fino a tempi oscuri.

—Tra i novanta e gli ochenta—dijo Ingrassati—.


Terribile! Terribile!

—Sí—dijo Trigo—. E la nostra signora continua a


dormire. Alcioneo fu forzato ad aspettare molto tempo
nel nord, pianificando, sperando. Ora Gea comincia a
svegliare. Oh, ma si ricorda, e suo figlio anche.

Saggina sorrise furbescamente.


—Non troverai mai la prigione di Tánatos. Tutta
l'Alaska è la casa del gigante. Potrei stare conservando
la Morte in qualunque posto! Anni porterei trovarlo,
ed il tuo patetico accampamento ha solo pochi giorni!
Migliore che ti arrenda. Ti daremo cereali, molti
cereali.

La spada di Hazel cominciò a pesargli troppo. Era


sospettosa di girare all'Alaska, ma almeno aveva
un'idea da dove cominciare a cercare a Tánatos. Aveva
assunto che quell'isola dove era morto non era stato
completamente distrutta, o possibilmente era stato
restituita al suo posto dietro il risveglio di Alcioneo.
Aveva sperato che quello fosse la sua base. Ma se
l'isola era sparita, non aveva né idea da dove cercare il
gigante. L'Alaska era enorme, potrebbero stare
cercando per decadi e non lo troverebbero mai.

—Sí—dijo Trigo, sentendo la sua ansietà—. Arrenditi.

Hazel afferrò il suo spatha.

—Mai! —Alzò la voce di nuova, sperando che in


qualche modo arrivasse ai suoi amici—. Se vi devo
distruggere tutti, lo farò. Sono la figlia di Plutone!

I karpoi avanzò. Afferrarono la roccia, rubacchiando


come se fosse acciaio ardendo, ma cominciarono a
salire.

—Ora morirás—le promise Grano, mostrando i suoi


denti—. Sentirai l'ira dei cereali!
Ci fu allora un suono sibilante. Il sorriso di Grano si
congelò. Guardò sotto verso la freccia dorata che era
apparso nel suo petto. Allora si dissolse in
Kellog's.Capítulo 20HazelDURANTE Un Battito Di
Cuore, HAZEL Stava tanto stupita come il karpois.
Allora Frank e Percy irruppero nel chiaro e
cominciarono a massacrare ogni karpois che trovarono
nella sua strada. Frank sparò una freccia ad Orzo che
si trasformò in semi. Percy inchiodò controcorrente
attraverso Saggina che si trasformò in un mucchio di
semi di miglio. Hazel saltò e si unì alla battaglia. In
alcuni minuti, i karpoi era stato ridotto a mucchi di
semi e distinti cereali di colazione. Grano cominciò a
riaggrupparsisi, ma Percy tirò fuori un accendino dal
suo zaino ed infiammò un'animo.

—Tentatelo! —Li notò—, e ridurrò questo campo a


cenerino. Rimanivi morti. Allontanavi da noi, o l'erba
caricherà con la colpa!

Frank guardò la fiamma come se lo terrorizzasse.


Hazel non capiva perché, ma comunque gridò ai
mucchi di cereali.

—Fatelo! Sii molto pazzo!

I resti dei karpoi andarono via col vento. Frank salì


alla roccia e li vide andare via. Percy estinse
l'accendino e sorrise a Hazel.

—Grazie per gridare. Non ti avremmo potuto trovare


se non l'avessi fatto. Come hai potuto mantenerli a
riga tanto tempo?
Segnalò la roccia.

—Un grandioso mucchio di scisto *.

—Perdono?

—Chicos—les chiamò Frank dalla roccia—. Dovete


vedere questo.

Percy e Hazel salirono per riunirsi con lui. Non appena


Hazel vide quello che stava vedendo il suo amico,
contenne l'alito.

—Percy, senza luce. Abbassa la tua spada!

—Scisto *! —toccò la punta della sua spada, e


Controcorrente si trasformò in una penna.

Sotto essi, un esercito si muoveva. Il campo finiva in


un burrone poco profondo, dove una strada regionale
andava di nord a sud. Nel lato opposto alla strada,
alcune colline piene di erba decoravano l'orizzonte,
vuote di civiltà eccetto per un piccolo negozio nella
cima della collina più vicina.

Il burrone intero era pieno di mostri, colonna dietro


colonna andando verso il sud, tanti e tanto vicino che
Hazel si meravigliò che non l'avessero sentita gridare.

Ella, Frank e Percy si chinarono contro la roccia.


Videro in attesa come una dozzina di giganteschi e
pelosi umanoidi passavano, vestiti con parti di rotte
armature e pelle animale. Le creature avevano sei
braccia ognuno, tre emergendo di ogni lato, per quello
che sembravano uomini delle caverne evoluti di
insetti.

—Gegenes—susurró Hazel—. Nati della Terra.

—Avete lottato prima contro essi? —domandò Percy.

Hazel negò con la testa.

—Ho sentito solo parlare di essi nelle classi di mostri


nel campamento—nunca gli era piaciuto la classe di
mostri, leggendo a Plinio il Vecchio e tutti quegli
amareggiati autori descrivendo mostri leggendari dei
bordi dell'Impero Romano. Hazel credeva nei mostri,
ma le descrizioni erano tanto barbare che aveva
creduto che fossero dicerie ridicole. Ma allora, un
esercito intero di essi stava passando sotto lei.

—I nati della Terra lottarono contro gli argonautas—


murmuró—. E quelle cose dietro essi…

—Centauros—dijo Percy—. Ma questo non sta bene. I


centauri sono buoni tipi.

Frank fece un suono asfissiante.

—Quello non è quello che ci hanno insegnato


nell'accampamento. I centauri sono pazzi e si
ubriacano sempre ed ammazzano eroi.

Hazel vide agli uomini equini cavalcare. Esseri umani


di vita per sopra, ma dalla vita in giù avevano corpo di
cavallo. Erano vestiti con armature barbare di cuoio e
bronzo, armati con lance e profonde. A prima vista,
Hazel credè che portassero caschi vichinghi, ma allora
si rese conto che avevano corna uscendo dalle sue
teste pelose.

—Si suppone che devono avere corna? —domandò.

—Chissà sia una razza especial—dijo Frank—. Non li


domandiamo.

Percy guardò oltre la strada ed il suo viso diventò


ancora più bianca.

—Dio… ciclopi.

Effettivamente, avanzando pesantemente dietro i


centauri avevano un battaglione di orchi unire-occhi,
entrambi i maschi e femmine di circa cinque metri di
alto, vestendo armature estemporanee con metalli di
una chatarrería. Sei dei mostri erano tanto grandi
come alcuni buoi, trascinando una torre di
abbordaggio con una gigantesca balestra di scorpione.

Percy si aggrappò i lati della testa.

—Ciclopi e centauri. Questo sta male, molto male.

L'esercito di mostri era troppo grande per fare che


chiunque perdesse le speranze, ma Hazel si rese conto
che qualcosa più passava con Percy. Era pallido e
sembrava nauseato alla luce della luna, come se i suoi
ricordi cercassero di ritornare, scalando con difficoltà
per la sua mente.

Hazel guardò a Frank.

—Dobbiamo restituire alla barca. Il mare gli farà


sentirsi meglio.

—Per supuesto—dijo Frank—. Ci sono troppi di essi.


L'accampamento… dobbiamo notarli.

—Il saben—gimió Percy—. Reyna lo sa.

A Hazel lo fu formato un nodo nella gola. Non c'era


nessuna maniera per la quale la legione potesse
lottare contro tanta. Se stavano a tanto sole cento
miglia al nord dell'accampamento Giove, la sua
missione già era saldata. Non potrebbero arrivare mai
fino all'Alaska e ritornare in tempo.

—Vamos—les urse—. Andiamo a…

Allora vide il gigante.

Quando apparve per il burrone, Hazel non potè


credere quello che i suoi occhi vedevano. Era più alto
della torre di assedio, venti metri per lo meno, con
alcune verdi gambe squamose come un drago di
Komodo dalla vita in giù ed un'armatura di un azzurro
verdognolo di vita per sopra. La sua corazza aveva la
forma di distinti visi mostruosi affamati, con le bocche
aperte come se chiedessero cibo. Il suo caro essere
umano, ma i suoi capelli erano selvaggi e verdi, come
un pugno di alghe. Quando girava la testa di lato a
lato, alcuni serpenti cadevano dalle sue trecce. Forfora
viperina, schifoso. Andava armato con un tridente
gigantesco ed una rete pesante. Solo con vedere le
armi faceva che Hazel avesse mal di stomaco. Aveva
affrontato quello tipo di lotta nell'allenamento per
gladiatore molte volte. Era il più difficile, furtivo e
crudele tipo di combattimento che conosceva. Il
gigante era un retiarius di tale extragrande.

—Chi è egli? —la voce di Frank suonava screpolata—.


Quello non sarà…

—Non è debolmente Alcioneo—dijo Hazel—. Uno dei


suoi fratelli, credo. Quello che menzionò Termine e gli
spiriti del grano. È Polibotes.

Non era sicura di come lo sapeva, ma potè sentire


l'aura di potere del gigante incluso da lì. Ricordò il
sentimento nel Cuore della Terra mentre faceva ad
Alcioneo, come se stesse fuori vicino ad una calamita
poderosa, e tutto il ferro nel suo sangue attratto a lui.
Quello gigante era un altro figlio di Gea, una creatura
della terra tanto malvagia e poderosa che irradiava il
suo proprio campo gravitazionale.

Hazel sapeva che dovevano uscire di lì. Il suo


nascondiglio nella cosa alta della roccia sarebbe stato
scoperto quando il gigante passasse se decidesse di
guardare in quella direzione. Ma notava che qualcosa
di più importante stava per passare. Ella ed i suoi
amici scesero un po' più sotto per lo scisto e
continuarono ad osservare.
Mentre il gigante si avvicinava, un ciclope ruppe file
ed andò a parlare con lui. Era enorme, grassa ed
orribilmente brutta, vestendo un vestito di catene
come un grembiule, ma vicino al gigante sembrava una
bambina.

Segnalò al negozio nella cosa alta della collina più


vicina e mormorò qualcosa su mangi. Il gigante
l'infilzò una risposta, come se fosse preoccupato. Il
ciclope abbaiò un'ordine ai suoi compagni di specie, e
tre di essi la seguirono alla cosa alta della collina.
Quando stavano a metà strada del negozio, una luce
accecante trasformò la notte in giorno. Hazel rimase
accecato. Sotto lei, l'esercito nemico si disperse in
caos, coi mostri gridando di dolore e furia. Hazel
guardò con gli occhi socchiusi. Sembrava che fosse
uscito da un teatro oscuro in un pomeriggio
soleggiato.

—Troppo bello! —Ulularono i ciclopi—. Bruciaci gli


occhi!

Il negozio nella collina era ricoperto di un arcobaleno,


il più vicino e brillante che Hazel aveva visto mai. La
luce era ancorata nel negozio, uscendo sparato verso i
cieli, lavando il campo con un estraneo lucentezza
caleidoscópico.

Il signora Ciclope alzò la sua bacchetta e caricò contro


il negozio. Quando battè l'arcobaleno, il suo corpo
intero cominciò a fare fumo. Si scosse agonicamente e
lasciò cadere la sua bacchetta, retrocedendo con ferite
multicolori per il suo corpo ed il suo viso.

—Dea orribile! —Ruggì alla tienda—¡Danos mangi!

Gli altri mostri impazzirono, caricando contro il


negozio e fuggendo per che la luce dell'arcobaleno
bruciava loro. Alcuni lanciavano rocce, lance, spade e
perfino parti delle sue armature, e tutto ardeva in
fiamme di multipli colori.

Finalmente il leader gigante sembrò dare si racconta


che le sue truppe stavano dissipando materiali in
perfetto stato.

—ROZZA! —ruggì.

Con difficoltà, glieli sistemò per gridare le sue truppe


ed ottenere che Lei sottomettesse alla sua volontà.
Quando si erano calmati, Lei avvicino al negozio con lo
scudo arcobaleno egli stesso ed osservò i bordi della
luce.

—Dea! —gridò—. Vieni ed arrenditi!

Non ci fu risposta del negozio. L'arcobaleno continuò


a brillare.

Il gigante alzò il suo tridente e la sua rete.

—Sono Polibotes! Inginocchiati davanti a me e chissà


distruggereti rapidamente!

Apparentemente, nessuno nel negozio si volle rendere.


Un piccolo oggetto oscuro uscì da una finestra ed
atterro nei piedi del gigante. Polibotes gridò:

—Granada!

Si coprì il viso con le mani. Le sue truppe si chinarono


al suolo. Quando la cosa non sfruttò, Polibotes si chinò
con attenzione e la cosa individuo. Ruggì furioso.

—Un Phoskitos? Osi insultarmi con un Phoskitos?

Lanciò il pandispagna al negozio, ed evaporò con la


luce.

I mostri si incorporarono. Vari gridarono affamati:

—Phoskitos? Dove c'è Phoskitos?

—Attacchiamo! —Disse il ciclope—. Sono affamata! I


miei ragazzi vogliono aperitivi!

—No! —Disse Polibotes—. Arriviamo tardi. Alcioneo


vuole che attacchiamo l'accampamento in quattro
giorni. Voi i ciclopi vi muovete imperdonabilmente
lenti. Non abbiamo tempo per dee minori!

Lanciò quell'ultimo commento verso il negozio, ma


non ci fu risposta.

Il ciclope ululò.

—L'accampamento, sé! Vendetta! Le arance ed il


violetto distrussero la mia casa! Ora Mamma Dadi
distruggerà la sua! Mi sentite Leone, Jason e Piper?!
Veniamo ad annichilirvi!

Gli altri ciclopi bramirono in approvazione. Gli altri


mostri li furono uniti.

A Hazel gli percorse un brivido. Guardò i suoi amici.

—Jason—susurró—. Ha lottato contro Jason. È vivo.

Frank assentì.

—E quegli altri nomi significano qualcosa per voi?

Hazel negò con la testa. Non conosceva nessun Leone o


Piper nell'accampamento. Percy continuava a
sembrare nauseato ed istupidito. Se i nomi
significavano qualcosa per lui, non lo disse. Hazel
pensò a quello che aveva detto il Ciclope: l'arancia ed
il violetto. Violetto, ovviamente il colore
dell'Accampamento Giove. Ma arancia… Percy aveva
portato una maglietta arancia sfilacciata. Non poteva
essere coincidenza.

Sotto essi, l'esercito cominciò ad andare al sud di


nuovo, ma il gigante Polibotes si trattenne ad un lato,
corrugando il cipiglio ed annusando l'aria.

—Dio del mar—murmuró. Per l'orrore di Hazel, si girò


nella sua direzione—. Odoro del dio del mare.

Percy tremava. Hazel mise le sue mani nelle sue spalle


e lo tentò stringere contro la roccia.
Il ciclope Mamma Dado grugnì.

—Ovviamente che odori del dio del mare! Il mare stai


qui al lato!

—Più che eso—insistió Polibotes—. Fui nato per


distruggere a Nettuno. Posso notar…—frunció il
cipiglio, girando la sua testa mentre lasciava cadere
più serpenti.

—Seguiamo o ci tratteniamo ad annusare l'aria? —Lo


rimproverò Mamma Dado—. Se io non ho Phoskitos, tu
non hai al dio del mare!

Polibotes grugnì.

—Molto bene. Andate! Andate! —diede un ultimo


sguardo al negozio protetto per l'arcobaleno, e passò
le dita per tra i capelli. Tirò fuori tre serpenti che
sembravano più grandi del resto con marche bianche
attorno al collo.

—Un regalo, dea! Il mio nome, Polibotes, significhi


‘Troppi ai che alimentare '! Qui hai alcune bocche
affamate per te. Vediamo se il tuo negozio ottiene
molti clienti con quelle tre sentinelle nella puerta!
Capítulo 21FrankFRANK Odiava I PHOSKITOS. Odiava i
serpenti. Ed odiava la sua vita. Non necessariamente
in quell'ordine.

Mentre salivano per la collina, desiderò che potesse


svenire come Hazel, entrare in trance e sperimentare
qualunque altro tempo, come prima che si mettesse in
quella sconsiderata missione, prima che sapesse che
suo padre era un Sergente Trapano divino con un
problema di ego.

Il suo arco e la sua lancia andavano fagotti al suo


zaino. Odiava anche la lancia. Nel momento nel che
l'ottenne, giurò in silenzio che non l'andava mai ad
usare. L'arma di un uomo "vero", Marte era un
imbecille. Ci sarebbe stato chissà un errore. Non c'era
nessun tipo di test di DNA per i figli dei dei? La
bambinaia divina aveva cambiato chissà
accidentalmente a Frank per uno gli istupiditi figli di
Marte. Non c'era spiegazione affinché la madre di
Frank avesse avuto qualcosa da vedere con
quell'egocentrico dio della guerra.

"Era" una guerriera di natura gli discusse la voce della


nonna. Non mi sorpresi al sapere che un dio potesse
innamorarsi di lei, dato la nostra famiglia. Sangue
ancestrale, il sangue dei principi e gli eroi."

Frank si tirò fuori il pensiero dalla testa. Non era né


un principe né un eroe. Era un rozzo con intolleranza
al lattosio che neanche poteva proteggere i suoi amici
di essere sequestrati per il grano.

Le sue nuove medaglie erano fredde contro il suo


petto: la calza luna di centurione ed il Corona Murale.
Sarebbe stato orgoglioso di esse, ma sentiva che li
aveva ottenute solo per che suo padre aveva obbligato
a Reyna a concedersili.
Frank non sapeva come i suoi amici potevano
continuare a sopportarlo. Percy aveva lasciato chiaro
che odiava a Marte e Frank non poteva incolparlo.
Hazel continuava a guardare a Frank per la codina
degli occhi, come se avesse paura che si trasformasse
in un insetto raro musculado.

Frank guardò al suo corpo e sospirò. Correzione: ad un


tipo ancora più musculado. Se l'Alaska era realmente
la terra oltre i dei, Frank potrebbe rimanere lì. Non
era sicuro di avere un luogo al che ritornare.

"Non piagnucolare", gli avrebbe detto sua nonna, "I"


Zhang non piagnucola.

Aveva ragione. Frank doveva un lavoro fare. Doveva


completare quella missione impossibile, quello che
significa, per il momento, arrivare a quello negozio
con vita.

Mentre si avvicinavano, Frank si preoccupò che il


negozio potesse volatilizzarsi col luce arcobaleno ma
avvicinandola si stenda seguiva intatta. I serpenti che
Polibotes aveva lanciato sembravano essere sparito.
Stavano a circa venti metri del porcho di entrata
quando qualcosa zittì dietro essi.

—Allungavi! —gridò Frank.

Percy diede un scivolone e mentre Hazel l'aiutava ad


alzarsi, Frank si girò e lanciò una freccia. Sparò alla
cieca, credendo che aveva lanciato una freccia
esplosiva, ma era solo un segno di fuoco. Passò per tra
l'erba, trasformandosi in una fiamma arancia
sibilante.

Al meno illuminò il mostro. Seduto in un cespuglio di


erba gialla stava un serpente di colore verde lima
grassa ed allunga come il braccio di Frank. La sua testa
era inanellata con un crine di pinne bianche acute. La
creatura guardava la freccia che scivolava come se
fosse attonita dicendo: "Che demoni è questo?." Allora
fissò i suoi grandiosi e gialli occhi verso Frank. Avanzò
come un verme di terra, strisciando col centro del
corpo. Lì dove toccherà, l'erba moriva. Frank ascoltava
i passi dei suoi amici scalando la collina. Non ebbe il
valore di girarsi e correre. Egli ed il serpente si
studiarono l'un l'altro. Il serpente zittì, con alcune
fiamme emergendo delle sue mandibole.

—Buon reptil—dijo Frank, attento al legno nella tasca


del suo cappotto—. Buon réptil velenoso escupefuegos.

—Frank! —Gridò Hazel dietro él—¡Vamos!

Il serpente si lanciò verso lui. Fu tanto rapida per


l'aria che non gli diede tempo a preparare una freccia.
Frank la battè col suo arco e lanciò sotto alla colossale
collina. Uscì dalla sua portata visuale facendo un
sonoro: "Sssssssssss!"

Frank risentì orgoglioso di sé stesso e guardò al suo


arco che stava fumigando lì dove aveva toccato il
serpente. Guardò incredulo come il legno si
trasformava in polvere. Ascoltò un furioso zittì,
risposto per altre due zittii collina sotto. Lasciò il suo
arco disintegrandosi nel suolo e corse al porcho. Percy
e Hazel l'aiutarono a portare sugli scalini. Quando
Frank si girò, vide i tre mostri facendo circoli
nell'erba, respirando fuoco e facendo che tutta la
collina morisse col suo tocco velenoso. Non
sembravano essere capaci né volevano avvicinarsi al
negozio, ma non fece che Frank si rilassasse troppo.
Aveva appena perso al suo arco.

—Non usciremo mai miserabilmente da aquí—dijo.

—Allora sarà migliore che entremos—Hazel segnalò al


cartello fatto a mano della porta: CIBO ORGANICO E
VITA ECOLOGICA DELL'ARCOBALENO.

Frank non aveva né idea di quello che significava


quello, ma suonava meglio che alcuni serpenti
velenosi fiammeggianti. Seguì i suoi amici all'interno.

Quando entrarono per la porta, le luci si accesero. Una


musica di flauto cominciò a suonare come se stessero
entrando in scena. Le ampie librerie erano allineate
con cavità di noci e frutta secca, ceste di mele e grucce
con vestiti con magliette tinte in circoli e fuseaux di
porporina. Il tetto era coperto con campanule a fiato.
Per le pareti, alcune scatole di vetro mostravano palle
di vetro, geodi, cacciatori di sonni e mucchi di altri
materiali strani. Doveva avere incenso ardendo in
qualche posto. Annusava come se un mazzo di fiori
stesse ardendo.

—Un negozio di esoterismo? —suppose Frank.


—Spero che no—murmuró Hazel.

Percy si appoggiò su lei. Non aveva buona macchia,


come se fosse stato attaccato di una repentina
influenza. Il suo viso brillava di sudore.

—Sentarme…—murmuró—. Chissà un po' di acqua…

—Sí—dijo Frank—. Ti troviamo un posto per riposare.

Le tavole del suolo scricchiolavano abbasso i suoi


piedi. Frank passò in due per fonti con statue di
Nettuno.

Una ragazza uscì di dietro due barattoli di muesli.

—Posso aiutarvi?

Frank retrocedè spaventato, battendo una delle fonti.


Un Nettuno di pietra cadde contro il suolo. La testa del
dio del mare uscì sparata mentre un getto di acqua
usciva per il suo collo, bagnando alcune magliette
tinte al suo passo.

—Lo sento! —Frank si chinò per pulire l'imbroglio.


Quasi attraversò la ragazza con la sua lancia.

—Ehi! —Disse ella—¡Tranquilo! Sta' bene!

Frank si alzò lentamente, cercando di non causare


nessun altro fracasso. Hazel sembrava imbarazzato.
Percy passò ad avere un strano tono verdognolo nella
pelle mentre guardava la decapitata statua di suo
padre.

La ragazza applaudì due volte. La statua si dissolse in


nebbia. L'acqua si volatilizzò. Si girò verso Frank:

—Sul serio, non c'è nessun problema. Quelle fonti di


Nettuno erano molto pesanti, mi facevano impazzire
costantemente.

Quella ragazza ricordava a Frank ai collegiali che a


volte vedeva nel Parque Lynn Canyon dietro la casa di
sua nonna. Era bassina e musculada, con stivali
cordonati, alcuni shorts militari ed una brillante
maglietta gialla che leggeva: COVEA: Cibo Organico e
Vita Ecologica dell'Arcobaleno. Sembrava giovane, ma
i suoi capelli erano bianchi, cadendo ad ogni lato della
sua testa come il chiara di un gigantesco uovo fritto.

Frank cercò di ricordare come parlare. Gli occhi della


ragazza erano realmente fastidiosi. L'iride cambiava
colore del grigio al nero e del nero al bersaglio.

—Ehi… lo sento per la fuente—llegó a dire—. Stavamo


solo…

—Oh, lo so! —Disse la chica—¡Estabais dando


un'occhiata! Sta bene tutto. I semidei sono benvenuti.
Prendivi il vostro tempo. Non siete come quegli
orribili mostri. Assolo vogliono usare la nostra sala di
riposo senza comprare niente!

Sciolse un sbuffo. I suoi occhi brillarono con un lampo.


Frank guardò a Hazel per vedere se se l'era
immaginato, ma Hazel era uguale di sorpresa che egli.

Da dentro il negozio, la voce di una donna parlò:

—Fleecy? Non spaventare i clienti. Portali qui, vuoi?

—Ti chiami Fleecy? —domandò Hazel.

Fleecy sciolse una risatina.

—Buono nella lingua delle nebulae es…—hizo una serie


di suoni rimbombanti e soavi che ricordavano ad un
temporale passando per un fronte freddo—. Ma potete
chiamarmi Fleecy.

—Nebulae…—murmuró Percy in trance—. Ninfe delle


nuvole….

Fleecy sorrise.

—Oh, mi piaci questo ragazzo! Normalmente nessuno


sa niente sulle ninfe delle nuvole. Ma, oh dei, non
sembra sentirsi bene. Vedono qui. La mia capa vuole
conoscervi. Cureremo il vostro amico.

Fleecy portò loro attraverso librerie di prodotti, tra


scatole di melanzane, kiwi, frutta di loto e granate.
Alla fine del negozio, oltre ad un banco con un
antiquato scatola registratore di cassa aveva una
donna di mezza età con la pelle olivastra, un lunghi
capelli neri, alcuni occhiali senza cavalcatura, ed una
maglietta che leggeva: "La dea è viva!." Portava alcuni
braccialetti di ambra ed alcuni anelli di turchesi.
Odorava di petali di rosa.

Sembrava molto simpatica, ma c'era qualcosa in lei


che faceva a Frank tremare e che gli davano voglia di
piangere. Gli fu da un secondo in dare si racconta,
allora si rese conto di quello che era: la forma nella
quale sorrideva, con solo un lato della bocca, il colore
marrone dei suoi occhi, la positura della sua testa,
come se stesse considerando una domanda. Ricordava
a sua madre.

—Ciao! —uscì del banco, il quale era popolato con


dozzine di statue: gatti cinesi che salutavano, budas
che meditavano, testone che assentivano e quelle
figure di uccelli che non smettevano di salire e
scendere—. Mi rallegro che stiate qui. Sono Iride!

Gli occhi di Hazel si aprirono.

—Iride? La dea dell'arcobaleno?

Iride fece la faccia scontenta.

—Buono, sì, quello è il mio lavoro ufficiale. Ma non mi


definisco a me stessa per la mia identità corporativa.
Nel mio tempo libero porto questo! —Fece un gesto di
segnalare tutto il negozio, con orgoglio—. La
cooperativo C.O.V.E.A. Una cooperativa di lavoratori
che promuoviamo le alternative di vivere una vita
ecologica mangiando cibo organico.

Frank la guardò.
—Ma se lanciasti Phoskitos ai mostri.

Iride mise un viso di orrore.

—Oh, non sono Phoskitos—rebuscó per tra la veranda e


tirò fuori un pacchetto da alcuni pandispagna di
cioccolato che sembravano esattamente ai Phoskitos—.
Sono senza glutine, né zuccheri aggiunti, arricchiti
con vitamine, senza soia e simulazioni di pandispagna
fatti con latte di capra ed alghe.

—Ogni nativo! —sorrise Fleecy.

—Ammetto il mio error—Frank si sentì tanto nauseato


come Percy.

Iride sorrise:

—Dovresti provare uno, Frank. Sei intollerante al


lattosio, non è certo?

—Come ci lo è…?

—So quelle cose. Essendo la messaggera dei dei…


buono, imparo molte cose, sentendo tutte le
comunicazioni dei dei e quelle cosas—guardó le torte
dietro il banco—. Inoltre, tutti quelli mostri
dovrebbero imparare a mangiare questi pandispagna
salutari. Sempre mangiando cibo rapido ed eroi.
Quello è tanto in-progressista. Non poteva averli per il
mio negozio dando colpi, rompendo cose e
disturbando il nostro feng shui.
Percy si appoggiò contro il banco. Sembrava che
andasse a gettare tutto il cibo al di sopra del feng shui
della dea.

—I mostri vanno verso il sud—dijo con difficoltà—.


Distruggono il nostro accampamento. Non puoi
fermarli?

—Oh, sono strettamente no-violenta—dijo Iride—.


Posso agire in difesa propria, ma non sarò portata in
nessuna altra azione violenta olimpica, molte grazie.
Sto leggendo circa il Buddismo ed il taoismo. Non mi
decido tra essi.

—Pero…—dijo Hazel attonito—. Non sei una dea greca?


Iride attraversò le braccia.

—Non cercare di classificarmi, semidea! Il mio passato


non mi definisce.

—Ah, vale—dijo Hazel—. Potresti aiutare almeno il


nostro amico? Credo che sia nauseato.

Percy circondò il banco. Per un secondo, Frank ebbe


paura che volesse i pandispagna.

—Messaggi Iride? —disse—. Non potresti inviare uno?

Frank non era sicuro di avere sentito bene.

—Messaggi Iride?

—Es…—dudó Percy—. Non è qualcosa che tu puoi fare?


Iride studiò a Percy più di vicino.

—Interessante. Sei dell'Accampamento Giove ed


ancora così… Ah, vedo già. Juno sta facendo delle sue.

—Che cosa? —domandò Hazel.

Iride guardò la sua assistente, Fleecy. Sembravano


avere una conversazione silenziosa. Allora la dea tirò
fuori un fiasco di dietro il banco ed estese un olio con
odore di miele di eucalipto per il viso di Percy.

—Questo, dovrebbe equilibrarti il chakra. Ed in quanto


alla messaggi Iride… è una forma di comunicazione
molto antica. I greci l'usavano. I romani non lo fecero
mai, sempre fidandosi delle sue strade e le sue aquile
giganti e me che cosa so. Ma sì, mi immagino… Fleecy,
puoi tentarlo?

—Chiaro, capa.

Iride strizzò l'occhio a Frank.

—Non lo diciate agli altri dei, ma Fleecy porta


oggigiorno la maggior parte dei messaggi. È geniale
facendolo, sul serio, perché è che non ho tempo di
rispondere personalmente a tutte quelle cose. Mi
rimescola il wa.

—Il tuo wa? —domandò Frank.

—Mmm… Fleecy, perché non ti porti a Percy e Hazel al


quarto ripostiglio? Puoi darloro qualcosa di mangiare
mentre fai il messaggio. Ed in quanto a Percy, sì…
perdita a memoria. Immagino che quello vecchio
Polibotes… buono, trovarlo in quello stato non deve
essere buono per un figlio di Po…digo… Nettuno.
Fleecy, incontragli una tazza di tè verde miele
organico e germi di grano con un po' di mio unguento
medico numero cinque. Quello dovrebbe aiutarlo.

Hazel corrugò il cipiglio.

—E Frank?

Iride si girò verso lui. Girò la sua testa, giocherellone,


come la madre di Frank normalmente faceva, come se
Frank fosse la maggiore domanda in tutta la stanza.

—Oh, non tu preocupes—dijo Iride—. Frank ed io


abbiamo molto di quello che hablar.Capítulo
22FrankFRANK avrebbe Preferito andare coi suoi
amici, benché quello significasse dovere inghiottire
una tazza di tè verde con germi di grano. Ma Iride gli
prese per il braccio e portò ad un tavolo di caffè vicino
ad una finestra aperta. Frank lasciò la sua lancia nel
suolo. Si sedette vicino ad Iride. Fosse, nell'oscurità, i
mostruosi serpenti pattugliavano senza riposo la
collina, sciogliendo fuoco ed avvelenando l'erba.

—Frank, so come tu sientes—dijo Iride—. Mi immagino


che quello pezzo di legno ardendo nella tua tasca pesa
più ogni giorno.

Frank non poteva respirare. La sua mano fu


istintivamente alla sua tasca.

—Come hai…?

—Te l'ho detto. So cose. Fui la messaggera di Juno per


secoli. So perché ti diede un indulto.

—Un indulto? —Frank tirò fuori il pezzo di legno e lo


svolse del pezzo di tessuto. Tanto pesante e difficile da
maneggiare come era la lancia di Marte, il pezzo di
legno era peggiore. Iride aveva ragione. Pesava più che
prima.

—Juno ti salvò per una razón—dijo la dea—. Voleva che


servissi per il suo piano. Se non sarebbe apparso
quello giorno quando eri un bebè e notato a tua madre
sul legno, saresti morto. Nascesti con troppi doni.
Quello tipo di poteri tende a fare ardere una vita
mortale.

—Troppi doni? —Frank notò come le sue orecchie


arrossivano di furia—. Non ho nessun dono!

—Quello non è certo, Frank—Iris scosse la sua mano


davanti a lei come se stesse pulendo un scudo
invisibile. Un arcobaleno in miniatura apparve—.
Pensa un po'.

Un'immagine sbattè le palpebre nell'arcobaleno. Frank


si vide a sé stesso quando aveva quattro anni,
correndo per il patio posteriore della Nonna. Sua
madre lo chiamava dalla finestra nell'attico
reclamando la sua attenzione. Si supponeva che Frank
non doveva essere solo per il patio. Non sapeva perché
sua madre stava sopra nell'attico, ma gli aveva detto
che rimanesse nella casa che non fosse troppo lontano.
Frank fece esattamente il contrario. Sorrideva con
diletto mentre correva per il bordo dei boschi quando
si trovò faccia a faccia con un orso bruno.

Fino a che Frank non vide la scena nell'arcobaleno, il


ricordo era stato diffuso, malgrado avesse sognato
quella scena. Ora poteva apprezzare la cosa irreale che
era stato l'esperienza. L'orso contemplava il bambino
piccolo ed era difficile sapere quale dei due era più
spaventato. Allora la madre di Frank apparve al suo
fianco. Non c'era forma possibile di essere capace di
essere sceso tanto rapido dall'attico. Si mise tra Frank
e l'orso e disse a questo che corresse alla casa. Questa
volta, Frank ubbidì. Quando si girò una volta nel
porcho, vide a sua madre uscire dal bosco. L'orso era
andato via. Frank domandò che cosa aveva passato.
Sua madre sorrise. "Mamma Oso doveva solo sapere
una direzione", gli disse.

La scena nell'arcobaleno cambiò. Frank si vide a sé


stesso con sei anni, imbacuccato nel grembo di sua
madre benché fosse troppo grande per ciò. Il nero
capello lungo di sua madre era cacciato per dietro, le
sue braccia ad intorno suo. Vestiva alcuni occhiali
senza cavalcatura che Frank voleva sempre rubare, ed
il suo maglione di soave lana grigia che odorava di
cannella. Gli raccontava storie su eroi, dicendo che
tutti erano imparentati con Frank: uno era Xu Ma, che
aveva navigato alla ricerca dell'elisir della vita.
L'immagine nell'arcobaleno non aveva suono, ma
Frank ricordava le parole di sua madre: egli fu il tuo
tatara-tatara-tatara… dava un colpetto a Frank nella
pancia ciascuna volta che diceva "tatara", e ci furono
dozzine di colpetti, fino a che questo rideva
incontrolablemente.

Stava anche Sung Guo, anche chiamato Séneca


Gracchus che aveva lottato contro dodici draghi
romani e sedici draghi cinesi nei deserti occidentali
della Cina. "Egli fu il drago più forte di tutti, vedi" già
disse sua madre, "Così è come egli potè lottare contro
essi!" Frank non sapeva che cosa voleva dire, ma
suonava emozionante.

Allora battè dolcemente la sua pancia con tanto


‘tatara's che Frank rodò per il suolo fuggendo dal
solletico: "Ed il tuo più antico ancestro del quale si
tiene consapevolezza fu il Principe di Pilos! Ercole
lottò una volta contro lui. Fu una lotta molto
accanita!"

"Guadagnò?" domandò Frank.

Sua madre rise, ma non ci fu tristezza nella sua voce:


"No, il nostro ancestro perse. Ma non fu facile per
Ercole. Immaginati cercherò di lottare contro un
sciame di api. Così è come fu. Perfino Ercole ebbe
problemi!"

Quello commento non ebbe senso per Frank, né allora


né quello momento. Il suo ancestro era stato
apicultore?
Frank non aveva pensato a quelle storie, ma ora che li
vedeva i ricordava tanto chiaramente come il viso di
sua madre. Era duro girarla a vedere. Frank voleva
girare a quello tempo. Voleva essere un'altra volta un
bambino piccolo ed attorcigliarsi nel suo grembo.

Nell'immagine dell'arcobaleno, il piccolo Frank


domandava da dove veniva la sua famiglia. Troppi eroi!
Venivano da Pilos, Roma, Cina o Canada?

Sua madre sorrise, muovendo la sua testa ai lati come


pensandosi la domanda.

"Li-Jien", disse finalmente. La "nostra famiglia è di


molti posti, ma la nostra casa è Li-Jien. Ricordalo
sempre, Frank, hai un Don speciale. Puoi essere
qualunque cosa"

L'arcobaleno si dissolse, ritornando di nuovo ad Iride e


Frank.

—Non l'entiendo—su voce suonò interrotta.

—Tua madre dell'explicó—dijo Iride—. Puoi essere


qualunque cosa.

Suonava come una di quelle stupide cose che dicevano


i genitori per incoraggiare ai suoi figli, o un slogan
economico che potrebbe essere impresso in una delle
magliette di Iride, vicino alle magliette di "La dea è
viva" o la "Mia altra automobile è un tappeto
magico!." Ma col tono nel che lo disse, suonava come
una sfida.
Frank strinse la mano contro la tasca del suo
pantaloni, dove conservava la medaglia di sacrificio di
sua madre. Il medaglione di argento era tanto freddo
come il ghiaccio.

—Io non posso essere qualunque cosa—insistió Frank


—. Non ho nessuna abilità.

—L'hai tentato? —Domandò Iride—. Volesti essere un


arciere. Te li sistemasti abbastanza bene. Benché suoli
hai scoperto la superficie. I tuoi amici Hazel e Percy
ambedue convivono in due mondi: greco e romano, il
passato ed il presente. Ma tu stai convivendo in molti
più. Tu famiglia è antica: il sangue di Pilos che viene
dalla parte di tua madre, e tuo padre essendo Marte.
Non mi rimpiange che Juno voglia che sia uno dei sette
eroi. Vuole che lotti contro i giganti e contro Gea. Ma
pensa questo: Che cosa vuoi?

—Non ho elección—dijo Frank—. Sono il figlio di un


stupido dio della guerra. Devo andare in questa
missione e…

—Ho que—dijo Iride—. Non voglio. Io pensavo come tu.


Allora mi stancai di essere il domestico di tutto il
mondo. Ripartire calici di vino per Giove. Ripartire
lettere per Juno. Inviare messaggi di un lato di per
l'altro dell'arcobaleno con una dracma di oro.

—Un che di oro?

—Niente importante. Ma imparai a liberarmi. Fondai il


COVEA, ed ora sono libero di tanta cosa. Anche tu puoi
liberarti. Chissà non possa fuggire dal destino.
Qualche giorno quello pezzo di legno arderà. Prevedo
che l'avrai tu quando quello succeda, e la tua vita
finirà…

—Gracias—murmuró Frank.

—… quello che fa la tua vita più pregiata. Non devi


essere i tuoi genitori né quello che aspetti tua nonna.
Non devi seguire né le ordine del dio della guerra, né
quelle di Juno. Controlla la tua vita. Frank, trovi la tua
strada!

Frank riflettè su quello. L'idea era tentatrice: sfidare i


dei, fuggire dal suo destino, di suo padre. Non voleva
essere il figlio del dio bellico. Sua madre era morta
nella guerra. Frank aveva perso tutto quello che voleva
per una guerra. Era chiaro che Marte non sapeva la
cosa prima su lui, Frank non voleva essere un eroe.

—Perché stai contandomi questo? —domandò—. Vuoi


che abbandoni questa missione? Che cosa lasci che
l'Accampamento Giove sia distrutto? I miei amici
contano su me.

Iride estese le mani.

—Non posso dirti che cosa fare, Frank. Ma fa' non


quello che vuoi, quello che devi. Ma chi andavo a fare
caso a me? Ho passato cinque millenni servendo a
tutto il mondo, ma non mi scoprii mai a me stessa.
Quale è il mio animale sacro? Nessuno si è disturbato a
dare mi unisco. Dove stanno i miei tempii? Nessuno ha
fatto mai uno. Buono, dà uguale. Ho trovato qui pace
nella cooperativa. Potresti rimanerti qui, se vuoi.
Essere un COVEAdor.

—Un che?

—Il fatto è che hai opzioni. Se continue questa


missione… che cosa passerà quando liberi a Tánatos?
Sarà buono per i tuoi amici? Per la tua famiglia?

Frank ricordò quello che sua nonna gli aveva detto:


aveva un incontro con la Morte. La nonna gli irritava
molte volte, ma ancora così, era la sua unica famiglia
viva, l'unica persona viva che l'aveva voluto. Se
Tánatos seguiva dissolvenza incrociata, Frank non la
perderebbe. Ed in qualche modo Hazel, dovrebbe
ritornare all'Inframundo. Se la Morte gliela portava di
nuovo, Frank non potrebbe sopportarlo. Non era
necessario menzionare il proprio problema di Frank:
secondo Iride, sarebbe potuto morire quando fu un
bebè. Tutto quello che gli rimaneva tra Morte ed egli
era un pezzo di legno. Glielo porterebbe anche?

Frank cercò di immaginarsi se rimanesse con Iride,


portando una maglietta del COVEA, vendendo vetri e
cacciatori di sonni a semidei viaggianti e lanciando
simulazioni di torte libere di glutine ai mostri che
passassero. Nel frattempo, un esercito incredibile
distruggerebbe l'Accampamento Giove.

Puoi essere qualunque cosa, gli aveva detto sua madre.


No, pensò, non posso essere tanto egoista.

—Ho che ir—dijo—. È il mio lavoro.

Iride sospirò.

—Me l'aspettava, ma doveva tentarlo. Il compito che si


aspetta… Buono, non la desidererebbe a nessuno,
specialmente ad un ragazzo tanto carino come te. Se
devi andarti, posso offrirti qualche consiglio. Hai
bisogno di aiuto per trovare a Tánatos.

—Sapevi che i giganti lo perseguivano? —domandò


Frank.

Iride guardò pensosa alle campanule a fiato


tintinnando nel soffitto.

—No, l'Alaska sta oltre la sfera di controllo dei dei.


Cercare al veggente Fineo. È cieco, ma può vedere il
passato, il presente ed il futuro. Sa molte cose. Può
dirti dove acchiappato Tánatos sta.

—Fineo…—dijo Frank—. Non c'era una storia su lui?

Iride assentì, restia.

—Nei vecchi tempi, commise crimini orribili. Usò il


suo dono di vista per male il. Giove gli inviò le harpías
per perseguirlo. Gli argonauti, includendo al tuo
ancestro, ovviamente…

—Il principe di Pilos?


Iride vacillò.

—Sì, Frank. Benché il suo dono, la sua storia… quello


devi scoprirlo per te stesso. È sufficiente dire che gli
argonauti si disfarono delle harpías per ottenere
l'aiuto di Fineo. Quello fu fa eoni, ma capisco perché
Fineo è ritornato al mondo dei vivo. Lo troverete in
Portland, Oregon, che sta verso il nord. Ma devi
promettermi una cosa. Benché sia perseguito per le
harpías, non li ammazziate, non importa quello che
Fineo vi prometta. Guadagnavi il suo aiuto di un'altra
forma. Le harpías non è malvagia. Sono le mie sorelle.

—Le tue sorelle?

—Lo so. Non sembro troppo a sorella delle harpías, ma


è certo. E Frank… c'è un altro problema. Se esci, dovrai
liberarti dei basilischi della collina.

—Parli dei serpenti?

—Sí—dijo Iris—. Basilisco, significa "piccola corona",


quello che è un nome abbastanza carino per qualcosa
che non è carino. Non mi piace dovere ammazzarli.
Sono creature vive, dopo tutto. Ma non sarete capaci
di andarvi di qui, fino a che siano andati via. Se i tuoi
amici cercano di lottare contro essi, buono, prevedo
che succederanno cose terribili. Solo tu hai l'abilità di
ammazzare i mostri.

—Ma come?
Guardò al suolo. Frank si rese conto che stava
guardando la sua lancia.

—Magari ci fosse un'altra forma—dijo—. Se avessi


alcune donnole, per esempio. Le donnole sono mortali
per i basilischi.

—Non porto donnole encima—admitió Frank.

—Allora dovrai fare servire il regalo da tuo padre. Sei


sicuro che non vuoi vivere qui? Facciamo un riso con
latte libero di lattosio eccellente.

Frank si alzò.

—Come posso fare servire la lancia?

—Quello devi verificarlo tu. Non posso includermi


nella violenza. Finché lotti, mi incaricherò dei tuoi
amici. Spero che Fleecy abbia trovato le medicine
herbales adeguati. L'ultima volta, mescolò senza
volere cose… Buono, non credo che quegli eroi
volessero essere margherite.

La dea si alzò. I suoi occhiali brillarono, e Frank vide il


suo proprio riflesso nelle lenti. Sembrava serio ed
ombroso, niente vedere col bambino piccolo che aveva
visto nell'arcobaleno.

—Un ultimo consiglio, Frank—dijo—. Sei destinato a


morire sottomettendo quello pezzo di legno,
vedendolo ardere. Ma chissà se non lo mantenessi tu
stesso. Chissà se lo confidassi quanto basta a qualcuno
affezionato a te…

Le dita di Frank si chiusero attorno al legno.

—Ti stai offrendo?

Iride rise, con grazia.

—Oh, cielo, no. Lo perderebbe tra la collezione. Lo


mescolerebbe coi vetri o lo venderebbe come un
fermacarte per incidente. No, mi riferisco ad un amico
semidio. Alcuno vicino al tuo cuore.

Hazel, pensò immediatamente Frank. Non c'era


nessuno di chi si fidasse più. Ma potrebbe confessargli
il suo segreto? Se l'ammetteva la cosa debole che era
che la sua vita intera dipendeva da un palo mezzo
bruciato… Hazel non gli girerebbe mai a vedere come
un eroe. Non era stato mai il suo cavaliere errante.
Come sperare che ella potesse sopportare quella
responsabilità?

Avvolse il pezzo di legno e lo conservò di nuovo nella


sua tasca.

—Grazie… grazie, Iride.

Gli diede una stretta di mani.

—Non perdere la speranza, Frank. L'arcobaleno ha


sempre posto per la speranza.

Tornò verso l'interno dal negozio, lasciando a Frank


solo.

—Esperanza—refunfuñó Frank—. Magari avesse poche


donnole.

Afferrò la lancia di suo padre ed uscì per affrontare i


basiliscos.Capítulo 23FrankFRANK Gettava Di Meno il
Suo Arco. Si mise dove il portico e sparò una freccia ai
basilischi da lontano. Poche frecce esplosive ben
posizionate, pochi crateri nella collina… problema
risoluto.

Sfortunatamente, una faretra piena di frecce non


aiuterebbe troppo a Frank se non potesse spararli.
Inoltre, non aveva né idea da dove stavano i basilischi.
Avrebbero dovuto smettere di sputare fuoco non
appena uscì all'esterno.

Uscì per il portico ed alzò la sua lancia dorata. Non gli


piaceva lottare da vicino. Era troppo lento e troppo
corpulento. L'aveva fatto bene nei giochi bellici, ma
quell'era reale. Non c'erano aquile giganti preparate
per acchiapparlo e portargli davanti ai medici se
commetteva un errore.

Puoi essere qualunque cosa." La voce di sua madre


risuonò nella sua mente.

Di accordo, pensò. Voglio essere buono con la lancia.


Ed immune al veleno, ed al fuoco.

Qualcosa che diceva a Frank che il suo desiderio non


era concesso. La lancia sembrava instabile nelle sue
mani.

C'erano marche di fuoco ancora plasmate nel lato della


collina. L'acro ardeva nelle fosse nasali di Frank.
L'erba secca intercapedine sotto i piedi di Frank,

Pensò a tutte le storie che sua madre soleva contargli:


generazioni di eroi che avevano lottato contro Ercole,
contro draghi e mari infestati di mostri. Frank non
capiva come sarebbe potuto nascere in quella famiglia,
o come la sua famiglia era emigrata della Grecia per
l'Impero Romano in Cina, ma alcuni idee inquietanti
cominciavano a venírsele alla testa. Per la prima volta,
cominciò a domandarsi su quello Principe Pilos, e sulla
disgrazia di suo trisnonno Shen Lun
nell'Accampamento Giove, ed ecceda che cosa
potrebbero essere quelli poteri familiari.

"Il dono non ha mantenuto mai alla nostra famiglia a


salvo" l'aveva notato la nonna.

Un pensiero incoraggiante mentre Frank stava di


caccia di alcuni serpenti maligni che sputavano fuoco
ed erano velenose.

La notte era tranquilla eccetto per lo scoppiettio delle


fiamme. Ogni volta che una brezza verso muoversi le
foglie, Frank pensò agli spiriti del grano che avevano
catturato a Hazel. Con fortuna, sarebbero andati al sud
col gigante Polibotes. Frank non aveva bisogno di più
problemi.

Abbassò sotto collina, con ardore di occhi per il fumo.


Allora, a circa dieci metri, vide una fiamma
accendersi.

Si porsi lanciare la lancia, qualcosa di stupido


ovviamente. Allora rimarrebbe senza arma. Invece di
quell'avanzò verso il fuoco. Desiderò che avesse i
fiaschi di sangue di gorgona, ma erano rimasti nella
barca. Si domandò se il sangue di gorgona potrebbe
curare il veleno di basilisco… Ma ancora coi fiaschi ed
eligiendo il corretto dubitava che avesse avuto tempo
per prenderlo prima di trasformarsi in polvere come il
suo arco. Arrivò ad un chiaro di erba bruciata e si
trovò faccia a faccia a sé stesso di fronte ad un
basilisco.

Il serpente si erse nella sua coda. Zittì, ed espanse la


sua collana di punte bianche attorno al suo collo.
Piccola corona, ricordò Frank. È quello che significa
"basilisco." Aveva pensato che i basilischi erano draghi
enormi come mostri che potevano pietrificare con lo
sguardo. In qualche modo i basilischi reali erano
ancora più orribili. Tanto fini come erano e l'aggiunto
che sputavano fuoco, veleno e malvagità farebbe che
fossero più difficili da ammazzare che una gran e
voluminosa lucertola. Frank aveva visto la cosa rapida
che potevano muoversi.

Il mostro fissò i suoi pallidi occhi gialli a Frank.


Perché non attaccava?

La lancia dorata di Frank era fredda e pesava. I denti


di punta segnalavano verso il suolo, come l'amo di una
canna da pesca.
—Per ya—le rimproverò Frank alla sua lancia. Aveva
già abbastanza problemi affrontando il mostro come
affinché dovesse lottare contro la sua lancia. Allora
ascoltò rumore di movimento ad ognuno dei suoi lati.
Gli altri due basilischi scivolarono fino al chiaro.

Frank era andato diretto ad un'emboscada.Capítulo


24FrankFRANK Scosse la Sua Lancia A Tutti Lati.

—Allontanavi! —la sua voce suonava tremula—. Ho…


ehi… poteri incredibili e quelle cose!

I basilischi fecero un trio di zittii. Chissà stessero


ridendo. La punta della lancia pesava troppo come per
alzarla, come se l'affilato triangolo bianco fatto di
osso stesse cercando di toccare la terra. Allora
qualcosa incastrò nella mente di Frank: Marte aveva
detto che la punta era il dente di un drago. Non aveva
sentito alcuno storia circa denti di drago impalati nel
suolo? Qualcosa che aveva letto nella classe di Mostri
nell'accampamento?…

I basilischi lo circondarono, prendendosi il suo tempo.


Chissà stavano vacillando per la lancia. Chissà non
potevano credersi la cosa stupida che era Frank.

Sembrava una pazzia, ma Frank lasciò che la lancia


toccasse il suolo con la monta. Lo piantò nel suolo.
Crac.

Quando la tirò fuori, la punta era sparita, si era rotto


nel suolo. Meraviglioso. Ora aveva un palo dorato.
Una parte sconsiderata del suo interno voleva tirare
fuori il pezzo di legno. Se andava a morire di tutte
forme, chissà potesse creare una gigantesca fiammata,
cremare i basilischi e dare un'opportunità ai suoi
amici di scappare.

Prima che potesse armarsi di valore, il suolo cominciò


a tremare ai suoi piedi. Cominciò a crearsi un piccolo
buco nel suolo, ed una mano scheletrica uscì dal suolo.
I basilischi zittirono e retrocederono.

Frank non poteva incolparli. Guardò con orrore come


un scheletro umano emergeva dal suolo. Fu a poco a
poco formandosi come se qualcuno stesse unendolo
osso ad osso, coprendoli con una pelle grigio brillante
e traspaia. Tutto quello della creatura era grigio:
vestiti grigi su carne grigia in ossa grige.

Si girò verso Frank. Il suo teschio sorrise abbasso il


suo inespressivo viso grigio. Frank piagnucolò come
un cucciolo. Le sue gambe gli tremavano tanto che
dovette aiutarsi con la lancia per mantenersi in piedi.
Il guerriero scheletrico aspettava. Aspettava ordini, si
rese conto Frank.

—Ammazza i basilischi! —gridò—. Ma a me no!

Il guerriero scheletro entrò in azione. Afferrò il


serpente più vicino, e malgrado la sua carne grigia
cominciasse a fare fumo al contatto, strangolò il
basilisco con una mano e lanciò il suo corpo inerte ad
un lato. Gli altri due basilischi zittirono, furiosi. Uno
si diresse a Frank, ma l'allontanò ad un lato con la
punta dalla sua lancia.

L'altro serpente sputò direttamente fuoco al viso del


guerriero. Lo scheletro avanzò e schiacciò la testa del
basilisco basso il suo stivale.

Frank si girò l'ultimo basilisco che stava attorcigliato


sull'orlo del chiaro studiandoli. La lancia di oro
imperiale di Frank stava facendo fumo ma, a
differenza del suo arco, non sembrava stare disfandosi
al tatto del basilisco. La mano ed il piede destri del
guerriero scheletro si stavano dissolvendo lentamente
per il veleno. La sua testa stava in fiamme, ma ancora
così sembrava stare bene. Il basilisco fece qualcosa di
intelligente: entrò in ritirata. In una macchia di
movimento, lo scheletro afferrò qualcosa della sua
maglietta e questo volò attraverso il chiaro, impalando
il basilisco nel suolo. Frank credè che fosse un coltello,
ed allora si rese conto che era una delle costole dello
scheletro. Frank ringraziò che il suo stomaco fosse
vuoto.

—Quello… quello è stato incredibile.

Lo scheletro si inginocchiò davanti al basilisco. Gli


strappò la costola e l'usò per tagliare la testa della
creatura. Il basilisco si dissolse in cenerino. Allora lo
scheletro decapitò gli altri due animali e scalciò le
ceneri fino a che si dissolsero. Frank ricordò le due
gorgonas nel Piccolo Tevere: la forma nel che quelle
che il fiume li aveva disseminate per trattenerli da
rematerializarse.
—Ti stai assicurando che non possano volver—se diede
conto Frank—. O almeno, cercando di ritardarli.

Il guerriero scheletro si mise davanti a Frank. Il suo


piede e la sua mano avvelenate erano spariti quasi dal
tutto. La sua testa continuava ad ardere.

—Che cosa…? Che cosa sei…?—domandò Frank. Volle


aggiungere: per favore, non mi ammazzare.

Lo scheletro salutò col moncherino della mano allo


stile militare. Allora cominciò a precipitare,
affondando di nuovo nel suolo.

—Spera! —Disse Frank—. Neanche so come chiamarti…


Uomo del dente? Ossa? Grigio?

Mentre il suo viso spariva tra il suolo, il guerriero


sembrò avere sorriso sentendo l'ultimo nome, o chissà
era che suolo insegnava i suoi scheletrici denti. Ed era
andato via, lasciando a Frank solo con la sua lancia
senza punta.

—Gris—murmuró—. Di accordo, ma…

Esaminò la punta della sua lancia. Lentamente, si


andava formando un nuovo dente di drago sopra alla
bacchetta dorata.

"Hai tre opportunità", gli aveva detto Marte, "usalo


bene."
Frank sentì impronte dietro egli, Percy e Hazel corsero
verso il chiaro. Percy sembrava stare meglio, malgrado
portasse una borsetta tinta di molti colori del COVEA
che definitivamente non era il suo stile.
Controcorrente stava nella sua mano. Hazel aveva
tirato fuori il suo spatha.

—Stai bene? —domandò.

Percy girò in circolo, cercando nemici.

—Iride ci ha detto che stavi qui fuori lottando contro i


nemici tu solo e siamo rimasti un po' come "Che
cosa?." Siamo usciti la cosa più rapida che abbiamo
potuto. Che cosa ha passato?

—Non sto seguro—murmuró Frank.

Hazel toccò il punto nel suolo dove era sparito Grigio.

—Posso sentire morte. O mio fratello è stato qui o… i


basilischi sono morti?

Percy lo guardò, sorpreso.

—Li hai ammazzati a tutti?

Frank inghiottì saliva. Si era sentito già abbastanza


insetto raro senza dovere spiegare il suo nuovo
subalterno no-morto.

"Tre opportunità." Frank potrebbe richiamare a Grige


due volte più. Ma aveva sentito malevolenza in quello
scheletro. Non era una mascotte. Era una sanguinaria
e non morta forza di ammazzare, controllata con
difficoltà per il potere di Marte. Frank aveva il
sentimento che farebbe quello che gli chiedesse, ma se
i suoi amici stavano nella linea di fuoco… oh, buono…
E se Frank era un po' lento dandogli ordini, potrebbe
cominciare ad ammazzare tutto quello che trovasse
nella sua strada, includendo il suo capo.

Marte gli aveva detto che la lancia l'aiuterebbe a


seguire con vita fino a che imparasse ad usare il
talento sua madre. Quello che significava che Frank
doveva imparare ad usare quello talento, la cosa più
rapida possibile.

—Molte grazie, papá—murmuró.

—Che cosa? —Domandò Hazel—. Frank, ti senti bene?

—Ve lo spiegherò después—dijo—. Subito, abbiamo un


cieco al quale visitare in Portland.Capítulo
25PercyPERCY Risentiva Già il semidio più patetico
della storia della cosa patetica. La borsetta era la
goccia che colmava il bicchiere.

Avevano lasciato a gran velocità il COVEA, per quello


che Iride non aveva cara ipotesi la borsetta come una
critica. L'aveva riempito a gran velocità con torte
arricchite con vitamine, pelli di frutte secche, carne
affumicata di vitella macrobiotica e pochi vetri di
buona fortuna. Allora se l'era impiccata a Percy ed
aveva detto.
—Qui, necessiterete questo. Oh, fa bella figura.

La borsetta, perdono, l'accessorio maschile aveva i


colori dell'arco-iride ed un simbolo della pace
attaccato con conti di legno e lo slogan "Abbraccia a
tutto il mondo." Percy volle che mettesse "Abbraccia"
alla tazza. L'avrebbe preso come un commento alla sua
massiccia ed incredibile inutilità. Mentre navigavano
verso il nord, mise la borsetta maschile tanto lontano
da lui come potè, ma la scialuppa era piccola.

Non poteva credersi come si era venuto sotto quando i


suoi amici più avevano bisogno di lui. In primo luogo,
era stato il sufficientemente inutile come per
lasciarloro soli quando era ritornato alla barca ed
allora Hazel aveva finito rapita. Allora aveva visto
l'esercito andando al sud ed aveva avuto qualche tipo
di attacco nervoso. Vergognoso? Sì. Ma non potè
evitarlo. Quando aveva visto quelli centauri malvagi
ed i ciclopi, gli era sembrato tanto male, tanto
scomodo, che aveva creduto che la sua testa
sfrutterebbe. Ed il gigante Polibotes… quello gigante
gli aveva causato una sensazione contraria a quando
stava nell'oceano. L'energia di Percy era stata
sottratta, lasciandolo debole e febbrile, come se il suo
interno stesse diminuendo.

Il tè medicinale di Iride l'aveva aiutato a sentirsi


meglio, ma la sua mente seguiva dannata. Aveva
sentito storie di amputazioni che avevano dolori
fantasmi quando perdevano le gambe e le braccia. Così
è come si sentiva la sua mente, come se i ricordi persi
seguissero lì.
La cosa peggiore di tutto, quanto più lontano fuori
Percy, quelli ricordi più perdevano intensità. Aveva
cominciato a sentirsi bene nell'Accampamento Giove,
ricordando nomi aleatori e care. Ma ora il viso di
Annabeth sembrava perfino diffuso. Nel COVEA,
quando aveva cercato di inviare la messaggio Iride ad
Annabeth, Fleecy aveva negato con la testa, triste.

"È come se stessi segnando il numero di qualcuno"


aveva detto "ma hai dimenticato il numero. O
qualcuno sta interferendo nel segno. Lo sento, cielo.
Non posso collegarti.

Percy aveva paura di smettere di ricordare


completamente il viso di Annabeth quando arrivasse
dall'Alaska. Chissà si alzasse un giorno e neanche
ricordasse il suo nome.

Ancora così, doveva concentrarsi sulla missione. Il


vedere all'esercito nemico aveva mostrato a quello che
si affrontavano. Era presto nella mattina del 21 di
giugno. Dovevano arrivare dall'Alaska, trovare a
Tánatos, localizzare lo stendardo della legione e
dovevano arrivare all'Accampamento Giove
nell'imbrunire del 24. Quattro giorni. Nel frattempo,
l'esercito nemico stava a poche miglia di distanza
dell'accampamento.

Percy guidò la barca attraverso forti correnti nel costa


nord della California. Il vento era freddo, ma andava
bene, chiarendo alcuni confusioni nella sua mente.
Piegò la sua volontà per fare che la barca fosse la cosa
più rapida possibile. Il casco vibrava mentre il Pax
proseguiva verso il nord.

Nel frattempo, Hazel e Frank avevano scambiato storie


su quell'accaduto nel negozio di Iride. Frank aveva
parlato loro del profeta cieco Fineo in Portland, e
come Iride gli aveva detto che sarebbe capace di
dirloro dove Tánatos stava. Frank non aveva detto
come glieli aveva sistemate per disfarsi dei basilischi,
ma Percy aveva la sensazione che aveva qualcosa a che
vedere con la punta rotta della sua lancia. Fosse quello
che fosse quello che era successo, Frank suonava più
spaventato della lancia che dei basilischi.

Quando aveva finito, Hazel contò a Frank quello che


aveva passato stando con Fleecy.

—Allora funzionò la messaggio Iride? —domandò


Frank.

Hazel lanciò a Percy un sguardo di simpatia. Non


menzionò il fatto che non avevano potuto contattare
con Annabeth.

—Mi misi in contatto con Reyna—dijo—. Devi lanciare


una moneta ad un arcobaleno e dire un incantesimo
come: Oh, Iride, dea dell'arcobaleno, accetta la mia
offerta. Benché Fleecy l'abbia cambiato un po'. Ci ha
dato qualcosa come il suo telefono diretto. Cosicché
bisogna dire: Oh, Fleecy, fammi un favore. Mostrami a
Reyna nell'Accampamento Giove. Mi sentii un po'
stupida, ma funzionò. L'immagine di Reyna apparve
nell'arcobaleno, come in una videoconferenza. Stava
nel bagno. Si spaventò moltissimo.

—Avrebbe pagato per verlo—dijo Frank—. Mi


riferisco… il suo viso. No, sai già, a lei nel bagno.

—Frank! —Hazel fece un viso come se avesse bisogno


di aria. Era un gesto antiquato, ma scimmia, in qualche
modo—. Buono, dicemmo a Reyna quello dell'esercito,
ma come disse Percy, lo sapeva più o meno. Non
cambia niente. Fa quello che possa per mantenere le
difese. A meno di che sleghiamo la Morte, e
restituiamo l'aquila…

—L'Accampamento non potrà contenere un ejército—


acabó Frank—. No, senza aiuto.

Dopo quello, navigarono in silenzio.

Percy continuava a pensare ai ciclopi ed i centauri.


Pensò ad Annabeth, il satiro Grover ed il suo sonno di
una gigantesca barca di guerra in costruzione.

"Vieni" da qualche posto gli aveva detto Reyna.

Percy desiderò potere ricordare. Potrebbe chiedere


aiuto. L'accampamento Giove non potrebbe lottare
solo contro i giganti. Avevano dovuto alleare in
qualche posto.

Toqueteó il suo ciondolo, sentendo i conti, la tavola di


probatio e l'anello di argento che gli aveva dato
Reyna. Chissà in Seattle potessero parlare con sua
sorella Hylla. Potrebbe inviare aiuto, se non è che
ammazzava a Percy nient'altro vederlo.

Dopo alcune ore di navigare, Percy cominciò a


tentennare. Aveva paura di cadere esausto. Allora
trovò qualcosa in quello che concentrarsi. Un'orca
passò vicino alla barca e Percy mantenne una
conversazione mentale con lui. Non fu come parlare,
fu così qualcosa:

Puoi portarci al nord, egli più vicino a Portland?"


domandò Percy.

"Come foce. Siete foce?" domandò l'orca.

"No. Ho una borsetta maschile piena di carne


affumicata di vitella macrobiotica, se vuoi." Ammise
Percy.

L'orca tremò. "Promette non darmi di mangiare


quell'e vi porterò al nord."

"Affare fatto"

In poco tempo, Percy fece un arnese di archi e lo mise


attorno all'orca. Furono molto più rapido verso il nord
basso il potere dell'orca, e scendo l'insistenza da
Frank e Hazel, Percy si accomodò per un piccolo
pisolino.

I suoi sonni furono dissociati e di paura come sempre.

Si immaginò a sé stesso nel Monte Tamalpais, al nord


di San Francisco, lottando nell'antica forza dei titani.
Non aveva nessun senso. Non era stato coi romani
quando attaccarono, ma lo vide con chiarezza: un
titano con un'armatura. Annabeth ed altre due ragazze
lottando di fianco a Percy. Una delle ragazze morì
nella battaglia, Percy si inginocchiò davanti a lei
mentre la vedeva dissolversi in stelle.

Allora vide la barca di guerra gigante in un imbarco


secco. La testa del drago di bronzo brillava con la luce
della mattina. Le sartie e l'armamento già erano
pronti, ma qualcosa stava male. Una botola in coperta
era aperta, ed un fumo usciva da qualcosa di simile ad
un motore. Un ragazzo coi capelli ricci neri stava
maledicendo mentre toqueteaba il motore con una
chiave inglese. Altri due semidei erano chinati dietro
lui, guardandolo, preoccupati. Egli era un adolescente
coi capelli biondi e taglio. Ella era una ragazza coi
capelli lunghi ed oscuri, con trecce.

—Sai che oggi è il solstizio? —Disse la ragazza—. Si


suppone che dobbiamo andare oggi.

—Lo so! —Il meccanico dei capelli ricci bastonò il


motore poche volte più—. Potrebbero essere i motori
di propulsione, potrebbero essere i dadi del motore,
potrebbe essere Gea avvolgendola un'altra volta. Non
sono sicuro!

—Quanto tempo ti porterà? —domandò il ragazzo


biondo.

—Due, tre giorni?


—Può che non abbiano tanto tiempo—les notò la
ragazza.

Qualcosa diceva a Percy che si riferiva


all'Accampamento Giove. Allora la scena cambiò.

Vide un ragazzo ed il suo cane correndo per le colline


gialle della California. Ma mentre l'immagine si
metteva a fuoco, Percy si rese conto che non era un
ragazzo. Era un ciclope in alcuni straccione blue-jeans
ed una maglietta di flanella. Il cane era una montagna
goffa di manto nero che bene sarebbe potuto essere
uguale di grande che un rinoceronte. Il ciclope
portava un gigantesco bastone al di sopra della sua
spalla, ma Percy non lo vide come un nemico. Chiamò
il nome di Percy… lo chiamava fratello?

—Annusa ancora più lejos—le disse il ciclope al cane—.


Perché annusa ancora più lontano?

—GUAU! —abbaiò il cane, ed il sonno di Percy cambiò.

Vide una catena di montagne innevate, tanto alte che


rompevano il cielo. Il viso addormentato di Gea
apparve nelle ombre delle montagne.

Il "mio fante prezioso", disse soavemente, "non


temere, Percy Jackson. Vieni al nord! I tuoi amici
morranno, sé. Ma io ti preserverò per adesso. Ho
grandi piani per te"

Nella valle tra le montagne si estendeva un gigantesco


campo di ghiaccio. Il bordo della valle cadeva al mare,
con pezzi di ghiaccio costantemente cadendo
all'acqua. Nella cosa alta del campo di ghiaccio si
ergeva un accampamento legionario: muraglie, fossi,
torri, barracones, come l'Accampamento Giove ma tre
volte più grande. Nelle strade fosse di quello comincia,
una figura vestita con vestiti oscuri era incatenata nel
ghiaccio. La visione di Percy gli portò di dietro di lui,
al quartiere generale dell'accampamento. Lì, nella
penombra, era seduto un gigante incluso più grande di
Polibotes. La sua pelle era dorata. Dietro lui erano
esposti gli sconquassati e congelati stendardi romani
di una legione, includendo una gigantesca e dorata
aquila con le ali estese.

Ti aspettiamo "", disse la voce del gigante, "mentre


cercate a tentoni nel nord, cercando di trovarmi, i
miei eserciti spezzeranno i vostri pregiati
accampamenti, primo il romano e dopo l'altro. Non
potete guadagnare, piccolo semidio.

Percy si svegliò dando sbandate alla luce di una


mattina grigia, con la pioggia cadendo per il suo viso.

—Ed io credevo che dormisse profundamente—dijo


Hazel—. Benvenuto a Portland.

Percy si incorporò e sbattè le palpebre. Lo scenario


alla sua periferia era molto distinto a quello del suo
sonno, non era sicuro di se era reale. Il Pax galleggiava
in un fiume oscuro attraverso una città. Alcune nuvole
oscure attraversavano il cielo al di sopra di essi. La
pioggia fredda era tanto fine che sembrava essere
sospesa nell'aria. Alla sinistra di Percy si sollevavano
distinti magazzini industriali ed una via di treno. Alla
sua destra c'era un piccolo quartiere: un gruppo di
accoglienti camini per il bordo del fiume ed una linea
di colline popolate di bosco con nebbia. Percy si
stropicciò gli occhi per svegliarsi del tutto.

—Come siamo arrivati qui?

Frank gli lanciò un'occhiata come dicendo: non "te lo


credi":

—L'orca ci porto fino al fiume la Columbia. Allora


passò l'arnese ad un compagno di storioni di due
metri.

Percy credè che Frank aveva detto centurioni. Si era


immaginato ad alcuni soldati romani coi suoi caschi e
la sua armatura portandoloro la barca per l'acqua a
nuoto. Allora si rese conto che Frank si riferiva agli
storioni, i pesci. Si rallegrò di non avere detto niente.
Sarebbe stato imbarazzante, perché era il figlio del dio
del mare e quelle cose.

—Di tutte formas—siguió Frank—, gli storioni ci


portarono per un tempo. Hazel ed io c'alterniamo per
dormire. Allora entriamo in questo fiume…

—Il Willamette—dijo Hazel.

—Correcto—dijo Frank—. Dopo quello, la barca


cominciò a muoversi per sé stesso fino a qui. Hai
dormito bene?
Mentre il Pax andava verso il sud, Percy parlò loro dei
suoi sonni. Cercò di concentrarsi sulla cosa positiva: la
barca di guerra potrebbe arrivare per aiutare
all'Accampamento Giove. Un ciclope simpatico ed un
cane gigante stavano cercandolo. Non menzionò
quello che disse Gea di: I "tuoi amici morranno."

Quando Percy descrisse l'accampamento romano nel


ghiaccio. Hazel sembrava preoccupato.

—Allora Alcioneo sta in un glaciar—dijo—. Quello non


ci lascia le cose più chiare. L'Alaska ha cientos di
ghiacciai.

Percy assentì.

—Chissà il tale profeta Fineo possa dirci quale…

La barca si rimpinzò sola in una molla. I tre semidei


osservarono gli edifici del centro di Portland.

Frank si scosse la pioggia dei capelli.

—Cosicché ora dobbiamo trovare un uomo cieco sotto


la lluvia—dijo Frank—. Yuju.Capítulo 26PercyNO Fu
Tanto Duro Come Credevano. Lo schiamazzo e la frusta
di alghe aiutarono.

Portavano giacche polari leggere con le sue provviste,


per quello che si addentrarono nella fredda pioggia e
camminarono davanti a pochi blocchi attraverso
alcune strade quasi desertiche. Quella volta Percy fu
intelligente e si era portato la maggioranza delle
provviste della barca. Perfino portava la carne
affumicata macrobiotica nella tasca del suo cappotto,
in caso che se doveva trattare con alcuna che un'altra
orca più.

Videro qualche che un altro ciclista ed alcuni


vagabondi scommessi nei portoni, ma la maggioranza
degli abitanti di quella città sembravano stare
all'interno delle sue case.

Mentre scendevano per Glisan Street, Percy guardò


con nostalgia ai tipi di un caffè godendo di una bibita
calda ed alcune paste. Stava per suggerire che si
fermassero per fare colazione quando sentì in fondo
alla via una voce gridando:

—JA! SUCCHIAVI QUELLO, STUPIDI POLLI! —seguito del


rumore di una frusta e molti gracchi.

Percy guardò i suoi amici:

—Credete che…?

—Probabilmente. —coincise Frank.

Corsero verso il rumore. Nel seguente blocco,


trovarono un parcheggio aperto con tre marciapiedi e
file di camion-ristorante riempendo le strade per i
quattro fianchi. Percy aveva visto prima camion-
ristorante, ma non aveva visto mai tanti nello stesso
posto. Alcune erano semplici scatole bianche
metalliche su ruote, con tende e scatole registratori di
cassa. Altri erano dipinti di azzurro o di violetto o a
lunari, con grandi cartelli e coloriti menù e tavoli
come se fossero alcuni ristoranti self-service. Uno
annunciava tasselli coreani e brasiliani, quello che
suonava qualcosa come una cucina altamente segreta e
radioattiva. Un altro offriva sushi in un palo. Un terzo
vendeva panini di gelato fritto. L'odore era
incredibile, dozzine di cucine distinte cucinando
contemporaneamente.

Lo stomaco di Percy ruggì. La maggioranza dei camion


stavano aperti al pubblico, ma non c'era quasi per di lì
nessuno. Potrebbero prendere quello che volessero!
Panini di gelato fritto? Oh, zio, quello suonava meglio
che la vitella macrobiotica.

Sfortunatamente, aveva più cose che cucini aperte. Nel


centro del parcheggio, dietro tutti il camion-
ristorante, un anziano in un accappatoio correva con
una frusta di alghe, gridando ad un gruppo di donna-
uccello che cercavano di rubare cibo di un tavolo di
picnic.

—Harpías—dijo Hazel—. Quello significa…

—Quello è Fineo—supuso Frank.

Corsero per la strada e si nascosero tra il camion


coreano-brasiliano ed un altro che vendeva asini di
uovo cinese.

La parte posteriore dei camion non era tanto


appetibile come la parte frontale. Era popolata con
fagotti di plastica, containers di spazzatura del quale
emergeva la spazzatura, ed un stendibiancheria di
vestiti casalingo nel quale appendevano grembiuli ed
asciugamani umidi.

Lo zio dell'accappatoio era vecchio e grasso, stava


quasi del tutto calvo ed aveva cicatrici per davanti suo
ed un cespuglio di un unti capelli bianchi. Il suo
accappatoio era macchiato di kétchup e stava
girovagando per di là con alcune soavi pantofole di
coniglietti rosa, agitando la sua frusta di alghe alla
calza dozzina di harpías che stavano pianificando al di
sopra del suo tavolo di picnic. Era dell'ogni cieco. I
suoi occhi erano del colore del latte, e falliva la metà
delle volte dando alle harpías, ma ancora così lo
faceva abbastanza bene.

—Dietro, polli sporchi! —gridò.

Percy non fu sicuro del perché, ma aveva una vaga


sensazione che le harpías dovrebbe stare grassoccie.
Queste sembravano affamate. I suoi visi umani
avevano occhi infossati ed avevano vuoti nelle guance.
I suoi corpi stavano cambiando le piume, perché
avevano vuoti senza esse e le sue ali erano dotate di
alcune piccole e secche mani. Vestivano sacchi di
stoppa per vestiti. Mentre attaccavano per cibo,
sembravano più disperate che furiose. Percy si
dispiacque di lui per esse.

CHAAAAAS! L'anziano agitò un'altra volta la sua


frusta. Diede ad una delle ali di una harpía. Questa
gridò di dolore e si allontanò aleggiando, lasciando
cadere piume gialle mentre volava.
Un'altra harpía dava circoli più alta degli altri.
Sembrava più giovane e più piccole delle altre, con
piume di un rosso brillante.

Guardava con attenzione cercando un'apertura, e


quando l'anziano si girò, fece una caduta rapida verso
il tavolo. Afferrò un asino con gli artigli del piede, ma
prima che potesse scappare, l'uomo cieco mosse la sua
frusta di alghe e la frustò nella schiena tanto forte che
Percy tremò. L'harpía gridò, lasciando cadere l'asino
ed uscì volando.

—Ehi, rozza! —gridò Percy.

Le harpías lo capì male e vedendo i tre semidei,


uscirono volando. Molte di esse aleggiarono fino ad
alcuni alberi vicini, guardando con nostalgia il tavolo
di picnic. Quella delle piume rosse con la schiena
spiacente volò senza riposo per Glisan Street e si perse
di vista.

—Ja! —l'uomo cieco gridò trionfale e lasciò cadere la


sua frusta di alghe. Sorrise nella direzione di Percy—.
Grazie, strani! Il vostro aiuto è apprezzata!

Percy dovette contenere la sua furia. Non aveva voluto


aiutare l'anziano, ma ricordò che avevano bisogno di
informazione di lui.

—Ehi, bueno—se avvicinò all'anziano, mantenendo un


occhio nella sua frusta di alghe—. Sono Percy Jackson,
e questi sono…
—Semidei! —Disse l'anziano—. Posso odorare sempre
dei semidei.

Hazel corrugò il cipiglio.

—In realtà che abbiamo un cattivo odore?

L'anziano rise.

—Ovviamente che no, cielo. Ma ti sorprenderebbe


sapere l'acuti che sono i miei altri sensi quando
diventai cieco. Sono Fineo. E voi… sperate, non me lo
diciate…

Raggiunse il viso di Percy e gli toccò gli occhi.

—Au! —si lamentò Percy.

—Figlio di Nettuno! —Esclamò Fineo—. Credeva avere


annusato l'oceano in te, Percy Jackson. Sono anche
figlio di Nettuno, sai già.

—Ehi, sé. Di acuerdo—Percy si grattò gli occhi. Come se


fortuna fosse relazionata con quello tipo grassottello.
In primo luogo, cominci portando una borsetta
maschile. E prima che ti renda conto, cominci a
correre in accappatoio con alcune pantofole di
coniglietti rosa agitando una frusta di alghe…

Fineo si girò a Hazel.

—E qui… Oh, dei! L'odore dell'oro e della terra


profonda. Hazel Levesque, figlia di Plutone. Ed al tuo
fianco… il figlio di Marte. Ma c'è molto più nella tua
storia, Frank Zhang…

—Sanguini ancestral—murmuró Frank—. Il principe di


Pilos, bla, bla, bla.

—Periclimeno, esatto! Fu un tipo molto carino. Mi


piacevano gli argonauti!

Frank rimase a bocca aperta.

—Spera, Peri… che cosa?

Fineo sorrise.

—Non ti preoccupare. So ogni busta la tua famiglia.


Quella storia su tuo trisnonno? Non spezzò il tuo
accampamento. Quello sì, che gruppo più interessante
formate. Avete fame?

Frank sembrava che fosse stato investito per un


camion, ma Fineo passò ad altri temi. Segnalò con la
mano il suo tavolo di picnic. Negli alberi vicini, le
harpías gracchiava, miserabilmente. Con la cosa
affamata che stava Percy, non potè evitare di pensare a
quelli povero donna-uccello guardandolo.

—Guarda, sto confuso—dijo Percy—. Abbiamo bisogno


di informazione. Ci dissero che…

—… che quelle harpías mi toglieva il cibo. —Finì Fineo


—, e che se mi aiutate, vi aiuterebbe.
—Qualcosa así—admitió Percy.

Fineo rise.

—Quello sono notizie vecchie. Sembro saltarmi alcuno


cibo?

Si toccò la pancia che era del volume di una palla di


pallacanestro gonfia più della cosa normale.

—Ehi… no—dijo Percy.

Fineo scosse la sua frusta di alghe con un gesto ampio.


I tre ragazzi attaccarono una scialuppa.

—Le cose hanno cambiato, i miei amici! —disse—.


Quando ottenni il dono della profezia, eoni dietro, è
certo che Giove mi maledisse. Mi inviò le harpías
affinché mi rubassero il cibo. Vedete già, ebbi un po' la
bocca grande. Raccontai troppi segreti che i dei
volevano mantener—se girò a Hazel—. Per esempio, tu
dovresti essere morta. E tú…—se girò a Frank—… la tua
vita dipende da un legno ardendo.

Percy corrugò il cipiglio.

—Di che cosa stai parlando?

Hazel sbattè le palpebre come se l'avessero


schiaffeggiata. Frank sembrava che l'appena avesse
investito un camion, un'altra volta.
—E tú—Fineo si girò a Percy—, buono, per adesso,
neanche sai chi sei. Potrei dirtelo, ovviamente, ma…
ja! Che cosa avrebbe di divertente? E che Brigid
O'Shaughnessy sparò a Migliaia Archer in Il Falco
maltese di 1941. E che Darth Vader è il padre di Luke. E
che il vincitore della prossima Super Bowl sarà…

—L'abbiamo beccato! —disse Frank.

Hazel afferrò la sua spada come se avesse la tentazione


di partire in due all'anziano.

—Allora, parlasti troppo ed i dei ti maledissero. Perché


hanno fermato?

—Oh, non l'hanno fatto! —l'anziano incurvò le


sopracciglia come dicendo potete credervelo "?"—.
Feci un trattamento con gli argonauti. Volevano anche
informazione, vedete già. Dissi loro di ammazzare alle
harpías e cooperarono. Buono, si disfarono di quelle
stupide creature, ma Iride non lasciò loro ammazzarli.
Un insulto! Cosicché questa volta, quando la mia
patrona mi portò alla vita…

—La tua patrona? —domandò Frank.

Fineo gli lanciò un sorriso brillante.

—Gea, ovviamente. Chi credi che abbia aperto le Porte


della Morte? La tua ragazza qui al lato, lo sa. Non è
anche Gea la tua patrona?

Hazel alzò la sua spada.


—Non sono oramai… non sono suo… Gea non è la mia
patrona!

Fineo sembrava sorpreso. Se aveva sentito la spada


essendo sfoderata, fece come se non l'avesse sentito.

—Buono, se vuoi essere nobile e leale al bando


perdente, tu stessa. Ma Gea sta svegliando e già
reescrito le regole della vita e la morte. Sono vivo di
nuovo, ed in cambio del mio aiuto, una profezia qui,
altra lì, posso ottenere il mio desiderio più pregiato. Si
sono girati i turni, diciamo. Ora posso mangiare tutto
quello che voglia, durante tutto il giorno, e le harpías
deve soffrire la fame e guardarmi.

Fece un scricchiolio con la frusta e le harpías


tremarono negli alberi.

—Sono maledette! —Disse l'anziano—. Assolo possono


mangiare del mio tavolo, e non possono abbandonare
Portland. Da quando le Porte della Morte sono state
aperte, neanche possono morire. Non è magnifico?

—Magnifico? —Protestò Frank—. Sono creature


viventi. Perché sei tanto cattivo con esse?

—Sono colossali! —Disse Fineo—. E "brutto?" Quelli


demoni piumati mi hanno tormentato per anni!

—Ma era il suo deber—dijo Percy, cercando di


controllarsi—. Giove glielo ordinò.
—Oh, non mi importa Júpiter—dijo Fineo—. A tempo
debito, Gea farà che i dei siano puniti
condiscendentemente. Hanno fatto un lavoro terribile
controllando il mondo. Ma per adesso, godo di
Portland. I mortali non si rendono conto di me.
Credono che sia un anziano pazzo spaventando
colombe.

Hazel si affrettò verso il profeta.

—Sei orribile! —disse a Fineo—. Appartieni ai Campi di


Punizione!

Fineo rise.

—Ed una morta, bambina me lo dice? Non dovresti dire


niente. Tu cominciasti tutto! Grazie a te, Alcioneo stai
vivo!

Hazel fece indietro un passo.

—Hazel? —Gli occhi di Frank si erano aperti come


piatti—. Di che cosa sta parlando?

—Ja! —Disse Fineo—. Lo scoprirai presto, Frank Zhang.


Allora vedremo se continui ad essere uguale di dolce
con la tua amichetta. Ma non è per quel motivo per
quello che state qui, verità? Volete trovare a Tánatos.
Sta essendo prigioniero per Alcioneo nella sua dimora.
Posso dirvi dove è. Ovviamente che posso. Ma dovrete
diventare un favore.

—Dimenticalo! —L'infilzò Hazel—. Lavori per il


nemico! Dovremmo inviarti noi stessi all'Inframundo!

—Intentadlo—sonrió Fineo—. Ma dubito che rimanga


morto molto tempo. Vedete già, Gea mi ha insegnato la
forma rapida di ritornare. E con Tánatos incatenato,
non c'è nessuno chi mi mantenga laggiù. Inoltre, se mi
ammazzate non avrete i miei segreti.

Percy fu tentato di lasciare a Hazel usare la sua spada.


In realtà voleva ammazzare l'anziano egli stesso.

"Accampamento Giove" si disse a sé stesso. "Salvare


l'accampamento è la cosa più importante." Ricordò ad
Alcioneo ridendo nei suoi sonni. Se spendevano il suo
tempo cercando per l'Alaska, cercando la dimora del
gigante, gli eserciti di Gea spezzerebbero i romani e
gli altri amici di Percy, dovunque stessero.

Fece suonare i suoi denti.

—Che favore?

Fineo si inumidì le labbra, emozionato.

—C'è una harpía più rapida del resto.

—La roja—supuso Percy.

—Sono cieco! Non distinguo i colori! —Gridò l'anziano


—. Di tutte forme, è l'unica con la quale ho problemi. È
astuta, la maledetta. Va sempre alla sua, non fa mai
caso delle altre. Ella mi fece questo.
Segnalò le sue cicatrici nella fronte.

—Catturate quell'harpía—dijo—. Portatemela. La voglio


legata davanti a me affinché possa dargli un'occhiata e
ferma… ehi… parlare con lei. Le harpías odia essere
legata, causa loro un estremo dolore. Sì, godrò molto.
Chissà perfino possa alimentarla affinché duri più.

Percy guardò i suoi amici. Giunsero ad un accordo


silenzioso: non aiuterebbero mai quello vecchio pazzo.
D'altra parte, avevano bisogno di quell'informazione.
Avevano bisogno di un piano B.

—Oh, di accordo. Andate e parlate tra vosotros—dijo


Fineo, soavemente—. Non mi importa. Assolo ricordate
che senza il mio aiuto, la vostra missione fallirà. E
tutto il mondo al quale volete in questo mondo morrà.
Ora, allungavi! Portatemi quell'harpía!Capítulo
27Percy—NECESITAREMOS Un po' di Tuo COMIDA—
Percy prese un po' del tavolo di picnic: una ciotola
coperta di pastasciutte thai con maccheroni con
formaggio ed una pasta con forma di tubo che
sembrava un miscuglio di asino con cannella.

Prima che perdesse il controllo e lo stampasse l'asino


nel viso a Fineo, Percy disse:

—Vámonos, ragazzi—ed uscirono dal parcheggio.

Si trattennero a metà di strada. Percy respirò


profondo, cercando di calmarsi. La pioggia aveva
ammainato ad una leggero cortinilla di acqua. La
nebbia fredda si ringraziava.
—Quell'hombre…—Hazel diede un colpo ad una
fermata di autobus—. Deve morire. Un'altra volta.

Era difficile da dire con la pioggia, ma sembrava che


stesse piangendo. La sua lunga capelli arricciatura era
incollata ai lati del suo viso. E con la luce grigia, i suoi
occhi sembravano più piccoli. Percy ricordò la cosa
sicura che era stato quando si trovarono per la prima
volta: prendendo il controllo della situazione con le
gorgonas e portandolo ad un posto sicuro. L'aveva
appoggiato sull'altare di Nettuno e gli aveva fatto
sentirsi benvenuto all'accampamento.

Ora voleva restituirgli il favore, ma non sapeva come.


Sembrava persa, trasandata e depressa. Percy non si
sorprese il sentire che era ritornato dell'Inframundo.
Stava sospettandolo: la forma nella quale evitava di
parlare del suo passato, la forma nella quale Nico
diede Angelo era stata tanto segreta e cauta…

Ma quello non cambiava la forma nella quale la


vedeva. Sembrava… buono, evviva, come una ragazza
normale con un buon cuore che si meritava crescere
ed avere un futuro. Non era un matto come Fineo.

—Lei la devolveremos—le promise Percy—. Non è come


te, Hazel. Non mi importa quello che dica.

Negò con la testa.

—Non sai la storia intera. Sarebbe dovuto essere


inviata ai Campi di Punizione. Sono uguale di…
—NO! —Frank strinse i pugni. Sembrava che stesse
cercando qualcuno che non fosse di accordo con lui:
nemici che potessero attaccare l'onore di Hazel—. Sei
una buona persona! —gridò per la strada. Alcune
harpías uscì volando negli alberi vicini, ma nessuno
prestò loro attenzione.

Hazel guardò a Frank. Si avvicinò con calma, come se


fosse tentata di dargli la mano ma come se avesse
paura che fosse a volatilizzarsi.

—Frank…—parpadeó—. Io non…

Sfortunatamente, Frank sembrava essere imbottigliato


nei suoi propri pensieri.

—Potrebbe intimorire al viejo—se offrì—, chissà se lo


spaventi…

—Frank, sta bien—dijo Percy—. Seguiamo col nostro


piano, ma non credo che Fineo possa cooperare se gli
facciamo quello. Inoltre, assolo puoi usare due volte
più quella lancia, non è certo?

Frank guardò il dente di drago nella lancia che era


cresciuto del tutta la notte anteriore.

—Sì, suppongo…

Percy non era sicuro di quello che aveva detto il


profeta sulla storia della famiglia di Frank: suo
trisnonno spezzando l'accampamento, il suo ancestro
argonauta, e non so che cosa su un palo bruciato
controllando la vita di Frank. Ma quell'aveva lasciato
sconquassato a Frank. Percy decise di non domandare,
non voleva che il ragazzone cominciasse a piangere, e
molto meno davanti a Hazel.

—Ho un'idea—Percy segnalò verso la strada—. L'harpía


delle piume rosse è andata via per di là. Vediamo se
possiamo fare che parli con noi.

Hazel guardò il cibo nelle sue mani.

—Usi quello come ingrasso?

—Piuttosto come un'offerta di paz—dijo Percy—.


Andiamo. Dobbiamo cercare solo di evitare che le
harpías ci rubi questo, di accordo?

Percy scoprì i pastasciutte thai ed aprì l'asino di


cannella. Realmente bene un fumo che annusava uscì
da entrambi i fagotti. Camminarono per la strada,
Hazel e Frank con le sue armi sfoderate. Le harpías
seguiva loro da vicino, andando di albero in albero,
nascondendosi dietro buche delle lettere e stazioni di
autobus, seguendo l'odore del cibo.

Percy si domandò che cosa vedrebbero i mortali


attraverso la Nebbia. Chissà credevano che le harpías
era colombe e che le armi erano pali di golf o qualcosa.
Chissà credevano che i pastasciutte thai con
maccheroni e formaggio fosse tanto buoni che
avessero bisogno di guardaspalle.
Percy non smise di guardare il cibo. Aveva visto il
rapide che erano le harpías e non voleva perdere la
sua offerta di pace prima che trovassero l'harpía rossa.

Finalmente, l'avvistarono, dando rovesciate sopra ad


un parcheggio tra vari edifici antichi. La strada si
strinse attraverso un parco basso alcuni enormi olmi
ed aceri, passando per sculture e parchi infantili con
banche di legno. Il posto ricordava a Percy a… qualche
altro parco. La sua casa? Non poteva ricordarlo, ma gli
fece sentire la mancanza della sua casa.

Attraversarono la strada e trovarono una banca nel


che sedersi, vicino ad una gigantesca scultura di
bronzo di un elefante.

—Sembra Annibale, quello del campamento—dijo


Hazel.

—Ma questo è chino—dijo Frank—. Mia nonna ha uno


di estos—parpadeó—. Mi riferisco, il suo non è tanto
grande. Ma importa oggetti di… buono, della Cina.
Siamo cinesi. —guardò a Percy e Hazel che cercavano
di non ridere—. Posso morire già di vergogna, per
favore? —domandò.

—Non ti preoccupare, tío—dijo Percy—. Vediamo se


possiamo farci amici di quell'harpía.

Alzò i pastasciutte thai ed ondeggiò l'odore: spezie


piccanti e formaggio appena fuso. L'harpía rossa volò
più basso.
—Non ti faremo daño—le chiamò Percy—. Assolo
vogliamo parlare. I pastasciutte thai in cambio di una
chiacchierata, di accordo?

L'harpía atterrò in un scintillio rosso e si posò nella


statua dell'elefante.

Era terribilmente magra. Le sue gambe piumate erano


come pali. Il suo viso sarebbe potuto essere bello se
non fosse per le guance infossate. Si muoveva con
movimenti rapidi, come quelli di un uccello, ed i suoi
occhi del colore del caffè non smettevano di muoversi,
con le sue dita toccandosi il piumaggio, le orecchie ed
i suoi aggrovigliati capelli rossi.

—Queso—murmuró, guardando a tutte parti—. Il


formaggio non le piace.

Percy vacillò:

—Ti chiami Ella?

—Ella in inglese, pronunciato "ela." Aella, in latino


"harpía." Il formaggio non le piace. —lo disse tutto
senza respirare o stabilire contatto visuale. Le sue
mani toccarono l'aria, il suo vestito di stoppa, le gocce
di pioggia, tutto quello che si muovesse.

Più rapida di un scintillio di Percy, scese, afferrò


l'asino di cannella ed apparve nella schiena
dell'elefante di nuovo.

—Dio, è rapida! —disse Hazel.


—E sovraccarico di cafeína—dijo Frank.

Ella annusò l'asino. Strinse per il bordo e l'annusò


meglio. Cominciò a gracchiare come se morisse.

—La cannella è buona! —pronunciò—. Buona per


harpías! Ñam.

Cominciò a mangiare, ma alcune harpías più grandi


apparve. Prima che Percy potesse reagire,
cominciarono ad agitarla con le sue ali, afferrando
l'asino.

—NOOOOOOOOO! —Ella cercò di nascondersi con le sue


ali mentre le sue sorelle la battevano, graffiandola coi
suoi artigli—. NO! —gridò—. NOOO!

—ROZZA! —gridò Percy. Egli ed i suoi amici corsero nel


suo aiuto, ma arrivarono troppo tardi. Una harpía più
grande e gialla prese l'asino e si andò volando,
lasciandolei gracchiando e tremando nella schiena
dell'elefante.

Hazel toccò il piede della harpía.

—Lo sento molto. Stai bene?

Ella tirò fuori la sua testa per tra le ali. Continuava a


tremare. Con le sue spalle inarcate, Percy potè vedere
la ferita che gli aveva lasciato la frusta di Fineo. Si
scosse le piume, tirandosi fuori le piume gialle.
—Pe…pequeña Ella—tartamudeó con furia—. Dé…débil
Ella. Non c'è cannella per Lei. Solo formaggio.

Frank guardò per la strada, lì dove le altri harpías era


seduta in un olmo, spartendosi l'asino:

—Ti porteremo un'altra cosa—le promise.

Percy tirò fuori i pastasciutte thai. Si rese conto che


Ella era distinta, perfino per essere una harpía. Ma
dopo l'avere vista essendo attaccata, era sicuro di
qualcosa: fosse quello che fosse quello che aveva
passato, andava ad aiutarla.

—Ella—dijo—, vogliamo essere i tuoi amici. Possiamo


portarti più cibo, ma…

—Amici. Friends, in inglese. Dieci stagioni. Dal 1994 al


2004—miró ai lati di Percy, allora guardò al cielo e
cominciò a recitare alle nuvole—. "Un figlio dei Tre
Grandi avrà il potere di distruggere o salvare l'Olimpo
per sempre." Olimpo, Monte Olimpo, Grecia. Altezza
2917. Diciassette. Pagina diciassette. Imparando a
cucinare la "francese." Ingredienti. Bacón, burro…

Le orecchie di Percy fischiarono. Si sentì nauseato,


come se gli appena avesse passato superficialmente
una tonnellata di acqua un ed un'altra volta.

—Ella, che cosa hai appena detto?

—Bacón—atrapó una goccia di pioggia—. Burro.


—No, prima di quello. Quelli versi. Li conosco.

Al suo fianco, Hazel tremò.

—Suonano familiari, anche… non so, è come una


profezia. Chissà sia qualcosa che ha sentito di Fineo,
no?

Sentendo "Fineo", Ella tremò di terrore ed uscì


volando.

—Spera! —La chiamò Hazel—. Non volevo dire… Oh,


dei, sono stupida!

—Sta bien—señaló Frank—. Guardate.

Ella non si muoveva tanto rapido come prima. Si


impadronì strada attraverso la pioggia verso un
edificio di tre piani di un tetto rosso e si mise per una
botola verso l'interno. Una piuma rossa discese dal
tetto.

—Credete che quello è il suo nido? —Frank lesse il


cartello dell'edificio—. Biblioteca della Contea di
Multnomah.

Percy assentì.

—Vediamo se è aperta.

Corsero per la strada ed arrivarono all'entrata


dell'edificio.
Una biblioteca non sarebbe stata la prima opzione di
Percy per visitare in una città. Con la sua dislessia,
aveva già abbastanza problemi leggendo cartelli. Un
edificio pieno di libri? Quello suonava tanto divertente
come una tortura cinese o che lo tirassero fuori i
denti.

Mentre passeggiavano per l'entrata, Percy suppose che


ad Annabeth gli piacerebbe quello posto. Era spazioso
e con molta luce, con grandi finestre a volta. Libri ed
architettura, quell'era definitivamente suo…

I suoi pensieri si trattennero.

—Percy? —Domandò Frank—. Passa qualcosa?

Percy cercò di concentrarsi disperatamente. Da dove


erano venuti quelli pensieri? Architettura, libri…
Annabeth aveva portato ad una libreria una volta,
nella sua casa… lì in… in… La memoria gli cedè. Percy
attaccò un cazzotto ad una libreria.

—Percy? —domandò Hazel con gentilezza.

Era tanto arrabbiato, tanto frustrato coi suoi ricordi


persi che voleva battere ad un'altra libreria, ma i visi
preoccupati dei suoi amici gli portarono di giro al
presente.

—Sto… sto bien—mintió—. Mi sono nauseato solo per


un secondo. Troviamo una strada al tetto.

Portò loro un momento, ma finalmente trovarono una


scala al tetto. Nella cosa alta c'era una porta con un
allarme, ma qualcuno l'aveva lasciata aperta con una
copia di Guerra e Pace.

A fosse, l'harpía Ella era accoccolata in un mucchio di


libri basso una struttura di librerie.

Percy ed i suoi amici avanzarono lentamente, cercando


di non spaventarla. Ella non prestò loro attenzione.
Raccoglieva le sue piume e mormorava mentre
respirava fortemente, come se stesse provando un
copione per un'opera teatrale. Percy si mise a due
metri e si inginocchiò.

—Ciao. Sentiamo ti avere spaventato. Guarda, non ho


cibo, ma…

Tirò fuori un po' della vitella macrobiotica dalla sua


tasca. Ella l'annusò e l'acchiappò immediatamente. Si
accoccolò di nuovo nella sua tana, annusando la
vitella, ma sospirò e la tirò ad un lato.

—No… no… è del suo tavolo. Ella non può mangiarsilo.


Vada. La vitella andrebbe bene per le harpías.

—Non di suo… ah, sé. Già. —Disse Percy—. È parte della


maledizione. Puoi mangiare solo il suo cibo.

—Deve c'essere una forma—dijo Hazel.

—Fotosíntesis—murmuró Ella—. Sostantivo. Biologia.


La sintesi dei materiali organici complessi. "Era il
meglio dei tempi, era il peggiore dei tempi, l'età della
saggezza ed anche della pazzia, l'epoca delle credenze
e dell'incredulità…"

—Che cosa sta dicendo? —sussurrò Frank.

Percy guardò il mucchio di libri ad intorno suo. Tutti


sembravano vecchi ed inumiditi. Alcuni avevano i
prezzi scritti nelle sue coperte, come se la biblioteca li
avesse trovati in un mercadillo.

—Sta citando libros—supuso Percy.

—Almanacco del fattore di 1965—dijo Ella—. Bisogna


cominciare da dare di mangiare gli animali." Ventisei
gennaio.

—Ella—dijo Percy—, te li hai letti tutti?

Ella sbattè le palpebre.

—Più. Molti più sotto. Parole. Le parole la calmano.


Parole, parole, parole, parole.

Percy raccolse a caso un libro, una smunta copia di


Storia dei cavalli di "corse."

—Ella… ricordi il terzo paragrafo della pagina sessanta


due?

—"Segretariato"—ella disse subito—. "favorite tre a


due nel derbi del Kentucky di 1973, terminata col
record di uno cinquanta nove e due quinti."
Percy chiuse il libro. Le sue mani tremavano.

—Parola a parola.

—È increíble—dijo Hazel.

—È un pollo inteligente—coincidió Frank.

Percy si sentì scomodo. Cominciava ad avere una


terribile idea di perché Fineo la voleva catturata, e
non era perché lo disturbasse. Percy ricordò il verso
che aveva recitato: Un figlio dei Tre "Grandi." Era
sicuro che a lui si riferiva.

—Ella—dijo—, troviamo la maniera di rompere la


maledizione. Ti piacerebbe quello?

—Imposible—dijo—, canzone registrata per Melocos in


2011.

—Niente è imposible—dijo Percy—. Ora, guarda,


diciamo il suo nome. Non devi correre. Ti salviamo
della maledizione. Assolo dobbiamo sapere come
vincere a… Fineo.

Sperò a che uscisse correndo, ma negò con la testa.

—NO! Fineo no. Ella è rapida. Troppo rapida per lui.


Ma egli vuole incatenarmi. Egli la ferisce.

L'harpía cercò di raggiungere la ferita nella sua


schiena.
—Frank—dijo Percy—, hai primi aiuti?

—Claro—Frank tirò fuori un termos pieno di nettare e


gli spiegò le sue proprietà curative per Lei. Quando si
avvicinò, ella retrocedè e cominciò a tremare. Allora
Hazel lo tentò ed Ella gli lasciò mettere un po' di
nettare nella sua schiena. La ferita cominciò a
chiudersi.

Hazel sorrise.

—Vedi? Sta meglio.

—Fineo è malo—insistió Ella—. E le fruste di alghe. Ed


il formaggio.

—Per supuesto—coincidió Percy—. Non lasceremo che


ti ferisca un'altra volta. Dobbiamo sapere come
vincergli. Le harpías dovete sapere come migliore che
nessuno. È alcuno maniera di come ingannarlo?

—No…—dijo Ella—. I trucchi sono per bambini. "50


trucchi per insegnare al tuo cane" per Sophie Collins,
chiamare al 636…

—Di accordo, Ella—Hazel gli parlò in una strana voce,


come se cercasse di calmare un cavallo—. Ma ha Fineo
alcuno debolezza?

—Cieco. È cieco.

Frank mise gli occhi in bianchi, ma Hazel continuò con


pazienza.
—Di accordo. Oltre a quello?

—Azar—dijo—, i giochi d'azzardo. Due ad uno. Testa o


croce.

Il coraggio di Percy cominciò a salire.

—Ti riferisci a che è un giocatore?

—Fineo vedi cose grandi. Profezie. Destino. Cose


buone. Non cucire piccole. Caso. Cose emozionanti. E è
cieco.

Frank si grattò il mento.

—Qualcuno ha idea di quello che parla?

Percy vide alla harpía afferrare il suo vestito di sparto.


Lo sentì incredibilmente molto per lei, ma cominciava
a dare si racconta della cosa intelligente che era.

—Credo che l'entiendo—dijo—. Fineo vedi il futuro. Sa


moltissimi cose importanti, ma non può vedere cose
piccole come casualità o giochi d'azzardo spontanei.
Quello fa che le scommesse siano emozionanti per lui.
Se possiamo tentarlo a fare una scommessa…

Hazel assentì lentamente.

—Ti riferisci a che se perde, ci conterebbe dove


Tánatos sta. Ma che cosa dobbiamo scommettere? A
che gioco possiamo giocare?
—Qualcosa di semplice, con alto apuestas—dijo Percy
—. Come due opzioni. Una voglia, un'altra muori. Ed il
prezzo è qualcosa che Fineo voglia… a parte di Lei.

—La vista—murmuró Ella—. La vista è buona per i


ciechi. La cura… no, no. Gea non vuole quello per
Fineo. Gea mantiene a Fineo cieco, dipendente di Gea.
Sì.

Frank e Percy scambiarono un sguardo.

—Il sangue di gorgona—dijeron contemporaneamente.

—Che cosa? —domandò Hazel.

Frank tirò fuori uno dai due fiaschi di vetro che aveva
tirato fuori del Piccolo Tevere.

—Ella è un genio—dijo—. Non sia che murammo.

—Non ti preoccupare per eso—dijo Percy—. Ho un


plan.Capítulo 28PercyEL Anziano Era Giusto dove
l'avevano lasciato, nel centro del parcheggio di
ristoranti su ruote. Era seduto nel suo tavolo di picnic
con le sue pantofole di conigli rosa messe, mangiando
un piatto di un unto kebab. La sua frusta di alghe stava
al suo fianco. Il suo accappatoio era macchiato di salsa
barbecue.

—Benvenuti di giro! —Li chiamò con allegria—. Sento il


battito di ala nervoso di un paio di ali. Avete portato al
mio harpía?
—Sta aquí—dijo Percy—. Ma non è tua.

Fineo si succhiò il grasso delle dita. I suoi occhi lattei


si fissarono in un punto al di sopra della testa di Percy.

—Vedo già… buono, in realtà, sono cieco, cosicché non


lo vedo. Siete venuti ad ammazzarmi, allora? Se è così,
buona fortuna completando la vostra missione.

—Siamo venuti a scommettere.

La bocca dell'anziano si chiuse. Lasciò il kebab nel


piatto e si girò a Percy.

—Una scommessa… interessante. Informazione


interessante in cambio di una harpía. Il vincitore
glielo porta tutto?

—No—dijo Percy—. L'harpía non entra nel


trattamento.

Fineo rise.

—In realtà? Chissà non capiate il suo valore.

—È una persona—dijo Percy—. Non sta in vendita.

—Per favore! Siete dell'accampamento romano, no?


Roma fu costruita nello schiavismo. Non mi gettiate
tutte le colpe. Inoltre, ella neanche essere umano. È
un mostro, un spirito del vento, una subalterna di
Giove.
Ella fece la faccia scontenta. L'avere messa nel
parcheggio era stato già abbastanza difficile, ma ora
cominciava a retrocedere, tremando.

—"Giove. Idrogeno ed elio. Sessanta tre satelliti." non


ha subalterni, no.

Hazel la circondò con una delle sue braccia. Sembrava


essere l'unica che poteva toccare alla harpía senza
causare schiamazzo e battito di ala. Frank stava di
fianco a Percy, sottomettendo la lancia, preparato,
come se l'anziano fosse ad attaccare. Percy tirò fuori i
fiaschi di vetro.

—Abbiamo una scommessa distinta. Abbiamo due


fiaschi di sangue di gorgona. Uno cespuglio, l'altro
sana. Sono esattamente uguali. Non sappiamo quale è
quale. Se scegli il corretto, potresti curarti la cecità.

Fineo estese le mani con avidità.

—Lasciami sentirli. Lasciami annusarli.

—Non tanto rápido—dijo Percy—. Primo accetta il


trattamento.

—Trato—Fineo respirava con difficoltà. Percy direbbe


che era desideroso di accettare l'offerta—. Col dono
della profezia e la vista… sarebbe inarrestabile.
Potrebbe controllare la città. Mi costruirebbe qui il
palazzo, circondato di ristoranti su ruote. Potrebbe
catturare l'harpía io stesso…
—No…—dijo Ella nervosa—. No, non e no.

Una risata malevola è difficile da fare vestito con


alcune pantofole di coniglietti rosa, ma Fineo fece
quello che potè.

—Molto buona quello, semidio. Quale è il tuo


trattamento?

—Tu scegli il frasco—dijo Percy—. Senza aprirli, senza


annusarli prima di decidere.

—Quello non è giusto! Sono cieco.

—E non ho il tuo senso dell'olfatto. —Disse Percy—.


Puoi afferrare i fiaschi. Giuro sul fiume Stigio che sono
identici. Sono esattamente quello che ti abbiamo
detto: sangue di gorgona, un fiasco del lato sinistro
del mostro ed uno del diritto. E giuro che nessuno di
noi sa quale è quale.

Percy guardò a Hazel.

—Ehi… tu sei un'esperta nell'Inframundo. Con tutta


questa baldoria con la Morte, giurare sul fiume Stigio
segue valendo la stessa cosa che prima?

—Sí—dijo, senza vacillare—. Rompere un voto come


quello… buono, non lo fare. Ci sono cose peggiori che
la morte.

Fineo si grattò la barba.


—Cosicché scelgo il fiasco che bere. Tu bevi l'altro.
Giuriamo bere contemporaneamente.

—Correcto—dijo Percy.

—Il perdente muore, per supuesto—dijo Fineo—.


Quello tipo di veleno mi manterrei rinchiuso molto
tempo nell'Inframundo, almeno. La mia essenza
sarebbe sconquassata e degradata. Cosicché sto
arrischiando molto.

—Ma se guadagni, l'hai todo—dijo Percy—. Se io muoio,


i miei amici giurano lasciarti in pace e non vendicarsi.
Avrai la tua vista di giro, qualcosa che neanche Gea
può darti.

L'espressione dell'anziano diventò più seria. Percy


direbbe che si mantenne teso. Fineo voleva vedere. Per
quanto Gea gli desse, egli quello che voleva era avere
la sua vista di giro.

—Se io pierdo—dijo l'anziano—, sarebbe morto, e


sarebbe incapace di darti informazione. Come vi aiuta
quello?

Percy si rallegrò che gli domandasse quello che


stavano parlando di passaggio coi suoi amici. Frank
suggerì la soluzione.

—Annoti la localizzazione della dimora di Alcioneo


ahora—dijo Percy—. Guardatelo, ma giura sul fiume
Stigio che è regolata e precisa. Devi anche giurare che
se perdi e muori, le harpías sarà liberata della sua
maledizione.

—Quello sono parole mayores—gruñó Fineo—. Affronti


la morte, Percy Jackson. Non sarebbe più facile
consegnarmi alla harpía?

—Quella non è un'opzione.

Fineo sorrise con calma.

—Cosicché cominci a dare si racconta della cosa


preziosa che è l'harpía. Una volta abbia la mia vista di
giro, la catturerò io stesso. Quello che la controlli…
buono, fui dietro re tempo. Questa scommessa
potrebbe diventare re di nuovo.

—Stai uscendo dal tema—dijo Percy—. Abbiamo


trattamento?

Fineo si toccò il naso, dubitativo.

—Non posso prevedere il risultato. È preoccupante


come funziona tutto. Un completo ed inaspettato
gioco d'azzardo… fa che il futuro si rannuvoli. Ma
posso dirti qualcosa, Percy Jackson, un piccolo
consiglio. Se sopravvivi oggi, non ti piace il tuo futuro.
Un gran sacrificio si avvicina, e non avrai il valore di
farlo. Ti costerà moltissimo. Costerà moltissimo al
mondo. Sarebbe più facile che scegli il veleno.

La bocca di Percy sapeva come l'aspro tè verde di


Iride. Voleva pensare che l'anziano voleva fare
impazzire gli, ma qualcosa gli diceva che la predizione
era certo. Ricordò l'avvertenza di Juno quando
arrivarono all'Accampamento Giove: sentirai dolore,
miseria e perdita oltre tutto quello che non hai sentito
mai. Ma avrai un'opportunità di salvare i tuoi amici e
la tua famiglia.

Negli alberi del parcheggio, le harpías si riuniva per


osservare come se potessero sentire il prezzo della
scommessa. Frank e Hazel studiavano il viso di Percy
con preoccupazione. Aveva assicurato loro che le
scommesse non erano cinquanta percento del tutto.
Aveva un piano. Ovviamente, il piano poteva fallire. La
sua opportunità di sopravvivere dovrebbe essere o un
cento per cento o un zero… non l'aveva menzionato.

—C'è trattamento? —domandò di nuovo.

Fineo sorrise.

—Giuro sul Fiume Stigio che accetto l'accordo, tale e


come quegli avete descritto. Frank Zhang, tu sei
discendente di un argonauta. Mi fido della tua parola.
Se guadagno, tu e la tua amica Hazel giurate che
andrete in pace e non cercherete vendetta.

Le mani di Frank si chiusero tanto fortemente che


Percy credè che spezzerebbe la sua lancia dorata, ma
glieli sistemò per mormorare:

—Lo giuro sul Fiume Stigio.

—Lo giuro también—dijo Hazel.


—Tu juro—murmuró Ella—, ti giuro "che non che non
mi ritornerà mai a passare…"

Fineo rise.

—In quello caso, trovatemi qualcosa per scrivere.


Cominciamo.

Frank tirò fuori un tovagliolo ed una penna e Fineo


scrisse qualcosa nel tovagliolo e la mise nella tasca del
suo accappatoio.

—Giuro che questo è la localizzazione della dimora di


Alcioneo. Ma non credo che viva quanto basta come
per leggerlo.

Percy alzò la sua spada e tolse tutto il cibo del tavolo.


Fineo si sedette ad un lato e Percy nell'altri. Fineo alzò
le mani.

—Lasciami sentire i fiaschi.

Percy guardò le colline nella distanza. Si immaginò il


viso della donna addormentata. Concentrò i pensieri
verso il suolo e sperò che la dea l'ascoltasse.

"Di accordo, Gea" pensò, sto chiamandoti ". Dicesti che


era il tuo fante prezioso. Dicesti che avevi piani per
me, e che andavi a mantenere fino ad arrivare al nord.
Chi è più prezioso per tu, io o questo anziano? Perché
uno di noi muore"
Fineo chiuse le sue dita in un movimento esasperante.

—Perdendo il tuo valore, Percy Jackson? Lasciami


averli.

Percy gli passò i fiaschi.

L'anziano paragonò il suo peso. Girovagò le sue dita


per la superficie di vetro. Allora li mise nel tavolo e
dopo prese uno con ogni sgorgo. Una diceria passò per
il suolo, un piccolo terremoto, egli sufficientemente
forte come affinché i denti di Percy tremassero. Ella si
mosse, inquieta.

Il fiasco della sinistra sembrava più leggero del diritto.

Fineo sorrise, malevolmente. Chiuse le sue dita


attorno al fiasco della sinistra.

—Sei tonto, Percy Jackson. Scelgo questo. Ora beviamo.

Percy prese il fiasco della destra. I suoi denti


tremavano. L'anziano alzò il fiasco.

—Un brindisi per i figli di Nettuno.

Destaponaron i fiaschi e bevvero.

Immediatamente, Percy si piegò, la sua gola gli ardeva.


La sua bocca sapeva di benzina.

—Oh, dioses—dijo Hazel dietro lui.


—NO! —Ella disse—. No, non e no.

La visione di Percy si rannuvolò. Poteva vedere a Fineo


sorridendo trionfale, sedendo eretto, sbattendo le
palpebre.

—Sé! —gridò—. In qualunque momento, mi girerà la


memoria!

Percy aveva scelto lo sbagliato. Era stato stupido di


prendere tale rischio. Sentì come se avesse vetro rotto
nello stomaco, andando ai suoi intestini.

—Percy! —Frank gli afferrò per le spalle—. Percy, non


puoi morire!

Tossì per respirare… ed improvvisamente la sua


visione si strinse.

Nello stesso momento, Fineo si piegò come se fosse


stato battuto.

—No! Non puedes…—el anziano si incurvò—. Gea! Tu!


Tu…!

Si mise a cuclillas e si allontanò dal tavolo, tremando.

—Sono troppo prezioso!

Gli usciva fumo dalla bocca. Un leggero vapore giallo


usciva dalle sue orecchie, della sua barba e dei suoi
occhi ciechi.
—È ingiusto! —Gritó—¡Me avete ingannato!

Cercò di aggrapparsi al pezzo di carta del suo


accappatoio, ma le sue mani tremarono, e le sue dita si
trasformarono in sabbia.

Percy si alzò. Non si sentiva guarito né niente in


questione. La sua memoria non era stata restituita
magicamente. Ma il dolore si era trattenuto.

—Nessuno ti hai engañado—dijo Percy—. Hai scelto


liberamente, e ti sei mantenuto nel tuo giuramento—il
re cieco si scosse agonicamente. Si trasformò in una
massa disintegrandosi e facendo fumo fino a che non
rimase niente di lui. Solo un vecchio accappatoio ed
un paio di pantofole rosa.

—Eso—dijo Frank—, sono i peggiori stivaletti di guerra


della storia.

La voce di una donna suonò nella mente di Percy.

"Una scommessa, Percy Jackson" era un sussurro


addormentato, con un leggero tono di ammirazione.
Mi hai forzato "a scegliere, e tu sei più importante per
i mio piano che il vecchio profeta. Ma non forzare la
tua fortuna. Quando la morte si avvicina, prometto
essere più dolorosa del sangue delle gorgonas"

Hazel toccò l'accappatoio con la spada. Non c'era sotto


niente: nessun segno che Fineo tentasse re-formarse.
Guardò a Percy, sorpresa.
—È stato la cosa più coraggiosa che non ho visto mai, o
la cosa più stupida.

Frank negò con la testa, incredulo.

—Percy, come l'hai saputo? Confidavi troppo che egli


sceglierebbe il veleno.

—Gea—dijo Percy—. Ella vuole che arrivi dall'Alaska.


Crede… non lo sono sicuro. Crede che può usare mi
mangio parte del suo piano. Ha influito a Fineo che
scegliesse il fiasco sbagliato.

Frank guardò con orrore i resti dell'anziano.

—Gea ammazzerebbe prima il suo proprio domestico


che a te? È quello quello che hai scommesso?

—Planes—murmuró Ella—. Piani e trame. Grandi piani


per Percy. Vitella macrobiotica per Lei.

Percy gli passò la borsa di vitella ed ella l'afferrò con


allegria.

—No, non e no—murmuró, mezzo cantando—. Fineo,


no. Mangi e parole per Lei, sé.

Percy ricercò per l'accappatoio e tirò fuori la nota


dalla tasca. Metteva "Ghiacciaio Hubbard."

Tutto quello per due parole. La passò a Hazel.

—So dove è. —disse—. È molto famoso. È molto, molta


strada davanti.

Negli alberi del parcheggio, le altri harpías uscì dal


suo shock. Gracchiarono emozionate e volarono ai
ristoranti su ruote più vicini, entrando per le finestre
di servizio alle cucine. I cuochi gridavano in distinte
lingue. I camion si rimossero verso i lati. Piume e cibo
volarono dappertutto.

—Sarà meglio che giriamo al barco—dijo Percy—. Non


abbiamo tempo che perder.Capítulo 29HazelINCLUSO
Prima di Salire In La Barca, Hazel si sentì nauseata.

Continuava a pensare a Fineo e come il fumo gli usciva


dagli occhi, con le sue mani trasformandosi in polvere.
Percy gli aveva assicurato che ella non era come Fineo.
Ma sì che l'era. Aveva fatto qualcosa di peggiore che
tormentare ad alcuni poveri harpías.

"Tu cominciasti tutto questo!" aveva detto Fineo, "Se


non fosse per te, Alcioneo non sarebbe vivo"

Mentre la barca andava per il fiume la Columbia, Hazel


cercò di dimenticarlo. L'aveva aiutata a fare un
mucchio di libri vecchi e riveda che avevano liberato
del cestino di riciclaggio della biblioteca. Non avevano
deciso di lui del tutto, il portarsi l'harpía con essi, ma
Ella agì come se l'avessero accordato.

—"Amici per sempre"—mormorava—. Canzone


interpretata per José Carreras e Sarah Brightman
scritto per i Giochi Olimpici di Barcellona 1992. Amici
sciolsero a Fineo e gli diedero vitella. Ella andrà coi
suoi amici.

Ora era sistemata nella barca, mordendo pezzetti di


vitella e recitando appuntamenti di Chiacchiera
Dickens e "50 Trucchi per Insegnare al tuo cane."

Percy si inginocchiò in prua, guidandoli per l'oceano


coi suoi rari poteri che controllano l'acqua. Hazel si
sedette di fianco a Frank nella banca centrale, con le
sue spalle toccandosi, quello che gli faceva sentirsi più
nervosa di una harpía con overdose di caffeina.
Ricordò come Frank era stato in Portland, gridando:

—È UNA BUONA PERSONA! —, come se fosse pronto per


sfidare a chiunque che lo negasse.

Ricordò la cosa scommetto che sembrava nella collina


di Mendocino, solo nel chiaro di erba avvelenata con
la sua lancia nella mano, con falò ardendo intorno a
suo e le ceneri di tre basilischi ai suoi piedi.

Una settimana dietro, se qualcuno gli avrebbe detto


che Frank era figlio di Marte, Hazel avrebbe riso.
Frank era troppo dolce e gentile per quello, aveva
sentito sempre un spirito protettivo per lui per la sua
mania di cacciarsi in guai. Ma da quando avevano
lasciato l'accampamento, lo vedeva di una forma
distinta. Era più coraggioso di quello che sembrava,
ora egli era quello che badava a lei. Doveva ammettere
che il cambiamento non stava male niente. Il fiume si
aprì nell'oceano. Il Pax girò verso il nord. Mentre
navigavano, Frank li incoraggiò contandoloro
barzellette come "perché il Minotauro attraversò la
strada?" o "Quanti fauni sono necessari per cambiare
una lampadina?." Segnalava gli edifici della costa che
gli ricordavano posti in Vancouver. Il cielo cominciava
ad oscurarsi, ed il mare si mise dello stesso colore che
le ali di Lei. Il 21 giugno stava finendo. Il Festival di
Fortuna avrebbe all'imbrunire luogo, esattamente in
settanta due ore da allora.

Finalmente Frank tirò fuori un po' di cibo dal suo


zaino, bibite e magdalenas che aveva preso del tavolo
di Fineo. Li passò a tutto il mondo.

—Sta bene, Hazel—dijo con calma—. Mia madre diceva


che non devi caricare con un problema tu solo. Ma se
non vuoi parlare di essi, sta bene.

Hazel respirò profondo. Aveva paura di parlare, non


suolo perché fosse imbarazzata, bensì perché non
voleva svenire e ritornare al passato.

—Avevi razón—dijo—, quando sapesti che era ritornato


dell'Inframundo. Sono… una fuggita. Non dovrebbe
essere viva.

Sentì un nodo come si rompeva. La storia uscì sola.


Spiegò come sua madre aveva convocato Plutone e si
era innamorato del dio. Spiegò il desiderio di sua
madre di avere tutte le ricchezze del mondo, e come si
era trasformato nella maledizione di Hazel. Descrisse
la sua vita a Nuova Orleans, omettendo al suo
fidanzato Sammy. Guardando a Frank, non potrebbe
descrivere che cosa egli sentiva.
Descrisse la Voce, e come Gea aveva scopato a poco a
poco la mente di sua madre. Spiegò come si erano
trasferiti all'Alaska, come Hazel aveva aiutato a
sollevarsi al gigante Alcioneo, e come ella era morta,
affondando nell'isola della Baia della Resurrezione.

Sapeva che Percy ed Ella stavano ascoltando, ma lo


disse direttamente a Frank. Quando aveva finito, aveva
paura di guardarlo. Sperò a che si muovesse verso lei,
chissà gli dicesse finalmente che era un mostro.

Invece di quello, gli prese la mano.

—Ti sacrificasti a te stessa per fermare il gigante del


suo risveglio. Io non sarei potuto essere mai così
coraggioso.

Sentì il suo polso battendolo le tempie.

—Non fu valore. Lasciai a mia madre morire, cooperai


con Gea troppo e lei quasi guadagnò.

—Hazel—dijo Percy—, hai fermato una dea per te


stessa. Facesti la correcto…—su voce si rovinò, come se
avesse avuto un pensiero scomodo—. Che cosa ti passo
nell'Inframundo? Voglio dire, dopo che morissi? Non
saresti dovuto andare dall'Eliseo? Ma se Nico ti portò
di giro…

—Non andai all'Eliseo—notó la bocca secca—. Per


favore non domandare…

Ma fu troppo tardi. Ricordò la sua discesa all'oscurità,


il suo arrivo sul bordo del Fiume Stigio e la sua
consapevolezza cominciò a discendere.

—Hazel? —domandò Frank.

—Lasciando cadere collina abajo—murmuró Ella—.


Numero cinque dei successi negli Stati Uniti. Paul
Simón. Frank, vedi con lei. Simón dice: Frank, vedi con
lei.

Hazel non aveva né idea di quello che Ella stava


parlando, ma la sua visione si oscurò mentre afferrava
la mano di Frank. Si trovò a sé stessa di nuovo
nell'Inframundo, e questa volta Frank stava al suo
fianco.

Stavano in piedi nella barca di Caronte, attraversando


lo Stigio. I rottami solcavano le oscure acque, un
sgonfiato globo di compleanno, un sonaglio di bebè,
alcuni piccoli fantocci di fidanzato e fidanzata di una
torta di matrimonio, i resti dei desideri degli esseri
umani.

—Dove stiamo? —Frank stava in piedi al suo fianco,


sbattendo le palpebre con una luce violetta
fantasmagorica, come se si fosse trasformato in un
lare.

—È il mio pasado—Hazel si sentì incredibilmente


tranquilla—. È solo un'eco, non ti preoccupare.

Il barcaiolo si girò e sorrise. In un istante era un


leggiadro uomo africano con un abito di seta caro,
all'altro un scheletro con una tunica nera.

—Ovviamente che non ti devi preocupar—dijo con un


accento britannico. Si diresse a Hazel, come se non
potesse vedere a Frank—. Ti dissi che ti porterebbe
all'altro lato, verità? Vaglia che non abbia una moneta,
ma essendo la figlia di Plutone, non starebbe bene
lasciarti all'altro lato.

La barca attraccò in una spiaggia oscura. Hazel portò a


Frank per le porte oscure dell'Erebo. Gli spiriti si
allontanavano alla sua strada, sentendo che era una
figlia di Plutone.

Il gigantesco cane di tre teste Cerbero grugnì


nell'oscurità, ma lasciò loro passare. Nelle porte,
camminarono per il lungo padiglione e si situarono
davanti al tavolo dei giudici. Tre sagome con tuniche
nere e maschere dorate guardavano a Hazel.

Frank piagnucolò.

—Chi…?

—Essi decideranno il mio destino—dijo—. Guarda.

Come un'altra volta il, i giudici non gli domandarono


niente. Semplicemente guardarono all'interno della
sua mente, tirando fuori ricordi dalla sua testa ed
esaminandoli come una collezione di foto antiche.

—Frustrò a Gea—dijo il primo giudice—. Prevenne ad


Alcioneo di svegliarsi.
—Ma alzò il gigante in primo lugar—discutió il
secondo giudice—. Colpevole di vigliaccheria e
debolezza.

—Ella è joven—dijo il terzo giudice—. La vita di sua


madre appende alla bilancia.

—Il mio madre—Hazel trovò il valore per parlare—.


Dove stia ella? Quale è stato il suo destino?

I giudici la guardarono, con le sue maschere dorate


congelate in alcuni sorrisi raccapriccianti.

—Tua madre…

L'immagine di Marie Levesque sbattè le palpebre al di


sopra dei giudici. Era congelata nel tempo,
abbracciando a Hazel mentre la grotta si rovinava, coi
suoi occhi chiusi fortemente.

—Una domanda interesante—dijo il secondo giudice—.


La divisione della colpa.

—Sí—dijo il primo giudice—. La figlia morì per una


causa nobile. Prevenne molte morti per ritardare
l'innalzamento del gigante. Ebbe il valore di affrontare
la volontà di Gea.

—Ma agì troppo tarde—el terzo giudice disse con


tristezza—. È colpevole di istigare ed assistere la
nemica dei dei.
—Sua madre l'influyó—dijo il primo giudice—. La figlia
può avere l'Eliseo. Ma Marie Levesque avrà una
punizione eterna.

—No! —Gridò Hazel—. No, per favore! Quello non è


giusto.

I giudici inclinarono la testa all'unisono. "Maschere


dorate" pensò Hazel, "l'oro è stato sempre maledetto
per me." Lei domando se l'oro avvelenerebbe in
qualche modo i suoi pensieri, per quello che non
potrebbe dargli mai un giudizio giusto.

—Attenzione, Hazel Levesque—le notò il primo giudice


—. Prenderai tutta la responsabilità? Potresti ricadere
la tua colpa nell'anima di tua madre. Quello sarebbe
ragionevole. Eri destinata a grandi cose. Tua madre
separò la tua strada. Guarda quello che saresti potuto
essere…

Un'altra immagine apparve al di sopra dei giudici.


Hazel si vide a sé stessa come una bambina piccola,
sorridendo con le sue mani coperte di pittura.
L'immagine crebbe. Hazel si vide a se stessa più
maggiore, come i suoi capelli si facevano più molto ed
i suoi occhi più tristi. Si vide a sé stessa nel suo
decimo terzo compleanno, cavalcando per i campi col
suo cavallo affittato. Sammy rideva mentre correva
dietro lei: "Di che cosa fuggi? Non sono tanto brutto,
verità?." Si vide a sé stessa in Alaska, scendendo per la
Terza Strada nella neve e nell'oscurità di passaggio a
casa venendo dalla scuola.
Allora l'immagine diventò più vecchia. Hazel si vide a
sé stessa con venti anni. Somigliava molto a sua
madre, con la sua capelli pettinatura in trecce, ed i
suoi occhi dorati brillando con stupore. Vestiva un
vestito bianco… un vestito di nozzi? Il suo sorriso era
tanto affettuoso che Hazel seppe istintivamente che
doveva stare guardando qualcuno speciale, qualcuno a
chi amava. Quella visione non le fece sentire migliore.
Neanche si domandò con chi si sarebbe sposato. Invece
di quello pensò: "Mia madre sarebbe stata così se non
fosse stato manipolata per Gea."

—Tu hai perso questa vida—dijo il primo giudice—. Per


circostanze speciali l'Eliseo è per tu e la punizione per
tua madre.

—No—dijo Hazel—. Non fu tutta la sua colpa. Fu


manipolata. Ella mi amavo. Alla fine, cercò di
proteggermi.

—Hazel—susurró Frank—. Che cosa stai facendo?

Ella strinse la sua mano, facendogli tacere. I giudici


non gli prestarono attenzione.

Finalmente il secondo giudice sospirò.

—Non c'è soluzione. Senza essere il sufficientemente


buona, né il sufficientemente malvagia.

—La punizione deve essere divido—decidió il primo


giudice—. Entrambe le anime saranno confinate ai
campi di Asfódelo. Lo sento, Hazel Levesque. Saresti
potuto essere un'eroina.

Passò per il padiglione, verso i campi gialli che non


finivano mai. Portò a Frank per tra una moltitudine di
spiriti ad un orto di alcuni pioppi neri.

—Hai lasciato l'Eliseo—dijo Frank, attonito—, affinché


tua madre non soffra.

—Non si merita un punizione eterno—dijo Hazel.

—Ma… che cosa passa ora?

—Nada—dijo Hazel—. Niente… per tutta l'eternità.

Andarono alla deriva senza rotta. Gli spiriti alla sua


periferia si muovevano come pipistrelli, persi e
confusi, senza ricordare suo passato o neanche i suoi
nomi. Hazel ricordava tutto. Chissà perché era figlia di
Plutone, ma non dimenticò mai chi era, o perché stava
lì.

—Ricordare fece la mia vita dopo la morte più dura—le


disse Frank che seguiva al suo fianco come un lare
violetto—. E per molte volte che cercasse di arrivare al
palazzo del mio padre…—señaló al grandioso castello
nero che si sollevava nella distanza—. Non potei
raggiungerlo mai. Non poteva lasciare i Campi di
Asfódelo.

—Vestisti un'altra volta tua madre?

Hazel negò con la testa.


—Non avrebbe saputo chi sono. Questi spiriti… è come
un sonno eterno per essi, una trance infinita. Questa è
la cosa migliore che potei fare per lei.

Il tempo perse il suo senso, ma dopo un'eternità, ella e


Frank si sedettero insieme abbasso un pioppo nero,
ascoltando le grida dei Campi di Punizione. Nella
distanza, sotto la luce artificiale dell'Eliseo, le Isole
dei Felici brillavano come smeraldi in un rifulgente
lago azzurro. Barche bianche tagliavano l'acqua e le
anime dei grandi eroi godevano della luce nelle
spiagge in una perpetua fortuna.

—Non ti meriti i Campi di Asfódelo—protestó Frank—.


Dovresti stare con gli eroi.

—Questo è solo un eco—dijo Hazel—. C'alzeremo,


Frank. Assolo sembra che sia per sempre.

—Quello non importa—protestó—. Ti hanno tolto tutto


nella vita, andavi a crescere trasformandoti in una
donna bel y…—su caro diventò di un violetto oscuro—
… andavi a sposare con alguien—dijo con calma—,
avresti potuto avere una buona vita. L'hai perso tutto.

Hazel inghiottì saliva. Non era stato tanto duro negli


Asfódelos la prima volta, quando era stato sola.
Avendo a Frank con lei le faceva sentire molto più
triste. Si era fissato non arrabbiarsi per il suo destino.
Hazel ricordò l'immagine di lei essendo adulta,
sorridendo ed innamorata. Sapeva che non avrebbe
bisogno di troppa amarezza rovinare la sua
espressione e farle sembrare come la Regina Marie. Mi
merito qualcosa meglio diceva sempre sua madre.
Hazel non poteva permettersi a sé stessa sentire
quello.

—Lo sento, Frank—dijo—. Credo che tua madre si


sbagliava. Ci sono volte da condividere un problema
non fa sobrellevarlo migliore.

—In realtà sé che il hace—Frank lascia cadere la sua


mano verso la tasca del suo cappotto—. Credo che
abbiamo tutta un'eternità per parlare, per quello che
ho qualcosa da dirti.

Tirò fuori un oggetto avvolto in un tessuto, dello


stesso volume che un paio di occhiali. Quando lo
svolse, Hazel vide un pezzo di legno mezzo bruciato,
brillando con una luce violetta. Hazel corrugò il
cipiglio.

—Che cosa è…?—allora la verità l'attraversò, fredda e


dura come un soffio di aria fredda—. Fineo disse che la
tua vita dipendeva da un legno bruciato.

—È cierto—dijo Frank—. Questa è la mia linea della


vita, letteralmente.

Gli spiegò come la dea Juno era apparso quando era un


bebè, come sua nonna aveva preso il legno del falò.

—La Nonna disse che aveva doni, alcuni talenti che


abbiamo il nostro ancestro, l'argonauta. Quell'e che
mio padre è Marte…—se restrinse di spalle—. Si
suppone che devo essere poderoso o qualcosa. Quello è
per quello che la mia vita può ardere tanto facilmente.
Iride disse che morrebbe sottomettendo questo,
vedendolo ardere.

Frank girò il pezzo di legno nelle sue dita. Perfino


nella sua forma fantasmagorica, sembrava grande e
robusto. Hazel indovinò che sarebbe enorme quando
crescesse, tanto forte e guarisco come un bue. Non
poteva credere che la sua vita dipendesse da qualcosa
di tanto piccolo come un palo.

—Fran, come puoi portarlo tanto tranquillo? —


domandò—. Non hai paura di quello che possa
passargli?

—Quello è per quello che te lo sto contando—le offrì il


legno—. So che è troppo chiedere, ma potresti
conservarmi lo tu?

A Hazel gli diede rovesciate la testa. Fino ad allora,


aveva accettato la presenza di Frank nel suo
svenimento. Gli aveva lasciato accompagnarla nel suo
passato, perché sembrava giusto insegnargli la verità.
Ma si domandava se Frank stava sperimentando in
realtà quello, o se suolo si stava immaginando la sua
presenza. Perché gli confiderebbe la sua vita?

—Frank—dijo—, sai chi sono. Sono la figlia di Plutone.


Tutto quello che tocco si rompe. Perché ti fideresti di
me?

—Sei il mio migliore amiga—puso il legno nelle sue


mani—. Mi fido di te più che in nessuno.

Voleva dirgli che era un errore, si voleva restituirsilo,


ma prima che potesse dire nient'altro un'ombra
incombè su essi.

—Il nostro treno sta aquí—supuso Frank.

Quasi Hazel aveva dimenticato che stava rivivendo il


suo passato. Nico diedi Angelo stava in piedi dietro lei
nel suo cappotto nero, con la sua spada di acciaio
stigio al suo fianco. Non vide a Frank, ma guardò a
Hazel e sembrò potere vedere la sua vita intera.

—Sei distinta—dijo—. Sei una figlia di Plutone, ricordi


il tuo passato.

—Sí—dijo Hazel—. E tu sei vivo.

Nico la studiò come se stesse leggendo un menù,


decidendo se chiedere o no.

—Sono Nico diedi Angelo—dijo—. Sto cercando mia


sorella. La morte è andata via, cosicché credo… credo…
che potrebbe restituirla alla vita e nessuno si
renderebbe conto.

—Di giro alla vita? —Domandò Hazel—. Quello è


possibile?

—Dovrebbe serlo—suspiró Nico—. Ma ella è andata via.


Ha scelto rinascere in una nuova vita. Arrivo tardi.
—Lo sento.

Egli sottomise la sua mano.

—Anche tu sei mia sorella. Ti meriti un'altra


opportunità, vedono conmigo.Capítulo 30Hazel—
HAZEL—PERCY stava Scuotendolo La Spalla—.
Svegliate, stiamo arrivando da Seattle.

Si incorporò nauseata, mentre l'accecava la luce della


mattina.

—Frank?

Frank grugnì, lavandosi gli occhi.

—Finiamo di… finiamo di…?

—Siete svenuti i dos—dijo Percy—. Non so perché, ma


Ella mi disse che non mi preoccupassi. Mi disse che
stavate… condividendo?

—Compartiendo—repitió Ella. Si chinò in poppa,


preparandosi le piume delle ali coi denti, qualcosa che
non sembrava una forma molto effettiva di igiene
personale. Sputò un paio di piume rosse—. Condividere
è buono. Non più svenimenti. Hazel ha condiviso. Non
più svenimenti.

Percy si grattò la testa.

—Sì… stiamo avendo conversazioni di quello tipo tutta


la notte. Seguo senza sapere di che cosa sta parlando.
Hazel mise la mano nella sua tasca, potè sentire il
pezzo di legno avvolto in un tessuto. Guardò a Frank.

—Stavi lì.

Assentì. Non disse niente, ma la sua espressione era


chiara: sapeva di quello che si riferiva. Voleva che ella
mantenesse il pezzo di legno sicuro. Non era sicura di
sentirsi onesta o spaventata. Nessuno gli aveva
confidato qualcosa di tanto importante.

—Esperad—dijo Percy—, volete dire che avete


condiviso un svenimento? Vi affievolite insieme a
partire da ora?

—No—dijo Ella—. No, non e no. non ci sono più


svenimenti. Più libri per Lei. Libri in Seattle.

Hazel guardò per l'acqua. Stavano navigando per una


gran baia, facendosi strada per una cosa guadata di
edifici bassi. Vicinati popolavano alcune colline. Della
più alta si sollevava una torre bianca con un piattello
nella cosa più alta, come un'imbarcazione spaziale dei
vecchi film di Flash Gordon al quale Sammy gli piaceva
vedere. "Non ci saranno più svenimenti?" pensò Hazel.
Dopo li avere sofferti tanto, l'idea sembrava buona.
Come poteva essere tanto sicura Ella? Ancora così,
Hazel si sentiva distinta… più radicata, come se non
cercasse di vivere in due mai più mondi. Ogni muscolo
del suo corpo cominciò a rilassarsi. Si sentì come se
finalmente si fosse disfato di una giacca che era da
mesi vestendo. In qualche modo, avendo a Frank con
lei durante gli svenimenti aveva aiutato. Aveva
rivissuto tutto il suo passato fino a dove cominciava il
presente. Ora doveva incentrarsi nel futuro,
supponendo che avesse alcuno. Percy guidò la barca
verso le molle della città. Mentre si avvicinava, Ella
grattava nervosa il mucchio di libri.

Anche Hazel cominciò a sentirsi nervosa. Non era


sicura del perché. Era un chiaro e soleggiato giorno in
Seattle e questo sembrava un bel posto, con le sue
strade ed i suoi ponti, le sue mele di edifici brillando
nella baia, e le sue montagne incoronate con neve
sollevandosi nella distanza. Ancora così, si sentì
osservata.

—Ehi… perché ci fermammo qui? —domandò.

Percy mostrò loro l'anello argentato nel suo ciondolo.

—Reyna ha qui una sorella. Mi chiese che la trovasse e


gli insegnasse questo.

—Reyna ha una sorella? —domandò Frank, come se


l'idea lo terrorizzasse.

Percy assentì.

—Apparentemente Reyna crede che sua sorella


potrebbe inviare aiuto all'accampamento.

—Amazonas—murmuró Ella—. Territorio di Amazzoni.


Hmm. Ella troverà biblioteche. Non mi piacciono
amazzoni. Feroci. Scudi. Spade. Appuntite. Au.
Frank alzò la sua lancia.

—Amazzoni? Come… ragazze guerriere?

—Quell'avrebbe sentido—dijo Hazel—. Se anche la


sorella di Reyna è figlia di Belona, vedo già perché si è
unito alle amazzoni. Ma… è sicuro per noi stare qui?

—No, non e no—dijo Ella—. Ottenere libri invece di


quello. Non amazzoni.

—Abbiamo che intentarlo—dijo Percy—. Lo promisi a


Reyna. Inoltre, il Pax non lo portava bene. Sto
spingendolo per molto tempo.

Hazel guardò i suoi piedi. C'era acqua per tra le tavole


del suolo.

—Oh.

—Sí—coincidió Percy—. Oppure possiamo sistemarlo o


trovare uno nuovo. Mi sono sforzato già troppo
portandolo qui con la mia forza di volontà. Ella, hai
alcuno idea da dove possiamo trovare le amazzoni?

—E… eh…—dijo Frank, nervoso—, non ammazzano gli


uomini vedendoli o qualcosa così?

Ella guardò le molle della città, ad alcuni metri.

—Ella vedrà dopo i suoi amici. Ella si andrà volando


ora.
E così lo fece.

—Bueno…—Frank raccolse una piuma che volava


nell'aria—. Quello è incoraggiante.

Attraccarono nella molla. Ebbero il tempo giusto per


scaricare le provviste prima che il Pax si rompesse in
mille pezzi. Affondò, lasciando un'unica tavola con un
occhio dipinto ed un altro con la lettera P
galleggiando tra le onde.

—Credo che non si possa arreglar—dijo Hazel—. Ed ora


che cosa?

Percy guardò le colline ripide del centro di Seattle.

—Speriamo che le amazzoni aiutino.

Stavano esplorando per ore. Trovarono alcuni


caramelle di cioccolato in un negozio di dolce.
Comprarono anche un paio di caffè tanto forti che a
Hazel gli diede rovesciate la testa. Si trattennero
all'aperto in una caffetteria e mangiarono alcuni
panini di salmone delizioso.

In un'occasione lei videro sorvolando tra alcune alte


torri, con un libro in ogni zampa. Ma non trovarono le
amazzoni. Per tutto il tempo, Hazel stette all'erta del
tempo. Ora era 22 di giugno, e l'Alaska seguiva molto
lontano. Finalmente vagarono per il sud della città ed
entrarono in una piazza circondata per alcuni piccoli
edifici di mattoni e vetro. I nervi di Hazel
cominciarono a formicolargli. Guardò intorno a suo,
sicura di essere osservata.

—Allí—dijo.

Alcuni uffici alla sua sinistra avevano una sola parola


registrata nelle porte di vetro: AMAZON.

—Oh—dijo Frank—. Ehi… no, Hazel. Quello è qualcosa


di moderno. Benché Amazon sia una compagnia col
nome delle amazzoni in inglese, non hanno niente a
che vedere. Essi vendono cose in Internet, non sono
amazzoni…

—A non essere que…—Percy entrò per le porte. Hazel


aveva una strana sensazione, ma ella e Frank gli
seguirono.

L'entrata era come un acquario: pareti di vetro, un


brillante suolo nero, alcune piante di plastico e quasi
nient'altro. Contro la parete di dietro, alcune scale di
pietra nere andavano sopra e sotto. Nel mezzo della
stanza stava una donna giovane vestita con un abito
nero, aveva i capelli di un colore castano rossiccio e
con un auricolare di vigilante di sicurezza. Il suo
biglietto identificadora diceva "Kinzie." Il suo sorriso
era amichevole, ma i suoi occhi ricordavano a Hazel ad
un poliziotto a Nuova Orleans che pattugliava di notte
il suo quartiere. Sembrava sempre che potesse vederti
l'anima, come se stesse pensando come potere
ammazzarti la cosa più rapida possibile.

Kinzie assentì a Hazel, ignorando i ragazzi.


—Posso aiutarti?

—Ehi… quell'espero—dijo Hazel—. Stiamo cercando le


amazzoni.

Kinzie guardò la spada di Hazel ed allora la lancia di


Frank benché non avessero potuto mai essere visibile
attraverso la Nebbia.

—Questa è la centrale di Amazon—dijo con cautela—,


hai alcuno appuntamento o…?

—Hylla—l'interruppe Percy—. Stiamo cercando ad una


piccola chiamata…

Kinzie si mosse tanto rapido che gli occhi di Hazel a


pene poterono seguirla. Gli attaccò un calcio nel petto
a Frank e gli inviò volando all'indietro per l'entrata.
Tirò fuori una spada dall'aria, e battè a Percy col
manico della sua spada, e gli attaccò un cazzotto basso
il suo mento.

Hazel raggiunse troppo tardi la sua spada. Una dozzina


di piccole di nero abbassarono delle scale, con le spade
nella mano e la circondarono.

Kinzie guardò a Percy.

—Prima regola: gli uomini non parlano senza


permesso. Seconda regola: oltrepassare il nostro
territorio è punito con la morte. Vi troverete con la
Regina Hylla, sta bene. Sarà quella che decida il vostro
destino.

Le amazzoni confiscarono le armi del trio e fecero loro


abbassare tante scale che Hazel perse il conto.

Finalmente apparvero in una caverna tanto grande che


avrebbero potuto sistemare dieci scuole coi suoi
recinti di sport e tutto. Alcune luci fluorescenti
brillavano per tutto il soffitto di roccia. Alcuni nastri
trasportatore percorrevano la sala come fiumi di
acqua, caricando scatole in tutte le direzioni. Scaffali
di metallo si estendevano fino all'infinito, pieni di
scatole di oggetti. Le gru ronzavano ed alcuni braccia
robóticos runruneaban, caricando scatole di cartone,
imballando spedizioni e portando e portando cose dei
nastri trasportatore. Alcuni degli scaffali erano tanto
alti che suolo erano accessibili con scale o passerelle
che si estendevano per il soffitto come le impalcature
di un teatro.

Hazel ricordò i notiziari che aveva visto quando era


bambina. Si era impressionato sempre per le scene
delle fabbriche costruendo aeroplani ed armi per la
guerra: cientos e cientos di armi costruendosi in
catena ogni giorno. Ma non era niente comparato con
quello, e quasi tutto il lavoro era fatto per computer e
robot. Gli unici umano che poteva vedere Hazel erano
alcune vigilante di sicurezza vestite di nero
pattugliando le passerelle, ed alcuni uomini vestiti in
carine arance, come uniformi di prigione, conducendo
alcuni carriole elevadoras, ripartendo tavolozze di
scatole. Gli uomini vestivano collane di ferro attorno
ai suoi colli.
—Avete schiavi? —Hazel seppe che potrebbe essere
pericoloso parlare, ma era tanto furiosa che non potè
trattenersi.

—Gli uomini? —Kinzie sciolse una sghignazzata—. Non


sono schiavi. Stanno nel suo posto. Ora, moveos.

Camminarono tanto che i piedi di Hazel cominciarono


a dolere. Pensò che erano arrivati alla fine del
magazzino quando Kinzie aprì alcuni sistemate doppi
e portò ad un'altra caverna, uguale di grande che
l'anteriore.

—Né l'Inframundo è così grande—Hazel si lamentò,


quello che non era probabilmente verità, ma così lo
sentivano i suoi piedi.

Kinzie sorrise con aria di sufficienza.

—Ammiri la nostra base di operazioni? Sì, il nostro


sistema di distribuzione si estende per tutto il mondo.
C'è stato da molti anni e la maggior parte della nostra
fortuna costruirlo. Ora, finalmente, stiamo ottenendo
il nostro profitto. I mortali non si rendono conto che
stanno fondando il regno delle amazzoni. Presto,
saremo più ricchi di qualunque nazione mortale.
Allora, quando i deboli mortali dipendano in noi per
tutto, la rivoluzione avrà cominciato.

—Che cosa fate? —Si lamentò Frank—. Cancellare le


imbarcazioni gratuite?
Un guardiano diede un colpo col manico della sua
spada nella sua pancia. Percy cercò di aiutarlo, ma due
guardiani più lo spinsero coi manici delle sue spade.

—Imparerete respeto—dijo Kinzie—. Uomini come voi


avete distrutto il mondo mortale. L'unica società in
harmonía è controllata per donne. Siamo più forti, più
intelligenti…

—… più humildes…—dijo Percy. Unisci guardiani


cercarono di battergli, ma Percy si chinò.

—Rozza! —disse Hazel. Sorprendentemente, i


guardiani ascoltarono.

—Hylla ci giudica, non è certo? —Domandò Hazel—.


Perché ci porti davanti a lei. Stiamo spendendo il
tempo.

Kinzie assentì.

—Chissà abbi ragione. Abbiamo problemi più


importanti. E tempo… il tempo è definitivamente un
problema.

—A che cosa ti riferisci? —domandò Hazel.

Un guardiano sbuffò:

—Potremmo portarli davanti ad Otrera. Chissà


riusciamo a guadagnarci così il suo favore.

—No! —L'infilzò Kinzie—. Preferirebbe vestire una


collana di ferro e condurre una carriola elevadora.
Hylla è la regina.

—Fino a questa noche—murmuró un altro guardiano.


Kinzie alzò la sua spada. Per un secondo Hazel pensò
che le amazzoni andavano a cominciare a lottare tra
esse, ma Kinzie sembrava avere la rabbia basso
controllo.

—Suficiente—dijo—. Vámonos.

Attraversarono un corridoio di traffico di carterillas,


deambularono per un labirinto di nastri trasportatore
e si chinarono sotto un mucchio di braccia meccaniche
che stavano imballando scatole.

La maggior parte dei prodotti sembrava


alucinantemente ordinario: libri, apparati elettronici,
pannolini di bebè, etc. Ma contro una parete c'era un
carro di guerra con un gran codice di sbarre ad un
lato. Di un giogo c'era penzoloni un cartello che si
leggeva: ASSOLO UNO IN STOCK. CHIEDERE PIÙ! , PIÙ
IN STRADA.

Finalmente entrarono in una caverna più piccola che


sembrava una combinazione di una zona di carico ed
una sala del trono. Le pareti erano allineate con sei
piani di librerie metalliche decorati con stendardi di
guerra, scudi dipinte e decapitate teste di draghi, idro,
leoni giganti ed orsi selvaggi. In guardia ad ogni lato
avevano dozzine di carriole modificate per la guerra.
Un uomo con collana di ferro guidava ogni macchina,
ma una guerriera amazzone stava in piedi dietro in
una piattaforma, equipaggiando una balestra
gigantesca. I denti di ogni carriola erano stati affilati e
convertiti in foglie di spada gigantesche.

Le librerie della stanza di quella stanza avevano


ammucchiate gabbie che contenevano animali vivi.
Hazel non poteva credere quello che stava vedendo:
mastini neri, aquile giganti, un ibrido tra un'aquila ed
un leone che potrebbe essere un rubinetto, ed una
formica rossa del volume di un'automobile.

Vide con orrore una carriola entrando nella stanza,


caricando una gabbia con un bel pegaso bianco, e si
allontanò mentre il cavallo nitriva in protesta.

—Che cosa state facendo al povero animale? —chiese


Hazel.

Kinzie corrugò il cipiglio.

—Il pegaso? Starà bene. Qualcuno debito di avere


chiesto uno. Il trasporto ed il maneggio sono brusci,
ma…

—Può comprarsi una pegaso on-line? —domandò Percy.

Kinzie lo guardò.

—È ovvio che no, uomo. Ma le amazzoni sé possiamo.


Abbiamo seguaci per tutto il mondo. Hanno bisogno di
somministrazioni di questa maniera.

Del magazzino c'era alla fine una pedana costruita con


tavolozze di libri: pile di romanzi vampíricas, pareti di
romanzi di suspense di James Patterson, ed un trono
fatto di cientos di copie di qualcosa chiamata "Cinque
abitudini delle donne altamente aggressive."

Nella base delle scale, c'erano alcune amazzoni vestite


di camuffamento che stavano avendo una forte
discussione con una donna giovane, la regina Hylla,
suppose Hazel, che osservava ed ascoltava dal suo
trono.

Hylla aveva circa venti anni, agile e magra come una


tigre. Vestiva un maglione di cuoio nero ed alcuni
stivali neri. Non aveva corona, ma attorno alla sua vita
c'era una strana cintura fatta di cavi dorati che si
intrecciavano, come il design di un labirinto. Hazel
non poteva credersi molto la cosa che somigliasse a
Reyna: un po' più maggiore, chissà, ma con lo stesso
pelo lungo e nero, gli stessi occhi oscuri e la stessa
espressione dura, come se cercasse di decidere quale
delle amazzoni che stavano davanti a lei meritava più
la morte.

Kinzie lanciò un'occhiata alla discussione e grugnì di


dispiacere:

—Agenti di Otrera, espandendo le sue bugie.

—Che cosa? —domandò Frank.

Allora Hazel si trattenne tanto in secco che i guardiani


dietro lei si imbatterono. Ad alcuni metri del trono
della regina, due amazzoni custodivano una gabbia.
Dentro c'era un cavallo bello, non unisco alato, bensì
un maestoso e poderoso riproduttore con una pelle del
colore del miele ed un crine nero. I suoi feroci occhi
marroni guardavano a Hazel, ed ella avrebbe giurato
che sembrava impaziente, come se pensasse:
Finalmente, dopo tanto tempo, sei venuto.

—È él—murmuró Hazel.

—Egli, chi? —domandò Percy.

Kinzie corrugò il cipiglio con preoccupazione, ma


quando vide a quello che Hazel stava guardando, la sua
espressione di ammorbidì:

—Ah, sé. Bello, verità?

Hazel sbattè le palpebre per assicurarsi che non stava


allucinando. Era lo stesso cavallo che aveva perseguito
in Alaska. Era sicura di ciò, ma era impossibile. Nessun
cavallo poteva vivere tanto.

—Appena Está…—Hazel poteva controllare la sua voce


—…. Sta in vendita?

I guardiani risero.

—È Arión—dijo Kinzie, paziente, come se capisse il


fascino di Hazel—. È un tesoro reale delle amazzoni,
deve essere reclamato per la più valorosa di nostri
guerriere, se fai caso della profezia.

—Profezia? —domandò Hazel.


L'espressione di Kinzie diventò dolorosa, quasi
imbarazzata.

—Non importa. Ma no, non sta in vendita.

—Allora perché sta in una gabbia?

Kinzie fece una smorfia.

—Perché… è difficile.

Come per sceneggiarlo, il cavallo attaccò un colpo con


la sua testa contro la porta della gabbia. Le sbarre di
metallo tremarono, ed i guardiani retrocederono,
nervose.

Hazel voleva liberare quello cavallo. Lo voleva più che


qualunque cosa che avesse caro prima. Ma Percy,
Frank ed una dozzina di guardiani amazzoni stavano
guardandola, per quello che cercò di nascondere le sue
emozioni.

—Solo preguntaba—se li inventò—, vediamo la regina.

La discussione nella stanza si fece più forte.


Finalmente la regina si rese conto del gruppo di Hazel
avvicinandosi ed infilzò:

—Sufficiente.

Le amazzoni che discutevano tacquero


immediatamente. La regina li separò con un gesto e
fece un segno affinché Kinzie si affrettasse.

Kinzie guidò a Hazel ed i suoi amici verso il trono.

—La mia regina, questi semidei…

La regina si mise in piede.

—TU!

Guardò a Percy Jackson con una furia smisurata.

Percy mormorò qualcosa in greco antico che le suore


che Hazel aveva di insegnanti in Santa Agnes
avrebbero trovato insultanti, di quello Hazel era
sicura.

—Sujetapapeles—dijo—. Spa. Pirati.

Quello non aveva senso per Hazel, ma la regina


assentì. Scese dal suo trono di best-sellers e tirò fuori
una daga dalla sua cintura.

—Sei stato incredibilmente stupido venendo aquí—dijo


—. Distruggesti la mia casa. Ci facesti.

—Percy—dijo Frank, scomodo—, di che cosa sta


parlando la donna aterrorizante?

—L'Isola di Circe—dijo Percy—. L'appena ho ricordato.


Il sangue di gorgona, chissà stia cominciando a curare
la mia mente. Il Mare dei Mostri… Hylla… noi dio il
benvenuto nelle molle, e ci porto a vedere la sua capa.
Hylla lavorava per la maga.

Hyla sorrise coi suoi perfetti denti bianchi.

—Stai dicendomi che hai amnesia? Sai già, quasi ti


credo. Che cosa un'altra cosa potrebbe portarti a
commettere tale stupidità?

—Veniamo in sono di paz—insistió Hazel—. Che cosa ti


fece Percy?

—Pace? —La regina alzò le sue sopracciglia guardando


a Hazel—. Che che cosa mi fece? Questo uomo
distrusse la scuola di magia di Circe!

—Circe mi convertì in un conejillo di indio! —protestò


Percy.

—Non ci siano scuse! —Disse Hylla—. Circe era una


donna saggia e generosa. Avevo una stanza ed un
tavolo, un buon piano di salute, leopardi di mascotti,
pozioni gratis, tutto! E questo semidio con la sua
amica, la bionda…

—Annabeth—Percy si battè la fronte come se tentasse


che i suoi ricordi girassero più rapido—. Quello è.
Stetti lì con Annabeth.

—Tu liberasti al nostro captivos: Barbanegra ed il suo


piratas—se girò verso Hazel—. Sei stato sequestrata
qualche volta per pirati? Non è divertente. Ridussero il
nostro spa a cenerino. Mia sorella ed io fummo
prigioniere per mesi. Fortunatamente siamo figlie di
Belona. Impariamo a lottare rapidamente. Se non
hubiéramos…—se scosse—. Buono, i pirati impararono
a rispettarci. A poco a poco arriviamo a California
dónde…—vaciló come se i ricordi fossero dolorosi—,
dove mia sorella ed io partiamo verso strade distinte.

Camminò verso Percy fino a che stettero naso con


naso. Mise la sua daga abbasso il suo mento.

—Ovviamente, sopravvissi e prosperai. Sono arrivato


ad essere regina delle amazzoni e chissà debba
ringraziare per te egli.

—I grazie sono bienvenidas—dijo Percy.

La regina inchiodò un po' più il suo coltello.

—Non importa. Credo che ti ammazzassi.

—Spera! —Gridò Hazel—. Reyna ci hai inviato! Tua


sorella! Guarda l'anello del suo ciondolo!

Hylla corrugò il cipiglio. Scese il coltello fino al


ciondolo da Percy fino a che segnalava l'anello
argentato. Il suo caro empalideció.

—Spiega esto—miró a Hazel—. Rapido.

Hazel lo tentò. Descrisse l'Accampamento Giove. Parlò


alle amazzoni su che Reyna era pretore e l'esercito di
mostri che andava verso il sud. Parlò loro della sua
missione di liberare a Tánatos in Alaska.
Mentre Hazel parlava, un altro gruppo di amazzoni
entrarono nella stanza. Un'era più alta della
sottrazione, con un capelli argentati intrecciato e
vestita con alcuni fini vestiti di seta come una
matrona romana. Le altre amazzoni la seguivano,
trattandola con tanto rispetto che Hazel si domandò se
era la madre di Hylla, fino a che si rese conto di come
Hylla e l'anziana guardavano le daghe dell'altre.

—Cosicché abbiamo bisogno del vostro ayuda—Hazel


finì la storia—. Reyna ha bisogno del tuo aiuto.

Hylla afferrò il ciondolo di cuoio di Percy e glielo


strappò, tirandolo al suolo coi conti, l'anello e la
tavoletta di probatio.

—Reyna, quella ragazza tonta…

—Buono! —l'anziana l'interruppe—. I romani hanno


bisogno del nostro aiuto? —rise, e le amazzoni alla sua
periferia lo furono unito.

—Quante volte lottiamo contro i romani nei miei


tempi? —Domandò la donna—. Quante volte hanno
ammazzato le nostre sorelle nella battaglia? Quando io
ero la regina…

—Otrera,—l'interruppe Hylla—, sei il nostro ospite.


Non sei oramai mai più la regina.

L'anziana alzò le sue mani e fece un gesto di beffa.

—Come tu hai detto, almeno fino a questa notte. Ma io


dico la verità, Regna Hylla—dijo "regna come" se si
burlasse—. Mi hai portato la Madre Terra in persona!
Porto notizie di una nuova guerra. Perché dovremmo
le amazzoni seguire a Giove, quello stupido re
dell'Olimpo, quando possiamo seguire una regina?
Quando prenda il comando…

—Se prendi il mando—dijo Hylla—, ma per adesso,


sono la regina. La mia parola è la legge.

—Già veo—Otrera guardò le amazzoni riunite che


stavano in piedi molto rette, come se si trovassero in
due in una battaglia tigri—. Siamo diventati tanto
deboli come per ascoltare alcuni semidei uomini?
Perdonerai la vita a questo figlio di Nettuno, benché
spezzasse la tua casa? Chissà lasciagli spezzare la tua
nuova casa, anche!

Hazel sopportò la respirazione. Le amazzoni


guardarono tra Hylla ed Otrera guardando qualunque
segno di debolezza.

—Passerò il juicio—dijo Hylla in un tono gelato—, una


volta abbia tutti i fatti. È come comando, per la
ragione, non per la paura. In primo luogo, parlerò con
esta—estiró un dito verso Hazel—. È il mio dovere di
sentire ad una guerriera prima di condannarla a lei o i
suoi alleati. È la mia forma di amazzone. O
l'Inframundo ha tamponato i tuoi uditi, Otrera?

L'anziana adottò un'aria dispregiativa, ma non cerco


di discutere.
Hylla si girò verso Kinzie.

—Porta a questi uomini alle celle. Le altre, lasciateci.

Otrera alzò una mano verso la moltitudine.

—Come la sua regina ordini. Ma chiunque che voglia


sentire più busta Gea, ed il nostro glorioso futuro con
lei, venid con me!

La metà delle amazzoni la seguì fuori della stanza.


Kinzie grugnì con indignazione, allora ella e gli altri
guardiani trascinarono a Percy e Frank.

In poco tempo, Hylla e Hazel erano sole eccetto i


guardiani personali della regina. Ad un segno di Hylla,
si muoverebbero senza che lo percepissero i suoi uditi.

La regina si girò verso Hazel. La sua furia si dissolse e


Hazel vide la disperazione nei suoi occhi. La regina
sembrava uno dei suoi animali acchiappati abbattuta
in un nastro trasportatore.

—Dobbiamo hablar—dijo Hylla—. Non abbiamo molto


tempo. A mezzanotte, sicuramente stia
muerta.Capítulo 31HazelHAZEL si Porsi Fuggire. Non si
fidava della regina Hylla, e molto meno nell'altra
signora, Otrera. Soli tre guardiani rimanevano nella
stanza. Tutte si mantenevano nella distanza. Hylla era
armato con una sola daga. A tanta profondità, Hazel
potrebbe essere capace di creare un terremoto nella
sala del trono, o convocare un gran mucchio di scisto
od oro. Se potesse causare una gran distrazione,
potrebbe essere capace di scappare e trovare i suoi
amici.

Sfortunatamente, aveva visto alle amazzoni


combattere. Benché il regina assolo avesse una daga,
Hazel sospettava che potrebbe usarlo molto bene. E
Hazel era disarmata. Non l'avevano perquisita, quello
che significava grazie ai dei che non si erano portati il
legno di Frank della sua tasca del cappotto, ma si
erano portati il suo spatha.

La regina sembrava leggere i suoi pensieri.

—Dimenticati di scappare. Ovviamente, abbiamo


supposto già che lo tenteresti, ma ti avremmo
ammazzato.

—Grazie per l'avvertenza.

Hylla si avvilì di spalle.

—È il meno che posso fare. Mi credo che siate venuti in


sono di pace, mi credo che Reyna vi ha inviato.

—Ma non aiuti?

La regina studiò il ciondolo che aveva preso di Percy.

—È complicado—dijo—. Le amazzoni hanno avuto


sempre una relazione instabile con gli altri semidei,
specialmente con gli uomini semidei. Combattiamo per
il Re Príamo nella Guerra di troya, ma Achille
ammazzò la nostra regina, Pentesilea. Anni dopo
quello, Ercole rubò la cintura della regina Hipólita,
questa cintura che sto vestendo. Ci fu da secoli
recuperarlo. Molto prima di quello, nell'inizio della
nazione amazzone, un eroe chiamato Belerofonte
ammazzò a nostra prima regina, Otrera.

—Ti riferisci alla donna…?

—… che è appena andato, sé. Otrera, nostra prima


figlia, regna di Ara.

—Marte?

Hylla fece la faccia scontenta.

—No, definitivamente Ara. Otrera visse molto prima di


Roma, in una volta nel che tutti i semidei erano greci.
Sfortunatamente, molte di nostri guerriere
preferiscono le antiche forme. Figli di Arie… sono
sempre i peggiori.

—Le antichi formas…—Hazel aveva sentito dicerie su


semidei greco Octavian credevano che esistessero e
che stavano tramando in gran segreto contro Roma.
Ma non l'aveva creduto mai del tutto, perfino quando
Percy arrivò all'accampamento. Semplicemente egli
non l'aveva battuta come un malvagio e macchinatore
greco—. Ti riferisci a che le amazzoni sono un
miscuglio tra greco e romane?

Hylla continuò ad esaminare il ciondolo: i conti di


fango, la tavoletta di probatio… Lasciò cadere l'anello
di argento di Reyna della corda e lo mise nel suo
proprio dito.

—Suppongo che non ve l'insegnano


nell'Accampamento Giove. I dei hanno molti aspetti:
Marte ed Ara, Plutone e Hades. Quando si è immortale,
tendono ad accumulare personalità. Sono greci,
romani, americani… una combinazione di tutte le
culture che li hanno influenzati attraverso gli eoni. Lo
capisci?

—Non sono sicura. Sono tutte le amazzoni semidee?

La regina si avvilì di spalle.

—Tutte abbiamo qualcosa di sangue immortale, ma


molte di nostri guerriere discendono da altri semidei.
Alcune sono state amazzoni durante generazioni
innumerevoli. Altre sono figlie di divinità minori.
Kinzie, quella che vi ha guidati fino a qui, è la figlia di
una ninfa. E… qui ella stia.

La ragazza coi capelli castani rossicci si avvicinò alla


regina e si inclinò.

—I prigionieri stanno sicuro encerrados—informó


Kinzie—. Ma…

—Sé? —domandò la regina.

Kinzie inghiottì saliva come se avesse un cattivo


sapore nella bocca.

—Otrera si è assicurato che le sue seguaci conservino


le celle. Lo sento, la mia regina.

Hylla strinse le sue labbra.

—Non importa. Rimani con noi, Kinzie. Stavamo


parlando della tua situazione.

—Otrera—supuso Hazel—, Gea l'ha portata di giro della


morte per organizzare una guerra civile tra le
amazzoni.

La regina sospirò.

—Se quello è il suo piano, sta funzionando. Otrera è


una leggenda tra la nostra gente. Decide di tornare ad
ottenere il trono e guidarci ad una guerra contro i
romani. Molte delle mie sorelle la seguiranno.

—Non todas—gruñó Kinzie.

—Ma Otrera è un spirito! —disse Hazel—. Ella


neanche…!

—… è reale? —la regina studiò a Hazel con attenzione


—. Lavorai con la malefico Circe per molti anni.
Riconosco un'anima che ha girato alla vita quando la
vedo. Quando moristi, Hazel? In 1920? 1930?

—1942—dijo Hazel—. Ma… non mi ha inviato Gea. Sono


tornato per fermarla. È la mia seconda opportunità.

—Il tuo secondo oportunidad…—Hylla osservò le file di


caretillas armati, ora vuote—. So quello che sono le
seconde opportunità. Quello ragazzo, Percy Jackson,
distrusse la mia antica vita. Non mi riconosceresti se
mi avessi visto. Vestiva vestiti e mi truccavo. Era una
glorificata segretaria, un polso Barbie maledetto.

Kinzie fece un gesto di un artiglio con tre dita sopra al


suo cuore, come i gesti di vudù che faceva la madre di
Hazel per proteggersi dal male.

—L'isola di Circe era un posto sicuro per Reyna e


ferma mí—prosiguió la regina—. Eravamo figlie della
dea della guerra, Belona. Voleva proteggere a Reyna da
ogni violenza. Allora Percy Jackson liberò i pirati. Ci
sequestrarono e Reyna io imparammo a lottare.
Scopriamo che eravamo buone con le armi. Durante i
quattro anni passati, volli ammazzare a Percy Jackson
per fare indurirci.

—Ma Reyna è il pretore del Campamento Júpiter—dijo


Hazel—. Tu sei regina delle amazzoni. Chissà fuori il
vostro destino.

Hylla giocherellò con la collana nella sua mano.

—Chissà non sia più regina molto tempo.

—Prevarrai! —insistè Kinzie.

—Se il destino lo decide así—dijo Hylla senza


entusiasmo.

—Vedi già, Hazel, Otrera mi ha sfidato ad un dolore.


Ogni amazzone ha quello diritto. Oggi a mezzanotte,
lotteremo per il trono.

—Ma… sei tu buona, non è certo? —domandò Hazel.

Hylla cercò di sorridere.

—Buona, sì… ma Otrera è la fondatrice delle amazzoni.

—È molto più maggiore. Chissà stia fuori di pratica,


stando morto tanto tempo.

—Spero che abbia ragione, Hazel. Vedi già, è una


battaglia a morte.

Sperò che lo comprendesse. Hazel ricordò quello che


Fineo gli aveva detto in Portland: come aveva ottenuto
una forma rapida di ritornare della morte, grazie a
Gea. Ricordò come le gorgonas aveva tentato re-
convertirse nel Tevere.

—Perfino benché la mataras—dijo Hazel—, la


girerebbe. Finché Tánatos è incatenato, non seguirà
morta per molto tempo.

—Exacto—dijo Hylla—. Otrera ci ha detto già che ella


non può morire. Cosicché benché la vinca questa
notte, ritornerà e mi sfiderà di nuovo al giorno dopo.
Non c'è nessuna legge contro lo sfidare alla regina
tante volte quante si ami. Può insistere nel lottare
contro me ogni notte, fino a che finalmente mi vinca.
Non posso guadagnare.

Hazel guardò il trono. Si immaginò ad Otrera seduto lì


coi suoi fini vestiti ed i suoi capelli argentati,
ordinando a suoi guerriere che attaccassero Roma. Si
immaginò la voce di Gea risuonando quella caverna.

—Deve c'essere una manera—dijo—. Non hanno le


amazzoni… poteri speciali o qualcosa?

—Non più che gli altri semidioses—dijo Hylla—.


Possiamo morire, come qualunque altro mortale. C'è
un gruppo di cassieri che seguono la dea Artemide. Ci
sono volte che sono confuse con le amazzoni, ma i
Giacconi rinunciano la compagnia degli uomini in
cambio di una vita quasi infinita. Noi le amazzoni,
preferiamo una vita intera al massimo. Amiamo,
lottiamo e moriamo.

—Credeva che odiaste gli uomini.

Hylla e Kinzie risero contemporaneamente.

—Odiare gli uomini? —disse la regina—. No, no, ci


piacciono gli uomini. Assolo vogliamo mostrarloro chi
sta al comando. Ma sta fuori di contesto. Se potesse,
congregherebbe le mie truppe ed andrebbe in aiuto di
mia sorella. Sfortunatamente, il mio potere è tenue.
Quando sia assassinata in combattimento, quella che è
questione di tempo, Otrera sarà la regina. Andrà verso
l'Accampamento Giove con le nostre forze, ma non
andrà in aiuto di mia sorella. Si unirà all'esercito del
gigante.

—È che detenerla—dijo Hazel—. I miei amici ed io


ammazziamo a Fineo, uno degli altri domestici di Gea
in Portland. Chissà possiamo aiutarti!

La regina negò con la testa.

—Non possiamo interferire. Come regna, devo lottare


le mie proprie battaglie. Inoltre, i tuoi amici sono
imprigionati. Se lascio loro andare, sembrerò debole.
Oppure vi eseguo ai tre per intrusi od Otrera lo farà
quando sia regina.

Il cuore di Hazel diede un rovesciamento.

—Cosicché suppongo che siamo le due morte. Io per la


seconda volta.

Nell'angolo, dalla sua gabbia, il cavallo Ario nitrì con


furia, attaccò calci e stampò i suoi zoccoli contro le
sbarre.

—Il cavallo sembra sentire il tuo desdicha—dijo la


regina—. Interessante. È immortale, sai già, il figlio di
Nettuno e Cerere.

Hazel sbattè le palpebre.

—Due dei ebbero un cavallo per figlio?

—È una storia molto lunga.

—Oh—la caro di Hazel diventò rossa, imbarazzata.

—È il cavallo più rapido del mundo—dijo Hylla—.


Pegaso è più famoso, con le sue ali, ma Ario corre
come il vento sul mare o busta la terra. Non c'è
creatura più rapida. Ci fu da anni catturarlo, uno dei
nostri grandi premi. Ma non ci fa bene. Questo cavallo
non permette a nessuno che gli monti. Credo che odi
le amazzoni. E è troppo caro di mantenere. Si mangia
qualunque cosa, ma preferisce l'oro.

A Hazel gli percorse un brivido.

—Mangia oro?

Ricordò al cavallo seguendola dietro per l'Alaska anni.


Aveva creduto vederlo mangiando pezzi di oro che
apparissero dietro le sue orme. Si inginocchiò e pressò
la sua mano contro il suolo. Immediatamente, la pietra
apparve. Un pezzo di oro del volume di un pugno uscì
dalla terra. Hazel si alzò, esaminando il suo valore.

Hylla e Kinzie la guardarono.

—Come hai…?—la regina prese alito—. Hazel,


attenzione!

Hazel si avvicinò alla scatola del riproduttrice. Mise la


sua mano tra le sbarre ed Ario mangiò il pezzo di oro
della palma della sua mano.

—Increíble—dijo Kinzie—. L'ultima ragazza che tentò


quello…

—Ora ha un braccio metálico—finalizó la regina.


Studiò a Hazel con un nuovo interesse, come se stesse
decidendo se dirlo o non—. Hazel… abbiamo passato
anni cacciando questo cavallo. Ci dissero che la più
valorosa guerriera qualche giorno domerebbe Ario e lo
cavalcherebbe verso la vittoria, dandoci una nuova era
di prosperità per le amazzoni. Ancora nessuna
amazzone ha potuto toccargli, molto meno
controllarlo. Perfino Otrera l'ha tentato e fallì. Altre
due morirono cercando di cavalcargli.

Probabilmente quell'avrebbe preoccupato Hazel, ma


non poteva immaginarsi a quello bel cavallo ferendola.
Mise la sua mano attraverso le sbarre di nuove ed
accarezzò il muso di Ario. Annusò il suo braccio,
sniffando con curiosità, come se stesse domandando
"Più oro? Ñam"

—Ti darebbe più, Arión—Hazel segnalò alla regina con


la testa—. Ma credo che sia citata per un'esecuzione.

La regina Hylla guardava a Hazel ed il cavallo un ed


un'altra volta.

—Incredibile.

—La profecía—dijo Kinzie—. È possibile…?

Hazel poteva vedere le idee della regina, formandosi


nella sua testa, ordendo un piano.

—Hai valore, Hazel Levesque. E sembra che Ario ti


abbia scelto. Kinzie?

—Sì, la mia regina?


—Hai detto che i guardiani di Otrera stanno
custodendo le celle?

Kinzie assentì.

—Avrebbe dovuto prevedere quello. Lo sento…

—No, sta bene.

Gli occhi della regina brillarono, come Annibale,


l'elefante l'era da ogni volta che era liberato per
distruggere un forte—. Dovrebbe essere imbarazzante
per Otrera se le sue seguaci fallissero nei suoi compiti,
se, per esempio, sono vinte da un'estranea e succede
una fuga in una prigione.

Kinzie cominciò a sorridere.

—Sì, la mia regina. Molto vergognoso.

—Per supuesto—continuó Hylla—, nessuna dei miei


guardiani saprà niente di questo. Kinzie non dirà
niente di avere permesso una fuga.

—Ovviamente che no—coincidió Kinzie.

—E non ti marciremmo ayudar—la regna alzò le sue


sopracciglia guardando a Hazel—. Ma se tu, in qualche
modo, vincessi i guardiani e liberassi i tuoi amici… se,
per esempio, prendessi uno dei biglietti delle
guardiani amazzoni…

—E con un piccolo movimento abrieras—dijo Kinzie—,


le gabbie che sono chiuse.

—Se… i dei non lo vogliano!, qualcosa così pasara—


siguió la regina—, troveresti le armi dei tuoi amici e le
vostre somministrazioni nella stazione di guardiani di
fianco alle celle. E, chi sa? Se potessi ritornare alla
sala del trono finché io sto fuori preparandomi per il
dolore, buono, come ho menzionato, Ario è un cavallo
molto rapido. Sarebbe una pena se qualcuno lo rubasse
e l'usasse per scappare…

Hazel si sentì come se fosse stato collegata in una


presa. Gli percorse un crampo per tutto il corpo. Ario…
Ario potrebbe essere suo. Tutto quello che doveva fare
era riscattare i suoi amici e farsi strada per tra una
nazione intera di guerriere altamente allenate.

—Regna Hylla—dijo—, non sono una guerriera…

—Oh, sono molte forme di lottare, Hazel. Ho la


sensazione che sei intraprendente. E se la profezia è
corretta, aiuterai la nazione amazzone ad ottenere la
prosperità. Se avete successo in questa missione e
liberate a Tánatos, per esempio…

—… allora Otrera non potrebbe girare se fosse matada


—dijo Hazel—. Assolo dovresti vincerla… ehi… ogni
notte fino a che abbiamo successo.

La regina assentì, forzatamente.

—Sembra che abbiamo compiti impossibili pendenze.


—Ma ti stai fidando di mí—dijo Hazel—. E mi fido di te.
Guadagnerai tutte le volte che debba lottare.

Hylla gli diede la collana di Percy a Hazel.

—Spero che abbia razón—dijo la regina—. Ma dati


fretta in avere successo, vale?

Hazel si mise il ciondolo nella tasca. Diede la mano


alla regina, domandandosi se era possibile intavolare
un'amicizia tanto rapido con qualcuno, specialmente
con qualcuno che è stato per comandarti alla prigione.

—Questa conversazione non ha avuto lugar—le disse


Hylla a Kinzie—. Porta alla nostra prigioniera alle celle
e lasciala in mani dei guardiani di Otrera. E, Kinzie,
assicurati che vai via prima che qualcosa di sfortunato
succeda. Non voglio che le mie leali seguaci siano
incolpate di una fuga nella prigione.

La regina sorrise con birichinata, e per la prima volta,


Hazel risentì geloso di Reyna. Desiderò avere una
sorella come quello.

—Addio, Hazel Levesque—dijo la regina—. Se entrambe


moriamo questa notte… buono, mi rallegro di c'esserti
conocido.Capítulo 32HazelLA Prigione Amazzone Era
Nella cosa Alta di una libreria di magazzinaggio, a
venti metri nell'aria.

Kinzie la guidò per tre scale di mano fino ad una


passerella metallica, allora legò le mani di Hazel senza
molto curato alla sua schiena e la spinse passando per
alcune scatole di gioielli.

A circa trenta metri al di sopra di esse, sotto la


lucentezza stridula dei fluorescenti, una fila di gabbie
appendevano sospese per alcuni cavi. Percy e Frank
stavano in una di quelle gabbie parlando l'un l'altro in
mormorii. Al suo fianco, nella passerella, c'erano tre
conservi amazzoni che sembravano noiose si
appoggiavano sulle sue lance e guardavano ad alcune
tavolette nere che avevano nelle mani come se
stessero leggendoli.

Hazel pensò che le tavolette erano troppo fini per


essere libri. Allora gli fu successo che chissà fossero
quelle cose… come li chiamavano le persone moderne?
Tavolette elettroniche. Chissà fossero parte della
tecnologia segreta delle amazzoni. Hazel trovò l'idea
uguale di perturbatrice che i montacarichi preparati
per la guerra di sotto.

—Muoviti, ragazza. —l'ordinò Kinzie, il


sufficientemente alto come affinché i guardiani la
sentissero. Gli diede un colpetto col manico della
spada a Hazel nella schiena.

Hazel camminò tutta la cosa lenta che potè, ma la sua


mente andava molto più rapida. Doveva ingegnarsi un
brillante piano di riscatto, ma non aveva niente.
Kinzie si era assicurato che potesse rompere
facilmente gli archi, ma ancora così sarebbe
ammanettata contro tre guerriere allenate, e doveva
agire prima di essere messa in una gabbia.
Passò una tavolozza di scatole con cartelli che
metteva: "Anelli di topazio azzurro di 24 carati", allora
altri etichettati "Braccialetti argentati dell'amicizia."
Un espositore elettronico di fianco ai braccialetti di
amicizia metteva: Anche "gente che ha comprato
questo prodotto ha comprato: luce di giardino per
gnomi e lancia fiammeggiante della morte. Compra i
tre e risparmia un 12 percento!."

Hazel rimase gelata. Dio dell'Olimpo, era stupida.

Argento, topazio. Inviò i suoi sensi, cercando metalli


preziosi, e quasi il suo cervello sfrutta della risposta.
Stava in piedi di fronte ad una montagna di sei piani di
gioielli. Ma davanti a lei, di lì ai guardiani, non c'era
niente eccetto le gabbie di prigionieri.

—Che cosa passa? —Gli sussurrò Kinzie—. Muoviti!


Sospetteranno.

—Falloro venire. —mormorò Hazel al di sopra della sua


spalla.

—Perché…?

—Per favore.

I guardiani corrugarono il cipiglio nella sua direzione.

—Che cosa state guardando? —Gridò loro Kinzie—. Qui


sta la terza prigioniera. Venid a per lei.

Più vicino il guardiano smise di leggere la sua


tavoletta elettronica.

—Perché non puoi cedere altri trenta passi, Kinzie?

—Ehi… perché…

—Uf! —Hazel si inginocchiò e cercò di mettere il suo


viso più malaticcio—. Mi danno nausei! Non posso…
camminare…! I… amazzoni… mi danno molto… paura!

—Qui la tenéis—les disse Kinzie ai guardiani—. Ora,


venite a per la prigioniera o dovrebbe dire alla Regina
Hylla che non state facendo i vostri compiti?

Il guardiano più vicina mise gli occhi in bianchi e


camminò con difficoltà. Hazel sperava che gli altri due
guardiani si avvicinassero, ma doveva preoccuparsi
dopo per esse.

Il primo guardiano afferrò il braccio di Hazel.

—Vale. Io custodirò la prigioniera, ma se io fossi tu


non mi preoccuperei per Hylla. Non sarà la regina per
molto più.

—Vedremo già, Doris—. Kinzie si girò per andare via.


Hazel sperò fino a che i suoi passi risuonarono sotto la
passerella.

Il guardiano Doris trascinò a Hazel del braccio.

—E bene? Andiamo?
Hazel si concentrò sulla parete di gioielli che aveva al
suo fianco: quaranta scatole gigantesche di
braccialetti di argento.

—No… mi sento bene…

—Non mi gettare la pota sopra a mí—gruñó Doris.


Cercò di tirare di Hazel ed alzarla, ma Hazel cadde in
rotondo, come un bambino avendo convulsioni in un
negozio. Al suo fianco, le scatole cominciarono a
tremare.

—Volpino! —Gridò Doris ad una delle sue compagne—.


Aiutami con questa povera bambina.

"Doris e Volpino sono nomi di amazzoni? Vaaaale…"


pensò Hazel.

Il secondo guardiano si avvicinò. Hazel suppose che


era la sua migliore opzione. Prima che potesse alzarla,
gridò:

—OOOOOOOOOH! —e si attaccò bene alla passerella.

Doris cominciò a dire:

—Oh, per i dei, non io…

La tavolozza intera di gioielli sfruttò con un suono


come cientos di macchine di gioco tirando fuori il
premio grasso. Un maremoto di braccialetti di argento
dell'amicizia percorse la passerella, sorpassando a
Doris e Volpino al di sopra dell'inferriata.
Sarebbero caduti dalla passerella, ma Hazel non era
così meschino. Convocò pochi cientos più di
braccialetti che saltarono verso i guardiani e si
scagliarono contro le caviglie dei guardiani, lasciando
appendendoli prono per la passerella, gridando come
alcune povere bambine.

Hazel si girò verso il terzo guardiano. Ruppe i suoi


archi che erano uguale di resistenti che la carta del
water. Prese una delle lance dei guardiani che erano
caduti. Era terribile con le lance, ma sperò che la terza
amazzone non lo sapesse.

—Ti ammazzo da qui? —L'infilzò Hazel—. O fai andare


lì?

Il guardiano si girò ed uscì correndo.

Hazel gridò a Doris e Volpino.

—I biglietti di amazzone! Passatemi le non sia che


vogliate che quelli braccialetti dell'amicizia vi girino a
visitare!

Passati quattro secondi e mezzo, Hazel aveva già le


due biglietto. Corse verso le gabbie e passò il biglietto.
Le porte si aprirono.

Frank la guardava, attonito.

—Hazel… quello è stato… sorprendente.


Percy assentì.

—Non tornerà mai a vestire gioielli.

—Eccetto esto—Hazel gli passò il suo ciondolo—. Le


nostre armi e le nostre somministrazioni stanno alla
fine della passerella. Dovremmo affrettarci. Sicuro che
gli allarmi…

Gli allarmi cominciarono a suonare per tutta la


caverna.

—Sí—dijo—, grazie per sceneggiare quello che andava a


dire. Vámonos!

La prima parte della fuga fu facile. Ottennero le sue


cose senza nessun problema e cominciarono a
scendere per le scale. Ogni volta che un sciame di
amazzoni appariva dietro essi, esigendo la sua resa,
Hazel faceva una scatola di gioiellerie sfruttare,
seppellendo le sue nemiche basso una cascata di oro
ed argento. Quando arrivarono alla fine della scala,
trovarono una scena che sembrava un macro-Mardi
Gras: amazzoni sepolte fino al collo in pendenti di
conti, molte di esse prono in una montagna di
pendenze di ametista ed una carriola di guerra sepolta
in alcuni braccialetti argentati di incantesimi.

—Tu, Hazel Levesque—dijo Frank—, sei completa ed


incredibilmente incredibile.

Voleva baciarlo lì stesso, ma non avevano tempo.


Corsero verso la sala del trono.
Si incrociarono con un'amazzone che doveva essere
leale a Hylla. Non appena li vide fuggire, si girò e fece
il giro come se fossero invisibili.

Percy cominciò a domandare:

—Ma che cosa…?

—Alcune di esse vogliono che noi escapemos—dijo


Hazel—. Ve lo spiegherò dopo.

La seconda amazzone che si trovarono non fu tanto


simpatica. Era vestita con l'armatura completa,
bloccando l'entrata della sala del trono. Fece girare la
sua lancia alla velocità della luce, ma questa volta
Percy era pronto. Sfoderò Controcorrente e cominciò a
battaglia. Mentre l'amazzone gli assestava un colpo,
egli retrocedè, tagliò la sua lancia per la metà e gli
battè l'elmo col manico della sua spada.

Il guardiano cadde a terra, incosciente.

—Marte Todopoderoso—dijo Frank—. Come hai…?


Quello non è stato una tecnica romana!

Percy sorrise.

—Il graecus ha alcuni tecniche proprie, il mio amico.


Dopo te.

Corsero verso la sala del trono. Tale e come promise,


Hylla ed i suoi guardiani non stavano. Hazel corse
verso la gabbia di Ario e passò il biglietto di amazzone
per la chiusura. All'istante, il riproduttore uscì dalla
gabbia, nitrendo trionfante.

Percy e Frank inciamparono all'indietro.

—Ehi… quella cosa è addomesticata? —domandò Frank.

Il cavallo nitrì, furioso.

—Non il creo—supuso Percy—. Ha appena detto: Ti


calpesterò "fino alla morte, stupido uomo bebè cinese
canadese.

—Parli cavallo? —domandò Hazel.

—Uomo bebè? —sbuffò Frank.

—Parlare con cavalli è un dono dei figli di Poseidón—


dijo Percy—. Ehi… voglio dire, Nettuno.

—Allora tu ed Ario si porterete bien—dijo Percy—. È


anche figlio di Nettuno.

Percy empalideció.

—Perdono?

Se non fossero stati in una situazione tanto brutta,


l'espressione di Percy gli avrebbe fatto grazia.

—Il caso è… che è rapido. Può tirarci fuori di qui.


Frank non sembrava illuso con l'idea.

—Il cavallo non può portarci tre, o sì? Cadremmo, o


andremmo molto lenti o…

Ario nitrì di nuovo.

—Au—dijo Percy—. Frank, il cavallo dice che tu sei un…


buono, vale. Non penso di tradurre quello. Di tutte
forme, dice che c'è un carro nel magazzino e può
portarci con lui.

—Lì! —gridò qualcuno dietro essi nella sala del trono.


Una dozzina di amazzoni irruppero nella sala, seguite
di alcuni uomini con carine arance. Quando videro
Ario, retrocederono rapidamente e furono verso i
montacarichi di battaglia.

Hazel si montò nella schiena di Ario.

Sorrise da sopra ai suoi amici.

—Ricordo avere visto il carro. Seguitemi, ragazzi!

Galoppò per la caverna e disperse una moltitudine di


uomini. Percy lasciò senza conoscenza ad
un'amazzone. Frank scopò ad altre due con la sua
lancia. Hazel poteva sentire Ario desideroso di
correre. Voleva andare ad ogni velocità, ma aveva
bisogno di più spazio. Dovevano farlo nell'esterno.

Hazel tirò al suolo una pattuglia di amazzoni che


caddero al suolo di terrore vedendo il cavallo. Per la
prima volta, la spatha di Hazel era del volume preciso.
L'usò per tutto quello che si avvicinasse. Nessuna
amazzone osò sfidarla.

Percy e Frank correvano dietro lei. Finalmente


raggiunsero la carrozza. Ario si fermò davanti al giogo,
e Percy collocò le redini e gli arnesi.

—Hai fatto prima questo? —gli domandò Frank.

Percy non dovette rispondere. Le sue mani volarono.


In poco tempo la carrozza era preparato. Saltò a bordo
e gridò:

—Frank, andiamo! Venire, Hazel!

Si sentì un grido di guerra dietro esse. Un esercito


intero di amazzoni irruppe nel magazzino. Otrera
stesso stava al comando di una carriola di battaglia,
coi suoi capelli argentati galleggiando mentre dirigeva
la sua balestra verso la carrozza.

—Fermateli! —gridò.

Hazel spronò Ario. Corsero per la caverna, passando


tavolozze e carriole. Una freccia fischiò vicino alla
testa di Hazel. Qualcosa sfruttò dietro lei, ma non
guardò dietro.

—Le scale! —Gridò Frank—. È impossibile che questo


cavallo possa salire tanti piani di… Per I Dei!!

Fortunatamente le scale erano la cosa abbastanza


ampie come per la carrozza, perché neanche Ario
frenò. Salì per gli scalini con la carrozza crepitando e
grugnendo. Hazel guardò un paio di volte a Frank e
Hazel per assicurarsi che non erano caduti. Le sue
nocche erano bianchi stretti ai lati del carro ed i suoi
denti battevano i denti come alcune teschio di
Halloween.

Finalmente raggiunsero l'entrata. Ario attraversò le


porte principali ed arrivò alla piazza e tirò al suolo ad
alcuni uomini d'affari.

Hazel sentì la pressione delle costole di Ario: l'aria


fresca gli faceva diventare pazzo e gli entravano voglia
di correre, ma Hazel strinse le redini.

—Ella! —Gridò Hazel verso il cielo—. Dove stai?


Dobbiamo andarci!

Per un terribile secondo, ebbe paura che l'harpía


stesse troppo lontano per sentirla. Sarebbe persa o
sarebbe stato catturata dalle amazzoni. Dietro esse
una carriola di battaglia crepitò per le scale e ruggì
arrivando all'entrata, con un mucchio di amazzoni
seguendola.

—Rendíos! —gridò Otrera.

La carriola alzò le sue lamette affilate.

—Ella! —gridò Hazel, disperata.

In una lucentezza di piume rosse, Ella atterrò nel


carro.

—Ella sta qui. Le amazzoni pungono. Vámonos.

—Afferravi! —li notò Hazel. Si inclinò verso davanti e


disse—. Ario, corri!

Il mondo sembrò allungarsi. La luce del sole si fuse


intorno a suo. Ario si allontanò dalle amazzoni e corse
per il centro di Seattle. Hazel guardò all'indietro e
vide una linea di marciapiede fumante per dove gli
zoccoli di Ario avevano toccato il suolo. Tuonò verso
le molle, passando automobili, ignorando intersezioni.
Hazel gridò fino a che gli fallirono i polmoni, ma era
un grido di piacere. Per la prima volta nella sua vita,
nelle sue due vite, si sentì assolutamente
inarrestabile. Ario raggiunse l'acqua e passò
direttamente le molle.

Furono tamponati le orecchie a Hazel. Sentì un ruggito


che dopo si rese conto che era un suono sonico, ed
Ario ruppe la barriera del suono, con l'acqua del mare
trasformandosi in vapore al suo passo mentre Seattle
si trasformava in una linea diffusa dietro
ellos.Capítulo 33FrankFRANK Ringraziò per Lui
Quando Frenarono.

Aveva vomitato già due volte dal carro, qualcosa che


non era divertente alla velocità del suono. Il cavallo
sembrava piegare il tempo e lo spazio mentre correva,
fondendo il paesaggio e facendo a Frank sentirsi come
se avesse appena bevuto una tazza di latte senza la sua
medicina per l'intolleranza al lattosio. Ella non
aiutava. Non smetteva di mormorare:

—1200 km per ora. 1300. 1312. Rapido. Molto rapido.

Il cavallo continuò verso il nord a rompere la barriera


del suono, passando per isole e barche di pesca ed
alcune balene molto sorprese. Il paesaggio cominciò a
sembrare familiare: Crescent Beach, Boundary Bay, etc.
Frank ha navigato per di lì una volta in un'escursione.
Avevano attraversato al Canada.

Il cavallo galoppò in terra secca. Seguì la Highway 99


al nord, correndo tanto in fretta, che le automobili
sembravano non muoversi.

Finalmente, quando arrivarono da Vancouver, le ruote


del carro cominciarono ad ardere.

—Hazel! —Gridò Frank—. Ci rompiamo!

Ella lo capì ed afferrò le redini. Il cavallo non sembrò


rallegrarsi per ciò, ma egli rallentò ad una velocità
sotto la velocità del suono e si addentrarono per
strade della città. Attraversarono il ponte Ironworker
verso il Vancouver nord, ed il carro cominciò a
scuotersi pericolosamente. Al fine, Ario si trattenne
nella cima di una collina alberata. Il cavallo sbuffò con
soddisfazione, come se dicesse: "Così è come corro,
zii." La carrozza fumante si smontò, lasciandoli Percy,
Frank e nel terreno umido e muscoso.

Frank si incorporò. Cercò di togliersi le macchie gialle


delle sue pupille. Percy si rimosse e cominciò a slegare
Ario del carro in rovine. Ella volteggiò in circoli
diffusi, battendo gli alberi e mormorando:

—Albero, albero, albero.

Solo Hazel sembrava non stare colpisse per il viaggio.


Sorridendo di piacere, si scese dall'aballo ed esclamò:

—Che divertente!

—Sí—Frank si divorò la nausea—. Molto.

Ario nitrì.

—Dice che ha bisogno di comer—tradujo Percy—. Non


mi rimpiange, probabilmente ha bruciato alcune sei
milione di calorie.

Hazel studiò il suolo ai suoi piedi e corrugò il cipiglio.

—Non noto oro accerchia… non ti preoccupare, Ario. Ti


troverò un po'. Nel frattempo, perché non pascoli un
po'? Ci troveremo…

Il cavallo sparì, lasciando una stele di vapore al suo


passo.

Hazel corrugò il cipiglio.

—Credete che ritornasse?

—Non il sé—dijo Percy—. Sembra… un spirito libero.


Quasi Frank desiderò che il cavallo si mantenesse
lontano. Non lo disse, ovviamente. Potrebbe dire che
Hazel era distratto per l'idea di perdere il suo nuovo
amico. Ma Ario lo spaventava, e Frank era sicuro che il
cavallo lo sapeva.

Hazel e Percy cominciarono a riscattare le


somministrazioni dei resti del carro. C'erano poche
scatole di materiale aleatorio di prodotti delle
amazzoni tra le somministrazioni, ed Ella fece un
grido isterico il vedere che era una domanda di libri.
Afferrò una copia di "Uccelli" di Nord l'America, volò
verso il ramo più vicino, e cominciò a guardare le
pagine tanto rapido che Frank non stava sicuro di se
leggeva o lo spezzava.

Frank si appoggiò contro un albero, cercando di


controllare la sua vertigine. Non si era rimesso ancora
della sua reclusione con le amazzoni, essendo scalciato
nell'entrata, disarmato, ingabbiato ed insultato come
un uomo bebè per un cavallo egomaníaco. Quello non
aveva aiutato precisamente con la sua mancanza di
autostima.

Perfino ancora prima di quello, la visione che aveva


condiviso con Hazel gli aveva lasciato scosso
mentalmente. Si sentiva molto più vicino a lei allora.
Sapeva che aveva fatto la cosa corretta dandogli il
pezzo di legno. Si era tolto un gran peso di sopra.

D'altra parte, aveva visto di prima mano l'Inframundo.


Aveva sentito come era essere seduto senza fare niente
per sempre, pentendosi dei tuoi errori. Aveva visto
quelle terrificanti maschere dorate dei giudici della
morte e si era reso conto che qualche giorno starebbe
lì in piedi, può che molto presto.

Frank aveva sognato sempre di vedere sua madre dopo


morta. Ma chissà non fosse possibile per i semidei.
Hazel era stato negli Asfódelos durante circa settanta
anni e non trovò mai sua madre. Frank sperò che egli e
sua madre potessero finire ambedue nell'Elíseo. Ma se
Hazel non era andato lì, sacrificando la sua vita per
fermare a Gea, prendendo la responsabilità delle sue
azioni affinché sua madre non finisse nella Punizione
Eterna, che opportunità aveva Frank? Non aveva fatto
mai niente tanto eroico.

Si incorporò e guardò intorno a suo, cercando di


orientarsi.

Al sud, attraverso il porto di Vancouver, l'orizzonte


della città brillava con la luce rossa dell'imbrunire. Al
nord, le colline ed i boschi piovosi del parco Lynn
Canyon serpeggiavano tra gli appezzamenti del nord
di Vancouver fino a che andavano verso i boschi
selvaggi.

Frank aveva esplorato quello parco per anni. Vide un


punto del fiume che gli era familiare. Riconobbe un
pino morto che era stato abbattuto per un raggio in un
chiaro vicino. Frank conosceva quella collina.

—Sto praticamente in casa—dijo—. La casa di mia


nonna sta qui al lato.
Hazel socchiuse gli occhi: —A quanto?

—Giusto passando il fiume e passando gli alberi.

Percy alzò un sopracciglio.

—Sul serio? Andiamo a casa di tua nonna?

Frank si rischiarò la gola.

—Buono, sé.

Hazel unì le sue mani come se stesse facendo una


preghiera.

—Frank, per favore dimmi che ci lascerà passare la


notte con lei. So che stiamo col tempo al collo, ma
dobbiamo riposare. Ed Ario ci ha risparmiati un po' di
tempo. Chissà possiamo avere un cibo cucinato?

—Ed una doccia calda? —Aggiunse Percy—. Ed un letto


con lenzuola e cuscini?

Frank cercò di immaginarsi il viso di sua nonna


quando arrivasse con due amici armati ed una harpía.
Tutto aveva cambiato dalla funzione funebre sua
madre, dalla mattina nella che i lupi l'avevano portato
al sud. Era stato tanto arrabbiato per andare via… Ora,
non poteva immaginarsi il ritornare.

Ancora così, egli ed i suoi amici erano esausti. Stavano


viaggiando durante più di due giorni senza un cibo o
un letto decenti. La nonna potrebbe darloro più
somministrazioni. E chissà potesse rispondergli le
domande che giravano intorno a lui per la testa a
Frank, un crescente sospetto sul dono della famiglia.

—Andiamo ad intentarlo—decidió Frank—. Andiamo a


casa di mia nonna.

Frank era tanto distratto che avrebbe potuto


irrompere direttamente nell'accampamento degli
orchi. Fortunatamente Percy lo spinse verso il basso.
Si chinarono di fianco a Hazel e Lei dietro un tronco
caduto e curiosarono chiaro il.

—Malo—murmuró Ella—. Questo è cattivo per le


harpías.

Era completamente oscuro allora. Attorno ad un falò si


sedevano mezza dozzina di sagome umanoidi coi
capelli aggrovigliati. In piedi, avrebbero potuto
misurare circa due metri e mezzo, piccoli comparati
col gigante Polibotes o perfino coi ciclopi che avevano
visto in California, ma quello non faceva loro molto
meno terrificanti. Vestivano alcuni pantaloni di
surfista. La sua pelle era di un rosso bruciato per il
sole, coperta per tatuaggi di draghi, cuori e donne in
bikini. Di un spiedo c'era penzoloni un animale senza
pelle, chissà un orso, e gli orchi stavano strappando
pezzi di carne con le sue unghie affilate come artigli,
ridendo e parlando mentre mangiavano, insegnando
alcuni denti affilati. Al lato degli orchi avevano alcune
borse di maglia piene di sfere di bronzo come se
fossero pallottole di cannone. Le attese dovevano stare
ardendo, perché facevano fumo con la freddo aria
dell'imbrunire.

A circa duecento metri oltre il chiaro, le luci della


magione Zhang brillava per tra gli alberi. "Tanto
vicino" pensò Frank. Si domandò se potrebbero
circondare l'accampamento, ma guardando a destra e
sinistra vide altri accampamenti di orchi, come se
avessero circondato la proprietà. Le dita di Frank
affondarono nelle radici dell'albero vicino. Sua nonna
doveva essere sola nella sua casa, acchiappata.

—Che cosa sono questi tipi? —sussurrò.

—Canadienses—dijo Percy.

Frank si allontanò da lui.

—Perdono?

—Ehi, non tu ofendas—dijo Percy—. È come li chiamò


Annabeth quando lottiamo prima contro essi. Disse
che vivono nel nord, in Canada.

—Sì, bueno—gruñó Frank—. Stiamo in Canada. Sono


canadese. Ma non aveva visto mai prima queste cose.

Ella di strappò alcune piume dalle sue ali e fece loro


girare nelle sue dita.

—Lestrigones—dijo—. Cannibali. Giganti del nord.


Leggenda del Sasquatch. Sì, sé. Non sono uccelli. Non
sono uccelli di Nord l'America.
—Così è come Lei llaman—coincidió Percy—. Lestri…
non so che cosa, quello che Ella ha detto.

Frank guardò i tipi del chiaro:

—Potrebbero essere presi per Bigfoot. Chissà è di lì da


dove viene la leggenda. Ella, sei molto intelligente.

—Ella è lista—coincidió l'harpía. Gli offrì, timida, una


delle sue ali a Frank. —Oh… grazie. —si guardò la
piuma nella tasca, e si rese conto che Hazel stava
guardandolo—. Che cosa? —domandò Frank.

—Nada—se girò verso Percy—. La tua memoria sta


girando? Ricordi come vincere a questi tipi?

—Qualcosa así—dijo Percy—. Segue torbido. Credo che


aiutassi. Li ammazzai con bronzo celestiale, ma fu
prima che… sai già.

—Prima che Tánatos fosse secuestrado—dijo Hazel—.


Cosicché per adesso, non morranno del tutto.

Percy assentì.

—Quelle pallottole di cannone di bronzo… sono brutte


notizie. Credo che usiamo alcune contro i giganti.
Possono acchiappare il fuoco ed usarlo.

La mano di Frank andò via verso la tasca del suo


cappotto. Allora ricordò che era Hazel che aveva il
pezzo di legno.
—È una trampa—Hazel guardò a Frank, preoccupata—.
Ed allora, tua nonna? Dobbiamo aiutarla.

Frank sentì un nodo nella sua gola. Mai in un milione


di anni avrebbe creduto che sua nonna potesse dovere
essere riscattata, ma ora cominciò ad immaginarsi
alcuni scene di battaglie che aveva vissuto, come i
giochi bellici.

—Abbiamo bisogno di una distracción—decidió—. Se


possiamo tirare fuori a questo gruppo dei boschi,
potremmo passare per tra essi senza allertare gli altri.

—Magari Ario stesse aquí—dijo Hazel—. Potrebbe fare


che questi orchi mi perseguissero.

Frank afferrò la lancia della sua schiena.

—Ho un'altra idea.

Frank non voleva fare quello. L'idea di convocare a


Grigio lo spaventava perfino più che il cavallo di
Hazel. Ma non vedeva nessuna altra maniera.

—Frank, non puoi attaccare lì! —Disse Hazel—. È un


suicidio!

—Non vado ad atacar—dijo Frank—. Ho un amico… Che


nessuno gridi, vale?

Inchiodò la lancia al suolo, e la punta si ruppe.

—Ups—dijo Ella—. Non c'è punta di lancia. No, no.


Il suolo tremò. La mano scheletrica di Grigio uscì alla
superficie. Percy cercò a tentoni la sua spada, e Hazel
fece un suono come se ci fosse un gatto facendo
sfruttare un globo. Ella sparì e si materializzò nella
cima dell'albero più vicino.

—Sta bien—prometió Frank—. Sta' basso controllo!

Grigio uscì dal suolo. Non mostrava nessun segno di


danno dell'incontro anteriore coi basilischi. Stava
un'altra volta vestito coi suoi vestiti di camuffamento
ed i suoi stivali di combattimento, e trasparsa la carne
grigia coprendo i suoi corpi come una gelatina
brillante. Girò i suoi fantasmagorici occhi verso Frank,
aspettando ordini.

—Frank, quello è un spartus—dijo Percy—. Un


guerriero scheletro. Sono malvagi, sono assassini,
sono…

—Il sé—dijo Frank amaramente—. Ma è un regalo di


Marte. Per il momento è tutto quello che abbiamo.
D'accordo, Grigio, i tuoi ordini: attacca quello gruppo
di orchi. Portaloro verso l'ovest, causandoloro una
distrazione affinché possiamo…

Sfortunatamente, Grigio perse interesse nelle sue


parole dopo i parola "orchi." Chissà assolo capiva una
sola frase. Attaccò verso l'accampamento di orchi.

—Spera! —disse Frank, ma era troppo tardi. Grigio tirò


fuori due dalle sue proprie costole della sua camicia e
corse verso il falò, attaccando gli orchi per la schiena
con una velocità tanto accecante che neanche fece
loro tempo gridare. Sei estremamente sorpreso
lestrigones cadde verso i lati come un circolo di
schede di domino e si diminuirono a polvere.

Grigio diede rovesciate, dando calci ai mucchietti di


ceneri che cercavano di tornare a formarsi. Quando
sembrò soddisfatto vedendo che non cercavano di
ritornare, Grigio si erse, saluto educatamente a Frank
ed affondò nel suolo del bosco.

Percy guardò a Frank.

—Come…?

—Non c'è lestrigones—Ella volò verso il basso ed


atterrò al suo fianco—. Sei meno sei è zero. Le lance
sono buone per sottrarre. Sì.

Hazel guardò a Frank come se si fosse trasformato in


un scheletro zombi egli stesso. Frank pensò che credè
che il suo cuore si sarebbe rotto in pezzi, ma egli non
poteva incolparla. I figli di Marte erano tutti violenza.
Il simbolo di Marte era una lancia sanguinante per una
buona ragione. Perché non starebbe Hazel
terrorizzato?

Guardò c'era la punta rotta della sua lancia. Desiderò


avere avuto qualunque altro padre eccetto Marte.

—Vamos—dijo—. Mia nonna potrebbe stare in


problemas.Capítulo 34FrankSE Fermarono In Il
PORCHO Davanti. Come Frank aveva temuto, i falò
formavano un anello nei boschi, circondando
completamente la proprietà, ma la casa sembrava
essere intatta.

Le campanule a fiato della nonna tintinnavano con le


brezze della notte. La sua sedia a dondolo era vuota,
guardando verso la strada. Le luci brillavano dalle
finestre della pianta di sotto, ma Frank decise di non
fare suonare il campanello. Non sapeva il pomeriggio
che era, o se la nonna era addormentata o in casa.
Invece di quello guardò la statua dell'elefante di pietra
nell'angolo, una piccola replica di quello che c'era in
Portland. La chiave di scorta seguiva sotto al suo
piede. Vuotò nella porta.

—Che cosa passa? —domandò Percy.

Frank ricordò la mattina nella quale aprì la porta e


fosse l'aspettava l'ufficiale militare che gli parlò di sua
madre. Ricordò avere abbassato gli scalini verso la sua
funzione funebre, sottomettendo per la prima volta il
pezzo di legno nel suo cappotto. Ricordò stare lì in
piedi e vedere ai lupi uscire di tra gli alberi, i
subalterni di Lente d'ingrandimento che gli avevano
portato fino all'Accampamento Giove. Quello sembrava
dietro molto tempo, ma suolo avevano passato sei
settimane.

Ora stava di giro. L'abbraccerebbe la nonna? O


direbbe: "Frank, grazie ai dei! Sono circondata di
mostri!"
Sicuramente gli rimprovererebbe, o li prenderebbe per
intrusi e li perseguirebbe con una padella.

—Frank? —domandò Hazel.

—Ella sta nerviosa—murmuró l'harpía dalla ringhiera


nel portico—. L'elefante… la guarda.

—Staremo bien—la mano di Frank tremava tanto che


appena poteva mettere la chiave nel catenaccio—.
Mantengámonos uniti.

Nell'interno, la casa odorava di chiuso ed ad appassito.


Normalmente l'aria odorava di incenso di gelsomino,
ma i piromani sono vuoti.

Esaminarono il soggiorno, la sala da pranzo, la cucina.


C'erano piatti sporchi nel lavello, quello che non era
normale. La domestica della nonna veniva ogni giorno,
non sia che fosse stato spaventata dai giganti. O mangi
di colazione, pensò Frank. Ella aveva detto che i
lestrigones era cannibale.

Nel soggiorno, alcune statue di Buddha ed alcuni


statuette taoisti sorridevano loro come alcuni
pagliacci psicotici. Frank pensò alla dea
dell'arcobaleno, Iride, che stava parlandoloro del
Buddismo ed il taoismo. Frank suppose che se la dea
venisse a quella casa, sarebbero tolti la voglia alla dea.

I giganteschi vasi di porcellana della nonna erano


pieni di ragnatele. Neanche quello non era normale.
Normalmente la nonna, insisteva in che la collezione
doveva essere spolverata regolarmente. Guardando la
porcellana, Frank risentì colpevole di avere spezzato
tanti pezzi il giorno della funzione funebre. Allora gli
sembrava tanto stupido tutto, il c'essere arrabbiato
con la nonna quando aveva tante altre persone coi che
arrabbiarsi: Juno, Gea, i giganti, suo padre Marte…
soprattutto con suo padre Marte.

Il falò era fredda ed oscura.

Hazel si abbracciò il petto, come se cercasse di


mantenere al legno che custodiva di ritornare al posto
del quale uscì:

—È quello…?

—Sí—dijo Frank—. Quello è.

—È che cosa? —domandò Percy.

L'espressione di Hazel era di comprensione, quello che


gli fece sentire molto peggio a Frank. Ricordò la cosa
terrorizzata che sembrava e la repulsione che
sembrava sentire quando aveva convocato a Grigio.

—È la chimenea—le disse a Percy, quello che suonava


stupidamente ovvio—. Andiamo, guardiamo nel piano
di sopra.

Gli scalini scricchiolarono abbasso i suoi piedi.


L'antica stanza di Frank era uguale. Niente era stato
toccato: il suo arco e faretra extra, i quali doveva
prendere dopo, i suoi premi di ortografia della scuola,
sì, probabilmente sarebbe l'unico semidio non
dislessico campione di ortografia del mondo, come se
non fosse già il sufficientemente raro, e le foto di sua
madre: una con la sua giacca ignifuga ed il suo casco e
seduta in un Humve nella provincia Kandahar, un'altra
con la tuta di entradora di calcio quando allenò alla
squadra di Frank, un'altra con la sua uniforme militare
con le sue mani appoggiate nelle spalle di Frank,
quando visitò la sua scuola il giorno dei genitori.

—È tua madre? —domandò gentilmente Hazel—. È


bella.

Frank non potè rispondere. Si sentì un po'


imbarazzato, un ragazzo di sedici anni con un mucchio
di fotografie di sua madre.

Quanto triste era quello? Ugualmente, si sentì molto


triste. Avevano passato sei settimane da quando era
stato lì. In parte, quello sembrava essere stato fa
molto tempo. Ma quando guardava il viso sorridente di
sua madre in alcuni foto, il dolore della sua perdita
girò come se fosse appena successo.

Comprovò le altre stanze. Le due del mezzo erano


vuote. Una tenue luce sbatteva le palpebre nell'ultima
porta: la stanza di sua nonna.

Frank chiamò in silenzio. Nessuno rispose. Spinse la


porta e questa si aprì. La nonna riposava nel letto,
sembrava smunta e fragile, i suoi capelli bianchi
pettinati come la corona di un basilisco. Una sola
candela ardeva di notte nel tavolo. Al lato del letto era
seduto un uomo vestito con l'uniforme beige delle
Forze Canadesi. Nonostante la penombra, vestiva
alcuni occhiali da sole offuschi e c'era una lucentezza
rosso sangue dietro le lenti.

—Marte—dijo Frank.

Il dio alzò la vista, senza alterarsi.

—Ey, ragazzo. Entra. Di' ai tuoi amici che dìano un


pisolino.

—Frank? —Gli sussurrò Hazel—. A che cosa ti riferisci


con Marte? Tua nonna… sta bene?

Frank guardò i suoi amici.

—Non lo vedete?

—Vedere a quién?—Percy afferrò la sua spada—.


Marte? Dove?

Il dio bellico fece scricchiolare la lingua.

—Nah, non possono vedermi. Supposi che così sarebbe


migliore questa volta. Una conversazione privata,
padre e figlio, ehi?

Frank strinse i pugni. Contò fino a dieci prima di


parlare.

—Ragazzi… non è niente. Ascoltate, perché non andate


alle stanze restanti?
—Techo—dijo Ella—. Il soffitto è buono per le harpías.

—Di acuerdo—dijo Frank, stordito—. Probabilmente


abbia mangiato nella cucina. Mi incontrerete pochi
minuti a soli mia nonna? Credo che ella…

La sua voce si rovinò. Non era sicuro di se piangere,


gridare o battere a Marte negli occhiali. Chissà le tre
cose.

Hazel mise la sua mano nel suo braccio.

—Ovviamente, Frank. Andiamo, Ella, Percy.

Frank sperò fino a che le impronte dei suoi amici si


allontanarono. Allora passò alla stanza e chiuse la
porta.

—Sei realmente tu? —Domandò a Marte—. Non è un


trucco o un'illusione o qualcosa?

Il dio negò con la testa:

—Preferiresti che io non fossi?

—Sí—confesó Frank.

Marte si avvilì di spalle.

—Non ti incolpo. Nessuno dare il benvenuto alla


guerra, non se sono intelligenti. Ma la guerra trova
sempre presto o tardi a tutto il mondo. È inevitabile.
—Quello è estúpido—dijo Frank—. La guerra non è
inevitabile. Cespuglio alla gente e…

—… si portò al tuo madre—acabó Marte.

Frank voleva togliere a colpi lo sguardo di tranquillità


del suo viso, ma chissà era solo l'aura di Marte che gli
faceva sentirsi aggressivo. Guardò sua nonna,
dormendo con calma. Desiderò che si alzasse. Se
qualcuno potesse affrontare un dio della guerra, era
sua nonna.

—È pronta per morir—dijo Marte—. Lo è stato da


settimane, ma a te si aspetta.

—A me? —Frank era tanto stordito che quasi si


dimenticò della sua rabbia—. Perché? Come ha potuto
sapere che ritornerebbe? Neanche io lo sapevo!

—I lestrigones dell'esterno sí—dijo Marte—. Immagino


che una certa dea glielo disse.

Frank sbattè le palpebre.

—Juno?

Il dio della guerra rise tanto forte che le finestre


tremarono, ma la nonna né si alterò.

—Juno? Per i bigotes del cinghiale, ragazzo! Non Juno!


Tu sei l'arma segreta di Juno. Non potrebbe venderti
tanto facilmente. No, parlo di Gea. Ovviamente sta
seguendoti la pista. Credo che si preoccupi più di te
che di Percy o Jason o chiunque dei sette.

Frank si sentì come se il soffitto stesse tremando.


Desiderò che ci fosse un'altra sedia nel che sedersi.

—I sette… ti riferisci alla profezia delle Porte della


Morte? Sono uno dei sette? E Jason e…?

—Sì, sí—Marte mosse la mano, impaziente—. Andiamo,


ragazzo. Si suppone che tu sei il tattico. Pensalo! I tuoi
amici stanno essendo ovviamente anche preparati per
quella missione, assumendo che torniate dall'Alaska
viva. Juno vuole unire i greci ed i romani ed inviarloro
contro i giganti. Crede che sia l'unica maniera di
fermare a Gea.

Marte si avvilì di spalle, chiaramente non lo


convinceva il piano.

—Di tutte forme, Gea non vuole che tu sia uno dei
sette. Percy Jackson… ella crede che possa
controllarlo. E gli altri hanno debolezze che può
utilizzare. Ma tu… tu la preoccupi. Ella preferisce
ammazzarti. È per quel motivo per quello che ha
convocato ai lestrigones. Sono stati lì per giorni,
sperando.

Frank negò con la testa. Marte stava ingannandolo? In


nessun modo egli potesse preoccupare una dea,
specialmente quando qualcuno come Percy Jackson
fosse implicato.
—Che non ho debolezze? —domandò—. Se non ho più
che debolezze! La mia vita dipendi di un pezzo di
legno!

Marte sorrise.

—Ti sottovaluti. Di tutte forme, Gea ha a quelli


lestrigones convinti che se possono mangiarsi fino
all'ultimo membro della tua famiglia, includendoti,
erediteranno il dono familiare. Se quella è verità o no,
l'ignoro. Ma quelli lestrigones è affamato per tentarlo.

Lo stomaco di Frank si fece un nodo. Grigio aveva


ammazzato sei orchi, ma giudicando per i falò attorno
alla proprietà, c'erano dozzine di essi, tutti sperando
di cucinare a Frank di colazione.

—Credo che vada a vomitar—dijo.

—Non il creo—Marte fece scricchiolare le dita, e le


nausee di Frank sparirono—. Le battaglie mettono
nervose a chiunque.

—Ma mia nonna…

—Sì, sta aspettandoti per parlare con te. Gli orchi


l'hanno lasciata sola. È ella l'esca, non lo vedi? Ora che
stai qui, immagino che avranno annusato già la tua
presenza. Attaccheranno di mattina.

—Allora, tiraci fuori di qui! —Chiese Frank—. Fa'


suonare le tue dita e scopa i cannibali.
—Ja! Quello sarebbe divertente. Ma non lotto le
battaglie dei miei figli per essi. Il destino ha lasciato
chiaro i lavori che ci toccano portare a termine ai dei,
e quelli che devono essere fatto per i mortali. Questa è
la tua missione, figlio. Ah, e… in caso che non l'abbia
scoperto, la tua lancia non può essere usata di nuovo
in ventiquattro ore, cosicché spero che abbia imparato
ad usare il dono la famiglia. Altrimenti, sei la
colazione dei cannibali.

Il dono della famiglia. Frank aveva voluto parlare con


la nonna di quello, ma ora non aveva nessuno con chi
consultare eccetto a Marte. Guardò al dio della guerra
che sorrideva senza nessuna simpatia.

—Periclímeno—Frank pronunciò la parola con


attenzione, come in un concorso di sillabare—. Era il
mio ancestro, un principe greco, un argonauta. Morì
lottando contro Ercole.

Marte mosse la mano sollecitandolo a continuare.

—Aveva un'abilità che l'aiutava in combate—dijo Frank


—. Qualche tipo di Don dei dei. Mia madre disse che
combatteva come un sciame di api.

Marte rise.

—Molto certo. Che più?

—In qualche modo, la nostra famiglia arrivò dalla


Cina. Credo che nei giorni dell'Impero Romano, uno
dei discendenti di Periclímeno servì nella legione. Mia
madre diceva che quello tipo si chiamava Séneca
Gracchus, ma aveva anche un nome cinese, Sung Guo.
Credo… che questa parte è quella che non so, ma
Reyna disse sempre che ci furono molte legioni perse.
Il Dodicesimo fondò l'Accampamento Giove. Chissà
faggio un'altra legione che sparì nell'est.

Marte applaudì in silenzio.

—Non sta male, ragazzo. Hai sentito parlare qualche


volta della Battaglia di Carras? Un gran disastro per i
romani. Lottarono contro quelli tipi chiamati parti nel
bordo orientale dell'impero. Quindici mille romani
morirono. Diecimila furono prigionieri.

—Ed uno dei prigionieri fu il mio ancestro Séneca


Gracchus?

—Exacto—coincidió Marte—. I parti misero ai


leggendari catturati a lavorare, perché erano alcuni
lottatori molto buoni. Ma allora Partiva fu invasa per
l'altro lato…

—Per i chinos—supuso Frank—. Ed i prigionieri romani


furono catturati di nuovo.

—Sé. Qualcosa di molto vergognoso. Di tutte forme,


così è come la legione romana entrò in Cina. I romani
misero lì radici e costruirono una città chiamata…

—Li-Jien—dijo Frank—. Mia madre diceva che fu la


nostra casa ancestrale: Li-Jien… Legione…
Marte sembrava soddisfatto.

—Stai beccandolo già. Ed il vecchio Séneca Gracchus,


ebbe il dono della tua famiglia.

—Mia madre disse che lottò contro dragones—recordó


Frank—. Disse che era… era il drago più poderoso di
tutti.

—Era bueno—admitió Marte—. Quanto basta non


mangio per evitare la sfortuna della sua legione, ma
buono. Si stabilì in Cina, e passò il dono della famiglia
ai suoi figli e così. A poco a poco la sua famiglia
emigrò a Nord l'America e si vide avvolta
nell'Accampamento Giove.

—Il circolo completo—finalizó Frank—. Juno disse che


io porterei il circolo completo alla famiglia.

—Veamos—Marte segnalò alla nonna di Frank—. Voleva


dirtelo lei stessa, ma supposi che doveva anticipare
lavoro da quando il vecchio uccello non ha troppa
forza. Capisci il tuo dono?

Frank vacillò. Aveva un'idea, ma sembrava pazza,


perfino più pazza di una famiglia trasferendosi alla
Grecia, di lì a Roma, dopo alla Cina ed infine al Canada.
Non voleva dirlo in alto. Non voleva sbagliarsi e che
Marte ridesse di lui.

—Egli… lo credo. Ma contro un esercito di quegli


orchi…
—Sì, sarà duro—Marte si mise in piede e si grattò—.
Quando tua nonna si svegli di mattina, ti offrirà aiuto.
Allora immagino che morrà.

—Che cosa? Ma devo salvarla! Non può abbandonarmi.

—Ha vissuto una vita plena—dijo Marte—. È pronta per


seguire. Non essere egoista.

—Egoista!?

—L'anziana si è mantenuta così fino ad ora per il suo


senso del dovere. Tua madre era uguale. È per quel
motivo per quello che l'amai. Antepose sempre suo
dovere in primo luogo, al di sopra di tutto. Perfino
della sua vita.

—Ed al di sopra di me.

Marte si tolse l'occhiali da sole. Lì dove dovrebbero


stare i suoi occhi, c'erano alcune piccole sfere in
miniatura di fuoco come esplosioni nucleari.

—Atto-compadecerse non serve a niente, bambino.


Non vale la pena. Perfino senza il dono della famiglia,
tua madre ti avrebbe dato in eredità altri valori:
valore, lealtà, intelligenza…. Ora devi decidere come
usarli. Di mattina, ascolta tua nonna. Segue il suo
consiglio. Puoi liberare ancora a Tánatos e salvare
all'accampamento.

—E lasciare a mia nonna morire.


—Il vita assolo è prezioso perché finisce, bambino. Un
dio te lo dice, voi i mortali non sapete la fortuna che
avete.

—Sí—murmuró Frank—. Molta fortuna.

Marte rise, un suono qualcosa di metallico.

—Tua madre mi dicevo un proverbio cinese: Mangia


aspro…

—Mangia aspro, sa dulce—dijo Frank—. Odio quello


proverbio.

—Ma è certo. Come lo dicono oggigiorno? Senza


dolore, non ci sono guadagni? È la stessa cosa. Tu vai
per la cosa facile, la cosa attraente, la cosa pacifica
che finisce convertendosi in fin dei conti in brutto. Ma
se prendi la strada difficile… è così come ricevi i premi
dolci. Dovere e sacrificio, significano qualcosa.

Frank era tanto indignato che appena poteva parlare.


Quell'era suo padre?

Frank capiva perché sua madre era stata un'eroina,


capiva che aveva salvato vite e che era stato molto
coraggioso. Ma gli aveva lasciato solo. Quello non era
giusto, non stava bene.

—Io voy—dijo Marte—. Ma in primo luogo, hai detto


che sei debole. Quello non è certo. Vuoi sapere perché
Juno ti ha scelto, verità? Perché quello pezzo di legno
non ha arso ancora del tutto? È perché devi una carta
giocare. Credi che non sia uguale di buono che gli altri
romani. Credi che Percy Jackson è migliore che tu.

—L'es—gruñó Frank—. Lottò contro te e guadagnò.

Marte si avvilì di spalle.

—Chissà, chissà sé. Ma ogni eroe ha un punto debole.


Percy Jackson? È troppo leale ai suoi amici. Non può
abbandonarli. Quello glielo dissero, anni fa. E qualche
giorno, deve affrontarsi ad un sacrifico che lo
sorpasserà. Senza te, Frank, senza il tuo senso del
dovere, cadrà. La guerra intera fallirà, e Gea
distruggerà il nostro mondo.

Frank negò con la testa. Non poteva ascoltare quello.

—La guerra è un deber—continuó Marte—. L'unica


elezione vera è se l'accetti o non e se lotti per ciò. Il
lascito di Roma sta nella corda floscia, cinque mille
anni di legge, ordine, civiltà… I dei, le tradizioni, le
culture che hanno dato forma al mondo nel quale vivi:
tutto cade, Frank, non sia che guadagniate questo.
Credo che quello è qualcosa che valga la pena per
quello che lottare. Pensalo un po'.

—Quale è il mio? —domandò Frank.

Marte alzò un sopracciglio.

—Tu che cosa?

—Il mio punto debole. Hai detto che tutti gli eroi
hanno uno.

Il dio sorrise freddamente:

—Devi rispondere quello per te stesso, Frank. Ma


finalmente stai domandando la cosa corretta. Ora,
dorme un po'. Devi riposare.

Il dio ondeggiò la sua mano. Gli occhi di Frank


pesarono. Crollò e tutto diventò nero.

—Fai—dijo una voce familiare, severa ed impaziente.

Frank sbattè le palpebre. La luce del sole entrava nella


stanza.

—Fai, alzati. Per quanto mi piacesse toglierti quello


viso ridicolo che hai, non sto in condizioni di uscire
dal letto.

—Nonna?

La sua visione si mise a fuoco, e la vide guardandolo


dal letto. Egli stava espatarrado nel suolo. Qualcuno
gli aveva messo un lenzuolo al di sopra di lui durante
la notte ed un cuscino sotto la testa, ma non aveva né
idea di che cosa aveva passato.

—Sì, il mio tonto bue—la nonna continuava a sembrare


orribilmente debole e pallida, ma la sua voce era
molto più dura che mai—. Ora, alzati. Gli orchi hanno
circondato la casa. Abbiamo molto da discutere se tu
ed i tuoi amici volete scappare qui da vivos.Capítulo
35FrankUNA Guardato Fuori Di La Finestra, e Frank
sapeva che stavano in problemi.

Al bordo del prato, i lestrigones cominciava a caricare


le pallottole di cannone di bronzo. La sua pelle
riluceva con un colore rosso. I suoi capelli erano
sbrogliati, i suoi tatuaggi ed i suoi artigli non
sembravano molto più begli della luce della mattina.

Alcuni caricavano bacchette e lance. Ed altri confusi


orchi caricavano tavole di surf, come se si fossero
messi nella festa sbagliata. Tutti di essi avevano un
umore festivo, sbattendosi le mani agli altre, legandosi
bavaglini di plastica per i suoi colli, rompendo coltelli
e forchette. Un orco aveva infiammato un animo
portatile e stava ballando con un grembiule che diceva
"Bacia" il Cuoco.

La scena sarebbe stata quasi divertiva eccetto che


Frank sapeva che egli stesso era il piatto principale.

—Ho visto i tuoi amici nel ático—dijo la nonna—. Puoi


unírteles quando sia pronto.

—L'attico? —Si girò Frank—. Mi dicevi sempre che non


salisse mai là.

—Quello è perché lì conserviamo le armi, ragazzo


tonto. Credi che sia la prima volta che i mostri
attaccano alla nostra famiglia?

—Armas—gruñó Frank—. Come se non avesse


combattuto mai prima con armi.
Le pinne del naso della nonna si aprirono.

—Fai Zhang, quello è stato sarcasmo?

—Sì, nonna.

—Buono. C'è ancora speranza per te. Ora, siediti. Devi


mangiare.

Segnalò di notte con la mano il suo tavolo, dove


qualcuno aveva lasciato un bicchiere di succo di
arancia ed un piatto di uova strapazzate ed una fetta
biscottata con bacón, la colazione favorita di Frank.

Nonostante i suoi problemi, Frank si sentì affamato.


Guardò sua nonna, attonito.

—Hai…?

—… fatto io la tua colazione? Per la scimmia di


Buddha, ovviamente che no! E non è stato la
domestica, è troppo pericoloso entrare qui per lei. No,
la tua fidanzata Hazel l'ha fatto per te. E ti portò ieri
sera un lenzuolo ed un cuscino. E ti prese pochi vestiti
puliti per te nella tua stanza. Di tutte forme, dovresti
farti una doccia. Odori di capelli di cavallo bruciato.

Frank aprì e chiuse la sua bocca come un pesce. Non


poteva articolare un suono. Hazel aveva fatto tutto
quello per lui? Frank era sicuro che aveva distrutto
qualunque opportunità con lei la notte anteriore
quando convocò a Grigio.
—Ella… ehi… non è…

—Non è la tua fidanzata? —Suppose la nonna—. Buono,


perché lo dovrei! Non le lasciare scappare. Hai bisogno
di una donna forte nella tua vita, per se non l'hai
notato. Ora, andiamo al lavoro.

Frank mangiò mentre la nonna dava qualcosa di simile


ad una sessione informativa militare. Alla luce del
giorno, la sua pelle era tanto traslucida, le sue vene
sembravano brillare. La sua respirazione suonava
come una scricchiolante borsa di carta gonfiandosi e
sgonfiandosi, ma parlava con fermezza e chiarezza. Gli
spiegò che gli orchi avevano circondato la casa per tre
giorni, sperando a Frank.

—Vogliono cucinarti e comerte—dijo, senza voglia—,


quello che è ridicolo. Sapresti terribilmente.

—Grazie, nonna.

Assentì.

—Ammetto che stetti soddisfatta in qualche modo


quando mi dissero che andavi a ritornare. Mi rallegro
di vederti di nuovo per ultima volta, benché i tuoi
vestiti siano sporche ed abbi bisogno di un taglio di
capelli. È come rappresenti alla tua famiglia?

—Sono stato un po' indaffarato, nonna.

—Non ci sono scuse per la trascuratezza. Di tutte


forme, i tuoi amici hanno dormito e hanno mangiato.
Stanno ricaricando approvvigionamenti di armi
nell'attico. Ho detto loro che ti uniresti in breve con
essi, ma ci sono troppi orchi per affrontarti ad essi tu
solo. Dobbiamo parlare del tuo piano di fuga. Mira nel
mio tavolo di notte.

Frank aprì il cassetto e tirò fuori una busta bollata.

—Sai il campo di aviazione alla fine del parco? —Gli


domandò sua nonna—. Potresti trovarlo un'altra volta?

Frank assentì in silenzio. Stava a circa quattro


chilometri al nord, scendendo per la strada principale
attraverso il cannone. La nonna gli aveva portato lì
varie volte quando noleggiava aeroplani per portare
equipaggiamento speciale della Cina.

—C'è un pilota sperando si ferma partire non appena


llegues—dijo la nonna—. È un vecchio amico. Ho una
lettera per lui nella busta, chiedendolo che vi porti al
nord.

—Ma…

—Non discutere, chico—murmuró—. Marte sta


visitandomi questi ultimi giorni, diventando
compagnia. Mi ha parlato della tua missione. Trova
alla Morte in Alaska e liberalo. Compie il tuo dovere.

—Ma se ho successo, morrai. Non ti girerà mai a


vedere.
—Quello è cierto—admitió la nonna—. Ma morrò di
tutte forme. Sono vecchia, credo che quello è chiaro.
Ma, il tuo pretore si è dato lettere di
raccomandazione?

—Ehi, sì, ma…

—Buono. Mostra Lei esse al pilota anche. È un veterano


della legione. In caso che abbia alcuno dubbio, quelle
credenziali l'obbligheranno ad aiutarti di tutte le
maniere possibili. Tutto quello che dovete fare è
arrivare al campo di aviazione.

La casa tremò. Fosse una palla di fuoco sfruttò in


mezzo all'aria, facendo brillare tutta la sala.

—Gli orchi cominciano a cansarse—dijo la nonna—.


Dobbiamo affrettarci. Ora, tu ed i tuoi poteri, spero
che già i faggi scoperto.

—Ehi…

La nonna maledisse per la cosa pianterreno in un


mandarino molto rapido.

—Dio ancestrali! È che non hai imparato niente,


ragazzo?

—Sé! —parlò dei dettagli della sua discussione con


Marte la notte anteriore, ma si sentì che gli costava
molto più parlare davanti a sua nonna—. Il dono di
Periclímeno… credo… Credo che fosse figlio di
Poseidón, o Nettuno, buono già io entiendes…—Frank
si avvilì di spalle—. Il dio del mare.

La nonna assentì malvolentieri.

—Era nipote di Poseidón, ma mi vale. Come sei


arrivato a tale brillante illuminazione?

—Un profeta in Portland… disse qualcosa su mio


tatara-nonno, Shen Lun. Il profeta disse che fu
incolpato per il terremoto di 1906 che distrusse San
Francisco nell'antica localizzazione
dell'Accampamento Giove.

—E che più?

—Nell'accampamento, dicevano che un discendente di


Nettuno aveva causato il disastro. Nettuno è il dio dei
terremoti, ma… non credo che il tatara-nonno lo
facesse. Il nostro dono non è causare terremoti.

—No—admitió la nonna—. Ma sì, fu incolpato. Fu


impopolare come discendente di Nettuno. Fu
impopolare perché il suo dono reale era molto più
strano di causare terremoti. E fu impopolare per
essere cinese. Un ragazzo cinese non aveva reclamato
mai avere sangue romano. Una verità scomoda, ma
nessuno lo negò. Fu accusato falsamente, fu espulso
per vergogna.

—Cosicché… se non fece niente brutto, perché dicesti


che mi scusassi per lui?

Le guance della nonna arrossirono.


—Perché scusarsi per qualcosa che non hai fatto è
meglio che morire per ciò. Non era sicura se
l'accampamento potrebbe sopportare la tua vergogna.
Non sapeva che il pregiudizio dei romani aveva
migliorato.

Frank si divorò la colazione. Si erano presi gioco di lui


nella scuola e per strade a volte, ma mai
nell'Accampamento Giove. Nessuno
nell'accampamento, né una sola volta, avevano riso di
lui per essere asiatico. A nessuno gli preoccupava
quello. Assolo ridevano di lui perché era rozzo e lento.
Non poteva immaginarsi che cosa sarebbe stato per
tuo trisnonno, accusato di distruggere
l'accampamento intero, sloggiato della legione per
qualcosa che non fece.

—E nostro Don vero? —Domandò la nonna—. Al meno


hai alcuno idea della quale è?

Le storie di sua madre si affollarono nella testa di


Frank. Lottando come un sciame di "api", Era il
migliore drago di "tutti." Ricordò a sua madre
apparendosi al suo fianco nel patio, come se avesse
appena volato dall'attico. Ricordò vederla uscendo dai
boschi, dicendo che aveva dato alla mamma osa
direzioni.

—Puoi essere qualunque cosa—dijo Frank—. Quello è


quello che mi dicevo sempre.

La nonna sbuffò.
—Finalmente, una tenue luce è entrata nella tua testa.
Sì, Fai Zhang. Tua madre non stava gonfiando il tuo
atto-stima. Stava dicendoti la verità letterale.

—Pero…—otra esplosione scosse la casa. Del tetto


cadde un po' di neve. Frank era tanto sconcertato che
affliggi lo notò.

—Qualunque cosa?

—Dentro la razón—dijo la nonna—. Esseri vivi. Aiuto


che conosca bene la creatura. Anche aiuto che stia in
una situazione di vita o morte, come un
combattimento. Perché sei tanto sorpreso, Fai? Hai
detto sempre che non sei comodo col tuo proprio
corpo. Tutti ci sentiamo così, tutti quelli che abbiamo
il sangue di Pilos. Questo dono è stato solo dato una
volta ad una famiglia mortale. Siamo unici tra i
semidei. Poseidón si sentì specialmente generoso
quando benedisse il nostro ancestro… o specialmente
rancoroso. Il dono è stato a volte una maledizione.
Non salvò tua madre…

Nell'esterno, gli orchi cominciarono un clamore. Uno


gridò:

—Zhang! Zhang!

—Devi andarti, piccolo tonto—dijo la nonna—. Ha


finito il tempo.

—Ma… non so come usare il mio potere. Non ho mai…


non posso.

—Puedes—dijo la nonna—. O non sopravvivrai per dare


si racconta del tuo destino. Non mi piace questa
Profezia dei Sette del che mi ha parlato Marte. Sette è
un numero sfortunato tra i cinesi, un numero
fantasma. Ma non c'è niente che possiamo fare. Ora,
vietare! Domani all'imbrunire è il Festival di Fortuna.
Non c'è tempo da perdere. Non ti preoccupare per me.
Morrò quando e come voglia. Non ho intenzione di
essere divorata da quelli ridicoli orchi. Vietare!

Frank si girò verso la porta. Sentì come se il suo cuore


avesse passato per un spremiagrumi, ma fece una
riverenza formale:

—Grazie, abuela—dijo—. Farò che ti senta orgogliosa.

Mormorò qualcosa abbasso la sua respirazione. Frank


credè che avesse detto: L'hai fatto "già."

La rimase guardando, dubitativo, ma la sua


espressione si indurì rapidamente:

—Smette di guardarmi a bocca aperta, ragazzo. Lavati


e vestiti! Pettinati i capelli! O per caso vuoi che la mia
ultima immagine di te sia coi capelli spettinati?

Si preparò i capelli e tornò a fare una riverenza.

L'ultima immagine di sua nonna fu di lei guardando


per la finestra, come se stesse pensando la terribile
sgridata che darebbe agli orchi quando invadessero il
suo casa.Capítulo 36FrankFRANK si Fece La Doccia Più
Rapida della sua vita, si mise i vestiti che Hazel l'aveva
scelto, una maglietta verde oliva con alcuni pantaloni
beige, sul serio?), allora afferrò il suo arco e la sua
faretra di più e salì per le scale dell'attico.

L'attico era pieno di armi. La sua famiglia aveva


collezionato abbastanza armi antiche come per armare
un esercito. Scudi, lance, archi e frecce per tutta una
parete, quasi tante come nell'armeria
dell'Accampamento Giove. Nella finestra posteriore,
una balestra di scorpione era montata e carica,
preparata per l'azione. Nella finestra frontale c'era
qualcosa che sembrava una pistola che sparava granate
di grappolo.

—Lanciamissili? —domandò a voce alta.

—No, no—dijo una voce nell'angolo—. Patate. Le patate


non le piacciono.

L'harpía si era fatta in due un nido per lei bauli. Era


seduta in un mucchio di pergamene cinesi, leggendo
contemporaneamente sette od otto.

—Ella—dijo Frank—, dove stanno gli altri?

—Tejado—miró verso l'alto, allora ritornò alla sua


lettura, raccogliendo piume e passando pagine—.
Tetto. Guardando gli orchi. Gli orchi non le piacciono.
Patate.

—Patate? —Frank non lo capì fino a che girò la


macchina. Le sue otto spolette erano cariche con
patate. Nella base dell'arma, c'era una cesta piena con
più munizione commestibile.

Guardò per la finestra, la stessa finestra nella quale


sua madre lo guardava quando si trovò con l'orso.
Sotto, nel patio, gli orchi stavano pattugliando,
dandosi colpi tra essi ed occasionalmente gridavano
verso la casa, lanciavano palle di cannone di bronzo
che sfruttavano in mezzo all'aria.

—Hanno palle di cañón—dijo Frank—. E noi una pistola


di patata.

—La fécula—dijo Ella, pensosa—. La fecola è cattiva per


gli orchi.

La casa tremò con un'altra esplosione. Frank doveva


arrivare al tetto e vedere quello che stavano facendo
Percy e Hazel, ma si sentì male lasciando sola a Lei.

Si inginocchiò al suo fianco, con attenzione di non


avvicinarsi.

—Ella, non è sicura stare qui con gli orchi. Andremo


molto presto in Alaska. Verrai con noi?

Ella si mosse scomoda.

—Alaska. Un milione otto mille cento trenta tre


chilometri quadrati. Mammifero statale: l'alce.

All'improvviso cambiò al latino, qualcosa che Frank


potè seguire a fatica grazie alle sue classi
nell'Accampamento:

—Al nord, oltre i dei, si riposa la corona dalla legione.


Cadendo dal ghiaccio, il figlio di Nettuno Lei ahogará—
se fermò e si grattò i suoi spettinati capelli rossi—.
Bruciato. Il resto è bruciato.

Frank poteva a pene respirare.

—Ella, quello… è stato una profezia? Dove l'hai letto?

—L'alce—dijo Ella, assaggiando la parola—. L'alce,


l'alce, l'alce.

La casa girò a tremare. Cadde polvere dalle travi.


Nell'esterno, un orco gridò:

—Frank Zhang! Mostrati!

—No—dijo Ella—. Migliore che Frank non lo faccia. No.

—D'accordo… rimani qui, vale? —disse Frank—. Devo


andare ad aiutare a Percy e Hazel.

Abbassò la scala per salire al tetto.

—Buono días—dijo Percy, sorridente—. Bel giorno,


verità? —vestiva la stessa cosa che il giorno anteriore,
blue-jeans, maglietta violetta e la sua giacca polare,
ma i vestiti erano stati lavda. Aveva la spada in una
mano ed una canna di giardino nell'altre. Perché c'era
una canna nel tetto? Né idea, Frank non era sicuro, ma
ogni volta che i giganti inviavano una pallottola di
cannone, Percy convocava un gigantesco getto di
acqua e detonava la sfera nel mezzo dell'aria. Allora
Frank ricordò: anche la sua famiglia discendeva da
Poseidón. La nonna gli aveva detto che la casa era
stata attaccata in precedenza. Chissà anche avevano
messo lì sopra una canna per quella ragione.

Hazel pattugliava la veranda tra i due frontoni


dell'attico. Era tanto bella che a Frank gli dolse il
petto. Vestiva alcuni blue-jeans, una giacca colore
crema, una maglietta bianca che faceva che la sua
pelle sembrasse del colore del cioccolato. I suoi capelli
ricci cadevano attorno alle sue spalle. Quando si
avvicinò, Frank potè annusare shampoo di gelsomino.

Alzò la sua spada. Quando guardò a Frank, i suoi occhi


brillarono con preoccupazione.

—Stai bene? —domandò—. perché sorridi?

—Oh, ah, nada—se li sistemò per dire—. Grazie per la


colazione. E per i vestiti. E per… non odiarmi.

Hazel sembrava perplesso.

—Perché dovrebbe odiarti?

Il viso di Frank gli arse. Desiderava che mantenesse la


sua bocca chiusa, ma era troppo tardi. Non le lasciare
scappargli aveva detto sua nonna, "Hai bisogno" di
una donna forte.
—È che… anoche…—tartamudeó—. Quando convocai
allo scheletro. Credeva che… credeva che credessi che
fosse repulsivo o qualcosa…

Hazel alzò le sopracciglia. Negò con la testa con


costernazione.

—Frank, chissà fosse sorpresa. Chissà mi spaventassi


quella cosa. Ma repulsivo? La forma nella quale
l'ordinasti, tanto fiducioso e tutto, come dicendo: "Oh,
sì, ragazzi, ho questa spartus tutto-poderosa che
possiamo fare servire." Non poteva credermi lo. Non ti
trovai repulsivo, Frank. Era sorpresa.

Frank non era sicuro dello avere sentito bene.

—Stavi tu… impressionata? Per me?

Percy rise.

—Zio, fu incredibile.

—Sul serio? —domandò Frank.

—In serio—prometió Hazel—. Ma subito, abbiamo altri


problemi dei che preoccuparci. D'accordo?

Segnalò all'esercito di orchi che si stavano


convertendo più audaci a poco a poco, avvicinandosi
sempre di più alla casa.

Percy preparò la canna di giardino:


—Ho un trucco più progettato. Il tuo prato ha un
sistema di aspersores. Posso farlo sfruttare e causare lì
sotto confusione, ma quello spezzerà la bomba di
acqua.

Senza bomba, non ci sarà pressione e senza pressione,


non ci sarà canna, pertanto quelle palle di cannone
entreranno nella casa.

Gli elogi di Hazel continuavano a fischiare negli uditi


di Frank, ostacolandolo il pensiero. Dozzine di ogras
erano accampate nel prato, sperando di spezzarli, ed
appena Frank poteva controllare la sua necessità di
sorridere.

Hazel non l'odiava. Era impressionata. Si impegnò a


concentrarsi. Ricordò quello che sua nonna gli aveva
detto sulla natura del suo dono, e come doveva
lasciarla lì per morire.

"Devi una carta giocargli" aveva detto Marte.

Frank non poteva credersi che fosse l'arma segreta di


Juno, o che quella gran Profezia dei Sette dipendesse
da lui. Ma Hazel e Percy contavano su lui. Doveva dare
la cosa migliore di sé.

Pensò a quell'estranea profezia parziale che Ella


l'aveva recitato nell'attico, sul figlio di Nettuno
affondando.

"Non capite il suo vero valore", aveva detto loro Fineo


in Portland. Il cieco anziano aveva pensato di
controllarla lo trasformerebbe in un re.

Tutti i pezzi del puzle si divertirono per la mente di


Frank. Aveva la sensazione che quando finalmente si
collegarono, creerebbero un'immagine che non gli
piacerebbe.

—Ragazzi, ho un piano di escape—les parlò ai suoi


amici dell'aeroplano aspettandoli nel campo di
aviazione, e la lettera di sua nonna per il pilota—. È un
veterano della legione. C'aiuterà.

—Ma Ario non volverá—dijo Hazel—. E tua nonna? Non


possiamo lasciarla qui.

Frank contenne un singhiozzo.

—Chissà… chissà Ario ci trovi. Ed in quanto a mia


nonna… fu chiara. Disse che starebbe bien.No era
esattamente la verità, ma fu la cosa prima che potè
dire Frank.

—C'è un altro problema—dijo Percy—. Non sono buono


volando. È pericoloso per un figlio di Nettuno.

—Dovrai arrischiarti… ed io anche il haré—dijo Frank


—. Di tutte forme, siamo imparentati.

Quasi Percy cadde dal tetto:

—Che cosa?

Frank gli fece un riassunto rapido.


—Periclímeno. Ancestro da parte di madre. Argonauta.
Nipote di Poseidón.

Hazel rimase a bocca aperta.

—Sei discendente di Nettuno? Frank quello è…

—Una pazzia? Sì. E c'è anche un'abilità che ha la mia


famiglia, o si suppone. Ma non so come usarlo.
Neanche posso immaginarmi come…

Altro massiccio clamore si sollevò di tra i lestrigones.


Frank si rese conto che stavano guardandolo,
segnalandolo, salutandolo e ridendo. Avevano
avvistato la sua colazione.

—Zhang! —gridarono—. Zhang!

Hazel a lui si avvicinò.

—Portano dicendolo tutto il momento. Perché ti


chiamano?

—Non importa—dijo Frank—. Ascolta, dobbiamo


proteggerla, portarla con noi.

—Per supuesto—dijo Hazel—. La povero ha bisogno del


nostro aiuto.

—No—dijo Frank—. Voglio dire, sé. Ma non è solo


quello. Recitò sotto una profezia. Credo… credo che
fosse su questa missione.
Non voleva contare a Percy le brutte notizie, su un
figlio di Nettuno annegando, ma ripetè i versi.

La mandibola di Percy si indurì.

—Non so come un figlio di Nettuno può essere


soffocato. Posso respirare sotto l'acqua. Ma la corona
della legione…

—Quello deve essere il águila—dijo Hazel.

Percy assentì.

—Ed Ella recitò così prima qualcosa, in Portland, una


linea dell'antica Gran Profezia.

—Il che?

—Te lo conterò dopo. —Percy girò la canna e sparò ad


un'altra palla di cannone nel cielo. Sfruttò in una palla
di fuoco arancia. Li applaudirono con ammirazione e
gridarono:

—Bello! Bello!

—La cosa es—dijo Frank—, Ella ricorda tutto quello che


legge. Ha detto qualcosa su una pagina bruciata, come
se avesse letto un testo di profezie dannato o qualcosa.

Gli occhi di Hazel si aprirono.

—Libri di profezia bruciati? Non crederai che… ma


quello è impossibile!

—I libri che voleva Octavian, nell'accampamento? —


suppose Percy.

Hazel fischiò abbasso la sua respirazione.

—I libri persi del Sibilla che descrivevano il numero


intero destino di Roma. Se Ella lesse in qualche modo
una copia e la memorizzò…

—Allora è l'harpía più preziosa del mundo—dijo Frank


—. Non mi rimpiange che Fineo la volesse catturare.

—Frank Zhang! —un orco gridò da sotto. Era più alto


del resto, vestendo una cappa di leone come un
stendardo romano ed una salopette di plastica con
un'aragosta in lui.

—Ribasso, figlio di Marte! Stiamo aspettandoti. Vieni,


e so il nostro ospite onesto!

Hazel afferrò il braccio di Frank.

—Perché ho la sensazione che ‘ospite onesto ' significa


‘cena '?

Frank desiderò che Marte seguisse lì. Potrebbe fare


che qualcuno facesse scricchiolare le sue dita e fare
che i nervi della battaglia sparissero.

"Hazel" crede in me pensò, posso farlo."


Guardò a Percy.

—Puoi condurre?

—Chiaro, perché?

—L'automobile della nonna sta nel garage. È un


vecchio Cadillac, è come un carro armato. Se puoi
strapparlo…

—Anche cosí avremmo una barriera di orchi al che


enfrentarnos…—dijo Hazel.

—Il sistema di aspersores—dijo Percy—. Potremmo


usarlo come distrazione?

—Exacto—dijo Frank—. Io guadagnerò il maggiore


tempo possibile. Prendetela, prendete l'automobile.
Cercherò di trovarmi con voi nel garage, ma non mi
aspettiate.

Percy corrugò il cipiglio.

—Frank…

—Danni una risposta, Frank Zhang! —Gridò l'orco—.


Ribasso e lasceremo andare agli altri, i tuoi amici ed a
tua povera vecchia nonna. Ti vogliamo solo!

—Mienten—murmuró Percy.

—Sì, il sé—admitió Frank—. Andarvi!


I suoi amici corsero per l'escalerilla.

Frank cercò di controllare il polso del suo cuore.


Sorrise e gridò:

—Ehi, lì sotto! Chi ha fame?

Gli orchi gridarono mentre Frank passeggiò per la


veranda e salutò come una stella di rock. Frank cercò
di convocare il potere della sua famiglia. Si immaginò
a sé stesso come un drago sputare-fuoco. Strinse con
tutte le sue forze i suoi pugni e pensò tanto ai draghi
che gocce di sudore caddero davanti per suo. Ma
niente passò. Non aveva nessuna pista di come
cambiare. Non aveva visto mai un drago reale. Per un
momento tremendo, si domandò se la nonna l'aveva
speso un scherzo crudele. Chissà avrebbe frainteso il
dono. Chissà Frank era l'unico membro della famiglia
che non l'aveva ereditato. Allora sarebbe a sole con la
sua fortuna. Gli orchi cominciarono a stancarsi di
sperare. L'allegria passò ad essere un fischio. Alcuni
lestrigones alzò le pallottole di cannone.

—Sperate! —Gridò Frank—. Non vorrete carbonizzare,


verità?! Non saprò tanto bene di quella maniera.

—Ribasso! —gridarono—. Siamo affamati!

Ora del piano B. Frank desiderò avere uno.

—Promettete lasciare in pace ai miei amici? —


Domandò Frank—. Lo giurate sul fiume Stigio?
Gli orchi risero. Uno cercò di lanciargli una palla di
cannone, ma passò al di sopra di Frank ed entrò nel
camino. Per qualche tipo di miracolo, Frank non fu
battuto per una mitraglia.

—Mi prenderò quello come un no—murmuró. Allora


gridò verso il basso:

—Di accordo, vali! Voi guadagnate! Vado per sotto.


Aspettatemi lì!

Gli orchi l'acclamarono, ma il suo leader con la cappa


di pelle di leone guardava col cipiglio corrugato. Frank
non aveva molto tempo. Scese per l'escalerilla fino
all'attico. Ella era andata via. Sperò che quello fosse
un buono segno. Chissà l'avevano portata al Cadillac.
Prese una faretra extra di frecce che era etichettato
come una delle varietà nel baule ordinato di sua
madre. Allora corse verso il lanciamissili.

Girò il grilletto, mirò verso l'orco leader e pressò il


grilletto. Quattro patate si stamparono contro il petto
del gigante, dandolo con tanta forza che si imbattè e
cadde in un mucchio di palle di cannone di bronzo che
sfruttarono, lasciando un cratere fumante nel prato.

Apparentemente la fecola era cattiva per gli orchi.


Mentre il resto dei mostri correvano in confusione,
Frank tirò fuori il suo arco e sparò alcune frecce.
Alcuni dei missili detonarono all'impatto. Altre si
scheggiarono come le ghiere di un fucile e lasciarono
ai giganti con alcuni nuovi tatuaggi più dolorosi. Una
diede ad un orco ed istantaneamente si trasformò in
un coccio col suo roseto.

Sfortunatamente, gli orchi si rimisero rapidamente.


Cominciarono a lanciare palle di cannone, dozzine
contemporaneamente. La casa intera cominciò a
scricchiolare abbasso il suo impatto. Frank corse verso
le scale. L'attico si disintegrò dietro lui. Fumo e fuoco
uscivano dal ripiano del secondo piano.

—Nonna! —gridò, ma il caldo era tanto forte che non


potè arrivare alla sua stanza. Corse verso il
pianterreno, essendo afferrato alle ringhiere mentre
la casa precipitava e grandi pezzi del soffitto
cominciavano a cadere.

La base della scala era un cratere fumante. Arrivò al


pianterreno ed irruppe nella cucina. Tossendo per la
cenere ed il fumo, entrò nel garage. Le luci del
Cadillac erano accese. Il motore suonava e la porta del
garage era aperta.

—Entra! —gridò Percy.

Frank si sedette nel sedile di di fianco a Hazel. Ella


stava nell'attaccante, con la sua testa messa abbasso le
sue ali, mormorando:

—Uff. Uff. Uff.

Percy strappò il motore. Uscirono dal garage prima


che stesse del tutto sconquassato, lasciando un buco
del volume del Cadillac di schegge di legno.
Gli orchi corsero per intercettarli, ma Percy gridò fino
a lasciarsi i polmoni, ed il sistema di aspersores
sfruttò. Cientos di geyser si precipitò dappertutto per
l'aria, pezzi di tubature ed alcuni aspersores molto
pesanti.

Il Cadillac andava a circa quaranta quando batterono il


primo orco che si disintegrò all'impatto. Quando gli
altri mostri uscirono dalla sua confusione, il Cadillac
stava a due chilometri per la strada. Alcune palle di
cannone ardendo arrivarono di dietro di lei.

Frank guardò all'indietro e vide la magione della


famiglia in fiamme, le pareti cadendo in dentro ed il
fumo salendo fino al cielo. Vide una gran macchia
sfortuna, chissà un'aquila trappola, girando dal fuoco.
Sarebbe potuto essere l'immaginazione di Frank, ma
credè che fosse uscito volando della finestra del
secondo piano.

—Nonna? —mormorò.

Sembrava impossibile, ma gli aveva promesso che


morrebbe della forma nella quale ella voleva, e non
con l'intervento degli orchi. Frank sperò che facesse la
cosa corretta.

Condussero attraverso i boschi e furono verso il nord.

—A cinque chilometri! —Disse Frank—. Non ha perdita!

Dietro essi, ci furono più esplosioni per il bosco. Il


fumo ascese per il cielo.
—A che velocità possono correre i lestrigones? —
domandò Hazel.

—Sarà migliore che non il descubramos—dijo Percy.

Le porte del campo di aviazione apparvero davanti ad


essi, ad alcuni metri. Un jet privato era parcheggiato
nella pista di decollo. Le sue scale erano abbassate.

Il Cadillac battè un buco e fece un salto. La testa di


Frank battè il soffitto dell'automobile. Quando le
ruote toccarono il suolo, Percy strinse i freni, ed allora
virò bruscamente per frenare giusto dentro le porte.

Frank uscì e tirò fuori il suo arco.

—Andate verso l'aeroplano! Si avvicinano!

I lestrigones si avvicinava con una velocità allarmante.


La prima linea di orchi uscirono dei boschi e si
avvicinarono al campo di aviazione, a cinquecento
metri, quattrocento…

Percy e Hazel glieli sistemarono per tirarla fuori fuori


dal Cadillac, ma non appena l'harpía vide l'aeroplano,
cominciò a tremare.

—NO! —gridò—. Volare con ali! Non aeroplani!

—Sta bien—le promise Hazel—. Ti proteggeremo.

Ella fece un gesto di dolore come se stessero


bruciandola. Percy alzò le mani, esasperato.

—Che cosa possiamo fare? Non possiamo obbligarla.

—No—admitió Frank. Gli orchi stavano a trecento


metri ed avvicinandosi.

—È troppo preziosa per lasciarle atrás—dijo Hazel.


Allora corresse le sue proprie parole—. Dio, lo sento,
Ella. Ho parlato come Fineo. Sei un essere vivo, non un
tesoro.

—Non aeroplani, non aviones—Ella stava


hiperventilándose.

Gli orchi stavano ad una distanza dove potevano


spararli.

Percy si incorporò, rapidamente.

—Ho un'idea. Ella, puoi nasconderti nei boschi? Sarai


sicura degli orchi?

—Esconderse—aceptó—. Sicura. Nascondersi è buono


per le harpías. Ella è rapida. E piccola. E veloce.

—Di acuerdo—dijo Percy—. Rimani qui. Invierò un


amico a cercarti e ti porterà all'Accampamento Giove.

Frank si slegò l'arco e lanciò una freccia.

—Un amico?
Percy mosse la mano come se dicesse ve lo spiegherò
dopo "."

—Ti piacerebbe ella, quello? Vorrai che il mio amico ti


porti all'Accampamento Giove e ti insegni la nostra
casa?

—Campamento—murmuró allora Ella, disse in latino—.


La figlia della saggezza cammina sola, la Marca di
Atena arde attraverso Roma.

—Ehi, di acuerdo—dijo Percy—. Quello suona


importante, ma possiamo parlare dopo di quello. Sarai
sicura nell'accampamento. Ed avrai tutti i libri e cibo
che voglia.

—Senza aviones—insistió Ella.

—Senza aviones—admitió Percy.

—Ella si nasconderà ahora—y dopo quello, andò via:


una macchia rossa sparendo tra i boschi.

—La getterò di menos—dijo Hazel, con tristezza.

—La vedremo luego—le promise Percy, ma corrugò il


cipiglio, scomodo, come se fosse preoccupato per
l'ultimo pezzo della profezia, la parte su Atena.

Un'esplosione inviò le porte del campó di aviazione


volando per l'aria.

Frank tirò fuori la lettera da sua nonna e la diede a


Percy.

—Insegnagli questo al pilota! Insegnagli la lettera di


Reyna! Dobbiamo staccare! GIÀ!

Percy assentì. Egli e Hazel corsero verso l'aeroplano.

Frank si nascose dietro il Cadillac e cominciò a sparare


gli orchi. Mirò verso il maggiore numero di nemici e
sparò una freccia con forma di tulipano. Come aveva
sperato, era una freccia idro.

Alcuni archi uscirono di lei, come i tentacoli di un


calamaro, e la fila frontale degli orchi si disfò in una
massa di fango.

Frank sentì il motore dell'aeroplano accendersi. Sparò


altre tre frecci la cosa più rapida che potè, lasciando
alcuni enormi crateri nelle file degli orchi. I superstiti
stavano ad alcuni cientos di metri di distanza ed
alcuni dei più intelligenti cominciarono a trattenersi,
dare si racconta che stavano nella linea di tiro.

—Frank! —Gridò Hazel, disperata—. Andiamo!

Una pallottola di cannone lo sorvolò lentamente.


Frank seppe subito che andava a battere l'aeroplano.
Battè una freccia. Posso fare questo" pensò. Sparò una
freccia. Intercettò la pallottola, creando una gran
esplosione. Altre due pallottole di cannone volarono al
di sopra di lui. Frank corse. Dietro lui, il metallo ruggì
mentre il Cadillac sfruttava. Si mise nell'aeroplano
mentre le scale cominciavano ad ascendere.
Il pilota dovette capire bene la situazione. Non ci fu
nessun annuncio di cinture, nessuna bibita prima del
volo, e nessuna attesa per spiegazioni. Spinse
l'acceleratore, e l'aeroplano corse per la pista. Un
altro missile passò per la pista dietro essi, ma allora
stavano nell'aria.

Frank guardò dietro e vide la pista con crateri come


un pezzo di formaggio svizzero ardendo. C'erano
frange del parco Lynn Canyon in fiamme. Ad alcuni
metri al sud, una pira di fiamme e fumo nero che
girava era velocemente tutto quello che rimaneva
della magione della famiglia Zhang.

Era troppo come affinché Frank non si emozionasse.


Aveva fallito cercando di salvare sua nonna. Aveva
fallito usando i suoi poteri. Neanche aveva salvato al
suo amica harpía. Quando Vancouver sparì per le
nuvole di sotto, Frank seppellì la sua testa nelle sue
mani e cominciò a piangere.

L'aeroplano girò a sinistra.

Dalla cabina, la voce del pilota disse:

—Senatus Populusque Romanus, i miei amici.


Benvenuti a bordo. Prossima fermata: Anchorage,
Alaska.Capítulo 37Percy¿AVIONES O Cannibali? NÉ
PUNTO DI PARAGONE.

Percy avrebbe preferito condurre il Cadillac della


nonna Zhang fino all'Alaska con orchi lanciando palle
di fuoco perseguendoli prima che essere seduto in un
Gulfstream.

Aveva volato prima. I dettagli erano confusi, ma


ricordava un pegaso chiamato Blackjack. Era stato in
un aeroplano un o due volte. Ma un figlio di Nettuno, o
Poseidón, quello che fosse, non apparteneva all'aria.
Ogni volta che un aeroplano batteva una turbolenza, il
cuore di Percy si sbrigava, ed era sicuro che Giove
starebbe guardandoli.

Cercò di concentrarsi sulla conversazione di Frank e


Hazel. Hazel assicurava a Frank che aveva fatto tutta la
cosa possibile per sua nonna. Frank li aveva salvati dei
lestrigones e li aveva tirati fuori da Vancouver. Era
stato incredibilmente coraggioso.

Frank mantenne la sua testa bassa come se fosse


imbarazzato di piangere, ma Percy non l'incolpava. Il
povero piccolo aveva appena perso sua nonna ed aveva
visto la sua casa ridotta a cenerina. Secondo Percy,
rovesciando poche lacrime non era qualcosa che ti
facesse meno uomo, specialmente quando ti appena
hai affrontato ad un esercito di orchi che volevano
mangiarti di colazione.

Percy seguiva senza credere che Frank era un parente


distante. Frank potrebbe essere suo… che cosa? Tátara
mille volte nipote? Troppo raro come per dirlo.

Frank evitò di dire quale era esattamente il suo dono


familiare, ma mentre volavano verso il nord, Frank
parlò loro della sua conversazione con Marte la notte
anteriore. Spiegò loro la profezia che Juno gli aveva
detto quando era bambino, sulla sua vita sento legata
ad un pezzo di legno e come aveva chiesto a Hazel che
se lo guardasse.

Parte di quello, glielo aveva supposto Percy. Hazel e


Frank avevano condiviso ovviamente alcuni esperienze
sconsiderate quando svennero insieme, ed avevano
fatto qualche tipo di trattamento. Spiegava anche
perché allora, fosse della cosa normale, Frank
continuava a comprovare la sua tasca e perché
diventava tanto nervoso col fuoco. Ancora così, Percy
non poteva immaginarsi perché tipo Frank si era
imbarcato in quella missione, sapendo che una piccola
chiama potrebbe ammazzarlo.

—Frank—dijo—, mi inorgoglisce essere imparentato


con te.

Le orecchie di Frank diventarono rosse. Con la sua


testa abbassata, la sua corte militare gli faceva
sembrare una freccia nera segnalando verso il basso.

—Juno ha qualche tipo di piano per noi, sulla Profezia


dei Sette.

—Sí—gruñó Percy—. Non mi piaceva come Hera, molto


meno come Juno.

Hazel mise i suoi piedi sotto a lei. Studiò a Percy con


alcuni dorati occhi brillanti, ed egli si domandò come
potrebbe essere tanto tranquilla. Era il più giovane
della missione, ma ella stava mantenendoli sempre
uniti e tranquillizzandoli. Ora volavano verso l'Alaska,
lì dove ella era morta. Allora cercherebbero di liberare
a Tánatos che chissà tenterebbe portarsila
all'Inframundo. Ancora così non mostrava paura. Gli
faceva sentire a Percy tonto per essere spaventato di
una turbolenza.

—Sei figlio di Poseidón, verità? —Domandò Hazel—. Sei


un semidio greco.

Percy afferrò il suo ciondolo di cuoio.

—Cominciai a ricordare in Portland, dopo avere bevuto


il sangue di gorgona. Sta girandomi lentamente da
allora. C'è un altro accampamento, l'Accampamento
Meticcio.

Lo stesso nome gli fece sentirsi caldo a Percy. Buoni


ricordi gli vennero: l'odore dei campi di fragole sotto
il caldo sole dell'estate, alcuni fuochi d'artificio
illuminando la spiaggia il quattro di Luglio, satiri
toccando flauti di Pane in un falò durante la notte, ed
un bacio nella cosa più profonda di un lago di canoe.

Hazel e Frank lo guardarono come se avesse parlato in


un'altra lingua.

—Un altro campamento—repitió Hazel—. Un


accampamento greco? Dio, se Octavian Lei
informasse…

—Dichiarerebbe loro la guerra—dijo Frank—. Sempre è


stato sicuro che i greci stanno lì fuori, pianificando
contro noi. Pensava che Percy era un spia.

—È per quel motivo per quello che Juno mi inviò aquí


—dijo Percy—. Voglio dire, non sono un spia. Credo che
sia qualche tipo di scambio. Il tuo amico Jason, credo
che fosse inviato al mio accampamento. Nei miei
sonni, vide un semidio che egli sarebbe potuto essere.
Stava lavorando con altri semidei in una barca
volatile. Credo che vengano all'Accampamento Giove
per aiutare.

Frank diede colpetti nervosi al suo sedile.

—Marte disse che Juno voleva unire i greci ed i romani


per combattere a Gea. Ma, perbacco! I greci ed i
romani hanno insieme una storia molto sanguinante!

Hazel respirò profondo.

—Quello è probabilmente il perché per quello che i dei


ci hanno mantenuti separato fino ad ora. Se una barca
di guerra greca apparisse nel cielo al di sopra
dell'Accampamento Giove, e Reyna non sapesse che
vengono in sono di pace…

—Sí—admitió Percy—. Dobbiamo andare con


attenzione in come spieghiamo quello quando
ritorniamo.

—Se volvemos—dijo Frank.

Percy assentì malvolentieri.


—Mi riferisco, mi fido di voi, ragazzi. Spero che vi
fidiate di me. Mi sento… buono, mi sento molto
affezionato a voi come a chiunque dei miei amici
nell'Accampamento Meticcio. Ma con gli altri semidei,
in entrambi gli accampamenti, ha molta sfiducia.

Hazel fece qualcosa che non si aspettò. Si inclinò e lo


baciò nella guancia. Fu un bacio fraterno, ma sorrise
con tanto affetto che fece sentire comodo Percy dalla
testa ai piedi.

—Ovviamente che mi fido di ti—dijo—. Siamo famiglia.


Non è certo, Frank?

—Claro—dijo—. Non ho io bacio?

Hazel rise, ma ci fu una tensione nervosa.

—Di tutte forme, che cosa facciamo ora?

Percy respirò profondo. Ora di andare via.


Continuavano a stare di passaggio a metà il 23 di
giugno, e domani sarebbe il Festival di Fortuna.

—Devo contattare con un amico, per compiere la mia


promessa La.

—Come? —Disse Frank—. Un altro di quella messaggi


Iride?

—Seguono senza funcionar—dijo Percy, con tristezza—.


Lo tentai ieri sera in casa di tua nonna. Non ci fu
fortuna. Chissà sia perché i miei ricordi seguono
mischiati. O che i dei non permettono la connessione.
Spero che possa contattare col mio amico nei miei
sonni.

Un'altra turbolenza gli fece aggrapparsi al posto.


Sotto ad essi, alcune montagne innevate si sollevavano
per tra una banca di nuvole.

—Non sono sicuro che possa dormir—dijo Percy—. Ma


devo tentarlo. Non possiamo lasciarla sola con quegli
orchi facendo la ronda per di là.

—Sí—dijo Frank—. Abbiamo ancora alcune ore per


volare ancora. Tómate un respiro, zio.

Percy assentì. Risentì con fortuna di avere a Hazel e


Frank proteggendolo. Quello che aveva detto loro era
certo, si fidava di essi. Nella strana, aterrorizante ed
orribile esperienza di perdere la sua memoria e
continuare a recuperarla lentamente, Hazel e Frank
erano le luci che lo guidavano.

Si accomodò, chiuse i suoi occhi, e sognò che cadendo


da una montagna di ghiaccio di fianco ad un mare
freddo.

Il sonno cambiò forma. Stava di giro in Vancouver,


davanti alle rovine della magione Zhang. I lestrigones
era andato via. La magione era un mucchietto di
rovine. Una squadra di pompieri stava raccogliendo le
sue cose, intelligenti per andare via. Il prato sembrava
essere stato lo scenario di una guerra, con crateri
fumanti e trincee per l'esplosione delle tubature degli
aspersores.

Al bordo del bosco, un gigantesco cane greñudo stava


dando rovesciato, annusando gli alberi. I pompieri
l'ignoravano completamente.

Sopra ad uno dei crateri si inginocchiava un ciclope


con alcuni blue-jeans extra-grandi, stivali, ed una
maglietta gigantesca di flanella. I suoi spettinati
capelli marroni erano macchiati di pioggia e fango.
Quando alzò la testa, il suo gran occhio marrone era
rosso di piangere.

—Vicino! —gemè—. Troppo recinto, ma è andato via!

Gli ruppe il cuore a Percy sentire il dolore e la


preoccupazione della voce del ragazzone, ma sapeva
che aveva alcuni secondi per parlare. I bordi della
visione cominciavano a dissolversi. Se l'Alaska era la
terra oltre i dei, Percy suppose che quanto più al nord
andassero via, più difficile sarebbe comunicarsi coi
suoi amici, perfino in sonni.

—Tyson! —lo chiamò.

Il ciclope guardò intorno, freneticamente.

—Percy?! Fratello?!

—Tyson, sto bene. Sto qui, buono, in parte.

Tyson afferrò l'aria come se cercasse di acchiappare


farfalle.
—Non posso vederti! Dove stai, fratello?

—Tyson, sto volando verso l'Alaska. Sto bene.


Ritornerò. La trova. È una harpía con piume rosse. È
nascosta nei boschi attorno alla casa.

—Trovare ad una harpía? Una harpía rossa?

—Sé! Proteggila, vale? È la mia amica. Gira alla


California. C'è un accampamento di semidei nelle
Colline Oakland, l'Accampamento Giove. Ci vedremo
nel Tunnel Caldecott.

—Colline Oakland… California… Tunnel Caldecott—


chiamò il cane—. Signorina O'Leary! Dobbiamo trovare
ad una harpía!

—ROF! —disse la cagna.

Il viso di Percy cominciò a dissolversi.

—Sta bene mio fratello? Ritorni, fratello? Sento la


mancanza di te!

—Anche io sento la mancanza di te! —Percy cercò di


mantenere la sua voce seria, cercò di non piangere—.
Ti vedrò presto. Fa' attenzione! Ci sia un esercito del
gigante andando al sud! Di' ad Annabeth che…!

Il sonno cambiò.

Percy si trovò a sé stesso nelle colline al nord


dell'Accampamento Giove, guardando verso i Campi di
Marte e Nuova Roma. Nell'area della legione,
suonarono alcuni corna. I campeggiatori cominciarono
a formare.

L'esercito del gigante era sistemato a destra e sinistra


di Percy, centauri con corna di toro, i sei Nati della
Terra armati, ed alcuni ciclopi malvagi vestiti con
armature metalliche. La torre di assedio dei ciclopi
faceva un'ombra per il piede del gigante Polibotes che
sorrideva verso l'accampamento romano. Passeggiava
impazientemente per la collina, e gli cadevano
serpenti dalle sue trecce verdi, con le sue gambe di
drago abbattendo alcuni alberi piccoli. Nella sua
armatura azzurra e verde, i visi decorativi di mostri
affamati sembravano sbattere le palpebre nelle ombre.

—Sí—se ride, piantando il suo tridente nel suolo—.


Soffiate le vostre corna, romani. Sono venuto a
distruggervi! Esteno!

La gorgona uscì di tra gli arbusti. I suoi capelli


viperini del colore verde lima ed il suo grembiule del
Mercadillo contrastava terribilmente coi colori del
gigante.

—Sì, maestro! —disse—. Gli piacerebbe un croissant


salato?

Gli insegnò il vassoio di dimostrazioni gratuite.

—Hmmm—dijo Polibotes—. Che tipo di croissant?


—Ah, portano alcune salsicce cucinate nell'interno,
ma stanno di ribassi questa settimana…

—Bah! Non mi importano, allora. Stanno le nostre


forze preparate per attaccare?

—Oh—Esteno retrocedè rapidamente per evitare di


essere schiacciata per il piede del gigante—. Quasi,
quasi, signore. Mamma Dado e la metà dei suoi ciclopi
si trattennero in Nappa. Qualcosa così su un tour
vinicolo? Promisero che starebbero qui per domani
mattina.

—Che cosa? —il gigante guardò intorno a suo, come se


si rendesse conto della porzione di esercito che
mancava—. Bah! Il ciclope mi provocavo un'ulcera.
Tour vinicolo?

—Credo che ci fosse anche alcuni Cheese n ' Wieners—


dijo Esteno, gentilmente—. Benché il mercadillo avesse
molte più offerte.

Polibotes strappò un rovere dal suolo e lo lancio alla


valle.

—Ciclopi! Ti dico io, Esteno, quando distrugga a


Nettuno e controlli gli oceani, rinegozieremo il
contratto lavorativo dei ciclopi. Mamma Dado
imparerà quale il suo posto è! Ora, che notizie c'è del
nord?

—I semidei sono partiti ad Alaska—dijo Esteno—.


Volano diretti alla sua morte. Ah, ma il M minuscola,
mi riferisco. Non la nostra prigioniero Morte. Benché,
suppongo che volano anche verso lui.

Polibotes grugnì.

—Alcioneo si incaricherà del figlio di Nettuno come


promise. Amo quello fagotto al mio piede, affinché
possa ammazzarlo quando il tempo sia adeguato. Il suo
sangue laverà le pietre del Monte Olimpo e farà
svegliare la Madre Terra. Che cosa ci sono delle
amazzoni?

—Solo silencio—dijo Esteno—. Non sappiamo ancora la


vincitrice del dolore di ieri sera, ma è sola questione
di tempo che Otrera prevalga e venga nel nostro aiuto.

—Mm…—Polibotes si tolse alcuni serpenti dei suoi


capelli senza dare si racconta—. Chissà sarà meglio che
speriamo. Domani nel tramonto di sole, sarà il Festival
di Fortuna. Allora, dovremo invaderli, con amazzoni o
no. Nel frattempo, scavate! Installeremo qui
l'accampamento, nelle altezze!

—Sé! Uno grande! —Esteno annunciò alle truppe—.


Croissant salati per tutti!

I mostri l'acclamarono.

Polibotes estese le sue mani davanti a lui, segnalando


alla valle come una fotografia panoramica.

—Sì, soffiate le vostre corna, semidei. Presto, il lascito


di Roma sarà distrutto per ultima volta!
Il sonno svanì.

Percy si alzò con un lampo come se l'aeroplano


cominciasse a discendere. Hazel mise la sua mano
nella sua spalla.

—Hai dormito bene?

Percy si incorporò, nauseato.

—Quanto tempo sto dormendo?

Frank stava nel corridoio, afferrando la sua lancia ed il


suo nuovo arco con la sua borsa di sci.

—Alcune horas—dijo—. Stiamo arrivando.

Percy guardò per la finestra. Una scintillante


insenatura nel mare serpeggiava tra alcune montagne
innevate. Nella distanza, una città era forgiata tra la
cosa selvaggia, circondato di alcuni sontuosi boschi
verdi ad un lato ed alcune spiagge nere gelate
all'altro.

—Benvenuti ad Alaska—dijo Hazel—. Stiamo oltre


l'aiuto dei dioses.Capítulo 38PercyEL Pilota Disse Che
L'Aeroplano non Poteva aspettarli, ma quello stava
bene per Percy. Se sopravvivevano fino al giorno dopo,
sperava di potere trovare una forma distinta di
ritornare, tutto meno un aeroplano.

Dovrebbe aversi depresso. Era acchiappato in Alaska, il


territorio natale del gigante, fosse del contatto dei
suoi vecchi amici mentre i suoi ricordi giravano. Aveva
visto l'immagine dell'esercito di Polibotes sul punto di
invadere l'Accampamento Giove. Aveva saputo che i
giganti decidevano di usare qualche tipo di sacrificio
con sangue per svegliare a Gea. Inoltre, domani al
tramonto era il Festival di Fortuna. Egli, Frank e Hazel
avevano un compito impossibile per completare prima
di allora. Ed allora, slegherebbero la Morte, che si
porterebbe a due degli amici di Percy all'Inframundo.
Non era niente allettante.

Ancora così, Percy si sentì stranamente rinvigorito. Il


suo sonno con Tyson gli era salito i coraggi. Ricordava
a Tyson, suo fratello. Avevano lottato insieme,
celebrate vittorie, condivisi buoni tempi
nell'Accampamento Meticcio. Ricordava la sua casa, e
quello che gli dava una nuova meta per il che lottare.
Lottava per due accampamenti, due famiglie.

Juno gli aveva rubato i suoi ricordi ed aveva inviato


all'Accampamento Giove per una ragione. Allora lo
capiva. Voleva continuare a batterlo il suo divino viso,
ma almeno capiva il suo ragionamento. Se i due
accampamenti lavoravano insieme, avevano
un'opportunità di fermare i suoi nemici mutui.
Separati, entrambi gli accampamenti erano destinati a
sparire.

C'erano altre ragioni per le quali Percy voleva salvare


l'Accampamento Giove. Ragiona che non osava dire,
ancora no, in qualche modo. Improvvisamente aveva
visto un futuro per lui e ferma Annabeth che non
aveva immaginato mai prima.

Mentre prendevano un taxi verso il centro di


Anchorage, Percy parlò a Frank e Hazel dei suoi sonni.
Sembravano ansiosi ma non sorpresi quando parlò loro
dell'esercito del gigante avvicinandosi
all'accampamento.

Frank contenne l'alito quando sentì parlare di Tyson.

—Hai un fratellastro che è un ciclope?

—Claro—dijo Percy—. Quello che gli fa il tuo tátara,


tátara, tátara…

—Per favor—Frank si coprì gli uditi—. Rozza.

—Spero che possa portarla al campamento—dijo Hazel


—. Mi preoccupa.

Percy assentì. Continuava a pensare ai versi della


profezia che aveva recitato l'harpía, su un figlio di
Nettuno annegando, e la marca di Atena ardendo
attraverso Roma.

Non era sicuro di quello che significava la prima parte,


ma cominciava ad avere un'idea di lui secondo. Cercò
di separare la domanda. Doveva sopravvivere in primo
luogo a quella missione.

Il taxi girò per l'autostrada che si somigliava più ad


una strada piccola, secondo Percy e portò al nord
verso il centro della città. Era tardi di pomeriggio, ma
il sole seguiva nel cielo.

—Non posso credermi molto la cosa che sia cresciuto


questo lugar—murmuró Hazel.

L'autista del taxi sorrise per il retrovisore.

—Ha passato molto tempo dall'ultima volta che ci


visitò, signorina?

—Circa settanta años—dijo Hazel.

L'autista chiuse la partizione di vetro e condusse in


silenzio.

Secondo Hazel, quasi nessuno degli edifici erano gli


stessi, ma segnalò ad alcuni dettagli del paesaggio: i
vasti boschi circondando la città, le fredde e grige
acque dell'Ensenada Cook andando verso il nord per il
bordo dalla città, e le montagne Chugach sollevandosi
grigi ed azzurri nella distanza, nevicate perfino in
giugno. Percy non aveva annusato mai un'aria tanto
fresca e pura. La città stessa aveva un'apparenza
conciata, con negozi chiusi, automobili ossidate, e
complesse di appartamenti consunti circondando la
strada, ma ancora così era bello. I laghi e le grandi
zone di boschi si intromettevano per la città. Il cielo
artico era un'incredibile combinazione di turchese ed
oro.

E stavano anche i giganti. Dozzine di uomini di un


azzurro brillante, ognuno di circa dieci metri di alto
con un capelli grigio gelato, stavano camminando per i
boschi, pescando nella baia, e facendo falcate per le
montagne. I mortali non sembravano vederli. Il taxi
passò a pochi metri di uno che era seduto nel bordo di
un lago lavandosi i piedi, ma l'autista non si lasciò
portare per il panico.

—Eh…—Frank segnalò al tipo di azzurro.

—Hiperbóreos—dijo Percy. Si sorprese ricordando il


nome—. Giganti del nord. Lottai contro alcuni quando
Cronos invase Manthattan.

—Espera—dijo Frank—. Quando chi fece che cosa?

—Una storia molto lunga. Ma questi tipos…parecen…


non so, pacifici.

—Il son—admitió Hazel—. Mi ricordo di essi. Stanno


dappertutto in Alaska, come gli orsi.

—Orsi? —disse Frank, nervoso.

—Sono invisibili ai mortales—dijo Hazel—. Non mi


hanno disturbato mai, benché quasi uno mi pestasse
per sbaglio.

Suonava abbastanza fastidioso per Percy, ma il taxi


continuò a condurre. Nessuno dei giganti prestò loro
attenzione. C'era in piedi uno nell'intersezione della
carrozzabile Northern Lights, estendendosi per
l'autostrada, ed allora passarono sotto le sue gambe.
L'iperboreo stava afferrando un totem dei nativi
americani ed era avvolto in pelli, muovendolo come un
bebè. Se il tipo non fosse stato del volume di un
edifico, sarebbe stato perfino scimmia.

Il taxi condusse per il centro della città, passò un


gruppo di negozi turistici annunciando pelli, arte dei
nativi americani ed oro. Percy sperò che Hazel non
diventasse nervosa ed allora le gioiellerie sfruttassero.

Mentre l'autista girava ed andava verso la spiaggia,


Hazel battè il vetro che divideva il taxi in due,
chiamando l'autista.

—Qui sta bene. Può lasciarci qui?

Pagarono all'autista e si trattenne per strada Fourth.


Comparato con Vancouver, il centro di Anchorage era
minuscolo, come il campus di un'università più che
una città, ma Hazel sembrava allucinato.

—È enorme—dijo—. Qui è dove… l'Ostello Glitchell


stava. Mia madre ed io stemmo lì la prima settimana
che passiamo in Alaska. Ed essi sono andati via dove il
municipio stava.

Portò loro per un labirinto di blocchi. Neanche


avevano un piano per per trovare la forma più rapida
di arrivare al ghiacciaio Hubbard, ma Percy annusava
qualcosa cucinandosi accerchia, una salsiccia, magari?
Si rese conto che non aveva mangiato da quella
mattina nella casa della nonna Zhang.

—Mangiamo algo?—dijo—. Andiamo.


Trovarono una caffetteria al piede della spiaggia. Era
pieno di gente, ma trovarono un tavolo vicino alla
finestra e guardarono i menù.

Frank soffiò con diletto.

—Faccio colazione le ventiquattro ore!

—Ma se… stiamo nell'ora della cena—dijo Percy,


benché non potesse dirlo bene guardando nell'esterno.
Il sole era tanto alto che sarebbe potuto essere il
mezzogiorno.

—Mi piace desayunar—dijo Frank—. Mi mangerei una


colazione dietro un altro, dietro altro se potesse.
Benché… sono sicuro che il cibo non è tanto buono
come quella di Hazel.

Hazel gli picchiò un colpo col gomito, ma il suo sorriso


era giocherellone.

Vedendoli, gli faceva sentirsi felice a Percy. Quelli due


si necessitavano l'un l'altro. Ma gli facevano anche
sentirsi triste. Pensò ad Annabeth, e si domandò se
vivrebbe quanto basta come per girarla a vedere.

"Pensa in positivo", si disse a sé stesso.

—Già sabéis—dijo—, la colazione suona geniale.

Tutti ordinarono alcuni piatti giganteschi di uova,


crespelle e salsicce di renna, malgrado Frank
sembrasse un po' preoccupato per la renna.
—Credi che stia bene che ci mangiamo a Rudolph?

—Tío—dijo Percy—. Mi potrei a mangiare anche a


Sventato ed a Lampo. Sono affamato.

Il cibo era eccellente. Percy non aveva visto mai a


nessuno mangiare tanto in fretta come lo faceva
Frank. La renna con la luce rossa non avrebbe avuto
opportunità.

Tra morsi di torta di mirtilli, Hazel disegno un


scarabocchio curvo ed una x nel suo tovagliolo.

—Questo è quello che sto pensando. Stiamo aquí—


señaló la x—. Anchorage.

—Sembra il viso di una gaviota—dijo Percy—. E siamo


l'occhio.

Hazel lo guardò.

—È una mappa, Percy. Anchorage sta sopra a questa


fetta di mare, l'insenatura Cook. C'è una gran penisola
di terra davanti, e la mia antica città, Seward, sta alla
fine della penisola. Aquí—dibujó un'altra x nella base
della gola del gabbiano—. È la città più vicina al
ghiacciaio Hubbard. Potremmo arrivare per mare,
suppongo, ma ci sarebbe da anni. Non abbiamo tanto
tempo.

Frank finì l'ultimo pezzo di Rudolph.


—Ma andare per terra è peligroso—dijo—. La terra è
Gea.

Hazel assentì.

—Non vedo che abbiamo molta più elezione. Avremmo


potuto chiedere al pilota che ci portasse fino a lì, ma
non so… l'aeroplano sarebbe troppo grande per il
piccolo aeroporto Seward. E se affittassimo un altro
aeroplano…

—Non più aviones—dijo Percy—. Per favore.

Hazel alzò la mano in un gesto rabbonito.

—Sta bene. C'è un treno che va di qui fino a Seward.


Chissà siamo capaci di prendere uno questa notte. Solo
ci porta un paio di ore.

Disegno una linea di punti tra le due x.

—Hai appena tagliato la testa della gaviota—comentó


Percy.

Hazel sospirò.

—È la via del treno. Guardate, da Seward, il ghiacciaio


Hubbard sta qui sotto in qualche punto—segnalò
l'angolo inferiore sinistra del suo tovagliolo—. Lì è
dove Alcioneo sta.

—Ma non sai di quanto? —domandò Frank.


Hazel corrugò il cipiglio e negò con la testa.

—Sono sicura che è assolo accessibile in barca o in


aereo.

—Barco—dijo Percy immediatamente.

—Vale—dijo Hazel—. Non dovrebbe stare molto


lontano da Seward. Se possiamo arrivare da Seward a
salvo.

Percy guardò per la finestra. C'era molto da fare ed


avevano solo ventiquattro ore. A quelle ore per il
giorno dopo, il Festival di Fortuna starebbe
cominciando. Non sia che slegassero la Morte e
ritornassero all'accampamento, l'esercito del gigante
affonderebbe nella valle. I romani sarebbero il piatto
principale per la cena dei mostri.

Per la strada, una nera spiaggia di sabbia gelata


guidava verso il mare che stava tanto liscio come
l'acciaio. Lì l'oceano era distinto… poderoso, ma
gelato, lento e primitivo. Nessun dio controllava
l'acqua, almeno non nessun dio che Percy conoscesse.
Nettuno non sarebbe capace di proteggerlo. Percy si
domandò se potrebbe manipolare lì l'acqua, o
respirare sotto l'acqua.

Un gigante iperboreo passeggiò per la strada. Nessuno


nella caffetteria si rese conto. Il gigante si addentrò
nella baia, facendo scricchiolare il ghiaccio basso i
suoi sandali, e mise le mani nell'acqua. Tirò fuori
un'orca con la sua mano. Apparentemente non era
quello che voleva, perché lasciò l'orca nell'acqua e
continuò a ricercare.

—Una colazione molto nutritivo—dijo Frank—. Chi è


pronto per un viaggio in treno?

La stazione non stava lontano. Arrivarono in tempo


giusto per comprare i biglietti per l'ultimo treno al
sud. Mentre i suoi amici salirono a bordo, Percy disse:

—Sto con voi in un momento—y corse per la stazione.

Ottenne cambiamento nel negozio di regali e si


impiegò davanti alla cabina telefonica. Non aveva
usato mai prima un. Erano come anticaglie per lui,
come il giradischi di sua madre o i radioregistratori di
Frank Sinatra del suo professore Quirón. Non era
sicuro che quante monete necessiterebbe, o almeno se
potrebbe fare una chiamata, assumendo che ricordasse
il numero corretto.

Pensò: Sally Jackson.

Quell'era il nome di sua madre. Ed aveva un patrigno:


Paul.

Che cosa crederebbero che avesse passato a Percy? Ci


fosse chissà fino a celebrato una funzione funebre. Al
meno, per quello che sapeva, si era perso sette mesi
della sua vita. Chiaro, la maggior parte di essi durante
il corso scolare, ma ancora così… che cattivo rotolo.

Prese l'apparato e segnò il numero di New York, quello


dell'appartamento di sua madre. Gli saltò la buca delle
lettere di voce. Percy dovrebbe aversi la cosa sperata.
Sarebbe, come la mezzanotte a New York. Non
riconoscerebbero il numero.

Ascoltare la voce di Paul nella registrazione di voce


battè a Percy tanto forte nella pancia che appena potè
parlare.

—Mamá—dijo—. Ehi, sono vivo. Hera mi dormì per un


tempo ed allora si portò i miei ricordi, y…—su voce
titubò. Come potrebbe spiegare quello? —. Di tutte
forme, sto bene. Mi dispiace. Sto in una misión—
parpadeó. Non avrebbe dovuto dire quello. Sua madre
sapeva quello delle missioni, ed ora sarebbe
preoccupata—. Ritornerà a casa. Lo prometto. Ti
voglio.

Appese il telefono. Guardò la macchina, sperando che


suonasse. Il fischio del treno suonò. L'autista gridò:

—Tutti abbordo!

Percy corse. Glieli sistemò per portare sugli scalini, ed


allora salì al vagone di doppia composizione e si
sedette nel sedile.

Hazel corrugò il cipiglio.

—Stai bene?

—Sí—dijo con voce roca—. Assolo… ho fatto una


chiamata.
Ella e Frank sembrarono capirlo. Non domandarono
dettagli. Il treno si incamminò verso il sud per la
costa, ed osservarono il paesaggio che passava. Percy
cercò di pensare alla missione, ma per un ragazzo con
TDAH come egli, il treno non era il posto più
tranquillo per concentrarsi.

Passavano cose geniali nell'esterno. Alcune aquile


calve sorvolavano il cielo. Il treno percorse ponti e
scogliere dove aveva spaccato glaciali che cadevano
alcuni cientos di metri verso il mare. Passarono per
boschi sepolti nella neve, alcuni grandi lanciamissili,
per fermare piccole valanghe e prevenire le
incontrollate, spiegò Hazel, ed alcuni laghi tanto
chiari, che riflettevano le montagne come specchi, per
quello che il mondo sembrava stare prono.

Alcuni orsi marroni passeggiavano per le paludi. I


giganti iperborei continuavano ad apparire per i posti
più strani. Uno stava repantingado in un lago come se
fosse una vasca da bagno di acqua calda. Un altro
usava un pino come un stuzzicadenti. Un terzo era
seduto in un mucchio di neve, giocando con due alci
vivi come se fossero figure di azione. Il treno era
pieno di turisti sciogliendo grida di stupore e facendo
fotografie, ma Percy dispiacque che non potessero
vedere agli iperborei. Si stavano perdendo alcune
fotografie geniali.

Nel frattempo, Frank studiava una mappa di Alaska


che aveva trovato nella tasca del sedile. Localizzò il
ghiacciaio Hubbard che sembrava desalentadoramente
lontano da Seward. Continuò a passare il dito per la
costa, corrugando il cipiglio, concentrato.

—Che cosa stai pensando? —domandò Percy.

—Assolo… posibilidades—dijo Frank.

Percy non sapeva che cosa voleva dire, ma si lasciò


andare via.

Un'ora dopo, Percy cominciò a rilassarsi. Comprarono


cioccolato caldo del vagone ristorante. I sedili erano
caldi e comodi, e pensò di prendere un pisolino.

Allora un'ombra passò superficialmente. I turisti


mormorarono, emozionati e cominciarono a fare
fotografie.

—Aquila! —gridò uno.

—Aquila? —disse un altro.

—Un'aquila gigante! —disse un terzo.

—Quello non è un águila—dijo Frank.

Percy guardò in tempo per vedere una creatura


passando per la seconda volta. Era definitivamente
molto più grande che un'aquila, con corpo nero
cadente e brillante di un cane agricoltore. L'apertura
alare dell'ala era di circa dieci metri.

—Ci sia un altro! —Segnalò Frank—. Guarda quello!


Tre, quattro. D'accordo, stiamo in problemi.

Le creature girarono al treno come avvoltoi, facendo


godere i turisti. Percy non stava godendo. I mostri
avevano alcuni occhi rossi brillanti, alcuni becchi
affilati ed alcuni artigli atroci.

Percy cercò la penna nella sua tasca.

—Quelle cose mi sono familiari…

—Seattle—dijo Hazel—. Le amazzoni avevano uno in


una gabbia. Sono…

Allora molte cose passarono contemporaneamente. Il


freno di emergenza stridè, lanciandoli verso davanti. I
turisti gridarono e si ammucchiarono nel corridoio
centrale. I mostri discesero, facendo schegge il soffitto
di vetro del vagone, ed il treno intero uscì dal
raíl.Capítulo 39PercyPERCY Diventò Imponderabile.

La sua visione si sfuocò. Alcuni artigli gli afferrarono


le braccia e gli portarono verso l'aria. Sotto lui, le
ruote del treno striderono ed il metallo scricchiolò. Il
vetro si ruppe in mille pezzi. I passeggeri gridarono.

Quando la sua vista si rischiarò, vide una bestia che gli


portava nell'aria. Aveva il corpo di una pantera,
cadente e brillante, nero e felino, con le ali e la testa
di un'aquila. I suoi occhi brillavano con un colore
rosso sangue.

Percy si ritorse. Gli artigli frontali del mostro


circondavano le sue braccia come alcune legature
metalliche. Non poteva liberarsi per sé stesso né
alzare la sua spada. Si sollevò più alto e sempre di più
nel freddo vento. Percy non aveva né idea di a dove
stava portandogli il mostro, ma era sicuro che non gli
piacerebbe quando arrivasse.

Gridò, quasi con frustrazione. Allora qualcosa fischiò


nel suo udito. Una freccia si inchiodò nel collo del
mostro. La creatura sciolse un urlo e gli lasciò cadere.

Percy cadde, sbattendosi per alcuni rami di alcuni


alberi fino a che si stampò contro una banca di neve.
Egli gemè, guardando al gigantesco pino che aveva
appena attraversato.

Glieli sistemò per alzarsi. Niente sembrava essere


rotto. Frank stava alla sua sinistra, sparando le
creature la cosa più rapida che poteva. Hazel stava alla
sua schiena, agitando la sua spada a qualunque mostro
che si avvicinasse, ma c'era troppo di essi volando
intorno a suo, almeno una dozzina.

Percy alzò Controcorrente. Gli attaccò un taglio ad


un'ala di un monstro e gli inviò facendo spirali verso
un albero, allora gli attaccò un taglio ad altro che si
diminuì a polvere. Ma i vinti cominciarono
immediatamente a re-materializarse.

—Che cosa sono quelle cose? —gridò.

—Rubinetti! —Disse Hazel—. Dobbiamo allontanarli dal


treno!
Percy vide a quello che si riferivano. I vagoni erano
caduti, ed i tetti stavano fatte schegge. I turisti erano
a bocca aperta, in shock. Percy non vedeva gravemente
nessun turista ferito, ma i rubinetti scendevano in
picchiata a tutto quello che si muovesse. La cosa unica
che li allontanava dei mortali era un brillante
guerriero grigio vestito di camuffamento, la mascotte
di Frank, lo spartus.

Percy comprovò quello che pensava e si rese conto che


Frank non aveva la spada.

—Hai usato tu ultimo carico?

—Sí—Frank sparò ad un altro rubinetto nel cielo—.


Doveva aiutare i mortali. La lancia si è dissolta.

Percy assentì. Parte di lui, si sentì alleviato. Non gli


piaceva il guerriero scheletro. Parte di lui era deluso,
perché era un arma meno del che disporre. Ma non
incolpava a Frank, egli aveva fatto la cosa corretta.

—Muoviamo la lotta! —Disse Percy—. Lontano dai


vagoni! —corsero per la neve, battendo ed
attaccandolo tagli ai rubinetti che Lei
rematerializaban ogni volta che erano distrutti.

Percy non aveva nessuna esperienza coi rubinetti. Se li


era immaginati sempre come alcuni giganteschi
animali nobili, come leoni con ali, ma quelle cose
ricordavano più ad una covata di animali sanguinari,
come alcune iene volatili.
A circa cento cinquanta metri dei vagoni, gli alberi
cederono passo ad una maremma. Il suolo era
spugnoso ed era gelato. Percy si sentì come se stesse
correndo attraverso una carta di bolle. Frank stava
rimanendo senza frecce. Hazel respirava a fatica. I
fendenti della propria spada di Percy si andavano
facendo più lenti. Si rese conto che erano vivi perché i
rubinetti non cercavano ancora di ammazzarli. I
rubinetti volevano prenderli e portarli a qualche
posto. Chissà ai suoi nidi, pensò Percy.

Allora camminò al di sopra di qualcosa di simile ad


erba alta, un circolo di metallo del volume di una
ruota di trattore. Era un gigantesco nido di un uccello,
il nido del rubinetto, il fondo brillava con antichi
pezzi di gioielleria, una daga di oro imperiale, una
medaglia di centurione rotta e due uova del volume di
una zucca che sembrava di oro vero. Percy salò al nido,
mirò la spada verso le uova.

—Allontanavi o li rompo!

I rubinetti gracchiarono, arrabbiati. Passarono


ronzando al di sopra del nido ed aprirono i becchi, ma
non attaccarono. Hazel e Frank si misero schiena con
schiena con Percy, con le armi preparata.

—I rubinetti collezionano oro—dijo Hazel—. Diventano


pazzi per essi. Guardate, ci sono per di là più nidi.

Frank collocò la sua ultima freccia.


—Cosicché se questi sono i nidi, è qui dove cercavano
di portarsi a Percy? Quella cosa si andò volando con
lui.

Le braccia di Percy seguivano doloranti per dove gli


avevano afferrato gli artigli del rubinetto.

—Alcioneo—supuso—. Chissà lavorino per lui. Quelle


cose sono le sufficientemente intelligenti come per
accettare ordini?

—Non il sé—dijo Hazel—. Non ho lottato mai contro


essi quando viveva qui. Lessi solo su essi
nell'accampamento.

—Debolezze? —Domandò Frank—. Per favore, dimmi


che hanno debolezze.

Hazel corrugò il cipiglio.

—Cavalli. Odiano i cavalli: sono i suoi nemici naturali,


o qualcosa. Magari Ario stesse qui!

I rubinetti gracchiarono. Girarono per il nido coi suoi


occhi rossi brillando.

—Chicos—dijo Frank, nervoso—. Credo che abbia visto


reliquie della legione nel nido.

—Il sé—dijo Percy.

—Quello significa che altri semidei sono morti qui, o…


—Frank, tutto andrà bien—le promise Percy.

Uno dei rubinetti si avvicinò. Percy alzò la sua spada,


preparato per spezzare l'uovo. Il mostro virò, ma gli
altri rubinetti perdevano la pazienza. Percy non
potrebbe mantenere molto più quello.

Guardò per i campi, tentando disperatamente


formulare un piano. A circa cento metri, un gigante
iperboreo era seduto in un tronco, raccogliendo
pacificamente fango di tra le dita dei suoi piedi col
tronco di un albero rotto.

—Ho un'idea—dijo Percy—. Hazel, tutto l'oro nei nidi…


Credi che possa usarlo per distrarrli?

—Su…supongo.

—È solo per darci tempo per scappare. Quando dica


"Già", correte verso il gigante.

Frank gli fu rimasto guardando.

—Vuoi che corriamo verso un giganti?

—Fidatevi di mí—dijo Percy—. Preparati? Già!

Hazel alzò la sua mano. Di una dozzina di nidi per la


maremma, alcuni oggetti dorati uscirono verso l'aria:
gioielleria, armi, monete, pezzi di oro e la cosa più
importante, uova di rubinetti. I mostri attaccarono
sghignazzate e volarono dietro le sue uova, disperati
per recuperarli.
Percy ed i suoi amici corsero. I suoi piedi sguazzarono
e scricchiolavano attraverso la maremma gelata. Percy
diede la cosa migliore di lui, correndo, ma poteva
sentire i rubinetti avvicinandosi, ed ora i mostri
stavano irritati in realtà.

Neanche il gigante aveva notato ancora la


commozione. Stava ispezionando le dita dei suoi piedi
alla ricerca di fango, col suo viso di sonno e pacifico,
coi suoi canini bianchi rifulgevano con vetri di
ghiaccio. Attorno al collo c'era una collana di oggetti:
cubi di spazzatura, porte di automobili, aste di alci,
materiale di accampamento, perfino un bagno.
Apparentemente stato pulendosi nel bosco.

Percy odiava disturbarlo, specialmente da quello


significava mettersi sotto le cosce del gigante, ma non
avevano troppa elezione.

—Sotto! —Disse ai suoi amici—. Trascinavi di dietro!

Si misero sotto alle sue gigantesche gambe azzurre e


strisciarono per il fango, gattonando tanto vicino al
gigante, che potevano sentire i suoi perizomi. Percy
cercò di respirare per la bocca, perché non era,
precisamente, il migliore posto nel che respirare.

—Quale è il piano? —Sussurrò Frank—. Attaccarci ad


un posteriore azzurro?

—Abbassate más—dijo Percy—. Solo moveos se è


necessario.
I rubinetti arrivarono in un'onda di becchi, artigli ed
ali furiosi, volando attorno al gigante, cercando di
arrivare alla parte inferiore delle sue gambe.

Il gigante fece un rumore sordo, sorpreso. Glieli tentò


togliere di dosso. Percy dovette rodare sopra a sé
stesso cercando di evitare di essere schiacciato per un
gran posteriore peloso. L'iperboreo sbuffò, un po' più
irritato. Cercò di dare ai rubinetti, ma attaccavano
cigoli di rabbia e cominciarono a beccargli le gambe e
le mani.

—ROH? —Gridò il gigante—. ROH!

Respirò profondo e soffiò una forte onda di aria


fredda. Perfino scendo la protezione dalle gambe del
gigante. Percy potè sentire la temperatura scendere.
Lo schiamazzo dei rubinetti si trattennero
improvvisamente, rimpiazzati per un "plas, plas plas"
di oggetti pesanti battendo il fango.

—Vamos—les disse Percy ai suoi amici—. Con


attenzione.

Si ritorsero sotto il gigante. Per tutta la maremma,


alcuni alberi erano glassati con ghiaccio. Una frangia
della maremma era coperta con neve fresca. Alcuni
rubinetti congelati erano inchiodati nel suolo come
alcuni ghiaccioli piumati, con le sue ali estese, i becchi
aperti e gli occhi aperti con sorpresa.

Percy ed i suoi amici si misero in piede, cercando di


allontanarsi dal campo di visione del gigante, ma il
ragazzone era troppo occupato come per dare si
racconta. Cercava di verificare come aggiungere un
rubinetto congelato al suo ciondolo.

—Percy…—Hazel si tolse il ghiaccio ed il fango del viso


—. Come hai saputo che il gigante farebbe quello?

—Una volta mi affrontai quasi alla respirazione di un


hiperbóreo—dijo—. Sarà meglio che ci muoviamo. I
rubinetti non rimangono congelati per
siempre.Capítulo 40PercyANDUVIERON Per un'ora,
seguendo la via del treno ma seguendo coperti per gli
alberi. Una volta sentirono ad un elicottero volando
nella direzione della via del treno. Due volte
ascoltarono il gracchio dei rubinetti, ma suonavano
molto lontano.

Percy indovinò che dovevano essere mezza notte


quando il sole si mise finalmente. I boschi diventarono
freddi. Le stelle erano tanto brillanti che Percy fu
tentato di trattenersi e rimanere embobado. Allora
apparve l'aurora boreale che ricordava a Percy la stufa
di gas di sua madre in casa, quando aveva la fiamma
accesa: onde di fiamme azzurre spettrali andando di
un lato ad un altro.

—Quello è increíble—dijo Frank.

—Osos—señaló Hazel. Sì, erano un compagno di orsi


marroni avanzavano pesantemente per la palude ad
alcuni metri, con le sue pelli brillando alla luce delle
stelle—. Non noi molestarán—prometió Hazel—.
Lasciamoloro passare.

Percy e Frank non discussero. Mentre camminavano


davanti di essi, Percy pensò a tutti posti pazzi nei
quali era stato. Nessuno di essi gli era ammutolito
come quello. Poteva sapere perché quello posto era la
terra oltre i dei. Lì tutto era duro e senza domare: non
c'erano regole, né profezie, né destini, solo l'aspra
landa con un pugno di animali e mostri. I mortali ed i
semidei andavano lì abbasso la sua propria
responsabilità.

Percy si domandò se era quello quello che voleva Gea


che il mondo intero fuori così. Si domandò se sarebbe
qualcosa di tanto brutto. Si tolse il pensiero della
testa. Gea non era una dea gentile. Percy aveva sentito
quello che aveva progettato di fare. Non era come la
Madre Terra che hai potuto leggere nei racconti
infantili. Era vendicativa e violenta. Se qualche volta
svegliava del tutto, distruggerebbe la civiltà umana.
Dietro un altro paio di ore, arrivarono ad un piccolo
paese tra le vie del treno ed una strada di due vie. Il
cartello del paese diceva: Passo di Alci. Di fronte al
cartello c'era in piedi un alce reale. Per un secondo,
Percy pensò che potrebbe essere qualche tipo di statua
pubblicitaria. Allora l'animale si mise nei boschi.

Passarono un paio di case, un ufficio postale ed alcuni


camion. Tutto era oscuro e chiuso. All'altro lato della
città avevano un negozio ed un tavolo di picnic ed un
vecchio distributore di benzina ossidato.

Il negozio aveva un cartello dipinto a mano che


leggeva: "Distributore di benzina" di passaggio di Alci.

—Quello deve stare mal—dijo Frank.

In un accordo silenzioso crollarono attorno al tavolo


di picnic. I piedi di Percy sembravano blocchi di
ghiaccio. Hazel appoggiò la sua testa sulle sue mani,
chiuse gli occhi e cominciò a russare. Frank tirò fuori
le sue ultime bibite ed alcuni sbarre di cereali del
viaggio in treno e li condivise con Percy. Mangiarono
in silenzio, guardando le stelle, fino a che Frank disse:

—Che cosa volevi dire con quello che dicesti prima?

Percy guardò il paesaggio.

—Ecceda che cosa?

Alla luce delle stelle, il viso di Frank sarebbe potuto


essere di alabastro, come un'antica statua romana.

—Ecceda… quello di essere orgoglioso di essere


imparentati.

Percy lasciò la sua sbarra di cereali nel tavolo.

—Buono, vediamo. Tu lasciasti solo andasse di


combattimento a tre basilischi mentre stava bevendo
tè verde e germe di grano. Affrontasti un esercito di
lestrigones affinché il nostro aeroplano potesse
decollare di Vancouver. Salvasti la mia vita di essere
mangiato per alcuni rubinetti. E sacrificasti il tuo
ultimo carico della tua lancia magica per aiutare
alcuni mortali indifesi. Tu sei, sinceramente, il figlio
del dio della guerra più simpatico che non ho
conosciuto mai, chissà l'unico simpatico. Che cosa mi
dici?

Frank guardava l'aurora boreale.

—È solo che… si suppone che doveva liderar questa


missione, essendo centurione e quello. Mi sento come
che voi avete trascinato di me.

—Non è cierto—dijo Percy.

—Si suppone che ho poteri che neanche so come


usarlos—dijo Frank con amarezza—. Ora che non ho
lancia e sto per finire le frecce… ho paura.

—Io mi preoccuperei se non avessi miedo—dijo Percy


—. Tutti lo stiamo.

—Ma il Festival di Fortuna es…—Frank pensò a ciò.

—È dopo la mezzanotte, no? Quello significa che


stiamo a ventiquattro di giugno. Il festival comincia
questa notte durante il tramonto di sole. Dobbiamo
arrivare al ghiacciaio Hubbard, vincere un gigante che
è invincibile nella sua terra nativa e girare
all'Accampamento Giove prima che siano distrutti, e
tutto quell'in meno di diciotto ore.

—Ed allora libereremo a Tánatos—dijo Percy—, chissà


reclami la tua vita. E quella di Hazel. Credimi, sto
pensando a quello.
Frank guardò a Hazel che seguiva russando
soavemente. Il suo viso era sepolto sotto una massa di
capelli marrone arricciatura.

—È il mio migliore amiga—dijo Frank—. Ho perso mia


madre, al mio abuela…no posso perderla anche.

Percy pensò alla sua vita anteriore, sua madre a New


York, l'Accampamento Meticcio, Annabeth, etc. l'aveva
perso tutto per otto mesi. Perfino allora, coi suoi
ricordi di giro… non era stato mai tanto lontano da
casa. Era stato nell'Inframundo ed era ritornato. Aveva
affrontato la morte dozzine di volte. Ma essere seduto
in quello tavolo di picnic, a cientos di chilometri di
casa, oltre il potere dell'Olimpo, non era stato mai
tanto solo, eccetto di Hazel e Frank.

—Non vi perdo a nessuno di vosotros—prometió—. Non


lascio che passi. E, Frank, tu sei un leader. Hazel
direbbe la stessa cosa. Abbiamo bisogno di te.

Frank abbassò la sua testa. Sembrava perso nel suo


pensiero. Finalmente la sua testa perse il peso,
cominciò a russare in harmonía con Hazel. Percy
sospirò.

—Ed un'altra chiacchierata ispiratrice di Jackson—se


disse a sé stesso—. Riposa, Frank. C'aspetta un gran
giorno.

***
All'alba, il negozio si aprì. Il padrone fu un po'
sorpreso di trovare tre adolescenti accampati nel suo
tavolo di picnic, ma quando Percy gli spiegò che erano
arrivati lì dopo l'incidente del treno la notte
anteriore, il tipo sentì pena per essi ed invitò ad una
colazione. Chiamò un suo amico, un eschimese che
aveva una capanna vicino a Seward. Al poco tempo,
stavano saliti ad un Ford che faceva rumori sordi che
doveva essere di quando Hazel nacque.

Hazel e Frank erano seduti nella parte posteriore,


Percy nella parte anteriore con un anziano conciato
che annusava salmone affumicato. Raccontò loro
storie su Lupo e Corvo, i dei eschimesi, e tutto quello
che Percy potè pensare era che sperava di non
trovarsili perché aveva già abbastanza nemici.

Il furgoncino si rovinò ad alcuni chilometri di distanza


di Seward. L'autista non sembrava sorpreso, perché gli
passava molte volte ogni giorno. Disse che potrebbero
sperare fino a che sistemasse il motore, ma poiché
Seward stava a pochi chilometri, decisero di
continuare a camminare.

A calza domani, camminarono per una salita durante


la strada e quando arrivarono al massimo alto, videro
una piccola baia circondata di montagne. La città era
una mezza luna al lato sinistro della spiaggia, con
imbarchi estendendosi per l'acqua ed una crociera nel
porto.

Percy tremò. Aveva avuto brutte esperienze con


qualche crociera.
—Seward—dijo Hazel. Non suonava allegro di ritornare
alla sua vecchia casa.

Avevano perso già molto tempo, ed a Percy non gli


piaceva la cosa rapida che saliva il sole. La strada
girava per la gonna della collina, ma sembrava come se
potessero arrivare prima al paese giusto per tra la
palude. Percy cedè fuori un passo della strada.

—Andiamo.

Il suolo era fangoso, ma non pensò troppo a ciò


quando Hazel gridò:

—Percy, no!

Il suo prossimo passo fu giusto dentro la terra.


Affondò come una pietra fino a che la terra si chiuse
sopra alla sua testa, e la terra Lei il tragó.Capítulo
41Hazel—¡TU Arco! —GRIDÒ HAZEL.

Frank non fece domande. Lasciò cadere il suo zaino e


si tolse l'arco della sua spalla. Il cuore di Hazel si
sbrigò. Non aveva pensato alla terra fangosa da
quando era morto. Ora, quando era troppo tardi,
ricordò le allerte gravi che gli avevano dato i locali. Il
fango paludoso e le piante decomposte erano una
superficie che sembrava completamente solida, ma che
era perfino peggiore che i sabbie mobili. Ci sarebbero
circa venti metri di profondità o più, ed era
impossibile da scappare.
Cercò di non pensare a quello che passerebbe se c'era
più profondità che quello che misurava l'arco.

—Afferra un lato! —Disse Frank—. Non lo sciogliere.

Ella afferrò l'altro lato, respirò profondo e saltò al


fango. La terra si chiuse sopra alla sua testa.

All'istante, si congelò in un ricordo.

"Ora" non volle gridare, "Ella disse che non ci


sarebbero oramai più svenimenti."

"Oh, ma cielo" disse la voce di Gea, "questo non è uno


dei tuoi svenimenti. Questo è un regalo della mia
parte."

Hazel stava di giro a Nuova Orleans. Ella e sua madre


erano sedute in un parco vicino al suo appartamento,
facendo colazione un picnic. Ricordava quello giorno.
Aveva sette anni. Sua madre aveva appena venduto la
prima pietra preziosa di Hazel: un piccolo diamante.
Non si erano resi ancora conto della maledizione di
Hazel.

La Regina Marie stava di molto buon umore. Aveva


comprato succo di arancia per Hazel e champagne per
ella, alcune paste di cioccolato e zucchero glas.
Perfino aveva comprato a Hazel una scatola nuova di
cere ed un blocco di carta. Stavano sedute giunte, la
Regina Marie canticchiando con allegria mentre Hazel
disegnava.
Il quartiere francese si sollevava intorno a suo,
preparato per il Mardi Gras. Le bande di jazz
praticavano, le carrozze stavano essendo decorate con
fiori appena tagliate, i bambini ridevano e si
perseguivano tra essi, vestiti con pendenti di tanti
colori che appena potevano camminare. Il tramonto di
sole convertiva il cielo di un colore del rosso dorato, e
la brezza odorava di magnolie e rose. Era stata la
mattina più felice della vita di Hazel.

—Potresti rimanerti aquí—sonrió sua madre, ma i suoi


occhi erano completamente bianchi. La voce era di
Gea.

—Questo non è real—dijo Hazel.

Cercò di alzarsi, ma il prato sul quale era seduta le


fece sentirsi assopita e stanca. L'odore di pane appena
infornato ed a cioccolato fuso era inebriante. Era la
mattina del Mardi Gras ed il mondo sembrava pieno di
possibilità. Hazel potrebbe credersi che aveva un
futuro brillante.

—Che cosa è reale? —Domandò Gea, parlando


attraverso il viso di sua madre—. È la tua seconda vita
reale, Hazel? Si suppone che sei morta. È reale che stia
annegando in una fangaia?

—Lasciami aiutare il mio amico! —Hazel si cercò di


forzare ritornare alla realtà. Poteva immaginarsi la
sua mano chiusa alla fine dell'arco, ma perfino quello
cominciava a sentirsi nauseato. La sua stretta si stava
allentando. L'odore delle magnolie e rose era
impressionante. Sua madre gli offrì una pasta.

"No", pensò Hazel. "Questa non è mia madre. È Gea


ingannandomi."

—Vuoi la tua antica vita di vuelta—dijo Gea—. Posso


dartelo. Questo momento può durare per anni. Puoi
crescere a Nuova Orleans, e tua madre ti adorerà. Non
dovrai mai caricare con la tua maledizione. Potrai
stare con Sammy…

—È un'illusione! —disse Hazel, soffocata con l'odore di


fiori.

—Tu sei un'illusione, Hazel Levesque. Ti hai girato alla


vita perché i dei ti hanno incaricato un compito che
fare. Può che ti abbia usato, ma Nico ti usò e ti mentì.
Debiti di sentirti ringraziata per che io l'abbia
catturato.

—Catturato? —un sentimento tremendo crebbe nel


petto di Hazel—. Che cosa vuoi dire?

Gea sorrise, sorbendo il suo champagne.

—Il ragazzo potrebbe avere conosciuto meglio il posto


nel che cercare le Porte. Ma non importa, non ti
spetta. Una volta liberi a Tánatos, sarai restituita
all'Inframundo dove rimarrai per sempre. Frank e
Percy non lo potranno fermare. Marcirebbero in realtà
alcuni amici dirti che abbandonassi la tua vita? Dimmi
chi mente e chi ti dice la verità.
Hazel cominciò a piangere. Un sentimento di amarezza
crebbe nel suo interno. Aveva perso una volta la sua
vita, ma non voleva morire di nuovo.

—Quello è—sussurrò Gea—. Eri destinata a sposarti con


Sammy. Sai che cosa gli passò dopo che morissi in
Alaska? Crebbe e si trasferì a Texas. Si sposò ed ebbe
una famiglia. Ma non si dimenticò mai di te. Si
domandò sempre perché sparisti. Ora è morto, un
attacco di cuore nei sessanta. La vita che poteste avere
girò intorno sempre a lui per la testa.

—Rozza! —Gridò Hazel—. Tu me lo strappasti!

—E puoi averlo di nuevo—dijo Gea—. Ti ho alla mia


portata, Hazel. Morrai comunque. Se ti arrendi,
almeno potrò fare la cosa piacevole per te. Dimenticati
di salvare a Percy Jackson. Egli mi appartiene. Lo
manterrò sicuro nella terra fino a che sia pronto per
usarlo. Tu puoi avere qui una vita piena, puoi crescere,
sposarti con Sammy… tutto quello che devi fare è
lasciarti andare.

Hazel tese la sua mano stretta nell'arco. Sotto lei,


qualcosa gli afferrò la caviglia, ma non ebbe paura.
Sapeva che era Percy, annegando, disperatamente
cercando un'opportunità di vivere.

Hazel guardò la dea.

—Non coopererò mai con te! DARE-JA-NOI-ANDARE!

Il viso di sua madre si dissolse. La mattina di Nuova


Orleans si fuse nell'oscurità. Hazel era infossato nel
fango, con una mano nell'arco, e le mani di Percy
aggrappati alla sua caviglia, infossati nell'oscurità.
Hazel allungò freneticamente dell'arco. Frank la tirò
fuori con tanta forza che quasi gli strappa il braccio.

Quando aprì gli occhi, era sdraiata nell'erba, coperta


di fango. Percy era sdraiato ai suoi piedi, tossendo e
sputando fango.

Frank incombeva su essi, gridando:

—Oh, dei! Oh, dei! Oh, dei!

Tirò fuori vestiti extra dal suo zaino e cominciò ad


asciugare il viso di Hazel, ma non fece troppo. Tirò
fuori più ancora a Percy del fango.

—Siete stati lì tanto tempo! —Gridò Frank—. Credevo


che… oh, dei, non mi giriate a fare così qualcosa, Mai!

Rinchiuse a Hazel in un abbraccio di orso.

—Non posso… respirar—dijo, con un filo di voce.

—Lo sento! —Frank girò a pulirli ed a dare rovesciate.


Finalmente mise ad un lato della strada, dove si
sedettero e si asciugarono e cambiarono i vestiti con
fango.

Hazel non poteva sentire le mani. Non era sicura di se


aveva freddo o paura, ma glieli sistemò per spiegarloro
quello del fango e la visione che aveva avuto mentre
era infossata. Senza parlare della parte di Sammy che
era troppo doloroso come per dirla in alto, ma parlò
loro dell'offerta di gea di una vita falsa e l'avviso della
dea che aveva catturato a Nico. Hazel non voleva
conservarlo ella si fermi. Aveva paura che la
disperazione la spaventasse.

Percy afferrò le sue spalle. Le sue labbra erano


azzurre.

—Tu… tu mi hai salvato, Hazel. Verificheremo che cosa


ha passato a Nico, te lo prometto.

Hazel si mise di fronte al sole che ora stava nella cosa


alta del cielo. Il caldo le fece sentire bene, ma non le
fece smettere di tremare.

—Credete che Gea ci lascerà andare tanto facilmente?

Percy si tirò fuori il fango dai capelli.

—Chissà continui a volerci come fanti. Chissà voglia


avvolgerti.

—Sapeva che decir—admitió Hazel—. Sapeva per dove


prendermi.

Frank mise la sua giacca attorno alle sue spalle.

—Questa è la vita reale. Lo sai, verità? Non ti lasciamo


morire di nuovo.

Suonava tanto deciso. Hazel non volle discutere, ma


non vedeva come Frank potrebbe fermare alla Morte.
Pressò la tasca del suo cappotto, dove il legno bruciato
di Frank era avvolto, sicuro. Si domandò che cosa
avrebbe passato se avesse affondato nel fango per
sempre. Chissà quello l'avrebbe salvato. Il fuoco non
l'avrebbe acchiappato laggiù. Avrebbe fatto qualunque
cosa per mantenere a Frank sicuro. Chissà non
l'avrebbe sentito sempre quello, ma Frank gli aveva
confidato la vita. Egli credeva in lei. Non poteva
immaginarsi che gli passasse qualunque cosa.

Guardò al sole uscendo. Finiva il tempo. Pensò a Hylla,


la regina amazzone in Seattle. Hylla avrebbe
affrontato Otrera due notti seguite allora, supponendo
che fossero sopravvissuti. Contava con che Hazel
liberasse la Morte.

Glieli sistemò per alzarsi. Il vento che veniva da Baia


Resurrezione era tanto freddo come ricordava.

—Dovremmo continuare ad andare. Stiamo perdendo il


tempo.

Percy guardò sotto strada. Le sue labbra giravano al


suo colore normale.

—C'è qualche hotel o qualcosa dove possiamo pulirci?


Mi riferisco… hotel che accettino gente con fango.

—Non creo—admitió Hazel.

Guardò verso la città ai suoi piedi e non potè credere


molto la cosa che fosse cresciuto da 1942. Il porto
principale si era mosso all'est e la città si era espansa.
La maggioranza degli edifici erano nuovi per lei, ma la
struttura del centro della città sembrava familiare.
Pensò che riconoscerebbe alcuni magazzini nella
costa.

—Chissà conosca qualche posto dove ci possiamo


limpiar.Capítulo 42HazelCUANDO Arrivarono A La
Città, Hazel seguì la stessa rotta che seguì faceva
settanta anni, l'ultima notte della sua vita, quando era
arrivato a casa dalle colline e vide che sua madre
mancava.

Portò ai suoi amici per il Terzo Viale. La stazione di


treni seguiva lì. Il gran Hotel di due piani di Seward
seguiva in attivo, benché si fosse espanso il doppio del
suo volume. Si porsi fermarsi lì, ma Hazel non credè
sarebbe buona idea di irrompere in un'entrata coperti
di fango, né neanche era sicura che il hotel desse una
stanza a tre minorenni.

Invece di quello, si girarono verso la linea della costa.


Hazel non poteva credersilo, ma la sua vecchia casa
seguiva lì, sollevandosi sull'acqua in alcuni pilastri
con conchiglie incrostate. Il soffitto era infossato. Le
pareti erano perforate con buchi come se ci fosse stata
una sparatoria. La porta era chiusa con tavole, ed un
cartello scritto a mano che leggeva: STANZE,
MAGAZZINAGGIO, DISPONIBILE.

—Vamos—dijo.

—Ehi… credi che sia sicuro? —domandò Frank.


Hazel trovò una finestra aperta e si mise. I suoi amici
la seguirono. La stanza non era stata usata per molto
tempo. I suoi piedi separavano la polvere che si era
messo per tra i buchi che cedevano passo ai raggi del
sole. Alcune ammuffite scatole erano ammucchiate per
le pareti. Le sue etichette cancellate leggevano:
biglietti di augurio, assortimento vario. Perché
starebbero cientos di scatole di auguri conservato in
scatole accumulando polvere in un magazzino in
Alaska? Hazel non aveva né idea, ma sembrava un
scherzo molto crudele, come se fossero i biglietti di
tutte le feste che Hazel non aveva celebrato: decadi di
navidades, feste, compleanno e sanvalentines.

—Si è più caldo qui dentro, al menos—dijo Frank—. A


che non c'è acqua corrente? Chissà possiamo andare a
fare spese. Io non vado tanto pieno di fango come voi,
ragazzi. Vi troverò un po' di vestiti.

Hazel l'ascoltò a metà.

Separò alcune scatole la sua zona normalmente stava


di dormire da dove. Un vecchio cartello era incollato
nella parete: "Prospezione di oro." Credeva che ci
fosse una parete falsa dietro lui, ma quando mosse il
cartello, la maggioranza delle sue fotografie ed i suoi
disegni stavano attaccati lì. Il cartello li aveva dovuti
proteggere dalle inclemenze e della luce del sole.
Sembravano non essere invecchiato. I suoi disegni di
cera di Nuova Orleans sembravano troppo infantili. In
realtà li aveva fatti ella? Sua madre la guardava da una
fotografia, sorridendolo davanti al suo cartello di
lavoro: "I grigio-grigio della Regina Marie: incantesimi
e divinazione del futuro.

Al suo fianco c'era una fotografia di Sammy durante il


carnevale. Era congelato in un mezzo sorriso
sconsiderato, coi suoi capelli neri ricci e quelli
preziosi occhi. Se Gea diceva la verità, Sammy sarebbe
dovuto morire faceva quaranta anni. Si sarebbe
ricordato in realtà di Hazel in tutto quello tempo? O si
sarebbe dimenticato della peculiare ragazza che
cavalcava con lui, la ragazza alla quale baciò e con la
quale condivise una torta di compleanno prima di
sparire per sempre?

Le dita di Frank segnalarono la foto.

—Chi…?—vide che ella stava piangendo e lasciò senza


finire la domanda—. Lo sento, Hazel. Debito di essere
molto duramente. Vuoi un po' di tempo…?

—No—dijo con la voce roca—. No, sta bene.

—È quello tua madre? —Percy segnalò alla foto della


Regina Marie—. Te somiglia a. È bella.

Allora Percy guardò la foto di Sammy.

—Chi è quello?

Hazel non capiva perché sembrava tanto spaventato.

—Quello… quello è Sammy. Era mio… amico di Nuova


Orleans—si impegnò a sé stessa a non guardare a
Frank.

—L'ho visto antes—dijo Percy.

—È imposible—dijo Hazel—. Quello fu in 1941. Ora


egli… sarà morto, sicuramente.

Percy corrugò il cipiglio.

—Sì, suppongo, pero…—negó con la testa, come se il


pensiero fosse scomodo.

Frank si rischiarò la gola.

—Guarda, abbiamo passato un negozio prima di


arrivare qui. Ci rimane un po' di denaro. Chissà possa
ottenervi un po' di cibo ed un po' di vestiti e… non so,
cientos di scatole di asciugamani umidi o qualcosa?

Hazel mise il cartello dell'oro sopra ai suoi ricordi.


Risentì colpevole di guardare la vecchia fotografia di
Sammy, con Frank cercando di essere dolce e
compassionevole. Non era buono per lei che
continuasse a parlare della sua antica vita.

—Quello sarà genial—dijo—. Sei meglio il, Frank.

Le tavole del suolo scricchiolarono abbasso i suoi


piedi.

—Buono… semplicemente sono l'unico che non è


completamente coperto con fango. Ritorno subito.
Una volta era andata via, Percy e Hazel fecero un
accampamento temporaneo. Si tirarono fuori le
giacche e cercarono di tirarsi fuori tutto il fango.
Trovarono alcune vecchie lenzuola in una scatola e li
usarono per ripulirsi. Scoprirono che le scatole di
auguri erano un buon posto per riposare se li usavi
come materasso.

Percy lasciò la sua spada nel suolo dove brillò con una
luce bronzea. Allora si accomodò in un letto di
"Felice" navidad di 1982.

—Grazie per salvarme—dijo—. Dovrebbe avere tu la


cosa detta prima.

Hazel si avvilì di spalle.

—Tu avresti fatto la stessa cosa per me.

—Sí—admitió—. Ma quando stava nel fango. Ricordai


quelli versi della profezia di Lei, sul figlio di Nettuno
annegando. Pensai: "Questo è quello che voleva dire.
Sto annegando nella terra." Era sicuro di essere morto.

La sua voce si rovinò come nel suo primo giorno


nell'Accampamento Giove, quando Hazel gli aveva
insegnato l'altare di Nettuno. Allora si sarebbe
domandato se Percy potrebbe risolvere i suoi
problemi, il discendente di Nettuno che Plutone gli
aveva promesso che si sarebbe la sua maledizione da
qualche giorno. Percy sembrava tanto intimidante e
poderoso, come un eroe reale.
Benché allora, ella sapeva che anche Frank era un
discendente di Nettuno. Frank non era l'eroe più
impressionante che aveva visto nella sua vita, ma gli
aveva confidato la sua vita. Aveva cercato tanto di
proteggerla. Perfino la sua goffaggine cominciava ad
essere attraente. Non si era sentito mai tanto
confusa… ed aveva passato tutta la sua vita confusa
che era molto dire.

—Percy—dijo—, quella profezia non deve essere


completa. Frank pensò che Ella stava ricordando una
pagina bruciata. Chissà soffoca un'altra persona.

La guardò con cautela.

—Quello credi?

Hazel si sentì estranea, tranquillizzandolo. Egli era


molto più maggiore e con più doti di leadership. Ma
ella assentì, con sicurezza.

—Ritorni a casa. Torni a vedere alla tua fidanzata


Annabeth.

—Anche ti girerai a casa, Hazel—insistió—. Non


lasciamo che ti passi niente. Sei molto preziosa per
me, per l'accampamento e soprattutto per Frank.

Hazel raccolse un antico augurio di San Valentín. La


carta bianca e cadente si disfò nelle sue mani.

—Non appartengo a questo secolo. Nico solo mi portò


affinché correggesse i miei errori, ed affinché chissà
possa arrivare dall'Eliseo.

—C'è molto più nel tuo destino che eso—dijo—. Si


suppone che dobbiamo lottare insieme contro Gea. Ho
bisogno inoltre di te al mio fianco in più giorni che
quello di oggi. E Frank… sai già che il ragazzo è pazzo
per te. Vale la pena lottare per te, Hazel.

Ella chiuse gli occhi.

—Per favore, non mi dare speranze. Non posso…

La finestra si aprì tutto d'un colpo. Frank entrò per


lei, trionfante afferrando alcuni borse.

—L'ho!

Insegnò i suoi premi. Di un negozio di caccia, aveva


trovato una nuova faretra di frecce per lui, alcuni
somministrazioni ed un rotolo di corda.

—Per se torniamo a trovare col fango ahogante ese—


dijo.

Di un negozio turistico, aveva comprato tre packs di


vestiti puliti, alcuni asciugamani, un po' di sapone,
acqua imbottigliata e sì, una scatola di asciugamani
umidi. Non era esattamente una doccia calda, ma
Hazel si chinò dietro alcune scatole per ripulirsi e
cambiarsi. In poco tempo si sentì molto meglio.

"Questo è il tuo ultimo giorno", si ricordò a sé stessa,


non diventare tanto comoda."
Il Festival di Fortuna, tutta la fortuna che passi oggi,
buona o brutta, si suppone che sono un presagio per
l'anno intero che sta per venire. Di una forma o
un'altra, quella missione finirebbe quello pomeriggio.

Collocò il legno bruciato nel suo nuovo cappotto. In


qualche modo, doveva assicurarsi di mantenerlo a
salvo, non importava quello che gli passasse. Potrebbe
affrontare la sua propria morte se i suoi amici
sopravvivevano.

—Entonces—dijo—, ora dobbiamo trovare una barca


per arrivare al ghiacciaio Hubbard.

Cercò di suonare sicura di sé stessa, ma non fu facile.


Desiderò che Ario stesse con lei. Preferirebbe entrare
nel campo di battaglia con quello cavallo bello. Da
quando avevano lasciato Vancouver, stava
chiamandolo mentalmente, sperando che l'ascoltasse e
che venisse, ma era farsi illusioni.

Frank si toccò lo stomaco.

—Se c'affrontiamo alla morte, voglio mangiare prima.


Ho trovato il posto perfetto.

Frank portò ad un negozio vicino alla molla, dove un


antico vagone di treno era stato convertito in un
ristorante. Hazel non ricordava quello posto negli anni
1940, ma il cibo odorava deliziosa. Mentre Frank e
Percy chiedevano, Hazel diede rovesciato per la molla
e fece domande. Quando ritornò, necessitava che gli
salissero i coraggi. Né le patate fritte né i hamburger
con formaggio poterono risolverlo.

—Stiamo in problemas—dijo—. Ho cercato di ottenere


una barca. Ma… l'ho calcolato male.

—Non ci sono barche? —domandò Frank.

—Oh, posso ottenere un barco—dijo Hazel—. Ma il


ghiacciaio sta più lontano da quello che pensava.
Perfino alla massima velocità, non arriveremmo lì a
domani di mattina.

Percy empalideció.

—Chissà possa fare che la barca vada più rapido.

—Benché pudieras—dijo Hazel—, per quello che mi


hanno detto i capitani, il percorso è traditore: pieni di
icebergs, labirinti di canali nei che navigare. Devi
sapere per dove vai.

—Un aeroplano? —domandò Frank.

Hazel negò con la testa.

—Ho domandato ai capitani su quello. Mi hanno detto


che potremmo tentarlo, ma c'è un piccolo campo di
aviazione. Bisognerebbe affittare in anticipo un
aeroplano due o tre settimane.

Mangiarono in silenzio dopo quello. I hamburger con


formaggio di Hazel erano eccellenti, ma non poteva
concentrarsi su esse. Aveva dato tre morsi quando un
corvo si trattenne nel palo telefonico e cominciò a
gracchiarloro.

Hazel ebbe un brivido. Aveva paura che parlasse come


l'altro corvo, quello di faceva anno: "L'ultima notte.
Questa notte." si domandò se i corvi erano apparsi
sempre ai figli di Plutone quando stavano per morire.
Sperava che Nico seguisse con vita, e che Gea gli
avesse mentito per metterla inquieta e nervosa. Hazel
aveva la sensazione che la dea stava raccontandogli la
verità.

Nico gli aveva detto che cercherebbe le Porte della


Morte dall'altro lato. Se l'avevano catturato le forze di
Gea, Hazel avrebbe perso l'unico membro della
famiglia che gli rimaneva. Guardò al suo hamburger.
Improvvisamente, il gracchio del corvo cambiò ad un
grido soffocato.

Frank si alzò tanto in fretta che quasi tirò il tavolo.


Percy sfoderò la sua spada.

Hazel seguì i suoi sguardi. Scommesso nella cosa alta


del palo dove il corvo, un grasso era stato e bruttezza
crespa li guardava dalle altezze. Eruttò ed alcune
piume di corvo uscirono dal suo becco.

Hazel si alzò e sfoderò il suo spatha.

Frank tirò fuori una freccia. Mirò ed il rubinetto gridò


tanto alto che il suono risuonò per le montagne. Frank
tremò, e suo sparò sbagliò.
—Credo che è una chiamata di ayuda—les notò Percy—.
Dobbiamo uscire di qui.

Senza un piano chiaro, uscirono correndo verso le


molle. Il rubinetto uscì volando verso essi. Percy gli
mirò con la spada, ma il rubinetto virò fuori della sua
portata.

Scesero gli scalini dall'imbarco più vicino e corsero


verso il fine. Il rubinetto li perseguì, ed i suoi artigli
frontali si aprirono per ammazzare. Hazel alzò la sua
spada, ma una parete di acqua gelata si stampò contro
il rubinetto e gli lasciò nella baia. Il rubinetto
gracchiò ed aprì le ali. Glieli sistemò per arrivare
all'imbarco, dove si scosse i suoi capelli neri come un
cane bagnato. Frank grugnì:

—Quello è stato geniale, Percy.

—Sí—dijo—. Non sapeva se in Alaska potrebbe farlo.


Ma, c'è brutto noticas: guardate ahí—A alcuni
chilometri, al di sopra delle montagne, una nuvola
nera si stava avvicinando, un stormo di rubinetti,
dozzine di essi. Non c'era maniera che potessero
lottare contro tanti, e non ci sarebbe barca che
potesse portarsili tanto rapido.

Frank tirò fuori un'altra freccia.

—Non penso di morire senza lottare.

Percy alzò controcorrente:


—Sto con te.

Allora Hazel sentì un altro suono nella distanza, come


il nitrito di un cavallo. L'aveva dovuto immaginare, ma
gridò, disperata:

—Ario! Qui!

Una mattina bruna venne correndo per la strada ed


entrò nell'imbarco. Il riproduttore si materializzò
giusto dietro il rubinetto, e gli battè con gli zoccoli
frontali, e ridusse il mostro a polvere.

Hazel non era stato mai tanto felice nella sua vita.

—Cavallo buono! CAVALLO MOLTO BUONO!

Frank retrocedè e quasi cadde dall'imbarco.

—Come…?

—Mi hai seguito! —Gridò Hazel—. Perché è il meglio…


cavallo… Del Mondo! Ora, salite.

—I tre? —Disse Percy—. Potrà portarci?

Ario nitrì, indignato.

—Sta bene, lo sento, non è necessario essere tanto


borde—dijo Percy—. Andiamo.

Salirono, con Hazel la prima, e Frank e Percy


equilibrandosi a fatica dietro esse. Frank mise le sue
braccia attorno alla sua vita, e Hazel credè che se
andava ad essere il suo ultimo giorno nella terra, non
fosse un cattivo giorno per andare via.

—Corri, Ario! —gridò—. Al ghiacciaio Hubbard!

Il cavallo cavalcò per l'acqua, coi suoi zoccoli


trasformando l'acqua del mare in vapor.Capítulo
43HazelCABALGANDO Ad Ario, HAZEL si Sentiva
Poderosa, inarrestabile ed assolutamente fuori di
controllo, come una perfetta combinazione di cavallo
ed umana. Si domandò se era così come si sentivano i
centauri.

I capitani di Seward l'avevano notata che c'erano circa


tre miglia nautiche fino al ghiacciaio Hubbard, un
duro e pericoloso viaggio, ma Ario non ebbe problemi.
Correva per l'acqua alla velocità del suono, scaldando
l'aria alla sua periferia per quello che Hazel non
sentiva né il freddo. A piedi, non sarebbe stato mai
tanto coraggioso, ma a cavallo, non poteva sperare di
entrare in battaglia.

Frank e Percy non sembravano tanto contenti. Quando


Hazel li guardò, dietro lei, i suoi denti battevano i
denti ed i suoi occhi erano in bianchi. Le guance di
Frank erano infossate della pressione. Percy era
seduto dietro il tutto, cercando disperatamente di non
cadere dal cavallo. Hazel sperò che quello non
passasse. Alla velocità che si muoveva Ario, non si
renderebbe dopo conto uno o due chilometri.
Cavalcarono per stretto gelati, fiordi azzurri, scogliere
con cascate che andavano verso il mare. Ario saltò per
una breccia e continuò a galoppare, cominciando a
schivare un gruppo di foce di un iceberg. Sembravano
avere passato pochi minuti quando si addentrarono in
una stretta baia. L'acqua cambiò consistenza di
ghiaccio liscio ad un sirope azzurro appiccicoso. Ario
si trattenne davanti ad una tavola gelato turchese.

Ad un chilometro e mezzo si sollevava il ghiacciaio


Hubbard. Perfino Hazel che aveva visto in precedenza
ghiacciai, non poteva evitare di smettere di guardarlo.
Alcune violette montagne innevate si estendevano ad
ogni direzione, con nuvole galleggiando intorno come
alcuni cinture soavi e setose. In una valle gigantesca
in due dei becchi più grandi, una scoscesa parete di
ghiaccio si sollevava davanti al mare, creando una
gola. Il ghiacciaio era azzurro e bianco con venature
nere, cosicché sembrava un mucchietto di neve sporca
che è stato ammucchiato per un spartineve, il meno fa
circa quattro milioni di anni.

Quando Ario si trattenne, Hazel sentì cadere la


temperatura. Tutto il ghiaccio inviava ondate di
freddo, trasformando la baia nel frigorifero più grande
del mondo. La cosa più raccapricciante era un suono
come un tuono percorrendo l'acqua.

—Che cosa è quello? —Frank guardò le nuvole al di


sopra del ghiacciaio—. Un temporale?

—No—dijo Hazel—. È il ghiaccio sta scricchiolando e


cambiando. Milioni di tonnellate di ghiaccio.
—Ti riferisci a che quello si sta rompendo? —domandò
Frank.

Come in risposta. Una cappa di ghiaccio cadde da un


lato del ghiacciaio e si schiantò contro il mare,
creando un'onda di acqua di vari piani di alti. Un
millisecondo dopo il suono risuonò per tutto il posto:
una bum tanto assordante come Ario rompendo la
barriera del suono.

—Non possiamo avvicinarci a quella cosa! —disse


Frank.

—Abbiamo che hacerlo—dijo Percy—. Il gigante sta lì


sopra.

Ario nitrì.

—Vada, Hazel—dijo Percy—, di' al tuo cavallo che curi


la sua lingua.

Hazel cercò di non ridere.

—Che cosa ha detto?

—Senza tante parolacce? Dice che può portarci alla


cima.

Frank li guardava con incredulità.

—Credevo che il cavallo non poteva volare!


Questa volta Ario nitrì tanto arrabbiato che Hazel
seppe che stava maledicendo.

—Tío—le disse Percy al cavallo—, una volta mi


sospesero per dire qualcosa di simile. Hazel, si
promette fare quello che possa se gli dai la tua parola.

—Salite, allora, chicos—dijo Hazel, nervosa—. Ario,


cavallo a dondolo!

Ario arrivò al ghiacciaio come un razzo sboccato,


correndo per la neve sciolta come se volesse giocare a
sguazzare nelle pozzanghere nella montagna di
ghiaccio.

L'aria si raffreddò. Il suono del ghiaccio rompendosi si


incrementò. Mentre Ario si avvicinava, il ghiacciaio
sembrava sempre di più grande, a Hazel gli diede
improvvisamente vertigine. Il lato del ghiacciaio era
coperto di crepe e grotte, con ghiaccioli nel ghiaccio
affilato come asce. C'erano pezzi cadendo senza
fermare, alcune non erano più grandi di alcune palle
di neve, altre del volume di una casa.

Quando stettero a circa cinquanta metri della base, un


lampo fece scricchiolare le ossa di Hazel, ed una tenda
di ghiaccio che avrebbe potuto coprire
l'Accampamento Giove li coprì.

—Attenzione! —gridò Frank che quello che gli sembrò


non necessario a Hazel.

Ario gli fu anticipato. In un colpo di velocità, zigzagò


per i rottami, lasciando pezzi di ghiaccio cadendo per
il viso dal ghiacciaio.

Percy e Frank dissero come parolacce come il cavallo e


si aggrapparono disperatamente mentre Hazel
afferrava il cavallo. In qualche modo, glieli
sistemarono per non cadere mentre Ario scalava le
scogliere, saltando a poco a poco con agilità e velocità.
Era come salire per una montagna mentre questa
cadeva.

Allora finì tutto. Ario arrivò, orgoglioso, alla cima del


ghiacciaio.

Ario nitrì un sfidò che risuonò per le montagne. Percy


non tradusse, ma Hazel era sicuro che Ario aveva
sfidato gli altri cavalli che potessero stare nella baia:
"Succhiavi quello, zii!"

Allora si girò e corse verso l'interno del ghiacciaio,


lasciando una strada fondendosi al suo passo.

—Lì! —segnalò Percy.

Il cavallo si trattenne. Davanti ad essi si sollevava un


accampamento romano gelato come una gigantesca
replica fantasmagorica dell'Accampamento Giove. Le
trincee erano decorate con ghiaccioli di ghiaccio. Le
muraglie erano coperte di neve brillando con un
accecante colore bianco. Penzoloni delle torri di
guardia, alcuni stendardi di un tessuto azzurro gelato
tremavano col sole artico.
Non c'era nessun segno di vita. Le porte erano aperte.
Non c'erano sentinelle nelle pareti, ancora così, Hazel
aveva una scomoda sensazione. Ricordò la grotta in
Baia Resurrezione dove aveva lavorato per fare
nascere ad Alcioneo, il senso oppressivo di malizia ed
un costante bum, bum, bum come il battito del cuore
di Gea. Quello posto era simile, come se la terra
cercasse di svegliarsi e consumarlo tutto, come se le
montagne ad ogni lato si volessero stamparsi tra esse
e ridurre il ghiacciaio intero a pezzi.

Ario trottò, pauroso.

—Frank—dijo Percy—, come va se andiamo a piedi a


partire da qui?

Frank sospirò, alleviato.

—Pensava che non l'andavi mai a dire.

Smontarono e cederono alcuni passi. Il ghiaccio


sembrava stabile, posate con una fine cappa di neve
che non lo faceva scivoloso.

Hazel fece avanzare ad Ario. Percy e Frank


camminavano ad ogni lato, con la spada e l'arco
preparati. Si avvicinarono alle porte senza essere
sfidati. Hazel era allenato per trovare fossi, trappole,
trincee ed ogni tipo contro i quali le legioni romane si
erano affrontate durante eoni in territorio nemico, ma
non vide niente: suolo le porte gelate e gli stendardi
congelati scricchiolando col vento.
Potè vedere tutta la Via Praetoria. Nelle crocevie,
davanti a quello comincia innevato, c'era una
dimissione figura vestita con vestiti oscuri, fagotto
con catene gelate.

—Tánatos—murmuró Hazel.

Sentì come se la sua anima fosse trascinata verso il


basso, attratta verso la Morte come se stesse
assorbendola un aspirapolvere. La sua visione si
oscurò. Quasi cadde da Ario, ma Frank l'acchiappò e
l'incorporò.

—Tu tengo—le promise—. Nessuno ti porta.

Hazel gli afferrò la mano. Non voleva lasciarle andare.


Era solido, fortemente, ma Frank non potrebbe
proteggerla dalla Morte. La sua propria vita era tanto
fragile come un pezzo di legno.

—Sto bien—mintió.

Percy guardò intorno a suo, scomodo.

—Non ci sono difese? Non c'è gigante? Deve essere una


trappola.

—È obvio—dijo Frank—. Ma non credo che abbiamo


elezione.

Prima che Hazel cambiasse idea, forzò Ario ad


attraversare le porte. L'arredamento era tanto
familiare, i barracones delle coorti, i bagni, l'armeria.
Era una replica esatta dell'Accampamento Giove
eccetto che era tre volte più grande. Perfino a cavallo,
Hazel si sentì minuscola ed insignificante, come se
stessero muovendo per un modellino di una città
costruita per i dei.

Si trattennero a dieci metri della figura incatenata.

Ora che stava lì, Hazel sentì un'esacerbata necessità di


terminare quella missione. Sapeva che stava in più
pericolo che quando affrontò le amazzoni, o lottando
contro i rubinetti, o scalando il ghiacciaio nella
schiena di Ario. Istintivamente, sapeva che Tánatos
poteva toccarla e morrebbe.

Ma aveva anche la sensazione che non affrontava le


sue paure, bensì affrontava il suo destino con
prodezza, morrebbe essendo una codardo. I giudici
della morte non sarebbero indulgenti per una seconda
volta.

Ario mezzo galoppò verso i lati, sentendo il suo


nervosismo.

—Ciao? —Hazel forzò le parole—. Sig. Morte?

La figura incappucciata alzò la sua testa.

All'istante, l'accampamento intero riscosse vita.


Alcune figure con armature romane emersero dai
barracones, di quello comincia, dell'armeria e della
cantina, ma non esseri umani. Erano ombre, i fantasmi
parlanti coi quali Hazel aveva vissuto per decadi nei
Campi di Asfódelo. I suoi corpi non erano molto più
che volute di vapore oscuro, ma glieli sistemarono per
mantenersi con parti di armatura, elmi e salopette.
Alcune spade coperte di ghiaccio erano aggrappate
alle sue polsiere. Alcuni scudi dentati ed unisci pila
galleggiavano nelle sue mani fumanti. Le piume dei
caschi di centurioni erano congelate e straccione. La
maggior parte delle ombre andavano a piedi, ma due
soldati uscirono dalle stalle in una carrozza dorata
trascinata per due riproduttori neri spettrali.

Quando Ario vide i cavalli, calpestò il suolo, furioso.

Frank alzò il suo arco.

—Sì, qui sta la trampa.Capítulo 44HazelLOS Fantasmi


Formarono Gruppi E Circondarono le crocevie. C'erano
il meno un cento di essi, non unisca legione intera, ma
più di una coorte. Alcuni portavano stendardi del
lampo della Legio XII un tanto straccione, quelli della
spedizione persa di Michael Varus nei 80. Altri
portavano stendardi ed insegna che Hazel non
riconosceva, come se fossero morti in distinte epoche,
in missioni distinte, chissà né fossero
dell'Accampamento Giove.

La maggior parte di essi stavano armati con armi di


oro imperiale, più dell'oro imperiale del che possedeva
la Legio XII intera. Hazel potè sentire il potere di tutto
quell'oro ad intorno suo, lo spaventava più perfino che
lo scricchiolare del ghiacciaio. Si domandò se potrebbe
usare il suo potere per controllare le armi, chissà
potesse disarmare i fantasmi, ma ebbe paura di
tentarlo. L'oro imperiale non era solo un metallo
prezioso. Era mortale per i semidei ed i mostri.
Cercare di controllare tutto quello sarebbe
contemporaneamente come cercare di controllare il
plutonio di un reattore nucleare. Se falliva, potrebbe
cancellare della mappa il ghiacciaio Hubbard ed
ammazzare i suoi amici.

—Tánatos! —Hazel si girò verso la figura della tunica


—. Stiamo qui per riscattarti. Se potessi controllare le
ombre, dirloro che…

La sua voce si rovinò. Il cappuccio del dio gli fu caduto


ed i suoi vestiti caddero estendendo le sue ali,
lasciandogli vestito con una tunica nera senza
maniche legata con una cintura per la vita. Era l'uomo
più leggiadro di Hazel non aveva visto mai.

La sua pelle era del colore della teca, oscura e


brillante come il tavolo di spiritismo della Regina
Marie. I suoi occhi erano di un colore miele dorato
come quelli di Hazel. Era magro e muscoloso, con un
viso maestoso ed un capelli neri cadendolo per le sue
spalle. Le sue ali rifulgevano con ombre azzurre, nere
e violette.

Hazel si ricordò di respirare.

Bello era la definizione corretta per Tánatos, né bello,


né zio buono, né niente di quello. Era bello come un
angelo: eterno, perfetto, remoto.

—Oh—dijo ella in un filo di voce.


I polsi del dio erano legati con mogli gelate, con
catene che si inchiodavano nel suolo del ghiacciaio. I
suoi piedi erano nudi, incatenato anche per le caviglie.

—È Cupido—dijo Frank.

—Un Cupido molto oscuro—coincidió Percy.

—Io halagáis—dijo Tánatos. La sua voce era uguale di


bella che egli, oscura e melodiosa—. Mi prendono
spesso per il dio dell'amore. La morte ha molto più in
comune con l'amore di quello che immaginate. Ma
sono Morte. Ve l'assicuro.

Hazel non lo dubitò. Si sentì come se fosse fatta di


cenerine. In qualunque secondo, precipiterebbe e
sarebbe aspirata per l'aspirapolvere. Dubitò se almeno
Tánatos dovesse toccarla per ammazzarla.
Semplicemente potrebbe dirgli che morisse. Lo
farebbe al secondo, come se la sua anima obbedisse a
quella bella voce e quegli occhi begli.

—Questo… stiamo qui per salvarte—se li sistemò per


dire—. Dove sta Alcioneo?

—Salvarmi? —Tánatos socchiuse gli occhi—. Sai quello


che stai dicendo, Hazel Levesque? Sai quello che
significherà?

Percy fece avanti un passo.

—Stiamo perdendo il tempo.


Alzò la sua spada verso le catene dal dio. Il bronzo
celestiale sbattè contro il ghiaccio, ma Controcorrente
rimase incollato alla catena come se fosse fatta di
colla. Il ghiaccio cominciò a salire per la foglia. Percy
la mosse freneticamente. Frank corse per aiutarlo.
Insieme, glieli sistemarono per strappare
controcorrente prima che il ghiaccio venisse alle
mani.

—Non funcionará—dijo Tánatos—. Ed in quanto al


gigante, sta vicino. Quelle ombre sono sue, non mie.

Gli occhi di Tánatos guardarono i soldati fantasmi.


Sbatterono le palpebre scomodi, come se il vento
artico facesse vibrare rus file.

—Allora come ti tiriamo fuori? —chiese Hazel.

Tánatos girò la sua attenzione verso lei.

—Figlia di Plutone, discendente del mio maestro, tu


tra tutte le persone non dovresti desiderare che mi
liberassero.

—Credi che non lo sappia? —gli occhi di Hazel gli


piagnucolarono, ma stava già stufa di essere
spaventata. Era stato una bambina spaventata faceva
settanta anni. Aveva perso sua madre perché agì
troppo tardi. Ora era una soldatessa di Roma. Non
andava a fallire di nuovo. Non andava ad abbandonare
i suoi amici.
—Ascolta, Muerte—alzó la sua spada di cavallerie, ed
Ario nitrì in sfida—. Non sono ritornato
dell'Inframundo e ho viaggiato cientos di metri
affinché mi dicano che sono stupida per liberarti. Se
muoio, muoio. Lotterò contro un esercito intero se è
necessario. Dicci come rompere le tue catene.

Tánatos la studiò per un battito di cuore.

—Interessante. Capisci che quelle ombre furono una


volta semidei come te. Lottarono per Roma. Morirono
senza completare le sue missioni eroiche. Come te, una
volta furono inviati agli Asfódelos. Ora che Gea ha
promesso loro una seconda vita se lottano oggi per lei.
Ovviamente, se mi liberate e vincete loro,
ritorneranno all'Inframundo dove appartengono. Per
tradimento contro i dei, affronteranno una punizione
eterna. Non sono distinti a te, Hazel Levesque. Sei
sicura che vuoi liberarmi e condannare quelle anime
per sempre?

Frank strinse i pugni.

—Quello non è giusto! Vuoi essere liberato o no?

—Justicia…—murmuró Tánatos—. Ti sorprenderebbe


molto la cosa che sento quella parola, Frank Zhang, e
la cosa insignificante che è. È giusto che la tua vita
arda tanto breve e brillantemente? Fu giusto quando
guidai tua madre verso l'Inframundo?

Frank si incorporò come se fosse stato battuto.


—No—dijo Tánatos, con tristezza—. Non fu giusto. Ed
ancora così era la sua ora. Non c'è giustizia nella
Morte. Se mi liberi, compierò il mio dovere. Ma
ovviamente, le ombre cercheranno di fermarvi.

—Cosicché se ti lasciamo ir—resumió Percy—, saremo


schiacciati per un mucchio di zii di vapore nero con
spade di oro. Stupendo. Come rompiamo le catene?

Tánatos sorrise:

—Solo il fuoco della vita può sciogliere le catene della


morte.

—Senza rebus, per favore? —domandò Percy.

Frank respirò con difficoltà.

—Non è un rebus.

—Frank, no—dijo Hazel, con debolezza—. Deve c'essere


un'altra maniera.

Una risata percorse il ghiacciaio. Una voce sorda disse:

—I miei amici. Ho aspettato troppo tempo!

In piedi davanti alle porte dell'accampamento stava


Alcioneo. Era perfino più grande del gigante Polibotes
che avevano visto in California. Aveva la pelle di un
oro metallico, ed un'armatura fatta di cavi di platino,
ed un bastò del volume di un totem. Le sue gambe di
drago rosso ruppero il ghiaccio mentre entrava per
l'accampamento. Alcune pietre preziose brillavano nei
suoi capelli rossi intrecciati.

Hazel non l'aveva visto mai completamente fatto, ma


lo conosceva meglio che conosceva i suoi propri
genitori. Gli aveva fatto. Per mesi, aveva tirato fuori
oro e gemme dalla terra per creare quello mostro.
Conosceva i diamanti che aveva usato come cuore.
Conosceva l'olio che correva per le sue vene invece di
sangue. Più che nessuno, voleva distruggerlo.

Il gigante si avvicinò, sorridendo verso lei coi suoi


solidi denti argentati.

—Ah, Hazel Levesque—dijo—, mi sei costato molto! Se


non fosse per te, sarebbe nato decadi fa, e questo
mondo sarebbe già di Gea. Ma non importare!

Alzò le mani, segnalando le file dei soldati fantasmi.

—Benvenuto, Percy Jackson! Benvenuto, Frank Zhang!


Sono Alcioneo, la nemesi di Plutone, il nuovo maestro
della Morte. E questo è il mio legión.Capítulo
45FrankNO c'è Giustizia In La Morte.

Quelle parole continuavano a suonare nella testa di


Frank.

Il gigante di oro non lo spaventava. L'esercito di


ombre non lo spaventava. Ma l'idea di liberare a
Tánatos faceva a Frank volere sdraiarsi in posizione
fetale. Quello dio si era portato a sua madre.
Frank capiva quello che doveva fare per rompere
quelle catene. Marte glielo aveva notato. Gli aveva
spiegato perché amava tanto ad Emily Zhang: Metteva
"sempre suo dovere in primo luogo, al di sopra di
tutto. Superficialmente perfino della sua vita."

Ora era il turno di Frank.

La medaglia di sacrificio di sua madre pesava nella sua


tasca. Finalmente capì l'elezione di sua madre, salvare
i suoi camerata a costo della sua propria vita. Capì
quello che Marte l'aveva tentato dire: Dovere.
Sacrificio. Significano qualcosa.

Nel petto di Frank, un sentimento di furia e


risentimento, finalmente una crepa che aveva
cominciato dalla funzione funebre di sua madre,
cominciò a dissolversi. Capiva perché sua madre non
ritornò mai a casa. Per alcuni cose meritava la pena
morire.

—Hazel—intentó mantenere la sua voce ferma—. Il


pacchetto che mi conservi? Ho bisogno di lui.

Hazel lo guardò, disperata. Seduta su Ario, sembrava


una regina, poderosa e bella, coi suoi capelli castani
sulle sue spalle ed un'essenza di foschia gelata attorno
alla sua testa.

—Frank, no. Deve c'essere un'altra maniera.

—Per favore. So… quello che faccio.


Tánatos sorrise ed alzò i suoi polsi incatenati.

—Fai la cosa corretta, Frank Zhang. Devono farsi


sacrifici.

Geniale, se Tánatos aproaba il suo piano, Frank era


sicuro che non gli piacerebbero i risultati.

Il gigante Alcioneo si affrettò, coi suoi piedi di rettile


facendo scricchiolare il suolo.

—Di che cosa pacchetto linguaggi, Frank Zhang? Mi


avete portato un presente?

—Niente per te, zio dorado—dijo Frank—. Eccetto un


gran mucchio di dolore.

Il gigante ruggì, ridendo.

—Parli come un figlio di Marte! Che cosa pena che


debba ammazzarti. E… questo… sto aspettando molto
per conoscere al famoso Percy Jackson.

Il gigante sorrise. I suoi denti argentati facevano


sembrare la sua bocca come il motore di
un'automobile.

—Ho seguito i tuoi progressi, figlio di Neptuno—dijo


Alcioneo—. La tua lotta contro Cronos? Ben fatto. Gea
a te si odia al di sopra degli altri… eccetto, chissà, a
quello presuntuoso di Jason Grace. Dispiaccio che non
possa ammazzarti oggi, ma mio fratello Polibotes si
ama di mascotte. Crede che fosse divertente che
quando distrugga a Nettuno avere uno dei suoi figli
favoriti in una frusta. Dopo quello, ovviamente, Gea ha
piani per te.

—Sì, che halagador—Percy alzò Controcorrente—. Ma


in realtà, sono il figlio di Poseidón. Sono
dell'Accampamento Meticcio.

I fantasmi sbatterono le palpebre. Alcuni alzarono le


sue spade ed i suoi scudi gelati. Alcioneo alzò la mano,
obbligandoli a sperare.

—Greco o romano, non io importa—dijo il gigante—.


Distruggeremo entrambi i campi di una seduta. Vedi
già, i titani non pensarono alla cosa grande. Decisero
di distruggere ai dei nella sua nuova dimora in
America. Il gigante siamo più intelligenti! Per
ammazzare ad un albero, dobbiamo tagliare le sue
radici. Perfino ora, quando i miei eserciti distruggano
il vostro piccolo accampamento romano, mio fratello
Porfirión starà preparando la battaglia reale nelle
terre di anticamente! Distruggeremo ai dei dalle sue
origini.

I fantasmi batterono le sue spade contro i suoi scudi. Il


suono risuonò per le montagne.

—Le sue origini? —Domandò Frank—. Ti riferisci alla


Grecia?

Alcioneo rise.

—Non devi preoccuparti di quello, figlio di Marte. Non


vivrai quanto basta come per vedere la nostra vittoria
definitiva. Sostituirò Plutone come signore
dell'Inframundo. Ho già a Tánatos abbasso il mio
potere. Con Hazel Levesque al mio servizio, avrò anche
tutte le ricchezze sotto la terra!

Hazel alzò il suo spatha.

—Non sto a servizio di nessuno.

—Oh, ma tu mi hai dato la vita! —Disse Alcioneo—. È


certo che speravamo di svegliare a Gea durante la
Seconda Guerra Mondiale, quello sarebbe stato
glorioso. Ma in realtà, il mondo aveva già allora un
cattivo aspetto. Molto presto, la vostra civiltà sarà
cancellata della mappa. Le Porte della Morte
seguiranno aperte. Quelli che ci servono non
periranno mai. Vivi o morti, voi tre vi unirete al mio
esercito.

Percy negò con la testa.

—Lo dubito, zio dorato. Tu vai sotto.

—Espera—Hazel spronò il cavallo verso il gigante—. Io


ho fatto crescere a questo mostro della terra. Sono la
figlia di Plutone. Mi tocca ammazzarlo.

—Ah, piccolo Hazel—Alcioneo piantò il suo bastone nel


ghiaccio. I suoi capelli brillarono con le gemme per
valore di milioni di dollari—. Sei sicura che a noi non
ti unirai per la tua propria volontà? Potresti esserci
molto… preziosa. Perché morire di nuovo? —gli occhi
di Hazel brillarono di rabbia. Guardò verso Frank e
tirò fuori il pezzo da legno avvolto del suo cappotto.

—Sei sicuro?

—Sí—dijo.

Strinse le labbra.

—Anche tu sei il mio migliore amico, Frank. Antes—le


te l'avrebbe dovuto dire passò il palo—. Fa' quello che
debba fare. E Percy… potrai coprirlo le spalle?

Percy guardò le file dei romani fantasmi.

—Contro un esercito? Chiaro, non c'è problema.

—Allora mi tocca lo zio dorado—dijo Hazel.

Andò verso il gigante.Capítulo 46FrankFRANK Svolse Il


Pezzo Di Legno e si inginocchiò ai piedi di Tánatos.
Sapeva che Percy stava in piedi, al suo fianco, alzando
la sua spada e gridando, sfidando i fantasmi che si
avvicinassero. Sentì il ruggito del gigante ed il nitrito
furioso di Ario, ma non osò guardare.

Le sue mani tremarono, sottomettendo il pezzo di


legno vicino alle catene della gamba sinistra di
Tánatos. Pensò a fiamme e subito, il legno arse.

Un caldo terribile si estese per il corpo di Frank. Il


metallo gelato cominciò a struggersi, con una fiamma
tanto brillante che era più accecante del ghiaccio.
—Bien—dijo Tánatos—. Molto bene, Frank Zhang.

Frank aveva sentito parlare a persone dire che le sue


vite passavano per i suoi occhi ad una velocità di
vertigine, ma ora egli lo visse, letteralmente. Vide a
sua madre il giorno che partì verso l'Afghanistan.
Sorrideva e l'abbracciava. Egli cercò di respirare la sua
essenza di gelsomino per non potere non dimenticarla
mai.

Sarò "sempre orgogliosa di te, Frank" ella, "Qualche


giorno, disse viaggerai perfino più lontano che me.
Porterai alla nostra famiglia un circolo completo. In
alcuni anni, i nostri discendenti racconteranno storie
sull'eroe Frank Zhang, il suo tatara, tatara…" gli diede
un colpetto nello stomaco come quando gli raccontava
storie di piccole. Sarebbe l'ultima volta che Frank
sorriderebbe per mesi.

Si vide a sé stesso nel tavolo di Picnic di Passaggio di


Renne, guardando le stelle e l'aurora boreale mentre
Hazel russava con dolcezza al suo fianco e Percy
dicendo: "Frank sei un leader. Abbiamo bisogno" di te.

Vide a Percy sparire tra il fango, ed allora a Hazel


affondando dietro lui. Frank ricordò la cosa assolo ed
impotente che si era sentito sottomettendo l'arco.
Aveva pregato ai dei olimpici, perfino a Marte che
aiutassero i suoi amici, ma sapevano che stavano fuori
della portata dei dei. Con un suono metallico, la prima
catena si ruppe. Rapidamente, Frank attaccò il legno
alla catena dell'altra gamba di Tánatos.
Osò guardare dall'alto in basso.

Percy lottava come un uragano. In realtà… era un


uragano. Un uragano di acqua in miniatura e vapore di
ghiaccio girava alla sua periferia mentre attaccava il
nemico, battendo fantasmi romani, schivando frecce e
lance. Da quando aveva quello potere?

Si mosse tra le file nemiche, e benché sembrasse


lasciare a Frank indifeso, il nemico sta completamente
fissaggio in Percy. Frank non era sicuro di perché, ma
allora vide il motivo di Percy. Uno dei fantasmi di
vapore oscuro vestiva una cappa di pelle di leone e
sottometteva un palo con un'aquila dorata con
ghiaccioli congelati nelle sue ali. Lo stendardo della
legione.

Frank osservò a Percy scopare una colonna di


legionari, screpolando i suoi scudi col suo ciclone
personale. Lasciò andasse di conoscenza a quello della
cappa di leone ed afferrò l'aquila.

—La volete di giro? —Gridò ai fantasmi—. Venid a per


lei!

L'allontanò dalla sua portata, e Frank non potè evitare


di sentirsi spaventato per la sua sfacciata strategia.
Benché quelle ombre volessero mantenere a Tánatos
incatenato, erano spiriti romani. Le sue menti erano
torbide, come i fantasmi che Frank aveva visto negli
Asfódelos, ma ricordavano una cosa chiara: si
supponeva che dovevano proteggere l'aquila.
Ancora così, Percy non poteva lottare contro nemici
per sempre. Mantenere un temporale come quello
doveva essere difficile. Nonostante il freddo, il suo
viso era sudata.

Frank cercò a Hazel. Non poteva vederla a lei o il


gigante.

—Vigila il tuo fuoco, chico—le notò Tánatos—. Non


puoi sprecarlo.

Frank maledisse. Si era distrarsi tanto che non si era


reso conto che la seconda catena si era fusa.

Allontanò il suo fuoco verso le mogli dalla mano


destra del dio. Il pezzo di legno stava per consumarsi.
Frank cominciò a tremare. Più immagini passarono per
la sua testa. Vide a Marte seduto di fianco al letto di
sua nonna, guardando a Frank con quegli occhi
esplosivi: "Sei l'arma segreta di Juno. Hai scoperto il
tuo dono, già?"

Sentì a sua madre dirgli: Puoi essere qualunque cosa."

Allora vide il viso debole di sua nonna, la sua pelle


tanto fragile come la carta, coi suoi capelli bianchi
estesi per il suo cuscino. "Sì, Fai Zhang. Tua madre ti
raccontò la verità letterale"

Pensò all'orso bruno che sua madre intercettò


sull'orlo del bosco. Pensò all'uccello nero dando
rovesciate per le ceneri della sua magione. La terza
catena sparì. Frank avvicinò il legno verso l'ultima
catena. Il suo corpo tremò di dolore. Alcune macchie
gialle l'offuscarono la vista.

Vide a Percy alla fine della Via Principalis, lottando


contro l'esercito di fantasmi. Aveva abbattuto la
carrozza ed aveva distrutto vari edifici, ma ogni volta
che il suo uragano distruggeva un'ondata di
attaccanti, i fantasmi tornavano ad alzare e tornavano
a rispettare. Ogni volta che Percy attaccava loro un
taglio con la sua spada, i fantasmi tornavano a
materializzare immediatamente. Percy li aveva
allontanati la cosa massima che potè. Dietro lui stava
la porta laterale dell'accampamento, ed a circa venti
metri dietro lui, il bordo del ghiacciaio.

Ed in quanto a Hazel, ella ed Alcioneo glieli


sistemavano per distruggere la maggior parte dei
barracones con la sua battaglia. Ora stavano lottando
nei rottami della porta principale. Ario stava facendo
una danza pericolosa, schivando il bastone, battendo
le pareti dell'accampamento e creando alcuni
giganteschi buchi nel ghiaccio. Suolo la velocità di
Ario li manteneva con vita.

Finalmente, l'ultima catena di Ario si fuse. In un grido


di disperazione, Frank mise il suo legno in un mucchio
di neve per estinguere la fiamma. Il suo dolore sparì.
Seguiva con vita. Ma quando tirò fuori il pezzo di
legno, non era più che un mozzicone, più piccolo di un
cioccolatino.

Tánatos alzò le sue braccia.


—Libero! —disse, soddisfatto.

—Genial—Frank si lavò gli occhi—. Fa' qualcosa!

Tánatos gli dedicò un sorriso tranquillo.

—Fare qualcosa? Ovviamente. Lo capisco. Quelli che


muoiano in questa battaglia, seguiranno morti.

—Gracias—murmuró Frank, restituendo il legno al suo


cappotto—. Di gran aiuto.

—Di nada—dijo Tánatos, gradevolmente.

—Percy! —Gridò Frank—. Ora possono morire!

Percy assentì, capendo, ma sembrava finito. L'uragano


cominciava a svanire. I suoi movimenti cominciavano
ad essere più lenti. L'esercito fantasma al completo
l'aveva circondato, obbligandolo ad andare verso il
bordo del ghiacciaio.

Frank alzò il suo arco per aiutare. Allora lo lasciò


cadere. Alcune frecce normali di un negozio di caccia
di Seward non farebbero niente. Frank dovrebbe usare
il suo dono.

Pensò che, almeno, capiva i suoi poteri. Qualcosa


vedendo il legno ardendo, annusare il fumo dell'acro
della sua propria vita, gli faceva sentire stranamente
fiducioso.
"È giusto che la tua vita arda tanto breve e
brillantemente?" domandò Tánatos.

—Niente è justo—se disse Frank a sé stesso—. Se ardo


che sia brillantemente.

Cedè un passo verso Percy. Allora, attraverso


l'accampamento, Hazel gridò di dolore. Ario gridò
mentre il gigante gli indovinò. Suo bastò inviò al
cavallo e la conduttore trastabillando per il ghiaccio,
sbattendosi contro le muraglie.

—Hazel! —Frank guardò a Percy, desiderando che


avesse la sua lancia. Se potesse invocare a Grigio… ma
non potrebbe stare contemporaneamente in due posti.

—Vedi ed aiutala! —Gridò Percy, sottomettendo il palo


dell'aquila dorata—. l'ho controllato!

Percy non l'aveva controllato. Frank lo sapeva. Il figlio


di Poseidón stava per essere distrutto, ma Frank corse
in aiuto di Hazel.

Era mezzo sepolta in un mucchio di neve. Ario si mise


davanti a lei, cercando di proteggerla, nitrendo e
minacciando il gigante coi suoi zoccoli anteriori.

Il gigante rise.

—Ciao, piccolo poni. Vuoi giocare?

Alcioneo alzò il suo bastone gelato.


Frank stava troppo lontano come per potere aiutare…
ma si immaginò a sé stesso andando verso lì, coi suoi
piedi lasciando il suolo.

"Essere qualunque cosa."

Ricordò le aquile calve che aveva visto nel suo viaggio


in treno. Il suo corpo diventò più piccolo e più
leggero. Le sue braccia si trasformarono in ali e la sua
vista si acutizzò cento volte. Alzò il volo ed allora si
scagliò contro il gigante coi suoi artigli aperti ed i suoi
artigli affilati come lamette si inchiodarono negli
occhi del gigante.

Alcioneo gridò di dolore. Si dondolò verso i lati


mentre Frank atterrava di fianco a Hazel e ritornava
alla sua forma normale.

—Frank…—le guardò, attonita, con un mucchio di neve


cadendolo della testa—. Finisci di…? Come ci lo è…?

—Inutile! —gridò Alcioneo. Il suo viso stavo tagliata,


con un olio nero cadendo dei suoi occhi invece di
sangue, ma le ferite si chiudevano—. Sono immortale
nella mia terra nativa, Frank Zhang! E grazie alla tua
amica Hazel, la mia nuova terra nativa è l'Alaska! Non
puoi ammazzarmi qui!

—Veamos—dijo Frank. Il potere gli percorreva le


braccia e le gambe—. Hazel, gira al tuo cavallo.

Il gigante attaccò, e Frank avanzò per trovarsi con lui.


Ricordò l'orso col quale si era trovato faccia a faccia
quando era bambino. Mentre correva, il suo corpo Lei
ritornai più pesante, più grosso ed i suoi muscoli si
tendevano. Chochó contro il gigante, essendo
convertito in un completo orso bruno, con cientos di
chili di pura forza. Continuava ad essere piccolo
comparato con Alcioneo, ma si sbattè contro il gigante
con tale impulso che Alcioneo cadde contro una torre
di vigilanza gelata che cadde abbasso il suo peso.

Frank scalò fino alla testa del gigante. Un colpo del


suo artiglio era come un lottatore attaccando con una
motosierra. Frank battè il viso del gigante un ed
un'altra volta fino a che le sue fazioni metalliche
cominciarono ad ammaccarsi.

—Arg—murmuró il gigante, con stupore.

Frank cambiò alla sua forma normale. Il suo zaino


seguiva con lui. Afferrò la corda che aveva comprato
in Seward, facendo una fune, e la legò attorno alla
gamba squamosa di drago del gigante.

—Hazel, qui! —Gli lanciò l'altro estremo della corda—.


Ho un'idea, ma abbiamo che…

—Ammazzarvi… a vosotros…—murmuró Alcioneo.

Frank corse verso la testa del gigante, prese l'oggetto


pesante più vicino che potè trovare, un scudo di
legionario, e lo battè contro il naso del gigante.

Il gigante disse:
—ARG!

Frank guardò a Hazel.

—A quanta velocità credi che Ario può trascinare a


questo tipo?

Hazel lo guardava:

—Tu… tu eri un uccello. Allora un orso. E dopo…

—Te lo spiegherò più tarde—dijo Frank—. Dobbiamo


portare a questo tipo entroterra, la cosa più rapida e
lontano che possiamo.

—Ma e Percy? —disse Hazel.

Frank maledisse. Come aveva potuto dimenticare?

Attraverso le rovine dell'accampamento, vide a Percy


sull'orlo della scogliera. L'uragano era sparito.
Sottometteva controcorrente con una mano e l'aquila
di oro della legione nell'altra. Un esercito intero di
ombre lo circondavano, con le sue armi brillando.

—Percy! —gridò Frank.

Percy si girò verso essi. Vide il gigante caduto e


sembrò capire quello che passava. Gridò qualcosa che
si perse col vento, chissà un "Andarvi!"

Allora inchiodò Controcorrente nel ghiaccio ai suoi


piedi. Il ghiacciaio intero tremò. I fantasmi caddero di
ginocchia. Dietro Percy, un'onda uscì dalla baia: una
parete di acqua grigia perfino più alta del ghiacciaio.
L'acqua uscì dai buchi del ghiaccio. Quando l'onda
battè il ghiacciaio, mezzo accampamento precipitò. Il
bordo intero del ghiacciaio cadde verso l'acqua,
portandosi edifici, fantasmi ed a Percy
Jackson.Capítulo 47FrankFRANK Era Tanto Stordito
Che Hazel dovette gridare il suo nome una dozzina di
volte prima di dare si racconta che Alcioneo si stava
alzando.

Battè lo scudo contro il naso del gigante fino a che


Alcioneo cominciò a russare. Nel frattempo il
ghiacciaio continuava a rompersi ed il bordo si
avvicinava lentamente.

Tánatos atterrò vicino ad essi con le sue ali nere, con


la sua espressione serena.

—Ah, sí—dijo, con soddisfazione—. Lì vanno alcune


anime. Annegando lentamente. Dovreste affrettarvi, i
miei amici, o annegherete anche con essi.

—Ma appena Percy…—Frank poteva dire il nome del


suo amico—. Sta…?

—Troppo pronto per dirlo. Ed in quanto ad este—


Tánatos guardò malvolentieri ad Alcioneo—. Non
l'ammazzerete mai qui. Sapete che cosa fare?

Frank assentì goffamente.

—Quello credo.
—Allora il nostro lavoro è completo.

Frank e Hazel scambiarono sguardi nervosi.

—Eh…—vaciló Hazel—. Vuoi dire che… non vai a…?

—Reclamare il tuo vida?—preguntó Tánatos—. Buono,


vediamo…

Fece apparire un iPad nero del niente. Tánatos


toqueteó lo schermo un paio di volte e tutto quello che
Frank poteva pensare era: "Per favore, non mi dire che
c'è un'applicazione per portarsi le anime.

—Non ti vedo nella lista—dijo Tánatos—. Plutone mi dà


ordini specifici per le anime fuggite. Per alcuno
ragione, non ha stabilito un'ordine per te. Chissà
creda che la tua vita non ha finito, o può che faccia la
vista grassa. Se vuoi faccio una chiamata e glielo
domando…

—No! —Gridò Hazel—. Sta bene.

—Sei sicura? —domandò gentilmente Tánatos—. Ho la


sua direzione di Skype per alcuno parte, e li ho gratis
con Plutone…

—Sul serio, no—Hazel sembrava come se l'avessero


tolto sopra cientos di pesi—. Grazie.

—Arg—murmuró Alcioneo.
Frank gli diede un'altra volta col suo scudo.

Tánatos guardò di nuovo nel suo iPad.

—Ed in quanto a te, neanche Frank Zhang, non è la tua


ora. Devi ancora un po' di legno bruciare. Ma non
credere che stia facendoti un favore. Ci sentiremo di
nuovo sotto alcune circostanze molto meno piacevoli.

La scogliera continuava ad avvicinarsi, col bordo solo


a circa venti metri di distanza. Ario nitrì
impazientemente. Frank seppe che dovevano andare
via, ma c'era ancora una domanda più importante che
da fare.

—E le Porte della Morte? —disse—. Dove stanno? Come


li chiudiamo?

—Ah, sí—una guardato di irritazione attraversò il viso


di Tánatos—. Le Porte di Me. Chiuderli sarebbe stato
bene, ma mi temo che sta oltre il mio potere. Come
potreste farlo voi, non ho né la più remota idea.
Devono stare in qualche posto attraverso alcuno
ricerca. Posso dirvi che cominciate a cercare per
Roma. La Roma originale. Avrete bisogno di una guida
speciale. Solo un tipo di semidio può leggere i segni
che vi porteranno definitivamente fino alle Porte di
Me.

Alcune brecce apparvero nel ghiaccio basso i suoi


piedi. Hazel diede colpetti tranquilli nel collo di Ario
per rilassarlo.
—Ed ecceda mio fratello? —domandò—. Nico sta con
vita?

Tánatos gli lanciò un sguardo strano: chissà pena,


benché non sembrasse essere un'emozione che la
Morte capisse.

—Troverai la tua risposta a Roma. Ed ora devo volare


fino all'Accampamento Giove. Ho la sensazione che ci
saranno molte anime da portarmi, molto presto.
Addio, semidei, fino a che ci giriamo a vedere.

Tánatos si dissolse con un fumo nero.

Le brecce del ghiaccio diventarono più ampie sotto i


piedi di Frank.

—Datare fretta! —disse a Hazel—. Dobbiamo portarci


ad Ario a circa diecimila metri al nord!

Egli salì al petto del gigante ed Ario strappò, correndo


per il ghiaccio, trascinando ad Alcioneo come se fosse
la slitta più brutta del mondo.

Fu un viaggio molto breve.

Ario percorse il ghiacciaio come se fosse


un'autostrada, scivolando per il ghiaccio, lasciando
brecce e facendo pendenti che farebbe le delizie da
qualunque simpatizzante allo snowboard.

Frank non dovette lasciare insensato ad Alcioneo


troppe volte, perché la testa del gigante si andò
battendo contro il ghiaccio. Mentre si muovevano, il
mezzo cosciente Zio Dorato canticchiava una canzone
che sarebbe sembrato qualcosa al "Jingle Bells."

Frank si sentiva anche un tanto stordito. Si era


trasformato in un'aquila ed in un orso. Poteva
continuare a notare il potere correndo per il suo
corpo, come se fosse contemporaneamente solido e
liquido.

Non suolo quello: Hazel ed egli avevano liberato la


Morte, ed ambedue erano sopravvissuti. E Percy…
Frank si divorò la paura. Percy aveva affondato con
una parte del ghiacciaio per salvarli.

Il figlio di Nettuno "annegherà."

No. Frank non voleva credere che Percy era morto.


Non avevano fatto tutto quello tragitto per perdere il
suo amico. Frank lo troverebbe, ma primo dovevano
finire con Alcioneo.

Visualizzò la mappa che aveva studiato nel treno di


Anchorage. Sapeva a fatica il posto del quale si
dirigevano, ma non c'erano segni né cartelli nel
ghiaccio. Doveva saperlo alla cieca.

Ario, si mise finalmente in due montagne fino ad una


valle di ghiaccio e rocce, come una gigantesca ciotola
di latte gelato con grumi di cacao. La pelle dorata del
gigante impallidiva come se si stesse trasformando in
ottone. Frank notò una leggera vibrazione nel suo
corpo, come un diapason stretto contro il suo sterno.
Sapeva che aveva attraversato a territorio amichevole,
il suo territorio natale.

—Qui! —gridò Frank.

Ario virò ad un lato. Hazel tagliò la corda, ed Alcioneo


slittò. Frank saltò prima che il gigante si stampasse
contro una roccia.

Immediatamente Alcioneo si incorporò.

—Che cosa? Dove? Chi?

Il suo naso era circinato nella direzione erronea. Le


sue ferite si erano curate, benché la sua pelle dorata
avesse perso qualcosa della sua lucentezza. Guardò
intorno cercando il suo bastone di ferro che era
rimasto nel ghiacciaio Hubbard. Allora smise di
cercare ed afferrò il sasso più vicino e lo ridusse a
pezzi con la sua mano.

—Osate strisciare come una slitta? —Si tese ed annusò


l'aria—. Quell'odore… come anime che ci l'è diñado…
Tánatos è libero, ehi? Bah! Non importa. Gea continua
a controllare le Porte della Morte. Ora, perché mi hai
portato qui, figlio di Marte?

—Per matarte—dijo Frank—. Alcuno altra domanda?

Gli occhi del gigante si socchiusero.

—Non ho conosciuto mai un figlio di Marte che possa


cambiare forma, ma quello non significa che possa
vincermi. Credi che lo stupido soldato di tuo padre
possa darti la forza per affrontarti a me in un
combattimento corpo a corpo?

Hazel alzò la sua spada.

—Come va un combattimento uno contro due?

Il gigante grugnì e si girò verso Hazel, ma Ario schivò


il colpo. Hazel inchiodò la sua spada contro la parte
posteriore del polpaccio del gigante. Un olio oscuro
uscì dalla sua ferita.

Alcioneo inciampò.

—Non puoi ammazzarmi, con Tánatos o senza lui!

Hazel fece un gesto di impugnatura con la sua mano


libera. Una forza invisibile agitò i capelli di gioielli
incrostati del gigante verso i lati. Hazel si mosse al
lato, ed inchiodò la spada nell'altra gamba, e si
allontanò prima che il gigante potesse recuperare
l'equilibrio.

—Basta già! —Gridò Alcioneo—. Stiamo in Alaska! Sono


immortale nella mia terra nativa!

—Di hecho—dijo Frank—. Ho alcune brutte notizie che


darti. Vediamo, ho ereditato più che forza di mio
padre.

Il gigante grugnì.
—Di che cosa stai parlando, moccioso di Marte?

—Estrategia—dijo Frank—. Quello è il regalo di Marte.


Una battaglia può essere guadagnata prima di essere
liberata scegliendo il territorio adeguato—segnalò al
di sopra della sua spalla—. Abbiamo attraversato la
frontiera fa alcuni cientos di metri. Non stai oramai in
Alaska. Puoi sentirlo, Alci? Se vuoi girare all'Alaska,
dovrà essere al di sopra di me.

Lentamente, il gigante fu capendo quello che gli aveva


detto. Guardò verso il basso con incredulità alle sue
gambe ferite. L'olio continuava ad uscire dai suoi
polpacci, tiñendo il ghiaccio di nero.

—È impossibile! —Gridò il gigante—. Vi vado a…!

Si girò verso Frank, preparato per ritornare alla


frontiera. Per un secondo, Frank dubitò del suo piano.
Se non poteva tornare ad usare il dono di nuovo, se si
congelava, era morto. Allora ricordò le istruzioni di
sua nonna:

"Aiuta se conosci la creatura." Intelligente.

"Anche aiuto se stai in una situazione di vita o morte,


come un combattimento." Doppiamente intelligente.

Il gigante continuava ad avvicinarsi. Venti metri…


Dieci metri…

—Frank? —lo chiamò Hazel, nervosa.


Frank si erse.

—L'ho.

Prima che Alcioneo sbattesse contro lui, Frank cambiò.


Era stato sempre ragazzone e rozzo. Ora usò quella
sensazione. Il suo corpo si espanse. La sua pelle
diventò più grossa. Le sue braccia cambiarono a zampe
forzute. Della sua bocca crebbero due canini ed il suo
naso si allungò. Si trasformò nell'animale che
conosceva meglio: quell'al quale aveva curato, al quale
aveva alimentato, al quale aveva lavato ed al quale
aveva dovuto curare per un'indigestione
nell'Accampamento Giove.

Alcioneo si sbattè contro un elefante adulto di dieci


tonnellate.

Il gigante si dondolò verso i lati. Gridò con


frustrazione e si sbattè contro Frank di nuovo, ma
Alcioneo stava senza equilibrio. Frank diede una
testata tanto forte ad Alcioneo che questo uscì
volando all'indietro ed atterrò espatarrado nel
ghiaccio.

—No… puoi… matarme…—gruñó Alcioneo—. Non puoi…

Frank girò alla sua forma normale. Camminò verso il


gigante i cui ferite oleose stavano fumigando. Le
gemme cadevano dai suoi capelli ed affondavano nella
neve. La sua pelle dorata cominciava ad ossidarsi,
spaccandosi.
Hazel smontò e si avvicinò a Frank, con la spada
preparata.

—Posso?

Frank assentì. Guardò agli occhi del gigante.

—Un consiglio, Alcioneo. La prossima volta sceglie un


stato più grande per la tua casa, non stabilire la tua
base in un posto di dieci chilometri di longitudine.
Benvenuto a Canada, idiota.

La spada di Hazel affondò nel collo del gigante.


Alcioneo si dissolse in un mucchio di rocce molto care.
Per un istante Hazel e Frank stettero in piedi insieme,
osservando i resti del gigante affondare nel ghiaccio.
Frank raccolse la sua corda.

—Un elefante? —domandò Hazel.

Frank si grattò il collo.

—Sì, mi sembrò una buona idea.

Non poteva interpretare la sua espressione. Aveva


paura che finalmente avesse fatto qualcosa di tanto
strano come affinché ella non volesse mai tornare a
sapere niente di lui. Frank Zhang: maldestro e rozzo,
figlio di Marte e pachidermico in tempo partito.

Allora ella lo baciò: un bacio vero nelle labbra, molto


meglio che il tipo di bacio che ella aveva dato a Percy
nell'aeroplano.
—Sei increíble—dijo—. E ti trasformi in un elefante
molto leggiadro.

Frank si sentì tanto nervoso che credeva che i suoi


stivali andavano a sciogliere nel ghiaccio. Prima che
potesse dire niente, una voce risuonò per la valle:

—Non avete guadagnato.

Frank alzò la vista. Alcune ombre si stavano


raggruppando nella montagna più vicina, formando il
viso di una donna addormentata.

—Non arriverete mai alla vostra casa a tiempo—se


eluse la voce di Gea—. Perfino ora che Tánatos sta
soddisfacendo le morti dell'Accampamento Giove, la
distruzione finale dei vostri amici romani è
imminente.

La montagna rimbombò come se la terra intera stesse


ridendo ed allora le ombre sparirono.

Hazel e Frank si guardarono l'un l'altro. Nessuno


mediò parola. Ambedue salirono ad Ario e ritornarono
alla baia del glaciar.Capítulo 48FrankPERCY stava
Aspettandoli. Sembrava essere pazzo.

Stava in piedi sull'orlo del ghiacciaio, seduto nel


bastone con l'aquila dorata, guardando il danno che
aveva fatto: vario cientos di litri di acqua nuova con
icebergs galleggiando ed i resti galleggianti
dell'accampamento in rovine. Gli unici resti del
ghiacciaio erano le porte principali che stavano ai lati,
con un stendardo azzurro straccione riposando in un
mucchio di neve. Quando corsero verso lui, Percy
disse:

—Ey.

Come se fossero rimasti per mangiare o qualcosa.

—Sei vivo! —si meravigliò Frank.

Percy corrugò il cipiglio.

—La caduta? Non è stato niente. Sono caduto lontano


da due volte più nell'arco di St Louis.

—Che hai fatto che cosa? —domandò Hazel.

—Non importa. La cosa importante è che non ho


annegato.

—Cosicché la profezia stai incompleta! —Sorrise Hazel


—. Probabilmente voleva dire qualcosa come: "Il figlio
di Nettuno soffocherà ad un mucchio di fantasmi."

Percy si avvilì di spalle. Continuava a guardare a Frank


come se fosse offeso.

—Ho qualcosa di quello che parlare con te, Zhang. Puoi


trasformarti in un'aquila? Ed in un orso?

—Ed in un elefante—dijo Hazel con orgoglio.


—Un elefante—Percy mosse la testa con incredulità—.
Quello è il dono della tua famiglia? Puoi cambiare
forma?

Frank trascinò i piedi.

—Ehi… sé. Periclímeno, il mio ancestro, l'argonauta,


poteva farlo. Io ho ereditato l'abilità.

—Ed egli ottenne quello dono di Poseidón—dijo Percy


—. Quello è completamente ingiusto. Io non posso
trasformare in nessun animale.

Frank lo guardò.

—Ingiusto? Tu puoi respirare sotto l'acqua e


distruggere ghiacciai e convocare uragani incredibili.
E sopra è ingiusto che io possa essere un elefante?

Percy lo considerò.

—Di accordo. Credo che abbia ragione. Ma la prossima


volta che sia una bestia…

—Cállate—dijo Frank—. Per favore.

Percy sorrise.

—Se c'è già terminado—dijo Hazel—, dobbiamo


andarci. L'Accampamento Giove sta essendo attaccato.
Potrebbero usare l'aquila dorata…

Percy assentì.
—Una cosa prima, Hazel. Ci sono lì sotto in fondo il
meno una tonnellata di armi ed armature di oro
imperiale della baia, oltre ad una carrozza molto bella.
Mi apposto che quello materiale potrebbe essere di
gran aiuto…

Porto loro molto tempo, troppo, ma sapevano che


quelle armi potrebbero segnare la differenza tra la
vittoria e la sconfitta se arrivavano in tempo
all'accampamento.

Hazel usò le sue abilità per fare levitar alcuni oggetti


del fondo del mare. Percy affondò e tirò fuori più
alcuni. Perfino Frank aiutò trasformandosi in una foca
che era qualcosa molto stupendo, benché Percy
dicesse che il suo alito odorava di pesce.

Dovettero portare sulla carrozza tra i tre, ma


finalmente glieli sistemarono per mettere tutto nella
costa di sabbia sfortuna vicino alla base del ghiacciaio.
Non poterono mettere tutto nella carrozza, ma
usarono la corda Frank per legare la maggior parte
delle armi dorate ed i migliori pezzi di armatura.

—Sembra la slitta di Santa Claus—dijo Frank—-. Potrà


Ario portare tanto?

Ario nitrì.

—Hazel—dijo Percy—. Devo lavare con sapone la bocca


del tuo cavallo. Dice che sì, che può tirare di ciò, ma
che necessita cibo.
Hazel prese una vecchia daga romana, un pugio. Era
ricurva ed ammaccata, per quello che non sarebbe di
troppo aiuto in una battaglia, ma sembrava essere
fatta di oro imperiale solido.

—Là andiamo, Arión—dijo—. Benzina di alta qualità.

Il cavallo prese la daga coi suoi denti e se la divorò


come una mela. Frank fece un giuramento silenzioso
di non tornare a mettere la sua mano vicino al muso
del cavallo.

—Non sto dubitando della forza di Arión—dijo, con


attenzione—, ma resisterà il carro? L'ultimo…

—Questo ha oro imperiale nelle ruote e negli ejes—dijo


Percy—. Dovrebbe sopportare.

—Se no…—dijo Hazel—, questo è un viaggio molto


breve. Ma non abbiamo tempo. Andiamo!

Frank e Percy salirono al carro. Hazel salì nella


schiena di Ario.

—Cavallo a dondolo! —gridò.

Il bum sonico del cavallo risuonò per tutta la baia.


Andarono via verso il sud, creando valanghe al suo
paso.Capítulo 49PercyCUATRO Ore.

Quello è quello che tardò il cavallo più rapido del


mondo ad andare dall'Alaska fino alla baia di San
Francisco, andando per l'acqua per la costa di
nordovest.

Anche quello fu quello che tardò alla memoria di Percy


di ritornare completamente. Il processo aveva
cominciato in Portland quando si bevve il sangue della
gorgona, ma la sua vita passata continuava ad essere
esasperatamente torbida. Allora, quando si
addentrarono in territorio dei dei olimpici, Percy lo
ricordò tutto: la guerra contro Cronos, suo fratello
Tyson e soprattutto ad Annabeth, due mesi insieme
come uguale ed allora BUM. Era stato abdotto per
l'alienígena conosciuta come Hera. O Juno, quello che
fosse.

Otto mesi della sua vita rubati. La prossima volta che


Percy vedesse la Regina dell'Olimpo, andava a dargli
un schiaffo divino in tutto il suo olimpico viso.

I suoi amici e famiglia dovevano essere disperati. Se


l'Accampamento Giove stava in pericolo, non voleva
immaginarsi a quello che aveva dovuto affrontarsi
l'Accampamento Meticcio senza lui.

E la cosa peggiore sarebbe che salvare ad entrambi gli


accampamenti sarebbe solo il principio. Secondo
Alcioneo, la vera guerra succederebbe molto lontano
da lì, nella terra nativa dei dei. I giganti cercherebbero
di attaccare il vero monti Olimpo e distruggere ai dei
per sempre.

Percy sapeva che i giganti non potrebbero morire non


sia che i semidei ed i dei lottassero insieme. Nico
glielo aveva detto. Anche Annabeth l'aveva
menzionato, in agosto, quando aveva osservato che i
giganti sarebbero parte della notizia Gran Profezia:
quella che i romani chiamavano Profezia dei Sette. ,
Quella è la cosa migliore di uscire con la ragazza più
intelligente dall'accampamento: che impari cose
nuove.

Percy capiva il piano di Juno: unire i semidei greci e


romani per creare una squadra di elite di eroi ed
allora, in qualche modo, convincere ai dei di lottare
vicino ad essi. Ma in primo luogo, dovevano salvare
l'Accampamento Giove.

La costa cominciò a sembrargli familiare. Passarono


per il faro di Mendocino. Giostro dopo, il monte Tam
ed il capo Marin uscì di tra la nebbia. Ario passò sotto
il ponte Golden Gate addentrandosi nella baia di San
Francisco. Entrarono in Berkeley e dopo si diressero
verso le colline di Oakland. Quando arrivarono alla
cima di una collina sopra al tunnel Caldecott, Ario
frenò come improvvisamente, col suo petto salendo e
scendendo, respirando forte. Hazel gli battè
affettuosamente il fianco:

—L'hai fatto bene, Ario.

Il cavallo era troppo stanco come per maledire:

—Ovviamente che l'ho fatto bene, che cosa speravi? —


disse.

Percy e Frank si scesero dal carro. Percy desiderò che


ci fossero stati sedili comodi o almeno un servizio di
catering. Le sue ginocchia tremavano e le sue
articolazioni erano tanto intorpidite che appena
poteva camminare. Se entrasse così in battaglia, il
nemico lo chiamerebbe Jackson-tremarelle.

Frank non sembrava essere molto meglio. Zoppicò


salendo fino alla cima della collina e guardò verso
l'accampamento.

—Ragazzi… dovete vedere questo.

Quando Percy e Hazel lo furono unito, il cuore di Percy


diede un rovesciamento. La battaglia aveva
cominciato, e non andava bene niente. La Legio XII era
spiegata nei Campi di Marte, cercando di proteggere la
città. Il balestra-scorpione sparavano verso le file dei
Nati della Terra. L'elefante Annibale separava i mostri
verso i lati, ma le difese stavano in svantaggio.

Nel suo pegaso Scipione, Reyna volava attorno al


gigante Polibotes, cercando di mantenerlo occupato. I
lari avevano formato file di un fulgore violetto
lottando contro un gruppo di ombre di vapore oscuro
con armature. I semidei veterano della città si erano
uniti alla battaglia, e spingevano la sua formazione
tartaruga con gli scudi contro un branco di centauri
selvaggi. Alcune aquile giganti circondavano il campo
di battaglia, intavolando un combattimento aereo con
due donne che avevano i capelli di serpenti ed
andavano vestite con grembiuli verdi di un mercadillo:
Esteno ed Euríale, le sorelle gorgonas.
La legione stessa stava soffrendo l'attacco, ma la sua
formazione si stava rompendo. Ogni coorte era
un'isola in un mare di nemici. La torre di assedio dei
ciclopi sparava alcune palle di cannone che brillavano
di un colore verde verso la città, creando crateri nel
fórum, riducendo le case a rovine. Mentre
osservavano, una palla di cannone scosse la casa del
Senato e la cupola si venne sotto.

—Siamo arrivati tarde—dijo Hazel.

—No—dijo Percy—. Continuano a lottare. Possiamo


farlo ancora.

—Dove sta Lente d'ingrandimento? —Domandò Frank,


si sentiva disperazione nella sua voce—. Ella ed i lupi…
dovrebbero stare qui.

Percy ricordò il suo soggiorno con la dea lupa. Aveva


rispettato i suoi insegnamenti, ma aveva imparato
anche che i lupi avevano i suoi limiti. Non erano alcuni
lottatori eterni, assolo attaccavano quando
superavano ampiamente in numero, e normalmente
basso la protezione della notte. Inoltre, la prima
regola di Lente d'ingrandimento era l'autosufficienza.
Aiuterebbe i suoi figli in quello che potesse: allenarli
per la lotta, ma alla fine, sarebbero predatore o preda.
I romani dovrebbero lottare essi soli, dovrebbero
provare suo valeva o morire. Quell'era il modus
operandi di Lente d'ingrandimento.

—Ha fatto quello che c'è podido—dijo Percy—. Rallentò


l'esercito nel sud. Ora dipende da noi. Dobbiamo
portare l'aquila dorata e queste armi alla legione.

—Ma Ario stai stanco! —Disse Hazel—. Non possiamo


portare tutto questo noi soli!

—Chissà non abbiamo che hacerlo—Percy cercò per le


colline. Se Tyson aveva captato il suo messaggio in
sonni in Vancouver, dovrebbe stare vicino. Fischiò la
cosa più forte che potè, un sibilo che avrebbe fermato
qualunque taxi che stesse da Time Square fino a
Centrale Park. Ed allora alcune ombre apparvero negli
alberi. Una gran ombra oscura apparve di nessun
posto: un mastino del volume di un fuoristrada, con un
ciclope ed una harpía alla sua schiena.

—Cane dell'inferno! —gridò Frank, retrocedendo.

—Spera! —Sorrise Percy—. Sono i miei amici.

—Fratello! —Tyson scese dal mastino e corse verso


Percy. Percy cercò di prepararsi, ma non servì da
niente. Tyson sbattè contro lui e l'abbracciò molto
forte. Durante alcuni secondi, Percy potè vedere solo
alcune macchie oscure e la sua visione si oscurò.
Allora Tyson gli lasciò andare e cominciò a ridere
allegramente, guardando a Percy con un gigantesco
occhio castano.

—Non sei morto! —disse—. Piacimi quando non sei


morto!

Ella volteggiò fino al suolo e cominciò a strapparsi


piume.
—Ella hai trovato un cane! —annunciò—. Un gran cane!
Ed un ciclope!

Era paonazza? Prima che Percy potesse deciderlo, il


mastino nero l'abbattè, facendogli sbattere contro il
suolo ed abbaiando tanto alto che perfino Ario
retrocedè.

—Ciao, signorina O'Leary—disse Percy—. Sì, anche io


mi rallegro di vederti. Buona ragazza.

Hazel attaccò un grido.

—Hai un cane dell'inferno chiamata signorina


O'Leary?

—È una lungo historia—Percy glieli sistemò per alzarsi


e togliersi di dosso la bava di cane—. Puoi domandarlo
a tuo fratello…

La sua voce si rovinò quando vide l'espressione di


Hazel. Quasi si era dimenticato che Nico diede Angelo
era sparito.

Hazel gli aveva detto quello che Tánatos aveva


commentato sulla ricerca delle Porte della Morte in
Roma, e Percy aveva voglia di trovare a Nico per
motivi personali: stringere un po' il collo al ragazzo
per fare vedere che non conosceva a Percy quando
arrivò all'accampamento. Ancora così, era il fratello di
Hazel, e trovarlo era tema per un altro momento.
—Perdón—dijo—. Ma sì, questa è la mia cagna, la
signorina O'Leary. Tyson, questi sono i miei amici,
Frank e Hazel.

Percy si girò verso Lei che si stava raccontando le


piume.

—Stai bene? —domandò—. Eravamo preoccupati per te.

—Ella non è fuerte—dijo—. I ciclopi sono forti. Tyson


la trovò. Tyson bada a Lei.

Percy alzò le sopracciglia. Ella era paonazza.

—Tyson—dijo—, minuto donjuán stai fatto.

Tyson girò dello stesso colore che il piumaggio di Lei.

—Eh…No…—miró verso il basso e sospirò, nervoso,


quanto basta come affinché gli altri lo sentisse—. È
bella.

Frank si grattò la testa come se avesse paura che il suo


cervello avesse avuto un cortocircuito.

—Di tutte forme, c'è una battaglia avendo luogo.

—Correcto—admitió Percy—. Tyson, dove sta


Annabeth? C'è aiuto in strada?

Tyson fece una smorfia. Il suo gran occhio castano si


appannò.
—La barca grande non è pronto. Leone dice che
domani, chissà due giorni. Allora verranno.

—Perché non abbiamo né due minutos—dijo Percy—.


Buono, questo è il piano.

La cosa più rapida che potè, segnalò chi i buoni erano


e chi i cattivi erano nel campo di battaglia. Tyson si
allarmò scoprendo che c'erano ciclopi e centauri
brutti nell'esercito nemico.

—Devo attaccare agli uomini poni?

—Solo asustarles—le promise Percy.

—Ehi, Percy? —Frank guardò a Tyson, inquieto—. È


che… è solo che non vogliamo che il tuo amico non sia
malherido. Tyson sa lottare?

Percy sorrise.

—Che se lotta? Frank, stai davanti al generale Tyson


dell'esercito ciclope. E di tutte forme, Tyson, Frank è
discendente di Poseidón.

—Fratello! —Tyson infoderò a Frank in un abbraccio.

Percy sciolse una risatina.

—In realtà è qualcosa come un tátara, tátara… Oh, non


importa. Sì, egli è tuo fratello.

—Gracias—murmuró Frank, con la bocca secca—. Ma se


la legione prende a Tyson per un nemico…

—L'ho! —Hazel corse verso il carro e tirò fuori il casco


romano più grande che potè trovare, ed un stendardo
romano col SPQR cucito.

Li passò a Tyson.

—Mettiteli, ragazzone. Allora i nostri amici sapranno


che stai nella nostra squadra.

—Yuju! —Disse Tyson—. Sto nella vostra squadra!

L'elmo gli andava ridicolamente piccolo, e si mise lo


stendardo, come se fosse un bavaglino del SPQR.

—Veamos—dijo Percy—. Ella, rimani. Qui sarai sicura.

—Segura—repitió Ella—. Essere sicura le piace. Sicura


coi numeri. Sicurezza nella banca più vicina. Ella
andrà con Tyson.

—Che cosa? —Disse Percy—. Oh, sta bene. Dà uguale,


non lasciare che ti feriscano. E, signorina O'Leary…

—GUAU!

—Ti gradisce portare un carro?Capítulo 50PercyERAN,


Senza Posto A Dubbi, i rinforzi più strani della storia
militare di Roma. Hazel cavalcava ad Ario che si era
rimesso quanto basta come per caricare una persona
alla velocità normale di un cavallo, benché
maledicesse un paio di volte perché gli dolevano di
passaggio gli zoccoli verso il basso.

Frank si trasformò in un'aquila calva, quello che Percy


seguiva trovando completamente ingiusto, e sorvolò
vicino ad essi. Tyson correva sotto collina, alzando la
sua bacchetta e gridando:

—UOMINI PONI BRUTTI! POH! —mentre Ella volava


intorno a suo, recitando frasi di Il vecchio almanacco
del "fattore."

Ed in quanto a Percy, cavalcava alla Signorina O'Leary


alla battaglia con un carro pieno di oro imperiale
suonando dietro lui, con lo stendardo dell'aquila
dorata della Legio XII sollevandosi al di sopra di lui.

Si addentrarono nel perimetro dell'accampamento e


passarono più per il ponte al nord al di sopra del
Piccolo Tevere, andando verso i Campi da Marte per il
lato ovest. Un'ora di ciclopi stava martellando i
campeggiatori della Quinta Coorte che tentavano
proteggersi con gli scudi per mantenersi con vita.

Vedendoli in problemi, Percy sentì una necessità di


protezione. Quelli ragazzi erano quelli che l'avevano
accettato. Quelli ragazzi erano la sua famiglia. Gridò:

—QUINTA COORTE! —e fu verso il ciclope più vicino. La


cosa ultima che vide il povero colossale furono i denti
della signorina O'Leary.

Dopo che il ciclope di disintegrasse, e si mantenne


disintegrato, grazie a Tánatos, Percy saltò del suo cane
dell'inferno e cominciò ad assestare tagli a destri e
sinistra agli altri mostri.

Tyson attaccò il leader dei ciclopi, Mamma Dado


vestito col suo vestito di catene macchiato con fango
ed arredamento con lance rotte.

Ella guardò a bocca aperta a Tyson e cominciò a dire:

—Chi…?

Tyson la battè tanto forte nella testa che cadde di culo


al suolo.

—Ciclope brutta! —gridò—. Il generale Tyson ti dice


Lungo Di Qui!

La battè di nuovo, e Mamma Dado si disintegrò.

Nel frattempo Hazel attaccava montato in Ario,


attraversando un ciclope dietro un altro col suo
spatha, mentre Frank accecava i nemici coi suoi
artigli.

Quando ogni ciclope in cinquanta metri alla semibreve


fu ridotto a cenerine, Frank atterrò davanti alle sue
truppe e si trasformò in umano. La medaglia di
centurione ed il Corona Murale brillarono nella sua
giacca.

—Quinta coorte! —Gridò—. Prendete qui le vostre armi


di oro imperiale!
I campeggiatori si rimisero dello shock e si
avvicinarono al carro. Percy fece la cosa migliore che
potè passare armi ai campeggiatori la cosa più rapida
che potè.

—Andiamo, andiamo, andiamo! —Sollecitò loro Dakota,


sorridendo come un matto mentre si prendeva un
sorso di Kool-Aid del suo termos—. I nostri compagni
hanno bisogno del nostro aiuto!

Quando la Quinta Coorte fu equipaggiata con armi,


scudi ed elmi nuovi, non sembravano troppo
conseguenti, piuttosto sembravano essere uscito da
alcuni ribassi del re Midas. Ma si erano trasformati in
niente, nella più poderosa coorte della legione.

—Seguite l'aquila! —Li ordinò Frank—. Alla battaglia!

I campeggiatori l'acclamarono. Mentre Percy e la


signorina O'Leary avanzò aprendo la comitiva, la
coorte intera seguì loro, sembrando alcuni guerrieri
armati con brillanti armi dorate assetati di sangue.

Attaccarono con violenza ad un'orda di centauri


selvaggi che stavano attaccando alla Terza Coorte.
Quando i campeggiatori della Terza videro l'aquila,
gridarono come pazzi e lottarono con alcune forze
rinnovate. I centauri non ebbero opportunità. Le due
coorti li spezzarono. Pronto non rimase nient'altro
che mucchi di polvere ed alcuni corna e ferri di
cavallo. Percy sperò che Quirón potesse perdonargli,
ma quelli centauri non erano come i fratelli che aveva
conosciuto. Erano di un'altra razza. Dovevano essere
vinti.

—Formate file! —gridarono i centurioni. Le due coorti


si unirono, facendosi notare il suo allenamento
militare. Gli scudi si unirono ed andarono alla
battaglia contro i Nati della Terra.

Frank gridò:

—Pila!

Cientos di lance si sollevò, preparate per la lotta.


Quando Frank gridò:

—Fuoco!

Queste uscirono per le arie, un'onda di morte


attraversò i mostri delle sei braccia. I campeggiatori
alzarono le spade ed avanzarono verso il centro della
battaglia.

Nella base dell'acquedotto, la Prima e Seconde Coorti


stavano cercando di circondare a Polibotes, ma
stavano essendo peste. I Nati della Terra restanti
lanciavano proiettili di pietre e fango. Gli spiriti del
grano, i karpoi, quelli piccoli cupidos-piraña,
attraversavano i campeggiatori, alzandoli per le arie
con un uragano di erba alta, tirandoli fuori dalle file.
Il gigante stesso si toglieva basilischi dei capelli. Ogni
volta che questi atterravano, i romani retrocedevano
di puro panico. Giudicando per gli scudi erosi e per le
piume fumanti degli elmi, avevano imparato già che i
basilischi sputavano fuoco e veleno.
Reyna sorvolava il gigante, cercando di attaccare con
un giavellotto ciascuna volta che girava la sua
attenzione verso le truppe del suolo. La sua cappa
violetta ondeggiava col vento, la sua armatura dorata
brillava e Polibotes agitava il suo tridente ed
estendeva la sua rete, ma Scipione era uguale di agile
che Ario.

Allora Reyna vide alla Quinta Coorte andando nel suo


aiuto con l'aquila. Era tanto stordita che quasi il
gigante la scopa del suolo, ma Scipione lo schivò.
Reyna cercò gli occhi di Reyna e gli dedicò un ampio
sorriso.

—Romani! —La sua voce risuonò per il campo di


battaglia—. Uníos con l'aquila!

I semidei ed i mostri si girarono e guardarono a bocca


aperta a Percy dare rovesciate salito al suo cane
dell'inferno.

—Che cosa è questo? —Chiese Polibotes—. Che cosa è


questo?!

Percy sentì una tirata di potere percorrendo lo


stendardo. Alzò l'aquila e gridò:

—DODICESIMO LEGIO FULMINATA!

Un tuono risuonò per tutta la valle. L'aquila sciolse un


flash accecante, e cientos di lampi sfruttarono delle
sue ali dorate, incurvandosi davanti a Percy come se
fossero i rami di un enorme albero morto, collegandosi
coi mostri più vicini, andando di uno ad un altro,
ignorando completamente le forze roanas. Quando i
lampi si trattennero, la Prima e le Seconde Coorti
affrontavano un sorpreso gigante e varie migliaia di
mucchi fumanti di cenere. La linea centrale nemica
era sparita. Lo sguardo di Octavian non aveva prezzo.
Il centurione guardava a Percy in stato di shock, allora
si infuriò. Allora, quando le sue proprie truppe
cominciarono ad ovacionar, non ebbe opzione ma
unirsi allo schiamazzo:

—Roma! Roma! Roma!

Il gigante Polibotes retrocedè, inquieto, ma Percy


sapeva che la battaglia non aveva finito.

La Quarta Coorte seguiva circondata di ciclopi. Perfino


l'elefante Annibale aveva problemi circondato di tanti
mostri. Il suo nero armatura kevlar era tanto distrutta
che la sua etichetta solo diceva "Aní."

I veterani ed i lari nel fianco occidentale stavano


essendo spinti verso la città. La torre di assedio dei
mostri continuava ad espellere palle di cannone verdi
verso le strade. Le gorgonas aveva lasciato fuori di
combattimento le aquile giganti ed ora volavano senza
essere sfidate al di sopra dei centauri restanti ed i Nati
della Terra, cercando di raggiungerloro.

—Proteggete i vostri posti! —Gridava Esteno—. Ho


dimostrazioni gratuite!
Polibotes muggì. Una dozzina di basilischi caddero dei
suoi capelli, convertendo l'erba in gialla,
avvelenandola.

—Credi che questo lo cambia tutto, Percy Jackson? Non


posso essere distrutto! Avvicinati, figlio di Nettuno! Ti
distruggerò!

Percy smontò. Passò a Dakota l'aquila.

—Sei il centurione senior della coorte. Bada a questo.

Dakota sbattè le palpebre, allora si erse, orgoglioso.


Lasciò cadere il suo termos da Kool-Aid e prese
l'aquila.

—Lo porterò con onore.

—Frank, Hazel, Tyson—dijo Percy—, aiutate la Quarta


Coorte. Devo un gigante ammazzare.

Alzò Controcorrente, ma prima che potesse avanzare,


alcuni corna suonarono nelle colline del nord. Un
altro esercito apparve: cientos di guerriere con abiti di
camuffamento grigio e nero, armate con lance e scudi.
Intercalati con le file c'era una dozzina di carriole di
guerra, coi suoi denti affilati brillando all'imbrunire e
con palle ardendo cariche nelle sue balestre.

—Amazonas—dijo Frank—. Geniale.

Polibotes rise.
—Vedete? I nostri rinforzi sono appena arrivati. Roma
cadrà oggi!

Le amazzoni abbassarono le sue lance ed arrivarono


sotto collina. Le sue carriole entrarono in battaglia.
L'esercito del gigante ovacionó, fino a che le amazzoni
cambiarono di passaggio ed attaccarono i mostri per il
fianco intatto del lato questo.

—Amazzoni, all'attacco! —nella carriola più grande si


sollevava una ragazza che sembrava una versione
maggiore di Reyna, vestita con un'armatura di
combattimento sfortuna ed una cintura dorata
brillando attorno alla sua vita.

—La Regina Hylla! —Disse Hazel—sei sopravvissuto!

La regina amazzone gridò:

—All'aiuto di mia sorella! Distruggete quelli mostri!

—Distruggere! —il grido delle sue truppe risuonò per


tutta la valle.

Reyna portò il suo pegaso verso Percy. I suoi occhi


brillarono. Il suo viso diceva: Potrebbe abbracciarti
subito. Ma gridò:

—Romani! Avanzate!

Il campo di battaglia si trasformò in un assoluto caos.


Le file di amazzoni e quelle dei romani si unirono
contro il nemico. Ma Percy aveva un'unica meta. Si
diresse al gigante.

—Tu ed io. Fino al fine.

Si trovarono vicino all'acquedotto che era


sopravvissuto in qualche modo alla battaglia.
Polibotes sistemò quello. Afferrò il suo tridente e
battè l'arco di mattoni più vicino, slegando una
cascata.

—Andiamo, allora, figlio di Nettuno! —Si eluse


Polibotes—. Lasciami vedere il tuo potere! L'acqua si
muove al tuo capriccio? Ti guarisce? Ma nacqui per
affrontare Nettuno.

Il gigante inclinò la sua mano verso l'acqua. Quando il


torrente passò per le sue dita si trasformò in un colore
verde oscuro. Lanciò un po' a Percy chi istintivamente
la schivò con la sua volontà. Il liquido spruzzò il suolo
davanti a lui. Con un suono strano, l'erba diventò
bianca ed espulse fumo.

—La mia pelle trasforma l'acqua in veneno—dijo


Polibotes—. Vediamo che cosa fa al tuo sangue!

Lanciò la sua rete a Percy, ma Percy rodò e si


allontanò. Gli lanciò la sfiatata diretta al viso del
gigante. Mentre Polibotes fu accecato, Percy attaccò.
Affondò Controcorrente nello stomaco del gigante, la
ritirò e si allontanò, lasciando al gigante gridando di
dolore.

Il colpo aveva dovuto dissolvere qualunque mostro


minore, ma Polibotes si dondolò e guardò verso il
basso all'icor dorato, il sangue degli immortale,
uscendo dalla sua ferita. Il taglio si stava chiudendo.

—Buon tentativo, semidiós—le infilzò—. Ma ti


spezzerò.

—Dovrai catturarmi! —disse Percy.

Si girò e corse verso la città.

—Che cosa? —gridò il gigante con incredulità—. Corri,


codardo? Rimani qui e muori!

Percy non aveva nessuna intenzione di rimanere, ma


sapeva che non potrebbe ammazzare a Polibotes solo.
Ma aveva un piano.

Passò di fianco alla signorina O'Leary che alzò la vista


con curiosità con una gorgona ritorcendosi nella sua
bocca.

—Sto bene! —gridò Percy mentre corse al suo fianco,


seguito di un gigante assetato di sangue.

Saltò al di sopra di un scorpione ardendo e si chinò


mentre Annibale allontanava un ciclope dalla sua
strada. Per la codina dell'occhio, vide a Tyson
bastonando i Nati della Terra verso il suolo come se
fosse un gioco. Ella volteggiava intorno a suo,
lanciando missili e consigliando:

—L'inguine. L'inguine del Nato della Terra è sensibile.


CHAS!

—Bene. Sì. Tyson ha trovato il suo inguine.

—Percy ha bisogno di aiuto? —lo chiamò Tyson.

—Sto bene!

—Muori! —gridò Polibotes, avvicinandosi rapidamente.


Percy continuò a correre.

Nella lontananza, vide a Hazel ed Ario galoppando per


il campo di battaglia, spezzando centauri e karpoi. Un
spirito del grano gridava:

—Grano! Ti diamo grano!

Ma Ario gli ridusse in un mucchio di cereali di


colazione. La Regina Hylla e Reyna unirono forze,
carriola e pegaso cavalcando insieme, spezzando le
ombre dei guerrieri caduti. Frank si trasformò in un
elefante e spezzò alcuni ciclopi e Dakota sottomise ben
alto l'aquila dorata, lanciando lampi a qualunque
mostro che osasse sfidare alla Quinta Coorte.

Tutto stava bene, ma Percy aveva bisogno di un aiuto


distinto. Aveva bisogno di un dio.

Guardò all'indietro e vide che il gigante stava tanto


vicino che avrebbe potuto allungare il suo braccio e
l'avrebbe acchiappato. Per guadagnare tempo, Percy si
chinò sotto una delle colonne dell'acquedotto. Il
gigante alzò il suo tridente e quando la colonna
precipitò, Percy usò l'acqua sfrenata e la guidò fino
allo scontro, lasciando cadere varie tonnellate di
mattoni sulla testa dal gigante.

Percy uscì sparato fino ai limiti della città.

—Termine! —gridò.

La statua più vicina del dio stava a circa sessanta


metri. I suoi occhi di pietra guardarono a Percy
mentre questo si avvicinava.

—Completamente inaccettabile! —si lamentò—. Gli


edifici stanno in fiamme! Invasores!¡Sácales di qui,
Percy Jackson!

—Quell'intento—dijo—. Ma sta il gigante, Polibotes.

—Sì, lo so! Spera. Permettimi un minuto—Término


chiuse gli occhi per concentrarsi. Una fiammeggiante
palla di cannone verde sorvolò le sue teste ed evaporò
subito—. Non posso fermare tutti i missili—si lamentò
Termine—. Perché non possono essere più civilizzati
ed attaccare più lentamente? Assolo sono un dio.

—Aiutami ad ammazzare al gigante—dijo Percy—. E


questo avrà finito. Un dio ed un semidio lottando
insieme, è l'unica forma di ammazzarli.

Termine fiutò.

—Io proteggo le frontiere. Non ammazzo giganti, non


sta nel mio contratto lavorativo.

—Andiamo, Termine! —Percy si affrettò, ed il dio


attaccò un grido, indignato.

—Detenere lì, ragazzino! Non si permettono armi


dentro il pomerium!

—Ma stiamo essendo attaccati!

—Non mi importare! Le regole sono le regole. Quando


la gente non segue le regole, mi metto molto, molto
arrabbiato.

Percy sorrise.

—Memorizzalo bene—si girò verso il gigante—. Ehi,


brutto!

—GROAR! —Polibotes uscì di tra le rovine


dell'acquedotto. L'acqua continuava a gocciolare,
trasformandosi in veleno e creando un territorio
fumante attorno ai suoi piedi—. Morrai lentamente! —
gli promise il gigante. Raccolse il suo tridente che
gocciolava con veleno verde.

Ad intorno suo, la battaglia stava finendo. Quando


l'ultimo mostro fu distrutto, gli amici di Percy
cominciarono ad unirsi, facendo un anello attorno al
gigante.

—Ti farò prigioniero, Percy Jackson—le infilzò


Polibotes—. Ti torturerò sotto il mare. Ogni giorno
l'acqua ti guarirà ed ogni giorno ti avvicinerò più alla
morte.

—Buono oferta—dijo Percy—. Ma credo che ti


ammazzassi invece di accettarla.

Polibotes gridò, furioso. Mosse la testa, e più basilischi


caddero dai suoi capelli.

—Vengono più! —gridò Frank.

Un caos si estese per tra le file. Hazel spronò Ario e si


intromise tra i basilischi ed i campeggiatori. Frank
cambiò forma, trasformandosi in qualcosa di più
magro e peloso… una donnola? Percy pensò che Frank
era diventato pazzo, ma quando Frank attaccò i
basilischi, questi diventarono pazzi. Uscirono
correndo con Frank perseguendoli convertito in una
donnola.

Polibotes segnalò col suo tridente e corse verso Percy.


Quando il gigante arrivò al pomerium, Percy si
allontanò da un salto, come un torero. Polibotes si
stampò contro i limiti della città.

—QUELLO È! —Gridò Termine—. QUELLO VA CONTRO LE


REGOLE!

Polibotes corrugò il cipiglio, ovviamente confuso che


quella che gli parlava era una statua.

—Tu che cosa sei? —grugnì—. Taci!


Separò la statua e si girò verso Percy.

—SONO DIVENTATO PAZZO! —Gridò Termine—. STO


STRANGOLANDOTI! LO NOTI? QUELLI SONO LE MIE
MANI ATTORNO AL TUO COLLO, VACCA ENORME. SALE
DI QUI! TI DO UNA TESTATA TANTO GRANDE CHE…!

—Rozza! —il gigante pestò la statua e questa divise a


Termine in tre parti: piedistallo, corpo e testa.

—NON LO FAI! —Gridò Termine—. Percy Jackson,


facciamolo. Ammazziamo a questo zotico!

Il gigante rise tanto forte che non si rese conto che


Percy stava attaccandolo fino a che fu troppo tardi.
Percy saltò, schivando il ginocchio del gigante, e
condusse giusto Controcorrente attraverso una delle
bocche metalliche della corazza di Polibotes,
affondando il bronzo celestiale fino al petto. Il gigante
si dondolò, imbattendosi nel piedistallo di Termine e
cadendo a terra.

Mentre cercava di alzarsi, graffiando per liberarsi


della spada nel suo petto, Percy alzò la testa della
statua.

—Non guadagnerai mai! —Grugnì il gigante—. Non


puoi vincermi suolo!

—Non sto solo—Percy alzò la statua al di sopra della


testa dal gigante—. Mi piacerebbe presentarti al mio
amico Termine. È un dio!
Troppo tardi, Polibotes si rese conto di quello che
succedeva ed ebbe paura. Percy stampò la testa del dio
la cosa più forte che potè nella testa del gigante, e
questo si dissolse, diminuendosi in un mucchio di
alghe fumanti, pelle di rettile e muchi velenosi.

Percy si dondolò, completamente esausto.

—Ja! —Disse la testa di Termine—. Quello gli insegnerà


ad obbedire alle norme di Roma.

Per un momento, il campo di battaglia rimase in


silenzio eccetto per un crepitare delle fiamme, e per
alcuni mostri che fuggivano gridando di paura.

Un stretto circolo di romani ed amazzoni stavano


attorno a Percy. Tyson, Ella e la signorina O'Leary
stava lì. Frank e Hazel gli sorridevano con orgoglio.
Ario stava mordicchiando senza riposo un scudo
dorato.

I romani cominciarono ad intonare:

—Percy, Percy, Percy!

Si avvicinarono verso lui. Prima che potesse rendersi


conto, stavano alzandolo in un scudo. Il clamore
cambiò a:

—Pretore! Pretore! Pretore!

Al di sopra dei vítores, stava Reyna stesso, che l'estese


la mano e Percy se la strinse, ricevendo il suo augurio.
Allora la moltitudine di romani gli portarono per il
pomerium, evitando le statue di Termine, e lo
scortarono fino all'Accampamento Júpiter.Capítulo
51PercyEL Festival Di Fortuna non Aveva Niente a che
vedere con una goliardia che rallegrò a Percy in parte.

I campeggiatori, le amazzoni ed i lari riempirono la


sala da pranzo per celebrare una gran cena. Perfino i
fauni furono invitato, poiché avevano aiutato
bendando i feriti dopo la battaglia. Le ninfe del vento
correvano per la stanza, ripartendo pizze, hamburger,
filetti, insalate, cibo cinese, asini e tutto, volando una
velocità di vertigine.

Nonostante la battaglia esaustiva, tutto il mondo stava


di buon umore. I feriti erano stati guariti, e pochi
campeggiatori che erano morti durante la battaglia
erano ritornati alla vita, come Gwen che non era stato
portata all'Inframundo. Chissà Tánatos aveva fatto la
vista grassa. O chissà Plutone aveva dato loro un
passaggio, come aveva fatto con Hazel. Fosse quello
che fosse, nessuno si lamentò.

Stendardi di tutti i colori dei romani e le amazzoni


pendevano a tutti i lati dalle travi. Restaurata l'aquila
dorata si alzava orgogliosamente dietro il tavolo dal
pretore, e le pareti erano decorate con cornucopie,
corna magiche piene di cascate di frutte, cioccolato e
biscotti appena infornate.

Le coorti erano mischiate con le amazzoni, andando di


sofà in sofà al suo piacere, e per la prima volta i
soldati della Leva erano benvenuti da tutte le parti.
Percy cambiò sedile tante volte che perse la pista della
sua cena.

C'erano tanto flirt e tanto abbraccio che si videro fino


alle amazzoni incluse. Ci fu un momento nel quale
Percy fu accantonato per Kinzie, l'amazzone che
l'aveva disarmato in Seattle. Dovette spiegare che
aveva già una fidanzata. Kinzie se lo prese
fortunatamente bene. Gli disse quello che aveva
passato quando abbandonarono Seattle, come Hylla
aveva vinto alla provocatorio Otrera due notti
consecutive, per quello che le amazzoni la chiamavano
la regina Hylla, quella che ammazza due volte.

—Otrera rimase morto la secondo vez—dijo Kinzie


senza alterarsi—. Dobbiamo ringraziare per te quello.
Se qualche volta cerchi fidanzata… buono, credo che ti
rimanesse geniale una collana di ferro ed una carina
arancia.

Percy non seppe dire se scherzava o no. Gli ringraziò


per lui, educatamente e cambiarono sedili.

Quando tutto il mondo aveva mangiato ed i piatti


smisero di galleggiare, Reyna diede un discorso breve.
Diede formalmente il benvenuto alle amazzoni,
ringraziando per essi il suo aiuto. Allora abbracciò sua
sorella e tutto il mondo applaudì.

Reyna alzò le sue braccia per tacere la moltitudine.

—Mia sorella ed io portavamo senza vederci faccia a


faccia…
Hylla rise.

—Quello è imbarazzarsi.

—Ella si unì alle amazonas—siguió Reyna—. Io mi unii


all'Accampamento Giove. Ma guardando questa stanza,
credo che scegliessimo le strade adeguate.
Stranamente, i nostri destini non sarebbero stati
possibili senza l'eroe al che avete acclamato come
pretore nel campo di battaglia, Percy Jackson.

Ci furono più ovazioni. Le sorelle alzarono i suoi


bicchieri verso Percy e brindarono per lui.

Tutto il mondo chiese che egli parlasse, ma Percy non


sapeva di che cosa parlare. Protestò dicendo che non
era il meglio per essere pretore, ma i campeggiatori
soffocarono la sua voce in un applauso. Reyna lo tolse
la tavoletta di probatio del collo. Octavian gli lanciò
un sguardo secco, si girò la moltitudine e sorrise come
se tutta fosse la sua idea. Sventrò un orsacchiotto di
peluche e pronunciò alcuni presagi per l'anno che
veniva: Fortuna li benedirebbe. Passò il suo braccio
sulle spalle di Percy e gridò:

—Percy Jackson, figlio di Nettuno, primo anno di


servizio!

I simboli romani arsero nell'avambraccio di Percy: un


tridente, le lettere SPQR ed una sola riga. Sembrava
che qualcuno stesse pressando ferro ardendo contro il
suo braccio, ma Percy glieli sistemò per non gridare.
Octavian l'abbracciò e gli sussurrò:

—Spero che dolga.

Allora Reyna gli diede una medaglia con forma di


aquila ed una cappa violetta, i simboli di pretore.

—Te li meriti, Percy!

La Reyna Hylla gli diede un colpetto nella schiena.

—E ho deciso di non ammazzarti.

—Ehi, gracias—dijo Percy.

Si fece strada per la sala da pranzo di nuova, coi


campeggiatori gridando egli affinché si sedesse con
essi. Vitellius il lare, gli seguì, imbattendosi nella sua
toga violetta e riassestandosi la spada, dicendo a tutti
come aveva predetto la scalata di Percy verso il
successo.

—Io chiesi che si unisse alla Quinta Coorte! —Disse il


fantasma con orgoglio—. Avvistai dietro il suo talento
tempo!

Il fauno Don si avvicinò con un berretto di infermiera


ed un vassoio di biscotti in ogni sgorgo.

—Zio! Auguri e quelle cose! Incredibile! Ehi, hai


cambiamento?
Tutta l'attenzione fece vergognarsi a Percy, ma era
felice di vedere come erano trattato Frank e Hazel.
Tutto il mondo li chiamava salvatori di Roma e se lo
meritavano. Si parlò perfino di reinstallare il
trisnonno di Frank, Shen Lun, al rango di onore della
legione. Apparentemente non causò il terremoto di
1906.

Percy si sedette per un momento con Tyson e Lei che


erano ospiti di onore nel tavolo di Dakota. Tyson non
smetteva di chiedere panini di crema di arachide,
mangiandoli contemporaneamente che le ninfe lo
ripartivano. Ella stava posata nel braccio del sofà,
mordicchiando con furia vari rotoli di cannella.

—I rotoli di cannella sono buoni per le harpías—dijo—.


Il ventiquattro giugno è un buon giorno. Compleanno
di Roy Disney, Festival di Fortuna, Giorno
dell'Indipendenza di Zanzíbar. E Tyson.

Guardò a Tyson, si vergognò e separò lo sguardo. Dopo


la cena, la legione intera ebbe la notte libera. Percy ed
i suoi amici furono verso la città che non stava il tutto
recuperata della battaglia, ma avevano spento i fuochi,
e la maggior parte dei rottami erano stati scopati, ed i
cittadini erano pronti per la celebrazione.

Nel pomerium, la statua di Termine vestiva un


berretto di festa.

—Benvenuto, pretore! —disse—. Se hai bisogno di me


per bastonare qualche gigante mentre questi nella
città, fammelo sapere.
—Grazie, Término—dijo Percy—. Lo mirerò.

—Sì, buono. La tua cappa di pretore è un centimetro


più bassa per la sinistra. Così, molto meglio. Dove sta
il mio assistente? Iulia!

La bambina piccola uscì correndo di dietro il


piedistallo. Vestiva un vestito verde quella notte, ed i
suoi capelli seguivano fagotto con codini. Quando
sorrise, Percy vide che gli cominciava a crescere i
denti frontali. Sottometteva una scatola di cappelli di
festa.

Percy cercò di negarsi, ma Iulia mise alcuni occhi


teneri.

—Seguro—dijo—. Prenderò la corona azzurra.

Offrì a Hazel un berretto di pirata dorato.

—Voglio essere come Percy Jackson di mayor—le disse


Iulia a Hazel, con solennità.

Hazel sorrise e lo spettinò i capelli.

—Quello è qualcosa di molto buono per essere, Iulia.

—Aunque—dijo Frank, prendendo un cappello con la


forma della testa di un orso polare—. Anche Frank
Zhang starebbe bene.

—Frank! —disse Hazel.


Si misero i suoi berretti e continuarono verso il foro
che era stato decorato con luci multicolori. Le fonti
brillavano con un colore violetto. Le caffetterie
stavano facendo l'agosto ed i musicisti ambulanti
riempivano l'aria con suoni di chitarre, lire, flauti a
fiato e suoni di ascelle. , Percy non capì quell'ultimo.
Chissà fuori una tradizione musicale romana.

Anche la dea Iride dovrebbe essere disposta a


partecipare alla festa. Mentre Percy ed i suoi amici
passarono per la dannata Casa del Senato, un brillante
arcobaleno apparve nel cielo notturno.
Sfortunatamente, la dea inviò loro un'altra
benedizione, una pioggia di torte senza glutine del
COVEA, torte che Percy suppose che farebbero la
pulizia più difficile, o una ricostruzione più facile. Le
torte servirebbero come alcuni mattoni eccellenti.

Per un momento, Percy passeggiò per le strade con


Hazel e Frank che seguivano sfiorandosi le spalle.

Finalmente disse:

—Sono un po' stanco, ragazzi. Seguite voi.

Quando ritornò all'accampamento, vide alla Signorina


O'Leary giocando con Annibale nei Campi di Marte.
Finalmente aveva trovato un amico col quale potrebbe
giocare. Continuarono a dare rovesciate, sbattendosi
tra essi, rompendo forti e passando un tempo
eccellente.
Nelle porte fortificate, Percy si trattenne e guardò per
la valle. Sembrava dietro tanto tempo quando aveva
visto quello con Hazel, vedendo per la prima volta
l'accampamento. Ora era più interessato guardando
verso l'orizzonte occidentale.

Domani, chissà all'altro, i suoi amici


dell'Accampamento Meticcio arriverebbero. La stessa
cosa che si preoccupava per l'Accampamento Giove,
non poteva sperare di vedere ad Annabeth di nuovo.
Sentiva la mancanza della sua antica vita: New York e
l'Accampamento Meticcio, ma qualcosa gli diceva che
passerebbe più tempo fino a che ritornasse a casa. Gea
ed i giganti non avevano finito per causare problemi,
non per molto tempo.

Reyna gli aveva dato la seconda casa di pretore nella


Via Principali, ma non appena Percy lanciò
un'occhiata all'interno, sapeva che non potrebbe
rimanere lì. Stava bene, ma era piena di cose di Jason
Grace. Percy si sentì scomodo ottenendo il titolo di
pretore di Jason. Neanche voleva portarsi la sua casa.
Le cose sarebbero abbastanza scomode quando Jason
girasse, e Percy era sicuro che sarebbe sopra a quella
barca di guerra con testa di drago. Percy fu verso le
baracche della Quinta Coorte e salì alla sua cuccetta. Si
addormentò subito. Sognò che portava a Juno per il
Piccolo Tevere. Era vestita come un'anziana vestita
con una borsa di plastica, sorridendo e cantando una
ninnata nanna in greco antico mentre le sue mani con
trippa circondavano il collo di Percy.

—Continui a volermi attaccare un schiaffo, cielo? —


domandò.

Percy si trattenne di passaggio a metà. Le lasciò


cadere ed affondò la dea nel fiume.

Nel momento che questa cadde all'acqua, svanì e


riapparve nella riva.

—Oh, cielo—se rise furbescamente—, quello non è


stato troppo eroico, perfino in un sonno!

—Otto meses—dijo Percy—. Mi hai rubato otto mesi


della mia vita per una missione che ha avuto luogo per
una settimana. Perché?

Juno scricchiolò la lingua, in disapprovazione.

—Voi, i mortali e le vostre brevi vite. Otto mesi non è


niente, cielo. Io persi otto secoli una volta, grazie
all'Impero Bizantino.

Percy convocò il potere del fiume. L'acqua si girò


intorno a suo, formando schiuma.

—Ora, ahora—dijo Juno—. Non ti mettere di cattivo


umore. Se vinciamo a Gea, i nostri piani devono
cronometrarsi alla perfezione. In primo luogo, doveva
a Jason ed i suoi amici per liberarmi della mia
prigione…

—La tua prigione? Eri rinchiusa e ti lasciarono uscire?

—Non ti fare il sorpreso, cielo! Sono una dolce


anziana. In qualche modo, non fosti necessitato
nell'Accampamento Giove fino ad ora, per salvare i
romani nel suo momento di maggiore crisi. Gli otto
mesi in mezzo… buono, ho altri piani macchinandosi,
ragazzo. Opponendomi a Gea, lavorando a spalle di
Giove, proteggendo i tuoi amici. È un lavoro molto
costoso! Se avesse dovuto anche proteggerti dai mostri
di Gea ed i piani e tutto, e mantenerti nascosto dei
tuoi amici dell'est durante tutto il momento… No,
molto meglio mantenerti assicurazione dormendo.
Saresti stato una distrazione, una pallottola persa.

—Una distrazione—. Percy sentì l'acqua sollevandosi


con la sua furia—. Una pallottola persa.

—Esatto. Mi rallegro che lo capisca.

Percy inviò un'onda diretta all'anziana, ma


semplicemente Juno sparì e si materializzò più
lontano nella costa.

—Cielo—dijo—, stai di molto cattivo umore. Ma sai che


feci la cosa corretta. Qui il tuo tempo è stato il
perfetto. Si fidano di te. Sei l'eroe di Roma. E mentre
dormivi, Jason Grace si è guadagnato la fiducia dei
greci. Hanno avuto tempo per costruire l'Argo II.
Insieme, tu e Jason unirete gli accampamenti.

—Perché io? —Chiese Percy—. Tu ed io non siamo


andati d'accordo mai. Perché vorresti una pallottola
persa nella tua squadra?

—Per che ti conosco, Percy Jackson. Di molte maniere,


sei impulsivo, ma quando è per i tuoi amici, sei
costante come l'ago di una bussola. Sei
irremovibilmente leale ed ispiri lealtà. Sei la colla che
unirà ai sette.

—Genial—dijo Percy—. Volli sempre essere la colla.

Juno fece scricchiolare le sue dita.

—Gli eroi dell'Olimpo devono unirsi! Dopo la tua


vittoria su Cronos in Manhattan, buono, mi temo che
quello ferì l'autostima di Giove.

—Perché io ebbi razón—dijo Percy—, ed egli no.

L'anziana tremò.

—Dovrei essere abituato a quello, dietro tanti eoni


sposato con me, ma no! mio orgoglioso ed ostinato
marito respinge domandare a semplici semidei per
aiutarlo di nuovo. Crede che i giganti possono essere
vinti senza voi e che Gea può essere forzato a
retrocedere. Io lo so bene. Ma devi provarti a te stessa.
Assolo navigando verso le terre ancestrali e chiudendo
le Porte della Morte convincerete a Giove che valete la
pena per lottare lato a lato contro i dei. Sarà la
maggiore spedizione da quando Enea fuggì di Troia!

—E se non abbiamo successo? —Disse Percy—. E se i


romani ed i greci non vanno d'accordo?

—Allora Gea avrà guadagnato. Ti dico questo, Percy


Jackson: quella che causerà più problemi è la più
vicina a te, quella che più mi odia.

—Annabeth? —Percy sentì la sua ira crescere—. Non ti


è piaciuto mai. Ora la fiamme liante? Non la conosci
del tutto. È la persona che più voglio avere alle mie
spalle.

La dea sorrise, seccamente.

—Vedremo già, giovane eroe. Ha un duro compito al


che affrontarsi quando arriviate da Roma. Se è pronta
per lei… l'ignoro.

Percy convocò un'ondata di acqua e le fece esplodere


contro l'anziana. Quando l'onda retrocedè, era andato
via.

Il fiume Lei descontroló, ignorando la volontà di Percy,


e questo affondò nell'oscurità del río.Capítulo
52PercyA La Mattina Seguente, PERCY, HAZEL E FRANK
fecero colazione presto ed andarono alla città prima
che il senato si riunisse. Dato che ora Percy era
pretore, poteva andare lì per dove e quando volesse.

Di passaggio, passarono per le stalle, dove Tyson e la


Signorina O'Leary stavano dormendo. Tyson russava in
un letto di fieno vicino agli unicorni, con
un'espressione piacevole nel suo viso come se stesse
sognando ponis. La signorina O'Leary dava rovesciato
sulla sua schiena e si copriva le orecchie con le sue
zampe. Nel soffitto della stalla, Ella leggeva con
avidità un mucchio di pergamene antiche romane, con
la sua testa tra le sue ali.
Quando arrivarono alla foto, si sedettero nella fonte e
guardarono il sole uscire. I cittadini erano occupati
scopando le torte false, il coriandoli, ed i berretti di
festa della celebrazione della notte anteriore. Il corpo
di ingegneri stava lavorando in un arco che
commemorerebbe la vittoria su Polibotes.

Hazel disse che perfino aveva sentito parlare di un


"trionfo" formale per i tre, una sfilata per la città
seguiti per una settimana di giochi e celebrazioni, ma
Percy sapeva che non avrebbero mai opportunità. Non
avevano tempo.

Percy contò loro il suo sonno su Juno.

Hazel corrugò il cipiglio.

—I dei stettero occupati ieri sera. Insegnaglielo, Frank.

Frank ricercò tra la tasca del suo cappotto. Percy


credè che tirasse fuori il legno bruciato, ma invece di
quello, tirò fuori un fine libro con una nota scritta con
lettere rosse.

—Stavano nel mio cuscino questa mañana—se lo passò


a Percy—. Come se mi fossi visitato il ratoncito Pérez.

Il libro era "L'Arte della Guerra" per Sun Tzu. Percy


non aveva sentito mai parlare di lui, ma poteva
indovinare chi glielo aveva comandato. La nota diceva:
"Buon lavoro, ragazzo. La migliore arma di un uomo è
la sua mente. Questo era il libro favorito di tua madre.
Dagli un'occhiata. Poscritto: Spero che il tuo amico
Percy abbia imparato un po' di rispetto verso me."

—Guau—Percy gli restituì il libro—. Chissà Marte sé sia


distinto di Ara. Non credo che Ari sappia ridere.

Frank guardò le pagine.

—Ci sono qui molte cose sul sacrificio, conoscendo il


costo della guerra. In Vancouver, Marte mi disse che
doveva mettere il mio dovere davanti della mia vita o
la guerra intera andrebbe via a picco. Credeva che si
riferisse a liberare a Tánatos, ma ora… non lo so.
Seguo vivo, chissà qualcosa di peggiore stia per venire.

Guardò con nervi a Percy, e Percy ebbe la sensazione


che Frank non stava contandoglielo tutto. Si domandò
se Marte gli aveva detto qualcosa su lui, ma Percy non
fu sicuro di se voleva saperlo.

Inoltre, Frank aveva avuto già sufficiente. Aveva visto


la sua casa ardere, aveva perso sua madre e sua nonna.

—Arrischiasti il tuo vida—dijo Percy—. Fosti disposto


ad ardere in questa missione. Marte non può sperare
più di te.

—Quizá—dijo Frank, dubitativo.

Hazel strinse la mano di Frank.

Sembravano molto più comodi insieme quella mattina,


non mangio prima che erano nervosi e scomodi. Percy
si domandò se avrebbero cominciato ad uscire.
Sperava che sì, ma decise che sarebbe migliore non
domandare.

—E tu, Hazel? —Domandò Percy—. Plutone si è detto


qualcosa?

Abbassò lo sguardo. Vari diamanti uscirono dal suolo


ai suoi piedi.

—No—admitió—. In qualche modo, credo che mi abbia


inviato un messaggio attraverso Tánatos. Il mio nome
non stava nella lista di anime fuggite, quando lo
sarebbe dovuto stare.

—Credi che tuo padre ti diede un passaggio? —


domandò Percy.

Hazel si avvilì di spalle.

—Plutone non può visitarmi o parlarmi senza


ammettere che seguo evviva. Allora dovrebbe
rinforzare le leggi della morte e dovrà obbligare a
Tánatos a portarmi di nuovo all'Inframundo. Credo
che mio padre sta facendo la vista grassa. Credo…
credo che voglia che trovi a Nico.

Percy guardò all'alba, sperando di vedere una barca di


guerra discendendo dal cielo. Ma, non c'era niente.

—Troveremo al tuo hermano—le promise Percy—. Non


appena la barca arrivi, navigeremo verso Roma.
Hazel e Frank scambiarono sguardi nervosi, come se
avessero parlato già di quello.

—Percy…—dijo Frank—. Se vuoi che andiamo, andremo.


Ma, sei sicuro? Mi riferisco… sappiamo che hai
migliaia di amici nell'altro accampamento. Ed ora
potresti scegliere a chiunque dell'Accampamento
Giove. Se non facciamo parte dei sette, capiremo che…

—Scherzate? —Disse Percy—. Credete che lasci dietro


alla mia squadra? Dopo essere sopravvissuto al germe
di grano di Fleecy, di essere corso davanti ad alcuni
cannibali, di nasconderci dietro un gigantesco
posteriore azzurro in Alaska? Andiamo, uomo!

La tensione si ruppe. I tre cominciarono a ridere,


chissà un po' troppo, ma era un sollievo essere vivo,
con la lucentezza ed il caldo del sole senza
preoccuparsi, almeno per il momento, su care sinistre
apparendo nelle ombre delle colline.

Hazel respirò profondo.

—La profezia che Ella disse, su una figlia della


saggezza, e la marca di Atena ardendo attraverso
Roma… sai di che cosa va?

Percy ricordò il suo sonno. Juno l'aveva notato che


Annabeth aveva un lavoro difficile per fare, e che
sarebbe quella che causasse più problemi per la
missione. Non poteva credersilo, ma ancora così… gli
preoccupava.
—Non sto seguro—admitió—. Credo che ci sia più di
quella profezia. Chissà Ella possa ricordare il resto di
lei.

Frank si mise il libro nella sua tasca.

—Dobbiamo portarla con noi, mi riferisco, per la sua


propria sicurezza. Se Octavian scopre che Ella ha
memorizzato i Libri del Sibilla…

Percy tremò. Octavian userebbe le profezie per


mantenere il suo potere sull'accampamento. Ora Percy
l'aveva tolto la sua opportunità di pretore, Octavian
cercherebbe altre maniere di esercitare influenza. Se
scopriva quello di Lei…

—Hai razón—dijo Percy—. Dobbiamo proteggerla.


Spero che possiamo convincerla…

—Percy! —Tyson arrivò correndo per il foro con Lei


volteggiando alla sua periferia con una pergamena nei
suoi artigli. Quando raggiunsero la fonte, Ella lasciò
cadere la pergamena nel grembo da Percy.

—Invio especial—dijo—. Di un'aura, un spirito del


vento. Sì, Ella ha un invio speciale.

—Buon giorno, fratelli! —Tyson aveva fieno nei suoi


capelli e burro di arachide nei suoi denti—. La
pergamena è di Leone. È divertente ed a voce bassa.

La pergamena non sembrava niente raro, ma quando


Percy l'estese per il suo grembo, una registrazione di
videocassetta sbattè le palpebre nella pergamena. Un
piccolo vestito con un'armatura greca sorrideva loro.
Aveva un viso biricchino, i capelli ricci e neri, ed
alcuni occhi sconsiderati, si sembrava essersi preso
alcune tazze di caffè. Era seduto in una stanza oscura
con pareti di legno come l'interno di una barca.
Alcune lampade di olio pendevano ad un lato ed un
altro dal soffitto. Hazel soffocò un grido.

—Che cosa? —Domandò Frank—Che cosa passa?

A poco a poco, Percy si rese conto che il ragazzo coi


capelli ricci gli era familiare, e non suolo dei suoi
sonni. Aveva visto il suo viso in una foto antica.

—Ehi! —Disse il ragazzo nella videocassetta—. Saluti


dei vostri amici dell'Accampamento Meticcio,
eccetera. Sono Leone. Sono el…—miró fosse di camera
e gridò: —Quale è il mio titolo? Sono qualcosa come
l'ammiraglio, il capitano, o…?

Una ragazza gli restituì il grido:

—Il ragazzo delle riparazioni.

—Molto spiritoso, Piper—gruñó Leo. Diventò a camera


—. Sì, buono… sono… el…comandante supremo
dell'Argo II. Sì, piacimi quello! Di tutte forme,
navigiamo verso voi in alcuni, non so, un paio di ore in
questa gigantesca barca di guerra. Vi ringrazieremmo
per lui se non noi, buono, ci togliete del cielo a
cannonate e quelle cose. Cosicché, buono! Se poteste
dirvelo ai romani… Grazie. Ci vediamo presto. I vostri
cari amici semidei e tutto quello. Pace.

La pergamena si spense.

—Non può ser—dijo Hazel.

—Che cosa? —Domandò Frank—. Conosci quello


ragazzo?

Hazel sembrava avere visto un fantasma. Percy capì


perché. Ricordò la fotografia nella casa abbandonata
di Hazel in Seward. Il ragazzo della barca era
esattamente come l'antico fidanzato di Hazel.

—È Sammy Valdez—dijo—. Ma, come?

—Non può ser—dijo Percy—. Quello ragazzo si chiama


Leone. E hanno passato e passa settanta anni. Deve
essere un…

Volle dire "coincidenza", ma non poteva credersilo né


egli. Dopo avere vissuto quello che aveva vissuto ed
avere visto tante cose: destino, profezia, magia,
mostri… Ma non si era imbattuto mai con una
coincidenza.

Furono interrotti per alcuni corna suonando nella


distanza. I senatori arrivarono sfilando al foro con
Reyna guidandoli.

—È l'ora dell'asamblea—dijo Percy—. Andiamo.


Dobbiamo notarli sulla barca di guerra.
***

—Perché dovremmo fidarci dei greci? —diceva


Octavian.

Stava passeggiando per il senato per cinque minuti, di


un lato per un altro, cercando di assimilare quello che
gli aveva detto Percy sul piano di Juno e la Profezia dei
Sette.

Il senato si manteneva in silenzio, ma molti avevano


paura di interrompere ad Octavian mentre stava
discorrendo. Nel frattempo, il sole si sollevava nel
cielo, brillando attraverso il soffitto rotto del senato
dando un faretto di luce naturale ad Octavian.

La Casa del Senato era piena. La Regina Hylla, Frank e


Hazel erano seduti di fronte alla fila coi senatori. I
veterani ed i fantasmi riempivano le file posteriori.
Perfino a Tyson e Lei avevano permesso loro di essere
presenti al fondo. Tyson non smetteva di salutare e
sorridere a Percy.

Percy e Reyna occupavano i sedili di pretori nella


pedana, quello che faceva a Percy sentirsi un tanto
complessato. Sembrare degno di occupare quello posto
vestendo un lenzuolo ed una cappa violetta non era
facile.

—L'accampamento sta seguro—siguió Octavian—. Io fui


il primo a congratulare ai nostri eroi per portare di
ritornata l'aquila della legione e tanto oro imperiale!
Siamo stati benedetti con molto buona fortuna. Ma
perché più? Per che motivo tentare al destino?

—Mi rallegro che preguntes—Percy si alzò,


approfittando della domanda.

Octavian balbettò.

—Io non…

—… facesti parte della misión—dijo Percy—, lo so. E se


mi permetti di dirlo, io sé.

Alcuni senatori risero per la cosa sotto. Octavian non


potè fare nient'altro sedersi e cercare di non sembrare
imbarazzato.

—Gea sta despertando—dijo Percy—. Abbiamo vinto a


due dei suoi giganti, ma quello è solo il principio. In
realtà la guerra avrà luogo nelle terre ancestrali dei
dei. La missione ci porterà a Roma, e dopo alla Grecia.

Un'ondata scomoda si estese per il senato.

—Lo so, il sé—dijo Percy—. Avete creduto sempre che i


greci sono i vostri nemici. Ma credo che avete una
buona ragione per pensarlo, credo che i dei ci hanno
mantenuti separati ad entrambi gli accampamenti,
perché ogni volta che ci troviamo, lottiamo. Ma quello
può cambiare. Deve cambiare se vogliamo vincere a
Gea. Quello è quello che significa la Profezia dei Sette.
Sette semidei, greci e romani, dovranno chiudere
insieme le Porte della Morte.
—Ja! —Gridò un lare della fila del fondo—. L'ultima
volta che un pretore tentò interpretare la Profezia dei
Sette, fu Michael Varus, che perse la nostra aquila in
Alaska. Perché dovremmo crederti?

Octavian sorrise. Alcuni dei suoi alleati nel senato


cominciarono ad assentire ed a mormorare. Perfino
alcuni dei veterani sembravano scomodi.

—Portai a Juno attraverso il Tíber—les ricordò Percy,


parlando la cosa più seria che potè—. Ella mi disse che
la Profezia dei Sette Lei avecinaba. Marte vi fu apparsi
anche in persona. Non credete che vostri due dei più
importanti non apparirebbero nell'accampamento se
la situazione non fosse importante?

—Ha razón—dijo Gwen nella seconda fila—. Io, mi fido


della parola di Percy. Greco o no, ha restaurato l'onore
della legione. Lo vedeste già ieri sera nel campo di
battaglia. Qualcuno oserebbe dire che non è un vero
eroe di Roma?

Nessuno discusse. Alcuni assentirono, essendo di


accordo.

Reyna si alzò. Percy la guardò, con ansia. La sua


opinione potrebbe cambiarlo tutto, a migliore o a
peggio.

—Dici che è una missione combinada—dijo—. Dici che


Juno pretende che lavoriamo insieme con quelli,
quell'altro gruppo dell'Accampamento Meticcio.
Benché i greci siano stati nemici nostri durante eoni.
Sono conosciuti per i suoi inganni.

—Quizá—dijo Percy—. Ma i nemici possono


trasformarsi in amici. Una settimana fa, mi avreste
creduto se vi dico che i romani e le amazzoni
avrebbero lottato gomito a gomito?

La Regina Hylla rise.

—Ha ragione.

—I semidei dell'Accampamento Meticcio hanno


lavorato già vicino al Campamento Júpiter—dijo Percy
—. Non ci rendemmo conto. Durante la Titanomaquia
dell'ultima estate, mentre stavate attaccando il Monte
Othrys, noi stavamo difendendo il monte Olimpo in
Manhattan. Lottai contro Cronos in persona.

Reyna retrocedè, e quasi si imbattè nella sua toga.

—Tu, che cosa?

—So che è difficile di creer—dijo Percy—. Ma credo che


mi sia guadagnato la vostra fiducia. Sto del vostro lato.
Hazel e Frank, vogliono andare con me a questa
missione. Gli altri quattro vengono di passaggio subito
dall'Accampamento Meticcio. Uno di essi è Jason
Grace, il vostro antico pretore.

—Oh, andiamo! —Gridò Octavian—. Sta avvolgendo le


cose.

Reyna corrugò il cipiglio.


—È molto credere. Jason gira con un pugno di semidei
greci? Dici che appaiono nel cielo con una barca di
guerra altamente armata, ma che non dovremmo
preoccuparci.

—Sí—Percy guardò verso le file, nervoso, dubitando


degli spettatori—. Lasciateloro atterrare.
Ascoltateloro. Jason appoggerà tutto quello che sto
dicendovi. Lo giuro per la mia vita.

—Per la tua vita? —Octavian guardò con persuasione al


senato—. Ricorderemo quello, se risulta essere un
inganno.

Come in risposta, un messaggero arrivò correndo alla


Casa del Senato, tossendo come se fosse corso
dall'accampamento:

—Pretori! Lamento interrompere, ma le nostre velette


hanno avvistato un…

—Barca! —Disse Tyson, allegro, segnalando il buco nel


tetto—. Yuju!

Ovviamente, una barca di guerra greca apparve tra le


nuvole, ad un mezzo miglio, discendendo verso la casa
dal Senato. Avvicinandosi, Percy potè vedere gli scudi
di bronzo brillando ad entrambi i lati, con le candele
gonfie ed un mascarón di prua che gli era molto
familiare, con la forma di un drago metallico.
Nell'albero più alto, una gran bandiera bianca
ondeggiava al vento.
L'Argo II. Era la barca più incredibile che aveva visto.

—Pretori! —Gridò il messaggero—. Quali sono i suoi


ordini?

Octavian si mise in piede.

—Devi domandare? —il suo viso era rosso di rabbia.


Stava spezzando un orsacchiotto di peluche—. I
presagi sono orribili! Questo è un trucco, un inganno.
Temete dei regali dei greci!

Segnalò col dito a Percy.

—I suoi amici stanno attaccando con una barca di


guerra. Hai portato loro qui! Dobbiamo attaccare!

—No—dijo Percy, fermamente—. Mi avete scelto come


pretore per una ragione. Lotterò per difendere questo
accampamento con la mia vita. Ma quelli non sono
nemici. Io dico che ci manteniamo fermo, ma non
attacchiate. Lasciateloro atterrare. Lasciateloro
parlare. Se è un trucco, lotterò al vostro lato, come
feci la notte anteriore. Ma non è un trucco.

Tutti gli occhi si girarono verso Reyna.

Ella studiò la barca di guerra avvicinandosi. La sua


espressione si indurì. Se ella vietava le ordine di
Percy… buono, non sapeva che cosa potrebbe passare.
Caos e confusione, come molto.
Sicuramente, i romani seguirebbero il suo leader. Era
stato leader molto più che Percy.

—Non disparéis—dijo Reyna—. Ma abbiate alla legione


preparata. Percy Jackson è stato scelto pretore per la
vostra volontà. Ci fideremo della sua parola, non sia
che ci dia una ragione ovvia per non farlo. Senatori,
posponiamo la nostra assemblea per più tardi ed
andiamo all'incontro di… i nostri nuovi amici.

I senatori si accalcarono fuori dell'auditorium, oppure


per emozione o per paura. Tyson corse dietro essi,
gridando:

—Yuju! Yuju! —con Lei volteggiando attorno alla sua


testa.

Octavian lanciò un'occhiata di dispiacere a Percy,


allora lasciò cadere il suo orsacchiotto di peluche e
seguì la moltitudine.

Reyna afferrò la spalla di Percy.

—Ti appoggio, Percy—dijo—. Mi fido del tuo giudizio.


Ma per la nostra sicurezza, spero che possiamo
mantenere la pace tra i nostri campeggiatori ed i tuoi
amici greci.

—Il haremos—le promise—. Vedrai già.

Ella guardò alla barca di guerra. La sua espressione si


riempì di speranza.
—Dici che Jason sta abbordo… quello spero. Sento la
mancanza di lui.

Andò verso l'esterno, lasciando a Percy solo con Hazel


e Frank.

—Atterrano giusto nel foro—dijo Frank, nervoso—. A


Termine gli dà un attacco di cuore.

—Percy—dijo Hazel—, l'hai giurato per la tua vita. I


romani si prendono molto sul serio quello. Se qualcosa
va male, benché sia per incidente, Octavian ti
ammazzerà. Lo sai, verità?

Percy sorrise. Sapeva che c'era molto in gioco. Sapeva


che quello giorno potrebbe andare terribilmente male.
Ma sapeva anche che Annabeth stava in quello barca.
Se le cose andavano bene, potrebbe essere il migliore
giorno della sua vita.

Gli passò un braccio attorno alla spalla di Hazel ed un


altro attorno a quello di Frank.

—Vamos—dijo—, permettetemi di presentarvi alla mia


altra famiglia.

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