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Il tema
di pedagogia...
...in tasca
PER LA PROVA SCRITTA
DI PEDAGOGIA DELL’ESAME DI STATO
s Tecniche di stesura
s Temi svolti con percorso compositivo
ragionato
s Tracce ufficiali degli Esami di Stato
degli ultimi anni
SIMONE
EDIZIONI
Ristampe
8 7 6 5 4 3 2 1 2011 2012 2013 2014
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Estratto della pubblicazione
2. Indicazioni per il corretto svolgimento dell’elaborato
Il tema è una modalità di scrittura di uso prettamente scolastico.
La scuola superiore avvia gli studenti alla composizione di temi di tipo
espositivo (per verificarne le conoscenze in merito a specifici argomenti
relativi ai programmi svolti) o argomentativo (per valutarne le capa-
cità critiche). In entrambi i casi, si richiede di dimostrare il possesso
di adeguate competenze linguistiche e la capacità di organizzare un
testo. Com’è noto, il termine «tema» sta a designare sia l’argomento di
composizione proposto sia la trattazione che, di tale argomento, si
svolge. Il requisito richiesto però non cambia, e consiste nel rispetto
delle coordinate fissate dalla traccia, senza inutili divagazioni e tenendo
sempre ben saldo il «filo del discorso».
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trattare. Questo secondo tipo di traccia presenta un livello di difficoltà
superiore proprio perché lascia ampia libertà allo studente, che si trova
a dover delimitare il campo delle idee e degli argomenti e a definire
l’intera struttura dell’elaborato.
Il secondo passo da compiere è quello di raccolta e organizzazione
delle idee e pianificazione dei tempi, cui segue la stesura della «sca-
letta» o schema da seguire nella fase di scrittura vera e propria. Nel
caso del tema di pedagogia della seconda prova, questo passaggio va
sostituito con la lettura e la comprensione delle «questioni» poste dalla
traccia stessa che sostituiscono la scaletta. Lo schema è uno strumento
importante che, se costruito correttamente, consente di dar vita ad un
elaborato proporzionato, organico e omogeneo. La «scaletta» serve a
non perdere mai di vista il filo complessivo della trattazione; aiuta ad
esporre gli argomenti nel giusto ordine e consente di verificare conti-
nuamente lo stato del lavoro.
Nella fase della stesura vera e propria, è importante tendere alla
chiarezza, prediligendo i periodi brevi e non eccessivamente complessi.
Se lo schema di partenza prevede l’esposizione di considerazioni per-
sonali, è bene stare attenti a non ridurre l’intera trattazione, o la gran
parte di essa, ad opinioni non argomentate e a non lasciarsi trascinare
dalle proprie idee perdendo di vista le richieste della traccia. La stesura
deve occupare una buona parte del tempo previsto per la prova ma
è importante che si interrompa almeno mezz’ora prima della fine, per
avere il tempo necessario per rileggere l’elaborato e correggere eventua-
li errori grammaticali, sintattici, imprecisioni, squilibri o contraddizioni 2. Indicazioni per il corretto svolgimento dell’elaborato
presenti nella trattazione.
Le caratteristiche di un buon tema possono essere così sintetizzate:
• esposizione logica e corretta. Le affermazioni, le premesse, le con-
clusioni esposte devono avere chiari legami logici. La punteggiatura
deve rendere agevole la lettura e chiara la struttura delle frasi;
• coerenza del pensiero. Lo sviluppo dei concetti esposti deve essere
il più possibile graduale. Non si ammettono salti logici o afferma-
zioni non legate al contesto. Tutti gli elementi del discorso devono
essere intimamente collegati fra loro. È importante dare al tema un
senso globale di unità;
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Estratto della pubblicazione
• organizzazione delle proprie conoscenze. Il candidato deve dare
prova di aver assimilato e rielaborato le conoscenze acquisite in
maniera personale e di essere in grado di riesporle in forma siste-
matica e originale, secondo le proprie caratteristiche di pensiero e
di scrittura;
• informazioni precise e approfondite. È di fondamentale importanza
tendere a dimostrare di possedere informazioni desunte da fonti
precise e attendibili;
• è bene evitare: la ripetizione meccanica di pagine di manuali o
trattati; di voler esporre tutto quanto si conosce e si è studiato sull’ar-
gomento (anche la capacità di selezione critica e quella di sintesi
sono qualità fondamentali che saranno prese in considerazione in
sede di valutazione); di abbandonarsi a divagazioni, interruzioni,
inutili riprese e soprattutto noiose ripetizioni.
Introduzione: Il tema di pedagogia
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Estratto della pubblicazione
PARTE PRIMA
Storia del pensiero pedagogico
1. Burrhus Skinner e le «tecnologie didattiche»
«La legge dell’effetto è stata presa sul serio: abbiamo acquisito la certezza
che gli effetti si manifestano veramente e che si manifestano in condizioni
che rappresentano l’optimum per ottenere quei mutamenti che chiamiamo
apprendimento».
B. SKINNER, La tecnologia dell’insegnamento, 1970
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Tale particolare attenzione nei riguardi del comportamento umano,
ovvero degli aspetti dell’agire più facilmente osservabili e registrabili,
ha caratterizzato la corrente «comportamentista» di Skinner.
Riguardo alla tecnologia didattica, il comportamentismo di Skinner
aveva trovato la sua espressione più compiuta nel mastery learning, nel
senso che i contenuti della disciplina venivano scomposti in sequenze
(unità didattiche) che prevedevano con precisione metodi, mezzi,
obiettivi e strumenti di verifica dell’apprendimento. Procedimenti di
feedback, dunque, che promuovevano azioni di rinforzo e integrazione
qualora gli obiettivi relativi non fossero stati raggiunti. Con tale metodo
innovativo l’insegnamento risultava fortemente individualizzato.
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2. John Dewey e la didattica laboratoriale
«Là dove i giovani agiscono socialmente, essi devono riferire il loro modo
di agire a ciò che fanno gli altri e farlo combinare con quello; il che dirige
la loro azione a un risultato comune e crea la reciproca comprensione dei
partecipanti».
J. DEWEY, Democrazia ed educazione, 1916
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Estratto della pubblicazione
spazio fisico e mentale della competitività. Cooperazione e solidarietà,
dunque, da contrapporre, come ideali positivi, alla rivalità tra gli allievi
e ai valori potenzialmente pericolosi dell’individualismo e dell’indiffe-
renza nei confronti dell’altro.
La didattica che sta alla base del laboratorio si ispira ad alcune teorie
sull’apprendimento e si basa su specifiche procedure metodologiche. Il
modello teorico di riferimento è quello dell’apprendimento attraverso
l’interazione tra pari.
Le metodologie adottate prevedono una serie di operazioni da
svolgere all’interno del percorso didattico in una dimensione coo-
perativa: assunzione, definizione e contestualizzazione dell’obiettivo
didattico; realizzazione di operazioni pratiche e concrete; individua-
zione di soluzioni possibili e funzionali; realizzazione di un prodotto
visibile; controllo sia del processo che porta alla realizzazione del
prodotto, sia del prodotto stesso, che deve essere funzionale alla
risoluzione del problema definito al principio del percorso; con-
cettualizzazione dei processi che hanno portato alla soluzione del
problema; documentazione cartacea dei percorsi, dei processi attivati
e dei risultati ottenuti.
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Estratto della pubblicazione
superare le divergenze, mettendo in atto vere e proprie strategie di
conciliazione, quali, ad esempio, chiedere a ciascun componente del
gruppo il suo parere rispetto al problema e ascoltare i diversi punti di
vista; essere disposti a cambiare idea di fronte a fatti e opinioni inop-
pugnabili; riconoscere differenze e similitudini tra i diversi approcci
dei membri del gruppo; favorire infine l’empatia, cioè la reciproca
comprensione e condivisione degli obiettivi comuni.
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Estratto della pubblicazione
3. La pedagogia scientifica di Herbart
«La riflessione pratica sull’intenzione che deve guidare l’educatore nella sua
opera [...] costituisce la prima metà della pedagogia. Essa deve accompa-
gnarsi ad una seconda metà, in cui la possibilità dell’educazione dovrebbe
essere esposta teoreticamente e presentata come limitata in ragione della
variabilità delle circostanze».
F. HERBART, Pedagogia generalee (1806)
Il candidato esponga i problemi che Herbart affronta nella sua riflessione, con
particolare attenzione alle seguenti questioni:
• il rapporto con la cultura e le istituzioni educative del suo tempo;
• la fondazione e la sistematizzazione scientifica della pedagogia;
• la dimensione educativa dell’istruzione;
• la teoria dell’interesse.
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correnti suscitarono in Herbart interrogativi e stimoli di riflessione, gli
stessi che lo portarono alla definizione e sistematizzazione della sua
ricerca.
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Estratto della pubblicazione
quelle già precedentemente possedute. La formazione dell’uomo di
cultura richiede, dunque, un’apertura che presuppone una molteplicità
dell’interesse.
Per il suo eclettismo e la novità di molte soluzioni elaborate, la
riflessione psico-pedagogica di Herbart ebbe vasta influenza sia in
Europa sia in America. In particolare l’approccio scientifico fece sì che
essa riscuotesse ampi consensi nell’età del Positivismo, senza peraltro
mancare di lasciare una traccia significativa anche in molti pensatori
contemporanei.
Parte Prima: Storia del pensiero pedagogico
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4. Cooperative learning: origini
storiche e prospettive didattiche
«Non basta mettere insieme delle persone per ottenere un gruppo valido.
Per promuovere il singolo individuo all’interno del gruppo, il gruppo deve
esprimere determinate qualità. Tali qualità sono molto importanti non solo
come punto di riferimento per l’interpretazione di eventuali difficoltà o in-
sufficienze nel modo di procedere ma come meta orientativa di sviluppo del
gruppo stesso. Il cooperative learningg punta al miglioramento dei processi
di apprendimento e socializzazione attraverso la mediazione del gruppo, i
cui membri devono agire sentendosi positivamente interdipendenti tra di
loro, in maniera tale che il successo di uno sia il successo di tutti»
M. COMOGLIO, M. A. CARDOSO, Insegnare e apprendere in gruppo,
LAS, ROMA 1996
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Estratto della pubblicazione
obiettivi didattici, ruolo dell’insegnante, organizzazione della classe,
problemi di valutazione ecc. L’espressione cooperative learning include
infatti diverse correnti educative che hanno la caratteristica comune di
fornire suggerimenti su come lavorare in piccoli gruppi all’interno della
classe al fine di migliorare sia il rendimento scolastico che l’acquisizione
di abilità collaborative.
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5. La pedagogia tra laicità e religione
«Se la religione non avesse presa un poco di cura della educazione sua, qual
sarebbe mai questo popolo? Ma la religione può essere un efficace istru-
mento di educazione, non già l’educazione istessa. È necessario che la legge
le dia la norma, perché spetta alla legge, alla sola legge, il determinare qual
debba essere la virtù del cittadino. È necessario che la filosofia le indichi i
mezzi, perché la filosofia è quella cui spetta conoscere il cuore e la mente
umana e le vie per insinuarvi le virtù e la saviezza. In quella città vi sarà
educazione perfetta, in cui il legislatore, il ministro della religione, il filosofo
vi concorreranno tutti egualmente e tutti saran di accordo; in quella città
si otterrà ciò che di tutte le istituzioni civili deve esser il fine: la massima
concordia tra le parti e la massima energia nel tutto».
V. CUOCO, Educazione e politica, 1925
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pubblica. Sarà poi Giovanni Bosco, qualche anno più tardi, a raccogliere
la sua eredità, fondando l’oratorio, ovvero un ambiente protetto che
riunisce la dimensione educativa con quella familiare.
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Estratto della pubblicazione
6. Il positivismo nella pedagogia italiana
Il positivismo ha offerto un contributo di rilievo allo sviluppo della peda-
gogia come scienza. Tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima del No-
vecento, questa corrente di pensiero dominò la cultura europea in tutti i
suoi aspetti, agendo sullo statuto epistemologico delle discipline in modo
da introdurre cambiamenti che sarebbero sopravvissuti al superamento del
positivismo stesso.
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Estratto della pubblicazione
aspetti verificabili dell’educazione, focalizzando l’attenzione sul «metodo
induttivo»; sulle lezioni sostanziate da «cose» e non da sole «parole»;
sull’esperienza e sull’acquisizione di «abilità».
Più che di educazione, è il caso, in relazione ai pedagogisti citati,
di parlare di «addestramento»: l’educazione è legata a leggi fisiologi-
che, psicologiche e sociologiche che lasciano poco spazio alla libertà
e creatività del soggetto. Per educare è necessario conoscere tali leggi
appartenenti all’evoluzione dell’umanità, perchè il singolo le ripete
nell’ambito del proprio sviluppo. Tuttavia Gabelli, scrupoloso osserva-
tore della realtà scolastica, intuisce l’innata ricchezza di vita posseduta
dal fanciullo, rompendo gli schemi e le leggi di una visione positivista.
Egli, pur partendo dall’osservazione della realtà educativa e sociale,
non si chiude in una visione puramente deterministica dell’educazione,
bensì ne scopre l’aspetto spirituale.
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nella concezione idealistica i due spiriti (educatore-educando) si fon-
dono nell’atto educativo, ossia nel momento in cui si fa educazione. A
differenza di Lombardo Radice, per Gentile la riduzione della pedago-
gia a filosofia è totale, per cui egli rifiuta il concetto di didattica come
scienza e tecnica dell’insegnamento.
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7. Piaget e l’apprendimento per «stadi»
«Lo sviluppo psichico, che comincia con la nascita e termina con l’età adul-
ta, è paragonabile alla crescita organica: come quest’ultima, consiste es-
senzialmente in un cammino verso l’equilibrio. Infatti, così come il corpo
è in evoluzione sino ad un livello relativamente stabile, caratterizzato dal
compimento della crescita e la maturità degli organi, analogamente pos-
siamo concepire la vita mentale come evolventesi in direzione di una forma
di equilibrio finale rappresentata dalla mente adulta».
J. PIAGET, Lo sviluppo mentale del bambino, 1967
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