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Che cos’è? Probabilmente un ramo non secondario della teoria del Caos.
Su alcuni vocabolari od enciclopedie non figura proprio , su altri trova
definizioni come “Disciplina”, così come nella Legge 1150/42 che, in
ordine gerarchico, cita la sua attuazione per piani regolatori territoriali,
comunali e regolamenti.
In effetti lo studio del fenomeno urbano ed ormai anche extraurbano nella
sua complessità tendendo a stabilire norme di carattere legislativo,
amministrativo, finanziario, tecnico e politico che intervengono a
modificare realtà e sviluppo di un territorio , ritengo non possa essere
considerata una scienza definita ma un processo di ricerca e previsione in
quanto si riferisce ad un panorama mutevole, dinamico, in costante
evoluzione spesso in modo imprevisto od imprevedibile.
L’urbanistica riveste quindi un ruolo strategico mentre all’edilizia si può
attribuire quello tattico.
Senza partire dalla storia dei primi insediamenti è opportuno riflettere
sull’influenza nei tipi di tessuto urbano derivati da clima, caratteristiche
del territorio, isolamento o scambi, materiali disponibili, necessità
difensive, disponibilità economiche, necessità di rappresentanza, necessità
propagandistiche o di autocelebrazione o di regime, necessità di carattere
religioso, indirizzi politici in senso lato.
In parallelo a queste caratteristiche si sono sviluppati fenomeni migratori,
carestie, epidemie, esplosioni demografiche, processi di
industrializzazione, guerre ben diverse da quelle passate per capacità
distruttive.
Il tutto poi in un quadro di non simultaneità temporale e spaziale che ci
consente di rivedere in paesi diversi, esattamente, la ripetizione di
fenomeni di utilizzo del territorio deteriori; a loro volta fonte di situazioni
di degrado necessitanti di tentativi di soluzione.
Vi sono stati molti tentativi di città ideali, più fenomeni urbanistici ed
architettonici legati a periodi storici come il rinascimento o l’illuminismo ;
poi l’avvento della società industriale sconvolge le precedenti relazioni
anche per le infrastrutture e le necessità di comunicazione e trasporti.
Questo processo è ancora in atto ed in accelerazione e, se fino a non molto
tempo fa le quattro funzioni basilari della città moderna erano citate come:
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abitare, lavorare, ricrearsi e circolare (carta di Atene), ieri e forse ancora
oggi, l’attenzione era sulla polifunzionalità e sul comunicare invece
dell’abitare come problema più pressante (carta di Machupichu).
Pur se è inevitabile che alcune considerazioni possano essere intese come
“politiche” non devono essere interpretate in questo senso. Sappiamo da
tempo che zone in degrado delle città vengono occupate da ondate
migratorie, che il radicamento rende problematici gli interventi, che
l’insediamento in quartieri medi di immigrati di colore o meno ,
ovviamente e naturalmente propensi a raggrupparsi (ci sono passati anche i
nostri emigranti) può portare ad espulsione graduale degli originari abitanti
con crolli di valori immobiliari e ghettizzazione con degrado. Sappiamo
anche che nel tempo questi processi possono anche invertirsi e gli stessi
quartieri possono diventare a qualche generazione di distanza, mete di
attrazione con valori immobiliari impennati a livelli speculativi.
Sappiamo anche che le grosse concentrazioni abitative alienanti
favoriscono l’asocialità ed il crimine, che le grandi infrastrutture pongono
problemi di sicurezza, che lo sviluppo verticale delle città offre bersagli ad
un nuovo tipo di guerra. Sappiamo anche che il nostro modo di vita si è
basato sul carbone prima e sul petrolio poi e che il prossimo problema
oltre all’energia sarà l’acqua.
Bene, senza nessuna vena pessimistica, la funzione degli urbanisti è quella
di cercare di normare lo sviluppo contenendo l’irrazionalità propria
dell’uomo e dei comportamenti di massa a livelli accettabili e prevedendo
nei limiti del possibile, le trasformazioni in atto e quelle probabili in
futuro.
A mio parere, già da tempo l’urbanista avrebbe necessità, oltre alle
professionalità d’uso diverse concorrenti all’analisi del territorio ed al
modello di sviluppo desiderato dell’affiancamento dello psicologo,
ovviamente non per necessità proprie.
La necessità di pianificazione è platealmente evidente. Cosa
succederebbe senza? Avete presente Soweto o la bidonville di Mombey?
E’ altrettanto vero che l’azione di pianificazione e normativa è spessissimo
tardiva, spesso superata mentre ancora è in elaborazione da nuove
conoscenze, spesso ancora condizionata da scelte politiche a volte
contraddittorie.
E’ meno vero e necessario che debba essere espressa con terminologia da
soli iniziati, con difficoltà di comprensione, con ambiti interpretativi
incerti, con frammentazioni e sovrapposizioni di competenze senza
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certezza di diritti e col conseguente, ormai quasi costante, ricorso alla
giurisprudenza amministrativa.
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partecipazione, di una coerente trasmissione dai Funzionari agli operatori e
di una consapevole partecipazione della società.
Per esperienza diretta spesso strumenti urbanistici importanti per la vita
della città non sono oggetto di osservazioni mentre altre situazioni
prospettate emotivamente, spesso con responsabilità o irresponsabilità da
organi di informazione, ne raccolgono uno sproposito .
Il momento attuale non è dei migliori per chiarezza in quanto è
chiaramente di transizione. Le competenze vengono delegate da un
governo centrale alle Regioni, da queste alle Provincie, da quest’Ultime (o
dalle Prime) ai Comuni. Altre sono esercitate, anche in concorso, da Enti
diversi. I politici hanno attribuito responsabilità ai Funzionari. Questi da
una parte desiderano esercitarle ma desiderano meno la responsabilità
conseguente, peraltro già diluita dalla frammentazione di competenze con
altri Uffici, continuando a farsi scudo della conduzione politica mentre, in
genere, il politico vuole tutt’ora incidere ben oltre il solo indirizzo. Nel
contempo il Professionista del settore è chiamato ad assolvere un pubblico
servizio assumendosi direttamente ogni rischio di scelta, in un panorama
incerto di diritto e delega a cascata delle responsabilità, per interventi più
o meno incidenti con la possibilità però di usare una procedura più
tradizionale. Questa comporta l’esame, in genere, sia da parte di uno o
più Funzionari che di un organo, solo consultivo in forma non integrata, la
Commissione Edilizia, non necessaria, ma che di fatto è destinata a
sopravvivere in quasi tutte le realtà poiché, nel quadro normativo odierno,
tutto sommato, diluisce le responsabilità sia per il politico, che per il
funzionario, che per il Professionista.
Anche se può non piacere è una situazione reale dove chi è senza colpa
scagli la prima pietra.
Un’altra conseguenza della frammentazione delle competenze e della
moltiplicazione di adempimenti ha portato all’immobilizzo di troppi
Funzionari arroccati dietro le scrivanie con sovrapposizione di controlli su
carta e non direttamente sul territorio. Sicuramente i controlli
informatizzati possono servire così come le ricognizioni aeree o satellitari,
ma per prevenire gli abusi, piccoli o meno piccoli, servirebbero molto di
più dei Funzionari dotati di poteri decisionali che visitassero i cantieri su
chiamata o meno, in tempi brevi o comunque a scadenze periodiche
incostanti, in grado di verbalizzare ed autorizzare quelle varianti minori,
anche nelle zone vincolate (considerato che ormai le zone non vincolate
sono diventate rarità) senza le quali non credo di aver mai visto realizzare
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un fabbricato e che, nel contempo rallentano incredibilmente le opere col
brillante risultato di situazioni di disordine, incidenti su territori spesso e
realmente ambientalmente pregiati, che si protraggono per tempi
inaccettabili in sommatoria gli uni con gli altri, accompagnate da
lievitazioni di costo che nessuno si è mai preso la briga di calcolare. Oltre
a questo la certezza di verifiche in corso d’opera ristabilirebbe sia un
rapporto di fiducia tra Funzionari e Professionisti che tra Professionisti e
Committenti e costituirebbe momento di verifica degli indirizzi o delle
prescrizioni e la miglior prevenzione di tentazioni di abusivismi.
Non è un’invenzione. In parecchi paesi è prassi corrente.
Certo, ritengo, sarebbe opportuno evitare episodi come quelli che hanno
caratterizzato la Legge Regionale 24/’01. Quella inerente i recuperi dei
sottotetti. Di fatto di ben scarsa incidenza e comunque controllabile dalle
amministrazioni comunali nel caso di tentativi di applicazione scorretti, la
delega applicativa ai Comuni ha portato spesso a trasparenti intenti
demagogici di limitazione, svuotamento, disapplicazione, ben oltre,
sempre a mio parere, quelli che potrebbero trovare giustificazione fondata
nelle caratteristiche proprie dell’edificato.
Quindi o l’analisi della Regione era viziata e non condivisibile o quella di
più comuni divergente in modo eccessivo. Questo, peraltro, nel tempo non
è stato l’unico episodio in cui provvedimenti legislativi di accelerazione o
semplificazione sono stati di fatto ampiamente limitati o vanificati.
Sarà necessario del tempo, e non poco, perché si ritrovi un equilibrio che
consenta di fare la nostra attività con il piacere, l’interesse,
l’aggiornamento professionale proprio e la sicurezza necessaria.
Oggi si avverte concretamente lo stress e l’ansia di mettere ordine in una
massa di informazioni di carattere legale amministrativo, praticamente
ingestibile se non per ambiti sempre più limitati. L’eccesso di informazioni
porta al medesimo risultato della mancanza di informazione.
Nel frattempo, e già da un pezzo, i Professionisti stanno diventando
Tecnici di zona o di quartiere in quanto usi, costumi, interpretazioni,
divergono non solo tra Regioni ma anche tra Comuni della stessa
Provincia e spesso, conflittualmente all’interno del medesimo Ufficio.
Fatte queste considerazioni in quanto ritengo sia bene fornire un quadro
obbiettivo della situazione in concreto, senza ottimismo, pessimismo,
retorica o appartenenze partitiche, spero, per tutti, che i tempi di
transizione siano limitati.
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E’ comunque indispensabile per la nostra categoria, come per altre, un
aggiornamento continuo.
Oggi abbiamo sul tavolo un Testo Unico (misto) in materia Edilizia oltre
ad altri sei, un Codice dei beni Culturali ed Ambientali oltre ad altri 17, e
trentaquattro Testi Unici Legislativi.
Facciamo una breve, per modo di dire, panoramica della materia a partire
dalla Legge Urbanistica 1150 del 1942 che penso conosciate tutti. Questa
fissa i criteri per la formazione dei piani territoriali di coordinamento, dei
Piani Regolatori Generali , i contenuti, la suddivisione in zone, le norme
di attuazione. Fissa ancora le modalità d’obbligo di formazione del PRG
per alcuni Comuni e la tempistica. Fissa ancora le modalità di
pubblicazione per consentire osservazioni entro 30 gg. Ultimata la fase di
adozione interviene quella di Approvazione, in allora da parte del
Ministero. Nascono anche i piani particolareggiati di esecuzione del PRG,
i Comparti edificatori , la lottizzazione. Nasce l’obbligo di dotarsi di
Regolamento Edilizio di cui si fissano i contenuti (i programmi di
fabbricazione per i comuni sprovvisti di PRG), la Commissione Edilizia,
l’obbligo dell’autorizzazione o licenza edilizia. Nascono poteri/doveri di
vigilanza, sanzioni, norme espropriative.
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Con legge 765/’67 (PONTE) si blocca l’edificazione nei comuni con PRG
valido ad una massimo di 3mc/mq. Nasce anche la norma di riserva di aree
parcheggio nella misura di 1mq/20mc. Si individuano i Centri Abitati.
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Nel frattempo matura il DPR 616/77 contenente trasferimento di funzioni e
deleghe dallo Stato alle Regioni.
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parte le considerazioni di ordine morale, che si sprecano e su cui ciascuno
può fare le valutazioni che crede, i lati negativi di questa Legge sono stati
la retroattività, l’aver costretto al raffronto usi ed atti amministrativi del
1985 con quelli di quaranta e più anni prima con l’ovvia conseguenza di
inserire nell’illegalità larghe parti del patrimonio immobiliare esistente, di
gonfiare le statistiche facendo apparire per prevalente questioni di cassa gli
italiani come un popolo di abusivisti . E’ incontestabile che gran parte dei
condoni hanno avuto un carattere non di sostanza ma prudenziale a fronte
della non commerciabilità dei beni. Ciò ancora ha innescato un
meccanismo di controllo privatistico da parte degli acquirenti, dei loro
Tecnici, dei Notai, con frequenti contenziosi e, non tanto raramente,
aspetti speculativi.
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La Legge 122/’89 (TOGNOLI) introduce norme in deroga agli strumenti
edilizi sui parcheggi, introduce l’elemento di pertinenzialità e varia lo
standard relativo raddoppiandolo, quindi portandolo ad 1mq. ogni 10 mc.
di costruzione residenziale.
La Legge 183/’89 reca norme per la difesa del suolo propedeutica alla
redazione dei piani di bacino.
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possono esser portate solo varianti parziali di esclusivo interesse locale.
Sono ridotti al restauro e risan. conservativo gli interventi ammissibili nei
centri abitati ed all’incremento del 20% dell’esistente quelli all’esterno.
Con Delib. Giunta Reg. 2615/’98 viene approvata la mappa del rischio
inondazione sul territorio Regionale.
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Il DPR 447/’98 individua il regolamento per semplificazione dei
procedimenti produttivi
Con Decr. Giunta Reg. 209/99 viene adottato il PTCoord della Costa
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Con Deliberazione del Cons. Provinciale 1/’02 entra in vigore il PTC
Provinciale.
Con Delib. Giunta Reg. n. 530 del 16/05/’03 viene aggiornato l’elenco
delle zone sismiche dei comuni della Liguria.
La Legge 326 del 24/11/’03, poi 350 “finanziaria”, detta norma per il
nuovo “Condono”.
Con Dlgs n. 42 del 22/01/’04 (dal 01/05/’04) entra in vigore il “codice dei
beni culturali e del paesaggio. (vedi art. 146).
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Con Legge 15/12/’04 n. 308 si dispone in merito a Sanatoria Ambientale.
Con Delib. Giunta Reg. n. 863 del 02/08/’04 vengono adeguati i termini di
presentazione delle istanze di Condono.
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Con L.R. n. 1 e 2 del 07/02/’08 si disciplinano norme per salvaguardia e
valorizzazione delle attività alberghiere e prodotto un testo unico in
materia di strutture turistico-ricettive e balneari.
Con L.R. n.22 del 04/07/’08 si modifica la 13/’99 per competenze e difesa
della costa, rinascimenti, demanio ecc.
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Con L.R. n. 22 del 05/06/’09 si dà attuazione agli artt. 159, 148 e 146 del
Decr, Legisl. N. 42 del 22/01/’04.
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Con Legge n. 122 del 30/07/’10 , contenente misure urgenti in materia di
stabilizzazione finanziaria, viene introdotta la SCIA (Segnalazione
certificata di inizio attività) come nuova procedura amministrativa per
l’edilizia.
Con Delib. Giunta Reg. n° 936 del 29/07/'11 viene approvata la variante
di aggiornamento al Piano Territoriale di coordinamento della costa.
Con Delib. Giunta Reg. n° 1579 del 22/12/'11 viene approvato il progetto
preliminare del Piano Territoriale Regionale (PTR)
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