Sei sulla pagina 1di 16

SINOSSI SINTETICA ESSENZIALE secondo l'ordinamento alfabetico inglese o diciamo pure anche

DI GRAMMATICA latino.
DI EGIZIO CLASSICO
ALFABETICO
O

FARAONICO

======
REDAZIONE SPECIALE ALFABETO EGIZIO IN TRASCRIZIONE PANSEMITICA(c)
IN PRONUNCIA DI ACCENTO SEMPLIFICATA IN ORDINE ALFABETICO COME IN GARDINER
E
IN TRASCRIZIONE PANSEMITICA INTEGRATA trascrizione modello di pronuncia
A SOLE LETTERE LATINE (come in...)
SENZA CARATTERI ch-e s-che-ma
SPECIALI y-e ie-ri
yy-e ie-na
************************* gh-e ghe-zzo (= nero, proprio da aigyptios)
w-e g-u-elfo o v-edere
b-e be-re
NOTA PRELIMINARE p-e pe-ra
La presente SINOSSI SINTETICA ESSENZIALE IN REDAZIONE f-e fe-rmo
SPECIALE è derivata dalla precedente SINOSSI SINTETICA DI m-e me-dio
GRAMMATICA DELL'EGIZIO CLASSICO (ALFABETICO), già da me n-e ne-ro
compilata, sfrondando tale opera di tutte le osservazioni di r-e g-re-to (r piuttosto alla francese)
carattere marginale ed esplicativo, e mira a riportare una h-e/hj-e (c)he
sintesi essenziale delle principali forme fissate come kh-e fres-che
proprie dell'EGIZIO CLASSICO in veste ALFABETICA e khv-e que-sto
VOCALIZZATA e, in più, per maggior praticità, introduce una ghv-e gue-lfo
TRASCRIZIONE ALFABETICA LATINA che non necessita di caratteri z-e e-se-nte
speciali, permettendo una più accessibile scrittura dei s-e se-ntire
testi. Inoltre, questa particolare redazione della "SINOSSI" sh-e/scj-e scen-dere
è definita "speciale", in quanto introduce alcune ulteriori q-e q-uello
semplificazioni nella pronuncia degli accenti, che possono k-e che
rendere ancora più facile la lettura delle parole, anche se g-e sa-ghe
si introducono, per amore di una maggior praticità, t-e te-mpo
semplificazioni che io stesso potrei giudicare eccessive e tj-e ce-na
leggermente arbitrarie, anche all'interno del sistema di d-e de-lta
vocalizzazione da me proposto, se non pensassi utile, per lo dj-e ge-nere
studente che inizia, godere prima di un panorama il più
possibile semplice e chiaro della grammatica egizia in questa N.B.: le trascrizioni "hj" e "scj" devono essere usate quando
particolare versione, tralasciando, in un primo momento, si trascrivano testi senza immissione di vocali, onde non
sfumature, su cui, in seguito, volendo, potrebbe essere generare equivoci; se il testo invece è vocalizzato, è più
essenziale essere documentati, esaminando le redazioni, pratico usare le più semplici trascrizioni "h" e "sh", in
diciamo, più "scientifiche" e tecniche di questa SINOSSI DI quanto non si dovrebbero ingenerare equivoci.
GRAMMATICA EGIZIA ALFABETICA, che si presenta, appunto, a
vari livelli di redazione ed esposizione degli argomenti
stessi.
ALFABETO EGIZIO TRASCRITTO
Ciò che tuttavia è per il lettore più importante notare è IN ORDINE ALFABETICO PANSEMITICO(c)
che, quivi, per EGIZIO CLASSICO ALFABETICO, si intende una CON NOMI DELLE LETTERE PANSEMITICI(c).
forma particolare di ANTICO EGIZIO, in parte, di costruzione
artificiosa, che io vengo a denominare anche "FARAONICO(c)": ch chàlef
non sto ora a precisare la natura dei criteri usati per la b bet
fissazione, in parte artificiosa, delle forme grammaticali g ghìmel
del "FARAONICO(c)", in quanto ampiamente illustrati altrove, d dàlet
in precedenti miei scritti, anche per non appesantire la hj hje
presente SINOSSI che è appunto SINTETICA ED ESSENZIALE, cioè w waw
il più possibile limitata al minimo, diciamo, indispensabile kh khet
per dare un panorama grammaticale della lingua egizia. khv khva
Tengo, in ogni caso, quivi a precisare che il FARAONICO(c) y yod
non intende interferire con i criteri in uso nei trattati k kaf
grammaticali delle comuni grammatiche di antico egizio in uso (l) làmed ( in egizio presente solo in parole straniere)
presso gli egittologi, indispensabili per chi voglia m mem
procedere in una conoscenza ampia e sicura della lingua n nun
egizia. Il FARAONICO(c) vuole semplicemente porsi come uno z zàmek (pronunciare "z" come esse dolce)
strumento ausiliare didattico, per appredere qualcosa che sia gh ghàin
inerente la lingua degli antichi egizi. ghv ghvàin
E' per questo che io vengo quivi ad usare questo termine un p pe
po' particolare e forse un po' "altisonante" per questa f fe
versione un po' particolare della lingua antico egizia. tj tjad
Si tratta di una versione che, tra l'altro, dovrebbe, per djad djad
così dire, "perfezionarsi", estendendosi il suo uso: il q qof
modello è quindi "aperto" alle possibili critiche dei r resc
possibili lettori, che, volendo, potrebbero venir a far parte s sin
di una possibile "accademia" di questa particolare versione scj scjin
della lingua egizia stessa! t tàu
Ma, bando ad ulteriori parole, al lettore il giudizio circa
la validità del tutto! (ht) aht (evoluzione possibile della des. femm.)

l'autore NOTA
RENATO TURRA Il conferimento di un nome alle lettere può essere utile
nello "spelling".
Non tutti i suoni dell'"alfabeto pansemitico(c)" sono qui
***** F O N E T I C A ***** usati, ma sono elencati solo quelli utili per l'egizio.
I nomi "pansemitici(c)" sono in gran parte tratti dai nomi
(N.B.: CRITERI FONETICI CONVENZIONALI) delle lettere nell'alfabeto ebraico. Per alcuni altri nomi,
si è ricorsi ai nomi delle lettere in arabo. In pochi casi,
PRONUNCIA si è ricorsi all'"invenzione".
La pronuncia che qui si propone, tende alla massima Quest'ordine alfabetico che, a mio parere, sarebbe l'ideale
distinzione e a una certa "praticità", per favorire per una versione di "egizio alfabetico", in pratica, per ora,
soprattutto gli studenti europei, non abituati, in genere, a non verrà, nel caso di ordinamenti alfabetici, mai usato,
distinguere la natura, ad esempio, dei numerosi suoni dovendosi preferire, o l'ordine del tipo "GARDINER", che è
aspirati propri dell'egizio, come pure delle altre lingue poi l'ordine alfabetico dei più comuni dizionari
semitiche, cui l'antico egizio è affine, appartenendo al lato egittologici, o, possibile in questa versione, il comune
camitico della famiglia linguistica camito-semitica. ordine alfabetico "latino" (o "inglese" che dir si voglia),
Si noti, inoltre, che, i digrammi e i trigrammi usati per la di cui è inutile illustrare i vantaggi e la praticità.
trascrizione di taluni suoni, sono essenzialmente di
carattere convenzionale e si limitano a fornire solo dei
richiami generici al suono che essi rappresentano.
L'ordine alfabetico delle trascrizioni è quello che si
ritrova anche nella grammatica di GARDINER.
Nella trascrizione quivi proposta, farò seguire, tuttavia,
l'ordine delle lettere secondo l'alfabeto pansemitico(c), con
i nomi pansemitici(c) ed infine anche l'ordine delle lettere

1
ORDINE ALFABETICO DELL'EGIZIO ALFABETICO
ORDINATO SECONDO L'ALFABETO INGLESE (LATINO)
Sintetizzando, le quattro vocali fondamentali sono
b costituite dalla "e"-scevà e dalle sue tre derivate (u,i,a).
ch
d, dj NOTA: il tipo di trascrizione qui usato, per una maggior
f semplicità, dovrebbe omettere qualsiasi forma di accento la
g, gh, ghv cui collocazione dovrebbe essere facilmente deducibile in
h/hj base a semplici regole. Tuttavia, per maggior chiarezza, le
k, kh, khv forme riportate in questa sinossi presenteranno tutte
(l) l'indicazione almeno dell'accento tonico principale della
m parola. Si deve, in ogni caso, tenere conto che, in genere,
n la vocale "a" è tonica: laddove a non fosse tale, sarà, in
p genere, segnalato.
q In particolare, inoltre, si vedrà come, quando la "i" e la
r "u" servono a formare rispettivamente forme determinate o
s, scj/sh indeterminate, in tal caso, porteranno, di fatto, accento.
t, tj In certi casi, gli incontri vocalici "ai" e "au" formano, di
w fatto, una specie di dittongo e si dovranno leggere con
y, yy accento sul primo elemento del "dittongo".
z
NOTA: è importante distinguere, nell'ambito del sistema di
E' chiaro che, in questo tipo di ordinamento alfabetico, i trascrizione e di grammatica, che qui propongo tra
lemmi, all'interno di alcune lettere, possano mischiarsi: ma
una tale soluzione può rendersi necessaria, quando si ricorra RAFFORZAMENTO
a sistemi di ordimanento automatico dei lemmi in dizionari, e
diciamo, di tipo "elettronico": in ogni caso la ricerca dei RADDOPPIAMENTO
lemmi non è, in pratica, impedita. di una
CONSONANTE.
NOTA GENERALE SULLA PRONUNCIA
è importante soprattutto che i suoni siano pronunciati ben Una CONSONANTE è da considerarsi
distinti: proprio per questo consiglio di accentuare la
pronuncia di alcuni suoni e, in paticolare, sarà meglio RAFFORZATA quando è scritta doppia, ma
pronunciare non interpone vocale,
mentre è
gh come un gh duro seguito da y semivocale gh-y
khv come un k molto aspirato + u kh-u RADDOPPIATA quando è scritta doppia e interpone
ghv come un g duro molto aspirato + u gh-u vocale.

mentre Ora è importante notare che solo la consonante raddoppiata ha


scrittura geroglifica doppia . La doppia rafforzata è solo,
ch come un c duro aspirato (c)h invece, una consonante supponibile, ma non segnalata dalla
hj vale debole aspirazione muta h scrittura geroglifica. Solo in questo, il presente sistema di
kh vale forte apirazione muta ch trascrizione, a livello delle consonanti, si discosta da
quello in normale uso presso gli egittologi.
Comunque la pronuncia di queste consonanti non deve essere E' da notare, comunque, che la segnalazione del RAFFORZAMENTE
fatta in modo defatigante. non è da ritenersi obbligatoria: sarà in genere segnalato, ma
non sempre, per non complicare troppo.
VOCALI
N.B.
Cercando di esprimermi, in qualche modo, in breve, le vocali
non sono segnate in egizio: gli egittologi, una volta PROPOSTA DI UN SISTEMA FONETICO
trascritto il testo geroglifico che risulta composto di sole
consonati, lasciano il testo così com'è e usano, per comodità Proporre, nell'ambito del concetto qui esposto di "egizio
di lettura, inserire, dopo la maggior parte delle consonanti, alfabetico(c)", l'idea di un sistema fonetico potrebbe
la vocale integrativa "e", pronunciando, tuttavia come "a" (e sembrare un po' assurdo: tuttavia, quello che io qui
quindi rendendo inutile la vocale integrativa) le consonanti propongo, è un sistema fonetico ideale che non ha stretta
"ch", "gh", come "i" le consonanti "y" e "yy" e come "u" la necessità di trovare un vero e proprio riscontro storico.
consonante "w" Nella presente grammatica, l'"egizio Distingueremo, dunque in questo sistema fonetico un po'
alfabetico(c)" o, più in breve, il "faraonico(c)" presenta "ideale" del faraonico(c):
tuttavia una vera e propria vocalizzazione di tipo non
convenzionale, ma in ogni caso, artificiosa e quindi, in un a) il luogo di articolazione
certo senso, arbitraria. La vocalizzazione di tipo (laringale, faringale, velare, palatale, dentale,
convenzionale usata dagli egittologi ha appunto il vantaggio labiale)
di non introdurre alcuna arbitrarietà e quindi, in un certo b) il modo di articolazione
senso, è più rigorosa e diciamo pure "più filologica" e, (esplosivo, fricativo, continuo, liquido, nasale)
anche a mio parere, mantiene tuttavia ancora molta validità. c) la qualità dell'articolazione
Pertanto, il sistema proposto in questa grammatica non mira (muto, sonoro, enfatico)
ad una sostituzione del tradizionale sistema egittologico di
lettura: ne propone solo uno aggiuntivo da usare quando lo si SPECCHIETTO DI SISTEMA FONETICO
ritenga opportuno. Il sistema vocalico proposto dal
"faraonico(c) non mira neppure ad una ricostruzione "storica" espl. fric. cont. liqu. nas.
di quelle che potevano essere le vocali usate dagli egizi per m. s. e. m. s.
pronunciare i loro testi, anche se, in base ad oppotune lar. ch hj e en
comparazioni, ciò sia o possa essere possibile: il sistema far. kh gh
che qui si propone è, come ho detto, "artificioso". Ma, vel. k g q khv ghv a
tralasciando di proseguire in queste "doverose" precisazioni, pal. tj dj scj i y (l) gn
veniamo a quanto il "faraonico(c) propone praticamente nella dent. t d s z r n
sua "lettura" dell'antico egizio, che tra l'altro, qui, in lab. p b f u w m
pratica, si presenta molto semplificata anche all'interno
dello stesso sistema "artificioso" della mia versione di NOTA: nello specchietto sono state aggiunte anche le vocali
"egizio alfabetico vocalizzato(c)". e, inoltre, la "l" come suono generalmente non scritto o
scomparso e la "gn" come suono solo supposto.
Il "faraonico(c)" prevede 4 vocali fondamentali:
Limitando lo specchietto qui sopra scritto alle sole 24
e a i u, lettere alfabetiche, risulterà come segue:
ma chiarendo che
espl. fric. cont. liqu. nas.
e è l'unica vocale vera e propria: sarebbe lo shvà e m. s. e. m. s.
sarebbe da pronunciare come une "e" francese, tuttavia, lar. ch hj
per semplicità, può benissimo pronunciarsi come una "e" far. kh gh
italiana; vel. k g q khv ghv
pal. tj dj scj y
u è oscuramento finale di shvà, a valenza indeterminativa dent. t d s z r n
(anche se poi, per metatesi, la u può "entrare nel corpo lab. p b f w m
della parola", dando luogo a forme grammaticali
"interne");
nota: la "l" è scomparsa nelle forme egizie ed è resa talora
i è schiarimento finale di shvà, a valenza determinativa con "r", "n", "rn": in epoca tardo-egizia è stata
(anche se poi, per metatesi, la i può "entrare nel corpo reintrodotta per trascrivere nomi stranieri.
della parola", dando luogo a forme grammaticali
"interne");

a è rafforzamento tonico di shvà a valenza iterativa o


sostantiva in corpo di parola.

2
VOCALI "FURTIVE" OD OMORGANICHE varrà la pena di sintetizzare meglio questo argomento,
Anche per facilitare la pronuncia, ma non solo per questo, si riguardanti gli STATI DELLA RADICE nelle parole dell'egizio
possono introdurre nella pronuncia e nella scrittura VOCALI faraonico(c), usando un MODELLO DI RADICE ed esattamente la
FURTIVE OMORGANICHE ALLE CONSONANTI: in particolare radice *t-k-n = esser vicino, di cui, comunque, le forme qui
prodotte sono in gran parte solo teoriche e formate solo per
-a- può apparire come vocale furtiva di ch, hj, kh, gh, dare un esempio di paradigma:
-u- " " " " " " khv, ghv, w
-i- " " " " " " y, r *t-k-n STATO-RADICE
tekn STATO-GEROGLIFICO
La vocale furtiva, in corpo di radice, appare dopo la tekn STATO RADICALE
consonante, da cui: tekn STATO AORISTICO
tekèn STATO VERBALE
cha, hja, kha, gha, khvu, ghvu, yi; takn STATO AGGETTIVALE ASSOLUTO
tàikn STATO AGGETTIVALE INGRESSIVO O IMPERFETTO
in fine di radice, può apparire prima della consonante, tàukn STATO AGGETTIVALE EGRESSIVO O PERFETTO
facendo precedere una e o una i eufonica, da cui: tekàn STATO VEBALE IMPERFETTIVO
tàkn STATO VERBALE PERFETTIVO
each, iach, eahj, iahj, eakh, iakh, eagh, iagh, takn STATO NOMINALE ASSOLUTO
eukhv, iukhv, eughv, iughv, euw, iuw taìkn STATO NOMINALE DETERMINATO
ey, iy, ir: taùkn STATO NOMINALE INDETERMINATO
tekn STATO COSTRUTTO ASSOLUTO
le forme in -i- sono da preferirsi con sostantivi, quelle in teìkn STATO COSTRUTTO DETERMINATO
-e- con i verbi. teùkn STATO COSTRUTTO INDETERMINATO
etc.
METAFONIA Dò quivi solo alcune forme ed ometto, per ora e per brevità,
In una parola è possibile u>i o i>u per METAFONIA EUFONICA. onde non complicare, di esaminare le funzioni significative
che si illustreranno da sé nel corso della grammatica. Qui
voglio solo far notare che lo

STATO-RADICE,
lo STATO-GEROGLIFICO,
lo STATO RADICALE,
lo STATO AORISTICO,
***** M O R F O L O G I A ***** e lo STATO VERBALE

N.B.: caratteristico dell'egizio come delle lingue semitiche, sono solo "stati" "teorici" e "grammaticali", cioè non
più che il cosiddetto "triconsonantismo", a me sembra essere "semantici" o "inerenti il significato" d'uso concreto:
il BISILLABISMO, cioè il presentare le radici sotto questa infatti, il primo serve ad enunciare le lettere di cui la
forma: radice della parola è composta, il secondo serve (ove esista)
a denominare il geroglifico, tenendo tuttavia conto che, un
CeèC medesimo geroglifico, può ricevere diverse letture e che
CeCèC. alcuni geroglifici (determinativi di radice) possono anche
non avere alcuna lettura; mentre il terzo e il quarto stato
Segue comunque qui di seguito un esame più particolareggiato. che, in pratica, sono molto simili, vogliono, evidenziare che
si vuole enunciare la radice nel suo significato generico,
appunto, "radicale", riferendosi al suo significato
STATI DELLA RADICE O STATI RADICALI "astratto", molto indeterminato, indefinito, cioè "aoristico"
(in greco l'aggettivo "a-oristo" significa "che non ha
Distinguiamo dapprima uno STATO RADICALE ASTRATTO del tipo: confine", ossia "senza-termine", "indeterminato"), mentre la
radice in "STATO VERBALE" serve seplicemente ad enunciare un
Ce --> monolittere qualsiasi verbo come fosse una forma di nostro infinito.
Ce-Ce --> bilittere Vorrei, inoltre, fare notare come
Ce-Ce-Ce --> trilittere
lo STATO ASSOLUTO tàkn
Dall' ASPETTO INTERO di queste forme, si può far derivare un può essere chiamato anche STATO "a",
ASPETTO TRONCO O PAUSALE del medesimo STATO RADICALE ASTRATTO
che si può definire, appunto STATO RADICALE ASTRATTO PAUSALE lo STATO DETERMINATO taìkn
del tipo: può essere chiamato anche STATO "i",

eC lo STATO INDETERMINATO taùkn


Ce-eC può essere chiamato anche STATO "u".
Ce-CeC
in cui, come si vede, la radice appare come tronca.
*** ARTICOLO ***
Quest'ultimo ASPETTO PAUSALE O TRONCO DELLA RADICE si suppone Nell'egiziano classico non c'è articolo. Compare nel
che sia poi quello di uso più pratico e generale nel neoegizio e nel demotico come
manifestarsi delle forme e, di fatto, qui si produrra'
prevalentemente modelli di forme ad aspetto PAUSALE. pìach m. s.
tìach f. s.
Da questo STATO ASTRATTO (e PAUSALE) della radice, si può poi nìach m./f. pl.
avere ha uno STATO ESCLAMATIVO (o AORISTICO) della RADICE del e
tipo "neutro collettivo".

Tuttavia, in sede di "faraonico", cioè in una versione di una


Cae > Ce lingua antico-egizia classica parzialmente "artificiosa",
CaeC (ae qui non fa dittongo = e aperta) vengo a distinguere, a livello dell'apparato vocalico, che
CaCeC/CaCC, per altro, per l'egizio classico non è in pratica noto (le
vocali sono scritte nel copto, una versione post-classica
che può essere anche detto, per possibile funzione, STATO della lingua egizia), particolari forme che, di fatto,
SOSTANTIVO. sostituiscono, in un certo senso, l'articolo.
Ecco tali forme, predendo come esempio
Opposto al precedente, si può ricavare lo STATO RADICALE DI
TIPO VERBALE che in forma ASTRATTA si può manifestare come ranp = anno

Ceè stato assoluto ranp = anno


CeèC stato determinato raìnp = l'anno
CeCèC, stato indeterminato raùnp = un anno
ma, in forma concreta, si manifesta come STATO VERBALE

PERFETTIVO

Càe
CàeC
CàCec
o IMPERFETTIVO
Ceà
CeàC
CeCàC.

NOTA: in STATO VERBALE ASTRATTO, si possono elencare le


radici verbali in un evetuale DIZIONARIO EGIZIO VOCALIZZATO.
NOTA: più ampie osservazioni su questo argomento si trovano
nella precedente SINOSSI più ampia: qui ci si è limitati,
circa l'argomento, a brevi osservazioni essenziali. Tuttavia

3
***NOME*** khaùm naìtjir > kheùm naìtjir un sacerdote del dio
khaìm naìtjir > kheìm naìtjir il sacerdote del dio
stato ass. det. ind.
maschile
s. nàtjir naìtjir naùtjir dio, il d., un d.
pl. nàtjiriuw naìtjiriuw naùtjiriuw dei, gli d., degli d.
d. nàtjirwiyy naìtjirwiyy due dei, i due d.

femminile GENITIVO INDIRETTO


s. nàtjiriat naìtjiriat naùtjiriat dea, la d., una d. viene ottenuto mediante l'uso dell'agg. n(yy) una "nisba"
(cioè un agg. di relazione in -yy) derivato dalla prep. n = a
pl. nàtjiriuwt naìtjiriuwt naùtjiriuwt dee, le d., delle d. e quindi significante "realtivo a, appartenente a".
d. nàtjirtiyy naìtjirtiyy due dee, le due d. Le forme "intere" dovrebbero essere:
s. pl. d.
m. enìyy enìyyiuw eniyyiuwìyy
NOTA f. eniyyt enìyyiuwt eniyytìyy
nàwtjir rispetto a nàtjiriuw e
nàwtjirt rispetto a nàtjiriuwt abbreviabili in
nawìtjir rispetto a naìtjiriuw s. pl. d.
nawìtjirt rispetto a naìtjiriuwt e, volendo, m. enì enìuw eniuwìyy
nawùtjir rispetto a naùtjiriuw f. enìt enìuwt enitìyy.
nawùtjirt rispetto a naùtjiriuwt A fianco di queste forme "assolute" si possono agiungere
possibili forme determinate e indeterminate del tipo
potrebbero essere forme di "plurale interno" (come si trovano eìni, eùni, eìnit, eùnit etc.
anche in arabo, senza pretendere quivi di stabilire nessun
"collegamento"): un tale plurale "interno" forse potrebbe Di fatto, tuttavia, si vengono a formare anche delle forme
essere connotato in scrittura geroglifica dal segno delle tre "abbreviate" "interne" che sono quelle da usarsi anche per
lineette al posto del segno della w. Tuttavia, ripeto, il miglior "eufonia", secondo lo specchietto che qui segue:
"faraonico(c)" non si pone come fine una ricostruzione s. pl.
storica del vocalismo dell'egizio classico: il vocalismo m. èn/ìn/ùn ìniuw
proposto qui ha fini per lo più pratici e didattici. Quindi, f. ènt/ìnt/ùnt èniuwt/ìniuwt/ùniuwt.
queste forme di "plurale interno" vanno considerate solo come
possibili "varianti stilistiche" della forma del plurale: in Esempi:
ultima analisi, si tratta di una possibile scelta stilistica
di pronuncia, all'interno delle varie forme possibili di kham èn naìtjir (ass.) sacerdote del dio
vocalizzazione grammaticale. Questo procedimento non è molto khaùm ùn naìtjir (ind.) un sacerdote del dio
accettato nelle nostre lingue nazionali moderne, per ovvi khaìm ìn naìtjir (det.) il sacerdote del dio
motivi, ma, ad esempio, se si legge un testo italiano del
seicento, si potrebbe costatare come vi fosse anche un naìyiuwiat ìnt naìkhiakh la città dell'eternità
preziosismo nello scrivere varianti ortografiche di una
medesima parola in uno stesso medesimo testo (si possono waìriuw ìniuw Ghabdjiuw i grandi di Abido
intendere come arcaismi). In ogni caso, consiglio l'uso delle khaìmiuwt ìniuwt waìriuw le mogli dei capi
forme di plurale "normale", salvo particolari casi di
opportunità. (n.b.: usando la costruzione si vedrà che verrà spontaneo
indebolire l'accento della parola che precede la en).
---> monosillabi
difficoltosa è la loro vocalizzazione: si può proporre, da un N.B.: nell'egizio meno antico il genitivo tende a fissarsi in
*re radice di tipo verbale e aoristica, una radice sostantiva un unica forma del tipo en/un/in.
assoluta del tipo
VOCATIVO
ràe ya = o
che tuttavia tende a realizzarsi, schematizzando al massimo, (la particella ya è forse un imperativo "stereotipato" dal
come segue: verbo monolittere yeè = *individuare, *fissare, *affermare,
dire e qui significherebbe "attento!, fissa l'attenzione!)
ra voce (stato assoluto)
raù una voce
raì la voce PARTICELLE INIZIALI DI FRASE
Propongo di vocalizzare tali particelle con "a" (stato
ràiuw voci esclamativo): es.
raìiuw le voci mak! guarda!
raùiuw delle voci matj! guarda!
màtjen! guardate!
rà(w)iyy due voci
raì(w)iyy le due voci

ESEMPI DI RIDUZIONE VOCALICHE PER STATO PRONOMINALE


ESEMPI DI RIDUZIONI VOCALICHE PER STATO COSTRUTTO a rigore si potrebbe proporre il seguente schema:

nàtjir > netjr natjr > naetjr,


naìtjir > neìtjir dove "ae" si dovrebbe pronunciare come vocale intermedia tra
nàtjiriuw > netjiriuw "a" ed "e". Tuttavia, per semplificare, si può considerare
questo indebolimento come facoltativo.
monosillabi: Quindi:
naìtjir = il dio
ra > re naeìtjir.èn = il nostro dio
raì > rei/ri come anche
raù > reu/ru naìtjir.èn = il nostro dio

ràiuw > reiuw


raìiuw > reiiuw
raùiuw > reuiuw
ràiyy > reiyy

ORDINE NORMALE PAROLE


In egizio la frase ha in genere una costruzione fissa:

---> frase verbale:


eventuale particella introduttiva +
v. + sogg. + ogg. + complemento termine + avverbiale

---> frase nominale:


a) a predicato nominale:
sogg. + pred.
b) a predicato aggettivale:
pred. + sogg.
c) a predicato avverbiale:
a) copula non espressa:
sogg. + pred.
b) copula espressa (yeàuw = -forse- "stato")
yeàuw + sogg. + pred.

GENITIVO DIRETTO O STATO COSTRUTTO


kham naìtjir > khem naìtjir sacerdote del dio

4
***PRONOMI***
N.B.
PRONOMI PERSONALI INDIPENDENTI Gli elementi pronominale vero e propri sono i tre elementi
yinniuwkìy (pr. [i]gniuchì) io (probabilmente dei "personificatori"):
entìk (pr. entìch) tu m.
entìtj (pr. entìc) tu f. pe te ne
entìf egli proprio lui proprio lei proprio ciò
entìs essa
yinnèn (pr. [i]gnèn) noi che io qui vocalizzo con vocalizzazione "standard"
enttjèn (pr. entcèn) voi determinata:
entsèn (pr. entsèn) essi pi ti ni
yinnenìyy (pr.[i]gnenì) noi due
enttjenìyy (pr. entcegnì) voi due (piuttosto che pu, tu, nu: pure possibile).
entsenìyy (pr. entsegnì) essi due A tali elementi pronominali sono aggiunti i suffissi
w/n/f/ch ossia (i)uw/-n/-f/(i)ach, rispettivamente connotando

N.B. la vocalizzazione è stata molto standardizzata, -iuw un elemto qualsiasi


proponendo le forme più semplici e diciamo più "pratiche". -n un elemento nobile
Qui sono state anche considerate, per un uso standard, le -f un elemento popolare ("demotico")
forme "nobiliari": forme "popolari" o, volendo, "demotiche", -iach un elemento assoluto
potrebbero essere quelle in "u": niuwk, entuk, entutj,
entuf, entus, yinneun etc. Ripetendo, senza nessuna pretesa N.B.:
di prova "storica", di fatto le forme di questo pronome in yìppiuw etc. forse sono da un *yìpw plurale di p-: la yi
copto sembrano più vicine alle forme qui proposte come denoterebbe il raddoppiamento della p (pp) derivante da un pw
"popolari" o "demotiche", volendo usare il termine "demotico" ferma di normale plurale (sing. pi, plur pi-iuw).
secondo un uso più ampio e, direi, in parte un po' nuovo,
rispetto a quello che è l'usuale significato di "demotico" in Le forme sopra riportate hanno qui vocalizzazione
egittologia (con "demotico" si intende un testo scritto in determinata.
una grafia "demotica" etc.).
AGGETTIVI POSSESSIVI RECENZIORI
PRONOMI PERSONALI SUFFISSO piachiyy.ìy tiachiyy.ìy niachiyy.ìy
.ìy (pr. ì) io questo-relativo mio questa-rel mio questi-rel mio
.ìk (pr. ìch) tu m.
.ìtj (pr. ìc) tu f. PRONOME RELATIVO
.ìf egli s. pl.
.ìs essa
.èn (pr. èn) noi m. intìyy intì(yyi)uw
.tjèn (pr. cèn) voi f. intì(yy)t intì(yy)(uw>)ut
.sèn (pr. sèn) essi
.enìyy (pr. egnì) noi due ossia, riscrivendo le forme abbreviate:
.tjenìyy (pr. cegnì) voi due
.senìyy (pr. segnì) essi due m. intìyy intìuw
f. intìt intìut.
N.B. la vocalizzazione è stata molto standardizzata,
proponendo le forme più semplici e diciamo più "pratiche" e,
tra l'altro, generalizzando l'uso della serie vocalizzata in FRASI INTERROGATIVE
"i" (cioè serie "nobiliare", rispetto ad una in "u" -es. uk, raramente ottenibili tramite il tono della frase:
utj etc.- di tipo "demotico/popolare"): è questa una delle più comunemente introdotte da particelle:
maggiori semplificazioni del "faraonico(c)" rispetto al
sistema di vocalizzazione (pure comunque "artificioso") yan
dell'"egizio alfabetico vocalizzato(c)" da me proposto, anche yan yaw
se poi, in pratica, anche in sede di "eg. a. v.(c)" poi si yan yaw erf (rafforzata)
ometteva, in genere, di produrre specchietti grammaticali yan yaw yirf "
relativi alle forme in "u", lasciandoli alla deduzione del yan yaw ter "
lettore. Il plurale, in particolare, senza dare quivi, più
particolari spiegazioni presenta una voacalizzazione con "e"
"neutra" (si tratta di una "e" speciale differente dallo PRONOMI E AVVERBI INTERROGATIVI
"shva" che dovrebbe portare, per essere segnalata un accento rimangono nella frase nella posizione prescritta dalle regole
circonflesso). generali.
N.B. i pronomi personali suffisso connessi con nomi e
preposizioni si considerano tonici e perciò richiedono 1) mi = "chi? che cosa?"
l'indebolimento vocalico dello stato pronominale (se c'è, "a"
diventa, facoltativamente "ae" che si pronuncia come e nota
aperta, mentre le preposizioni, se già vocalizzate con e, em mi con che cosa?
rimangono tali); invece, nelle forme verbali, i pronomi mey mi come?
suffissi devono considerarsi atoni e perciò non producono er mi a quale scopo?
alcuna modificazione nelle vocali che precedono: ovviamente kher mi perché?
le forme verbali che di fatto sono nomi, come, ad esempio,
gli infiniti, seguiranno la regola dei nomi. in posizione iniziale come soggetto viene introdotto da
yan mi yarrif? chi farà?
PRONOMI PERSONALI DIPENDENTI yan mi yerar? chi fa?
(forme toniche e autonome) yan mi yarr? chi ha fatto?
wiy (pr. uì) io, me
tjìuw (pr. cìv) tu, te m. 2) piutir = "chi? che cosa?
tjin (pr. cìn) " f. (da pron. dim. pìuw + suff. -tir/tiy)
sìuw (pr. sìu) lui
siyy (pr. sìi) lei varianti
sit (pr. sìt) esso, essi (collettivo) pìuti
en (pr. èn) noi, ci piutìyy
tjen (pr. cèn) voi, vi pìuwtir/pìuwtiy
sen (pr. sèn) essi, loro

usato all'inizio della frase


PRONOME INDEFINITO
3) ziyy = "chi? che cosa? quale?
tìuw (> tì-iuw)
all'interno della frase
PRONOME PERSONALE ARCAICO DI RISPETTO
4) yashsit = "che cosa?"
Tjìuwt Tu
Sìuwt Ella all'interno della frase

AGGETTIVI E PRONOMI DOMOSTRATIVI


5) yakhv = "che cosa?"
s.m. pl.m. s.f pl.f. pl.-s. collettivo
pìuw yìppiuw tìuw yìpptiuw nìuw all'interno della frase
pin yìppin tin yìpptin nin
pif yìppif tif yìpptif nif
pìach tìach nìach 6) tjan = "dove? da dove?"

N.B.: varianti
da pch, tch, pch derivano articoli recenziori tan
vocalizzabili pìach tanìyy
taniuw

5
all'interno di frase

7) war = "quanto? quanti?" ***VERBO***


war
wàur = quanti SPECCHIETTO SINOTTICO CONIUGAZIONE
EGIZIA

***NUMERALI E NUMERAZIONI VARIE*** Il seguente specchietto mira a dare un quadro il più


cardinali possibile chiaro della coniugazione egizia all'interno di una
forme assolute indeterminate determinate proposta di forme molto standardizzate e semplificate: il
1 wgh wàiagh waùiagh waìiagh tutto per aiutare meglio la memoria di chi studia l'egizio;
2 snw[yy] sànwiyy saùnwiyy saìnwiyy inoltre, in questa sinossi sintetica, le forme verbali sono
3 khvmt(w) khvàmtiuw khvaùmtiuw khvaìmtiuw state ordinate secondo un sistema a noi più "famigliare" e
4 fdw fàdiuw faùdiuw faìdiuw con denominazione un po' "sui generis", sempre per scopi
5 dyw dàyiuw daùyiuw daìyiuw didattici e mnemotecnici. Lo stesso vale per i pronomi messi
6 sysw sàysiuw saùysiuw saìysiuw prima delle forme verbali che, in egizio, andrebbero di fatto
7 sfkhv(w) sàfkhviuw saùfkhviuw saìfkhviuw omessi, anche per motivi "sintattici": li si è comunque
8 khvmn(w) khvàmniuw khvaùmniuw khvaìmniuw lasciati data l'abitudine, specie in italiano, ma anche in
9 psdj(w) pàsdjiuw paùsdjiuw paìsdjiuw altre lingue, di coniugare i verbi facendoli precedere dai
10 mdj(w) màdjiuw maùdjiuw maìdjiuw pronomi personali.
20 djbghtyy djàbiaghtiyy djaùbiaghtiyy djaìbiaghtiyy Anche le forme verbali del "faraonico(c)" sono, per maggior
30 mghbch màghbiach maùghbiach maìghbiach chiarezza, state separate con "punti interni": in
40 khm(w) khàmiuw khaùmiuw khaìmiuw "faraonico(c)" il loro uso è facoltativo, come del resto
50 dy-yyw dàyiyyiuw daìyiyyiuw daùyiyyiuw l'uso qui seguito di segnare l'accento tonico sulle forme.
60 sy(syyw) sàysiyyiuw saìysiyyiuw saùysiyyiuw Nelle parentesi si trova:
70 sfkhv(yyw) sàfkhviyyiuw saìfkhviyyiuw saùfkhviyyiuw a) la trascrizione "egittologica" della forma in alfabeto
80 khvmn(yyw) khvàmniyyiuw khvaìmniyyiuw khvaùmnìyyiuw "pansemitico(c)";
90 psdjyyw pàsdjiyyiuw paìsdjiyyiuw paùsdjiyyiuw b) la dizione della forma come si legge in italiano;
100 scjnt shant shaùnt shaìnt c) la trascrizione "faraonica(c)" della forma seguita in
1000 khvch khvàiach khvaùiach khvaìiach genere da un tentativo di "interpretazione",
10.000 djbgh djàbiagh djaùbiagh djaìbiagh che comunque non deve essere inteso come "storico",
100.000 khfn khàfin khaùfin khaìfin cioè anche solo come fornente un tentativo di
1.000.000 khkh khàiakh khaùiakh khaìiakh spiegazione di "sintassi storica".
d) l'equivalente approssimativo di traduzione italiana.
si può pensare che, col tempo, le forme determinate e
indeterminate siano state progressivamente meno usate e, in Notare che le due abbreviazioni un po' "anomale", ma spero
pratica, si solo le forme assolute della prima colonna. "partiche", valgono rispettivamente:

ordinali "perv." per "perfettivo"


m. f. e
1.o tapìyy tapiat "impv." per "imperfettivo".
2.o saniuw-niuw saniuw-niuwt
3.o khvuamtiuw-niuw khvamtiuw-niuwt N.B. nei quadri di coniugazione relativi il "faraonico(c) si
4.o fadiuw-niuw fadiuw-niuwt darà direttamente la precedenza a forme "interne", senza
5.o dayiuw-niuw dayiuw-niuwt citare in genere possibili forme "esterne".
6.o saysiuw-niuw saysiuw-niuwt
7.o safiukhv-niuw safiukhv-niuwt Esempio: nel caso di una forma del tipo
8.o khvuamn-niuw khvuamn-niuwt
9.o pasdji-niuw pasdj-niuwt sdjm(w)
10.o màiiakh màdjiuw màiiakhiat madjiuw (che completa 10)
11.o " etc. che in "faraonico(c)" si può vocalizzare come

USI NUMERICI VARI sàdjmeuw/sedjàmew


regolarsi in genere come da contesto o
sàudjem/sedjàum
si opterà direttamente nell'uso per la seconda forma
sàudjem/sedjàum,

anche se la prima forma può essere sempre, volendo, usabile.


OSSERVAZIONI SUL SISTEMA VERBALE DELL'ANTICO EGIZIO

Quanto a quello che si usa dire SISTEMA VERBALE, si può dire


che l'antico e medio-egizio abbiano un sistema verbale
piuttosto "aperto" e orientato verso forme piuttosto ancora
DIVISIONE DEL TEMPO E DATAZIONE "espressive" che "schematiche", diversamente, invece, che in
ranpit anno italiano e, in genere, nelle lingue europee moderne: di qui,
chabd mese si ha una certa difficoltà a produrre uno schema che possa
hariuw giorno essere sintetico e semplice.
chakhvit "umida" metà luglio-novembre Comunque, volendo, tuttavia, si potrebbe proporre, ad
parit "uscita" metà novembre-marzo esempio, il seguente schema (per le forme di uso verbale e
shamiuw "secca" metà marzo-luglio non nominale, participiale o relativo):
wanniuwt ora
sasiuw giorni nelle date a) forme tipiche in PROPOSIZIONI PRINCIPALI OGGETTIVE
khechait-saìp anno date (lett. inizio della volta) definibili come: NARRATIVE o DI SAPORE INDICATIVO o
semplicemente

***PREPOSIZIONI*** --> INDICATIVE

da vocalizzare in genere con "e" b) forme tipiche in PROPOSIZIONI PRINCIPALI SOGGETTIVE


ometto elenco. definibili come: IMPERATIVE, ESORTATIVE, OTTATIVE,
CONSECUTIVE ETC. o semplicemente

--> MODALI

c) forme tipiche in PROPOSIZIONI SECONDARIE (VIRTUALI E NON)


definibili come:

--> CONGIUNTIVE.

Seguendo questo schema si possono classificare allora

a) come "INDICATIVE" o "NARRATIVE", ad es., forme come:

sdjm.f perv./impv.
partic. proclitiche + sdjm.f perv./(impv.)
yw + sdjm.f
sdjm.yn.f (narrativa-coordinativa)
sdjm.khr.f (narr. verso futuro)
sdjm.kch.f (narr.-deduttiva)
ghkhgh.n (narr.-coor.-passato)
pseudopart.
etc.

b) come "MODALI" forme come:

6
imperativo ya = o
sdjm.f esortativa
pseudpart. che introduce il vocativo, non sia altro che la seconda
rdy.f sdjm.f persona imperativo di questo verbo con valore di
dy.f sdjm.f
etc. ya = individua, fissa, attento, occhio.

c) come "COMPLETIVE" o "CONGIUNTIVE" forme come: Affini a questo verbo monolittere sarebbero
sdjm.f
pseud. yeèach = invocare (= fissare intensamente l'attenzione)
etc.
e le varianti
Tuttavia, in pratica, per avere una più esatta idea del
SISTEMA VERBALE (antico)-medio-egizio, vale di più consultare yechaèy = pregare, glorificare,
lo specchietto delle forme verbali che è posto alla fine di yechaèw = pregare, acclamare, adorare,
questa sinossi. esser vecchio (divenir stabile)
In ogni caso, si ricordi che, accanto alle forme sopra e inoltre
menzionate, si possono affiancare anche le forme di "sapore
nominale" e cioè forme: yàiach = preghiera,
yàchiat = momento (punto fisso, istante),
NOMINALI yàchiat = sepolcro (luogo importante, sito proprio),
PARTICIPIALI yàchiat = stendardo (in quanto bastone, puntello),
e RELATIVE. yàiach = isola (luogo individuato, isolato),
yàchiuwiat = incombenza stabile, dignità, carica,

CLASSI VERBALI ORDINATE SECONDO IL NUMERO DELLE LETTERE ma soprattutto il verbo


se ne elancano 13 più 2 "incerte":
yeèn = dire, affermare (forse da un "fissare").
1) 2-lit. (bilitteri)
Ora alcuni grammatici suppongono che questo verbo si sia
2) 3-lit. (trilitteri) formato per "incorporazione" nella radice del verbo yeè
3) 2ae gem. (secundae geminatae) dell'aggettivo n(y) = relativo o della preposizione yen (>n)
4) 3ae inf. (tertiae infirmae) = da parte di. La supposizione è accettabile, ma può essere,
5) caus. 2-lit. (causativi 2-lit.) più semplice dire che esiste direttamente un verbo

6) 4-lit. (quadrilitteri) yeèn


7) caus. 3-lit. (causativi 3-lit.)
8) 3ae gem. (tertiae geminatae) che significhi "affermare -y- circa, relativamente -n-",
9) caus. 2ae gem. (causativi 2ae gem.)
10) 4ae inf. (quartae infirmae) in ogni caso, comunque, affine al verbo
11) caus. 3ae inf. (causativi 3ae inf.)
yeè.
12) 5-lit. (quinquilitteri) Parallelo al verbo
13) caus. 4-lit. (causativi 4-lit.) i. yeèn
14) 5ae inf. (quintae infirmae) i. sarebbe il verbo
15) caus. 4ae inf. (causativi 4ae inf.) yeèr,
che, dapprima, significava "vedere" e poi nella forma
esempi: "frequentativa"
yerèy
1) 2-lit. m-n, r-khv meèn, reèukhv sarebbe venuto a significare
provvedere, fare.
2) 3-lit. khv-p-r, s-dj-m khvepèr, sedjèm Tuttavia
3) 2ae gem. g-n-n genèn *yeèr
4) 3ae inf. p-r-(y), mr(y) perèy, merèy
5) caus. 2-lit. s.m-n se.meèn varrebbe seplicemente "guardare", "fissare -y- relativamente
-r-", mentre
6) 4-lit. w-s-tj-n, m-n.m-n wesetjèn, men.mèn yeèn
7) caus. 3-lit. s.khv-p-r se.khvepèr
8) 3ae gem. s.p-d-d se.pedèd significherebbe "guardare attentamente", "fissare -y- con
9) caus. 2ae gem. s.q-b-b se.qebèb attenzione -n-"
10) 4ae inf. n-tj-r-(y) netjerèy
11) caus. 3ae inf. s.p-r-(y) se.perèy Notare anche come

12) 5 lit. n.ftj.f-tj ne.fetj.fètj yàwn significhi "pilastro", "perno"


13) caus. 4-lit. non attestata in m-eg.
14) 5ae inf. h-gh-gh-w-y (incerto) hegheghwèy forse in quanto "punto fisso, fulcro, perno, puntello",
15) caus. 4ae inf. s.m-ch-w-(y) se.mechewèy parola cui sarebbe collegato il nome della città di Eliopoli
detta in egizio
N.B.: mancherebbe la classe dei verbi monolitteri, cioè la
cui radice sarebbe costituita da una sola lettera. In Yàwniuw ossia "Pilastri",
effetti, mentre in antico egizio non mancano, tralasciando
gli usi morfologici (prep., part. etc.), esempi di nomi o più esattamente Yàniuw Makhiyytìyyt, cioè On
monolitteri come Settentrionale, per distinguerla da una Yàniuw Rasiyyt, cioè
cha = avvoltoio, On Meridionale, salvo che il geroglifico iniziale abbia solo
ya = canna, valore fonetico. Perché Eliopoli fosse collegata con un
gha = braccio, pilastro o dei pilastri non saprei qui dire, anche se le
wa = distretto, ipotesi potrebbero essere molte e svariate.
ba = posto,
pa = base, stuoia, VERBI ANOMALI
ra = bocca, parte,
ha = cortile, --> si aggiungono, in un certo senso, alle precedenti 15
khva = placenta, bambino, classi:
za = chiavistello,
sa = vaso ornamentale d'oro, rdy, yy, yny redèy, yeèy, yenèy
sha = lago, stagno,
ta = pane,

sembra manchino esempi di verbi monolitteri; di qui


l'omissione, in pratica, di una classe verbale riservata ai
verbi monolitteri. Tuttavia, sembra che, a rigore, qualche
esempio di verbo monolittere possa sussistere come, ad
esempio, il verbo
yeè = dire.
Vorrei aggiungere, a questo proposito, alcune mie
osservazioni personali (e quindi quanto mai ipotetiche) su
questo verbo il cui significato più originario io penso sia

individuare, fissare, affermare

e quindi sarebbe
yeè= individuare
fissare
affermare
dire.
Si potrebbe, tra l'altro, supporre che la particella

7
** FORME SUFFISSALI DIRETTE **
FORME PUNTUALI CON PROCLITICHE
INDICATIVO (ykhv, khvr, kch, yn, yr sdjm.f perf.:
ich, cher, ca, in, ir segemèf perfettivo)
PRESENTE PUNTUALE (yakhv, khvar, kàiach, yan, yar sàdjm.if)
(presente perfettivo)
(sdjm.f perv.: segemèf perfettiva) yakhv allora in ingiunzioni di invito in un futuro
(sàdjm.if "aoristica": udire di lui) khvar allora in un futuro
(egli ode, egli è) kàiach allora in un futuro
(2.ae gem. e 3.ae inf.) yan certamente
yinniuwkìy sàdjm.iy wànn.iy yar se
entìk sàdjm.ik wànn.ik
entìtj sàdjm.itj wànn.itj esempio di coniugazione con una:
entìf sàdjm.if wànn.if (ykhv sdjm.f perf.: yech segemèf perfettiva)
entìs sàdjm.is wànn.is (yakhv sàdjm.if: allora l'udire di lui)
yinnèn sàdjm.en wànn.en (allora egli udrà)
enttjèn sàdjme.tjen wànn.tjen
entsèn sàdjme.sen wànn.sen yakhv yinniuwkìy sàdjm.iy wànn.iy
yinnenìyy sàdjm.eniyy wànn.eniyy yakhv entìk sàdjm.ik wànn.ik
enttjenìyy sàdjme.tjeniyy wànn.tjeniyy yakhv entìtj sàdjm.itj wànn.itj
entsenìyy sàdjme.seniyy wànn.seniyy yakhv entìf sàdjm.if wànn.if
yakhv entìs sàdjm.is wànn.is
(difficoltosa un po' la pronuncia delle tre forme duali: yakhv yinnèn sàdjm.en wànn.en
pressapoco pronunciare: sàdjmegni, sàdjme.tjegni e yakhv enttjèn sàdjme.tjen wànn.tjen
sàdjme.segni) yakhv entsèn sàdjme.sen wànn.sen
yakhv yinnenìyy sàdjm.eniyy wànn.eniyy
(forti bilitteri) yakhv enttjenìyy sàdjme.tjeniyy wànn.tjeniyy
yakhv entsenìyy sàdjme.seniyy wànn.seniyy
yinniuwkìy shàmm.iy (io cammino etc.)
entìk shàmm.ik etc.
entìtj shàmm.itj si notino anche le costruzioni
entìf shàmm.if khvr.f sdjm.f e khvr X sdjm.f
entìs shàmm.is kch.f sdjm.f e kch X sdjm.f
yinnèn shàmm.en ntf sdjm.f e yn X sdjm.f (notare il fatto che ad un
enttjèn shàmm.tjen ipotetico yn.f sdjm.f
entsèn shàmm.sen si sostituisce il pronome
yinnenìyy shàmm.eniyy personale di terza persona,
enttjenìyy shàmm.tjeniyy che probabilmente già contiene
entsenìyy shàmm.seniyy il rafforzativo enfatico
yn/n)

Notare il perfettivo-esortativo spesso preceduto da


khch
khwyy
qwyy ch
vocalizzabili khàiach, khawìyy, qawìyy iach

PRESENTE PUNTUALE NEGATIVO A SFUMATURA FUTURA


(nn sdjm.f perf.: nen segemèf perfettiva)
(nàun sàdjm.if: nullificantesi l'udire di lui)
(non udrà, non sarà)

yinniuwkìy nàun sàdjm.iy wànn.iy


entìk nàun sàdjm.ik wànn.ik
entìtj nàun sàdjm.itj wànn.itj
entìf nàun sàdjm.if wànn.if
entìs nàun sàdjm.is wànn.is IMPERFETTO ITERATIVO
yinnèn nàun sàdjm.en wànn.en (sdjm.f imp.: segemenèf imperfettiva)
enttjèn nàun sàdjme.tjen wànn.tjen (sedjàmm.if: l'udire in azione di lui)
entsèn nàun sàdjme.sen wànn.sen (egli udrà, udiva, ode abitualmente)
yinnenìyy nàun sàdjm.eniyy wànn.eniyy
enttjenìyy nàun sàdjme.tjeniyy wànn.tjeniyy yinniuwkìy sedjàmm.iy wenànn.iy
entsenìyy nàun sàdjme.seniyy wànn.seniyy entìk sedjàmm.ik wenànn.ik
entìtj sedjàmm.itj wenànn.itj
FORMA NEGATIVA ESCLUSIVA PASSATA entìf sedjàmm.if wenànn.if
(n sp sdjm.f perf.: en sep segemèf perfettiva) entìs sedjàmm.is wenànn.is
(àunn zaìp sàdjm.if: nullificato la volta che udì) yinnèn sedjàmm.en wenànn.en
(non sentì mai) enttjèn sedjàmm.tjen wenànn.tjen
entsèn sedjàmm.sen wenànn.sen
yinniuwkìy àunn zaìp sàdjm.iy wànn.iy yinnenìyy sedjàmm.eniyy wenànn.eniyy
entìk àunn zaìp sàdjm.ik wànn.ik enttjnìyy sedjàmm.tjeniyy wenànn.tjeniyy
entìtj àunn zaìp sàdjm.itj wànn.itj entsenìyy sedjàmm.seniyy wenànn.seniyy
entìf àunn zaìp sàdjm.if wànn.if
entìs àunn zaìp sàdjm.is wànn.is NOTA: nella trascrizione si suppone che la terza consonante
yinnèn àunn zaìp sàdjm.en wànn.en della radice subisca un rafforzamento, segnalato scrivendo
enttjèn àunn zaìp sàdjme.tjen wànn.tjen una doppia: comunque questa scrittura rimane facoltativa e si
entsèn àunn zaìp sàdjme.sen wànn.sen possono elencare benissimo le forme come
yinnenìyy àunn zaìp sàdjm.eniyy wànn.eniyy
enttjenìyy àunn zaìp sàdjme.tjeniyy wànn.tjeniyy yinniuwkìy sedjàmm.iy wenànn.iy
entsenìyy àunn zaìp sàdjme.seniyy wànn.seniyy etc.

FORMA NEGATIVA ESCLUSIVA FUTURA Imperfetto iterativo verbi forti bilitteri senza
(nn sp sdjm.f perf.: nen sep segemèf perfettiva) reduplicazione della seconda lettera, ma con rafforzamento
(nàun saìp sàdjm.if: nullificantesi la volta che udì) (graficamente facoltativo) della medesima:
(non sentirà mai)
dal verbo sheèm
yinniuwkìy nàun zaìp sàdjm.iy wànn.iy (egli camminerà, camminava, cammina abitual.).
entìk nàun zaìp sàdjm.ik wànn.ik
entìtj nàun zaìp sàdjm.itj wànn.itj yinniuwkìy sheàmm.iy
entìf nàun zaìp sàdjm.if wànn.if entìk sheàmm.ik
entìs nàun zaìp sàdjm.is wànn.is entìtj sheàmm.itj
yinnèn nàun zaìp sàdjm.en wànn.en entìf sheàmm.if
enttjèn nàun zaìp sàdjme.tjen wànn.tjen entìs sheàmm.is
entsèn nàun zaìp sàdjme.sen wànn.sen yinnèn sheàmm.en
yinnenìyy nàun zaìp sàdjm.eniyy wànn.eniyy enttjèn sheàmm.tjen
enttjenìyy nàun zaìp sàdjme.tjeniyy wànn.tjeniyy entsèn sheàmm.sen
entsenìyy nàun zaìp sàdjme.seniyy wànn.seniyy yinnenìyy sheàmm.niyy
enttjenìyy sheàmm.tjeniyy
entsenìyy sheàmm.seniyy

N.B.: la forma imperfettiva del bilittero forte è dunque


"shàmm.iy", l'imperfettiva è "sheàmm.iy".

8
IMPERFETTO ITERATIVO NEGATIVO in pratica avrebbe un significato più aoristico è
(n sdjm.n.f: en segemenèf: negazione sdjm.f imp.) indeterminato. Questa forma va distinta da quella passiva che
(àunn saùdjm.un.if: nullificato un udire relativo lui) "suonerebbe" (se le vocali fossero scritte in antico egizio,
(egli non udrà, non udiva, non ode abitualmente) ma attenzione che il faraonico(c) è, come ho già sopra
specificato, una lingua "artificiosa"!):
yinniuwkìy àunn saùdjm.un.iy waùnn.un.iy
entìk àunn saùdjm.un.ik waùnn.un.ik sàudjm.if.
entìtj àunn saùdjm.un.itj waùnn.un.itj
entìf àunn saùdjm.un.if waùnn.un.if
entìs àunn saùdjm.un.is waùnn.un.is
yinnèn àunn saùdjm.un.en waùnn.un.en PRESENTE PASSIVO (IMPERSONALE)
enttjèn àunn saùdjm.un.tjen waùnn.un.tjen (sdjm.tw.f: segemtuèf)
entsèn àunn saùdjm.un.sen waùnn.un.sen (sadjme.tìuw.if: ode qualcuno relativo lui;
yinnenìyy àunn saùdjm.un.eniyy waùnn.un.eniyy ma possibile anche forma "imperfettiva"
enttjenìyy àunn saùdjm.un.tjeniyy waùnn.un.tjeniyy sedjam.tìuw.if: sta ad udire qualcuno relativo a lui:
entsenìyy àunn saùdjm.un.seniyy waùnn.un.seniyy da decidersi in base al contesto: qui si dà il modello di
coniugazione della forma perfettiva)
Nota: yar tamif sedjaum (yr tm.f sdjm(w)) (lui è udito)
negazione di yr sdjm.f imp. (yar sedjàmif)
a) forma "intera"
PRESENTE PUNTUALE PASSIVO
("VERO PASSIVO") yinniuwkìy sadjme.tìuw.iy wann.tìuw.iy
(forma sdjm.f pass. perf.: segemèf passiva perf.) entìk sadjme.tìuw.ik wann.tìuw.ik
(sàudjm.if: udito di lui: forma aoristica passiva) entìtj sadjme.tìuw.itj wann.tìuw.itj
(egli è udito) entìf sadjme.tìuw.if wann.tìuw.if
yinniuwkìy sàudjm.iy wàunn.iy entìs sadjme.tìuw.is wann.tìuw.is
entìk sàudjm.ik wàunn.ik yinnèn sadjme.tìuw.en wann.tìuw.en
entìtj sàudjm.itj wàunn.itj enttjèn sadjme.tìuw.tjen wann.tìuw.tjen
entìf sàudjm.if wàunn.if entsèn sadjme.tìuw.sen wann.tìuw.sen
entìs sàudjm.is wàunn.is yinnenìyy sadjme.tìuw.eniyy wann.tìuw.eniyy
yinnèn sàudjm.en wàunn.en enttjenìyy sadjme.tìuw.tjeniyy wann.tìuw.tjeniyy
enttjèn sàudjme.tjen wàunn.tjen entsenìyy sadjme.tìuw.seniyy wann.tìuw.seniyy
entsèn sàudjme.sen wàunn.sen
yinnenìyy sàudjm.eniyy wàunn.eniyy
enttjenìyy sàudjme.tjeniyy wàunn.tjeniyy b) forma abbreviata: sdjmt.f (segemetèf/sedjemtùf)
entsenìyy sàudjme.seniyy wàunn.seniyy (recenziore prob. con spirantizzazione di "i" e vocalizzione
di "w": tìuw > thùw > tù)
forme con nome: sàudjm, wenàuniyy
yinniuwkìy sadjme.tù.iy wann.tù.iy
IMPERFETTO ITERATIVO PASSIVO ARCAICO entìk sadjme.tù.ik wann.tù.ik
(sdjmm.f imperf.: segememèf ad aspetto imperf.) entìtj sadjme.tù.itj wann.tù.itj
(sedjmàumm.if: stato iterativamente udito di lui) entìf sadjme.tù.if wann.tù.if
(egli sarà, era, è abitualmente udito) entìs sadjme.tù.is wann.tù.is
yinniuwkìy sedjmàumm.iy wenàunn.iy yinnèn sadjme.tù.en wann.tù.en
entìk sedjmàumm.ik wenàunn.ik enttjèn sadjme.tù.tjen wann.tù.tjen
entìtj sedjmàumm.itj wenàunn.itj entsèn sadjme.tù.sen wann.tù.sen
entìf sedjmàumm.if wenàunn.if yinnùyy sadjme.tù.eniyy wann.tù.eniyy
entìs sedjmàumm.is wenàunn.is enttjenùyy sadjme.tù.tjniyy wann.tù.tjniyy
yinnèn sedjmàumm.en wenàunn.en entsenùyy sadjme.tù.sniyy wann.tù.sniyy
enttjèn sedjmàumm.tjen wenàunn.tjen
entsèn sedjmàumm.sen wenàunn.sen
yinnenìyy sedjmàumm.eniyy wenàunn.eniyy "CONGIUNTIVO" ESORTATIVO
enttjenìyy sedjmàumm.tjeniyy wenàunn.tjeniyy (sdjm.f esortativa: segemèf esortativa)
entsenìyy sedjmàumm.seniyy wenàunn.seniyy (yakhv sedjàam.if: orsù l'udire suo)
(oda egli)

yakhv yinniuwkìy sedjàam.iy wenàan.iy


FOME VERBALI sdjm.f DI VERBI 3.ae-y e ANOMALI yakhv entìk sedjàam.ik wenàan.ik
(yry e rdy/yny/yy) yakhv entìtj sedjàam.itj wenàan.itj
yakhv entìf sedjàam.if wenàan.if
verbo imperfettive perfettive yakhv entìs sedjàam.is wenàan.is
yakhv yinnèn sedjàam.en wenàan.en
yerèy yrr.f --> yeràrr.if yr.f --> yàrr.if yakhv enttjèn sedjàam.tjen wenàan.tjen
yakhv entsèn sedjàam.sen wenàan.sen
yakhv yinniyy sedjàam.eniyy wenàan.eniyy
yakhv enttjeniyy sedjàam.tjeniyy wenàan.tjeniyy
redèy ddy.f --> d(r)eddày.if dy.f --> d(r)àyy.if yakhv entseniyy sedjàam.seniyy wenàan.seniyy
rdy.f --> ràddey.if N.B.: la doppia "a" indica un "allungamento espressivo" della
vocale
yenèy ynn.f --> yenànnt.if yn.f --> yànn.if (questa forma sarebbe meglio enunciarla senza pronomi
ynt.f --> yànt.if (prosp.) personali: per ovviare si è aggiunta la particella esortativa
yakhv e così si è mantenuto un certo parallelismo con le
yeèy yw.f --> yeàww.if yy.f --> yàyy.if altre forme)
ywt.f --> yàwt.if (prosp.)
CAUSATIVO COL "CONGIUNTIVO"
N.B.: potremmo dire che l'intrusione della "t" nella forma (rdy.f sdjm.f impv.)
yenànnt.if sia per analogia con yànt.it. (dy.f sdjm.f impv.)
Quanto alle forme "prospettive" yànt.if e yàwt.if, sarebbero redàyy.if sedjàam.if
derivate dall'infinito (yànnit, yàwwit). d(r)àyy.if sedjàam.if

FORME sdjm.f "ENERGICHE" o "SOGGETTIVE" o "CONGIUNTIVE" IMPERATIVO


Non conosciute dagli egittologi, né attestabili dalla (sdjm: ségem; sdjm(y)(w): sedjem(i)(u))
scrittura, ma in teoria possibili: si ottengono aggiungendo
una i alla vocale a, come in questi esempi: II s. sàdjm entìk/entìtj
II pl. sàidjmiuw/sàiudjim enttjèn
saìdjm.if invece di sàdjm.if
sedjaìmm.if invece di sedjàmm.if. N.B.: suppongo, per il plurale, una forma di participio
perfettivo attivo al plurale: la seconda forma è un plurale
Come sopra è stato specificato si omette quivi la "interno": quindi:
coniugazione delle forme "energiche" e, in ogni caso, può
essere usata sempre la forma normale. sàidjmiuw/sàiudjim = udenti voi! = udite
Notare che la forma "energica" non è altro che una forma
determinata, traducibile IMPERATIVO NEGATIVO
(m sdjm: em ségem)
saìdjm.if = proprio l'udire suo = egli ode in particolare àmm sàudjim/sàdjim
àiumi(yy) sàudjim/sàdjim
mentre la forma normale sarebbe
N.B.: "amm", àiumi(yy) (<àimiuw) è imperativo non di redèy
sàdjm.if = udire suo = egli ode, (più esattamente yemèy) = dare, ma di yemèy = non essere, qui
in forma "abbreviata". Quindi la forma varrebbe:
mentre la forma indeterminata non sii sull'udizione/sull'udire
non siate sull'udizione/sull'udire
saùdjm.if = un udire suo
FORMA DI IMPERATIVO AFFERMATIVO
ymy sdjm.f impv. (imi segemèf imperfettiva)

9
(ymy imp. di rdy) enttjèn saùdjm.un.tiuw.tjen waùnn.un.tiuw.tjen
La vocalizzazione realizzerebbe tre forme da un *ymy entsèn saùdjm.un.tiuw.sen waùnn.un.tiuw.sen
imperativo di redèy, da inusitato verbo yemèy = dare e da non yinnenìyy saùdjm.un.tiuw.eniyy waùnn.un.tiuw.eniyy
confondere con voci del verbo yemèy = non essere: enttjenìyy saùdjm.un.tiuw.tjeniyy waùnn.un.tiuw.tjeniyy
entsenìyy saùdjm.un.tiuw.seniyy waùnn.un.tiuw.seniyy
un imperativo II s. del tipo yamm,
un imperativo II pl. del tipo yàimmiuw, negazione
e una III s. pass. esor. del tipo yàumm: n sdjm.n.f
vocalizz.
yàmm sedjàam.if àunn saùdjm.un.if
concedi che egli oda
INDICATIVO PASSATO PROSSIMO
yàimmiuw sedjàam.if (sdjmt.f: segemetèf)
concedete che egli oda (saùdjmut.if: un udizione di lui)
(egli ha udito)
yàaumm sedjàam.if
sia concesso che egli oda a) attivo
yinniuwkìy saùdjmut.iy waùnnut.iy
entìk saùdjmut.ik waùnnut.ik
IMPERATIVO NEGATIVO ESORTATIVO entìtj saùdjmut.itj waùnnut.itj
(ymy.f sdjm(w): imièf segému) entìf saùdjmu.tif waùnnut.if
(yàamey.ìf saùdjim: non sia con udizione) entìs saùdjmut.is waùnnut.is
yinnèn saùdjmut.en waùnnut.en
yàamey.iy saùdjm enttjèn saùdjmut.tjen waùnnut.tjen
yàamey.ik saùdjm entsen saùdjmut.sen waùnnut.sen
yàamey.itj saùdjm yinnenìyy saùdjmut.eniyy waùnnut.eniyy
yàamey.if saùdjm enttjenìyy saùdjmut.tjeniyy waùnnut.tjeniyy
yàamey.is saùdjm entsenìyy saùdjmut.seniyy waùnnut.seniyyb)
yàamey.en saùdjm b) passivo
yàamey.tjen saùdjm (sdjmyyt.f: segemitèf)
yàamey.sen saùdjm (sàudjmiyyt.if: ciò che è relativo lo stato udito di lui)
yàamey.eniyy saùdjm (egli è stato udito)
yàamey.tjeniyy saùdjm
yàamey.seniyy saùdjm yinniuwkìy sàudjmiyyt.iy yàurriyyt.iy
entìk sàudjmiyyt.ik yàurriyyt.ik
entìtj sàudjmiyyt.itj yàurriyyt.itj
INDICATIVO PASSATO ATTIVO entìf sàudjmiyyt.if yàurriyyt.if
(sdjm.n.f: segemenèf) entìs sàudjmiyyt.is yàurriyyt.is
(saùdjm.un.if: un udire suo: forma aoristica) yinnèn sàudjmiyyt.en yàurriyyt.en
(egli udì) enttjèn sàudjmiyyt.tjen yàurriyyt.tjen
entsèn sàudjmiyyt.sen yàurriyyt.sen
yinniuwkìy saùdjm.un.iy waùnn.un.iy yinnenìyy sàudjmiyyt.eniyy yàurriyyt.eniyy
entìk saùdjm.un.ik waùnn.un.ik enttjenìyy sàudjmuyyt.tjeniyy yàurriyyt.tjeniyy
entìtj saùdjm.un.itj waùnn.un.itj entsenìyy sàudjmuyyt.seniyy yàurriyyt.seniyy
entìf saùdjm.un.if waùnn.un.if
entìs saùdjm.un.is waùnn.un.is c) forma negativa
yinnèn saùdjm.un.en waùnn.un.en (n sdjmt.f: en segemetèf)
enttjèn saùdjm.un.tjen waùnn.un.tjen (àunn saùdjmut.if: nullificata una cosa udita relat. lui)
entsèn saùdjm.un.sen waùnn.un.sen (egli non ha/aveva ancora udito)
yinnenìyy saùdjm.un.eniyy waùnn.un.eniyy
enttjenìyy saùdjm.un.tjeniyy waùnn.un.tjeniyy yinniuwkìy àunn saùdjmut.iy waùnnut.iy
entsenìyy saùdjm.un.seniyy waùnn.un.seniyy entìk àunn saùdjmut.ik waùnnut.ik
entìtj àunn saùdjmut.itj waùnnut.itj
forma ampliata --> yw sdjm.n.f (ìu segemenèf) entìf àunn saùdjmut.if waùnnut.if
entìs àunn saùdjmut.is waùnnut.is
yàuw saùdjm.un.if yinnèn àunn saùdjmut.en waùnnut.en
enttjèn àunn saùdjmut.tjen waùnnut.tjen
INDICATIVO PASSATO NEGATIVO entsèn àunn saùdjmut.sen waùnnut.sen
(n sdjm.f perf.: en segemèf perf.) yinnenìyy àunn saùdjmut.eniyy waùnnut.eniyy
(àunn sàdjm.if: nullificato l'udire suo) enttjenìyy àunn saùdjmut.tjeniyy waùnnut.tjeniyy
(non udì) entsenìyy àunn saùdjmut.sèniyy waùnnut.seniyy

yinniuwkìy àunn sàdjm.iy wànn.iy


entìk àunn sàdjm.ik wànn.ik * PSEUDOPARTICIPIO *
entìtj àunn sàdjm.itj wànn.itj STATIVO
entìf àunn sàdjm.if wànn.if PASSATO PERFETTO
entìs àunn sàdjm.is wànn.is (VECCHIO PERFETTIVO)
yinnèn àunn sàdjm.en wànn.en
enttjèn àunn sàdjme.tjen wànn.tjen (sdjm(w): segèmu)
entsèn àunn sàdjme.sen wànn.sen (sàudjem: sentito stabilmente)
yinnenìyy àunn sàdjm.eniyy wànn.eniyy (stato sentito)
enttjenìyy àunn sàdjme.tjèniyy wànn.tjeniyy
entsenìyy àunn sàdjme.sèniyy wànn.seniyy N.B.:
I diversi nomi dati a questa formazione verbale, ne
dimostrano la difficoltà di classificazione presso i
grammatici. La più diffusa nell'uso è quella di
INDICATIVO PASSATO NEGATIVO DEFINITIVO "pseudoparticipio", voluta da Erman, in quanto, delle quattro
(n sp sdjm.f perf.: en sep segemèf perfettiva) denominazioni sopra riportate, è diciamo quella più "comoda":
(àunn zaìp sàdjm.if: nullificato l'accadere l'udire suo) tuttavia il Gardiner, nella sua grammatica, preferisce la
(non udì mai) dizione di "vecchio perfettivo".
Io personalmente, se non fosse troppo "comodo" quello invalsa
yinniuwkìy àunn zaìp sàdjm.iy wànn.iy di "pseudoparticipio", opterei, tra i quattro termini, per
entìk àunn zaìp sàdjm.ik wànn.ik quello di "stativo", in quanto questa forma verbale riguarda
entìtj àunn zaìp sàdjm.itj wànn.itj azioni e processi che hanno raggiunto un loro stato di
entìf àunn zaìp sàdjm.if wànn.if compimento.
entìs àunn zaìp sàdjm.is wànn.is Nel caso delle azioni, ha valore di fatto di "perfetto", ma,
yinnèn àunn zaìp sàdjm.en wànn.en nel caso di processi, può aver valore di "qualitativo": il
enttjèn àunn zaìp sàdjme.tjen wànn.tjen concetto di "stativo" concilierebbe, tra l'altro i due
entsèn àunn zaìp sàdjme.sen wànn.sen summenzionati aspetti.
yinnenìyy àunn zaìp sàdjm.eniyy wànn.eniyy Tralascio, per brevità, ulteriori osservazioni.
enttjenìyy àunn zaìp sàdjme.tjeniyy wànn.tjeniyy
entsenìyy àunn zaìp sàdjme.seniyy wànn.seniyy Il faraonico(c), date le sue minori "preoccupazioni
filologiche", viene a proporre uno schema più nettamente
INDICATIVO PASSATO PASSIVO differenziato rispetto alla grammatica "egittologica", anche
impersonale (poco usato) se il seguente schema parte da presupposti che la grammatica
(sdjm.n.tw.f: segementuèf) "egittologica" stessa offre. Quindi:
(saùdjm.un.tiuw.if: un udire di qualcuno lui)
(egli fu udito) a) (vecchio) perfettivo "perfettivo"
(sdjm(w): segèmu)
yinniuwkìy saùdjm.un.tiuw.iy waùnn.un.tiuw.iy (sàudjem: un'udizione)
entìk saùdjm.un.tiuw.ik waùnn.un.tiuw.ik (stato udito puntualmente)
entìtj saùdjm.un.tiuw.itj waùnn.un.tiuw.itj
entìf saùdjm.un.tiuw.if waùnn.un.tiuw.if N.B.: forma con probabile significato puntuale e, dall'uso
entìs saùdjm.un.tiuw.is waùnn.un.tiuw.is frequente di forme non geminate nei verbi geminati, forse di
yinnèn saùdjm.un.tiuw.en waùnn.un.tiuw.en più frequente uso:

10
Forme particolari:
yinniuwkìy sàdjme.kuwiy wànn.kuwiy sheèm shamit
entìk sàdjme.tiy wànn.tiy mechèach mechàeach impv.
entìtj sàdjme.tiy wànn.tiy mechaìiach impv.
entìf sàudjem wàunn mechaùiach impv.
entìs sàdjme.tiy wànn.tiy màeach perv.
yinnèn sàdjmu.wiyyn wànn.wiyyn maìiach perv.
enttjèn sàdjme.tiyuwniyy wànn.tiyuwniyy maùiach perv.
entsèn sàudjem wàunn mechàn
entsèn sàdjme.tiy wànn.tiy
entsenìyy sàdjmu.wiyy wànn.wiyy
entsenìyy sàdjme.tiyy wànn.tiyy redèy redàyit impv.
d(r)àyit perv.
N.B.: notare l'inserzione delle e/u eufonica.
esempi di forme di "pseud. perv.": yeèy yeàwwit impv.
yàyyit perv.
qebèb qàubb qàbb.kuwiy yenèy yànnit
hechèy hàueach hàch.kuwiy
yerèy yàurr yàrr.kuwiy

redèy d(r)àuy d(r)ày.kuwiy negazione infinito


ràuddiy ràuddiy.kuwiy nn sdjm = senza udire
yenèy yàunn yànn.kuwiy nàun saìdjim = cosa nullificantesi l'udire
yeèy yàuyy yàyy.kuwiy
tm sdjm(w) = non udire
b) (vecchio) perfettivo "imperfettivo" tàum sàudjem = finito un udire
(sdjm(w): segemu)
(sedjàmeuw/sedjàum: azione di udire stata)
(stato udito abitualmente) **PARTICIPI**

N.B.: forma di supponibile, forse con possibile sfumatura PARTICIPIO IMPERFETTIVO ATTIVO
significativa iterativa (cfr. gr. beboulèuka), dato che (sdjm(y); tipo "nisba": sdjmyy)
esiste qualche esempio di verbo geminato che presenta la (sedjàim: sedjamìyy)
terza geminata: (udente, che sta udendo)

Essendo un nome avrà i tre stati:

yinneuwkì sedjàm.kuwiy wenàn.kuwiy sedjàim wenàin udente essente


entìk sedjàm.tiy wenàn.tiy sedjaiìm wenaiìn l'udente l'essente
entìtj sedjàm.tiy wenàn.tiy sedjaiùm wenaiùn un udente un essente
entìf sedjàum wenàun
entìs sedjàm.tiy wenàn.tiy al femminile:
yinnèn sedjàm.wiyyn wenàn.wiyyn sedjàimit wenàinit udente essente
enttjèn sedjàm.tiyuwniyy wenàn.tiyuwiyy sedjaiìmt wenaiìnt l'udente l'essente
entsèn sedjàum wenàun sedjaiùmit wenaiùnit un'udente un'essente
entsèn sedjàm.tiy wenàn.tiy
entsenìyy sedjàm.wiyy wenàn.wiyy forme intenzionali o prospettive ("nisbe" prob. di infiniti):
entsenìyy sedjàm.tiyy wenàn.tiyy sedjamìyy wenanìyy intento a udire esistente
sedjaìmiyy wenaìniyy l'intento a udire l'esistente
sedjaùmiyy wenaùniyy un intento a udire un esitente
esempi di forme varie di "pseud. impv.":
al femmminile
genèn genàun genàn.kuwiy sedjamì(yy)t wenanì(yy)t intenta a udire esistente
yerèy yeràur yeràr.kuwiy sedjaìmi(yy)t wenaìni(yy)t l'intenta a udire l'esistente
hechaèy hechàueach hechàch.kuwiy sedjaùmi(yy)t wenaùni(yy)t un'intenta a udire un'udente

redèy d(r)àud d(r)àd.kuwiy PARTICIPIO IMPERFETTIVO PASSIVO


yenèy - - (sdjm(w))
yeèy yeàuww yeàww.kuwiy (sedjàum: udibile, venuto sentito)
(venuto sentito)
**FORME NOMINALI**
m. sedjàum gemàum uno che viene sentito trovabile
INFINITO f. sedjàumit gemàumit una che viene sentita trovabile
(sdjm: sèdjem; prt: pèret)
(sàdjem/sedjàm, pàrrit: udire, uscire) nota: come si vede, possibile traduzione breve:
(udire, uscire) udibile, l'udibile; trovabile, il trovabile etc.
Trattandosi di una forma nominale avremo i tre stati della
forma sostantivale:
assoluto sàdjem PARTICIPIO PERFETTIVO ATTIVO
determinato saìdjim (sdjm(y) part. perf. att.)
indeterminato saùdjim (per saùdjum) (sàidjem: che ha udito)
(avente udito)
Sembra netta anche in questa forma la possibilità sia di
forme sàidjem wàinn l'avente udito l'essente stato
perfettive (perv.) sàidjimt wàinnit l'avente udito l'essente stata
che
imperfettive (impv.)
PARTICIPIO PERFETTIVO PASSIVO
Esempi di verbi "significativi": (sdjm part. perf. pass.)
(sàudjem, redaudìyy, gemaumìyy: udito, relativo lo stato
wenèn wenàn dato, relativo lo stato trovato)
wenaìn (udito, dato, trovato)
wenaùn
perèy parrit (f.) sàudjem gàumm udito, trovato
paìrrit sàudjimt gàummit udita, trovata
paùrrit
se.meèy se.meàyyit
se.meaìyyt PARTICIPI-PASSIVI/"NISBE"
se.meaùiyyt (sdjmyy, sedjaumìyy)
petpèt petpàt Forme di participio pass. in tipo "nisbe" si possono avere
petpaìt prob. ricavate, sia da forme di part. pass. impv., che perf.:
petpaùt
gemaumìyy relativo il reperito, trovato
yaurrìyy relativo lo stato fatto, fatto
se.ghenèkhv se.ghenàkhv
se.ghenaìkhv Nota
se.ghenaùkhv Una forma del tipo gemaumìyy corrisponderebbe a un
se.mesèy se.masiyy "imperfettivo compiuto", cioè a un'azione che, pur essendosi
se.khvepèy se.khvuàppit ripetuta per un certo tempo, ha poi cessato di prodursi e si
ne.fetfèt nefetfàt potrebbe confrontare con il perfetto greco del tipo
se.mechewèy se.mechàwiyy "bebulèuka"= ho consigliato, ma forse lett. "ho terminato il
dare abitualmente consiglio", come si potrebbe dedurre dal
le ultime forme riportate sono quelle assolute: omesse le raddoppiamento nella forma greca.
altre per brevità.
Nota le particolari forme e traduzioni:

11
sedjàimit ascoltatrirce.
sedjàumit ascoltabile (f.). in forma appunto perfettiva.
sedjàumt quanto ascoltabile (f. astratto collett.).
sàidjimt colei che ha ascoltato, colei che sa.
sàudjemt quanto stato ascoltato (f. astratto collett.)
NEGAZIONE DEI PARTICIPI "FUTURI" E DELLA FORMA sdjmtyy.fyy

CONFRONTO TRA FORME PARTICIPIALI DI ALCUNI VERBI "NOTEVOLI" si usano forme participiali di temèm = terminare secondo la
costruzione seguente
IMPV. A. IMPV. P. PERV. A. PERV. P.
m. sedjàim sedjàum sàidjem sàudjem part. di tmm + sdjm(w) ("complemento verbale negativo")
f. sedjàimit sedjàumit sàidjimt sàudjimt o infinito
m. sedjamìyy
f. sedjamì(yy)t
le forme participiali di temèm = terminare sono:
m. wenàin wenàun wàinn wàunn
f. wenàinit wenàunit wàinnit wàunnit temàim part. impv. att.
m. wenanìyy wenaunìyy waunnìyy temàum part. impv. pass.
f. wenanì(yy)t wenaunì(yy)t waunì(yy)t tàimm part. perv. att.
tàumm part. perv. pass.
yeràir yeràur yàirr yàurr taìmmti.ìf part. fut. prospettivo o intenzionale
yaurrìyy
meràir meràur màirr maurrìyy esempi:

peràir peràur pàirr pàurr tàimm yàurr vel yarr = avente terminato il fare
paurrìyy che non aveva fatto
d(r)àid d(r)àud ràidiy ràudiy temàum yàurr vel yarr = stato terminato il fare
d(r)àiy d(r)auìyy che non era stato fatto
redaudìyy raudìyy etc.

yeàiy [yeàuw](1) yàiyy


yeyàiy yàiyiy FORME VERBALI RELATIVE
[yàiiuw](1) In quanto forme nominali del verbo, avranno pronome suffisso
(yeàuw)(1) accentato, come normalmente i nomi (mentre invece, nei verbi,
i suffissi pronominali non sono accentati).
yenàin yenàun yàin yaunìyy Data una loro certa complessità, sarà meglio darne una
descrizione un po' più dettagliata:
djeàid djeàud djàud
djedaudìyy djaudìyy a) forma relativa imperfettiva
(sdjm(w).f/wnn(w).f: segemuèf, unenuèf rel. impv. )
mechàich mechàuch màicheach màucheach (sedjaum.ìf/wenaun.ìf: udito di lui, stato di lui)
mechauchìyy (che egli ode, che è)

(1) N.B.: la forma yeàuw = venuto, non esiste come participio A livello di scrittura geroglica, la forma si dice di tipo a
passivo in quanto il verbo yeèy è intransitivo: si tratta "3.ae infirmae geminatae", inoltre spesso "w", nella
percìo della forma dello pseudoparticipio ma che di fatto scrittura geroglifica, è omesso.
appare come il nostro participio. Non penso che esista una Vocalizzazione in faraonico(c):
forma "yaìiuw" in quanto la formazione yw si trova in
formazioni imperfettive: probabilmente yaìiuw non è altro che m. sedjaum.ìf = udito di lui = che egli ode
yeàuw, pseudoparticipio che può essere di fatto classificato, f. sedjaumt.ìf = udita di lui = che egli ode
per significato, come participio perfetto attivo: notare che
questa "ambiguità" si produce anche nella lingua italiana in verbi 3.ae inf. e geminati
forme del tipo: m. meraur.ìf = amato di lui = che egli ama
f. meraurt.ìf = amata di lui = che egli ama
io ho corso
io sono corso, esempi di forme in stato determinato:
m. sedjauìm.if = l'udito di lui
dicendo, tra l'altro, che spesso le forme, con il verbo avere colui che egli ode
sono meno corrette, se non anche talora errate: ma l'uso f. sedjauìmt.if = l'udita di lui
spesso si prende le sue "libertà". colei che egli ode
ciò che egli ode

FORMA "sdjmtyy.fyy" o "PARTICIPIO FUTURO" vrbi 3.ae inf. e geminati


m. merauìr.if = l'amato di lui
forma particolare che significherebbe alla lettera: colui che egli ama
f. merauìrt.if = l'amata di lui
"il relativo (-iyy) l'azione astratta (xxx-t), relativo colei che egli ama
lui/etc.)" ossia: ciò che egli ama (1)
(1) in questo caso la forma femminile egizia in -t ha valore
"essendo l'udire, suo", "essendo suo l'udire" di neutro astratto collettivo.
"colui che udrà", "che udrà"

forme piene e "correnti": b) forma relativa perfettiva


(sdjm.f/wn.f: segemèf, unèf rel. perv.)
sedjaìmtiyy.fìyy (saudjm.ìf/waunn.ìf: stato udito di lui, stato stato di lui)
sedjaìmtiyy.sìyy (che egli ha udito, che è stato)
sedjaìmtiyy.sèn
Nella scrittura geroglifica si caratterizza per essere forma
sedjaìmti.fìyy sedjaìmti.ìf di tipo di 3.ae inf. etc. non raddoppiata:
sedjaìmti.sìyy sedjaìmti.ìs Vocalizzazione
sedjaìmti.sèn sedjaìmti.sèn m. saudjm.ìf = stato udito di lui = che egli ha udito
f. saudjimt.ìf = stata udita di lui = che egli ha udita
esempi altre formazioni: 3.ae inf. e geminati:
m. maurr.ìf = stata amato di lui = che egli ha amato
wenaìnti.ìf f. maurrt.ìf = stata amata di lui = che egli ha amata
yaìrrti.ìf
esempi di forme determinate:
Questa forma esiste solo per la terza persona e ha m. sauìdjm.if = lo stato udito di lui
significato futuro. colui che egli ha udito
f. sauìdjmit.if = la stata udita di lui
COSTRUZIONE FRASE PARTICIPIALE colei che egli ha udito
ciò che egli ha udito (1)
yn + sost. sdjm part. perv. att. (sàidjem) = passato (1) forma femminile in -t in funzione di neutro astratto
o + collettivo
ntf sdjm part. impv. att. (sedjàim) = presente
3.ae inf. e geminati:
al posto sdjmtyy.fyy futura si usa più spesso m. mauìrr.if = lo stato amato di lui
colui che egli ha amato
yn + sogg. + sdjm.f (perv.) f. mauìrrt.if = la stata amata di lui
o colei che egli ha amato
ntf + sdjm.f (perv.) ciò che egli ha amato

vocalizzabili c) forma relativa prospettiva con significato di futuro


yan + sogg. + sàdjm.if (sdjmyy.f: segemìf; sdjmtyy.f: segemitìf)
entìf sàdjm.if (sauìdjmiyy.ìf: relativo l'udito di lui)

12
(sauìdjmitiyy.ìf: relativo l'udita di lui) taumm.ìf sàudjem o sàdjem = che non ha udito
(che lui udrà) taummiyy.ìf sàudjem o sàdjem = che non udrà
taumm.un.ìf sàudjem o sàdjem = che non udì
N.B.: nella "nisba" l'elemento esige forma determinata o etc.
indeterminata piuttosto che quella assoluta.
FORMA PARTICOLARE con la forma rel. sdjm(w).n.f (segemunèf)
m. sauìdjmiyy.ìf = relativo l'udito di lui
che lui udrà sdjm pw yr(w).n.èf (segempuirunèf)
f. sauìdjmiyyt.ìf = relativa l'udito di lui suo passivo
che lui udrà sdjm pw yryy (segempuirì)

vocalizzazione faraonica(c):

sàdjim, pìuw yaurr.un.ìf


3.ae inf. e gem. udire, fu quello che egli fece
m. mauìrriyy.ìf = relativo l'amato di lui ciò che egli fece è udire
che lui amerà suo passivo
f. mauìrriyyt.ìf = relativa l'amato di lui sàdjim, pìuw yaurrìyy
che lui amerà udire, fu quello relativo l'essere fatto
udire, fu quello che fu fatto
Benché facilmente confondibili con le precedenti dovrebbero ciò che fu fatto è udire
essere possibili anche le seguenti forme:

m. sauìdjmitiyy.ìf = relativo l'udita di lui ** FORME SUFFISSALI INDIRETTE **


che lui udrà
ciò che lui udrà Infiggendo probabilmente come esclamazione una forma forse di
imperativo generico "impersonale" come

f. sauìdjmitiyyt.ìf = relativa l'udita di lui yan (sarebbe da un yà yen = dire da)


che lui udrà khvar
ciò che è relativo a ciò che udrà kàeach
3.ae inf. e gem.
m. mauìrritiyy.ìf = relativo l'amata di lui (rispettivamente dai tre "verba adfirmandi":
che lui amerà yeè = dire, (fissare,determinare)
ciò che lui amerà uno dei pochissimi esempi di verbo "monolittere" -se non
f. mauìrritiyyt.ìf = relativa l'amata di lui unico: non so se ve ne siano altri-,che forse sarebbe meglio
che lui amerà enunciare come
ciò che è relativo a ciò che amerà *yeèy = dire,
cui sono affini le forme
Esempi di forme determinate: yeèach = dire
m. sauidjmiìyy.if = il relativo l'udito di lui yechaèy = glorificare, pregare
colui che egli udrà yechaèw = glorificare, pregare, adorare;
f. sauidjmitiìyy.if = il relativo l'udita di lui
colei che egli udrà khvarèw = chiedere;
ciò che egli udrà
(3.ae inf. e gem.) kechèy = invocare)
m. mauirriìyy.if = il relativo l'amato di lui
colui che egli amerà parrebbe sia siano formate le seguenti tre forme:
f. mauirrtiìyy.if = il relativo l'amata di lui
colei che lui amerà a) FORMA sdjm.yn.f (di significato perfettivo) (segeminèf)
ciò che egli amerà (sadjem.yàn.if: udito proprio di lui)
etc. (allora egli udì)

Esempi di forme indeterminate: vocalizzazione:


m. sauùdjmiyy.ìf = relativo un udito di lui sadjem.yàn.if udì allora egli
uno che egli udrà
f. sauùdjmiyyt.ìf = relativa l'udito di lui
una che egli udrà b) FORMA sdjm.khvr.f (di signif. imperfettivo) (segemcherèf)
una cosa che egli udrà (sadjem.khvàr.if: udito orsù egli)
(egli udrà)

d) forma relativa del tipo sdjm(w).n.f (segemunèf) vocalizzazione


(saudjm.un.ìf: l'udito relativo lui) sadjem.khvàr.if udire orsù egli, udrà egli
(che udì)
negazione tm.khvr.f sdjm(w) (temcherèf segemu)
di tipo non "geminato" e quindi di tipo perfettivo e ha
significato di passato remoto (aoristico): tamm.khvuàr.if sàudjem/sàdjim

m. saudjim.un.ìf = udito relativo lui c) FORMA sdjm.kch.f (di signif. imperfettivo) (segemcaèf)
che egli udì (sadjem.kàeach.if: udire finalmente lui)
(egli udrà)
f. saudjimt.un(t).ìf = udita relativa lui
che egli udì vocalizzazione
udito da lui sadjem.kàeach.if udire finalmente egli
3.ae inf. e gem.
m. maurr.un.ìf = amato relativo lui negazione nn sdjm.f (nen segemèf)
che egli amò
f. maurrit.un(t).ìf = amata relativa lui nàun sàdjm.if = non udrà.
che egli amò
amato da lui
N.B.: la presenza del t nella forma unt del femminile NOTA: -->supposizione circa la negazione n/nn
indeterminato è di fatto solo teorica data (nell'uso) la
tendenza dell'aggettivo en/ne (piú esattamente "nay" = Come alcuni egittologi pensano le negazioni
"appartenente a") a rimanere praticamente invariabile.
n e nn

esempi forme determinate: deriverebbero da un verbo


m. sauìdjim.in.ìf = l' udito relativo lui yenèn = essere inesistente, debole.
colui che egli udì
f. sauìdjimt.in(t).ìf = l' udita relativa lui Allora si potrebbe supporre che
colei che egli udì
ciò che egli udì n
3.ae inf. e gem.
m. mauìrr.in.ìf = l'amato relativo lui sia il participio passivo perfetto (o volendo anche la III
colui che egli amò sing. del prob. affine pseudoparticio) di un tale verbo
f. mauìrrit.in(t).ìf = l'amata relativa lui secondo la forma
colei che egli amò
ciò che egli amò yàunn = stato inesitente, nullificato, nullo,

e) forme relative negative: ottenibili con temèm: mentre


nn
tm + complemento verbale negativo
o infinito (dalla XVIII din.) sia il participio passivo imperfettivo (o vuoi lo pseudop.)
di un tale verbo secondo la forma
temaum.ìf sàudjem o sàdjem = che non ode

13
yenàun = nullificantesi. passato di yw.f khr sdjm
e di yw.f sdjm(w);
Ora, tali due forme, messe all'inizio di frase in stato notare costruzioni:
assoluto e invariabile come predicati aggettivali, sarebbero wn.khvr.f + pseudoverb. --> rif. passato
state abbreviate togliendo la y iniziale in wnn.khvr.f + pseudoverb. --> rif. futuro
wn.khvr.f sdjm.f --> rif. passato
àunn = nullo wnn.khvr.f sdjm.f --> rif. futuro
e

nàun = nullificantesi. CON "AUSILIARE" ghkhgh (àca)

Per cui i due tipi di frase rispettivamente il verbo


significherebbero: ghaekhaèagh
o, scrivendo più "brevemente" e "sinteticamente,
nullo è X ghekhèagh

nullificantesi è X conferisce alle forme verbali un significato ingressivo

Notare, in particolare, che spesso è usata la forma


ghaùkhgh.un.(if).
n/aunn

è --> negazione puntuale-perfettiva Esempi di forme:

mentre -forme con forma segemèf di ghkgh (àca):

nn/naun ghkhgh sdjm.f (àca segemèf)


ghàkheagh sedjàm.if si verifica che egli ode
è --> negazione iterativo-imperfettiva allora egli ode
comincia ad udire
e ciò sarebbe appunto conforme ai due participi supposti
essendo n da *yàunn perfettivo e nn da *yenàun imperfettivo. ghakhgh sdjm.f (àca segemèf passiva)
N.B.: tornando a considerare la forma di imperativo personale ghàkheagh sedjàum.if si verifica che egli
yan è stato udito
allora egli è udito
essa sarebbe la "sintesi" di una forma è cominciato ad essere udito

yà o yà(y) + perp. (e)n = fissa a , occhio a, attento

(imperativi di II s. a funzione impersonale yà o yà(y) ghkhgh sdjm.khvr.f (àca segemkhverèf)


rispettivamente dal verbo monolittere yeè o supponibile forma ghàkheagh sadjme.khvàr.if si verifica che
più "normale" bilittere *yeèy, anche se, personalemente, egli possa udire
penso comunque lecito parlare di un ammissibilissimo verbo egli incomincia
monolittere yeè = *individuare, *fissare, affermare, dire) finalmente ad udire

per cui ghkhgh + sogg. + vecchio perf. allora egli udrà


sadjem.yàn.if comincerà ad udire
varrebbe: -forme con ghkhgh.n (acaèn):
udire -occhio- di lui = egli certamente udì.
ghkhgh.n sdjm.n.f (akaèn segemenèf)
ghàukhgh.un sàudjm.un.if un verificarsi di un
** FORME COMPOSTE ** udito suo
allora egli udì
CON "AUSILIARE" yw (ìu) allora egli cominciò
ad udire
yw
può essere vocalizzabile
yeàuw (abbreviabile in yeàw) =====================

prob. come forma di pseudoparticipio imperfettivo dal verbo


yeèy = venire, con significato di "è sopravvenuto, è un
risultato" e, quindi, diciamo "è" ossia "copula". NOTA: tutti gli accenti possono essere nella scrittura
Il verbo successivo è in posizione di frase avverbiale omessi: nel presente testo si è fatto uso di un accento acuto
virtuale ed è predicato avverbiale di yeàuw: che facilmente può essere omesso, per guidare più comodamente
la pronuncia del lettore: si sarà, poi, facilmente capito che
yeàw = (il fatto) è: (per come) egli udì la a porta, nella maggior parte delle forme l'accento tonico
(ma attenzione alle "i" ed "u" delle forme rispettivamente
Forme: determinate e indeterminate).
yw sdjm.f yeàuw sàdjm.if = presente imperfettivo
yw sdjm.n.f yeàuw saùdjm.un.if = passato narrativo NOTA GENERALE: le forme riportate in questa sinossi sintetica
yw sdjm.f yeàuw sàudjm.if = passivo precedente non sono state sostanzialmente confrontate con le forme
yw sdjm.tw.f yeàuw sadjme.tìuw.if = pass. di pr. yw sdjm.f vocalizzate del copto: diciamo che questo sistema
yw.f sdjm.f yeàuw.if sàdjm.if = pres. enfatico imperf. grammaticale "artificioso" si giustifica essenzialmente da
sé: i confronti, comunque, potrebbero essere non affatto
yw + forme pseudoverbali e pseudoparticipiale: inutili.

yw.f khr sdjm yeàuw.if kher sadjim


yw.f m sdjm yeàuw.if em sadjim
yw.f r sdjm yeàuw.if er sadjim
yw.f sdjm(w) yeàuw.if sàudjem

CON "AUSILIARE" wnn (ùnen)


In generale:

wnn.f + X wenàn.if + X = forma impv.


di significato in genere
futuro
wn.f + X wànn.if + X = forma perv.
di significato in genere
di passato
wn.n.f + X waùnn.un.if + X = forma segemunèf
di significato in genere
di passato aoristico
forme particolari:

wnn.f r sdjm (unenèf er sègem)


wenàn.if er sàdjim = egli starà udendo
futuro di yw.f r sdjm

wn.yn.f sdjm.f (uninèf segemèf)


wann.yàn.if sedjàm.if = egli certamente udiva abitualmente
passato di yw sdjm.f
(forma a significato impv.)
wn.yn.f khr sdjm (uninèf cher sègem)
wann.yàn.if kher sàdjim = egli certamente stette per udire

14
***SPECCHIETTO GENERALE DELLE FORME VERBALI EGIZIE*** khwy sdjm.f perv. khàwiyy sàdjm.if orsù oda
qwy ch sdjm.f perv. qàwiyy iach sàdjm.if orsù oda
TRASCR. EGITTO- TRASCRIZIONE TRADUZIONE ymy.f sdjm(w)/inf. yàmmey.if sàu./s. orsù non oda
LOGICA TRASCRIT- VOCALIZZATA ntf sdjm.f perv. entìf sàdjm.if ecco egli ode
IN ALFABETO IN "FARAONICO(c) (aor.)
"PANSEMITICO(c)" ntf sdjm.f impv. entìf sedjàm.if ecco egli
udiva/udrà
sdjm inf. sàdjim udire yn X sdjm.f perv. yan X sàdjm.if è X che ode
saìdjim l'udire (aor.)
saùdjim un udire yn X sdjm.f impv. yan X sedjàm.if è X che
tm sdjm(w)/inf. tamm sàudjim/sàdjim non udire udiva/udrà
nn sdjm inf. nàun sàdjim senza udire khvr.f sdjm.f pv. khvar.if sàdjm.if allora egli
khr sdjm inf. kher sàdjim a udire udrà
m sdjm inf. em sàdjim udendo tm.khvr.f sdjm(w)/inf. tamm.khvàr.if sàu./s. allora non
r sdjm inf. er sàdjim per udire udrà
sdjm imperativo sàdjm odi n sp sdjm.f perf. àunn saùp sàdjm.if non ode mai
ymy sdjm.f imperat. yàmm/yàaumm sedjàam.if dà/sia dato (aor.)
che oda nn sp sdjm.f perf. nàun saìp sàdjm.if non udiva mai
m sdjm(w) àmm sàudjem non udire sdjmm.f sedjmàum.if egli è udito
m yr(w) sdjm inf. àmm yàurr sàdjim non far udire nn sdjmm.f nàun sedjmàum.if egli non è
sdjm part. impv. att. sedjàim udente stato udito
tmm sdjm(w)/inf. temàim sàudjim/sàdjim non udente sdjm.n.f saùdjm.un.if egli udì
sdjm part. perv. att. sàidjim che ha udito n sdjm.f perv. àunn sàdjm.if egli non udì
tm sdjm(w)/inf. tàimm sàudjim/sàdjim che non ha mk sdjm.n.f mak saùdjm.un.if ecco egli ha
udito udito
sdjm(w) p. impv. pass. sedjàum venuto udito (mk) n sdjm.f (mak) àunn sàdjm.if ecco egli non
tmm(w) sdjm(w)/inf. temàum sàudjim/sàdjim non venuto ha udito
udito yst sdjm.n.f yast saùdjm.un.if ecco egli udì
sdjm part. perv. pass. sàudjim stato udito sdjm.t(w).f sadjme.tìuw.if/-tù.if egli è udito
tm sdjm(w)/inf. tàumm sàudjim/sàdjim non stato sdjm.yn.f (s. perv.) sadjem.yàn.if allora udì
udito *tm.yn.f sdjm(w)/inf. *tamm.yàn.if sàu./s. allora non udì
sdjmy part. impv. att. sedjamìyy udente sdjm.khvr.f(s. impv.) sadjem.khvàr.if allora starà
tmy sdjm(w)/inf. teammìyy sàudjim/s. non udente udendo
wnny p. perv. pass. wenaunìyy stato tmm.khvr.f sdjm(w)/i. tamm.khvàr.if sau./s. allora non
tmmy wn(w)/inf. temaumìyy wàunn/wànn non stato starà udendo
sdjmty.fy sedjaìmtiyy.fìyy che udrà sdjm.kch.f(s. impv.) sadjem.kàiach.if allora udrà
tmmty.fy sdjm(w)/inf. temaìmtiyy.fìyy s./s. che non udrà nn sdjm.f nàun sedjàm.if allora non
sdjm(w).f r. impv. sedjaum.ìf il quale sta udrà
udendo sdjm.yn.tw.f sadjem.yan.tìuw.if allora fu
tmm(w).f sdjm(w)/inf. temaum.ìf sàudjem/s. il quale non udito
sta udendo sdjm.khvr.tw.f sadjem.khvar.tìuw.if allora sarà
sdjmt.f r.impv. f. sedjaumt.ìf la quale sta udito
udendo sdjm.kch.tw.f sadjem.kach.tìuw.if allora sarà
tmmt.f sdjm(w)/inf. temaumt.ìf sàu./s. la quale non udito
sta udendo yw khr sdjm(w)/i. yauw kher sàudjim/s. ecco che ode
sdjm.f rel. perv. saidjm.ìf il quale ode mk X khr sdjm(w)/inf. mak X kher sàudjim/s. ecco che ode
tm.f sdjm(w)/inf. taimm.ìf sàudjem/s. il quale non yst X khr sdjm(m)/inf. yast X kher sàudjim/s. ecco che ode
o. ty X khr sdjm(m)/inf. tay X kher sàudjim/s. ecco che ode
sdjmy.f rel. prosp. sedjaumìyy il qu. rdy.f sdjm.f impv. redàyy.if sedjàm.if egli fa udire
udì/udrà dy.f sdjm.f impv. d(r)àyy.if sedjàm.if egli fece
tmmy.f sdjm(w)/inf. temaumìyy sàudjem/s. il quale non udire
udì/udrà yw sdjm.f perf. yeàuw sàdjm.if c'era che egli
sdjm.ty r. perv. f. sedjaumtìyy la qu. udì
udì/udrà yw sdjm.n.f yeàuw saùdjm.un.if c'è che egli
tmm.ty sdjm(w)/inf. temaumtìyy s./s. la quale non udì
udì/udrà yw sdjm.f pass. perv. yeàuw sàudjm.if c'è che è
sdjm(w).n.f impv. sedjaum.un.ìf il qu. ha udito
udito yw sdjm.f pass. impv. yeàuw sedjàum.if c'è che
tmm(w).n.f sdjm(w)/i. temaum.un.ìf s./s. il quale non era/sarà udito
ha udito yw sdjm.tw.f perv. yeàuw sadjme.tìuw.if c'è che è
sdjm pw yr(w).n.f sàdjim pìuw yaurr.un.ìf udire è ciò udito
che fece yw.f sdjm.f impv. yeàuw.if sedjàm.if è lui che ode
sdjmt.f perv. sàdjmut.if egli ha udito yw.f khr sdjm yeàuw.if kher sàdjim egli sta
n sdjmt.f àunn sàdjmut.if egli non ha u. udendo
r sdjmt.f er sàdjmut.if fino a che yw.f m sdjm yeàuw.if em sàdjim egli sta
udrà udendo
r tmt.f sdjm(w)/i. er tàmmut.if saudjem/s. fino a che non yw.f r sdjm yeàuw.if er sàdjim egli sta per
udrà udire
sdjm(w) compl. neg. sàudjim/sàdjmiuw audizione yw.f sdjm(w) psp. yeàuw.if sedjàum c'è egli udito
sdjm(w) pseud. perv. sàudjem stato/ha udito wn.yn.f khr sdjm wann.yàn.if kher sàdjim ecco che egli
sdjm(w) pseud. impv. sedjàum stato udrà
ascoltato wn.yn.f sdjm(w) psp. wann.yàn.if sedjàum ecco che egli
n sdjm.n.f àunn saùdjm.un.if non stato ha u.
udito wn.f khvr sdjm(w)/inf. wànn.if khvar sàu./s. allora egli
sdjm.f esort. sedjàam.if oda egli udì
sdjm.f w sedjaamif uw non oda egli wnn.f khvr sdjm(w)/i. wenàn.if khvar sàu./s. allora egli
sdjm.f pass. sàudjm.if egli è udito udrà
n sdjm.f àunn sàudjm.if egli non è u. wn.yn.if sdjm.f impv. wann.yàn.if sedjàm.if allora egli
sdjm.f perv. sàdjm.if egli ode udiva
(aoristico) wn.yn.f sdjm.f perv. wann.yàn.if sàdjm.if allora egli
n/nn sdjm.f perv. àunn/nàun sàdjm.if egli non ode udì
(aor.) wnn.khvr.f sdjm.f im. wenan.khvàr.if sedjàm.if allora egli
sdjm.f impv. sedjàm.if egli udrà
udiva/udrà yr wnn sdjm(w) ps. yar wenàn sedjàum se all. egli
n sdjm.n.f àunn saùdjm.un.if e n. sarà ud.
ud.va/udrà ghkhgh sdjm.f impv. ghàkheagh sedjàm.if allora egli
ykhv sdjm.f perv. yakhv sàdjm.if allora udrà ode
ykhv tm.f sdjm(w)/i. yakhv tàmm.if sau./s. allora non ghkhgh sdjm.f pass. ghàkheagh sedjàum.if allora egli è
udrà udito
khvr sdjm.f perv. khvar sàdjm.if allora udrà ghkhgh sdjm.khvr.f ghàkheagh sedjam.khvàr.if allora egli
khvr tm.f sdjm(w)/i. khvar tàmm.if sàu/s. allora non udrà
udrà ghkhgh X sdjm(w) psp. ghàkheagh X sedjàum allora X udì
kch sdjm.f perv. kàiach sàdjm.if dunque udrà ghkhgh.n.f sdjm.n.f ghaùkhgh.un.if saùdjm.un.if allora
kch tm.f sdjm(w)/inf. kàiach tàmm.if sàu./s. dunque non egli udì
udrà ghkhgh.n X sdjm.n.f ghaùkhgh.un X saùdjm.un.if allora X
yn sdjm.f perv. yan sàdjm.if ecco egli ode udì
yn tm.f sdjm(w)/inf. yan tàmm.if sàudjem/s. ecco egli non ghkhgh.n.f khr sdjm i. ghaùkhgh.un.if kher s. allora egli
ode udiva
yr sdjm.f impv. yar sedjàm.if se egli ode ghkhgh.n.f sdjm(w) ps. ghaùkhgh.un.if sàudjem allora egli
yr tmm.f sdjm(w)/inf. yar temàm.if sàu./s. se egli non udì
ode
mk sdjm.f impv. mak sedjàm.if ecco egli udrà N.B.: le forme del faraonico(c) sono "puntate" per maggior
mk tmm.f sdjm(w)/inf. mak temàm.if sàu./s. ecco egli non chiarezza, ma, scrivendo, i punti possono essere anche
udrà omessi, così pure, volendo, come già detto, si può omettere
khach sdjm.f perv. khàiach sàdjm.if orsù oda anche la scrittura dell'accento, che potrà essere segnato,

15
sempre volendo, sulle forme che più possono giovarsi di tale
segno ortografico per maggior chiarezza (come ad es. le forme
relative).

16

Potrebbero piacerti anche