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UNIVERSIT DEGLI STUDI DI PERUGIA

DIPAI(I'IMEN'J'O DI SCIENZE STORICHE DELL'ANTICHIT

STUDI DI STORIA E DI S'fORlOGRAFIA

~J\SSI~() ~J\FISSI

LA NASCITA DEL KOSMOS


Studi sulla storia e la societ di Sparta

Edizioni Scientifiche Italiane


Volume pubblicato col finanziamento dell'Universit degli Sn1di di Perugia
e del Consiglio Nazionale delle Ricerche

NAFJSSJ, Massimo
La nascita del kosmos
Studi sulla storia e la societ di Sparla
Collana: Universit degli Studi di Perugia
Napoli: Edizioni Scientifiche Italiane, 1991
pp. 460; 24 cm
ISBN 88-7104-583-1

1991 by UNIVERSIT DEGLI STUDI DI PERUGIA

l diritti di traduzione, riproduzione e adattamento totale o parziale


e con qualsiasi mezzo (comprdi i.'microfilms e le copie fotostatiche)
sono riservati per tutti i Paesi
a mio padre
PREMESSA

Il libro di Massimo Nafissi, che viene ad arricchire la collana di


Studi di Storia e di Storiografia del Dipartimento di Scienze Storiche
dell'Antichit dell'Universit di Perugia, contributo importante alla
ricostruzione della storia civile e culturale di Spatta arcaica. La prospet-
tiva decisamente orientata alla dimensione sociale e istituzionale, nel
tentativo, ben riuscito, di mettere in luce la latente vitalit di un kosmos
solo apparentemente immobile, e come tale volutamente presentato dalla
tradizione antica, nella spesso impercettibile e pur reale sequenza delle
sue trasformazioni, con un'attenzione tutta particolare a illuminarne il
processo di formazione. L'indagine c la ricostruzione coinvolgono natu-
ralmente quasi tutti gli aspetti della complessa singolarit della polis da
sempre apparsa quale modello altro; l'Autore sa opportunamente inte-
grar! i fra di loro e vivificante le problematiche con attenta capacit di
lettura di ogni tipo di documentazione, sia letteraria ed epigrafica che ar-
cheologica.
Il libro rappresenta lo sviluppo di una tesi di dottorato di ricerca in
Storia, c di questa conserva l'originaria esigenza documentaria; il notevo-
le, sostanziale, scrupoloso arricchimento del primo nucleo di ricerche fa
di questo volume un'occasione di bilancio su gran parte dei pi (e dei
meno) dibattuti problemi concernenti Sparta arcaica e classica, offrendo
al lettore un prezioso deposito critico della vasta letteratura esistente. Le
tesi e le proposte originali di Nafissi - che toccano sia nodi centrali nelle
problematiche spartane, come la grande rbetra o la questione della pre-
senza e natura di un'aristocrazia all'interno degli homoioi, sia svariati
aspetti particolari nel campo dell'etica, dell'economia, dell'antiquaria -
costituiscono in ogni caso, al di l dell'indubbio risultato complessivo
raggiunto, un'intelligente base di discussione che render certamente fe-
condo anche l'eventuale dissenso. Un libro che si ponga questo obiettivo
in ogni caso un libro utile per la storia.
GIANFRANCO MADDOLI
INTRODUZIONE
Con i termini di 'riforma' o 'rivoluzione', spartana o licurghea,
si indicano tutta una serie di trasformazioni culturali, militari, sociali,
politiche ed economiche, che determinarono la 'nascita' del kosmos
nelle forme descritte ed ammirate dagli autori d'et classica e poste-
riore. Lo sviluppo dell'ideologia della polis, della agog, la definizione
di un austero codice di vita, la chiusura della citt al mondo esterno,
il sorgere della tattica oplitica, l'allargamento del corpo civico, la sua
caratterizzazione come comunit di 'Eguali', la grande rhtra, la na-
scita e/o l'ascesa dell'eforato, una o pitt distribuzioni di terre, posso-
no esser messi in relazione con molti 'punti caldi' - di datazione pi
o meno convenzionale, fluttuante e controversa - che la storia di
Sparta arcaica presenta. Ricorder la conquista e l'incorporamento di
Amide nella comunit cittadina (che, nella prima met dell'VIII sec.,
parsa a taluni schiudere alla conquista le porte della Laconia me-
ridionale); la vittoriosa prima guerra messenica (conclusasi verso la
fine deii'Vlll sec.); la sconfitta subita dagli Spartani ad Hysiai ad
opera degli Argivi (data tradizionale 669 a.C.); la seconda guerra
messcnica e Tirteb (terzo quarto del VII sec.); il declino dell'arte
laconica (secondo la vulgata, palese dalla met del VI sec.); l'eforato

*Al termine c.li questo lavoro (discusso come tesi di dottorato nel 1987, com-
pleto alla fine del 1988, rivisto c consegnato per la stampa nel 1989) desidero ringra-
:t.iare Gianfranco Maddoli, che ha guic.lato i miei studi, seguendomi con pazienza sin
dal sorgere dci miei primi interessi spartani. A lui, a Francesco Prontera ed Anna
Biraschi, del Dipartimento di Scienze Storiche dell'Antichit, e a tutto l'ambiente
degli antichisti c.leii'Universit di Pen~gia Jebbo la sensibilit ad una approccio glo-
bale allo studio storico del mondo classico. Un grazie a tutti i membri del collegio
dci docenti del Dottorato di Ricerca in Storia (Swria Antica) tlelle Universit di Pi-
sa, l'avi;~ c Perugia, specialmente ad Emilio Gabba, eJ a quanti, anche fuori del Dot-
torato, sono stati prodighi di suggerimenti in conversazioni private. Ricordo fra essi
Mario Torelli (che mi ha anche consentito di prendere visione del suo commento al
III libro c.li Pi!usaniil) e Conrad M. Stibbe (che fm l'altro ha messo a mia disposizio-
ne i frutti delle sue ricerche, all'epoca ancora inedite, sui crateri laconici). Inutile dire
che la responsabilit di ogni errore rimane mia personale. impossibile infine fare
i nomi di umi gli amici che in questi anni mi sono stati vicini.
12 LA NASCITA DEl. KOSMOS

del saggio Chilone (nella tradizione 556 a.C.); il regno di Cleomene


I (a cavallo fra il VI ed il V'sec.). Se toute thcorie unitaire se hcurte
d es difficults insurmontables 1, e se dunque nessuna delle varie
situazioni storiche, nel cui contesto stata pi frequentemente collo-
cata la 'riforma licurghea', esaurisce in s tutte le trasformazioni che
diedero a Sparta il suo volto 'classico' di citt-caserma, ognuna di
esse, rispondendo alle esigenze del momento, ha contribuito a quel
risultato finale.
Scopo essenziale di questo volume quello di esaminare, e di de-
finire anche cronologicamente nelle sue singole tappe, questo lungo pro-
cesso formativo. In tale contesto uno sguardo pi allento viene rivol-
to alle tensioni esistenti a Il ' i n t e r n o della comunit dei citta-
dini di pieno diritto ed allo stesso costituirsi e definirsi, in opposizio-
ne allo status servite, di questa comunit politica di liberi e di 'eguali'.
Il lavoro, che non approfondisce dunque i temi tradizionali del-
la storia politico-militare, articolato in due parti: la prima di taglio
prevalentemente storico-sociale ed istituzionale, ed ha per oggetto il
periodo compreso tra la prima guerra messenica e la met del VI sec.
a.C. In particolare si prendono in esame l'evolversi delle strutture
economiche e sociali, delle istituzioni politiche e militari, dei valori
etici e politici. Una vivace dialettica collega questi diversi piani, ed il
loro storico divenire (talora pi complesso di quanto spesso non si
creda) va perci analizzato con estrema attenzione.
La seconda parte si articola per studi monografici, aventi per
oggetto singoli aspetti della vita sociale (l'allevamento dei cavalli e
l'atletismo, i sissizi, il commercio, gli usi funerari}: si cerca di rico-
struirne le modificazioni successive tenendo sempre presente il qua-
dro generale tratteggiato nella prima parte e gli austeri esiti di et
classica, sullo sfondo dei quali si evidenziano per contrasto le strut-
ture e le realt precedenti.
L'adozione di un metodo multidisciplinare imposta dalla natu-
ra dell'evidenza, e da una tradizione di ricerche che, dopo gli scavi
condotti dagli archeologi inglesi nei primi anni del nostro secolo al
santuario di Artemis Orthia e sull'acropoli2, ha riconosciuto nel de-

1 Mosst 1973, p. 14, richiamandosi a FINLI!Y 1968.


Le relazioni preliminari degli scavi condoui tra il 1906 e il 1910 dalla Scuola
2

Britannica furono pubblicate in ABSA nei volumi dal XII (1905/1906) al XVI
(1909/10). l risultati delle campagne al santuario di Artemis Orthia, il sito pi ricco
di oggetti artistici, vennero alla. fine editi in AO. Ulteriori campagne seguirono tra il
1924 ed il 1928 mentre nel 1926 i Tedeschi lavoravano all'Amyklaion.
INTRODUZIONE 13

dino della produzione artistica un segno evidente delle trasformazio-


ni sociali c culturali della citt. Spesso per prevalso un approccio
sostanzialmente romantico ed idealistico, e non ha giovato alla ricerca
l'aver considerato l'intera arte laconica come un blocco compatto,
frutto di un genio destinato a spegnersi nella severa societ spartana
d'et classica. Per reazione, per, si vanno facendo largo impostazioni
riduttive (p. es. Cook, Finley, in parte anche Cartledge, ed ora Clauss3):
se in ogni caso ragionevole la tendenza a sottolineare maggiormen-
te la gradualit delle trasformazioni della societ e della cultura spar-
tana\ necessaiio soprattutto analizzare separatamente, con un oc-
chio anche alla condizione sociale dei produttori, la storia dei vari
rami dell'artigianato, considerando i rapporti con la committenza e
distinguendo i piani di lettura (storico-artistico, antiquario, ideologi-
co). Ogni singola produzione, una volta valutato il suo significato
storico-sociale (il che, in pratica, possibile s9lo comprendendo a
fondo i singoli aspetti della dfaita), andr inserita nel pitt ampio quadro
della storia della citt5
A questa attenzione per i materiali archeologici si deve accom-
pagnare un'analisi dettagliata e di prima mano delle tradizioni lette-
rarie. Una certa indifferenza a questo approccio tradizionale mi sembra
tipica delle ricerche recenti su Sparta, forse nel caso specifico anche
in reazione alla tendenza (caratteristica soprattutto di studi degli anni
'60, penso alle monografie di Huxley, Kiechle, ed anche di Forrest6)
a sopravvalutare il valore documentario immediato di certe testimo-

3 CooK 1962 (che ha praticamente negato l'esistenza del fenomeno 'austerit'),


FINLEY 1968, p. 144, CARTUmGE 1979, p. 155 sg., CLAUSS 1983, p. 24, e 181 sgg.
(fin troppo cauto nel sottolineare la difficolt - anche di ordine cronologico - per
stabilire odas Verhaltnis von kiinstlerischer und politischer Entwicklung" - osserva-
zione del resto gi di BERVE 1931, p. 196). Per una replica a Cook v. HOLLADAY
1977, p. 116 sgg.
4 V. HOLLADAY 1977, CARTLEDGE 1979, p. 155 sg.
5 Qualche passo in questa direzione stato fatto da ROI.LEY 1977, mentre taluni
problemi sono elusi da FJTZIIARDINGE 1980, in un lavoro che rovescia l'approccio
tradizionale, privilegiando le testimonianze archeologiche su quelle letterarie: sul suo
tentativo di spiegare la storia di Sparta contrapponendo la cultura della vecchia nobilt
a <luclla dci nuovi opliti v. sotto n. 62. L'importante non cadere nell'eccesso di
vanificare il contributo dell'archeologia per la ricostruzione della storia di Sparta
(come fa un po' CLAUSS 1983, pp. 181-187). Tra le recenti opere generali su Sparta
quella di HOOKRR 1980, pp. 82-97, la pi1 fedele all'idea ormai tradizionale della
'morte dell'arte',
6 KmcmE 1959, I-IUXLEY 1962, KrECHLE 1963 (attento ai problemi di critica
delle fonti, ma sempre troppo 'fiducioso' nella possibilit di risalire a memorie fededegne),
FORilHS'I' 1968.
14 LA NASCITA DEL KOSAtOS

nianze, o comunque il loro contenuto genuinamente storico. La


tradizione antica, invece, stata continuamente riformulata sulla spin-
ta di esigenze contemporanee, soprattutto sul perno del mito licur-
gheo; fortunatamente una ricca tradizione Ji studi fornisce sempre
utilissimi punti di orientamento: ovvio ricordare i lavori di diverso
respiro di Ollier, Starr e Tigerstedt e poi, per esempio le notevolis-
sime - pur se spesso superate nei singoli risultati - ricerche di Ed.
Meyer su Licurgo, o, per ci che attiene alle tradizioni sulle guerre
messeniche, l'analisi di F. Jacoby su Rhianos di Bene'.

L'indagine recente, pur non dimentica della peculiarit essenzia-


le della comunit spartana (la sua struttura economica fondata sul la-
voro servite degli iloti) andata via via accostandosi con maggiore
sensibilit ai problemi delle atticolazioni sociali interne al corpo civico,
dei rapporti tra autorit politica e privilegi ereditari. Tuttavia vi
sempre stata la tendenza a sottovalutare questo aspetto e comunque
a semplificare l'evoluzione della societ spartana. Ci dipende in par-
te dal 'miraggio' - che presenta per lo pi gli Spartiati come un
blocco assolutamente compatto, e lega a Licurgo la trasformazione
della politefa - ed in parte dalla sua prosecuzione moderna. A questo
proposito vorrei ricordare alcuni indirizzi di ricerca che, nel privile-
giare tendenze 'originariamente egualitarie', mi sembra abbiano im-
pedito un adeguato riconoscimento dell'importanza di queste tensio-
ni per la creazione del kosmos. Siamo certamente in un mondo eh~
conosce -va ribadito - remote tendenze all'equilibrio, alla distribu-
zione del potere, infine all'eguaglianza. Esse hanno alle spalle il tra-
monto della regalit micenea e sono riflesse al livello cronologico pi
alto dalla stessa diarchia, ma agiscono nmavia all'interno di una cer-
chia inizialmente ristretta e comunque in grado di imporre robusti
principi di gerarchia e d'autorit.
Centrale naturalmente la questione - ormai pitl che secolare -
dell'esistenza e del ruolo della nobilt a Sparta8 G. Gilbert, esami-

7 Ou.mR 19JJ-I'J43, S'l'Alli\ 19lt5, Tl<;lmSTW'I' 1%5-1974, jAconv FGrll 2(,5

F 38-46, Komm. pp. IO'J-181, MEYim 18?2. Sul piano mcwdulugico generale, per il
rapporto tra attuaht e memorie storicocmitiche v. p. es. FINI.I\Y 1965.
1 Sul problema v. la rapida dossugrafia con la quale Kiechlc apre il capitolo
dedicato a Der Ade/ in Sparla tmd a11[ Krt:ta: Kmcuu: 1963, p. IJJ sg. Anche il
resoconto di TIGERS'I'I!IlT 1965-1974, l p. 63, piuttosto insoddisfacente; il miglior
contributo alla storia del.la ~1uestione in OI.IVA 1971, p. 118 sgg.; utilissima la lettu-
ra di SPAIIN 1977, p. 84 sgg.; il tema affrontato pure da AI\NIII\IM 1977, pp. 72-
INTRODUZIONE 15

nando l'emendamento alla rbtra, aveva richiamato le testimonianze


antiche su differenze economiche c sociali per dedurne l'esistenza di
una Geburtsade/9. Ed. Meyer aveva replicato che di una nobilt di
sangue non c' nella nostra tradizione nemmeno l'ombra. Senza
eccezioni gli antichi ricordano che tutti gli Spartiati, sinch essi non
abbiano perduto il diritto di cittadinanza, sono di diritto uguali: anzi
Sparta perci una democrazia 10 Lo stesso Meyer era ben convinto
che gli h1>moioi non fossero economicamente uguali e, sebbene fosse
propenso a ipotizzare una originaria uguaglianza della propriet fon-
diaria in Laconia e a Creta 11 , riconosceva che anche Sparta, prima
delle trasformazioni legate allo sviluppo della tattica oplitica, aveva
conosciuto Ansatze, sia pur minimi, di una nobilt 12 La nobilt
degli bippefs avrebbe finito poi con il perdere non solo la sua impor-
tanza militare, ma anche politica 13: dal VI sec. l'aristocrazia non detiene
pi privilegi.
Negli stessi anni anche J. Beloch e G. Busolt parlavano di una
nobilt laconica, che avrebbe goduto di privilegi al momento della
primitiva distribuzione di terreH. Invece a J. Burckhardt- che tanto
drammaticamente sottolineava la grande opposizione fra la casta
dominatrice degli Spartiati e i soggetti perieci ed iloti - le differenze
economiche e sociali fra i cittadini di pieno diritto sembravano il
frutto dell'accumulo ereditario, posteriore alla spartizione della Laco-
nia. Se Burckhardt non parla mai di aristocrazia, tuttavia convinto

120; solo in parte da condividere la riflessione che in view of the great volume of
wrilings on Sparla in rccent years it is surprising to see how little attention this
question has auracted (p. 77): l'autore, in effetti, sembra particolarmente informato
solo sulla tradizione di studi anglosassone. Per un rapido panorama sul ruolo e sul
carattere della aristocrazia nella Grecia arcaica e classica oltre al classico GERNET
1938, ricordo qui almeno DuCAT 1979 e STARR 1986, pp. 27-33, 59-66.
'GII.BERT 1895, p. 12, n. 2, (e sopratnttto GILBERT 1872, pp. 151-155).
10 Mi!YEil 1892, p.. 255, n. 2.

Il Mi!YI!R 1953-1958, Ili P 275.


12 MEYER 1953-1958, III pp. 276, 295, 516.
Il MF.YF.R 1953-1958, Ili P 514. .
H 1\m.ocll 1912-1927, l l p. 304 (auch wird der Adel schon bei der Landtei-
lung grtillere Giitcr erhalten haben); BUSOI.T 1893-1904, l p. 524. Sull'influenza di
Meyer su Busolt e sulle sue incertezze (o forse inesattezze tcrminologiche) cf. OLIVA
1971, p. 118 c n. li. Busolt era gi convinto all'epoca del suo lavoro sull;l Legi\
Peloponnesi:1ca (llusot:r 1878, p. 19 sgg., specialmente 23) dei privilegi politici (e
dell'antichit) della cerchia aristocratica legata alla gerousia, pi tardi per (BusoLT-
SwonODA 1926, p. 662, n. 4), egli ammette l'esistenza d'una 'nobilt di nascita' ma
non d'una nobilt dotata di privilegi legalmente riconosciuti.
16 J.A NASCITA DEL KOSMOS

dell'importanza di tali differenze tra gli Spartiati per il tragico svilup-


po della citt nella sua fase 'eforica' 15
Il problema si complicava, anche sul piano terminologico, in quanto
il concetto di aristocrazia si prestava a definire l'intero corpo civico
in opposizione alle altre componenti della societ lacedemone, perieci
ed iloti, soprattutto quando all'origine deiJ>ilotismo si poneva non la
conquista armata, ma una progressiva differenziazione economica e
sociale. Quest'ultima tesi fu sostenuta da Meyer e da Kahrstedt 16, e
contro di essa si batt particolarmente V. Ehrenberg 17 La nobilt
della nascita sarebbe stata invece posta a fondamento della distinzio-
ne tra Spartiati e perieci soprattutto da F. I-lampi e I-I. Berve 1H.
Comunque, da Meyer in p>i, i termini della discussione sono
stati abbastanza chiari: le fonti mostrano nettamente una stratificazio-
ne socio-economica interna al mondo spartiate, ma tracce di privilegi
politici legali ed ereditari per singole famiglie (eccezion fatta, ovvia-
mente, per le due case regali) non sono altrettanto perspicue. Si
individuano inoltre casate nobiliari, come gli Egeidi e i Taltibiadi 19,
ma si stenta a distinguere una compiuta articolazione della societ per
famiglie e gruppi gentilizi (recisamente negata da Ehrenberg) 20 Si
faceva cos strada .l'idea che questa nobilt, sorta progressivamente
per via di differenziazione econonca, avesse un'origine relativamente
recente21
Un nuovo argomento a favore dell'origine tarda di ogni artico-
lazione sociale interna alla comunit cittadina fu offerto da un saggio

,, BURCKHAROT 1898-1902, l p. l 00 sgg. spec. l Ol con n. l.


16 MEYER 1953-1958, Ili p. 258, KAHRSTEDT 1919, pp. 290-292, KAIIRSTEL>T
1922,fP 11 e 57, che accoglieva per di pi le tesi di Beloch sull'invasione dorica.
1 Sopratn1tto EHRENBt:RG 1924, p. 169 sgg. ma l'argomento di fondo, che gli Spar-
tiati costituivano un popolo unitario conquistatore, e non un ceto egemone, ribadi-
ta ancora in EHRENBERG 1968, p. 31. V. anche BUSOLT-SWOBODA 1926, p. 662, n. 4.
11 Cf. sotto n. 34.
19 La .dissertazione dottorale di .P. Poralla, Prosopographie der Lakedaimo11ier
(ora v. PORALLA-BRADFORD 1985), esce nel 1913, nel pieno slancio degli studi pro-
sopografici: l'autore, pur fornendo spunti interessanti (p. es. la ricostruzione della
famiglia di Chilone, s.v. Demarme110s, p. 45 sg., o di Leon, s.v., p. 83 sg.), si esprime
con cautela (p. 45: cdie Familie des Demarmenos muB in Sparla 7.11 den angcsehen-
sren gehort haben~) ed piuttosto interessato alla distinzione tra pcricci c Spaniati,
che non alla articolazione interna nella adelsstolz Sparla (p. 3).
20 EIIRENDI!RG 1933, p. 213, in IIIICe gi in EIIRENDF.RG 1924, p. 172, laddove
Ehrenberg nega l'esistenza delle fratrie, come sottodivisione di ogni ellenico Ge-
sch/echteradel. Si veda anche EIIRENIIERG 1927, p. 20: Non ci fu mai qui una
nobilt gentilizia di cui aver ragione ... .
21 8USOLT-5WOUODA 1926, p. 662 e n. 4, EIIRt:NIII!IIG 1924, EIIIIENIIHIIG 1933.
INTRODUZIONE 17

giustamente celebre di M.P. Nilsson 22 , che sistematizz c divulg i


raffronti tm Sparta cd i popoli primitivi, fattisi sempre pi frequenti
nella letteratura etnografica e storico-religiosa: non a caso ancora in
Brelich la riflessione sulla 'primitivit' di Sparta si accompagna all'en-
fasi sull'uguaglianza (finanche economica) fra i cittadini. Attenta ai
risultati delle ricerche di matrice etnografica anche una delle pi
interessanti e migliori monografie 'lacedemoni' degli ultimi anni, quel-
la di P. Oliva. Accoppiata ad una solida, ma forse rigida, impalcatura
teorica marxiana, essa permette ad Oliva di classificare Sparta tra i
tipi non sviluppati di societ schiavistica e, per quel che pi diret-
tamente qui ci interessa, non gli impedisce di ammettere l'esistenza di
una aristocrazia tribale, divenuta particolarmente potente dopo la
prima guerra mcsscnica2.l. Tuttavia l'arretratezza delle genti doriche e
la sottomissione armata degli iloti, favorendo la conservazione della
propriet collettiva della terra e degli schiavi, avrebbero frenato la
trasformazione dei vertici gentilizi in una aristocrazia di grossi pro-
prietari terrieri e in una aristokratische Herrenschicht: sicch la
citt non avrebbe conosciuto un dominio aristocratico paragonabile
a quello dell'Atene pre-soloniana2~. Non vanno certo ripudiati i risul-
tati conseguiti dall'approccio etnologico, che hanno chiarito i carat-
teri di molte istituzioni spartane, ma non hanno tuttavia messo in
piena luce le ragioni della loro straordinaria vitalit, nella loro matu-
ra specificit e funzione storica25

Il confronto tra le tesi di V. Ehrenberg e quelle di H. Berve


mette in luce altri fattori che hanno fatto misconoscere le tensioni
esistenti nella societ spartiate. Ehrenberg, partito da tesi di sostan-
ziale continuit tra insediamento dorico e esiti di et classica, era
indotto dapprima dal risultato degli scavi inglesi ad ipotizzare un
unico radicale cambiamento26 Maturava poi la riflessione su un pi

22 NILSSON 1912; poco dopo jEANMAIIU! 1913 illustrava con abbondanza di


esempi comparativi la natura iniziatica della kryptela e dell'intera agog.
23 OLIVA 1971, p. 42 e p. 116 sg. rispettivamente.
24 OuvA 1971, pp. 199-201. Indicativo, anche se forse unilaterale, il fiudizio di
Mossf.. 1973, p. 8 sg., sulla monografia di Oliva, che viene collocata ne solco del
mitu dorico, proprio perch tende a spiegare tutti i caratteri originali della societ
spartiate, la dipendenza degli iloti, l'austerit ed il 'comunismo' degli Mmoioi come
sopravvivenza di una societ guerriera semi-nomade.
25 Su questa strada mi sembra si ponga p. es. CAI.AME l 977, le cui ricerche sulle
iniziazioni e sull'educazione femminile si accompagnano ad una visione piuttosto
mnssa della societ arcaica spartana.
11' EIIIII(NIIE!Il] 1914 (con il wmmento chiarificato&'e in EIIRENDERG 1933, p.
18 LA NASCITA DEL KOSMOS

complesso articolarsi delle vicende spartane 27 Se quest'ultima resta


un'acquisizione irrinunciabile, meno produttivo sembra un concetto
elaborato da Ehrenberg gi nella sua prima ricerca di tema laconico,
e fin da allora corroborato dalle riflessioni di Nilsson: lo stato spar-
tano avrebbe le sue radici nella struttura istituzionale della Wehrge-
meinde di modello germanico (anche Meyer si era richiamato ad es-
sa) e dalla antica comunit dei liberi guerrieri esso trae la sua costan-
te tendenza 'democratica'. Siamo naturalmente ben lontani dalla te-
si dell'affinit razziale ariana, o nordica, di Germani e Dori, che avr
una grande fortuna nella Germania nazista 28 Giova qui sottolineare
che Ehrenberg considerava l'aristocrazia come una graduale superfe-
tazione della societ spartana, e non come un fattore primario e
determinante nello sviluppo delle sue strutture politiche.
Mentre Ehrenberg aveva privilegiato gli aspetti democratici delle
istituzioni germaniche primitive, die Gleichheit aller Freien 29, H.
Berve sar sempre incline ad ammettere componenti aristocratiche
nello stato l a c e d e m o n e ma finir poi con il porle al di fuori
della societ s p a r t a n a . In un primo tempo, messe da parte le
testimonianze archeologiche, datata la rhtra nell'VIII sec., Berve col-
loca all'epoca della second guerra messenica il culmine d'un movi-
mento che pone fine ad un dominio aristocratico sviluppatosi fin
dall'et delle migrazioni 30: la predisposizione 'statuale' dell'anima do-
rica limita ed abbatte lo strapotere di re e gerousfa, esprimendosi nel-
l'eforato e n~lla severa vita in comune31 Importanti sono anche lo

205: non avevo ancora imptrato a distinguere chiaramente tm la Sp;~rta arcaica


dell'VIli-VII e quella classica 'licurghea' dd VI-V sec.) cd EIII\ENIIEilG 1'.125.
27 V. EHRENBERG 1927, c soprattutto Etii\ENIIEIIG 1929.
21 Su Sparta, i Dori ed il nazismo v. RAWSON 1969, p. 39':1 sgg., e OI.IVA 1961,
pp. 15-18. Testimonianze su Hitler c Sparta in CHRIST 1983, p. 51, n. 189. Ehren-
berg, inizialmente non insensibile al fascino di una societ ispirata al n6mos, la de-
nuncer poi come modello di stato totalitario: Etllli!NIIIlllG 1946 (una conversazione
radiofonica tenuta a Praga nel 1934; pi tardi parler piuttosto di authoritarian
State, EHRENBI!RG 1968, p. 388, n. 52).
n EIIRENBF.RG 1924, p. 172.
lO Nicht Gleichheit der Gemcinfrcien, somlcrn, wic iibcrall, feudale Gcschlech-
termacht die Zustiinde vor der Rhetra beherrschte: Blli\VE 1931, p. l ':19. Significative
anche le posizioni di LI!NSCIIAU 1937, p. 276, che nega l'esistenza di una nobilt nel
primitivo Doriertllm (Egeidi e Taltibiadi, sono di origine achea, e comun1ue non
posseggono privilegi), a somiglianza di certe stirpi germaniche. Der Spartiat 1at kein
eigenes Geschlecht; daB er Spartiat ist, das ist sein Adcl.
31 Ribadir sempre (con l!il'insistenza che avrebbe provocato una giustificata
reazione in WJLL 1956) le caratteristiche del Doriertmn : p. es. l'ideale guerriero, la
IN'f'llODUZIONE 19

sviluppo dcll'oplitismo- con le sue tendenze egualitarie- e le neces-


sit d'efficienza miliLarc11 Nella sua monografia prc-bcllica a caratte-
re divulgativo Berve rimarr legato all'idea di una disuguaglianza 'ori-
ginaria', e riconoscer ancora le radici aristocratiche delle istituzioni
politiche laconiche 33 : ma le differenze sociali deJ periodo della migra-
zione, assunto con la ripartizione fondiaria al momento della seden-
tarizzazione un pi chiaro carattere economico, darebbero ora luogo
alla distinzione fra Spartiati e perieci' 4 Berve passa quindi alla defi-
nizione degli h6moioi come largo ceto dominante 35 e dedica po-
chissimo spazio all'analisi delle differenze interne al corpo civico: le
tensioni innate nello spirito dorico 'bastano', quasi da sole, a spiegare
le prime, piir vitali fasi del ciclo 'biologico' del popolo di Sparta36,
P. Kiechle si poi mosso sulle lince di questa tradizione tedesca,
interessata principalmente agli aspetti razziali, propensa a risolvere in
essi molta problematica storica37 - e a sottolineare le matrici <<nordi-

subordinazione dell'individuo all'interesse della collettivit, il desiderio di mantenere


intatto il kosmos da ogni influenza esterna, la tendenza ad un'ascetica Selbstbe-
schriinlmng.
JZ Bmm; 1931. Praticamente assente qui il richiamo al mondo dei primitivi, cf.
per p. 46.
JJ BERVE 1937, p. 18 sgg. Anzi, anche l'eforato ora espressione della nobilt
(p. 30 sg.).
Jl BEilVE 1937, p. 20 sg., cf. BEilVE 1951-1952, I p. 96. Questa revisione del
pensiero di Berve dovuta all'influenza delle ricerche di HAMI'L 1937 sui perieci;
BEJtvE 1937, p. 7, riconosce il suo debito, citando nella prefazione alla sua breve ma
impanante monografia divulgativa solo il contributo di Hampl. La nobilt degli
Spartiati coincide con una loro maggiore purezza razziale (BilltvH 1937, p. 15 sg.). Da
notare anche il mutato atteggiamento nei confronti dell'oplitismo: la nobilt non
perde il proprio molo militare grazie alla sua trasformazione in esercito oplitico (pp.
35-37).
J~ Brmvr; 1951-1952, l p. 100, cf. p. 197.
J Le contrapposizioni sociali non hanno apparente importanza per la Selbst-
forrnung des Adels (BERVI! 1937, pp. 33-57, cit. da p. 35; in BERVE 1951-1952, I p.
198, il quadro si fa appena pi articolato: prima della seconda Messenica si forma una
cerchia di privilegiati, che ha il suo centro nella geroiiSfa). Le differenziazioni econo-
miche d'et classica sono frutto dell'accrescimento dei patrimoni mediante il matri-
monio, o del loro variare per via della successione ereditaria (BF.RVF. 1937, p. 47, cf.
p. 37). Affine per molti versi era stata hl posi7.ione di C.O. Muller, al quale si ispira
chiaramente Berve per il suo quadro del Doriertum spartano. Miiller era poco sen-
sibile alla questione delle differenze sociali tra i cittadini (virt e incapacit sono alla
base delle dislinzioni al loro interno, tra le quali la pi rilevante divide bOmoioi ed
bypomeloucs); l'assenza di una forte nobilt era una delle caratteristiche fondamentali
della stirpe dorica (MOI.I.Eil 1844, Ili p. 5).
J 7 Si vetlano ad esempio le osservazioni di jANNI 1965-1970, l p. 41, sui (pre-
sunti) cambiamemi dialettali nel dorico di Laconia tm l'epoca di Alcmane e l'et
20 I.A NASCIT1\ l lEI. KO.I'.IIOS

che del mondo dorico (che Kiechle cerca in genere di recuperare alla
luce di un'improbabile parentela tra Dori c Illiri18): C(;li ha pcn'1 com-
piuto i tentativi pi sistematici per dimostrare l'esistenza di una
aristocrazia nella citt laconica, riportando il problema dell'aristocra-
zia 'all'interno' della societ spartiate1', sulla linea della prima rifles-
sione di Berve. E soprattutto ha posto il problema della persistcnza
della aristocrazia in et classica40 , del ruolo c dell'influenza che essa
poteva conservare quando la bomoiotes tra i cittadini era ormai uffi-
cialmente sancita.
Oggi c' comunque notevole consenso circa l ' e s i s t e n z a di
nobili nella Sparta di VIII-VII sec. (spesso motivata con il richiamo
all'analogia con il restante mondo cllenico)41 : molto pi complesse le
questioni circa l a n a t u r a e l a p e r s i s t e n 2'. a in et clas-
sica di questa aristocrazia.

classica, ricondotti da KIECIII.E I96J, p. 105, ad una Selbstbesinnung (vera poli-


tica di purismo linguistico, la definisce ironicamente Janni) o sulla spiegazione in
chiave di coscienza etnica del declino della poesia spartana nel VI sec.
"Cf. G. Neumann in EIIRENIII!RG-NF.UMANN 1964, p. (,J2 sg.
lt KIECHI.E 1963, pp. 133-141, '183-193. Cf. anche KIECIII.F. 1965.
40 E Kiechle pensa ad una cominuit in senso streuo: i d)'lllllof di cui parlano
le fonti sul IV e lll sec. sarebbero i discendemi degli aristocratici arcaici (KIECIII.H
1963, p. 141); data la limitata mobilit sociale ed economica, la cosa in s probabile,
nonostante il parere contrario espresso da Ot.tvA 1971, p. 188, n. 3, ma ovviamemc
non pu essere generalizzata, soprattutto per il III sec. (v. (l. es. Wm.wm I'J7'J, p.
184, e per il sintomatico caso del motba:c Lisamlro CAI\TI.ImGI\ 1987' pp. 27 -29).
41 A titolo di esempio ricordo solo le parole di uno s10rico fortemente critico
nei confronti della tesi di Kiechle sulla vitalit ddl'ariswcrazia in et classica (Nidu
alle der von ihm vorgelegten llelegstellen lmben den Aussagewerl, den er ihnen zu-
schreibt, immerhin darf die Annalune einer 'vorlylwrgischen' Gebumariswlmuie als
gesichert ~elten, BRINGMANN 1975, p. 527, n. 45, che ancora pii:1 estesamente sulla
aristocrazia nella Sparla primitiva si esprime in lltUNGMANN 1980, f>. 459 sg.), oppu-
re il parere di Hasehroek, che riconosceva un anticn dominio del a nobih feuda-
le, ma credeva che l'ascesa del dtimos oplitico avesse Jlortato al suo totale annien-
tamento (HASEBROEK 1931, pp. 60 e 204, cf. 253). Para igmaLico di un atteggiamen-
to tipico, di solito, soprattutto della tradi7.ione .tli studi cxtm-germanica, il confmn-
to con il resto del mondo greco (tutlo sommato di un ceno valore, anche se forse
da precisare in riferimento a situazioni cd aree geografiche precise, adtlitale del resto
ti agli SI essi :uuichi, come :ul esempio Creta) proposto d;l Mussr-: l 'J7J, p. 12, cf. p.
19: la Sparta di et classica, cos diversa d01l rcsw del mondo greco, il risull;uo di
una 'rivoluzione', di un rovesciamento delle strutlure della societ aristocratica, una
'soluzione' originale apportata alla crisi auraversata da tlncsta societ sp;utiate du~
all'origine non si distingue dalla societ aristocratica delle allre ciu greche. Signi-
ficativa anche questa osservazione di AltNIU:IM 1977, P 77 sg.: Alcuni swdiosi
hanno sostenuto che Sparla non hhc una nnbill credn;ui:, hench 11110 scrillorc
moderno [Mtctlm.t. 1952, p. 43 sg.J d~e difende c1ues1a opinione ne rivela l'i11adcgua-
l N'l'Ili li >lli'.IONE 21

Diviene essen?.ialc il giudizio che si d della poesia di Tirtco e


dcll'oplitismo. Sono l)Utsti due altri clementi ctntrali in ogni tluadro
che privilegi i caratteri 'democratici' o comunque egualitari della so-
ciet spartana. Non per nientt Sparla la du oplitil'a per eccellcn7.il
e, secondo un'impostazione che da Jaegeru in poi si affermata come
indiscussa verit negli studi su Sparla, Tirteo il suo pii:t coerente
cantore, il 'fondatore' di un'ideologia egualitaria, politica ed oplitica:
non si dimentichi che due tra i pi.1 grandi studiosi britannici di cose
spartane, A. Amlrcwcs c W.G. Forrcst, sono anche fm i maggiori
assertori di teorie che attribuiscono allo sviluppo dcll'oplitismo un
ruolo decisivo nel declino dci regimi aristocratici 0
D'altro canto il problema della vitalit dcll'aristocra?.ia in et
classica e della sua autorit si risolve solo in p<lrte studi;lmlo formal-
mente le istituzioni politiche (anche se centrale , ad esempio, la
questione dell'accesso alla gerousfa)H: esse vanno anche considerate in
concreto alla luce dci meccanismi re~li della vita politica e sociale.
Una notevole attenzione a questi problemi stata dedicata da
M.I. Finley, in uno scritto diventato celebre soprattutto per aver
ribadito il carattere tutt'altro che istantaneo della riforma e per averla
caratterizzata come fenomeno essenzialmente di rifunzionalizzazio-
nc e reistituzionaliz7.azione di pratiche tradizionali 45 Pinley si pone
sulla stessa linea di Kicchle quando pone l'accento sulla nomina dall'alto
c la cooptazione come principi primari>> di selezione all'interno della
societ spartiate, sul potere che l'autorit cd il prestigio dovevano
conferire ai capi militari c si interroga sull'dfettivo senso delle elezio-
ni, c dell'intera vita politica. Finlcy convinto che tutti gli b()moioi
fossero da llll punto di vista di principio eleggibili, ma suppone che
gli uomini scelti per la gerousfa, l'eforato c le magistrature erano gli
stessi emersi precedentemente [cio fin dall'ctgogJ altraverso le pro-

tezza con le sue osservazioni conclusive sull'argomento: "comunque, bisogna anunet-


tere candidamente che, se non ci fu una nobilt eredilaria, Sparla fu unica nel mondo
antico. Al che si polrchbe perlincnlcmcnle replicare che Sp;ll"la fu unica in pi1 aspetti
ancora". Queslo semplicemente un non-argomento,
42 JAF!EII 19J2.
u E la lesi classica di Nn.ssoN 19l8: si vcJa ANlli\EWI;s 1954, l'l' IJ-15, AN-
Iliii\WES 1956, pp. 34-38, FOIIREST 1%6, pp. 88-97 (ma v. FOI\RI\ST 1983, spec. pp.
290-29J, sul risul1a1u rimtle tldla 'rifurnm' c sul arallcr uli~archico dello slalu sp;u1anu);
1n1 ~li s1udi rcccnli su Sp;lrla sgtmlu in qucsll Sl'nsu BIIINl:MANN 1975, BRING-
MANN 1980.
u V. pp. 108 l H.
'~ FINI.I'r l %K.
22 I.A NASCITA DEL KOSAIOS

cedure di nomina e conclude che c'erano famiglie capaci di in-


fluenzare le procedure di nomina, sicch si sarebbe sviluppato un
elemento di aristocrazia ereditaria .. ~ 6 Le ricerche di Finley hanno
adesso trovato prosecuzione in un brillante studio di St. Hodkin-
son47. Molto utili, per aver sottolineato - contro certe interpretazioni
troppo formali e democratiche delle istituzioni~ 8 - l'importanza della
gerottsfa e dei re, nonch in generale delle differenze di ricchezza e
di status per le decisioni politiche, sono state anche alcune pagine di
G.E.M. de Ste. Croix49.
ovviamente fondamentale l'opinione che si ha sulla land temt-
re, con le questioni relative alla propriet della terra, alle origini della
servit, ed in generale ai rapporti tra 'pubblico' e 'privato' in questo
campo. Sul tema naturalmente si torner nel corso della trattazione,
ma vanno ricordate gi qui alcune posizioni vitali e contrapposte
nella ricerca attuale: sui meccanismi di successione e sul controllo
(rispettivamente maggiore o minore) dello stato su di essi le tesi di D.
Asheri ed E. David da una parte e di S. Hodkinson dall'altra; sull'i-
lotismo, sul suo rapporto 'originario' con la conquista dorica, il di-
battito fra J. Ducat ed Oliva50 Il primo, riaprendo prospettive gi
espresse in forme troppo radicali da Kahrstedt, ha dischiuso la via ad
una migliore comprensione del fenomeno della servit in Laconia
(per il quale sono forse da supporre origini pi:t complesse di quanto
normalmente supposto) ed ha suggerito in generale l'esistenza di una
certa evoluzione dello status servile51
In generale il ruolo dell'aristocrazia nella societ spartana di et

~ PtNl.EY 1968, pp. 148 sg., 151-153. Finle)' sembra pensare quindi ad un'ori-
gine relativamente recente di questa aristocrazia (c' qui per forse da tener conto del
suo proposito di non addentrarsi nelle ombre della storia pii1 arcaica): PINI.I!Y 1983,
p. 16, accenna alla sopravvivenza di una aristocrazia all'interno dell'lite spartiate,
Neppure HUART 1970, pur evidenziando bene l'importanza della gerarchia sociale
('inferiori', cittadini e gero11sia-famiglie influenti) per la condotta militare di Sparta
dopo Sfacteria, considera le radici antiche della nobilt.
~ 7 HOIJKINSON 1983.
~ In particolare ANili\I!WES 1966.
19 1>1\ sm. CROIX l ')72, P 124 SV.V. Coni m le tesi tli /\NilREWES IW.6, riprese
soprattutto da KmJ.Y 1981, v. anche Foi\1\EST 1983.
50 ASHERI 1961, ASIIERI 1963, DAVID 1981, DA VII> 1982-1983, I-IOI>KINSON
1986 (alle cui tesi mi sento pii1 vicino, cf. pp. 32-35, 102-108). Sull'ilotismo DIICAT
1974, OUVA 1976, DUCAT 1978, OUVA 1981, con panonunica degli stutli recenti, p.
51 sg., n. l. Importanti in questi due settori anche i contributi di Cozzou 1978,
Cozzou 1979.
51 cr. p. 108, n. 30.
INTROOUZIONE 23

classica viene oggi sottolineato molto pi spesso di un tempo: parti-


colarmente significative in questo senso sembrano essere le ricerche
di Welwei, tutta l'opera di P. Cartledge, fino al recente, bellissimo
Agesilaos, che nel suo complesso costituisce probabilmente il maggio-
re contribmo alla comprensione della societ e della storia di Sparta
in questi ultimi anni, e la stessa monografia di M. Clauss52, mentre F.
Gschnitzer, in rottura con una vulgata che pone in rilievo la subor-
dinazione dell'individuo allo stato, ha forse addirittura esagerato i
tratti aristocratici della societ spartana a spese delle tendenze egua-
litarie indubbiamente vive nella citt d'epoca classica5'. Naturalmen-
te questa aristocrazia assume delle vesti molto particolari, per il pre-
valere dei valori politici e della solidariet collettiva, che sorreggeran-
no a lungo la stabilit del regime politico ed economico anche quando
le sperequazioni avranno di fatto cancellato quel 'ceto medio' che
aveva formato il nerbo del corpo civico in et tardo arcaica ed all'ini-
zio dell'epoca classica. Lo stesso termine 'aristocrazia' ha un senso
soprattutto perch rivela le antichi radici nobiliari e i privilegi eredi-
tari della classe dirigente. Ma questi nobili non si pongono di fronte
ai non nobili con l'atteggiamento di superiorit e disprezzo consueto
degli aristoi nei confronti dei kakof. Che per Sparta le fonti non uti-
lizzino mai una simile terminologia l'ovvia ma significativa conse-
guenza del principio in base al quale tutti i cittadini si chiamano h6-
moioi. Un'altra conseguenza 'terminologica' fu il fatto che qui damos
non assunse mai compiutamente una connotazione economico-sociale,
ma conserv valore politico, signific semplicemente corpo civico54

52 Wlli.WI!I 1979; molti lavori di Cartledge sono citati in bibliografia; Ct.AUSS


1983.
53 GSCIINI'I-I.Hll 1981, 157 sgg.; ma non si pu non condividere quanto afferma-
to in riferimento alle societ spartana, cretese e tcssala: ... tutti i cittadini o almeno
tutti i cittadini di pieno diritto vivono del lavoro dci non liberi, e formano quindi in
un certo senso tutti insieme una aristocrazia guerriera; certamente all'interno di questo
ceto, anche quando ne viene espressamente messa in rilievo la eguaglianza come a
Sparta, esiste uno strato particolare di ricchi, i quali in una societ dai caratteri cosl
marcatamente agrari sono quasi sempre aristocratici nel senso che sono di nobili
origini (p. 101).
~ 1 Se uu\uistucr;11:ia si definisce innan7.ituttu per un i!tlms, ossia, scrive STARR
1977, p. 120 (cf. STARR 1986, p. 30; in riferimento al mondo omerico, nel quale esso
11011 sarebbe ancora formulato), per an obligatory pattern of life and values con-
sciously conceivcd and sh;1rctl by a limitcd group whid1 (ereditariamente, aggiunge-
remmo noi) considered itsclf 'best' and the claims of which were generally accepted,
evcn cherished, by other elernenrs of society, allora quella di Sparta classica non
una vera aristocrazia.
LA NASCITA DEl. KOSMOS

Le differenziazioni ammesse, ed anzi ritualizzate ed enfatizzate, face-


vano leva su valori che accomunavano i cittadini fra di loro, accre-
scendone la coesione: erano distinzioni per eleutherfa ed aret, che
contrapponevano t u t t i gli Spartiati a iloti c trsantes.
L'uguaglianza aveva alcuni aspetti politici, ma soprattutto si
esprimeva nella dfaita. Tutto il corpo civico assunse ad un certo
momento moltissimi comportamenti (ed anche atteggiamenti ideolo-
gici) tipici dell'aristocrazia. Ma vi furono anche omologazioni verso
il 'basso'. La 'morte dell'arte' viene considerata abitualmente il segno
archeologicamente percepibile dell'affermarsi dell"austerit' spartana.
I fortunati scavi britannici (che contribuirono a reinserire Sparta nel
panorama pi generale della storia greca e resero pi palpabile la
presenza di una nobilt, ora associabile a lussuose manifestazioni cul-
turali di matrice ionica o genericamente orientale, soprattutto di et
orientalizzante e alto-arcaica) suggerirono una data 'bassa' per la 'ri-
forma', in connessione con un improvviso e marcato declino delle
offerte di oggetti d'arte nei santuari. G. Dickins fu il primo a mettere
a frutto i risultati delle scoperte archeologiche, e propose di datare
alla met del VI sec., in linea con l'evidenza archeologica - certo
valutata allora con qualche rigidezza - le trasformazioni decisive nella
societ lacedemone55 . Sono state date molte spiegazioni di questa svol-
ta: alcuni hanno argomentato in termini economici e politico-interna-
zionali56, altri contrapponendo il genio artistico (della produzione
artigianale 57 e poetica 58 ) alla cultura guerriera della citt-accampa-
mento59. Soluzioni ovviamente modernistiche: un rapporto tra cul-
tura guerriera ed austerit certo, ma ha specifici connotati antichi'' 0

~~ DICKINS 1912 (cf. anche DICKINS 1913).


~Per BLAKEWAY 1935 la mancanza di moneta pregiata avrebbe scoraggiato i
mercanti dal frequentare i porti laconici (per altre opinioni analoghe v. Hou.AOA Y
1977, p. 112). Per S11JBBS 1950, ripreso da HUXLEY 1962, p. 73 sg. (ma l'idea era gi
in CHRIMES 1949, p. 307), invece, l'austerit il frutto della crisi del commercio con
l'oriente seguita all'invasione persiana (per una critica della teoria di Stubbs v. Hot-
t.AOAY 1977, pp. 112-114).
~ 7 V. p. es. l'accenno di KIECIILE 1963, p. 249, al clima spirituale sempre
meno favorevole allo sviluppo di talenti artistici locali.
Sulla quale v. le osservazioni tli ,l ANNI 1%5-1'.170, l p. '.14 s~::.
~Essa solitamente motivata con il pericolo ilota (v. p. es. FINLEY 1968, p. 160,
HOOKF.R 1980, pp. 138-141). Su questa linea si pone anche t-IOI.I.ADA\' 1977, pp. 124-
126. Il paragone fra Sparta c un accamp;uncnto in !sol'. VI (llrcb.) Hl, l'l. Lcg. Il
666e.
fil V. p. es. le riflessioni di LOMIIARDll 1981, che spiega la critica di Seno fa ne alle
ppoova v~M.ta (fr. 3 G.-P.).- cd in generale la crisi del concello-valorc di b11-
INI'IIODUZIONE 25

Ancor pi:1 cariche di ideologia moderna sono altre ipotesi che sot-
tolineano il ritorno alle matrici 'doriche', ravvisato fin nei caratteri
stilistici della stessa produzione artistica61 , mentre le opposizioni ra-
dicali fra cultura oplitica o dorica del damos c cultura ionica dell'a-
ristocrazia sono troppo rigide ed astratte62
Le testimonianze delle fonti, se spesso tendono a cristallizzarsi
attorno alla figura di Licurgo nei consueti stereotipi moralistici del
miraggio, ricordano in alcuni casi un'autoregolamentazione delle classi
abbientit.J, e comunque, sia pure attribuendola al mitico legislatore,
una normativa della p6lis mirante a limitare i consumi e l'esibizione
di ricchezza. Conviene allora rifarsi alla tradizione di studi che, muo-
vendo da un classico lavoro di Mazzarino64, ha cercato di compren-
dere il significato del lusso aristocratico nelle societ arcaiche e, messa
in evidenza l'importanza del mondo orientale per lo sviluppo di que-
sta ideologia di status e per la stessa cultura materiale che la esprime,
ha proposto di collegare la crisi di questi valori ~tryph, polytleia,
habrosJine 65, ecc.) alle tensioni ed ai fermenti socio-economici e spe-
cialmente etico-politici da cui si sviluppano le esperienze nomoteti-
che, esimnetiche e tiranniche66 Tale crisi si esprimerebbe soprattutto
nella legislazione contro il 1usso67 che intervenne a regolare molteplici
aspetti del1a vita quotidiana e degli usi cerimoniali: dal vestiario, ma-
schile e femminile, ai funerali (se vogliamo considerare anche le di-

bmsy11e in relazione all'idea di vavlp\a, che .. porta inevitabilmente ad esser con-


quistati e dominati (p. l 097 sgg., citaz. da p. l099).
61 V. p. es. Bl!llYI! 1937, pp. 33-57, KII!CI-fl.E 1963, pp. 244-252, passim (per
l'arte p. 249 sg., con bihl.).
' 2 Ancora Kmc1-11.1! 1963, p. es. p. 251; ed ora anche FITZUAilDINGE 1980, p.
157 sgg., che suppone la lenta ascesa ed affermazione della nuova classe oplitica uscita
dalle guerre messeniche, caratterizzata come defensive, egalitarian and conformist,
ed opposta alla vecchia aristocrazia established, competitive and cosmopolitan
63 In particolare Thuc. I (,,
M Oltre a MAZZARINO 1947, pp. 191-252, specialmente 192-194, 213-223, 236
sg., v. p. es. Wn.L 1955, p. 513 sg., STAilR 1977, pp. 139-143, NENCI 1981, LoMBAR-
DO 1981, Musn 1981, p. 55 sg. Importante per Sparta REDt'IEll> 1977-1978.
' 5 Habros_lllle cd ba/mi secondo l'analisi di L<>MIIAimo 1981 si riferiscono piut-
tosto che al mondo pubblico c cerimoniale della rappresentazione di stallls, a quel-
lo privato e personale del benessere nella liatla (p. 1087). L'amore e la pratica
degli ciJ}pci inerisce ai ceti aristocratici, ma non sembra lecito ritenere che essi fosse-
ro privilegio esclusivo eli pm:hi, segno clistimivu della gmnclc ricchezza tli ristrcni
gruppi oligarchici (p. 1091).
"MAZZARINO 1947, pp. 192-194, 216-223.
67 Per esempi di leggi contru il lusso in Grecia Cozzou 1980, l' 134, nn. 3-4.
26 l.A NASCITA DEl. KOSMOS

sposizioni sugli usi funebri come un aspetto peculiare di queste nor-


mc)68. Personalmente escluderci che (almeno a Sparla) simili provve-
dimenti in un certo senso di contenimento dei consumi intendano in
primo luogo impedire la formazione o il rafforzamento di un ceto
imprenditoriale, mercantile ed artigiand'9 , anche se naLuralmcme essi
colpiscono immediatamente quei settori della societ interessati alla
produzione ed alla diffusione dei beni di prestigio. Il problema
estremamente complesso: le sue implicazioni politiche, sociali, cultu-
rali ed ideologiche sono difficili da individuare. Difficile anche in-
serirle in un quadro coerente, che distingua lo strumentale e l' 'ideo-
logico' da quanto invece essenziale. Le ricerche qui presentate sono
state condotte tenendo in mente i rapporti fra austerit e strutture,
problemi ed ideologie politiche. La paura della tirannide parsa una
moJla essenziale di questo aspetto della riforma. Altrettanto evi-
dente che il sistema spartano nel suo complesso punta a rafforzare
la solidariet fra i cittadini. Ma importante stabilire quanto fossero
considerate pericolose per l'equilibrio interno le differenze fra nobili
e non nobili (con le reazioni che esse possono determinare fra i ceti
meno abbienti di fronte ai privilegi, alle prevaricazioni, e ad un
predominio economico che poteva farsi via via pitt opprimente)1, e
quanto la capacit, da parte di singoli nobili ed olkoi, di riunire attor-
no a s forze consistenti, 'occupando' le stesse articolazioni fonda-
mentali della comunit. Un altro problema concerne le relazioni tra
le esigenze di equilibrio interno e la struttura economica, che richiede
di controllare la servit ilotica, la loro profondit cd intcrrelazione
reciproca; le preoccupazioni militari, in parte conseguenti, hanno ri-
svolti etici (efficienza individuale), economici (orientamento dei con-
sumi) ed ideologici (dedizione alla p6lis) da considerare attentamen-
te. In generale va compreso il ruolo dci gruppi aristocratici che si
fanno promotori di una riforma che determina una pitt matura
coscienza politica ed un pi forte senso della collettivit, del n6mos,
la creazione (o comunque l'ascesa a fun:l.oni di estrema importanza)
di istituti politici - l'eforato - che coinvolgono l'intero damos nella
gestione della vita civile, l'indebolimento delle forme tradizionali di
controllo aristocratico sulla societ: essi agiscono in nome di superio-

61 Sulle leggi sui funerali v. pp. 277 sg., 285-288.


"P. es. Cozzou 1980, p. 136.
70 Cosl,
in un quadro assai articolato, REDI'IIli.D 1977-1978, CAR1UOGil 1979,
p. 156, e CARl'LEDGE 1987, .P ,409 sg.
INTRODUZIONE 27

ri interessi etico-politici o perseguono anche fini 'autonomi'? La pro-


gressiva Politisienmg della societ conduce, almenu a Sparta, a quella
supremazia del politico sugli interessi economici e sociali, caratteristi-
ca della citt classica secondo Chr. Meier71 ? In relazione a queste
domande si deve definire la stessa posizione assunta in questa vicen-
da dai non nobili ed in ultima analisi il carattere pi o meno 'demo-
cratico' della svolta.

71 MEII!R 1980.
PARTE PRIMA
Capitolo l
LA SOCIET SPARTANA DI VII SECOLO

L'avvenimento decisivo della storia di Sparta nel VII sec., che


qui per comodit identificheremo con il periodo compreso tra le due
guerre messeniche, per l'appunto la conquista della Messenia e la
consegttente definitiva istituzionalizzazione della servit ilotica come
fondamento <.!ella vita collettiva. Gli effetti della vittoria sono prati-
camente incalcolabili, tanto multiformi e profondi ne furono i riflessi
sulle strutture e sui comportamenti economici e sociali, militari e
politici in una comunit di liberi che da allora in poi avrebbe avuto
coscienza della propria unit in primo luogo in virt della contrap-
posizione agli schiavi. Avvolti nelle nebbie che circondano tutta la
storia pi:t arcaica della citt (che troppo spesso considerata un mon-
do continuamente teso a replicare gli stessi antichissimi modelli, e al
contempo capace di trasformazioni tanto improvvise quanto radicali)
sono sia i precedenti dell'et delle migrazioni, oscura e geometrica,
sia i concreti processi sociali che avrebbero portato alla formazione
della macchina da guerra che fu in grado di aver la meglio sui ribelli,
e poi di tenere in soggezione la massa degli iloti.
Presupposto immediato della definitiva vittoria sui Messeni era-
no le strutture sociali e politiche, di chiara impronta aristocratica,
rafforzatesi nella prima guerra messenica, che la ribellione avrebbe
messo in crisi e trasformato, ma non travolto: in questo contesto
che vanno intesi la grande rbtra, Tirteo e lo sviluppo dell'oplitismo,
tre elementi nodali per la nostra ricostruzione storica, e per il futuro
di Sparta. La falange oplitica fu certo lo strumento decisivo per la
vittoria che avrebbe posto le basi economiche per la successiva storia
lacedemone c Tirteo, secondo l'interpretazione tradizionale il canto-
re di una morale che, consona al nuovo comportamento del guerriero
nella tdxis, subordina l'individuo agli interessi collettivi, sarebbe quasi
il portavoce di una rivoluzione oplitica. Giacch per molti questa
32 LA NASCITA DEL KOSMOS

la 'rivoluzione spartana'. Il concetto di rivoluzione privilegia tuttavia


innovazioni che, sia pure innegabili, furono in realt ben controllate
dalla vecchia classe dirigente, attenta ai propri equilibri interni e di
conseguenza a frenare le spinte rivoluzionarie che certo si nutrivano
e sfruttavano anche un malcontento popolare. E quanto all'oplitismo
bisogner insistere non tanto e non solo sull'affermarsi della falange
come tattica militare gravida di conseguenze anche in campo politico,
sociale ed ideologico, quanto sulla nascita di un corpo civico di
dimensioni certo notevoli per l'epoca, in sostanza sull'allargamento
delle basi della societ spartana.
Il 'problema della terra' giustamente definito tla Walbank 1 one
of the most vexed in the obscure field of Spartan institmions. Non
dunque il caso di affrontarlo qui nella sua interezza ed in profon-
dit: d'altra parte fondamentale per la comprensione della storia pi
antica della citt. Bisogna perci spendere almeno qualche parola per
rendere chiari i presupposti da cui muove questa ricerca, in partico-
lare in riferimento a tre problemi: possiamo dire qualcosa sulle moda-
lit di appropriazione della terra in Laconia? e sulla distribuzione tli
terra alla fine della prima guerra messenica? (ossia: quali sono le con-
dizioni 'di partenza' della societ spartana alla vigilia della seconda
guerra messenica?); come vengono distribuite le terre mcsseniche do-
po la definitiva vittoria spartana? Cerchiamo di affrontare intanto il
primo quesito.
Va innanzitutto preso atto dci limiti della nostra documentazio-
ne; i Greci di et classica o tardo classica non solo sapevano pochis-
simo di epoche cos lontane, ma per di pii1 erano portati a proiettare
su di esse utopie e bisogni contemporanei, soprattutto, ma forse non
solo, attraverso la figura di Licurgo. Esiste, come ben si sa, una tra-
dizione di IV sec. sulla distribuzione di terre e la r c l a t i v a pri-
mitiva uguaglianza (io6nrta.... -r t v a ... -rt oool.a.) tra gli Spartiati2 :
essa legata in origine al concetto ed al modello astratto di apoikftt 3

1 WALBANK 1957-1979, l p. 728 (definizione non a caso spesso ripetuta, v.


CARl'I.EDGE 1979, p. 165; HonKINSON 1986, p. 378): v. poi p. es. OI.IVA 1971, pp.
32-38; Conou 1979, pp. 1-57; DAVIIl 1981, p. 1(, sgg.; c ,1~ ultimo llollKINSON
1986; FIGUF.IRA 1986 (con una ricostruzione che lascia particolarmente perplessi),
CARTLEDGE 1987, p. 166 sgg. In questi lavori si trover ulteriore abbondante biblio-
grafia.
2 Pl. Leg. 111 68~d-e, V 736c. lsuc. Xli (l'anatb.) 179 non parla di un~ distri-
buzione egualitaria della propriet terriera tra gli Sp~rt~ni (cf. Cozzuu 1979, p.
21 sg.).
1 Cozzou 1979, p. 17.
SI'AI\'J'A NEL VII SECOLO 33

Il suo rctroterra ideologico nelle esigenze che si affacciano nel pen-


siero politico greco di fronte al problema delle enormi differenziazio-
ni di ricchezza ed alle loro gravi conseguenze per la vita cittadina. Si
diviene sensibili al problema dell'uguaglianza, o quanto meno si im-
magina di porre un limite agli estremi di ricchezza e di povert e di
sottoporre la prop'riet privata ad un certo controllo da parte dello
stato4 Tuttavia la stessa tradizione di IV sec. inizialmente esplicita
nel negare l'esistenza di un simile provvedimento di distribuzione
totale delle terre spartanc nella successiva storia della citts; a giudizio
di Platone Licurgo intervenuto a parificare la tim e la dfaita in una
citt che conosceva ricco e povero, privato cittadino e re6 Eforo il
primo ad attribuire a Licurgo la ripartizione in lotti. Forse a partire
dallo stesso Eforo, e certamente nel III secolo, si collegher l'ugua-
glianza alla distribuzione di terre operata da Licurgo 7 La definitiva
affermazione del concetto nella letteratura antica 8 frutto della
'propaganda' della rivoluzione di III sec. In generale si pu sottoscri-
vere l'affermazione di Hodkinson che la redistribuzione egualitaria
non pu essere considerata come una realt storica ma come un

4 ruKs 1977; ruKs 1979.


5 l'l. //. dii. c specialmente lsuc. XII (l'anath.) 259.
1' l'l. Leg. III l>%a.
7 A screditare la testimonianza di Polibio su Eforo (contestualmente vengono
citati anche Scnofontc, Callistene c Platone, ma evidente che la fonte pilt diretta di
J>olibio lo storico di Cuma), stato fatto da I-IODKINSON 1986, p. 381 sg., ma
senza alcun vero fondamento, il nome del re Pausania, autore, durante il suo esilio,
di 1111 pampblet nntu al Cumano (sul 'lualc cf. pp. 54-(>2). L'eviden7.a su Eforo non
llcl tutto chiara: certo non facile dimostrare che la IIEp t Ktt\<JEtc; \auttlc; di
Eforo (J>ulyb. VI 48,3) fosse analoga all'idea pi vaga di una \aottlTil ... tiVIl ... Titc;
o\KJiac;, c sembra che al riferimento sull'uguaglianza nel possesso della JtoAmrl( xropa
(che da lui certamente deriva Polyb. VI 45,3, su cui cf. infra) possa accostarsi, nel
senso di una uguaglianza assoluta, Giustino (III 3,3, che dovrebbe dipendere da
Eforo): fundos omnium aequaliter inter omnes divisit. Ma le riflessioni del Cumano
sugli accorgimenti adottati dal legislatore per il mantenimento della concordia a Cre-
ta (cf. FGrfl 70 F 149,16) non sembrano supporre eguaglianza di ricchezza: lu)REp
"to J.IV Jtailac; Ei 't VOJ.IaoJ.IVac; aytAa KEAfiiaat +ottv, toc; l teAfiouc; V tol
auoorriou;, ii KaO\latv vllpEla, auamtElv oJtru<; 'tCilv iacov ~tetliaxotEV 1olc; Elllopotc; oi
Jtniatf(lOt, l>t111110i~ tflt'ti>OJIEVIII; forse per qui, a differenza che in altri luoghi, aveva
distinto tra le due Jtottfiut, e nun le aveva descritte con gli stessi termini, come
Polibio lo criticava di fare (VI 46,10 = F 148), e come effettivamente aveva fatto (cf,
SC.IIWART7. 1907, col.15), n meglio annovemva l'uguaglianza nella distribuzione delle
ricchezze tra i miglioramenti ;tppnrtati dal legislatore degli Sp;mani (F 149,17) al
modello cretese.
a l'lut. l.yc. 8,3-l>; 16,1 (sul quale per v. infra); Agis 5,2-3; l'olyb. VI 45,1-3,
cf. 48,3.
J4 I.A NASCITA DEl. KOSMOS

prodotto di un'invenzione di IV sec. e come un'idea che pure in quel


secolo era ben lungi dall'essere universalmente acccttata 9
L'originario modo di appropriazione della terra in Laconia al-
l'indomani dell"invasione dorica' ci cornplctamcmc ignoto. Imma-
ginandolo istantaneo ed egualitario, sul modello della conquista ar-
mata o della apoikfa, proiettando su questa societ spartana primitiva
il modello della Wehrgemeinde, i moderni peccano quanto meno di
astrattezza 10 Differenze originarie, e poi il naturale passaggio delle
propriet lungo gli assi ereditari, debbono aver prodotto a Sparta
situazioni non molto diverse che altrove 11 Lo stesso rapporto tra
nascita dell'ilotismo ed invasioni doriche, come supposto nell'opinio-
ne tradizionale 12, certo, ma va forse sfumato. Se pi antiche limitate
esperienze di conquista militare fornirono un precedente ed un modello
per l'asservimento della popolazione messenica 13, non tutti i caratteri
dell'ilotismo classico, come il suo approssimarsi ad una servit pubblica
(sl che gli iloti vennero detti da Pausania lou..m tou K'otvou, e da
Strabone tp6nov ... nva lnJ.Ioaiou lou..ou 14 ), o la nettissima e rigo-
rosa distinzione di stattts tra cittadini e schiavi, guerrieri e lavorato-
ri della terra, possono essere attribuibili anche all'et pi antica. Sparta
non ricre di volta in volta meccanicamente le stesse strutture di di-
pendenza a partire da una antica 'prima volta' (p. es. la conquista del
territorio urbano), poi replicata contro Helos 15 e la Messcnia. Dob-

9 Hoi>KJNSON 1986, p. 382, cf. p. es. Ct.AUSS 1983, p. 164 cin Mythos dcs 4.
jhdts.~.

1 Cf. le interpreta2.ioni di EttRilNDERG t 924, n il modello proposto da MF.YEll
t953-1958, lii P 27? s~g. (sui prob!emi rela!i~i. ali~ stru~ture s~ci.ali ed ect?nomiche
nell'et delle nugra2.10111 v. una convmcente riVISitazJone 111 tcl'lllllll muJenu WEI.WEI
1979, pp. 187-192, fedele a certe categorie tradi2.ionali per la storiugrafia tedesca; sul
fondamento pastorale di questi movimenti di popoli, giustamente collocati in tlll
ambito geografico ristretto, interno al mondo greco, v. KIIISTEN 1983, pp. 357-368,
che tuttavia sopravvaluta l'importanza di questo h:1gaglio culturale per le strutture
sociali e le istitu2.ioni classiche). Le analoghe conclusioni cui giunge OI.IVA 1971, p.
32 sgg., serven<losi del concetto di propriet privata non sviluppata, sono ugual-
mente poco convincenti. Origini egualitarie sono presupposte ancora da BlltNG-
MANN 1975, l' 529. In generale sul problema dell'uguaglian2.a originaria v. LEPOllR
1973, l'l' 22-31.
11 Sulla propriet privata della terra a Sparta cf. pp. l 05-108.
uv. p. es. OLIVA 1971, Ct.AUSS t983, p. 109 sg., KIRSTilN 1983, p. 384 ss.,
Musn 1984a, Xlii sg.
u Sarebbe significativa la presenza di iloti a 'l'era, che 1-IANSI'.N t 984 legge in
una manoriata clausola del Giuramento dci Fondatori (MmGGS-I.t!WtS 1989, nr.S)
14 Paus. 111 20,6; Strab. VIli- 5,4.
15 Non tratter affatto le trad\zioni sull'origine dcll'ilotismo in Laconia. Su di
SI'AilTA Nl::l. VII SECOLO 35

biamo supporre invece una lunga storia, comprendente all'inizio anche,


per esempio, <lppropriaz.ioni private sull'indiviso c nella csc:btrtiti 11', c
pertanto una certa variet di forme di dipendenza. Queste saranno
state certo in buona parte originate dalla conquista militare, ma in
misura minore avranno anche rappresentato residui di situazioni
precedenti, o saranno state alimentate dall'interno della societ, da
processi di differenziazione economica che avranno coinvolto un ceto
di piccoli proprietari autourgo{ e di liberi in condizioni di sussisten-
za ed indipendenza pi o meno precaria, fino al limite della servit
per debiti.

l. PAR1'ENI ED EI'EUNA'I"I'I: EMARGINAZIONE ED INTEGRAZIONE DU-


RANTE LE GUERRE MESSENICI-IE.

La storia di Sparta tra la fine dell'VIII ed il VII sec. segnata da


due grandi episodi militari, che la tradizione posteriore finir col
designare come prima e seconda guerra messenica 17 Le conseguenze
furono nei due casi, almeno dal punto di vista dei Messeni, le stesse:
sconfitti nella prima guerra, perdettero la libert e divennero servi
degli Spartani 18; tentata, e fallita la rivolta, sarebbero rimasti sotto il

esse v. VU>Al.-NAQUET 1971; DUCAT 1978, pp. 5-11, OuvA 1981, p. 51 sg., con
ulteriore bibl.: non pretendo affntto che la loro variet dimostri la variet delle radici
storiche dcll'ilotismo, ma resto colpito dai racconti che non contemplano una vera
sottomissione militare, sia in chiave favorevole a Sparta (Antioch. PGrH 555 F l 3,
passo citato n. 36; Antioco autore di una 'teoria sulla nascita dell'ilotismo': v. p. es.
PlMIIROKI! 1970, pp. 1243-1245, DUCAT 1978, p. 7, contra OLIVA 197(>, p. 164, n.
14) che sfavorevole ad essa (probabilmente !soc. XII (Pt111a1b.) 177-180: tuttavia Mos-
S( 1977 ha forse ragione a sostenere che la notizia si riferisce ai perieci]. Sempre
degno d'attenzione Tucididc, l 101,2: la maggior parte degli iloti erano Messeni.
Per l'importanza del fenomeno LEI'ORE 1973, p. 27 sgg.
17 La distinzione di tre guerre (la terza la rivolta del terremoto del 464 a.C.;

sulla terza guerra messenica e Rhianos v. sotto, n. 41) probabilmente divenuta


canonica con Eforo sulla scorta di Callistene (v. jACOUY FGrH 265, Komm. pp. 112-
9). Per sobri quadri generali sulle guerre messeniche v. OI.IVA 1971, pp. 102-114,
M!!YEil 1978, coli. 240-253, CARTLWGI! 1979, pp. 113-119, 126-8.
'" l'opinione comunemente accolta v. OLIVA 1971, pp. 108-111, con bibl., e
recentemente llOC:KISCII 1981. Si in genere troppo disposti ad accettare per buona
la tradizione 'mcsscnica' e a conciliare la testimonianza di Pausania - tendenziosa e
sospetta (nonostante KmcliLI! 1959, p. 56 sgg., e MEYER 1978, col.246)- con quella
di Tirtco (5 G.-P. = 7 \VI. = 5 Prato = 5 D., citato dal Periegcta): Pausania (IV 14,4
st;.) cerca - naturalmente a fini apologetici, c sulla scorta di una tradizione non
inconsistente (che comprende probabilmente Callistcnc c Teopompo, oltrech la fon-
te immediata dci Messeniakd, sulla quale v. Kmcuu; 1959, p. 56 sgg.), ma neppure
incontrastata (cf. ibicl. 1, 60 sg., su lsocrate cd Eforo) - di non configurare un
36 LA NASCITA DEl. KOS.IIOS

giogo lacedemone fino al 370 a.C. La cronologia delle due guerre,


che dovrebbe scandire lo sviluppo di Sparta in questo periodo ,
soprattutto in termini assoluti, estremamente malcerta. Essa dipende
a sua volta dalla cronologia di Tirteo, vissuto all'epoca della secon-
da guerra messenica 19, anche per due sue affermazioni che attribui-
scono il merito della pi antica vittoria, in una guerra vcntennalc, ai
natprov ~~1etprov natpe ed al re Teopompo 20. Le successive testi-
monianze, talora a carattere cronografico 21 , sono di dubbio valore. I
moderni sono soliti insistere sulla scomparsa, virtualmente totale, di
Messeni dal catalogo dei vincitori olimpici dopo il 73612 Un altro
elemento offerto dalla data di fondazione di Taranto, la cui ktfsis
legata dalle testimonianze antiche alla (prima) guerra messenica, ed
assegnata da Eusebio al 706 a.C. 11, una cronologia grosso modo
confermata per via archeologica. Premesso dunque che la prima guerra
messenica pu essere posta con relativa certezza tra il terzo e l'ultimo
quarto dell'VIII sec. 2\ la seconda dovrebbe venire datata di conse-

rapporto di dipendenza ilotico, qu~le a mio avviso attesta incontrovertibilmente Tirteo,


ma uno stato messenico ancora esistente, sia pur tributario nei confronti di Sparta.
Sul frammento tirtaico v. anche oltre p. 282 sg., spec. n. 22. Non c' prova dunque
che i benefici della vittoria sulla Messenia siano andati ai soli aristocratici (come vuole
KIECHI.E 1959, p. 63 sg. identificando con basileis e grontes i paat;\.El Kn &Uot o\
tv Wla di cui parla Pausania): solo di per s probabile che i nobili abbiano fatto
la parte del leone nella distribuzione di terre. Non si pu invece escludere una
maggiore estensione dell'area conquistata ed ilotizzata nella seconda guerra messeni-
ca: v. p. es. i vari argomenti di Kmcuu; 1959, pp. 53-71 (la sua opinione p. es.
accolta da ]EFFERY 1976, p. 115), OLIVA 1971, p. 112, co11tra MEYim 1978, p. 246 sg.
19 Tutte le difficolt dipendono dal fatto che Tirteo non nominava i re della sua
epoca: cf. Paus. IV 15,2 = T 12 G.-P.
20 Frr. 4 G.-P.= 5,4-8 W.= 4 Prato= 4,4-8 D; 2 G.-P.= 5,1-2 W.= 2 Prato
= 4,1-2 D., durata sospetta, cf. p. es. CARTLWGI! 1979, p. 118 (il doppio dei Troikei).
21 P. es. 743/2-724/3 a.C. in Paus. IV 5,10 e IV 13,7: altre testimonianze in
MEYER 1978, col.245, e SCIINI!IIll!ll 1985, p. 24 sgg.; una discussione in Kmclli.E
1959, f: 94 sgg. e in SCIINI!IIll!R 1985.
1 V. Jl. es. 01.1\'A 1971, p. (Q(,, c MEYI!Il 1978, col. 245. Vi sono 7 nlimpionici
messeni tra il 768 ed il 736 (MoiUlTI'I 1959, nrr. J, l, 7-11). Dupn l.codmrcs (Il),
t>rima del IV sec. ahhiamo solo Phanas (MoRP.Tl'l 1959, nr. 3 l), vincitore nel dolirbos
ndl;t loJ 01., (tll-l, ltstimuni;mz;t l'<'msimilnu,nl<' tldla supr;wvivrn~;l di <'l'lllri indi-
pendenti messeni fra le due guerre. Le viuuric spart;mc iniziano con l;t ts Olimpi;l-
de, 720 a.C. (cf. p. 1(,5, n. 51).
11 Alli'. lJ Il = 01. 18,.1.
11 V. ptr cscmpio i pnrcri dt;ui d;t OI.IVA 1971, p. 106, n. 1. Vtli,i l.tcunid in
tnmhe mircnce <li Messenia cd influen7.n srilisrica laconica sulla locale ceramica lardo-
ge()lnctrica sono ritenuti segno dcltu'tt:ucc in1rrcssc S(>trtano in 1\lcsscnia da Ct >lli.-
SI.lN 1988, pp. M, 71, 73. Non pnidente 1rarrc deduzioni slurichc troppo precise
SI'AitTA NEl. VII SECOI.O 37

guenza. Gli antichi e molti dei moderni (tutti alla ricerca di punti
rcrmi cronologici) hanno inteso che con <<padri dci nostri padri
Tirteo abbia indicato un intervallo di due generazioni 25 : di fatto non
si pu escludere che volesse solo dire <<i nostri antenati 21'. Le stesse
indicazioni sull'akm di Tirteo 27 a loro volta rischiano di dipendere
dalla cronologia della guerra messenica. Una data nella seconda met
del secolo sembra tuttavia ragionevole 2R. Non credo comunque che le
discussioni in materia di cronologia assoluta siano poi troppo impor-
tanti per le considerazioni che qui andiamo svolgendo: le tradizioni
pi notevoli di cui ci occuperemo (la grande rhtra con la menzione
Ji Teopompo, la storia di fondazione di Taranto, la poesia di Titteo)
sono ancorate da una salda - anche se non sempre riconosciuta dai
moderni - cronologia relativa alla prima o alla seconda guerra mes-
senica. D'altra parte simili incertezze sconsigliano di assegnare trop-
pa importanza ad altri episodi di cui di fatto sappiamo pochissimo,
come ad esempio la battaglia di Hysiai 29

in termini di alleanze, rapporti 'politici', interessi espansivi sulla base di testimonianze


del genere.
25 Ma apparentemente non da Paus. IV 15,1; 23,4 (685/4, 668/7 a.C.): cf. tuttavia
SciiNI!II>I\Il 1985, pp. 29, n. 151, 37 sg. Altre testimonianze in MllYilR 1978, col. 250
sg., e ScrINI!IDER 1985, p. 24 sgg.
26 Nonostante Mi!YER 1978, col 248, condivido in pieno i dubbi di SCiiWARTZ
1899, p. 430.
21 Tyrt. T 2-J G.P., rispettivamente 633 c (,40 a.C.
28 V. OI.IVA 1971, p. 112 sg., anche per una rassegna di opinioni. Pi recente-
mente p. es. CI.AUSS 1983, p. l 9, la pone nel 600 ca. (cf. l'affermazione di Epa-
minonda r.li aver rifondato Messcnc dopo 230 anni: Plut. Mor. 194b, Acl. VH Xlii
42); CAR"I"I.I!I>W! 1979, p. 126 sg., sembra pensare ad un inizio in una data verso la
met del VII sec., cd un graduale processo di pacificazione portato a termine ver-
so il 600.
29 Paus. Il 24,7, arcontato r.li Pisistrato, 01. 27,4 (669 a.C.). Non voglio negare
con Klli.I.Y 1970, Km.LY 1976, p. 87 sg., la stqricit dell'episodio: la sua tesi con-
divisa da CI.AUSS 1983, p. 192; ma gli argomenti per dimostrare la recenziorit delle
tradi:r.ioni sulla rivalit fra Sparta ed Argo (KEI.I.Y 1970a, KEI.l.Y 1976, p. 73 sgg.),
non sempre convincono e ora sono indeboliti dall'effettiva menzione degli Argivi in
Tirlco (POxy. 3316,16, e Haslam ncll'editio princeps, p. 2; altre giuste obiezioni a
Kelly in Pr!ITC:IIETI' 1980, pp. 71-74). Ma non si pu trasformare un (dirci quasi
oscuru) episudio militare in un pumo nodale della storia pcloponnesiaca e spartana
del VII sec. (v. p. es. WAI>Il-GF.RY 1949, FoRREST 1968, pp. 20, 59, 67, 69, gi pi
prudente CIIIITI.I'.IlGE 1979, p. 126 sg.; qui le perplessit di KEI.I.Y 1970, p. 31 sg.,
mi sembrano pii1 che giustificMc). Oltrclutto prima di speculare su sincronismi in
termini r.li datazioni assolute ci si dovrebbe chiedere con quale dei numerosi sistemi
cronulogici esistenti per le guerre messenichc vada messa in rapporto la datazione di
Hysiai.
38 LA NASCITA DI!!. KOSAIOS

Un problema fondamentale quello della distribuzione delle terre


dopo la prima guerra messenica. La testimonianza di Aristotele (c
Pausania) sulle circostanze della richiesta di 'Yli .va8ao~u) (oi ~LV
xoproot iav o\ 8' Exop!OOtv 30) prova che all'epoca di Tirteo la pro-
priet terriera era ripartita in maniera assai diseguale. Tale richiesta
verteva sulle terre ancora controllate dagli Spartani, quelle appunto di
Laconia; se ne deduce che molti non vi possedevano terre sufficien-
ti al proprio sostentamento. L'iniqua ripartizione fondiaria sembra
coerente con le stmtture sociali aristocratiche che paiono aver carat-
terizzato Sparta nel VII sec. Essa forse era anche frutto di differen-
ze tra le propriet 'originarie' in Laconia o semplicemente del fatto
che certi Spartani avevano solo un kleros in Messenia, essendone ve-
rosimilmente entrati in possesso dopo la prima guerra messcnica11
Questi ultimi non dovevano essere comunque troppo numerosi.
Il confronto fra due episodi, che la tradizione connette rispettiva-
mente alla prima ed alla seconda guerra messenica (la colonizzazione
di Taranto, la storia degli epettnaktoi), emblematico, se non delle
modalit concrete della distribuzione di terre (fu di principio egua-
litaria oppure no?), dei criteri con i quali si determin chi potesse
beneficiarne e chi ne dovesse rimanere escluso. Questi criteri furono
molto pi selettivi nel primo caso che nel secondo.
Dunque, la fondazione di Taranto32 L'importanza della citt nella

30 Poi. V 1306b 36 sgg.=Tyrt. T 7 G.-P. La testimonianza risente dell'esperienza


dei Greci d'et classica, filtrata in Aristotele attraverso la swriogmfia 'rnessenica':
OIP<iiJEVol ytip nve llu tv n6~11ov dipende in ultima analisi dai fatti della guerra ar-
chidamica; Paus. IV 18,2-3, mostra come venisse narrata la vicenda in funti promes-
seniche: le razzie dei Messeni assediati ad Eira avrebbero indotto gli stessi Spartani
a proibire la coltivazione delle terre in Messenia e nella parte pi esposta della Laconia.
Ne sarebbe seguita atlicn e m tolEia in Sparta, ou "ffl l'lvEixovtu oi mim.1 t m'\11nm
fxOVTE t atTEpa c'tpy ElVa!. A questo punto sarebbe intervenuto Tirtcu. li runda-
mento della tradi2.ione doveva essere in qualche misura nelle parole del poeta: scrive
infatti Aristotele llf\Ov II [Ka] tomo K 'tf\ 1\Jpta\uu non\crEoJ ti1 KaMJiliivll<; E'Votllm;.
Aristotele si riferisce certamente alla seconda guerra messenica (prima Messenica:
FoRR.EST 1963, p. 171, FORREST 1968, p. 57 sg., recentemente BOWIE 1986, p. 30, n.
93); non dirci neppure che il filusofo non distingue tra le due guerre (cos ,IACOIIY
FGr/1 265 F 38-46, Komm. p. 113): poich la secunda guerra messenica ll<llala !<la
una tradi2.ione che risale sicuramente ad Eforo (c dunque nota ad Aristotele), cf.
Diod. XV 66, Strab, Vlll4,10], sulla hase del sincronismo con Tirteo, la sola men2.ione
del nome del poeta- sen7.'ahra indicazione - hasla a significare la second;l mcsscnic;l.
Jl Per COZZOI.l 1979, p. 34 sg., sarebbe la trasmissione ereditaria ad aver fatto
s che all'epoca di Tirteo esistessero Spartiati che avevano terre in Messenia, ma non
nella Laconia.
n Sulla quale v. PEMIIIlOKI! 1970, PUGI.msr. CARilATI!I.l.l l 970, ConSANO 1979,
SI'AI\TA Nl!L VII SECOLO 39

storia successiva ha favorito lo sviluppo e la conservazione di molte


varianti della storia di fondazione. Esse non hanno in generale per la
storia di Sparta che un interesse secondario; loro scopo infatti quello
di narrare le origini della comunit tarentina, lungo linee che la tradizione
precedente ha gi fissato creando topiche di discussione (quali, ad
esempio, l'occasione della nascita dei coloni e la moralit delle loro
madri, il rapporto con gli iloti), e di porre la p6/is italiota su precise
coordinate d'ordine politico, morale e sociale in relazione ai valori
etici e politici del tempo. Specie osservando le tradizioni pi antiche,
quelle presenti in Strabone e risalenti rispettivamente ad Antioco di
Siracusa e ad Eforo di Cuma3l, si nota che uno dei motivi in discus-
sione quello delle cause politiche e sociali che condussero all'apoi-
kfa. E tali cause appaiono indissolubilmente legate alla distribuzione
delle terre all'indomani della prima guerra messenica. Antioco su
questo punto a prima vista meno esplicito di Eforo. La versione
accolta dal Cumano, verosimilmente legata al clima ideologico e politico
della democrazia architea, non si perita di accusare gli Spartani di
sostanziale egoismo34 Lo storico siracusano, che sembra aver narrato

VmAI.-NAQUET 1981, LESCIIIIORN 1984, pp. 31-41, MADL>OI.I 1983, MUSTI 1985,
MAI.KIN 1987, pp. 47-52, 216-221.
JJ Strab. VI 3,2 sg.: Antioch. FGrH 555 F 13, Ephor. FGrH 70 F 216.
ll Eforo ricorda il giuramento dei Laccdemoni che stavano combauendo contro
i Messeni: non sarebbero tomati in patria prima di aver distrutto Messene o essere
morti fino all'ultimo: a custodia della ciu avevano lasciato durante la campagna i pi
giovani e i pi vecchi tra i cittadini. Nel decimo anno di guerra, presa la decisione
in assemblea di inviare alcune di loro ai propri uomini a biasimarli, con la scusa che
non combattevano alla pari contro i Messeni (quelli infatti, rimasti in patria, facevano
figli, mentre loro, lasciate vedove le mol\li, si trattenevano negli accampamenti sul
suolo nemico): etl il pericolo era che alla patria venissero a mancare gli uomini.
Quelli, nello stesso tempo tenendo fede al giuramento e prendendo sul serio gli
argomenti delle donne, rimandano i pi sani e robusti e - assieme - i pi giovani,
che non avevano preso parte al giuramento perch ancora fanciulli erano partiti
insieme agli adulti: ed aggiunsero l'ordine di unirsi tutti a tutte le fanciulle, nell'idea
che avrebbero fatto pi figli. Successe queste cose, i figli furono chiamati parteni.
Alla fine della guerra si divisero la Messenia in lotti, e tornati in patria non rico-
noscevano ai parteni gli stessi diritti degli altri, con il pretesto che non erano nati da
matrimoni legiuimi: e quelli, unitisi con gli iloti, congiurarono contro i Lacedemo-
ni... Denunciati, gli Sp;m:mi intimoriti giungono ad un accordo: i parteni, resisi
conto che la loro azione era stata scoperta, desistettero, mentre gli altri per mezzo
dei padri li convinsero a partire per fondare una colonia, e a rimanere, se riescano
a conquistare il territorio sufficicllle, c se nn, di ritorno, si sarebbero divisi fra loro
la quinta parte della Messenia. E quelli, partiti, trovarono gli Achei in lotta con i
barbari, e affrontati insiema a loro gli stessi pericoli fondano Taranto, Nati per per-
mettere la sopravvivenza dello stato spartano, illegittimi per decisione della comunit,
40 LA NASC:ITA IlEI. IW.\'.IIOS

i fatti in versione pitl favorevole a Sparta, ha viceversa giustificato la


discriminazione dci coloni - sia pure in nome di principi che a noi
possono apparire troppo severi, ma che a Sparta erano tuttavia cor-
renti, portando alla quotidiana umiliazione dei trsantes 35 l coloni
sono infatti figli di cittadini che si sono rifiutati di combattere contro
i Messeni; dei vili, dunque, che a sentire Antioco sarebbero stati i
primi iloti della storia di Sparta36 Il nome di parteni che la tradizio-
ne, sin dalle origini, attribuisce ai giovani destinati a fondare la co-
lonia, verr poi, gi con Eforo, spiegato in relazione alla loro origine
illegittima (madri non sposate o adultere). Viceversa in Antioco - nel
testo del quale non traccia delle avventure direi quasi boccaccesche
narrate in seguito da una tradizione certo sensibile agli stcreotipi
negativi sulla moralit della donna spartana 37 - il nome potrebbe
essere legato all'immagine della donna come essere di natura non
coraggiosa, vile, immagine del resto presente anche in un'altra storia
di fondazione spartana', quella di Tera38, o forse alla mancanza di

i parteni sono stati ripagati da questa con la discriminazione. Per il ra\1porto con
Archita e la Taranto egemone della lega italiota cf. l'accenno alla concm"l ia che uni-
sce tra loro i parteni [sulla politica architea v. VATfUONI! 1976-1977, in part. pp. 291-
5, c MELE 1981, p. 83 sg.: Archita insisteva proprio sull'importan7.a della bmmllwit1
(47 B 3 D.-K.), e sua probabilmente l'iniziativa ricordata da Arist. l'o/. V 1320h 9-
11 (t."otv notoilvm; t Kll\llata tol rin6pot FJ t]V xrlcnv rvouv lt1Xp1XCJICI:u&ouat t
rt:l.ijOo), iniziativa che si richiama al pitagorico detto Kutv t 4'i:l.lovl e la noti?.ia
finale sulla collaborazione con gli Achei in lotta con i barbari, un aiuto prest~tto di-
sinteressatamente dai paneni, che pure potevano contare su clausole di riwrno stra-
ordinariamente favorevoli.
lS 11 paragone (senz'altro az?.eccato) di VlllAL-NAIJUI'.T 1981, p. 279. Per
l'ootpmrla erano previste pene anche altrove, p. es. ad Atene: v. l'lliTCIII71"1" 1971-
1985, II p. 233, nn. 9 e IO.
,. Scrivendo della fondazione Antioco narra che dopo la scoppio della guerra
messenica (gli Sparrani) decretarono la schiavitil <li quanti tra i l.acedcmuni non
avevano partecipato alla campagna c li nominarono iloti, a quanti poi nacquero figli
durante la guerra, li chiamarono parteni e li dichiararono titimoi ... Su Antiuco e
l'ilotismo v. n. 15.
, 7 Particolarmente piccante la tradizione di Eforo, soprattutto nella descrizione
delle unioni di tutti i giovani con nme le vergini.
l i V. i n_1iei accenni (NAI'ISSI 1980-1981, p. 190) in merito alla sturi;~ tli fonda-
zione di Tera in Hdt. IV 146 ltra le varie accuse che vengono rivolte ai Mini c'
quella della loro vilt: sono fuggiti travestiti da donne; sul rap\lorto tra vilt e vesti
femminili v. p. es. una legge di Caronda (Diod. XII 16,1) c 1e punisce chi abbia
abbandonato l'ordine di battaglia o non abbia preso le armi in difesa della patria
(come i padri dei partenil) con l'obbligo di star seduto per tre giorni nell'agor !:v
otijm yuvaucrloo]. L'uso della phainikis, la veste color porpora indossata tlagli Spar-
tani in battaglia (cf. p. 292, n. 68, ~piegata tra l'altro da Scnofontc (l.ac. 11,3) con
SPAit'I'A NEl. VII SE\.01.0 41

una legittima paternit (data la condanna sociale che caduta sui


padri ilotizzati). Ma il rallo resta: al termine della prima guc:rm mes-
senica viene fondata una colonia, Taranto, c ad un numero notevole
di persone viene negato l'accesso alla cittadinanza, cd il godimento,
quindi, dci frutti della vittoria. Questo d'altro canto non implica ne-
cessariamente una distribuzione egualitaria tra quanti rimasero in La-
conia: ma su ci, ripetiamo, ci si deve accontentare di supposizionP9
Un episodio di segno contrario quello narrato a proposito
degli epetinaktoi. Due parole circa il contesto in cui esso viene nar-
rato. La tradizione storiografica sulle guerre messeniche connessa
alla rinascita di una Mcsscnia indipendente, promossa da Tebe ed
Epaminonda. Essa si sforzata di nobilitare il passato della nazione
cd stata, come naturale, estremamente ostile a Sparta: rappresentata
in modo particolare da una larga sezione del IV libro della Periegesi
di Pausania, senz'altro difficile da maneggiare, e di dubbia consi-
stenza storica~ 0 Le linee maestre per la ricostruzione del suo svilup-
po sono state comunque tracciate da Felix Jacoby, in un fondamen-
tale studio sull'opera di Rhianos di Bcnc11

il motivo ljKt<Hil ... ')'I>VIltKdr~ KnrvmvFlv. La vih della donna, che la trag<odia mostra
soggetta al panico, un ovvio luogo comune in un mondo che indica il coraggio con
il termine tmdreia (v. 1>. es. Dovmt 1974, p. 100).
J Cf. n. !R.
~o Hir die messenischcn Kriegc ist der Satz O. Miillers, dal~ dic cinzigc Quelle
fii t die ~eidcn ahesten die Elegien des 'fynaios sind, ernsthaft nicllt zu bcstreiten ...
bei der /\rmlichllcit llcr Palucn iihcrmscht die Fiillt der Varimucn, dic auf 7.ahlrcichc
literarische Gcstaltungen im 4 jhdt. uml im llcllcnismus wcist ()ACllll\' FGrH 2(,5
F 38-46, Komm. p. Ili).
11 La letteratura sul problema come si sa assai estesa: per una rapida messa n
punto v. MEYI!It 1978, coli. 240-253, con ampia bibliografia, o Ot.IVA 1971, p. 102
sgg., o ancora le considerazioni di MAZZARINO 1966-1968, l pp. 460-467. Trattando
i Mcsse11iakti di Rhianos di Bene Jncoby ha magistralmente analizzato l'intera tradi-
zione storiograficn relativa alle guerre, e il I.IV di Pausania in particolare (FGrH 265
r 38-4(,, Komm. pp. 109-181). La narrazione di Pausania dipenderebbe da una tarda
storia locale messenica, che avrebbe rielabornto la tradizione di IV sec., In 'v11lgata'
di Callistene ed Eforo, arricchendola ed adattando ad essa le opere di Rhianos e
Myron di Pricne (JACOIIY FGrH 265 F 38-16, Komm. p. 121: zwischen Kallisthe-
ncs, der die erstc mnssgcbende Oarstellung der messenischen Geschichte schrieb, und
P(ausanias), stehen sicher Ephoros und A: A l'anonimo storico locale messenico
usato cl;\ Pausania). Contro l'ipotesi di una fonte intermedia, gi di Schwartz, e per
l'uso diretto di Myron e Rhianos v. invece in particolare PEAJ\SON 1962n. Su due
punti Jncob)' meno convincente. Contro In fondata opinione dei pi (e.g. MAZZA-
IUNO 196{,-19(,8, p. 463), che vuole Rhianos contemporaneo di Eratostene (Suda s.v.
ruxvrl = FGrH 265 T l) c dunque arrivo piuttosto nella seconda met tlel III sec.
42 I.A NASCITA J>F.J. KOSAIOS

Alcune fonti antiche serbano memoria di misure prese nel corso


delle guerre messeniche per reclutare nuovi combattenti c della
conseguente immissione di nuovi cittadini nel corpo civico. La tradi-
zione sugli treuvaK"tot (o nEtlVUKtai)42 , cos vengono chiamati, risa-
le quanto meno a Teopompo. Lo storico di Chio in un passo del l.
XXXII delle sue Storie Filippiche tramandatoci da Ateneo, scriveva:
Di fronte alla morte di molti Lacedemoni nella guerra contro i
Messeni i sopravvissuti, presero cura, perch ai nemici 11011 fosse
evidente la loro scarsa consistenza numerica, di far salire alcuni
degli iloti sui giacigli dei caduti: ed essi, fattili in seguito cittadini,
li chiamarono epeunaui perch erano stati posti sui giacigli al posto
dei caduti 0 .

Poco pi avanti lo stesso Ateneo paragona, sempre sulla scorta


di Teopompo, gli epetinaktoi ai KatrovaKoljlopmH (una categoria di
servi di Sicione, cos denominati dalla loro veste, la Katrov<iKI'J), pro-
babilmente in relazione alla liberazione e concessione di cittadinan-

quale successore di Myron, a qanto sappiamo legato alle vicende della guerra cre-
monidea, Jacoby rialzava la cronologia di Rhianos all'inizio del Ili sec. (FGrH 265,
Komm. p. 89 sgg., per la supposta influenz.a di Rhianos su Myron cf. ibid. ad 265
F 38-46, p. 126 sgg.). Pearson ha sollevato inoltre alcuni sensati rilievi sulla compli-
cata questione della 'guerra di Rhianos': Jacoby (che ha comunque il merito, ibid. p.
110 sg., di distinguere realt storica e tradizione lcuemria) crede che Rhianus abbia
scritto- senza fondamento storico -di una guerra messenica del principio del V sec.,
e del Leotichida delle guerre persiane (ibid. pp. 114-119). Per PI!AilSON 1962a, pp.
418-425, Rhianos scr\erebbe di una guerra messenicn della fine del VII sec., nel
regno del re Leotichida l, nominaw in Hdt. VIII 131 (poco generoso nei confronti
del metodo di Pearson 01.1Vt\ 1971, p. 104: His objections are based on a complete
rejection of the method of source criticism altugethcr ). Cf. anche SctiNI'.Il>l'.lt 19H5,
pp. 31-49 (contro una cronologia bassa di Leotichida l alla fine del VI sec. nelle
cronografie antiche, ma comunque per una collocazione della guerra narrata da Rhia-
nos. all'epoca di Tirteo). l tentatiyi per dimostrare In storicit della tcrz.a guerra mes-
semca all'epoca delle guerre persmne (Kmcuu; 1959, pp. 106-130, Wt\lm-Gmw 1%6,
che tende di nuovo a confondere i piani della realt e della tnuliz.ione che Jacoby
teneva rigorosamente distinti) non sembrano comunque coronati da successo.
42 Sugli epeli11aktoi v. SZANTO 1905, BusotT-SWOIIODt\ 1926, p. 658, n. l, PI!M-
IIItOKt'. 1')70, pp. t2-15- t249, l'vi ANNI t9H2, PI\RAiliSO t 9H3- t 9HI, BocKIS<:II t 985,
pp. 38-41, Musn 1985, p. 870 sg. .
0 VI 271c-d = FGr/-11 15 F 171: aJtollavOVTillV JtO.iiiv AaKt:OOI!tovilllV v Tlj'l Jtp
MECJGIJVlOu JtO'JIIplit IU'j)l'-tllji0Fvtf ~ilJlttOf.vtr JII KlltUojollVcl yt~'IIIVtlll Tlil fx!lpol
q,llJ.1Cd9V'tE tivepipaaav tliiv EirotlllV t+' KOOTIJV <Htfhl&x tl.iiY Tr!uttJKottllV TtvcX oii
Ka JtO.\ta OOtt:poV JtOll\allVtE 1tpOOllYOpEUCJIXV l!EUVQICTO\I, on KIXTETIXxlli'JGrtV UVt TIIV
tETEEUTIJKOtlllV n't t anpnoo.
44 VI 271d = FGrH 115 F 1"76.
SI'Ail'I'A NEL VII SECOLO 43

za a dolUoi da parte di Euphron, tiranno della citt tra il 369 ed il 366


a.C:1S. Un passo di Diodoro, noto dagli Excerpta Vaticana dc senten-
tiis, collega gli epeunaktai - in maniera purtroppo poco chiara, ma
certo senza identificarli con essi - ai partbeniai ed alla fondazione di
Taranto, e quindi alla prima guerra messenica. In questa versione
della ktisis. tarentina gli epeunatti partecipano alla rivolta orchestrata
da Phalanthos, il futuro ecista di Taranto, e, una volta abbandonata
la via della ribellione, si recano a consultare la Pizia sull'apoikia ~'. La
tradizione non contiene elementi espliciti circa l'origine e lo status
degli epeunatti stessi, n specifica il loro rapporto con i partbeniai. Se
prescindiamo per il momento dalle indicazioni dei lessicografi, due
altre tradizioni vanno senza dubbio riconnesse agli epeunatti (peral-
tro non esplicitamente nominati): esse sono presenti in Giustino e
Pausania. L'epitomatore di Trogo, a proposito della seconda guerra
Messenica, scrive47 :
In seguito gli Ateniesi, saputo il responso dell'oracolo, in spregio
degli Spartani mandarono un poeta zoppo, Tirteo, che, sconfitto
in tre battaglie, li condusse a tal punto di disperazione che essi
liberarono i propri servi per rinfoltire le file dell'esercito e conces-
sero loro delle mogli per sostituire i cittadini perduti non solo nel
numero, ma anche nel rango.

Anche Pausania ricordava un simile avvenimento in rapporto a


Tirteo ed alla seconda guerra messenica, ma senza far riferimento alle
unioni con le donne spartane4M:

n Ateneo si espresso in modo poco accurato, s che sembra paragonare im-


mcdiatamcme kalonakopb6roi ed epetinaktoi (ma il primo nome si riferisce agli schia-
vi prima della liberazione, il secondo agli schiavi dopo la liberazione): sull'argomen-
to v. LoTZii l 981, che riassume il dibattilo precedente (la sua riflessione per
troppo fondala su un'inJimostrabile - specie per Teopompo - identificazione tra
ptntbeniai ed epetinaktm). Si noti il parallelo tra le accuse rivolte ad Euphron in Xen.
I-le/l. Vll 3,8 (5oo~ o 111ivov EMIJ!ltpo~. &u ~ea noita btoiEI) e Tcopompo (P
171), e soprattutto Giustino (lll 5,7, citato pi avanti): cf. p. 50.
46 VIII 21.
47III 5,5-7: Porro Alhenienses, cum responsum cognovissent, in contemptum
SJ>artanunun Tynacum, puctam damlu pede, misere, IJUi tribus proeliis fusus eo
usque desperationis Spartanos adduxit, ut servos suos ad supplemennun exercitus
manumiuercnt hisque malrimonia pollicetentur, ut non numero tannun amissorum
civium, sed cl dignitali succcdcrcnt.
48 IV 16,(>: AIXKEOOIIIOVliOY Ile exovrrov aO\.IIll IIEYI TJV llIJYIY Kll IjliiiJIIVIOV KIX-
taOaOut tv nM..!'IIOV, Tuprnl6 TE i:-kyela ~v IIETilEtllEv atox; K<X E to\x; Mxo~
IV1 Tlilv TE6vE<iiTiolY KIXTqEV civ5pu EK tliiv EIOTIOV ...
44 I.A NASCITA IlEI. KO.WOS

Gli Spartani dopo questa sconfitta erano scora~giati, c pensavano


di por fine alla guerra. Ma Tirteo, cantando le sue elegie, li dissua-
se, e armol nei reparti, al posto dei morti, individui tralli dalle
fila degli iloti.

Esicbio ha infine apparentemente glossato due volte il termine


epeunaktaf; una volta s.v. nwvaKtol o\ ouyKot~lllt<Xt, una seconda
s.v. veuvmctm o\ nap9evlat49
difficile, e forse ozioso, cercare di attribuire una precisa pater-
nit a ciascuna delle tradizioni giunte a noi per il tramite d'una lunga
cd incerta catena di cpitomatori ed eruditi (d'altronde conosciamo
male le stesse fonti originarie, n possiamo stabilire con sicurezza il
rapporto cronologico tra le opere degli autori che pi ci interessano,
Eforo, Callistene c Teopompo50). Certo per il rapporto del loro
insieme con quella che chiameremo la vulgata di IV sec., nella quale
si dovevano certo distinguere accentuazioni pii:t n meno favorevoli a
Sparta ed alla Messenia.
Possiamo ammettere, con Welwei, che questa vulgata cercasse di
spiegare un termine altrimenti incomprensibile51 chiaro che si pro-
ceduto .in due modi: intendendo Eval nel senso di ottPule, ed inter-
pretando quest'ultimo termine in senso militare51 (bt-EUV<XKto.l: quelli

49 Anche a questi episodi potrebbe essere legata la testimonianZ;I di Arist. Poi.

Il 1270a 34-36, sulle concessioni di cittadinanza che sono i primi re (un'espressio-


ne che a prima ''ista fa pensare ad et pii antiche) avrehbcro scongiurato il pericolo
della oligalltiJropfa, quando Sparla combalteva a lungo (allusioue alle guerre mes-
seniche?). pure probabile il riferimento all'invito di EurisLcne c Prode a lltxmOIXt
tnl\'Uhcuu mi~ (1ou>.nJI\'oll TI\' g\'lllV lu. TIY M"lllll\'lflinv (Ephnr. FGr/1 70 F 117),
come p. es. ammette Cozzou 1979, p. 15 sg., o alla saga dci Mini (lldt. IV 145).
Sulla concessione di cittadinanz.a a Sparta v. recentemente Km.tY 1979, pp. 98-101.
50 Secondo un'opinione pi volte ripetuta da jacoby (p. es . .JACOII)' 1919, col.
1706, o FGrH 124 F 8-13, Komm. p. 416 sg., 265 F 38-46, Komm. p. 114, ma v. le
riserve di KmCIII.I! 1959, pp. 21-23) Eforo avrehhe conosciuto etl uLilizzato Calliste-
ne a partire tlal LXX (e dunque ucll'excunm sulla rifnmla7.ione di Mcssene, ma non
nei primi libri della sua opera). Il rapporto tra Callisrenc e Tcopompo ancora pi
t'nnmwtrsn (in ~enemll sulll' rda7.inni tra i due v. P!lt\Nill 19115, pp. 129-J 1): la
priorit ,fi 'l'tnpllmpn rispt'llll a Callisllm (o in gcmralt in.limtslr;lhilt (1". p. t'S.
CONNUII 191\11, J'll 114-116), l'd in particnlart ptr il l. XXX Il tll'i l'bi/ippi/..,i. Il r;lp-
porto tm C!llisttnc c l-'Gl'l/ 115 F 171 - per Jacohy duhhio (FGrH 124 F lJ-24,
Kmnm. p. 415, e~li l'l',! pl't indiut '' ril"lllllls<'<'l'<' la diptndt'll7;1 di Callistt'lll' pl'r F
l(,, cf. p. 422).
~ \Vm.wm 1974, pp. 117-120, pen\ troppo ridurtivn nd considcmrc la tr;ulizio-
ne come semplice prodolln llell;! pslutln-stnria mtsscnit';l.
~ 1 1'er il senso di slib,itlts.in 'lh>pnmpn '' I'EMIIIIOKI' 1970, p. llll s~.
SI'AR'I'A NEl. VII SECOLO 45

che vanno sopra i letti; cos hanno fatto Teopompo e, probabilmente,


la fonte di Pausania) o intendendo Evcli come equivalente di talami
(n-E\JVClK'm.i: quelli che vanno dopo nei letti nuziali: cos dovette fa-
re la fonte, di pi evidente ispirazione filo-messcnic;l, di Giustino 53 ).
Dato il forte, se non prevalente significato erotico di e\JVti e evaro5~
quest'ultima spiegazione (in s meno banale anche nell'interpretazio-
ne di m-) ha forse qualche possibilit in pi di avvicinarsi al vero,
o almeno di essere la pitl antica: si ricordi del resto che la riscoperta
della storia messenica dovette essere in primo luogo di segno ami-
spartano, cd alcuni tratti nel racconto di Giustino (ut servos suos ad
supplementum cxercitus manumittcrcnt hisque matrimonia pollice-
rentur, ut non numero tantum amissorum civium, sed et dignitari
succcdcrcnt) sembrano particolarmente polcmici 5\ Nel luogo di
Pausania, che pu essere forse ricondotto alla radice ultima del grande
exmrsus storico dei Messeniaka, ossia alla grande elaborazione sto-
riografica di IV sec., gli schiavi vengono manomessi peqJOter combattere,
e non si specifica se sia stata loro concessa la cittadinanza. Questa
versione, che non doveva essere troppo assurda per una fonte 'moderata'
di IV sec. (Eforo?- ma d'altra parte non sarebbe impossibile pensare
proprio ad Eforo come fonte di Giustino!) vicina a quella di
Teopompo, che pur escludendo l'unione con le donne spartane,
esplicito sulla concessione di cittadinanza. Egli tuttavia interpretava
l'episodio piuttosto come uno stratagemmasr., mentre Pausania sem-
bra indicare un vero c proprio uso militare degli iloti 57 Quanto al

5l Una spicga7.innc di questo tipo evidentemente alle spalle di llsch. s. v. tnru-


vcxKtul u\ ouyKutiCIJtul (l.nttc Il 4495; si noti che iu nppnrntn si registra la forma
Eltf.I>VUtctt, con terminazione simile n quella Jcll'exce!ptllm tliodoreo - nel quale
probabile un'accezione sessuale del termine, cf. sotto); a torto per PI!MBROKll 1970,
p. 1246, richiama in proposito la versione eforea sulla fondazione di Taranto: il
termine non ha alcuna accezione di promiscuit.
sl Cf. LSJ s.vv.
ss Si vcdn il citato parallelo con In tirannide di Euphron, n. 45, e p. 50.
sr. La spiegazione forse ispirata nd uno stratagemma architettato da Agesilao
durante l'invasione tcbann della Laconia (cf. Plut. Ages. 32,12, e Polyaen. Strat. Il
1,15): 1\li Spnrtnni si stanno scornggianclo per le defezioni dci pcricci c degli iloti
inuncssi nell'esercito cd il re, per impedire che i suoi conciundini (ben pi1 verosimi-
le!) vcngnnu n sapere il numero di coloro che sono passati al nemico, fa ispezionare
i loro pngliericci c portar vin le armi dci disertori.
5' Ci1 naturalmente non stupisce nel filo-lncunico Teopompo (l'IGI!ItSTF.IJT 1965-
1974, l 223 sg.; CoNNOil 1%8, p. 14(>, n. 42, invita n non soprnvvalutnrc il suo In-
eonismo, cf. ora CAilTI."I>GI! 1987, p. 69); c' comunque dn tener presente che- sep-
purl' lo stnrico di Chio nun volle calcare In tmno sulb questione COllll' ;cd esempio
46 LA NASCITA DEL KOSMOS

racconto di Diodoro, esso purtroppo, come si detto, assai mutilo.


Sembra potersi evincere che gli epeunaui erano stati arruolati ncll'c-
sercito58, ma che non avevano ricevuto il diritto di cittadinanza, donde
il loro scontento e la rivolta: i contenuti tradizionali della storia di
fondazione di Taranto possono suggerire, ma non dimostrano in alcun
modo che anche Diodoro accennasse ad unioni degli epeunatti stessi
con le donne spartane.
Mentre Teopompo (o forse dovremmo dire Ateneo?) non sem-
bra aver specificato in quale delle due guerre59 si fosse svolta la vicenda
degli epetinaktoi, Giustino e Pausania la pongono chiaramente in
rapporto con Tirteo60 e la seconda, mentre l'aggancio di Diodoro alla
fondazione di Taranto assegna l'avvenimento al contesto della prima

la fonte di Giustino - pure lui non vedeva di buon occhio la conquista spartana della
Messenia, uno dei primi tristi esempi di schiavizzazione di Greci da parte di Greci
(cf. FGrH 115 F 13, e soprattutto F 122). possibile che una simile consapevolezza,
ormai matura all'epoca in cui lo storico lavorava ai Pbilippik,;, fosse nutrita anche
dalla resurrezione della Messenia, e delle sue 'memorie'. Su Paus. IV 16,6 v. anche
jACOBY FGrH 265 F 38-46, Komm., pp. 151, 187 (possibile doublette di IV 15,6).
58 Si confronti il testo di Diodoro, pur nel suo ordine un po' sconnesso flitt
IJUVtrd;~IV(I)Y f<ilv ltEUVUICtril\' tlj) <l>WtCp TOtE ijKElV Rpil TIV animv ICU'fcl 't1V lyopav,
omv b ain bt\ t JIT(J)ROV t+EXICOO\Jtt)v truvtjv, JIEtc TC>W ORI>IV ... (non soddisfa cer-
to l'emendamento di Wurm JIXP' tliiv +OclJuiiv, ma JIETC tcoiv iiRillv, quantomcno
pleonastico se riferito a Phalanthos, assai lontano da ijKEtY)], con Xen. Ile/l. Ili 3,7,
alla domanda degli efori oRa 8 RoBev ... l{'VeaBut il delatore della congiura di Cina-
done risponde, riferendosi evidentemente tra gli altri ai veoliaJ.lcil&t: o\ IIY lit\~rou
IJUVTEfCXYIIYol' iglril\' auto t+' OOOV YE lEl Ulta ICEICtl\ltdla... (colpisce anche il sia pur
casuale - il significato infatti nei due casi diverso - ripetersi di auvtcioaro). Per le
fonti di IV sec. doveva essere pi o meno naturale asimilare gli epe1inaktoi ai neo-
damadeis.
59 Per Teopompo la distinzione di tre guerre poteva non essere ancora imme<lia-
tamente evidente o necessaria, o forse si evinceva dal contesto pit ampio, non citato
da Ateneo (una menzione di Tirteo, come nel caso di Aristotele Poi. V 1306b 3(, sgg.?:
cf. n. 30). Dal confronto con Giustino (IIl 5,5 sgg.) e Pausania (IV 16,6) sembra de-
cisamente pi probabile che Teopompo pensasse alla seconda mcssenica; alla sua epo-
ca, del resto, mancava ancora una trattazione jlragmatica della prima, cf. sotto n. 73.
60 L'accenno a 1'i11eo ateniese non deve far pensae a tradizione deteriore. l.a no-

stra conoscenza della tradizione biografica su Tirteo abbastanza scarsa, c le ricostru-


zioni tentate non sono del tutto convincenti (p. es. jACOIIY 1918, p. 9, n. l, c Sc:ttWARTZ
1937, pp. 210-213- Jacohy lm sempre solloV;llutalo la conosccnzali Tirtco a Spari;!,
si vetlano le critiche in NA<;Y 1988), ma sappi;uno con sicurez:r.a ;lssolut;~ che tale
motivo fa pane della vulgata di IV sec., essendo presente in Platone (/.eg. l (,29a),
Licurgo (Leoc. 105 sgg.), Callistcne (l'Gr/i 124 F 24), [Efurul Diml. XV 66,3. Forse
nacque all'epoca dell'alleanza anti-tebana tra Atene c Sparta (370/69), nell'ambito
della propaganda che cercava di riallacciare i rapporti tra le due citt (Xcn. Ile/l. VI
5,33, cf. p. es. MAZZARINO 1%6-19~8, l p. 462). Solo i\polll)(loro (o Filocoru?) riaf-
ferm, e con molta circospeziorie,.l'origine spartana del poeta (ap. Strah. VIII 4,10).
SPARTA NEI. VII SECOLO 47

messenica. Questo naturalmente indebolisce, se non inficia, il contra-


sto da noi istituito fra l'emarginazione, esito peculiare della prima
guerra messenica, e l'integrazione, tipico della seconda messenica.
bene perci esaminare meglio il caso di Diodoro.
Largo il consenso degli studiosi sull'origine timaica dell'exce1p-
tmn diodoreo sulla fondazione di Tarantd'1 Tale ipotesi si basa tutta-
via soprattutto su un processo per esclusione62 . E stata per trascu-
rata una possibilit a mio avviso molto concreta. I passi dell'VIII li-
bro di Diodoro che espongono le cause della prima guerra messenica
attestano in maniera tanto incontrovertibile l'utilizzazione di Myron
- storico di Priene autore di Messeniaka probabilmente all'inizio del
III sec. 63 - da essere stati inseriti come Anhang da F. Jacoby fra i
frammenti del PrieneoM. Le corrispondenze con il IV libro di Pausa-
nia sono in effetti evidentissime65, e noi sappiamo quanto debba Pausania
a Myron per la narrazione della prima guerra messenica: Diodoro
per di pi menziona Aristomenes nel contesto della prima guerra mes-
senica66, e M yron, teste Pausania, aveva fatto di Aristomenes, contro
la cronologia vulgata, un protagonista della prima guerra messenica67.
Possiamo sospettare che Myron fosse interessato alla vicenda de-
gli Epeunatti: dai pochi frammenti conservati sappiamo che si occu-
pava 11011 solo degli iloti, ma anche delle liberazioni di schiavi a
Sparta c della relativa terminologia tecnica68 , Ancora. I due versi ini-

11 A parte il silenzio di SCIIWAit'I'Z 1903, col. 678, si possono registrare i pareri


di ENMANN 1880, p. 128, BUSOI.'I' 1893-1904, l p. 407, SZANTO 1905, col.2734,
Busoi.T-SwouollA 1926, p. 658, n. l, MI!Yim 1953-1958, III p. 446, n. l, jACOBY
FGrJJ 555 F 13, n. 96, PllMIIROKil 1970, p. 1249.
62 Come opportunamente osserva PllMIII\OKE 1970, p. 1249.
u Su Myrun v. i frammenLi raccolti in FGrH 106 (commentario molto scarno);
SCiiWARTl 1899, p. 453 sgg., RICKENMANN 1917, LAQUI!UI\ 1933, jACOBY FGrH
265 F 38-46, Komm., spec. p. 119 sgg., KIECHLil 1959, PEARSON 1962a, p. 397 sgg.,
spec. 41 O sgg.
6l FGrl-1 106 F 8-15.
65 Rispeuivamcnte Diod. VIli 7 c Paus. IV 4,5, Diod. VIII 8,2 sg. e Paus. IV
9,4. Le leggere divergenze'- in genere Pausania pi filo-messenico, Diodoro pi
pronto a riconoscere il valore se non la ragione spartana - possono spiegarsi sia (p.
es. (l 8 = l'aus. IV of-5,7, cf. FGI"II 106 F 8, Komm. p. 342 sg.) con la mediazione
dello storico locale mcssenio di cui Pausania si serviva Lesse sono anzi una delle prove
della sua esistenza (cf. p. es. jACOUY FGrH 265 F 38-46, Komm. p. 120)], sia (p. es.
F l 3 = Dimi. VIli 13, l) con tlegli adattamenti dello stesso Diodoro.
1'' Diod. VIII 12: durante il regno di Euphacs, cf. Paus. IV 10,4.
67 IV 6,3 sg. = Myron FGrH 106 T l, F 3.
1'R Hispcttivnmcntc FGrl/106 F 2 e FGrJ-1106 F l (sul quale cf. CoZZOLI 1978,

p. 220 sgg.): JW!iKi ... iM:uOp(OO(tY Ameliai~IOYIOI lioi>ou.


48 !.A NASCITA DF.I. IWS.IIOS

ziali del primo oracolo concesso dalla Pizia agli Epeunalli in Diodo-
ro (KW..6v tol t ~IEta!; Koptveuu Kcil l:tKuu>vo l I.' oK oiKrim::t
ol)' E JtaYXIXKEO Eir1) richiamano 'n realt un'espressione prover-
biale, usata per coloro che chiedono una ricchezza impossibile, che
come tale confluir nella letteratura pi tarda, ma riecheggiata e
nota gi ad Aristofan9 L'accusa di cupidigia era gi stata levata
contro Sparta70, ma Myron l'aveva sicuramente ripresa. lnf;\tti l'ex-
cursus sulla storia di Sparta in Pausania, che sottolinea la plecmexfa
dei Lacedemoni ricorrendo a tutta una serie di esempi (le guerre
contro i Messeni, gli Argivi, gli Arcadi, la corruzione durante la terza
guerra sacra ... ) risale quasi certamente a Myron 11 ; Myron indicava
nella pleonexfa dello spartano Euaiphnos la causa della prima guerra
messenica 72 Si put'l immaginare che M yron ripropmwsse questa
'ingordigia' come una caratteristica spartana anche in questo partico-
lare dell'oracolo, a sottolineare un'abitudine di cui l'attacco alla Mes-
senia era stato uo tipico esempio.
Sappiamo poi che il retore prieneo per costruire la storia prag-
matica della prima guerra messenica, che prima di lui nessuno aveva
scritton, trasferiva nel suo contesto episodi in origine legati alla seconda.

' Sull'oracolo cf. PAIIKI:-WOIIMHI. 195(,, nr. 4(,, FoNTENI\OSI( 19711, Q 34,
MALKIN 1987, 48-51. Aristofane fa menzione di tiflnul; Kopivlkm 1m\ l:IKucvu...
in un oracolo di fondazione riferito a Ncfclocuccugia (ll11. '.1611). tiflfcmv ... Kupivnuu
Kn\ l:uruciivo ricompare in uno sferzante oracolo dato a lllllllcuno (secondo certe
tradizioni Esopo) che chiedeva come diventare ricco (Ath. V 219a, cf. Sud;l s.v. E
t ~1aov ... , Aristid. Or. 28,9, Schol. Ar. ll11, 91i8); in l.ib3nio (Ep. 371, 831 Forster),
Eustazio (291,30) e nell3 letteratura paroemiografica (Zen. III 57, l..>iogcnian. Vint.lo-
bon. Il 60, M3car. 111 58) ritlllll tl flnc.tl;> K"T. costituisce espressione proverbiale
per chi si augura straonlin;lri vant3g~i. Il testo vuoi mcu~rc in cauiva luce i consul-
tanti: non ha senso valutare la veros11niglianza storica della richicst3, come f3 da ul-
timo MALKIN 1987, p. 48. L'oracolo-enigma del tp!Xyo noto a Dion. Hai. XIX l,
3-4, che ne offre una spiegazione: il p;U"allelo certo, anche se contemporaneamen-
te scavito alla restituzione del testo di Diodoro; un oracolo pitico che indica a l'halamhos
per tekmria il luogo della fondazione noto a Plut. Mm: IOIIa. Cf. anche n. 74.
70 Essa compare gi nell'oracolo erodoteo (l 67) su 'l'egea c l' Arcadi.t.
71 IV 5,3-5. Myron molto chiaramente rielabora, cd aggiuma -cnn riferimenti

contemporanei (per esempio al tiranno Apollodoros di Kassandrda, 279/6 a.C.) -


Callisll'nc. Il passo 11011 solo "Jlli>" essere (cos SciiWAitT/. l ')J7, p. lOll, n. l) ...
ma ripreso da Mymn (JAc<.mr FGr/1 265 F 38-46, Komm. p. 119, d. anche
MAZZARINO 1966-1968, l p. 463 sg.).
71 11aus. IV 4,(: ~eiplllt tr c'iiiiKtx inhrpnoOtv 1nmtl rlvm KUWflfl'n (lf. 4,7), l'f.
nh.EovtKtEiv in l>iod. VIli 7,1 = Myron FG'r/f 106 F 8.
7J Was bei dcn antikcn 1-listoril1ern iibcr dcn crstcn messenischcn Krieg herich-
tct wird, hcruht allcs nur auf dcm erwiiluucn l'ros;ll'nman dcs Myron vnn l'ricnl'. Oh
bei dcn Hisroril1crn dcs 4. Jhdis. iibcrlmupt 1-:inzclhcitl'll l\cgchcn warcn, ist nidu
SI'AilTA NEL VII SECOI.O 49

Quando dunque nell'VIII libro di Diodoro incontriamo un passo


collegato alla prima guerra mcsscnica che traspone in essa un elemen-
to narrativo altrove testimoniato in rapporto a Tirteo possiamo, io
credo, tranquillamente supporre che la fonte di Diodoro sia ancora
Myron 7~. In questo caso egli aveva trasposto la vicenda degli epeu-
natti nella ktisis di Taranto.
chiarito dunque il motivo della confusione di due tradizioni,
in origine ben distinte, che differenziano nettamente le soluzioni date
da Sparla alle due guerre messcnidw.
Si pone ora il problema del valore storico di queste tradizioni
sugli eptunatt i. Una volta liberale dalle superfetazioni polemiche della
storiografia di IV sec. ed in generale di una reinterpretazione che non
poteva non tener conto delle espcricn7.e contemporanee (si s~\r pcn-
saLO in primo luogo ai neodamodcis) esse conservano ancora un noc-
ciolo nel termine epetinaktoi, oscuro - vero - ma esistente. Non
credo infatti che esse siano solo la proiezione all'indietro di una pras-
si di V e lV sec., allora consueta e resa necessaria dai problemi mili-
tari ai quali Sparta, ormai afflitta da incurabile oligambmpftr, doveva
far fronte. Le notizie di Pausania e Giustino fanno piuttosto pensare

bek:mnt~ (MHim 1978, cui. 244); ancura pii deciso jACOIIY FGr/1 2(,5 r 38-46,
Komm. p. 123: tlic ausgcstaltung zu einer Jctaillicrtcn kriegsgcschichte (della Prima
Mcsseni1~a) sdwint crst M yrons wcrlt ...
" Nonostante KII!CIILI! 1959, p. 72, n. l: il silenziu eli Myrun circa l'assenza
degli Spartani c la missione procreativa dei giovani (cf. n. 34) non prova che il retore
ahbia trascuratu la ktfsis ,li Taranto; era il collegamento con gli epcunatti a deter
minare l'illegittimit dci partcni. Pi1 seria un'altra difFicolt: Pausania sostiene che
Myron aveva narrato la storia della guerra solo fino alla morte di Aristomcnes. La
storia di fondazione di Taranto era narrata da Myron in un excurms? In realt Ja-
coby dubitava della bont di questa testimoni.mza del Pcriegeta Cl! era abbastanza
sicuro che Myron avesse narrato anche le conseguenze della guerra. Ecco invece due
altri clementi a sostegno dell'ipotesi. Gi SctiWARTZ 1899, 453 sg., aveva sottolineato
che la storiografia Ji Myron doveva avere etwa vom historischen Roman~; nella
nostra vicenda c' l'accenno al r;tpporto amoroso tra AgathiaJas e Phal:uuhos, che
pu1 essere paragonato all'amur~ di Archidamia, salvatrice di Atistomenes in llaus. lV
17,1. V' inoltre una singolare C<lincidenza fra il primo oracolo rilasciato agli Epeu-
natti (cf. n. 69) cd il responso della Pizia ad Aristomenes che la interrogava sulla
salvc7.za del suo popolo (Paus. IV 20,1): essa dimostnl la comune appartenenza ad un
unico J'ilone tnuliziunnle. l due vnticini si basano sull'ambiguit della parola tpayoc;,
che in messenico avrebbe signifkato fico selvatico. Anche nell'oracolo di fondazione
di Taranto il senso 'mcs.~~nieo' della parul:1 scioglie l',,.l,lillttllm. Pertinente la nmclu-
sionc di Vfii.ENZA-MHII! 1977, pp. 513-5, sulla rcccnzioriti dcll'omculo tarcntino,
nonostante MAI.KIN 19!!7, p. 36 e n. 111. Evidentemente lo.Iyron conosceva dalla
'vulgtlttl' di IV sec. l'oraculo di i\dstomcncs (che poi fini1a in Rhianns e fino in Pau-
s:mia) c ne deriv:1v:1 l'omculo tarcmino.
50 I.A NASCITA 1>1'1. 1\0SMOS

che il termine epetlnaktoi c gli clementi esscn7.iali della tradi7.ione ad


esso legata derivavano dall'unico testimone importante sulle guerre
messeniche, Tirteo75 Gli storici di IV sec. non potevano che far ri-
ferimento, per comprendere il termine, alle forme di dipendenza ilo-
tiche ed alle pratiche di liberazione di servi allora attuate a Sparta. Ma
quale fosse lo statm economico e giuridico da cui all'epoca di Tirteo
emergevano gli epeunatti non agevole a dirsi: forse si trattava di ceti
inferiori, in condizione di dipendenza anche non strettamente ilotica,
che esistevano in una realt sociale che, verosimile, almeno in Laconia,
non aveva ancora stabilito la netta divisione tra liberi c schiavi che
caratterizzer poi la polis di Sparta76 Non impossibile che l'integra-
zione nel corpo civico avvenisse tramite il matrimonio con le vedove
dei caduti, subentrando nel loro leuo, c dunque nelle loro proprie-
t (un fenomeno ben comprensibile, evidentemente favorito dal ruolo
di patrouchos della donna spartana)17 difficile comunque conciliare
questa ipotesi con altre che sottolineano invece il carattere iniziatico
delle stibades 78 Sempre per, va detto, ci si fonda su interpretazio-
ni 'erudite' e, nel caso di Giustino, malevoli, foggiate su un tc)pos
ostile tipico di tradizioni antitiranniche, quello del matrimonio forza-
to tra donne di alto lignaggio 'e schiavi 79
La storia dei 'nuovi compagni di letto' denuncia i caratteri strut-
turalmente instabili della societ spartana di Vll sec., ma attesta anche
i fenomeni di integrazione sociale favoriti dalla seconda guerra mes-
senica. Attraverso procedure giuridiche a noi ignote e passaggi di
status probabilmente graduali, conclusisi forse solo con la generazio-

15 Troppo scettico Ku:c.III.E 1963, p. 192 S(l., (e TnYNDI'.I: 1%9, p. 256, n. 17)
che si chiede se non si tratti di racconti dcstin~ti scmpliccmeme a .lipingtre dram-
maticamente le gravissime difficolt degli Spartani durante la guerra. Cf. anche n. 51.
16 Cf. p. 100, n. J.
11Cf. p. es. MusTI 1976, pp. 51-53.
71PARADISO 1983-1984 nel suo intelligente studio sugli aspetti iniziatici delle
stibddes ha forse il torto di confondere il livello del termine tratlizionale con quello
della spiegazione 'erudita' tcopompca (ma che l'immissione nella ciuadinanza possa
effettivamente aver comportato rituali di quel tipo multo verosimile). Non posso
neppure seguire PFMIIIIOKI' 1970, pp. 1245-1219, che ritiene possibile ricostruire l'i-
dcmit degli cpclillrlkloi 'snmmamlu' i singoli dtnwnli tldlt varie tnuli~.ioni anlidte
e confrontandoli con pratiche etnologiche.
79 Sul tema del 'matrimonio for?.ato' v. 1\snmu 1978, rispetto al 'lualc sotto-

lincerei maggiormente gli aspetti topki della tnulizione. Il f;llto saliente di 'lucstc
tradizioni che coinvolgono i servi in fondazioni o nel governo cittadino (p. es. Taran-
to e Argo) non tanto la potenzialit politica delh1 servitit di tipo ilotico, come
sostiene VmAI.-NIIQUii'l' 1981, quamllla sua estrema negativit eticnsoci;tle (t'f. pp.
100 e 184, con n. 58).
SI'Ait'I'A NEl. VII SEr:OI.O 51

ne nata da queste unioni promosse per chiare preoccupazioni d'or-


dine demografico, si dovette giungere ad tlll sostanziale ;wmento nu-
merico degli oikoi spartiati. Simili fenomeni, se erano legati alle strut-
ture pi:1 profonde della societ, sono un prodotto della specifica si-
tuazione storica determinatasi nel corso della guerra80

2. LA GRANDE RHTRA E l.A TllAOIZIONE SULLA LEGISLAZIONE LI-


CUllGIIEA.

Non ci si pu esimere qui dal toccare le questioni pi:t vive relative


alla grande rhtra Ht. ln cffeui al gran numero di pareri espressi su di
essa, non corrispondono ancora risultati saldi: ci potrebbe indurre a
condividere il radicale scetticismo recentemente espresso da molti, e
nella forma pi:l recisa da ClaussH1 Non si pu certo pretendere di
sciogliere in maniera definitiva tutta la massa di problemi aggroviglia-
ti attorno ad essa, ma si deve cercare di percorrere, tra t~nte incer-
tezze, una via metodologicamente corretta, e sensata, per interpretare
un documento che comunque centrale per la conoscen7.a di Sparta
arcaica, anche se non cos decisivo per tutta la successiva storia politico-
istituzionale come si vuole quando lo si lega ad una grande 'riforma'.
Plutarco nella vita di Licurgo cita un testo che gli Spartani, egli
dice, chiamano rbtra; lo definisce un oracolo riguardante la gerousfa
che il legislatore avrebbe avuto dalla Pizia83 :
Au\ I:uUavlou Ktx 'A9uvt1. I:uavla il:pv illpuaiXJ.IEVov, cjlu
ciJU!ii;,UVTU KCX'l lj31 !lj3!il;,tX.Vta tpHXKOVtn yEpouaicxv av lXpXUYtlll<;

110 In ogni caso non mi pare si possa parlare con PliMIIROKI! 1970, p. 1247, di
llll naun pcrmancmc della societ spartana.
Ht CI.AUSS l '.1113, p. Il 6, la Jcfiniscc a giusto titolo das meistJislllniertc l>oku-
ment der archaischeti Zeit Griechenlands e BRINGMANN 1975, p. 513, llie umstrit-
tenste Urkunde aus der griechischen Geschichte der archaischcn Zeit; CAil1'l.EDGE
l 9110, p. 9'.1, osserva thc precise meaning of virtually evcry one uf its fifty or so
words is stili I10Lly disputell. La letteratura in merito Ji conseguenza immane. La
pi:1 ampia msscgna di studi, ormai non pi:1 aggiornatissima, in OI.IVA 1971, pp. 63-
122; riferimenti essenziali in CIIIUST 198(,, p. 494. Molti dei lavori pi importanti si
troveranno citati nelle note successive.
Hl SI'AIIN l')77, p. 92, la rbr'tr.r "schwtrlidl als sidlt'l'l'l' i\us~nn~spunlu cincr
Untcrsuchung tlicncn 1\;mn, DucAT 1911J, p. 204, nclh1 sua giuJiziosa disamina Ji
scritti recenti sull'argomento: il me semble urgelll, en l'tat actuel du Jossier, de la
'ncu1rnliscr', c'csl-~dirc tic s'ahsltnir tl'cn fain usngc tlnns dcs raisnnncmtnls hi-
swrit[Ucs, CI.AUSS I'.IHJ,,>. Il(,: tlic HhNm ist iihcrlidcrl in der Vit:l tlcs Lrkurg
von Plutarch, der sie in l cn Schriftcn d es Aristotcles faml. Jede wcitere Auf~erung
iiber tlic Rhctra is1 Spclwla1ion.
H.l l'lut. /.yc l.,l.
52 I.A NASCITA DEl. 1\0SMOS

1\!Xt!X<Hiioavta li'~lll rl; ipw; OOri'tl~fl\' JIEta/; Btx~KIX n:: KIX Kva-
KIWvo oihoJ Cotjli-pt'l \' n: KIX IJ!tiCJtuOIIIXI, "!" YUJIIll<'iXVyopmVllJIIJV tKI
KIX Kptito.

Insieme ac.l esso va considerata una clausola, sempre in prosa, che


Plutarco dichiara essere un'aggiunta posteriore alla rbtra, voluta dai
re Polidoro c Tcopompo {6,8):
ll li 01\0UXV iJ liiipo rputtll, tn1 npr(lllyEvin KI tirpxnyrt!l llltii-
Otcxtilpa ~JIEV.

Alla rhtra si accostano poi, come si sa, due componimenti 111


distici elegiaci. L'uno trdito da Plutarco come testimonianza di
Tirtco sull'emendamento apportato dai re Teopompo c Polidoro alla
rhtra, da lui appena citato, l'altro da Diodoro come oracolo conces-
so a Licurgo. Il frammento elegiaco di Plutarco il seguente8s:
<loi~ou IKOIXJIXVte nu9oJV69ev oiKali' EVEIKilV
j.tavteia tE 9eou Ka tEEvt' Enea
tlpXEIV JIY ~OUij 9EOtlj.tljtO\l ~aOItla,
o\at IIEI rna.pttl . ,.u:poE<JOil lt6t,
5 npm~ura tE yi:povra, Enft ta & litlJ.IOta uvlip1x
ESEiat fllitplll IVTIXJtllJIEI(IoJIVOU

14 Tra le moltissime congetture proposte, raramente soddisfacenti (v. in appara-


to MANFRF.DINI-PICCIRILLI 1980), se ne segnalano alcune: le affini &IJII!> l' tivmyo-
pia\' ''JIEV (TREll 19-11, pp. 32-3-1, accettata a<f esempio da OuvA 1971, (l.%), Mttrol
(gen. dorico) Il' vtayopiav ''J.IEV (WAilli-GERY 19-13-1944, A p. M), &xttotciv liyup.v
~IIEV (HAMMOND 1950, p. 44), lllitlll liyopt; viKIJV (GIANOTI'I 1971, cf. anche Lttvv
1977, p. 97 sg., a<colt:l da MANI'I\H liNI- Prccum.t.t l '.180; forse la pi1 semplice e la
pi convincente, unico neo la necessit di supporre llll genitivo dorico in un testo che
abitualmente non presenta <lorismi); recentemente tnuyopluv (PoDI.ECKI 1984, p.
101) non convince. Una discussione di numerose di esse in Ot.IVA 1971, p. 72 sg.
Come osserva MURRAY 1980, p. 193 (cf. TllF.U l'Hl), indipendentemente dalla let-
tera della rhtra abbiamo il commento a questa parte del testo (che tuttavia mi pa-
re sia di solito male intcvret:lto, cf. sotto, n. 150): il commem:ttore aveva potuto
supporre che ai membri del cltmos era stata concessa libert di parola. Gli emen-
damenti di Trcu c Wade-Gery scmhrann cns avere dalla loro il testo di l'lu1arco, ma
c' da c:ltic,lersi S<' per un t~re<'o di l V S<'<'. (il ,onm~ento .Id hiot:r;tl'o cltriva multo
probabilmente dalla Costilllzionc dci Lt~ndtnwni aristotelica: l'lut. /.)4: (, inserim
da Rose tra i frammenti :tristutelici (fr.536); cf. p. es. Mrmm 18'J2, p. 2(>2, WAili\-
GiiR\' 1943-1'.141, c p. 115, lvlANI'IlEillNI-l'ICCIIlll.l.l 1'.1110, p. l.H, MtllliiA\' 1'.1!10, p.
192, Pulll.liCKI 1'.184, p. 100; sulle fonti della vita nra PICCII\11.1.1 I'JHO) un'espressin-
ne implicante democrazia non comporta automillicamcnte anche 'tivmyupiiXv' (in ge-
nerale sul rapporto tra isegm,;r L' democrazia v. SPINA 1986, pp. 25-4.l).
85 L)C. 6,10: Tyrt. 11 G.-l\= 4 W. = l b Prato= 3 b D.
SI'AI\TA NEL VII SECOU l 53

E questo l'oracolo di Diodoro86 :


(' U)&. yp '~>yupom!;o iva.!; KI7.t:pyo 'AnoUmv
Xf'U<JOK01111 ExPll movo rl; rumu
tXp)(EIV ~tl::V j}oU.\K7 8EOtl~llltOU j}u<Jtil<I,
o'im j.tkt I:mXptll<; \j.tep6eaacx88 no>..t,
5 npea~uyEvt: te89 yf:povtcx, E!tet ttx & lllltotcx <xvllpa,
r.\)OEi Il V f>lllf'U(t)'lO tlVtiXltiXjiEI~OjtVOU,
~1\10E<J01Xl tE'11 tit KIXct Ktx\ rp&.l V mivtcx Ili KIXIIX
J1118 rr lmJjouetitw T!l& Jrer 91
111\110\1 II91 nI\BEI viKllV Kft Kapto rnmBa1
IO <l>uljlu yp JU:p't tlllv ,bi) vqiiJVf JTOEt.

Mi sembra si debbano fare due osservazioni generali. La prima


dJC questi testi non vanno presi e trattati senz'altro come testi-
monianze immediate relative alla 'riforma', licurghea o spartana che
sia. Su documenti cos essenziali per la p6/is si deve essere impegna-
ta nell'antichit, e, come vedremo, sopratnJtto nel IV sec., un'esege-
si storica, giuridica cd oracolare dai risvolti politici ed ideologici tut-
t'altro che neutri. Tali testi potevano essere consacrati nella loro for-
ma dalla consuetudine e dalla loro stessa autorit e notoriet~4 Ne
segue che ciascuno di essi pu essere stato, pii:1 spesso ancora che
modificato o sostituito da un altro, interpretato i.n sensi diversi~5 In-

16 VII 12,6 (= F:xc. Vat. 4, p. 273 Boiss.), edito anche come 'fyrt. 0 14 G.-P.
(spurio) = 00 14 Prato (spurio) = 4 W. (tra i frammenti genuini, con il distico iniziale
plutarcheo al posto di quello tt-dito) = J a D. (tra i frammenti genuini).
81 llo\IXI] cod.
"" IXFP~oaa emi.
89 &:: cod., ma v. n. l H sulle conseguenze dell'emendamento.
90 Emendamento di Boissevain.
91 l cod.
91 Il pcntametro non conservato in forma metrica: l'emendamento di maggior
successo di Bach, Jlllli n lkmEUetv 'tij& JT<lEt (aKou)v), cf. Plut. Lyc. 6,8 (dal-
l"cmenJamento' alla rbtra).
"tt cod.
'H Sulle falsifil-a1.inni c 1;li :uumnclcrn:tnu:nli lui possono andar suggelli testi
legislativi traditi oralmcmc v. EllE!\ 1'.1116, pp. 266-268. In questo caso naturalmeme
l'autorit oracolarc rendeva le modificazioni ancora pii ardue.
~ lstruuiv:t la clispu1a fra Agcsilao l' l.l'lll)'l'lticlas lirca l'oralolo sulla x<ut
lltx.at)J:icx (v. Xln. Ile/l. Ili J,.1 sg., l'lUI. Agl.'s. J,J-5, l.ys. 22,6). Riccml.tw dal cresmu-
logo Diupeirhes contro Agcsilao, non viene posto in dubbio il denaro, ma ci si
chiede: qual lo zoppo da cui mette in guardia Apollo? L'infermo Agcsilao, o il
figlio d'adulterio Lcutychilbs?
54 LA NASCITA IlEI. I<OSMOS

nanzitutto va perci ricostruito il percorso di questa antica esegesi:


questi documenti oracolari, legislativi e poetici vanno esaminati al-
l'interno della tradizione storico-letteraria su Licurgo e sulla sua le-
gislazione (come cerc ad esempio di fare Ed. Meyer)w;. Bisogna esa-
minare i contesti letterari che li tramandano: nttto in essi pu far
parte di questa esegesi, anche le situazioni storico-politiche con le
relative indicazioni cronologiche poste a cornice dei documenti.
La seconda osservazione riguarda il rapporto fra il testo di Dio-
doro e quello di Tirteo. Ed. Meyer aveva tutte le ragioni di affer-
mare: die herrschende Meinung, daB Plutarch von demselben Ge-
dichte einige Verse weniger, Diodor einigc mchr citirc, ist falsch 97
I due documenti vanno considerati, almeno in un primo momento,
in maniera del Lutto indipcndclltc. Basti notare che Llll componimen-
to viene messo in rapporto con Licurgo9K, l'altro con Tcopompo c
Polidoro, ed osservare come a ci corrisponda la variante dei primi
due versi, in un caso opportunamente indeterminati, nell'altro con il
soggetto al plurale99 Spesso si contaminano ancora i due compo-
nimenti, mentre in passato li si era talora attribuiti entrambi a Tir-
teo100.
Prendiamo prima di tutto l'oracolo diodoreo. Esso trdito dagli
Excerpta de Se11tentiis, fra gli oracoli concessi dalla Pizia a Licurgo

'Il>MEYER 1892.
97 ME\'ER 1892, p. 228. M:1 nllora non si dovrebbe inrerprernrc e correggere
Diodoro alla luce di Plutnrco, o osscrvnre che i versi che introducono le due versioni
si equivalgono, bid. Da respingere, naturalmente, nnche l'ntetesi dci versi tirtaici
(ibd., p. 229 sg.). Meyer non era affatto isolato: cf. BUSOI.'I' 1920, p. 47, nn. 3,-1.
98 E non solo dalla notizia marginale (cf. souo), che naturalmente i sostenitori
della tesi 'unitaria' pretendono fuorviame (p. es. HAMMOND 1950, p. 49, STI!INME'l"l
1969, p. 65}, ma da tutto il contesto diodoreo.
99 Come giustamente sottolineavano p. es. ANDREWF.S 1938, p. 99, c Kmclll.l!
1963, p. 223, n. 2. solo astrattamente corretto affermare che non si pu dire che
in Diodoro l'oracolo non sia dato ai re Tcopompo e Polidoro, ma a Licurgo (STEIN-
ME'IZ 1969, P 65).
100 Diehl faceva addirittura precedere tra i frammenti tirtaici Diod. VIl 12,6 a
Plut. l.yr. 6,10, sulla hase di un'ipotesi di WII.AMOWITZ 1900, p. 107 sgg. SWINtvmTz
I<J6'J, p. (,J sgg. (c prccl'dlnll'mtutt 1~li swdiosi <'I;II ivi, p. (,S , .!;t l'ltATo 1%11, p.
65, n. 16, tra i quali p. es. III.UMENTIIAI. 1948, coli. I'JI7-I'J4'J), unisce i due testi
integri (Diodoro conserverebbe l'oracolo dato ai Pytbioi, e l'lutarco la ripclizione del
messaggio delfico). ller lli.SCIIEil l 'J!I(, la citazione in l'Iuta reo sahcrchhc, dopo il
distico iniziale, direttamente al contenuto ddl'omcnlu, lasciamlu da parte i primi due
versi della versione diodorca, che avrebbero anch'essi fatto parte del testo tirtaico.
Anche HAMMONI> 1950, p. 49, pt:nsava che entrambi i componimenti, compreso il
distico iniziale, potessero essere.' ascritti a 'l'irtco: crmtra PI\ATO l ')(,K, p. (,(,,
Sl'ARTA NEl. VII SECOI.O 55

ricordati da Diodoro; un'aggiunta in margine al testo ribadisce: ~


nueia. ExPllOE 't<p AuKOUpy<p ltEp\ ,;rov noAntK<v o\hm. Questa serie di
responsi tratta, per convincimento comune, da Eforo 101 Tra le fonti
principali del Cumano vi era uno scritto del re Pausania contro le
leggi di Licurgo: qui, secondo la testimonianza di Eforo in Strabo-
ne, erano citati gli oracoli dati dalla Pizia al legislatore 101 Il IOgos di
Pausania va considerato, secondo tutta verosimiglianza, la fonte ulti-
ma dell'oracolo diodoreo 10l,
La tradizione manoscritta parsa ai moderni poco attendibile;
alcune mende sono indiscutibili, ma in questo caso forse pitl che in
altri la massima prudenza d'obbligo 11>l.
Cos il lungisaettante dall'arco d'argento, Apollo signore
dalla chioma tl'oro, vaticin dal ricco pcnctralc:
siano a capo nel consiglio dagli dei onorati i re,
ai quali sta a cuore l'amabile citt di Sparta
5 c i geronti d'antica stirpe, e poi gli uomini del demo
rispondendo con le proposte alla giusta proposta

101 SCIIWARTZ 1903, col. 678.


102 Ephor. FGrH 70 P 118, ap. Strab. VIII 5,5, in un brano alla cui lettura
contribuisce in maniera cssen1.iale il palinscsto Vaticano; il seguente testo tien conto
delle pruposrc di Eluti!Nlllilt~> 1925, p. 14, jACOBY FGrfl 70 F 118, 582 P 3, AI.Y-
SnORllONE 1950 p. 240 e n. l, AI.Y 1956, p. 9, e della recente edizione di Baladi:
(llcxu)mxvi1xv te (tllv 1!\tpuJtolvnlililvl (glossa Ehrenherg) hcm:aovm imi1 t!<; t(t)pu.; oi-
Kiu.; f.v tll +uy(l auvnil;ut M)yov KIHIX wiv (A)u(Koil)yuu VI~UllV iivtu.; tll.; K(kl(ioix:nt.;
UUtV oiKilx EV Ql KU toix; XflliOjAO<; A:yft (]J;yftv Baladi) toix; loOi:vta.; aut@ n' t
(lacoby) l.~y)KIJl!lilllV JtI!iatlllV (llo6Vta.; u\mp Elt' Eyll'll'ltilp nI!iatou.; Haladi). A lungo
altri studiosi sono stati tentati dalla lettura nEp't tliiv AuKoilpyuu v~trov (tra essi MEYP.R
1892, p. 233 sg.: altri indicati da OAVIII 1979, p. 95, n. 3), ma l'interpretazione
dominante che lo scriuo fosse effettivamente contro le leggi di Licurgo: v. bibl.
in DAVID 1979, p. 95, n. 4, e BERNINI 1986, p. 208, n. 20.
103 In questo senso v. soprattutto MEYER 1892, pp. 220 sgg., 233-236 (la tesi
tiene, come nota WADil-GERY 1943-1944, B p. 5, n. 4, nonostante il fraintendimento
della tendenza del pampblet di Pausania ed i giudizi eccessivi sulla 'recenziorit' della
tradi1.ionc delfica), Uuso1:r 1920, pp. 49-51. Per .Jacoby FGI'fl 582, Komm. p. 618
sg., esso illustra al meglio il punto di vista di Pausania (cf. n. 113). V. recentemente
anche DAVID 1979, p. IlO: assurdo allora riferire a Pausania anche la diffusione
della 1\ramle rlu'mr c dci versi tirraici (id., p. 112).
tnt \VAlli' <;Eit\' I'J.I.l I'JH, Il, p. .l: l lmve given ;tllthc MS. l'agaries (su far ;1s
Boissevain repnrts them), to indicate that we nccd not shrink fmm correction.
D'altra p;trte In stesso WAtm-GI1.R\' 1943-1944, n p. 3, mette in guardia dall'attuare
una vera c propria 'nurmalizzazinnc' di un testo (usualmente quello di Dimlorll)
rispetto all'altro (anche per via della supposta parenlcla, se non identit fra i due
componimenti). !.c varianti - fnt testi calcati l'uno sull'altro -saranno per l'appunto
pi1 signific;ttive c pcrci1 da valutare con attenzione.
56 I.A NASCITA DEl. 1\0SMm

dicano cose buone e facciano nltto ci che giusto


c non tramino contro la citt,
e che alla massa del popolo venga vittoria e potere.
IO Febo infatti cos su queste cose disse alla cin.

L'oracolo diodoreo in realt una falsificazione, almeno nel senso


che costruito sulla b;tsc di 'l'irtco. l due versi iniziali sono celta-
mente posticci: essi consentono il riferimento a Licurgo, impossibile
con il soggetto plurale del frammento tirtaico. difficile invece dire
se i vv. 7-10 della versione diodorca costituiscano o meno la conti-
nuazione dell'elegia tirtaica, citata da Plutarco solo fino al v. 6. Molti
vi individuano elementi seriori, ravvisati d'altronde anche nd resto
dell'oracolo, ma su questo punto non sembra si possano addurre
argomenti incontrovcrtibili 105 Il pi sospcllo il v. IO, troppo op-
portuna conclusione per un componimento isolato. In un certo sen-
so questo oracolo dunque un falso 106
Quanto alla sua interpretazione, io credo si possano forse distin-
guere i ~lUJ<ha &v~pa del v. 5 dal allj.I.OU n.i'j8o del v. 10107: se nel
secondo va visto il popolo o, forse, la maggioranza dell'intero popolo
riunito in assemblea che prende la decisione 108, nei primi si possono
riconoscere, meglio che l'intro damos, gli efori, eletti, come si sa, tra

IOS Per questi elementi seriori si vedano ad esempio le osserva1.ioni di 'l'llEU


1941, p. 37 sg., ed il commento di PilATo 1968, ad 00 14, e pp. 67, 69 sg. ove si
sotrlllineano la Cotl\'enzionalit e l'ampollosit del distico inizi;llc, l'impmpriet nel-
l'uso dell'espressione t Kllci [qui in senso morale, mentre a Sparta sembra imlicas-
se le cariche pubbliche (Xen. l.ttt:. 3,3)], il sapore auico e classico di rp&:1v ncivtll
liiKalll, quello recenziure c demucmticn di liil'"" ... nilUn (sul I(Uall 11111avia cf. p.
59), la presenza di 11i&, in luogo dcll'omericn lii, in funzione cunclu~iv;1 (in puesi;1
solo dall'et ellenistica) e d'un esametro formato con quattro spandei, schema mai at-
testato in Tirteo, e rarissimo nell'elegia arcaica; ma amlrtt le obiezioni di W!:ST 1970a,
p. 148 sg. (evidentemente condi\ise da lli-~CIII\1\ 1986, p. 118), che nella ~ua cdi-
:done attribuisce a Tirteo anche i vv.7-IO.
I0<( 1er il v.IO cf. p. 7(, c n. 187. Sui primi sviluppi della tradizione delfica a
Sparta v. n. 131.
107 PRATO 1968, ad foc., riconosce in lii]J.nim avllpa il dlimos spartiate e in
li\JIII\1 I!I)IIn, evidlnlcmenll', tuili 11li tsclusi <bila CII;u(inanza.
1011 Come propone JIOI.SCIIm\ 198(,, p. 4 Ili, cnn rinmndi a IIth. l 112, 'l'hul. l
125,1, Thuc. IV 104 e per viKI] in senso politico a Hom. Od. X 46. Si veda gi
PAVI'SH 1%7, p. 131 (a proposito della clausola finale della rbtra c della sua proposla
OOplll 1q11yopi~ vllmv K<I Kp<km: vinca il panito che sia in nmggionmz;l nell'a~sem
blea e la sua decisione abbia effetto, con ''ayuyopicx che indicherebbe l'intesit della
voce), che per viKlJV nel senso di successo in assemblea rinvia anche a Sylf. l 525,10;
261,10. . '
SI'Ail'I'A NICI. VII SICCOI.O 57

tuttr t membri del corpo civico 109 e contrapposti qui per et e forse
per esi ra:r.ionc sociale ai membri della gaousftt 110,
Non c' dubbio che anche l'interpretazione di ~IUlOta &v~pa
come popolo in teoria possibile. T.o stesso lcuorc antico doveva
decidere sulla base della ricostruzione complessiva offerta da Pausa-
nia e dall'impostazione del suo pamphlet.
Senz'ahro Pausania consider l'oracolo come una sorta di 'carta
costituzionale' sui rapporti fra magistrature e popolo di Sparta. In
nessuna delle due intcrpreta7.ioni possibili per Bqponx &vBpn la realt
e l'ideologia politica di et classica descritta in maniera davvero
soddisfacente. Se intendiamo infatti 811~1thcx &.vBpa nel senso di po-
polo l'oracolo sembra accordare diritto di parola ai membri
dell'ekklesfa 111 e mettere poco opportunamente in dubbio la dedizio-
ne dei cittadini al bene collettivo, ponendo in cattiva luce l'intera
comunit. Se invece interpretiamo ~llJ.IOta &v~pa come efori pal-
mare la contraddizione con il giuramento mensile fra -efori e re, cos
ricordato da Senofonte 112 :
Ed ogni mese si scambiano un giuramento, gli efori in nome della
citt, il re a nome proprio. E il re giura di regnare secondo le
norme della citt, mentre la citt giura che, fintanto che l'altro
prester fede al giuramento, gli accorder intatta la sua autorit
regale.

Non a caso Schwartz (seguito tra gli altri da Jacoby) propone-


va l'atetesi dci vv. 5-6, s da riferire i vv. 7-8 ai re 11l, L'intervento

IO'J t\rist. l'o/. Il 12(,5h 38 s~;g.; 1270h 7 sgg., 25 s~;g.; 1272a 31 sgg.; IV 1294b,
2'.1 Sl:\1\
110 presbygencls : andres = grcmtes : dcmotai? Il termine presbygeneis usato da
solo nell'emendamento alla rhtra (cf. Plut. Mor. 789e) ed in Eus. Praep. Evang. V
28,3 (cf. n. 120) aJ indicare i senatori spartani. Ma in genere (cf. Hom. Il. Xl 249)
equivale a maior nalll p. es. tra due fratelli, o ad anziano. Sul termine v. anche OLIVA
1971, p. 99. Sull'elezione alla gerous(a cf. pp. 111-114.
111 Cf. nn. 113, 150, solto p. 68 sg., eJ appendice l.
112 Xen. Lac. 15,7.
IIJ S<:IIWAil'l"/. I'.IO.l, col. 678; jA<:OIIY Flr/1 51!0, n. 4 Iii distico plutarchco,
scritto d;l principio come v;uiame, s;uebbc poi entrato nel testo di Diodoro: egli
rifiutava ogni lmnnonisierung dci due testi; scriveva che questa versione tutto
rimette ai re l'ti al popolo, rimuove persino i yl>povw, c cos vuoi certo risalire oltre
l.icnr~n ;11la ~enuina mitpm llliitfill (581 1\vmm. p. 61R sg.)J, 1\tttNiiMANN 1975,
p. 510 (contro il quale I>UCAT 1'.183, p. 203). Per 1111 esempio dell'imp.rsse in cui si
imbattono gli intl'rpreti nella seconda parte di Dind. VII 12,6 \', ANnRF.Wt;S 1938, p.
9S sg. annoso i) dissenso circa i) SO!;~l'HO tli lll>llrollUI ... i'plt'l\' ... fiiiJillUflil'l\',
58 LA NASCITA DEl. KOSAIOS

certo inopportuno, ma significativo. Il rapporto dell'oracolo con il


giuramento mensile tra efori e re indubbio. Sicch io penso ci si
debba concentrare sull'ipotesi di lavoro che il giuramento sia qui
c o n s a p e v o l m e n t e r i b a l t a t o.
Vediamo, allora. L'eunom{a spartana, che questo oracolo fonda,
garantita sostanzialmente dai re uat ~tfEt tmxp'tTJ J.U:ptSeooa no.t,
affiancati dai grontes 11 \ mentre gli efori sono piuuosto ridimensio-
nati a docili interlocutori all'interno del consiglio ed a semplici figu-
re con diritto di parola in assemblea [E8Ei1W (H\'tpa(t) (?)
avtanaJ.IEtPOJ.Ivou115 + ~tu9eo9Ut tE 't Ka. Ka epBEtV lt(lV't(l Bhcmal
e addirittura messi in guardia dal cospirare contro la citt nei due
versi che richiamano il giuramento mensile (tenuto, pare, non dimen-
tichiamolo, in occasione dell'assemblea che si svolgeva per l'appun-

riferiti ora a IITfiJOlll<; avllpa, ora a pam.i)a e npecrfluyevEl ... -ypovnxc;: v. le varie
opinioni in PRATO 1968, p. 65, nn. 17 e 18. Pi recentemente, p. es., Ll'!VY 1977,
p. 99, esclude che IJUIIilcrOat possa riferirsi al demo, perch il popolo non ha diritto
di parola in assemblea: ma contro la sua proposta di unire come soggeui pamila
e npEoJ3uyEvEl ... -ypovta. a IJUOejoOut ... epliEIV ... i:Ktf\ouuuetv v. Duc:AT 1983,
p.203.
114 Il testo trdito coordinerebbe npEOf\uyEvEi 8 ytpovm, Enf.l ta li llrutota
avllpa.... e li subordinerebbe entrambi ai re, rendendo anche la geromf,, oggcuo
dell'ammonimento espresso dai tre versi seguenti (cf. Si!ALEY 1969, p. 256 sg.; la
coordinazione, anche se aspra, ritenuta possibile da fi(~LSCIII!R 1986, p. 418).
L'emendamento tE mi pare mevitabile, anche alla luce di quanto espostu pi avanti
circa un oracolo in Eusebio (cf. n. 120).
115 Emenderei il testo trdito in maniera meno violenta di quamo non avvenga
comunemente, quando si unifurma il testo al parallelo verso tirraico, facendo dipen-
dere da vtanaiJEtPoiJVouc; (sulla cui costmzione v. 1-IAMMONII 1950, p. 47 c STmN-
MET7. 1969, p. 67) o un accusativo cd un dativo strumentale, c sottintcudtmlo ad
E1i0Eiqv o {n\tpav (qui desumibile dal vicino j>r\tpm, cf. nKouxv ucll'cmcndamcn-
to), o bliov (con HAMMONIJ 1950, p. 48, cf. p. 45, n. 21), uppurc accusativo e
avverbio tilllti\1 {11\tpa (accettando con DEN l:lotm 1954, p. 185 sg., una proposta di
Page). Il senso non cambia di molto emeudando C.OEim pr\tpm (cio wrnamlo al
testo di Plutarco) ed intendendo in senso strumentale: rispondeno con giuste pro-
poste, n nell'inter(>retazione di 1-IAMMONil 1950, p. 48: rispondendo alle proposte
(di re e anziani) in maniera corretta c non distorta. Ma il il v.6 di Diodoro sugge-
risce una discussione, nella quale gli efori sono in forte dipendenza rispetto ai re e
agli ;lll7.i;tni, l'(l intlk;uulunc la snhunlin;tziurll' clivitnt ptrno di '"' sisttma che tuntrap-
pone il rapporto positivo dei /Jtrsileis t'llll la citt (v. l) a qndlo nq;.uivu clq;li efori
(v. 8). Si tenga presente che in et classica the kings and the clders nevcr appear as
rnaking a prul>usal or as summuning ur prcsiding in dtc ;tssemhly. These rolcs are
always taken by the ephors, or an cphor UoNt!S 1966, p. 168; il pi celebre
naturalmente Sthenelaidas, l'eforo che convince gli Spartani ad imbarcarsi nelht guerra
del Peloponneso: sul suo dis.cncso in Tucididc v. recentemente Bt.OI\IlOW 1981 e
BLOEDOW 1987).
SPAil'I'A NF.I. VII SF.COI.O 59

to mensilmente v na.voE.1\vcp 116). L'oracolo, a questo punto, conce-


dc vittoria c potere alla maggioranza del popolo: entrambi i termini
possono essere e vanno intesi qui in senso politico 117; probabilmente
il richiamo alla dcmocra7.ia (lll!IOU oo n..t\9l'l ... KcXptO) era di tono
spartano e non aveva che un rassicurante intento propagandistico 118
A conferma dell'ipotesi viene a mio avviso un oracolo conserva-
to da Eusebio, e da Meyer giustamente messo in rapporto con la
tradizione del pampblet di Pausania 11 '1 Il testo, purtroppo in qualche
punto malceno, suona 120:
finc.:h sarete fedeli agli nrac.:oli nelle promesse e nei giuramenti
e giustizia tra di voi cd agli stranieri darete,
onorando santificati e purificati gli anziani,
c riverendo i Tindaridi, Menclao c gli altri
5 eroi immortali, che sono in Lacedemone splendida,
allora anche voi risparmi Zeus dal vasto rimbombo,
.
L'oracolo riprende alcuni versi esiodei in cui si minacciano i
giudici doropluigoi 121 , versi che Pausania doveva sentire adatti al pmprio
caso. Gli accenni ai giuramenti ed alle dtkai richiamano le competen-
ze degli efori: si pensa subito al gi ricordato giuramento scambiato
con i re ed alle dfkai cui essi prendevano parte (una delle quali era
naturalmente costata l'esilio a Pausania} 122 Le raccomandazi01 sembrano
cos dirette pi che al damos di Sparta agli efori, o meglio ancora ad
ogni singolo membro del damos nella sua possibile funzione di eforo.
Comunque sia si esprime un invito ad onorare e riverire, con termini
di forte connotazione sacrale, prima i presbegenels, ossia i grontes, e

111Schol. 'l'llllc. l (,7,3 (cf. p. 123, n. 101). l.a seconda p;trte dcll'uraculn (vv.7-
9) si riferirebbe dunlJUe allo svolgimento dell'assemblea, la prima (3-7) alle riunioni
della gemusfa.
117 Cf. n. l 08.
111 Rilevato p. es. da EIIIU!NIIERG 1933, p. 212, n. l. Damos: cf. p. 23.
" 9 MI!Yt"l 1892, p. 225 sg.
IlO Eus. Pmep. Evang. v 28,3: "Ewc; av IIUVtEiiJOIV llllOOXOUXc; tt tm\ opKouc; IKa
liiKIX Ut\).otOI KU Uolianolat lillliitE, layvt; KtX Katapti\:; npEOJitlyt:Va nlt()VTE<;, l
Tuvliupiliuc; l' rnumi>llt'.VUI, Mt:VFil\' Tf KIX iiUuu l IXOitl'filluuc; ijpltXtc;. Iii fV AtXKE&ti-
IIUVI Iii n, l ui'mu lil'1 x' i~11iv nrp1<1>d&nt' rpiKm<t 1.t:c;. L'ultimo verso (forse preceduto
eia una lacuna?) riecheggiato da vicino nell'inno acl Asclepio di Isyllos di Epidauro
(/C IV 2 l, 128, 1.26): questo conferma la relativa antichit dcll'oracnln.
Ili Op. 225 sgg., che utile per intendere in senso Ji giudicare liiKa llt&>vat.
12ZSul potere giudiziario degli efori v. PARirn 1910, pp. 190-201, BusoLT-Swo-
IIOI>A 1926, pp. C.81, C.89 sg., BoNNHR-SMITII 1942, M1c11m.1. 1952, pp. 154-162, DE
S'm. CilOIX 1972, pp. 132 sgg., 349 sg.
60 LA NASCITA DEL KOSAIOS

poi i Tindaridi e Menclao, antichi sovrani e modelli della regalit


spartana. In questo contesto politico tra <<gli altri eroi immonali>>
vanno certamente annoverati gli stessi antenati dei re Agiadi ed
Euripontidi.
Questi versi (creati ad hoc per Pausania?) sembrano insomma
fornire un ulteriore elemento per capire quale fosse l'esegesi dell'o-
racolo diodoreo offerta dal re. Poich poi, secondo una tradizione
aristotelica, talvolta indebitamente riferita all'omonimo reggente vin-
citore di Platea, il re Pausania avrebbe cercato di fiaccare il potere
degli eforim, a mio avviso inevitabile la conclusione che egli spie-
gava lru.t6ta &vlpa con efori e cos, ribaltando il giuramento tra
efori e re, dichiarava illegittimo quello esistente. Ed anche chiaro
come lo si sia poi potuto accusare di aspirazioni tiranniche 12~.
Nonostante i recenti tentativi resta ancora da chiarire la testi-
monianza di Eforo sull'opuscolo del re ed in particolare il suo 'tito-
lo Kat tcv AuKm)pyou VOJ.U.ov 125 E. David ha sostenuto che questo
titolo sarebbe in realt ironico: Against the Laws of Lycurgus
conterrebbe un attacco agli avversari politici di Pausania, accusati di
non essere fedeli alla tradizione spartana. Una simile ipotesi, che im-

121 Poi. V IJOib 19-21: tv AllKEilaif.lovi !paat Aooavlipov nvEi:mxEtpllcrm Kat1..oo1xt


tJV fkxotMICIV Ka naooaviav tv fkxota tJV 4lopEiav; in RooRAF.RT 1972, p. 756, n.
4, bibl. e giuste riserve sul riferimento al reggente; contrario ora anche UmtNINI 1986,
p. 209, n. 24; questo punto di vista stato recentemente sostenuto da Scummm 1978
(v. inoltre la bibliografia citata da DAVID 1979, p. 112, n. 63): il punto essenziale non
mi sembra essere tanto la reale politica di Pausania, quanto l'opposiz.ione fra nau-
oavlav tv pamAta e nauoCIViac; otpanJYlicrac; Ka't 1v Mq>tKv JtOMIIOV di Poi. V
1307a 3-5, ed in secondo luogo il giudizio che del suo libello avevano dato Efom fo
altri autori (spartani?)] ai quali Aristotele fa riferimento con "xm ... nvrc; (non
proprio il caso di dubitare con Schieber dell'effettiva esistenza dello scritto sulla base
degli lto419'f~tata attribuiti a Pausania da Plut. Mor. 230{). Quanto poi alla tmdizio-
ne presente in Paus. III 5,2, che chiaramente suppone che nel primo processo gli
efori avevano accordato il loro appoggio al re Pausania, credo che il suo valore
storico sia modesto (cf. Xen. He/1. Il 4,36; essa tendenziosa, e vuolnegare l'esisten-
za di un contenzioso fra Pausania e 'gli efori'?); in ogni caso bisognerebbe sapere
come era schierato il collegio giudicante nel processo che Pausania non os sostenere.
Ut Arist. Poi. VII 1333b 32-35 (dove Tljl pcxmE1 non va espunto come glossa)
c probabilmente Paus. Il 9, l.
us Non stato trovato un rappotto soddisfacclllc l m la notizia ;tristotclica
sull'avversione di Pausania per l'eforato, la tradizione letteraria sullo scritto di Pau-
sania e gli oracoli di Licurgo: per l;tmiglinrc proposta, di Eauu;NnHII<: 1925, cf. sotto;
RoooAER1' 1972: avendo Pausania scritto comro le leggi di l.icurgo, cd avendo
inserito l'efora10 nella sua opera, naluralmeme avrebhc ;utaccato anche l'cfonuo;
DAVID 1979, p. 112: l'eforato 111111 sarebbe stato presente tra gli oracoli dati a l.icurgo
(per David anche la grande rl!tra e i versi tirtaici).
SI'AR'I'A NEl. VII SECOI.O 61

plica in parte un ritorno alle posizioni di Meyer e di quanti vedeva-


no nd pmnphlet uno scrillo Sulle leggi di Ucurgo .. , mi scmbm in-
sostenibile gi in termini generali (non si fonda su una concezione
troppo moderna del titolo, e della maniera di citare le opere presso
gli antichi?), e non suffragata dall'analisi del contesto in cui il pas-
so citato: ad Eforo bastava dire che Pausania aveva scritto un /6-
gos contro le leggi di Licurgo per dimostrare che a Sparta non Euri-
stene e Prode, ma Licurgo era considerato il legislatore; era semmai
l'ultima, poco comprensibile frase, a smentire ulteriormente Ellani-
co ... t26,
Quello che sembra di poter dire - e che era stato colto per
l'essenziale da Jacoby e soprattutto da Ehrenberg - che Pausania
indicava una divergenza tra gli oracoli concessi a Licurgo 127 e i mecca-
nismi costituzionali che regolavano alla sua epoca lo stato spartano,
cio i t\\llcoupyou VOJ.Iot. Pausania scriveva contro i AuKoupyou VOJ.IOI
ed accusava il legislatore di non aver rispettato le indicazioni del
dio 128 Egli aveva indebitamente esteso le prerogative degli efori 129

IV. Sull'ipotesi di David si esprime con cautela BERNINI 1986, p. 208, n. 20.
DAVI() 1979, p. 97 sg., solleva anche difficolt per l'eccessivo n10lo che Eforo F 118
(per il testo cf. n. l 02) sembra accordare agli Euripontidi nella cacciata di Pausania.
Il riferimento alla genealogia sarebbe da intendere in senso concessivo: nonostante
Licurgo fosse della pane avversa, Pausania scrisse un Myo Kat T1v AuKolipyou
v6~1111v (ironico). In realt Eforo vuoi sottolineare proprio i motivi personalistici che
spinsero il re a scrivere Llll logos contro Licurgo (Efnro pur citando gli oracoli,
prendeva decisamente le tlistanze da Pausania: cf. sotto). Quanto al contesto storico
(DA VIU 1979, p. 98 sgg.) vanno intese le motivazioni del re: per lui l'attacco a
Licurgo compor:ava un ritorno alla genuina tradizione delfica e non gli impediva di
citare l'oracolo tjltOXPI'IIJaTia Imiptav El (Diod. VII 12,5).
ll7 Per la gravit di una simile colpa cf. Theogn. vv.805-810. Non si dimentichi
che al libello di Pausania va certamente ascritta la versione allargata (Diod. VII 12,1)
dell'oracolo Hdt. l 65, trasformato in una promessa di legislazione.
128 jACOBY FGrH 582, Komm. p. 618 (v. anche W/\DE-GF.RY 1943-1944, B p.
5). Secondo EtllmNIII!RG 1925, p. 15 sg., Licurgo avrebbe inserito di propria inizia-
tiva tra le magistrature l'eforato, che l'oracolo delfico non avrebbe menzionato.
llY Il paragone tra efori e tiranni gi in Senofonte (Lac. 8,4: Oianfp o\ n'1pavvot)
e nelle Leggi di Platone (IV 712d: Megillos definisce l'eforato come 9au~taat6v ...
tllp!lV\'IKc'lv), cd senzot dubbio privo di un vero contenuto negativo. Ma c' forse,
spl!cic in Scnofontc, uno spunto polemico verso qualcuno che aveva accusato gli efori
di essere tyrmmoi? A cosa mira lo strano accoppiamento con magistrati di agoni
ginnici? Di fano Scnufunte suggerisce che la tirannie des phores est cn fait celle <Ics
luis (1101\llES 1982, p. l'J5). All'interno dell'opuscolo il concetto di timnnide torn;l
signific;llivamenle in 15,8, in rapporto ai re ed al giuramento mensile, che garantisce
b conscrv;1zione dci potere dci l~t~silefs c impedisce lnm di trasformarlo appunto in
tirannide. Si veda poi 1\t:ist. l'o/. Il ll70b 13 sg. (upxt\v ... iaorupavvov), ed in par-
62 J.A NASCITA DEL 1\0SMOS

probabile inoltre che con Pausania nasca la tradizione sulla rivoluzio-


ne licurghea 130 L'agiade Pausania non si sar lasciata sfuggire l'occa-
sione per attaccare la casata di Prode e dell'euripontide Licurgo,
fattasi traditrice della regalit spartana.
Lo scritto di Pausania ha poi lasciato soprattutto tracce 'in nega-
tivo'. Si rimane tuttavia colpiti dalla mancanza di repliche che neghi-
no semplicemente l'esistenza o la genuinit degli oracoli da lui pub-
blicati: eppure I'Agiade non doveva avere il monopolio dell'archivio
degli oracoli pitici. Questo potrebbe far addirittura pensare che lo
stesso oracolo sulla costituzione si trovasse in quella raccolta, e che
la modifica del distico iniziale fosse anteriore a Pausania, forse gi in
rapp01to con il crescere della leggenda licurghea. Ma non sono sicuro
che ci si possa spingere tanto avanti 111 Resta il fatto che gli oracoli
sono stati ritenuti genuini, per esempio da Eforo; era pi:1 facile discu-
tere sulla ricostruzione storica offerta dal re in esilio, e pertanto sulla
sua interpretazione dei testi, che non sui testi in quanto tali.
Gi l'opera di Thibron ay0,.1evo ... TV T6iv AaKcbvmv vo~IOO'ttlV
pu, secondo Jacoby, essere nata in risposta all'attacco di Pausania m.
Il capitolo VIII della Polite{a senofontea, che offre un'idillica imma-
gine della 'riforma' licurghea, 'va probabilmente letto anche alla luce
di una sia pur implicita polemica con Pausania: Licurgo avrebbe agito con

ticolare Poi. II 1265b 40-1266a l, elle potrebbe tener conto pi direttamente dalla
teorizzazione di Pausania: e tuttavia anche qui la qualificazione 'tirannica' parados-
salmente positiva, come in Senofonte (qualcuno pretende che la costituzione di Spar-
ta sia una costituzione mista di monarchia, oligarchia e democrazia, rispcllivamcntc
per i re, i senatori e gli efori: ma cernmi dicono che l'eforato sia una tirannide, e
che la democrazia sia rappresentata invece dai sissizi c dal resto della vita quoti-
diana).
uo V. p. es. jACORY FGr/-1 582, Komm. p. 619, 598, p. 669, e GAIIIIA 1957,
p. 215.
m Tutta la questione comunque complicata dalla noti1.ia in I-Id t. l 65,4 dove
ad una tradizione sull'origine delfica del kosmos spartano, contrapposta la voce
degli stessi Spartani, al dire dei quali Licurgo lo avrebbe ricomlotto da Creta. Si pu
f.er questo supporre che la tradizione dell'origine delfica si sia imposta a Sparta tra
epoca di Erodoto e quella Ji Pausania? Comunque nel complesso gli oracoli 'editi'
da Pausania presentano clementi rl'ccnzimi, v. l'Alli\ l\- Woi!MI\1.1. I'JS(,, pp. 1!(,. 89.
uz FGrH 581 T l ap. Arist. Poi. VII 133Jb 5 sgg., Komm. p. 617 sg.: un caso
che proprio qui Aristotele ricordi le accuse spartane al re Pausania? Poich gli oracoli
minacciavano la punizione divina nel caso che la ciu non ottemperasse alle indica-
zioni del dio (cf. l'oracolo citato a n. 120), e poich Pausania denunciava il mancato
rispetto dei precetti delfici gi da parte di Licurgo, il successo egemonico di Sparta
poteva venire indicato come prova della validit delle leggi di Licurgo (c questo era
appunto quanto faceva Thibron).
SI'AI\TA NEl. VII SECOLO 63

l'assenso dei knitistoi, evidentemente in primo luogo i re 133 [essi convin-


ti dell'importanza dell'obbedienza (t n:eieeoem ~t{:ytotov lkya9v El.vat ...)
avrebbero consentito alla riforma ed avrebbero collaborato anche alla
creazione del potere eforale]: Licurgo non present le sue leggi al
popolo prima di essere andato con i Kpattotot a Delfi 13\ dove avrebbe
ottenuto dall'oracolo la conferma della bont della sua legislazione.
Egli sciolto dall'accusa di essere un rivoluzionario, e viene stornato
il sospetto di infedelt nei riguardi delle prescrizioni divine.
Neppure Eforo accett la ricostruzione dell'operato e della figu-
ra di Licurgo proposta da Pausania, se, come sembra, faceva sanzio-
nare dalla Pizia l'ottima legislazione lungamente elaborata dallegisla-
tore135: anche cos si elimina ogni possibilit di incongruenze fra la
volont di Licurgo ed i responsi oracolari.
A partire dalla met circa del lV sec., dopo Eforo che (attingen-
do a Pausania) pare attribuisse ancora a Licurgo la creazione dell'efo-
ratom', l'istituzione di questa magistratura 137 non venne pi ascritta al

UJ Cf. 8,2 c LUI'I'INO MANES 1988, aclfoc.; le riflessioni di BoRDES 1982, pp.
196-198 (Scnofonte rivelerebbe qui il fondamento oligarchico della costituzione, un
'parti' au pouvoir che institue et maintient d es luis son propre avantage ), sono
probabilmente fuorvianti: Sennfonte si fa portavoce di un dibattito interno a quel
mondo di krtitistoi per giustificare il regime tradizionale. Il tema dell'obbedienza dei
re alle leggi , si sa, assai sentittl da Senofonte, e dal suo patroll Agesilao (la stessa
Costituzicme culmina nelle considen1zioni di Lac. 15, e significative sono, Jlroprio
perch non rispondenti al vero - si pensi a Pausania -, le osservazioni sul rispetto del
proprio ruolo tradizionale da parte dci re neii'Agesilao, l 4, mentre analoghe consi-
derazioni sono riecheggiate in Lac. 8 e in Ages. 7,2, dove si dice del re 8uvarunato
1v f:v ti\ noEI ljlavep ~v ltliIIna tol v6~tol alpE\xov); esso ispira molte pagine
dcli'Agesilao (p. es. l 36), e della tradizione, p. es. plutarchea, sul re (Ages. l; 4).
m Xen. Lac. 8,5.
m FGrH 70 F 149,19; Eforo cita, ma evidentemente neutralizza, l'oracolo Diod.
VII 12,1 sulla concessione a Licurgo della polite(a. Le coincidenze nell'analisi storico-
politica (p. es. sulla gravit dei da,mi prodotti dall'afflusso del denaro, o nell'ostilit
per Lisandro) notate da DAVID 1979, pp. 110-112, sono innegabili, ma la loro importanza
non va sopravvalutata per quello che riguarda l'influenza di Pausania su Eforo.
ll6 FGrH 70 F 149,18, nonostante le riserve di TtGI'RSTED1' 1965-1974,1 pp. 214,
499, n. 937, recepite da DAVID 1979, p. 113, n. 65. la tradizione pi antica, anche
crllllntca (l (,5,5). V. pni Xen. l.ttc. 8,3 [MHVI\1\ 1892, p. 248 faceva notare che Se-
nufonte si esprime qui con circospezione: thc 8 Ka t~v til t+opt:ia 81iva111V to
ai>ro toiltou auyKataOKEuaaat ... ; ma non si tratta di un dubbio sull'origine (v.
OI.IVA 1971, p. 123, n. 2) dell'eforato -licurgheo o teopompeo- quanto un giudizio
di probabilit e vcrosimiglianza circa le modalit dell'azione di Licurgo, cf. sopra], Pl.
Epist. VIli 354b; pi tardi Satyros ap. Diog. Laert. l 68, lustin. lll 3,1.
ll 7 Plutarw (Lyc. 7,1 = Apollod. FGrH 244 F 335a) menziona il collegio di
Elatos e dei suoi colleghi inse<liati circa centotrenta anni dopo Licurgo come un
64 LA NASCITA IlEI. 1\0S.-110.\"

grande nomoteta ma al re TeopompoiJK. Non si tratt con questo


tuttavia di una vera delegittimazione- come si crede di solito quando
si indica nello scritto di Pausania l'origine della tradizioncL1'1 Non si
sarebbe scelto altrimenti Teopompo, figura carismatica dcll'antichis-

~rgnmcnto /'cr attribuire ~ Tcopnmpo l'istitu7.ione dell'doralO; la nutizi~ non pu


derivare dal a Costituzione ~rsiOtelica: in ess~ Licurl\o era dat;IIO ;JIIa prima ( ))impia-
de, per il sincronismo con Hito (fr. 533 Rose). Sull~ questione della lista v. p. es.
MF.YF.R 1892, pp. 244 sgg., Bus01:r-Swono1>A 1926, p. 683 sg., n. 2, KIECIILE 1963,
p. 220 sgg. (troppo convinto della neutralit di certe inform~zioni cd ccccsivamcnte
ottimista sulla cluarezza che si sarebbe prodotta, nella seconda met del l V sct., circa
la storia delle istituzioni S(>art~ne), OLIVA 1971, pp. 123-125, MAilASCO 1981, p. 435:
contrariamente a quanto SI ammette di solito (p. es. llusolt-Swohod~, Kicchlc, Oliva,
PARETI 1910, p. 108 sg.), consider~zioni di ordine cronologico hasate sul mppono tra
la lista degli efori (che iniziava dal 754 o dal 753 ~.C.) e la cronologia di Licurgo
possono aver dato solo un contributo minore alla nascit~ della tradizione 'teopom-
pea' (sulla quale cf P 115, n. 60); mi pare si potrebbe piuttosto supporre il contr~
rio: cio che la tradtzione teopompea ~hbia influito sulla lista degli efori (cos p. es.
jEPI'ERY 1976, p. 119). Non s~prei dire se nei P1y1t1neis Lnked,rimon{oll Charon di
Lampsakos datasse gi per efori, o solo per re, come supponeva Jacoby (d. p. es.
FGrH 111 b, Komm. p. 614). O rutcora, se utilizzava un sistema 'misto', d~ qu~lc
epoca iniziavano a figumre gli efori: forse da Chilone rrpliito 4'opo? (cf. pp. 125-
129). Efori eponimi sono ricordati gi~ d~ Tucididc, ma solo episodicamente, memrc
unot vcm c propria list;t da supporn alle spallt di Scnufontc (1/c/l Il .1,9 SI\.); nel
corso della vita del celebre vincitore di conwrsi ippici D~monon (v. p. l'S. jEI'I'EII r
l% l, n r. 52, cf. pp. 196 sg., 169) ~:li a\venimenti vennero ad essere comunemente
datati per l'fori (solo le ultime vittorie presentano la dat;t7.onc): L.ll. .Jeffct)' ;1\ c,~
da ultimo maturato la convinzione che la stele non era da datare prima, ma dopo la
guerra del Pcluponncso, nel primo quotrto, se non nella prim~ nwt del IV sec.
(fm'l'lmr 19811). Sarchhe indizio di un;t 'pubhlica7.iunL'', o comUIHJUC di una IIIOI!:t~ionJ
enfasi sulla lista degli efori nella prim~ met~ del I V sec., dopo lo scritto di Pausania
l'd in rapporto con lo sviluppo sulla tradizione 'teupompc;l' sull'orit;ine Jelht magi-
stmtura?
ua Non hanno ragion d'essere dubbi (per un panorama di opinioni v. Ot.IVA
1971, p. 124, 11. 5) sul riferimento ~ Teopompo dell'espressione tpito o11m\p in Pl.
Leg. III 692a; v. poi Arist. Poi. V IJIJa 25-33 (per il seguito dci nostri mgionamen-
ti importame che nella Costituzione dei Lacedemoni si scegliesse questa linea; infatti
si sonolineava, con implicit~ nota di dissenso: tJY ActKrlr.u)tovil>lV rrnttricxv tlvi
AUtmtipycprrpooantOUOI rraouv, Arist. fr. 534 Rose = Heraclid. Lcmb. !!.xc. Poi. 372,9
Dihs); Cic. Rep. Il 33,58, Leg. 111 7,16, v~l. Max. IV l cxt. 8, Dio Chrys. Or. 56,6,
l'lut. l.yc. 7, Cleom. IO (una versione pcmltm pc.:nliart c naturallllcntc di parte, per
i rapporti della IJU~Ic con le tradizioni di cui ci occupia111o v. MAitASC\l 1'.1!11, spe-
cialmente pp. 434-438), Mor. 779e.
119 L'Ipotesi si fonda naturalmell!c tr~ l'altro sul s1rpposto silcn7.in dcl\li oracoli

sull'eforato, la sostengono p. es. llusot.T IHCJJ-1'.101, l p. 356 st;., MEYEit 1892, p. 249
sg., PARI!Tt 1910, p. 105 sg., TtGEitSTEilT 1%5-1974, l p. Ili, 213 st;., 410, n. 37, cd
om DA VII> 1979, p. 113 sg. (conul\eriorc hibl. n. 68); 1\iustc riserve inJAcnnY FGd l
582, Komm. p. 619.
SI'AilTA NEl. VII SECOLO 65

sima storia spartana, vincitore della prima guerra messenica (~~tupq>


li<x<nili, 6coi<n c!'tlp E>cmr~Ilt(fl, ov lit Meom\VtlV tOJ.IEV epl)xopov) 1 ~0,
n Platone - probabilmente il pi antico testimone di questa tradi-
zione- avrebbe definito tpi-ro oom\p il creatore dell'eforato~. Pre-
occupazioni identiche a quelle messe in mostra da Senofonte, circa
l'interesse dei re all'obbedienza, e dunque all'esistenza dell'eforato,
mostra un celebre aneddoto su Teopompo: interrogato dalla moglie,
che gli rimproverava di aver lasciato ai propri figli un potere minore
di quello che aveva ereditato, replicava di averlo reso maggiore, in
quanto pi duraturou.
Non sembra che la tradizione sull'origine teopompea e la rifles-
sione storico-antiquaria sulla rhtra fossero collegate sin dall'origine,
come appare in Plutarco. Gi negando a Licurgo la creazione dell'e-
forato si neutralizzava il potere 'dirompente' dei versi pitici nei con-
fronti dell'mch. Se la magistratura non esisteva ancora all'epoca di
Licurgo l'oracolo non poteva riferirsi agli efori. Quindr erano infon-
date le accuse mosse da Pausania al legislatore: egli non aveva arbi-
trariamente creato una magistratura lesiva delle prerogative reali. Ne
derivava per uno scompenso: si rendeva necessaria quell'identifica-
zione liTJ~t6tcx &vSpcx - ST!~tou x.iWo che comportava un'incrinatu-
ra inaccettabile tra p6lis e dfunos.
Il problema risolto nella (almeno per noi) pi importante re-
plica a Pausania: quella che, nata probabilmente in ambienti tradizio-
nalisti spartani, giunta in Plutarco tramite la Costituzione dei La-
cedemoni aristotclica 143 In essa era verosimilmente compresa anche la
tradizione sull'origine teopompea dell'eforato 1 ~ 4
Pllltarco riproduce la rbtrer nella Vita di Licurgo all'intemo
di li n a s li a r i c o s t r li zio n e della riforma licurghea: l'emen-

140 Tyrt. fr. 2 G.-P.= 5,1-2 W.= 2 Prato= 4,1-2 D. La contrapposizione con
i Messeni fattasi pill accesa dopo la rifondazionc della citt doveva rendere pi viva
la figura di Teopompo.
~ Pl. Leg. li1 692a. Lo mnbntr di Tcopompo si trovava (Paus. III 16,6) I!tav-
tlKp al santuario di Licurgo: la collocazione certamente legata al suo molo di 'le-
gislature'; cf. p. 3 l(, sg.
u L'aneddoto narrato tra gli altri (cf. MANI'ltm>INI-PICCIII.Ill.l 1980, p. 246)
da Arist. Poi. V 131Ja 30-33, Plut. L-yc. 7,2, Mor. 779e; ma l'idea compare gi in Pl.
l.cg. 111 (,'J2a-b, che dal tpituc; mom\p c dall'cforatn fa dipendere la lunga durata della
monarchia spart;ln;l. V. su questi aneddoti le osservazioni di Mt;nm 1892, p. 249,
ovviamente in un contesto interpretativo in parte diverso.
IHCf. n. 84.
lf'Cf. n. 138.
66 Li\ N ASCITi\ DEl. KOSAIOS

damento ed i versi tirtaici che, pur non essendo legati a Licurgo, si


connettono pi strcllamcntc ad essa, gli offrono il destro per un
rapido excursus, nel quale illustra l'altra grande acquisizione del ge-
nio politico spartano, l'eforato, voluto da 'J'copompo. La ricostruzio-
ne complessiva largamente ispirata alle riflessioni sulla costituzione
mista e risale in ultima analisi al pensiero di IV sec., cd in particolare
alla Polite{a aristotelica ed a Platone 145 I n questa tradizione il perno
della costituzione ispirata a I .icurgo da Dclfi, di gran lunga la mi-
gliore delle polite{ai 14\ la gerousfa, che, dice Platone, associata al
potere gonfio di febbre dei re c godendo di pari diritto di vo10 117
nelle questioni di maggior rilievo, garant insieme ClJuilibrio c sicu-
rezza. La polite{a, che prima oscillava e inclinava ora dalla parte dei
re verso la tirannide, ora dalla parte del popolo verso la democrazia,
ebbe al centro la gerousftr ad equilibrarla, come una sorta di zavor-
ra, cd ottenne cos l'ordine c l'assetto pi sicuri, in quanto i ventotlo
anziani ora si affiancavano ai re per contrastare la democrazia, ora
davano forza al demo perch non insorgesse la tirannide 148 La crea-
zione della gerous{a, testimoniata dalla rhtra 149, realizza un primo
equilibrio tra tirannide c democrazia, che viene poi perfezionato dal-
l'emendamento attribuito 'ai re Polidoro e Teopompo e, piLI o meno
contestualmente (l'iniziativa stavolta del solo Tcopompo), dalla
creazione dell'eforato. Di fronte agli eccessi del popolo, che avrebbe
distorto le proposte presentate in assemblea da re e grontes 150, l'e-

In Pl. J.eg. III 691 e-l>92a.


141 Plur. Lyc. 5,1, cf. DioJ. VII 12,1.
w Pl. Leg. III 691 e.
Hl Plut. J.yc. 5,1 O sg. Per la centralit della gerousftr nella costitu:r.ionc mista
spartana v. !soc. XII (f',mtrtb.) 15.1 SI\ l'olyh. VI IO, cd andll' Arist. 1'11/. Il I.U.5h
35 sgg., IV 1293b 14 sgg., Cic. Rep. Il 28,50 (cf. 9,15, 23,41).
149 Plut. Lyc. 6,1.
150 Come si immaginasse questo potesse avvenire, non a prima vista del tuuo
chiaro dal testo. Tuttavia va notato che Lyc. 6,6-7 (tou ll Jttjllou nllpotol:lvm, einev
IIV olie\lt )'VfillllV TC\1 1iJJ.rov bflf'im, T]V li' im tliiv )'fpovnnv KII toiv PuOIMIUV llj)OTEIIfloo.v
EmKplVIXI ICUpiO l'V O lit)lll. iKJtfl)llV !JVrtll TIIV JtUC\1 OOjlmpOEI KIX ltpUOIJO"EI t
)'Vfoll!X lltaotj!l!+t)VtlliV ICCt ntxpaJiuxoltVIIlV, noiilitopo KT.) non presenta le contrad-
di~.iuni ;lhitu;\flll<'nlc rifcvalc (p. es. tfa 1\ti'I"IEII I<J62, p. :1117, n. 15, 1\IIINt;MANN
1975, p. 523, MANI'IU!IllNI-I'ICCIIIII.l.l llJ!IO o~d /m:) se IctiO alla IU<.:e del(;\ di;tlcuica
tra funzioni probuleutiche e di rappresentanza, tra il dmos c quei suoi membri che
fanno parte del cnnsil\lio prohul<tuw, !\li efori: la prima frase fa appunro riferimen-
to alla loro inesistenza; si discutevano perci solo proposte avanzate lh\ re c da
geronti (eiJtElv... oi&v yvtl,nlv ttiiY tiJJ.IIJV f.+elto ); ma le decisioni prese su tali proposte
erano definitive c la tlscussiouc apcrla ;\ chiunque lo vollsst, s che si pntcvano
apportare modifiche (divcrsim1me l>E STI;. Clm1x I'J7l, p. 1111, n. IOJ).
SI'Ail'l'l\ NEl. VII SECOLO 67

mendamento toglie al e/amos il diritto di parola, mentre l'cfontto,


nune osslrva l'lutarl'o parafrasando parzi;tlmcntc Platone, fu posto a
freno dcll'oligarchia, ancora strapotente e forte 1s1
l.a rontplcssa ril'ostru:t.ionc plutarl'hc;t ha tulla l'aria d'essere stata
elaborata a tavolino, soprattutto per l'artificiosa corrispondenza di
successive 'mescolanze' che progressivamente perfezionano la co-
stituzione, mcJiando tra gli opposti principi di tirannide e democra-
zia, dcmocra:r..ia cd uligarchia 152 La sua genesi cd i suoi meccanismi
vanno osservati da vicino.
Ancora una volta si bad in primo luogo ad eliminare qualsia-
si wmrasto fra le leggi del nomotcta cd i vaticini della Pizia. Si fece
uso di materiale antico, la rbtra ed alcuni versi tirtaici, che doveva-
no essere collcgahili cnn essa c con Tcopnmpo c Pnlidorn. La rbtra
era un documento trdito oralmcnte 1s3 ed il nome stesso che le ve-
niva dato prova che abitualmente la si considerava una 'legge', secon-
do l'uso spartano del termine ptirpa. 154 : dicendola uh oracolo si affer-
mava la perfetta identit fra vaticini c legislazione licurghea 155; era un
perfezionamento della linea perseguita da Eforo.
Una 'grande trovata', ed un'esercitazione di straordinaria perizia
antiquaria, fu la divisione in due della rbtra, in origine senza dub-
bio un documento unitario. L'emendamento viene dichiarato un'in-
ttrpolazionc: esso dunque era tramandato insieme al testo 'princi-

1~1 lllut. l.yc. 7, l, cf. Pl. l.eg. Ili 692a.


151 Come nota p. es. BIUNW.-11\NN 1975, p. 514, n. 3.
ISJ Cf. p. 71 sg., 1111. 168, 169.
15 ~ !lltl'tfiav K de~4>1iiY KUI&iam nepi n\mj (sci/. la gerousfa) 1\v ln\tr>nv ICilOilal\'.
Anchc se l'l m. l.yc 13,11, sembra credere che pt\t!llt significhi omcolo, a Sparla [cd
in amhicnti d&l' a Sparla si richiamano, come Tamnw (l'hot. s.v. />&ltplll) cd Eraclea
(IG XIV 645, Il. 145 sg., 151)] il termine ben testimoniato con il valore di legge
(p. es. /G V 1,20, 1498, Plut. Agis 5,3) o proposta Ji legge (in questo senso Plut. Agis
8,1, 9,1, 11,1): come ossetva WAm:-GERY 1943-1944, B p. 6, a proposito di Eeeiau;
pl\tplll (che cnmunque la pitt ~unica testimonianza del termine a Sparta, ed ha certo
valore legislativo), it must mean cither an 'aCl' of the ckklcsia or a 'bill' laid before
thc ckldesia, La parola (in cui dire connotato come solenne, in senso giuridico-
religioso) pu assumere, in altri amhiemi, senso pitl ampio: v. le testimonianze in
HIISIII.T I'JlO, p. H, n. l, MEYEI\ IR9l, p. 2(,1 SV,I\ (oclc~:v,c"), Wl\t>E-GI1.1\Y 1943-
1~1<14, Il p. (, sg. c MIINI'IIEiliNI-l'ICCIIIILLI 1980, p. l33, ed in generale CHAN1'RAI-
NE 1968-1980, s.v. Ep<> 2 con bibl. Recememente troppo possibilisti QUt\SS 1971, pp.
7-11, l.f.:vr 1977, p. R8 ~lh C:AIITI.W<E 1980, p. 100.
~~~ In lllll'Sto contcslll l'ctimulugia eli il conm1cntl> (sulla quale \', 1\lfiNI'IUmiNI-
I'ICCII\11.1.1 1980, p. 236 sg.; il nome dell'assemblea a Sparta era in et classica EKK'Al]-
oilt, cf. IW sm. Clt(lJ)( 1972, p. 34(, sg.) proposi() d.t Phuarw per IIIF~~Iim (l.yc.
6,J) ml'llll inv,cnuo c casuak di quanto possa apparire .1 prima \'St;l.
68 LA NASCITA DEL KOS.IIOS

pale'; non diversamente gli antichi dichiaravano 'intcrpolati' dci ver-


si omerici che si trovavano nei manoscriui 151. Una vera finzione sto-
rica, che comport forse solo l'aggiunta (in corrispondenza dell'e-
mendamento) della sua frase conclusiva, oggi corrotta, tratta sostan-
zialmente dal responso di Diodoro 157 La frase fu comunque inter-
pretata in un'accezione democratica assente nell'originale: si suppose
che Licurgo avesse concesso il diritto di parola al damos. Una pro-
cedura costituzionale del genere in realt non mai esistita a Spar-
ta, e comunque non esisteva in et classica c nel III sec. a.C.
Aristotele che definisce il ruolo della ekkles{a di Spana 158 : il damos
aveva il diritto di votare, cd eventualmente di respingere, le proposte

15' V. p. es. le celebri interpolazioni attiche nd C:at.dogo d!!Ile Nt~vi, aurihuitc


a Solone o Pisistrato (cf. in breve HF.UBECK-WEsT-l'RIVITHilA 1981, p. XLVI, n. 2)
con lo stesso verbo napqypri+etv (p. es. Strab. IX 1,10) usato da Plutarco per Teo-
pompo e Polidoro. Per l'integrit della rbtra: NF.UMANN 1906, p. 67, KI\SSI.mt 1910,
p. 34 sg., WADF.-GERY 1943-1944, A p. 65, C p. 115, RUIIOI.I'II 1956, 64 sgg.,
FORREST 1963, pp. 157-166 (con molte osservazioni da ritenere, ma cnn dei dubbi,
p. 174, che diventerranno poi ancora pitt forti, v. PORRI'SI" 1968, pp. 49 sg., 58),
jONES 1966, p. 172, TOYNBEE 1969-, p. 272 sg., WEST 1974, p. 185, BRlNGMANN
1975, p. 523 (ron la giusta ossenazionc: Giciches Rede- und Antragsrecht der
Mitglieder einer Volksversammlung ist in der grit:chischen Vcrfassungsgeschichte cin
spates und auf demokratischen Staaten heschranktes Phiinomcn), Wm.wm 1979, p.
194, n. 31, CARTLEDGE 1980, p. 99 sg. Si deve tuttavia ricordare che spesso queste
interpretazioni sono in qualche maniera legate alla volont (p. es. di Wadc-Gery c
To}nbee) di datare la rbtm ad epoca posteriore a Tcopompn c Puliduro, un'ipotesi
senz'altro da respingere, cf. p. 73. Recenti interpretazioni non unitarie: LI!VY 1977
(che giunge all'eccesso di tlistinguere tre 'stnui': un primo gruppo di prescrizioni che
costituiscono - o intendono presentarsi come - l'allo costitutivo dello stato l:lccdc-
mone, una seconda che precisa i rapporti con l'assemblea, e l'emendamento), MUII-
RAY 1980, p. 194, Piccirilli in MIINI'IlEiliNI-PICCIRII.I.I 19110, ,u/ l.yc. 6, Pouu;cKI
1984, p. 102 sg.
157 Diod. VII 12,6, viceversa per una derivazione dalla rbtm dci versi di Dio-
doro v. p. es. BUSOI.'J' 1920, p. 48, c, ma quasi a malincuore, EIIIU\NBERG 1933, p.
212, n. 1: in questo unico caso congeuurc dtc cumggonu la rbtm sulla hase di
Diodoro (come quelle di l'AVESi' 1967 e GIIINOTI"I 1971) sono a mio avviso giusti-
ficate. Le due interpretazioni di Pavese c Gianotti, divergenti sul senso di llitou
nf18oc; e della clausola finale della rbtm, sono per un verso entramhe vnlide, l'una
per i versi tlimlorci, l'altra per la d>tlil; ma non possono essere immediatamente
lniSill~~l<' sul I<'Sio .li 'J'irtto, dll pnl<'\';t us:m lt Sl<'SS<' parole in altro stnso (l'f. p.
77, n. I'J4).
. sa Un J>oterc nel nm1plesn tledsamcnte limitalll, anche per la prtsenza tlcll'e-
nigrnatiea, nHI certo importanl<' fiiKpc'l i.-._IJoin (Xtn. 1/d/. Ili J,ll: v. p. <'S. SI'IIIIN
1977, p. 105 sg.; KF.I.I.Y 19111, p. 55, n. Jl, riprende invL'Ce l'opinione di KllllltSTEIIT
1922, p. 258, e considera la mikrti ekklesfa una sessione d'cmcrgem:a dell'assemblea:
etmtr,, CARTI.IU>Git 19117, p. 130.sg.; cf. :Uil:he p. 151, n. Il). CIIRTIH><:It 19117, pp.
129-132, offre un quadro ineccepibile sui limiti del potere dcll'asscmhlca a Sparla.
SI'ARTA NEl. VII SECOLO 69

del collegio probuleutico, formato da re, geronti ed efori (l'organi-


smo prohuleutko poteva per di pill - anche dopo un voto favorevole
del ddmos? - respingere a maggioranza una proposta), ma non era
prevista facolt di parola per il semplice cittadino 159 Uno Spartiate
non eleggibile alla gerousfa poteva prendere la parola solo se eletto
eforo 11.o.
Polidoro e Tcopompo avrebbero tolto quel diritto di parola ed
avrebbero fatto credere che il loro provvedimento era ispirato ad un
oracolo delfico (come si provava citando la testimonianza di Tirteo).
li passaggio dalla costituzione licurghea alla situazione di et contem-
poranea fu spiegato e legittimato con gli eccessi del ddmos. Si cre
cos un'occasione nella quale situare il duro richiamo all'obbedienza
contenuto nell'oracolo diodorco: si imponeva anche l'identificazione
rurot<x civpu - r\~tou n.itQo, inteso ora come r\~tou O.yopu 161 In
questo modo si spiegava persino la presenza del responso diodoreo
nel col'pus degli oracoli spartani 162 : si trattava di un falso dovuto a
Teopompo e Polidorol Grazie a Tirteo si dimostrava che quel vati-
cinio non era stato concesso a Licurgo; il riferimento agli efori delle
parole llJ.US'ta &vpa non solo era impossibile per la cronologia
bassa dell'eforato, ma esisteva anche una situazione storica che ren-
deva naturale la loro interpretazione nel senso di damos.
La sistemazione plutarchca risponde anche a preoccupazioni ge-
nerali ben comprensibili alla fine dell'et classica quando, con l'aprir-
si di notevoli differenze economiche e sociali nel corpo civico, po-
tevano temersi conflitti sociali interni. In questo contesto Licurgo
doveva continuare ad essere caratterizzato come pronto a difendere
il damos. Ma anche la riforma di Teopompo (c Polidoro 11' 3), che

15'' V. appendice I.
11.o Sull'accesso alla gerousia cf. pp. 111-114.
161 Ci sarebbe tanto pi vero se l'emendamento ciyopci (cf. n. 84) fosse valido;
anche gli emcmhune111i pmpusli da Ouvrm 1960, p. 25 s~. ({rr)nvnyu,licx u {illln)yopl-
.ctv) amlrehhcrn nella stessa direzione.
"'2 L1 Costituzione conosce gli oracoli di Pausania ed Eforo: il fr. 544 Rose cita
l'uraculn sulla pbilocbremttli.t.
"' 1 J.a lt~l-:l:l'll<la di l'olitluru (v. MI\IIASc:o 1')71!), rt tlemoc:nllicu c prumuture di
una disrrihuziunc di terre, nun si oppone dunque ratlic:almemc ad una 1radizionc
'ncgaliva' sul suo conto, cnme in genere si crede (v. p. es. PoiUU;sT 1963, p. 170 sg.).
Il ra1lpor10 fra efnn1to c l'nlidom si deve essere anch'esso affermato (a ripmva elci
valore posilivn dcii;~ 'mesl'tlhmza' emcndamcmu-isiIII:r.ione dell'eforato) cd ha avuto
sanzione mnnumcmalc nell'erezione di un'ektin di questo re ncll';~rc;l Jcll'.tgord, in
rapporto con quelli che Pausania chiama 1ipxciict t+oprln (Paus. III 11,10 sg.; e oltre
pp. 14 l, n. 179, c 144).
70 J.A NASCITA l >El. KOSA/OS

diventava la (ri)fondazione della Sparta contemporanea e. doveva quin-


di corrispondere alla realt istituzionale storica, non poteva costituire
un atto scopertamente 'reazionario'. La concessione del diritto di
parola era un elemento democratico nella nomothesfa di Licurgo,
mentre se la rhtra tirtaico-diodorea e la realt storica della mancanza
di diritto di parola per i membri della assemblea costituivano un
tratto 'conservatore' nell'intervento di Teopompo, esso era ben
controbilanciato (visti i notevoli poteri di un eforo in assemblea),
dalla creazione dell'eforato. Licurgo non aveva istituito l'eforato, ma
era amico del damos per avergli concesso diritto di parola in assem-
blea, Teopompo, che avrebbe tolto al damos quei diritti, aveva per
istituito la .magistratura nella quale il popolo si riconosceva, l'eforato,
e che gli permetteva addirittura di formulare proposte in assemblea.

Riepiloghiamo allora brevemente i risultati di questa analisi:


1) La tradizione di IV sec. si fonda in parte pi o meno cospicua su
materiali trditi ed antichi; una discussione accesa e politicamen-
te impegnata, ed essenzialmente di natura esegetica;
2) il re Pausania pubblicando gli oracoli dati a Licurgo accusa il
legislatore di non essere stato fedele agli ordini ricevuti dalla Pizia;
in particolar modo gli rimprovera di aver ampliato indebitamente
i poteri dell'eforato, forse procedendo ad una sorta di atto rivo-
luzionario, e comunque in contrasto con gli interessi dei re;
3) l'oracolo di Pausania diventa in seguito (se non lo era gi prima)
patrimonio della collettivit: pu essere interpretato in vari modi,
ma non semplicemente ignorato;
4) nelle prime tradizioni 'lealiste' che si oppongono a Pausania
(Senofonte, Eforo) si insiste sull'accordo tra Licurgo ed i poten-
ti in citt c sulla mancanza di contraddizioni tra la legislazione
licurghea e gli oracoli della Pizia, che avrebbe sanzionato le leggi
elaborate autonomamente da Licurgo;
5) sorge forse gi in questo ambito una tradizione su Teopompo
creatore dell'eforato, che annulla l'attacco di Pausania a Licurgo,
negando al legislatore la paternit dell'eforato cd attribuendola alla
carismatica figura di Teopompo;
6) la tradizione aristotclico-plutarchca ricostruisce la storia della
legislazione spartana (che spiega e tiene conto della prassi politica
vigente) in due tappe (Licurgo, Teopompo-Polidoro), entrambe
positive, ed ispirate dallo schema della costituzione mista; in questo
contesto:
a) stabilisce l'identit tra oracoli delfici e legislazione licurghea;
SI'Ait'I'A NEl. VII SECOLO 71

b) interpreta l'oracolo diodoreo in maniera diversa da quella di


Pausania: ltuu'nn r'ivlprx riferito al dmos c 11011 agli efori;
c) rende conto di questo oracolo e lo collega a Teopompo e Poli-
doro.
Questa sistemazione artificiale della storia costituzionale spartana
ha inoltre comportato la divisione in due della rhtra e l'introdu-
zione di un elemento democratico nella legislazione di Licurgo: la
concessione del diritto di parola al damos. In tal modo ha finito
con l'introdmrc dci concetti politici in parte anacronistici (come la
questione del diritto di parola in assemblea) rispetto alle istituzio-
ni arcaiche ed originariamente estranei alle testimonianze delle qua-
li la pubblicistica e l'antiquaria si servivano.

3. LA GRANDE RHTRA: SOCIET ED ISTITUZIONI POLITICHE DA TEO-


I'OMPO E PouooRO A TmTEO.

I testi 'antichi' che dobbiamo prendere in considerazione sono


dunque la rhtra in versione unitaria e i versi tittaici citati da Plutar-
co. La rhtra senz'altro un documento preclassico, come prova la
sua stessa oscurit 1M. difficile considerarla un vero oracolo. Un
vaticinio delfico in prosa rimane, dopo tutto, strano 165; soprattutto
indicativo il nome che le veniva dato a Sparta: se la grande rhtra era
conosciuta appunto come f.n1tpo., vuoi dire che era considerata una
legge 11.6, non un oracolo 167 Naturalmente, per, una legge di una citt
a legislazione orale. Il testo trdito privo dei dettagli cl1e possono
caratterizzare una vera e propria disposizione normativa. Esso con-
figura una serie molto (troppo?) ampia di procedure da seguire. Io

164 OLIVA 1971, p. 75.


lc.s Ad oracoli in prosa fa tuttavia cenno Plut. De Pytb. or., passim, spec. 19 e
23 (Mor. 40Je, 405d).
166 Cf. n. 154.
11'7 La rbtra 1111 oracolo per NEUMANN 1906, p. 67, BuSOLT 1920, p. 43,
EHRENDERG 1925, p. 20: le stesse obiezioni si possono muovere alle formulazioni di
jlll'l'mtY IW.Ia, p. 1-17, un documento redatto in et arcaica, J1Cr SliJ1erare una crisi
costituziou;tlc cnn un richhunn alle origini, in forma di oracolo in prosa (le caratte-
ristiche stilistiche le sembravano piuttosto letterarie che genuinamente legali, p. 145
sg.: ma sull'uso delle \'flicclerboftmgifigurm anche nel linguaggio del diritto v. FEH-
I.IN<.J 1969, im/cx s.v. Rccbt), di BIIIN<.JMANN 1975, p. 516, die Sanktionierung einer
politisch-sozialen Grundortlnung durch das Delphische Orakeh e di UVY 1977, p.
88 sg., una regola costituzionale (o costitutiva) che si presenta, a torto o a ragione,
come un omcolo.
72 LA NASCITA DEl. KOS.IIOS

credo si trattasse di una 'legge' trdita a memoria 168 : p1u o meno


come accadeva a Creta, dove fin da ragazzi si imparavano canti tnH-
ti dai nomoi, o come si faceva a Roma con le leggi delle XII tavo-
le169. Pi che la fedele riproduzione di un vero atto legislativo, essa
sembra la memoria e la descrizione, certo non priva di valore norma-
tiva, di un atto politico sentito 'fondante' per la comunit (e perci
stesso probabilmente a lungo trdito per via orale); non a caso il
participio aoristo indica atti che sono stati compiuti una volta, e che
si suppone non debbano ripetersi consuetudinariamente nella vita
della polis, come invece dovr accadere per le procedure presentate
all'infinito presente 170,
La connessione con i versi tirtaici 171 indubbia, anche se non

161 Per la trasmissione orale della rhtra v. Roussi!L 1976, p. 234 sg., con le cui
osservazioni sul carattere generale del documento sono assolutamente d'accordo, e p.
es. alcune indicazioni di OLIVA 1971, p. 75, c Piccirilli (MANI'RI\DINI-PICCIRH.LI
1980, p. 234), che giustamente ricordano la proibizione di leggi scritte (Piut. Lyc. 13,1
e 4, Mor. 227b); recentemente, invece, MUilRAY 1980, p. 191 la definisce la prima
costituzione greca scritta, Non mi sembra cogente l'obiezione di jl!l'foi!RY 1961a, p.
145 sg., secondo la quale il testo no11 sarebbe stato fatto per essere tramandato a
memoria, altrimenti sarebbe stato redatto in versi; la forma prosastica naturalmente
legata al suo aspetto di 'legge' ... Per la trasmissione di leggi in poesia (ed a memoria)
a Sparta ed altrove v. in particolare PICCII\11.1.1 l981a (bench forse in qualche punto
troppo sicuro: Clem. Al. Strom. l 16,78,5, p. 51 Stahlin-Friichtcl, non mi sembra
provi l'esistenza di canti aventi pe~ tema leggi ma si riferisce a 'motivi' musicali com-
posti da Terpandro- sulla attivit musicale del quale v. rccenternt"nte GosTOI.I 1988)
ed anche CAMASSA 1987, pp. 621-623. In ogni caso la sua 'pubblicazione', sia pure
per via orale, la ricollcga alle cmlificazinni di leggi del mondo arcaico: su questo pro-
blema v. il provocatorio, ma convincente lavoro di EDER 19116.
169 Per Creta v. Ephor. FGrH 70 F 149,20 c soprattutto Ael. VHIL 39. Roma:
Cic. Leg. Il 23,58, cf. Il 1,9.
170 N un traltato (pareri in ques10 senso v. OLIVA 1971, p. 71), n una vera e
propria legge come pensano p. es. WADE-GERY 1943-1944, A p. 62, n. 2, B p. l sgg.,
C p. 115, WES"I' 197-1, p. 185 sg., Polll.F.CKI 1984, p. 100. Definire 1;, rbtra un
oracolo approvato dalla legge (cos p. es. 'I'IU!U 1941, p. 42, HUXI.Ii.Y 1962, p. 120 sg.,
n. 283, FoRRilS"I' 1968, p. 41 an oracle which was acted on, Piccirilli in MANI'I\1!-
I>INI-PICCIIULLI 1980, P 243) non sposta di molto i termini del problema. Ancora
da leggere le pagine d1 MF.YER 1892, 261 sgg. (che furono p. es. criticate da WAI>I!-
GI'IIY 1943-1941, C, l' 115 sg.): Mt"yer aveva solo il torto di considerarla un falso
di IV scculu (rcccmcmcllle ;mchc Sl'.fii.I'Y 1'17(,, pp. 74-711, c I'ITI.IIAIIIIINia'. l'IliO, p.
153 sg., propendono per considerarla una forgcry di Pausania c del suo amhiente): ma
con die Rhetra ist nicht anderes als eine Pormulirung der im spartanischen Staate
bestehenden Ordnung, aber nidn ctwa die Gruncllage, auf der dicsc lctztcre aufgc-
baut ist ... Sie ist ein secundares Product, eine Prosaredaction der Grundziige der
Verfassung (p. 266 sg.) ha in parte colto nel segno.
171 Che possono rispecchiare benissimo la rhtra unitaria (come giustamente
ammettono p. es. WM>E-GF.ItY 1943-1944, B p. l sg., FollRf:ST 1963, pp. 158 sg.,
SI'AI\'I'A NEL VII SP.COI.O 73

strettlsstma. naturale credere che Plutarco (o meglio la sua fonte)


trovasse in 'J'ineo la menzione di Tcopompo c Polidoro 172 su cui
fondava la datazione dell'emendamento. Se ne dovrebbe concludere
che la sistema7.ione che la rhtra ricorda risale a Teopompo e Poli-
doro: e poich Teopompo secondo la tradizione tirtaica il vincitore
della prima guerra messenica 173 , l'ipotesi pi economica che il prov-
vedimento cui la rhtrtt pi:t o meno direttamente si richiama sia stata
approvato alla fine della guerra. D'altro canto, proprio per l'insisten-
za di Tirteo sulla rbtra, si potrebbe pensare che l'uso di tramandarla
a memoria sia invalso proprio negli anni della seconda guerra mes-
scnica, quando, come vedremo, si dovettero affrontare problemi in
qualche misura simili a quelli che avevano suggerito la promulgazio-
ne della rhtra. O forse, per meglio dire, quest'epoca ha definitiva-
mente consacrato nel patrimonio della memoria collettiva un 'testo'
composto all'epoca di Teopompo e Polidoro. In ogni caso il fatto
stesso che la rhtra ci sia stata tramandata dimostra ia straordinaria
efficacia di quella elaborazione: nonostante il suo silenzio sugli efori
essa rimase 'funzionale' per tutta l'et classica. L'indeterminatezza
con la quale faceva riferimento alle procedure (le indicazioni som-
marie presupponevano naturalmente il rispetto della consuetudine e

IM-168, Foltltl~'T 1968, p. 58, CARTLimGi; 1980, p. 100). Altri, p. es. Piccirilli in
MANI'ttEUINI-I'ICCIIUI.I.I 1980, p. 243, Poiii.I'<:KI 1984, p. 102 sg., ritengono che
Tirten faccia riferimento ali;~ rbtm inserendo in essa anche l'emend;~menw e spiega-
no con gli (innegabili) interessi pacificatori di Tirteo il silenzio del poeta sulla clau-
sola :1m;iumiv:1.
m Ma anche qui non manc:mo proposte divergenti, riconl:llc in MANI 11ti!I>INI-
PJccnuu.J 1980, p. 213. V. le forzature cui costretto WAili!-GEitY 1943-1944, B p.
l sg., per datare la llJ/1'11 :1ll'epnca tli TirtL'O.
m Cf. pp. 64 sg. c n. 140. Molte diswssioni sulla cronologia della r/Jtm sono
da questo punto di vista o7.iose: l'oracolo legato ai re vincitori nella prima guer-
ra messenica, come sonolincano pure FonREST (che peraltro crede anche alla storici-
t di l.icurgo) 1%3, p. 170; lu. 1%8, pp. 49 sg., 57 sg., Wl!ST 1974, p. 185 sg., MuR-
ItAY 1980, p. 193 sg. Questo esclude la possibilit di collegare la rh11a all'inizio del-
la seconda guerra messenica come fanno per esempio Moss(; 1973, p. 17, jEI'FERY
1976, p. l 17: la conseguenza essenziale che non si pu stabilire un rappono im-
mediato con la nasl'ita ddl'oplitismo nelle sue forme classiche. La vernsimiglianza
suggerisce di per s che la 'riforma' venga attuata a guerra finita, come propone anche
W!iLWl\1 1979, p. 180 sg., cf. poi 1983, p. 162, che discute le diverse proposte di
Rnuss"1. 1971i, 220 sgg., 233 sg. (prima met VIII sec., all'epoca del sinecisrno), UVY
1977 [due fasi: VIII sec., ini7.io VII (cd emendamento posteriore a Tirteo)J, IJitiNG-
MANN 1975 (epoca della Seconda Messenica e dci disordini sociali ad essa connes-
si). Per un elenco di pareri discordanti CLAUSS 1983, p. 199, OLIVA 1971, p. 76 sg.,
n. 2.
74 LA NASCITA DEL KOSMOS

della tradizione 174 ), rende~a possibile nella (ri)lettura il riferimento


alla prassi contemporanea.
Ecco una traduzione del tutto indicativa. Il testo privo della
clausola finale, sostituita dall'emendamento. Il soggetto, che Plutarco
pensa sia Licurgo, invece, come naturale in una 'legge', il damos
nella veste di comunit deliberante 175:
AvenJo fondato un santuario di Zcus Syllanios e Atena Sylla-
nia176, sancita la divisione del popolo in pby/a{ e in obcd 177 , e
stabilito un senato di trenta membri, compresi i re arcagheti 178, si
facciano le assemblee periodicamente, in occasione delle Apelle,
tra Babica e Cnacione 179, c cos si presentino proposte c l'asscm-

174 Cf. in particolare (oiino) eio~pEIV 'tE K<l tiojlioma9txt. V. L((VY 1977, passim,
sj1ecialmcnte per il caso degli efori p. 96, che parla di snuplcssc cd imprcision
c 1c consentono sempre una rilettura alla luce delle procedure contemporanee.
175 L'eliminazione della clausola, sarebbe legata, nell'ottica di 'Aristotele', al pa-
rengrtlpheill dell'emendamento. Non vorrei escludere in maniera categorica che ht
clausola finale facesse in origine parte della rhlra: ma allora essa non avr indicato
il diritto di intervento dei singoli in assemblea, come crede 'Aristotele', ma sempli-
cemente che il potere finale della decisione spettava all'assemblea, con una limitazione
che agli occhi della rinessione politica di IV sec. rendeva il dtimos non Kllpto (cf. n.
84). Soggetto: v. WAnE-GERY 1943-1944, A pp. 62, 65 sgg., 1-IAMMOND 1950, p. 45
[il dtimos per nrUcil;rtv, diviso nelle sue componenti in riu+frJFIV tf. Kll ticjlianmOm
(gei"Omla) e nella clausola finale (dmos)], OLIVA 1971, p. 96 sg., nonostante alcuni
pareri diversi citati da Piccirilli in MANFREDINI-PICCIRJLLI 1980, p. 235 (sul proble-
ma v. anche BlliNGMANN 1975, p. 517 sgg., ma non convincono n ht sua proposta,
soggetto i re, n le sue obiezioni ad Hammond).
176 Si pu essere tentati, dato il contesto storico (l'indomani eli una guerra vit-
toriosa che si conclude con la spartizione delle 'spoglie' del nemico), dall'cmcnd;t-
mento IKUUavlou (-ia): bibl. in proposito MANI'Rf.J)INJ-PICCIRILLI 1980, p. 234,
ad loc. Cf. i sacrifici a Zcus ed Atena da parte del re in partenza per una campagna
all'uscita dai confini: Xcn. Lac. 13,2. Per altri emcmhunenti v. MANI'Itl'.lliNl-PlcCI-
RILLI 1980, ibid., ed OLIVA 1971, p. 77 sg.
177 La traduzione cerca qui di rendere l'ambiguit etimologica di ojlu tjlukci-

~avta (dividere il popolo in trib, conservandole nel loro stato): cf. sotto p. 80 sg.
178 Troppo fortunata la tesi di jEFFERY 1961a, p. 145-147 (accolta da RoussEt.
1976, p. 244 e LI\VY 1977, p. 94 sg.), che vi riconosce i mitici fondatori delle due case
reali (Euristene c Prode, o forse Agide eli Euriponte), ma riduttiva anche l'ipotesi
di HUXt.EY 1962, p. 45 sg. (fondatori di culto); l'assonanza con la terminologia
coluniaria (LF.SCIIIIllltN 1984, pp. 80-82, 180-185) dipende da un comune accento
militaresco (cf. EIIRI!NIII!RG 1968, p. 382, n. Il), che non risente pere) dalla 'natura'
della monarchia (BERVE 1937, p. 17, KmcHLI! 1963, p. 158), quanto piuttosto dal suo
storico affermarsi nell'VIII-VII sec. come guida delle COillJUistc militari spartane.
177 Sull'indicazione fra Babica c Cnacione cf. p. 146. Gli interpreti suno general-
mente inclini a rcnsare ad una cadenza mensile per il parallelo con il gi citato Schol.
Thuc. l 67,3; i testo indica di per s solo una periodicit, che il rapporto con le
~~. suggerirebbe di cadenza annuale ((in occasione del mese Apellaios, peraltro
SI'ARTA NEL VII SI!COLO 75

blea si ritiri 180: se il demo si pronuncia per una proposta distor-


ta'H', i senatori c gli arcaghcti sciolgano l'assemblea.

Quanto ai versi di Tirteo, dubito innanzitutto si possa, come


suggerisce ad esempio West sulla scorta di un'intuizione di Bergk 182 ,
ricostruire attraverso di esso l'originale oracolo pitico cui il poeta

non testimoniato a Sp;trta), cf. BURKI!I\T 1975, p. 9 sg., che tuttavia ha troppa fidu-
cia nell'identit tra le cinfllat c I'KKI]aia: le ~teyli>..at IIIat di Gytheion difficil-
mente possono essere messe in relazione con la ~~~ Kp EKKI]aia (cf. n. 158); per un
ritmo annuale gi DEN BOER 1954, pp. 165-167, OLIVER 1960, p. 22 sg., ed ora UVY
1977, p. 95 sg.; WADI\-GERY 1943-1944, A P 66-68, ipotizzava J.IEY!i.Ill an!Ual
annuali cd 1iurrUm nwnsili, in corrispondenza delle quali si sarebhe tenuta l'assem-
blea(: v. MANI'IIEIJINI-PICCIIlll.l.l 1980, mlloc., LVY 1977, p. 95 sg., n. 67, e OLIVA
l ')71, p. 91, anche per altri pareri. In ogni caso andrebbe valutato il rapporto con
l'orologio solare di Anassimamlro (v. p. 148 sg.) che potrebbe suggerire una cadenza
stagionale, per Tpnnai ed OIJIIEpim (ma a quell'epoca l'assemblea aveva verosimil-
mente gi caden7.a mensile). cin~:UciEtV potrebbe essere transitivo (ipotesi avanzata
da WAilE-GERY 1943-1944, A p. 65 sg., n. 3), ma le probabilit maggiori (WADE-
GEilY, lo_c. cit., HAMMtlND 1950, p. 45) sono per l'uso intransitivo.
IMO E l'ipotesi pi1 convincente per ~iaTaa8at, un'opinione di Wackernagel in
Busoi.T 1920, p. 43, n. 2, TREU 1941, p. 28, cf. HAMMOND 1950, p. 44, n. Il (medio
avente per soggetto i membri della gerousfa), LVY 1977, p. 96 sg., CARTI.EDGE 1987,
p. 125; per altre opinioni v. 1\lliNGMANN 1975, p. 515, n. 7, c OI.IVI\ 1971, pp. 93-
96. Per l'interpretazione, gravida di conseguenze, di Wade-Gery, v. n. 198. Non
persuade del tutto la complicata procedum immaginata da FORRES"I" 1968, p. 47 sg.
(introduzione di una proposta da parte della gerousfa, discussione, fomlUiazione della
prnposta = ~ioTcxollm, decisione): la doppia riunione della gcro11sfa, attestata con
sicurezza in un solo caso, va spiegata con 1 poteri probuleutici del consiglio, che forse
non si estendono solo alla prnbuleusi propriamente detta, ma consentono anche di
non ratificare una proposta approvata dall'assemblea; cf. appendice I.
181 1-lAMMONil 1950, p. 45, intende aKo).ui.v come forma avverbiale, in origine

cnn souimcso llMv; preferisco l'ipotesi di 'I'Ili!U 1941, p. 27, WAI>F.-GERY 1943-1944,
A p. 63, che sottintende pt\tpav. Quanto ad rpotto da consetvare (sugli emenda-
menti proposti v. OI.IVA 1971 p. 99, n. 5, e MANPRilDINI-PICCIRILLI 1980, p. 241),
n si deve supporre una confusione od un errore del commento di Plutarco o di
Arist.l'o/. li 1273a 11-13; 1272a, 10-12 (cf. appendice 1). Il verbo di dire si connette
da una parte alla Pot\ con la quale si esprimeva il parere nella assemblea spartana,
dall'altra etimologicamente a in\Tpa [cf. EliRENBERG 1925, pp. 20, 125, n. 15, e
WADF.-GERY 1943-1944, A pp. 63, n. 6, 70, per la conservazione del testo ed il
rapporto pt\Tpll l t:plll (c affini)]: da notare l'analogia cnn EOelau; p~tpau; vtana-
~tEtliopvou, Tirteo v. 6. Questo rapporto etimologico mi sembra minare l'ipotesi di
Kl!l.l.\' 1981, p. 60 sg., che riferisce l'espressione ad approvazioni informah.
182 WEsT 1974, p. 185, cf. TJ<>EIISTWT 1965-1974, p. 57, nn. 392a-393; il testo

suonerebbe: cirXEtV jtbv llmt).tl 0Eott~lllto\l j}am).ila, l npmpuyEvelc; TE -ypovta, E:rteua


li 5l]~t6TIX<; clV~, l ~IU0elo8at TE Tcl Kcx).a Kll rp&IV JltlVTIX 1iKIXICl l 61\IJOU tE n).I\8Et
viKtJV Ka Kcipruc; nEollm. Anche LVY 1977, p. 88, vi trova plus d'ingniosit que
de prmlence.
76 LA NASCITA DEL KO.WO,

avrebbe aggiunto pentametri non essenziali. Il frammento, secondo


ogni verosimiglianza, parte dell' Emwm(a che, come oggi sappiamo
con certezza, contemporaneamente conteneva il richiamo all'oracolo
ed esaltava il ruolo dei re 181 In essa naturalmente Tirteo si opponeva
alla richiesta di ges anadasm6s che era stata avanzata 184 La citazione
di Plutarco incompleta 185 : si pu allora vedere nei vv. 7 sgg. dell'o-
racolo di Diodoro il seguito dei versi tramandati da Plutarco 1 N~?
Probabilmente s, anche se vi possono essere stati piccoli interventi di
Pausania e del suo 'entourage', o di chi, gi prima di lui, clabor1 sulla
hase dei versi tirtaici l'oracolo da conservare negli archivi reali (tra
questi interventi uno abbastanza ovvio: il verso finale senza dubbio
un'utile conclusione per un testo isolato 187, e forse sostituisce un
pentametro tirtaico del tlltto diverso). In ogni caso non siamo ohhli-
gati ad interpretare Tirteo allo stesso modo di Pausania. naturale,
per esempio, che Tirteo con l!TfJt6ta &vllpa intendesse i membri del
lldJ,Jo, e non gli efori.
Udirono Febo c da Pito riportarono in patria
oracoli del dio e parole infallibili:
primi in asscmble~ siano i re 188, cari agli dei,
ai quali sta a cuore la amabile citt di Sparta,
5 e gli anziani geronti, c che poi gli uomini del demo
acclamando alle giuste propostc 189
dicano cose buone c facciano tutto ci che giusto
e non prendano decisioni cauive per la citt,
e alla massa del popolo venga vittoria e potere.
IO [Pcbo infatti cos su queste cose disse alla citt].

IU V. p. es. gi PRATO 1968, p. (,3 sg.: l'argomento rafforzato dalla scoperta


del fr. l'G.-P.= 2 W.," cf. le osservazioni di Polli.J'.CKI 1984, p. 103.
11 ' Cf. p. 38, n. 30.
185 Cos per Wn.AMOWJTZ 1900, P 108, WAI>l;-GJ!RY 1943-1944, n p. 5, HAM-

MONU 1950, p. 47, Ouvmt 1%0, p. 40sg.; v. anche il camo commento di PRATO
l %11 ati IVtllltaJIEij\uiiYouc;. jACOII\' FG,-J l 5RO, Note/l n. 4, pmponcva imccc di f;tr
dipendere IYlllJtiXIItiPoiiYouc; per zeugma da px_ctv (cf. gi in WAilE-Gmw, /oc. dt.).
116 \'VAili;-GimY 1943-19-14, B p. 5 (che per non anribuiscc a Tirtco l'ultimo di-
sricn), IIAMM<>NII 1950,1' 47 sg., c reccnl<'lll<'llll' WFSI' 1974, p. 1111, n. 12: i vv. (,-IO
di Diodoro sono unquestionably authcmic, l'oll!H!KI 19111, p. 101 sg. Cf. n. 105.
117 S che accettandolo AllKINS 19R5, p. 7-1, propenso a riconoscere nel fram-
mento un componimento cnmpiuto.
111 Cerco di conservare l';unbiguir di 1'ipxm (AilKINS l 985, p. 72).
189 ri>Odmc; /llitpm: qui pmhahilnwnlt' (ma tf. n. 115) dativo di termine (Titi'U
l'N l, p. Jll, WAIIE-Gmt\' 194J-19.fl, Il pp. l, 6), non srrum<nralc (IIMJMONil 1950,
p. 47, c STI!INMirrz 1'){,9, p. (,7 sg.).
SI'ARTA NEL VII SECOLO 77

importante chiedersi quale fosse qui l'intento principale di Tir-


tco: sicuramente non quello di descrivere la 'costituzione' spartana 190
(per quanto alla rhtra, ed alle assemblee, egli fa certo riferimento nei
vv. 3-6), ma quello di richiamare il damos all'obbedienza e invitarlo
al comportamento pi vantaggioso per la p6lis 1 ~ 1 . La situazione - ri-
chiesta di ges anadasm6s - lo esigeva, e certo non sarebbe bastato
riferirsi alla prassi da seguire in assemblea per scongiurare una rivol-
ta, che avrebbe certo seguito strade meno 'costituzionali'. Tirteo si
oppone alla richiesta richiamandosi a tutti i valori della comunit, tra
i quali vi anche l'autorit politica c morale (e religiosa, non da
ultimo perch sancita dall'oracolo) dci re ed in secondo luogo degli
anziani, che d loro il controllo sul popolo in assemblea 192: il popolo
tenuto a seguire i giusti pareri. Quando poi ammonisce a parlare
bene c compiere tll SiKuux, allude al complessivo comportamento del
cittadino in pace, scoraggiando attivit sovversive e rivoluzionarie 191;
il malconcio v. 8 suggerisce che rinunciare a combattere per la Mes-
senia e decidere di dividersi le terre in patria prendere una decisione
contraria all'interesse della citt. Nel v. 9 (S~J.Iot> S n)..Jl9Et viKTJV Ka
KcXf>tO rneo9m) ricorda infine Ja promessa de} dio, che assicura al
popolo vittoria in campo militare, naturalmente a condizione che es-
so compia quanto indicato ncll'oracolo 1'H. lo credo che questo fosse
ancora pi1 chiaro per chi, come la fonte di Plutarco, conosceva l'in-
tero testo di Tirteo; anche cos si spiega perch la citazione si inter-
rompa al v. 6 195: il seguito non riguardava i meccanismi costituzionali.

1'10 Non si intcrprcli in senso moderno, puramente politico-istitu7.ionale, il nome

di llnmill Jato ali;~ 'Euvn11il1 (J'yrt. T 19 G.-1'.).


191 Non si pu negare (come fa llowm 1986, p. 30 sg., nonostante ilnEt[O}IilJI[e]9a
del fr.l',10 G.-l'. = 2,10 W.) il carattere esortativo del componimento.
192 Su tutto ci si ved;l l'analisi, attenta ai particolari stilistici e retorici di AI>-
KINS 1985, pp. 71-73. Per Adltins (pp. 74 sg.) la contraddizione fra le restrizioni al
potere lmpolare cd il linguaggio grandioso del verso 9 si risolverebbe considerando
<tuest'u timo sul piano dcii;~ retorica: di fatto al popolo non sarebbe concesso che
votare la proposta di re e an7.iani. Ipotesi seducente, ma i vv. 7-9, cre<lo, ci portano
fuori dal terreno assembleare vero e proprio.
1'1J Proprio l'accenno alpullElaOm parrebbe spiegarsi meglio in questo ambito di

norme ctico-politilhc che pnssnnn non riguanlare solo il semplice contesto assem-
bleare, se si tien conto dei limiti ai quali cm soggetto un membro del dimos (cf. nn.
113, 150, p. 68 sg., cJ appendice 1). Il richiamo Ji Tirrco ad un corretto parlare de-
finisce perci1 anche concretamente dei limiti alla libert di parola, secondo un criterio
apparentcmcnlc oggeltil'n, l'inwnssc della l'itti.
1'H Cf. I>EN BtWI\ I'J54, p. 190 sg., Ouvrm 1960, p. IJ sg.
1 '1~ Il problema Imitalo da DEN ll<ll'.l\ 1954, pp. 189-191, che nota\'a il me-
scolarsi di clcmtnti politici c milit;ll'i c tm l';tltm C'lliTcltamentc osstn;wa: thc t>;lrt
78 LA NASCITA DEL KO.WOS

Torniamo ora alla rhtra. Essa, s' detto, descrive una sistema-
zione politico-religiosa reali7.7.ala a Sparla al termine della prima guerra
messenica 196 Come da tempo stato sottolineato, la rhtra per lo pi
istituzionalizza realt preesistentit 97 Garantisce l'autorit degli aristo-
cratici riuniti nella gerous(a: certo non ne istituisce, ma non ne intac-
ca, anzi, ne conferma la funzione probuleuticat 98 , che affonda le sue

in Tyrtaeus that had a dircct rclation to thc politica! situation was used by Plu-
tarch .. ,.
1" L'opinione attualmeme pi1 difrusa collega invece la rbtm alla riforma npli-
tica [v. p. es. in primo luogo ANDRI\WES 1954, che scrive: the Rhctra introtluce thc
procedure (la probmilcusis) for the first time ... as a means of sarisfying rhe politi-
ca( aspirations nf the nplyte army, ANt>ttEWl'-~ 1956, pp. {,{,-77, Fnttiii'ST 1%3 c
1968, TovNurm 1%9, p. 222 sgg., cf. pp. 250-260, in maniera pii sfumata Mussl\
1973, pp. 15-17, BRINGMANN 1975, WEt.WEI 1979, p. 195 sg. (che costretto a porre
i fondamenti economici dell'oplitismo gi nell'VIli sec., con l'occupazione della La-
conia meridionale; suoi presupposti generali espressi in WEJ.WEI 1981, c concetti ri-
baditi ivi pp. 16-19), CAR'f'LEDGE 1979, p. 233, MANI'REDINI-PICCIIlll.l.l 1980, p.
233, MURRAY 1980, p. 194, che la definisce la prima costituzione opliticaJ: pur cnn
tutti i problen esistenti sullo sviluppo delle tecniche di combattimento in et arcai-
ca, e pur non escludendo la possibilit che all'epoca della rbtra gin fosse in uso non
solo l'armatura pesante, ma anche' la tecnica oplitica, io credo che allora essa fosse
ancora propria solo di un piuttosto ristretto strato superiore della societ (cf. pp.
82-91).
197 Come , evidentemente, il consiglio degli anziani, per il quale viene fissato
piuttosto il numero dei membri: v. p. es. EHRENIIEI\G 1925, p. 22 sgg., ANt>t\I!WES
1938, p. 101, OuvA 1971, pp. 88-91, FoRREST 1968, p. 46 sg.
191 Sulla probo1ileusis a Sparta fondamenrali i lavori di ANI>REWES 1954 e 51\A-
t EY 1969, con il giusto rimando di quest'ultimo a Bll'f'l.l\lt 1962, pp. 392-395; contro
la sua sopravvalutazione SI'AIIN 1977, p. 104 sg. Mi pare che l'opinione tli Antlrewcs
- che ha avuto molta innuenza nelle ricerche sulla rbt1a e sulla storia di Sparta -
si fondi in parte su una inrerpret;~zione di oi'mo~ fioo(tl:prtv tf K'o:'t tio~iomoOo:t (quella
di WAnE-GI:RY 1943-1944, A pp. 68-70: the pmhouleutic bntly is 'to bring mminns
forward and to decline to bring motions forward', che ricompare ed difesa p. es.
da jEI'I'I:RY 1976, Jl. 117 sg., 249 sg.) che difficilmente pu essere accettata (cf. n. 180
con bibl.). Credo si tlehha tener conto di alcune critiche tli Scaley !difficolt di
collegare rbtra, e dunque probo1Hcusis, e riforma oplitica, rapporto della stessa con
la tradizione omerica - per la quale v, peraltro ora SttNA 198(, (in particolare pp. IJ-
24): un'esclusione pregiudiziale pare non esservi: a 'l'ersite non viene rimprovemto
il fatto che si sia alzato a parlare. Un modello di comportamento, un ctbos assem-
bleare, l'imlica~.ionc di un rigu;~nlo ptr t;, dtiara collmazinne gerarchi,;, tki parlanti,
... sembrano essere i tratti distintivi del nwssaggio poetico (p. l 'J); la parola nasce
.. , diversa, intrinsecamente, per il potere di chi la pronuncia (p. 21 )l, ma che non
se ne J>Ossa gcncraliz7.are la conclusione (che la probmilcmis miri in primo luogo a
regolare il rapporto tra diversi gruppi di nobili, con i loro seguiti) al periodo /'oste-
riore alla seconda guerra messcnica c soprattutto all'et classica. l.a tesi di Am rewes
sembra infaui sempre la J>i adaua a comprendere le funzioni dell'istituto nella sua
fase matura: la prohuleusi, nata come misura sostanzialmente antitirannica in una
SI'ARTA NEL VII SECOLO 79

radici in norme consuetudinarie che vanno affacciandosi nel mondo


omcrico cd lm a questo livello cronologico sopmllutto una funzione
cautelativa nei confronti di dissensi tra gli aristocratici o tra i re 199, i
soli, in effetti, che possono indurre il popolo ad esprimersi in favore
di una mw.ux, cio 'non e9eia', p1ltpa200 Tuttavia la regolarizzazio-
ne delle riunioni assembleari segno di una certa vitalit del damos,
e di una sua dignit che giustamente pu essere spiegata con una
condizione economica di relativa indipendenza, assicurata dalle terre
possedute gi in Laconia 201 , o piuttosto da quelle concesse in Messe-
nia202. Ma se per le assemblee previsto un ritmo annuale 20l, come
forse da supporre, non possiamo insistere troppo su questo punto. In
ogni caso, ripetiamo ancora, l'obbiettivo primo della rhtra quello
di scongiurare sttiseis 204 Al di l di pii:1 o meno improbabili riorga-

societ pre-oplitica che distingueva evidentememe in maniera molto chiara i nobili


dai loro seguiti, continu ad ;tver importanza in una societ di opliti ed homoioi che
matur progressivamente una certa autocoscienza.
1'''1 Sul ruolo della gerous{a alla luce del c.d. emendamento buone osservazioni
anche in BlliNGMANN 1975, pp. 523-525. Ma nel complesso davvero eccessiva la sua
interpretazione democratica (in senso economico, politico ed istituzionale) della rhtra
e della gerousfa. V. in generale le critiche di WELWEI 1979, p. 182 sgg. e pi avanti,
pp. 108-114.
200 L~VY 1977, p. 100 sg., ritiene che l'emendamento (a suo avviso post-tirtaico)

IJresupponga la capacit di iniziativa degli efori: ma come si gi detto va respinta


a distinzione tra rhtra ed emendamento. In questo punto particolarmente chiaro
il divario di prospettive Ira la rbtra cd il commento aristotelico-plutarcheo, e l'ana-
cronismo indotto dalla polemica con Pausania: il testo della rhtra in realt non si
occuppa affatto del diritto di parola dei membri del damos - per il quale si affida a
nonne consuetudinarie basate essenzialmente su una interiorizzata concezione gerar-
chica della sociel - ma naturalmente c pii concretamente delle proposte che posso-
no venire avanzate. Essa sembra stabilire il diritto di veto della gerousfa anche a
votazione avvenuta. Non tuttavia chiaro come siano andate le cose nel solo caso
di assemblea sparlana (tra i non moltissimi noti, del resto), che possiamo colleare all'
'emendamento'; l'assemblea che discute la rhtra per l'abolizione dei debtti e la
disl rihuzinnc di terre proposta da Lisandrn su ispira?.ionc di Agide IV (la gerousfa
riunitasi in precedenza non aveva raggiunto un accordo Plut. Agis 8 sgg., spec. l l ,l).
Suppongo che il motivo che induceva Tirtco a ricordare la rbtra agli Spartani e a
ran:nnt;uularli di vo101rc una giusta prnpnsl;t> fosse In stesso: era slata proposta, pi
n meno urtci;lhneme, una ridis1ribuzinne di terre.
201 Cos recentemente Wm.wm 1979, p. 195, WI!I.WEI 1983, p. 161 sg.
zo2 Cf. pp. 105-108, spcc. n. 24.
ZOl Cf. n. 17'J.
204 Molto importami, c spesso dimenticale, per gli indubbi fraintendimenti di
Arist. l'o/. Il 1273a (, sgg. (ma, sia detto per inciso, molti non sembrano delucidare
il passo in maniera cnrretla, cf. ;tppcndice l), le suggestioni contenute in BLTTLER
80 LA NASCITA DEL KOSMOS

nizzazioni amministrativo-militari, di ovvia rilevanza sociale (il mo-


dello di confronto in genere quello della riforma clistcnica) alla
distribuzione di queste terre205 che si riferisce anche la disposizione
t~~u). t~~um;avta 1m\ O)~ O)Pal;avta201', definendo concretamente il
corpo 'civico'207, e dunque i beneficiari della assegnazione delle terre
conquistate. Un vero problema posto a mio avviso dal doppio
senso di t~~um;nvm, che pu derivare da c~uaaam oppure essere un

1962, p. 392: Piutarch presupposed that thc Rider represented an agreement bet-
ween the demos on the one hand ami an indivisible gerontic body on the other.
... the Rider was intended to resolve a struggle not between the aristocracy and the
demos, hut between rival groups within the aristocracy. In the seventh century it is
doubtful whether the dernos was alone a suflciently organised body to extract con-
cessions and impose policies: but that even immature popular asscmhlies could be
used as instruments of power is dear frorn the histories of tyrannies.
205 Di solito ci si chiesti quali trib fondi la rhtra, se quelle doriche o altre
nuove trib. Si affrontata la questione nella speranza di poter datare la rhtra in
relazione alle trasformazioni dell'organizzazione militare spartana (anche dopo la
= =
SCOJ>erta del P. Berol. 11675, fr. IO A col. 2,16 G.-P. 19,8 W. 10,3 col. 6,65 Pra-
to, con la menzione delle tre tribi doriche in Tirteo, v. p. es. WAI>E-GEilY 1943-
1944, C pp. 119-121; a puro titolo di esempio v. la discussione di HAMMOND 1950,
pp. 50-52, e recentemente jEFFERv 1976, p. 120, WELWEI 1979, p. 195 sg.). Un'ec-
cezione rispetto a questo approccio, a mio avviso del tutto fuorviante, OLIVER 1960,
p. 21 sg. Altri ha piuttosto visto un rapporto con il sinecisrno e/o l'annessione di
Amide (BERVE 1931, p. 197 sg., KlECHLI! 1963, p. 151, RoussF.L 1976, 220 sgg., 233
sg.). Per CARTI.EDGE 1980, pp. 101, n. 53 e 104, il legame essenziale con la riforma
oplitica.
206 Phy/a( ed oba( sono da configurare, secondo l'interpretazione p. es. di PA-
RETI 1910a, OLIVA 1971, pp. 80-87 (con bibl.) ed anche quella- peraltro per certi
particolari largamente ipotetica- di FORRF.S1' 1968, pp. 42-46 come trib personali
e trib locali. L'evidenza epigrafica di et ellenistico-romana e le stesse testimonianze
letterarie sulle obaf (le glosse di Esichio ad cbpal, o\xxl,lixi, o\atdv, <JYii) difficilmente
sono influenzate da un'antiquaria che ha riprodotto la realt della Sparla contempo-
ranea sulla base della rhtra (altro il caso di due iscrizioni da Gytheion, /G V l,
1144, 1.20 sg., 1146, 1.40 sg. - &>~E t!ji OOj.tcp tv tal'> IIE'(c:iat nillat'O - che offrono,
cf. DESTE. CROIX 1972, p. 346 sg., e gi WADE-GERY 1943-1944, A p. 66, le uniche
testimonianze, insieme ad una glossa esichiana ed ovviamente al commento di Plu-
tarco alla rhtra, dell'uso di anrllat in relazione ad una assemblea pubblica). Sicch
forse a torto recentemente (ma gi p. es. BERVI! 1925, p. 308, BEilVE 1931, p. 197 sg.)
molti considerano le oba( come raggruppamenti su hase personale, sottodivisioni
delle p!Jy/,tf, Kmclll.l! l%3, II'J-127, Ro11s.~m. I'J7l>, pp. 2Jl,-2.lH, 1.1\vy 1977, pp. 91-
94, WEI.Wl\1 1979, p. 193, CI.AUSS 1983, p. 117 (cL SE< Xl 475a c BI\A'I'I'IH 1951,
per altri sostenitori di questa ipotesi v. O uvA 1971, p. 83 sg. che discute a lungo la
tesi di Kicchle, p. 84 sgg.).
207 Come vede WAI>l!-GI:IIY 1943-1944, C p. 117; utili anche le osscrva7.ioni di
ltVY 1977, p. 91, sul valore dci verhi in -ci~w (sull'ambiguit rnorfologica del testo
cf. sotto), nel senso di materializ7.are una istituzione, rcalizz.;1re concretamente un'i-
stituzione esistente (cf. KKXTJatcXI;ol), c non solo creare un'istitu?.ione.
SPAR'I'A NEL VII SECOLO 81

semplice denominativo '~<!Ju!lco parallelo ad tbj3cX/;cxvta; io credo sicuro


il rapporto con <!Ju.Iroow208: ma il giuoco verbale voluto, c non si
pu allora addirittura escludere che <!JuMoaElV porti un'analoga sfu-
matura di significato sul 'parallelo' cfluElV. Il t~~uuaaElV delle lllUat
comporta un severo discrimine per l'accesso di nuovi membri alla
cittadinanza? In ogni caso lj>u lj>ucX/;avta Ka\ cilp cp&l;cxvta va
inteso in riferimento a quella chiusura del corpo civico che port, alla
fine della prima guerra messenica, alla partenza dei parthenfai per Ta-
ranto. In generale difficile dire quanto il damos di Sparta assomi-
gliasse, ancora a quest'epoca, ai laoi omerici: comunque l'inquadra-
mento 'politico' e la stessa definizione di strutture 'astratte' (anche se
in parte o del tutto 'tradizionali' e 'personali', quali le phy/a( e le
obat} che costituiscono la condizione per l'appartenenza al corpo ci-
vico sono una premessa indispensabile per la costituzione di un da-
mos che, perdendo il carattere personale di quelle pi antiche forma-
zioni, includa al suo interno anche elementi estranei alle 'piramidi'
nobiliari.
In generale bisogna ricordare che la storia della tradizione cos
complessa e tanto frequentemente oscurata da profonde ombre, da
rendere estremamente ipotetica qualsiasi conclusione: va tuttavia
sottolineato - al di l delle singole considerazioni fin qui esposte -
che si possono sollevare legittimi dubbi su interpretazioni eccessiva-
mente democratiche (o oplitiche) della rhtra, e su esagerati ottimi-
smi circa le potenzialit del damos nel contesto storico in cui essa
nasce. Queste interpretazioni sono fondamentalmente basate sulla clau-
sola conclusiva del documento, che a mio giudizio stata inserita nel
documento originale sulla base dell'oracolo di Pausania, nel quale
viene utilizzata in senso politico un'espressione che Tirteo poteva
aver usato in senso militare. La rhtra di fatto non si doveva occu-
pare direttamente dei rapporti tra damos e germesfa, ma in primo
luogo di quelli interni alla gerousfa ed agli archagtai. In generale,
inoltre, si deve essere scettici di fronte ad ipotesi che includono la
rbtra in un 'pacchetto di riforme' comprendente, con l'oplitismo, la
(definitiva) distribuzione di terre, la creazione dell'agog, la genera-
lizzazione delle mense comunizoo1

lOH Cf. da principio i.ENSCIIAU 1927, p. 156 (ma con argomentazione nel dettaglio
non convincente, neppure in LENSCIIAU 1')37, p. 279 sg.), BRINGMANN 1975, pp. 515,
n. 6 e 531, n. 611 con bihl. (non decisive le critiche di OI.IVA 1971, p. 80).
20'1 Cos 11. es. CAitTI.ImGI! 1987, p. 124.
82 LA NASCITA DEL KOSMOS

4. L'ESERCITO SPARTANO ALL'EPOCA nt TmTEO.


Alla vigilia della rivolta messenica l'esercito comprendeva in pri-
mo luogo i nobili, che probabilmente si fregiavano allora del nome
di hippeis. Gli bippeis ci sono noti nel loro esito 'licurgheo' d'et clas-
sica, allorch formano un corpo scelto di fanteria pesante cui si ac-
cede per cooptazione in base alle capacit messe in mostra durante
l'agog 210 In origine, tuttavia, essi devono essere stati di quei cava-
lieri (certamente fanti armati alla pesante che usano il cavallo solo
prima e dopo lo scontro) che dominarono tanti centri arcaici, secon-
do la ben nota osservazione di Aristotele sulla struttura politico-
militare delle pitt antiche politeiai 211 proprio nell'ambito di questo
ricco ceto aristocratico che dovettero avvenire, come ha ossetvato
Detienne, i primi esperimenti della nuova tattica di combattimento
serrato212 Dell'importanza degli hippeis per la Sparta aristocratica dei
primi secoli era gi persuaso Ed. Meyer213

210 Sugli /Jippeis in et classica v. pi avanti l>p. 153-162, e 303-306. Sulla caval-

leria arcaica GREENALGII 1973, s~ec. p. 75 sg., c 1e ha a mio avviso definitivamente


confermato (contro Ati'OLDI 1967) la vecchia tesi di Hclbig sulla cavalleria arcaica
come fanteria montata.
211 Poi. IV l297b 16 sgg., cf. 1289b 27-40. Utile contm certe rigidczzc alle
quali si pu essere indotti da questa testimonianza (p. es. v. At.r<)J.Ilt 1967), la critica
di VANnf.RWAERI! 1973 forse un po' troppo radicale: Aristotele in errore come
'antiquario', non come storico della costituzione.
m CAtiTI.I!UGE l 977, J>. 25, sulla lentezza di Sparta ad adottare la ratrica opliti-
ca: dove si dovr intendere l'oplitismo in tutte le sue implicazioni sociali e in una
consistenza numerica notevole, perch ritengo che a ragione Dt!Tli!NNii 1968 sotto-
linci l'importanza delle aristocraz.ie per le prime :tpplicazinni della t;lltica oplitica. Per
la data d'inizio della tattica oplitica v. SAI.MON 1977, pp. 85-94: la prima documen-
tazione iconografica coerente e 'voluta' (opera del pittore Mac Millan) di scene oplitiche
costituisce effettivamente solo un termine ante quem - significativi riflessi della tattica
(flautista) compaiono gi in scene 'eroiche' nel 675 ca. (SALMON 1977, figA); non
parlerei solo di un problema di capacit pittoriche e di una fase di spcriment:tzione,
quanto della formazione di un patrimonio iconografico rispondente a precisi modelli
ideologici ed in ultima analisi alle esigenze di una committenza (pubblica o tiranni-
ca?) che non privilegi pi la monomachia di ispirazione aristocratica ed eroica, ma il
combattimento dcll;l falange. I.a tcstimnnian:r.a del pittore Mc Mill:tn rimane dunlJUC
irnJ>nrtantissima, ma in tl'rmini piu11nstn politici d1c rnilit;lri.
m Il nome degli hiPf'eis rappresenta in epoca classica uno dei pit notevoli rclirri
dell'antica Sparta aristocratica: curioso che KmcHLE 1963 non si sia soffermato
maggiormente su di essi; sulle radici arcaiche ed aristocratiche dell'istituzione DE-
'flll~Nil 1968, pp. 134-138, 'l'ovNutm 1969, pp. 232, 265, GRtmNAJ.GJJ I'J7J, p. 147,
e '' MEYER 1953-1958, III pp. 295 sg., 514 (coglie l'essenziale: pi tardi il corpo
det trecento hippeis esiste ancora, ma l'lite dell'esercito oplitico, scelto tra la gio-
vent per valore personale, non per nobilt o ricchezza), BEIIVE 1931, pp. 199, 204.
SI'ARTA NEL VII SECOLO 83

Sebbene in gran pane posteriore a Tirteo, disponiamo ormai di


una IHJlcvule documentazione iconografica che, a prescindere dal suo
valore immediato per la storia dell'istituzione, sul quale torneremo
pii:1 avanti, attesta in modo assolutamente incontrovertibile l'esisten-
za di opliti montati tra la fine del VII ed il pieno VI sec.; soprattutto
va notata la grande popolarit di cui gode il cavallo gi nel VII sec.
tra le offerte votive ad Artemis Orthia214 .
Si deve supporre che all'epoca di Tirteo gli hippefs e gli altri fanti
pesantemente armati affrontassero il nemico in falange. Infatti, pur
nella variet dell'armamento ricordato 215 e con ricordi lessicali 'ome-
rici'21\ il poeta descrive indubbiamente combattimenti in formazione
serrata117 La presenza di questi cavalieri in seno all'organizzazione
oplitica impone di prestare ascolto agli inviti alla cautela (ormai piuttosto
frequenti) sulla corrispondenza immediata tra fenomeni di 'tattica'
militare e trasformazioni delle strutture sociali e politiche218 . Nel caso
di Sparta E. Lepore ha giustamente osservato die si tratt di una

m Decisiva, quest'ultima, perch spesso praticamente 'contemporanea' o ante-


riore a Tirteo, cf. AO, index s.v. Horscs. Su questi documenti v. pp. 158-162. Le
cronologie vanno riviste alla luce di BOARDMAN 1963: v. sotto, p. 161, n. 34.
215 Cf. SAI.MON 1977, pp. 85-92, e PRITCIIE'IT 1974-85, lV pp. 37-44, che giusta-

mente respinge la tendenza di I.ORIMEII 1947, pp. 121-128, a considerare intcrpola-


ti tutti i luoghi incoerenti con la sua tesi di un combattimento oplitico con armamen-
to standardizzato c la tesi di LATACZ 1977, pp. 232-237, che non riconosce sostan-
7.iali mutamenti di tauica ua il mondo omerico c quello di Tirteo (sottolineando l'im-
portanza delle masse gi per Omero, c supponendo ancora testimoniati da Tirteo
combattimenti singoli). Anche i problemi posti da SNODGRASS 1964, p. 181 sg., sono
in buona parte risolti (per la questione dei pr6machoi v. n. 264). A questo proposito
vanno ricordate le figurine di opliti in piombo, certo un segno di staiiiS, ma non di
autocoscienza collettiva (cf. SAIMON 1977, p. 99) offerte da devoti ad Artemis Orthia
(v. A O, pp. 249-2!!4), che si iniziano a trovare insieme alla ceramica del Laconian I
(BOAIIIJMAN 1963: 650-620 a.C.). Data la 'gradualit' che dobbiamo supporre nell'e-
stendersi del ceto oplitico tale testimonianza ben conciliabile con una cronologia
della seconda guerra mcssenica ampiamente oscillante nella seconda met del VII sec.
(cf. p. J(, sg.). Discussioni recenti sul sorgere cd il significato della tattica oplitica, con
ipotesi di rapida transizione o di sviluppo graduale, c di maggiore o minore rilcvanza
sociale dell'oplitismo per il tramonto dello stato aristocratico: LOIIIMER 1947, SNOD-
<iiiASS 1964, SNOil!iiiASS 1965, SNnll<;IIASS IW.5a, SHAI.EY 1969, pp. 265-69, GRm;-
NIIU a 1 l 'J73, S111.W >N l 977, CAilTI.Eil!a 1 l 977, c la hihliografia citata a p. 21, n. 43.
211' Elemento forse sopravvalutato da CAIITUll>GE 1977, p. 24 sg.
217 Difficile seguire l'opinione di TARDI'I1 1983, che crede di poter distinguere due
fasi della seconda guerra mcsscnica, una aristocratica-non opliuca e l'altra oplitica.
m li riferimento d'obbligo ai lavori di Snodgrass, in p;lrticolarc SNODGRASS
1965. Si veda in proposito il quadro prudente proposto da Musn 1981, pp. 65-70,
c WEI.WEI 1983, pp. IO 1-107; pi1 decise le affermazioni di E1>1m 1986, p. 282 sg., o
precedentemente, p. es. di SEAI.EY 1969, pp. 265-269, e GREENALGII 1973, 150-155.
84 J.A NASCITA DEL KOSAIOS

comunit di guerrieri che, nel perdere il carattere della funzione militare


specializzata, propria del /a6s omerico, nell'assumere la fisionomia
'oplitica' della manovra in formazione compatta ... si trasform in
una struttura gerarchica e in uno strumento repressivo verso poten-
ziali nemici interni, gli iloti, e continu a riconoscere automaticamen-
te una funzione direttiva alla vecchia classe dominante aristocratica,
preservandone cos le posizioni .. ,, E ancora: naturale, d'altra par-
te, che l'organizzazione oplitica perdeva il suo significato di struttu-
ra sociale antagonistica al combattimento aristocratico; anche l'or-
dinamento oplitico, disgiunto da sviluppo economico-sociale reale,
polctte ridursi a vuota forma c: .. , come stato ben dettom, a partire
dal corso del VII sec. a.C. esso fu pi il segno che non la causa, del-
lo strutturarsi di una comunit di cittadini e del diffondersi di un
sentimento comunitario, Naturalmente un atteggiamento prudente
ancora pi giustificato per le primissime fasi dell'oplitismo, soprattttt-
to quando si considerino le caratteristiche complessive dell'esercito
spartano e le modalit attraverso le quali si allarg e poi si conser-
v il ceto oplitico.
La composizione dell'esercito che affronta i ribelli messeni
chiara dal testo di Tirteo: dn una parte i 'YW1Vtlre220 e dall'altra gli
adulti armati di panoplia, i veoi ed i piit anziani (che il poeta apostro-
fa rispettivamente con voi c noi>> 221 ).
Chi sono i gymnetes? Una risposta apparentemente facile viene
da una scena piuttosto celebre, rappresentata sul collo di un pfthos a
rilievo, purtroppo frammentario, proveniente da Sparta. Sul corpo di
un caduto si affrontano due coppie di guerrieri, composte rispettiva-
mente l'una da un oplita c da un arciere (la cui figura troppo
frammentaria per poterne determinare l'et), e l'altra da un secondo
adulto armato di panoplia e da un giovane vestito da una pelle Ji
leopardo ed in atto di scagliare una pietra (tav. la) 222

119 LEtotu; 1978, p. 213 sg. Il riferimcnlo a AIIS'I'IN-Vmt\1. NA<,ltWI' 1982, p.


65, ma Lepore ridimensiona gli effetti della riforma oplitica. L'accenno alla mancanza
di uno sviluppo economico-sociale reale da leggere alla luce dell'opinione di
Finley, ricordata thtllo stesso l.tpnrc (p. .212), eire;~ la fnrnitum l>ut.t.lic;t delle ;mni.
Personalmente non credo alla tesi di Finley (cf. n. 241 ), ma il processo attraverso il
quale si allarga il ceto oplitico spartano estremamente complesso, lungo ed in
qualche modo artificioso (cf. p. IlO c .l 51).
220 yuj.lvi1tE: 8,35 G.-P.; yuj.lYIIfl!iJC.m: J>Oxy. 331l>,H; cf. 11,28 G.-P. c 10,10 c 27
G.-P.
Ili PRJ\NKEI. 19(,5, 154 sg.
m WACE 1905-1906, p. 292, tav. IX, AO, p. 92, tav. XV sg. Su questa classe in
SI'AI\'1'/\ Nl'.l. VII SECOI.() 85

L'identificazione in s non assurda. Gli efebi, giovani di 18-19


anni, a Sparla designati forse 1:011 il nome di mxtliicncutm sono rit:or-
dati da Tucidide come VEWtEpov ~tpo in oct:asione della battaglia di
Mantinea, quando, alla notizia dell'arrivo degli alleati arcadi, i pi
giovani vennero rimandati insieme agli anziani a presidiare la citt224
L'uso di un corpo di psilot tratti dalle file degli efebi non privo di
riscontri 225 Come i pertpoloi 22' , o meglio piuttosto i neotatoi ad Atene
in et classica, a Sparta questi giovani non dovevano prender parte ad
azioni militari che i!1 casi di particolare emergenza: anche pi antica-
mente, all'epoca di Tirteo, l'eventuale partecipazione dei giovani al-
la battaglia con il ruolo di gymuetes da spiegare con la gravit della
situazione.
Il rilievo, una volta accettata l'equazione giovane-gymns 227 , si
pu ricollegare ulteriormente alla poesia di Tirteo, perch i gymnetes
sono esortati da Tirteo nel fr. 8,36 G.-P. a scagliare grandi pietre 228
Se ne potrebbe trarre spunto per chiosare questo discusso passo di
Tirteo, che esorta i gymnetes a scagliar pietre e giavellotti contro il
nemit:o rannicchiandosi dietro gli scudi gli uni degli altri,,.. stan-
do vi~:ini agli armati di panoplia 229 Alla luce dell'iconografia del pt-
thos sarebbe da credere che il poeta raccomandasse ciascun gymns di
ripararsi dietro lo scudo di un adulto. Avremmo per una ben strana

generale cf. Curusrnu 19Ma, pitl di recente ANDERSEN 1977, ed in breve STIDBI!
1989, pp. 65-(,7.
221 HonKtNSON 1983, pp. 242 e 249 sg. In generale sui nomi delle classi di et
a Sparta v. TAZI'.I.AAI\ 1967, che per i giovani questa et proJ>oneva il nome di
JiflOH1plll,
m 'l'huc. V M,J, cf. JIC'[' IV, ttd loc., p. 93, 'I'AZEI.t\Ail 1967, p. 148 sg.; v. anche
i VEWrEpm in Thuc. V 75, l. .
225 V. p. es. PrlulKIDIS 1962, pp. 35-49, Vnlt\t.-NAQUI;T 1981a, p. 153, con bibl.
n. 6; sull'efebia attica in generale v. RJtODES 1981a, pp. 483-510.
221' Sui perfpoloi ateniesi v. VIDAI.-NAQUF.'I'I981a, che giustamente confronta l'i-
stituzione ateniese alla krypteftt spartana. Su una possibile testimonianza arcaica di
terfpoloi nel territorio metapontino, e sulle pratiche omosessuali connesse a questo
periodo di vita, v. TAGt.IHNTF.-LOMDARnO 1985, spec. pp. JOJ-5.
227 Come fanno Crumms 1949, p. 379 sg. [che tuttavia non aveva notato il
caraucrc ~iovanile del ~ucrricro sul pftbns, cd aveva identificato i gymnetes con i
membri Llcl ltidms Skirtits (le sue tesi sugli Skin/,ri soml definite ingenious but
impossihle da ANt>l!ltSON 1970, p. 251 )], PRATO 1968, p. 115 ad 35 sg., CARTI.Ell-
<a' 1977, p. 25, n. 105.
m l\ lancialllri di pietre, par;l~nnati forse ad uno sdamc di animali, si ;Illude
verosimilmente ;mchc in fr. 10,10 sg. G.-P., cf. WEST l%7a, p. 175.
220 JI' cianillu r'i>~.uOfv rin nrciKTanvrE ... rulm mtvilnorcrt nIJcriov \crrli,.tEYOI
(vv. 35-JS).
86 I.A NASCITA IlEI. KO.WOS

falange, anzi, non avremmo affatto una falange. forse meglio pensare
che gli armati alla leggera fossero raccolti in un'unit a parte c si ri-
parassero a vicenda dietro i propri scudi, schierandosi a fianco degli
opliti, oppure riunendosi - dopo improvvisi attacchi - alle spalle
delle prime file della falange, che risulterebbe cos solo in parte ar-
mata di panoplia: in questi due casi la companezza della formazione
oplitica non sarebbe del tutto prcgiudicata230
La scena di combattimento del pftbos, che vede impegnate cop-
pie di giovani e adulti 211 va messa in qualche rapporto con un'altra
serie di rappresentazioni, nelle quali gli sbarbati scudieri degli lniJpels
laconici sono raffigurati nell'atto di tenere a freno una coppia di
cavalli, ad attendere l'esito di un combattimento individuale nel qua-
le impegnato il loro compagno pic anziano (tav. l b) 232 L'iconogra-
fia rimanda alla sfera del paidiks ros che, anche per le sue conno-
tazioni paideutiche e politiche, si ripercuoteva talora in Grecia fin
nella pratica militare. La falange elea ed il battaglione sacro tebano
erano composti da coppie omosessuali 233 , e a Creta l'eromenos por-
tava il nome di napacna9El, termine che designa il compagno d'ar-
mi214. Conviene riprendere a questo proposito le osservazioni di
Jeanmaire, che commentava 1.rrt celeberrimo brano di Eforo sul ratto
dell' er6menos a Creta: Il ratto e le sue conseguenze ... creano evi-
dentemente un legame personale tra rapitore c raga7.zo, ma che sembra
in primo luogo di natura militare ed analogo a quello che, nella
nostra cavalleria, lega lo scudiero al suo signore. La parola mxpcmtafle
che abbi-amo creduto di poter tradurre con paggio, implica le funzio-

210 Il particolare molto conrmvcrso: v. p. es. LOIUMER 1947, p. 127, WEI.WI'.I


1974, p. 119, n. C., I'IUTCIIE'IT 1974-1985, IV p. 40, n. 131, che discute ahhastanza in
det~aglio il p~obl~ma. SNOJ>GRA~~ 19M, p. 181 sg. y~opcndcva per la prima interpre-
taZione, ma SI cluedeva ""'hat kmd uf phalanx tlus ISi per LAZilNIIY 1985, p. 76, ne
risulta un'immagine inconsueta per la bauaglia a ranghi serrati; simili osservazioni in
TARI>ITI 1982, p. 260; meno problemi in GtumNAI.GH 1973, p. 180, n. 25, c in
1'1\ATO 1968, p. 115 mi im' ccmiloc;, entrambi convinti che ogni g)'mlltfs si riparns-
se dietro lo scudo di un oplita. Talvolta il bmno viene citaw a testimonianza del ca-
rattere prcoplitico della guerra tirtaica: v. p. es. LENSC:IIAU 1937, p. 270.
111 Sulb sp;tll;t ritnm;t la wppia oplita mluho- J.:invmw vtslilcl di twlle di l~npar
tlo, raffigurato, CJUCst"uhimu, come auriJ.:a di 1111 carru su cui l'ahru si ;tpprcsta a salire.
m Cf. p. 159 sg., n. 23 c 28.
111 Xcn. Symf' 8,.H, cf. l'lur. l'c-l. 18 SJ.:., Mor. 7(>flHI, Slmca'NT 198(,, pp. 44
sgg., 139.
234 Ephor. FGrH 70 P 149,21. Cf. nnpcxatcitfl, termine usato per l'esercito spar-
tano tla Xen. He/1. IV 3,23, in raflpnrto al polenmrco Gylis (l1Ac w. i1 nt~Alfuxpxo
1mi tlilv ncxpaatat!iiv neUijc;): si tratta eli un ruolo di rilievo.
SI'/\1\T/\ NEL VII SECOLO' 87

ni di un assistente che sta a fianco del guerriero principale. Si penser


soprauuuo al tempo in cui l'anna nobile era il carro cd al compagno
che assiste necessariamente il padrone del carro e lo protegge sul
fianco scoperto 235 Forse non necessario pensare al carro, il cui uso
militare in et storica va - fatte poche, periferiche (p. es. Cirene)
eccezioni - escluso: si ricordino invece lo scudiero a cavallo (anche
a Creta esisteva un corpo di bippeis IJC), o il compagno di schiera-
mento nell'esercito oplitico, o ancora il giovane del pfthos.
La scena del pftbos non va comunque considerata alla stregua di
una riproduzione fedele d'uno scontro reale. La monomachia rappre-
senta infatti il pendanl di una scena di partenza con il carro: i temi
della partenza e della battaglia sono proposti in una chiave eroica di
ispirazione omerica, che traspare soprattutto nel riferimento al car-
rom, nello scudo beotico dcll'oplita sulla destra238 cd appunto nella
monomachia. Elementi e prassi un tempo abituali, ma oramai soprat-
tutto evocativi. Le rappresentazioni compongono tm sistema che at-
torno all'idea centrale dell'eroismo della coppia degli amanti fa ruo-
tare immagini esemplari relative anche al loro rango (equestre).
Questa documentazione si riferisce prevalentemente ad un'epoca
posteriore, ed avremo da occuparcene ancora pi avanti: per l'et

mJI!I\NMI\IR" 1939, pp. 451-453, si cita da p. 452. Cf. Sosikrates FGrH 461 F
7: prima 1lclla haual\lia si fa un sacrificio ad Eros ad opem dci ciuadini migliori c pi1
belli. Dello stesso Sosicrate certo la notizia (sempre in Ath. XIII 561e) che anche
a Sparta prima della battaglia si offre un sacrificio preliminare a Eros (nel contesto
Atlnco nl'l\a le implicazioni 'erotiche' di questi usi). Sul culto di Eros v. Zmlii\N
I'J2'J, coi.HI!(,, con bibl. Sulle pratiche omnsessuali a Creta cf. pp. I'J3 sg., 197 sg.
111 Ephor. ap. Strab. X 4,18 = FGrH 70 F 149,18. Per l'esegesi del testo, a prima

vista sorprendente, v. NAI'ISSI 1983-19114, p. 352 sg.: per dimostrare l'incongruenza


del rnctmlo adoperato dall'avversario con il quale sta polcmizzando in questa pagina,
Eforo si mette ad argomentare alla sua maniera, cio non tiene conto delle modifi-
cazinni prodotte dalla storia. Cos facendo, pone in luce, si trovano argomenti con-
trari all'opinione da quello sostenuta (la priorit della costituzione spattana). Sui
cavalieri cretesi, noti solo da questa testimonianza, v. Wn.r.r.rrs 1965, p. 60.
217 Il carro {cf. anche p. 159, n. 23) simbolo d'onore eroico ancora nella Sparta

di V sec.: a Temistocle sono stati donati dagli Spartani, che hanno riconosciuto la sua
m>~ill e llr~limJ, una corona d'olivo (come p1oniov) c un carro (Hdt. VIli 124),
cd in pi1 viene concesso di essere scortato dagli bippcis (lui certo sul carro, il corteo
a cavallo?) fino al confine con l'egea.
m Carattere 'eroico' dello scudo beotico: v. AHI.III!RG 1971a, p. 63, GREE-
NI\I.GII 1973, -p. 70 c passim. Per il rapporto con lo scudo del Dipylon cf. GREE-
N/\I.GI-1 1973, pp. 63-70 (per le sue radici storiche v. ora CoNNOI.LY 1981, p. 51). Il
defunto viene po.~to in un contesto eroico anche nella scena sulla spalla con la partenza
del carro (v. GJtEI!NAI.tal 1973, p. 29).
88 LA NASCITA llEL KOSMOS

precedente la loro pregnanza ideologica indicativa, direi a fortiori,


di realt sociali non egualitarie e di istituzioni militari di relativa
complessit. A ci va aggiunta un'altra considerazione. noto che a
Tebe, come del resto a Creta (sul rapporto Sparta-Creta torneremo
diffusamente pii1 avanti 239}, l'eromenos riceveva in dono dall'erasts
l'armatura al passaggio all'et adulta240 Quest'ultimo punto di notevole
interesse per il problema della 'fomimra' delle armi a Sparta, una
questione sulla quale si richiama spesso l'attenzione, ma per la quale
non si dispone in realt di una precisa documentazione. H suo carat-
tere privato , specialmente per questa epoca assai antica, assai veri-
simile241.
Non possiamo credere che i giovani costituissero l'intera forza
dei gymnetes. Al limite alcune classi di et poteveno combattere da
gymnetes, senza armamento pesante. Ma Sparta, pressata dai Messeni
in rivolta, che andavano debellati se non si volevano affrontare gra-
vissimi disordini sociali interni 242, aveva bisogno di forze fresche e

m v. pp. 191-206,212-214.
140 Tebe: Plut. Mor. 761b; Cceta: Ephor. FGrfl 70 P 149,21. Per Creta vanno
anche ricordate le feste di vestizione delle armi che venivano celebrate in occasione
dell'immissione dei membri delle aglai.
w Per FINLEY 1968, p. 149, le armi erano fornite normalmente dallo stato.
L'opinione, spesso ripetuta senza mohn approfondimento (Gilf.I!NAI.GII 1973, p. 74,
n. 25, PRITCW!Tf 1974-1985, l p. 3, n. 4.; OAVIIl 1981, p. 43, nnn esclude un
acquisto privato), potrebbe al limite esser valida per l'epoca classica (ma le testimo-
nianze citate non sono affatto probanti; va comunque distinto l'armamento dei politai
da quello di corpi creati pi o meno occasionalmente, come neodamodi ecc.), ma non
pu essere generalizzata senza cautela all'origine dell'oplitismo, come sembra fare
CARTI.EDGE 1977, p. 27, n. IlO (come ribadisce ora in CARTI.WGI! 1987, p. 44, il
sistema d'et classica sarebbe somehow ccntrally administered ): se pure lo stato
procurava le armi ad iloti ed ex-iloti, certamente non le passava allora ai cittadini. Il
lambda che (pi tardi) solo decorava l'a1pis dei Lacedemoni [cf. Phot. Lex. s.v. llj.t!l-
lia, che cita Eup. 394 Kassei-Austin e Theopomp. FGrH 115 F 402, 91 Kock (non
certo che si tratti dello storico, e non del comico)l, non prova una fornitura pub-
blica: uno dci molti tratti 'deindividualizzanti' presenti nella normativa laconica.
Simili blasoni cittadini, del resto, non erano esclusiva spartana e probahilmenle non
sono anteriori alla fine del VI o al V sec. (v. LACROIX 1958, spec. p. 104, n. l, AN-
IlEI\SON 1970, pp. 18-20). Per due tfli5mtli<l 'personali' di scudi forse spartani v.
CARTI.I'IlGI! 1977, p. IJ, n. 19, con hibl. Anche le fo111i conoscono cpisnltlltl imli-
viduali - tanto curiosi da esser quasi incredibili (cf. p. es. Plut. Mor. 234c-d). Un
detto spartano- certu generico- (Piut. Mor. 241f, una variante del pi consueto det-
to o questo, o sopra di questo, sul ttuale cf. pp. 296-300) fa per! pensare acl una
ereditariet dell'armatura nel nucleo familiare: la madre, porgendo lo scudo al figlio,
gli rammenta che esso ha salvato piir volte la vita del padre. Ed in gcncmle: se Sparta,
politeia esemplare, non avesse seguito la pratica corrente, non lo avremmo saputo?
m Cf. p. 38, n. 30.
SI'Ait'I'A NEl. VII S!;COI.O 89

numerose - probabilmente la stretta data al termine della prima guerra


mcsscnica era stata eccessiva. li meccanismo n;ttumle del ricambio
generazionale non bastava a rispondere alle esigenze di una guerra
dura c lunga: fu per questo che tra i COJllbattenti vennero allineati gli
epeunatti, ai quali abbiamo accennato pi indietro243 Non sappiamo
se si provvedesse immediatamente a fornirli di un'armatura e li si
allineasse nella falange. pi probabile che andassero, almeno inizial-
mente, ad infoltire le fila dei gymnetes nominati da Tirteo. L'opinio-
ne prevalente li vuole iloti 2H: il paragone wn la b;ltt;lglia di Platea,
dove combattono come psilof trentacinquemila iloti, in parte fuor-
viantem, perch in et classica il ruolo sociale e giuridico degli iloti
ben pi:t definito, e quanti hanno combattuto a Platea non ricevo-
no certo la cittadinanza - a differenza degli epcunatti. Non da
escludere poi che anche le strutture iniziatiche siano setvite a far
accedere nel damos nuovi membri 246, con la selezione e la partecipa-
zione alla agog di giovani privi, alla nascita, dci pieni diritti (discen-
denti di liberi o setvi che fossero). Nelle file dei gymnetes, infine,
saranno forse ricaduti o rischiavano di cadere anche alcuni di quei
cittadini che avevano dato voce alla richiesta di ges anadasm6s.
L'esercito spartano della seconda guerra messenica, basato sul
consueto principio della fornitura personale delle armi, risponde dun-
que ad una realt sociale assai stratificata. In essa si evidenziano i
nobili bippeis, i cittadini di vecchia data in grado di armarsi di pano-
plia, altri poveri che hanno perduto le uniche terre che possedevano
in Messenia, i gynmetes di inferiore estrazione sociale; ancora una

m Cf. pp. 41-51.


lH f~ la vecchia tesi di WEI.I.S 1923, p. 33, accolta da PilATO 1968, p. 114 sg. ad
8,35 (per la quale v. anche Ml!YEI\ 1953-1958, Ili p. 515: vielleicht Heloten e
Cozzou 1979, p. 169). Molto pmdente LAZENBY 1985, p. 76, n. 46. Per KIECHLE
1963, p. 192 sg., anche ad essi rivolta l'apostrofe iniziale dell'elegia: siete stirpe
d'Eracle invitto: egli li dichiara Spartani non in grado di fornirsi di un'armatura,
seguito da ToYNIIEI! 1969, p. 256, n. 17. Contro questa interpretazione v. p. es. Ao-
KINS 1985, pp. 79 e 86, con n. 52: non credo vi sia bisogno di un argomento del
genere per respingere l'ipotesi di Wells.
m Hdt. l X 2H,l t"f.29.
2 Duhhiamn insnmma iputizzarc un uso relativamente vicino a quello che in

circostanze per certi versi analoghe (scarso numero di cittadini di pieno diritto, notevoli
differenze di ricche7.7.a), tra la fine del V e il lll sec., fu praticato con l'istituto dei
nuitb,,kes (sui lJUali l'f. p. 195, n. 74 ). Ma, a differenza di !]Ucllo che accadeva nel caso
dci mothakes, che solo in rari casi venivano in possesso di un lotto, gli clementi
suhalterni eventualmente entrali come gymnetes nell'esercito spartano (o i loro im-
mediati discendenti) ricevettero alla fine della guerm un klros in Messenia.
90 LA NASCITA OEI. KOSMOS

organizzazione verticale 247 : la nuova tattica del combattimento ser-


rato non ha ancora sviluppato del tutto le sue potenzialit 'democra-
tiche', ma in primo luogo una pit efficiente tecnica militare nelle
mani dell'aristocrazia che conserva ancora grande prestigio ed auto-
rit. Non v' motivo di dubitare, per esempio, che i piccoli e medi
proprietari terrieri, pur definibili un ceto semi-aristocraticom, e
pur essendo allineati nella falange, sentissero e riconoscessero inizial-
mente l'autorit degli esponenti delle famiglie, ad esempio, che sede-
vano nella gerousfa. I guerrieri entrati a far parte dell'esercito nel
corso della guerra di riconquista saranno stati poi in condizioni di
dipendenza, non solo psicologica, ancora pi marcate rispcllo ai no-
bili: fino a che non furono ridistribuite le terre messeniche anche la
loro sussistenza continuava a dipendere da quegli bippeis di cui co-
stituivano il seguito 249
D'altra parte sarebbe assurdo escludere lo sviluppo di prime for-
me di capacit di attivit politica, secondo l'idea che tradizionalmente
ci si fa dell'oplitismo. Ancora pi fuori luogo sarebbe negare le note-
voli possibilit di manovra che eventuali situazioni di malcontento al-
l'interno di gruppi relativamente numerosi di guerrieri bene armati
potevano offrire ad individl.li ambiziosi 250 E proprio una situazione
del genere testimonia Aristotele ricordando la richiesta di ges anada-
smos 251 Certo lo scontento si era diffuso tra i piccoli proprietari, cui

m Mutuo l'espressione da SEAI.EY 1969, p. 267 sg. Mi sembra utile il parallelo


con il mondo e con l'esercito romano arcaico [una discussione dei problemi ad esso
relativi peraltro impossibile; rimando per una esemplificazione cd una linea guida
che mi trova in larga misura consenziente a MuMIGUANO 1967, con bibl. p. 193 sg.
(bench personalmente stabilirei un pi stretto rapporto tra patrizi e cavalleria), ed
a TORELI.I 1988, spec. pp. 245 sg., 253 sg.]: un esercito (pop~tlm) composto di patrizi
(eq11ites = !Jippefs), soda/es e clienti (= altri membri della falange oplitica, all'interno
del quale si riconosce una lite che partecipa in pieno alla vit;t aristocratica, in primo
luogo prendendo parte ai bancheni comuni), al quale in stato di necessit si possono
aggre~are gli infra classem (= gymntes).
41 STARR 1977, pp. 47 e 123-128.
249 Ha comunque ragione WEI.WEI 191!1, spec. p. IO sg., a sottolineare che al di
fuori delle piramidi nobiliari la 'citt' delle origini - con i suoi quadri istituzionali -
formata anche da individui meno immediatamente controllati dai gruppi aristocra-
tici. Tuttavia lo sviluppo economico della polis, pi1 o meno esclusivamente oricma-
to su un'economia agraria, il presupposto indispensabile (c forse non immediata-
mente sufficiente, senza il maturare di un nuovo quadro di valori politico e sociale)
per liberare consistenti forze autonome: e questa situazione matura a Sparta piuttosto
nel VI sec.
250 SALMO N 1977, pp. 93-10 l.
ZSJ Cf. p. 38, n. 30.
SI'AR1'A NEL VII SECOLO 91

la rivolta sottraeva ogni sostentamento e, pur nel silenzio della tra-


dizione, va ammessa la presenza di una qualche figura o di un grup-
po di aristocratici che si posero alla guida della protesta 'popolare':
e fu proprio dalle proposte che venivano avanzate da questi nobili
che Tirteo cerc di sviare il damos richiamandolo ad E9e\at pJ'tpat
ed esortandolo ad una conquista che in linea con la storia stessa
della stirpe, protagonista gi della conquista della Laconia e di una
prima vittoria sui Messeni 252

5. TmTEO E l DOVERI DELL'ARISTOCRAZIA SPARTANA.

Una consolidata tradizione di studi, che prende le mosse dalle


ricerche di W. Jaeger253 , vede in Tirteo un innovatore, il 'fondatore'
dell'ideologia della Sparta ugualitaria ed oplitica, e dunque una figu-
ra centrale per la formazione dello stato spartano 'licurgheo', il cui
cittadino completamente dedito all'interesse collettivo: con lui Zum
ersten Mal spricht sich so etwas wie ein Staatsbewu'Btsein 254 Questa
vulgata, io credo, va rivista in relazione ad almeno tre aspetti 255 In
primo luogo (ma questo il punto per noi meno importante} si
sottolineata anche una certa continuit fra i valori espressi nelle ele-
gie tirtaiche e quelli rappresentati nei poemi omerici specialmente sul
fronte troiano, in modo particolare dalla figura di Ettore: la dedizio-
ne dell'eroe al bene della patria, oltrech a quello personale e fami-
liare, non tanto. un elemento del tutto estraneo alla 'tradizionale'
mentalit aristocratica ed al modello proposto da Omero, ma semmai
un valore in crisi nel mondo di Tirteo 256

m Cf. fr.1,12 sgg. G.-P.= 2,12 sgg. W.= la Prato= 2 D.: lo stesso Cronide,
Zeus, lo sposo di flera dalla bella corona, ha concesso in dono questa citt agli
Eraclidi, insieme ai quali, lasciata Erineo ventosa, giungemmo nel vasto Peloponneso
(ailt yp Kpovlmv Kr.ta-re+ffirou mim "Hptj l ZE 'Hpad.rl&xt 'n\v& li&lKE nOAtv
( u\atV &j.ta !tpO~IllliVtE 'EptVEV 1\VEJIOEVta ( EUpElav nono VilaOV ~~IC~E9a), fr.2
G.-P. = 5,1-2 W. = 2 Prato = 4,1-2 D.: al nostro re, a Teopompo caro agli dei,
grazie al quale prendemmo Messene dalle ampie contrade (1\IJEtpcp j3ami'jt, 8rolm
o(li~C!l 0EnltliJiltC!~ l iiv liu't MEamjVIlV eiOJIEV E1plJXOpov). v. anche la discendenza da
Eracle invitto, fr. 8,1 G.-P. = Il \VI. = 8 Prato = 8 D.
m jAtlfmR 1932.
2'it SNI'.I.I. 1969, P 87.
255 Pi1 prudenti di Jacger e BOWRA 1938, pp. 39-70, specialmente 61-70, nel
sottolineare le 'novit' di Tirteo, sono gi PEARSON 1962, pp. 75 e 231-233, HAJNS-
WOR'I'II 1971, p. 174 sg., At>KINS 1972, pp. 35-37, CAMI'DELL 1976, p. 177 sg. Im-
portante soprattutto Lt.OYI>-jONES 1971, p. 45.
256 Valori omerici e tirtaici: GREENAI.GI-I 1972, LA1'ACZ 1977, p. es. pp. 146, 156
sg., VAN \VII~F.S 1988, (lp. 18-23. In parte analoga- almeno sul piano della crisi dei
92 1.1\ Ni\SC:I'I'i\ IlEI. KOSMOS

Il secondo pumn concerne il puhhlico rui Tirteo si rivolge. Abhia-


mo pi volte sostenuto in queste pagine che nella societ spartaua di
VII sec. i nobili godono ancora di notevole autorit, come si visto
anche politica. In ogni caso il ceto oplitico cui pi direttamente si
rivolge la parenesi tirtaica ben !ungi dall'avere l'estensione e l'omo-
geneit che caratterizzeranno l'armata degli h6moioi spartiati nell'et
classica, Essa una classe che solo nella vittoria finale pu trovare la
soluzione all'incombente minaccia di rivolta interna257
In questo contesto va posto anche il problema dello spazio della
comunicazione elegiaca per Tirteo - per il quale abbiamo testimo-
nianze relativamente contraddittorie di riuso. Alla sua 'simposialit'
ha fatto ad esempio di recente riferimento Bowie258 : e della cosa non
ci si P.J.!P occupare scn?.a intcrrogarsi sulla natura c sull'evolu?.inne

valori - la situazione in Attica, dove nella stessa epoca i rapporti di patronato, con
tutti i legami di tipo religioso-sociale costituitisi nell'ambito tli trih e fratrie stanno
evolvendo (o sono gi evoluti) nel senso dell'cctemorato e della servit per debiti.
Recentememe a proposito v. jEDI\KII!WICZ 1988, p. 119 con bibl.
m Cui forse il poeta allude nell'immagine dell'esule dell'elegia 6 G.-P. = 10,1-
14 \'(/, = 6 Prato= 6 D. (che personal1nente ritengo componimento distinto da 7 G.-
P.)? .Ma per vatie possibilit di interpretazione v. PRATO 1968, p. 88 sg. e recentemente
ROISMAN 1984-86, p 22 sg. A mio avviso l'elegia 6 G.-P. difficilmente pu riferirsi
all'atimia che derivt da quello che in futuro sar il delitto di astrateia, o all'esito di
una sconfitta. A quale terra si riferisce l'enfatico YJl n:pt ti'\o&? L'unione delle due
elegie, trdite di seguito l'una all'altra da Licurgo, forse spiegabile con la volont
della tradizione spartana di nascondere il vero senso dell'elegia 6, o almeno con un
suo involontario, ma sostanziale fraintendimento?
ISR Riuso: Pl. Leg. l 6291> (= Tyn. T 5 G.-P.: t~li Spart;tni conoscono benissimo
la sua poesia), Lycurg. Lcoc. 106 sg. (= T 6 G.-P.: in guerra essi si raccolgono di
fronte alla tenda del re ad ascoltare i suoi poir!mtlltl), Ath. XIV 630f (= T Il G.-P.:
i Lacedemoni marciano al ritmo dci carmi di Tirtco), Philoch. ibid. = FGr/1 328 Jl
216 (=T Il G.-P.: durante le spedizioni militari, dnpo i pasti cd il peana, gareggia-
no nel cantare Tirteo, il polemarco premia con della carne il vincitore). Per la sim-
posialit di Tirteo v. un accenno in VE'l'l'A 1983, p. XXII, Vtmt>llNJUS 1969, che
pensa al simposio sul campo di battaglia, e le osservazioni di Bowm 1986, pp. 15 sg.
e 21: Tyrtacus' elcgies were sung aftcr a banquct in the king's sl1cnc, and thc
partecipants were a select group analognus to the aristucratic vroi who were charac-
teristic symposiasts in lonian cities (p. 15); con argomenti non del tutto convincenti,
Ni\1;\' 19811. C.crlc perplessit di Tmwsc111 1978, p. 207, sul carattere simposiale della
poesia di 'J'irteo pmrehhem sv;lnire opcnmdo distiuzioni, fmsc l'a<'<'OIIl;uulahili ~:i
all'interno del COI1JIIS tirtaico, e fnrse necessarie a livello cronologico (illlil fine le
nustre sonn testimonianze di 1i-usn) e per quanto riguarda il carallere dci sissiz.i, c
per quel che concerne la struttura sociale spartana in generale. l.a smietii spartana di
VII sec. pu forse essere considerata pii1 affine '' quella di Ctllinn di quanto non
pensi Tedeschi, con 1111 pit accentuato carauere privato del 'haucheuu' rispcun al
'sissizio' d'et classica (cf. del resto Vtn'I'A 1983, p. XXV, l'accenno al plumlismodi
Sparta arcaica).
Sl'fiRTfl Nl'.l. VII SEl.OI.O 93

storica dei sissizi a SpartaZS'I. Poich, a quanto pare, il sissizio ha


t:hiare n1atrit:i aristut:ratid~e, l~ la sua progressiva riforma prende le
mosse dalla distribuzione di terre nella seconda guerra messenica, la
poesia parenetica di Tirteo (o almeno buona parte di essa) sarebbe
fruita solo all'interno di quella ridotta parte della societ che parte-
cipa ai banchetti, e che costituisce probabilmente un'lite anche nel-
l'esercito oplitico. Ma se un auditorio cos qualificato pare talora
circondare Tirteo, quella della sua simposialit mi sembra rimanga al
momento una ipotesi, sia pur suggestiva. Il fr. 9 Gentili-Prato sembra
davvero rivolto ad un pubblico 'scelto' di aristocratici: il poeta appunto
esamina il ruolo dell'aristocratico (tale senz'altro a quest'epoca chi
pu eccellere nelle gare atletiche, in bellezza, in ricchezza, in elo-
quem:a, o llddirittura in regalit) nella societ. L'elegia 9 sembra peraltro
anche la meno legata all'atmosfera del campo di battaglia 2&0, Si
tratta fondamentalmente di un ragionamento sulle aretaf, viste sotto
l'angolatura della memoria e del discorso; d'altro cantb a Sparta noi
conosciamo luoghi specificamente deputati alla lode ed al biasimo, al
discorso ed alla memoria, e connessi pure con delle tombe, alle quali
Tirteo fa qui, come vedremo, un riferimento piuttosto concreto; si
tratta delle lscbai. La tradizione per di pi conosce le lschai come
ambienti adatti alla recitazione della poesia, in particolare di quella
epica (c non da escludere anche un rapporto fra lschai e sissizi);
quello che qui qualificherebbe l'auditorio di Tirteo sarebbe allora,
pi che la partecipazione al banchetto comune, la aristocratica dispo-
nibilit della schol, in un consesso comunque numericamente ben
limitato, riunito in queste 'sale per la conversazione'261
Se l'ambito cui pi:J direttamente si rivolge 'f'irteo essenzialmen-
te nobiliare, la promessa di K.o a9i..6v (v. 31} e di 'ttl.lTl (in versi nei
quali si voluto forse a ragione riconoscere un accenno all'elezione
alla gerousfa 2(12 ) non implica ancora una indiscriminata possibilit di
ascesa nella considerazione sociale in rapporto ai propri meriti263
Essa piuttosto un'esortazione ad una aristocrazia (che comprende
anche i re) che deve dare una soluzione alla crisi interna, e che forse

lS'I Cf. l'l' 17J-226.


lr.o PRATO 1%8, p. 117.
llol Sulle lKbtli d. pp. J 18-J27.
'"'v..
11' 1 Vv.J'J-42: 1'111\Tll !%H, l' IJ(, 1'1, YllPCi<TI\COY cf. Slll"' 1976, l' 18 s~.
c \'(IFsT l 'J70;t, p. 150, dw dlfiniscc ht nol:t di l'nllo su Yllpcial\col' ;tcutc.
ICo.l Come invece si vuole di soliw: jAI":Im I'JJ2, p. 550; d. 'I'Aitlll'l'l 1\182, p. 265
s~. che anche dalle l'OIIInuldizioni insitc ndla tesi di J;tc~cr tnll' motivi per ncg:uc la
p;ltcmit tirtail'a del mmponimcmo (sul prnhlcm;t cf. sullo n. .!611).
94 LA NASCITA llEL KOSMOS

non ha inizialmente posto nella guerra l'energia necessaria. Tirteo


indica nel dispiego dell'aret sul campo di battaglia il moJo miglio-
re che i nobili hanno per mantenere il proprio ruolo nella societ: ad
essi tocca combattere (ormai in formazione chiusa) e morire /:.v n:po-
JHXXot, da 'campioni', come agli eroi omerici 2M, ed in cambio della
difesa dell'intera comunit, otterranno Ko e 'tlJitl 265 E qui si tocca

264 JtpOflllXOI in Tirteo: 6,1; 7,21; 30; 8,4; 12; 9,16; 23 G.-l'. VmumNIUS 1969, p.
338, suggeriva che il npo- significasse in difesa di: l'espressione ha valore locale, ma
l'ipotesi di Verdenius coglie l'essenza del pmblema. L'opinione tradi7.innalc, espressa
gi da Nilsson, contrappone troppo decisamente il supposto uso omerico (ch;un-
pions) da quello tirtaico the front rank of the oplite phalanx (p. es. Gmunm 1970,
p. 72 ad lac.). Tutto dipende dall'opinione che ci si f:1 sul rnnlo dci prtlmcKI~t~i in
O mero, c quindi delle tecniche e dell'ideologia del comhaatimentn nell' 1/im/c. LA-
TACZ 1977, pp. 141-78, specialmente 141-63, che ha insistito sull'importanza del
combattimento di massa nell'Iliade, ha severamente intaccato l'opinione tradizionale:
egli conclude per la continuit tra Omcro e Tirteo e per un valore puramente locale
del termine; sottolineando giustamente la funzione 'sociale' di servizio nei confronti
della comunit, e pur non negando che per ovvie ragioni economiche (costo dell'ar-
matura) possa esserci coincidenza tra rango elevato e condizione eli pr6macbos, suppone
forse un'eccessiva mobilit in una ~ociet america e tirtaica in cui la considerazione
sociale dipenderebbe dal valore dimostrato sul campo di battaglia. In un serio ten-
tativo di risolvere molte aporie nella descrizione della battaglia america VAN WEr:S
1988 sostiene che quella di pr6macbos sarebbe una posizione transitoria che si assume
durante una battaglia condotta con la tattica sciolta del colpisci e scappa (pp. 2-14,
specialmente 4-7), ma mostra anche quanto la narrazione omerica sia ideologicamente
orientata. Omero suggerisce, nel nome di un'etica della responsabilit, fondamento
del potere dei basileis, una stretta correlazione tra ruolo di pr6machos (ossia valore
dimostl'ato) e potere: il valore legittima il potere esistente, e non strumenro di
ascesa sociale ( decisiveness in battle is claimed for those w ho are in power, rather
than power claimed for those w ho are decisive in battle, p. 23). Questo vale (mlltatis
mutandis ) anche per lo scontro oplitim: Tirteo esorta i nobili a combattere in prima
fila, e ad essere sostegno per gli altri nella battaglia; cambiata la tattic:l, 111:1 non
l'orizzonte etico e sociale. Mi sembra una buona soluzione ai problemi posti da
Latacz, migliore di quella di PRt'I'C~JE'rl' 1974-1985, IV pp. 39-41, che come Latacz
sostiene l'imponan1.a dei combattimenti di massa nell'Iliade e conclude la sua analisi
su pr6machoi in Tineo affermando: thcre is nothing to support the view that the
pr6macboi were restricted to the first row of the formation; affermare che esso in
Tirtco semplicemente un epiteto laud;~torio che si ap\>lica al guerriero impegnato
in combattimento serrato (p. 44) troppo rcstrittivo del c connotazioni sociali che il
aermine conserva nella prima et della falange. In realt ancora in et classica a Sparta,
secondo l'o_(>inione tradizionale, il posto di comh:uaimelllo sembro~ corrispondere a<l
una gerarclua sociale: gli Spartiati combattono nelle prime file, i perieci pi indietro
fv. p. es. CozzoJ.J 1979, p. 78 sg., CAWKWJ'.I.I. 19RJ, p. JR7 s1;.. Flr.UJ!lltA 1986
passim, CAJl'I'JH>GJ! 1987, pp. 40-42 (dopu l'huea), amtrtt LAZENII\' 19115, pp. 14-111,
perieci raggruppati in unit separate].
16s V. ad esempio l'esortazione di Sarpednnte a Glauco: Horn. Il. XII 315-321,
che rivela (in una visione indubbiamente 'mtimistica' (V1 1.ltNAN'I' 19112, p. 52)1 la
reciprocit tra statuto sociale e comportamento eroico in battaglia, per la quale cf.
SI'Aifi'A NEl. VII SECOI.O ' 95

il terzo e pm essenziale punto in cui, a mio avviso, la vulgata su


Tirtco va rivista. l valori della pc)/is c del dtimos (l'cxvl)p yaGO in
battaglia quello che combatte con valore, ed egli l;uvv 5' aOv
... no.lli tE navti tE Br\~up2M) non sono il fine ultimo della parenesi,
come spesso sembrato ai commentatori; essi vengono piuttosto
richiamati per sottolineare l'ampiezza dei riconoscimenti che ottiene
un uomo valoroso (c la sua stirpe): questi ultimi sono il vero fine per
cui merita combaucre e morire. Tuttavia va naturalmente ascritto a
Tirteo ed alla temperie culturale della seconda messcnica il sorgere di
una concezione 'politica' nel senso pieno del termine, che riconosce
nella pc>lis e nella collettivit il quadro di riferimento del comporta-
mento individuale.
La polemica contenuta nel fr. 9 Gentili-Prato comunque
importantissima per i futuri sviluppi dell'etica spartana. Il poeta ha di
mira un sistema di valori che aveva attecchito anche a Sparta: un
uomo, per quanto dotato di areta{ come le capacit atletiche267, la
ricchezza, la bellezza, il potere, l'eloquenza268 , indegno di memoria,
se insieme a queste non possiede l'ardore guerriero269 , In sostanza
Tirteo non polemizza in assoluto contro questi valori, ma contro un
cattivo uso di essi, privo (pi che mai nel momento presente) di
senso di responsabilita nei confronti della comunit: l'aristocratico
deve dar prova in battaglia delle virt di cui non altrettanto pro-
duttivo far sfoggio in altre circostanze270 ,
Il valore premia sia il guerriero caduto 271 , che quello che soprav-

Ar>KINS 1972, pp. 12-16, e, per Tineo, p. 36 sg. Sul 'pragmatismo' del codice spar-
tano del comportamento valoroso v. anche LoRAUX 1977, passim.
264 Vv. 10-20.
2r. 7 Proprio tra il VII e l'inizio del VI sec. sono panicolarmente numerose le

vittorie spartane nei giochi olimpici: v. oltre pp. 165-167, ed in partic. n. 51.
261 Un argomento di un certo peso nella discussione sulla autenticit dell'elegia,
difesa a suo tempo dall'autorit di W. Jaeger, e che peraltro non pare pi da discutere
(nonostante recenti prese di posizione di segno opposto, in particolare T ARDITI 1982,
p. 261 sgg. con bibl.), proprio nella collocazione storica dei valori cui Tirteo si
contrappone: per un sostenitore dell'autenticit come B. Snell si tratterebbe di valori
omerici, contro i quali Tirteo si porrebbe d~1 'riformatore', mentre H. Frankel, che
viceversa considerava non rinaicu il fr. 9 (Jlni\NK"L 1965, pp. 337-339), le paragonava
piuttosto a quelle cantate da l'indaro.
269 Vv. 1-9.
270 SIII!Y 197(,, p. 14: v. in particolare il riferimento al coraggio dimostrato in
battaglia come iid!ov f.v tivllptimmmv t'iplatov (v. 13), chiara allusione alla sfera atle-
tica, od alla capacit di incoraggiare con le pmprie pamlc i combattenti (v. 19), co-
me applicazione pi1 degna dell'eloquenza ...
271 Vv. 23-31.
96 I.A NASCITA DEl. KOSAIOS

vive272, l'uno con Ko a9Mv, per s e i discendenti, l'altro con wn1,


con il riconoscimento che spetta al suo rango. Vediamo qui i versi
relativi al primo:

at l' Ev ltpOJ.IllxOIOl ltE<JCV ~loV li>E<JE 9UJ.!OV


tiotu tE Ka ao Ka natp' EKE1oa.,
25 ltO lt OtpVOIO KIX OOitlOO O~l~<J<J'l
Kai lt BOOpllKO np6o9Ev TJIXIIEvo,
tv l' w~upovtat J.IV illt<:; vot ~& yrpovtr,
py<X<p l n6Bq1 naa KKTJ& not,
Ka tuiPo Ka n1x& v vBpolJtot &pimwm
30 Ka nailrov mit& Ka yvo El;onioro
oOO notE K.o oB.v n6Uutat oUB' ivop' ato,
)..' \nt ytl m::p IV yiyvetm Mvato,
ovttv' &ptotEoovta ~tvovta 'tE papv~Evov 1e
ytl npt KCX nailrov Bo\lpo Ap11 .atJ.

E chi perde la propria vita tra i primi cadendo,


glorificando la citt, il popolo ed il padre,
25 pi volte attraverso il petto e l'umbilicato scut1o
e la corazza ormai trafitm,
per lui assieine levano il lamento giovani ed anziani
e tutta la citt soffre nel dolore del rimpianto,
e insigne la tomba tra gli uomini, c i figli,
30 ed i figli dei figli e la stirpe a venire:
n mai la gloria illustre perisce n il suo nome
ma pur essendo sotterra immortale
chi primeggiando per valore, saldo al suo posto combattendo
per la terra ed i figli, perse Ares furioso.

Pi avanti ci occuperemo di questi versi in relazione agli usi


funerari spartani, di cui evidentemente sono una importante testimo-
nianza. Come si detto, il poeta ha sottolineato che la ricchezza, da
sola, non rende un uomo degno del canto e della memoria: oih' &v
f.lV'ImXtf.lTIV om' V .Oyq> avlpa tt9Ei~I11V ... oul' El ... 1tOU'tOtTI l Milero
JCa\ Ktvupero f!<itov 273 Nel termine piOllf!Ot, usato per descrivere la
tomba 'insigne' di chi caduto per la patria, molto probabilmen-
te da cogliere, etimologicamclllc cd in particolare riferimento a tU~t
poc;, un accenno al <nlf..ICX, come se il crJiJ.UX che davvero illustra un
uomo e la sua stirpe non sia tanto un grandioso tumulo od un

212 V v. 35-42. .
273 Vv. 1, 5 sg. G.-P ..
SI1AR'I'A NEl. VII SF.COI.O 97

sontuoso segnacolo tombale, bens il valore e la memoria che del


caduto serbano il rimpianto della ciu cd i discorsi degli uomini a
venire 274 Allo stesso modo l'immagine delle armi del guerriero, che
hanno ricevuto tanti colpi prima di quello decisivo (noU St atp-
voto Ka\ anillo j.l~aoam1 IKa llux 9cOp11KO np6a9ev llaj.Wo)
- armi che nella Sparta del primo oplitismo dovevano ancora essere
prestigioso segno di distinzione sociale, oltre che bene prezioso -,
allude forse al buon uso che occorre fare di esse 275 Insomma, ancora
riferimenti velatamente polemici ai valori espressi paradigmaticamen-
te da Mida c Cinira, ed in generale richiami ad una concezione
Lradizionale del presLigio sociale come frutto del proprio comporta-
mento valoroso in difesa della comunit. L'accento riduttivo - pi
che critico - contro un certo uso ostentativo della ricchezza, ed in
generale contro l'evoluzione dell'ethos aristocratico in senso privato
'individualistico', o forse, come senz'altro meglio dire, in senso
privato gentilizio276, e comunque competitivo c!d incurante del bene
comune, dettato da Tirteo in primo luogo dall'esigenza retorica
della parenesi e dalla contingenza della guerra contro i Messeni. Sar
la Sparta degli anni a venire che assolutizzer questi concetti.

m Nella traduzione corrente illustre (notahle, LSJ ad voc., conspicuous~


CAMI'Uiil.l. 1983, p. 210) si perde il valore pregnante di aplaTJIIOI (v. 29): cf. nmavia
Pl!l!K 1955, nr. 1254, dove a. usato in riferimento ad una statua funeraria {4tp~eeo
nv liplaiXJIOV, llouuipr, tv <IFpEViiCil l EICllVU tll ltflloo;. iv t~ outo ExEt). Sul
rapporto tra sema e klus v. Rmmi!LD 1975, p. 34 sg, VmtNANT 1982, p. 65 (sulla
belle mort, v. ora VI!RNAN'I' 1985, pp. 85-96): cette inscription dans la mmoire
sudai rcvct dcux fonncs, solidaires et paralllcs: le hrns est mmoris dans le chant
pique qui, pour clbrer sa gioire immortelle, se phtcc sous le signe de la Mmoire,
se fait mmoire cn le remlant mmorable, il l'est aussi dans le mnema, le mmorial
que constituent, nla fin du rituel funraire, l'dification du tombeau et l'rection d'un
sema, rnppclant aux hommes venir (essomc11ois1), comme le (ait le chant pique, une
gioire assure ainsi de ne plus prir~, ed i luoghi omerici ivi citati a n. 85, con il
commento di ANDRONIKOS 1968, pp. 32-34.
m Per un'inunagine vividissima di queste armi 'a riposo', e quindi della loro
funzione come beni di prestigio, si pensi alla sala da banchetto descritta da Alceo,
tutta adorna di bronzi appesi alle pareti (140 V., con ROSLI!R 1980, pp. 148-158,
contro UONANNO 1976). Si potrebbe dunque immaginare una situazione analoga per
l'esecuzione almeno di questa elegia di Tirteo, in un andrcion nel quale le armi fanno
bcll.t mostra di s attorno ai commensali (per l'andr6n come luogo di conservazione
delle armi v. Hom. Od. XVI 284, Hdt. I j4,3 c PAGE 1955, p. 222). Ma forse il
riferimento pi concreto alle tombe, visibili o comunque ben presenti nella mente
di colmo che si trovano riuniti nella lscbe (cf. sopra p. 93); del resto Tirteo ricorda
- anche per ovvi motivi retorici - il destino di morte (PXET(Xt Ei 'AillTJv) anche di chi
sopravvive in hattaglia.
m. Musn l 981, p. 54.
Capitolo Il
LA SOCIET SPARTANA
TRA LA SECONDA GUElU~ MESSENICA
E LA MET DEL VI SECOLO

La distribuzione delle terre messeniche all'indomani della vittoria


sui ribelli fu un evento capitale per la storia di Spirta. Con essa si
apre il periodo trattato in questo capitolo, periodo che facciamo
corrispondere, ancora una volta semplificando, agli anni tra il 625 ca.
e la met del VI sec. Quest'ultima un'altra data tradizionalmente
epocale nella storiografia su Sparta. I moderni collocano spesso at-
torno al 550 a.C. la trasformazione della citt nella caserma di et
classica: l'et di Chilone, del 'tramonto' dell'arte lacedemone, di
svolte importantissime nella politica estera della citt, forse dell'ascesa
dell'eforato. comunque all'interno di questo arco di tempo che va
posta quella che, riprendendo un'espressione di M.I. Finley, si suoi
spesso definire sixth-century revolution 1
La divisione di terre assicur, almeno per il momento, una base
economica sicura all'intera collettivit spartana. Ma essa tuttavia, per
quanto in principio forse c~;ualitaria, non stabil l'eguaglianza econo-
mica assoluta tra i cittadini: non vennero infatti certamente intaccate
le propriet gi esistenti in Laconia.
Importantissime furono le trasformazioni nel campo della dfaita:
i non nobili acquisirono infatti i privilegi essenziali della vita dei
nobili, in primo luogo naturalmente la liberazione dall'obbligo del
la~oro, dalla penfa. 2 Altra conseguenza della distribuzione di terre fu,

1 riNI."Y 1968.
2 Sull'importanza tlci fenomeni tli integrazione di questo periodo per la crescita
dello stato spartano tli et classica v. p. es. EtlltENUEI\G 1968, p. 40 sg., Tm'NBF..E
1969, p. 222 sgg. (che giustamente sottolinea l'importanza della assegnazione delle
terre messeniche a non possidenti per la creazione dcltltimos oplitico spa11ano e per
100 LA NASCITA DEL KOSMOS

con l'integrazione di una larga fascia di popolazione gi subalterna,


e con l'affermazione dei valori politici all'interno della comunit, una
pi radicale opposizione tra la condizione e lo statiiS del libero e
quelli dello schiavoJ, nel caso specifico ilota. Come osservava com-
piaciuto Crizia: A Sparta si possono trovare i pi liberi ed i pitJ
schiavi tra gli uomini 4 La distinzione tra libero e schiavo - che io
credo fu a Sparta per qualche tempo tanto rigorosa quanto quella
esistente in p6leis caratterizzate dalla schiavittJ-merce5 - avrebbe di
nuovo iniziato ad offuscarsi nel corso dell'et classica, o quanto me-
no ad essere resa pi complessa dal risorgere di categorie di status
intermedio, per la debolezza e l'instabilit delle strutture economiche.
Se queste sembrano le conseguenze essenziali della assegnazione
delle terre di Messenia, molto pitJ difficile comprendere la dialetti-
ca tra questo momento e la successiva et di Chilone.
Il problema complicato: questo periodo scarsamente illumi-
nato dalle testimonianze letterarie, s da essere forse per certi versi la
fase meno nota della storia della citt tra la fine della prima guerra
di Messenia e l'et di Cleomene e Nabide. chiaro che ci dipende
in primo luogo dai limiti che Erodoto si dato, quando ha conside-
rato pi verificabili, ed ha perci pitJ frequentemente narrato, gli
avvenimenti a partire dal 560 a.C. ciica1'. Lo storico ha raccolto a

il suo inserimento nella vita della comunit. Il suo tentativo di collocare l'imera
costituzione 'licurghea' dopo la seconda guerra rnessenica presenta per poi molti
punti deboli), e sopratnltto SPAIIN 1977, pp. 84-111.
liJ richiamo d'obbligo a PlNI.EY 1964. Non del tutto accettabili le riserve in
merito, ed in particolare in rapporto a Spart~t, di Wm.wm 1981, pp. 14-16 (con
richiamo a GsCHNil'ZER 1976, p. 12 sg., n. 36). La condizione di libert non pu
essere valutata sul metro dell'opposi7.ione fra individuai rights e State prerogati-
\'cS (CARTLEI>GE 1980, p. 93), ma nella sua specificit antica e nel concreto dello
sviluppo storico.
4 88 B 37 D.-K.
s In questo senso, pur ammettendo la maggiore potenzialit politica degli iloti
rispetto agli schiavi-merce, le generalizzazioni di Vll>AL-NAQUET 1981 ed AusTIN-
VJDAL-NAQUET 1982, p. 90 sg., pp. 95-99, mi sembrano in parte fuorvianti. L'esi-
stenza dei perieci non mi pare di particolare rilievo nel contesto economico e quo-
titliano di una societ che vive sull'opposizione diretta Spartiati l iloti. Per interes-
santi suggestioni sull'influenza dei fenomeni di integrazione sullo stesso stai/fS giuri-
dico delle comunit perieche, v. Moss~ 1977, p. 123, n. J (per un quadro generale
sul problema delle sue origini v. CARTt.wcm 1979, pp. 97-100): il mutamento po-
trebbe anche averle favorite, facendo loro acquistare quella peculiare condizione che
rende i perieci di Sparta, inseriti in una (in parte artificiale?) comunit etnica, assimi-
labili piuttosto a dei liberi che a delle popola2.ioni dipcndemi (quali invece altrove
erano i perieci, p. es. a Creta: cf: p: 200, n. 9J).
6 Cf. in breve ASHERI 1988, pp. XXXV H sgg., spec. XL sg.
SPfiRTfl TRA FINE VII E MET VI SI!COLO 101

Sparla informazioni relativamente ricche a partire dall'epoca di Cre-


so, c dci re Anassandrida cd ArfsLOnc, ma per l'epoca di Leone cd
Agasicle, loro predecessori sul trono agiade ed euripontide, ci dob-
biamo praticamente accomcntarc delle sole nolizic relative alla sfor-
tunata guerra contro i Tegeati, posta a contrasto con le vittorie da
essi ottenute in tutte le altre guerrcl. Ci restano in pi i fn1stuli della
poesia di Alcmane, che forse in parte possono essere considerati d'epoca
posteriore alla definitiva sottomissione dei Messeni8
A parziale rimedio, l'artigianato laconico giunge in questo perio-
do all'apice della sua fortuna. Si accennato, nell'introduzione, alle
prospettive offerte alla ricerca dalle testimonianze archeologiche, ma
anche ai limiti di approcci non sempre adeguati9 Una valutazione
corretta della dfaita spartana in questo periodo, degli ethe e dei n6-
moi della citt, possibile solo avvalendosi di questi dati: ad essa non
si pu giungere per che attraverso l'esame dello sviluppo storico di
singoli aspetti della vita collettiva, per i quali rimandiamo alla secon-
da parte del volume.
Le testimonianze iconografiche sono comunque in qualche occa-
sione preziose anche per i problemi storico-istituzionali e politico-
ideologici di cui ci andiamo soprattutto ad occupare. Si tratta di
definire per quanto possibile le modalit della distribuzione di terre,
di considerare il significato della gcrous{a c dell'eforato, collocando-
ne, se possibile con esattezza, lo sviluppo nel concreto della storia
cittadina, di esaminare le tradizioni sul saggio Chitone cd il senso di
alcuni avvenimenti degli anni centrali del VI sec., come la vicenda di
Anassandrida c la politica filo-achea, di valutare infine gli aspetti
ideologici connessi all'edilizia pubblica a carattere politico c politico-
religioso di questo periodo. Ai risultati qui conseguiti andranno af-
fiancati quelli che emergeranno dalla seconda parte; solo nelle con-
clusioni ci si potr interrogare su quelle che sembrano le contraddi-
zioni caratteristiche di questo periodo, quelle esistenti fra lo svilup-
po di una magistratura 'democratica' come l'eforato e la tradizione
aristocratica rappresentata dalla gerous{a, ed in fondo dalla stessa
monarchia, fra l'uguaglianza nella dfaita e le differenze economiche
esistenti nella societ spartana d'epoca classica, fra una tradizione di
austera dedizione al bene collettivo e le manifestazioni esuberanti di

7 1-ldt. l (,5 sg.


8 Per la cronologia di Alcmanc cf. p. 208, n. 115.
9 Cf. p. 12 sg.
102 LA NASCITA DEL KOSAIOS

un florido arttg1anato. Interrogativi centrali per la questione stessa


della 'riforma' spartana.

1. LA DISTRIBUZIONE DELLE TERRE DI MESSENIA.

Alla richiesta di ges anadasm6s levatasi durante la ribellione mes-


senica si rispose alla fine della guerra distribuendo le terre conquista-
te, senza toccare le antiche propriet, anche nobiliari, in Laconia 10
Questa situazione di partenza - e non solo il succedersi delle divisio-
ni ereditarie - spiega quelle differenze di ricchezza tra gli Spartiati,
ben note alle fonti gi in pieno V sec. 11 , che finiranno con l'accen-
tuarsi sempre di pi e con il determinare il fenomeno dell'oligan-
thropfa. possibile- in mancanza di un'esplicita testimonianza diret-
ta- riconoscere tracce di questa assegnazione nelle fonti? E come la

10 Sulla stdsis cf. p. 38, n. 30. BRJNGMANN 1975, pp. 532-535, ed ARNtiEJM 1977,
pp. 78-93, immaginano invece una totale ridistribuzione di terre. C' piuttosto da
chiedersi se la terra di Messenia non fosse ridistribuita solo in parte, rispettando i
diritti acquisiti da proprietari dopo la prima vittoria. L'eventualit, improbabile,
legata all'estensione, secondo alcuni tninore, del territorio occupato al termine della
prima guerra (cf. p. 35, n. 18). Nel senso indicato nel testo v. p. es. ToYNIIEil 1969,
p. 231 sg.: ex-nobles ... had not ceased to be richer than their ex commoner fellow
peers, for these had no source of income beyond their kleros, whcreas the ex nubles
had received kleroi without forfeiting rheir ancestral freeholds in the originai nucleus
of Sparta's city state territory ... . Moss 1973, p. 17, pensa invece ad una rivolta
successiva alla guerra (in contrasto con la tradizione antica) e ad una richiesta che
vene sulle terre di Messenia.
11 Testimonianze antiche sulla differenza di ricchezza in Sparla classic<\ (da DI'.
STE. CROIX 1972, p. 137 sg., sul tema v. anche LJ:.WIS 1977, p. 32 sgg.): Hdt. VI 61,3
(Ap101), VIl 134,2 (m5pf Innpmltlll lft\xn TE y~-yuvtitt t~ K'Il X111i11o:m tXVliKnvw ' Ttl
npti)m}, Thuc. l 6,4 (oi t 11ei~ro KEKTIJIEvm}, Xcn. Lac. 5,3 (oi nooowt}, /-l eli. VI 4,11
(oi nAoOO\rotarot}, Arist. Poi. IV 1294b 22, 26 (oi nAolxnot}. Tra le notazioni a carat-
tere Jliit generale si veda in primo luofo quanto ricordato da Arist. P11l. Il 1270a 15-
39, sulla IVIlll!llia -rtl K"tt\aEt~, con i quadro forse esageraco di Pl. Aie. 122c-123b,
nonch le testimonianze sulla differenza di ricchezza sulla Sparla prclicurghea: Plu1.
l.yc. 8-1 l; vi sono anche indicazioni pit vaghe, non intm~diatmuclltc 'economiche',
sull'lite di Sparta: Thuc. IV 108,7 (oi npliltot civlipE), cf. V 15,1, Plut. Nic. 10,8, Xcn.
l.ac. 2,2 (civ8pa ... l; divnep ai llytallll arxrt tcaaiaTaVtiXl}, Arist. Pt~l. Il 1270b 24
(KI.n K"cqnllui}, cf. l'lut. l.y,. 17,2. Vi pni tla l<'ncr contu tlellc g:m, ulimpidte c
non [sulle quali cf. pp. 162-172; emblematico il caso del pcriodonica l'olyldes, vin-
citore nella ~uadriga ad Olimpia sicuramente nel IV sec., che aveva il significMivo so-
prannome dt Polychallms ricco in bronzo (Paus. VI l ,7; Dolone ( tlcllu in Il. X
315 nok\lxpuao ltOUxaK"o): il suo soprannome in rapporto con un celebre giu-
dizio di Agesilao sul fondamento economico delle vittorie ippiche (cf.,>. 172)J, c tli
altre pi o meno eccezionali esibi~ioni, per esempio l'ospitalit offerta t a Lichas agli
stranieri in occasione delle Gimnopedic (Xcn. Mem. l 2,61, Plut. <..m. 10,(>).
SI'AR'I'A '1'1\A FINI; VII li MET VI SECOLO 103

si pu ulteriormente caratterizzare? Per rispondere a queste domande


si deve andare a toccare il cuore stesso del problema della land temt-
re spartana 12
Come ben si sa, Eraclide Lembo nomina una pxala 110\pa, la
cui vendita sarebbe illegale 13, ed accenna contemporaneamente ad una
condanna morale che graverebbe sulla vendita di terra in generale. Si
detto che la distinzione tra due tipi di terra rimanda probabilmente
ad una qualche distribuzione: nel che c' del vero, ma forse solo fi-
no ad un certo punto 14 Un'interpretazione apparentemente ovvia del
termine p x a l a 11o1pa che essa sia l'antica propriet in Laco-
nia15. L'archaia mofra si contrapporrebbe allora naturalmente alla
propriet in Messenia: si tratterebbe dunque - nella ricostruzione fin
qui proposta - della terra dell'aristocrazia". Non si pu tuttavia

12 Poich non si ambisce ad una ricostruzione completa, ma solo a dare alcune


risposte ad interrogativi limitati, che tuttavia implicano una visione precisa dell'intero
sistema, mi limito a rimandi bibliografici essenziali. La migliore discussione del pro-
blema che io conosca offerta da HODKINSON 1986, con ulteriore bibliografia.
u Arist. Fr. 611,12 Rose= Heradid. Lemb. Exc. Poi. 373,12 Dilts,n!OAElv &yi\v
AaKeootJ.tovim aioxpv vevo~notm. n1 pxaia poipa o& E!;eon (cf. rispettivamente
Arist. Poi. Il 1270a 19 sgg., dove acquisto e vendita di terra in generale sono definiti
ou ~ea.lillv, e Plut. Mor. 238e, tij li' pxil8t:v liuxtenxy~IvlJ IJ.oipa Jt!OAElv li'ou~e !l;ilv);
per la conciliabilit tra il passo della Politim c l'excerptllm eraclideo v. HODKINSON
1986, p. 388.
H J-lollKINSON 198(>, p. 388 sg., che incerto sul momento in cui la distinzione
tra due categorie di terre pu essere sorta (la prima o la seconda guerra messenica?)
e si chietle se con archaia moira possa indicarsi la terra di newly-established Spar-
tiates, o la terra della aristocrazia.
15 Cos anche Elll\I,NIIl!ltG 1924, p. 178 sg., Ml"'mt 1953-1958, III p. 274, n. l
[che per pensano ad una base paritaria per l'intero corpo civico (cf. sopra p. 34), per
Ehrenberg distinta dalht terra successivamente acquisita individualmente nella pe-
riecia], AstlERI 1961, p. 47, n. 6, e recentemente DAVID 1981, p. 46, per il quale la
Jtot'ttKJ X,llipa (la terra di Laconia redistribuita su base paritaria alla fine del VII sec.)
si identificherebbe sostanzialmente con la archaia moira - da David messa in rappor-
to con gli &px,alot iloti in Paus. lU 11,8 (espressione di dubbio valore: v. p. es. Mosst
1973, p. l!!, n. 23), e sarebbe opposta a terre nella perieda ed in Messenia. KIECHLE
1963, p. 203 sgg., vede ndl'ardJ,ria moira piccole propriet in Laconia, gi disuguali,
possedute da tutti i cittadini: si distinguerebbe da terre sempre in Laconia acquisite
tlalla nnhih all'epoca della prima conquista della Mcssenia. Precec.lentemente indivi-
se, da esse si traevano i contributi per i sissizi, da allora in poi gravanti sui Messeni:
tutta la teoria costruita su ipotesi fragili; l'originario carattere comunitario - di tipo
cretese - dci contributi al sissill.io assolutamente imlimostrabile (cf. p. 201, n. 96),
la destinazione pubblica dci tributi mcssenici in contrasto con la testimonianza di
Tirteo (cf. p. 282, n. 22).
16 CARTI.EDGE 1979, p. 168, (ancient portion- 'new portions') vi vede appun-
to la terra dell'antica aristocrazia spartana, contrapposta alla terra dei nuovi cittadini:
104 LA NASCITA DEL KOSMOS

considerare l'espressione indipendentemente dal provvedimento legi-


slativo che la interessava. difficile credere si avesse bisogno di Ltatclarc
le propriet e lo status dei nobili, e dunque improbabile che il
termine indicasse i lotti di Laconia. Di fronte a non infrequenti casi
di alienazione si inaspr una preesistente indicazione generale a carat-
tere morale - un tipo di norma molto comune a Sparta. L'intento
sar stato quello di frenare processi di assorbimento della piccola
propriet da parte dei ricchi (i soli in grado di disporre di sufficiente
capitale mobile) e dunque di contrastare l'incipente oligantbropfa. Se
cos, quelle che andavano difese erano di fatto le piccole propriet
in Messenia: a queste probabilmente pensava il 'legislatore'. Non cre-
do tuttavia che il termine possa aver avuto un preciso valore geogra-
fico: indicava semplicemente la propriet 'originaria', tradita eredita-
riamente, di ciascun cittadino 17 Per quanto sia difficile stabilire con
precisione l'andamento demografico del corpo civico spartano, i 'nu-
meri' a nostra disposizione evidenziano gi nel corso del V sec. i
primi segni del processo che produrr l'oliganthropfa 18: la proibizio-
ne di vendita dell'arcbai'a motra potrebbe pertanto gi risalire a
quest'epoca - diciamo agli anni centrali del secolo - quando anche la
terra distribuita alla fine della seconda guerra messenica poteva ben
essere definita avxala.
Polibio invece, che parla di uguaglianza della propriet, precisa
che secondo la legislazione di Licurgo xav'ta 'to xo..ita i.oov X,EIV

cf. CHRIMES 1949, p. 424 sgg., che per eccedeva nel distinguere addirittura due
sistemi di land-ten11re, basandosi soprattutto su Plut. Lyc. 16,1-3; anche FIGUI!IRA
1986, pone in relazione il termine con differenti strutture ereditarie, ma in senso
diacrorco: l'arciJai4 moira sarebbe il lotto in possesso di ciascun spartano al momento
del passaggio dal sistema del riallottamento continuo (sulla cui inverosimiglianza cf.
sotto, n. 25) a quello ereditario.
17 . il concetto di nprotoc; JC.i!poc; che compare p. es. in Arist. Poi. IV 131\la Il
(nllmc; d.i!poc; ibid. Il 1266b 21 ): perci solo in parte da sottoscrivere Asiii!RI 1961,
p. 47, n. 6, la distinzione di carattere topografico ... parallela a quella giuridica fra
t natfllila (= il ICi!Poc;, come eredit paterna, destinato a rimanere propriet del-
l'o\Koc;) e t ron6Ktl]ta, cio i beni acquisiti. Le propriet dei vecchi cittadini in
Mcssenia, ad csem\lio, non sono arcbaia mofra; si noli, per di pii1, che la distinzione
ancora valida ne tardo IV sec., tlmmdo Sllarta nun cumrull;~ pi1 !:1 Mcsscnia (in
questo senso v. le osservazior di KIECIILF. 1963, p. 210).
11 Sul problema recentemente v. CAWKWEI.t 1983, p. 385 sgg., FtGUEIIlA 1986
(il quadro generale ivi proposto altamente speculativo, c le ipotesi economico-
sociali su cui esso si basa assai dubbie), CAil'I'U!DGI! 1987, soprattutto pp. 37-43;
corrette osservazioni sul limitato significato di Lcuttra in FtGUimlA 1986 p. 208, n.
105, con bibl. in proposito, tra cui v. p. es. Kmclll.t! 1963, pp. 212-214, DI! STE.
CROIX 1972, p. 332 sg. .
Si'ARTA TRA I'INE VII E MET VI SECOLO 105

OE tfj 7tOl'tlKfj xropa 19 Il termine designa chiaramente in generale


la terra dci n:oA:ltcxt, c non l'ager pub/icm 20 1~ sconsigliabilc una qual-
sivoglia combinazione tra questo termine e la distinzione operata da
Eraclide21
Per il carattere della distribuzione, stavolta forse almeno tenden-
zialmente egualitaria, si potrebbe invece tenere in qualche conto an-
che la tradizione platonica su una \a6ttlta ... ttva ... tt'\ oaia, che,
se pure dettata sostanzialmente da suggestioni teoriche e da modelli
astratti, potrebbe non essere nata completamente dal nulla22
Pi importante una celebre e discussa testimonianza di Plutar-
co. Egli descrive una cerimonia che si svolgeva nelle lscbai, nel corso
della quale gli anziani della trib assegnavano ai nuovi nati uno dei
9000 lotti licurghei, previo accertamento della loro sana complessione
fisica 23 Si tratta di un uso tradizionale, non necessariamente di un'in-
venzione legata alla propaganda riformatrice di III sec. Il valore sto-
rico della notizia indipendente dal giudizio che vogliamo dare sulla
tradizione dei 9000 lotti licurghei: non ci sono comunque ragioni
troppo serie per negarle un rapporto con quei lotti che la legge sulla
archafa motra mirava a difendere; della distribuzione delle terre
messeniche poteva, dopotutto, esistere un qualche vago ricordo 24 D'al-

19 VI 45,3, cf. VI 48,3.


2Cf. OLIVA 1971, p. 38, c HonKINSON 1986, p. 385 sg., con bibl. n. 35.
21 Giustificate le riserve di HODKINSON 1986, p. 385, con bibl. n. 35, sulla
possibilit di utilizzare la testimonianza di Polibio come indicazione di un tipo par-
ticolare di terra.
22 Pl. Leg. III 684d-c, V 736c. Sul senso di tutta la tradizione 'egualitaria' cf. ~
22 sg. Parallelamente il mito della redistribuzione licurghea deve qualcosa all'effetti-
va distribuzione di terre della fine del VII sec. (cf. KIECIILE 1963, p. es. p. 218),
2J Lyc. 16,1-3: Il genitore non era padrone eli allevare il figlio, ma doveva
prcndcrlo c portarlo in un luogo chiamato lscbe. L erano in seduta i pi anziani
della tribit, che esaminavano il piccolo: se era ben conformato e robusto, ordinavano
di allevarlo e gli assegnavano uno dei novemila lotti di terra. Se invece era malato e
deforme, lo inviavano ai cosiddetti depositi, una voragine sulle pendici del Taige-
to .. , (tracl. M. Manfrcdini; t li yevvt)9V ou~e flv ICliptoc;; 6 yevvl\aac;; t~IV, ll' ~pe
A.apiV ei mJtov ttv UoxtlV ICIIoli!levov, tv q, Kn9t\i.tEvm tmv +uAetmv o\ KpEoptatot
KlltllJtnDiiVtE t ltiXIOOpiOV, t:i ~tl:v E>JtllY<; E11) Kll ix'411VJ:ov, tpt.EIV KEllOV, ICtlpoV
lltljTIW lvaKtOXIMWV llpoovIJIUVtE" E li' cXyEVV KI Oj.loP+ov, &nbtEJlltOV Ei t M:yoJ!va
'AJto9ta, Jtap -r TatiyEtov papa9poilitl toJtov Ktl.).
21 La precisazione sul numero dci lotti potrebbe essere un singolo elemento
recenziore, ma mm basta ad invalidarc l'intera testimonianza, il cui oggetto principale
il controllo dei neonati e l'esposizione dci deformi; quella dell'esposizione una
pratica scnz'altro tmdizionale, c non solo a Sparta (sulla quale RoussEL 1943), v. p.
es. PA'I'I'EitSON 1985, p. 113 sg.; per la cerimonia si confronti del resto gli Ampbi-
106 LA NASCITA DEL KOSMOS

rra parte non si deve neppure pensare per forza ad un meccanismo


di riassegnazione continua dei lorri, come spesso si fa, con uno Sparriarc
ridotto a semplice tenutario a vita25 Un'altra ipotesi corrente limita
questa riassegnazione a dei lotti inizialmente lasciati liberi e/o dive-
nuti liberi per mancanza di eredi del proprietario: si sarebbe realiz-
zato a comprehensive system of economie tatisme, which involved
state interference in private !ife and family planing (un'altra cmatte-
ristica essenziale di questo sistema sarebbe il sistema dell'erede singo-
lo, mirante alla conservazione del numero dei cittadini e delle dimen-
sioni dellotto)26 Ma in questo modo la testimonianza plutarchea

dromia attici (sui quali recentemente v. foURI.I!Y 1981, pp. 65-70, c la bibliografia
citata da PARKER 1983, p. 51, n. 71, nonch PARAUISU 1988: le fonti raccolte in
HAMILTON 1984), che erano certo un rito di accettazione del neon;tto nella famiglia,
al quale era probabilmente legata la sua eventuale esposizione (fondamentale in que-
sto senso il giudizio che si d su Pl. Tht. 160e-161a); in generale sull'eugenetica
spanana, soprattutto in rapporto alle donne, v. MISSONI 1984, NI\POI.ITANO 1985.
Ma non si pu essere sicuri che la tradizione sui novemila lotti licurghci (cf. Plut.
Lyc. 8,5) sia solo una proiezione all'indietro del progetto di riforma di Agidc (4500
K>..flpot per gli Spartiati: Plut. Agis 8, 1-2) raddoppiati per tener conto della perdita
della Messenia- come si pensa normalm~nte (v. la bibl. citata da TJGERsmrrr 1965-
1974, Il pp. 79, 355, n. 251, ma contra gi EHRENIIEI\G 1924, p. 44, K!ECIII.I! 1963,
p. 212, e LOTZE 1971, p. 65 sg.), o il risultato delle riflessioni erudite degli antichi
(cosl MARASCO 1978, che respinge l'ipotesi tradizionale, cf. I-loUKINSON 1986, p.
382, n. 20): un'usanza ripetitiva ed arcaica come quella qui descritta non potrebbe
aver conservato memoria del numero dei lotti distribuiti nella assegna7.ione seguita
alla seconda guerra messenica (solo successivamente ascritta a Licurgo)? Non chiaro
in ogni caso il rappono con la notizia erodotea sugli ottomila Spartani (VII 234) e
con le tradizioni (o dicere) note ad Aristotele (Poi. Il 1270a 37) su 11upiou Spartani,
che potrebbero anche essere influenzate, ma non create ex nihilo Ja speculazioni
teoriche - cf. la no>..t I!Ufliavllpo di lppodamo (Arist. Poi. II J2(,7b 30).
t
25 V. es. le giuste osservazioni di Cozzou 1979, pp. 23, 27-29, per il quale
peraltro il rano descriverebbe un sistema teorico, immaginato per spiegare l'immu-
tabilit della struttura agraria licurghea. Sembra evidentemente non accorgersi delle
incongruenze cui inevitabilmente condurrebbe il sistema F!GURIItA 1984, pp. 96, 98
sgg., Io. 1986, p. 171 sg. Sulle teorie che richiamandosi soprattutto a questo passo
negano l'esistenza di una vera e propria propriet privata della terra a Sparta v. anche
le critiche di HODKINSON 1986, p. 379 sgg. Chi favorevole all'esistenza della pro-
priet privata a Spana solito considerare 'scorretta' la testimonianza di Plutarco: p.
es. TOYNPRE 1969, p. 301, n. 2.
26 Si cita da DAVID 1981, p. 47 sg.: la sua tesi si rif cltiaramcmc al pensiero di
AsHF.RI 1961, spec. pp. 63-68, AsliERI 1963, spec. pp. 5 sg., 12 sg. In questo contesto
naturalmente centrale la questione della storicit (certamente <la t$clu<lerc: v. ~i p.
es. MEYER 1892, p. 258, n. 3; diffusamente ora HODKINSON 1986, pp. 387-391, e
ScHOTRUMPF 1987) della celebre rhtra di Epitadeo, difesa appunto da ASIIEIU 1961,
e pi recememente, con punti di vista ,pit o meno tradizionali, da CIIIUSTmN 1974,
MARASCO 1980 e FIGUEIRA 1986 (spec. pp. 193-195), che secumlo al.:uui avrebhc
Sl'ARTA TRA 1'1NI! Vll E MET VI SECOLO 107

di fatto travisata: Plutarco afferma che tutti i neonati e tutti 1 lotti


sono soggetti a questo rituale politico. lo credo che la cerimonia
sottolineasse simbolicamente l'origine pubblica delle terre assegnate
in propriet privata: essa potrebbe benissimo essere sorta da questa
seconda definitiva distribuzione delle terre messeniche. Un forte sfon-
do ideologico 'comunitario' stempera infatti il concetto di propriet
privata a Sparta27 (secondo una concezione che poi alla base dei
limiti posti a quello stesso diritto). Alla base della concezione sareb-
bero da un lato l'ideologia 'politica' tirtaica, dall'altro l'esperienza,
eminentemente colleuiva, della conquista militare. Una tale interpre-
tazione in chiave ideologica e simbolica risolve, senza negare ogni
valore a questa importante notizia, le numerose aporie che una land
tenure fondata su una ridistribuzione continua sicuramente pone, e
viceversa offre un fondamento ideologico a quello che Busolt defini-
va un gebundenes Eigentumsrecht 28 , che dettava precisi limiti ai
proprietari, anche se forse non cos rigorosi come talOPa si pensa.
Sono del resto gli stessi presupposti ideologici che governano lo sta-
tuto giuridico degli iloti, soggetti ai privati (con limiti precisi al diritto
di propriet)29 in quanto questi ultimi sono membri della comunit
vincitrice e conquistatrice, oltrech assegnatari e proprietari dei lotti

inferto il colpo decisivo al sistema tradizionale spartano: la libert di testare e donare


non prohabilmente un fatto recente nella storia di Sparta.
21 Per la propriet privata a Spana v. recentemente IIOIIKINSON l 986, p. 386

sgg., CAilTI.IlDGE 1979, p. 165 sgg., Cozzou 1979, p. l sgg., ToYNBEE 1969, p. 300
sgg., e la bihl. ivi citata p. 301, n. l. L'ereditariet del lotto concesso al neonato
emerge anche con molta chiarezza dal fatto che la cerimonia si svolge nella lscbe,
connessa al culto cd alla memoria degli antenati (cf. pp. 318-327).
28 UUSOI.T-SWOIIO[)A 1926, p. 634.
1'1 V. le condizioni dell'originario contratto di servit per Eforo FGrH 70 F 117
(tV fxOVtll j.ll\t' Ell&poV EelVIlllll\tE HlllA!lV ~lll t!V Oplllv), la possibilit per lo stato
di liberarli (cf. l'efferato episodio descritto da Thuc. IV 80, 3-4) e di armarli ed
inviarli a combattere, nonch le affermazioni generali di Strabone (Vlll 5,4: tp6nov
yap ttvaiiTJilO<Jiou ll01iou) e quella, troppo precisa, di Pausania (lll 20,6: lloOt to
Kmvo). Non mi pare perci li si possa considerare propriet privata, come fa p. es.
Cozzou l 978, p. 213 sg., Cozzou l 979, p. 158 sgg. (la cui tesi comunque di
estremo interesse, ed andrebbe vagliata con ben altra profondit di quanto qui non
sia possibile), anche se l'indicazione di Eforo semhra permettere la liberazione degli
iloti dentro i confini della Laconia. Importante in questo contesto comunque il
giudizio sulle iscrizioni di manomissione dal Tenaro (/G V l, 1228-1233), mentre
avrei qualche tlubhio a collegare a degli schiavi liberati gli ci&anotol di Mymn
(FGrll l 06 F l); difficile dire se l'evidenza fornita da Seno fonte (La c. 6,3, riecheg-
giato da Arist. Pul. Il 1263a 33-37 e Plut. Mor. 237c-d) sia veramente conclusiva.
Arbitrarie le speculazioni di PII'Hil 1984-1986 su un passaggio degli iloti dalla pro-
priet pubblica alla propriet privata in seguito alla rbtra di Epitatlco.
108 LA NASCITA DEL IWSMOS

coltivati dai singoli ilotP 0 In ogni caso, e ricapitolando, non la


menzione di un'arcbaia moira ma piuuosto la cerimonia di presen-
tazione del neonato nella lscbe che pu essere considerata un indizio
di una distribuzione di terre all'epoca della seconda guerra messenica.

2. L'EQUILIBRIO POLITICO-ISTITUZIONALE: IL PROIILI\MA DELL' ACCES-


SO ALLA GEROUS{A.

Le istituzioni politiche fondamentali dell'et immediatamente


posteriore a Tirteo ed alla distribuzione delle terre messeniche con-

30 Su questi ultimi v. sopratnllto DucAT 1978, che ha il merito di sottolineare


la sostanziale novit degli accenti comunitari che caratterizzano il sistema ilotico clas-
sico (v. specialmente, pp. 18-21, le critid1e a OuvA 1961 eli OI.IVA 1971, c le conclusioni
pp. 44-46; dall'enorme letteratura segnaliamo Lo't7.E 1959, pp. 31-47, DucAT 1971,
OLIVA 1976 (con replica a Ducat), CARTLF.DGE 1979, pp. 96 sg., 160 sgg., OLIVA
1981, GARLAN 1982, spec. pp. 84-87, CLAUSS 1983, pp. 109-115, Wm.wm 1983, pp.
148-154). Lo schema esplicativo proposto da Ducat (p. 16) dello statuto giuridico
degli iloti e del loro rappono con la comunit e con i singoli tenutari dei k/emi

ilota ~
----...... oouM\a
,
c--
/' IC>..ijpo C-> terra civica '\.
, comunit civica <-> Spnrtiatc

tuttavia si fonda sulla concezione di un passaggio a Sparta dalla proprier:. privata <tlla
propriet pubblica della terra, sokl affidata allo Spartano in cambio della sua attivit
militare (une sorte de clrouquie gnralise, p. 21 ). Sembra preferibilc lo schema
che segue, integrato dal forte accento ideologico sui presupposti comunitari della
propriet privata della terra cui si fa cenno nel testo:

propriet IC>..ijpo f - ) assegnazione f - ) t~~ra


pnvata
c-)
l c1v1ca '\. cornumta S .
.1' conqmsta 4--) civica +-+ parttate
ilota oou;l.ei Il

Esso naturalmente applicabile in primo luogo alle terre cd agli iloti mcsscnici,
ma non si pu escludere che proprio la ri-conquista della Mcssenia (c la contestua-
le cooptazione nel corpo civico di parte della popolazione spmtana) abbia prodotto
una generale riformulazionc dei rapporti di dipendenza anche in l.aconia, sulle cui
origini cf. p. 34 sg. Non voglio con questo tornare all'ipotesi di KAJIRS'I'J!IYt' 1919,
p. 290 sgg., che sul modello ateniese pensava ad una causa 'economica' per la forma-
zione di uno strato dipendente in l.aconia, ma trovu che non cm del lUllo errato
sottolineare, come faceva Kahrstedt, l'influenza del modello messenico su quello
laconico; anche per Mossrt 1973, p. 18 e n. 33, la seconda guerra messenica e la
formazione di un ceto oplilico sono importami per la definizione delle condizioni
della popolazione contadina dipendente della Laconia (tuttavia egli oppone un po'
troppo radicalmente questi contadini - come ne esistono in numerose regioni del
mondo greco" - agli indige1~i asserviti dai guerrieri dorici, che non accedono alla
condizione di oplita).
Sl'l\lt'I'A 'l'Ili\ I'INE VII 1\ MF.T VI SI\COI.O 109

tinuano ad essere la gerousfa 31 e la diarchia. Come vedremo meglio


pi avanti, l'eforato - se pure esiste - a quest'epoca non costituisce
ancora una magistratura importante' 2 Per quanto riguarda i re stato
gi osservato pi:1 volte quanto il loro ruolo sia cnfati:.>.:r.ato da Tirteo:
attorno acl essi il poeta aggrega la comunit in vista della lotta contro
i Messeni; essi sono indubbiamente dotati di un prestigio immenso,
palese, ad esempio, nei loro funerali, e, conseguentemente, di un'e-
norme autorit presso il damos JJ. La presenza del collega diarca e
della gerousfa, 'organi di governo' entrambi di antichissima tradizi~
ne, certo preesistenti alla rhtra, garantisce che l'eunomfa non verr
infranta dal potere tirannico di un sovrano ambizioso. Non doveva
essere agevole conciliare le esigenze di equilibrio con il bisogno di
una guida autorevole, capace di condurre la collettivit in battaglia ed
in grado di mediare le contraddizioni esistenti all'interno della socie-
t, incarnandone carismaticamente l'unit.
Abbiamo gi fatto cenno all'importanza della gerousfa, l'organi-
smo che, come la rbtra stabilisce, composto di 28 membri anziani
c dai due re: si ricordata la sua funzione probuleutica - che sembra
garantirle non solo la facolt di elaborare le proposte da sottoporre
all'assemblea, ma forse anche un'altra facolt, di cui certo ci si sar
avvalsi molto di rado, quella di porre un veto a proposte approvate
dalla stessa ekklesfa 34 Si anche visto quale potesse essere il signi-
ficato di questi poteri nella vita politica di Sparta nel VII sec.: pre-
valentemente di controllo nei confronti di spinte provenienti dalla
stessa aristocrazia di cui la gerous{a sembra dover essere considerata
l'espressione. In epoca successiva il significato della probuleusi, cui in
qualche modo si richiamava Tirtco nella sua parafrasi della rhtra, si
pu forse riassumere sulla linea di quanto affermato da Andrewes in
un contributo giustamente celebre sul tema: the relatively small
aristocracies of the seventh century were faced by a relatively large
new class with a solid corporate claim for admission to the govern-
ment; no minor modification of the constitution would meet this
claim, but machinery had to be found which could satisfy the hoplites

Jl Sulle funzioni della gcrousft1 cf. in generale BUSOI.T-SWOIIOIIA 1926, pp. 679-
683, (una ricostruzione dalla quale tuttavia, come si vedr, si diverge in qualche
punto); importanti ANDREWES 1954, ed i lavori citati a nn. 39 e 40, recentemente
anche SPAIIN 1977, p. 104 sgg., Wm.wm 1983, pp. 184-187. V. anche appendice l.
Jl Cf. p. 115 sg.
n Re in Tirteo: v. ANJ>Illl''ES 1938, p. 96 sg., cf. p. 77, n. 192. Funerali: Hdt. VI
58, <Jui pp. 286-290. In generale sulla diarchia cf. CARLII!R 1984, pp. 240-324
.H Cf. p. 79, n. 200, appendice l.
110 LA NASCITA DEL KOSMOS

without giving the contro! of affairs up to them completely 35 Non


c' dubbio che certe affermazioni suonano forse oggi un po' ecces-
sive16: anche se non si possono negare i successi ottenuti dalla 'classe
oplitica' spartana, abbiamo notato quanto questi siano stati piuttosto
il frutto di vittorie ottenute in qualche modo alle spalle dei nobili, e
da una falange sostanzialmente pi elitaria di quella esistente in epoca
classica37 Va detto anche che la trasformazione della comunit spar-
tana in una comunit interamente oplitica non probabilmente istan-
tanea, ma il frutto di un processo, al limite abbastanza rapido, che
prende le mosse dalla distribuzione di terre e piuttosto da una
cooptazione che non da un'autentica rivolta. In ogni caso la probu-
leusi costituisce senz'altro un efficace stnnnento di controllo e, forse
pi ancora, di direzione politica.
Come stato spesso notato, nella descrizione delle procedure
decisionali - concernenti soprattutto questioni di politica estera - le
fonti non riconoscono apparentemente alla gerousfa un ruolo tanto
attivo da giustificare l'enfasi posta sulla sua autorit in contesti pi
generaiP8: probabile tuttavia che si debba accettare piuttosto que-
st'ultimo quadro, nonostante opinioni di senso contrario, che attri-
buiscono un peso rimarchevole all'ekklesia 39 Va ricordato fra l'altro
che l'autorit dei grontes era molto accresciuta dall'insistenza tipica-
mente spartana, e di deciso sapore 'tradizionale', sul valore della vec-
chiaia, e dal rispetto, anche formale, da cui essa era circondata 40 La

35 ANDREWES 195-1, p. 21. Cf. p. 78, n. 198.


"Forse alcuni si esprimerebbero con pi cautela e non scriverebbero che gli
opliti erano una class with a solid corporale claim for admission to the govern-
ment" Cf. p. 83 sg., nn. 218 e 219.
37 Cf. pp. 82-91.
31 V. p. es. i brani aristotelici discussi in appendice l, la testimonianza plutarchea
sulla rhtra (Lyc. 5-6); altri sono citati pi avanti.
39 ANDREWES 1966, LI!WJS 1977, p. 36 sgg., e, sia pure con riserve nel dettaglio
(v. le giuste osservazioni di p. 49, n. 5) KEL!. Y 1981. Resto sempre persuaso, nono-
stante l'analisi di Kl!LLY 1981, dalle parole di FINLEY 1968, p. 170 (p. 254 della trad.
ital.) pensabile che l'obbediente e disciplinato soldato spartano cambiasse radical-
mente il suo abito mentale nelle circostanze in cui veniva chiamato in causa non
come soldatu bensl come cittadino, in cui assisteva a Jibaniti elle avevano luogo tm
persone che, in altre occasioni, gli impartivano ordini a cui egli era tenuto ad obbe-
dire senza discutere?. Sul funzionamento dell'assemblea v. appendice l.
40 Adeguato apprezzamento del ruolo della gero11sfa, lJ correzione delle tesi di
ANDREWES 1966, gi in HAIIN 1969, p. 288, FOI\REST 1968, p. 46 sg., e poi soprattutto
DE S-rE. CROIX 1972, p. 124 sgg., CLAUS.~ 1983, pp. 127-130, FORIU!ST 1983, pp. 290-
293, CARTLEDGI! 1987, pp. 121-!2J,(qui v. anche pp. 129-132, con llll accorto bilan-
cio sui poteri dell'assemblea); in una posizione intcrmcc.lia CAMASSA 1982, pp. 38-40.
SPARTA TRA FINE VII E MET VI SECOLO 111

gerottsfa (il cui potere accresciuto da rilevanti funzioni giudiziarie41 )


dunque un po' la chiave di volta del sistema.
Per comprendere meglio questa fase della storia di Sparta, ed il
grado di continuit con le strutture sociali e politiche del periodo
precedente, opportuno allora considerarne la composizione. L'intri-
catissimo viluppo tra norme di diritto, anche consuetudinario, e fattori
concreti di differenziazione sociale rende assai complesso il problema
dell'accesso alla magistratura, questione centrale nella discussione mo-
derna sulle caratteristiche della nobilt spartana42
Purtroppo le testimonianze antiche sul 'senato' sono spesso frutto
di riflessioni di teoria storico-costituzionale (molto istruttivo in
questo senso l'esempio di Polibio), che a loro volta risalgono al dibat-
tito di et tardo classica sullo sviluppo della costituzione spartana43
Questo non favorisce certo la soluzione del problema.
Senofonte collegava la scelta dei grontes alla loro Ka.OKaycx9ia,
e Demostene definiva la carica tfl petJ1 &9ov44 , come poi avreb-
be fatto Aristotele. Il filosofo distingue due categorie dalla massa
degli h6moioi, i re ed i KCXo Klya9oi, ed a questi ultimi attribuisce
il privilegio della gerousfa, definendola &8..ov ... tfl petfl45 La scelta

Per HoOKER 1980, p. 121, il senato spa1tano al contrario a survival ... a body of
distinguished noblemen, maintained for form's sake.
41 In breve v. p. es. BusoLT-SWOBODA 1926, p. 681 sg., e poi BONNI!R-SMJTH
1949, MtctiEl.l. 1952, pp. 154-162; sui singoli processi DE STE. CRotX 1972, p.
132 sgg.
42 Sul quale cf. p. 14 sgg.
0 La geromfa ha per Polibio una funzione equilibratrice tra Jamos c re (VI IO,
8-10, Polibio qui chiaramente in mpporto con la tradizione lllatonica ed aristotelica
presa in esame a proposito della rhtra), e pu rivestire ta e funzione proprio in
quanto i grollles, scelti in base al merito (aplanvlil]v), si schierano sempre compat-
ti dalla parte della giustizia. Essa quindi il necessario fulcro della pofite{a spartana:
in questo punto pesa molto la teoria precostituita della 'costituzione mista'. Sull'idea-
lizzazione di Sparta nello storico megalopolitano v. OLLIER 1933-1943, 137-164,
TtGI!RSTtiDT 1965-1974, Il Pf 113-130 (I'igerstec.lt pensa che Polibio assimili qui in
qualche modo la gerousfa a senato romano).
44 Xen. Lac:. 10,1-3; Dern. Lept. (XX) 107.
45 Poi. Il 1270b 23 sgg. Anche Senofonte paragonava la contesa per l'elezione
a senatore ad un cnncorsn atletico: non improbabile che si tratti c.li un topos della
letteratura laconizzante, risalente forse in ultima analisi a Tirteo i\li' &pet~. tali' EB;l.ov
Ev v9poiltot<nv ptatov IKDlllatov 'ti! +fpetv yiyvuoo vlip vtp (9,13-14 G.-P.: il che,
sia detto per inciso, sembrerebbe portare acqua al mulino della gi ricordata tesi di
Prato sull'nllusione all'elezione al senato nei vv.39-42 della stessa elegia, cf. p. 93, n.
262; per un possibile rapporto con gli bippeis v. comunque p. 156, n. 14): dove in
pmtoV e KriU1amv ritroviamo il concetto di KaoKya96, ed in iiEB;l.ov il tema ago-
nistico. Quando Aristurclc definisce la gerousfa ll;l.ov... tll apet~, probabile si ri-
112 LA NASCITA IlEI. KOSA/OS

sembrerebbe quindi basarsi esclusivamente sul merito individuale. Me-


yer citava questo passo nella sua replica a Gilbcrt (che aveva soste-
nuto il carattere aristocratico della magistratura) e ne vedeva confer-
mata la sua opinione sull'eguaglianza tra i cittadini41'.
Senonch, anche a prescindere dal fatto che poche righe pi oltre
Aristotele esprime un severo giudizio sulla moralit dei grontes spar-
tani47, altrove lo Stagirita sottolinea che non a tutto il demos era pos-
sibile accedere al senato48, ed in un altro luogo ancora paragona l'elezione
degli anziani spartiati a quella dei grontes elei che, definita una dipem
lluvaateuttKt\, provoca il collasso di un'oligarchia troppo ristretta 4 ~.
Le due serie di passi non sono contraddittorie come potrebbe
apparire a prima vista50 Pare assurdo pensare per Sparta ad una sem-
plice distinzione di diritto che Kat yvu limiti l'accesso alla germt-

facesse polemicamente alle parole ed ai concetti di qualche predecessore. D'altronde


le considerazioni sui tre elementi costitutivi della politefa dci Lacedemoni ricordano
assai da vicino Poi. Il 1265b 31 sgg., specialmente 35-40, dove si cita il pensiero di
certi ammiratori di Sparta come costituzione mista (cf. llel resto AulloNNET 1960, p.
162, n. 2).
16 Cf. p. 15, nn. 9-10.
17 Poi. Il 1271 a 3 sgg.: qui si chiarisce il contenuto della polemica aristotelica,
alla quale sopra accenn:wamo, che vene sul contrasto fm ~li ideali di rnet e paicleitr
aristotelici e spartani, donde l'inadeguatezza della KIXOKcrynOit~ di grollles c re. Su
questo contrasto cf. Poi. Il l27Jb l sgg.; VII 133Jh 5 sgg.; 1324h 7 sgg.; 1325a 5 sgg.
11 Poi. IV 1294b 29 sgg.: ... liuo r ~tyiota p;tci n\ v JIv uipEollut 1:v
lii1JIO\', tij li (IETxEIV' tOl JIV yrp ypmm aipoilVtat, Tl'j li' rcjlupEia JIEfxoootv.
19 Poi. V 1306a 14 sgg. Sul significato di lluvaotcill v. in breve RllollES 1981a,
p. 447 sg., e sulla alpEotc; liuvaotE\IttKI\ v. sotto, n. 53. In riferimento alla storia co-
stituzionale elea in breve HCT IV, p. 60, ad V 47,9, e jm'l'lmY 1973-1974, p. 327 sg.
50 Per la ormai secolare discussione su questo tema v., oltre alle affermazioni di
Gilbert e Meyer (cf. n. 46), il puntuale lavoro di HICI\.S 1906, che intendeva pel\
e KaM Kcrya9oi in senso morale. L'interpretazione di KllO Kliylx9oi in chiave etica
praticamente costante nei commenlatori e nei traduttori di Aristotele: v. p. es.
SUSEMIIIL 1879, l p. 227, Il p. 82 sgg. (n. 322h): gebildete und ti.ichtige I.eute,
AUBONNI:.,. 1960, cf. p. 82 (il neutro l'lite) con p. 162, n. 8. Soprattutto la vici-
nanza con II l271a 22 sgg., dove KllAo Klkyn9oi sinonimo di lkynOO e KIXoKlXyaain
di petl\ fa escludere che Aristotele usi qui il termine nel senso 'economico-sociale'
da lui considerato impmprio c da cui quindi prende le distanze in Poi. IV 1293b 34
sgg. Ma qucst;l imcrprcta7.ionc, se imcsa cun rigidezza, pone imluhhic diffimlt nel
quadro complessivo della testimunian7.a di Aristotele su Sparta: non a caso .foNI;s
1967, della stessa opinione di lliclts (pp. 17, 170 SJ:\.), si dichiara tentato dall'emen-
damento eli Sauppe a Poi. v 1306a l') (uilx u~uilxv), che elimina il paral\onc tra la
dipem liuvnottlltiKI\ dei grontes elci e la geromitr spartana (p. 171). Contro l'inter-
pretazione di KIXO KcryaOoi in senso morale ARNIIEIM l 977, p. 78 sg.; KI~Ao Ktiyn9ui
come nobili CLAUSS 1983, p: 128. In generale sull'espressione v. 1m STE. CJ\OIX 1972,
pp. 371-376, DoNt,AN 1973, con la bibliografia ivi citata.
SI'ARTA TRA I'INE VII E MET VI SECOLO 113

sfa. Tale distinzione sembra in contrasto con l'ideologia politica spar-


tana della bomoltcs 51 Ma viceversa cerL<lmcnLe errato pensare ad
occasionali recenziori anomalie (o irregolarit) di un sistema teorica-
mente 'democratico' 52 Siamo di fronte ad un fenomeno strutturale,
che scaturisce dalla continuit storica (di cui prova lo stesso con-
servarsi dei poteri probuleutici) tra la gerous{a di VII sec. e quella
d'et classica: da escludere infatti con assoluta fermezza ogni ipotesi
Ji riforma 'licurghea' dell'arch, riforma che sarebbe contenuta nella
grande rhtra, la quale invece, se fiss il numero dei suoi componenti
e il suo rapporto con i re e !'ekkles{a, non dovrebbe averne modifi-
cato la base di reclutamento 53 In pratica si tratta del sostanziale,
'naturale' riconoscimento delle prerogative della vecchia classe diri-
gente aristocratica 54 Il concetto di aret usato da Aristotele riassume
per l'appunto quell'insieme di comportamenti tradizionali che fonda-
no il prestigio e !'auctoritas 55 dell'aristocrazia di et classica: l'accesso
alla gemusfa finiva con l'essere d i fa t t o, r1la su Il a base

51 V. p. es. KIECIILE 1965, p. 283.


52 Il pensiero corre ovviamente al modo di elezione (definito infantile da Ari-
stotele, a mere farce da CI!RIMI!S 1949, p. 422, crooked da FoRREST 1968, p. 46,
EllllENIIEI\G 1968, p. 45, pit1 prudentemente lo dice probably well suited to preser-
ve thc aristocratic character of the gerusia, cf. anche BUSOI.'J'-SWODODA 1926, pp.
61!0, 682, Ku;cllu; 1963, p. 143, n. 2, cd ora CARTLEUGE 1987, p. 122). Ci si affidava
al parere di alcuni giudici che, chiusi in un apposito edificio, stabilivano l'intensit
delle acclamazioni tributate a ciascun candidato.
51 V. in questo senso la replica di WELWEI 1979, p. 182 sgg., a BRINGMANN
1975, p. 526 [non persuadono le osservazioni che BIIINGMANN 1980 (che ribadisce
il proprio punto di vista a p. 455 sg.), M1cbtrag,l1. 468, oppone a Welwei (del quale
v. anche WEI.WEI 1981, pp. 21-23) ad esempio su significato di dlpEmlluvuatEUnKli
in Aristotele; in ogni caso non si pu dire che la grande rhtra fondi una nuova
gerousfa, essa semplicemente la stabilisce come collegio di trenta membri compren-
dente i due re]. Per una trasforrmzione in senso democratico della gcrousfa si espri-
mevano BusoLT-SWOilODA 1926, p. 679, MICHELL 1952, p. 43 sg., ToYNDEE 1969,
pp. 232, 265-269, e con qualche cautela, jONES 1967, p. 171, n. 36. FORREST 1968,
p. 63, pensa all'allargamento del vecchio gruppo aristocratico con l'ingresso nel senato
di nuovi membri [nuovi ricchi divenuti tali con la prima distribuzione delle terre
messeniche: l'accesso rimane comunque limitato ad un gruppo specifico di famiglie
(cf. ibid., p. 46)1: ma sulla consistenza numerica della gerousfa che precede la rhtra
non si possono fare che sterili supposizioni.
H A queste prerogative alluderebbe anche la forma yEpmxiu, adoperata da Ari-
stofane (l.ys. 980), a parere di alcuni il termine tecnico laconico per senato. Sul pro-
blema v. llliSOLT-SWOBOilA 1')20-1926, Il p. 679, n. l, cf. KIECIII.E I%J, p. 144, n. l
con bibl.
55 Non a caso ricorre spesso nei commentatori il paragone con il senato romano:
v. p. es. HtCKS 1906, p. 25, STAVELEY 1972, p. JO, PORI\ES'l' 1968, p. 46 sg., CLAUSS
l 983, p. 129 sg.
114 !.A NASCITA OE!. KOSMOS

d i u n d i r i t t o c o n su e tu d i n ari o, l'appannaggio di una


cerchia ristretta56 L'ideologia della homoi6tes non comporta infatti
uguaglianza assoluta. Come vedremo meglio pi avanti, essa era sorta
in relazione ad una parificazione che in campo politico lasciava da
parte la gerousfa e si basava invece sulla possibilit per tutto il damos
di accedere ad una magistratura importantissima come l'eforato, che
in moltissime occasioni si affiancava alla getousfa stessa, quasi costi-
tuendone un'appendice.

3. L'EQUILIBRIO POLITICO-ISTITUZIONALE: LE ORIGINI DELI.'EI'ORATO.

L'altro grande fattore di controllo e di equilibrio nella costitu-


zione spartana di et classica costituito dall'eforato, una magistra-
tura tipicamente spartana, piuttosto che pan-dorica57 Non ci si do-
vrebbe mai stancare di sottolineare quella che sembra esserne la ca-

56 KIECHLE 1963, p. 143, cf. p. 146, dove si accenna anche agli effetti prodotti
dal timore reverenziale e dal senso di subordinazione. Va sottolineato che molti
studiosi finiscono per accettare ,una limitazione de facto per l'accesso alla gel'omfa:
HlCKS 1906, p. 25, TOYNBEE 1969, 266-69 (che fa riferimento per ad un'improba-
bile limitazione sulla base della ricchezza, in quanto as the time passed ami prupcrty
changed hands, wealth and aristocratic descent would tend to coincide with each
other less and less closely - un fenomeno che invece a Sparla deve essere stato
limitato: possiamo pensare piuttosto ad un concentrarsi della ricchez7.a nelle mani
degli aristocratici, ed eventualmente all'estinguersi di famiglie nobili, ma diHicilmcnte
allo sviluppo di un numero consistente di nuovi ricchi), STAVEI.Ii.Y 1972, p. 30, Wm.-
WEI 1983, p. 18-1 sg. (con accenno tuttavia alla pussibile apertura a membri di famiglie
emergenti). Mentre IlE STJ;. Cttotx 1972, p. 353 sg. lascia comunque aperto l'aspetto
legale della questione, ma scrive convinecntemcntc (l think the limitation of mem-
bcrshijl to a circle of 'l'rivilegcd Familics' (tu usc Chrimes' terms) may havc been
complete, or almost complete, throughout the Classica! period, witholll '"Vcr bcing
mshrined i11 ali)' specifc 'constitutional' mie~ ), decisamente per una distinzione di
diritto RAIIE 1980, p. 387; analogamente FCllliiEST 1%8, p. .J(,, p;lrla di elezione
from a prescribed group of aristocratic families, e non dissimile l'opinione di
jF.FI'ERY 1976, p. 116, d.p. 130, n. 3; CARTI.EnGI! 1987, p. 121 sg., si pronuncia per
una limitazione de facto. Carattere aristocratico della gerous{a anche in WAJ>J;-GmtY
1925, p. 561, CHRIMES 1949, pp. 212, 425, ed EtiRENIIERG 1968, p. 45 sg., St'AIIN
1977, J' 104, 0AVIJ) 1981, p. 44 sg.
s L'eforato aucstatu in molti centri, pi1 o meno clircWIIIIl'IIIC legati a Sparla
[p. es., oltre a p6/eis minori della Laconia, 'fera, Circnc, Euhesperides, Eraclea di
Lucania (cf. ora anche le iscrizioni dal santuario di Demetra sulle quali GHINAl"ri
1980): ma tra essi c' anche Messenc!J; per le testimoni;m7.e v. OI.IVA 1971, p. 127,
n. 3, e BuSOLT-SWOIIODA 1926, p. 6!14, n. 3 (da p. 6!13), l-luxu;v 1962, p. 115 sg.,
KlECifLE 1963, p. 95, nonch TtGI!RSTI!UT 1965-1974, l p. 369, nn. 48!1-489, con bibl.
del tutto errato ritenere possibile solo una derivazione originaria all'atto della
'filiazione' della colonia, e poi un processo di trasmissione continuo (e trarre dunque
SI'AR'I'A 'l'IlA FINE VII E MET VI SECOLO 115

ratteristica pi rilevante: la sua apertura a tutti i membri del damos 58


Ne segue che all'eforato sono indubbiamente legate le tendenze e le
apparenze 'democratiche' della costituzione spartana e la massima
'politicizzazione' del corpo civico, intesa come suo coinvolgimento
negli interessi collettivi e come sua pi attiva partecipazione alla vita
politica. Vale la pena di interrogarsi sull'origine ed i compiti degli
efori. I due problemi sono evidentemente connessi, e cos dibattuti da
scoraggiare un resoconto dettagliato dell'enorme bibliografia sotto la
quale, dopo lustri di impegno, l'erudizione moderna li ha letteral-
mente sommersi5~. Ci terremo perci ai dati di fatto pi solidi. Dunque
per 'datare' la nascita della magistratura, non ci si servir tanto della
lista degli efori, che risaliva ben dentro l'VIII sec.60, n della tradizio-
ne sull'origine teopompea della magistratura di cui si cercato di
dimostrare l'artificiosit, quanto dell'argomento, e silentio, vero, ma
degno di considerazione, che degli efori non si f~ parola n nella

clementi per la data di inizio dell'eforato dalla data di fund;lzionc di Tem, come p.
es. fa EHIUlNIIERG 1968, p. 384, n. 22}. La syggneia con Sparta e la fama di una
costiruzione ritenuta esemplare indurranno anche molto pi tardi le citt (non solo
amiche?) a far proprie le istituzioni di Sparla. Personalmente credo che questo sia in
particolare anche il caso di Emclea e Taranto (nella seconda gli efori non sono
neppure altcstati: si pu(J forse suppornc la presenza per via 'imlirett;l', tramite Era-
clea); diversamente, p. es. i>AIIIl'I'J l'JIO, pp. 117-124, TorNUEt: 1969, p. 238, n. 5 e
p. 219, n. l, che uova nella presenza degli efori a Taranto una conferma della data
nellil lista degli efori.
58 Cf. p. 57, n. 109.
SY Anche l'alacrit di J>. Oliva sembra aver sentito il peso di questo compito,
tilnlll che lo studioso cecoslovacco si limita a rimandare alle raccolte hibliugmriche in
Busoi.T 1893-1904, l 55'J, n. l, c in Kmcllt.li l'J63, pp. 236-242; sul problema v.
anche 'J'JfWJtsTm>T 1%5-74, l p. 64 sg., MICJIIii.J. 1952, p. 119 sgg. In generale
sull'cfomto v. I'AI\1\1'1 I'JIO, KAllltS'J'WT 1922, pp. 237-246, llUSOI.T-SWOill>UA 1926,
pp. 683-690, MJ<.:Hill.l. 1952, pp. 118-131, TOYNDF.E 1969, pp. 237-249. Naturalmente
ogni monografia ed ogni studio su Sparta e sulle istiruzioni politiche greche dedica
attenzione agli efori: recentemente v. CARTI.EDGF. 1987, pp. 125-129, WELWEI 1983,
pp. 177-184, CLAUSS 1983, pp. 132-138.
60 754/3 o 753/2 e forse 768/7: la testimonianza fondamentale la menzione del
collegio di Elatos 130 anni dopo Licurgo in Plut. Lyc. 7,1 = Apollod. FGrH 244 F
335a. Per la sua storicit cf. Kmctll.l! 1963, pp. 226-34, TJGERSTF.DT 1965-1974, I p.
317, n. 48, OJ.JVA 1971, p. 125 sg. Contra giustamelllc jA<:OIIY 1949, pp. 282, n. 55,
353, n. 3, cf. 305, n. 24, c soprattutto FGrH III b Note11, p. 356 sg., n. 6; SAMUEL
1972, pp. 238-241, non prende una posizione decisa. Credo che la polemica sull'e-
forato nel IV sec., cf. pp. 51-71, abbia ponllo essere un buon motivo l'erch qual-
cuno si prendesse la briga di inventare o compilare 200 nomi (fiGEI\STEOT 1965-
1974, l p. 317, n. 48). Sulla possibile rilevanza del nome Asteropos [l'altro nome
antico, quello del primo eforo Elatos (Piut. Lyc. 7), non sospetto] cf. sotto, n. 68.
Sulle prime ;lttestazioni della lista cf. p. 63, n. 137.
116 LA NASCITA DEL KOSMOS

grande rhtra, n nella sua parafrasi da parte di Tirteo 61 : a questo


proposito va sottolineato con forza che se gli efori avessero avuto
allora nella vita politico-sociale spartana il ruolo 'stabilizzante' che
pi tardi Aristotele a ragione avrebbe riconosciuto loro 62 , Tirteo
nell'Etmomia non avrebbe sicuramente mancato di nominarli. Ci
significa che per gran parte del VII sec. gli efori, ammesso che siano
esistiti, non hanno avuto alcuna funzione importante63 La stessa
eleggibilit di tutto il damos all'eforato sostanzialmente un argo-
mento a favore di un'origine tarda della magistratura.
Analogamente non darei troppo peso alle notizie su Asteropos
forniteci da Cleomene in un tendenzioso discorso che giustificava
l'abolizione dell'arcb: Asteropos sarebbe, in epoca imprecisata, l'ar-
tefice della crescita del potere dell'eforato, molte generazioni dopo la
fondazione della magistratura, inizialmente di nomina regiaM. Il nome
dell'eforo, che trdito in forma probabilmente errata, e comunque
non laconica (dovrebbe suonare 'AotEpoma, o al limite 'Aa'tprono,
piuttosto che 'Aa'tEpron6), potrebbe anche essere piuttosto tardo65
Esso, come giustamente osservava Ehrenberg, significa propriamente
sternaugig, e non Sternblicker66 Esisteva un v6~1o mxato se-
condo il quale ogni otto anni, in una notte senza nubi, gli efori os-

61 Sulla tradizione tcopompea (accettata assai di frequente come storica: v. p. es.


da ultimo CARTLEDGE 1980, p. 106, CARTI.ImGil 1987, p. 126) cf. pp. 63-70. No-
nostante abbia cercato di dimostrare che la versione diodorea della rbtra contenga
un'allusione agli efori, non ho alcun dubbio circa il signific;l!o di lltutom &vllpa in
Tirteo. L'argomentum e silelllio ovviamente pi debole nel caso tlcl poeta, come
correttamente osservava EIIRF.NIIERG 1968, p. 41, e tuttavia era acceuato da jACOUY
FGrH Ili b, Note11, p. 35(,, n. (,,
62 V. p. es. Poi. Il 1270b 21-26.

"In generale hanno poco valore ricostruzioni della storia pi antica della ma-
gistranra con oscillazioni in senso pi o meno democratico, legate nantralmente alla
tradizione 'teopompea' ed all'emendamento alla rhtra (v. p. es. le discussioni in
OLIVA 1971, p. 128 sg.), ricostruzioni destinate sempre a cozzare con le contraddi-
zioni rilevate praticamente da tutti gli studiosi (v. p. es. PAI\1\TI 1910, p. IlO) nell'o-
pera di Teopompo, fondatore dell'eforato e promotore dell'emendamento. lnutile
dire che la contraddizione tale solo quando si giudica in termini di verosimiglian-
7.a stnric;t; essa viceversa non sussiste nella logica .!dia riflessione cnslilltzimmle arllica.
61 Unica menzione nella letteratura antica J'lut. Cleom. 10,5.
6 ~ SoMMF.Il 1948, p. 8, n. 2, che richiama gli antroponimi spartani Am<:-mnl]
(Hdt. 111 55, l) e (la genuina forma laconica di tJUCsto tipo t! i composti) n.,ry-filmx,
PORALLA-BRADI'ORU 1985, nrr. 193, 194, 195.
66 EliRENDllRG 1927a (stellatam fadem babem Thcs.wrus); per Sternblicker
da leggere addirittura nel testo plutarcheo come nome originario della magistratura,
e non di un personaggio, Lu~IA 1926.
SPARTA TRA FINE VII E MET VI SECOLO 117

se1vavano il cielo, ed interpretavano l'eventuale caduta di una stella


come segno del comportamento scorretto di uno dei re: in tal caso
il potere degli stessi re era sospeso ed ogni decisione su di essi dipendeva
dagli oracoli di Delfi ed Olimpia67 Un rapporto tra il nome Astero-
pos e questa consuetudine poteva facilmente essere stabilito su base
paretimologica; ed molto probabile che un tale procedimento fos-
se effettivamente seguito da Cleomen8 L'osservazione del cielo, ri-
messa in vigore all'epoca di Agide, pu essere strettamente legata al
momento in cui gli efori iniziano a porsi come contraltari dei re,
momento che va comunque considerato perlomeno come termine
ante quem non per la sua data di introduzione, per la quale non
abbiamo alcun elemento preciso69 Del tutto priva di valore, e tanto
scopertamcnte 'di parte' da dover essere stata creata ad boe per gli
interessi di Cleomene, la tradizione sulla nomina regia e sulla loro
originaria funzione di collaboratori dei re 70 ,
A voler essere radicali si potrebbe dire che nmi abbiamo tradi-
zioni fededegne sull'eforato per un'et anteriore alla met del VI sec.
ed a Chilone che, come vedremo pii:1 avanti, una tradizione di et el-
lenistica vuole protagonista dell'ascesa dell'eforato71 La genesi di que-
sta tradizione ignota, e dubbie sono le sue stesse basi documenta-
rie, tuttavia su Chilone convergono indizi sufficienti a porre quanto
meno il problema del suo rapporto con l'emergere dell'eforato come
arcb di primo piano.
La stessa opinione diffusissima che l'eforato abbia avuto all'ini-
zio poteri pi limitati ed in seguito prerogative molto pi ampie
trova solo un precario appoggio nella tradizione antica su Asteropos
(c forse in quella su Chilone)72 Essa in realt del tutto indimostra-

67 Plut. Agis 11,2-5. Per ipotesi (talora, come si visto, avventate) su Asteropos

e su questa tradizione v. OLIVA 1971, p. 129 sg., TIGERSTEDT 1965-1974, l p. 370,


n. 502 con bibl. (tra cui sopratrutto LURIA 1926, EHRENDERG 1927a, PARKE 1945 -
per il quale v. CAilLIER 1984, pp. 294-296), ed ora l'equilibrato commento di MA-
IV\SCO 1981, pp. 280-283, 440-442.
68 Avremmo un forte argomento contro la storicit della lista degli efori se
potessimo accertare che questo procedimento abbia fatto inserire il nome nella lista
degli efori: ma probabilmente nun questo il caso. Si tratta piuttosto tli processi
condotti a posteriori su nomi reali: sulla problcmatica v. le stimolanti osservazioni di
CALAMI! 1988, pp. 178-189,
'''Anche se In menzione dell'ontcolu di Olimpia suona arcaica.
70 Alla quale crede p. es. TOYNUill! 1969, pp. 218-220.
71 Diog. Laert. l 68: cf. pp. 125-129.
12 L'idea contenuta nel discorso di Cleomcne (J>Iut. Cleom. l O) e forse nel

brano di Diogene Laerzio ricordato nella nota piecedente.


118 LA NASCITA DEL KOSAIOS

bile, e qui verr adottata nella piena consapevolc7.7.a della sua fra-
gilit.
Il compito principale degli f.+opot, come chiaro dal loro stesso
nome73, era quello di sorvegliare. L'indicazione cos ottenuta certo
vaga: resta da capire 'che cosa' sorvegliassero. In effetti in et classica
essi controllavano che i cittadini rispettassero le leggi, i nomoi di
Sparta. La cerimonia che sembra si svolgesse al momento dell'entrata
in carica7\ secondo modi codificati dal cerimoniale politico, pu es-
sere prezioso indizio circa i poteri e gli scopi della magistratura alle
sue origini o eventualmente nel momento in cui l'eforato assunse la
sua forma definitiva e divenne la magistratura principale della citt.
naturale infatti che essa sia in rapporto con un momento importante
nella storia dell'arch. Dalle raccomandazioni che si rivolgevano in
quel momento ai cittadini il compito degli efori emerge in maniera
assai chiara75 :
ltpOEIC~pUt'tOV o\ ~0p01 tol ltolt!XI E 'tlV f>X~V EOlOVtE, C>:;
'Aptatotll +11ai, ICEipeaBat tv ~1\Jatcx~ea ~eu lti)OOXEl v tol VOJ.Iot,
'iva Jtl) Xa.Eito c1xnv a\nol.
All'entrata in carica gli efori proclamavano ai cittadini, come dice
Aristotele, di tagliarsi i baffi ed obbedire alle leggi, se non voleva-
no che fossero severi con loro.

Parole estremamente significative: esse dimostrano che la cura


dei nomoi affidata agli efori riguardava anche, se non addirittura in
primo luogo, certi aspetti della dfaita 76 Gli Spartani, per mezzo di
questo richiamo simbolico, erano fermamente 'invitati' a rispettare i
costumi tradizionali 77 L'ordine di KetpEOOa.t tv J.lUotmca. fa pensare

7J Come aveva ben visto p. es. Busolt (cf. BusoL'r-SwooODA 1926, p. 600 sg.,

pi recentemente p. es. OLIVA 1971, p. 126, CLAUSS 1983, p. 132). Altre spiegazioni
sull'origine del nome TIGI!RST!li>T 1965-1974, I p. 370, n. 500.
74 A fine settembre-inizio onobre del nostro calendario: cf. OE S'l'E. CROIX
1972, f' 320 sg.
1 Plut. Cleom. 9,3 = Arist. fr. 539 Rose (cf. Plut. Mor. 550b: non hanno senso
le distinzioni tra i due passi sulle quali insiste Cl nUMI'$ l 'J49, p. 565, per cercare (li
dimostrare che non erano proibiti i baffi in assoluto, ma semplicemente long ami
elaborately cultivated rnoustaches ). Cf. poi p. es. Schol. Hes. Op. 724-726, p. 222,4-
7 Pertusi, Antiph. Il 28 Kock (sul quale v. p. es. I'AIU!'f'l 1910, p. 148 sg.).
76 Sul potere censorio degli efori v. PARETI 1910, pp. 142-159.
11 La frase si anche prestata ad interpretazioni curiose: p. es. AIRICA 1961, p.
85, n. 17, la ritiene an ari:haic survival of some form of vicarious mutilation. Del
tutto fuor di luogo l'idea di MAc DoWEJ.L 1986, p. 155 sg., che l'ordine manifesti
SPARTA TRA I'INE VII E MET VI SECOLO 119

che per la storia dell'eforato decisiva un'epoca in cui l'uso di farsi


crescere i baffi pot essere sentito come parLicolarmentc adatto a sim-
boleggiare ogni tradimento delle usanze spartane per un uso stranie-
ro, per 'mode' che, come spesso accade, dovevano avere inizialmen-
te anche implicazioni di distinzione sociale e di status.
In effetti questo costume penetr in Grecia tra la fine del VII ed
il VI sec. a.C/8 Nell'iconografia laconica l'adulto presenta di soUto
il labbro superiore (non credo si possa dire doverosamente anche per
le epoche piLr antiche)19 rasato. Esistono tuttavia delle eccezioni80,
della prima met del VI sec. Un curioso vaso plastico proveniente da
Taranto e consetvato al Louvre, recentemente pubblicato ed attribui-
to in maniera abbastanza convincente a fabbrica laconica, presenta da
un lato un fallo e dall'altro un volto maschile ridente con barba e
baffi; l'oggetto, di tecnica assai raffinata, degli anni attorno al 570
a.C. 81 Baffi sono dipinti anche in alcuni balsamari plastici raffiguran-
ti la testa di un guerriero, provenienti dall'acropoli di Sparta, databili,
ma anche secondo il Lane solo con molta approssimazione, verso

l'arbitrariet dd potere degli efori. Sul giudizio positivo di Plutarco sulla misura nella
Vittf di Cleomene v. MAllASCO 1981, tfd loc. ~ invece tipico pure di altri provvedi-
menti spartani nominare un solo dettaglio, apparentemente poco significativo, per in-
dicare un intero, ampio campo di obblighi, che in questo caso possono essersi estesi
anche al vesliario (sul quale naturalmente v. Thuc. l 6,4, e cf. pp. 227-230): un caso
parallelo costituito dalla rbtra sulle travi del tetto c le porte della case (Plut. Lyc.
13,5-7), che la tradizione mette in rapporto con la ~tapaoKEU~ connessa alla mensa
(cf. p. 180, n. 21).
78 cr. OI.IVA 1971, p. 129, n. 2, con la bibiografia ivi citata: tra questa in particolare

EIIRENili!RG 1927, p. 2'1 sg., che cerca persuasivamente di collegare il fatto al legisla-
tore di VI sec. Non si deve comunque credere che questa ingiunzione sia stata dettata
semplicemente dal desiderio di tutelare i costumi 'dorici' (cosllo stesso OLIVA 1971,
ibid., c soprattutto KIECIILE 1963, p. 239). Meglio vedervi la difesa delle antiche
tradizioni dei padri (cos CLAUSS 1983, p. 133). Come mostra bene il caso del fr.9
Calarne di Alcmane (cf. pp. 207 sg., 216, 224), gli usi tradizionali venivano anche
difesi in nome del principio del 'Kotv6v'.
79 Una eccezione costituita dalle maschere dedicate ad Orthia, edite da Dickins
in AO, pp. 163-186 (da ultimo v. BURR CARTER 1987), del tipo definito da Dickins
dei Warriors: qui esemplari apparentemente tardi (ma sulle difficolt di datazione
di questo materiale v. AO, p. 165 sg.: in dealing with a chronological arrangement
of the masks we are, in fact, vcry much worse off than in the case of the pottery or
of the lead figurines") presentano sicuramente i baffi (pp. 165, 181, tav. Llll,1,
datato apparentemente al V sec.); per problematica l'interpretazione dei soggetti:
i nostri guerrieri - che compaiono in mezzo a tipi mostmosi e deformi - sono
necessariamente 'Spartani'?
10 Raccolte da PASQUIER 1982, p. 302, n. 79 sg.
11 i>ASQUII!R 1982, p. 287 sgg., figg. 11-16.
120 lA NASCITA DEL KOSMOS

l'inizio del VI sec. 82 Nella ceramica laconica almeno in un paio di


coppe degli anni che precedono la met del VI secolo, figurano adulti
con barba e baffi81 , Non escluderei che la piccola innovazione nella
tradizione figurativa, in ambiti artigianali relativamente diversi 8\ sia il
segno di un costume che si sta affermando, tanto da poter iniziare ad
imporsi a livello iconografico, addirittura in una rappresentazione di
Zeus. L'altra figura con baffi dipinta all'interno di una scena di
simposio su una coppa da Samo (tav. 6a, vedremo pi avanti che
queste scene sono di particolare interesse per la storia dei costumi
spartani, perch sembrano attestare dci comportamenti non uniformi
rispetto al k6smos di et classica85 ) dal pittore di Arkesilas, un artista
assai attento ai parti~olari, e sicuramente il pi grande pittore laco-
nico del momento. E lo stesso pittore che in un'altra sua opera ha
inserito calzari di foggia orientale (tav. 5b)81', e nella stessa coppa da
Samo ha posto sul capo della flautista una mitra lidia" 7; tutto ci
indica abbastanza chiaramente quale sia il senso della innovazione.
Lo stesso vaso plastico del Louvre, nonostante i richiami di Pasquier
al valore apotropaico del fallo, alla statua del Riso fatta erigere da
Licurgo, alla diffusione del,sorriso 'ionico' nell'artigianato laconico-
al quale tuttavia il ghigno ridanciano della figura sul vaso plastico del
Louvre difficilmente pu essere ricondotto - non sembra del tutto
adeguato al clima tradizionale della Sparta licurghea (non ultimo per
la sua stessa funzione di portaprofumi 88), certo non incline a simili
manifestazioni scopertamente erotico-scommatiche89

z LANR 1933-1934, p. 156, rav.35, c, d, e.


Il Per quanto mi risulta solo in S'J'IIIIIH 1972, nrr. 31 (Zcus Lykaius c l'aquila,
coppa del pittore di Naukratis al Louvre, ex. coli. Campana, degli anni 565-50; faccio
in genere riferimento alla cronologia di Sribbe) e 191 (coppa del pittore di Arkcsilas,
con scena di simposio, da Samo, ca. 565)
At Il vaso plastico del Louvrc presenta forse dei rapporti con la bottega del
Pittore di Naukratis: PASQllllm 1982, p. 298, n. 62.
IS Cf. pp. 219-221.
"STmDR 1972, nr.l92 (coppa a Bruxelles, 565-60), cf. PlliiR 1971, pp. 40-43.
17 STnnm 1972, nr.l91, Pll'll.l 1987, p. 7-1, n. 701 cnn hibl.
88 Cf. p. 229 sg.
89 PASQUIER 1982, p. 305 sg. c Sosib. FGrH 595 F 19 cip. Plut. Lyc. 25,4 (cf.
Cleom. 9,1) con il commento di Pilcirilli ,u/loc. (MANI'I\1\IliNI-PICCIIIII.l.l 1980, p.
273 sg.): Licurgo avrebbe introdotto lo scherzo, secondo l'opportunit del momen-
to, nei simposi c nelle altre riunioni del genere ad addolcire la fatica e la durezza del-
la vita, Ma il riso anche ir) r:\pporto alle strutture della lode e del biasimo: cf. Plut.
Lyc. 14,5 sg., 25,3 (cf. anche llcrnclid. Lemb. !:xL: Poi. 373,13 Dilts = Arist. fr. 611,13
Rose); la spiegazione di Sosibio si presenta piuttosto come un'intcrpreta7.ionc 'acco-
SPAI\TA TRA FINE VII E MET VI SECOLO 121

Nel cmpus di Stibbe si trovano poi due altre coppe significative,


di provenienza spanana, che datano ali;\ s c c o n d a m c t d c l
s e c o l o 90 : nel tondo presentato di profilo il volto di un adulto
barhato, con il labbro {questa volta direi doverosamente) rasato {tav.
6b); non sembra azzardato mettere il soggetto in rapporto con l'am-
monimento degli efori. Abbiamo di fronte una rappresentazione tipica
del cittadino, nella cui aderenza alla norma del taglio dei baffi si
deve vedere un'icastica affermazione della generale obbedienza alle
leggi>> da parte dell'individuo.
Pare comunque conveniente guardare in questa chiave storico-
genetica alla cerimonia che aveva luogo ogni anno all'entrata in carica
degli efori; di essa faceva parte anche la dichiarazione di guerra agli
iJotjYI:
Koo
'AptcrtotI] & l~llllcrtalljll]crt to Eljl6pou, otav ei tiJv cipxiJv
KCltaO"tCOOL !tp!tOV, tul iOXJI KntexyyEIV ltOEJ.lOV, OltCll ECXy
t VEE1V.

Ed Aristotele dice che gli efori, non appena entrano in carica,


dichiarano guerra agli iloti, affinch non sia sacrilego ucciderli.

Questa annuale dichiarazione di guerra non doveva essere detta-


ta solo dai motivi religiosi 92, n riflette una funzione degli efori come
garanti della struttura complessiva, anche economica e sociale, dello
stato'3: come ha opportunamente osservato Redfield, la solidariet tra
i cittadini fu rafforzata dal mito della conquista sviluppato da Tirteo,
a sua volta teatralmente istituzionalizzato in una sorta di rituale, quel-
lo appunto della dichiarazione di guerra9~. D'altro lato la dichiarazione
di guerra, che dava certo un apporto sostanziale al clima di paura che
caratterizzava secondo le fonti classiche il rapporto Spartani-iloti's,

modantc', di un personaggio certo lontano dai rigori della rivoluzione di Ili sec. (cf.
TIGI!I\S'I'I\IYI' 1965-1974, Il p. 88 sg.). Sull'erotismo cf. pp. 185-189.
'JO S'l'llllll! 1972, nr. 104, c p. 43, tav. 132, 5-6.
91 Plut. Lyc. 28,7 = Arist. fr. 538 Rose.
?l Ai qm1li, sulla scorta della tradi7.innc antica, fanno riferimento p. es. Coz7.ol.l
1978, p. 2H, CAI\TI.W(a; 1979, p. IM, CI.AUSS 1983, p. 149, CARTJ.ml(a; 1987, p.
31; accentua piuttosto l'aspetto giuridico W..:LWI'.I 1983, p. 179.
"C:os p. es. 1\usoJ.T-SWOIIllllA 192(>, p. 685, OLIVA 1971, p. 126 sg., Piccirilli
in MANI'I\EiliN1-I 11CCIIlll.l.l 1980, p. 283.
94 Rmll'mW 1977-1978, p. 155.
9~
V. p. es. 'J'huc. IV 80,3, V 14,3, Critias 88 B 37 D.-K., Xcn. L11c. 12,4 (no-
nostante RDlliiAI-:1\T 1977, p. 14 l, n. 8).
122 I.A NASCITA DEL KOSAIOS

andava ad affiancarsi a tutte le pratiche del 'disprezzo' che, enfatiz-


zando l'inferiorit degli iloti, non servivano solo ad ancorarli al loro
status 'b, ma anche a rinsaldare negli Spartiati il senso di superiorit
e di unit. La magistratura sembra perci> destinata a promuovere la
solidariet del corpo sociale.
Sembra perci riduttivo ritenere che i compiti dell'eforato siano
legati alla 'Kriegslagcratmospharc' di Sparta: la dichiarazione di guer-
ra, pur contribuendo indubbiamente alla 'militarizzazionc' della so-
ciet spartana, ha anche un effetto culturale pi ampio. Se la co-
munit vive sotto la costante minaccia del nemico, qualsiasi con-
traddizione tra l'interesse pubblico e gli atteggiamenti individuali di-
viene pericolosa. La morale collettiva si fa estremamente sensibile al-
le esigenze del valore e dell'efficienza militare, ed ai comportamenti
che non sembrano in sintonia con esse. come se tutte le parole di
Tirteo sulla contraddizione tra la virt militare e le altre virt di-
vengano di nuovo di pungente attualit, assolutizzate per sempre a
norma di comportamento costante97 Quindi la dichiarazione di guer-
ra anche in stretto rapporto con il controllo della dfaa. Non a
caso, forse, presso la sede degli efori si trovava secondo Plutarco un
santuario di Phobos98 , che tgli pone in rapporto con il richiamo de-
gli efori all'obbedienza alle leggi ed approva secondo una riflessione
politica che si richiama al pensiero di Platone, c che stabilisce una
rapporto tra cjlo~o, aHcO cd aioxuv11 9', distinguendolo dal concetto

"'Cos sostanzialmente DucAT 1974 (v.le perplessit di MusTI 19K4a, p. XXI),


DUCAT 1978, p. 24 sgg., con m;1ggiorc auenziunc al tema 'timore', c GAIII.AN l 982,
p. 130 sgg. Sul timore degli ilmi cunsidcraw tradiziun;llllll'lllc un fatture importante
nella politica spartana v. p. es. LI!WIS 1977, pp. 27-29, I.J.I, c h1 bibl. citata a p. 348,
n. S; ridimensionano molto l'effettiva esistenza di un pericolo ilota CI.AUSS l 983, p.
9, e RoOBAERT 1977, che fa riferimento giustamente alla distinzione tra Messeni cd
iloti di Laconia [occorre per attenzione: certo dal IV sec., ma forse fin dall'insedia-
mento dei Messeni a Naupatto, la distinzione (che traspare anche nei comportamen-
ti pi o meno coraggiosi) operata dalle fonti anche a sottolineare le origini libere
della nuova comunit messenica), ma finisce con il trascurare una evidenza antica
piuttosto compatta.
"' Cf. pp. 97, 1(,8.
91 Plut. Cleom. 9. Sul passo MARASCO 1981, pp. 424-429.
99 Cf. in particolare Leg. l 646e-648a (sul quale recentemente v. Scni'SDAU

1986). Gi Archidamo in 'l'ucididc (l 84,3) sostiene che gli Spartani sono nu),FIIIICOi
... iin ai&ilr:; ollliJipoauvl]c; nElomv llttXEl, aioxuvl]c; l Ellll'llXiiX. Sul concetto di civilt
della vergogna e della colpa v. ovviamente i primi capitoli di Do1>1>S 1951, recen-
temente LLOYD-jONES 1987 (alrra bibl. in PltATO 1968, ad 6,12, p. 92). Sulla vergo-
gna a Sparta v. brcven)ente LliwJs 1977, p. 30 sgg.
Sl'l\1\'1'1\ TRA I'INF. VII F. MET VI SECOLO 123

di vilt di fronte al nemico; ma lo stesso filosofo sapeva che la vitto-


ria sui Persiani era frutto del timore delle leggi (cxHci~) c del timore
dci Persiani (cllollo), che avevano creato negli Ateniesi il massimo
del coraggio, dell'obbedienza alla legge cd ai magistrati, della coe-
sione100.
Ma vi un'altra consuetudine alla quale possiamo guardare in
chiave storico-genetica, sebbene essa sia almeno in parte distinta dalla
cerimonia di investiLUra. il giuramento che efori e re si scambiava-
no di mese in mese, forse in occasione delle asscmblee 101 - e proba-
bilmente la prima volta all'entrata in carica degli efori:
KIX opKou 8 M.~Ol Klltx 1111va ltOIOVtlll, <!opot IIV ind:p t11
a
noEro, pamE U!tp EaUto. 00 opKo crn tep I!v PacrtEl KIXt
tu tll no.Eol KEtpvou VO!lou pumEU<JEIV, ttl li noEI
EllltEliopKoUvto Kelvou atu~!.t Ktov tiw pamEiav napI;,EIV.

Ed ogni mese si scambiano un giuramento, gli efQri in nome della


citt, il re a nome proprio. E il re giura di regnare secondo le
norme della citt, mentre la citt giura che, fintanto che l'altro
prester fede al giuramento, gli accorder intatta la sua autorit
regale.

In questo giuramento gli efori rappresentano fisicamente la cit-


t, il clamus, cd in questa posizione vengono a sostituirsi ai re che,
perlomeno da Tirteo in poi, erano stati sentiti come l'incarnazione
della p6lis: dal momento in cui questo giuramento viene istituito gli
efori estendono la loro supervisione ed il loro controllo del rispetto
della legge anche ai sovrani, dci quali viene in un certo senso sotto-
lineata l'inaffidabilit 102 .
Si esprime qui una delle maggiori preoccupazioni degli Spartani
sul piano della politica interna, come fa osservare Erodoto ai Corin-
zi, che si oppongono con fermezza alla proposta spartana di ripor-

1oo Leg. l1l 698b-699d.


101 Xcn. L.a(: 15,7. Per 'miti' di fondazione di questo uso v. lsoc. Arcb. 21 sg.,
c snpranuuo l'l. /.eg. 111 6R3c-684a, 692h, che fanno risalire il giuramento all'epoca
dell'invasione degli Eraclidi: in questo contesto (sia pure in forme diverse) essi ser-
vono a stabilire il diritto spartano alla Messenia. Rapporto con le assemblee: PARE'n
191 O, p. 167. Si potrebbe pensare che il rinno annuale delle assemblee, quale forse
previsto dalla rb~tra (cf. p. 74, n. 179), sia diventato mensile proprio all'epoca in cui
invalso il giuramento.
102 Cf. p. 289. Il ruolo degli efori (PARt;'l't 1910, p. 168 sgg.) si materializza nel
rapporto con 1-lestin (cf.. P 144 sg). Re come pericolo: CARt.llm 1984, pp. 287-291.
124 LA NASCITA DEl. KOSMOS

tare Ippia come tiranno ad Atene: vv a.to (gli Spartani) t\>-


pavvrov &netpm rovte Ka cjluA.aooovTE tOUtO OElVO'ti:Xta. ev ti] l:JtUptlJ
J.l~ j'EVoiJat Kt.I 01 ,
Possiamo sulla base di argomenti interni proporre una data per
la nascita della cerimonia di investitura degli efori, e dunque fissare
un momento importante per la storia stessa della magistratura? Se la
dichiarazione di guerra presenta dei legami con il clima culturale del
tardo VII sec. (soprattutto per questo richiamo all'ideologia della
conquista, di stampo tirtaico), che costituisce in un certo senso un
termine post quem, l'iconografia laconica sembra fornire indizi pi
precisi per gli anni centrali del VI sec. Il giuramento mensile d'altro
canto si distingue nettamente dai caratteri tipici della cultura di Tirteo,
ed certo di epoca posteriore. Ma che rapporto 'genetico' c' tra le
due cerimonie 104 ? Controllo sui re e controllo sul damos vengono
stabiliti contemporaneamente?
Su tutto ci forse potremo meglio giudicare dopo aver preso in
esame le tradizioni su Chilone, al quale viene spesso legato dai mo-
derni lo sviluppo dell'eforato.

4. IL SAGGIO CHILONE, L'EFORATO, LE LEGGI SUNTUARIE E LA TI-


RANNIDE.

Non facile parlare della 'riforma spartana' in rapporto a Chi-


Ione, personaggio noto nell'antichit soprattutto perch incluso nella
lista canonica dei Sette Saggi 105: imbarazzante confrontare le notizie
che abbiamo su di lui con le costruzioni moderne che lo hanno posto
al centro delle trasformazioni storiche che hanno foggiato Sparta clas-
sica106. Esemplare per la sua genialit, e per i suoi eccessi, ad esem-

lo! Hdt. V 92a,2. superfluo ricordare qui Thuc. l 18. Nello stesso brano sul
giuramento (Lac. 15,8: o6 "\'I> l1Jo11iPil oinE rol jXxm).tilm "tllpiXWIICY 4'fl6vtlllll mxpaa-ci\001
oute tale; Ro>..hat +fl6vov l::rmotflom -cfl liuvliJtem) ricom/>are, insieme al tema del
timore della tirannide, quello dell;t sicurezza procurata a p01ere regio dall'eforato,
tipico della tradizione di IV sec.: cf. p. 65 e n. 142.
104 Come si detto possibile che il giuramento mensile venisse pronunciato
anche in occasione dcll\tsscmblca che eleggeva gli efori.
101 Prima menzione esplicita Pl. Prt. 343a. La lista canonica comprende Cleo-
hulo, Solonc, Chilonc, Pittaco, 'falere, Biantc c Pcriandro.
1010 V. le fonti raccolte in PonAI.I.t\-Bitt\lli'Oitll 1985, s.v., p\l. 130 sg., 191, c la
bibliografia citata in TIGERSTI!DT 1965-1974, I p. 375, n. 542, anc te per i significativi
'precedenti' anteriori agli scavi inglesi (da ricordare i nomi di BUI\CKIIARJ>T 1898-
1902, I p. 133, n. l, MEYF.R -J9S3-1958, 111 p. 520, n. 2, e di Nmsl! 1899, cf. NmsE
1907, p. 449 sg., n. 3).
SPAilTA TI\A FINE VII E MET VI SECOLO 125

pio uno dei primi lavori di V. Ehrenberg, Neugriinder des Staates,


nel quale il grande studioso, che non aveva ancora elaborato la pi
duttile teoria sullo sviluppo storico di Sparta che emerge nelle opere
successive 107 , in pratica trasforma l'eforo Chitone in una sorta di
demiurgo, riformatore, o anzi rifondatore dello stato spartano per
mezzo di un grande intervento, del quale farebbe parte perfino la
grande rhtra: secondo Ehrenberg Chitone sarebbe il creatore della
stessa figura di Licurgo, dietro alla quale egli si sarebbe celato 108 Non
stupisce allora che M. Clauss scriva che attorno a Chitone gli storici
moderni hanno costruito una vera e propria leggenda, e respinga con
estrema fermezza qualsiasi ipotesi di svolta nella storia spartana di
met VI sec. a.C. 109 E tuttavia sembra fuor di luogo negare che negli
anni centrali di questo secolo si assiste a importanti cambiamenti
nella storia di Sparta.
Il documento centrale per la nostra conoscenza dell'attivit politica
di Chitone, e quello sul quale pi si sono fermati i nmderni, costi-
tuito dalla seguente testimonianza di Diogene Laerzio 110:
yF:yove & ~opo Kat tftV ltEVtTIKOot~v EKtTIV 'O.UI!ItiiXOO (556/3)
- rllll!lfll1..11 8 +11m Kat t1tv EK'tTIV (756/3) Ka\ npmtov ~pov yevo-
em - m EeuB'11ou 111 , ci'x; lflllm I:rootKpatll<;. Ka\ npmto Eiorrr,oato
ljlopou tol JJ<xm1..Em xapa~euyvuvm I:at\)po & AuKoi'ipyov.

107 Si paragoni EJIIU!Nlll!ltcl 1925, pp. 5-54, con Elii\I!NUJ!RG 1929; la svolta nel
pensiero del grande storico (stimolata anche dalle critiche di BllRVE 1925) segnata
da EJJRENIIF.RG 1927: qui la grande rhtra e !"emendamento' vengono separati dalla
figura del 'legislatore' di VI sec. (p. 20: in Erl(enntnis dcs mcthudisehen Fehlers,
zuviel durch einc ErkHirung dcuten zu wollen, miissen wir die grolle Rhctra aus der
Problematik des 6. jahrhunderts li>sen und in rruherc Zeit, also vor das Ilochkom-
mcn des Ephomts setzen). l'rima di Ehrcnberg v. i lavori molto inrluenti di WELIS
1923, specialmente p. 51 sg., e DICKINS 1912. Quest'ultimo ebbe tuttavia il torto di
considerare l'opposizione erori-re come un carattere costante della storia di Sparta
(pp. 26-32), una teoria a lungo largamente diffusa, ma oggi superata (critici p. es. AN-
J>JU!Wl!S 1966, pp. 8-10, HAIIN 1969, pp. 286-289, CARI.IER 1977, p. 69 sg. (in
particolare per l'epoca di Clcomcne lj, CLAUSS 1983, pp. 9, 135 sg., WEJ.wm 1983,
p. 177, CARTLEOGE 1987, p. 127).
101 E~mP.NDERG 1925, pp. 30, 49, EHRENIIERG 1927, p. 27 sg. (con argomentazio-
ni nel dettaglio menn persuasive l'idea era gi stata esposta da WI!J.J.S 1923, pp. 47-49)
con l'approvazione autorevole di jACOBY FGrH Ill b, Noten p. 357, n. 9, e quella pi
moderata di OJ.JVA 1971, p. 133.
1o-1 CJ.AliSS 1983, p. 24 sg., cL p. 187. Anche Frrt.IJAJli>JNGE 1980, pp. 157, 162
mostra un ceno distacco.
110 l 68. Il testo dato secondo la lettura di ]ACODY 1902, p. 183, Apollod. fr.l6

= FGrH 244 F 335c.


111 L'anno di Euthydemos il 556/5 o il 555/4 a.C.: SAMUEL 1972, p. 239.
126 LA NASCITA OEL KOSAIOS

Fu eforo nella cinquantascicsima Olimpiade (Pamphila dice per


nella sesta, e che fu il primo eforo) nell'arcontato di Euthydcrnos,
come sostiene Sosikrates. E per primo propose che efori fossero
posti a freno 112 dei re, mentre Satiro attribuisce la cosa a Licurgo.

Una notizia indubbiamente complessa, e in qualche misura


contraddittoria, ma non per questo da scartare come inutile per una
ricostruzione storica. Sul giudizio che ne danno i moderni 113 pesano
due interpretazioni piuttosto riduttive di Jacoby e Schwartz, ed un
certo disinteresse verso la spiegazione, indubbiamente pi:1 lineare,
offerta da Pareti. Prima di Jacoby, e non solo prima 11 \ ha avuto
molta fortuna un emendamento di Stein: si leggeva Ka't. 't"Jv 7rEVtllKOcr'ti]v
~J.l7t'tllV 'O.UJ.lmalia (sulla base di una varia lectio nl:~ln'tllV alla linea
successiva) e punteggiando diversamente si intendeva che Pamphila
avesse precisato cinquantacinquesima in cinquantaseiesima, citando
Sosikrates. Un primo problema era per comunque posto dall'affer-
mazione di Pamphila che Chilone fu il primo eforo. Per Meyer
Pamphila-Sosikrates avrebbero indicato il primo eforato di Chilone e
non Chilone come il primo eforo in assoluto 115 Ma Jacoby not che
l'indicazione Kat. 'tJV EK'tllV di Pamphila 116 era esatta- astrazion fatta
dal riferimento a Chilone - in rapporto all'inizio della lista degli
efori. Egli pens ad una confusione dell'erudita di et neroniana:
nella sua fonte Chilone era detto npmtO etjlopo, ed ella avrebbe in-
terpretato l'espressione nel senso che Chilone era stato il primo eforo,
datandolo di conseguenza alla sesta Olimpiade (all'inizio, cio, della

112 napa~EUyvU~I! ha spesso questo valore, specialmente in riferimento a istituzio-


ni spanane, in rappono all'idea della 'mescolanza': 6 yp AUimilpyo mxp~E 't
1Cat noAEJIOV 001C~OEI t~V +tAOf.lOOiav, &nro; 't CcyO.V noAf~etlCV 'tljl jJf.li!Ml KEpaa8v
OUiJ+owiUV 1Ca\ j>J!oviav fxU (Piut. .Mor. 238b), t~V V AaKEiiai~toVt napa~E\IXBElaav
aptato1Cpanav Tol flamAEilatv 6 rhieto nprofluyevta ... dwoJ.laaev (.Mor. 789e). Per
altri passi cf. jACODY 1902, p. 185 n. 3.
113 CARTLEDGE 1987, p. 107, tradizione ~late and unreliable. Ci.AUSS 1983, p.
25: Dies ist zweifellos kein Text, auf den weiuragende historische Folgerungen
gcbaut wenlcn snlhen. ANili\1\WI'.~ 19M, p. 19, n. 14: Thcre is no justification here
for the stili common opinion that Chilun cnlargcd 1hc puwcrs uf thc cphnnllc in thc
middle of the sixth-century; viceversa p. es. WEI.WEI 1983, p. 180, che si esprime
comunque con molta cautela.
111 V. p. es. DICKINS 1912, p. 20, e in precedenza Nu~~l! 1899.
IIS MEYER 1892, p. 246, n. 1: Kn npll1tov i!+opov y&va8nt bit BUBulh\iJoU, cil +llat
Icoo"t1Cpatt]. L'opinione undivisa da Uusol.'l' 1893-1904, l p. 556, n. 2, nusoi.T-
SWOBODA 1926, p. 683, n. 2,-cd OI.IVA 1971, p. 125, n. J.
11 6 REGENDOGEN"I949. .
SI'ARTA TRA I'INE VII Il MET VI SECOLO 127

lista degli efori). L'espressione :rrpciito Eljlopo sarebbe tuttavia da in-


tendere nel senso di eforo eponimo. Ci gli consent tra l'altro, ri-
prendendo una suggestione di Gutschmid, di evitare l'emendamento,
sia pure a prezzo di una separazione un po' brusca di Em E9u~~~tou
da npmtov E$opov yeva9m 117 Ed. Schwartz riconobbe che il rappor-
to istituito da Jacoby tra l'inizio della lista degli efori e la notizia di
Pamphila era esatto, ma espungendo Ka\ trasformava quest'ultima in
un'indicazione cronografica assoluta sul primo eforo in generale, del
tutto indipendente da Chitone: Diogene Laerzio l'avrebbe inserita nel
testo a commento della frase Ka\ npmto eimn~aa't'o ~6pou 't'ol
~aatAEat napal;euyvuvm. Questa seconda notizia, che Schwartz di-
chiara insensata, sarebbe nata dall'incomprensione di parole come
Xi.A.rov 't'(Ov En:-r aocjlrov :rrpcto Eljlopo (Chi Ione, il primo dei Sette
Saggi, eforo )118 Jacoby attribuiva questa seconda frase a Pamphila,
e la considerava inficiata dalla sua confusione 119 C' subito da dire
che a tutte queste ipotesi, e soprattutto a quelle di Meyer e Schwartz,
si possono opporre serie obiezioni 120: Jacoby, per parte sua, doveva
finire per rivolgerle anche a se stesso, ma una sua decisa ritrattazione
non ha forse avuto il seguito che merita,va, anche perch non stata
sostenuta da una nuova dettagliata analisi del testo 121 Probabilmente

117 jACOBY 1902, pp. 183-188, specialmente 18(, sg., fr.l6, e poi KAHRSTEDT
1'.122, p. 167, EIIIU!NIII!RG 1925, p. 127, n. 25, e l'edizione Oxoniensis di Long.
111 SCIIWI\11'17. 1903a, col. 743; per Chilone, primo dci Sette Saggi cf. Diog.
Laert. l 73 (Anth. Pal. IX 596) ed l 82.
11 ' Cf. anche Elllli!NBI!RG 1925, p. 47.
zo Mcyer: sulla riclezionc all'eforato v. Wl!STI.AKI! 1976; non vi alcun caso
attestalo e, sia pure senza testimonianze esplicite per una restrizione in questo senso,
vi sono indizi per escludere l'iterabilit della carica. Schwartz: l'emendamento non
necessario; il riferimento ai primi efori dopo l'indicazione dell'anno dell'eforato di
Chilone del tutto fuori posto (ce se lo aspetterebbe in rapporto con la notizia sul
ruolo di Chitone nell'istituzione dell'eforato). Jacoby: l'espressione non esplicita-
mente attestata per indicare l'eforo eponimo a Sparta (testimonianze v. 8USOL1'-
SwoBODA 1926, p. 686 sg., n. l>), ed difficile immaginare come potesse provenire
da un testo a carattere cronografico (in ultimo risalente ad Apollodoro), dove l'epo-
nimo compariva in quanto tale, e non come membro pi importante del collegio;
tuttavia Agylaios [Piut. Cleom. 8,3: IIV ... rtpcroc; contrapposto ai oi ll ttaaapE<;
(8,4)1, pnlrehhc ;mchc essere l'eponimo (dubbi in PAIU;'I'I 1910, p. 116, n. 1): esistono
inraui termini tecnici affini nel vocabolario' delle magistrature spartane (p. es. ilrtp<i)ro
rtO!Japxo di Xcn. Lac. 12,6); l'ipotesi per, vedremo meglio pi avanti, non del
tutto economica, e Jacoby stesso sarebbe poi divenuto molto tiepido nei confronti
della propria ricostruzione (cf. sotto).
121 jACOBY 1949, pp. 88, 305, n. 24, 353, n. 3 (I should now write differently
about thc 'rirst cphor' Chilon rrom what l say in Ph.U. XVI, 1902), FGrH 598,
Noten p. 385, n. IO.
128 LA NASCITA DEL KOSMOS

anche sulla base di questi ripensamcnti era giunto alla conclusione


che la lista degli efori comprendeva una parte genuina che comincia-
va da Chitone, ed una ricostruita artificiosamente all'indietro a partire
dal 556/5 122 Egli era convinto che solo dall'epoca di Chitone la
magistratura era divenuta tanto importante da poter sostituire i re in
funzione eponimica.
Anche se forse questa nuova ipotesi di Jacoby non pu essere
corroborata da argomenti sicuri, certo difficile sbarazzarsi in un sol
colpo di entrambe le testimonianze che Diogene Laerzio sembra fornire
sul ruolo di Chilone nella storia dell'eforato: che egli fu il primo
eforo e che nproto EaJl'Yliaa.to ljlopou to'i pa.mA.Ecrl na.pa.Euyvuvm.
Queste ultime parole sono ambigue, e possono riferirsi o ad una
crescita del potere degli efori, o semplicemente alla creazione di questa
magistratura m. Probabilmente aveva ragione Pareti a individuare proprio
in questa ambiguit l'origine dell'incomprensione di Pamphila: la gram-
matica avrebbe interpretato 'male' la notizia, nel senso di creazione
dell'eforato, ed avrebbe dunque rialzato la cronologia di Chitone
all'inizio della lista degli efori; l'inserimento della notizia di Satira da
parte di Diogene Laerzio, secondo Pareti, sarebbe frutto della stessa
incomprensione (Diogene avrebbe seguito anche in questo Pamphila:
e se anche questa citazione risalisse a Pamphila?) 124 A conferma di
questa ipotesi sta il fatto che il panorama di opinioni che questo
passo contiene presupporrebbe cos implicitamente anche la tradizio-
ne su Teopompo fondatore dell'eforato (che sarebbe poi divenuto
'maturo' con Chilone), in caso contrario sorprendentemente assente.

m jACOBY 1949, pp. 282, n. 55, 353, n. 3, 88 c 305, n. 24, FGrH III b, Komm.
p. 613, Note11 p. 356, n. 6. Jacoby si era avvicinato alle posizioni di Ehrcnberg per
ci che concerneva l'importanza di Chilone e della met del VI sec. per la 'riforma'
spartana (FGrH III b, Komm. p. 613, Noten p. 357, n. 9).
IZl In linea teorica entrambe le interpretazioni sono possibili, perch la nascita
dell'eforato era vista spesso di per s come un freno al potere dei re (cf. p. es. Pl. Leg.
III 691d-692a), ma esistevano anche tradizioni su una crescita graduale del potere
degli efori, come quella cleomenea su Asteropos (Piut. Clcom. 10,5). In questo senso
p. es. WADE-GERY 1925, LI\NSCIIAU 1937, p. 274.
ll 4 Il fatto che Diogene Laerzio abbia scelto il secondo senso (alla notizia di
Sosikrates infatti contrapposta l'opinione di Satyros che attribuisce a Licurgo la
creazione dell'eforato), per molti prova che anche Sosikrates si riferiva alla creazio-
ne della magistratura Lp. es. EIIRENlii!RG 1925, p. 127, n. 25 (contro i suoi stessi
'interessi'), e TIGERSTEI>T 1965-1974, l p. 66]. Anche KIECIIIJ! 1963, p. 243, n. 4,
crede coerente la notazione conclusiva: essa per dimostrerebbe solo che Satyros non
conosceva uno sviluppo dell'eforato, contrapponendo Diogene ad uno sviluppo gra-
duale dei poteri dell'arch un.a sua istantanea creazione gi nelle forme classiche.
51'1\RTJ\ TRA PINI! VII l! MET VI SECOLO 129

A questo punto possiamo anche continuare a ritenere che la


notizia di Pamphila sia un fraintendimento: ma non possiamo trascu-
rare la tradizione di Sosikrates (cio, nell'opinione di Jacoby, di
Apollodoro) su Chitone che, eforo nella 56a Olimpiade, aument i
poteri degli efori. Tuttavia non ci resta che speculare sulla sua origi-
ne, e sui suoi rapporti - anche 'genetici' - con, ad esempio, la tradi-
zione deomeniana che insiste invece sull'eforato di Asteropos. In
questo campo si pu andare da interpretazioni assai riduttive (una
replica a Filarco-Cieomene, che pone l'eforato maturo sotto l'egida
del saggio Chitone) ad altre invece assai ricche di significato per la
storia di Sparta arcaica, verso le quali forse si sarebbe orientato l'ul-
timo Jacoby. Il fatto certo rimane che una tradizione verosimilmente
apollodorea attribuiva notevole importanza all'eforato di Chitone nel
556/555 a.C.
molto difficile, in generale, ricostruire una 'biografia' del
personaggio Chilone 125; pi che legittimo il dubbio che attorno a
lui, per la sua fama di sapiente, si siano per cos dire 'incrostati' molti
episodi di natura topico-leggendaria, dei quali sarebbe assai impru-
dente servirsi per una ricostruzione biografica, o anche semplicemen-
te per definire la sua personalit individuale come percepita dagli
antichi. Anche la tradizione sul contributo di Chilone all'ascesa
dell'eforato non pu non essere vista in parte sotto questa luce. In
generale la cautela impone di limitarsi a prendere in esame le tradi-
zioni pi antiche, sebbene anche qualcuna delle seriori potrebbe ave-
re un suo valore, e di cercare di afferrare l'identit culturale dell'efo-
ro. Dunque, oltre ad esaminare con occhio prudentemente critico le
testimonianze letterarie su di lui, si potr tener conto del significato
generale che pu avere la sua inclusione nel novero dei Sette Sapien-
ti (e dunque la complessiva temperie culturale che, secondo la tradi-
zione antica, ne caratterizza l'ambiente), e quello della sua elezione
all'eforato in rapporto alle funzioni di questa magistratura.

125 V. il tentativo di STIIIBE 1985, pp. 7-10 (su Chilone, v. gi STIBBE 1981); ma

non si possono porre tutte le indicazioni cronologiche in un sistema coerente: anche


chi, non condividendo l'impostazione ipercritica di FEIII.ING 1985, sempre troppo
radicale, disposto ad ammettere il valore documentario delle date tradite per l'ar-
contato di Solone o l'eforato di Chilone, riconoscer l'esistenza di diversi sistemi
cronologici per i Sette Sapienti (per i singoli saggi v. anche MossttAMMER 1976, e per
Chilone gi jACOIIY 1902, p. 187), che si legavano o in basso al regno di Creso o in
alto all'arcontato di Solone - dal quale ultimo pare dipendere la data tradizionale per
la proclamazione dei Sette Saggi stabilita da Demetrio Falereo (582/1, arcontato di
Damasias, sincronismo con la fondazione dei giochi pitici).
130 LA NASCITA IJEL KOSAIOS

Non si sa con esattezza quando si form la tradizione canoni-


ca sul 'collegio' dei Sette Sapienti: essa comunque risale almeno alla
fine del V sec. Come sopb6s Chilone ricordato gi da Erodoto;
Crizia gli attribuisce il detto: ~lllOOV O:ya.v Ka.tpQ> mxv'ta. npoar.cr'tt
Krt.a 126 Crizia vedeva in Chilone l'esempio tipico di quelle virt
spartane che, eliminando il superfluo (e dunque il lusso), consentiva-
no agli spartani una dfaita evidentemente da lui apprezzata, o co-
munque positivamente valutata in funzione della nozione di utilit 127
perch consentiva ai liberi di essere pi liberi che in ogni altro luogo.
Non si pu convenire con Clauss quando, osservato che Erodo-
to berichtet iiber seine Tiitigkeit als Weiser, conclude dabei solite
man es bewenden lassen 128 I Sette Saggi, infatti, sono di norma
personaggi politicamente attivi, come ricordava tra gli antichi Dicear-
co (oute oocpo o\he cpt>..oaOqlou ... ygyovvat, auvuo B ttva m
VOf.l08EttKoU) 129, anche quando non abbiano ricoperto cariche ufficia-
li: questo comunque non il caso di Chilone che, oltre che eforo, fu
anche gron 130 Cos la tradizione sul ruolo di Chitone nella storia
dell'eforato pu essere anche il frutto di semplice ricostruzione dotta,
ma l'erudizione ellenistica pqtrebbe ugualmente aver colto nel segno,
poich la sua attivit politica come eforo pu essere stata una delle
radici della sua fama di saggio.
Un tratto ricorrente per i meglio noti tra questi sopbof, quando
soprattutto se ne riesce a ricostruire l'attivit politica, quello di aver
promosso una legislazione suntuaria. Questo senz'altro vero - cd

126 Nonostante FF.l ti.ING 1985, non abbandono la vulgata: Erodotto conosce un
ciclo di storie sui Saggi, il canone precsiste a l'latonc. Sugli aspeui socio-economici
delle massime e degli aneddoti v. SANTONI 1983. Per una bibliografia generale sui
Saggi v. i due lavori citati. Crizia, ancora nonostante Fehling: 88 n 7 0.-K ..
m Questa era del resto, per Crizia, la chiave di lettura della dfaita spartana, e
della sua valutazione positiva dell'artigianato laconico: i11ana t<Jpdv i\lltata JCCX. XP'l<JIIIIli-
tata, JCOOcuv.. tmtll&lotatov... Eill!lupcilratov (88 B 31 D.-K.); mentre nota l'osserva-
zione dello stesso Cri7.ia sul JtoutEElv dci Tessali (88 B 31 D.-K.).
121 CtAUS.~ 1983, P 25.
129 SANTONI 1983, pp. 9(,, n. J(,, 159. MF.YEI\ 1953-1958, III p. (,(,1 sgg., parlava
di et dci Sette Saggi, e scriveva (p. (,(,J): Die Volllstradition f:1f~1 tlic hervorra-
gendsten unter den Staatsmannern, welche in der ersten Halfte des 6. jahrhunderts
an der Spitze der Griechcnstadte des Mutterlandes und Kleinasiens gestanden haben,
unter dem Namen der Sieben Weisen zusammen (cf. p. es. anche W11.1. 1955, p.
516}. Dicaearch. F 30 Weluli 2, cf. Posidon. fr.448 Theiler.
IlO Alcid. III fr.2 (Orat. Au. Il p. 155, Baiter-Sauppe} = fr. IO Avezz ap. Arist.
RIJ. Il 1398b 13 sg. l.a noti.zia merita probabilmente pi cnxlito di quanto non
sembri darle STIBDE (.985, p. 9.
SI'Ait'l'l\ 'I'RI\ FINE VII E MET VI SECOLO 13l

stato giustamente notatou 1 -per Solone 132 , Periandro 133 e Pittacom.


Che la cosa non sia dovuta a mera coincidenza, lo si capir non
appena si rammenti che il tratto pi caratterizzante dell'intera tradi-
zionem sui Sette Saggi quello della moderazione, espresso in deci-
ne di massime, tra le quali la pi celebre senza dubbio quel Jl'llV
l'iyuv che Crizia attribuiva proprio a Chilonem. Espressione senza

Ili SANTONI 19113, p. l 07 sg.


ll1 Jn proposito v. ora jEilllKIEWICZ 1988, pp. 137-140. Probabilmente non un
caso che Demetrio Falerco, del IJUale son ben noti gli interventi in materia di lusso
funcr;~rin, ;1hhia pui curato una r;!cwh;J Ji detti dci Scuc Sag~;i (Demctr. fr.ll4 Wehr-
lil, cf. SANTONI 1983, p. 126, n. 132). In generale su leggi suntuarie nella Grecia
arcaica v. le testimonianze raccolte da Cozzou 1980, p. 134, n. 3.
m Il caso di Periamlro (sul quale v. WII.L 1955, pp. 508-516) particolarmente
significativo, proprio perch, come tiranno, ed anzi, paradigma del costume tirannico
(cf. Arist. Poi. V 1313a 34 -1315b 29), non doveva godere di buona stampa. Un
frammento delle Politeitti di Aristotele (611,20 Rose = Heraclid. Lemb. Exc. Poi.
376,20 Dilts) gli attribuisce una legge che limitava i costumi degli umili: pou]V &
M' Ealllt(l)V KatEalfiiJEV, ol OUK <jlieaav OOmxvv WOV ~ Kat t ltpoa6&m, ed in
generale sulla sua attivit per abbattere la IIJ'ph cf. ibid. 375,20. Nella costituzione
dei Corinzi a1istmclica egli era dunque caratterizzato positivamente ed un altro frammento
aristotelico (fr. 517 Rose) lo qualifica appunto come sopb6s. La Politica lo presenta
invece quale 'tiranno tipo', che abbatte le personalit eminenti, in un lungo passo
(V 131Ja 34-1315h 29) nel quale tra l'altro gli anatMmata dei Cipselidi sono ricor-
dati come esempio dci modi usati dalla tirannide per impoverire i soggetti (cf. Theophr.
fr.l28 Wimmer} e in Ill 1284a 22-33 (cf. V 13lla 8-28), dove Aristotele attribuisce
a Pcriandro il consiglio (che viceversa secondo Erodoto (V 92) egli avrebbe ricevuto
da Tmsibulu ( di abbauere le spi~;hc pi alle, sottolineando la somiglianza tra questo
tipo di procedimento e l'ostracismo. evidente che siamo di fronte a due interpre-
tazioni radicalmente diverse. Esemplare in questo senso il lungo racconto del corin-
zio Soltles al congresso della lega lacedcmone nel 504 a.C. (Hdt. V 92}, che molto
deve aver contribuito a fissare la tradizione di Periandro come tiranno per eccellenza:
il cunsiglio di Trasibulo di tagliare le spighe pi1 alte viene messo in pratica da
Pcriamlro con il massimo rigore. E Sokles cita come esemplare di questo compor-
tamento un episodio che ha molti punti in comune con le leggi suntuarie: Periandro
(per fare una degna offerta alla moglie morta, e potersi cos impadronire - tramite il
consiglio dello spirito - delle ricchezze lasciate in deposito da un ospite) avrebbe
fatto spogliare di tutte le loro vesti (e, evidentemente, dci gioielli) le donne libere
della ciu, riunitesi su suo invito al santuario di f-Iera ID; opn\v ... KOOIIql tep
Kalliatql XPWJIIEvm: un affronto tanto pi sentito in quanto abbatteva le distinzioni
fra padrone e serve. Secondo Eforo (FGrH 70 F 178, ap. Diog. Laert. l 96, sugli
tlllatbmata dci Ci)1sclidi) J>eriandru avrebbe dedicato ad Olimpia una statua in oro
stral1pando il ~eoo~1ov alle donne corinzie in occasione di una festa. Sottrazione di
ricc tezze e diminuzione di statlls al rango degli schiavi: questa l'interpretazione
'oligarchica' delle leggi suntuarie promosse da un tiranno 'sCipiJ&s'.
"~V. Cic. Leg. Il 26,66, c forse Sapph. fr. 98 Voigt.
m Preziosa l'antologia di SNI!I.I. 1971.
Il& Nichts kehrt in den Spriichen so oft wiedcr als der Prcis des Masshaltens,
des voiic; odcr derljlpOVlJOi, der goldenen Mittclstraf~e (liARKliWSKI 1923, col. 2256}.
132 LA NASCITA IJEI. KO.\'MOS

dubbio tradizionale, gi esiodca 137, cd al pi - come tante altre mas-


sime dci Sette - fa t t a p r o p r i a a n c h e dal saggio sparta-
no, ma che nell'attivit politica di Chilone e degli altri sapienti deve
aver avuto, come le molte altre affini, una precisa 'ricaduta'. Sarebbe
assurdo non mettere in relazione questo etbos con le leggi suntuarie
che la tradizione attribuisce, come dicevamo, a molti dei Sette Sa-
pienti. SOI'ge quasi il dubbio che un impegno politico di questo tipo
- ed in generale volto all'affermazione dei valori della p6/is c del
n6mos - sia uno degli clementi che ha pi:1 contribuito a legare insie-
me i Sette.
Erodoto nomina 'solo' due volte Chilone, una volta dichiaran-
dolo esplicitamente sopb6s (VII 235: vtp n:ap' ~Jil:V croljlo'rta:m yev<'>-
~tevo). Un passo di ovvia rilevanza per la sua caratteri7.zazione
come nemico della tirannide (I 59), l'altro invece pi:1 problemati-
co, ma, credo, ugualmente molto significativo, proprio nel contesto
di cui ci stiamo occupando.
Damarato, l'ex-re di Sparta fatto deporre da Cleomene e rifugia-
tosi presso Serse, viene interrogato dal re persiano sul modo migliore
per vincere con il minor d~nno possibile i Lacedemoni, che alle Ter-
mopili hanno dato tanto grande prova di s. Damarato suggerisce al
re di distaccare una parte della flotta e di minacciare direttamente la
Laconia, in modo tale che i Lacedemoni, preoccupati per s, non
porteranno soccorso agli altri Greci. Nel suggerire la vauttKl crtpa.niJ,
Damarato ricorda un detto di Chitone:
"Ean 8 m' aut\1 (i.e. la Laconia) vfjc:m mKEIJIVfl 't OUVOI.ltl i:an
Kuerpa, tJv Xi(IlV, tkvr nup' iu1v oocfltimuo "(f.V<illt:vo, KFpllo II-
~ov fApfl ElVa! l:ltapn Jiti:JOI KUt tfl 8a<XaaJ] Katafu!SUKVUI ~liiOV
~ u~trpxelv, cxid n ~tpoaooKtv txlt' cx\mlc; tmoro i\aeoem o"iov tm
ylh 11yo~at, oun tv av at&ov ltpoetScb;, tlll ltUVtcx o~1oiro tjlo-
Pe~evo vSptv otoov.

C' un'isola vicino alle sue (i.e. della Laconia) coste, il cui nome
Citera, che Chilonc, l'uomo pi saggio che sia stato tra noi, disse
sarebbe stato maggior guadagno per gli Spartani se fosse sprofon-
data in mare invece che emergere, sempre aspettandosi che da lei
sarebbe potuto venire qualcosa di simile a qlll,IJo che ti sto spie-
gando, non pensando affatto alla tua spedizione, ma temendo allo
stesso modo ogni viaggio degli uomini.

m Hes. Op. 694,.


SI'ARTA TRA I'INE VII E MET VI SECOLO 133

L'interpretazione che di regola si d di queste parole di Dama-


rata - o meglio, del detto di Chilone riferito dal re in esilio - quella
pi piana, ed indubbiamente in qualche misura pi giustificata dal
testo: Chilone temeva che venisse sfruttata la posizione strategica di
Citeram. Serse non segu il suggerimento di Damarato, ma gli Ate-
niesi s. Gi nel 456 - secondo una notizia di Pausania - essi si
sarebbero impadroniti dell'isola e avrebbero fatto razze lungo il li-
torale del Peloponncso 139 Se questo un episodio oscuro, quasi mal-
certo, ben altro clamore, cd altre speranze, dovettero accompagnare
l'occupazione dell'isola nel corso della guerra del Pcloponneso. Nel
424, gli Ateniesi, dopo il grande successo di Pilo, organizzarono in-
fatti un altro colpo di quel genere. Stabilitisi a Citera, di l muove-
vano per saccheggiare le coste della Laconia 140 . Purtroppo non sap-
piamo con certezza se Erodoto fosse a conoscenza di questo episo-
dio111: io credo che doveva essergli nota - probabilmente dopo Pilo
- quanto meno l'idea di fissare una base nell'isola e di l portare la
guerra nel territorio soggetto a Sparta, e che condivideva le ottimisti-
che previsioni sui risultati di una simile tattica. Cos si pu spiegare
il tono profetico 142 che assume Damarato: ott tv crv crt6'Mv npoet&O,

138 I-IUXLF.Y 1962, p. 70, CARTLEI)Gil 1979, p. 206. EHilllNIIIlRG 1925, p. 48 sg.,

scriveva invece che Chilone ve<leva in Citera il pericoloso pomo della discordia tra
Sparta ed Argo, con la quale Chilone voleva giungere invece ad un accordo. Ma gi
allora sottolineava che il detto era legato alla politica di chiusura dello stato dall'e-
sterno, e particolarmente dal mare. In questo senso il giudizio di Ehrenberg (v.
ancora in EtlltllNBllRG 1968, p. 43) ricordato da LENSCHAU 1937, p. 275 (che per
tende a sottolineare l'aspetto razziale), TIGilllSTEIJT 1965-1974, I p. 66. V. anche
01"/:t.ol.l I'J79, p. 50.
13"1 J>aus. l 27,5. L'episodio per taciuto da Tucidide (I 108,5).
1 ~ 0 Thuc. IV 53. Nel 393 l'isola di nuovo occupata e fortificata da Pharna-
bazos (Xen. Hell. IV 8,8, Diod. XIV 84,5).
Hl La questione della data di pubblicazione dell'opera di Erodoto stata re-
centemente riaperta dagli interventi di Ch.W. Fornara (da ultimo EVANS 1987): il passo
non pu fissare il 424 come termine a11te q11em, per il silenzio sulle operazioni
condotte da Nicia (nonostante ]A<:OIIY 1913, col. 232), FORNARA 1971, p. 33 sg.,
pensa che esso sia stato scritto dopo il 424 (LilWIS 1977, p. 144, trova la cosa attraen-
te); viceversa CoiiF.T 1977, p. (, sg., richiama, secondo la 'lllllgata dell'interpretazione
crodotea, il precedente Jel 456 (v. gi How-Wmu 1928, II p. 233; cf. poi p. es.
CARTI.f(ll<E 1979, p. 206). Contro questo precedente foornara sottolinea il silenzio di
Thuc. l 108,5, e sottolinea - non a torto - il diverso livello dei due avvenimenti (cf.
anche FoRNAR1\ 1981, p. 156); molto ragionevoli anche gli argomenti di EVANS 1979,
p. 146 SII che propone date di pubblicazione distinte per rotoli, cd accetta il rappor-
to con gli avvenimenti del 424.
n Nella tradizione biografica il 'profeta' diviene Chilone: Diog. Laert. l 71-72,
cf. 68.
134 LA NASCITA DEL 1\0SMOS

ll 7ttXVta ~toim; tj>oi}6~EVO vOp<V O'tOOV, che effettivamente sem-


bra alludere ad un'altra spedizione.
Proprio questo forte interesse contemporaneo - Damarato non
perde l'occasione per proclamare, secondo un tratto frequente nelle
Storie, la tendenza dei Peloponnesiaci e di Sparta ad una politica non
propriamente panellenica - suggerisce che Erodoto abbia potuto
riutilizzare qui in senso strategico un detto in origine di diverso
significato 10 Del resto difficile immaginare una preoccupazione
militare del genere per il VI sec. Ci si pu dunque chiedere se il
senso originale della gnome non fosse invece un altro, legato al ruolo
di Citera come approdo sulla rotta per la Libia e l'Egitto, c dunque
ancora importante in et classica se non come centro di scambio,
certo per i tle che vi dovevano venire riscossi. A questi sembra
alludere Tucidide quando, spiegando le ragioni della particolare m-
~tEta degli Spartani per l'isola, nota: tv yp a\no'l tcv tE n' A.yun-
tou ~ea\ AuPu11 otccrorov npoopoll, tca. Uota. &j.ta ~v AaKo>vtKtv
~ooov unouv tc 9a<iool'J, ~nep ~t6vov o6v tE qv Katcuupyeo9m
noa yp &vxEt xp t l:tKEttcv tca. KpTJ'ttKV xo.yo. Non si pu
del resto dimenticare che l'isola sacra ad Afrodite sarebbe stata sede
secondo Erodoto di un santuario, evidentemente celebre, di fonda-
zione fenicia, il che non fa che confermare quanto detto da Tucidi-
de sui commerci che convergevano sull'isola collocata in una posizio-
ne 'strategica' per la navigazione antica 14~.
Il detto di Chitone tcpoo pl;ov ... dvat l:napn~ti,]O'I tca tt
9CXOOO'l] KCXta8EiUKVcxt pd.UV 1 unepxEtV, con quel termine KFpOo
che certo viene usato da Erodoto comunemente nel semplice senso
di vantaggio, ma che scn7.'altro evoca i vanta~-:gi materiali del
guadagno economico'~S, fa quantomeno pensare che gi all'epoca

10 U.GRAND 1932-1954, nd loc., p. 232, n. l sg., non esclude la storicit del


consiglio dell'esule spartano, contra giustamente 'J'J(;ImSTI!IYI' 1'.165-1974, l p. 401, n.
774. Su Damarato nella narraz.ione erodotea v. ora BoEIJEKlllt 1987.
~~~Thuc. IV 53,3, Hdt. l 105,3. Multo prudente CI\1\TI.Iil>!;l; 1979, p. 122 sg.,
di fronte ad un'esigua documentazione archeologica (COLDSTIU!AM-HUXI.I!Y 1972, p.
306 sg.). Difficile dedurre dai vuoti di una documenta7.one tanto evancsceme la
chiusura del mondo laconico (cumc Cozzou 1979, p. 49 sg.).
us Cf. PowELL 1938, s. v. Ricca analisi del termine in Cozzo 1988 (che peral-
tro non prende in esame questo passo), sulle ambiguit nel suo uso p. 38, n. 3. Si
veda il senso di Kplitov in VI 86y, nell'oracolo rilasciato dalla l'izia allo spartano
Glaukos, che l'interrogava sull'opportunit di impadronirsi con un falso giuramento
di un deposito lasciatogli da un Milesio: la Pizia replica che al rnmncnto sarebbe piir
vantaggioso impadronirsi del denaro (Tl!lV ariKil rcplirov oliunl (ipKIJI VlKroat KI
SI'AilTA TllA FINE VII E META VI SECOI.O 135

eli Chitone - come a quella eli (Erodoto e) Tucidide - Citera fosse un


Krplio per lo slato spartano, c c.:hc il saggio ritenesse questo Kp5o
di minor conto dci pericoli che l'isola nascondeva. Egli doveva ave-
re in mente i pericoli di contaminazione e corruzione derivanti dal
contatto con i mercanti, con le merci ed i costumi da loro portati.
D'altronde l'abbondante riflessione dei Sette Saggi sul tema del
guadagno addita i pericoli d'ordine morale derivanti dal possesso
della ricchezza ed esorta a valutare eticamente le forme di arric-
chimcnto14c': nulla di strano che Chilone si preoccupasse delle inevi-
tabili conseguenze del Kp8o proveniente da Citera. E che questo
genere di preoccupazioni fossero vive nell'ambiente spartano d'et
arcaica e classica ovvio, e provato, ad esempio, dal celebre aneddoto
di Glaukos di EpikydesH 7, il primo di una lunga serie di episodi che
mostrano un'autentica ipersensibilit ai problemi della corruzione,
qui vista come il frutto naturale ed inevitabile del contatto con la
ricchezza 148.
Non sar poi inutile ricordare che la tradi~ione dei Sette Saggi,
e specialmente i detti attribuiti ad Anacarsi (per molti versi ad essa
collegato), non solo evocano i pericoli del mare per dissuadere gli
uomini dall'avventura commerciale 149, ma esprimono in qualche caso
una risentita condanna morale delle attivit e delle istituzioni empo-
riche: i Greci V tcx1 KCX1tll:>..Etcxt t~~cxvepo1 'JIEllOOVtcxt, la piazza del
mercato lpl<J~IVOV ... tOJtOV Et t UllOu IJtCXtV KCX nJ..EOVEKtE1V 150.
Le parole di Anacarsi richiamano un celebre giudizio sui Greci, e pi
esattamente (c sorprcmlcntcmentc) sugli Spartani, espresso secondo
Erodoto da Ciro, sul quale torneremo pi avanti, quando vedremo
anche che si pu stabilire un rapporto tra il detto di Chilone, le

XP..ICllll IJiaacxaOm), ma che poi la punizione ricade sulla stirpe di chi tradisce la
parola data. La testimonianza talllo pi significativa in quamo Glaukos viveva a
Sparta due generazioni prima di Leotichida, ed era dunque quasi un contemporaneo
di Chilonc. Ci muoviamo in pieno nella cultura dei Sette Sapienti, come provano gli
slessi legami con Delfi e con Esiodo (Op. 349 sgg.).
Hb SIINTONI 1983, pp. 110-119, pericolo di upp1c;, richiami ad arricchirsi 111-
Ka\ro, svalutazione del Kplloc; aiaxpciv. Proprio a Chilone veniva attribuito da Demetrio
Falereo (apophth., ap. Stob. Ed. III 1,172y, lll 116,8 1-lense) il detto ~lUIIav a\poil
11iillov i Kipooc; niaxpciv tI IIV yp imcx~ l>ltllafl. tI Iii: Ei, che pu avere rapporti
con la prassi commerciale.
H 7 Htlt. VI 86 (v. n. 145).
BM Sulla corruzione n Sparta v. ora NnETIII.ICIIS 1987, sulla cui impostazione
riduttiva v. ,,. 233, n. 27.
H SI\NTONI 1983, pp. 122-4.
150 Oiog. Laert. l 104, 105 = KINOSTRANI> 1981, A43, A44.
136 LA NASCITA DEL KOSAIOS

/;evTJacrim e le trasformazioni nel commercio che interessava la La-


conias.
Nel secondo brano erodoteo 152 troviamo Chilone alle prese con
un prodigio avvenuto ad Olimpia all'ateniese Hippokrates, fun1ro
padre di Pisistrato: fatto il sacrificio, le carni si erano messe a bollire
nei !ebeti senza che fosse acceso il fuoco.
XlOJV l'i AaKel'iaiJlOVlOc; napatUXCV Ka\ OeT)(J(XJleVoc; t tpac;
auvepouAeue 'lnno~epntel nprotcx ~hr yuvcxlKu ~~ ~ &yeaem teKvono1v
t oiKla, ei l'i tu)'XclvEl ~rov, l'ie&epa ti)v yuvalKa h:n~IJtelV, Ka
d tic; o\ tuyXavet cv nalc;, to\itov nelnaaem.
Chitone il Lacedemone, trovatosi l per caso ad assistere al prodi-
gio, consigli Hippocrates in primo luogo di non sposare una
donna capace di generare, in secondo luogo, se l'aveva, di mandar-
la via, e se poi gi aveva un figlio di ripudiarlo.

Hippokrates non obbed a Chilone, e gli nacque Pisistrato ...


Chilone era dunque noto in et classica per la sua decisa oppo-
sizione alla tirannide. A questa fama di Chilone va ricollegato senza
dubbio anche un testo papiraceo del II sec. a.C., che ha ricevuto
notevole attenzione da part~ degli storici 153 , nel quale Chilone ed
Anassandrida, il re Agiade suo contemporaneo, sono ricordati per
aver abbattuto la tirannide di Eschine a Sicione e quella di lppia
(probabilmente l' Ateniese) 154
col. I col. II
lonmc; l .. l .. tc;x~,t.! .. l'ital
lto l'ie ~~ etc; tTW 'lJtElpov
IEv lnolUw tTtc; ncxpcxl
k!trov 15 Jac; U)~!OP,t'!ac; EICtloiEV
o)uK ot&v Xtrov l'ie o AcxK(I)V
~
leautrov e+<lpeuaac; KCXI atcx'TI TIYll

1S1 Hdt. l 153, d. pp. 231, n. 19, 267-271.


IS2J 59.
1" Il testo (FGr/1 105 F l) riproduce quello di LEAIIY 1955-1956, p. 40(,, Infon-
date sembrano le correzioni proposte da I hJXLI!Y 1962, p. 499, sulla scia di DICKINS
1912,l' 26 (d. OJ.IVA 1971, p. 133, n. 4). Su di esso DICKINS 1912,1' 25 sg., BII.AIIEL
1922, nr. 3, FGrH l 05 F l, LEAIIY 1955-1956, Wl liTE 1958, LEAIIY 1959, HUXLI!Y 1962,
p. 69-71, HooKF.R 1980, p. 146 sg., BI!RNtiARDT 1987, p. 286 sg.
ISl Dubbi in proposito sol!evl'ti da 1-IAMMOND 1956, p. 48 sg., n. 3.
51'1\R'I'h 'l'Rh I'INE VII E META VI SECOLO 137

IKO!VOV cro: Avo:l;o:vlptllj tE


ta EV tot EJJJ T)IJ)~V
20 ~ upo:lyytlo: KO:tEu
cr VI EV l:\ KUCil\<{ ti j..IEV
[t)Ecr.. cr AdcrxJ~Yl)Y lnmo:v &
(A9T)VT)<JlV) netmcr1fpo:
[t. . . . . .
... ... (col.ll, 1.16) Chilone lo Spartano, essendo eforo ed al coman-
do di un esercito, insieme ad Anassandrida, abbatt le tirannidi tra
i Greci, Eschine a Sicione ed Ippia (il figlio di?) Pisistrato ad
Atene .. ,

Le difficolt cronologiche poste dal documento, forse parte di


un'opera sui Sette Saggi 155, sono notevoli: Ippia, deposto dagli Spar-
tani nel 510 a.C., non pu essere considerato in alcun modo un
contemporaneo di Chitone. Pi che per i suoi dubbi contenuti 'sto-
rici'156 il testo sembra interessante per la caratterizzazione di Chitone
come nemico dei tiranni 157, che a sua volta si ricollega a quel luogo
comune della letteratura antica che insiste sull'ostilit di Sparta nei
confronti degli stessi tiranni 158. Se tale luogo comune ha prodotto gi
fra gli antichi generalizzazioni eccessive, sarebbe fuori luogo negare
l'esistenza di un atteggiamento analogo in politica interna 159 ,
Vi sono, in sostanza numerosi punti di contatto tra i caratteri
essenziali dell'eforato e gli interessi che Chilone, come sapiente, poteva
avere. Ne risulta rafforzata l'ipotesi che l'ascesa di Chilone all'eforato
attorno alla met del VI sec. sia un momento importante nella storia
della magistratura e della citt. La storia precedente dell'eforato rimane

1ss FGrH 105 F l, Komm. p. 377, LEAHY 1959, p. 31.


ISL'fiGERSTF.IYf 1965-1974, l p. 372, n. 511: its historical value is very small;
CAR'I'I.Iii>GI\ 1979, p. 14: unreliable,
IS7 In questo senso, ma soprattutto in rapporto con la politica estera EH-
Ili!NIIEitG 1925, p. 47 sg., e 'I'IGERSI'ElYf 1965-1974, l p. 66.
sa l luoghi classici da citare sono Thuc. l 18 e l'elenco, anche <JUesto da trattare
con c:unda, di l'lutarco Mor. 859c-d (che comprende i Cipsclitli di Corinto ed
Amhmcia, Ligdami tli Nasso, i l'isistratidi di Atene, Eschine di Sicione, Symmachos
di 'faso, Aulis in Focide e Aristogenes di Mileto), ai quali vanno aggiunti Isoc.
Pm1eg. 125, e Arist. Poi. V 1312b 7 sg. [cf. TtGHRS1'EIYI' 1965-1974, l p. 585, n. 643,
e su tutta la questione ora BERNHARDT 1987, che giustamente collega la nascita e lo
sviluppo della tradizione al caso dei Pisistratidi e ad Atene, sottolineandone l'impor-
tanza anche per il nostro passo (p. 279)].
IS9 Cf. p. 123, n. 103.
138 lA NASCITA DEl KOSMOS

opaca; gi esistente, forse, e comunque nato in vista di una generale


sorveglianza del rispetto dci n6moi 160, con l'inasprimento c l'esten-
sione di queste norme alla vita 'privata', fu trasformato da Chilone
(assertore di una dfaita moderata, nemico della tirannide, del guada-
gno sfrenato e dei contatti con il mondo esterno) in uno strumento
essenziale per esercitare un controllo che dai giovani 111 c dai cittadini
si estende anche alla figura dei re, indicati pubblicamente come possibili
aspiranti tiranni 11' 2

5. ANASSANDRIOA, I.A GUERRA C< >N 'l'EGEA E LA 1'01.11'1< :A l'll.ll-ACI 11\A.

Questo quadro si pu ampliare tenendo conto di quel poco che


soprattutto Erodoto ci consente di sapere sulla storia di Sparta alla
met del VI sec. a.C. Si soliti collegare infatti a Chilonc cd all'asce-
sa dell'eforato la celebre vicenda del re spartano Anassandrida 163, sul
quale gli efori esercitarono il loro potere - probabilmente pochi an-
ni dopo l'eforato di Chilone, secondo alcuni quando questi era gi
morto 11' 4 La storia di Anassandrida di quelle che sembrano raccon-
tate da Erodoto pitJ per la sua curiosit e per il suo gusto novellistico
che per l'effettiva importagza storica 165 E invece, molto probabil-
mente, l'excltr$1-IS su Dorico e sulla sua famiglia apre uno straordina-
rio spiraglio sulla storia spartana di Vl sec., rivelandoci un momento
importante dello scontro tra efori e re, e comunque la prima testimo-
nianza del potere degli efori quale stabilito dal giuramento 11''.
Anassandrida, si ricorder, aveva sposato una nipote: la donna gli
era molto cara, ma da lei non aveva avuto figli. Gli efori l'avevano
invitato a ripudiarla, perch non si estinguesse la stirpe di Euristcnc,
e a sposare un'altra donna. Di fronte al fermo rifiULo del re, efori e
anziani gli proposero di tenersi la moglie che aveva, ma di prender-

160 Tale l'originaria sfera di competenza per KmCIIIJ\ 1963, p. 236 sg., CI.AUSS
1983, p. 132 sg. Da escludere le origini sacerdotali: cf. 0J.JVA 1'.171, p. 130 sg. c
K!ECIIlE 1963, pp. 239-42.
161 V. al proposito Xen. /.ne. 4,6, Acl. VI-l XIV 7.
162 ~ naturale che il giuramento mensile nasca quando l'eforato assume i suoi
caratteri classici e tluntJIIC all'epoca di \.hilonc: cos p. es. Eliii"NIImt(; 1933, p. 219'
sg.; per opinioni diverse v. p. es. ANiliii\W"S 1'.156, p. 71 (che pensa ;ttl 1111 antico
conflitto tra aristocrazia e monarchia, anteriore alla grande rbtrn), OI.IVA 1971, p.
131 (scontro efori-aristocrazia), CLAUSS 1983, p. 133 (nascita della diarchia).
163 Hdt. V 39-41.
1 ~ Cos STIBBI! 1985, p. 14.
16s V. p. es. il tono di CAIITI.J:mm 1979, p. 143, nel far cenno all'episodio.
166 Cf. p. es. LI\NSCIIAU 19~7, pp. 274 sg., 285, Kmcuu; 1'.163, p. 243.
Sl'i\RTI\ TRA FINE VII E MF.Tt\ VI SI;COLO 139

ne con s Una seconda, '(va ~Ili t\ aOOV 7tf.pt CJO l:7t1Xf>t\1lt1Xl


J3ou..Eumovmt. Quali siano i reali procedimcmi immaginati difficile
precisarto (una deposizione che dovrebbe essere sancita dall'assem-
blea?1r'7), ma certo che si tratta di un intervento suggerito da norme
tradizionali, o comunque destinate a divenire tali, tanto da non essere
sentite come rivoluzionarie dagli informatori di Erodoto. La colloba-
razionc tra efori e grontes assai significativa - in rapporto a quella
centralit della gercms{a a cui sopra si accennava - specie se si ricor-
da che lo stesso Chilone ricopr (forse contemporaneamente a quella
di eforo) anche la carica di gron. Anassandrida accett e prese in
moglie una donna che poco tempo dopo gli gener un figlio, il
futuro re Cleomene. Anche la prima moglie, tuttavia, rimase incinta,
fra l'incredulit e l'ostilit generale, ed in particolar modo della fa-
miglia della seconda sposa, che indusse addirittura gli efori a sorve-
gliare il parto della donna. Anassandrida pose al bambino il (pro-
grammatico, come vedremo) nome di Dorico, e dalla .stessa prima
moglie nacquero poi, secondo certuni come gemelli, Leonida c
Cleombroto.
Non sembra il caso di escludere, come fa Clauss, qualsiasi rap-
porto tra questa vicenda e Chilone 16R, non fosse altro perch la se-
conda moglie del sovrano era quasi certamente pronipote del sag-
gio169. Come stato recentemente pi:J volte ripetuto, la 'politica'
matrimoniale era viLale per le ricche famiglie spartane, ed anche il
matrimonio di Anassandrida c della sua prima moglie stato spiega-
LO in questa luce 170. Senza dubbio il matrimonio di un re aveva anche

167 Cos ANDilEWI!S 1%6, p. 4, che tuttavia sottovaluta l'importanza di quello

che egli definisce un advice da p;me degli efori e dd geronti. Su pratiche per la
deposizione dci re cf. p. Il(, sg.
11' 1 CLAUSS 1983, p. 25, che si basa sostanzialmente su ANmtEWES 1966, pp. 3

sg., 8, n. 14; per l'opinione tradizionale, che pone in relazione i due fatti v. DICKINS
1912, p. 20, I.ENSCIII\U 1937, p. 274 sg., Huxt.EY 1962, p. 71, 'I'IGERSTEDT 1965-
1974, I p. 69.
11'' Cf. PoR/\I.I.A-BitAlli'OI\1> 1985, p. 45 sg. La cosa sottolineata da LEN-

SCHi\U 1937, p. 275, e TIGEilSTEIYr 1965-1974, I p. 69.


110 Non v' dubbio che quello dci matrimoni tra ricchi e potenti fosse un fenomeno
cmTcnte nella Spana classica: i patrimoni delle famiglie in vista non andavano dispersi
ma 'allocati' in maniera avveduta, anche in considerazione delle norme ereditarie
spartane, che tendevano a disperdere le sostanze al di fuori del gruppo consanguineo
(cf. HouKINSON 1986, pp. 398-404, specialmente le conclusioni a p. 404). Non si
pu che ripetere a questo proposito quanto scritto da Cartledge che, dopo aver
ricordato le differenze socio-economiche che distinguevano per nascita alcune fami-
glie spart;me, scrive: what these upper-dass Spartans had in common was the desire
140 I.A NASCITA OEJ. KOSMO.I'

un significato politico, come doveva sapere bene la famiglia di Chi-


Ione e Demarmenos, che alla fine del VI sec. sembra fosse imparen-
tata con entrambe le case reali spartane 171 Questa impressione non
pu che trovare conferma nel clima di tensione e sospetto, fomentato
dai familiari della seconda moglie di Anassandrida (cio dall'oikos di
Chitone), che circond la nascita di Dorieo, e forse anche nel fatto
che questa nascita, e quella dei fratelli, rivelano la strumentalit 172
delle motivazioni addotte dagli efori per indurre Anassandrida a ri-
pudiare la nipote. Il prestigio acquisito dalla casata di Chilonc spiega
almeno in parte la straordinaria autorit del re Clcomene, paragona-
to da Carlier ad un npoatntll to 1>11~ou 173
A ben vedere, dunque, l'ascesa dell'eforato sembra accompagnata
da spostamenti di equilibrio all'interno dell'aristocrazia spartana,
evidentemente a vantaggio di un gruppo che fa capo all'oikos di Chi-
Ione: forse meglio ripetere che Anassandrida viene indotto ad un
secondo matrimonio da efori e geronti insieme.
Ad un ridimensionamento del ruolo dei re nell'ambito della
comunit potrebbe aver contribuito anche la ben nota svolta, di so-
lito detta 'filo-achea', che segna la politica spartana di met VI sec.
Anche qui si vista la mauo di Chitone: un'ipotesi, ma le sue basi
sono abbastanza solide 174 Di tale nuovo atteggiamento, che trov
forse sostegno nell'attivit poetica di Stesicoro 175, ed i cui momenti

to contract marriages amongst themselves from considerations of high politics (e.g.


Hdt. V 39-41, Plut. Kleom. 1). Pnrallels from the Homeric epics or the reni world
of Archaic Greek dynasts are not inapposite, E subito dopo aver ricordato il detto
wealth . . . marries wealth ed il rapporto che anche a Spnrta do\evn esistere tra
potere politico e propriet tcrricra, Ci\1\TI.m>GI' 1911la, p. % sg. (citazioni p. 96),
sottolinea l'incidenza dei matrimoni di interesse; cf. anc!Jc Rmll'll'lll l 977 -l 'J7K, p.
159, e per il nostro caso specifico CllllTI.WGll 1981a, p. 99, llullKINSON I'JH6, p.
400 sg.
171 V. l'albero genealogico p. 360, n. 41.
172 Certo la pressione esercitata sul re prendeva una forma legittima ed espri-
meva preoccupazioni comprensibili e ragionevoli per la mentalit spnrtana (sulle qua-
li insiste CLAUSS 1983, p. J21 sg.), volte a garantire la persistenza della casata reale,
ma questo non impedisce che l'argomento fosse pretestuoso.
173 Ct\RJ.nm. 1977, p. 82 sg., che forse insiste troppo sul fondamento personale

di questa autorit.
174 Cf. HUXLEY 1962, P 69, T!GEilSTEOT 1965-1974, l P 66-68, Ct\1\TLEDGE
1979, p. 139, FoRRES'I' 1968, p. 76, STIIIBE 1985, p. 12. Sul mito acheo a Spnrta v.
anche HUXLEY 1983, pp. 5 sgg.
175 Cf. STIDBE 1985, p. l J sg. con bibliografia essenziale n. 29. Piuttosto pruden-
te rispetto alle ipotesi di BoWJtA 1961, pp. 161-170, spec. 161-1{,5, 369, TIGJm-
STEDT 1965-1974, I P 373, n.' 5t'9. Recentemente NESCIJKI\ 1986, spec. pp. 295-301,
SI'AR'I'A TRA FINE VII E MET VI SECOLO 141

culminanti sono costituiti dal recupero delle ossa di Oreste 176 e dalla
susseguente alleanza con Tegea 177 (del tutto ipotetico il collegamen-
to con il recupero delle ossa di Tisameno, proposto da Leahy 178),
viene solitamente sottolineata l'importanza in relazione alla politica
estera spartana: esso segna il passaggio dalla fase della conquista
sistematica a quella delle alleanze, dalle quali finir con lo svilupparsi
la lega del Peloponneso 179 Qui invece si vorrebbe richiamare l'atten-
zione sui riflessi interni della politica 'filo-achea'.
In primo luogo la fine della guerra di annessione significa la fine
della distribuzione di nuove terre ai cittadini: la svolta non solo sembra
rispondere ad una logica di conservazione di fronte al pericolo ilota,
ma pone anche un limite all'arricchimento individuale, nella forma
della conquista militare.
In questo senso pu essere utile guardare pi da vicino la nar-
razione erodotea sui precedenti di questo episodio. Dopo la legisla-
zione licurghea gli Spartani UVoJ.ltiOTJaav; data la fertilit della loro
ch6ra ed il loro numero, essi prosperano e si arricchlscono, e pensano

accetta il rapporto tra Orestea c Sparta stabilito da Bowra ma non considera del tut-
to innovativa, rispetto al patrimonio mitico e religioso locale, e dunque in questo
contesto non significativa, la collocazione del mito di Oreste a Sparta. In generale su
Sresicoro v. ora Rossi 1983.
176 L'episodio pi affine quello degli Ateniesi che per conquistare Anfipoli
si procurano le ossa c.li Rhcsos (Polyaen. Stra/. VI 53): sulla protezione offerta in
combattimento dal cadavere di un eroe v. p. es. Soph. Oed. Col. 1518 sgg.; breve-
mente in generale BRELICII 1958, pp. 90-92, e sulle epifanie eroiche in battaglia
GIANc.llJI.IO 1983, p. 476, n. 18.
177 Hc.lt. l 66-69. Questi avvenimenti sono da collocare tra il 560 ed il 550, cf.
FoRRI;S'r 1968, p. 76. Una curiosa spiegazione in chiave paleontologica del ritrova-
mcmo delle ossa di Orcste in llllXI.I!Y 1979, ribadita nonostante alcune critiche (v.
p. es. I'IUT<.:Iml'l' 1982, p. 45 sg.) in lluxu;y 1983, p. 6. Per il lrattato tra Sparta e
Tegea, secondo i pi concluso a questa epoca, v. Arist. fr. 592 Rose ap. Plut. Mor.
277b-c, 292b, cf. jACOBY 1944a, DE STE. CROIX 1972, p. 97, BENGTSON 1975, nr.
112. Trovo comunque ancora non del tutto priva di attrattive l'ipotesi di una sua 'da-
tazione bassa', all'epoca c.lella rivolta del terremoto (MORE'I'I'I 1946, pp. 101-103), che
offre forse un migliore contesto per le preoccupazioni nei confronti degli iloti.
178 Paus. VII l ,8, cf. LllAIIY 1955.
179 Cos p. es. El-lltENIIImG 1968, p. 44, FoRRFsr 1968, pp. 76 sg., 79, CLAUSS
1983, p. 23 sg., S'l'llliiE 1985, p. Il. Sulla 'politica c.lelle ossa' v. IIUXLEY 1962, pp. 67-
71 [non si pu condividere la tesi del rapporto tra questa e gli Agiadi, per via del suo
rapporto topografico con la statua di Polidoro in Pausania (III Il, l 0): ben pi signi-
ficativa la vicinanza con gli &pxrua ... ~opEla, evidentemente sede dell'eforato in et
arcaica e classica, nominati poco pi avanti da Pausania (III Il, Il), cf. pp. 144 e 69,
n. 163], FORRI~'I'J' 1968, pp. 73-76], recentemente ancora HUXlEY 1979, HUXLEY
1983, pp. 5-7, in breve lliRASCIII 1989, p. 94 sg.
142 LA NASCITA DEL KOSMOS

allora di poter intraprendere una guerra contro gli Arcadi. Ma un


oracolo delfico 180 li 'consiglia' di affrontare i soli Tegeati: gli Spartani
si preparano baldanzosamente, fidando nel responso ambiguo, che
sembra prospettare la lottizzazione della piana di 'L'egea (So'xno wt ...
KaV ne~iov aKoivcp ~~a~IEtpt1aaaem) 181 Vanno in battaglia portando
con s le catene ed i ceppi per i Tegeati e, sconfitti, sono costretti a
lavorare la terra che speravano di conquistare. Il racconto segue uno
schema tipico della interpretazione storica erodotea, nel quale la ric-
chezza e la prosperit producono hybris, spingendo ad uscire dai
confini della propria terra, ed inducono allo scontro con un popolo
'pi primitivo' e valoroso, dalla vittoria sul quale ci si pu attende-
re beq poco, in confronto ai danni che procurer un'eventuale scon-
fitta182. Ma l'interpretazione gi insita nell'oracolo delfico,
verosimilmente ex-eventu 183 , che sottolinea la dismisura degli Spar-
tani ('ApKa~iTJV J.l' aite; J.!ya J.l' ai.te) e la natura primitiva e rozza
degli Arcadi, popolo numeroso di pa~!lVTJcpciym 184 La tradizione pu
essere tegeate 1ss, e dunque di parte avversa a Sparta, o anche sparta-
na. O semplicemente, come pi probabile, essa d'origine tegeate,
ma accettata anche a Sparta, e quindi comunque di un certo inte-
resse per l'ideologia storica degli Spartani. Non il caso di risuscitare
una vecchia, immotivata q1melle sulla presunta incongruenza crono-
logica della notizia erodotea su Licurgo e la creazione dell'euno-

180 V. PARKE-WORMELL 195(,, Il nr. 31, CRAIIAY 195(,, pp. 150, 153-155, Kmcu-
BERG 1965, p. 60 sg., FONTENROSil 1978, Q 88, p. 123 sg.
111 L'oracolo prospetta anche agli Spartani che essi potranno noooilcpotov
opxljoaollm.lnaccettabile l'esegesi proposta d:t STmN 1901, ad loc., che pensa ad un
implicito paragone tra la valle di 'l'egea, circondata da montagne, cd una orchestra.
Non si tratter forse nemmeno di un pi banale ballare per la gioia (Astii!IU 1988,
ad loc ): si deve pensare a celebrazioni per la vittoria analoghe ai Parparonia celebrati
sul luogo della poco posteriore vittoria sugli Argivi nella guerra per la Tireatide (cf.
pp. 157, 303-305).
112 Su questi temi v. Cotm1' 1971, pp. 104-117.
18' CRAUAY 1956, p. 153. Storico invece per PARKE-WOilMEU. 1956, p. 100.
184 Cf. p. es. I 7 l ,2-3, con i Persiani caratterizzati, prima della conquista da par-
te <Ici l.i<li, come un popolo nule d1e non conosce ancom oitt~ af\JlV m'm~ yuOlv
otiSV, c dunque porta vesti <li cuoio, non mangia dii che vuole, nta ci> che lm,
perch abita una terra dura, non ha vino, non ha fichi e nessun altro buon cibo
da mangiare, o il confronto tra cibi Persiani ed Etiopi (III 22 sg.).
185 How-WELLS 1928, ad loc.: a Tcgea Erodoto (1 66,4) ricorda di aver visto i
ceppi degli Spartani. In questo caso essa pu essere stata animata dall'ostilit di l'egea
e dell'Arcadia negli anni succ~sivi alle guerre Persiane, sulla quale v. ora brevemente
CARTLEDGE 1979, pp. 214-2.17, AIJSIIEAD 1986, p. 86 sgg.
SI'ARTA TRA FINE VII E META VI SECOLO 143

mftt 1"1': ma certo che nel V sec. alla guerra con Tegea in qualche

misura legata dalla tradizione antica anche una svolta etica nell'atteg-
giamento spartano, in precedenza caratterizzato come Kntncjlpovrrn-
K<) c sostanzialmente macchiato da bybris. La tradizione non offre
qui precise indicazioni su una pi profonda opposizione, quale si
palesa talvolta nel pensiero erodoteo, tra genti primitive e popoli ef-
femminati e dediti al lusso 187
In secondo luogo, con la fine delle guerre di conquista, ha ter-
mine la lunga serie dci re conquistatori che, come ricordava Tirteo,
andava dagli Eraclidi a Teopompo, ed era proseguita evidentemente
con i protagonisti della seconda guerra messcnica. Il prestigio dei
sovrani ne esce diminuito non solo da un punto di vista personale
immediato (c probabilmente vengono meno anche cospicui vantaggi
economici in termini di gras)'aa, ma anche da un punto di vista
ideologico pi generale: centrando l'interpretazione della storia spar-
tana non pi lungo il tema della conquista ma sul motivo della con-
tinuit con i sovrani pre-dorici 189, l'autorit dei te eraclidi non pu
che scemare. In questo senso la 'politica filo-achea' coerente con la

18& Alcuni hanno notato che Erodoto in I 65 sg. sembrerebbe far derivare im-
mediatamente la storia spartana dell'inizio del VI sec. dalla riforma licurghea (p. es.
NmsF. 1907, pp. 440-449, WEu.s 1923, pp. 44-54, WAUE-GERY 1925, p. 562, LEN-
scBAU 1937, p. 271 sg.). Tali difficolt hanno indotto ANDREWES 1938, p. 92 sg. (cf.
anche HCT l, pp. 128-130) a ritenere che Erodoto, con scarsa attenzione alla cro-
nologia di Licurgo (che egli sapeva tutore di Labota), avrebbe qui per errore sovrap-
posto due fatti distinti, la nomothesfa licurghea e il conseguimento della e~tnom(a, da
collocare all'inizio del VI sec., nel regno di Leone e Agasicle. lovero le difficolt
poslc da una simile ipolesi sono maggiori delle presunle aporie che essa vuoi risol-
vere: come poteva Erodoto ignorare le implicazioni cronologiche della genealogia li-
curghea? V. HAMMOND 1950, p. 53 sg., che mostra bene la coerenza del testo ero-
doteo, ed 0S"JWAJ.I> 1969, pp. 74-79, spec. 76, n. 2.
187 Il caso esemplare quello dei Lidi e dei Persiani, cf. soprattutto I 55,2, 71,2-
4, 155-157.
188 Per TIGERSTEDT 1965-1974, I p. 68, il passaggio alla politica difensiva fu
pensato to deprive the kings of their greatest weapon - the supreme command in
rime of war. A king at the head of the 'army', especially a victorious king, was a
deadly threat to Spartan 'democracy'. Gras: CARLIEil 1984, p. 262, n. 132.
189 Va da s che un intervento di questo tipo non poteva trasformare in
nmnicra completa le forme di 'autocoscienza' storica degli Spartani: l'idea del 'popolo
conquistatore' era troppo intimamente connessa alle stesse strutture produttive di
quesla societ per essere cancellata dalla memoria storica. L'affermazione di Cleome-
ne ad Atene Ma io non sono Dorico, ma Acheo (Hdt. V 72), al di l degli
obbiettivi contingenti, sembra proprio segnare la ricucin1ra ideologica tra le due 'in-
terpretazioni' della 'preistoria' spartana, sfruttando l'ascendenza achea della famiglia
<li Eracle.
144 LA NASCITA DEL KOSMOS

tendenza a controllare il ruolo dei re all'interno della comunit e ad


evitare che essi possano nutrire con concrete speranze Ji successo
aspirazioni tiranniche. Sulla scorta di queste considerazioni diviene
pi chiaro il valore del nome Dorieo, di cui si sottolineato il carat-
tere programmaticamente anti-chiloniano 190: Anassandrida si richia-
mava alla tradizione 'dorica' proprio a riaffermare il prestigio dei
sovrani Eraclidi. Del resto il rapporto fra gli efori e il mito di Oreste
riemerge chiaramente a livello monumentale.

6. Et>II.IZIA I!D IDEOLOGIA I'OI.I'J'ICO-IlEI.IGIOSA.

Non un caso, dopo quanto abbiamo osservato nel paragrafo


precedente, che la tomba di Oreste, connessa ad un santuario delle
Moire, si trovi nei pressi della 'vecchia' sede degli cfori 191 : il comples-
so, che funge da vero e proprio pritaneo 192, ha il suo perno nel santuario
delle dee, funzionale al mito dell'eroe matricida, ma destinato anche
a sottolineare il tema dell'accettazione, da parte dell'individuo, della
sua parte e del suo proprio destino. Si ritrovano qui molte delle
spinte alla omologazione ed alla moderazione che politicamente e
giuridicamente si esprimono nell'eforato.
Non chiaro quale sia il rapporto tra l'ufficio degli efori, co-
me equivalente del pritaneo, e la {otcllVl) la~tooia 19\ nella quale pren-
dono il pasto insieme i re ed altri magistrati 1'1-4 a spese pubbli-

190 FoRRES1' 1968, p. 83 sg.; 1-IuXLI!.\' 1962, p. 71 (che per va troppo avanti
nello scovare testimonianze su questa contesa nel papiro Rylamls e in Philod. M11s.
IV 14: la stasis sedata da Stesicoro probabilmente non scoppiata a Sparta, cf. NEU-
BECKER 1986, ad Philod. M11s. IV Il); STI8111!. 1985, p. 14. Significativa potrebbe
essere la lista dei re in Pausania (per comodit v. CART!.I!.DGI!. 1979, Il 344, sulle due
liste differenti, l'altra erodotea, Vlll 131,2, v. ivi p. 345), nella quale i nomi in lldpo
ricompaiono dopo un intervallo di due generazioni (i re nati nella prima met del VI
sec.) attorno alla met del VI sec., alla nascita di Damamto. utile rammentare che
la parola pu aver rivestito vari accenti ideologico-politici.
"' Paus. Ili 11,10 sg.
1' 2 KENNELI. 1987.
191 Sulla quale v. EllliENilllRG 1933, p. 208 sg. (con le fonti ivi citate), che
giushuncntc suunlima b priuriti tlcll'istitulll c la stm antcriuril risllcttn tllo stato
de~li efori, ma vuoi far risalire troppo indietro nel tempo le concezioni 'politiche' su
cut esso si fonda.
194 Di rilievo la presenza, accanto ai polemarchi, che suno in rapporto con la
damosfa anche in tempo di pace (cf. Plut. Lyc. 12,5, Mor. 226f-227a), di tre Spartani
(uno per phyl?) che fungono da inservienti (Xen. l.ac 13,1). In tempo di pace
siedono nella mensa anch: due l''fthioi per ciascun re: essi hanno anche l'onore di
essere nutriti a spese pubbliche (ai re concesso Ka lluO\ou fitpEollat llo KaTEpuv.
SI'ARTA TRA FINE VII E MET VI SECOLO 145

che 195 Naturalmente noi conosciamo la damosfa nella sua forma d'et
classica, quando in campagna essa residenza del re cui stato af-
fidato il comando della spedizione 196, mentre in citt i basileis conti-
nuano a mangiare insieme 197 molto probabile che in pace i re si
ritrovino, nutriti a spese pubbliche, presso la sede degli efori. In ogni
caso possibile che le funzioni di 'proto-pritaneo' si siano inizial-
mente sviluppate in rapporto ai re, con la damosfa, mentre l'ulterio-
re affermarsi della coscienza politica e delle simbologie comunitarie
danno largo spazio agli efori come rappresentanti del popolo.
Tutto il problema dell'edilizia politica spartana per di estremo
interesse in rapporto alla matumzione della coscienza 'civica'. Alcuni
anni or sono I. Schatzman ha distinto la storia dei luoghi di riunione
dell'assemblea spartana in tre fasi: nella prima, l'assemblea si sarebbe
tenuta, giusta le indicazioni contenute nella rhtra, fra Babyka e Kna-
kion; essa si sarebbe poi trasferita nell'agora, come testimoniato da
un passo della Vita di Licurgo 198, e quindi nella l:KL~ costtuita da
Theodoros di Samo, ed ancora luogo di riunione dell'assemblea all'e-
poca di Pausania 1 ~9 La serie degli 'spostamenti' avrebbe un ritmo
molto serrato (fra la fine dell'VIII-inizio del VII sec., fino alla met
del VI sec.). In realt nessuno di questi tre momenti pu essere
distinto con assoluta sicurezza dagli altri: qualunque fosse il suo esatto
significato letterale200, l'indicazione 'topografica' contenuta nella rh-
tra (cos come le altre pi o meno generiche prescrizioni sulle pro-

oi 1l rhi01o1 e\a IIEonp6JtOI l! At:J.+ol~. mtEC'I!tevm IIEtc t6v jkxmBllv 1:C lilliiOm<l, Hdt.
VI 57,2).
195 Cos sembrerebbe da evincere (cf. p. es. MICHELL 1952, p. 113) dal luogo gi
citaLo in Hdt. VI 57, che prosegue accennando alla razione che viene inviata ai re a
casa, ed alla doppia razione che spetta loro se presenti al deipnon. Questo avviene
tanto in tempo di guerra (bt\ .poupl TP41EI 1\ ltOi Paaia tel to av aut!j\ Xen.
Lac. 13,1) quanto in pace (almeno per i re ed i Pizi). Anche Senofonte descrive la
lii)IOipia come onore che i re ricevono in patria [in una OIC'lY~ lill)IOala indicata qui
come struttura pensata da Licurgo per obbligare i re a prendere i pasti fuori di casa
propria (~w OIC'lvolev): Lac. 15,4, cf. Ages. 5,1].
196 In seguito al n6mos fatto passare dopo la litxootaala di Eleusi (sul quale cf.
CAIU.II!II 1984, pp. 259 sg., 278 sg.).

.
QIOIV.
197 Xcn. He{{. v 3,20: OOOICl]YOOOl IIV yp li~ paaiE v tljl autljl, i.itav OICOI

198 In Plut. l.yc. Il (cf. 11,10} il legislatore fugge di corsa dall'agora, e vien

col,litu all'occhio da Alcandro con llll bastone. L'episodio indicato come causa
del 'uso spartano di riunirsi in ekklesfa senza portare bastoni.
199 Paus. I1l 12,10.
200 V. MANI'RWINl-PICCIIliLLI 1980, crei Lyc. 6,6-7, p. 237 sg., con bibl.
146 LA NASCITA DEL KOSMOS

cedure da seguire nelle riunioni dei cittadini) non doveva in et clas-


sica apparire in contrasto con il luogo nel quale si riuniva allora
l'ekklesia. Per parte mia credo che tra Babyka e Knakion signifi-
casse fin dall'inizio semplicemente a Sparta, come in una citazione,
di apparente sapore proverbiale, nella Vita di Pelopida 201 Non si pu
dunque escludere che gi nel VII sec. la zona dell'agor potesse servire
per le primitive adunanze politiche. Ancora pi arduo segnare una
netta linea di demarcazione fra agorei e Skis, non da ultimo perch
la Skis si trovava di fatto nell'agora: Pausania la dice posta allo
sbocco di una strada sulla stessa agora, i contorni della quale vanno
peraltro sempre definiti in una prospettiva storica 202 Il racconto
plutarcheo per di pi sembra descrivere una riunione spontanea dei
ricchi, ostili a Licurgo, che ha luogo nell'agoni, e non una formale
assemblea: e l'incidente capitato a Licurgo pu divenire aition della
consuetudine spartana di recarsi in assemblea senza bastone203 - e
dunque anche mito di fondazione della pacifica convivenza politica,
oltrech, attraverso il rapporto fra Licurgo ed Alcandro, della ago-
g 21M - per la relazione, logica nel mito, fra una riunione in formale
nell'agoni e l'ekklesfa, qualunque fosse poi il luogo preciso in cui ci
si raccoglieva
La Skis 205 pone piuttosto il problema della graduale formaliz-
zazione dell'ergor, nel senso della definizione della sua arca e della
progressiva creazione di edifici pi o meno monumentali in rapporto
con le principali funzioni politiche c religiose ad essa connesse. Questo
problema si interseca con quello, di difficile soluzione, ma che qui ci
interessa solo marginalmente, della specializzazionc della agorti-mer-
cato rispetto allo spazio politico 201.

201Plut. Pel. 17,13.


102Cf. solto. N si comprenderebbe come e perch la tradizione avrebbe con-
servato memoria di una situazione 'provvisoria' e storicamente assai remota.
201 Sull'interdizione di partecipare in armi all'assemblea cf. PICCIIlll.U 1981, p.
8, n. 55.
101 Su Licurgo ed Alcandro PJCCIRII.LI 1981.
205 In proposito v. Torelli in MuSTI-TORI\1.1.1, Pausania, ad III 12,10. In genemle
nella tO)lografia di Sparta, oltre al citalO commento di 'l'ordii, v. STIIIIII\ l989a, di cui
ho potuto prendere visione solo quando questo lavoro era ormai in bozze.
206 Spesso si ritiene (Bi.TE l 929, col. 1365, cf. MARTIN 195 l, p. 296 sg.) che
l'agord descritta da Pausania sia uno spa7.io interamente politico, simile alla &yop1i.
Eu9pa, pura da vendite c non frequentata da contadini ed artigiani che Aristotele,
Poi. VII 1331a 30 sgg., propone (su modello tessalo) per la sua citt 'ideale' (cf. anche
Xen. Cyr. l 2,3). E chiaro che la tlgorti descritta da Scnofmne nell'episodio della
congiura di Cinadone (He//. .III 3,5) non .eu9pa in senso aristotelico, se non al-
SI'Ail'rA TRA I'INE VII E MET VI SECOLO 147

Descritta da Pausania nelle sue pii:1 tarde, assai rimaneggiate for-


me d'epoca romana 207, la piazza per le riunioni politiche ha certa-
mente avuto una fase molto importante alla met del VI sec., rico-
noscibile quanto meno dalla creazione del culto di Orcste, c dalla co-
struzione degli Ephoreia ed appunto della Skis da parte di Theodo-
ros208 - prima di essere ulteriormente delimitata con la costruzione
della Stoa Persiana 20'1, ed arricchita poi, nel suo settore 'antico', fino
ad et tardo-classica ed ellenistica (p. es. con la statua colossale del
Damos e l'eik6n di Polidoro).
D'altra parte questa monumentalizzazione del politico si realizza
su un sito gi fortemente segnato in senso comunitario e religioso (il
che conferma la possibile continuit con l'epoca della rhtra): se la
presenza nell'area 'pitl antica' dell'agor romana di un culto della
triade delfica potrebbe anche appartenere ad uno 'strato' relativamen-

tro perch in essa si trovano 4000 potenziali aliJIJ.lllXOI dci congiurati; ma essa
probabilmente l'agorti politica, perch il compagno di Cinadone pu contarvi re,
efori e geronti. Cinadone aveva condotto poi il delatore Ei.; tv ailiJpoY (un merca-
to del ferro e/o un'area in cui si trovano botteghe di fabbri) a mostrargli armi pro-
prie ed improprie (11[ 3,7): siamo fuori c.lella agorti, dal momento che Cinadone ed
il suo compagno dopo essere slati ln t>Y {~ax1irov tll IXyllpli si devono essc1e inol-
trati per Jelle strade (l:mliEIKY\JYIXI l' urov (Cinadone) .. . v t al l o l ...
I!OE~tlou & 11 11 v t 1 v t n ); si sarebbe addirittura tentati di immaginare che Cina-
dune si;l usd1n dalla agorti per la hivu r~u&> di Pausania (Ili 12,10) verso il san-
tuario di Apollo Carneo e la piazza presso la quale El!tl!pooKEto fxibro ro pxalov
(Ili 1),6). D'altronde non si pu essere certi che questa sia l'agorti specializzata nella
<JU:tle ~i svulganu le vuy.-nl<x uiKuYnJiin dalle <ruali i lliovani sotto i lrem'anni sonu
tenuti alla larga (Piut. Lyc. 25,1). Si potrebbe forse trarre qualcosa dalle notizie circa
la morte di un l'C c le sue conseguenze per l'agorti: in Hdt. vr 58 il lutto dura dieci
giorni cd investe sicununcntc le attivit politiche, per Heraclid. Lemb. Exc. Poi.
373,10 Dilts = Arist. fr. 611,10 Rose i giorni di lutto sono tre, proibita la vendita
e l'agorti cosparsa di rottami. Si tratta di notizie concernenti due aree diverse, o
dobbiamo pensare che esse concernano diverse funzioni della agorti (e allora come si
combinano le discordi indicazioni sulla durata del lutto)? Perch poi Aristotele avrebbe
dimenticato l'esempio spartano e citato solo quello tessa! o (forse perch questo era,
come abbiamo visto, pi rigoroso)?
207 V. Torelli in Musn-ToRI!I.I.I, Pausania, ad III 11,2 ed 11,3 (che propone di
datare l'intervento agli anni immediatamente successivi alla battaglia di Azio).
zoM Sulle fonti per la sua cronologia cf. MORENO 1966, p. 811 sg., propenso
tuttavia a scendere troppo in basso: che Policrate fosse in possesso di un anello opera
dell'artista cnsti111isce solu un termine an/l! quem, ma non ci dice quando c per chi
era stato realizzato; il versatile sculture e glittico sembra legato piuttosto alla gene-
raziunc di Creso e dunque agli anni 560-540.
zoo Anch'essa si presentava all'epoca di Pausania in forme rinnovate o restaura-
te: Torclli in MUSTI-TOIU;I.I.I, l'aus,mia, m/ 111 11,3.
148 LA NASCITA IlEI. 1\0S.UO.\'

te pi tardo (ma essa potenzialmente collegabile gi all'orizzonte


cronologico della stessa rhtra), con il Chor6s, luogo di celebrazione
delle Gimnopedie, risaliamo sicuramente al pieno VII sec. a.C. 210
Analogamente ad epoca assai antica ci riconduce il rapporto topogra-
fico con il santuario di Apollo Carneo, forse sottolineato simbolica-
mente anche dalla forma che secondo alcuni accomunerebbe la Skitis
alle tende erette per le Carnee211
Certo molto oscuro nella storia e nelle stesse funzioni della
agora. Ma la centralit della sede degli efori, e la creazione di una
tenda a riparo del luogo dell'assemblea popolare, resa forse possibile
dalle capacit tecniche di Theodoros di Samo (o di un qualunque
altro apprestamento monumentale), manifestano i connotati ideologi-
ci della svolta di met VI sec. che promuove la 'politicizzazione' del
damos. In questo contesto si inserisce verosimilmente anche l'inven-
zione e la realizzazione a Sparta, da parte di Anassimandro, di uno
gnomone che egli pose sopra un quadrante solare ad indicare solstizi
ed equinozi 212 Una simile opera ben si adatta ad uno spazio pubbli-
co dove ci si deve riunire ~a 1; o)pa; e del resto sono noti altri casi
di orologi in luoghi di assemblea, o addirittura di luoghi di assemblea
che funzionano come orologi solari213 L'orologio poteva inoltre scandire

110 Primo anno della 28" 01. (668), Hieron. Euseb. Chro11.: Nudipedalia pri-
mum acta in Lacedemone. Il luogo indicato dalle fonti di el classica anche come
9atpov: cf. BOLTE 1929, col. 1365, BULLE 1937, p. 33 sgg., KoLil 1981, p. 79 sg.; ai
passi solitamente indicati va aggiunto Muson. fr. XXXIX, p. 125 sg. Hense, vista la
connessione fra Alcandro e le Gimnopedie stabilita da I'ICCIIUI.I.I 1981, p. 9, n. 56.
111 Le OK\a&c; della festa tlelle Carnee sono ricordate da Demctr. Sceps. fr. l
Gaede ap. Ath. IV 141 e-f; cf. Ml\llTIN 1')51, p. 235, c 'l'mciii in MusTI-'1'0111'.1.1.1,
Pa11sa11ia, ad lll 12,10, e 13,3-5. La otmc; delle Carnee datata dalla tradizione nella
26" 01. (676-73): Sosib. FGrH 595 F 3. Un altro arcaicissimo polo religioso-politico
pare il santuario di Orthia. Spesso considerata ricordo di una situazione sinecistica o
presinecistica (cf. KlllSI'EN 1983, p. 371 e n. 27, con bibl.), ma probabilmente costrui-
ta su di uno schema mitico molto tradizionale per un legislatore (v. SZEGEDY-MAS-
ZAK 1978, PICCIIUI.I.I 1981-1985) h1 tratli:l'.ionc che lo immagina sede di sanguinosi
e sacrileghi scontri fra le quattro kimai spartane (il silenzio su Amide potrebbe es-
sere frutto di un aggiornamento del mito, cf. p. 324, n. 2 J.l, pi1 che del ricordo della
situa7.ione prc.:edeme l'incurpum:r.iunc di Amide nella c<mumia), c poi di sacrifici
umani espiatori, ai quali avrebbe posto fine l.icurgo, eroe civilizzatore c pacificatore
delle discordie interne, che avrebbe istituito in sostituzi(me la mastigosis, dai chiari
connotati 'democratici' (Pau s. 111 l (,,9-11 ).
111 Diog. Laert. Il l = Anaximand. 12 A l 0.-K., cf. A 4, A 5 D.-K. Plin. HN
Il 187 attribuisce l'orologio ad Anassimene.
m Il comizio a Roma, p. es., fu usato almeno a partire dalla met del V sec.
come un grande orologio solare (la posizione del sole veniva traguardala dai gradini
SI'AI\TA TRA FINE VII 1\ MET VI SI\COLO 149

il tempo giudiziario 21 ~. D'altronde gli efori avevano compiti impor-


tanti in relazione al calendario: oltre che rivestire l'eponimato, ogni
tre anni dovevano inserire il mese intercalare per ristabilire il rappor-
to fra anno lunare ed anno solare215; lo gnomone di Anassimandro
verosimilmente legato anche a questa loro attivit.
La definitiva sistemazione del santuario della divinit poliade,
Atena Chalkioikos (posto naturalmente sull'acropoli a dominare lo
spazio politico), con la costruzione del tempio e della statua della dea
protettrice della citt, affidate al bronzista laconico Gitiadas 216, in
chiaro rapporto ideologico con la ristrutturazione dell'agorti, anche
se forse successiva ad essa di qualche tempo. La mitica vicenda delle
fasi edilizie del tempio rievocata da Pausania 217 , con gli infruttuosi
tentativi di Tindaro e dei Tindaridi di portare a termine la costruzio-
ne, poi finalmente compiuta dai Lacedemoni all'epoca di Gitia-
das218, sottolinea quel distacco fra regalit e p6lis che si incarna per
noi nel giuramento mensile; ulteriore conferma delja temperie ideo-
logica nella quale si compie la definitiva strutturazione del politico a
Sparta. Inoltre tanto (insolito) interesse per la sto r i a e d i l i zia
del na6s 219 conferma che almeno in et classica il legame fra l'epiteto
della dea ed il suo oikos rivestito in bronzo era cos sentito da generare
un vero e proprio mito di fondazione del santuario. D'altro lato l'in-

della Curia Hostilia, e la determinazione del tempo scandiva l'attivit giurisdizionale);


nel 263 M'. Valerio Massimo Messalla vi sistem, portandola da Catania, una meri-
diana (che namralmente non funzionava in maniera corretta): cf. COARELLI 1983-
1985, I p. 138 sgg., con le fonti ivi citate. Non distante dall'agor doveva trovarsi
anche a Siracusa l'omlogio di Dionisio (il Vecchio), che Plutarco (Dio11 29,3) riferisce
trovarsi sotto l'acropoli ed il pentapilo.
ll4 A Roma in et mctlio-rc,>ubblicana la giornata giudiziaria si chiudeva a
mezzogiorno: l'ora era segnata da la colonna Maenia (eretta nel 338 a.C.), cf. Plin.
HN VII 212; l'orologio di Anassimandro dava sicuramente il mezzogiorno.
215 Plut. Agis 16 e MARASCO 1980, pp. 316, 280 con bibl.
216 Probabilmente di met o tardo VI sec.: per la cronologia cf. Torelli in Musn-
ToREI.U, Pausa11ia, ad III 17,2-4 e 18,7-8, e DICKINS 1906-1907, p. 145.
217 Paus. III 17,2. Si ripete sovente che la tradizione confermata dalla scoperta
di uno strato geometrico e di uno 'classico' nel santuario (gi DICKINS 1906-1907, p.
IJ8 sg., c poi l>. es. Zmiii\N 1929, col.1455): trovo molto forzato questo genere di
combinal'.ioni ra tradizione (largamente 'mitica') e dato archeologico.
218 Testimonianze e culto: v. PICCIRII.ll 1984, contrario all'interpretazione tra-
dizionale che connette l'epiteto della dea alle caratteristiche peculiari dell'edificio
sacro, sulla (almeno \>arziale) validit della quale cf. invece sotto; elementi essenziali
per la situazione are 1eologica: v. TorcHi in Musn-ToRELLI, Pa11sania, ad loc.
219 Gi per Tindaro si accenna alla Katcx<JKEUJ toil \Epoil, cio, come si evince dal
seguito, alla costruzione dello oiKOOOIIlUla, del \a poi terminato da Gitiadas.
150 LA NASCITA DEL KOSAIOS

sistenza sui problemi di ordine finanziario che si frappongono al


completamento dell'opera 220 connota in senso economico l'epiteto (s
che facile identificare il santuario della dea poliade con il tesoro
della citt): ovvia, in conseguenza, la considerazione che la costruzio-
ne di questo sacello (ed in generale tutta questa fase di edilizia po-
litico-religiosa221), rappresentano senza dubbio un momento peculia-
re nella storia di una citt nella quale le risorse pubbliche sono di
solito considerate scarse, ed i privati ei.crtjlpou<n ... K<XK<222

Ricapitolando, la met del VI sec. sembra effettivamente un


momento capitale per la storia di Sparta: avviene ora la crescita de-
finitiva dell'eforato ad organo politico di primaria importanza e ad
ufficio di supervisione e controllo dei costumi cittadini e del com-
portamento dei re (giuramento). Centrale per questi sviluppi la
figura di Chitone. Proprio mentre si pongono limiti alla possibilit di
azione dei sovrani, l'ideologia politica della comunit viene (anche
monumentalmente) ridisegnata in senso largamente 'comunitario' e
'democratico', senza tuttavia sconvolgimenti rivoluzionari (conserva-
zione del ruolo della gerousfa).

no l Diuscuri pensavano di riservare come ci+upfll\ per la costruzione tc 1-.cl+upcx


dal saccheggio di Afidna.
lll Cf. ToREI.I.I 1979, p. 694 sg., che ha notato l'impiego di notevoli quantit di
metallo nell'architettura spartana arcaica.
222 Arist. Poi. li 1271b'10~17 (13), cf. anche pp. 351, n. J3 c 354, n. 24.
PARTE SECONDA
Capitolo III
HIPPOTROPHIA ED ATLETISMO

1. Gu HTPPEIS.

Come il lettore ricorder, si ipotizzato che l'aristocrazia spar-


tana di VII sec. si qualificasse per l'allevamento ed il possesso dei
cavalli. Tra i guerrieri che Tirteo esorta a combattere degnamente da
pr6machoi si sono riconosciuti anche degli opliti montati, predeces-
sori e presupposto logico degli bippeis di et classica. A quest'epo-
ca son detti hippeis i membri di un corpo di guerrieri di lite, scelti
fra i giovani che pii:t si sono segnalati per virt nel corso della agog.
La selezione avviene per opera di tre bmayptat, a loro volta indica-
ti dagli efori e definiti &vBpe .Kj.laovte: ognuno di loro sceglie 100
tra gli Tjprovte2 Ormai la loro tim non pi in rapporto diretto con
un necessario coincidere di ricchezza e nobilt3 Eforo, confrontando
cavalieri cretesi e cavalieri spartani d'et classica, faceva notare che gli

1 Cf. pp. 82, 89 sg.


2 Sugli hippefs v. jllANMAIIU 1939, p. 541 sgg. (che per li considera una con-
fraternita chiusa che prepara all'accesso alla gero11sfa), recentemente Cozzou 1979,
pp. 84-97, HoUKJNSON 1983, pp. 247-249; per altra bibliografia v. nn. 3, 8. La fonte
pi importante Xen. Lac. 4,2-6: ma bisogna tenere in conto anche Hdt. I 67,5. La
selezione ha luogo, come spesso a Sparta, per cooptazione, con modalit concrete
non chiare. Gli bippeis restavano in servizio fino al trentesimo anno (cf. p. es. Hoo-
KINSON 1983, p. 248, n. 22, mmra Cozzou 1979, p. 87 sg.), e dum}ue ne uscivano
continuamente di servizio alcuni, tra i quali gli IXyaOoepyoi, scelti dag i efori tcat' civ-
lipayuOiuv (Hth. loc. dt., Suda s.v. yu9oEpyoi); non mi chiaro come questo possa
essere conciliato con Xen. loc. cit. che sembrerebbe prevedere la creazione istantanea
dell'intero corpo, a meno di supporre con Hoi>KINSON 1983, p. 249, una continua
riselczione.
3 Viceversa Cozzou 1979, p. 89, li ritiene prescelti nell'ambito degli elementi
benestanti,Jlerch avrebbero avuto la possibilit di allevare cavalli. Per il loro impiego
sul campo i battaglia v. LAZI!NIIY 1985, pp. 10-14, ed index s.v.
154 LA NASCITA DEl. KOSMDS

spartani non allevano cavalli (~tt \mtotpot~ev) 4 ; una indicazione che di


per s non implica la fine della figura dell'oplita montato 5 (il cavallo
pu essere fornito dallo stato, probabilmente per il tramite di liturgie
imposte ai ricchi allevatori, secondo la prassi adottata per apprestare
la cavalleria vera e propria 6; si pensi del resto ai cavalieri romani,
anch'essi equo publico), ma semplicemente la mancanza di un rap-
porto tra allevamento dei cavalli e hippels. Si pu parlare di 'demo-
cratizzazione' dell'istituto 7, pur con tutti i limiti necessari a Sparta,
che per esempio non adott mai per le magistrature il principio ritenuto
dai Greci sommamente democratico, quello dell'elezione per estra-
zione a sorte, e si attenne sempre a procedure aristocratiche.
Si proposto- senza argomenti particolarmente forti -di rico-
noscere negli bippels riuniti l'enigmatica ~tucp K<XOWtVTJ EKK.ll<Jt<X,
menzionata una sola volta da Scnofonte8 Si poi troppo insistito,
soprattutto in rapporto alla kl)'jJtefa, sulle loro funzioni di polizia
segreta: piuttosto i capi degli hippefs sono impegnati nella scelta dei
giovani che partecipano alla 'caccia all'ilota', come momento estremo

4 FGrH 70 F 149,18. Su alcuni problemi di interpretazione letterale del passo v.


NAFISSI 1983-1984, p. 352 sg. (qui p. 87, n. 236).
s Hsch. s. v. hmaypm li definisce RiEIWll imAfllt, Dion. 1-Ial. Il 13,4, con
\mreiloi tE ocn Kai I!E~ol allude ad un loro improbabile uso come cavalieri. In que-
sto contesto non fuor di luogo menzionare gli enigmatici t (?) flVmRot che ven-
gono ricordati da Senofonte (I-h/l_ VI 4, 14) insieme ai O\lft,Poplfi<; tuii RUCJ.uipxou Ka-
olijtEvot: si tratta di persone destinate ancora in et classica all'onorevole compito di
reggere il cavallo degli ufficiali?
6 Xen. l h:ll. VI 4, 11, ;\ proposito della l>auaglia di l.cuttra: hpE~uv tt:v yp to<;
'11!1!0\l o\ JtAOOO\IIJtUtOI" l!fl li oj)poup oj)IXV0Elfl, tOTE {JKEV OIIVTETUYj.IVo upw l' v
tv 'IRROV Ktx OI!a iiRot' &v lluO(l aimji ~> mii l!txpcxxpiiflll l:atptntem- niiv l' a
otpanrotcilv o\ tol oci~aotv liuvtnoitatot KIX i\KUJtiX oj)tOtlf.llll bit 'ttJV il[l[lll\' ~oav.
7 Non si pu utilizzare come testimonianza di questo carattere democratico Ps.
Archyt. Peri m}mou kn dikaios);llf!S: cf. n. 8.
1 He/1. III 3,8 (cf. p. 68, n. 158): reccntcmcmc Bl(/1'1'1'11'. 1975, pp. 17 sgg., cf.
Wn.LE'ITS 1976, pp. 231-236, [che troppo contano sulla testimonianza dell'operet-
ta pseudo-architea Peri n6mou ka dikaiosy11es p. 34,15-27 Thesleff ap. Stob. Fior.
IV 1,138 Hense, probabilmente una ricostruzione tendenziosa, mirante ad avvici-
nare la costituzione mista spartana alla situa1.ione politica tarentina (cd alla caval-
leria t:uernina in J>anicolarc; sul tmllatcllo v. MELI( 1'JHI, p. 73, cun bihl. cit. n. 97;
a torto Tr<lERSTWT 1965-1974, Il p. 129, vede i cavalieri rumani dietro quelli dello
Ps.Archita)) c soprattutto jEANM/IIIll( 1939, p. 544 sg., che pcril sottolinc;t eccessi-
vamente la funzione politica degli bippeis in epoca classica (p. 543 sg.). Il passo cita-
to di 'Archita' testimonia la denominazione di Kopot, che prosegue un uso omeri-
co Ko\lpot l' ol Katll Si11tov &ptmtOOum 1reo ~f.li:a (Od. IV (,52, cf. vm 35,48, Il.
Xllf 95.
llll'l'll'I'ROI'IIIA /:JJ tJTI.f:'f'ISMO 155

della agog (in rapporto con la prima ammissione al corpo?)9 Eforo


li definisce un'arcb 10: c la selezione in questa magistratura 'demo-
cratica' diventa una tappa importantissima in quella sorta di mrsus
honomm che per il comune spartano culmina nella elezione all'efo-
rato, per i nobili nell'accesso alla gerousfa 11
L'evoluzione in senso 'democratico', tuttavia, non necessaria-
mente istantanea, ed anzi forse da escludere una successione imme-
diata fra due tipi di 'cavalieri', uno ricco e nobile allevatore di cavalli
e oplita montato, l'altro semplice membro del damos di varia estra-
zione economica e sociale, oplita su eqtto pttblico. Del resto a Roma
la stessa concessione dell'equo publico pi un particolare onore tri-
butato all'aristocratico che non un sostegno economico ad un citta-
dino valoroso, ma non agiato 12 Vi pu perci benissimo essere una
fase intermedia in cui lo stato riconosce agli aristocratici, in nome
della loro aret, l'onore di un cavallo pubblico.
impossibile stabilire con assoluta sicurezza quando sugli hip-
peis sia stata imposta l'autorit degli hippagrtai, che a loro volta
possono anche essere legati a questa 'fase intermedia'. La mancanza
di corrispondenza numerica fra gli hippagrtai (tre) e gli efori (cin-
que), l'uso degli hippefs come guardia dei sovrani sembrano rimanda-
re ad una fase relativamente 'antica', cio a quel momento post-
tirtaico che pare sia stato particolarmente orientato sulla figura dei
re 1l. Subito dopo la seconda guerra messenica la tim derivante dal
riconoscimento pubblico della aret non poteva essere ipso facto un
onore assolutamente democratico, libero dai condizionamenti delle
tradizioni e del consolidato prestigio nobiliare. Fresco era il ricordo
del mondo aristocratico di VII sec., delle differenze che un tempo
esistevano tra gli Spattani e del debito conlratto dai nuovi cittadini
nei confroilti dei nobili battutisi da pr6machoi durante la guerra che
aveva dato loro dignit economica e sociale. Lo sviluppo in senso
'democratico' presuppone un profondo mutamento politico ed ideo-
logico, che mettesse in dubbio un'autorit che l'esito fortunato della

9 Plut. l.yc. 28,.1.


1FGr/1 70 F 14'.1,18.
11 Sui caratteri aristocratici della gerous{a pp. 111-114.
1Z Non entro !)Ui nella spinosa questione della c;walleria wmana arcaica, discus-
sa anni addietro cun particolare calore da Al.l'lll.l>l (1967 c 1968) c MOMIGUANO
(1967 c 1969); ulteriore bibliografia sull'argomento in AMPOlO 1988, p. 221, n. 54.
u Guardia dei sovrani: testimonianze e qualche riserva in Co7.7.0L.I 1979, p. 86
sg. Sui re cf. p. 28'.1 sg.
156 LA NASCITA UEI. KOSMOS

guerra messenica non poteva sostanzialmente aver scosso: piuttosto si


deve pensare ad una tcndcnzialc coincidenza tra ricchezza, nobilt,
valore civico ed il riconoscimento da parte della comunit di questo
valore; si dovr parlare, per questa pri1na fase, di un accresciuto ed
istituzionalizzato controllo sociale che, mediante il pubblico ricono-
scimento della virt politico militare dei giovani in un vero c proprio
a9OV nl OpEttl, promuove l'adeguamento della nobilt ai valori
tirtaici. In questa ottica sono persino pensabili forme di controllo
'politiche' sul valore individuale, dalle quali potr poi svilupparsi - in
una societ che in questo campo non riconosce pi il privilegio della
virt ereditata - la 'cavalleria' democratica di et classica. La posizio-
ne degli hippefs in questo periodo sarebbe dunque da considerare
analoga a quella della gemusfa, rimasta un consiglio di tradizione
aristocratica ~.
Ma tutto ci probabilmente, almeno a livello della tradizione
letteraria, 'preistoria', o almeno 'protostoria' degli hippeis d'et clas-
sica. Le prime menzioni del corpo sembrano risalire agli anni centrali

14 L'espressione a9Aov T~ pu~ spesso usata per la gerollsfa (cf. P Ili, n.


45). Del resto ancora Senofonte descrive in termini analoghi il significato dell'elezio-
ne alla gerottsfa e la cooptazione tra gli bippeis per la quale parla di una p1 ~tep\
pet~ legata alla loro +Aovuda e ad un acceso spirito agonistico (4,2). Come ha
mostrato molto bene HODKINSON 1983, pp. 247-9, sviluppando idee gi espresse da
FINLEY 1968, REDI'IELD 1977-1978, p. 157, la vita sociale degli uguali aveva anche
momenti di estrema competizione che finivano con l'interferire con la fortissima
tendenza alla ornologazione: di questi, uno dei pi1 significativi era costituito proprio
dalla spinta ad emergere fin dalla pi1 giovane et mostrando le proprie qualit in-
dividuali per essere eletti al rango di cavalieri. Senofonte estremamente esplicito
(/..re. 4,2-6) quando descrive le liti ~ le rivalit che sorgevano tra i giovani scelti e
quelli scartati, e tra questi ultimi e i responsabili della scelta: m;t ricnrtl;t anche che
rutti i cittadini potevano separare i litiganti e che alla fine essi potevano essere pu-
niti dagli efori per disobbedienza alle leggi. Questo tipo di etica che frenava la
competizione nella conformit (espressione di Rmwnn.n 1977-1978, p. 157) diede
anche origine ad aneddoti, come quello su Pcdaritus, che si dichianm1 felice di non
essere stato ammesso tra i cavalieri, contento che la citt avesse trecento uomini
migliori di lui (Piut. Mor. 231 b, Lyc. 25,6; PORALI.A-Bt\AIWORD 1985, n r. 599).
All'accettazione spingeva un precetto etico spartano attribuito dalla tradizione pi1
antica a Chilnnc, che al fnucllll che si lamcntavn con lui per una mllncatn cle?.ione
all'eforato rispose: Qucstu accade perch io su sopportare le ingiustizie, e tu no ...
(Diog. Laert. l 68; cf. in l (>9: saper mantenere il giusto riserbo, usar bene il tem-
po dell'ozio, sopportare le ingiustizie). Su questo detto v. jANNI 1965-1970, l pp.
43-63, che mostra la priorit della versione attribuita Chilone rispetto a quelle in cui
esso posta in bocca al re Tcleclo (Piut. Mm: 190a, 232h) e d1e giustamente accen-
na in proposito alle esigen?:c di rigida snlidaricti proprie della societ laconica
(p. 51 sg).
IIIPI'O'I'I\OI'IIIA 1!1> t\'I'LETISAIO 157

del VI sec.: Erodoto fa il nome di un :ya8oEpy6 1S, Lichas, come


protagonista dello stratagemma che rese possibile il recupcro delle
ossa di Oreste 16 I trecento guerrieri scelti che combattono per la
Tireatide all'epoca dell'assedio di Sardi sono certo da identificare con
i 'cavalieri' 17 Questo celebre episodio dai palesi tratti mitici, che
noto anche come Battaglia dei Campioni, avrebbe messo di fronte da
principio 300 scelti Spartani ed Argivi. Al termine di una cmenta
mischia entrambe le parti pretendevano di aver riportato il successo
- che secondo l'accordo doveva sancire i diritti sul territorio conteso:
gli Argivi per essere sopravvissuti in maggior numero, gli Spartani
perch l'unico superstite dci loro campioni era rimasto padrone del
campo di battaglia. I due Argivi erano corsi in citt a portar notizia
della pretesa vittoria, lo Spartano aveva spogliato i cadaveri dci nemici
ed era tomato al suo posto di schieramento, secondo le regole del
combattimento oplitico. La successiva battaglia fra gli opposti eser-
citi, accesasi durante la discussione, conferm le pretese spartane. La
funzione di aftion svolta dalla guerra per la Tireatide, in relazione ad
esempio all'uso, in s aristocratico, e certamente pi antico, di tene-
re i capelli lunghi 18, o le autentiche ritualizzazioni commemorative
nelle Gimnopedie (con l'esecuzione di inni in onore dei caduti) e so-
prattutto nella festa locale dei Parparonia (nella quale ci si cingeva in
loro onore delle cosiddette corone tireatiche), possono dare l'impres-
sione che si sia voluto enfatizzare il successo ottenuto dai trecento
nella guerra contro Argo. Ritorner pi avanti sui particolari onoi'
riservati ai cavalieri sacrificatisi per la patria 19, ed emergeranno ulte-

IS l 67,5-1 68. Sugli ngathoergo{ v. n. 2.


16 Sull'cpisotlio v. p. 140 sg.
11 lldt. l 82 sg. Sull'episodio v. ASIIHI\1 1988, "" loc. con bibl., cui t~dtle Coz-

zou 1979, pp. 89-92. Sulla storia e la topografia della Tireatide v. recentemente anche
PRITCIII\'1'1' 1982, p. (,4 sgg., CIII\ISTIEN-SI'YROI'OUI.OS 1985, KRITZAS 1985, DAVERIO
Rocc111 1988, pp. 201-203, con ulteriore biblio~:~mria. Identificazione con gli bippcis:
Molll!'l'l'l 1\148, p. 209 sg., DI!TII!NNE 1968, p. 136 sg., Cozzou 1979, loc. cit. Come
emerge dal testo non concordo con la pur affascinante ricostruzione di BRELICH
1961, p. 22 sgg. (ripetuti scontri rituali a carattere iniziatico cou conseguente rappor-
to ass01i antitu cun le Ginmupcdie, Hlll'.l.l<:ll 1%9, p. 189 sg.), e credo non si possa
ne~:~:uc la presenz01 di alcune rctluplicazioni rivcndicativc in una tradizione assai com-
plessa per la cui storia rest01 utile Koiii.MANN 1874.
11 Htlt. l 82,7 sg. Sui risvolti psicologico-mitici della consuetudine v. VERNANT

1985, pp. 46-50.


1'1 Onori a~li bippcis: cf. pp. 301-308, in p;~rtimhtrc su l't~~'f111'1111I e Gimnopedie
pp. 303-305. l.c curone tireaticltl' sono in genere ricmtostiute sul capo di gio\'anctti
in bronzetti laconici di VI sec.: v. l'II'ILI 1\187, pp. 77-79.
158 LA NASCITA DEL KOSAIOS
l
riori elementi utili a chiarire l'evoluzione della societ spartana. Fin
d'ora per mi chiedo se tanta enfasi non sia a sua volta connessa ad
una qualche ristrutturazione del corpo dei guerrieri scelti; il sacrificio
nella guerra per 'la Tireatide li avrebbe consacrati a rappresentanti
esemplari dell'oplita spartano. Tutto ci potrebbe d'altro canto sug-
gerire un collegamento tra la 'riforma' degli hippeis e le trasformazio-
ni politiche degli anni centrali del VI secolo.
Di fronte al quadro offerto dalle fonti letterarie possiamo di-
sporre la ricca documentazione sugli opliti montati offerta dagli avori,
dalle lastre a rilievo e ditlla ceramica laconica20 Prima, per, una
riflessione sulla ceramica laconica e sul suo valore documentario per
la societ c le istituzioni spanane. Come si sa, essa in larga misura
esportata e prodotta spesso (ma non sempre) per essere venduta lon-
tano dalla Laconia; tuttavia un agnosticismo assoluto sarebbe troppo
riduttivo e alla prova dei fatti ingiustificato - se non altro per i rap-
porti con altre produzioni artigianali destinate al consumo locale ... 21
Tale iconografia si inserisce spesso nel piLJ vasto contesto delle
scene di battaglia tout-court e va in qualche maniera valutata in re-
lazione ai soggetti oplitici o di combattimento tra fanti, relativamen-
te comuni sia nella pt~ma che nella seconda met del VI sec. a.C.,
nella ceramica laconica e nel patrimonio figurativo dell'artigianato dei
pfthoi a rilievo e delle decorazioni architettoniche22
Per quel che concerne la documentazione vascolare c' da dire
che in certi casi lo stato di conservazione estremamente frammentario

10 GREENAI.GII 1973, p. 94 sg., esamina la cavalleria spartana, ma non prende in


considerazione la documentazione offerta dalla ceramica laconica. Altra (p. es. lastre
Stainhauer) di pitl recente ac<tuisizione ..
11 Pi piane naturalmente le cose per esemplari rinvenuti a Spana: cf. p. es.

l'iconografia trattata a p. 119 sg. La possibilit di individuare un nucleo artigianale in


pratica esclusivamente orientato sul mercato esterno, quello riunito attorno al pittore
dei Boreadi (in questo ambito operano, fra gli artisti maggiori, il pittore di Arkesilas
e, nella prima fase della loro produzione, i pitwri della Caccia e dei Cavalieri, cf. p.
270 sg.) potrebbe far suppnrrc una sua minore ntlercnza ai temi ed ;11l'immaginatio
della societ laconica: ma le coincidenze di temi che si verificano fra i due grandi
gruppi in<lividuali da I'OMI'II.I 1'./11(, (cf. p. es. le scene di hnnchctw- pp. 219-221)
dcnuncilllln al cunlrariu t1 ~cncralizzata scnsihili1~ span;um vtrso la cuhun1 'imcrna-
zionale' dell'epoca.
zz V. p. es. smum 1972, nrr. 30 (frr. cnppa da Samo, 5(.0-50), 93 (cuppa da
Castel Campanile, C;l, 530), '.14 (coppa da Cerveteri, ca. 530), 20(,h (fr. coppa da Samo
565-60), 213 (fr. coppa da Samo, 560-50), 214 (coppa al Louvre, ex-Campana, 560-
50), 218 (coppa da Tarquinia, 5(,0-50), 230 (frr. cnppa da Samo, 550-30), 239 (fr.
coppa da Kavalla, 5f>0-'15), 337 (Mkaina da Spana, ca. 575), SCIIAUS 1'.185, nr. '14, tav.
7 (fr. coppa da Cirene, ca.530) ...
llll'l'OTilOI'IIIA ED A1'1./IT/SAIO 159

in cui versano molti esemplari non permette di stabilire se certe scene


implicassero o meno la presenza di opliti montati; perci una distin-
zione sicura tra scene con soli opliti e scene con soli cavalieri o con
cavalieri ed opliti non sempre possibile. I ceramografi laconici sono
soliti dipingere sui grandi vasi da banchetto scene di battaglia nelle
quali figurano, oltre ai fanti impegnati in combattimento, giovani che
attendono l'esito dello scontro tenendo a freno, con il proprio, il ca-
vallo del loro compagno oplita (come nella celebre hydrfa da Rodi,
tav. lb, e nel cratere recentemente scoperto a Terravecchia di Gram-
michele); talvolta compaiono addirittura dei carri, sia pure in scene Lli
sapore 'omcrico'll. In questo senso di estremo interesse la presenza
del carro sulla spalla di certi pfthoi a rilievo 2 ~ con auriga (adulto o
giovane) talora seguito da oplita appiedato (tav. l a): forse la ripropo-
sizione, sia pure in linguaggio eroico, di una struttura gerarchica al-
l'interno dell'esercito e della societ, e comunque un immaginario 'eroi-
co' del tutto diverso da quell'ideologia oplitica che' si incarna nelle fi-
gure di Othryadas e dci trecento 'campioni' dello scontro per la Ti-
reatide. Il tema dell'oplita montato figura anche su avorP5 e soprattut-
to sulle lastre a rilievo in terracotta recentemente edjte da Stainhauer
(tavv. 2a-b), lastre che vanno considerate della massima rilevanza ai
fini della nostra analisi per la probabile destinazione funeraria - che
le avvicina ai pithoi a rilievo - ed il loro carattere !l10numentale26 Il

lJ Opliti e scudieri a cavallo: S'flllUE 1972 nrr. 36, 37, 38, (frr. di craleri da Samo,
pi evidenti i primi due casi, tuui del secondo venticinqucnnio del VI sec.), 39 (frr.
di di1111s da Samo, 575-550), tuui del pittore di Naullratis, 219 (byd1i11 da Rodi, del
pittnre della Caccia); il cmtere da Grammichele, forse degli anni 570-60 a:.C., pubblicato
in Ut.cct 1988. Carro: STlllllt! I'J72, nr. 344 (da Samo), sui frammenti di un cratere
databile auorno all;l met del VI sec. con guerrieri armnti tli scudo beotico. Sarebbe
forse da citare qui anche il cratere di Vix, sulla cui possibile origine laconica v. ora
STUIIII! 1989, pp. 63-65. Sul carro come simbolo d'onore eroico cf. p. 87, n. 237.
1 ~ V. CtiiUSl'OU 1964a, esemplari dal teatro (auriga giovane, tavv. 80, 97) e dalla
tomhil SCO(lCrta d;1 ChriNtou (aunga adulro fig. 5, tilvv. 78, 94-96, cf. anche un fr. al
Museo di Spana, tav. 8311). Anche in questo caso siamo senz'ahro nella prima met
del VI 5ec.
1 ~ Cf. AO, tilvv. XCII,J (= MARAN<:ou I%'J, nr. 37, fig.l>3,\lp. 81-3, tcrw
qw1rto del VII scL".) c CIV, l (si vcd01 anche in ;wurin il ginv;mc cava ierc nr. 35, fig.
64, p. 7(, sg., del terzo quarto del VIl sec.).
. 1' Si t mila 11i una cnp1ia di cavalieri (ginvanc 5t'mlicrn l llJllita a1lulto) (altre
lastre mffit:umvilnn prnhahtlmcntc una teoria di npliti): STAtNIIALII!It 1972, STAtN-
IIAUER 1982, figg. l (ollliti), 2, 3, 4, 5 (cavalieri); le lastre precedono la met del VI
secolo. Sempre nell'am1itn della produzione coroplastica si vetla la coppia di cavalli
nellatermwtta fnu11mentarin ti O, p. 154, tav. XXXIX, l (ivi un'assai dubbia interpre-
tazione come higa ).
160 LA NASCITA DEL KOSMOS

pittore dei Boreadi, attivo nel secondo venticinquennio del VI secolo,


poi, decora spesso le sue coppe con girotondi di cavalicri27; nell'of-
ficina del pittore di Naukratis, sempre nel secondo ventiinquennio
del secolo, oltre ai grandi vasi da banchetto, venivano prodotti arj-
balloi con cavalieri araldici o con scene di battaglia e cavalli (o cava-
lieri?)28; cavalieri vengono dipinti, poco prima della met del secolo,
anche dal pittore di Arkesilas e dal suo ambiente2'.
Subito dopo la met del secolo, mentre vengono dipinti gli ul-
timi grandi vasi con decorazione a figure nere, che mostrano il consueto
repertorio, si affacciano per un breve periodo temi nuovi (forse solo
apparentemente: sarebbe davvero importante poter stabilire o negare
la continuit con il periodo precedente): nei frammenti di una ltikaina
da. Sparta, attribuita da Stibbe alla maniera del pittore di Arkesilas, in
una sorta di processione festiva figura un adulto seguito da una donna
e da un giovane cavaliere con secondo cavallo alle briglia, men.tre al
centro dei to'ndi eponimi del pittore dei Cavalieri, nei primi anni
dopo la met del secolo, sono ora giovani sbarbati, ora uomini barbati,
dal caratteristico copricapo a volute (tavv. 3a-b). Essi incedono su
cavalli riccamente adorni, preceduti a piedi da una figura con calzari
alati b accompagnati a volo da figure che reggono corone30 L'inter-
pretazione di questo soggetto resta controversa: ma non escluderei
un rapporto con l'arch dei cavalieri, ed in sostanza con l'elevazione
dei neoi al rango equestre, grazie ad una selezione che poteva essere
sentita come una vittoria in un &O:Wv tr petil31 L'alternarsi di

17 STIIIDE 1972, nrr. 147 (frr. tla Samo), 152 (frr. da Samo), 145 (fr. da Samo),
146 (frr. da Olimpia); cavalli (al di fuori di scene mitiche) anche in frammenti assai
mimui nrr. 138 (Samo), 155 (Oiimpia), 168 (Samo). Ricordo qui, data la prevalente
provenienza s;unia di questi pez1.i, i numerosi frammenti inediti con cavalieri dal
santuario di Artemis a Samo segnalati da PIPII.I 1987, p. 76, n. 724.
Jl snonE 1972, nrr. 106 e 107 (frammentarii, rispettivamente da Saino e Sparla).
1' STIRBI! 1972, nrr. 200 (frr. di co1>pa da Samo), 201 (fr. di coppa da Olimpia),
202 (fr. di cratere con fregio di cavalien sul collo).
10 Ltfk,I/a da Sparta: S'l'lllllli 1972, nr. 205 tav. 6R (il secondo cavallo di
difficile lettura, ma certo). La scena ricorda un po' la cerimonia che celebrava l'ele-
zione a gron, che comportava una processione all'intc:rno della ciu accompagnato
c.Ia giovani c donne, l'lut. Lyt~ 2(,,6 sgg., ma la prcsen7.a del cavallo fa llllltloslo
l>ensare agli agathoeJ-go{ (cf. n. 2). Il tema c.lelle coppe eponime del pittore dei c;tva-
ieri [STIBIIE 1972, nrr. 302 (da Canino), 306 (al Brit1sh Museum), 307 (al Louvre, ex
coli. Campana) compariva forse .gi in nr. ~8 (fr. coppa c.Ia Samo)!.
11 Vi si riconoscono in genere vincitori coronati da 11ikai o defunri eroizzati; si
veda in proposito STIIIRil 197~, e pi recentemente FAUSTOI'ERRI 1986, p. 136 sg.,
PIPII.I 1987, p. 76. La scena comunque connotata in senso equestre; se anche si
vuole riconoscere nel giovane a cavallo uno dci Dioscuri (cosl Faustoferri; ma su un
IIII'I'OTilOI'IIIA En A1'1.1:7'/S'MO 161

giovani e adulti va spiegato alla luce delle scene oplita/scudiero con


due cavalli, secondo un rapporto, esplicito nella lastra Stainhaucr,
dalle probabili implicazioni omoerotiche: l'onore evidentemente rica-
de anche sul giovane compagno del 'cavaliere'.
Le scene di battaglia tipiche del pi tardo stile a figure nere non
presentano pi cavalieri ma un semplice duello tra oplitP 2 Scene di
intonazione equestre, peraltro non sempre perspicue (il tema dell'o-
plita montato non sembra pi in voga), si incontrano tuttavia, dopo
un certo intervallo di tempo, anche negli estremi anni del VI secolo,
in particolare nella migliore produzione del periodoll.
In generale la grande fortuna del 'cavallo' come votivo ad Orthia
si pone tra il pieno VII e la prima met del VI sec. Particolarmente
significative sono le frequenti iscrizioni dedicatorie su rilievi in are-
naria t~nera rinvenute nel santuario di Artemis Orthia per lo pi al
di sotto dello strato di sabbia dell'alluvione dell'Eurota, o poco sopra
di esso, tra le quali di gran lunga le pi numerose. sono incise su
figure di cavalli34 In questo contesto va anche ricordata l'attenzione
riservata al cavallo ed ai cavalieri n~lla poesia d' Alcmane - certo in
parte legata alle figure dei Dioscuri, e suggerita al lirico dalle gare di
corsa nelle quali sono impegnate ad esempio le giovinette del grande
Partenio del Louvre (fr. 3 Calame)15

caso in parte affine v. le prudenti considerazioni ,Jj CuNNOR 1988) rimarrebbe signi-
ficativa la scelta di rappresentare i Dioscuri a cavallo. Oltre a questi pezzi si vedano
i due cavalieri visti di fronte, giovane e adulta, in DAWKINS 1929, fig. 78a. &a>.ov til
cipttll: d. sopra, n. 11 ..
12 V. p. es. STIUIII! 1972 nrr. 93 (coppa da Castel Campanile), 94 (copjla da
Cerveteri), 230 (frr. di coppa da Samo), ecc.; SCIIAUS 1985, p. 42, nr. 222, ha nunito
molti di tueste coppe attorno alla mano di un unico piuore, da lui denominato
Hoplite Painter. :
33 SCIIAUS 1985, nrr. 221, 223, 263.
34 AO, nrr. 169,1-6. Non impassibile un rapporto con le scene in STIBDI! 1972,
nrr. 302, 30(,, 307. Notizia sulla su-atigmfia: AO, p. 187; BOAI\OMAN 1963 data lo
strato di sabbia agli anni 570-60, poco dopo il passaggio dal Laconian Il al Laconian
lll. Ma recentemente CAVANAGII-LAXTON 1981, pp. 34-36, vogliono datare il pas-
saggio dal Laconian Il al Laconian lii al 600-590, su basi che peraltro non mi
scmlmmn convincenti: J\lcmanc (fr. 5 Calaine = H(b) P.) menziona un vcxli a
Therapne, che sarebbe da identificare con il sacello del Menelaion, la cui prima
costm1.ione da porre al passaggio tra Laconian n e Laconian III, donde una confer-
ma alla cronologia hassa di 1\lc:manc, e al tempn s1csso la necessit di rialzare l;l cla-
tazione della transizione tra le due fasi: ma si pu csscc certi dell'identificazione tra
il sacclln cd il vaOc; di J\lcmane?
35 Sui Dioscuri c i cavalli v. il fr. 2 Ca lame = 2+ 12 P., forse il 123 = 85(a) P.;
dal fr. 3 = l P. v;mno almeno ricordati i bellissimi V\', 45-51, 58 sg., con il paragone
162 I.A NASCITA DEL KOSAIOS

L'evidenza finora esaminata sembrerebbe a prima vista attribui-


bile a un qualsiasi tipo di bippeis, siano essi un corpo 'democratico',
siano una istimzione di tipo 'politico-aristocratico', di sapore tirtaico,
nel senso da noi prima indicato. In effetti, anche se non possibile.
una chiara distinzione, bianco contro nero, fra una prima met del
secolo che predilige i temi equestri, ed una seconda met che li igno-
ra, vi un'evidente discrimine fra due grandi fasi, in corrispondenza
delle coppe eponime del Pittore dei Cavalieri. Nella seconda il tema
del valore guerriero non sembra pi connesso alle scene equestri;
questa sembra una buona spia della nascita del corpo democratico; la
prassi della cavalleria eqt#O publico aperta a tutta la cittadinanza, che
le tradizioni sulla battaglia dei Campioni suggerivano inaugurata al-
la met del VI sec., separa infatti l'esalt~zione della virt militare dalla
hippotrophfa. Il riemergere di rappresentazioni equestri alla fine del
VI sec. deve d'altronde stupire fino ad un certo punto, ove si consi-
deri che proprio in quegli anni l'agonistica spartana, riaprendosi alle
competizioni ippiche16, mostra la piena integrazione della pratica della
hippotrophfa nell'ideologia della p6lis. Essa dunque degna di essere
esibita. Per questa via si conferma valida, almeno a livello di ipotesi,
la scelta di fissare alla met del VI sec. la transizione ad una magi-
stratura a carattere 'democratico', del resto sul necessario sfondo di
altre grandi novit politiche e culmrali: l'ascesa dell'eforato, l'omoge-
neizzazione dei comportamenti, la diminuzione dei consumi di lusso.

2. L'ATLETISMO.

Alla 'riforma' di met VI sec. sovente collegato il declino delle


vittorie atletiche spartane ad Olimpia, che fino a quegli anni si erano
ripetute in una lunga serie di successi: questo sarebbe un segno delle
trasformazioni 'licurghee'37 Una argomentazione del genere non pu
naturalmente non fare i conti con la problematica storicit della se-
zione pi antica della lista degli olimpionici; va detto tuttavia che il
predominio spartano si estende fino in un'epoca (la fine del VII-
l'inizio del VI sec.) per la quale le liste flZiano a farsi probabilmente

di Hagesichora con un 'lnnov na.yv I'OO~pov ~ea.vnxano&x ... (da notare il riferi-
mento alle vittorie negli agoni). Cf. inoltre frr. 57 Cal:unc = 4.1 P. e, di dubbia at-
tribuzione, 0 267 Calame = 168 P.
16 C(. SOltO.
11 Sin da DICKINS 1912, p. 19, n. 106, d. poi p. es. EIIRI!NDI!RG 1925, pp. IO,
48 sg., Mossi! 1973, p. 13: critico recentemente Cuuss 1983, p. 24 sg.
HII'I'O'I'ROI'I IlA ED ATI.F.TISMO 163

pii:1 affidal.>ili. A. Honle, in un'ampia discussione sui mpporti fm Spaata


cd Olimpia, ha precisato che non si pu parlare di un vero e proprio
abbandono dei giochil8, Non mancano anzi segni di pubblico ap-
prezzamento pei le vittorie atletiche nella Sparta 'licurghea'. Il suc-
cesso negli agoni stephanitai ambito titolo d'onore e d diritto a
marciare in battaglia a fianco del re19; nelle iscrizioni funebri per i
caduti en polmo all'onore della menzione per morte in guerra
permesso di associare il titolo di olimpionica40 Vincitori olimpici
potevano ricevere l'onore di statue " Spartail o, come Cinisca erano
oggetto di culto41 Statue e stele venivano natutalmente dedicate ad
Olimpia, per lo pi a titolo privato0 , ma talora anche a spese pub-

11 llNI.I! 1968, pp. 120-167 (qui si trova anche una lista dei vincitori spartani
fino al IV sec., pp. 128-130, n. 3);
1' I'lut. Lyc. 22,8, Mor. 639e. .
lo /G V l, 708 (Euryades, MORETfl 1957, nr. 565); su' questo genere di iscrizio-
ni v. pp. 294-296.
li Statua di ~uryleonis, Paus. II} 17,6 [ibi1 1~r. 418, vincitrice .con. la biga nel
'368 (?): la statua s1 trova sull'acropoli]. Statua d1 Allletos nel santuarao d1 Apollo ad
Amide (Paus. lll 18,7: non vi sono motivi stringenti per supporre con MoRETn
1957, nr. 945, che l'atleta abbia vinto all'epoca della lega degli Eleuterolaconi: la col-
locazione nel santuario non esclude affatto una datazione all'epoca in cui Amicle
una delle komai di Sparta, ed una cronologia in epoca arcaica o classica, del resto,
meglio spiega la menzione del monumento da parte di Pausania, peraltro auento
talora anche ad o/>ere di et ellenistica: cf. Musti, in MusTJ-BESCtll 1982, pp. LIII-
LV). Sul culto dc l'atleta Hipposthcncs (Paus. Ili 15,7) cf. p. 284 e n. 27 (se questo
un culto arcaico non ha naturalmente particolare valore per l'ideologia di et clas-
sica). Il figlio di Hipposthenes, Hetoimokles (ibid., nrr. 82-86, vincitore nella lotta
all'iuizin del VI sec.) ha anche lui una s1a1ua in ciu: l'aus. 111 13,9.
u Paus. Ili 15,1, Moltll'I'J'I 1')57, nrr. 373, 381, alloro con la t)uadriga nel396-
392 (?): ma sulle peculiarit dell'ideologia atletica promossa dal culto, e connessa alla
sua is1i1uzionc v. suno. ,
u Gi Euagnms ll'aus. VI 10,8: MoJUil'l'l 1?57, nrr. 110, 113~ 117,3 vittorie con
le stesse cavalle nella quadriga nel VI sec., cf. n. 17], e poi Kalliteles e Polypeithes
[Paus. VI l (o,6: ibici., nrr. 149 e 195, rispettivamente vincitori nella lotta nel 508 (?)
e nel 484), Arkcsilaos (P;~us. ibicl. VI 2,1 sg.: nrr. 305, 311, riporta la palma con la
t1uadrig:1 nel 448 e nel 444 (?)), Polykles [Paus. VI 1,7: secondo MoRE'rrt 1957, nr.
315, ouiene la corona con la quatlriga nel440, periodonica, ma la vittoria certamen-
te di IV sec., cf. n. 82), Lykinos (Paus. VI 2,1: MORI!l"rJ 1957, nr. 324, vincitore della
quadriga nel 432, forse da indcntificare con Lyk(e)inns, nr. 304, che coglie l'alloro
dell'uplite nel H8), AnaxanJros LPaus. VI l ,7: ibid., nr. 327, vincitore con la quadriga
ncl428 (?)), Lichas [Paus. VI 2,1-3: ibid., nr. 339, MORE1TJ 1987, p. 68, vincitore con
la quadri~a nel 420. In quella Olimpiade gli Srartani gi non potevano prender parte
agli agom, ma Liehas aveva fatto panecipare i suo tiro a nome dei Tebani, e quando
si avanz ad incoronare l'auriga, per mostrare che il carro era suo, fu cacciato a fru-
state dai giudici; in generale su Lichas v. Cozzou 1980a, che giustamente fa notare
(p. 579) che la statua, dedicata al termine della guerra fra Sparta e gli Elci - sulla
164 LA NASCITA DEL KOSMOS

bliche: nel V sec. vennero ricordate demos{e con stele a Sparta e ad


Olimpia le vittorie di Chinis, sci o meglio sette volte trionfatore
all' Altis nel VII sec.: questa 'civica' gloria spartana veniva opposta
alle sette recenti vittorie di Astylos di Crotone41 In citt le vittorie
nei numerosi giochi locali venivano spesso celebrate con iscrizioni
(l'esempio pi noto la stele di Damonon, rinvenuta nel sanntario
della divinit poliade)iS: e ad Atena Chalkioikos venne dedicata pi
di un'anfora panatenaica, in occasione di vittorie ippiche46 Per quan-
to riguarda (apparentemente pi:1 da vicino) la svolta di VI sec., una
tradizione risalente almeno ad Ennippo vuole che il saggio Chilone
sia morto felice assistendo alla 'vittoria olimpica del figlio~ 7 : la storia
non ha certo valore documentario 48 e forse non neppure indizio di
un atteggiamento che avrebbe effettivamente contraddistinto il sag-
gio, ma ci assicura almeno che Ermippo non consideravO\ Sparta una
citt avversa ai valori tradizionali. Anche negli apophtbgmata laco-
nici, a fianco di accenti critici nei confronti di certe tendenze della
pratica sportiva~', si incontrano giudizi che riecheggiano, pur nella

quale ~ecentemente SORDI 198'4, SoRDI l984a, UNZ 1986; in generale sui rapporti fra
Sparta ed Elide CARTJ.EDGF. 1987, pp. 248-253 - non deve essere stata dedicata da
Lichas, morto nel4 l l ca.], Cinisca (Pnus. VI 1,6, cf. n. 42), Xenarches [Paus. VI 2,1:
MoRE'J'fl 1957, nr. 386, periodonica, riporta il successo in una gara ippica nel388 (?:
ma cf. HONI.E 1968, p. 130, MORI!'ri'J 1970, p. 296 sg., e MOJU!'I'J'I 1987, p. 69}), La
statua di Eutelidas (Paus. VI 15,8, ibitl., nr. 63, vincitore nel pentatln dei fanciulli nel
638} , a giudicare dalla sua posizione, di V-IV sec. (v. AMANI>IlY 1957, p. 68, n. 21,
e cf. il caso di Chionis per la celebrazione di allori assai pi antichi).
u Effigiato anche da Mirone (Paus. Il( 14,3), secondo Africano Chionis vinse
nello stadio e nel diaulo fra il664 cd il656 (M<nu;-rn 1957, nrr. 42-47): ma Pausania
gli attribuisce anche una vittoria nella 28" 01. (668: Afric. Charmis, ibicl., nr. 40).
Astylos nel 48-1 e nel 480 ru vincitore per Siracusa: Mo1urrn 1957, nrr. 178 sg., 186
sg., 196-198)
u Oltre all'iscrizione di Damonon (sulla quale cf. p. 63, n. 137, e sotto n. 54),
si veda p. es. anche CEG l, 374-377.
46 V. DICKINS 1906-1907, pp. 149-153, DICKINS 1907-1908, p. 145 (una di esse,
BF.AZI.EV 1956, J> 369, Leagros Group nr. 112, con i resti della dedica ad Atena JG
V l, 1570, pu ben essere stato muitbcma del re Damarato, secondo un suggerimento
di Carlledt\C accolto da llH S'l'H. CROIX, p. 355, n. 5)
17 l>in~:. L;u~rt. l 72 s~:. cnn llcrmit'P fr. 12 W., A111b. p,,/, VII RH.
11 Giustamcnrc dubbioso MoJtE'I'fl 1957, nr. 102-1 Ldivcrsamcmc llNI.I! 1?68, p.
130, n. 3 (da Jl. 128), 131 sg.]; la viuoria sarebbe avvenuta nel pugilato, ma non sono
noti allori nlimpici di Spartani in qucsl;l spccialitil c nel pancrn:Liu; 'I.icuw'' avrebbe
proibito di praticarle perch in queste gare si al:t.;lno le mani iil scgnu di resa: v. l'lut.
J.yc. 19,9 (e MANI1111miN1-PIC:C:IIUI.I.I 1980, ad loc.), Mor. IR9c, 228!1, Sen. llm. V 3,1.
19 V. sotto; Plut. Mor. 190c di ovvia ispirazione anti-elea, c non ha rapporti
con l'atlerismo.
1111'1'0'1'1101'1111\ /il> tl"f'I.I:TISMO 165

par:tdossale unilateralit dei valori locali, il comune apprezzamento


per il vindtorc olimpico~0
In ogni caso, dopo l'assoluto predominio spartano ad Olimpia
nel periodo fra la fine della prima guerra messcnica e i primi decenni
successivi alla seconda51 , i successi di atleti lacedemoni precipitano
verticalmente nel corso del VI ed all'inizio del V sec.sz. Da questo
periodo in poi sono per testimoniate vittorie ippiche, soprattutto

so Tale apprezzamento, nonostante le apparenze (che hanno trai!o in inganno


llt~Nl.l! 1%8, p. IJ'J), presupposto anche in Plut. Mor. 242a-b (anon. 21 ). Si traua
Ji un aneddoto molto comune, riferito spesso a Pericle ed a Senofonte (v, i luoghi
paralleli citati nell'etlizione di Naehstiidt-Sievelting-Titchencr): nell'ambientazione spar-
tana ne prot;tl:onista una donna che, impassibile alla notizia della 01011e del fi~lio,
dichiara migliore (Kcilltov) In sorte del caduto vincitore in guerra a quella del tnon-
fatorc nei giochi olim1lici. La paradossale superiorit della mone alla vita viene accen
tuata comrnpponendo la sone del combattente al destino pi glorioso immaginabile
per un vivo.
SI Naturalmente mi sono servito di MOilllTI'f 1957, HNt.t: 1968, MORETII
1970, MotU!'ITt 1987; le suddivisioni adottate possono apparire arbitrarie, ma forse
sono storicamente tli significative di un'astratta griglia per secoli o cinquantenni:
tra la l" e la 14 01. (776-724: grosso modo fino alla prima guerra messenica, cf. p.
36, n. 22) non vi sono vincitoi' spnrtani (7 vinorie messeniche coprono il 46% delle
15 tot;tli del Jleriodo);
trn la 15" c !.1 2.,. 01. (720-672, fino alht tiara tmdi7.ionalc pe1' la battaglia c.li Hrsiai,
v. p. 37, n. 29) IO vittorie spartane SII un totale di 24 (41,6%; cf. nello st!!SSO pertoc.lo:
Atene 4 viu., l 6,6(,Y,,, Mcg;wa 2 viu., 8,33% )i
fra la 28' e la 37" 01. (668-632, da 'llysiai' fino ac.l 111m d:lla di comodo, furse non
troppo distante dalla 'fine' della seconda messenica: cf. p. 37, n. 28) 13 su 22 (59,09%;
d.: Atene 3, IJ,(,J%, Mcgara 2, 9,09%);
fra la 311" c la 50'' 01. (6211-580, s11hitn dtlpn 1:1 st.:uml:t mcsseni.:01) 20 s11 30 ((,(>,66%!;
cf.: Cmtone ed Epidauro 2, 6,66%}.
51 Sparla rimane uno dci centri dominanti nelle compcti7.ioni olimpiche, ma il
calo davvcm imtlrcssiunnmc.
Fra la 51" c la 64" (576-524: anni centrali del VI sec., ca. fino all'ascesa di Cleomene)
Sparta scende al terzo posto nella 'graduatoria' delle p6leis vincenti, con 4 su 40
(IO%); la precedono Crotone (R, 20%) ed Atene 6, 15%; anche Nnsso ha 4 vittorie.
Da notare che ll'e di queste vittorie (quelle di Euagoras) sono di datazione molto in-
certa (v. sotto, n. 53) e potrebbero ad esempio essere delle 011. 62-60. Comunque
dopo In vittnri;t di Epitclidas nello stadio dell'O!. 50 (580, MoRE't'l't 1957, nr. 91), che
(,, ;u1cnm parte della gmnde stagione spartnna, abbiamo, oltre ai tre successi di Euasoms,
sulu una viuoria di l.adrnmus (stadiu, 01. 57, 552: ibitl. nr. 108) c poi i successi di
Kallitclcs, Dnmarato cd Akmntidas (ibitl., nrr. 149, 157, 160) sono di fine VI sec.
(nonnst;ulle jmttmY 1%1, p. 199, cf. Hansen, CEG 1,372, dati la tlcdica di Akma-
tid:u ;ti terzo quanu del VI sec.).
Ancor menu le viuurie fm la 65 c la 75 01. (520-,180; finn alle guerre JlCrsiane), 4
su HO (5%: Sparta diventa quarta; cf. Crotone IO, 12,5%, Erei 5, 6,25%, Siracusa 5,
6,25%; Pclinna la affianca cun 4 vittorie).
166 LA NASCITA DEL KOSAIOS

nella regina delle competizioni, la corsa con le quadrighe 51 Dopo le


guerre persiane, per circa un secolo, i successi spartani si fanno di
nuovo relativamente frequenti. Gli atleti lacedemoni non disdegnano
del nmo le specialit di corsa (come rivela soprattutto la lista POxy.
222), ma vincono soprattutto nelle gare equestri54 Fu forse una ce-

SI l.c tre viuorie conseguite da Euaguras con la quadriga (Moltl\1'1'1 1957, nrr.
IlO, ;IIJ, 117, 548-10, 011. 58-(,0) suno qui anrihuitc al periuclu 576-524: la loro
efrettiva cronologia non precisahile, e ci particolarmerne doloroso in quanto il
plurivincitnre Eua11ora~ (che seppell suntun~amente i suoi cavalli, Acl. NA Xli 40:
difficile pensare ad una dat;l pusleriore alla met del VI sec. con <tuello che s;~p
piamo sulla storia degli usi funebri laconici, cf. pp. 277-341, ma la lista degli olim-
pionici nnn ha mnlri spa7.i per tre vittorie che fnrsc me11lin supporre consecutive:
si pu risalire indietro <li un paio di Olimpiadi, cf. n. 52, o verso l'inizio del secolo),
costituisce una figura senz'altro assai imporrante (per noi anche da un punto di vista
statistico). Il suo grande exploit chiude un'epoca, o, come sembm a prima vista, apre
la serie delle viuorie ippiche spartane? Va detto che nei periodi precedenti sono
testimoniare solo 4 gare di quadriga, e la mancanza di vittorie spartane rra queste pu
non essere dunque rrolpo significativa. La successiva vittoria del re Damamto (Mo-
RE'rrt 1957, nr. 157, O ,(,9, 504 a.C., cf. n. 46), che va prob;tbilmente vista anche alla
l11ce della sua rivalit con Cleomene, potrebbe essere il vero inizio di una nuova fase:
una vittoria 'regia' pu' avere un pi1 marcato carattere puhblico. Pino al 200 a.C.
Sparta ha l.f vittorie su un rorale di 53 attestate (26,41%: solo Atene regge bene il
confronto Il, Sl'guono Ci rene 5, Elide .f, 'l'che J, Sicionc .\). Si dcvonu pui aggiun-
gere J vittorie in alrri concorsi ippici nella prima met del IV sec.
51 Fra la 76' e 90" 01. (47l>-420), con Il vitt. su 132 (8,16%) Sparra di nuovo
al primo posto nell'elenco delle poleis che hanno conquistato il maggior numero di
allori olimpici (cf. Argo e Rodi 7, 5,38%, Arene e Siracusa 6, 4,61%). Nella <Juadriga
6 su 13 (~(,,15%!; cf. Ci1ene 2, Agrigento, Argo, C;unarina, Atene, Siracusa 1). Si
tenga prescme, in generale, che dal VI sec. in poi non si hanno pitl quelle concen-
trazioni di virrorie che avevano caraueri:.r.zato la pi antica fase delle Olimpiadi:
normalmente la polis che coglie il maggior numero di successi si afferma nel 10-20%
delle gare: 1'8,46% di Sparla non dunque una quota da disprezzare.
Dopo la parentesi dell'esclusione dalle gare delle 011. 91"-95" (416--100; gli Elci aveva-
no proibito agli Spartani di sacrificare c di partecipare alle gare all'Olimpiade del 420,
ma in essa corsero comunque i cavalli di L1chas, cf. sopra n. 43), all'inizio del IV sec.
(396-368, Oli. 96"-1 03", per il termine finale cf. p. 172 e n. 82) Sparla solo seconda,
ma con una quota di nuovo assai ragguardevole (6 su 58, 10,3-I'Y.,, cf. Elide 12,
20,68%, e poi Creta, Menalo, Arene 3, 5,17%), ma Cinisca e Polykles (3 affermazio-
ni cnn la <tuadriga) snnn gli unki vinciwri olimpici tlclla specialit nuti nel periodo.
l'ausani;t (VI 2,1) lcstinumia dd nsrn tsplicilamcntc che d"j", le JIUCITe persiane gli
Sparr.1ni si dedicarono con grande impegno alle gare ip11iche. Il< ocumenro pi immediato
tlell'orgnglio dci ricchi allevatori resta la stele di Damonon (MotU!'I'I't 1953, nr. 16,
c jtU:I'Eit\' l W. l, l' 201 nr. 52) che, se <luvcsse venir thltata nel IV s<c. (cf. p. 63, n.
137), verrebbe a trovarsi di fronte alle celebri osservazioni di Agesilao nei confronti
'della bippotrophfn (X en. Ages. 9,6, cf. Plut. Agcs. 20,1, Mor. 212a-b) uinc 1ivlpayaOia
lill n>.olitou nilt:rnra; essa comunque perfeuamente 'di casa' anche nel V sec.,
epoca alla quale probabilmente pi prudente per il tntli!Jento !asciarla.
Hll'I'OTROI'liiA ED A1'Lt:1'/S.IIO 167

lebre polemia di Agesilao a porre un freno a questa 'voga': le ultime


vinorie ippiche spanane sono probabilmente quelle di Euryleonis c
J>olyldes, forse subito dopo Leuttra55, e ad esse fanno seguito un
numero decisamente piLJ modesto di succes&i d'altro tipo, presumibil-
mente anteriori all'et della rivoluzione56,
Che gli Spartani abbiano partecipato con minor successo ai gio-
chi per CJUalchc .tempo a partire dalla met del VI sec. (o forse an-
che da qualche decennio prima) un fatto indubitabile. Allo stato
attuale della documentazione possiamo supporre che non vi siano
vittorie spartane fra la 61a e la 67a Olimpiadc57, forse tra la 591 e la
.6r. Il calo tanto improvviso (un simile vuoto llO!l ha riscontri nella
successiva storia dell'agonismo spartano fino al IV sec. inoltrato) da
rendere a mio avviso poco soddisfacente una spiegazione oggi assai
diffusa, secondo la quale gli Spartani non si sarebbero adeguati alla
specializzazione atletica ed alle nuove tecniche di allenamento, entra-
Le in uso con l'emergere di allenatori professionali58 Diminuirebbero
le v i t t o r i e , dunque, e non necessariamente la p a r t e c i p a-
z i o n c. Cos si sottovaluta un fenomeno importante, sia pure -
questo certo - non duraturo. senz'altro giusto constatare e sot-
tolineare che Sparta non ha riservato ai vincitori negli agoni i ricchi
premi altrove consucti59: ma, in primo luogo, la mancanza di un
'soslegno pubblico' se pu aver impedito nel lungo ,periodo la 'pro-
fessionalizzazione'60 degli atleti spartani, non pu aver determinato

ss Sui giudizi di Agesilao v. n. 54, c p. 171 sg.; sulla data della vittoria di
l'olyldcs cf. n. 82.
56 Fra la 104 e la 117" 01. (364-312) l vittoria su 65 (1,53%: cf. Atene 9,

13,85%, Mcgara 5, 7,69%, Elide, Cirene, Macedonia e Pellcne 4, 6,15%). Fra la 118"
e la 134 (308-244) 5 su 86 (5,81 %, secondo posto, cf. Elide 15, 1"7,44%, Macedonia,
Cos, Mcgara 5, 5,81%).
S7 Cf. SOpra nn. 52 e 53.
58 Cf. p. es. PlNI.I"'-PJ.JlKI!T 1976, p. 74, Ct.AUSS 1983, p. 24 sg., ANGEI.I BER
NAIU>INI 1980, p. 87, c sopramuto gi 1-li)NLE 1968, pp. 131-135, che sottolinea in
parricolar modo l'ascesa di Crotone, e ritiene la documentazione troppo frammen-
lari;l, cd in fondo valida sratisticamcnrc solo per lo st;ulio, s che non si porrebbero
tnliTC cnnclusinni e silelllitJ p. es. circa Llll brusco Collo nella partecipazione degli
Spanani ai giochi nella seconda met tlcl VI secolo.
59 PI.I!KI;'I' 1975.

t.n Sullo svilupJlU tlella spccializzazinnc c tlcl pmfcssiunismn fondamentale PLI!;;


KI'.T l'J71. Sul concetto di professionismo applicato all'atletica antica v. anche WEILER
1981, pp. 96 sg., l l 9, con bibl. p. lOl sg., c pi rccentcmcnt gli stimolanti (anche
se nun deltuun convincenti) interventi di D.C. Yuung (YOUNG 1984, YoUNG 19881
con il commento di ANGI!I.I HJm.NAilDINI 1988, p. XIV sgg.).
168 lA NASCITA lll\1. KOSMOS

l'improvviso declino che abbiamo notato61 ; in secondo luogo, e


soprattmto, essa va a sua volta spiegata come una scelta della citt,
dettata da motivazioni politiche e sociali e fondata su presupposti
ideologici. Allo stesso modo una scelta ulturale quella che fa rinunciare
alla specializzazione ed alle nuove pratiche di allenamento. Non basta
constatare, sulla scia di Aristotele, la peculiarit di un'educazione
rivolta prevalentemente alla preparazione militare e non all'agonisti-
ca62. Per fare un esempio che ci pu aiutare a capire, la decisione di
non coniare moneta pone simili problemi di giudizio: la citt non si
fa coinvolgere da un processo innovativo, ma non per questo la sua
non , prima o poi, una decisione precisa. Sparta non ha voluto
incoraggiare l'atletismo quanto altre p6/eis, o forse, e meglio, non lo
ha sempre incoraggiato allo stesso modo.
Senza dubbio fu la poesia di Tirteo a dare, sia pure solo indiret-
tamente e tardivamente, il contributo ideologico pi importante. L'ele-
gia 9, con il suo confronto fra le virt:1 atletiche e l'ardore guerriero,
non era certo una radicale critica nei confronti dell'agonismo e degli
altri valori aristocratici dell'epoca; nondimeno il messaggio in essa
contenuto, dimenticate le contingenze militari e sociali che lo aveva-
no ispilato, una volta iDstaurato un clima di guerra permanente, si
prestava a lettur assolutizzanti che, facendo prevalere l'ideale 'guer-
riero' su quello 'agonistico', erano destinate a frenare la partecipaz.io-
ne alle gare63 Anche nella celeberrima elegia di Sen,9fane 2 G.-P. 64,
sugli eccessivi onori accordati agli atleti, l'esaltazione della sophfe del
poeta certo ispirata da motivazioni personali, ma ha per conclama-
ta motivazione l'interesse superiore della citt, il suo benessere e l'eu-
nomfe. Le misure di Solone per limitare i premi ai vincitori nelle
gare1'5 non solo testimoniano provvedimenti presi dalla polis per impe-
dire onori ccccssi\'i, ma ci riconducono ancora una volta a quell'am-
biente dei Sette Sapienti che dobbiamo ritenere decisivo per la storia

61 Diversa valutn.inne AN<ml.l nEnNARI>INI 1980, P 117; per un giutliziu nega-


tivo sui p<~idutrib<li v. comunque l'lut. Mor. 233e, cd in gcnemle sulle viunrie otte-
nute con la tt!dmc, c non con virtil, Plut, Mor, 236c, Antb. Pla11, l, cf. anche Mor.
?.llt.
1 l't~/. VII IJJI!h 'J-37.
6l Cf. ANCW.I.I nmtNAI!IIINI 19110, P 116, c qui pp. 91-97. Questo vnle natural-
mente per i livelli pii1 prcsti~;iusi: :1hm tliscnrsn amlrchhc fatto per le wue tra i
fanciulli, preparazione alla vita del guerriero.
= 1>4 =2 W. 2 D., sulla quale v. GIANNINI 1982,
,, Plut. Sol. 23,3, Diug. Lacrt. l 55; per l'aucggiamcnto di Solune nei cnnfronti
degli atleti cf, Diod. IX 2,5.
IIIPI'OTROI'IIIA ED ATI.E1'1SMO. 169

di Sparta nel VI sec. D'altronde Tirteo conosce le attese del nobile


atleta spartano, mnme, klos c tim, attese che all'epoca (certo pi
matura) di Senofane si potevano concretizzare nella gloria di fronte
ai concittadini, negli onori della proedria, del nutrimento a spese
pubbliche e di un ricco premioM. Onori ben pi significativi di quanto
non possa sembrare ai nostri occhi, e che culminavano in prospettive
di croizzazionc1'7 Se il culto dell'atleta Hipposthencs, vincitore in sei
Olimpiadi alla fine del VII sec. e padre di un altro grandissimo lottatore
attivo verosimilmente all'inizio del secolo successivo, davvero di
fondazione arcaica1.a, capiamo meglio quanto certi atleti spartani po-
tessero essere pericolosi per l'equilibrio della comunit gi alla fine
del VII ed all'inizio del VI sec. Le timai non procuravano solo benefici
materiali, n erano sterili soddisfazioni per l'orgoglio aristocratico:
esse finivano con il creare legami, anche di natura religiosa, attorno
alle casate pi potenti. Tocchiamo forse cos le preoccupazioni pi
profonde che spinsero Sparta a promuovere una culwra (certo non
affermatasi senza contrasti in subitanee forme monolitiche: in questo
modo credo vadano spiegate le vittorie negli anni centrali del VI sec.)
che soffoc per un qualche tempo l'atletismo. Effetto di un clima
culturale, che fra l'altro condanna un tipo di dapane non rispondente
agli interessi della citt, il fatto che, per quanto sappiamo, non vi
sono atleti spartani che abbiano commissionato epinici.
La successiva 'ripresa' dell'atletismo spartano il segno 'evidente
che in et classica se ne sono accettate le giustificazioni 'politiche', in
primo luogo con la considerazione, tradizionale negli epinici, che la
vittoria in un concorso panellenico porta onore alla citt intera del-
l'adcta1"'. Gli obblighi liturgici che accompagnano la hippolrophfa la-
conica70 rendono almeno in un primo momento accettabili non solo
auivit sportive in pi immediato rapporto con il combattimento"
ma anche l'agonismo equestre. Probabilmente le premesse culturali di
questa nuova tendenza sono poste gi fra la fine del VI sec. e gli anni
immediatamente successivi alle guerre persiane: emblematiche in que-

'" Fr. 2,(,-IO C.-l'.


'"Sui mppur1i fr.1 ;ltlctismo, cruizzaziunc, mpprcsclllazionc slaluaria c ritrauo
cf. rcctntcmcnte TollEI.I.I 1979, pp. 441 sg., 155 sg., e RASCIIKI! 1988, ~l, 39 sg.
''"V. p. 2114, n. 27, (>l'l' 1;1 srurititii tldla nu1i1.ia.
,,.,V. p. es. Piml. 0/. IV 13-H, V 4, 7-11, VIli 19-2J, IX 19-22, X 97-99, Xl 11-
15, Xlii 1-10.
1 Cf. p. 151 c n. (,,
11 Secondo lince suggerite gi da Tirteo: cf. p. 95, n. 270.
"170 I.A NASCITA IlEI. KOSMOS

sto senso sono il successo del re Demarato e la celebra2'.ione delle


vittorie di Chionis 72 Nell'agonistica c nella celebrazione del successo
l'interesse pubblico e quello privato si intrecciano tuttavia in modi
talora inestricabiiV\ anche se per noi non sempre visibili: ma in so-
stanza l'interesse privato una molla essenziale. 11 caso apparente-
mente pitl neutro appunto quello, pitt volte ricordato, di Chionis,
celebrato dalla citt per polemica 'intcrna?.ionale' quasi due secoli
dopo le sue villoric: ma Chionis ha un omonimo nell'eforo del 422/
2 F\ c la famiglia di quest'ultimo, molto probabilmente discendente
del grande corridore, non poteva non trarre giovamento dalla mc-
moria dci successi aviti. Non a caso la prosopografia scopre legami
familiari tra gli atleti spartani; essi anzi sono sottolineati intenzional-
mente nei monumenti c nelle dediche, come elci resto consueto nel
mondo greco: si pensi alla dedica di Anaxandros con menzione della
vittoria del nonno, o alle sequenze genealogiche comunque riscontra-
bili fra questi vincitori, p. es. fra Arkesilaos ed il figlio Lichas 75
Quanto al peculiare orientamento equestre dell'atletismo lac.ed.emone,
natura!~ che il riccd aristocratico, privato di un privilegio td'dizio-
nale che associava possesso del cavallo e virttl militare, tese a rifarsi
sul terreno dell'agonistica. Ma sarebbe sbagliato opporre radicalmen-
te giochi ginnici ed ippici, legandoli a strati economicamente diffe-
renziati nella societ spartiate: i casi di un Lik(e)inos, verosimilmente
vincitore prima nell'oplite e poi nella quadriga, e di un Anaxandros,
olimpionica nella quadriga e nipote di un pentatleta71' sono piuttosto
indicativi di un progressivo mutamento delle predilezioni atletiche
dei ricchi Sparrani nel corso del V sec., connesso alla concentrazione
delle propriet terricrc nelle loro mani, che avvenne naturalmente ai

Cf. supra nn. 53 c H.


71

n Utile rna troppo semplicistica l'analisi di 11(.\Nt.l! l %8, pp. H6-159 che, fuor-
viata dalle tesi di DI<:KINS 1912 e Zrm IIOFI!It 1959 sull~1 contmua contrapposizione
fra efori c l't', nppnm trnppn radit"almc11tc interesse tlclla citt cd interesse privato.
11 11UitAI.t.A-I.htAIII'OttiJ 191!5, nr. 7M>.
1s V. in generale fi<)Nt.t; 1968, pp. 151 sgg. Si riconlino le statue di Kallitelcs
<' l'uly,willll's, J>;ltlrt c fit\lio, <'l'l'lh' sulh1 mttltsima toloun:l, l'eli l'nlyldts, ottrnn1i:11o
d;~i figi (d. 11. 13, c Ct.AliSS 1983, p. 97). Auax:uulrus (l'aus. VI 1,7: Mortl\1'1'1 I'J57,
nr..U7) ricordava nell'iscrizione appnsta sul suo donario la vittoria di un 11011no pcn-
t:ulcta (vcrnsimilmc111c Alun:uidas: ihid., nr. 160, EIWIIT I'J72, nr. ')). 1\rkcsilaos c
l.ichas v. Mn111n'1'1 l 'J57, nrr. 305, 31t; 33'J; omnnimo del sccnmlo, c forse suo
antenato il l.ichas agat/}()crgos alla met del VI sec., 1-ldt. l 67 sg., cf. p. 157; le
st;\luc dti due vindwri cr:mn mmunquc vicine l'una all'altra.
14 l'cr Lyk(c)inns v. snpra n. O; Anaxandl'lls v. n. 75.
IIII'I'O'I'ItOI'IIII\ 1!1> ATI.IiTI.WO 171

danni di una lar~a parte del corpo civico. L'indchitamcnto progres-


sivo, la divisione c l'alienazione dci loui, in una parola l'oligantn>pia,
sono infatti fenomeni gi di V sec. 77 La concentrazione delle proprie-
t pcnnelleva naturaln~entc di partecipare alle competizioni equestri;
e si partecip, con una scelta che noi moderni non possiamo non
riconoscere 'razionale'. Tutta l'attivit agonistica, se da un lato
contraddistillla a Sparta da un ostentato rifiuto dci vantaggi econo-
mici derivanti dalle vittorie, fa leva dall'altro sulla philotimfa c sul-
l'orgoglio della propria aret. In questo senso largamente funzio-
nale al sistema spartano, coerente con alcuni suoi presupposti ideo-
logici c con i meccanismi che regolano la competizione politica. Ma
l'ampliarsi delle differenze economiche all'interno del corpo civico
non potev~ non accentuare l'influenza della ricchezza nella vit po-
litica e sociale. L'ippica per l'appulllo l'attivit agonistica nella qual
pi decisamente si sposano ricchezza e virttl. Grazie ad essa, anzi, la
ricchezza pu manifestarsi nella maniera pii1 evidente, senza che ci
sia incompatibile, almeno sotto certe premesse, con le esigenze etiche
spartane, che normalmente impongono al grande proprietario di non
mettere in mostra il suo plolitos.
Fu Agesilao, dichiarando che le vittorie ippiche erano dimostra-
zione di ricchezza, non di virttJ 78 , a strappare in maniera decisa il
sottile velo di apparenza che nascondeva la prima sotto .la seconda,
ed a ricondurre l'agonistica spartana su un terreno pi immediata-
mente rapportabile ai valori politici e guerrieri. Da questa polemica
e dalla svolta promossa dal re derivano alcuni accenni critici presen-
ti nella letteratura apoftegmatica, che non sembrano arcaici 79 , ma di
IV- Hl sec. Pi1 interessante ancora, ma problematico, il rapporto di-
retto stabilito dalla tradizione80 fra il giudizio di Agesilao e le vitto-
rie olimpiche di Cinisca, che sarebbe stata indirizzata alle gare dal
fratello. Ma se la vittoria di una donna aveva dimostrato l'inanit dei
valori ippici, non si capirebbe perch altre donne avrebbero poi se-
guito il suo esempio! La ricostruzione senofontea e plutarchea cozza
per di pi:J contro l'epigramma fatto apporre da Cinisca sul maggiore
dei suoi due donari ad Olimpia: qui Cinisca vanta la propria stirpe

77 Cf. p. 104.
78 Cf. Il, 5-f.
''' Nonusl;llltc l'lut. Mor. 224f si01 attribuilO a l.cun, prcd~ccssure di Anassamlri-
tla (sul problema dcll'auribu7.iune tlrgli .rpopbthgmllll a vari personaggi stnrici \', le
prudcmi usscrv;l?.iuni tli TUW.ItSTWT 1%5-1971, Il l'l' 17 sg., 2J sg.).
80 Xcn. llges. 9,(,, l'1m. Ages. 20,1.
172 LA NASCITA J)EJ. KOSMOS

regale c si proclama orgogliosamente sola delle donne di tutta la


Grecia ad aver colto questa coronaR 1 Mi sembra necessario suppor-
re una reinterpretazione delle vittorie di Cinisca, nell~ tarda et di
Agesilao, e che a questa rcinterpretazionc sia da collegare la stessa
eroizzazionc della principessa euripontide, con il stio heroon nel
Platanistas che indirizza i giovani spartani ad una ginnastica 'pove"ra'
e 'fisica', ed in ultima analisi subordinata alla preparazione militare.
A ulteriore chimimento della tcmpcric culturale che si crea con la
'reazione' di Agcsilno va ricordato il soprannome del periodonica
Polyklcs; se esso era suggerito dalle sue vittorie equestri (lo scambio
tra -K~tlc; c -xcx~Ko sarebbe pi:t pregnantc se posto in relazione con
imprese che sicuramente accrescevano il suo .KMoc;, ma dipendevano
al suo XCXKo e nlla sua ricchezza), sicuramente in rapporto con
le osservazioni di Agesilao. Non si debbono escludere motivazioni
socio-economiche profonde nella svolta promossa dal sovrano: dopo
la perdita della Messenia81 era bene abbandonare, o comunque ridi-
mensionare simili attivit improduttive, aumentare la superficie col-
tivabile, ed i ricchi spartani dovevano coltivare una &pe'tll pi conso-
na alla difficile situazione interna, anche in nome di una solidariet
che richiedeva fra l'akro di contribuire al sostentamento di una no-
tevole massa di 'inferiori'. Al tempo stesso, come 'di consueto a Spar-
ta, l'operazione di pulizia morale torna a tutto vantaggio del suo
promotore, sminuendo altre figure prestigiose, e rientra nel quadro di
quella politica di patronage svolta dal grande sovrano curipontideu.

11 /G v 1,1564a ed Anth. Pal. xm 16 = MOlll!11'1 1953, nr. 17 = EDI!It'f 1972;


nr. 33 = CEG 2, 820.
u Non a caso ncll'Arcbidamo (366?) lsocratc fa rimarcare al figlio <li Agcsilao,
che incita i concittadini alla lotta per la riconquista della Messcnia, che essi ~ ...
'hmwv cilht+ayouvtwv f:n KII vv 6pooOo:1 tp~vmc; (55, con qualche riserva, duntJUC,
sulla dispendiosa vnracit di quegli animali). Se possibile datare con precisione a
IJUestn J'l'rindn l'tpm~a ddla pnlemka di AJlCsilan, 11llnm eli eJmsti nnni elchhuno
essere le viuurie di l'ulyl1les, uno degli 'illlcvillllri' spill't;llli eli datal':inne 11i1 difficile
(Runmrr 1900, p. 176, ponendo la sua vittoria nell'Olimpiade RH" o R9- '121 o 428,
ammeue che C)lli pntrehhc apl1;mcncre nll'cpuca di Cimsca). l'er l'incluhbia conno-
tazione 'economica' di Poly-c mllws v. anche p. 102, n. Il.
11 V. CARTI.WGE 1987, pp. 139-159, c spec. per quest'ultimo aspetto molto
bene p. 149 sg. (ma diversa In sua opinione sul senso dell'impegno olimpico di
Cinisca).
Capitolo IV
I SISSIZI

I sissizi distinguevano Sparta e Creta dalla gran parte delle altre


citt greche: erano una di quelle buone istin1zioni che richiamavano
l'attenzione dei pensatori politici antichi sulle due -politefai. Altrove i
gmppi nei quali era suddivisa la comunit (ad esempio le fratrie) si
riunivano a mangiare insieme solo in singole occasioni festive: a Sparta
invece tutti i cittadini si incontravano giornalmente e consumavano
insieme un pasto regolato da consuetudini rigorose. Le riunioni ave-
vano luogo, secondo vulgata, fuori dalle case private. Ciascuno con-
tribuiva con una quota fissa di prodotti (e di moneta): la capacit,
anzi, di fornire il proprio contributo era condizione pecessaria per
l'esercizio dci pieni diritti civici.
In una serie di lavori recenti O. Murray ha esaminato la storia
delle pratiche di convivialit nel mondo greco, elaborando una teoria
unitaria delle loro origini, fondata sulla categoria di symposion.
Richiamandosi al modello schurtziano del Miinnerbmul (organizza-
zione che egli tuttavia non ritiene basato su una stf11ttura sociale
egualitaria, ma aristocratica) Murray ha sostenuto la 'centralit del

1 Sulla base di testimonianze puntuali (che tuttavia non possono essere conside-
rate tutte egualmenle solide) si soliti ricordare l'esistenza di sissizi in altre comunit:
a Mile1n, Jlressu i llcmi Cll a Turi (l'l. Lrg. l 636b: Jllawnc s1a J>;lrl.uulo tli ginnasi
c sissi:r.i c numim1 .Ici casi nei quali si sunu dimusmlli (>criculusi per 1;1 s1abili111 dello
sl;llo: non si pu essere certi che in ruui e tre i casi faccm riferimento anche ai sissizi),
a Megara (ti a una menzione in Theog. l 309), a Te be (Pol)acn. Str.rt. Il 3, Il: ma il
cmucsw mili101re f01 snspc1101rc che si lrntti di una semplice abituale conunensalir nel-
l'accampamento), nelle Lipari (Diod. V 9,4), a Camgine (Arist. Poi. Il 1272b 33 sg.
paragona i sissizi delle eterie cartaginesi ai pbiditia), in Enotria (Arist. Pol VII 1329b
5 sgg.: essi sarebbero s1:11i istituiti dal mitico re h;1lo), ad Atene (Sol. 342 a Martina
= Dig. XLVII 22,4: nomina i ali<nmot, membri di uno dei vari tipi di associazioni
permesse dalla legge).
I.A NASCITA lll!l. KO.Wm

simposio per la societ america e arcaica; tali societ sono imperniate


su comunit egualitarie c competitive di tipo non genelico che riu-
niscono attorno ad un capo, in occasione dcll'ostentativo banchetto
comune, i nobili guerrieri; il banchetto sancisce la superiorit degli
aristocratici rispetto al resto della comunit, ma ne struttura anche, a
vantaggio colleuivo, l'organizzazione militare. Pur essendo accomu-
nati da un elevato livello sociale, i commensali si riuniscono attorno
a singoli capi, dci quali riconoscono l'autorit e costituiscono il seguito
militare. Tali comunit proseguirebbero nella polis come fratrie, sis-
sizi, eterie, sopravvivenze delle precedenti associazioni aristocratiche2
La riflessione di Murray, sottolineando la matrice specificamente no-
biliare dei sissizi, consente di uscire da certe strettoie tradizionali
(peculiarit originali del mondo dorico\ paralleli con la Wehrgemein-
de o con le istituzioni egualitarie delle comunil primitive). f~ stato
per a ragione sottolineato il carattere eccessivamente generalizzante
di questa imposlazione, nella quale realt organizzativo-sociali mol-
to diverse vengono ricondotte ad un'unica origine, valorizzando le
funzioni di creazione, conservazione, rafforzamento di rapporti e
legami sociali di vario genere svoiLc dalla commensalit, funzioni
indubbie, s, ma non. sempre altrettanto essenziali a caratterizzare un
gruppo sociale~. Ma forse, almeno in alcuni casi, e penso in partico-
lare a quello dci sissizi, le differenze rilevabili fra il modello di 'sim-
posio' definito da Murray e le concrete forme di commensalit (con
le organizzazioni sociali che in esse pi o meno compiutamente si
riconoscono) si possono spiegare bene all'interno dell'evoluzione sto-
rilo~culturalc loc;tlc, s che l'ipotesi genetica di Murray pu essere
accolta, pur necessitando di precisazioni anche in rapporto alla varie-
t della testimonianza omerica5 Storicamente si pu spiegare la pre-
pondcnmz;t, nei sissizi, del 'mangiare' sul 'bere' (c qui si dir che
d'altra parte Murray privilegia forse troppo il momento del bere ri-
spetto a quello del mangiare in comune: se Omcro conosce gi i due

1 V. MURIIII\' 1983, MultRAY 198Ja, MURitAY 1986. Sui sissizi si ved;mo anche
le osservazioni di Gs<:IINfi7.HR 1981, pp. 96-99, valide soprattutto come illustrazione
lldlc nri~;ini ariswcrntichc tli lJIICSie cnnsucluilini c del carnucrc 'chiuso' c 'privato'
che essi in.. luhbiamcmc in p;111e conservano anche in et succesiva. Tunnvia va considc1-a1a
innovativa, se non addiriuura rivoluzionaria, l'estensione dell'uso dei J>asri in comune
all'imcro dtimos, e l'applicazione di norme rigorose che tendono nd unifnrm;lre la
diaila dei vari sissizi tra loro. Indagine attuale sul simposio: v. n. 159.
l Contro le quali v. anche Roussm. 1976, pp. 123 sgg.
1 LOMIII\RDO 1988 (citazione da p. 278).
s Sulla quale giustamente insiste LOMIIIIIIDO 1988, pp. 278 sg., 282 sg.
l SIS.~IZI 175

momenti distinti(, entrambi restano essenziali per la commcnsalit


greca, anche dopo che, in et arcaica, si accresciuta l'impurtanZ;\ del
secondo). Un'altra 'anomalia' spartana spiegata in modo convincen-
te da Murray, <Juando sostiene che la struttura licurghea 7 -qui dire-
mo la p6/is che emerge dalla seconda guerra messenica - avrebbe
sistematizzato e diffuso la vecchia organizzazione e lo stile di vita
aristocratico nella pit1 ampia cerchia degli opliti e degli homoioi.
Una delle peculiarit del sissizio spartano - il fatto di essere
quasi a mezza strada tra le riunioni delle fratrie ed i simposi delle
eterie - sembra in effetti il frutto pi o meno naturale dell'estendersi
delle consuetudini di questi gruppi aristocratici, dominanti la citt nel
VII sec., al corpo civico notevolmente allargatosi dopo la conquista
della Messenia8 E' difficile immaginare le concrete modalit con le
quali si realizz tale fenomeno: probabili i processi di 'gemmazione',
tramite i quali, con la crescita in dignit sociale e politica di una lar-
ga sezione della popolazione cittadina e per l'accre~cersi dei gntppi al
seguito, da un solo sissizio si sarebbero costituite diverse altre unit.
In molti c;tsi i legami con gli ambiti di partenza saranno perdurati,
ma non si possono escludere a priori strutture 'autocefale', o comun-
que ben presto in grado di rendersi autonome.
Il sissizio ha conservato ancora in et classica un preciso ruolo
istitu7.ionale; era stato, anche se forse non lo era pi in et classica,
un elemento cardine dell'organizzazione militare9 L'intervento pub-
blico su di esso (gi per Erodoto - I 65,5 - i sissizi sono istituzione
licurghca) ha perci enormi conseguenze sulle stesse strutture sociali
e gli equilibri interni della comunit. Fu proprio la peculiare, profon-
da integrazione delle consuetudini di vita aristocratiche nelle stnmu-
rc civiche a favorire l'azione statale in lln campo, quello appunto del
simposio, per solito rimasto indipendente dalla normativa della polis
c regolato invece da principi interni, emanati autonomamente dalle
singole comunit banchettanti. Tutto ci ha certo finito per far pre-
valere - pur in una dialettica innegabile tra i due aspetti - la funzio-
ne dei sissizi come strumento di unione politica e c.li coesione della

VInTA I'J8J, p. XLII.


'Per Murmy lo stalo oplitico a sovmnit 'popolare' che troverebbe espressione
ncll;t gnuulc rbtm (v. MutUlAY 1980, cap. X).
8 Il fcnumcnn, di importanza fond;uncnt;tlc, tr;tscumtu da ScmmT-PANTI!I.

1983, p. 280 sg. .


9 Cf. Hdr. l 65,5 Polyaen. Strat. Il 3,11. In merito molto caute le osservazioni
di l.AZI!NIIY 1985, pp. 13, 53.
176 I.A NASCITA DEl. KO.\'AIOS

citt, rispetto a quella - legata al suo carattere originario - di cellula


nobili;tre autonom~ c potenzialmente pericolosa per la stabilit c la
concordia cittadina.
L'uniforrnazione del vitto - che solo il tratto piLt macroscopi-
co nel quale si evidenzia questo intervento - era sentita dalle fonti di
et classica come un elemento caratteristico della 'democrazia spana-
na' e dcll"austcrit' laconica. Nulla infatti distingue il ricco e il
povero: cos per il vitto nei sissizi le regole sono uguali per tutli ... 10
l sissizi si presentano dunque come uno dci fattori che garantiscono
la stabilit dello stato spartano. La stessa tradi7.ione sensibile, gi
con Crizia e Senofonte, anche ai vantaggi morali c fisici (vigore c
capacit deliberativa, utili in senso individuale e 'pubblico'), di una
tlfaita morigerata, cd agli aspclli sunLUari in senso strello, sottoli-
neando come certe abitudini impediscano di mandare in rovina l'o/-
kos11. Ma quanto e quali di queste prospettive e di queste preoccu-
pazioni sono vive all'epoca in cui il sissizio si forgiato nella forma
tipica d'et classica? Ed in che modo, eventualmente, esse sono con-
nesse tra loro? E del resto, quando e come avvenne questa trasfor-
mazione? ln questo capitol tali interrogativi verranno sciolti solo in

10 Arist. Poi. IV 12'JIb 26 sg., cf. Xcn. '-re. 7,3-4 (i tluc passi suno citari per
inrero a p. 227) c l)lut. l.yc. IO, una pagina che, nonostante l'aria moralistica e
coal\'enzionale, merita tli essere citata: cun l'intenzione di attaccare :mcom pi a
fondo il lusso e di eliminare il desiderio di ricchc7.za, Licurgo istiual i pasti in co-
mune, la ter7a e piia bella delle sue riforme. l cittadini dovevano infatti riunirsi fra
l11m c mangiare insieme gli stessi cibi e vivande prescriui: non potevano pranzare a
casa propria sdrai:ui su coperte sfarzosc davanti a ricche mense, faccmlusi ingrassare
nell'ombra, come russero delle bestie \'oraci, dalle mani di servi c di cuochi. Co~ si
s.uebhern cnrroui insieme cnn ~li animi anche i corpi, lasciati andare a ogni desiderio
c a ogni guz?.Oviglia, la IJUalc richiede poi lunghi sonni, bagni caldi, moho riposo e,
in certo qual modo, quella assistenza quolitliana che si presta ai malati. Dunque
anche questo fu un risuh;uo importante: piia importa me ru per quello di avere reso
la ricchezza, come dice Teofrasto, non bramata c non ricca con la comunanza dei
pasti c la modestia di vita. Non era possibile l'uso, il godimento c neppure la vista
o l'ostemazione di imponenti scr\'izi da tavola, perch il ricco si recava allo stesso
pasto del povero. Di IJUi appunto quel notissimo detto, che Sparla la sola ciuA al
11111ntf11 in t'ui si vede l'huu ciw c imrte mmc la figura inanimata c immobile di un
1uatlru. Non era cnnscntitu npp11n' pnmz;uc prima a casa c pui l'l'l'arsi gi pieni di
cihn ai flasti in cnmunc, perch gli altri si Jlrcoccupavann di osservare chi nun hcveva
rlt: m:mfi,w:l 1'1111 lorn, r lu svifl:m<ggiav;UIII cmnc una persona intemperante c schi-
':, . ;' .-:!. ....... :,.: ::.-.! \l \ l.m(n\lini\. {)ni.mwnrr rll'll rr.1 J,ciw sollrani
,lfll lhllllh' '''ltllltll lll.llh".Uhh' ,.li S'H''',', \' ;~ .' : : .',J.
Criti.n lr.l!l! U U.-K., aicchcggiatu in Xcn. /,,,,., 5,.1 s1;. Cl., p. s., ilt;iuJizio
11 1,
che ~i d nella lenerarur1 M~W.;r~rl.rhgr.u.r ~ulla comuerudine di portare lunghi
capelli come ornamento non dispendioso (l'lut. Mor. 189f, 230b).
l SISSIZI 177

parte: ulteriori punti di orientamento verranno forniti, allargando lo


sguardo ad una pii1 vasta serie di fcnomni, nelle conclusioni generali.
Il sissizio non solo il momento della commensalit cd un semplice
aspetto della clf.1ita, ma anche una istitu:r.ionc sociale cd un uso
cerimoniale. La natura della documentazione rende disagevole la
comprensione dci connessi fenomeni storico-antiquari e soprattutto
socio-istituzionali. Purtroppo siamo all'oscuro su moltissime questio-
ni importanti: ci sfuggono tra l'altro le modalit precise che regola-
vano il passaggio dci giovani dalle ag!tri nei syssitia, in sostanz;\ le
loro stesse basi di reclutamcnto 1z. comunque utile, ma ancora una
volta non in chiave genetica, il confronto con le situazioni cretesi. Vi
si far dunque spesso ricorso. Esso del resto giustificato da una
ricca tradizione antica che speculava sul rapporto tra le due politefai.
E' interessante ad esempio hl differente filosofia che ispira le regole
per la contribuzione alle mense comuni, legata apparentemente ai
(diversi) principi profondi dell'organizzazione sociale. E Je nostre
conoscenze sulla pederastia e sulle aglai cretesi ci aiutano a com-
prendere meglio il senso delle 'primitivc' istituzioni spartane.
Cercheremo pertanto di definire, sul piano 'antiquario', i caJ'at-
teri essenziali del sissizio spartano d'et classica, e di determinare, at-
traverso le fonti dirette disponibili (essenzialmente Alcmane c le figu-
razioni presenti nella ceramica laconica), le peculiarit delle riunioni
conviviali di et prc-classica, in reazione alle quali vennero stabilite' le
norme 'licuq.:hcc'. Il confronto tra le due situa1.ioni pu essere fnu-
tuoso: ma, lavorando su una tradizione piena di stcreotipi c luoghi
comuni (certo non privi di fondamento), e incline alla schematizza-
zione eJ al moralismu, lo studioso moderno corre inevitabilmente il
rischio di lasciarsi trascinare a contrapposizioni troppo rigide. A solo
scopo di chiarezza terminologica, sfruttando una distinzione antica di
dubbio spessore storico, denomineremo mulreltl le riunioni conviviali
di et pre-classica, phiclitia quelle di et licurgheau, sissizi, eventual-
mente con specificazioni cronologiche, gli uni e gli altri.

11 Di non moho aiuto i particolari riferiti da Plm. l.yc. 12,9 sg.


11 Seguiremo Eforo: presso i Crl'lcsi i sissi7.i si chiamano ancora civfipElu, n
Sparla invece non si chianmnu llic come una volta: in Alcmanc si legge infaui "nei
banchetti c nei cori, ai convivi c et;li civllprlll, conviene inwnarc il pcana" u:c,-1/ 70
F 149,18 con Alcm. fr. 129 Calamc == 98 P.). Cf. Arist. Poi. Il 1272a 1-.1: vi sono
sissizi tra gli uni c gli altri, ed anticamente i Laconi non li chiamavano +cllitta ma
nvllprln, n>llll' i Crt'llsi. l.';mrihuzincw ;c( rt Arrhi&uno. fi.:lio di Zluxitl.unos. di un
dcuu in cui i sissizi suno definiti civllprlu (J'Iut. Mur. 1.18c) non b;lst;l a provare l'uso
del termine nel V sec.
178 I.A NASCITA Dl!l. KOSA/0.\'

J. LA 1 MOJ>ERAZIONI~.

I sissizi spartani, si sa, erano in et classica esempio tipico di


frugalit dei costumi e la tradizione insiste tra l'altro sulla modentzio-
ne nel mangiare e nel bere (quest'ultima a sua volta in rapporto con
una forma corretta di ros), e sulla semplicit della suppellettile 14
Per la semplicit del cibo basti ricordare il 'brodo nero', vero e
proprio simbolo di una commensalit che rifiuta vivande esotiche e
raffinate e rispetta il proprio carattere tradizionale, c per l'auspicata
temperanza l'esempio di Naukleidas, punito perch troppo grasso 15
Per quanto riguarda il mobilio, chiaro dalle fonti che in et
classica i partecipanti al phidftion erano sdraiati su klfnai 16 Possiamo

''In generale ancora utile BII!I.SCIIOWSK.Y 1869, v. poi MICIII!I.I. 1952, pp. 281-
297, che fa riferimento al carattere dorico e essenzialmente militare della stn1tn1ra,
due categorie entrambe assai discmibili, OI.IVA 1971, Pf 30-33, DAVIl> 1978, Fl-
GUEIRA 1984. Troppo tardi sono venuto a conoscenza d1 M. LAVRENCIC, Syssition.
Umersuch11nge11 ZII den spartanischen GemeinschajismaMen, Diss. Graz 1986. Una
paretimologia fa derivare una delle denominazioni dei sissizi, quella di oJllliinov, at-
traverso ~Etliinov, da ~Et&i, perch abituerebbero all'eut).fta (Piut. Lyc. 12,1); testi-
monianze amiche sui vari non,i in BIEI.SCIIOWSKY 1869, pp. 9-13, MANI'IU!l>INI-
PICCIRILLI 1980, p. 253 ad 12,1-7.
s Il tema gi pitl o meno esplicito nell'aneddoto su Pausania e il bancheuo
persiano (Hdt. IX 82), sul quale v. pi avanti, ed sottinteso nelle proverbiali facezie
sul brodo nero [p. es. Plut. Lyc. 12,13; Mor. 236f-237a; Cic. Tmc. V 34,98; Stob. Fior.
III 29,100, Ili p. 659 sg. Hcnse: Dionisio di Siracusa (o un re del Ponto) si sarebbe
comprato un cuoco spartano e gli avrebbe fatto preparare - senza badare a spese! -
un brodo nero; al monarca disgustato il cuoco avrebbe risposto: Sire, questo brodo
biso&na mangiarlo dopo essere stati educati alla spartana cd aver fano il bagno
neli"Eurota ). Nauklcidas: Agatharch. FGrN 86 F Il ap. Ath. XJI 550d-c, Acl. VII
XIV 7. PollAI.LA-BRAOFORU 1985, nr. 548. Sul tema cf. anche p. 217 sg.
Ohrc alle fonti che si citano pitl avanti nel tes tu, tulle animate da intenzioni
polemiche o moralistichc, si veda Plut. Lyc. 18,3 che offre una documentazione
punJUale, seppure non diretta, dell'uso del banchcLLo sdraiato, ~uando 'ricorda che
lfpvqacr ... 6 rlplJV KataKEilEVO<; rivolge domande ai giovinetti membri della sua
11glltt. Filarco, in una testimonianza che vuoi sottolineare il caaucre tradizionale del
pasto riportato in auge da Clcomcne, dice il re KatltKEftevu, parla di nEVTIXKAIVov
e tpld.tvov. Anche alla ..:onl<; (iiJ:micolare p:tsto che si tiene in ()(:casio ne Ielle Gia-
cin7.ie) si mangia distesi (Ath. IV 1381). Dt!NTZI!I\ 1982, p. 91, sembra credere che a
SJlartn si mant~i:lssc stthni; pi1 ~iusl:ummc n l' -1.10 lluhita del valore lluc:IIIIU'IIlario
dcll:t nuti~.i:1 Ili Varmnc (t/e gt'll/t' populi Um111111i fr . .17 Fract::m> ''/' Scrv. lleu. VII
17() secondo il Jualc i Romani dci tempi andali avrchheru appreso da Cretesi e La-
t'cclcmoni il custume di man~inrc seduti (!:1 mcnl'.onc dci Cre1csi (p1:1' i ruali esiste
una tradizione hen pi1 so!ida, v. l'yr~ion /'Gr/l f(,7 Jl 1.''/' Ath. IV I.J3e; lleradid.
Lemb. f:xc. Poi. .171,15 D1lts =Ansi. fr. (,11,15 llnse; C.c. Mm: .15 (71), wn DI!NI'-
Z((I\ 1982, P 430 e uihl. ivi citata ,, n. (o) IJUi "' spia delle difficolt a cullegarc
direttamente Roma a Sparlaj. Ahrcllanto dubbio il valore della testimonianza di
l SISSIZI 179

ritenere che questo uso fosse gi penetrato a Sparta hell'epoca di


Alcmanc. li poeta, infatti, in un contesto che si vuole rituale, offre
una delle pi antiche testimonianze sul banchetto disteso in Grecia:
Kivat ~IV i!Jtt Ka\ t6oat tpaneolat 17 Era piuttosto l'assenza di sup-
pellettili preziose ~ d'oggetti d'ornamento, e la stessa semplice fattu-
ra del mobilio, a caratterizzare in senso frugale i phiditia. La tradi-
zione ha valorizzato questo aspetto dell'austerit spartana fin dal V
sec.: gi Erodoto narrava un aneddoto su Pausania destinato a dive-
nire celeberrimo. Dopo la battaglia di Platea il condottiero greco,
veduta la KataaKeul\ di Serse, che il re aveva lasciato a Mardonio
(KutaaKEutv x.pua<i) tE Ka pyup1p Ka napannaa~taot notKiotat Ka-
taaKeuaa~tVllV> avrebbe fatto preparare il &lJtVOV dagli aptOKOJtOt
e dagli lltonmoi di Mardonio secondo le loro abitudini e si sarebbe
trovato di fronte Kiva tE x.puou KU 1ipyupu E otpul~tva Ka
tpan!X 'tE x_puoa KIX apyupa KIX napaOKEUJV J.lf'YaOJtpEJta 'tO
&iJtVou. Pausania avrebbe riso e, fatto preparare liiJ AaK!IlVtKV &1JtVov
dai propri servi ed avendo mostrato agli altri comandanti greci la dif-
ferenza tra i due banchetti, avrebbe fatto notar loro la stoltezza dei
Persiani, che con una rale dfaita venivano a portar via ai Greci la
loro, tanto miserabilc 18 Non molto pitt tardi Crizia contrapponeva le
abitudini laconiche non a quelle straordinarie di un re di Persia, ma
a quelle ateniesi, o greche in generale: nella Costituzione dei Lacede-
moni nominava Ktvm, liljlpot e tpane~at di lusso di fabbricazione
milesia e chiota; e Plutarco, subito prima di citare Crizia per iltmlOmv,
una coppa assai apprezzata per la sua praticit, elogiava altri ogget-
ti laconici, tipici di un artigianato che non eccelleva nell;t lavorazione
di oggetti inutili, ma nella produzione di quelli ncccss;tri. .A questo
proposito egli nomina tutta suppellettile da mensa, Ktvti1pe Ka li~p01

l'lauto (Cnpt. 471) dal quale sembrerebbe che i parassiti potessero essere paragonati
agli Spartani come tmimbsdli, Comunque tali tradizioni accoppiano l'idea di fru-
galit insira nel bancheno seduto al mito spartano.
17 fr. Il Calame = 19 P.= 55 D. con il commento di CALAMF. 1983 (cf. anche
pp. 215, 254). V. gi Archil. fr. 2,2 W. (sul quale GIANNINI 1988), e Callin. fr. l W.
= l G.-l'., nella interpreta7.ione di KatiXKEIOOE proposta da TEHESCIII 1978.
l X H2. C' pruh;1hilmcme gi qui enfasi sulla spccializ7.aziune 1lci ruoli dci
s<:r vi ucl mu11tlu l"'' sianu rispcllu ai liuiknvnl che prcJ>;Irenmnn il pasw alla maniera
spart:1m1; d. anche i servi c i cuochi 11i Plm. l.yc. 10,1. Peraltro, quando J>lutarco,
Clllllllleiii;IIU(n l'a.laii;IIIICIIIU di 1\.lcibiade alla Vita sp;Ulana, SUGGCI'ISCC al !cUore la
domanda se 'luell'uomn avesse mai avuto 1111 cuoco in casa (A/c. 23,3), ha forse ormai
in mcnw il .liffnndcrsi di cuochi spechllizz.ui,l>ag;ui a caro prezzo per singole occasioni,
o addiriuum tenuti in cas:~, uso che i mora isti cominciano a lamentare dal IV sec.
(v. l.lmtTIIIAliMI( 191!2, pp. 71-7H).
180 I.A NASCITA DEl. KOSAfOS

KIXt -rpcineCat, proprio i paralleli locali ai lussuosi oggetti di fabbrica


ionica che sappiamo menzionati da Crizia 1'1 Tale tradizione si svilup-
pa poi nel clima idealizzante della rivoluzione di III sec., con Filarco:
emerge allora la figura di Cleomene, contrapposto agli altri monarchi
ellenistici e tornato ad un &lxvov ... AaKrovtKov, caratterizzato tra
l'altro dalla mancanza di tappeti, dalla modestia delle suppellettili, da
un vasellame non eccessivo, dall'assenza di musica; Plutarco rinnova
nella vita di Licurgo gli accenni ai pasti frugali c alla mancanza di
tappeti sfarzosi, di servizi da tavola imponenti; Cicerone nella pro
Murena ripropone la contrapposizione con la.luxuria ellenistica quan-
do ricorda che i Cretesi, che neppure si distendono a tavola, e gli
Sp~rtani, che pure cotidmis epulis in robore accumbunt, si sono mo-
strati inferiori di fronte ai Romani qui tcmpora volttplatis lalmrisqtte
dispertilmt; o ancora, in una di quelle antitesi care agli antichi tra
popoli per opposti versi paradigmatici, Ateneo rarnmenta del Sibarita
che, invitato a Spana, prese parte al sissizio e, bt\ trov !;u:\.rov Ka-ra-
Kei~tevoc; KIXt &txvrov ~tn' atcv, dichiar che non si sarebbe pi stupito
del coraggio degli Spartani: anche il pitl codardo degli uomini avreb-
be preferito morire piuttosto che sopportare quella vita 20 ,
Una delle 'piccule rhtrai' menzionate da Plutarco sarebbe sta-
ta emanata da Licurgo contro il lusso (la polytleia). Prescriveva che
ogni abitazione avesse la travatura fatta con la sola ascia, e la porta
solamente con la sega. Plutarco la connetteva esplicitamente con la
KIXtaateeu~ da banchetto 21 Anche se in questo punto Sparta meno

19 Critias 88 B 35 0.-K.; Plut. Lyc. 9,7 = Critias 88 n 34 0.-K. Quest'ultimo


brano citato pitl avanti, p. 232 sg. Su una subordinazione 'gerarchica' tlei KtVti'fpe
rispetto alle Kiva1 (e quindi per una maggiore semplicit dei primi rispetto alle se-
conde) v. Tor.II.INSON 1980, p. 224.
20 Phylarch. FGrH 81 P 44, cf. Plut. Cleom. 13,3 sgg., specialmente 13,4; Plut.
L>c. 10,1-3, cf. Mor. 226d-e; Cic. M11r. 35 (74) (su Cicerone e Sparta v. TIGI!RSTI!DT
1965-1974, Il pp. IH-159 e LA PI!NNA 1975, pp. 129-134; lo spartano non si serve
di tappeti: v. p. es. anche Suda s.v. AIIKollpyo, I 3 p. 297, 1.11 sgg. Adler); Ath. XII
518e.
Zl Rhtra e suppellettili da banchetto: Plut. Lyc. 13,5 sg., cf. Mor. 227b-c. Ad es-
sa si connettono aneddoti su Laotichida, Agesilao e Licu'lo: Lyc. 13,7, Mor. 210d-e,
227c. Per il rapporto tra il snffiun cd il lusso del simpusm si veda p. es. una scena
di Aristofane (Vesp. 1208-1215): Sdraiati l e impara a comportarti da buon simpo-
siasta e ad essere uomo di momlo . . . Stendi le ginocchia e come un buon atleta
lasciati scivolare sotto le coperte. Poi tessi l'clngin di unn tlei vasi tli bronzo, osse1va
il soffitto ed ammira le tappezzerie della casa, l testi citati in precedenza sembre-
rebbero stabilire un chiaro rapporto tra sissizio ed abitazione privata e non sono in
genere presi in considerazione da chi si ocCUJla della colloca7.innc tnpografica dei
sissizi a Sparla. Generalmente (v. p. es. Bn!l.SCIIOWSKY 1869, p. 22 sg., NILSSON
l SJSSJZI 181

conservativa di Creta, nondimeno la tradizione, certo moraleggiante


cd in parte con attualizzazioni assai marcate, avverte dunque il carat-
tere austero di Sparta anche nella kataskeu del AaKroVtK6v &lJtVov.
Un punto importante sembra essere stato il ridimensionamento
delle secundae mensae nella loro accezione comune, ossia come un
ricco insieme di frutta, secca e no, dolci pi o meno elaborati, desserts
e stuzzichini salati, ccc. adatti ad accompagnare il simposio (tpaYil-
~tatn, TpOl'(aAta, 1tJ.l~tam) 22 Un codice ben preciso in questo senso
quello espresso negli aneddoti su Agcsilao (o Lisandro) che rifiuta, in
un pasto offertogli in segno di ospitalit da Tasi e Egiziani, ci che
contrario alla legge, e lo passa agli iloti: dalla parte della legge ab-
biamo farinacei (&Njlt'ta, I'V..eupa) e carni di grandi animali (np6~ata,
~oe, ~a6crxot), dalla parLe degli schiavi desserts, dolci, profumi (nf~l~la
'tu, Tpay~~Ja'ta - tipiche portate da 8eutepm tpaneat - J.tupa) 1J.
Naturalmente 'tpaYliJ.la'ta e dolci sono ammessi in particolari occasio-
ni festive, come nella Kom, ed i fichi secchi duvevano trovar posto

1912, p. 324, Uusm:r-SwouonA 1'126, p. 698, ZmrmN 1929, coi.J493, MrciiELL


1952, p. 287) si ritiene che gli edifici che ospitavano i sissizi (distinti dalle case
private) si trovassero lungo la via Giacinzia: Polem. fr. XL Preller ap. Ath. Il 39c
ricorda che i cuochi avrebbero posto le statue di Matton e Keraon nei fidizi (rrap
l I:rraptuktau; Mcimuva JCa Kqumwa i\pcoo imo nvrov 11aydprov \!ipooOa1 tv tolc; +a-
61nmc;); Dcmctr. Sce1ls, ''/' Ath. IV 173f, fr. IO Gaede, precisa che le stame dedicate
da schiavi che preparano t 1.u1a (dolci d'orzo) e mescolano il vino si trovano
lungo la Hyakintbis (cf. anche Eust. Od. 1413, 20 sgg.); Pausania (VII 1,8) d infine
notizia che la tomba di Tisamcno ~Y ICU b; 4~ ~n ... ~Ocx t &li!Vcx AcxKfOOIJioYior
ron t <1211htcx KIXI>li!IEVCX, La notizia di Polemone ha tutta l'aria di un generico
riferimento ad un e d i f i c i o (o mu'al pi a degli cdirici) sede dei tradiziona-
li sissizi: esso (o alcuni di essi) si trovavano lungo la Hyakinthfs. Nulla prova che vi
sia un rapporto rra l'edificio in cui si trovano le statue dei due eroi-serviti ed il luogo
del quale parla Pausania. Qui, nel 11 sec. d.C., si tengono dei pasti detti 'ta tall\na':
che questi pasti fossero i diretti disceildenti dei sissizi classici (e 11on piuttosto riu-
nioni occasionati di sapore rievocativo) tutto da dimostrare. L'unit topografica dei
vari sissizi un argomento di qualche peso per l'equazione in senso 'democratico'
andreia-casa degli uomini (v. p. es. NILSSON 1912, p. 316 sgg., che pur ammettendo
una pluralit di edifici per Sparta sottolinea che a Creta si mangiava ed in origine,
suppone Nilsson, si dormiva in unico ambiente). Sulle sedi dei sissizi v. p. 320 sg.,
n. 198 e p. 340.
n Su di essi v. p. es. Ath. XIV 639b-M3e e MoRm. 1887, p. 1275.
lJ 'J'hcopomp. FGr// 115 F 22, fl 106, J>lut. Ages. 36,10, Alor. 210b-c, Ael. VH
III 20. Incerla la posizione di xi1vE (d. Plut. Ages. 36,10 e Mor. 210b-c), e dei
1114una menzionati in quest'ultimo passo degli ApophtiJgmata. Cornelio Ncpote
(Ages. 8,4) pone espliciramente i cibi proibiti in rapporto con le seconde mense ed
in questo contesto, enumera anche le corone. Di seetmdae memae, unguenti e corone
come minacce d'invenzione asiatica che Licurgo avrebbe stornato da Spana parla Val.
Max. Il 6,1. Sulla morigeratezza tli Agesilao cf. in generale Xcn. Ages. 5,1.
182 I.A NASCITA DIH. KOSAIOS

nei sissizi 'licurghei': erano anzi compresi nella quota mensile da


portare al sissizio 2 ~. Ma la tendenza generale comunque chiara. La
risposta spartana alle vivande tipiche delle &\rrepa.t tpci:nEsa.t costi-
tuita dagli i::mxiKU, aggiunte al pasto (o.Kov), una serie di portate
da consumare dopo il delpnon, che nella loro forma classica, testimo-
niata da Senofonte, comprendono gli elementi accettati da Agesilao/
Lisandro (pane di frumento e cacciagione). Il contributo agli eptiikla
frutto della caccia e dunque costituisce una manifestazione di aret:
Senofonte contrappone questi cibi, come frutto di onorevole novelv,
a quelli che si acquistano con la ricchezza, e si possono comperare25
La successiva vicenda degli eptiikla - che tradiron> nel III sec. le loro
matrici 'licurghee' e divennero un vero e proprio pasto suppletivo
per il phidftion (ancora celebrato per le sue implicazioni ideologiche),
nonch l'occasione, per i ricchi, di esercitare un autentico patronato
all'interno delle mense comuni - forn poi abbondante pretesto di

1' Kopis: Ath. IV JJ9a. Fichi e quota mensile: J>lut. l.yc. 12,3 c Dicacarch. fr. 72
\'(11, l fichi laconici erano del resto rinomati (fonti in lli.TI! 1929, cui. 1348).
. 15 Lac. 5,3; cf. 7,4: si deve comunque sottolineare che sono i ricchi a fornire
. OptO\', Simili probabilmente 'i presupposti degli buxiKn ai quali implicitamente, pur
senza nominarli, allude anche Dicaearch. fr. 72 W2, cf. anche Molpis FGrH 590 r 2.
Non contrasta con i principi espressi da Scnofonte il contributo di IO oboli eginetici
( p a r i r a r i o ed o b h l i g a t o r i o , destinato al pasto principale (pi1 precisa-
mente Eit; ljltll\'inv)) auestato da Dicearco (/or. cit.), che comunque testimonia ulte-
riormente l'evoluzione di Sparta verso forme economiche meno 'bloccate' cd una c.li-
\'ersificazione delle propriet, con concentrazione degli allevamenti. l~ chiaro quan-
to \i sia di ideologico c di tatiulll gi nclt1 descrizione di Scnnfmue: il patrnnato dei
ricchi Spartani affare certamcmc gi di IV sec. Anche la cacC;I Lamatissima tlagli
Spartani in et c:lassica, cf. P es. Xcn. l.ac. 4,7; l'l. l.eg. l (,J;Jh (era atldiriuura
consemito assemarsi d;ll siss1zio per cacciare, Phu. /.yc. 12,<1): in hrcvc ANI>HRSON
1985, pp. 26-29] un'auivit tuu'altro che priva di comcnuti di classe (anche se
Senofonte pronto a sottolineare che questi venivano neutralizzati dalla pbilfa che
regna tra gli Spaniati, e Sfcro, FGrll 585 F l, contrappone i contributi dc' oi noUoi,
provenienti dalla caccia, da quelli che i ricchi portano volontariamente dalle loro
propriet). Rilevatori gli accenni di Senofontc sull'uso da parte dci cacciatori dci
cavalli e dei cani, che i proprietari mcuono generosamente a tlisllosizione di chi non
ne dispone (Lac, 6,3-4). La caccia era un affare di ricchi (come conferma KnJilliJI
KllOIIFlv tIV ... olKnv, KVtx w. nnllnx; OIJflEUt Ktr 'innnu nnA!'IIIIHIJpimx; in Xcn.
Ages. 9,(>), atltliriuur;l rcg;llc (fnrsc cmmessu ilncura in tlllillche misura illl';nnorc pe-
derasta: il re Agesipoli pianto da Agesilao, che ne rimpiange la consuetudine tilhJtiKtiiv
Ka OllJlWnKtilv Kai 'mntKtiiV KtI nm&Ktilv ryiJiv, Xcn. Hc11. V 3,20, sul senso tli nmliKtiiv
lUttavia v. Dovmt l 978, p. 51, n. 29), ma al tem/lo stesso era occasione, specie da
quando nella comunit si erano accentuate le t isparit economiche, di quell'uso
comunitario dei profri beni che tanto esalta Senofome, c che in qualche moc.lo con-
sentiva c.li aderire at .una dfaita aristocratica anche a coloro che solo a fatica conti-
nuavano a versare i pro1~ri contributi c ac.l essere membri di pieno dirittu della comunit.
l SISSIZI 183

riflessione moraleggiantc ed erudita alla letteratura storica, antiquaria


c gr:munaticalc 11'.
In particolare poi il pbidftion si segnala per la moderazione nel
bere 27 c ncll'ros. Platone parla pitt semplicemente di abolizione del
simposio; quando' l'Ateniese delle Leggi fa notare che istituzioni per
altro vantaggiose, come i ginnasi e i sissizi, sono tuttavia pericolose,
potendo provocare stdseis e costumi erotici contro natura, lo spartano
Megillos replica28 :
Le regole circa i piaceri a Sparta mi sembrano stabilite nel modo
migliore che vi sia al mondo. Perch la legge ha bandito dalla
nostra terra tutta quell'istituzione che pi di ogni altra offre occa-

11' Decisiva la tcstimonianZ;IIIi Fil,lrco sui sissizi c sugli tp.iik/,, dell'epoca 1li Areo
c Acrot;lto (FGrfl 81 F 44; sugli eptiikla in questo periodo v. jACODY FGrfl Ili b
ad 581 F 2): cnn questi re si sarebbe approfittato degli eptiikla per concedersi abbon-
danti e raffinate pietanze, dopo aver celebrato rallidamente il ~ssizio in formale osse-
quio alle norme tradizionali ... Verosimilmente con la mediazione di Didimo (in po-
lemica cnn Pnlemnne sul nome dci pasti spartani), Ateneo (IV IJBc-1421) cita a pro-
posito degli eptiikla una ricca leueratura (Sphacr. Stoic. FGrfl 585 F l; Molpis FGrH
590 F 2; Pers. FGrH 584 F 2 ecc.) che risente probabilmente a sua volta di discus-
sioni c l>Oiemiche meno accademiche, o quanto meno della tlifficolt di abbracciare
una rea t evoluta nel corso del tempo e perci in qualche maniera contraddittoria.
l contributori (spesso ricchi) ottenevano un riconoscimento ufficiale tramite l'annun-
cio del nome di chi aveva fornito ogni singola pietanza, come riferisce in un quadro
di apparente osservanza ideologica licurghea anche Molpis (oppone le prede ottenute
nella c01ccia a quelle proc01cciatc cun il demuo). Gli t'f'tiikf,, potevano cffcttiv;~mcnte
luestarsi ;~d un'involuzionc in senso oligarchico - di cui dovrc!Jbero essere segno
'insistcn1.a sulle gerarchie e la franchezza sulle differenze di ricchezza nella descri-
zione tli l'ersaios (d. j11<:011Y ati lot:), Ma lo stesso teminc utilizzato da Molpis
(llllTIII) evoca un lussuoso piallo di origine tessala sul quale si dilunga Ateneo (XlV
M2e-f.MI) che ricurda una ricchissima AciKulVIlJtatnill (Menipp. ap. Ath. XIV 664e).
Il coLiicc suggerito d;tgli aneddoti su Agesilao e Lisandro a Taso ed in Egitto, do-
vrcl>l>e concernere anche gli eptiikla, almeno nel senso che essi corrispondono alle
&utEpat tpcine~ut ed ai tpayt}tata [cf. Apion e Diodoms ap. Ath. XIV 642e = FGrH
616 F J2); d'altra pane tpayt'IJiata e xi\ve fanno parte delle offerte rifiutate dai due
grandi Spartani, e sono comlll'esi in quelli che vanno considerati gli ep,iikla 'corrotti'
(cf. Pcrs. FG'rll 584 F 2; P tylarch. FGrH 81 F 44; Molpis FGrH 590 F 2).
27 Non ben chiaro, tuttavia, come con questa moderazione si accordi il note-
vole contrihuro di vino che ogni membm del sissizio tenuto mensilmente a versare
(l'lut. l.yl'. ll,.l; l>icacilrch. fr. 72 W1): d. in hrcve MANI'IIWINt-I'ICCIIUI.I.I 1980, p.
254, c (d;~ usare cun cautela) FIGUI!IIlll 19114.
11 /.rg. l 6J6b e Leg. l (,J6e-(,J7b: ti &' i:v I:nnrtllKillun' vOp1im111V lioKd 110t
K'l'iOIIlll llllli'J! llA; it<iiVIi' of1 YIJllllitat' riiOplllllOI KII lll'yiotm ITJliiOmlltoiKJI\' t\00-
VIl II:IX i'>llpr<n Kll t\ni1~ lliXOI,j, tut' :~flov il Vlijtu t'Utuv h; ti\<; )(li,lno; ~UJtlltiatt.;. t:tl
out' l'iV Ell' llyfllllV iliot otit' tv OOTfOW OOIOV l:RIIJlnlimt J!l.r.t OllJtllOOIIX ooo' OROOQ
mim11 uvEni~tEYa lliXatx itliovs; KtvrlKitt lliiYII!IIV, oiJII' kmv iicrn v navniJJICOltR/;ovti
ttVI Jltt 11flh1 ui11e t'iv ttv llt')'ianJV &ii'IJV ri~I> ntllt'hl ... c cf. p. 187.
18~ 1.1\ NI\SCI'I'I\ DEl. KO.WOS

sione agli uomini di darsi ai piaceri, alla violenza e ad ogni dissen-


natez7.a: c non potresti mai vedere n nei campi n nelle citt con-
trollate dagli Spartiilti dci simposi, n tutte le pratiche che ad essi
seguono, ed inducono agli estremi dei piaceri. E nessuno si aster-
rebbe dal punire immediatamente e con il massimo rigore qualun-
que ubriaco impegnato in un komos ...

Al principio della sobriet sembrerebbe anche legata la partico-


lare concezione degli eptiikla spartani, e la connessa limitazione posta
all'uso dci desscrts dal 'secondo pasto'. Sulla mctriOtes nel bere offre
una notevole (e precoce) testimonianza un'iscrizione dci primi decen-
ni del VI sec. proveniente dal santuario della Chalkioikos. Su una
coppa monoansata, edita da Woodward e poi ridiscussa da lloring2~,
si legge ~ttpto f:y &..\(1. L'iscrizione datata da Woodward all'ini-
zio del VI sec. su base paleografica - ma sono ben note le incertezze,
particolarmente in ambiente laconico, di una datazione su base esclu-
sivamente paleografica: il documento potrebbe anche essere di qual-
che decennio pi tardo. Quanto all'interpretazione, va confermata
l'idea di Boring che J.Itpto sia aggettivo10 da riferire alle dimensio-
ni del vaso (arcUcJo, Kc0erov?); in &..\(1 quasi certamente da ricono-
scere un genitivo di pl-opriet, verosimilmente la parte iniziale di un
antroponimo dal radicale molto comune.a Sparta31 dunque la cop-
pa che si definisce di giuste dimensioni: ma Boring non sembra
aver avvertito le implicazioni culturali della definizione che, nonostan-
te il contesto di rinvenimento pubblico-sacrale, sembra indicare pi:a
che una 'misura' obbiettiva del contenitore, indicata magari a scopo

1'\Vuuuw/\rm 1928-1929, 1929-1930, p. 251 sg. nr. 2, UoruNG 1979, p. IO sg.,


nr. 76, tav. III. Sul concetto di misura come tratto tipico di ttuta la preceuistica
conviviale greca v. Urm.oiiLAWI!K I'HO,passim, Vli'I'I'A 1983, p. XXXVI. Alla misura
nel bere gi si fa cenno in Od. XXI 293 sg., v. poi p. es. Thcogn. l 211 sg. (= 509
sg.), 475 sgg., 499 sgg., 837 sgg., Anac. fr. 33 Gent. =356 P. [il volume era in stampa
quando C.M. Stihhe mi ha gcntilmemc inform:1tu che il frammento app:mienc ad un
vaso di fon)la insolita: non si pu escludere si trani di un vaso per bere, ma parrcu-
be piuuosto llll contenitore. Se cos, l'iscrizione rientra in una categmia ben nota, cf.
n. 32, c non pi1 cos rilcvame per la storia cuhumle spartanaJ.
30 \'foodward era inccno tra un nome ed un avverbio, J>oRAI.I.A-URAurorm
1985, p. 198, lo accoglie dubitativamente tra i nomi.
31 Cf. {lmp tyriJ Ecvrapt'op, l'unica dedica in prosa cnn prunome di />rima per-
sona soggeuo in LAZ7.ARINI 1976, n r. 838: al primo posto il nome t cii' oggetto
parlante, al terzo il genitivo di possesso, un antroponimo (anche se I>I spesso nelle
dediche di oggeui 'parlanti' compare al genitivo un tconinw). Antroponimi in Allt-:
v. POilAI.LI\-BRAI)f'UiiiJ .'1985, nrr. 55-67.
l SISSIZI 185

commerciale12 , l'etbos simposiale moderato del dedicante: basti il co1v


fromo con certe affermazioni di Crizia che, ricordando la morigcm-
tezza nel mangiare e nel bere (oOEtV KCXt mvav o\it.I~IEtpcx) degli Spartani,
critica ui ... im:p t ~1l:.tpuv Ku)..i KIOV nponooEi, c altrove menziona le
!JEy<iat KULKE di Cltioti, 'l'asi e Tessali, le ~llKpcxl degli Ateniesin.
A Sparta poi la tradizione segnala, oltre alla mancanza del komos
come manifestazione esuberante della compagnia riunita a banchetto
tipica del matum simposio d'et classica, l'assenza dei brindisi impo-
sti. All'uso a carauere erotico di far ~irare la coppa tra gli invitati,
comune nel restante mondo greco, corrisponde a Sparta la presenza
di una coppa di fronte a ciascuno dei partecipanti al p/Jidftio11 e la
libert per ciascuno di essi di bere solo quando ne abbia desiderio14

12 Per altri gaffiti con IItpto, sempre su vasi contenitori o per l'ersnre, v.
LANG 1976, p. 59 sg., I-la l, Ha Il (dall'agor di Atene) e; oltre a jACOI'I 1928 t.
LXIX, Jl. Ili (con curioso contesto di ritrovamento, una tomba di bambino a laliso),
TottEI.I.I 1977, P 400 sg., rig. l, MphJ J.IEtpltJ (dal santuario di Gravisca). Su 56
iscrizioni con mtsme di capacit pubblicate dalla Lang solo una incisa su di un vaso
per bere, p. 60, Ha 13, TEtplaxouv. Ricordo qui che un mug proveniente da una
tomba arcaica a Citera (Coi.DSTtlEAM-HUXl.EY 1972, Jl. 271, R5, tav. 88), porta
l'iscrizione hEIIIICOtUIOVj Ja rorma sembra confermare Ja atazione dell'iscrizione pro-
posta da ji!I'I'I!RY 1961, P 194, n. 4, (510-500 a.C.), cr. anche per i mllgs Wll.I.IAAIS
1979, l'P H0-2. Mi sembra che si possa in questo caso avere a che' fare con un'in-
dicazione relativa ad una razione, solitamente espressa in cotili: v. p. es. Thuc. IV 16,1
(misure auiche), per i suldati a Pilo, cd H1lt. VI 57, per i re al sissizio.
ll Rispettivamente 88 8 6,23-28; 33 D.-K. Coppe di giusta misura: v. p. es.
Alexis rr. 9 p. 299 Kock. Sulle coppe grandi e sull'atmosfera certo 'non moderata' cui
si coniugano, esemplare Aie. rr. 346 V. dove esse sonn menzionate in llll hanchctll>
in cui si beve una parte di acqua per due di vino, le si riempono rino all'orlo, e le
si ranno circolare senza posa tra i convitati. Come in altri casi, utile ricordare un
deuo di Anacarsi, richiamo per i Greci alla misura nel bere (Diog. Laerl. l 104 =
KINOSTRANU 1981, A32A-U), che si meravigliava che i Greci all'inizio del banchet-
to si setvisscro di coppe piccole, e da sazi di quelle grandi. La celebre iscrizione della
coppa Ji Nestore (GUAili>UCCI 1967-1978, l p. 226 sg., MEIGGS-LEWIS 1989, nr. 1),
come mi suggerisce B. Virgilio (che si ripromeuc di tornare sulla questione), contie-
ne un implicito cunfrunto, anche sul piano delle dimensioni, tra la piccola kotyle,
che vama le pruprie vir1 arrodisie, ed il magnifico lbta dell'eroe pilio (I-Iom. Il.
Xl 632 sgg.).
:H Mmlcrazione nel bere c consuetudine spal'lana di non procc1lcre ai brindisi: Cri-
tias 88 u 6,1 sgg. D.-K. (Imi toli' llo l:I!OpT\JIIf.MTIUUi: te KriJIEVOY ton l mlnv T\V aTJ\'
oivootot'lpi.IV 1\"liAIKU,jllllli' CI!uln~lEloOm lljiOI!IioEt II'OIIUOt li-yoi'TIIJ JIIJi' ll lr~l tepv Xflpa
K'Uk'I!l Oui:cmu) cr. n 33; Xcn. l.tJC. 5,4; Dic;~earch. fr. 72 W!, Secondo un altro tema
h>picu, non ci si pu servire di una torcia per turnare " casa: Xcn. /.ne. 5,7; l'l. Min.
3.20;t; I'IUL. l.yc 12,Jol; Mor. 237a. Ncll.t aporlcgmatic;t spartall;l ricnrrnno Jcui che
scnnsigliano 1111 vino tmppn huono (Piut. Mor. 21 Re; 2-!0d), ahri che sr,iegano la mude-
razionc con l'esigenza di decidere saggiallll'nle (224d, cf. del resto gt Xen. I..Jt~ 5,-1).
186 LA NASCITA Ulll. .KOSMOS

Sempre connessa ai vincoli posti all'erotismo l'avversione spartana


per i profumP5
A qualunque lettore della vita plutarchea di Agesilao sorger il
dubbio che questa temperanza spartana in tema di ros sia una leg-
genda, tanto insistente il biografo (c moralista) sulla passione del re
per i giovinetti. Anche Senofonte abbastanza in difficolt quando-
contro un'opinione diffusa- deve sostenere la cjlpoltolrov yKpatwx
del suo eroe 36, La commedia abbonda poi di riferimenti osceni alle
abitudini sessuali degli Spartani; lo stesso Crizia, ricordando la so-
briet nel bere dci Lacedemoni, accenna anche ai benigni risvolti
afrodisiaci di questa moderazione: al sissizio infaui partecipavano i
paldes, in un'et in cui potevano ormai essere frequenta~i dagli aman-
tP7. In effetti gli antichi discutevano sulla 'moralitn' della legislazione
Ucurghea ed i moderni si sono chiesti se il soddisfacimento del desiderio
sessuale fosse una caratteristica essenziale della pederastia spartana38 ,

"I profumi fanno parte degli elementi rifiutati dal codice spartano del pasto (cf.
p. 181. e n. 23). Sulla proibizione di produrre profumi a Sparta cf. p. 229, n. 12.
l' Ages. 5,4 sgg. La mancnza di testimonianze sicure, in un uomo tanto espo-
sto alla pubblica opinione, e la mancanza di occasioni per agire di nascosto sono la
prova della saldezza del re. Particolarmente pericoloso viene considerato, per la repu-
tazione di Agesilao, il periodo trascorso tv nolrntlq: un segno che la +pol1alwv q-
Kpattla faceva parte dell'habiws tradi7.ionale, e dum1ue socialmente richiesto ad uno
spartano. Sulla saldezza della virt del sovrano cf. anche 8,8, 10,2, 11,10.
l 7 Commedia: luoghi raccolti da HENDilRSON 1975, p. 218, n. 37; sul loro valore
v. pernhro In pnulentc interpretn7.ione di DOVI\!\ 1978, p. 187 sg. Critias 88 n (,, 15
sgg. D.-K. Paidcs nl sissi1.io: Xen. /.ac. 3,5, cL anche l'lut. l.yc. l H,(>.
11 Citazione da CAR'f't.rm<m 1981, p. 22, nl quale si rimanda anche pet un
quadro generale dei problemi e delle testimonianze antiche; tra i lavori recenti v.
inohre DOVER 1978, pp. 192-194, molto prudente, e llREI.ICII l':1(,9, p. 120 sg. (con
PtCCIRILLI 1978, p. 942 sg.), che ritiene si sia passati, in epoca anteriore a Senofonte,
dn unn fase in cui l'omosessualit era c.-ffeuivamemc praticata ad una depurata dalle
componenti sessuali, comm Slli\GENT l CJ86, pp. 75-83. Sull'omosessualit in Grecia,
ed n Spnna in particolare, oltre a CARTI.ImGt; 1981, v. f>A'I7.tm 1982 (utile soprattutto
ller l:1 sensibile t'ti attenta storia degli smdi, non solo antichisrici, sul tema, pp. 11-
43), il classico e fondamentale Dov~;R 1978, 13ut1111/;ltll 1980, JlOUCAUI.'f' 1984, Sllll-
<mNT 1984 e SttRGI!NT 198(>, CAI'fl'Ailm.t.ll 1988. Non sono in genere di grande aiuto
le SJlecula7.iuni rrifm11.iunali di lltiHMMtm I'.IRO, Smuawr 1981, Jll''
J-:1{,, l~ Sm~<:I!N'f'
1986, che dopo ottime osservazioni sulle origini aristocmtiche dc l'istituzione (Creta
e Tcra), non riconosce i peculiari sviluppi sociali spartani. Sull'inoppornmit dell'u-
so del concetto di omosessualit per. i rapporti omocrotici nella Grt'Cia classica (in-
debito rilievo sull'inclinazione personale ccc.) v. PATZilll 1982, pp. 43-67 (e sulla di-
stinzione fnndnmentalc nella hrsessualit in Grecia frn runli attrvi e passivi, CAN'I'A-
IlELI.A 1988). In realt si dovrebbe usare solamente l'espressione Jledcrastia: solo per
comodit si fa qui uso i"discriminato dei termini come di sinonimi.
l.
l SISSIZI 187

T.a maggioranza, c soprattutto le pi:1 consapevoli (anche se talora


prcconcenualmente favorevoli a Sparta) delle testimonianze antiche
tendono tuttavia a scagionare Licurgo dall'accusa di aver permesso il
soddisfacimcnto dci desideri. La classificazione dci vari tipi di aucg-
giamento nei confronti dell'amore omosessuale operata da Platone
nel Simposio oppone (se non si vuole emendare il testo) Sparta all'E-
lide ed alla Beozia, paesi nei quali l'amore per i fanciulli trova piena
approvazione, e la accosta piuttosto ad Atene, dove regna un atteg-
giamento pi sfumato19 L'opposizione Sparta l Beozia-Elide ritorna
in Scnofontc che difendeva il sistema educativo licurgheo dall'accu-
sa di eccessi in campo omocrotico, dando grande rilievo al contenuto
esclusivamente morale dell'amore giovanile ed alle misure prese dal
legislatore contro chi si lasciava andare al proprio dcsiderio~ 0 Seno-
fonte particolarmente chiaro su questo punto: possiamo credere o
non credere all'immagine di Spartani che si comportano nei confron-
ti degli er6menoi come genitori con i figli, o fratelli ton le sorelle, ma
non si dovrebbe dubitare che certi comportamenti, scppurc possibi-
li, fossero piuttosto deviazioni (non sappiamo quanto frequenti) da
una nonna che formalmente riprovava l'aperta manifestazione, e for-
se anche il soddisfacimcnto stesso - in qualsiasi forma? - del deside-
rio. vero che in due passi delle Leggi Sparta unita a Creta come
citt minacciata dai pericoli dell'amore scnsualeH: ma M.cgillos in
grado, come abbiamo visto, di replicare, mentre il Cretese lascia cade-
re nel nulla l'accenno dello Spartano: A mc sembra che il legislato-
re spartano abbia provveduto come si deve ad ordinare di fuggire i
piaceri; dci costumi di Cnosso costui, se vorr, ne prender le difese 41 ,

1'1 Symp. 182;1-b. Per l'emendamento ancora PA'I"I.I\Il 1982, p. 101, n. 37; collll"tr
CAil'I'I.I!UGI! 1981, p. 20, e soprattutto Dovmt 1978, pp. 81 e n. 37, 190 sg., con bibl.
40 Lnc. 2,12 sg. Altre testimonianze del genere Plut. Mor. 237b-c, Ael. VH III
IO, 12, Max. Tyr. 20 (26),8.
41 Cos CAil'I'I.WGI! I'JRI, p. 20, che non prest;l credito a Acl. V/1111 IO, 12 ed
a Jllut. Mor. 237b-c. In ogni caso doveva esistere un preciso cotlice di divieti, con
relative sanzioni sociali (e giuridiche?); definire concretamenle questo codice nma-
via malagevole per non dire impossibile; si pensi alla difficolt di ddinire lo stnt11s
della sndumiz:r.a1.inne per tm ambiente, quello attico, che conosciamo infinitamente
meglio (sul problema v. p. es. CANTAJll!l.t.A 1988, p. 42 sgg., che a differenza di
Dovrm 1978, annovera il coito anale fra le pratiche leci1e).
42 Pl. Leg. l 63(oa-637b, VIJI 83(,a-c. Sono con Eforo le fonti principali per la
teoria della doriscbe K11nbenlicbe. A tt>rto PATZt:ll 1982, P 81, desume da Pl. Leg.
VIli 83(,J, l'esistenza di leggi che prescrivono la pedcmsua a Sparta.
u l'l. Leg. l (,36c-637b, citato sopra, Il 183 sg. e n. 28. Cf. tuttavia la difesa di
Creta e di Minosse nello pseudo-platonico Min. 320a-b: Perch, tra tanti popoli,
188 LA NASCITA DEL KOSMOS

Ed Aristotele descrive in termini diversi Sparta e Creta, l'una come


citt tendente all'amore eterosessuale, esplicitamente contrapposta a
quelle che tengono in aperto onore l'amore omosessuale, l'altra vice-
versa come indirizzata dal .legislatore alla omosessualit41. Sparta
dunque non solo lontana dalla Beozia e daii'Eiide45 , ma anche distin-
ta da Creta. I presbtiteroi, che nella loro semplice qualit di cittadini
svolgono ciascuno il molo di pedagoghi di tutti i giovani, e dunque
sorvegliano l'onest del comportamento dei giovani erastaf che si
accostano ai paides, esercitano questa sorveglianza anche durante il
banchetto, al corretto andamento del quale, come sottolinea Senofon-
te, giova la partecipazione di anziani, che genera aid6s nei giovani46 ,
La societ spartana, del resto, aveva enfatizzato la pari dignit fra
tutti i cittadini, gli uguali, e approfondito il solco che li separava da-
gli iloti. L'opposizione libero-schiavo era talmente radicale che ci si
pu chiedere se risultasse tollerabile per uno Spartiate anche un mo-
lo attivo in pratiche sessuali come la penetrazione anale, a mio avvi-
so pi denigratoria che iniziatica47 La struttura sociale spartana, e l'i-
deologia dell'uguaglianza ad essa connessa, favorivano un rigoroso
controllo del desiderio sessuale (alla base del quale era in fondo an-
che altrove un ethos legato allo status sociale dei singoli48), ed osta-

Elleni e barbari, non cc ne sono che si astengano di pi dai banchetti c da quei


passatempi, nei quali compaia il vino, pi1 dei Cretesi e dei Lacedcmoni, che dai
Cretesi l'hanno appreso. A Creta tra le leggi poste da Minasse v' anche questa, non
bere nei simposi fmo all'ubriachezza (!l'Il aUJUnVEIV Olli\MII El fiOllv) ... . Sul con-
tenimento tlcll'amore a Creta cf. p. es. anche Max. Tyr. 20 (26),8. Si tratta natural-
mente t..! i temi topici nel confronto tra le lluc politefai, nei quali le posizioni possono
facilmente venir capovolte in favore dell'una o t..lell'altra.
H Poi. Il 1269b 23 sgg. e 1272a 23 sgg.
0 Il sistema beotico-eleo (in realt solo per il primo disponiamo di maggiori
informazioni) prevede evidentemente rapporti sessuali con concessione al desit..lerio
individuale secondo quello che viene considerato, nelle categorie dei pensatori attici,
amore illegittimo o innaturale (PI. Symp. 182a-b, Xen. Symp. 8,33 sg.); esso (almeno
a Tebe) contempla il dono dell'armatura (Piut. Mor. 76tb) e prevede falangi compo-
ste da coppie di amanti (Xen. loc. a't.); si ric~rdi inoltre llcr Tcbe il giuramento degli
amanti sulla' tomba di lolao (Piut. Mor. 76lt..l-e; per altre testimonianze sull'omoses-
sualit in Beozia v. Oovi!R 1978, pp. 190-192); insomma Elide e Beozia si accostano
per certi versi R Creta, per la forle Sllinla 'ufficiale' alla omoscssuali1 che si presenta
per di pi connessa a pratiche di evidente origine inizialica (duno dcll'arnmLUra). Al
tempo stesso Elide e Beozia sono tacciare di accettare eccessi sul terreno dell'amore
,ftlikiiS, che al dire di Platone minacciano anche Creta, dove la petlerastia parte
integrante delle locali flratiche educalivc statali.
46 Lac. 5,5. Cf. P ut. Lyc. 17,1, e Xen. l.ac. 2,2.
47 Come pensava inv~ce,llrrrr m 1907. Sulle pratiche del disprezzo cf. p. 190 sg.
41 Cf. p. es. DoVER 1973, pp. 67 sgg., Duvrm 1978, p. 31 sgg.
l SISSIZI 189

colavano l'affermazione dell'ddikos ros, cio di manifestazioni ero-


tiche che traevano spunto proprio dalla mancanza del rispetto reci-
proco~9.
Anche se la discussione su argomenti amorosi - che del resto
possono essere caratterizzati da un certo accento etico e politico -
non esclusa dal clima del phidftion, particolare rilievo assume l'im-
pegno della conversazione (o del canto} su temi di interesse comu-
nitario: JCa\ yp ii~ bnx6ptov ev o
tol ~lt'tim )J:yeoOat 'tl v K~Wi\
tt v tlJ noet not~mJ50 Modello di comportamento durante le spe-
dizioni militari era naturalmente Tirteo: le gare di canto (premio al
vincitore, la carne) sulle elegie di Tirteo, che seguivano i pasti ed il
peana, suggeriscono una determinata selezione dei temi da trattare a
banchetto51 la prosecuzione in chiave politica del canto di Achille,
che sulla cetra ricorda tcIX vi>prov, e soprattutto del programma
tirtaico dell'elegia 9, o\h' &v ~VTIOatf.ITJV oiit' ev
OyQl avlpa nOElf.ITJV,
per la quale, come abbiamo visto, potrebbe non essere del tutto da
escludere un'ambientazione simposiale52 La tradizione conviviale spar-
tana d'et classica rifugge dal clima stasiotico di tipo alcaico, segnato
dall'impegno politico di parte, che caratterizz le eterie lesbie, ma
anche lontanissima dai simposi nei quali (con un disimpegno conso-
no all'ambiente cortigiano della tirannide samia) poeti come Ibico e
Anacrconte inneggiano al vino ed all'amore 53 , In confrontp a Creta
chiaro il vantaggio dell'etbos del sissizio spar:tano, che contribuisce
a limitare l'instabilit politica. A Creta viceversa la sttisis in strettis-
simo rapporto con il mondo dell' andrelon, come emerge dallo stesso
atteggiamento tracotante dei versi finali dello sch6/ion di Hybrias 54 ,
L' etbos simposialc spartano evidentemente il pi adatto ac.l una
societ aristocratica ed eunomica, che rifugge la tirannide e vuole

4' A proposito dcll'adikos ros, connesso con la prostituzione, la violenza, il


puro desiderio erotico v. Dovi!R 1978, specialmente p. 42 sgg. e PA'I"li!R 1982, pp.
46 sgg., 58 sgg.
50 Xen. Lac. 5,6. Il modello si impone gi nelle riunioni conviviali delle aglai,
quantlu I'Eiflll\' comanda ora tli cantare, ora di rispondere a domande sul valore dei
ciuadini c sulla luro condona (l'lut. I.yc. 18,3-4), e si replicava nelle feste (cf. Plut.
Lyc. 21,2). Argomenti amorosi: Xen. Ilei/. V 3,20 (ma cf. sopra n. 25).
51 Philoch. FGrf/ 328 F 216 (= Tyrt. T Il G.-P.).
51 11om. Il. IX 189. Tirtco c 'simposio': cf. P 92 sg.
sJ Per Lcsbo v. gli ot1xouomc ... non\~lata th Alceo (Strab. XIII 2,3 = 468 V.)
e naturalmente Rosum 1980. Samo: GI!N'I'ILI 1984, pp. 125-139, 168-72, 210 sg., con
la bihl. citala.
54 90'J,4 P. Sul carme v. avanti, n. 92.
190 I.A NASCITA 01!1. KOSAIOS

sviluppare la solidariet all'interno del corpo civico e la dedizione del


cittadino ai valori della polis 55 ,
Per concludere questo breve esame generale bene ricordare un
aspetto dei phiditia che la stessa tradizione filolaco~ica non pu non
considerare con disapprovazione: si tratta della degradante ritualit
alla quale erano sottoposti gli iloti durante il sissizio spartano. Gli
Spartani
costringevano gli iloti a bere una gran quantit di vino puro e li
presentavano nelle mense comuni, a mostrare ai giovani quanto
degradante fosse l'ubriachezza, e ordinavano loro di eseguire canti
e danze volgari e ridicole, mentre li facevano astenere da quelli de-
gli uomini liberi. Perci si racconta che quando poi i Tebani invasero
la Laconia, gli iloti faui prigionieri, ai quali venne ordinato di
cantare i versi di 'l'erpandro, Alcmane e di Spendon il Lacone, si
rifiutarono, dicendo che i padroni non lo permettevano56

Si tratta indubbiamente della rappresentazione dell"ideale nega-


tivo', di ci che il cittadino spartano non deve essere, che codifica
(anche in senso paideutico, come avverte Plutarco) i comportamenti
esemplari nel bere, nel anto, nella danza57 L'efficacia dell'esempio,
naturalmente, tanto maggiore quanto maggiore il disprezzo degli
iloti, che a sua volta si accentua di fronte al comportamento degra-
dante58, Simili contrapposizioni ideali erano del resto comuni: Alceo
o Anacreonte oppongono al modo greco un modo barbaro di ban-

u La struttura cretese viceversa si rivela assai precaria ed incapace di assicurare


una vita tranquilla alle singole citt, sconvolte da stdseis frequenti, c da guerre reci-
proche, che nell'instabilit interna di ogni comunit dovevano trovare facile esca
(Arist. Pol Il 1272b 1-15, Polyb. VI '16,9, XXIV 3,1). Naturalmente l'esecrazione
della tirannide tema diffuso nella lirica simposiale arcaica, a cominciare naturalmen-
te da Alceo: v. poi p. es. Theog. 1203-6, e Sol. fr. 12 G.-J>. =9 W. Molto interessanti
i rapporti fra ubriachezza e violenza politica messi in luce da MUJUtAY 1983, p. 268
sg., ed ora MURRAY 1987.
56 Plut. J.yc. 28 (si cita 8-10), tcstimonian:r.e affini MAN1 1III!IJINI-1 11CCIIlll.l.l 1980,

tlllloc.
57 DnVERI!UX 1%5, p. 31 sgg., con le osservazioni di Duc:AT 1974, p. 1<152; n.
4. Difficile cercare di ricondurre lJUCsti fenomeni a forme di integrazione (FIGUI\IIIA
1984, p. 108). Ancora utile un Jetto di Anacarsi: interrogato quale fosse il modo per
odiare il vino, rispose: "avere dinanzi agli occhi le intemperanze degli ubriachi"
(Diog. Laert. l 103, e KlNSTitANil 1981, A28-A29) .
ss In questo senso riduniva l'interpretazione di DllCAT 1974,Jl. 1457 sg., che
[richiamandosi alle ricerche di Vn>AI.-NAQUI\T 1981j privilegia il isprezzo come
atteggiamento che se~e s.ostanzialmente a<l esorcizzare la potenziale mobilit sociale
(p. 1462 sg.).
l SJSSIZI 191

chettare; proprio a Sparta, del resto, nuncuatt;ro significa bere vino


puro, alla maniera degli Sciti: gli informatori di Erodoto addebitava-
no a questa intemperanza la pazzia del re Cleomene5'. Nella ceramo-
grafia attica, parallele al komos privato sono le scene, delle quali sono
protagonisti esuberanti satiri, caratterizzate da sfrenate manifestazioiJi
sessuali e dal consumo del vino puro61l, Analogo 'immaginario' infor-
ma le esibizioni degli iloti a Sparta: per certi versi, sul piano delle
rappresentazioni ideali, i satiri 'ateniesi' possono essere posti accanto
ad essi.

2. l SIS$1ZI Nl\Ll.l! SOCII!T SI'AilTANA E CRETESE.

Nell'affrontare i problemi sociali ed istituzionali connessi al sis-


sizio, conviene prendere le mosse dal pamgone antico fra le politefai
di Sparta e Creta. Gi gli Spartani dell'epoca di Erodoto erano
consapevoli di questo rappot1o: a loro dire, Licurgo avrebbe intro-
dotto il k6smos da Creta61 D'altra parte l'accostamnto Sparta-Creta
stato tradizionale nel pensiero storico-costituzionale antico: i primi
nomi da fare a questo proposito sono quelli di Platone, Eforo ed
Aristotele, che in realt si pongono nel pieno di una riflessione risa-
lente forse gi al V sec. a.C. 62

59 Banchetto tracio', scita: v. Aie. 70 V. [per (il padre di) Pittaco], sul quale
brevemente Vt\I'I'A 1983, p. XXXIX, e Anac. 33 Gcnt. = 356 P., per il quale in
particolare Ptun'AGOSTINI 1982. Clcomene: I-ldt. VI 84,3.
o DUilANt>-PltON'J'ISI-DUCROUX-LISSARAi.lUI! 1984.
61 Hdt. l 65,4. Non conosco una spiegazione veramente persuasiva della tlirha-
sfa erodotca sull'origine cretese (gli Spartani) e delfica (altri non specificati) de ko-
smos licul'ghco. Non credo che PI!III.ING 1971, p. 84 sg., abbia ragione a trattare la
notizia sulla derivazione cretese come una semplice 'razionalizzaz.ionc' basata su as-
sonanze gi riconosciute, anche se DIWilADAS 1972, p. 264 sg., fa bene a suggerire
una maggiore antichit di quanto non si sia soliti supporre per l'accostamento Sparta-
Creta (cf. n. 62).
62 V. soprattutto Platone, particolarmente nelle Leggi (p. es. l 630d; 634d; 635b-
c; 63l,h-d; Mie; II 660b-d; 66l>d-c; 673b-c; 674a; 111 682e-683a; 693e; IV 712d-e; VI
780a-b; VII 796b; Vlll 836b-c; Prt. 342a-b; Min. 318c-d, 320a), e poi Ephor. FGrH
70 P 33, cf. P 32; Arisr. Poi. II 1274a 28 sg.; VII 1324b 8 sgg.; Eth. Nic. l 1102a IO
sg.; celebri - c problcmatiche - anche alcune pagine di Polibio (VI 45 sgg.) sul te-
ma); per giudizi positivi sulla costituzione di Creta (e di Sparta) v. Pl. Leg. l 631b;
Cl'i. 52e; Resp. VIli 5-14c; Ephor. FGrH 70 F 149,17-19; Arist, Poi. Il 127lb 20-
1272b 23; sulla polemica di Eforo FGrfl 70 F 149,17-19, con un qualche autore di
fine V- inizio IV sec. (Crizia?), cf. NAI'ISSI 1983-198-1. Si pu risalire all'indietro fino
all'epoca di Erodoto, che forse aveva in mente la questione del 'buon governo'
cretese e spartano anche quando, udito a Creta della venuta di Minosse e dci Cretesi
in Occidcme, decise di attribuire civilissime origini agli lapigi-Messapi (VII 170),
192 LA NASCITA lll!l. KOSMOS

Osservare affinit e differenze tra i due sistemi politici e sociali


per chiarire singoli particolari, per verificare se le fonti consentono
realmente di stabilire uno stretto parallelismo tra la situazione spar-
tana e quella cretese, e per evidenziare le peculiarit delle scelte avve-
nute nell'uno e nell'altro sistema forse per noi moderni pi produt-
tivo che non speculare a lungo sulle origini delle somiglianze. Alla
base di queste ultime saranno da porre sia un retaggio culturale co-
mune61 (con una componente 'dorica' in senso ampio, legata cio
anche alle relazioni esistenti tra le due aree di insediamento definiti-
vo) sia pi specifici, relativamente recenti, ma per noi irrecuperabili
singoli contatti di epoca storica, connessi alla precoce. maturit delle
esperienze politico-istituzionali in ambiente creteseM,
In questo campo K.M.T. Chrimes, nonostante alcune debolezze
della sua "opera su Sparta (soprattutto, per quello che ci concerne,
nell'analisi della storia delle istituzioni65), ha forse condotto le ricer-
che pi interessanti. In particolare la Chrimes intu l'utilit del para-

avvj:rsari dei Tarentini, di stirpe lacedemone. Lo storico, ciuadino di Turi all'epoca


della guerra con Taranto per la Siritide, si dimostra di solito buon patriota: del resto
diede credito, per bocca di Temistocle, alle pretese turine sulla regione (Vlll 62),
rico~dav~ l~ disfatta. innitta a Taranto dagli ~apigi (VII 17?), ma n~n i trionfi taremin!
sugh lap1g1 celebrati a Delfi. La contrapposiZione Cretes1-Spartam sarebbe anche qu
in qualche misura intenzionale. La problematica dei rapporti costituzionali ha certo
stimolato le leuerarura sulla politefa cretese che si concemra non a caso su Liuo (p.
es. Dosiadas FGrH 458 r 2, su cui v. p. 202 sg.), colonia spartana (cf. Ephor./oc. dt.;
Arist. Poi. li 1271 b 24-32; Plut. A/or. 296b-d; 247a-e).
61 Su questi temi v. il variegato panorama offerto da M US'rl 1985a.
61 Della problematica storicit di certe memorie, in llarticolare dell'episodio di
Charmidas, pacificatore spartano di Creta (Paus. III 2,7), mi sono occupato in NA-
FISSI 1983-198<1, pp. 356-366. Sulle tradizioni sui legislatori, sovente messi in rapporto
con Minasse, v. CAMASSA 1987, pp. 6t9-621. Importante, bench di senso poco
perspicuo, la presenza di una tomba di Epimenide nella sede degli efori e di un culto
di Zeus ed Afrodite Olimpi nei pressi della Skias, fondazione del mantis cretese
(rispeuivamente Pau s. 111 t 1,1 t, e 12,11 ).
65 A pro,losito di CIIRIMI~~ 1949 scrive Ili! sm. CltOIX 1972, P 354: .,,therc
are some suggestions about the 'Priviliged rarnilics' an<l the extent of thcir influence
which <leserve thorough re-examination and developmcnt. (The worst <lefect of rhat
book, its impossibly carly tl;uing uf 1hc 'l.ycurgan' rcfnrms to thc ni111h ccntury
[esauamente all'809 a.C., sulla base di un complesso, e del n1tto artificioso, calcolo
basato su cicli enneallici], should not be allowed to divert auention from irs more
promising features). La sua ricostruzione delle origini dell'eforato, l'analisi della
rhlra, legata ad un Licurgo personaggio storico, cd in generale tutto l'approccio
all'evoluzione <Ielle istitu7.ioni politiche sparrnne, fatte risalire in un passato estrema-
mente remoto, appare poco convincente. Per una critica generale al volume - con
panicolare attenzione .iu problemi epigrafici e di et romana - v. WoouwARD 1950.
l SISSIZI 193

gane Sparta-Creta per la comprensione della societ spartana 'pre-


licurghea'. Studiando la struttura delle aglai spartane in et romana
ipotizz che il sistema educativo serviva allora alla riproduzione di
una societ dominata Ja un gruppo ristretto di famiglie, da lei defi-
nite privileged families, Al di sotto dei comuni cittadini sarebbero
esistiti individui che po~evano accetlere alle cariche solo partecipan-
do alla agog al seguito di membri delle famiglie privilegiate, con le
denominazioni di cruv!lllPOL e rcacrev66; per questi ultimi era anche
richiesta l'adozione da parte di un membro delle famiglie privilegia-
te. La Chrimes, colpita dell'arcaicit del sistema di et romana, not
che il paragone antico tra Sparta e Creta reggeva solo nel campo delle
strutture sociali (educazione, sissizi): confront cos sistematicamente
le strutture educative di Sparta classica e di Creta67 ,
La testimonianza fondamentale su Creta deriva da Eforo68 I bam-
bini ricevono la prima educazione nel sissizio; fattisi pi grandi si
raggruppano in ayat, reclutate a partire dalllet di 17-18 anni'',
sulla base di un sistema chiaramente aristocratico. Le 'greggi' vengo-
no raccolte infatti da giovani nobili e potenti come una sorta di
seguito, quanto pi largo possibile (t l)' ay& cruvayoucrtv o\ m-
cllavcrtatot t(V Jt(ltOOlV K'Q l)uvatcOtatot, El((l<Jto OOOU JtEt<JtOU Ol6
t crttv atpoi~rov); a capo delle 'greggi' sono i padri di questi giova-
ni. Considerazioni etico-sociali intervengono anche al momento di
stringere le relazioni omoerotiche nelle quali culmina, in una forma
ritualizzata che prevede un periodo di 'segregazione' di due mesi70,

""Sui quali v. soprattuno CurtrMI!S 1949, pp. 95-117, 220-223, 228 sg., 452-451.
67 CIIIUMI!S 1949, pp. 209-247. Sul tema S11arta-Creta utile, anche per qualche

singola osserva2.ione, pure ToYNBI!I! 1969, pp. 329-337; cf. poi BRELICtl 1969, P. 197
sgg. Pir recentemente si avverte una certa insofferen2.a (non del tutto ingiusuficata,
visto l'uso qualche volta spregiudicato che si fatto del parallelo antico) per questo
tema, v. p. es. FrNLI!Y 1968, p. 242, che trova in ~ran parte inappropriati 1 confronti
con Creta, RoUSSEL 1976, p. 132, n. 15, che h considera frutto di un'ancienne
mystique dorienne~, e MurutA Y 1980, p. 204 sg., che parla della cos1itu2.ione cretese
cmne di una costruzione artificiale e di confronto fuorviante. Il richiamo all'e-
sempio cretese a sostegno dei caratteri aristocratici della Sparta 'pre-licurghea' ab-
bastanza frequente: v. p. es. BI!RVIl 1931, p. 199, Kmcrn.r; 1963, pp. 136-140.
61 Ephor. FGr/1 70 F 149,20 sg. trp. Strab. X 4,20 sg.; la testimonian2.a di Eforo
confermata (o riecheggiata) da 1-leraclicl. Lemb. Exc. Poi. 374,15 Dihs = Arist. fr.
611,15 Rose. Sull'educa2.ione cretese in generale v. Wll.l.l\175 1955, passim, spec. pp.
7-17; lli\I!I.ICII 1969, pp. 196-207.
69 1-lsch. s.v. linnyEoc;.
70 Sul c;trattcre ini2.iatico di questa pratica cf. gi 81!'1'111! 1907, ji!ANMAIRE 1939,

p. 453 sg., llltm.rc:11 1969, p. 198 sg.,CAI.AMI! 1977, l p. 422, CAR'I'LilllGE 1981, pp.
23-27, PA'I"llm 1982, p. 71 sgg., gli ultimi due con indica2.ione di paralleli etnografici.
194 LA NASCITA IJEL KOSMOS

l'educazione dei pi nobili giovani cretesi e, verosimilmeml', delle


loro stesse aglai. Il ratto simulato che J l'avvio (ufficiale?). alla
relazione un affare che coinvolge amici e parenti (cio membri
dell'eterfa)dell'erasts (il termine locale era clnA.1itOlp) e dell'eromenos
(a Creta xapaata9el e poi K'.Etv6). Il momento dell'a1pag stabi-
lito con un accordo; gli amici del giovinetto ne tulelano l'onore, con-
trollando che il rapitore sia alla sua altezza; sottrarlo all'incontro
ammettere l'inferiorit del ragazzo; all"appuntamento', se il rapitore
pari o superiore in dignit, glielo lasciano 'prendere' con formali ri-
mostranze: ma se lo giudicano indegno, non glielo 'concedono' (e
questo, si capisce, deve essere un bell'affronw!). Al momento del
ratto gli amanti vengono inseguiti fino all'andreion del philtor. Tutto
un gruppo si reca poi con loro in campagna ed ospite dell'erasts
per non pi di due mesi (non pitl di tanlo concedeva la legge aiJ'a-
mante)11. Si intuisce che queste cerimonie creano, o meglio rinsalda-
no, una serie di relazioni tra singoli ofkoi e fra vari sissizi, in qualche
misura anche pii:t o meno informalmente 'gerarchiche'. Durante questo
periodo gli amanti e gli amici si dedicano soprattutto alla caccia: l'arte
cretese offre splendide ed assai antiche illustrazioni del rapporto tra
cacia ed amore omoses~uale, per esempio in una celeberrima lamina
bronzea di VII sec. 71 Alla fine il giovane riceve dei doni altamente
simbolici - un bue, una coppa e le armi - che lo abilitano all'ingresso
nella comunit politica. In seguito, e per tutta la vita, la comunit ri-
conosce all'amato onori particolari.
La Chrimes utilizz questo modello per comprendere le isti-
tuzioni spartane. Certo la sistematicit e la rigidezza del confronto,
portato su un arco diacronico tanto ampio e tra due societ evolu-
te su linee differenti, determin pitt di una forzatura 71 In effetti le

In generale sul rapporto tra amore omosessuale ed iniziazione v. PATZEil 1982,


specialmente p. 67 sgg.
71 Si vorrebbe capire chi siano gli 'amici' che compongono questo gruppo: gi
definiti ti\ OpiiUYll o\ IIRpll)'EVOJIEVot, sembrerebbero gli amici c familiari del giovinet-
to (cosl ad esempio intende BREMMF.R 1980, p. 284), pi che i membri della sua agla
(Jt!ANMAII\Il 1939, pp. 451-53, e SI!I\GJ!N'I' 1\184, p. 32) -sono questi infatti che al
momento del r~uo si sono preoccup"ti dd suo unnrc - mentre quando gli s1cssi
contribuiscono a proprie spese ai doni per il pamstatbeis, sembrano piuttosto legati
al p/Jiltor ed al suo n11drcio11 (cos infatti intendono GmlNF.T 1948-1949, p. t 93, e
]EANMAIRF. 1939, pp. 451-53 che giustamente pensa ai membri della sua cteria).
71 BJANCIII BANUINEI.I.I-PAtliDI!NI 1976, nr. 35. ,
7l Ad esempio, per stabilire il parallelismo tra sym!pbeboi spartani di et romana
e parastal/JtJtes cretesi (~n tipico tratto feudale nella sua ottica) elev contro ogni
l SISSIZI 195

somiglianze tra le istituzioni arcaiche e quelle di IV-III sec. e d'epoca


romana si spiegano con una situazione economico-sociale per certi
versi relativamente affine (scarso numero di cittadini di pieno diritto,
notevoli differenze di ricchezza all'interno della societ spartana). La
'fisiologica' creazione di gruppi organizzati al seguito di aristocratici
andava tuttavia distinta dai rimedi adottati per sopperire ai guasti
della 'patologia' oligantropica ed all'insufficienza del ricambio gene-
razionale naturale7~. Eventuali operazioni antiquarie, soprattutto in
et successiva alla rivoluzione di Ili sec., possono aver ripreso istitu-
zioni antiche, ma solo rifunzionalizzandole e, sostanzialmente, stra-
volgendole7~. La 'parentesi' licurghea non consente sovrapposizioni
immediate. A differenza per di chi si affidato ad un approccio et-

evidenza il livello sociale dei primi, ed abbass quello dei secondi (CIIRIMES 1949,
pp. 22J-7).
71 Esemplare il caso dei mothakes, sui quali v. principalmente EIIRENDERG 19J)a,
L<YI'lE 196.2, OI.IVA 1971, pp. 17-1-177 [contro le tesi di CIIRIMES 1949 (e WOST
1959, pp. 60-62, che si rifaceva ad esse, pur distinguendo maggiormente le istituzioni
,Jell'Adelszeit da quelle successive)], Cozzou 1978, p. 22-1 sgg., MENI>I!LS 1979,
BllUNI 1979, pp. 21-24, CAWKWI!I.L 1983, p. 393 sg. e MAcDOWI!I.L 1986, pp. 46-
51. Il nome pare derivare da ~u\9o, mele, tumulte du combat [CIIAN"I"RAINE
1968-1980, 111 p. 708, s."ll. 1168o (co11tra, ma senza particolare vigore, LO"I'ZE 1962,
p. 428, n. 2)]. Secondo Filarco in Ateneo (FGrH 81 F 43) i 1160atm; sono alivtpo+ol
dci Lacedcmoni: ciascuno infatti dei figli dci cittadini, per quanto glielo consentono
le sue sostanze, ne sceglie come auv9po,ot uno, due o pi: sono dunque liberi, ma
non Lacc<lcmnni [cio ciuadini?], pur partecipando all'mtcra educazione spar1ana...
Per la CIUUMI!S 1949, pp. 2.20-223, cf. 99-107, con i mothakes (che andrebbero pa-
ragonati ai kdsm) i giovani ricchi si sarebbero formati un seguito per accrescere la
1)mpria inOuenza (ma in mder to incrcasc his own inOucnce .., p. 221, non nel
lesto di Filarco). l motbakes erano in realt membri di secondo ordine delle aglai,
in rapporto con un membro ricco, figlio di ciuadini di pieno diriuo; la loro origine
incerta fsopraiUIIIO <lnveva trattarsi di figli di inferiori e dccaduli, come giustamen-
te pensa I.O"I'll! 1962; nelle loro file potevano trovarsi anche bastardi degli Sparriati,
figli di madri non libere (tali nell'interpretazione tradizionale) e addirittura servi
(come pretendono cene fonti lessicograftche)]. L'istituzione legata all'assottigliarsi
del corpu civico determinato dalla concentrazione della propriet e dagli squilibri
creatisi all'interno della societ dei liberi. Dovette avere, specie ncllll sec. a.C., una
chiara funzione 'camclativa', di 'assistenza' per Spartiati deL-aduti, ma ancora legati a
famiglie potenti da numerosi reciproci vincoli (p. es. figli di ex-compagni di sissizio);
stemperava situazioni sociali alnimenti destinate a diventare insostenibili, con la mi-
naccia cuslame di riv()lte scrvili, e, soprattullo nel IV sec., rispondeva a precise
esigenze mili1ari (cf. CAWK\VI!LI. 1983, pp. 390-395).
7s Cf. gli amori mccohi da jACOIIY FGrfl 586-595, ed il suo Kommentar, p. 616

(sulla neutralit politica di certe operazioni bene comunque diffidare); di panicolare


rilievo per il nostro problema possono essere siate le ricerche di Sosibio (sulla cro-
nologia <Ici t]Ualc v. FGrH 595 Komm., p. 635 sg.) su Alcmane in almeno 3 libri
(FGrH 595 F 6); per altre osservazioni in questo senso cf. p. 80, n. 206.
196 LA NASCITA DEL KOSAIOS

nografico, finito quasi inevitabilmente nella trappola dell'equazione


andreion l casa degli uomini76 e dell'immediata identificazione delle
strutture iniziatiche spartane con sistemi primitivi di tipo collettivo-
egualitario, la Chrimes considerava originari i traui aristocratici del
sistema cretese17 Anche il sistema educativo spartano sarebbe servito
a formare il seguito degli oikoi nobili. Stabilendo un corretto rappor-
to tra sissizi ed agog, la Chrimes supponeva che i sissizi dell'et da
lei definita feudale avessero incluso solo i membri della aristocrazia,
identificati con l'ordine degli hippels, ed i loro piccoli e selezionati se-
guiti: la trasformazione decisiva sarebbe derivata da una distribuzione
individuale di terre conquistate, che avrebbe reso possibile, nel siste-
ma licurgheo, la costituzione di nuove eterfe a fianco di quelle antiche18
Sul problema del rapporto tra inizia?.ioni primitive e realt sto-
rica greca, e sul pericolo di un troppo immediato accostamellto del-
le prime alle seconde, ha insistito recentemente Cartledge. Cartledge
ricorda le parole di Finley what amhropology illuminates about
Sparta, paracloxically, are certain aspects of her lost early history
rather than the Sparta from which the fossilized evidence comes.
Egli critica Brelich, e con lui molti altri, per non ~ssersi resi conto
che gli Spartani, anche nel VII sec. erano ben lungi dall'essere un
'Natm"Volk' or 'primitive' people, e che Sparta non era tecnicamen-
te una 'small-scale' or pre-state society: l'agog non un ciclo
iniziatico primitivo, ma semplicemente deriva da esso79 Essa un
prodotto dello sviluppo della societ spartana, e come tale va analiz-

7" La Chrimes tra i pochi (v. p. es. anche fillA'I'I'II! 1975, p. 46) ;u.l aver capito

che Dosiad. FGrll 458 F 2 (Eio l llllVtnxoil Kat ti)v Kp"lllv o\Ktn lilo tale; oooot-
rim, (:1\' tV Jll"V ICnOOIV avlijlelov, TV li' c'illov V itOJ ~votl ICOIJtil,;ouat ICOIJillfl\-
ptov npoaayopEooum) fa riferimemn a dci tipi edilizi, e nnn concretameme al numero
degli edifici esistenti in ciascuna citt - (cos p. es. Nn.sSON 1912, p. 318, llUSOI.'I'-
SWODOilA 192(,, p. 755 sg., BIU!I.ICII 1%9, p. 197; l'interpretazione difficile da
conciliare con la lotta civile endemica a Creta, ed imbaraz7.antc da un punto di vista
pratico: si mangia a turno, come da ultimo pensa TAI.AMO 1987, p. 26?); naturalmen-
te esiste anche un edificio panimlarc che il vero c pruprio vllpt:iov (o civllpl\tov)
pubblico, una sorta di pritanco: cL sotto n. 103.
77 Ritenuti elemento recen:..iore dalla maggioranza dci moderni: Nn.ssoN 1912,

p. JH, Wn.urrrs 1955, p. 17 (le 11n11idtc spOirl;tnc cm;aincd more gcnuincly col-
lcctivc), lllli!I.ICII 1%9, pp. 1?8 (ma v. h1 cautela espresso\ a n. 235), 206, cL viceversa
CIIRIMf.S 1949, p. 220.
71 CIIRIMI'.S 1949, pp. 245-247. Su quest'ultimo aspetto cL pp. 225 sg., 345. Nel-
l'impostazione della Chrimes il concetto di feudalit non era comunque importan-
te come ad esempio In era stato per ji!ANMAIIIH 1939.
77 PINI.IlY 1972, p. ll>9 sg., CAR'I'I.I!UGI! 1981, pp. 24-26; cuncettu ribadito in
CARTI.I!IJGI! 1987, p.. 24 sg.
l SISSIZI 197

zata storicamente: a mio avviso il primo passo falso da evitare


quello di infcrirc,. dalla presenza di struttme iniziatiche, una societI
egualitaria di tipo primitivo.
Sparta classica non sembra conoscere una struttura educativa dalle
funzioni paragonabili a quella cretese. La strunura gerarchica che
emerge dalle aglai allora, almeno a livello di modello ideale, il
lento risultato delle virt messe in mostra nel corso dell'educazione
e, se pure sono previste promozioni per cooptazione, resta il fatto
che queste, in ultimo, si richiamano ad una magistratura 'democnui-
ca' come l'eforato 80
Il ruolo della pederastia, anche se non chiaro, certo socialmente
meno rilevante che a Creta. Nelle citt cretesi la Knabmliebe 81 ha in
et classica spiccati caratteri rituali ed iniziatici, ed inserita dalla
p6lis nel ciclo educativo giovanile, in vista della formazione di una
societ articolata in gmppi aristocratici. La relazione tra l'adulto e
l'adolescente era il coronamento della paidefa del giovane e rendeva
possibile l'immissione nella comunit politica, abilitandolo alla guer-
ra, al sacrificio ed al banchetto. Essa fissava al tempo stesso in maniera
definitiva il prestigio del prescelto (per tutta la vita avrebbe ricevuto
onori particolari come klein6s) e stabiliva dunque precisi rapporti al-
l'interno di eterie ed aglai. In questo senso il rapporto pederasta -
cos come il costituirsi delle aglai (si aggiunga che m>lto probabil-
mente, i kleino(, gli ex-amati che per tutta la vita ricevevano onori

80V. ad es. per gli hippeis p. 153. Il capo delle aglai dei paitles in pi tenera et
era 1111f>tlis, sceho gi come t>Y tep +JIOYElY liuttJ>OYtll 1\II Ot.lufiiiMtlltliY l:v ti~ tui-
XEOOIII (l'lUI. /.')": 16,8, cf. MANI 11Uli>1Nt-PICCIIUI.LI 1980, ad /oc., con bibliografia).
Pi tardi i ragazzi si scelgono un capo tra gli e(renes (tv oltJ!Ipovotatov K'a tJUXIII(t}..
ttnov: l'lul. Lyc. 17,2).
11 Creta viene Lradizionalmente considcrat;l insieme a Sparla p:iuia della ~dori
StiJe Knabenliebe: Bt!TIII! 1907, BRilMMilll. 1980, PATZilR 1982, p. 81. DoVER. 1978,
pp. 185-196, Lraua Sparta, Creta, l'Elide e la Beozia come singoli casi locali, e si
occupa essen7.ialmcntc della omosessualit ad Atene. Recentemente Patzer, che giu-
stamente smtulinca i limiLi dell'imlicazionc razziale c preferisce parlare di un tipo
geneticamente antico e di un tipo geneticamente recente, distmgue l'amore for-
temente istituzionalizzato c indiri1.zatn all'acquisizione della \'irti guerriera Ji Sparta,
Cret;t, 'l'cm (sullil <Juale SmumN"I' I'Jft(,, pp. 29-41), deii'Eii<le c della Beozia da quello
pi1 lihcru c privato, rivuho ad una formazione <li pi1 ampio res1'im, tipico soprat
Lutto <Iella citt di Atene tra il V cd il IV sec. (PAT/.1:11 1982, Pl' 70 sg., IOJ sg.; i
due tipi sono trattali rispcttivamc1itc a pp. 70-90 c 90-125; per l'imuleguatczza della
tlistinl.inne per stirpi. passim, in particolare l'P 91-103). Ma c~:li tlrcisamcntc sotto
valuta gli aspcui anstucnuici dell'educazione cretese: Crem l'omosessualit ritualiz-
zata sicuramente esclusiva dci vertici della comunit pulitic;~, cf. SI!R<ll!N"I' 1986,
spcc. p. 58 sg.
198 I.A NASCITA 1>1!1. KOSMOS

particolari, finivano con l'essere gli stessi giovani per i quali i padri
avevano raccolto le aglai) - serviva a formare il seguito dci singoli
oikoi nobiliari. La pederastia era dunque il cardine della educazione
cretese nella sua funzione fondamentale di riprodurre la societ ari-
stocratica nel suo per quanto possibile stabile ed 'ereditario' struttu-
rarsi in gruppi gerarchici.
Della pederastia a Sparta si recentemente occuj1ato Cartledge,
che ha serino pagine importanti sul problema. Cartle( ge la ritiene un
uso iniziatico generalizzato cd istituzionalizzato"2: le testimonianze
antiche, interessate a difendere il carattere morale del rapporto
omosessuale, possono dare la falsa impressione che solo alcuni tra i
giovani Spartiati andassero incontro, nella loro giovinezza, a questo
tipo di rapporto, ma in realt la pratica sarebbe appunto generaliz-
zata c integrata nel ciclo iniziatico. Di fatto, comunque, sappiamo
molto poco sul rapporto concreto tra agog e pederastia. Secondo
quanto riferisce Plutarco, i giovani cominciano a frequentare degli
amanti dall'et di 12 anni. Ancora nell'agog di et classica i nomi
delle classi di et si presentavano cos curiosamente inadeguati per
indicare dei ragazzi tra i dodici e i diciotto anni da aver contribui-
to a complicare la storia della ricostruzione delle classi di et a Spar-
tall: giovani sulla soglia dell'efebia vengono finalmente chiamati ncxl&,
dopo essere stati nell'ordine ltPOI.UKt~OilfVot, lllKt~611evot (entrambi
connessi a 111Kp6) e nponcx15e. Si tratta forse di nomignoli affettuo-
si, suggeriti dal rapporto omosessuale che caraerizza l'agog? La
responsabilit dell'erasts sembra limitarsi al campo morale ed educa-
tivo, e la sua attivit perci altamente sollecitata dalla comunit84
Cartledge ha messo in luce l'importanza della pederastia come stru-
mento per l'ascesa individuale e per la formazione della classe diri-
gente: tipico l'esempio di Lisandro, che senza dubbio si giov dell'es-
sere stato erasts del futuro re Agesilao 85 Egli ha notato qualcosa di

11 l.a tesi di Ct.t\TI.I!Il<:F. 1981 (spcrialmcntc pp. 19-22) accnlt:1 da Ct.AIJSS


1983, p. 145 sg., cd era sost:mzialmcnte gi di Ht\ELICII 1%9, p. 120 sg., che sot-
tolineava il caranerc isritu7.ionalizzato della nmoscssualit Sllartamt e, sulla sua
SI'CII'Ia, di Ct.t.I\Mt'. 1977, l pp. Il 1--.1, ('" ora di Suu ;('.N'l' I'JIU,, l' 71 sm;.
uV. p. es. le osservazioni cii CtiiUMES I'JI'J, p. 'Jl, c DI!N llot'.tl 1951, p. 251 sg.
11 Phu. l.yc. 18,8: l'amante viene punito per il comportamento dcll'cl'lllllellos.
Anche la nurrn;l in hasc :1ll:1 111mlc fino ;Il lrcmcsimu ;uuu di el l't~J'IIS/I.:f evita 1:hc
il sun eromenclf si rechi ncll'agtmi a shrigarvi degli affari (l'lut. l.yc: 25,1) nnn che
un aspetto di questa generale tutela della morale elci giovane. Un twAi ~~:ckyullli che
non si sceglie t1>6jtE\'OI KC:..Iii; moj>uK"clrr viene punito dagli efori: Acl. VII 111 IO.
11 CAIITt.WGI: 1981, pp. 27-30.
l SISSIZI 199

pi che non semplici deviazioni da un modello ideale; si deve piut-


tosto parlare di sc1uarci che ci fanno intravedere quello che si cela,
anche in et classica, dietro una facciata egualitaria": questa facciata
nondimeno esiste, c rende la Knabeuliebe spartana diversa da quella
cretese, che ha piuttosto istituzionalizzato certe procedure.
Queste osservazioni trovano un riscontro ulteriore. Finora ci sia-
mo quasi fermati alla porta del sissizio, osservando i diversi sistemi
con i quali le singole cellule comunitarie si riproducevano a Sparta e
a Creta. Ma la tradizione sui rapporti tra le due politeftri ;weva toc-
cato anche il tema dei sissizi. Ancora Ateneo, del resto, fa seguire al-
la trallazionc del pasto spartano quella relativa ai syssftia cretesi; Pla-
tone aveva trovato soddisfacenti entrambi i sistemi, e non si era sof-
fermato a descriverli: ma Aristotele, sensibile al problema della oli-
gantbropftr, preferiva l'organizzazione cretese a quella di Spatta87 Qui,
secondo Aristotele, il singolo cittadino era tenuto al versamento di
una determinata quota di beni in natura e di denaro, pena l'esclusio-
ne dalla comunit degli aventi diritti politici: si trattava, lo si desume
da Plutarco e Dicearco, di un contributo fisso eguale per tutti 88 Il si-
stema cretese - che non sembra prevedesse l'esclusione per i cittadini
impoveriti, ma era certamente molto pi selettivo in partenza - va
visto alla luce del regime della propriet tetriera e delle connesse
strutture servili.

~~~> In questo ambito si pone in un certo senso l'insistenza delle fonti sulle qualit
momli dci giovani coinvoltt nel rapporto amoroso, se essa riflene, oltre alle preoc-
cupazioni dci loll"nniz7.anti, anche la stratircazione sociale che nel IV sec. si sar fatta
molto senlire all'interno tlel corpo civico spartano e delle ag/,ri, che saranno state
composte ad esempio anche dn molbakes (sui quali cf. sopra, n. 74).
81 Ateneo, rspcuivamcntc IV 138b-143a, 143a-f; l'l. l.eg. VIII 842b; 1\rist. Poi.

H 1271a 26 sgg., 1272a 12 sgg. (cf. VII 1330a 2-8).


88 Le quantit cd i prodoui sono specificati da Plut. Lyc. 12,3 e Dicacarch. F 72

W2 (altre indicazioni in l'lut. l.yc. 8,7, con cifre forse inauendibili, in quanto legate
alla riflessione dci riformatori di ITJ sec.). Non chiam comun'lue se il tributo che
~;li iloti versavano al loru padrone, e che era alla base del contnbuto per il sissizio,
doveva forse essere in el d:1ssica s1:1hilito proporzionalmente (la met, come da Tyrt.
5 G.-l'. = (, W. = 5 Prato = 5 D.) o, come pii1 sl1esso ammesso (ma sostanzialmeme
senza mssuna prnva: lcslimnnian7.c come quel a di Myrnn /:Gr/1 106 F 2 sono
:~mhi!;ue), sull;~ h;1se Ili 1111 <luantit;uivo fisso; non mi sembra che in questo caso sia
meglio spic~ahile h1 no1i1.ia che non era lecito superare h1 nno+opcv t~v .vlllOEv
iomJtfvtiV Wlut. Mur. 2J 1Je, varie opinioni Kmcuu: 1'.15'.1, p. l>l sg., Lm-.lr: 1971, J>.
n., Duc:AT 1'.17K, l' IO st:~ Cozt:ou I'J79, p. llo2 s1;.. GAIU.AN 1982, l' 85, CAR-
TI.Fil<>H l 'J87, p. 17.1; l rovo hi7.7.:lfl"a l'idea di rip:utire geograficamente due tributi,
uno su h;1se <JIIOIIllitativa - J.aconi:~, uno su base proporzionale - Mcssenia, come fa
p. es. DAVII> l'.llll, ,,. 16, n. 15).
200 LA NASCITA DEL KOSAIOS

Nonostante le incertezze che regnano ancora sulla terminologia


della schiavit a Creta89, la tradizione letteraria (prescindiamo da ooOt
e foucelc;90 del codice di Gortina) consente una sorta di classificazio-
ne sulla base della terminologia .in uso:
t) chattel-slavery (xpuarovrrmt);
2) servit agraria di origine militare in rapporto con la propriet
privata (!!aJ.ltctat 1 K:)..apctat) 91 ;
3) seavit agraria di oaigine militare in rapporto con terreni pubblici
(J.l vcjla)'2;
4) comunit dipendenti (um\Koot o nepimKot ?)'3.

19 Sulla quale vedi soprattutto LAIISI!N 1936, LAR~I!N l 937, KlltS'I'IlN 1912, pp.
80-119, WII.I.I!'ITS 1955, J7-51, Wll.l.I!'ITS 1967, pp. 12-17, VAN EI'I'I!NTI!IIIII! 19H2,
l'ALAMO l 987.
90 Sui quali v. ora TAJ.AMO 1987, pp. 19-21. fotKEl corrisponde prevalentemen-

te alla categoria degli &+a/tuiltat l Kap!ilml.


91 ~ evidente da Ateneo (VI 263e-f) che il secondo nome una semplice varian-
te [probabilmente locale: dap!tr.tt esplicitamente riferito da Eforo a Cidonia (FGrH
70 F 29)] in rapporto con la creazione di KMlpot sulla terra conquistata (cf. WtLLEl'I'S
1955, pp. 47 e -19); per il significato del termine ft+aJ.Iuilrm cf. !taJJia in un'iscrizio-
ne recentemente edtra da Van Effenterre e Bougrat (V AN Ef'FENTERRE 1982, pp. 38-
40, con bibl. n. 6).
91 Come scrive VAN Eri'I!NTERRI! 1982, p. 39 sg., ,, probablc ... que l'op-
t,osition cmtre serfs publics et scrfs privs ait tmc rclntion avec la c.livision entre terres
communes et terres appropris (ma non sono accettabili i confronti con le strutture
palaziali, e forse troppo rigido, anche se non del nttto inappropriato, il parallelo:
terra pubblica-campagna l terra privata-cittl, proposto da Van Effenterrc, p. es. in
VAN EFFENTERRE 1985a1 pp. 303-306, su presupposti alla base di VAN EtFENl'llR-
RE 1985). Dubbi immotivati sul rapporto vengono sollevati da WII.LE'I1'S 19SS,'p. 49,
sulla base dell'espressione &an6ta f1Vola utilizzata da H ybrias nel celebre scoli o nel
quale (Ath. XV 695f-696a = 909 P.) un cretese vanta che tutti i frutti della terra gli
vengono dalle r.roprie armi. L'essenziale era chiaro ad es . .a KIRS'Il!N 1942, p. 118, che
per a torto ;, entificava f1Vqx ed +uJucrat: v. ora AusTIN - VU>AL-NAQUI!'I' 1982,
p. 255 sg., con bibl., ed ora TEDESCHI 1986. Molte interpretazioni, anche recenti,
sono fuorvianti: chi parla non un mi/es g/orios11s (flAGE 1965, cf. VAN EI'111!N1'ERRI!
1982, p. 42, che pensa ad un'ironica canzone simposiale), n un mercenario (80WilA
1961, pp. 587-596), ma secondo l'interpretazione tradizionale (v. p. es. WILI.I!TI'S
1962, pp. 317-323, che per a torto legge l'intero componimento come caranerizzazione
patriarcale del rapporto con i servi: i vv. 1-5 descrivono il rapporto con la Jtvola,
come servit acqmsita con le armi, i vv. 6-9 i rapporti con i liheri) il membro di
un'ettri:l che C'ome l;lle vive tll'i pi'Civcnli tlcii:J lci'J':I l'uhhlica (c:f. suuu la tcstimoni:m-
za di Aristotele). Non va dimenticato che il frammento era destinato ad essere recitato
durante il banchetto clell'eterfa: non esprime dunque un'ideologia individuale, ma
IJUclla ciel gntppo (c proprin per IJUeslo fa riferimento alle terre cnmunil).
91 Sui nEploiKot v. GUAilllUCCI 1936, LAilSI!N 1936, Kms'I'I!N 1'.142, pp. 80-97,
VAN EI'FI!Nl'F.RRF. 1948, Jlr.89 sgg., WII.I.I!'ITS 1955, p. 37 sgg. (ma cf. WII.I.JO.,'I'S
1967, p. 12 sg.); certo c te il termine perieci poteva essere usato anche per sctvi,
l SJSSIZI 201

Questa struttura trova in gran parte corrispondenza nel siste~a


dci contributi al sissizio9~ quale ricostruibile sulla base delle descrizio-
ni di Aristotele e Dosiadas. Aristotele scrive: da tutti i frutti della
terra e dal bestiame che si raccoglie o vive su terreni pubblici e dai
tributi che portano i perieci, fissata per legge una parte per gli dei
e le liturgie, ed un'altra per i sissizi, sich tutti si nutrono a spese
della comunit, donne, bambini e uomini ... 95 Dunque tutto il
contributo ai sissizi viene dallo stato, in parte dalle terre pubbliche e
in parte dai pcricci, che precedentemente Aristotele ha paragonato
agli iloti che lavorano le terre per gli Spartani96

ossia nell'accezione llliliz7.ata da Aristotele nella Politica: cf. Hsch. S.'ll. +ofnriitat. Ma
sull'esistenza lli comunit soggette a Creta cf. Wn.url't's 1967, p. 12, con i rimandi
relativi. Il loro nome potrebbe essere quello di imO{oumt (gli nOj)OtKOt di /C l, XVI
1,38) o di lti\KOOI (in Sosicr. FGrH 461 P 4).
91 In generale sulle problematiche relative ai sissizi.a Creta v. ora LAVRI!NCIC

1988.
's Arist. Poi. Il 1272a 12 sgg. (tradotto da 16 sgg.), non occorre emendare il
testo: t JIY ov tcilv auao'ltloov exet plnov tolc; KplJav ~ tolc; AciKIOO\V (il brano
probabilmente polemico con Pl. Leg. Vlll 842b, che conosce una differenza tra i due
sistemi, ma li considera entrambi tjtJIEMil exetv KataaiCE\laaJttva) tv JIY yp Aan&d-
fiOVt KIXtcX ICE+-qV ~ICaatoc; e\a~pEI T 'tE't!l"fJlbJOV, E\ 00 Jil\, JietX,EIV YOJlll K~Ua 'tf(c;
JtOAITEiac;, KIXOIUtEp fpl]tiXl ICIX np6tepov, V 00 Kpl\t\] ICOlVOtfpb!' Wt ncivtiiiV "(fl tiY
YIVCIJIVIIIY ICC1pltcilv 'tf KCX jiOai(JJIICITIIIY EtC tcilv llTIJlOGiiiiY K!X +&Poov (lilJjiOGiiiiY KIX kK T)Y
~opoov tramp. Richards, Ka tK trov llJJIOaioov Ka ~poov Il") ollc; +fpoucnv o\ n:eplotKOI,
tmnatlttpoc; t Jtv Jtpc; to~ Oeoc; Ka tc; ICotvc; Aettoupyiw;. t'& tol cruacntlot.
ciiat' ~l( KOIVO tp+eaOIXI Jtcivta. l(a\ yuvalKac; Ka\ nallac; tca\ avl!pac;. Nonostante
jl!l'l'llllY- MOllPURGo-D.wms 1970, p. 151, n. 43, terreni pubblici sembra la tra-
duzione ri ovvia di t liaftOOIQ. Che qui si parli delle terre pubbliche evidente
anche d;t confronto con Poi. VII l330a 5-33, dove chiaro che le disposizioni sono
in parte riprese dal sistema cretese (cf. WILI.I!'t't'S 1965, p. M): l'elemento cardine,
l'eststenza di una terra pubblica e di una terra l>rivata, in rapporto rispettivamente
con servi pubblici e servi privati, e con i sissizi, rapf.resenta uno shema considerato
ottimale da Aristotele. Anche per Eforo (probabi mente la fonte di Aristotele in
questa sezione su Creta: in breve NAI'ISSI 1983-1984, p. 358 sg., n. '16) i Cretesi sono
ll]Jtoalr,t tpE4>0ftEVOI (FGrJ-1 70 F 149,16). Poich era naturale che l'economia dell'ot-
kos privilegiasse il versamento del contributo, penalizzando donne e bambini (e forse
generando meccanismi perversi di vario genere), Aristotele sottolinea come con l'or-
ganizzazione cretese tutti si nutrono a spese della comunit, donne, bambini e
uomini.
'Ilo Arist. l'o(. Il l 271 h ll-1272a l. Lasciamo da parte la questione se il contri-
buto pubblico vada considerato uno sviluppo recenziore di un originario sistema di
contributi individuali (cf. p. es. GUARilUCCI /C IV, p. 178, Wn.l.lrt'l'S. 1955, p. 139,
jEt'l'EilY - MotutmGoDAvms 1?70, p. 151 sg.), come quello attestato a Sparta. i!
certo che nulla permette di dimostrare il processo contrario supposto per Spana da'
Kmctll.l! 1963, p. 204 sgg. (non si capisce perch il cambio d1 nome degli vBpEla
in ~alit1a debba essere una prova in questo senso!).
202 I.A NASCITA l>lll. KOSAIOS

Dosiadas distingue invece tre tipi di proventi: quello dalle terre


private, quello dalle terre pubbliche c quello derivante dal tributo di
non meglio precisati schiavi. Ciascuno porta all'eterfa la decima delle
sue messi, e le entrate della citt che i magistrati della citt distribui-
scono alle singole famiglie. Gli schiavi portano uno statere egineta
ciascuno 97
Non facilita il confronto dei due passi l'uso aristotelico del termine
nepioucm: il filosofo sembra indicare con esso tutti i tipi di servitr
ilotica esistenti a Creta, ivi comprese, secondo certuni, comunit

97 FGrH 458 fl 2 ap. Ath. IV 143a-b (per la cronologia di Dosiadns, contro le

ipotesi di Curu~ms 1949, l> 230 sgg., cf. jt.couv FGrH 458, Komm. p. 330 sg.):
'Kaato<; ttilv ')'IVO~Itv(l)Y Kaplttilv avattpEI tjV IIEKatljV ei<; Tltv Etatpiav Ka\ t<; ti\<; ltO~t:JX;
Kpoa6ooU<; &; &avq1oumv o\ KpoeatT)KOte<; til<; KO~Ill el to e~eaat(l)V o1~eo\~. tmv fi
OOUMoV baato Al')'lvalov t~PEI atatijpa Kat KEtal\V. Jl testo qui soggetto a dei
dubbi (IIE~edtTJV t el<; Jacoby: Der text kann nicht in ordnung sein ), forse ingiusti-
Cicati. L'interpretazione data comunque quella di Miiller (FHG IV p. 399, fr. 1), DE
SANCTIS 1930, p. 485 (che ntttavia punteggia male il testo), Wru.rrns 1967, p. 13, e
Gulick (ed. Loeb), alla quale si pu giungere anche espungendo &; come vuole
Haas (altre proposte di e1l1endamento in FGrH; contro LA11'E 1946-1947, p. 299
sg., n. 13, che propone di correggere &; in li, v. ]ACODY ad loc., n. 16, che non
accettava l'interpretazione tmdizionale e proponeva l~ radicale c.'tl ingiustificnbile espun-
zione di tjv hatpiav Kai). Secondo una recente ipotesi ('f'ALAMO 1987) la differen-
za tra il sistema spartano e quello cretese (giudicato superiore da Aristotele Pol II
1272a 12-27 perch ICOIYOtFpiiJC;) non starebbe - come sempre ritcnuw - tra 1111
contributo 'privato' ed uno 'pubblico', ma tra un contributo stabilito su base quan-
titativa ed uno fissato come tlecima. Ma non convince In lettura del brano di Dosia-
das offerta thllla Talamo, che segue sostanzialmente CJUella proposta da Gll/\ltllUC-
CI 1933, p. .J'JO: la Guarducci faceva dipendere da el sin t~v l!tmphxv che tI; tilc;
lttl>.rc~ Kpuaollou {e dunque si avrebbe una doppia IIEKiitTJ), univa &; a questa dop-
pia &~ecin1 ed interpretava tt't tilc; KtiM>ol; npoooliuu cnme puhhlico erario, cf.
anche jiH'I'I:RY - MORI'UI\GO-DAVII'.S 1970, p. 152 e Bll/\1"1'11! 1975, p. 45; t tilc;
ltO~Il~ 1tpoa61iou invece oggetto di &vutjlEI eic; tJV tatpiav, parallelo a t~V IIE-
KQTIJV, ed indica le entrate della citt che i magistrati dividono tra le singole case
e che, teste il passo di Aristotele, vengono in parte destinati al sissizio (per il nu-
trimento di uomini c bambini), in parte ;~Ila casa stessa (donne ); si noti il richia-
mo EKaato - e~etiattov. Con Kpoaolot Dosiadas non indica infatti rccht ungc-
schickt le tasse pagate alla comunit (cos LA'I'I'Il 1946-1947,/oc. cit.) ma esattamen-
te tlcn Eingang in dic Gcmcindclcasse. La Talamo unifica in una sola categoria di
contributi da versare in decima ai sissizi due quote distimc, una proporzionale cd
un'altra egualitaria. Diversa lettura in CIIIIIMI!S 1949, p. 232, nn. 2-3 che identificava
gli oi~eou con gli ohcm l\Kt che si trnvano in ogni sissizio {cf. anche I.A'I'I'Ii 194(-
1947, loc. cit.) il che intfuceva poi la stessa Chrimes a ritenere erronea l'indicazione
di Aristotele sul nutrimento a spese pubbliche delle donne (p. 234). Anche lei, pe-
r, considerava la IIE~eunJ tributn dci ciuadini alle casse pubbliche, poi rcdistribuito
(p. 236).
l SISSIZI 203

par7.ialmente autonome, analoghe ai perieci spartani98 Il contributo


dci servi evidentemente lo stesso cui fa riferimento Dosiadas'''
In generale si potrebbe pensare che Aristotele offra un quadro
semplificato, rispetto a quello presente a Dosiadas, forse perch in-
teressato a presentare la differenza tra il sistema cretese e quello spartano,
da lui considerato meno comunitario. Dobbiamo del resto anche tenere
in conto la possibilit che le istituzioni si siano evolute nel corso del
tempo; soprauutto non vanno escluse eventuali varianti loeaJi 11Xl: Aristo-
tele potrebbe semplicemente riferirsi ad un sistem;\ pit1 centralizzato.
Non si pu dire che le testimonianze epigrafiche siano di parti-
colare aiuto in questo senso. In genere si suppone che le funzioni dei
Ka.pxolacmxt, ufficiali (pubblici?) ricordati in un'iscrizione di pieno
V secolo da Gortina e preposti alla divisione dei prodotti agricoli per
i sissizi (il testo si riferisce ad eventuali tentativi di evasione), provi-
no l'esistenza di contributi dei cittadini alla comunit. L'iscrizione
non tuttavia prova sicura di un sistema centratizzato di contributi
alla p 6[ i s 101 ; possibile infatti che a Gortina gli andrefa si regges-
sero alla maniera descritta da Dosiadas (ossia anche con contributi
individuali diretti), e che la p6/is si preoccupasse solo del corretto
funzionamento delle sue sottodivisioni interne, senza raccogliere il
tributo dci cittadini per redistribuirlo a tutti i sissizi. La ben nota
iscrizione del xmvtKaota Spensithios 102, viceversa, talvolta ritenuta
prova dell'esistenza di un sistema di tipo spartano: Spensithios sem-

98 Arist. Pol. II 1271b 27-32 e LAIIS"N 1936.


.., Cf. l' es. KlltSTI'N J'J42, p. IO(,, Anche se tla Aristotele certo che si tratta
di 1111 cumrihutu che 'passa' per le c;1sse dello statn, mentre Dosiad;ts a prima vista
si riferisce ad un tributo che giunge direttamente ai sissizi.
100 i~ hamtle, ma non inutile, ricordare cnn 8111\I.IC:II 1969, p. l 87, che cii con-
fronto non antlrchhe fauo tra Sparla e Creta, ma tra Sparrn, stato unico, e i singoli
stati cretesi. Il caso del numero dei kosmoi probabilmente illustra bene il 'parrico-
larismo' nell'informazione c.li Eforo (FGrfl 70 F 149,22) ed Aristotele (Pol. Il 1272a
7): dalle testimonianze epigrafiche risulta che un collegio di l O non era affatto la
regola (cf. Wn.1..1:'1'rs 1955, p. 103 sgg., Wn.J.ETI'S 1965, p. 65). V. pure TALAMO
1987, p. 15.
101 l C l V 77 1\, 4-Il e cf. Guanlucri ,u/loc., \'(/n.unrs 1955, 11. 193, e sopr.utut-
to Wti.LETI'S 1%1. Il confmnto con il l'prcoliaittt spartano (una carica interna ai sin-
goli sissizi, l'nll. VI 3-1, l'lut. l.ys. 23,11, Ages. 8,1, Mor. M4b) farebbe pensare ad uf-
ficiali delle singole ererie, ma il diverso primo membro del composto avverte che sia-
mo di fmntc ad una funzione specializ7.ata, connessa ;tgli onori derivanti tlall'attribu-
zione delle varie porzioni di carne (simile n 9uelln dello scalco). Anche la circostanza
che si senta il bisogno di sancire l'imllunit det rop~tolicdmat che intervengono su pro-
doui nascosti e non ri11artiti potreb le far pensare a degli ufficiali tlclle singule ererie.
11 SEG XXVII, 1977, nr. 631.
204 I.A NASCITA 1>1'1. KOSMOS

bra infatti tenuto, nell'ambito di una serie di prescrizioni non del


tutto chiare concernenti l'amlrion 10\ al versamento di una quota
fissa; non pare si tratti per della quota da pagare sui proventi della
terra che Spensithios in quanto cittadino possiederebbe in propriet
privata 10\ ma piuttosto (come mostra una parallela consuetudine
spartana descritta da Plutarco) di una a p a r c h su Il e v i t-
t i m e d e i sacri f i c i alle divinit che la citt gli assegna in
cura (e forse anche sulle rendite dei loro tcmne) da versare all'an-
drion qualora anche gli altri offrano la propria aparc:b sui sacrifi-
ci'05. Secondo l'iscrizione anzi concessa in primo luogo allo scriba
anche una Oponav 106
L'idea di fondo dei sissizi cretesi comunque quella di combi-
nare un contributo egualitario (dalle terre pubbliche - coltivate dalla
~avljla) ad uno su base proporzionale (da quelle private - coltivate da
+af.nctatllc).apctat) provenienti tutti e due da terra acquisita con il
valore collettivo, e lavorata da contadini vinti ed asserviti. La situa-
zione spartana, con i contributi rigidamente egualitari, simile soprat-
tutto per il rapporto con servi &:mlll8Vta rcat. n6:>..Ef-1ov. Ma il parallelo
consente forse alcune osservazioni circa le concezioni che regolano il
diritto di propriet e l'uso delle rendite terriere a Sparta. La distin-
zione tra terra di Messenia e terra di Laconia ripropone quasi la di-
stinzione ctctese tra terra pubblica e tea-ra privata. Certo il livello
diverso - non strettamente giuridico: a Sparta la propriet privata del

101 Sulle quali v. p. es. ora KllNIHl 1981, p. 188 sg. ! possibile, se non proba-
bile, che BI!A'I'Illl 1975, p/l. 39, .JJ-47, abbia ragione a riconoscere nell' amlrirm Lli
cui si parla in rapporto a poi11ikastds l'equivalente cretese Jcl pritaneo (un esempio
ben conservato a La1: DI!MAiu;NE 1903, pp. 215-219, altri rimanJi in JlliA'I'I'm 1975,
loc cit.). ~ chiaro che anche cos le disposizioni relative a Spensilhios restano indi-
cative in senso pi generale.
101 jEI'FERY- MoRPURGO-DAVII!S 1970, specialmenre p. 151 sg. Contro quanto
suppongono jEI'FERY - MOili'UilGO-DAVII!S 1970, specialmente p. 149, e poi llEAT-
TIE 1975, pp. 21-23, GOIUJN 1988, ora i pii1 non credono che Spensithios fosse un
cinatfino prima del dccrelo: cf. p. es. VAN EI'I'I\NTI!IUU! 1973, p. 37 sgg., Gs<:IINI'I'-
ZER 197-1, p. 268 sg., SEG XXIX, 1979, nr. 828, KomtNI!I\ 1981, p. 182 sg.
IOS 8. 1.11 sgg.: 8llmux t; v8pl\tOV 8o'KIEI lf.Kfl n).D;lu KpEOIV, al Kfl 9dll IUII
l&nl&pxmvmt, KCJ\ T bu:vuxiiTtiV (il sacrificio annuale? cf. ji!I'I'HilY- Molli'UIIGO-DA-
VIES 1970, p. 145, VAN EI'I'I!NTI!Illll! 1973, p. -12, n . ., l) Kt. Cf. Plut. L)'c 12,4: cUM.lc;
81! Km Olia~ t~ napxt\v ... bte~tnev e\ t auaait~ov. AJ una interprctaztone del genere
giunto anche BI!Al'l'm 1975, p. 40, che tuttavia non offre paralleli, e propone, invece
del consueto l&n!OpxmVTat, ll::vl&pxmvtaL (nel senso di pagare la tassa di ingresso).
106 A. 1.2 sg. (cf. /C l, V 1,14 sg.) che pu ricordare i testi di Aristotele e
Dosiadas (VAN EFFENTERRE 1973, pp. 38, 41). Non mi chiaro il senso delle obie-
zioni di KORNER 1981, p. 183.
l SJSSJZI 205

suolo ha comunque maggior peso (forse perch la distribuzione delle


rerrc coinvolse individui privi ormai, o in origine, di propriet) c l'in-
diviso non immediatamente rilevante ai fini della sussistenza della
comunit 107 Ma il senso del carattere comunitario della terra (ri)con-
quistata 'recentemente', quella di Messenia, doveva essere molto vivo 101
L'amica propriet privata in Laconia, principale fondamento delle di-
sugi.raglianze economiche, non invece valorizzata a fini comunitari.
Ma tutto ci di secondaria importanza. La diversit tra i due
sistemi di contributi al sissizio ha soprattutto alla base una diversa
funzione della differenza di ricchezza nelle due 'costituzioni' in et
classica: a Creta essa valorizzata ai fini dell'aggregazione sociale,
mentre a Sparta essa piuttosto celata e negata 109, irrilevante per
l'esistenza del sissizio, che non pu e non deve stn.rtturarsi - abbia-
mo visto- secondo gerarchie economiche, come a Creta 110 natu-
rale pensare che la fissazione dei contributi, legati all'ideologia dell'u-
guaglianza, sia avvenuta all'epoca dell'irrigidimentd delle mense co-
muni nelle loro forme definitive, con la regolamentazione della dfaita
e la fissazione di norme precise per il pasto nel phidition.
La peculiare posizione dei re resta al di fuori di questo confronto
Sparta-Creta, ma va comunque ricordata. chiaro infatti che essi
rappresentano un notevole centro di potere - e di potenziale perico-
lo. In et classica un gl-as dei sovrani quello di essere nutriti a
spese pubbliche. Questo avviene in tempo di guerra nella OICllVl &x-
~toola (nella quale in un primo tempo i due re si trovavano insieme),
in tempo di pace in un edificio pubblico, forse la sede degli efori 111
Non affatto detto che le due usanze siano sorte contemporanea-
mente: i re per qualche tempo possono aver continuato in pace a
riunirsi nei propri sissizi, ed essersi trovati in guerra insieme nell'ac-

107 Sull'esistenza di terreni indivisi di propriet pubblica in zone marginali v.


Kll'.C.III.I! 1963, pp. 206-208.
'IOR Cf. sopra, pp. J05-J 08.
100 N mi Jlare la situazione sia sostanzialmente modificata dalle notizie sul
contributo volontario al sissizio offerto di tanto in tanto dai ricchi secondo Xen. lAc.
5,3 (cf. n. 25).
110 Si vc1la I'Oitlcggiamcmo - certo di maniera - nei confronti dei cibi acquista-
ti: cf. p. 182. Un analogo rapporto si intravede nella diversa evoluzione della 'caval-
leria' nelle due costituzioni. Tratteggiando il suo particolare quadro - certo molto
influenzato dal miraggio spartano - delle differenze tra le due costituzioni, Polibio
(VI 45,4-46,3) osserva come a Creta l'acquisizione della ricchezza, a differenza che a
Sparta, III JIOVOV avcxyKaiav aU Ka KaUiaTIJV Elva& OOk'flY, e ricorda l'a\axpodp-
&ta e la 1tuove~ia cretese.
111 Sulla questione v. anche p. IH sg.
206 I.A NASCITA Dll. KOSMOS

campamento. Certo che in et classica non solo si subordinano alla


disciplina collettiva i due pi potenti personaggi della citt, ma si
tende anche a separarli dalla cerchia pi immediata dei loro sosteni-
tori, riuniti in particolari sissizi.

3. PER L'ESEGESI DI AtCMANE PR. 9 CALA ME.

Gi il IV canto dell'Odissea allude forse a specifiche forme della


commensalit spartana. Alla reggia di Menelao sembra svolgersi un
banchetto confrontabile con i sissizi. A Menelao pare rise1vata se non
proprio la 8t~otpla, il privilegio concesso ai re di Sparta in et clas-
sica per permettere loro di onorare chi volessero, certo una parte
scelta (i yrota, che comunque sappiamo allora spettavano loro in ogni
sacrificio) che egli passa ai suoi ospiti - come farebbe un re spartano
d'epoca successiva con la seconda porzione a lui concessa come g-
ras; ed egli naturalmente non resta a questo punto privo di una pro-
pria porzione. Soprattutto, sono chiaramente descritti i latt\l~t6vE
che entrano nella dimora del re portando il proprio contributo al
banchetto, pecore, vino e pane 112,
Se gi Terpandro, se~ondo certe notizie, attivo nei sissizi, si-
curamente Alcmane a tramandarci il pi consistente cmpus di infor-
mazioni circa la commensalita spartana pre-classica; di particolare ri-
lievo per Ja storia sociale della citt, come gi da tempo evidenziato,
il frammento 9 Calarne, citato da Ateneo (insieme ad un'altra testi-
monianza del poeta) nel ricordare Alcmane tra i 'mangiatori' celebri 1u.

IU Dimoirfa: cf. p. 145, n. 195; niltt: lldt. VI 56. Particolari del banchetto al-
la corte di Menelao: rispettivamente Od. IV 65 sg. (con schol. ad lot;) e 620-62-l (si
noti che dopo questa immagine di convivenza serena ed ordinata, culminante nel
banchetto comune, quello che Omero solito definire lpavo, il poeta passa a
descrivere i Proci, che divorano le ricchezze di Odisseo, cf. p. es. Od. I 225-229). Cf.
a proposito di questi versi Kmctn.E 1%3, p. 186 sg., ]ANNI 1965-1970, H pp. 43, n. 9,
55, n. (,, IlO. Al volume di Janni si rimanda per l'intera questione dci rapporti tra
1'elemacbia e Sparta; a limitazione delle sue tesi (composizione a Sparla 111 epoca
anteriore a Tineo ed Alcmanc delle sc7.ioni sl1artane della Telemachia) v. p. es.
GlmMAIN 11)72 e MoMt<li.II\NO l 972 (11101 qual a SJ)(!cificit tldlt~ stnlllurc pnli1 iche
e sociali spananc di Vlll-Vll sec. che potremmo attenderci riflesse nel poema?) c la
prudente introdu7.ionc di S. West in 1-IEUDECK-WI!ST-Ptuvrnm.A 1981, pp. LXXll-
LXXVI e XCII sg., nnnch il commento a IV (,21-624 (p. J(,ft: un tocco di colore
locale).
IU Su Terpandro v. VF.TI"A 1983, p. XXIV sg. Alcmane: Ath. X 416c-d; frr. 9
Calame = 17 P.= -12 Garzya = 49 D. e 12 Calame = 20 P.= 47 Ganya =56 D. Sulla
sua ghiottoneria cf. anche Acl. VH 127 e le considerazioni di NANNINI 1988, p. 19 sg.
l SISSIZI 207

Cos suonano i versi citati da Ateneo:


Kai JtOKa tot liroaro tpinolio !CUto
q, ~e' ~vt (-w-) tM!t yeipuc;
tW..' E'tt vnv y' rurupo, taxa l nUoc;
E'tveo, o\ov nafl~ayo 'AKflW
~ptla91'\ )(.tapv Jteli tc; tponli
oiht y{> l'l tetuy!Jhrov a9et,
till. t ICOIV yap, omep ~to,
t ate\Jet
E allora finalmente ti doner un calderone
dove radunerai (una gran quantit di cibo (?)).
Il fuoco certo non l'ha ancora toccato,
ma presto sar pieno d'una zuppa di legumi,
di quella di cui Alcmane, il mangione,
va matto, calda calda verso il solstizio [d'inverno]:
non mangia gli intingoli,
ma le cose comuni, quelle dei membri della collettivit,
lui cerca.

Questo frammento noto agli storici soprattutto per la sua te-


matica 'suntuaria' che lo isola un po' rispetto al resto della produzio-
ne di Alcmane, e, di conseguenza, in una certa misura in contrad-
dizione con l'immagine di poeta raffinato in un mondo aperto al
gusto della bellezza che di lui hanno i moderni: nella consueta con-
trapposizione tra la Sparta libera e dedita alle arti tivelata dagli scavi
britannici e la 'caserma' d'et classica, la prima , per antonomasia, la
Sparta d' Alcmane 11 ~. V. Ehrcnberg, in un brillantissimo studio degli
anni trenta, non volle ricon.oscere nel fr. 9 i segni di t.ina differenzia-
zione tra nobili c non nobili, ma chiar gli strettissimi rapporti tra

114 Peculiarit del frammento: cf. p. es. ]ANNI 1965-1972, l p. 85 sgg., CALAMI!
1983, p. 362 sg. Sull'imbarazzo dei critici moderni di fronte ad esso v. NANNINI
1988, p. 20, n. (,, La poesia di A lcmane come espressione di &pPoaliva: MAZZARI-
NO 19~7, p. 215, cf. soprattutto i vv. 3,64-69 Calame =l P.= l Garzya = 1 D.: outt
yop n noM>\\pac; lt6aaoc; Ktipoc; ilm' tnivm, l olite nondilc; 8paK1~v l nanp\xno. o\B
11itptxl Aullin, vmvilltoiY l ltxvll){klr.~mv iiyu~Ul fuora,ller risponder loro l non v' ab-
bondanza tli pnrpnra, l n 1111 braccialetto cesellato d'oro massiccio, n una mitra
l lidia, ornamento l di fanciulle dagli occhi di viola; testo nell'edizione di Calame,
al commento del quale si rimanda per la traduzione (p. 335 sg.): pi estesamente CA-
LAME 1977, Il pp. 87-90, 98-104]. Per la v11lgata v. p. es. WADI!-GI!R\' 1925, p. 558,
ANDIU!WI!S 1938,1'' 100, TIGI!RSTI!I>T 1965-1974, l P 43, HOOKER 1980, pp. 74-80.
Sul significato del a sua poesia nel contesto sociale della Sparla di tardo VII sec. v.
CAJ.AMI! 1977.
208 I.A NASCITA DEL KOSMOS

questo testo e la culnua tirtaica, evidenti nelle parole M~to e Kmv6v:


Ehrenbcrg chiar che con essi il poeta intendeva alludere alla comu-
nit spartana, e non al pltbos 115 Siamo di fronte, comunque, ad una
testimonianza piuttosto esplicita sulla presenza di una spaccatura sociale
tra ricchi e poveri in questo periodo della sto~ia di Sparta.
Non chiara quale sia l'occasione del canto 116, n la sua interpre-
tazione letterale stata forse finora del tutto soddisfacente. C' da
stabilire se ci si trovi di fronte a poesia monodica o corale; c' poi il
problema dell'identit del soggetto parlante in prima persona, autore
della promessa, e della sua possibile identificazione con Alcmane, cui
pi avanLi si fa riferimento in terza persona; c' infine da chiedersi
chi possa essere il destinatario del dono, e da quale rapporto sia
legato al poeta ed all'autore del dono - ammesso che questi sia distinto
dal poeta. L'identificazione di poeta e donatore stata sostenuta da
H. Schmitz, ed ora da S. Nannini che, come gi M. Vetta, considera
il carme monodico e di destinazione simposiale: mentre appone la
sua spbragis, il poeta proclama l'adesione ai valori comunitari; desti-

111 EIIRENIIERG 1933, pp. 202205, con la buona ripresa di CAI.AMI! 1977, Il p.
31 sg. Ovviamente cf. 'l'yrt. 9 G.-P.= 12 W. = 9 Prato = 9 D. v. 15: l;uvv l' ~ao>..v
... mi>.tll Te navti TE ll\lup. Ma la prospettiva comuniraria di Alcnmne a mio avviso
pi consapevole: In comunit non solo l'ambito nel quale il singolo trova ricono-
sciuto il pro1>rio valore, ma un valore per s (cf. p. 217 sg.). Sarei incline a conside-
rare Alcmane (o almeno questo suo componimento) contemporaneo o di poco po-
steriore a 'J'irtco, secondo un'opinione 01bbastanza consolid01ta (in rapporto con la
cronologia bassa per l'akm di Alcmane, tra il 612 c il 609 a.C., cf. CAI.A~m 1983,
p. XIV sg., Pom.I!<:KI 1984, p. 109), c comunque posteriore alla seconda guerra mes-
senica: sulla cmnnlngia di Alcmane, C(l in genentle sulla cronologia antica per la storia
spartana dell'VIli-VII sec. v. ora Sc:IINEII>tm 1985, che- pur contrario ad una datazione
bassa per Latychidas - snnnlinea l'importanza per i cronografi antichi della men7.ione
di Luychi,las da /'~Irte 11i Alcmane, da iLicntificare cnn il Leotychidas che Rhianos
avrehhe posto ne la guerra messenica di Tirteo. Tale identificazione a mio avviso
conferma il sostanziale rapporto Tirreo - guerra rnessenica - Alcmane. Argomenti
archeologici per una cronologia bassa di Alcmane: CAVANAGII-LAXTON 1984, pp.
34-36 (cf. p. 161, n. 34).
1" Do le interpretazioni ricordate da CAJ.AMI!, J>. 362 sg., cf. anche NANNINI
1988, pp. 20-25: un dono per l'amata o per la futura sposa (Wili.CKI!I\ 1856, p. 66,
jURENKA 1896, p. 243), un apostoliko11 per il dono stesso (CI.I!MM 1876, p. 7), un
umoristico invito ad un pnstn, che precorrerebbe un celebre carme catullinno (Catuli.
13, llOMA<:NOI.I 1933, p. 41 sg., DHt. GRANUI! 1957, p. 94), dci versi ironizznnti,
forse un Eiresione Lied, nello spirito della commedia (cf. Ar. Ecr:l IIH-1178), in
rapporto con i sissizi (VoN I>I!R M0111.1. 1951, p. 255-257), un canto nel quale il
giudice di un concorso indica al o alla corega cosa fare del premio vinto (EDMONDS
1922, p. 83, 80WRA 1961, p. 67; anche TSAGARAKIS 1977, p. 63, n. 56, pensa ad una
gara: un membro del coro - capncoro? - esorterebbe i cOfllJlagni ricnrdando loro il
premio). Per altre interpretazioni, v. sotto.
l SISSIZI 209

natario del dono potrebbe essere Eracle, nell'ambito di una reossenia,


o meglio il vincitore di una gara di canto da svolgersi nel b;mchet-
to117. Al contmrio per Cl. Calarne (e per Rosler, che opta per l'io
come espressione individuale da parte dd rum) il fr. 9 un hrann
di poesia corale, destinato ad un'occasione rinmle: io sarebbe detto
dai coreuti, che in occasione di una teossenia si rivolgerebbero al
corega descrivendo i preparativi del p;tstu rituale che si accingono a
celebrare, cominciando dal dono di un tripode (priva di fondamento
per la sua ipotesi che il coro sia composto di ~iovincuc 11 ').
Che il pasto atteso dai commensali con tanto appetito ed impa-
zienza119 si colleghi ad un'occasione cerimoniale pare otlt;uncnte pro-
babile, per non dire certo; la cerimonia, tuttavia, non sembra imporre
ben determinate vivande, ma lasciar libera la scclm del cibo, che ri-
sponde ai dichiarati gusti di Alcmane 110. Tale possibilit di scelta sembra
pi giustificata per un pasto la cui organizzazione spettasse ad Alc-
mane (come del resto sembra avvenire nel cas6 del fr.92 Calame 111 ),
o all'autore del dono, o al personaggio destinato a riceverlo, o comun-
que alla comunit che si riunisce per manginre, s che in qualche
maniera possa toccare ad essi scegliere le vivande da imbandire. Vice-
versa in una festivit religiosa il cibo, magari connesso ad un sacri-
ficio, poteva essere ritualmente prescritto 122 Un pasto, insomma, che
se per un verso potrebbe benissimo avvenire 'in casa~ - o nel sissizio

111 Scll~ll'l'l. 1970, p. Il, NANNINI 191111, l'l' 19-.15, spl'C, 22 sg~;:. (per il cambio

di persona il parallelo pi1 convincente forse la splmrgis in Hes. 111. 22 sgg.; per la
gara v. Philoch. FGrH 328 fo 216, qui p. 92, n. 258, con premi molto meno nnpe-
gantivi), Vli'l'ft\ 1981, p. 490 c n. l, In. I'JIIJ, p. I.IV.
111 ROsl.lm 1980, p. M, n. 87 (che in una lucitht messa a pumo sul pmblrma
dcll"iu' nella lirica arc;~ica, Rt)SI.Iill 1985, in parr. (l. 139 sg., sottolinea la necessit e
la difficolt di distinguere in ogni singolo frammento tli Alcman tra 'io' personale
ed 'io' corale: la scelta non deve essere condizionata da una teoria precostiruita).
CAI.t\MI! 1983, p. 363, sviluppa qui un'idea di jANNI 1965-1972, I p. 87 (ma segnala
.tnchc che KII!CIII.I! 1%3, p. 187, richiamava i consueti Jlasti in comune spartiati). Ad
un parlcnio riferisce il frammento anche 'I'St\Gt\1\t\KIS 1977, 11. (,3, n. 56: solo 11er una
svista -cf. NANNINI 19811, p. 8 - Ct\l.t\Mii 1983, p. 363, attribuisce il fr. 9, non al
1cnu libro dcll't.'dizionc alessandrina, come trdito, ma al primo, che, insieme al
sccumlu, scmhm cmucncsse p;trleni (CAI.MII! 198.1, p. XXIII, n. 28).
11 '1 Si1:niric;uivi di t(UCSI;I ;Unulsl'cm K'II~. nixu. nAiu, nu14'ciyu.;. l.'intcrprct;tziu-
nc di C(Ucst 'ultimo termine discussa, cd ovviame111e condi:t.ionata dall'illlerpretazio-
nc generale del canne (cf. CAI.AMil 198.1, p. JM, c NANNINI 1988, p. 19, n. 2 con
bibl.): forse ch1 /mfcrirc il scnsu 'che mangi;~ 1u11u', a t(nellu 'dtc m;mgi;l di lUtto',
11Contrade is1i111i da ipciollll f ~IXtflit'l,
111 uld.ov 'A}..quicoiV IYflll!\l;llfu: = 95 1'. = .JS Garzya =51 D. Cf. No\NNINI 1988,
pp. 27-29.
112 V. p. es. la 1wni descritta in Ath. IV 1:18f-IJ9;t.
lh

Mtn10111t1Cbi,,: adulti (opliri) e giovani. P;lrlt'll?:a con il carro. Pitbos ~ riliei'O da.Sparta, ~
c Parigi
da /lO, tav. XVI.
'l'.w. l b
M,III0/1/tlcbia: guerrieri, giovani scudieri l' cavalli. 1/ydri,, laconica, Rodi ISJ7J
,, l .:: ...... , .. , 1'171 Ili' 'l'l l'" 7~ l fllll'l \
2a

2h
li.v. la
Oplita a cavallo con a fianco giovane scudicro. Pr. di metopa da Sparl'a, Sparta
da STAtNHAUI!R 1982, p. 337, fig. 4.
l"Av. lb
<;>rlita a cavallo con a fianco ~-:iovanc scudicro. Metopa da Sparta, Sparla, ricostruzione
.h

Jh
'Iv. )a
Cavaliere giovane. Coppa h1conic1, Louvrc E 665
da STIBBE 1972, nr. 307, tav. 101!,4.
'J'Av. 3b.
Cavaliere ;lduho. Coppa laconka, Ermitagc ISJ
l ' ... , l l 'l,.,.' .... , . ,. ,. ,,. In, l
f '\'
l ,,. 11\"7 1 ...
'f'A\'. hl
Danza di adulto c gicwanc auorno al tripode. Coppa laconica, Zurigo
da Hirscbn1t11111 Collrctirm, p. 21.
'IAv. .Jb
Caccia al cin~hiale con adulto c v,icw;mc. Coppa lawnica, l.nuvrc E 670
Sa

Sh
'l't.v. Sa
Simposio. Coppa laconica, l.ou\'l'l' E (,71
da n.B. SlIIWJ'ON, uABSA XLIX, 1954, t;w. Slb
(STIIIIII! 1972, nr. 33).
Ti.v. sh
Simposio. Coppa laconica, Bruxelles R .JO l
,,., P p,,,.,,..,.,., .. 1\rl f .. l YVVII lll~R 11 .UIIl (i., 7 (c;TIIInl' l'l?l. Ili'
6a

Av. 6a
imposio. Frr. di coppa laconica, Samo K 1203, K 1511, K 2402, Berlino 17Rx, 460x
.l STIBBI! 1972, nr. 191, tav. 58,1.

.w. 6b
la

7h
'I'Av. 7a
EApbonf dci c:~duti in battaglia. Coppa lacnnka, llcrlinu .HO-l
<b Clijj Ber/in 4 (Dcutscb/,mcf J.J), Miinchcn 1971, tav. 183.1 (STtDBE 197.2, nr.
TAV. 7b'
Rilievo funebre. Da Chrysaph;l, Berlino 7.ll
~ - <" n '
1~w. 8
l .......... F U.'l
210 LA NASCITA DI!L KOSAIOS

- di Alcmane, del donatore, o del personaggio che riceve il tripode;


per l'altro dovrebbe essere (per quanto legato ad una circostanza par-
ticolare) !"antenato' dei phidftia d'et classica, essendosi ormai pro-
dotta una certa spinta morale verso la omogeneizzazione dei com-
portamenti, alla quale il poeta con una certa enfasi dichiara di ade-
rirem. Del resto l'ambientazione quotidiana del frammento trova
conferma in altri luoghi alcmanei nei quali il riferimento al banchetto
comune ed al simposio molto probabile 121
Che si tratti di poesia corale e 110n monodica di per s natu-
ralmente possibile, ma va comunque in qualche modo dimostrato: un
indizio interno di un certo peso sembra essere il metro (un altro
frammento con strofa, di alcmani pare di sicuro carattere corale) 125
Un ulteriore elemento in questo senso sarebbe, se accertata, la distin-
zione tra il soggetto in prima persona cd il poeta (ma questo un
argomento che naturalmente rischia di essere circolare). Per detenni-
nare tuttavia il molo dei vari personaggi menzionati nel fr. 9 occor-
rer esaminare pi da vicino questi pochi versi.
Il carme sembra descrivere tre momenti principali 126:
1) temporalmente designato da TtOKa + futuro (lcbcrro), il mo-
mento del dorio: ad esso strettamente connessa 127, anche da
un punto di vista temporale, l'azione indicata da yelpu;
2) indicato da tt vv, il momento presente, che precede il
pasto;
3) co~traddistinto da 1:axa, il pasto a base di ihvo, che ci si
accmge a consumare.

Tre sono anche i soggetti umani, uno in prima persona, autore


del dono, uno in seconda, che riceve il tripode in dono, ed uno in
terza, il poeta.
Il rapporto temporale tra il momento del dono (v. 1) e la cottura
della zuppa cara ad Alcmane nel suo interno (v. 3 sg.) non imme-
diatamente perspicuo, anche per la lacuna del v. 2, che Calame

UJ Ricordo tuttavia che molti hanno intravisto un tono ironico nel frammento
(v. Il es. le osservazioni di VuN 111m Mtll.t. 1951, pp. 209-212, 'l'SAGAI\AKIS 1977,
p. 63 sg., ed altri interpreti citati n. 116).
Ul Cf. pp. 214-21(,,
us t! il fr. 84 Calame = 27 1'. = 55 Garzya = 67 D. (cf. CAt.AMI! 1983, p. 221);
cf. i richiami di D.WII!S 1986, p. 387 sg.
u Faccio qui astra7.ione dall'aoristo Ijllialht.
121 Cf. CALAMI! 1983, p. 385.
l SISSIZI 211

prudentemente lascia tra CTitces, ma che dovrebbe comunque alludere


a del cibo raccolto nel ventre del tripode dalla persona che ha rice-
vuto il dono. A rutta prima si potrebbe pensare che il dono preceda
la cottura del pasto, che il cibo raccolto dal soggetto di ayeip\l; sia
lo stesso he si sta per mangiare e che l'affetto (e l'appetito) del poeta
e dei commensali avvicinino il futuro indeterminato di n01<:a nel pi
prossimo taxa.
Ma, quale che sia la restituzione del v. 2, forse pi probabile
che la preparazione dcll'ihvo, ed il semplice pasto cui Alcman.e par-
tecipa, precedano il dono. Questa almeno la lettura pi piana del
nesso noKa l tnxa, quella che ci evita di supporre un uso forse trop-
po disinvolto e moderno dei due avverbi di tempo. In noKa impli-
cita una sfumatura di impazienza per un evento sentito ancora trop-
po lontano, che contrasta fortemente con il fun1ro immediato, al
quale l'autore del dono sembra alludere con taxa. Il banchetto che
si va a celebrare ed il dono che un giorno verr elargito - a sua volta
premessa di un altro pasto - sono dunque due episodi distinti, che
si succedono nell'ordine, e al tempo stesso strettamente legati, come
se l'uno sia il necessario presupposto dell'altro. Tale legame si con-
cretizza nel lebete, coinvolto, sia pure a titolo diverso, in entrambe
le cerimonie. Dei due pasti il primo viene preparato dal donatore, o
dalla comunit dei commensali che nel canto si espri~1e, e della quale
egli fa parte, del secondo si occuper il personaggio che riceve il dono.
Passiamo dunque ai tre personaggi coinvolti: se diamo al verbo
a-reuet il senso pii:1 proprio e concreto, la posizione di Alcmane si
avvicina pi a quella dell'ospite che non a quella dell'organizzatore
del banchetto: egli infatti 'cerca' un certo tipo di cibo, va dove lo
trova. Si identifica con le scelte etiche del gruppo riunito attorno
all'i!tvo, ma non ne fa parte integrante. Se dunque, come abbiamo
visto, l'organizzatore del banchetto che si sta per celebrare piutto-
sto l'autore del dono, Alcmane non il soggetto in prima persona.
La serie degli indizi interni sembra dunque suggerire che il fram-
mento provenga da un componimento destinato ad esecuzione cora-
le, per una cerimonia legata al mondo dei sissizi: se cos, probabile
che il canto fosse affidato a uomini; l"io corale' va riferito alla per-
sona del donatore, in qualche misura responsabile del pasto che si sta
per consumare; il riferimento ad Alcmane, oltrech splmrgfs, ha un
contenuto didattico, in quanto chiarisce le motivazioni etico-politiche.:
di un certo ethos, per cos dire, 'simposiale'. Come vedremo meglio'
pi avanti, questa atmosfera didattica caratterizza l'intero frammento.
Rimane oscuro invece il rapporto tra i due personaggi che si
212 I.A NASCITA DEL KOSMOS

scambiano il calderone: tuttavia, data l'atmosfera maschile, si potreb-


be pensare ad un rapporto pederasta. A questo proposito va notata
l'indubbia (allusiva?) connotazione erotica dello gnomico fJpao8ll.
Giova a questo punto richiamare la documenta7.ionc iconografi-
ca, presente sulla ceramica laconica, sui pfthoi a rilievo e su altri
oggetti di produzione arcaica, e databile grosso modo tra la fine del
VII sec. ed il terzo quarto del secolo successivo. Vi un repertorio
iconografico che ha attinenza con la pederastia c che pu essere spes-
so utilmente confrontata con le pratiche cretesi descritte da Eforo in
un passo gin ricordato 12R. Per l'esegesi del soggetto di due vasi laco-
nici vi stato fatto in effetti opportun<lmente riferimento; nel tondo
di una coppa della collezione. Hirschrnann, recentemente pubblicata,
sono rappresentati due personaggi in danza attorno ad un tripode: un
giovane imberbe dai lunghi capelli, ed un adulto barbato con la
capigliatura apparentemente raccolta dietro la nuca (tav. 4a); su un
frammento di cratere ricompaiono un adulto ed un giovane, questa
volta con il capo coperto da pilos laconico ed impegnati nella caccia
al cervo 129 Un'altra coppa laconica nota da pochi anni rappresenta,
come ha ben visto C.M. Stibbe, i due amanti affrontati, con in mano
una lancia, ed alle spalle i cani da caccia 130 Per non dire poi delle
varie scene di caccia al cinghiale presenti sulla ceramica laconica (tav.
4b), per le quali pu sempre sorgere il dubbio che si tratti di raffi-
gurazioni mitiche 131 , ma che comunque propongono- magari quale
paradigma eroico - la coppia adulto/giovane. Ed a questo punto
opportuno ritornare anche alla ricca iconografia di carattere guerriero

Ili Cf, p. 193 sg.


129 llirscbmmm Collectin11, nr. 7, pp. 20, 94, con fig. }' 21 (cn!'Pa del terzo
quarto del V! sec.), 5'1'111111! 1972, nr. 275, (fr. di cratere o 1 inos da 'l a~quinia, J?oco
dopo la meta del VI sec.): fAUST<WEI\RI 1986, p. 129, tav. LXIV. Sur rapporu tra
caccia cd ros nell'iconografia amica v. SCIINAI'I' 19114.
ll0 STII181! 1976, pp. 7-10, l~v. l sg.
m STIRDE 1972, nrr. 220 (copp~ al l..mrvre, ex coli. Campana, 555-45), 225
(coppa frammentaria tlall'ltali~. 550-30), 262 (coppa forse tlnll'ltalia, 550-30), 350
(coppa a Basel, 540-20), SCIIAIJS 1985, nr. 171 (fr. <li col'pa da Cirenc, 540-20-
,l;ua1.inne <li Sd1ans, mme negli ;1hri esemplari da lui cdiu ci1~1i in qucstu vnlumc;
ahrc scene di C;lcci~ in fmmmcmi minori u di inccnn irucrprctazinne d;l Cirenc,
SCIIAUS 1985, nrr. 15'J, 17lt). In rc~h la situazione non c;uubia di mohn: resta il-
riferimento alla cacci~. Il tcrm1 gi sviluppatu nella prinm met <Ici scmln: si vetl~
la caccia al Icone in STIIIIII! 1972, nr. 19 (cuppa da Lavinio, 5(,5-60), i riwrni dalla
caccia sui pithoi a rilievo sui quali cf. sotto. La stessa pelle di leopardo di cui si copre
il giovane impegnatu nel combauimemo nel pliiJIJs dall'berotm cviderucrnente il
frutto della caccia.
l SJSSIZI 213

nella quale la stessa coppia ricompare assai di frequente: l'oplitn e lo


scudicru cos comuni nella ceramica lnconic;l, l'oplitn cd il gymns
che ornano il collo di un celebre pfthos n rilievo, fino ai cavalieri delle
lastre Stainhnuer (tnvv. l a-b, 2a-b). stato facile supporre che tali
coppie fossero legate da un rapporto anche di natura eroticalll, Esse
ricompaiono talvolta sulle coppe decorate con scene di simposio (tavv.
Sa, 6a)m, e la ceramica laconica conosce inoltre numerose rappresen-
tazioni di galli, tipico dono di erasts (tav. 6a)ll\ o di caccia alla le-
prcm. A proposito dci pftboi, va not:Uo che in essi consueta l'op-
posizione c la complementariet di coppie adulto-giovane, mentre sul
collo sono talora rappresentati prodigiosi ritorni dalla cacciau6
Ln descrizione della coppa Hirschmann con i due personaggi, un
giovane ed un adulto, in danza attorno nd un tripode (tav. 4a), avr
senza dubbio fatto correre il pensiero del lettore al frammento di Alcma-
ne. L'accostamento (legittimato non solo dalla presenza di un tripo-
de, ma dalla stessa immagine di danza, che rimanda evidentemente ad
un canto) a sua volta suggerisce di paragonare il dono del tripode ai
doni dcll'erasts- bue, coppa, armatura- che a Creta sanciscono l'in-
gresso dell'er6menos nella comunit politica. A Sparta sarebbe il dono
del tripode-calderone a simboleggiare l'entrata del giovane nell'andreion:
in esso, come adulto, pu :ydpetv il cibo per il pasto collettivom.

1)1 v. pp. 84-88, 151!-160.


m Sulle quali v. pp. 218-221, in particolare n. 163. Sulla atmosfera erotica in
queste scene v. PAUST<>rl!l\lll 1986, p. 120 sg., e qui n. 174.
111 P. es. STIIIIII! 1'.172, nr. l '.Il (frr. di coppa, t;lllo in scena di simposio, da Samo,
c;t.565) c nrr. 20 (coppa da 'l'ocra, 56-1-60), 61 (coppa da 'l'nera, 575-70), M (fr. coppa
da Sparta, 575-70), '.18 (coppa dall'Italia, ca. 530), 339 (coppa da Cerveteri, ca.565),
348 (coppa a Bascl, 510-20), 34'.1 (coppa a Washington, 540-20), 355 (coppa a Cambridge,
Mass., posteriore al 530), 35'.1 (coppa n Berlino, 575-65).
115 P. es. STIIIDI! 1972, nrr. 121 (coppa al Louvre, ex coli. Campana, 575-70), 338
(coppa da Cerveteri, ca. 565); v. inoltre i cani che inseguono la lepre sono il ventre
dci c;~v;~lli al galoppo nel cratere lla Gnumnichele [UACCJ 1988 (f.se 570-560)), una
scena rhc forse turnava in STIIIUI! 1972, nr. 202 (da Samo, poco prima della met del
VI sec.).
116 V.le illustrazioni in CtllliSTOU 196-la 1;1\'v. 78, 83y, 85n, 88,90-92. In questo
cuntcstu riwnlo che ncll;t ceramica laconica nun mancano scene di danza che si
tcnt;lli .ti collegare 01lle feste connesse alla agog: FAUSTOI'ERRI 1985, p. 130 (in
panimlare STUIIII! 1972, nr. 26, frr. di coppa da Samo, ed anche Ft:t:J't:N 1982, p. 20,
nr. l H, tav. 8, fr. 1li l'"Pila da Et;ina).
117 J'( giusto confrontare il nostro passo con f Iom. Od. X IX t 96 sgg., come fa
CALAMI! 1983, p. J63: 411i l'ospite di Ulisse a Creta (l) preleva (yflpa) dal popolo
(llllfll\Ocv) vino c cereali per ricevere l'eroe ed i suoi compagni. L'oggetto di yfip~J<;
(v. 2) quindi molto probabilmente da ricondurre ;tlla sfera del cibo, come del resto
214 LA NASCITA DEL KOSMOS

Fin qui, direi, ci si trova su un terreno ipotetico, ma relativamen-


te sicuro. Altre illazioni - meno importanti, ma anche pii:r azzardate
- possono essere suggerite dal confronto con la situazione cretese:
con i > K' EvL (-w-) t:U:"I" yeipu Alcmane allude forse ad un pasto
simile a quello che l'er6menos cretese offriva agli amici con la .carne
del bue sacrificato a Zeus, e non genericamente al suo normale ruolo
di membro dei sissizi; potrebbe non essere un caso che nella coppa
Hirschmann sopra al tripode volteggi un'aquila: anche a Sparta Zeus
potrebbe aver sovrinteso a questo rito; la cerimonia 'in atto' nella
poesia di Alcmane, quella per cui il canto era composto, potrebbe
essere uno di quei banchetti in campagna in cui si ritrovano gli amici
durante i due mesi di ratto 138 In ogni caso i versi di Alcmane sembrano
meglio ambiemarsi in un pasto cui l'er6menos partecipa, forse insie-
me agli altri membri della sua agle, e che offerto dall'erasts e dai
suoi compagni di sissizio.

4. VARIET DEL COSTUME CONVIVIALE SPARTANO D'ET ARCAICA: ALC-


MANE E LE SCENE DI SIMPOSIO NELLA CERAMOGitAfliA LACONICA.

Va sottolineata la relazione tra il pasto che si sta per consumare


e quello che il giovane er6menos terr un giorno servendosi dello
stesso lebete nel quale si cuoce l'umile e quotidiano Etvo. Tra i due
intercorre evidentemente un rapporto paradigmatico, che si iscrive
nel pi generale rapporto paideutico che lega i due amanti: sopra di
questo la funzione del poeta, a sua volta maestro di un ethos mode-
ratoll9, In questo modo entriamo nel vivo di almeno uno di quei
meccanismi di trasmissione culturale che finirono con il garantire la
trasformazione della societ spartana.
Questo non significa ancora, tuttavia, che i banchetti che intra-
vediamo dai frustuli della poesia di Alcmane 140 (che pure non ignora

spesso proposto degli editori. Quest'uso i yEip111 si accorderebbe comunque bene


anche con i sissizi spartani, per i quali ogni partecipante portava il suo contributo,
ed in ceno modo parallelo a quello di c'trtt6~111 in ')2 Calarne, alludendo entrambi
alla combinazione di elementi diversi.
ua Eforo non accenna ad un pasto comune al momento dell'arrivo degli amanti
nell'a11dreto11 subito dopo il ratto (cf. sopra p. 194).
119 Sulla funzione paideutica del rapporto amoroso v. CAJ.AMil 1977, l pp. 421-
427; su quella della poesia, e della poesia corale in particolare, v. Dtrl'fi!NNI! 1967, p.
18 sgg., e CALAMI! 1977, l pp. 386-400, che nelle stesse pagine esamina anche le varie
possibilit di sovrallposizione dei ruoli di poeta e corega.
140 Oltre a quelli citatidi seguito nel testo v. anche 132 Calame = 94 1'. = 52
Garzya = 63 D.
l SJSSIZJ 215

pratiche e valori che contraddistingueranno in futuro il phidftion)


corrispondano esattamente ai sissizi di et classica. Il fr. 11 C. 141 , ad
esempio, testimonia gi l'uso delle klfnai, che certo non sar abolito
nel pasto d'epoca classica: ma a questo livello cronologico l'uso del
banchetto disteso ha un certo sapore di innovazione. N passer
inosservata la presenza dei dolci sulle trtipezai, alcuni dalle propriet
afrodisiache, in una descrizione che sembra evocare l'atmosfera di un
simposio e delle sectmdae mensae 142 Il fr. 131 potrebbe contenere
allusioni erotichc 14l, mentre il fr. 134 un florilegio di vini locali
elogiati da Alcmanc 14... Anche l'ihvo del nostro frammento, una specie
di brodo di lcgumi 1..}, per quanto cibo forse ancor pi povero del
brodo nero di et classica, e per quanto faccia parte de' t tcotva146,
non esattamente il brodo nero... In et pienamente 'licurghea' il
calderone setVir al suo scopo precipuo, a bollire la carnei Per i frr.ll
e 130 Calame (che accenna ancora a dolci), si richiamato il pasto
rituale della kop(s 1..7, ma non credo abbia un senso supporre sempre

141 = 19 P. = 46 Garzya = 55 D.
1~2 CALAMI! 1983, pp. 370-373. Rifiuto del simposio e deUe seamdae mensae: p. 181 sg.
143 = 95 P.= 44 Garzya =51 D. Allusioni escluse peraltro da CAL~ME 1983, p.
536 sg.
Hl = 92 P. = 150 Garzya = 53 D.
n Cf. CAI.AME 1983, ,,. 365 sg., ad loc. Particolarmente significativo l'uso del
termine in Ar. Ra11. 62 (cibo andante che conviene alla caratterizzazione di Eracle:
piuttuSlo che un rafFinato buongustaio egli un inesausto mangiatore secondo un
abusato schema comico, DEL CORNO 1985, P 159, ad loc.) ed il paragone tra hvo
c ~~~~~u'lc; in Ar. Eq. 1171 sg. Altri passi citati da NANNINI 1988, p. 31 sg
..,, Ccnu IJIIi il senso non IJucllo di comune come onlinnrio; ma l'imlub-
hio comenuto politico (ribadito dal nesso con dtimos) non va forzato fino a supporre
l'esistenza di una norma, anche solo tradizionale, che stabilisca ci che la comunit
deve cunsunmre. Semplicemente Alcmane sostiene di volersi conformare alle abitu-
dini alimentari dei cittadini, abitudini legate naturalmente alla tradizione e a condi-
zioni economiche di norma non elevatissime.
H 7 130 Calame = 96 P. = 43 Garzya = 50 D. La kopfs (sulla quale v. Ath. IV
138e-140c, con abbondami citazioni di eruditi ellenistici, poeti comici e autori locali,
e recentemente CALAMI! 1977, P. 319 sgg.) un grande banchetto pubblico di cui
beneficiano anche stranieri ed tloti (l) e che si d in occasione delle Giacinz.ie (le
nutrici celebravano un'analoga festa in onore di Artcmis Corythalia, i Titbenftli11, che
pure prevedevano una kofJ(s): la festa costituisce un vero e proprio rovesciamento
dell'ordine sociale e naturale, che ha indotto lllli!I.ICII 1969, pp. 142-144, a conside-
rare le Giacinzie una festa di capodanno. Non stupisce il ricordo di atteggiamenti
poco decorosi per degli anziani, la menzione di una grande abbondanza di dessens,
solitamente banditi, che evidentemente sono permessi in questa circostanza partico-
lare [si noti al proposito che la trattazione riservata da Ateneo alle deliterai trdpezai
si apre proprio con la menzione di feste di questo tipo, come i Salllmalia o i Pe/Oria
tcssnli (XIV 639b sgg.)).
216 I.A NASCITA DEl. KOSAIOS

occasioni rituali 148 Non giova sanare cos delle contraddizioni che
sono dovute forse anche all'adattarsi del poeta ad sigenze diverse, al
variare dell'uditorio e del contesto dell'esecuzione. Ma soprattutto si
deve supporre che all'epoca di Alcmane non era stato ancora definito
quell'unico codice di comportamento che accomuner t u t t i i sis-
sizi di epoca classica. In questo contesto 'pre-licurgheo' si spiega
meglio anche come possa essere nata la tradizione su Alcmane 'ghiot-
tone'. Mi sembra cos che la creazione dei sissizi nelle loro forme
classiche non si possa in alcun modo situare nel VII secolo 149
Nel fr. 9, in particolare, a istanze di chiara derivazione aristocra-
tica e tradizionale (naturali in un poeta che, non dimentichiamolo,
era spesso tenuto a comporre poemi per giovani nobili, cd anzi di
stirpe regaleU0), si vanno ad allacciare temi di ispirazione tirtaica,
legati ai valori del koin6n e del damos, e, se vogliamo, dell'eunomfa 151
Il tripode promesso in dono in effetti oggetto tipico della pi
elevata tradizione aristocratica, conteso tra Apollo ed Eracle, sontuoso
antithema per gli dc;i e premio ambito delle gare atletiche e poetiche.
Esso viene definito E:n vuv y' &~tupo, una qualit spesso ricordata
nell'pos omerico 152: se ne sottolineano cos la bellezza e lo splendore,

141 Come sovente disposto a fare CAI.AME 1983, v. comm. ad foce. Praticamen-
te certo il riferimento ai sissizi nel fr. 129 Calame = 98 1'. =56 Garzya = 71 D. [ci-
tato da Eforo (FGrH 70 F 149,18) proprio come testimonianza per l'antico nome dei
sissizi spartani), Anche in altri frammenti legiuirno supporre accenni a pasti quo-
tidiani (abbiano pure essi un fondamento o almeno componenti religiose), sebbene
pi di una volta Calame possa aver ragione a prospettare per essi occasioni rituali (sul
problema si veda anche VON I>ER MOIILL 1951): cf. il gi citato (n. 121) fr. 92 Cala-
me (dal contesto della citazione in Ath. IV Jo!Oc-d sembra molto probabile il riferimen-
to al pasto dei sissizi), e il fr. 131 Calarne (citato da Ateneo insieme a 92 Calame).
"'Ad un rapporto sissizi-rbtra allude p. es. SCIIMI"I"I"-PANTI!i..l987, p. 280.
150 L'esempio tipico il fr. 80 Cala me = 5.2 coi.I, l "22 P., per il quale si veda
il commento dello stesso Calarne, e la bibliografia ivi citata; la stessa Agid del
grande Partenio, secondo un'ipotesi frequente, forse di stirpe Agiade [v. CALAMI!
I977, II p. l'IO sgg., che suppone di stirpe reale anche Agestdamos (fr. 82 Calame
=IO(b) P., in un frammento che menziona i 'J'indaridi) e Astymelousa (fr. 26 Calame
= 3.1 e 3 P.); sull'argomento v. anche CALAMI! 1988, pp. 18J-187.J.
151 Come del resto evidente nel fr. 105 Calame = 64 P. = 37 GARZYA= 44 D.,
che d riEtOcll come sorella appumo ad I!VO!Iin, e le definisce insieme riglie eli rlpo-
IIOBEta. l'i1 tlifficile, invece, conlrollare in che misura <JUCsta nulmle risentisse rin dal-
l'inizio dello spirito delfico. Su questo problema v. comunque le belle pagine di
jANNI 1965-1972, l pp. 80-91.
m Il richiamo ovvio ai sette tripodi c'inupm promessi da 1\ gamennone ad
Achille per il suo ritorno in battaglia in Il. IX 122, 264, o ai due tripodi alOuwE {cf.
la nota seguente) donat.i d;1 Priamo allo stesso Achille per il riscatto del cadavere di
Ettore (1/. XXIV 233): non sono certo si possa qui vedere una consapevole oppo-
l SISSIZI 217

caratteristiche del tripode ancora intatto dal fuoco 1Sl, che lo rendono.
ancor pitl desiderabile come oggetto di prestigio, bene da tesaurizza-
re, da esporre o da usare in grandi occasioni cerimoniali 154 Di fatto
per Alcmane si proclama anche autore di una scelta etica ben pre-
cisa, che privilegia, di fronte a cibo tEtuyJ.1Vov 155, una vivanda sem-
plice, in nome del suo carattere 'collettivo' 156 Il 'comunitario' ed il

sizione fra l'Ercole dorico ghiotto di tnos e gli eroi omerici come suggerisce NAN-
NINI 1988, pp. 31-33. L'erudizione ellenistica (Ath. II 37f-J8b, con Semos Del. FGrH
396 F 16) aveva individuato in Omero due tipi di tripodi destinati ad usi diversi,
quelli "jurupot o rjtltllf>tPiltat ('da fuoco', per cucina) e quelli mlpot ('non da fuoco',
usati come crateri), scambiando in realt per indicazioni assolute quelle che sono
qualificazioni relative all'uso ('che va posto sul fuoco') o allo stato di conservazio-
ne ('non ancora toccato dal fuoco'). La distinzione esplicitamente contraddetta dal
nostro frammento e non sembra trovare alcuna conferma n nell'analisi dei passi
omerici (il tripode di solito sostegno per llll lebete, e non viene mai usato come
cratere: cf. BJ\OMMI!R 1942, p. 359 sg.), n della documentazione archeologica, nonostante
che recentemente essa sia citata senza alcun commento da BRUNS 1970, p. Q37 sg.:
d. S<:IIWI!Nill'.MANN 1921, p. 143 sg.
ISJ Per quesJa qualit i tripodi sono qualificati come aiOwve (Horn, Il. XXIV
233), mentre illebete posto come premio per il terzo classificato della corsa dei carri
definito nupov... teaMSv... M:utebv t' aiitro (Il XXIII 267 sg.). Altro epiteto signi-
ficativo, per i )ebeti, oltre al gi ricordato aewv (Il. IX 123 = 265 = XIX 244)
n~+avowv (Il. XXIU 613, Od. XIX 386).
ISI Cf. rispcuivamente i tripodi <li l'riamo, conservati fino ad allora nel talamo
(Horn. Il. XXIV 233); l'immagine fantasiosa dei venti tripodi fabbricati da Efesto da
disporre attorno alle pareti (Il. XVIII 373 sg.); il tripode usato per scaldare l'acqua
per il lavacro del cadavere di Patroclo (//. XVIII 343 sgg.).
m PAGI! 1962, ad loc., sollevava qualche perplessit sull'emendamento 1\: in
ogni caso gi di per s il verbo TEtJxlll pu alludere alla sofisticatezza di ci che
prodotto con arte. TETU)'IIvo riferito in Omero a coppe e crateri (lbtru; in //. XVI
225, tept]n\p in Od. IV 615, e XV l 15) e tt\ixlll copre l'intera sfera dell'attivitl ar-
Jigianale, cd spesso usato in Omero per l'attivit di chi prepara i cibi, sia per
mangiarli egli stesso, sia all'attivo riferendosi a delle serve che lo preparano per al-
tri (Od. XV 77, 94). Il verbo non implica quindi necessariamente un'attivit 'pro-
fessionale' [spesso contrapposta nella letteratura antica alla tradizione del sissizio
spartano: cf. p. es. forse 1-ldt. IX 82 (v. n. 18) e Plut. Lyc. 10,1 (n. IO)], che del re-
sto sembrerebbe a questo livello cronologico anacronistica (v. BERllJJAUME 1982,
pp. 71-78).
ISb L'importanza del cibo come st.!llls symbolnella Grecia arcaica trova confer-
ma - se necessario - in primo luogo nel termine naxEl spesso usato da Erodoto per
imlic;trc i ricchi, e IJUindi nella frequente applicazione alla sfera alimentare di con-
cetti che si sugliuno ricondurre alla sfera semantica della bn/Jros)'ne (MAZZARINO
19~7. p. 215, STAI\Il 1977, p. 141 sg., ma v. N!!NCI 1988, p. 8, con il richiamo a
LOMIIAIIIIO 198 l, aiiJuale si rimanda per l'intera problcmatica); di recente si notaio,
per la Mileto di VI sec., l'uso nella loua poliuca di termini allusivi alle abitudini
alimentari (XEipoyliatope: 1-lecat. FGrH l F 367 = 382 Nenci), e si voluto ricon-
durre alla stesso tipo di ideologia, che definisce socialmente in relazione al modo di
218 I.A NASCITA DEl. KOSAfO.\'

'politico' sono valori autonomi, che segnano in positivo certe forme


'povere' della dfaita e conferiscono loro una dignit equivalente a
quella di pi ricche forme di convivenza. Non dobbiamo peraltro
sottovalutare quanto, nelle espressioni di Alcmanc, oltre o pi:1 che
alla propria convinzione personale, possa essere dovuto a ragioni di
opponunit, che imponevano di adeguarsi ad una situazione panico-
lare, all'occasione concreta di un banchetto che forse molto sempli-
cemente non era in grado di innalzarsi a degli starulards pi elevati.
Esiste dunque certamente una spaccatura sociale ed economica
tra nobili e non nobili. Difficile dire se accanto ad essa esista una
frattura etica tra gli aristocratici. Li potremmo immaginare distinti fra
quanti tendono ad assumere nei confronti di parte del damos quel-
l'atteggiamento sprezzante, che Aristotele avrebbe definito KO.To.ljlpovll-
TtKo e che crea la frattura fra estblof e kakof, e quanti invece accet-
tano meglio, in nome dei principi comunitari, una dfaita pi dimessa,
pur senza prendere un atteggiamento di rifiuto radicale nei confronti
della raffinatezza: tetuy~tvov infatti non sembra connotare in manie-
ra negativa il cibo 'cucinato con arte' .
La poesia di Alcmane, come tutti sappiamo, non si colloca nei
vuoto. Anzi, essa si sposa di regola molto bene con la ricca docu-
mentazione archeologica della Sparta di fine VII e prima met VI
sec.' 57 d'altra parte consuetudine rivolgersi alle tradizioni artigiana-
li laconiche per tentare di definire tempi e modi del fenomeno auste-
rit. Come si potuto constatare almeno nel caso del labbro rasato,
simbolo del rispetto delle leggi da parte del cittadino spartiate, il
repertorio figurativo piuttosto ampio che questa produzione artigia-
nale propone pu riflettere le trasformazioni delle istituzioni sociali
e del costume locale, di quell' etbos che la tradizione considera cos
distintivo per Sparta 1 ~8 Confrontiamo allora le testimonianze di Alcma-
ne con l'immagine del banchetto che l'arte del tempo ci propone 159.

mangiare, l'origine del termine tpu+t\ che, da tp\umo, indicherebbe il mangiare


facendo a pezzeui, proprio dei raffinati (NENCI 1981, p. 1020, e poi piit dettagliata-
mente NI;Nc:l 1988, p. 7 SJl.).
m Jlt.AKHWM' I'J.l5, p. 185, n. 2, (" nUI;\I"e che l" "nll"na tl'nrn in I>AWKINS
1917, tav. CCIII,I-1, potrebbe quasi servire d;t illustra:t.itmc per il xpiomnv ilp11nv
Ex"'" l {x1l1Ydv nEtciotm tmAxiv (fr. 136 Calame = 91 P. = 82 Gar:t.ya = 105 D.).
1 ~ 8 Cf. P 121, n. 90; per la problem"tica gencmlc
's'
l'
151!, n. 21 c <JUi n. J(,O.
Le ncerche sulla documentazione archeologica et iconografica relativa al sim-
posio auraversano un momento di particolare fortuna. Nell'analisi si dovr tenere in
primo luogo conto c.lclla moheplicit delle situazioni locali e dei vari 'stili' di simpo-
sio. Importanti in questo senso le ricerche di N. Valenza Mele, che ha verificato nel-
l SJSSJZI 219

La ceramica laconica presenta un numero non irrilevante di cop-


pe con scena di banchetto (tavv. S;t-b, 6a) 11.o; sulle klfnai, dai piedi
torniti 161 , riccamente coperte da tappeti, si distendono, qualche volta
poggiando su cuscini rigonfi 11'l, coppie di adulti c giovani 11'-' (qualcuno
gioca con un gallo 16\ altri suonano l'aulos 165), adulti e donne 166, tal-
volta in atto di suonare il flauto 167; figure alate volteggiano in aria e

l'ideulugia funeraria csprcss;\ d;li cinerari delle scpolturc aristocratiche cumane verso
la fine tlcl VI sec. (VAI.I!NZA MI!I.F. 1'.181, pp. 113, 115-118) il passaggio dal caltlcronc
al cratere, dalla carne al vino: un cammino elle parrebbe opposto a quello percorso
da Sparla a met del VI sec. [non si dimentichi che in questo periodo cadono in
disuso i pftboi a rilievo (grandi contenitori biansati elle sono meglio descritti come
crateri, uuta STIIIIIIi 1989, p. 65, n. 22~) usati come sn111tn funerari nella prima par-
te del VI st.'C. (sul problema cf. p. 334 sg.)J. Analogamente si dovr giudicare la svo-
ha che alla fine llel VI sec. si realizza nell'iconografia del banchetto nella ceramica
attica, d'ora in avanti caratterizzata da una maggiore insistepza sui temi erotici e sui
piaceri 'privati' del vino e della danza: l'emergere di uno stile 'anacreonteo' nel
simposio. Credo perci che siano in parte valide tanto le posizioni di ScJJMm-
SCIINAI'I' 1982, pp. 71-73, Scmtrrr PANTI!I. 1985 c LISSARAGUI!-SCIIMI'I'f' PAN'I'I!I.
1988 (nei quali si trover un'ampia bibliografia recente sul banchetto e sul pasto
sacrificate), che nelle pi antiche raffigurazioni di simposio vedono l'espressione dci
valori c~;ualitari del combattimento oplitico e della commcnsalit, patrimonio di una
comunit che si identifica in un gruppo ristretto di nobili, quanto quelle di FEIIR
1971 c DliNTZI'.It 1982, che insistono maggiormente sui rappo1ti con il mondo orien-
tale, sulla sc/)(1/, la btrbrusine cd il disimpegno. Sulle ricerche di O. Murray v. p. 173-
175. Sul versante della tradizione letteraria c poetica sintesi notevoli in Vlo:J'I'A 1983
c Ross1 1')8.\;~.
11.o Elenco di coppe con scena di banchetto in DENTll~lt 1982, p. 87 sg., PJPILI
1987, p. 118: v. comunque STIUIII! 1972, nrr. 13 (coppa al Louvre, ex coli. Campana,
t:a. 570), l '.1 (cnppa da l.avinin, 565-60), 33 (cnppa al l.ouvr~, ex culi. Campana, 565-
50), 34 (frr. di coppa da tlrancavilla, 565-50), 37 (frr. di cratere da S;uno, 570-60), 191
(t:oppa frammentaria da Samo, ca.565), 192 (coppa a Bruxelles, 565-60), 195 (fr.
cuppa tla Cunm, ca. 555), 1'.17 (t:upp;l rnunmclllaria da $;uno, ca.5(o5), 215 (copl>a
framm~ntaria da Samo, 5(.0-50), 216 (coppa frammentaria da Samo, 560-50), 2-18 (fr.
coppa da Olimpia, 560-50), 292 (coppa frammentaria da Samo, ca.560), 298 (coppa
a Wiirzburg, ex Feoli, ca.550), 312 (coppa da Taranto, 545-35, sulla quale tuttavia cf.
nn. 175 c 180), 343 (cuppa da Roma, 5(,0-55), Dm111. 1964, nr. 53 (fr. coppa da Samo,
550-40), SCIIAUS 1985, nr. 214 (fr. coppa da Cirene, 550-40). importante notare che
la produzione avviene sia nell'officina del pittore di Naukratis (che, come vedremo,
cf. p. 270 sg., ha multo probabilmente sede in Sparta), che in quella raccolta auorno
al pillUI'C dci llmemli (vcrusimilmcntc auiva nella pcricda).
'"'P. es. STIIIUii 1'.172, nr. 1'.12, 298.
P. es. Snmm 1972, nr. 192, 298.
11 1 1'. es. S'I'UIIm 1'.172, nrr. 19, 33, 191, 215, f.sc 298.
llol 1'. es. STIIIIIIl 1'.172, nr. 191.
I'S 1'. es. S'l'Ili Ili! l '.17.2, nr. 19.
11'1' P. es. STIIIIIE 1972, nrr. 191, 192.
11' 7 P. es. STIUIII! l '.172, nr. 191.
220 LA NASCITA Dfl. KOS.IIOS

porgono corone o coppe 168 : sulle 1:pa1tat attendono patere o piatti


con frutta 169 e sugli sgabelli sono poggiati calzari, in un caso di foggia
orientale 170 Altro oggetto di stampo esotico, sul capo di una flautista,
un copricapo che stata identificato con una mitra lidia 171 bene
notare quanto frequente sia il tema nella numericamente modesta, ma
qualitativamente altissima produzione del pittore di Arkesilas 172, e
come esso sia concentrato negli anni di massima fioritura della pro-
duzione di un raffinato vasellame da mensa (il che di per s indizio
significativo dell'atmosfera che regna nei banchetti), subito prima della
met del VI sec.
La presenza di figure femminili ha sempre destato perplessit nei
critici, ed ha fatto escludere qualsiasi rapporto con i pasti in comune,
gli andreia di Alcmnne ed i pbidftia di et classica. Lane pensava cos
che si trattasse di scene derivate dalla ceramografia corinzia, prive di
riferimento all'ambiente locale 173 Si tentato di aggirare l'ostacolo
supponendo che queste scene non rappresentino dei pasti quotidiani,
ma festini a carattere religioso connessi al culto dei morti o di divi-
nit uranie. Anche cos, bisogna dire, l'autentico sfarzo dei banchetti
cui i pittori fanno evidenti accenni, resterebbe un problema, a meno
di supporre una sfera religiosa del tutto disgiunta da quella profana
e quotidiana .. Y~. Non credo si possa fare a meno Ji leggere in questi
pezzi, almeno in generale, normali scene di banchetto 175 . Esse co-

161 STIIIDE 1972, nrr. JJ, 19, 191, 215, 312.


169 Patere: STIDDE 1972, nr. 192; fnma: nr. 33.
110 Per i c~lzari di foggia orien1ale v. STIIIIIE 1972, nr. 192, con PmiR 1971, pp.
-10-43; ahri in S'I11111E 1972, nrr. 3), 37.
171 STIOIIIl 1972, nr. 191, P1111.1 1987, p. 74, n. 701 con bibl.
171 STIIIRE 1972 nrr. 191, 192, 195 (3 pezz.i sui 6 assegn~I con certc7.Za da Stibbe
alla mano del pittore, e con 197 (wahrscheinlich sei n Werk ), 4 sui 12 suoi o
probabilmente suoi].
m LANE 1933-1934, p. 158, cf. anche Hol.t.AilAY 1977, p. 122.
171 V. rispettivamente p. es. STIIIIIE 1972 (che riconosce un Totenmahlnei nrr.
13 e 37, pp. 48, 77, 217 sg.) e Pll'lt.l 1987, pp. 72-7~, con hibl.; punto di partenza per
ques1e interpretazioni in genere la presenza di figure alate, sirene o arpie, che
porgono corone o coppe ai banchettanti: sul loro significato erotico v. le persuasive
osservazioni di JlAUSTOI'I!IUU 1986, p. 120 sg., divcrs~mente, ma senza l'articolare
fomlamentu, 1'11'11.1 1987, p. 73, n. (,'JH. Sul h~ncl.eun ndla ccnunic;t bcnnic;t, oltre
ai due lavori citati, v. soprattuuo DI:NTZmt 1':182, l'P 87-95, 130 sgg. Questa maniera
tli risolvere il problem~ ricorda molto i riferimenti al culto ed ali~ Lydim pomp
(menzionata d;t Phu. Al"ist. 17,10, e nun a taso evocala da Pun.1 1987, p. 74, per
l'esegesi di STIUDI! 1972, nr. 191) con i CJUali Il. Dicls giustificava le differenze rra la
Sparta appena rivclatasi nel Partenio di Alcmane (in particolar modo in rapporto ai
vv. 64 sgg.) e !.1 citt classica (Dtm.s 1896, p. 361 sgg.).
m Dnrrt.I!R ~9!12, pp. 87-95, 130 sg., fiMJ~"I'OI'EIUll 198(,, p. 120 sg.: vi posso-
l SJSSIZJ 221

munque non vanno prese come immagrm immediate della vita reale
(questo va detto per chiarezza), ma non sono neppure le scene 'di
genere' cui in fondo pensava Lane 176: piuttosto esprimono modelli
culturali ed ideali vivi anche a Sparta c davvero distanti da quelli
professati nella citt 'licurghea'. Le indubbie 'anomalie' 177 che in esse
ricorrono sono il parallelo di quel mondo che intravediamo attraver-
so la poesia di Alcmane. Come in certi andrefa si preferisce cibo
TEW'fltvov, cos la cultura spartana che si riflette nella ceramografia
si compiace di mobilia lavorate e di preziosi oggetti d'ornamento, in
sostanza di una trypb e di una habrosyne 178 del tutto lontane dal
clima austero che caratterizza la pamskeu del Lakonikon deipnon, e
non disdegna un'atmosfera erotica - anche questa, a quanto pare,
non del tutto consona al clima del phitlftion tradizionale.
Ma d'altro canto questo simposio non ignora affatto gli ideali
dell'ordine c della compostezza. Essi si rivelano per contrasto pro-
prio in un mondo speculare ed opposto a quello se.reno ed ordinato
del banchetto 179 l paddcd-dancers, rappresentati nella ceramica laco-
nica180 in danze scomposte ed in atteggiamenti sconvenienti c degra-

no poi essere singole eccezioni (ma ancora una volta rimane un certo riferimento alla
realt quotidiana ... ): p. es. in STIIIIII! 1972, nr. 19, potrebbe essere rappresentata una
tcussenin \li Dioscuri (FAIISTOI't:lllll 198(,, l' IJl,), nel nr. J 12 forse rapprcsenta'to
davvero un Trttmmahl (cf. n. l RO), per la mclograna nella mano del hancheltante ed
il serpente che si ri1urcc sul l;uo oppusw della cnppa, cd al limi1c anche J>cr la
pruvcnicnz;~ tarantina ddlot wppa. N;~turalmcnte quotidiano non significa profano in
senso strcno, moderno.
176 In C(Uesln senso polrcbhe essere significaliva ht provenienza non spartana dci

pc1.zi con scene di simposio cd il loro frcquemc comparire su coppe (cf. n. 160), una
forma nnn 1ipicamen1e locale (cf. perJ p. 251, n. 66).
111 'l'm le liU;tli non va annoverata naturalmente la posizione dis1esa. Per STI8Uil.

1972, nr. 312 cf. sotto.


171 1n questo senso v. DEN'17.1l.R 1982, specialmente pp. 434 sg., 446 sg.

17'1 Di un lcbctc in bronzo di fabbrica laconica (?) che presentava sul bordo un
girotondo di cnm;\sti cm p;trtc il hronzeno edito in DllN'I'AS 1969, che (pp. 48-50)
mette il tema in rapporto con la cultura 'pre-licurghea'.
IMO Per es. STIIIIII! 1972, nrr. 64 (Fr. di coppa da Spana, 575-70), 71 (coppa
frammentaria d;t Firen7.e, ca. 570), 141 (Fr. daii'Egiun, 570-65), 191, 197 (gi mcnzio-
noue a n. J{,O), f.sc 206a (fr. di eo1>pa da Samo, 5(,5-50), 219 (hydda da Rodi, 555-
15), 22.\ 226 (frr. di coppa da 'l'ocra, 550-30), 227 (coppa, forse da Cerveteri, 550-
30), 218 (coppa al C.tbinct tic Mdailles, 550-30), 2H (fr. forse di llll calice, da Sparla,
dd Pittnre della Caccia), 272 ccc. (cf. Pn11.1 1987, p. 118 sg.). V. ora anche la coppa
edila da STIIIUI\ 198(>a con comast;t in d;\1\za di fronte ati un edificio con serpente
(un'edicoht funeraria?: la scena sembrerebbe un riassunto, in altra iconografia, di
STIIllll! 1972, nr. 312, se qui abbiamo a che fare con un rituale funerario; diversamente
STIIIIII! 1986a).
222 1.1\ NASCITA Dl!J. KOSAIOS

danti, forse talora semplicemente apotropaici' 81 , si oppongono o si


affiancano, talvolta sulla stessa coppa, ai convitati che godono Jella
gioia del convivio (tav. 6a) 182, o compaiono, non pii1 in opposizione
a banchettanti, in coppe anche posteriori alla met del secolo. Essi
hanno i pi ovvi paralleli iconografici nella ceramica corinzia 183: in
scene di questo tipo si riconoscono usualmente comiche mascherate
di saltimbanchi; a questo genere di spettacoli conviviali per le aristo-
crazie riunite a banchetto, succederanno, in un mutato cli'!la politico
e sociale (ed in un mondo greco che tende, almeno ai nostri occhi,
ad identificarsi con Atene), ed in una diversa dimensione dello spet-
tacolo comico, komos privato e commedia 184 Non chiaro quali
possano essere stati i destini di simili forme di spettacolo nella Spar-
ta dei phidftia: quello che certo che pii1 tardi l'ideale licurgheo
proietter l'immagine dell'indecenza nei disprezzati iloti, protagonisti
di penose esibizioni durante i sissizi 185 Ma, segno dell'inasprimento
del codice di condotta e quasi di un diverso 'senso della misura',
l'immagine della schiavit si riversa a sua volta sul banchetto 'ricco'
o 'regale', barbaro o ellenico: lo mostrano gli aneddoti gi ricordati
su Agesilao e Lisandro che passano agli iloti le leccornie destinate alle
deuterai trapezai 186 .
Quanto al problema dell'ros e della pederastia in particolare,
chiaro che la ceramografia non illustra smaccate deviazioni da un
ideale di misura ed equilibrio nel quale - pur con possibili ed assai
significative varianti - l'aristocrazia ellenica sempre ritrova la propria
identit e giustificazione etica: non si celebra il soddisfacimento smo-
d;tto del piacere, n si mette in mostra un ftdikos ros. 1\Jttavia le
presenze femminili sono un sintomo preciso di una realt difforme
dalla norma successiva. E se il clima evocato dalle coppie maschili
semmai quello ideale di un rapporto fra pari, si ha in generale l'im-
pressione di una societ composita, capace di immaginarsi articolata
tanto verso l'alto- i nobili uniti dal rapporto omoerotico- quanto ver-
so il basso - il mondo femminile che circola attorno ai banchettanti.
Su di un piano pi generale possiamo certo supporre che sin da

111V. STIIIIIH l 972, n r. l.4.


~u Per es. STIBBI! 1972, nr. 191, 197.
11l V. SHmnmc; l 97 l.
114 V. TORI!I.I.I 1983.
115 Sarebbe certamente pericoloso riconoscere immediatamente nelle t>i tarde
raffigurazioni di padderl-clallcers le esibizioni degli iloti (cf. p. 190 sg.).
116 Cf. p. 181 sg..
l SISSIZI 223

questa epoca il sistema educativo-iniziatico spartano si fosse gi evo-


llllo, aprendosi al rinnovato cd ampliato corpo civico, e non fosse
pi, almeno come principio, esclusivo di ristrette cerchie nobiliari.
Anche cos, tullavia, esso si prestava, dal punto di vista della funzio-
ne sociale, a molteplici possibilit. Sembra evidente dal ruolo che
membri di famiglie aristocratiche o reali assumono all'interno dei cori
di Alcmane 187 che le strutture iniziatiche spartane d'et pi arcaica
abbiano risentito delle differenze di statm all'interno della societ
adulta, e che ne abbiano anzi garantito la riproduzione.
La pederastia poi crea un rapporto personale, fondato sulla re-
ciproca ammirazione e sulla virt dei due componenti la coppia, che
ha naturalmente un carattere competitivo nei confronti degli altri
membri della societ: in una comunit che non ponga freni rigorosi
all'ambizione individuale ed alla manifestazione della superiorit del
singolo, tale rapporw di coppia comunque un mezzo di distinzione
e di esaltazione reciproca. Quando poi il principio comunitario
cominuamente sfidato da persistenti differenze economiche, dalla si-
cura consapcvol!!zza del possesso di un antico blasone c Ji una virt
magari ereditaria, l'amore pederasta pu certamente inserirsi nel no-
vero delle istituzioni sociali che contribuiscono al rafforzarsi dei gruppi
e degli individui emergenti rispetto alla massa degli uguali. E non
parliamo poi qui di altri effetti indotti, quando stabilisce relazioni tra
casate e/o sissizi diversi. Il fatto che esso culmini idealmente - teste
le rappresentazioni iconografiche - nella comunanza del privilegiato
slcttus equestre (tavv. 2a-b, 3a-b) un altro segno delle tendenze ge-
rarchiche del sistema.
Coerentemente, anche nell'ambito del festoso ritrovo simposiale,
questo mondo non si mostra affatto disimpegnato, dimentico dei
valori della arct cd incurante del proprio ruolo sociale. In questo
senso da un punto di vista sociale e culturale potrebbe essere rivela-
tore il rapporto che nella ceramica laconica lega le scene di battaglia
(spesso con connotazione equestre) 181 e le scene equestri da un lato 119
ai grandi vasi da simposio ed alle scene di simposio dall'altro 190

'" 1 Cf. n. 150.


111 Cf. p. 159, n. 23.
189 V. per es. STIUIII! 1972, nr. 37, o il nuovo cratere da Grammichele, DACCI
1988.
190 La comJlt"~senza di scene di guerra e scene di simposio sullo stesso vaso, .,

ricorrente nella ceramica greca arcaica, ha certo valore pregnante (v. Scmtrt'r-ScttNAPI''
1982, pp. 62-64, 73 sg.). Potrebbe denunciare una tcmatica sulla quale suole insistere
224 LA NASCITA DEl. KOSMOS

Insomma all'epoca di Alcmane i sissizi possono ancora corri-


spondere ad una struttura sociale pi gerarchizzata, affine agli an-
dreitl delle eterie cretesi, anche se molti circoli banchettanti sfuggo-
no certamente alle 'piramidi' nobiliari; ma queste ultime competono
tra loro per il predominio nella comunit, in primo luogo nella fon-
damentale riunione della mensa, manifestando la propria ricchezza
nella raffinatezza dci cibi e nella ricchezza degli arredi e contempo-
raneamente esaltando il proprio valore militare.

5. EPILOGO.

Nell'epoca di Tirteo c di Alcmane sembra si siano poste quan-


tomcno alcune premesse teoriche per modelli di comportamento che
avrebbero finito per imporsi alcuni decenni pitl avanti. Nel tardo VII
sec. si riconoscono infatti alcuni elementi essenziali per la formazio-
ne di un nuovo ethos che, sviluppatosi in ambiente aristocratico 191 , ri-
conosce un valore preciso ad un comportamento in quanto caratte-
ristico della comunit. Va dunque in parte rivista l'opinione tradizio-
nale che vuole Alcmane poeta 'disimpegnato', cantore di una Sparta
del. tutto diversa da quella tinaica e da quella di et classica. Certo in
lui le esigenze militari non sono altrettanto vive che in Tirteo, e
questo forse anche per motivi congiunturali: nella societ di Alcma-
ne, nmavia, maturano ideali comunitari in grado di sostcnetc tenden-
ze che se non possiamo definire egualitarie, appaiono certo omoge-
neizzanti, e dunque collocabili lungo una chiara linea di sviluppo che
- per quanto non priva di svolte e fratture - va dalla Sparta tirtaica
che la precede, a quella, permeata di valori 'politici' c segnata dalla
ideologia della homoi6tes, rigida come una caserma, di et classica.
Sembra importante sottolineare in questo contesto il peso di conce-
zioni molto diffuse nel mondo greco, come quelle espresse dal dedi-
c~nte di una coppa di giuste dimensioni al santuario della Chal-
kioilws. La sua offerta (di cui andrebbe senza dubbio precisato il
contesto cronologico) forse anche un indizio di una certa tensione
interna alla citt, che lo ha indotto ad affermare le proprie scelte
morali (socialmente approvate) proprio nel santuario della divinit

la conversazione dci convitati (sul tema del rappnriO tra guerra c simposio nella
tradizione leueraria v. Vt!'I'I'A 1983, p. 43 sgg. c per Sparla Alcm. fr. 1-13 Calarne cun
NANNINI 1988, pp. 37-47).
191 "La critica alla n(lpucn'>vl\ aristocral.ica ... muove d;'llli amhicnli aristocratici
medesimi (MAZZAiliNc,i 1947, p. 218).
l SISSIZI 225

poliade, in sintonia con l'etica professata da Alcmane amante de!


cil>o del dmos. Esito a dire che una delle tante integrazioni possi-
bili per il nome del dedicante 'A.I;((J.uxvo.
Per quanto riguarda l'affermazione dell'austerit non va certo
misconosciuta l'efficacia che la sanzione etica collettiva poteva avere
a Sparta (ed in ogni ambiente arcaico legato alla legge orale ed alla
tradizione, ipersensibile alle convenzioni ed al controllo sociale), pure
in assenza di interventi legislativi, che magari prevedessero punizio-
ni materiali 191 Processi culturali tanto notevoli non possono tuttavia
essere stati frutto improvviso di una 'riforma', o d'un breve periodo
di sia pur intenso fermento morale. E ancora, non si deve pensare
che gli Spartani, una volta imboccata la strada che li portava ad essere
iaolitXtTOI 19\ non abbiano percorso anche cammini a ritroso, o co-
munque non abbiano vissuto esperienze contraddittorie. In questo
senso l'epoca di Alcmane, e i decenni che seguono fino, se non oltre,
la met del secolo, segnano un periodo di tumultuosa transizione,
quanto meno a livello di ideologie e comportamenti. Di certe espe-
rienze e dell'atmosfera culturale del tempo testimone l'arte figura-
tiva, meglio che non la tradizione letteraria, quasi prigioniera dell'im-
magine della Sparla licurghea - la stessa cultura locale d'et classica
pu aver agito anche all'indietro, per esempio selezionando diretta-
mente, nella trasmissione orale, le composizioni poetiche pi funzio-
nali alla propria vita. Le pratiche ostentative rimangon a lungo pre-
valenti fra gli aristocratici in competizione reciproca. Essi detenevano
ancora un sicuro prestigio, il predominio politico e sociale; avevano
alle spalle una solida tradizione di dominio e patronato, e cercavano
di utilizzare l'ngog per hl creazione di strutture gerarchiche che
favorissero il loro controllo della societ. Del resto l'allargamento del
corpo civico, con la creazione di nuovi sissizi, non pmeva che de-
terminare una spinta alla competizione, se non alla rivalit, in un

" 1 Si confrumino al proposito le disposizioni sumuarie locrcsi attribuite a Zaleuco,


Diud. X Il 21,1 sg., che non prevedono sanzioni penali per il trasgressore se non il
senso di vergogna che ric;~de su di esso. Sparla non avr ceno avuto bisogno di
cm01nare tlisposizioni del tipo t!i qnclle ricordate da Macrob. Sat. 111 17,1 per la
Hom;1 t;lnlo-rcpnhhlic;um, che non em ceno pi1 una f.cc-to-J.<e society come Spana:
fu ordinato di pranzare e cenare con le porte delle case apene, in modo che i cittadini
potessero contmllare con i propri occhi la lussuria. Comunque bene attestata l'idea
che l'iuuuvazioue licurghea tl';wcr posto i pasti in pubblico (Ei t ttc\tpt)v), invece
che in casa (ol1m1), favorisca il rispetto della legge (Xen. Lrrc. 5,2); J>lut. L)'C. 10,1
evtwa iu \>rc>pusitu l'imma1:inc di hcstic che si fannu int:mss;ue ncll'oml>ra ...
1"Tmc. l lo,l.
226 l.t\ NASCITA I>EI. KOSA/OS

momento in cui gli antichi equilibri si complicavano, offrendo nuove


opportunit di estendere la propria influenza, o di affermare una
certa autonomia.
Proprio in questo campo, si potrebbe dire, Sparla e Creta hanno
da un certo momento in poi proceduto in due direzioni opposte.
L'una, verosimilmente alla met del VI sec. (non pare casuale il
concentrarsi delle scene di banchetto sulla ceramica laconica negli
anni precedenti questa data), ha cercato di contenere con la comples-
sit di norme etiche pi generali gli aspetti giudicati pi:1 negativi e
pericolosi e sottoponendo con maggior rigore all'autorit della citt
la riproduzione dci suoi quadri di base. L'altra, viceversa, ha addirit-
tura istituzionalizzato le componenti aristocratiche dell'educazione,
rituali7.zato la pederastia, e ne ha accentuato il carattere di distinzione
di status. A Sparta, nel contempo, viene stabilito su basi rigorose il
nuovo stile della commensalit ricalcando forme tradizionali, in par-
te tuttavia ormai superate, ad esempio per l'adozione della posa di-
stesa. Soprattutto ci si oppone ad un banchetto che, a quanto in-
dicano le rappresentazioni figurate, pur non escludendo temi guer-
reschi ed una certa enfasi (forse spia di tensioni all'interno della co-
munit) sulle gerarchie etico-sociali, stava dando sempre pi spazio al
simposio, e dunque al vino ed all'amore.
Capitolo V
IL COMMERCIO

Il sissizio non che uno degli ilSpetti che compongono l'imma-


gine austera ed egualitaria di Sparta. Quando Aristotele, in un passo
della Politica, osserva che la costituzione di Sparta, da buon regime
misto, stata considerata tanto democratica qu.nto oligarch.ica, enumera
fra i tratti ritenuti democratici, oltre ai pasti in comune, l'educazione
e gli abiti 1:

Molti infa[ti tentano di presentarla come una democrazia, poich


la sua organizzazione ha molti aspetti democratici, in primo luo-
go, ad esempio, il modo di allevare i ragazzi: i figli dei ricchi
e
vengono infatti alleva[i come i figli dei poveri, ricevono lo stesso
tipo di educazione che potrebbe spettare ai figli dci poveri; ed
ugtmlmcnte anche nell'et successiva, e quando diventano uomini
vivono allo stesso modo: nulla infatti distingue il ricco ed il povero;
cos per il vitto nei sissizi le regole sono uguali per tutti, cd i ricchi
portano la s[essa veste che potrebbe permettersi anche uno qual-
siasi dei poveri.

Gi Senofonte del resto, quando indicava il fondamento del-


l'uguaglianza spartana nella regolazione della q8uxa9ela con la quale ..
Licurgo avrebbe scoraggiato il XPlUIO.tla~u)v, aveva sci"t[02:
E perch ci si llovrebbe dar da fare ad accumulare la ricchezza, l
dove (Licurgo), avendo srabilito che rutti contribuiscano allo stes-
so mndn per i beni indispensabili c che tutti conducano una vita
analoga, fece s che non si aspirasse alle ricchezze in vista dei,
piaceri della vita? Dacch neppure per le vesri bisogna far sollli:
non si ornano dello sfarzo di un abito, ma della gagliardia del

1 IV 129-lh 19-29.
2 l.t1c. 7,3-4.
228 LA NASCITA DEL KOSA/OS

proprio corpo. Neppure si <lebhono accumulare le ricche7.Zc per


spenderle in favore dei compagni di banchetto, perch ha reso
maggiore titolo d'onore il mettere al servizio dei propri compagni
la fatica fisica che non la spesa, mostran(lo che l'uno era frutto
dell'animo, l'altro della ricchezza.
Dell'abbigliamento, si ricorder, aveva parlato 'anche Tucidide1:
Per primi gli Ateniesi smisero di portare le armi e con una con-
dotta di vita pi rilassata si volsero al lusso. E non passato molto
tempo dacch gli anziani delle loro classi elevate ham10 smesso di
indossare chitoni di lino e di stringere sulla testa il nmlo dci capel-
li con fermagli di cicale d'oro, per il gusto di una vita sontuosa e
raffinata; perci a lun~o questa vo~a regn anche in lonia tra gli
anziani, conformemente ai legami di stirpe. Pc primi i Lacedc-
rnoni presero ad indossare abiti pii:t modesti, quelli oggi in uso, ed
anche per il resto i ricchi abbracciarono un tenore di vita mulo-
go a quello dei pi.
Fin dalla gioventl\ in effetti, lo Spartano era educato a non cu-
rar.si delle vesti: numerosi nelle fonti antiche gli accenni allo i~uhwv
che i ragazzi debbono 'POrtare tutto l'anno 4 Le stesse abitudini dei
laconizzanti ateniesi, per quamo certo stilizzate e stereotipe, rivelano
sicuramente usi tipici di Sparta: il riferimento ai vestiti frequente
nellecaratrerizzazioni di questi aristocratici5 Crizia del resto elogia-
va gli i~ana spartani', ed era rinomata la semplicit del tpip(l)v del re
Agesilao, incurante del freddo 7 L'abbigliamento fin con l'essere un
segno di una virti:t c di una austerit ormai superate e solo esteriori.
Aristotele d un notevole, duro giudizio sulla veste dci laconizzanti:
essa costituisce una dissimulazione che in realt millanteria (cio un
modo per mostrare meriti che non si hanno)8

'l 6,3-<1: su questo capitolo v. in generale LRVI 1952, pp. 99-104, 1/CT l, pp.
100-106, c NENCI 1981, pp. 1023-1025. Per <1uanto riguarda soprauu1tu Atene, ma
con osservazioni ulili anche per Sparla, Gmllli!S 1987. Escm,li Ji leggi sul vestiario
maschile e soprauutto femminile: Solone (Piut. Sol. 21,5); Za cuco (Dio. Xli 21,1);
Ermmlnrn 1li Efcsn (Polem. fr. XC.VI Prellcr); Siracusa (Phylarch. FGr/1 Rl r 45).
l Xcn. L.rt: 2,1, l'hu. /.yc f(,,ll (cf. Mm. 2J7h), lusl. Ili ),5.
5 Cf. p. es. A r. Vesp. 474-476, Pl. Prt. J<t2b-c, Dcm. 54,34; l'lato cum. fr. 124
(CAF l 634 Kocl1) li qualifica enmc 'Krtpi~IIJVE.
6 88 n 34 D.-K.
7 Plut. Ages. 14,4, cL Xcn. Ages. 5,3.
1 F.tiJ. Nith. IV 1127h 2(,-29: o'tl tX ~nKp KIt.pavFpiX nupvuilt'\~11 (npualtmoiIEYOI
codd.] pau~~:o~tavoopyo, }J;yovtal ~~:ri1 EKu:txoJipuVIJtotrpoi daw Klx Evio-re 1Uaoveiu
oJ~aivEtal, o\ov ~ tliiv AaKiilv!JlV taOI\ m't yp ~ i~~tEppol.j KII ~ J..luv fJ..N1~11 cUaovt-
Il. COMMEilCIO 229

Caratteristico in questo contesto l'atteggiamento nei confronti


della porpora, ammessa a Spana, a quanto pare, solo per la veste
indossata in battaglia'. Una tradizione, risalente almeno a Crisippo, si
affretta a parlare di cacciata dci tintori da Spart;t 10; naturalmente per
il rapporto tra abbigliamento, artigianato e commercio si pone il
problema della produzione domestica, che in ogni caso non era affi-
data alle Spartane, le lmrotvat, ma alle schiave, perch sentita inde-
gna delle prime 11 , ma in generale ovvio che proprio l" austerit'
rallcmi la produzione c lo scambio dci beni di lusso. Legata d,, pitt
di un filo al mondo dell'abbigliamento, anche l'industria dei pro-
fumi, scLtore per il quale disponiamo di una notizia di Ateneo, non
a caso unita a quella sui tintori, sull'allontanamento da Spaata di to
t. p\>pa KlltllOKt:.u<iovta 12. La storia della produzione di mibt~l!oi

K"6v: ma coloro che rifimano le qualit di poca importallZil o che posseggono ma-
nifestameme sono chiamati scaltri smorfiosi e sono pi ripn)vevoli; talvolta anche [la
dissimulazionel manifestamente millanteria: ad esempio la veste degli Spanani. Infatti
sia l'el:cesso che il difetto troppo accentuato sono aspetti di millanteria (trad. di M.
Zanatta). Non c' dubbio che il filosofo parli qui dei laconizzanti e non degli Spar-
tani stessi.
'l hh.ll52 ambienta all'epoca di Ciro una storia nella quale gli Spanani accorrono
curiosi, allurno a Pythermos, ambasciatore di Focea, perch vestito di porpora:
presupposto della storia che a Sparla la cusa sia insolita (cf. anche n. 19). Platone
pruihisce la lavorazione della porpora nelle Leggi: VIII 847c; sulle vesti di porpora
e la 11ypb v. p. es. Democr. FGrH 267 P t. Da tutto ci e dalla possibilit di
distinguere fm o(>oiVIK"I<; c nup.pupl in Xen. Cyr. VIII 3,3 (dove la toiVu.:l comun-
que veste di pregio), si pu argomentare contro l'uso della porpora per tingere la
ojlmvuct portata in combauimento (sulla quale v. le fonti citate a p. 292, n. 68), come
f;, Cozzu1.1 I'JIII, l' (,5 sg. Sulla porpora in generale v. RIII!INIIlll.ll 1970.
1Chrysipp. SVF Ili, app. Il, fr.ll, p. 200 np. Ath. XV 686f-687a: AaKdallll)...
vwi TE lf,f).rtvuum r~ I:miptl) ... rui~ r rp1u lll: (llinruvm rl~ ri.pnvi~ovtu T!V Ulr
K"nJm ruiv i-pirnv. l.;1 porpora lnconica sarebln: divenula piuLLustu celebre in et el-
lenistio:n-rumana, come tinta per gli abiti: v. riferimenti essen7.ialiin Cuzzuu 1980,
p. 136, n. 13. Citera d'altra parte era rinomata per la produzione di porpora quanto
meno nel tardo l V sec. (ma naturalmente lo era gi stata molto prima, fin da quando
richiam i Fenici: cf. CllllTI.I\DGH 1979, pp. 122 sg., 183), d. Arist. fr.521 Rose, e
CowsTilHAM-1-tuxu;y 1972, p. 36 sg.
11 Xen. L11c. 1,3 sg., l'l. Leg. VII 805e-806a; cf. Plut. Mor. 241c-d. Il 'lavoro' de-
gno delle sp;ll'!mle quello di mettee al mondo guerrieri (cf. Xen. c Plm., luce. dtt.)
" Au.-rlilliiivwi n N;l').rtvuum ti\<; EnriiHIJ tuJ<; ni II(lll l(lltnn...-ruci~u\'Til 1l~
1\uto(llllipuvm m).uwv ... (sul forse sospcllo riferimento ai tintori cf. n. IO; la proi-
bizione dci profumi e della pnrpora ricnnlatn insieme anche da l'lut. Mor. 22Bb, cf.
pni Scn. QNrr/ IV IJ,'J). Sparta va rivclandn una cert;l vnrie11i e ricchezza di tccni-.
che c forme nella prmluz.ionc di balsa mari: in terracotta ai pi1 comuni esem1lari ver-:
nici;ui in ncm e sovradipimi si affiancano prmlotti decomri a figme nere etl anche
v;1si plastici (v. I'IISrJUU:Il 1982, p. 2% sgg. con bibl.); un notevole esemplare di
mJi/Jallus in bronzo, rlatarn dagli editori al protocorinzio medio e dedicato ad Elena
230 1.1\ NASCITA Dl\1. KOSMOS

purtroppo una delle pagine ancora da scrivere nella ricerca sulla cera-
mica laconica: ma naturale pensare qui al suo, apparentemente pre-
coce, inaridirsi. Le tradizioni sull'allontanamento da Sparta di XP\lCJo1v...
pyupo)v k'IXroJtto~t<XtOlV llUttoupyoi 13 , hanno un pendant preciso non
solo in norme contro il lusso femminile ('tcov ev AaKelniJ.IOVt yuvmKcv
k'OCJ~JO aljl~prrtat, oM Ko~tdv fl;eo'ttV, oul xpuoocpopE1v 14), ma anche
in un'effettiva, impressionante diminuzione delle oreficerie e degli
oggetti d'ornamento pitJ preziosi nei depositi di Artemis Orthia 15
Anche il nuovo ethos del banchetto pu aver determinato una netta
riduzione nella richiesta di molte produzioni 'di lusso', dal mobilio
da mensa ai profumi", e dunque trasformazioni profonde nel mon-
do dell'artigianato e del commercio.
Il rifiuto dei beni di lusso, che naturalmente incideva anche sul
livello sociale degli artigiani che continuavano a svolgere attivit
comunque indispensabili per la vita della citt, alimentava il disprez-
zo per le tchnai manuali, le operazioni commerciali, e per quanti le
esercitavano 17 Erodoto 18, di fronte alle rigide divisioni in caste del-

e.Menelao porta la pitl antica iscrizione laconica nota a tutt'oggi (CATI.ING-CAVA-


NAG~I 1975, p. 148 sgg.). '
u Plur. Lyc. 9,5, Mor. 228b.
14 1-Ieraclid. Lcrnb. Exc. Poi. 373,13 Dilts = Arist. 611,13 Rose.
15 Gli oggetti di abbigliamento ed ornamento personale, in oro, avorio ed osso,
sono stati trovati in genere sono lo strato di sabbia dovuto all'inondazione dell'Eu-
rora (DAWKINS 1929, passim) di poco anteriore alla met del VI sec. a.C. Per la
cronologia cf. BOARDMAN 1963, e p. 161, n. 3~.
16 V. per esempio le osservazioni di Blill'I'IIIAUMR 1982, p. 23 sg. sul rapporto
tra rifiuto dei profumi e vesti tradizionali spartane nel Socrate laconizz;mtc di Xcn.
Symp. 2,3. Sul rapporto con il banchetto v. p. 181, n. 23.
17 Sul prohlema delle trfciJIItli a Sparla v. recentemente Rllli.I(Y 1')7~, CAIITI.IUl-
Gf. 1976, nmrn 111\UMJ! l 976, BEilTIIII\IIMI! 1982, pp. ~ 1-0. In gcnemlc sul problema
della posizione dell'artigiano nella societ classica v. COAIU!I.I.I 1980. Non va comun-
que dimemicato che, probabilmente rcraggio d'un epoca arcaica, sull'acropoli il sa-
celio di Atena Ergane era associato a quello della divinit poliade, la Chall1ioikos, v.
Torelli in MusTI-TOlll'.l.l.l fla11sauia, ad Paus. 111 17,2-1, e che l'arre di Efcsto era
celebrata nelle decorazioni della Chall1ioilws opera di Gitiadas (Paus. 111 17,3), men-
tre la ceramica laconica raffigura l'ingresso del dio in Olimpo (STIIllll! 1972, nr. 190).
Un altro bronzista, Bathyldcs di Magnesia, manifesta nmevulc consapevolezza tlel
1rupriu ruulu >llltnrnpprcscutamlmi ud trnno di Amide (Ili l H,ll) c run i suni
anatiJmaltl (Ili 18,9, v. Torelli in Mus-n-'I'OIU!I.J.I l'a11sai/1, '"' loc. ed anche n l';~us.
111 18,13, 18,15, e 18,1(,): segni 'luesli anche dclh1 particolare situazione di arti 'uri-
li', che ben si accordano con c Jradiziuni sulla fortuna della scuola hrnnzistica
spartana.
11 Hdt. Il 167, per la proibizione della pratica dei mestieri per gli Spanani v. tra
l'altro anche Plut. Lyc. 4,7, con lsoc. Bm. 17 sg., Nic. Dam. FGr/1 ?O P I03z l.
Celebre nell'antichit una trovata di Agesilao per mostrare agli alleati che gli S1)artani
IL COMMIlCIO 231

l'Egitto, ricordava gli Sparrani, che avrebbero appreso da stramen


(oltre agli Egiziani, lo storico ricordava Sciti, Lidi, Persiani c Traci)
a non stimare mercanti ed artigiani~'. Senofontc descriveva cosl il loro
disLacco dalle attivit commcrciali 20:
Nelle altre ciu, infani, tutti pensano ati arricchirsi quanto pi .
possibile: vi chi fa il contadino, chi armatore di navi, chi pratica
il commercio, e chi vive di mestieri artigianali. A Sparta, invece
Licurgo proib agli uomini liberi di darsi a qualsiasi occupazione
lucrariva ....

La citt certo non era del tutto autosufficiente (metalli grezzi, ad


esempio, erano indispensabili alla macchina militare, e probabilmente

fornivano un buon numero di soldati: avrebbe fatto alzare tutti coloro che esercita-
vano un mestiere; gli alleati erano quasi tutti in piedi, ~egli Spanani nessuno (Piut.
Agcs. 26,6-9, Mor. 21Jf-214a, Polyaen. Strat. II 1,7).
19 Un altro brano di Erodoto (l 152 sg.), aprarentemente in contrasto con i testi
finora citati, va forse inteso nello stesso senso. l racconto contiene elementi estranei
ad una genuina tradizione locale (non pare possibile che a Sparta un'assemblea si
raccogliesse spontaneamente nel modo immaginato in l 152, grazie al gustoso espe-
diente adottato Ila J>ythermos) che denunciano almeno una rielaborazione. Ma vi
sono buoni motivi per ritenere che il racconto sia nato a Sparta. Agli inviati spartani
che minacciavano Ciro perch lasciasse stare i Greci d'Asia,, il re avrebbe nsposto
oK UE~aci KOl civlipa tOIOUtou, tolal ton Xlilflor; tv 11tan ti, n&t lino&&ntvor; tbv
au:Ut:yt~tevm 1ill~Aour; itVt\vter; Eana't!il!n (di non temere quegli uomini che hanno
un luogo fauo a pusta nel bel mezzo della ciuJler radunarsi ed ingannarsi a vicenda
sotto giuramento). Il luogo si contrappone i ealmente al dialogo tra Damarato e.
Smc alle Tcrmopili (VII 234), in cui un re di Persia, impressionato dall'eroismo degli
Spartani, si infnrma sul numero c sul valore dci Lacedcmoni. La storia dei messi
5partani a Ciro pu essere, se si vuole, giudicata pi o meno verosimile: ma essa
intende 1ruppo chiaramente stabilire un primato di S1larta come proteurice della
grecit ti' Asia, s~ocmulo i temi della propaganda di V sec. (si parla di yi\c; tilr; 'I!Ua-
lo), per non essere considerata sospetta ... E se poi la vittorta dei Greci, capeggia-
ti dagli Spartani, avrebbe mostrato infondate le sprezzanti parole di Ciro, perch non
considerare erroneo anche il suo giudizio sugli Spartani che sarebbero riusciti vinci-
tori sui Persiani fsi consideri che i Persiani, llfima della vittoria sui Lidi, inventori
della kapelefa, non conoscevano secondo Erodoto Olltl! appbv mitE liya9v oilliY (l
71,4).1? Non si voleva piuttosto rivendicare la 'diversit' degli Spartani, e suggerire che
proprio questa diversit fu causa tlclla viuoria? Nun riesco a credere che Ciro con-
sitlcmssc 11li Sp:ll'lani dci commercianti (cos CI.AUSS 1983, p. 27; sull'agor a Sparla
d. p. Jol{,, n. 206), ma neppure credo che il commento di Erodoto (Ciro scagli
queste parole contro tutti i Greci) si chiarisca dicendo che lo storico ha avvertito il
111111 sequitm Ira la tlomanda e la risposta, che si riferirebbe alla civilt greca e
ionica ... (ASIWIU 1988, atllot:). l>iuuosto dirci che lo storico imerrreta in maniera
piana, e non ceno filolacedemonc, il detto di Ciro, svuotandolo de valore che esso
aveva originariamente. '
20 /.tiC. 7,1-2.
232 I.A NASCITA DEL KOS.IIOS

anche all'accumulo privato): senza alcun dubbio per l'immagine di


Spa11a doveva opporsi a quella dell'Atene di V c IV sec. Quanto c'
di delizioso in Sicilia, Italia, Cipro, Egitto, Lidia, Ponto, Peloponneso
e altrove lo si trova presso gli Ateniesi.., scriveva il 'Vecchio Oli-
garca'21, che deprecava la mistione della lingua e della dfaita verifica-
casi ad Atene. Gli si voglia o no attribuire la Costituzione degli
Ateniesi 22 , Crizia senza dubbio aveva in mente quest~ opposizione
quando confrontava l'artigianato laconico con i prodotti di lusso di
varia provenienza21 La riflessione del 'tiranno' segna senza dubbio
una tappa importante nello sviluppo del t6pos della citt autarchica,
libera dai pericoli morali portati dal commercio, t6pos che ancora
echeggia in Plutarco 2\ in un passo che riassume i vari temi di una
tradizione risalente alla piena et classica:
... Licurgo mise al bando {btotelto ... !;EVYJaaiav) le tclmai inutili
e superflue. Ma anche se non si fosse provveduto a metterle al
bando, la maggior parte se ne sarebbero andate con la moneta
comune, non essendovi modo di vendcrne i prodotti. La moneta
di ferro non la si poteva portar via con s presso gli altri Greci,
e non aveva valore, derisa com'era, sicch non si era in grado di
acquistare nessttno dci prodotti stranieri, neppure delle cianfrusa-
glie, e nessun carico commerciale veniva sbarcnto nei porti, c non
mettevano piede in Laconia esperti di chiacchiere, n indovini va-
gabondi, n protettori ~i prostitute, n orafi e fabbricanti di monili
d'argento, poich non c'era moneta. Cos il lusso si estingueva da
s, privato un po' alla volta di quanto lo alirnemava c nutriva; c
quelli in possesso di molti beni non ne avevano alcun vantaggio,
non essendoci modo di mostrare in pubblico hl ricche~~a. che
rimaneva invece inerte e rinchiusa dentro le mura delle case. E
perci a Sparta venivano lavnnue in maniera superlativa le suppcl-

liPs. Xen. Atb. II 7 sg.


u Come ha riproposto recentemente CANI'OI\A l 979.
l> 88 13 34-35 D.-K., ap. Ath. Xl 483h, 48l>c, l'lut. l.yc: 9,7 (citalO qui di segui-
to). Cf. a prnpnsitn l.m>tJC 1976, 73 sg., e 'l'lmmsn'.ll'l' I%5-I'J74, Il p. 2J'J c sopra
p. 179 sg. Molto interessanti sono naturalmente in questo contesto tuui quei fnun-
menti che si riferiscono a mestieri ed a spccializza7.ioni del commercio al minuto 88
Il M, (,(,, (,7, loH, (,9, 70 Jl.-K. (tm i llllnli almeno t:li 't(IIUIUIICilAut, fr. M, trnv;ulll
parallelo negli lruitnt Sl>artani del fr. 31), che vengono riferiti us>mlmcnte c giusta-
memc alla Costit11zirme degli Atc11icsi (cf. anche gi p. es. Wti.AMOWITI. l H'H, l p.
176, n. 78 (da p. 175), che notava cnme gli argomenti delle varie lmliteft>i dovessero
spesso sovrapporsi; BOillli!S 1982, p. 208J.
li l.yc. 9,4-9. Sul rapporto Crizia-Piutarco in questo passo v. Wn.AMOWITZ 1893,
l p. 176, n. 78 (da p. 175). SuiKcilOulv v. Scrm1111.1m 1968, LA7.ZAI\INI 1973-I'J74, pp.
365-369, StARKI!S 1975, p. 128 sg., tav. Xlii c, KmsTI!N 1983, p. 391 e n. 50.
IL COMMHilCI 233

leuili d'uso comune c <JUcllc ncccss;wic, letti, seggi c tavole, etl il


ktitbon laccdcmonc cm p;\rticolannenlc apprezzato per le campa-
gne militari, come dice Crizia. ( ... ) E anche (li questo ha merito
il lcgisla10rc: distolti gli anigiani th\ll;\ prmluzionc di cose inutili,.
quelli mostravano la perizia della loro arte nelle cose necessarie.

Sparta, la citt della monera di ferro 25, la citt dalla vita austera,
dunque, per noi e per gli antichP', l'esempio tipico della societ
autarchica. Non vorremmo per fermarci sulla situazione spartana
d'et classica, n cercare di districare i motivi che in et classica ed
ellenistica, fino a Plutarco, si intrecciano nella riflessione filosofico-
politica sulla moneta di ferro 27 Tale riflessione raggiunge probabil-
mente il suo momento pi alto con le considerazioni di Platone sul
voptO~ICl ... tHK'I~IOV dello stato autarchico delle Leggi 28, e richiama
ora le esigenze di frenare la tesaurizzazione 29, ora quelle di bloccare
il commercio e l'artigianato di lusso30, o ancora.sottolinea il contra-

li L'inizio di una monetazione tradizionale (sulla quale GRUNAUF.R-VON HOER-


sctmi.MANN 1978) di III secolo.
26 Come nota Nl!NCI 197<f, p. 652 sg., Hdt. 111 56,2 (illtlltut6ttpor; AOyor; su

J>olicrate che pass;t agli Spartani monete di piombo coperte d'oro), a indicativo di
wme il momlu greco ;lllcrtn ai traffici considemsse glt Sp;trtani 1nivi di esperienze
moneta li.
11 Su queste lradi?.ioni, c sulla moneta tli ferro (c cuoio) v. MICI 11!1.1. 1952, l'P
298.\07, NI'NCI I'J71, Cozzou I'J71J, (lp. JH-10, ll5, l.mUIAIUlo 1979, ,,,,, 95-98;
l'tcAtlll 1')110, MusTI I'JHI, p. 80 sg., CitAWI'llllll 19116, llll 52-54. La problematica
sull'ori1;ine cicli;, monc1a (naturalmente di un certo rilievo in quesln contesto, visto
clu la <ILcisium di non t:oniarc n1nncta cnmum(IIC ;lhhilst;mz;t ;uuic;t) discuss;l in
1crmini a mio avviso ;Issai convincenti d;l MUS'I'I t98t, llp. 70-88, con bibl. essenzia-
_le cital;t a \), H5, n. 2H. Sul possesso della muncla a SllaWI (lrima della (lrtlibizionc
esplidt;l dc suo uso !l'lui. Lys. t7,t-<f (Ephor. fGr// 70 F 205, Theopomp. FGrH
tl5 F 332), Xen. Lt~c. 7,6, H,3, con Plut. Lys. 19,4] v. FINI.EY 1968, p. 150 sg.,
Cozwu 1979, pp. 40-<f9, CAWKWI!I.I. 1983, p. 395 sg., NoETIII.ICIIS 1987, (con una
raccolta dci casi di corruzione a Sparla) p. 165 sgg.: non vanno souavalutati (come
fannn snpnnlulto Cawl1wcll e Nocthlichs) gli impcra1ivi etici tradizionali, chc natu-
ralmellle si s;~r;umo lradutti in legge in un mnmcmo di particolare tensione, succes-
sivo mi E~nspnlami c culminato nel processo a Thon1x (Piu1. J.ys. 17,1 sgg., 19,<f, con
ci1a~.iune dci ~i~ ricnnl;ui fnunmellli di 'l'copompo cd Efnrn). Cnnnmque da esclu-
dcrc ehc Xcn. /.11c 7,(, f;~cci;J rifcrimelllo ad una prcccdcme legge che prevedeva una
punizione pit lieve, proh;~hilmcnle una multa (cos DAVIIl t981, p. 175 n. 12, ma
d. p. es. WAt.IIANK t957-I'J79, l p. 731). Sugli cffcui c;uastmfici del pusscssu 1li
clen;trn ('l'l' 1\"ic;l individu;~lc v. il gi~ rknrdatn episodio di Glaukos in Emdoto, p.
134, n. H!i.
lR Pl. J.eg. V 742a-b.
l' Xcn. /.a c. 7,5-6.
10 Plm. Lyc. 9,4 sgg.
234 I.A NASCITA DEl. KOSAIOS

sto tra l'economia 'licurghea' e le ambizioni egemoniche della cit-


t31. Non si sar trattato di impedire ... il formarsi di una classe
mercantile che potesse alterare l'assetto politico e sociale della citt 32,
quanto piuttosto di non creare uno strumento e veicolo di penetra-
zione, diffusione e sviluppo nella societ della polis a tutti i livelli, di
attivit, comportamenti e atteggiamenti che vengono qualificati, nega-
tivamente, come crematistici, illiberali, immorali, ingiusti e antisociali
(speculazione, avidit; accumulazione, tesaurizzazione, corruzione, fur-
to, sacrilegio, etc.) e visti anche in rapporto alla penetrazione e svi-
luppo nella polis di bisogni, forme di produzione e di scambio di
beni superAui 31; al tempo stesso si vuoi tra l'altro ostacolare l'acqui-
sizione di beni di lusso che a loro volta determinano distinzioni al-
l'interno del corpo civico c facilitano aggregazioni. sociali 'piramidali'
attorno ai nobili. Si tratta in ultima analisi di isolare la citt dai
rapporti con il mondo esterno - di qui la scelta di usare ferro dolce1\
a sottolineare il carattere convenzionale della moneta ed a frenarne
circolazione c tesaurizzazione.
A tali questioni va senza dubbio collegato il problema del com-
mer~io in Laconia. Meriterebbero di esserne chiarite - per quanto
possibile con attenzionealla diacronia - le modalit, anche concrete,
le strutture istituzionali, la portata e le funzioni economico-sociali: in
questa sede si cercher quamo meno di individuare i mercanti attivi
in Laconia, di localizzare i luoghi dello scambio, di determinare il
grado di controllo della collettivit su di esso. la ceramica laconica 35

li Pol)b. VI 49,8-9 (cf., ma senza menzione della moneta di fcrro,Thuc. 1141,3,


80,-1, ed Arist. Poi. Il 1271b 10-13). Lascio quida parte l\lllo il problema dell'uso a
Sparla di monete egineticbe (di piede, non necessariamente di como, cnrne mi sembra
a ragione vada ammesso almeno come possibilit, cf. BUilliLI.l BEltGI!SI! 1986, cbe
pensa in particolare all'uso di monctaz10ne arcade; la consuetudine spartana con
monete di questa unit ponderale sar comunque di origine pi antica), soprallullo
per il pagamento di truppe mercenarie.
n NENCI 1974, p. 656.
Jl LOMUARDO 1979, p. 97.
l 4 l's.PI. /:rx. o!OOa-b, Plut. l.yc. 9,3, l.ys. 17,4, Comf' Arist. Cat. 3,1, l'oli. IX
79. Altre funti sulla moneta .Ji fcrm spartana N"NCI I'J74, p. 6-17 sg., 1\tmm.u Umt<ll!.~l!
1986, r 603, n. 3.
l Sarebbe inutile ripercorrere qui la storia delle ricerche, dall'epoca dell'eresia
cirenaica agli scavi britannici, ed ai lavori di Droop, Lane c Shefton. A C.M. Stibbe
dobbiamo Ja JlUbbJicazionc di un corpus del materiale figuralo (Ja J>artc J>iI cospicua
del quale rappresentata dalle coppe, ma che COO!flremlc anche ltikai11ai, oi11ociJtiai,
hydriai, arjballoi e grandi piaui), al quale si arfianca orn uno studio sui crateri, che
raccoglie insieme alla produzione attribuibile ai 'piuori di VI sec.' ed alle loro ufficinc
Il. COMMEitCIO 235

a fornire le pi1 evidenti tracce di questo commercio. Ovviamente.


non la si pu utilizzare come segno del volume complessivo del
commercio spartano16 Essa solo un indicatore di traffici condotti
attraverso il Mediterraneo da mercanti che svolgevano la loro attivit
anche in Laconia17, e che dunque l potevano imbarcare prodotti
laconici: useremo perci l'espressione 'commercio laconico' in un
senso del tutto f!CUtro, senza che esso necessariamente implichi il
coinvolgimento di mercanti e di interessi economici, ed il trasporto
di altri prodotti spartani o laconici. Un momento essenziale della
ricerca costituito dall'esame statistico della produzione e della dif-
fusione del vasellame locale, produzione e diffusione che verranno
illustrate m ed iante grafici (figg. 1-13 ). La stessa tradizione letteraria,
comunque, offre pi:1 informazioni di quanto comunemente non si
creda sull'auivit di mercanti in Laconia, ed particolarmente pre-
ziosa per la storia dei rapporti tra Sparta e Samo, una citt partico-
larmente coinvolta nel commercio laconico18 ,
D'altro camo la ceramica laconica rappresenta uno degli aspetti
meglio noti di quell'artigianato arcaico di cui ho gi ricordato la
rilevanza - anche nel dibattito storiografico moderno - ai fini della
ricostruzione della storia spartana nell'epoca della 'rivoluzione', Si
considerer anche il significato storico di questa produzione, in par-

anche csempl:tri a decorazione geometrica c semplicemente verniciati in ncto (5'1'111111!


1989). Molte forme a vernice nera sono ancora mal note (da segnalare comunque, le
riccrl'hc di Stihhc sui k.imharoi (STIIIIII! 1978) c sugli sltimtJoi (S'I'IDIII! 1984). Un
elenco di l.ikt~Jai esportate in STII\111! 1972, p. Il, n. 2; imlicazinni per numerose altre
forme vascuhui si possono ora trovare in SCIIAUS 1985, pp. 15--18); C.M. Stibbe ha
comunque in cmso ricerche che promettono di colmare tale lacuna.
"' Non si aHronter perci il problema del V;llore della ceramica figurata, se essa
sia 1la considerare o meno un semplice saleable b:~llast, sul quale si accesa una
recente discussione (BOARDMA.N 1988, Gn.L 1988, BOA.RDMA.N 1988a). In generale
sui problemi di valutazione della testimonianza archeologica e dei ritrovamenti cera-
mici in particolare v. BDAIU>MAN 1980, spec. pp. 16-19.
11 Sui porti della Laconia v. in breve CA.RTI.l!UGE 1979, p. 181 sg., riferimenti

bibliografici ai singoli centri ivi, p. 325 sgg.


.>R In questo capitnlo proseguo le ricerche c l'ivctln i risultati raggiunti in uno
stu.liu (NAI'ISSI 198(,) che verteva llrincip;llmcntc sull:~ ceramica figurala c prendeva
gi~ in consideral.iunc i risultati degli studi condorti da Stibbe su un primo, limitato,
gruppo di crateri (STIIIIII! I'J86), e sui k,imbal'oi. Esso rappresenta una versione ita-
liana (rivista, ampliata, ed in qualche punto modificata) di un testo comfreso in
STIIIIII! 1989, pp. 68-88, nel quale valutata pit. nel dettaglio la diffusione de1 crateri.
Ringrazio qut C.M. Stibbe per avermi nffet'to l'oppm'tunitii c.li conoscere e di sciVirmi
dei risultati delle sue ricerche sui crateri quando esse erano ancora inedite, fornen-
domi gli elememi essenziali per la ricerca condona in quelle ed in queste pagine.
236 LA NASCITA DEl. KO.\'Af()S

ticolare in rapporto a quella storia della convivialit spartana tratteg-


giata nel capitolo precedente,

l. PRODUZIONE E DIFFUSIONE DELLA CERAMICA LACONICA: l'llOilLI!-


MI DI METODO E RISULTATI STATISTICI.

La produzione vascolare laconica si presta assai bene a ricerche


di questo tipo: essa uno strumento d'indagine privilegiato nell'am-
bito dell'artigianato spartano ed offre opportunit peculiari rispetto
ad altre fabbriche di ceramica arcaica (attica, corinzia, 'ioniche'). A
differenza per esempio di molte di queste ultime e di altre branche
dell'artigianato locale (per di pi presenti fuori della Laconia in maniera
meno massiccia), la sua attribuzione ad un preciso ambito di produ-
zione in genere sicura e le determinazioni cronologiche sono ab-
bastanza affidabili 39 La sua ridotta consistenza numerica la rende poi
facilmente dominabile (il che non si pu dire possibile per la produ-
zione attica o corinzia). Il c01pus preso qui in considerazione am-
monta infatti ad un totale di almeno 1126 esemplari~0 e costituisce

n Alcune critiche alla cronologia della ceramica figurata l>roposta da Stibbe sono
state avanzate da ISI.ER l 978, p. 55 (eccessiva estensione del a prima fase della pro-
duzione). Le conseguenze non sarebbero comunque panicolarmeme rilevanti per la
nostra ricerca, che considera il materiale all'interno d1 griglie cronologiche piuttosto
ampie (venticinquenni), cd in primo luogo interessata alla cronologia relativa. Si
pu fin d'ora dire che per gli anni finali del VII sec. ed i primi del VI, cui si
riferiscono le osscnazioni di lsler, non $i presentano, in sede di conclusioni storiche,
particolari problemi di raccordo tra dati 'archeologici' L'<l eventi datati nella trallizio-
ne leueraria.
co Tale c01p11s non ha ovviamente alcuna pretesa di completezza. Esso comprende:
k,imbaroi (editi in STIIIUE 1978), stdm11oi (STIIIIII! 1981), crateri c kr.eteriskoi lgli
esemplari di produzione laconica catalogati in STIIIDil 1989; si tenga conto poi che:
i due forerunners STIDIII! 1989, Al e A2, sono fuori dal periodo preso in consi-
dera2.ione; outside the catalogue sono talora riconlati crateri conosciuti solo attra-
verso vaghe notizie (/>. es. almeno tre, o svariati crateri) e dunque non datati,
donde l'incertezza de mio almeno l 1261, ceramica 'figurata' ecl altre coppe LSTIIIBE
1972, dal catalogo generale e da quello per gruppi di forme, relativo alle coppe, ivi,
Pll 15-18; a quegli esemplari ho aggiunto: 1)- frammento da Sibari (NSA 1%9,
Suppl. l, p. Joll sg.); 2)- coppa da l lalicis (l'urto Cheli) (Hcsl>crin XLV, 1976, p.
240 sgg.); 3)- frammcmi di due coppe da Caere (MNIR XXXVIII, 197lo, p. 7 sgg.);
4)- frammento dal Mcnelaion (AR 197(>-77, p. 41, fig. 49); 5)- frammento da Torre
S. Sabina (QMJ\.ll IX, 1976, p. 31, n. l 7, fig. l); 6)-. frammento da Roscllc (AA.VV.,
Rose/le. Gli scavi e la mostra,l'isa s.d., ma 1977, p. 61, n. l tav. X a); 7)- fmnunento
da Enserune (Juu.v 1983, p. 895 nr. 248, tav. B 93); 8)- frammenti di 8 coppe, di un
arjballos ed una ldkai11a da Samo (ls1.1m 1978, pp. 102 sg., 166 sg., nrr. 182, 183, 185,
669, 670, 671, ~72, 673.; 674, 675, tavv. 52, 74, 75; 9)- 6 cuppe decorate ed a vernice
Il. CUMMEIU..:IO 237

dunque un 'campione' relativamente affidabile da un punto di vista


statistico. Esso comprende l'intera classe della ceramica a figure nere,
i crateri, ed altre forme vascolari per le quali sono disponibili studi
sistematici che raccolgano il materiale su scala mediterranea. Almeno
per il momento non si tenuto conto di altre forme che, note solo
localmente, per lo pi perch edite in pubblicazioni relative a singoli
siti archeologici, avrebbero forse accentuato l'importanza di questi
stessi centri~.
Alcuni problemi sono posti dall'inevitabile casualit dei ritrova-
menti, dalla difficolt di valutare di centro in centro, oltre al numero
assoluto di cemmica laconica ritrovata, la sua proporzione rispetto al
totale delle importazioni di fabbriche contemporanee42 Le stesse ri-
dotte dimensioni del campione, poi, rendono talvolta precarie le basi
statistiche delle nostre riflessioni, e potrebbero far considerare ecces-
sivo il peso accordato a certi argumema ex silemio. Va d'altra pane
chiaramente detto che in ricerche del genere non si pu rinunciare in

nera da Corinto (SII!GEI. 1978, pp. 5962, nrr.30-34, llllNTZ 1982, p. 343, 03-116, tav.
38); l0)- frammenti di coppe da Egina (FEI.'I'I!N 1982, pp. 19-22, nrr.112-115, tav. 8);
Il)- coppa nella collezione Hirsdunann (1/irscbmmm Collertion, pp. 20, 94, nr. 7,
fig. p. 21); 12)- frammenti di coppe e ceramica figurata o decorata dal Santuario di
Demetra a Circnc (Sciii\US 1985, pp. 15-48); 13)- coppa da Tolfa (PuMrii.J l986a,
p. 107 sg., tav. Llll); 14)- frammenti di coppe o coppC< frammentarie (per un totale
di 17 csempl;ui), ed uno di t'biti/e mesdmrhnlos da Gravisca (Ccrnmicn lnco11icn , pp.
115-117, l:wv. I.VI-LXIII,2)J. Nei gmfic1 'lui riprmluui, ;lppront;ui per il mio con-
tributo in S'l'lODE 1989, non si tiene conto degli addenda a quel volume e p. es., fra
i materiali 'omogenei' a quelli abitualmente compresivi, dei frammenti di una coppa
,1;, Amnumtc, '1'111\l.t.t/\NN 1977, p. 81, nr. 184, 1av. XVIII, 9-10, c 1lci (rammenti ,H
12 coppe d;~ Naultratis o di provenienza genericamente egiziana (VI!NIT 1985, nrr. 4,
5, (,, 7, Il, 18, 19, 2(>, 27, 28, 29, 31). Con la lnro aggiunta il corpus ammoma a 1150
cxx.; li ho comunque tenuti presenti nella mia esposizione, ma in auesa della pros-
sima pubblicazione di un ulteriore volume della serie dedicata da Stibbe alla ceramica
lacomca a vernice nera, non parso opportuno provvedere ad un totale rifacimento
dei grafici stessi, che non avrebbe messo in luce novit significative (cf. n. 44). Non -
mi sono l>otuto servire di P. PEI./\G/\1'1'1 - C.M. Srmam, U11 {om1a poco conosciltta
di vt~so laconico: il cratere 11 campn11n, BA 52, 1988, pp. 13-26.
41 Per ~uesto motivo, ad esempio, non sono in esso compresi alcuni dei mate-
riali tarentim e1liti illSTIDDE 1975, pp. 27-46, o molti pezzi riconosciuti come laconici
nc~li scavi di Tocra (B0/\1\IlM/\N-HAYI!S 1966; Du/\RI>MAN-1-11\YES 1975), del san-
llmrio di Demetra e Persefone a Cirene (SCIIAUS 1985, pp. 15-48) o di Corinto
(SmGI!I. 1978). N stato sfmttato appieno l'elenco delle importazioni laconiche in
Etruria, importante Ira l'altro per gli nribnlloi c le anrore, di MAR'rllll.l 1979, pp. 49-
52. Sarebbe tuuavia mile tener conto, nei vari siti presi in esame, della presenza di .
forme insolite, un indizio di forti legami commerciali. ,
42 Una necessit sulla quale giustamente insisteva CooK 1959, specialmente pp.
118, 123.
238 I.A NASCITA Dl!l. KOSAIOS

partenza a far uso di tali argomenti. Si pu, e si deve solo tc::nere in


mente la loro maggiore o minore affidabilit in ragione della con-
sistenza del campione preso in esame41 . In effetti talvolta l'acquisi-
zione di nuovi dati (si pensi per esempio in primo luogo alla discre-
ta diffusione dei crateri e degli stamnoi ancora per qualche tempo
dopo la fine del VI sec.) impone la revisione di alcune vecchie
convinzioni. necessaria grande cautela: non improbabile che ulte-
riori ricerche su altre forme vascolari ci riservino ancora sorprese. In
ogni caso le notevoli congruenze tra le statistiche sul materiale figu-
rato e quelle sui crateri sembrano testimoniare la sostanziale affi-
dabilit del quadro generale e di almeno alcuni fenomeni pi macro-
scopici4~.
Non possibile poi tener conto di fenomeni di diffusione secon-
daria lungo vie marittime45 o terrestri: un commercio, potremmo quasi
dire, di kapeloi, che ai nostri fini costituisce tuttavia un modesto
fattore di disturbo, perlomeno fintantoch esso rimane confinato
all'interno di aree geografiche relativamente omogenee ai luoghi di
vendita primari. infine difficile cogliere l'ordine di grandezza cui
riferire i fenomeni osservati: certamente la storia della produzione e
della diffusione della ceramica laconica soggiace, oltre che agli avve-
nimenti storici di pi ampia portata ai quali si cerca qui di ancorarla,
ad altri fattori di rilevanza indubbia, ma difficilmente quantificabile.
Si pensi sopramltto alla concorrenza di altre fabbriche - in partico-
lare quelle aniche (il cui boom incide molto pesantemente sulle pos-
sibilit di smercio del vasellame laconico) -e poi ai problemi produt-
tivi interni delle botteghe. Per non dire che praticamente impossi-
bile stabilire l'incidenza rispettiva del mercato interno c di quello
esterno.
Nel valutare il volume complessivo della produzione ({igg. ltt,
JJa-b) non dobbiamo dimenticare il grosso punto interrogativo co-
stituito dai ritrovamenti in Laconia stessa 46 . Inoltre non va dimenti-

0 Sono perfettamente consapevole dei pericoli esistenti in questo genere di


ragionamenti (v. p. es. i richiami alla pn1denza di VAI.LE'I' 1981, p. 111).
u Oppure si consideri il caso di Naulmuis, molto significativo, vedremo, per il
problema qui trattato: la recente pubblicazione di ulteriore mawriale (VI!NI'I' 1985)
non ha ratto che confermare il panorama finora noto.
u Un caso probabilmente testimoniato dal composito carico rinvenuto a bordo
del 'relitto del Giglio', recentemente scoperto (sul quale v. JlouNU 1985)
46 Le 'scelte' degli editori incidono moltissimo sulle nostre conoscenze: tanto

per fare un esempio $i possono citare gli oltre duemila piedi di coppe laconiche di
cui si ha notizia da CIIIUSTOU 1%0, p. 229.
IL COMMERCIO 239

cato che la ricerca orientata sulla produzione di VI sec.: mentre sul-


l'andamento della produzione all'interno di questo secolo possiamo
considerare abbastanza affidabile il quadro attualmente disponibile, il
confronto tra la produzione di VII, di VI e di V sec. almeno per
il momento mal proponibile, se non forse per singole forme. assai
chiara la crescita della produzione nel corso della prima met del VI
sec. e il brusco calo al passaggio nella seconda met del secolo, che
sembra complessivamente una fase di continuo declino. Nel corpm
qui utilizzato tuttavia la proporzione numerica tra produzione figu-
rata c produzione a vernice nera per ovvi motivi sbilanciata in
favore della prima. Il suo precoce inaridirsi incide forse troppo pe-
santemente sulle statistiche; la produzione di crateri (che presenta
comunque anch'essa un notevole picco nel secondo quarto del seco-
lo) si mostra in effetti stabile tra il terzo e l'ultimo quarto del VI sec.,
anzi denuncia una certa ripresa proprio in quest'ultimo periodo. Que-
sto comunque non fa che evidenziare il grosso calo degli anni centrali
del secolo.
Per quel che concerne la produzione figurata, il grande sviluppo
dci primi cinquanta anni del secolo comporta probabilmente l'arrivo
di artigiani dall'csternov e d vita a splendide realizzazioni pittoriche,
che si concentrano soprattutto nel secondo quarto del secolo. Il gros-
so calo nel corso del terzo vcnticinqucnnio si acco.mpagna ad un
chiaro impoverimento formale, visibile nella corsivit dei prodotti e
nel progressivo abbandono di temi impegnativi. Esso si rinctte nella
riunione delle due botteghe~" individuate per la prima met del se-
colo, cd allora raccolte rispcnivamente attorno alle figure del Pittore
dci Borcadi c del Pittore Ji Naukratis, in una sola officina, capeggiata
dal Pittore della Caccia. Questa tradizione ceramografica, dopo qual-
che ultimo bagliore, sembra ormai esangue alla fine del VI sec. 49,
qualche anno prima del definitivo declino dei crateri.

v PoMI'II.I 198(,, pp. 66 (formazione corinzia del Pittore Ji Naukratis), 69, n. 18


(origine greco-orientale del Pittore dei Boreadi).
ii Su questi problemi v. Pmtl'll.l 1986, pp. 65-74. Un primo nucleo artigianale
sarebbe raccolto attorno al Pittore di Nauhatis, mentre nell'altra officina, con a capo
il Pittore Jci Uorcadi, lavorerebbero anche il pittore di Arkcsilas, il pittore dei Cavalieri
cd il pittore della Caccia. Questi ultimi due pittori proseguirebbero la loro attivit
nell'atelier, all'interno Jcl quale confluiscono anche 1 se~uaci del pittore di Nau-
lmuis. Anche l'opera dci pittori minori identificali da Suhbe si svolge, secondo F..
Pompili, in queste botteghe,
i? La storia della pittura ccramografica laconica nel V sec. resta peraltro ancora'
da scrivere. t~ ora nota anche una locale pruduzione a figure rosse (McPIIEE 1986).
240 LA NASCITA DEL KOSAIOS

Figure lt~-lb

Produzione
1000 ~50
tl4
too 400
800 150
h 700 h
r 100
600
250
IIOD
200
" 400
" 100 " 1:10

200 100
100 50
o o
dolili nondabll

Diffusione
!!
200 134
180
n "o
r 140 116
a
120 .<
100
: 80
x 60
40
20

A 8 c O E F o.H MHOPQRS

A Laconi dahll (6) Imi! fllh dahll () P Samo


0 Sanluar.t O" Slolllo
C " ApuKo
ptntlltnlol
R Taranlo
o. c~on~r. G " Etlllo J ,. Ool~o ~~~:11J: M 1111 S Toso t Hupolll
E Cfrena1!a H Elrurla K Ortoll N Mtn Onola T Allrt provtn.
F Colonlt tooot l O!!f ~~~f.~/: l Oroolurlenl. O " Mr Htro U Prvth. soonoso.

Analoghi fenomeni si osservano con i crateri, forse per un lega-


mc concrclo, a livello di rcaiL produuivc, tra le due serie di daLi
prese in esame. Tra i crateri (jgg. Ja-b) il progressivo sviluppo di un
livello 'alto' (rappresentato soprattutto dagli esemplari a figure nere
ed in generale dai crateri a volute), nel quale notevole l'impegno
dell'artigiano, sia nella sua qualit ,di pittore che in quella di cerami-
sta, si interrompe .'alfa met del VI sec.: altomo a quest'epoca cessa
Il. COMMERCIO 241

Figure 2a-2b

Diffusione

D ID 20 :a o 40 so 60 70 ID 110 100
~

Laoonla
~ Santuari panollonlol
Consumo locale Apulia
ed esportazione DII Campania o Lario
Clronaloa
100 Colonie foott
90 Etlllo
E!] Etr~rla
80
70
60
l:l1B o.:~~!f."tn"'':
Golfo Saronloo o Areoll4o
so Oroola
40 rnlJ Oroofa orlonhlo
liO
Dlllllalla
~ HafR&IIroola
20
D HarNoro
IO ~ Saono
o r.<:! Slollla
l/Ba Taranto
TuooNaapolls
(!1m Altro provonlonrt
~ Provonlonn uonuoluta
l!llloonsuono looalo llB!Diuporlulont

la produzione dei crateri figurati ed a volute, prosegue solo quella dei


pitl modesti crateri a staffa (e pure tra questi si interrompe la serie,
di una certa ricercatezza, dci crateri con orlo a doppio gradino) e,.
dalla fine del Vl sec., non si fa pi uso del bench minimo motivo
decorativo. C' da notare che proprio in quest'epoca, ed ancora al-
l'inizio del secolo successivo, i ceramisti laconici si mostrano tuttavia
capaci di opere di un certo tono, come i crateri di grandi dimensioni,
242 I.A NASCI1'A J)J!L KOSAIOS

Figure Ja-Jb

Crateri: produzione per classi


lraltrl a volli l
A R , . , . , .. . . . .

50 O vernio ntra
45 l crateri a shffa l
40 C "d~t!tsltpptd
n O " pstlldo-volult
15
IO E .. de;:rr:.l~J
2:1 F solo Ytrnlololl
t
6 ploooll
" 20
Il
15
IJllil 650-600 .c.
IO 600-575 .c.
5 l!lillll 575-550 c.
o m sso-5za .c.
c rz.a c.
" 8 D
o1assl
D
~ 500415
525-500

1111111 415-400
.c.
.c.

100
90
80 lorattrla volult l
70 nvur ntrt
B Vtrnlot nera
60 l ...........,. l
Il 50 lll"doubleslepptd nln'
40
liTi] pnudo-volult

IO
mm d:~rr:u~J
~ solo vornlololl
20 ~ ploooll
IO
o
650/600 600/575 515/550 550/525 525/500 500/475 475/400

o i begli sttimnoi di Gela e Lipari50 , .. Sembra insomma che il declino


sia stato pi grave nella tradizione pittorica (anzi, lo diremmo qua-
si irrimediabile) che in quella figulina. Vi verosimilmente un paral-
lelo tra questi fenomeni c quel tratto tipico che una benevola tradi-

50 Editi in STIIIIIJ! 1984.


IL COMMERCIO 243

Figure 4a-4b

La conia
50
45 (il Lacohl&
40 (Ili '"" l 16 dalaiO
h
. r 15 -+- ancfuntftte pro4uEioat
IO 9thtr&lt ( 1126 tKK.,
tl4 dahll)
25
K
20
K 15
IO
5
o
650/ 600/ 575/ 550/ 525/ 500/ 475/
600 515 550 525 500 475 400

Santuari panellenici
12
Em Sanl\lt,.l pantOtnlf
IO (28 '"" 26 4alall)
h
........- &hdomthlo produ&IORt
r e 9thor&lt (112' t>CK.,
"4 dala li)

"
K

500/ 475/
475 400

zione laconizzante riconosce all'artigianato spartano d'epoca classica,


il suo volgersi ad oggetti essenziali e funzionali. In questo quadro
pu essersi prodotto un certo scadere della posizione e della consi-
derazione sociale dell'artigiano. Si pu inoltre pensare ad una note-
vole riduzione del personale impegnato nelle botteghe dci vasai laco-
nici (peraltro di assai modesto peso nel quadro complessivo della
societ spartana anche nella prima met del VI sec., quando, come si
detto, sembra possibile inquadrare i pittori in due sole botteghe, e
244 Lll NIISCITII DJ!I. KOSMOS

Figure 5a-5b

Samo

100
90 ~ So.mo
80 (IU tKK,, 1:54 dltll)
n
70 -+- 1nd1menlo prodtldont
60 9tnenlt (t 126 exx.,
914 dai>IO
50

)( 40
)( iO
20
IO
o
550/ 500/ 475/
525 475 400

Egitto
20
18 [@ Eglllo
(Il txx., 25 dahll)
r "
14
12
- - ndamtnlo produdont
gtntralt (l 126 tiCIC.,
,.4 dlall)
IO
x a
K 6
4
2
o~m.~zm~
'575/ 525/ 5001 4751
550 500 475 400

comunque st nconosce un numero molto ridotto di 'mani' di mag-


gior rilievo 51 ).
La presenza di ceramica laconica in siti al di fuori della Laconia
e dei grandi santuari panellenici va a mio avviso considerata, in linea

sr Nella prima met del sectllo cinque pittori maggiori (l'ittori di Nauluatis, dei
Boreadi, di Arkesilas, della Caccia e dei Cavalieri) non rutti contemporanei (il Pittore
della Caccia sostanzialmente 'sostituisce' il l'iuore di Arkcsilas).
Il. COMMERCIO 245

Figure 6a-6b

Etruria

'o
[00 Elrvrla
50 (168 tKX,, 116 dahll)
n
r 40
-+- andiMtnlo produdont
9tfttrllt (1126 tXK.,
914 dahll)
IO
t
)(
)(
20

IO

o
650/ 600/ 575/ 550/ 5251 500/ 47~/
600 575 550 525 500 475 400

Campania e Lazio

"
14 ~ Camponlo t Lodo
(2t tKX., 21 dtlall)
12
-+- andamento produzlono
IO 91htrllt (1126 tX>C,,
914 dtlall)
8

"" '4
2
o (,.....;;..._jl:ao:al~
575/ 550/ 525/ 500/ 475/
550 525 500 475 400

;enerale, frulto di attivit mercantile. La diffusione segue un anda-


nento (fig. 2b) co"erente con i ritmi della produzione: si possono cos
iconoscere, a partire dalla fine del Vll secolo, un periodo di espan-
:ione, poi la crisi 'ed una sorta di tenuta fino alla fine del VI sec. I
:rateri restano sul mercato fin nel primo quarto del V sec., pi a
ungo dunque dei prodotti figurati, in virt probabilmente di una
oro maggiore resistenza alla concorrenza attica. Comunque dal se-
:ondo quarto del V sec. la presenza di prodotti laconici oltremare
246 I.A NASCITA DI!L KOSAIOS

Figure la-lb

Taranto
20
Il 1m Tannlo
16 34 txx.,n dlltl
h
r ~~ -+- hdamn pradutloht
12 9htrlt ( 112' eKM, 1
1114 dalll)
IO
M
8
x 6
~
2
o

Cirenaica
IO
70 1m Clrtn~loa
(168 tXM., 162 dhll)
h
'D -+- and1mento pradur.tont
r
50 9tntr>lt (112' txx.,
914 dhll)
~o

x IO
M
20
IO
o
'50/ 600/ 575/ 550/ 525/ 500/ 475/
600 575 550 525 500 H5 ~00

diviene sporadica, forse casuale. La porzione destin;Ha al consumo


interno viceversa relativamente ridotta nel corso del VI sec. Nel
corso del tempo si verificano tuttavia oscillazioni notevoli nelle arce
di diffusione.
Alla fine del Vl r sec. la ceramica laconica aveva cominciato ad
affermarsi al di fuori dci confini di un consumo eminentemente lo-
cale (per quanto segue v. il quadro sinouico delle Jigg. Jb-2a e per i
singoli centri le figg. 4a-.12a). Inizialmente la diffusione sembra orien-
tata sul mercato samio (/tg. 4a) ad Orieme, su Taranto (jig. la) e la
Il. COMMERCIO 247

Figure Ba-Bb

Sicilia

[illill Slollla
(l '4 tKK. 1 114 datolO
-+- olldamonlo pro.ru.lont
9111tr&lt (1126 '""
tl4 dtloll)

650/ 600/ 575/ 550/ 525/ 500/ 475/


600 575 550 525 500 475 400

Magna Grecia
5
4,5 Em!) Mgna or .. t_a
(22 '"" Il daloll)
n
r 3,5 -+- andamonlo prodllzloht
3 91htralt (1126 t>CK, 1
fl 4 datoli)
2,5
2
"
K 1,5
l
0,5
o
650/ 600/ 575/ 550/ 525/ 500/ 475/
600 575 550 525 500 475 400

Sicilia ({igg. 8a, 9a-b) in Occidcnte52 Altre presenze significative, ma


numericamente pi ridotte, in Etruria (fig. 6a), in area greco-01iemale
(j'ig. l la), a Naukratis (jg. 5b) cd in Cirenaica (fig. 7b)51 La fase di

~~Sulle csponaziuni in Sicilia v. nra P. I'EI.A!t\'1'1'1, lhiA !\4, 1989, pp. 1-62
un'imprcssimmnlc rac1:nh01 di nHucriali, di cui non ho ponno tener como, essendo
qucstu lavum ormai in stampa.
5' Sulle importazioni laconiche in Etruria v. anche il materiale raccolto tfa
MAI\'1'1!1.1.1 l 97'), pp. 49-52. A Ci rene essa giunge poco tempo dopo la fondazione
248 LA NASCITA DEL JWSMOS

Figure 9a-9b

Sicilia: colonie greche ed aree indigene


h 80
'o 18
16
r 70
60 ~ 14
so 12
40 IO
Il 30
Il 20
IO
o
,...,.,
ltnlt artt provtnltnr:a
Indigeno lnotrll
provtnltnu
.datali El nondatll

Sicilia: colonie greche

. 251
11
20
15

ID LLl .datali
8 non dotali

Il: - Cohnla
A,rl,totocam,.lna - .1
Dola
-.-

lmtra
ltonllnl
111

Lipari
Hegara
lbtn
.Il
Stllnunlt
l
Slrun

ID
n
r
'
l
7
1111111 650-600


600-515
575-550
'
5
m 550-525
!ii! 525-500
4
Il 3 ~ 500-475
Il 2 475-400
l
o._-.._...,.-":--...._....JI!.__.......,..,....._....._=-+-.-a'411111LJ.-""---

crescita (primo e secondo quarto del VI sec.) sembra mettere a frutto


pi intensi rapporti con il Mediterraneo orientale, soprattutto lungo
la 'rotta' Sparta- Samo- Naukmtis- Circnc (/igg. 5tt-b, 7b), cd una
maggiore attivit in Etruria (ed in particolar modo a Cacrc51 ) c nel-

della citt: vi stato rinvenuto un pez2.0 del Laronian I (STUCC:III l 965, p. 37 sg.,
tav. X.2).
s Ma per l'Etruria, oltre all'incognita pmdotta 1lagli esemplari finiti nelle colle-
Il. COMMHilCIO 249

Figure JO.r-IOb

Apulia

' EmJ Apuli


(14 '"" Il dohiO
7
r 6 -+- andallltftlo produzloftt
, ....... (1126 '""
5 "4 dahiO
4
M 3
M
2

Golfo di Corinto e isole Ioniche


7
00) o. Cor.,lo t 11. lonloht
(21 tXIC., l 5 dthl0
" 5 -+- oodtlllthlt pro4ulloht
ttfttralt (l 126 tiCIC.,
"4 dohll)
3
l<
l< 2

500/ 475/
HS 400

l'area campano-laziale (figg. 6a-b). Si contrae invece lo spazio oc-


cupato dalla Sicilia (fig. Ba), e, soprattutto nel secondo venticinquen-
nio del secolo, anche da Taranto (fig. la). In quest'ultima fase la
diffusione raggiunge il suo apice, toccando anche il mar Nero e Ci-

zioni Campana c Castellani, la vcnticinquina c.li esemplari rinvenuti a Gravisca, al


momento privi di collocazione cmnologica, potrebbero rendere a Tarquinia un posto
pitt significativo.
250 J.A NASCITA Jll!l. KOSAIOS

Figure 11a-11b

Grecia orientale

' Eill!
Orto! orltnll
(21 '"" "41111)
r 6 -+- andtmento produz.lont
ttntralt (l 126 '""
914 datili)

: l
2
l
o
600/ 575/ 5501 525/ 500/ 415/
575 550 525 500 475 400

Golfo Saronico e Argolide

i:m O. Saronlco t Argo1tdt


l (2 l fKK., 12 d h li)
-.- ndmtnlo produrlont
r 4
9thtrllt (1126 tKX.,
914 dolo li)
l

: 2

o
575/ 550/ 525/ 500/ 475/
550 525 500 475 400

pro, facendosi pau cospicua in tutta la Grecia orientale, Naukratis


compresa, e raggiungendo Massalia cd i suoi empori in Occidente
(jg. lltt ).
Il periodo della crisi (terzo quarto del secolo) vede il tramonto
della presenza laconica in gran parte del Mediterraneo orientale: gran-
de calo a Samo, scomparsa a Naukratis (jgg. 5a-b). In Cirenaica (fig.
7b), viceversa, la presenza si fa ancora J?i cospicua: Cirene continue-
r a rappresentare ul'lo.'sbocco sicuro per le officine laconiche fino al-
Il. COMMI!I\CIO 251

Figure 12a-12b

Colonie focee

8
7 mii] Colonie loott
( 12 IKK,, 8 dtllll)
n 6 ....,.._ ltulamthto produdaht
r
5 ttntr llt ( 1126 IKK,,
"4 dotatO

K il
K 2

650/ 600/ 575/ 550/ 525/ 500/ 475/


600 575 550 525 500 475 400

Botteghe pittori a figure nere: diffusione


60
A L.aeonla 1 oot~~~~:m:
50
B sa;:~:r.!nlot J PrtDII arltntllt
n K 111111
r 40 C c~"f:~~ L Httnl Oroolt
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l'inizio del V sec.~ 5 Una aliquota modesta giunge ancora in altri


centri greco-orientali (fig. lltt). l mercanti che frequentano la Laco-
nia sono ora pitt presenti in Occidente~', e in particolare in Etruria
55 A 'l'ocra la ceramica laconica copriva il 7% della ceramica arcaica rinvenuta,
a Cirene si limita al3-4%, una quota comunque ragguardevole, ed testimoniata una
gran variet di forme (v. SCIIAUS 1985, p. 15).
56 t>er questo periodo si tengano presenti anche il buon numero di esemplari di
provenienza italiana non ulteriormente specificabile.
252 LA NASCITA Dl!l. KOSMOS

Figure /Ja-/Jb

Crateri: produzione
125
tti,B

t OD
n

'75


x 50
x

25

4,'75
o
650 625 600 575 550 525 500 475 450 425 400

Botteghe dei pittori a figure nere:


140
produzione

n
r 11!!1 bolltvht do l plltorl
.a n,W'.. ntrt
m oorpus ur. luonloa

x

"

475

(fig. 6a); pitl ridotta a Taranto (fig. la), la ripresa assai notevole in
Sicilia (fig. Ba), che affianca e supera l'Etruria come mercato princi-
pale per i crateri: riflesso di questo orientamento occidentale, ora e
nel venticinquennio successivo, sono i pochi ritrovamenti nel golfo di
Corinto (fig. 10b)57 ,

s7 Per le esportazioni di ceramica laconica a Corinto v. comunque SII!GI!L 1978,


pp. 37-63, e BllNT7. 1982, pp. 123-5 c Il Q-12 (imitazioni): nel complesso predomi-
nano materiali di seconda met del VI sec.
IL COMMI!IlCIO 253

Nella fase finale dell'esportazione (ultimo quarto del VI, imzto


del V sec.) la ceramica laconica non giunge pi in Etruria (essa sul
Tirreno non sembra spingersi oltre Velia) ed diretta tutta verso
l'Italia Meridionale c soprattutto verso la Sicilia (jg. Ba); il peso scar-
so, ma non irrilevante, di Taranto (/ig. la) va forse in pa~t com-
pensato dalla notevole presenza in Apulia (jg. JOa) (se i centri in-
digeni ricevono i crateri laconici anche attraverso la colonia di Spar-
ta58), n trascurabile il numero dei rinvenimenti in Magna Grecia
(jg. Bb). Fino all'ultimo la Cirenaica (jg. lb) compare nella mappa
dei ritrovamenti con una quota di tutto rilievo, mentre forse non
priva di significato la presenza esigua, ma piuttosto costante per tut-
to il VI sec., della ceramica laconica sulle rive del golfo Saronico
(fig. 11 b).

2. SAMI ED ALTRI MERCANTI. IL COMMERCIO ,IN LACONIA.

In generale il grande sviluppo dell'artigianato laconico nei decen-


ni tra la fine del VII e la met del VI sec. (penso qui agli avori, agli
ossi, alle figurette in piombo, alle varie specializzazioni della produ-
zione coroplastica ed alla bronzistica) riflette la domanda di una clien-
tela relativamente larga, il nuovo dfimos oplitico cui la ridistribuzio-
ne delle terre messeniche aveva offerto sicura base conomica. L'al-
largamento della societ aristocratica favorisce consumi dettati anche
da esigenze di reciprocit (p. es. scambio di doni tra i partecipanti al-
l'andreion, secondo un codice tradizionale di prestazioni che non
pu essere disatteso59} ed in generale di prestigio. Pi specificamente,
almeno all'inizio ad assicurare la fortuna della forma del cratere in
particolare la diffusione in questo nuovo ceto di una diaita di tradi-
zione aristocratica culminante nel pasto in comune60 Ma al tempo
stesso questa produzione si articola su vari livelli di impegno, talora
assai elevati anche per la complessit del messaggio iconografico. La
committenza qualche volta molto esigente: oltre alla serie dei pro-
dotti ceramici richiede anche grandi vasi in bronzo (proprio alla fab-
bricazione in Laconia di notevoli crateri in metallo61 si collega la de-

51 Sui rapporti diretti tra Messapia e mondo greco v. D'ANDRIA 1981, pp. 287- '
297 c ll01'1'1Nt 1986, pp. 212-221, con bibl. .
59 Cf. il caso esaminato a pp. 206-218, c si ricordino i paralleli cretesi cui si fa

riferimento a p. 194, n. 71. . 1.


t.o Sulle origini della forma nel Vli sec. v. STIRDI! 1989, p. 22 sg.
~ 1 Ancora di difficile identificazione: v. comunque STUIIIE 1989, pp. 59-69.
254 J.A NASCITA lll!l. 1\0SAIO.\'

nominazione di K'patiP aK'o>VtK'6, assunta probabilmente dal cratere


a volute, e forse dal cratere 'a staffa'?1' 2). Ecco dunque un altro segno
delle stratificazioni sociali esistenti.
Sempre per quanto riguarda l'uso del vasellame da mensa, va
notata una possibile innovazione nell'uso locale, costituita dall'affer-
marsi della coppa61 . Essa viene ad affiancarsi, sia pure restando in
proporzioni, a quanto sembra, numericamente ridotte'\ a forme
tradizionali e locali, quali la Mkaina 1'5 Rimarr poi in voga anche
dopo la met del secolo, perfettamente 'legale'lo6, Qualcosa di analo-
go accadde con la klfne: pure la posa distesa, diffusasi almeno gi
nell'epoca di Alcmane, si conservata nel pbidfticm di epoca classica.
La richiesta di beni di lusso dovette certo richiamare un numero
sempre maggiore di mercanti sul suolo della Laconia. Le botteghe
ceramiche gi esistemi o i ceramisti che vi vennero a lavorare bene-
ficiarono cos di una congiuntura favorevole sia per l'ampliarsi della
domanda interna che per la crescente possibilit di vendere i propri
manufatti ad intermediari che potevano poi offrirli nei porti del Me-
diterraneo67. Fu cos che una delle due botteghe attive nella prima
met del secolo si specializz nella produzione di coppe e si orient
completamente sul mer<;ato estero.
Soprattutto nella prima met del VI sec., Sparta sembra d'altro
canto inserita in un grande circuito di scambi che unisce l'Etruria, la
Grecia, la Lidia e I'Egitto68, coinvolgendo e legando in vario modo le
aristocrazie ed i potentati di gran parte del Mediterraneo: ragione

61Sulla quale v. gi RUMI'I' 1957 cd ora STmrm 1989, pp. 17 sg., 21 sg.
61LANE 1933-1934, p. 116, segnalava la novit della forma, con esemplari che
egli auribuiva al Laconian l e che corrisfondono al Formgm/'l'e l di STUIIII! 1972,
databili ora tra la fine del VII e l'inizio dc VI sec. a.C., c pi1 o meno contemporanei
alle coppe del Formgmppe Il, di pi chiara matrice greco-orientale.
61 Cf. n. 67. Peraltro ci sfuggono completamente eventuali specializzazioni nell'uso

di queste forme per bere.


's Menzionata nella letteratura da Ath. Xl 4R4f c Ar. fr. 225 Kassci-Austin, in
che rapporto con il KIOOillV caro ai laconizzami?
66 Tanto che a quest'epoca ci si serve di coppe per esprimere l'adesione ai
nomoi della citt, raffigurando nei tondi il volto di 1111 adulto con il labbro superiore
rasarn (cf. p. 121, n. 90).
" Die 'J'ii(lfer uml Vasenmalcr arhcireren ... fiir dcn Export: es ist cine tlcr
mcrl1wiirdigstcn Erfahrungen, dic man in Spana durch das Suulium der Funnen an
Ort unJ S1cllc machcn ltann, dal! don so weni~ Schalcn mlcr Schalcnfra~mente un-
ter dcn KeramikfunJen vertretcn siml (5'1'111111! 1972, p. Il; su t(UCSIO tema cf. gi
VAI.I.f.T-VII.I.ARU 1%3, p. 209); di fatto la houega raccolta atturno al pittore dci
Umcadi pare fnsse spctinli7.?.ata nclb produzione dl'llc coppe.
~~V. in proposiw ToREI.r.r 1982, poi Mururrrr 19114, p. .114, c Toi\EI.I.I R.rvt:llo.
Il. COMMI:IlCIO 255

non ultima di questa 'internazionalit' di Sparla il prestigio indubbio


di cui essa gode anche presso le corti pitl ricche e potenti (donde gli
scambi di doni con Amasi e Creso, e l'alleanza con quest'ultimo6').
Un prestigio che spiega in parte anche la fortuna di certi prodotti,
prima fra tutti quella del Kpatitp aiCOOVLK6, pi 'resistente' al.la con-
correnza attica proprio in quanto a caratteristiche formali non sem-
pre eccezionali univa comunque il fascino della sua stessa origine
spartana. Una sorta di preludio al 'miraggio spartano' che tutti cono-
sciamo, privo delle pii1 tarde implicazioni prevalentemente politiche
ed etiche70 , trov forse alimenLo nella straordinaria dimostrazione di
forza daLa dall'aristocrazia che seppe schiacciare la vicina Messenia c
che otteneva il successo in tutte le guerre 71
Responsabili della diffusione della ceramica laconica sono stati
ritenuti di volta in volta mercanti tarcntini, corinzii, cirenei, sami,
cnidi, pericci72; C.M. Stibbe pensa anche a vasai itineranti, che avreb-

. l h h. l (,9,3 -70, l Il of7.


10 Non a caso la 's1>art;mit' viene colta in tlll arredo c.lella convivialit simpo-

siale, 'altra' rispeuo al p~eitlftitm classico. Che poi il~~:put~p AaK!IIYIKO; abbia conser-
vato un certo richiamo ;mche dopo la trasformazione della societ spartana non deve
stupire troppo.
71 lldt. l (,5,1. .
11 Per 1.1\N!; 19JJ-I'JJI, p. 179, relationship bctwcen hcr (Samos) anr.l Sputa ...

cannot be explaincc.l on purely commerciai gruunds ... The true basis of the conncc-
tiou was prnh;1hly tu be fouml in thc adminuinu which thc S;unian aristocracy fclt
for thc Spartan poliwfa. Taranto avrebbe irwccc funto da canale di diffusione in
occidente per lo stesso Lane (ibitl., p. 186) c DUNDABIN 1948, p. 91, che a p. 248
alludeva ai Corinzi su h;rsi che nggi non mi scmhrano J>ir significative; tutt;l\'ia
80AIU>Mi\N I'J80, p. 192, parla di mcdiawri corinzi in Sicilia. Rotmllt:K 1950, p. 242,
n. 72, pensava che la ceramica laconica giungesse a Naukratis via Cirene: comunque
le iscrrzioni d;l lui portate a sostegno della pruJ>rin tesi non sono circnaiche (cf.
SCIIAUS 1978, p. 237, e Sclli\US 1985, p. 101, n. 85). Lo stesso Roebuck (ROEBUCK
1959, p. 82 sg.) spiegava le esportazioni laconiche a Samo sulla base dei rapporti
politici tm le c.luc citt: Sparta commerciava c.lircuamente con Samo, senza la media-
zione di Corintu: i mercanti laconici attivi a Samo sono definiti in modo forse un po'
elusivo tlu: tnulcrs of a puwerful state whosc politica! frienc.lship was an asset to
Samos (Spartiati o pericci?), mentre ai Sami Roebuck attribuiva l'esportazione di
ceramica laconica negli altri c:cntri ionid. Il ruolo dci Sami stato poi Sllltolincato da
noardm;ut (gi Uoi\ltll/\11\N 19M, p. H 1). jEI'I'ImY 1976, p. 217, scrive Samo pu
essere statu uno (se non l'unico) canale auravcrso il quale proc.loui c.li lusso c.leii'E,eo,
orientale, c della l.itli;l cmno 1:iunti in L.acunia-. Ai Focci, ma soprattutto ai Samr, fa
riferimento jniiANNOWSK v l 975, pp. 18-20, c tra gli Ioni ai Sa mi in particolare
Mi\lt'I'HI.I I'J7'J, p. <18 sg. Ai perieci pensava forse in un primo tempo CoOK 1959
specialmente pp. 117, 123, ma ora sembra decisamente escluderli (CooK 1979, p.
151), wmc fa csplicitamclllc Hnll.liY 1977, p. IJC.. FITZIIAIUIIN<m 1980, pp. 35, 158,
pensa a Corinzi c Snmi cd piuttosto catrto sulla possibilit di tlll traffico diretto fm
258 I.A NASCITA IWI. 1\0S.UilS

Erodoto nar;a altrove piLr diffusamente l'episodio del cratere81 : al


momento di stringere alleanza con il re di Lidia, gli Spartani invia-
vano uno splendido dono a Creso, un enorme cratere di bronz.o, di
trecento anfore. Ma il cratere non giunse mai a Sardi: o perch sottralto
dai Sami, come dicevano i Lacedemoni, o perch acquistato da pri-
vati Sami, come sostenevano questi ultimi, certamente si trovava al-
lo Heraion, dove molto probabilmente fu visto da Erodoto.
Sempre da Emdoto si ricavano queste ahre notizie concernenti
il nostro tema: nei primissimi anni del regno di Cleomenc (ca. 520
a.C.'l), Mear1drio, successore di Policrate, in cerca d'aiuto 1~er rientra-
re nell'isola, si rivolge inutilmente a Sparta81 ; durante la' sua perma-
nenza a Sparta, poi, Erodoto conobbe Archias e la sua famiglia, lega-
ta a Samo, al dire dello Spartano, dal ricordo degli onori che i Sami
stessi avevano tributato al nonno di Archias, caduto valorosamente
durante l'assedioss.
Nel contributo gi ricordato86 P.Cartledge esamina la tradizione
letteraria e la documentazione archeologica sui rapporti tra le due
citt, e ne conclude che esse erano unite da una special relation-
ship. Tali 'rapporti particolari' erano fondati sulle relazioni (eredi-
tarie) tra aristocratici al, potere nelle due citt, ed inducono a com-
portamenti reciproci non sempre spiegabili sulla base di interessi
pragmatici. In particolare Cartledge sottolinea le ragioni di recipro-
cit per le quali nel 525 a.C. gli Spartani accolsero la richiesta di
alcuni ribelli Santi e attai.:camno Pnlicrate, con un impegno maritti-
mo insolito per loro.
Cartledge rivaluta cio la tesi dei Sami in Erodoto: gli Spartani
li avevano aiutati per contraccambiare un favore ricevuto durante le
guerre mcsscniche. Al tempo stesso respinge cos le spiegaz.ioni pi
correnti: l'attacco non sarebbe dovuto al prcgiudizialc aueggiamento
antitirannico di Sparta, n lo si dovrebbe collegare ad una sua (pre-
sunta) politica antipersiana, o ad un tentativo di ristabilire rapporti
commerciali 87 Egli ammette l'esislenza di un 'canale commerciale' tra
le due citt, testimoniato principalmente dalla notevole concentrazio-

11 1-!ch. l 70.
11 1'er la datazione d. Mu.um 1971, p. 35, c Mrrcum.L 1975, p. 8(,,
11 Hch, 111 l-18.
as Hdt. 111 54 sg. La tomba eli Archias ricordata anche da l'lut. Mor. 860d.
l& CAI\'rLI!IlOE 1982.
11 CAil'l'l.l!mm 1982, p. 25(>-258, con hihl., pi rcccntcmcntc v. BlmNIIAI!Il'l'
1987, p. 262 sg.
Il. COMMI\1\CIO 259

ne di ceramica laconica a Samo, ma non vede nessi particolarmente


streui tra questo 'canale' cd i 'rapporti fra aristocratici' da lui indi-
viduati su altra base.
In un altro contributo Cardcdgc ha chiarito alcuni presupposti
implkiti nel precedente lavoro su Sparta e Samo88 Egli riesamina qui
in una prospettiva decisamente primitivista ed 'hasebroeckiana' alcu-
ni Lra i pii:1 recenti lavori sul commercio greco arcaico, principalmen-
te quelli di B. Bravo8? e di A. Melc90 Le interpretazioni di Bravoe
Mele, il parere dello storico inglese, esagerano l'importanza del
commercio greco arcaico sopravvalutandone gli effetti nella struttu-
ra sociale delle poleis arcaiche: l'attivit dci nobili, sulla quale ha
particolarmente insistito Mele, attivit acquisitiva, procura beni da
conservare e tesaurizzare, e va distinta, secondo Cartledge, dalla ve-
ra c propria pratica commerciale. Sicch la politica estera delle poleis
greche non era generalmente determinata da interessi commerciali: le
motivazioni che la guidano sono difficili da riwstruire e spesso 'di-
verse' da quelle moderne.
. Molte delle affermazioni di Cattledge sono da condividere, ma,
per quanto riguarda il commercio arcaico, credo che le sue critiche
ai 'modelli' di Mele non siano del tutto persuasive, non foss'altro per
la notevole duttilit e costruttivit della teoria elaborata dallo storico
italiano ai fini della comprensione dello sviluppo della societ greca
arcaica. Alle ipotesi di Mele si possono anche affiancare le conside-
razioni di S. Htimphrcys sull'auivit marinara di nobili ed hetairoi,
attivit nella quale scambio di doni, pirateria, servizio militare agli
ordini di un capo straniero costitu.iscono altrettante possibilit di ar-
ricchimento91. E, per quanto siano ancora da precisare i rapporti e le
coincidenze fra questo genere di pratiche ed un commercio gestito da
ceti dipendenti, o addirittura da mercanti autonomi, sembra ragione-
vole ammetterne l'esistenza, soprattutto per l'epoca pi arcaica, fra
l'VIII ed il VII secolo92
Per quanto riguarda i rapporti fra nobili sami e spartani, ed il lo-
ro significato generale, non si possono che ripetere le parole di Car-

11 CAilTI.WGii 1983, p. 14 sg.


"DilAVO 197~, Dtv.vo 1977.
"'Mm.l! 1979.
"1-IUMI'IIIU!YS ,1979, PP 327-334. . . . . .
"Sul commercio arcaico, e sulla parteciJiaziOne atuva llc1 nob1h, v. recentemen-
te 1111chc Jli!W 1984 (conbibliografia essenziale), c poi la discussione (ra BRAVO 1984
e MI!LI! 1'.186.
256 LA NASCITA DEL KOSMOS

bero prodotto sul posto la merce richiesta dai loro clicnti73 Il feno-
meno sicuramente complesso e non pu certo essere spiegato fa-
cendo il nome dei mercanti di una sola citt: con le considerazioni e
le ipotesi che seguono intendo solo proporre un quadro provvisorio
il pi possibile adeguato alle nostre attuali conoscenze, individuando
gli elementi che sembrano emergere pi nettamente sullo sfondo di
quel quadro di philfai cui prima accennavo.
Sembra difficile negare ai Sami una funzione di rilievo nello smer-
cio dei prodotti laconici tra la fine del VII c la met del VI sec. Sa-
mo si distingue per la precocit delle importazioni, per la gran quan-
tit di ceramica figurata e per l'eccellente qualit dei crateri rinve-
nutivi74. La questione dci rapporti spartano-sami stata di recen-
te trattata da P. Cartledge75; sua tesi di fondo, ampiamente condivi-
sa da chi scrive, che a fondamento delle buone relazioni tra Sparta
e Samo fossero rapporti interpersonali tra aristocratici, abbastanza
b~n documentati nella tradizione letteraria, epigrafica cd archeolo-
gica.
Prescindendo per il momento da quest'ultime, la nostra fonte
principale per i rapporti tra Sparta e Samo in et arcaica senz'altro
Erodoto, soprattutto. con i /6goi sami del terzo libro 7('.
Il primo di questi l6goi 77 si occupa essenzialmente della spedi-
zione spartana contro il tiranno Policratc. Amasi - al dire di Erodoto
- aveva rotto la sua amicizia con Policrate, ed il tiranno era passato
all'alleanza con Cambise, proprio all'epoca in cui (525 a.C.) questi
organizzava la sua spedizione contro l'Egitto. Policrate gli invi a
sostegno una flotta, composta dagli elementi a lui pi sospetti, ma gli
equipaggi si ammutinarono, lornarono a Samo, e solo con difficolt

Sparla e Taranto e fra Spa11a e Cirene. Il nome degli Cnidi stato fatto, accanto a
quello dei Sami, da lJ' ANI>RIA 1976, p. 23 sg. e BornNI 1986, p. 220. l marchi
graffiti o dipinti esaminati da jOilNSl'ON 1979, p. 235 (cf. anche JoiiNmJN 1975, p.
148 s~., n. 7), non sono particolarmente indicativi.
, Gil STIDDE 1972, p. 12, n. 2, con richiamo a Hlicher cd Hasebroek, e forse
con un punta eccessiva di primitivismo, ed ora STIDDE 1984, pp. 7-10, c STIDIII! 1984a.
71 Nella dis1rihuzionc tlci crateri 'per classi' l'unica anomalia di un certo rilievo
costituita dalla gran quantit di crateri a vulute, multo spesso figurati, rinvenuti n
Samo.
7' CAR1UI>GE 1982, pp. 243-65.
76 Hdt. III 39-60, 120-5, IJ9-Jol9. Su di essi v. IMMIH\WI\1111. 19~7, Coiii!T 1971,
pp. 159-169, Mn'CIIEI.I. 1975, TOI.I.E-KASTI!Nili!IN 1976. In generale su Samo v. ora
SIIIPI.F..Y 1987.
77 l-ldt. 111 39-60.
IL COMMERCIO 257

Policrate riusc a respingere i ribelli 78 Questi si rivolsero per aiuti a


Sparta 7 ~, che organizz insieme ai Corinzi una spedizione contro
Policrate e Samo, spedizione che, dopo quaranta giorni di assedio, si
concluse con un nulla di fatto.
Gli Spartani, a quanto dicevano i' Sami all'epoca di Erodoto80,
avrebbero cercato di abbattere il tiranno per restituir loro un antico
favore: un tempo infatti i Sami li avevano aiutati contro i Messeni81
Gli Spartani, invece, sostenevano di aver attaccato Samo per punire
i Sami di due azioni piratesche: all'epoca della caduta di Sardi gli
abitanti dell'isola avevano predato un grande cratere di bronzo che
gli Spartani stavano inviando a Creso; l'anno precedente si erano gi
impadroniti di. una corazza di lino che Amasi mandava a Sparta.

11 Su questa vicenda abbiamo un'altra fondamentale testimonianza (troppo spes-

so trascurata) in Anacreonte: uno scolio ci informa che il poeta chiamava 1JU0111tal


degli .Utelc; ovtac; ataataatW; (fr. 353 P. = 21 Gentili =' 25 D., ap. Schol. Od. XXI
71 ); interessante notare che nei ~6yu1 erodo te i su Samo ritorna la figura di un
pescatore (nella celebre vicenda dell\mcllo di Policmtc, 111 41 sg.), e che a Sparta i
ribelli sami (III 46) fanno proprio la figura dei chiacchieroni, con un comporta-
mento che mette in luce non solo la 'laconicit' dei loro ospiti, ma anche la propria
natura di IJIIDtiltUl. Questo termine e quello di &tEl, insieme, sembrano suggerire
che il movimelllo di ribellione co111ro Policrate, seppure fondamentalmente aristocra-
tico (come comunemente ammesso, ma spesso senza tener conto di questa testimo-
nianza: v. recentemente Mrrcnm.t. 1975, p. 77 sg., jt:l't'llll.\' 1976, p. 216, n. l, CAR'l'
LI!UGti 1979, p. l 42, CAil'l'LEDGE 1982, p. 246), fosse capace di aggregare attorno a
s anche ceti. pi bassi (non parlerei perci, come fa MAZZARINO 1966-1968, l p. 99,
di una rivoluzione proletana, di un demos politicamente autonomo ).
19 Sull' episodio e sullo scambio di battute tra Sami e Spartani in particolare v.

LAIIAI\111: 1975.
BO 1-ldt. III 47.
11 Non va dimenticato che questa la pi antica testimonianl.a (naturalmente
Tirteo escluso) sulle guerre messcnichc. Essa sembrerebbe anche introdurre una nota
di contemporaneit nel contesto narrativo erodoteo, potendo trovar un aggancio nei
'problemi' che Sparta ha avuto con la grande rivolta del terremoto, la cosiddetta terza
guerra messenica. Dobbiamo anche leggere nell'accenno un contrappunto all'aiuto
ateniese? Si pone in ogni caso il problema (trascurato, mi pare, dalla bibliografia
recente) del rapporto tra la testimonianza erodotea e le relazioni tra Sparta e Samo
in un arco di tempo che comprende anche la secessione di Samo dalla lega ateniese
(sull'episodio in breve St-III'LEY 1987, p. IIJ sgg., con bibl.; sulla storia di Samo nel
V sec. p. es. QIIINN 1981, spec. pp. 10-23) ed una richiesta di aiuto degli stessi Sami
contro Atene, che sarebbe stata respinta ai voti dal concilio della lega peloponnesia-
ca (cf. soprattutto Thuc. l 41,2): secondo un'opinione verosimile (peraltro non in-
contrastata) non si sarebbe giunti al dibattito ed al voto nell'assemblea della lega
senl.a lilla precedente decisione di Sparra, favorevole ad impegnarsi contro Atene cd
a sostcgnn di Samo, v. in proposito joNt!S 1952-1953, llll S'l'Il. CROIX 1972, pp. 200-
203, c recentemente SAI.MON 1984, Il 281, n. l; altra bibliografia in CONNOR 1979,
p. 26, n. 23.
260 1.1\ NI\SCI'I'I\ DEL liOSAIOS

tledge: il mondo greco arcaico non ha governi e paniti poliLici quali


li conosciamo noi ... Ci che noi denominiamo relazioni intcrstatali
erano dunque per lo pitr nel mondo greco arcaico fondamentalmente
relazioni personali (e spesso ereditarie) tra aristocratici al potere. Lo
sviluppo della diplomazia greca non pu essere tracciato con preci-
sione ... ma alle sue radici si trova cerramente il legame di ospitalit91
In et arcaica e classica Sparta era unita a Cirene da strette re-
lazioni interstatali. Esse furono a lungo imperniate sulle philfai tra un
grande gruppo aristocratico spartano, gli Egcidi, ed i sovrani di Ci-
rene. Tracce di queste pbilfai sono riscontrabili in Erodoto e Pindaro,
nonch nel repertorio iconografico della ceramica laconica'1~.
Nel caso di Sparta e Samo siamo ugualmente abbastanza fortuna-
ti, anche se forse non siamo informati su relazioni altrettanto fonda-
mentali e dello stesso altissimo livello. Erodoto a Sparta fu ospite di
Archias. Egli <<onorava i Sa mi piir di tutti gli altri stranieri e ... disse
che a suo padre fu posto il nome di Samios, perch il padre di questi
era morto combattendo valorosamente a Samo; e disse di onorare i Sa-
mi perch suo nonno aveva ricevuto da loro una sepoltura onorevole~s.

ricostruibile il seguente albero genealogico91':


ARCI-IIAS morto nel 525
l
SAMIOS l
l
ARCHIAS Il contemporaneo di Erodoto (445-443 a.C.?'7)

SAMIOS Il navnrcn tic l 402- l n.C.'~~

93 CARTI.EDGE l 982.
91 Cf. NAI'ISSI 1980-1981, NAr:rssr 1985. Qui ho richiamato l'attenzione sui rap-
porti trn gli Egcitli c i reali cirenei; n questo contesto viene ricontlouo parte del
problema dei c.d. soggetti circnaici, con l'ipotesi della dipemlcnZ;I della coppa di
Arkesila5 da un grande pf11t1X commissionato dagli Egeidi (cf. p. 325 sg.). CARTLEDGI!
1982, p. 219, ricorda che frcqucmcmcmc Spart:1 si truva coinvolta in truclle che lui
definisce special rclationships: il cnso, oltre a quello gi ricordato di Samo, Tera
c Circne, Ili Cnidn c 'l':mmto (l hlt. Ili 1311,2), sul crcmlc d. pi1 oltre, p. 275. Sui
mppurti fra Sp;lrl;c c Circuc cf. andcc p. 271 sg., 11. 172.
's Hdt. Ili 54 sg.
"'Cf. PoltAt.fllllllli'Oitll I'JIIS, p. 3 l, nr. l 51. l pcrsnnn1mi nomi unti sono
registrati ai nrr. 150, 151, ll58, (,5'). L'ultimo nessn ip<ltctico.
97 Questa potrebbe essere In data del viaggio di Emdotu n Sparla, cL jACORY

I'JIJ, col. 222 sg. . ,


'111 SMI.J;Y 1?711, J>. 31? sg., prnpouc di riwuusccre iu 1\rchi:~s l l il padre di
Il. COMMt;~lCIO 261

Gi il nome Samios indicativo: simili anti'Oponmu n cnrnttcac


'etnico' ricorrono normalmente in famiglie nobili legate da vincoli
d'amicizia ed ospilit con aristocratici della 'nazione' cui il nome stes-
so fa riferimento'~''. Forse si pu ricordare che a Samo, stando almeno
a quanto sappiamo da Giamblico, era in uso l'antroponimo Lakon 100
probabile che Archias Il fosse pr6xenos dci Sami a Sparta 101
Come ha notato anche Cartledge, probabile che il nome Samios
non dipenda dall'aristeia del padre, ma sia semplicemente il segno
che gi Archias l fosse pr6xenos, o quantomcno avesse relazioni di
xenfa con dei Sami: ci spiegherebbe i particolari onori riservati dai
Sa mi ad Archias 101 di per s strano, del resto, che Samios abbia
ricevuto il suo nome dopo la morte del padre (si dovrebbe infatti
ammcLtcre o che gli sia stato cambiato il nome dopo la nascita, o che
egli sia stato concepito, per singolare coincidenza, proprio poco tem-
po prima della spedizione a Samo).
Le testimonianze archeologiche confermano l'esistenza di pbilfai
tra nobili spartani e sami. Non alludo tanto alla ceramica laconica -
che legata piuttosto a fenomeni commerciali - quanto ad altri ma-
~eriali, elencati da Cartledge e pi recentemente da M. Herforth-
K.och. Fra i rinvcnimenti sami si possono attribuire ad ambiente la-
conico gi bronzi geometrici (una quadriga ed un gmppo con lotta
al leone), cd almeno due avori, un !concino di bronz~, due terracottc
dcdaliche, una figurina di oplita in bronzo; probabilmente non
spartano un manico di specchio pure in bronzo, citato da Cartled-
ge101. Lo studioso britannico ha certo ragione quando li definisce
come il tipo di oggetti che un aristocratico samio potrebbe aver
riccvuLO dal suo ospite in occasione di una sua visita a Sparta, magari
per il festival delle Gimnopedie, o che un aristocratico spartano po-
trebbe aver dedicato ad Hcra visitando il suo xenos samio 101 Note-
vole, comunque, soprattutto l'iscrizione incisa sul leone: la dedica

Pytha~;oras, PonAI.I.A-BitAIJI'Oilll 1985, nr. (,52, che porta anch'egli un nome di


possibile ispim1.iunc samia.
9'1 Per nllllll'msi CSl'lllpi sparrani v. Ct\1\TI.HilGH l 'JR2, p. 250, n..17.
100 VI' 2(>7.
101 Cos p. es. DuNST 1972, p. 1-12, CAIITI.Wm: 1982, p.250, lluxu:y 1983, p. J.
IOl CI\1\TI.EII<:Ii 1982, l' 250 SI\
101 V. CAIITI.HI>tai 19112, p.255, nn. CO-M, lllilti'OIIT-1\.ocn 1911(,, p. 31, n. lll;
(con K IJl c K IC>3 a, rispcrrivamcmc t;tvv. 19,3-4 c 22,C>, l'uplita cd il leone in hron-,
zo) per le nfercnzc hihliol:rafirhc cd un mpidn <JIIadm dd pmhlcmi di ;lllrihu7.innl'. 1
"" CAII"I"I.EI>(;ti 19!11, p. 255. .
262 I.A NASCITA DHI. KOSAIOS

di Eumnastos, Spartiate, ad Hera 105 Si tratta, per quanto mi risulta,


dell'unica dedica di uno Spartano in un santuario fuori del Pelopon-
neso - Delfi, naturalmente, escluso 106 ,
Nello stesso orizzonte di 'ospitalit' - e non di commercio -
collocherei i pitl antichi frammenti di ceramica laconica da Samo, tra
le pit1 antiche 'esporta7.ioni' eli ceramica laconica, databili alla prima
met del VII sec. a.C. 107 L'asserzione dci Sami, che pretendevano di
aver aiutato gli Spartani contro i Messeni, almeno plausibile, poi-
ch in (]Uel periodo esistono gi rapporti tra le due ciu 108 , Degli
oggetti sopra ricordati, anche le terrecotte e gli avori sono probabil-
mente ancora di VII secolo. La dedica di Eumnastos datata attorno
alla met del VI secolo, e solo l'oplita sarebbe di epoca pos1eriore
(terzo quarto del VI sec. a.C.). Si ha insomma un quadro molto
simile a quello desumibile dalla ceramica laconica ..
Va infatti notato che la presenza di ceramica laconica a Samo si
fa molto pi modesta dopo la met del VI secolo ed significativo
che proprio a partire da quest'epoca essa sia assente da Naukratis,
dove i mercanti sami avevano fondato lo Heraion 109 Se si considera
poi la possibilit che almeno una parte della ceramica laconica giunta
in Cirenaica 110 fosse caricata su navi samie, si pu quasi ricostruire
una 'rotta' che metteva in contatto la Laconia con la Cirenaica, l'Egitto
e Samo: mercanti dell'isola sembrano essersi mossi con notevole re-

105 DUNST 1972, pp. 140-144, fig. 6, tav. 56 (EiJIIviiato tcil bpq Inapnlim).
106 Dediche di privati a Dclri: jEI'I'ERY 1961, pp. 199, nr. Il, 202, nr. 65 (dubbia),
DAUX 1977, pp. 51-57.
107 DIEIIL 19M, p. 512 sgg., nr. 32, per la cronologia cf. CAJ\TI.IHJCa! 1982, p.

252, n. 45.
108 All'epoca di Erodo1n la 1radizionc (sulla quale cf. sopra, p. 35, n. 17 c p. 38,
n. 30) non distinb'tle ancora tra le due guerre messeniche. Se l'aiuto samio , come
credo, storico, esso viene offerto quasi certamente nella seconda Messenica (cos p.
es. How-\VELLS 1928, ad loc., IIUXU!Y 1962, p. 74, Ku!CIII.E 1963, p. 33, jEI'FI!ItY
1976, p. l 20, CMTI.EUGI! l 982, p. 258 sg.). Alla prima guerra mcssenica pensava
dubitativamente RoF.RUCK 1959, p. 72, e FollllEST 1968, p. 26, inserisce l'episodio
nell'in;:rrobabile grande contesto della guerra lelantina.
1 Hdt. Il 178. Su N:tukratis in generale v. in hreve B<>t\lliiMAN 191!0, pp. 118-
13.1. Sui ntppurti 1m S:uno e I'Egiun v. lhVIS 191!1, pp. 69-71.
110 Esis1e una surt;t di trianguln che unisce grandi casare nelle tre ciii~: rapporti
tra gli aristocratici spartani ed i reali cirenei (cf sopra n. 94 ), rapporti tra Spartani e
Sami e rapporti tra gli ariswcratici sami e i Cirenei (sono hen note le ljltim llt:yciIXI
che, in seguito al benevolo operato di Coleu, uniscono Circne a Samo (lldt. IV
152)). V. in proposito NAI'ISSI 1980-1981, specialmente p. 202 sg., CAilTI.WGI: 1982,
l' 2-19, NAI'ISSI 1985, p. 381 sg., con diverse accentuazioni dci risvolti commerciali
della questione.
Il. COM~WllCIO 263

golaril su di essa fin dalla fine del VII sec., m~t forse assai pii:1 sal~
tuariamente a partire dalla met del Vl secolo.
Bisogna ora guardare un po' pi da vicino gli episodi della met
del VI secolo, c porsi una domanda per la verit tntscunua da Car-
tledge: perch i Sami hanno predato questi preziosi oggetti inviati
dagli Spartani, o ad essi destinati, se con essi fino ad allora tenevano
buoni rapporti?
Come ben si sa i Sami furono in et arcaica particolarmente
attivi come pirati. Basta scorrere le pagine di Erodoto per rendersenc
conto. Le loro imprese 11011 si esauriscono nelle azioni che videro
danneggiati gli Spartani. Erodoto ricorda con disapprovazione le raz-
zie indiscriminate di Policrnte: diceva infatti che si fa cosa pii:I gradi-
ta all'amico restituendogli quello che gli si preso piuttosto che non
prendendo affatto 111 Possiamo anche considerare questa frase qual-
cosa di pi che un semplice bon mot 112 , Come Shipley ha sottolinea-
to, la pirateria un aspetto fondamentale della 'tal~socrazia' di Policra-
te, determinante per l'ascesa della sua potenza e per la sua ricchez-
za113. Da ricordare poi la proficua attivit condotta dai ribelli del 525
dopo l'infruttuoso tentativo di 1:ientrare nell'isola, prima ai danni dei
Sifni, poi a partire da Cidonia 11 ~. Non necessaria troppa fantasia per
immaginare che gi le colonie samie in Cilicia, Celenderis e Nagidos,
probabilmente fondate nel VII sec., traessero profitto dalla loro
collocazione sul periplo del Levante e fossero pericolosi nidi di pi-
rati115. Vi poi un notevole documento sulla pirateria samia negli
anni centrali del VI sec., la .celebre iscrizione incisa sulla statua de-
dicata da Aeakes, figlio di Brycl10n 116 Il testo non ha ancora ricevuto
una esegesi veramente convincente: per quanto ci riguarda mi limi-
to a ricordare qui che in esso ('AEaiCil avOllKEV Dpuxrovo 8 nll

111 IIdt. III 39,4.


112 Cosi BRAVO I 1J80, p. 732.
111 anche in questa direzione che bisogna cercare di comprendere le affer-
ma7.ioni di 'J'ucidide sulla p01enza navale di Policrate (l 13,6), c sul suo dominio sulle
isole (i1Jti1Ktiouc; bmujaam)? Se j'mticata nei confmnti tlci pl11loi la piratcria probabil-
mcnle comportava una fnrma t i ris;lrcimcnto, ma finiva al tempo stesso per spostare
i rappnrli da un piano di rccipmcit ad uno di subordinazione.
IH lldt. III 57-5'.1.
115 SIIII'I.I(Y 1987, P 41.
"~Per la bibliografia v. Bllt\VO 1980, p. 728, n. 59, c per quella precedente
MmoGS-LI;wis 198'.1, m. 16: ,,ddc 'J'()I.I.I!-KAS'l't!NIIHIN 1976, pp. 30-33, e recente-
mente molto in breve Sllll'I.I(Y 1987, p. 20 sg. Sulla scuhura v. PllHYI!Il-SCtlAUEN-
IIliiW 1'.171, pp. 13'.1-146, nr. (,7 con bibl. (c;l.540).
264 I.A NASCITA I>EI. KO.\'MOS

"Hp'lt t~v OU11V 117 EnP'lOEV Kat T]V bdotaotv) si fa sicuramente cenno
all'attivit piratesca svolta dal dedicante 118,
Il padre di Policrate, Aiakes 119, ed un suo omonimo nipote, ti-
ranno di Samo (come il padre Syloson e lo zio Policrate) prima e
dopo la rivolta ionica 120, portano lo stesso nome. Lo stile della scul-
tura non preclude affatto una datazione attorno al 540, ed dunque
compatibile con l'identificazione dell' Aeakes della dedica con l'Aia-
kes padre di Policrate 121 Una cronologia 'bassa', all'inizio del V sec.,
sembra invece decisamente improbabile. Per la cronologia dell'iscri-
zione si invece oscillato tra il 540 ed il 500 a.C. In effetti, come da

117 Il termine in genere non auesLa!O al singolare: ma ricompare in un fram-


mento degli ~01 sami (1-"GrJ-/ 54of P 3) sul quale v. 111\AVO 1980, pp. 733-735.
111 L'interpretazione tradizionale, invalsa dalla editio princeps di Currius in poi,
intende: h!pqaEV come imperfetto di Hpl\aalll con aplogmfia; mr T~v blataa1v
durante la sua bnaraaia, mentre egli era bnaraTIJc;; aUlJV Hpl\aaEw veniva poi
inteso o nel senso di riscuotere i dirini dovuti per l'esercizio della pirnteria, oppure
come esercitare la pirnteria. Si traduceva ~uindi: Dedic (ad Hera) Aealtes figlio
di Brychon, lui che riscuoteva per Hera i d1ritti (oppure esercitava la pirntcria per
Hera) rnentre era tmarlin1" [CURTJUs 1906, p. 159 sg.: "Er trieb die Beute ein"
ist kurz gesagt fiir "das Zusthemle an der Beute" "die Abgabe von ihr": cf. p. es.
NACIIMANSON 1913, p. 12 nr. 6, Sy//,J IO (Hillcr v. Giirtringen)]. Un'altra proposta,
che ha avuto per meno seguito, fu quella di intendere 11pi\au1 come aoristo di
JdpVIJJll (in luogo del consueto nlpaaal)i la conseguente traduzione era: il quale per
Hera ha venduto il bottino in forza della sua carica di episttites, (SGDI IV, p. 887
sg. nr. 68, cf. SCIIWYZER 1923, p. 348 nr. 714). Per una derivazione dal verbo HIJIIIPll-
jlt (brucio) si pronunciava Bonnier che pensava a una cerimonia religiosa propizia-
loria (BONNIRR 191(,, col. 646). Recentemente, poi, G. Dunst (DUNST 1972, pp. 116-
121) e B. Bravo (BRAVO 1980, pp. 727-735) lmnno di nuovo il{icso bpl]CJEV come
aoristo di mjlllf'IJJ.ll l 11p1\Tblj JCat t~ JtiCJtaiJIV significherebbe Conformemente ai-
J'arparizione della dea (bdaraau; usato in questo senso in una isc1izione milesia
de Il sec. d.C. (l) v. Roiii!Rl' 1960, pp. 543-546, spec. 544, n. 5). Dunst ha tradotto:
Aiakes ... che bruciava per H era la lettera di corsa, perch essa gli apparve in
sogno, mentre Bravo addirittura Aiakes ... che bruciava per Hera il bottino secon-
do l'apparizione. Dunst riuscito a dimostrare lo scarso fondamento della corri-
spondenza di JCaT ti]v bdaraatv con tmatliTI], sia per l'uso di un concetto astratto
in luogo di uno concreto (ci aspetteremmo tmCJTatli)v, od tmarliTIJ 1V), sia perch
in realt gli esempi comunemente citati per btiatamv nel significato di autorit,
tlominio non sono affauo sicuri. Tuttavia l'interpretazione tradi7.ionale di llpl)aev
come impcrfcttn di npl\O<lCIV (t1'1v a\t1..1JV OtflllCJI'.V = esercitava la pirateria) mi sembra
ancora da jlrefcrire.
1" l-l t. Il 182,2, Ili 39, l' 139, l.
uo Hdt. VI IJ,l, 22,1, 25,1.
111 Dello stesso Brychon, padre di Aeakes, apparentemente una dedica dallo
Heraion anteriore alla met del secolo: Upi'X'"I'I'' avOIJICEV TlllI!I>l. Scmutrr 1972,
e per l'identificazione dcl.personaggio TCn.u!-KASTI!NUI!IN 1976, l' 34 (diversamente
DUNS'f 1972, p. 137 sg.).
Il. COMMm\CIO 265

molti osservato 122, l'iscrizione, praticamente stoicbetl6n e dai caratte-


ri piuuosto evoluti, sembra pi:t tarda della statua, forse del principio
del V sec. Nulla di preciso si pu dire su un eventuale coinvolgimen-
to di Aiakes proprio negli atti di pirateria che colpirono gli Sparta-
ni (questo metterebbe in una luce molto precisa i fatti del 525, in
quanto stabilirebbe un rapporto diretto tra la famiglia di Policrate e
quegli avvenimemi) 12J.
Certo molte genti 'primitive' greche, tra le quali Locresi Ozoli,
Etoli ed Acarnani, ancora all'epoca di Tucidide 124 tenevano in onore
la lesteftt, c la consideravano un'attivit lecita. Ancora piit tardi, stan-
do all'interpretazione di Bravo, gli stessi Etoli, o i Cretesi, non
consideravano la pirateria un'interruzione dello stato di pace con
altre comunit, ma una pratica cui privati membri della comunit si
potevano liberamente dedicare senza che lo stato dovesse prendere
alcuna particolare decisione in proposito 125 Anche queste genti, tut-
tavia, si astenevano di norma dall'attaccare membri di comunit stra-
niere alle quali fossero legate da vincoli di amicizia. E del resto una
simile distinzione non era ignota al poeta dell'Odissea. Dice Penelo-
pe, volgendosi ad Antinoo (trad. G.A. Privitera): Non sai forse,

122 V. p. es. DuNS'J' 1972, p. 121. Con l'identificazione del dedica!Jte con il pa-
dre di J>olicnuc si impose a Cutt'J'IUS l 906 anche una datazione 'aha' della starua e
dell'iscrizione (ca. 540 a.C.). Tuuavia ben presto si dubit della cronologia di ~ue
sr'ullima, e poco dopo si Jlropose una datazione 'bassa' anche JlCr la statua: il pnmo
a manifestare perplessit fu Pomtow (Sylf.J, nr. 20, e PoMTOW 1918, p. 61), che pro-
pose di considerare amica la statua e pit recente l'iscrizione, aJlposta da Aiakes II
dopo il su11 ritorno a Samo nel 492, mentre poco llit tardi Sctll!l>l! 1929 datava la
statua a poco prima del 500. A questo punto fu messa in dubbio anche l'identifica-
zione con il padre di Policrate [Sctii!Uil 1929, p. 22, dopo aver souolineato che
snanameme nessuno dei figli di Aealtes si chiamasse Brychon, suggeriva - per chi
volesse mantenere dei legami tli llaremela con il casato di Policrate - di pensare ad
un figlio (ignoto) di una (ignota) sorella del grande tiranno]. La datazione alta della
statua (alla quale sostanzialmente ancorata l'identificazione dell' Aeakes dell'iscrizio-
ne con il padre di Policratc) ha ripreso ultimameme ad essere sostenuta con maggior
fre<luenza (v. p. es. HtMMI!LMANN-WILOSCiiih"l 1965, p. 34 sg., ed ora FRI!YER-
SCIIAUI!NIIUIIG 1974, p. IJ9-H6). Non sono neppure mancati tentativi conciliatori,
come <1ucllo di jl!l'l'mll' 1%1, p. JJO sg., che prupuneva tli dat;\rc scultura ed iscri-
zione tra il 525-.20, durante il regno tli Policrate.
UJ Naturalmente questo eventuale rap/lono va visto alla luce delle vicemle politiche
di Samo pre-policratea, un 1,roblcma che ascio t]Ui del tuuo da part<'j come lascio da
parte l'ahrcuamu problcmatica pit antica storia della famiglia dt Policrate. Ricostru-
zioni molto precise sulla storia della tirannide pre-policratea come quelle che si possono
leggere in Sllll'l.t!Y 1987, p. 69 sgg., mi lasctano assai perplesso.
111 'l'Ime.l 5.
us I.IRt\VO 1980, pp. 962-970.
266 I.A NASCITA DEl. KO.\'MOS

quando qui arriv fuggiasco tuo padre l temendo la gente? Era dav-
vero adirata, l perch egli seguendo i pirati di Tafo l aveva danneg-
giato i Tesproti che erano nostri alleati (oi li' iUiiv &pe~uot ~aa.v). l
Volevano ucciderlo, suappargli via il cuore, l divorargli la roba a lui
cara, copiosa. l Ma Odisseo li tenne e ferm, quantunque bramosi 126
A differenza di queste comunit 'pi:1 arretrate', le citt che non
considerano la pirateria come un'attivit lecita sono solite in et classica
dichiarare comunque l'apertura di questo tipo di ~lstilit 127 All'origi-
ne della reazione in genere un torto subito~ Le due comunit en-
trano in questo modo in 'stato di rappresaglia'. B. Uravo ha swdiato
recentemente con notevole cura questa pratica del diritto 'internazio-
nale tradizionale', e cos la descrive: ciascuno dei ... membri [della
citt], cittadini o meteci, autorizzato ad impadronirsi dci beni, o dei
beni e della persona, di un qualsiasi membro dell'altra citt. L'uso
documentato con certezza dal V secolo e Bravo ritiene che fosse
diffuso in lonia gi alla fine del VI sec. a.C. 128 Non sappiamo quan-
to fosse sviluppata la concezione del diritto nella Samo di met VI
sec.: non si pu dire perci se i Sami dichiarassero preliminarmente
agli Spartani di essere l::v aum, V OUOt, V auq>. Probabilmente la
loro fu una rappresaglia non annunciata, ma pur sempre una rappre-
saglia, che interrompeva gli antichi buoni rapporti.
La tradizione spartana sul furto del cratere, del resto, fa pensare
che queste azioni di pirateria fossero un atto consapevole, e forse in
qualche maniera ufficiale, della citt: i Sami si sarebbero impossessati
dei doni ben sapendo quel che facevano (nu96~1EVOl) ed attaccando
. con navi da guerra (vnua JICXK'p~cn) 12'.
La versione samia dell'episodiouo particolarmellle utile, a mio
avviso, per comprendere le ragioni della rotnm\ dei rapporti sparta-
no-sami. Essa anzitutto ovviamente vuoi discolpare i Sa mi del 'fur-
to' del cratere: l Sami invece dicono che, poich quelli che portava-
no il cratere dci Lacedcmoni ritardarono, seppero che Sardi e Cre-
so erano stati presi, c vendettero il cratere a Samo, dci privati lo
acquistarono c lo dedicarono nello llcraion: forse proprio quelli che
l'avevano venduto, di ritorno a Sparta, dissero di essere stati deruba-
ti dai Sami, Ma In dedica privata nello llcraion un dato di fatto,

11~ llum. Otl. XVI 12H30.


117 BltAVO 1980, soprattutto p. 844 sgg.
128 1lt. Vll2,1; lllli\VO 1'.180, p. R57 sg.
12' lldt. l 70.
IlO JJdt. ibid.
Il. CllMMEitCill

c corrisponde alla consucLUdinc dello stato di mpprcsa~lia: .. Ics sni-


sies sont le fait dc particulicrs, qui agissent leur proprc risquc et
dans lcur propre intret, quoiqu'ils aicnt t autoriss et invits
fairc cela par la cit 111 .
evidente poi che il testo accusa di disonest oi &yovte tcilv
AaKela.t~tovlmv tv KpfJtf\pa. Presumibilmente si tratta qui di messi
ufficiali i.lella citra laccdcmonc 112, che avevano l'incarico di portare il
dono a Creso. l Sami li accusano di averlo venduto a Samo, di aver
agito come mercanti a Samo. Come emerge chiaramente da una cele-
bre pagina platonica, ambasciatori e mercanti rappresentano due poli
opposti nella gamma di stranieri che uno stato pu ricevere, gli uni
nutriti nel pritanco, c dunque degni dei massimi onori, gli altri por-
tatori eli corruzione da tenere a distanzam. Gli ambasciatori di Sparta
sono commi, inaffidabili cd indegni quanto i mercanti, o forse pit'1
ancora di loro. Il racconto pu essere inserito nell'abbondante dos-
sier esistente sul tema d~lla corruttibilit e della venalit spartanaul.
Ma esso, credo, riflette ancora, a un secolo circa di distanza, le ragioni
della rottura tra le due citt.
Il passo delle Leggi che ho ricordato poc'anzi si apriva con la
menzione delle I;EVllaaiat. Sparta era celebre (c malvistall5) per que-
ste 'cacciate degli stranieri' fin dal V sec.: nel secolo successivo Seno-
fonte ne testimonier il dcclinollb, Si trattava di singoli provvedimenti,
!;,EVll<XOlal appunto, non di /;EVll<XOl<X in gencralem, che si accom-

1.11 HI\1\VO 1980, p. 845.


111 Sulle amh;~sccrie Sll;IJ"I;IIle illl\ellcmle v. Mosu;r 1973, pp. 50-5~, che cnmun-
quc 111111 si occupi! di questo caso.
111 c r. l'l. l.cg. x Il 952d-95Jc. Se, pro\lrin per queste Cll11Sidcra7.inni, la ciu

delle I.L'J::W deve venire fondala lnmaua da mare, Sparla , per su;\ furtuna, gi
disramc ,1;,11;, costa: b;lsla cacciare i mcrc;uui.
IH Come fa p. es. CRAGG 1976, p. 207. Il dossier, si gi deuo, staro raccolto
recelllcmeme da N1 II('I'III.ICIIS 1987.
11 ) CL p. es. l'l. /.1'1! X Il 'JSOa-1l, ctl iu riflrinwuw ;lii'Et:iuu ?5.\d-c.
1'" Sulle xc11dcm;,; c sulle fumi in proposi w cf. Klti(IIS 1919, li USI 11.'1'-SWUDOI>A
1926, p. MJ, n. l, l'A liETI 1910, \1. 157 sg. (cf. p. 152), SC.:IIAEI'EI\ 1967, coli. 1436-8, MA-
1\1\SCll 197Ha, p. 21! st:., Pil~iril i in MANH\1-:IliNI-PICCII\11.1.1 1?110, p. 277 sg., ,u/I.J'C'.
27,111-2(,, MAIIASCO I'J!II, lp. 270 sg., ml1lgis 10,5, \VIIITI\111\1\1> I'J82-198J, l'P 127-
IJO: il primo casu acccr1a1u la cacciata di Mai;uulrius nei primi anui del regno di
Clcomcnc, l lth. Ili l 48 (sull'episodio - nel quale forse rilcv;1hile l'ipcrscnsihilir sp.u-
lana verso i doni che pnwntlo essere collsidcnui norn~;~li in un rapporto di ,\'1!1/hr, \'en-
gnuo imerprclali rome 1111 ICIUarivo di corruzione- v. om RuiSMAN 1985, l'P 272-
.275, Sjlcc. 275, cun considcmzio11i pcrahru 11on tld turrn cmll'inccmi, ulrredu! non dimu-
slmbi i, sul conlesru politico interno che por indurre Sparla a non aiutare Maiandrios).
m V. p. es, I'Aili\TI 1910, p. 157 sg.
268 I.A NASCITA DEl. KOSAIO!i

pagnavano comunque alla proibizione per gli stranieri di insediarsi


stabilmente a Sparta, cio di trasformarsi in metecillM, Nel tendenzio-
so clima polemico del logos pericleo, Tucidide suggerisce che servis-
sero a conservare la segretezza in vista del confronto militaren~. Pi
fondata l'interpretazione moralistica, che risale a Senofonte e che Plu-
tarco oppone a quella tucidideaH 0: il distacco dagli stranieri (ouenuto
anche con la proibizione di viaggi all'estero) salverebbe dalla corru-
zione dei costumi. La testimonianza dello stesso Tucididc, che stabi-
lisce un rapporto tra le xenelasfai ed il decreto contro i Megaresi (che
proibisce a questi ultimi l'accesso ai porti e alle agora{ dell'impero
ateniese), non basta forse da sola a provare una loro connessione con
il commercioH 1 Tale connessione sembra tuttavia esistesse nel pen-
siero di Platone, che richiamava le xenelasfai in un contesto che, co-
me abbiamo visto, esprime preoccupazione per la presenza dci mercanti
in citt 1u, ed certo provata da un frammento di Teopqrnpo, abitual-
mente male interpretato 10: le xenelasfai attuate a Sparta in occasione
di una carestia non si saranno rivolte contro supposti stranieri resi-
denti che aggravano il deficit alimentare, ma ai mercanti che, come
solito in simili circostanze'~\ saranno accorsi sperando in buoni profitti.
Evii:lentemente gi il pensiero politico di epoca ;arcaica teme la
corruzione che si propaga attraverso i mercanti, ed il mondo che
attorno ad essi si costruisce. Proprio in quel periodo Chilone, il
saggio eforoHS, esprimeva preoccupazione c disappunto per l'esisten-
za dell'isola di Citcra presso le coste della Laconia. Come abbiamo
visto, le preoccupazioni di Chilone potrebbero sembrare esclusiva-
mente di ordine strategico, ma Erodoto, che sapeva quali insidie l'iso-
la avrebbe potuto presentare per la sicurezza di Sparta, riferisce il
detto di Chitone in un contesto probabilmente fantastico. L'eforo
aveva forse fatto riferimento ai guadagni (rcpBo ~~~ov), ma anche ai

1" Nic. l);ml. FGr/1 90 F 103z 5: ~vm I:JIllllilV oK [~EOliV l:v Irt~iptl.l (a que-
sta testimonianza forse non pu contrapporsi il generico Plut. C:omp. Lyc Num. 2,6).
119 Il 39,1.
uo Xen. Lac. 14,4, Plut. LJC. 27,6-9 (cf. Agis 10,5-6).
Ul l 144, 2. ~comunque difficile esclmlere, con 1>1\ STI'. CrtOIX 1972, pp. 225-
279, le implicazioni economiche del 'lleneto megarcsc', v. I.I:GON 11)81, pp. 200-227,
specialmente 213 sgg., con bibl. cit. p. 214, n. 51, c poi p. es. lliiOl>I!S 1987, pp. 155,
n. 3.
141 Leg. XII 949e-95Jc, cf. Arist. Poi. VII 1327a Il sgg.
143 Theopomp. FGrH 115 P 178.
144 Cf. Xen. Oec. 20,27 sg., c GmtNI!T 1909, pp. 332-41.
1" In questo contesto forse utile ricordare 'che erano gli efori n comminare le
xenelasiai, come mostra p. e~. il gi ricordato episodio di Maiandrios.
Il. COMMimCil> 269

pericoli, causati dalla presenza dci mercanti VICillO a Sp;trta, sentiti


come indesiderabili portatori di corruzione c disordine ~ocialcH'. Sug-
gerirei perci di spiegare i sensibili mutamenti nella distribuzione
della ceramica laconica alla met del VI sec. (la coincidenza con il
momento chiloniano difficilmente casuale), la rottura dei rapporti
con Samo e la dura reazione di quest'ultima con i primi provvedimen-
ti di xenelasfa 147 La decisione spartana di 'cacciare gli stranieri (cor-
ruttori)' probabilmente non ha solo danneggiato i Sami, ma li ha so-
prattutto feriti nel loro orgoglio aristocratico: la 'cacciata' era indub-
biamente un grosso sgarbo, cui essi reagirono con i furti cui abbiamo
ormai tante volte accennato. E la replica verbale che ancora Erodo-
to aveva potuto udire a Samo non era meno efficace: quegli Sparta-
ni, che tanto sdegnavano i mercanti, erano pi disonesti di loro!
Di una primitiva forma di controllo 'statale' sulle realt commer-
ciali c sui rapporti con gli stranieri che esse sviluppavano forse gi
relitto un'insolita prerogativa, non sappiamo quanto .antica, che i re
conservavano ancora nel V sec., quella di nominare i pr6xenoi tra i
cittadini spartani 148 Alle sue spalle si intravvede una realt nella quale
i rapporti con il mondo esterno si appoggiano a singoli oikoi. Nella
matura et arcaica essi avvengono ormai piuttosto all'ombra della
religioneH 9 : a Sparta il santuario di Afrodite Oplismene e Morph6
che, secondo diffusi modelli arcaici, sovrintcnde insieme al matrimo-
nio ed al rapporto con il mondo esterno, secondo un modello d'a-
scenden7.a fenicia diffuso, come a Citera, presso e forse anche lungo
le coste della Laconia; il luogo di culto di Afrodite verosimilmente
in rapporto con il vicino santuario delle Leucippidi, Hilaeirn e Phoi-
b, al quale connessa una significativa leggenda, che fa intervenire
i Dioscuri, presentatisi nella veste di Cirenei, e partiti 'scambiando'
silfio per la figlia del loro ospite 150 Dopo la met del VI sec., con le
xenelasfai, Sparta si orienta verso forme di controllo molto pitl decise,

Ilio Cf. pp. IJ2-IJ(t,


Bl RuLUiY 1977, p. 136 sg., riteneva che per interrompere il commercio laco
nico potesse essere bastato que les intermdiaires se soicnt vu refuscr la possibili1
t.lc fairc escale cn l.aconic.
Ili lldt. VI 57,2. Sui pr6xe11oi a Sparta v. liUYilllECIITS 19~9, con la storia del
problema pp. 23-26, MC.lSI.EY 1971, LUPPINO MANES 1983-84, CARLIER 1984, p. 263
sg. (inaccettabili le proposte di Jiuybreclns c Luppino Mancs), et.! in breve CART
LEI)GE 1987, p. 245 sg. In generale GsciiNil'ZI;R 1973, sul caso spartano col. 635 sg.
119 Sul problema v. l'esemplificazione d'ambiente tirrcnico in 1'0R1;1.1.1 Empo1in.
150 Sul complesso religioso v. Torelli, in MusTI-TOREI.LI PtJIISIIIIn, ntl Paus. Ili

15,10-11, sul mito in Paus. III 16,2 sg. v. PAUSTOI'ERRI 198~, p. 34_3 sg.
270 LA NASCITA ()EL KOSAIOS

che impediscono l'introduzione di beni di lusso, ostacolano la valo-


rizzazione del surplus e consentono tuttavia l'introduzione del neces-
sario, in un'ottica decisamente acquisitiva. La decisione di non conia-
re moneta sembra coerente con queste direttive.
Sull'attuazione concreta delle xenelasfai, credo si possano fare
due ipotesi. Come si sa, Platone prevede, per la citt delle Leggi, una
precisa articolazione dello spazio: i mercanti debbono essere ricevuti
in porti e mercati El;<o ttl xoero151 Le xenelllsfai hanno prodotto a
Sparta una cosa del genere, con una distinzione tra centro e pcriecfa,
e con i mercanti costantemente esclusi dalla citt? Oppure il sistema
spartano piuttosto un filtro, che si attua mediante provvedimenti
occasionali (Platone lo definisce arbitrario, o:8U:l11, e preferisce
adottare un'altra forma di controllo), destinato a selezionare le
importazioni 'necessarie', cd a respingere ad esempio chi cerca di
vendere prodotti di lusso, o comunque beni al momento giudicati
inutili per la polis 152 ?
I dati sulla distribuzione della produzione della ceramica a figure
nere indussei'O gi C.M. Sribbe a non collocare tutte le botteghe dei
pittori laconici a Sparta 15J. F. Pompili ha diviso i pittori attivi nella
prima met del secolo i1l due botteghe: i due nuclei cos ricostruiti
raccolgono rispettivamente i pittori che secondo Sribbc operavano in
citt e quelli attivi nella pcrieda. Io credo si possa supporre che la
bottega del pittore di Naukratis, presente sia ;t Sparla che sul 'mer-
cato estero', fosse attiva in citt, c che quella del pittore dei Boreadi
e dci suoi collaboratori, praticamente assente in ambito cittadino, si
trovasse invece nella periecfa (a Gytheion? O a Citera? 15~). 11 fatto
che entrambi ~li rtelias siano viceversa ben rapprcscmati sul mcn:a-
to estero autorizza a pensare che ai mercanti fosse concesso di salire
fino in ciu. Nella seconda met del secolo il confluire delle due
tradizioni artigianali evidente nelle opere dei .se~;uaci del Pittore di
Naukratis 155: la 'riunione' delle due botteghe fu in primo luogo 'riunio-

m XII 952e. .:.


112Certo il filtro efficace: da Sparta provengono appena 5 frammenti di cera-
mica auica a figure rosse (Mcl'lllm 1986, p. 165)1 J.a scarsit (o assenza) di impor-
tazioni ceramiche nella seconda met del VI c nel V sec. giustamente soLLuline;lta
da Hoi.LADAY 1977, p. 117.
m STIDIIH 1972, p. Il sg.
154 Naturalmente i piLLori erano comunque occasionai mente disponibili per even-
tuali commesse in ciu.
m F. Pompili ha perci iputi7.zato che le du hutteghe si siano riunite sotto la
guida del Pittore della Cacci~ (l'mw11.1 l 986, p. 72 sg.).
IL COMMEI\CJO 271

ne' Jcgli arug~:uu m uno stesso centro. Questo farebbe pensare a


tutta prima che Sparta si sia trasformata in qualcosa di molto simile
alla citt delle Leggi. Alla 'cacciata' dei mercanti dalla citt gli artigia-
ni avrebbero risposto avvicinandosi ai porti della Laconia 156 (si po-
trebbe pensare che essi stessi fossero almeno in parte coinvolti dal-
l'ondata di rigore 157). A mc sembra invece pi probabile che il diminuito
afflusso di mercanti, scoraggiati dalle espulsioni e meno interessati a
Sparta per il calo della domanda, abbia indotto le botteghe a rivol-
gersi maggiormente al mercato interno. Qui esse si sarebbero riunite,
ed avrebbero svolto un'attivit sempre pill legata alla sfera del 'neces-
sario'158.
Conviene a questo punto considerare brevemente, ricapitolando,
i caratteri generali del commercio samio in Laconia. I contatti tra
Sparla cJ il mondo esterno si sono intensificati a partire dalla fine del
VII sec., ma erano peraltro gi ben attestati (si veda ad esempio il
materiale di provenienza corinzia rinvenuto ad Art~mis Orthia 159};
.essi trovano la loro contropartita a Samo nella precocissima presenza
di ceramica laconica. L'aiuto samio contro i Messeni e le pbilfai an-
cora vive in et classica delineano i tratti di un'attivit aristocratica
che, unendo commercio e pratica della guerra (e dunque pirateria}, si
basa sui rapporti tra nobili: il commercio 'prexis' studiato da A.
Mele, che ha nella prassi focea 160 un esempio tanto significativo, e che
nella societ aristocratica spartana di VII sec. trov una fertile bumm
per svilupparsi. La stessa rea7.ione samia alle xcnelasfai (un atto cer-
to rivelatore c magari semi-ufficiale, ma in s da non sopravvalutarc)
sembra documentare che ancora alla met del VI sec. esistono legami
(magari secondo quelle che Mele definisce articolazioni verticali della
prexis) tra mercanti cd aristocratici influenti nella citt ionica. La
natura fondamentalmente aristocratica dci legami che uniscono Spar-
ta e Samo conferma d'altro canto le caratteristiche fondamentali della
societ spartana del tempo; la loro persistenza in et classica, testimo-
niata da Erodoto, documenta la solidit della vecchia aristocrazia spar-

156 Conie io stesso suggerisco in STronE 1989, p. 76.


157 La tn~tli7.ione stabilisce infatti anche un rapporto direuo tra xenelaslai ed
artigiani: cf. per es. l'lut. Lyc. 9,1, o anche (dove per si parla semplicememe di
cacciata) Ath. XV 686f-687a (passi gi citati a p. 229 e nn. IO e 12).
ISB Cf. pp. 239-244.
15" AO, pp. 113-115; indicativa la presenza r.li coppe ad uccelli, anche di imita-
zione (AO, p. 115, figg. 40 l, 85 b); LANE 1933-1934, t> 115, fig. 9, considera rutti
gli esemplnri di produzione locale.
11.o Sulla qu;Jic v. nalllnllmclllc L!i'OIU; 1970.
272 LA NASCITA I>EI. 1\0.\"MOS

tana, che in grado, con opportuni atteggiamenti rnimetici, di attra-


versare indenne grandi sconvolgimenti ideologici.
Tutte queste riflessioni sui rapporti tra Sparta e Samo non avran-
no fatto dimemicare quanto scritto pitr indietro, che, cio, il com-
mercio laconico non pu essere rido~to al commercio samio in La-
conia. necessario supporre che, prima e dopo la met del VI sec.,
anche mercami di altre citt frequentassero le coste della regione, e
verosimilmente la stessa Sparta. Vari indizi fanno propendere per
l'area 'ionica' in senso ampio (sen7.a che si possa immediatamente di-
stinguere quanto spetti caso per caso ai Sami): la discreta presenza di
materiale laconico a Naukratis, con dediche ad Afrodite in caratteri
ionici"', l'abbondanza di materiale laconico a Gravisca 11o2, il recupero
di materiale laconico e ionico 'in arrivo' sulle coste pugliesi a Torre
S. Sabina"'\ la compresenza degli stessi tipi ceramici c ktintbtlroi etruschi
in bucchero nel c.d. 'frader's Complex sulla via del porto di Lechaion
a Corinto 16", la frequente associazione in corredi funerari di prodotti
laconici e ionici 16S. Si potrebbe pensare, soprattutto per il terzo quar-
to del VI sec., quando le esportazioni in questi centri 'minori' non
sembrano subire la stessa drastica riduzione che si riscontra a Samo
(figg. 5a, 1/a), a marinai della pentapoli dorica (da Rodi, ad esempio,
proviene una discreta quantit di ceramica laconica, mentre indizi di
diverso genere evocano il nome di Cnido 166), o del nord della Ionia 167
Qualcuno degli stessi Sami pu aver continuato la sua attivit dopo
la 'grande crisi'. li materiale da Egina rccentcmeme pubblicato, se

IM V"NIT 1'.185, nrr. 2, R (= rispcuivamcmc STIIIIII'. 1972, nrr.J(, c 132), 28, p. 394
(a n. 33 in breve le nnte difficolt di ricostruire le pruvcnieane dci frammenti privi
di iscrizione). Per uno solo di essi (V"NIT 1985, nr. 3 = S'J'IIIIll! 1971, nr. 2l)
conscavata l'inuica7.innc di provenicn7.a dal tmenos di Apollo.
161 V. ad es. Tolthl.l.l 1971, p.(,) sm~oo 'l'olll!l.l.l 1977, p. 408, To1u;u.1 1982, pp.
301-325, con Sol.IN 1981, pp. 185-187, che insiste sulla presenza di Milesi, ma cf. N.
Ernu IAIU>T, ZPEn 60, 1'.185, pp. 139- 143; sehhcne Erodoto auesti pbilitri tra Milesi
c Spartani (VI 8(,), la di si riln11.inne dd la ccnuuica lacnnka nun scmhm testimoniare
un loro attivo ruolo cnmmen:;IIc a Sparta. La provenienza di un l'rammento tli ce-
ramica laconica o;tl lt:menos di Apollo a Naulmuis non t!i l'er s signific;uiv;t.
161 I>'ANlliUA 1976, P 19 Sjlg.
'"'\'(fu IIMI-1\IAI'INIUSII FIS<:IIfll I971,J>. Jol sgg.
IM Nutahl d;l MAII'I'JH.I.I !97'J, p. IR sg.
1'"' Cf. Sllllll.
'" Scgnn di cont;ltti tra Sparta c Fuc(';l potrchhc essere ;ul cscmpin la testimo-
nianza tli Erodmo sull'amhasccria di l'ythcrmos a Sparta (l 152). Le importazioni
lacnnichc in amhicntc fnccn occidentale (Mnssalia, Empnrinn, Enscrunc) scmhnmo in
genere antiche (nonostante .fui.I.Y l 'J83, p. ,(,IJ) cd aaucrinri alla loro 'diaspora' in
occidente, ma mmlesic (jg. /2cr ).
Il. <.:OMMEilCIO 273

pu forse consentire di attribuire albt patria del l:clcbcrrimo Sostra-


tos un qualche ruolo nello smercio dci prodotti laconici, dovrebbe
comunque far escludere che essa abbia preso a Sparta il posto di
Samo 168 Questo gruppo di intermediari deve essere stato soprattut-
to responsabile di almeno parte di quei traffici che nel terzo quarto
del Vl sec. facevano ancora giungere in Etruria la ceramica laconica.
ln effetti i principali problemi di cui bisogna render conto per la
fase successiva alla met del secolo sono la prosecuzione e la fine dci
traffici con l'Etruria lfigg. 6ct-b) c la conseguente concentrazione dci
prodotti laconici lungo le rotte Laconia-Sicilia (fig. Ba) c Laconia-
Cirenaica (jg. 7/J). Per le cspormzioni in Etruria ci si pu solo in
parte richiamare al modello proposto recentemente Ja Cook"~: navi
di passaggio lungo le coste della Laconia raccolgono e diffondono
prodotti laconici. 11 fenomeno infatti solo relativamente casu;\le, e
certi mercanti saranno giunti fino in citt: ancora vitale per l'econo-
mia laconica era ad esempio l'approvvigionamento .di metalli, desti-
nati non solo alla fabbricazione di armi, ma pitt in generale ad una
produzione bronzistica sulla quale era imperniato almeno in parte il
fenomeno della tesauriz:z;azione rimossa 170, destinato ad avere un
grande avvenire in Laconia come riflesso del congelamento di circo-
lazione e consumo ostentativo. In questo periodo, tuttavia, la 'con-
correnza' della ceramica attica deve essersi fatto vieppi sentire: molti
mcrcami - ad es. ionid - avranno preferito caricare nelle loro stive
tm\lcriale auico, di pitt facile smercio. Cos la scomparsa della cera-
mica laconica dai mercati dell'Italia centrale tirrenica potrebbe solo
indicare che non disponiamo pitt di questo segno rivelatore, c non un
totale arresto dci tmffici. Ma l'attivit di questi mporoi si forse
realmenle ridotta, sia in relazione ad una minore dinamica del mer-
cato spartano (c forse ad un concomitante spostarsi delle rotte per
l'occidente verso il diolkos, piuttosto che verso Capo Malea), sia ad
un generale declino del traffico ionico nel travaglialo periodo della
conq;ista persiana.
E slalO spesso sonolincato che centri legati a Sparta da vincoli

11" La ccnunica lacuuica 111111 multu prccucc a<l Egina (cumc giustamente notato
in Fm.TI\N 1982, p. 19) mn i rimwamcnli succtssi\'i ;tlla met dd VI sec. non StillO
particolarmcmc numerosi.
11~ CooK 1979.
170 Sul fcnumcnu v. essenzialmente Musn 1981, pp. 81-83, c pi1 ;tv;uui pp. 353-

355 e n. 21: sul rappurrn fra hronzo c tcsaurizza7.ione assai indicativo il sopranno-
me l'olychallws (l'l. p. 102, n. Il).
274 I.A NASCITA OEL KOSAIOS

etnici pi o meno lontani sono assai importanti per la diffusione del


prodotto laconico: a Taranto 171 c Cirene17Z (jigg. la-b) esso presen-
te in quantit notevole. Naturalmente la ragguardevole diffusione di
ceramica laconica in Cirenaica pu essere in parte ricondotta anche.
ad ovvie motivazioni geografiche. In generale, tuttavia (se non si
crede a strane predilezioni sentimentali in materia Ji vasellame), si
potrebbe ritenere che queste citt fossero particolarmente frequentale
da mercanti che potessero giovarsi di quei legami, veri o presunti, o
in termini di sicurezza, o di facilit di affari. Di tali vantaggi poteva-
no soprattutto godere, se non gli stessi Spartiati (forse gi tutti lega-
ti, dopo la riconquista delle terre messeniche, al lo~o statm ed alla
loro aristocratica predilezione per la schol m), i perieci o, viceversa,
i Cirenei' 74 In particolare la diffusione della ceramica laconica evi-
denzia nella sua ultima fase un'attivit di breve respiro,. lungo le rotte
tra la Laconia e la Sicilia e tra la Laconia e la Cirenaica. Non
un'attivit che mette in contatto Sparta con mercati lontani e con
centri di diffusione di materie prime importanti per la polis, come i
metalli. Si tratta in sostanza di un commercio di piccole dimensioni,
se non proprio di una kapelefa; se ne potrebbero ritenere responsa-
bili i perieci, membri. della comunit statale lacedemone e sicuramen-
te privi di una grande tradizione mercantile 175 che, partendo proprio

1115TIRBI! 1975.
111Cf. pp. 2(,0, 2(,2 e nn. 94 e IlO. Recentemente G. Schaus (SCIIAUS 1985;~, pp.
395--IOJ, e SCIIAUS 1985, pp. 98-102), sopratulllO sulla lmse dell'evidenza forniti\
dalle importazioni di oggeui laconici in Cirenaica, suppone che I.1110lp11 dei ll'f(liOIKOI
fondata da Dcmonax di Mantinea raccogliesse coloni provenienti dalla pcriecfa di
Sparla (ma il termine ll'fpinKIII scmbm generico c souintendere di voha in volta una
diVersa connoca:r.iunc locale). L'cvitlen:r.a tlci c.d. suggelli circnaici per rcla1.ioni com-
merciali tra Sparla c la polis libica difficile da valutare: la coppa di Arkesilas (STIIIIII!
1972, nr. 19-1) di provenienza vulcencc, la COllpa di Cirene (STIIIRI! 1972, nr. 35H)
forse tarentina ... Temo che PAUST01'11Ritl 1985 (spccialmcme pJl. J.H-346) sia andata
troppo avanti lungo questa strada. Comunque la coppa con i Sette contro Tebe
(STIIItm 1972, n r. 221 ), nn suggcuo dai manifcs1i lcganu con 11li Egcidi (discendenti
di Polinicc), ha trovato la via dcii;\ Cirenaica ... Per nn ;Utcglliamcmu molto prutlcn-
tc sulla <JUc5tione v. SnJC:CIIl 1')81, llll 139-143, STUC:CIII 198-la, pp. 1(,3-171. Sul
tema v. anche pi1 ;w;ulli p. 325 sg.
111 Da non dimcnticilrc, oltre al celebre avorio della mwe (AO, p. 214, tav.I09
sg.), un rilievo in calcare con rappresentazione di nave clcdicalo forse nel V sec. (cf.
SEG Il 75) tla Praxinos.(un nume che evoca l'mnerica prxis, cf. M1;1.1; 1986, p. 75)
ad Anemis Onhia (ilO p. 369 sg., nr. 169:12).
171 Che abbiamo visto coinvolti in un mito mcrcamilc-rrosseneticn, cf. p. 269.
175 Per una corretta valutazione del possibile ruolo dc cununcrcio nelle citt
della periecfa v. CAit'I'I.I!IJGI! 1979, p. 18~ sg.
IL COMMERCIO 275

dalla Laconia, facevano ancora viaggiare la ceramica ivi prodotta 176 Il


che, tutto sommato, conferma che l'economia dei centri della periecfa
non era fondata sul commercio e sulle attivit artigianali. Tuttavia le
direttrici di questi traffici sembrano in rapporto .non casuale con le
imprese del principe spartano Dorico, che attorno al 511/10 a.C.
guid due infruttuosi tentativi di colonizzazione ad est della Cirenai-
ca, nella regione di Cinipe (sulla cui produzione granaria si favoleg-
giava177), e in Sicilia occidentale (ripercorrendo qui vie gi battute
dallo cnidio PentaLiu: forse, come vedremo, non a caso); tenendo
anche conto dell'effimera ed enigmatica talassocrazia spartana, si ha
l'impressione che almeno certi ambienti spartiati abbiano accarezza-
to l'idea di una pitl attiva presenza sul mare, e soprattutto (pur senza
pensare necessariamente ad un impegno in prima persona) siano stati
disposti a sfruttare le opportunit mercantili. Non si tratta tanto di
un'improbabile politica commerciale di Sparta, quanto dell'attivit di
un esule attorno al quale si coagulano tendenze! e progetti difficil-
mente conciliabili con il kosmos licurgheo, e probabilmente forze
provenie11Li anche dalla perieda 178,
Altri mercanti che potevano avvantaggiarsi di questi rapporti 'etni-
ci' sono gli Cnidi: secondo Erodoto, infatti, Cnido, c:ra colonia di
Sparta; lo stesso Erodoto ci informa che Cnidi e Tarentini erano
uniti all'epoca di Dario da 'tradizionale' pbilia 179 Purtroppo Cnido

171' Sicch in genere in qnest;l fase la ceramica laconica allesta dircktc Hamlcls-
bcziehungcn zwischcn cxponierendcr uml imponicnde1 Stadi (CooK 1959, p. 123).
111 IJdt. IV t 75, 19K.
17 H l.'imprcs;l di Duricn narnlla in lldt. V 31J-48. Difricile valutare il senso

delle JIE'(!Wxl dJ+.iut ti! K'IX ma\lpi\OIE, Lranc dagli empriria sicelioti, che Gelone
(IIJt. VII 158), nella sua risposta ad 1111 appello Jel 482/1, riconla agli Spanani, ri-
ferendosi ad un suo pretctlcnte infrunuoso invito, da datare anomo al 491, a liberare
quegli emporia c a vendicare Dorico (sull'intera questione v. MADDOLI 1982, pp.
245-252). C' indubbiameme dell'esagerazione nelle parole di Gelone, e si potrebbe
anche pensare che <Jucll'accenno non valga solo per gli Spartani [ma il discorso ef-
feuivamcme rivolto ad essi, tE K'IX 'AOI]Yalol (VH 157) una interpolazione che
manca in molti autorevoli codici, c aprendo la sua risposta con &vlipe ''EUqve
Gelone (VII 158) ironizza sulla retorica con cui gli ambasciatori hanno ripetll!~. il
termine 'llAM per invit:ll'ln a respingere il barbaro persiano, quando se fosse stai
per voi, tut w <JUcstn paese sarehhc dci barbari )J: l'effeuiva presenza di un commer-
cio periew sulle coste della Sicilia d un minimo di concretezza a questa affermazio-
ne, specie se in JIE'ftiIXI r)jleAim tE K'II btullpljmer; non si intendano tanto i guadagni
econumid, <JUanto i servizi cd i fnuti goduti tla quei mercati in termini di acquisi-
zione di prodoui. f~ bene comunque non soprnvvalutarc l'interesse di Sparta come
pofis per una politic:1 conuncrciale (MuS'n IIJ84-1985, pp. 343-3-15).
17'' lt ispcttivamcntc H di. l 174,2 c III 138,2. In questo contesto si ricordi che gli

Cnidi liheraruno cd inviamno a l'era i Cirent'i ma mi ali da Arkesilas 111 a Cipro per
276 LA NASCITA DEL KOSAIOS

arcaica, di cui perfino discussa la localizzazione, archeologicamen-


te poco nota 180, e dunque non fa testo l'attuale mancanza di ceramica
laconica di provenienza cnidia. Si deve per senz'altro dire che pe-
rieci, Cnidi e Cirenei non sono in rigida alternativa. Se dovessi espri-
mere un'opinione pi precisa, penserei al momento che l'emporfa
cnidio-spartana, orientata probabilmente verso Taranto e la Sicilia 181 ,
sia piuttosto da collocare tra la fine del VII e l'inizio del VI sec.
a.C. 182, e che la fase 'bassa' del commercio della ceramica laconica sia
da lasciare piuttosto ai Perieci.
All'inizio del V sec., a giudicare dal materiale qui preso in esame,
le esportazioni di ceramica laconica segnano ormai il passo; ma cer-
te forme si continuano a trovare fuori della Laconia ancora nel V sec.
e nel IV sec. 181 : perci prematura qualsiasi considerazione sulla 'fine
delle esportazioni laconiche'. D'altro canto la crescente presenza, anche
militare, di Sparta pu a quest'epoca aver facilitato, soprattutto nel-
la Grecia continentale, la sporadica diffusione di manufatti laconici
per vie non 'mercantili'.

essere giustiziati (IV 16-1,2); alla syggneia tra Tera e Cnido fa cenno un'iscrizione di
n sec. a.C. da Tera, /G XII J, 322. Per jEI'PERY 1976, P 199 the friendshill with
Taras was perhaps connected with commerce .. ,, Sui rapporti tra Cnido e Sparla tra
la fine del V ed il principio del IV sec. v. CooK 1961; in generale LEWIS 1977, p.
97, n. 68. Uno Knidis (PORALLA-BRADI'ORD 1985, nr. 449) padre dell'eforo Xenares,
caduto in Tessaglia nel 420/19.
110 V. comunque AR 1978-79, p. 82 sg. .
111 In Occidente i Liparesi, Kvilirot to llmapa1 (cosl dovevano qualificarsi i
Liparesi nel loro primo donario delfico, cf. COURDY 1921, pp. 142-150, figg. 107-
113), per la coscienza d'et classica, dovevano essere affini r,gli Spartani quanto i
Cirenei: come loro avevano per madrepatria una colonia spartana. Questo ci aiuta
forse a comprendere le peculiarit delle esportazioni alle Lipari, caratterizzate dall'ab-
bondanza di sttimnoi, una forma vascolare assai tipica del costume funerario locale,
poco rappresemata nella produzione spartana, c dalla presenza tli crateri di ntllcvoli
dimensioni: C.M. Stibbe (STIDDI! 1984, pp. 7-10, e STIBDE 1984a) stato da ci
indouo a 1ensare che 1111 vasaio laconico h abbia prodotti sul posto. Mi sembra poco
verosimile che egli si servisse di argilla fatta venire appositamente dalla Laconia, come
sup,>onc Stibhc. Come ipotesi alternar iva si pntrchbe anche pensare a delle commesse
f;~ci it:llc d:1i lcg:uni 'etnici' tm clienti, merc:1nte c v:ts:tin.
m Potrebbe essere significativo il calo delle esportazioni laconiche a Taranto
nel corso .della prima met del VI sec., in coinciden7.a con il trasferirsi in Occidente
di Pentatlo e dei suoi compagni verso il 580-76, e per converso l'assenza di ceramica
laconica a Naukratis dopo la met del VI sec., dove Cnido era tra i membri dello
Hellcnion (1-ldt. Il 178). ,
111 V. p. es. i mugs da Curintn (WII.I.IAMS 1979, pp. 140-142).
Capitolo VI
LE CERIMONIE FUNEBRI

Tra l'et arcaica e classica molte antiche citt-stato (non solo gre-
che) regolarono con precise disposizioni il corretto svolgimento delle
cerimonie funebrP. Senza dubbio si tentava di ridurre l'impatto della
morte sulla vita collettiva e di evitare che strazianti ed isteriche
manifestazioni di dolore turbassero l'ordine pubblico. Il precoce
intervento della comunit sui funerali fu determinato tuttavia soprat-
tutto dalla loro importanza come momento celebrativo (e al tempo
stesso costinnivo) della potenza dei gruppi familiari aristocratici. Si
sar cercato di affermare l'autorit della citt, ancora embrionale o
comunque malferma. In concreto l'azione dunque ispirata da esi-
genze di equilibrio ed promossa dalle cerchie che, tr i grupfi che
detenevano il potere, pi immediatamente si riconoscevano ne qua-
dro iJeologico e nei valori della p6lis. Si interveniva cosl contempo-
raneamente sulla vita religiosa ed in generale sulle abitudini ostenta-
rive dei gruppi nobiliari. Come hanno ben visto, tra gli altri, L. Ger-.
net e S.C. Humphreys, il problema essenziale era quello degli onori
eroici accordati ai defunti aristocratici2
Sarebbe sbagliato negare del nltto le valenze politiche di questa
forma di legislazione, separandola troppo radicalmente dalle leggi
suntuarie1: qualificarla semplicemente come suntuaria per ridutti-

1 Sulla
legisll1zione sui funerali e le sue motivazioni recentemente v. HUMPH-
RI!YS 1980, p. 85 sgg., AMI'OLO 1984, TOIIER 1986; soprauuuo gli ultimi due lavori
forniscono abbmul:uue bibliografia. Sulla legislazione ad Atene, con le connesse 'JliC-
stioni archeologiche, la bibliografia citata a n. 256. Il problema ha assunto panJco-
larc rilievo nell'analisi della storia etrusca e romana tra et arcaica e classica; in
propnsito, oltre ai citati lavori di Ampolo e Toher, v. Cot.ONNA 1'.177, ed ora anche
BAttTOI.ONI 1987, e molto in breve, ToltEI.I.I 1988, p. 255 sg.
J GF.RNI!T-Bout.ANGER 1932, p. 160 sg., HUMPIIREYS 1980, p. 89.
1 Cos Tut ll!ll 1986, la cui critica al carauere 'politico' di queste misure giustificata
278 I.A NASCITA DEl. KOSMOS

vo~. L'intento di ridurre la spesa non , a quanto pare, troppo cvi-


denteS, ed anche il contenimento del lusso c dell'esibizione della ricchez-
za non costituisce forse un obbiettivo autonomo, o il principale, delle
leggi sui funerali. L'ostentazione tuttavia un fenomeno che sicura-
mente preoccupa il 'legislatore', non ultimo perch connesso allo
status 'eroico' al quale il defunto tende ad essere assimilato. Queste
leggi finirono pi tardi con il perdere il loro contenuto politico spe-
cifico, non solo in quanto le pratiche contro le quali si appuntavano
erano legate alla mentalit ed all'ideologia arcaica, ma anche perch,
a favorirne l'ulteriore diffusione, esse si caricarono di valori moltepli-
ci, etici, religiosi, culturali e solo genericamente 'politici', s che le si
potevano considerare segno distintivo dell' 'ellenicit' e di una matu-
ra vita cittadina. In et classica, nmavia, la fortuna di simili legisla-
zioni in ambienti politicamente diversi, come Sparta ed Atene (qui
con significativi ritorni), sopratnttro il segno della versatilit dei
valori della p6/is nelle sue accezioni isonomiche, ma non deve co-
munque far perdere di vista una loro specifica valenza politica.
La documentazione non agevola certo una scansione accurata
delle varie fasi di una storia delle usanze funebri spartane fra l'epoca
di Tirteo e l'et classica6 ~Le testimonianze letterarie ed epigrafiche,

nella misura in cui queste vengono connotate in senso 'democratico', come fanno per
esempio con molta forza Nu.ssoN 1961-1967, l p. 714, ed Al.llXIOU 1971, Pll 14-
23. Ma non si pu accettare l'idea di Toher (p. 324 sg.) che le leggi avessero in ogni
caso forti precedenti nella tradizione e nella pratica, e che codificassero semplicemen-
te dei cosnuni gi acceuati. Prccedemi sono possibili, le leggi possono giungere anche
come un tcmativo tli vincere tendenze diverse c pi1 o meno contrastanti cnn altre
pur vive: ma non si pu negare l'esistenza di queste tendenze diverse, per quanto
forse gi in conrrasro con certe norme etiche. Cos dalle leggi si evince m negativo
come dovevano avvenire i funerali aristocratici. Non pare cnrrcllo separare nell'azio-
ne pubblica in questo campo gli aspetti politico-sociali e quelli culturali o religiosi,
come ''\IOie EcKS'I'EIN 1958, p. 20.
V. in questo senso GmtNtrr-BnllLANGEit 1932, p. 132 sg., AMI'Ol.O 1984, p.
95, e le stesse notazioni di Tollf:tt 1986, p. 323 sg.
s Esso ruuavia espresso chiaramente da Platone (l.eg. XII 959c-d). possibile
che valenze 'suntuarie' in senso snetto si shmo pon1te inserire in un secondo tempo
in queslo tipo di legislazione.
'' M;mca, llcr tJuantn mi risulti, unu sttulio nnnicum1lrensivu sulle pratiche fu-
nemric spartane; tUllltvia in questi ultimi tempi il tema staltl affrontato pii1 volte:
in particolare si raccomanda la lettura di CAIITI.EDGI! 1987, pp. 331-343, specialmen-
te, 111:1 non solo, in rapporto ai re, MISSONI 1986, PIIITCIII!"IT 1974-1985, IV llJl. 241-
24(,, Su Roiii!RTSON l 983, che suppone generalizzata anche fuori di Atene la pratica
di ricondurre in patria i caduti (per Sparta v. spec. pp. 89-91), un durissimo commen-
to in PRrrc:m:rr 1974-1985, IV p. 94: a me pare che la principale menda nel pro-
vocatorio saggio di Rubertson sia nel non aver distinw scpnhurc individuali e scpol-
u; CHIUMt>NII! I'UNEIII\1 279

per quanto consistenti, non si prestano neppure acl una comoda


ricostruzione d'un quadro unitario c coerente per l'et classica. Inve-
ce i pochi frustuli conservatici della poesia di Tirteo delineano un'im-
magine abbastanza precisa per il periodo precedente, tanto che pro-
prio da essi mi pare convenga far partire la riflessione. La documen-
tazione archeologica, certo arricchitasi negli ultimi anni, rimane inve-
ce estremamente scarsa. Anche cos essa fornisce comunque ulterio-
ri spunti importanti per queste considerazioni sull' 'ideologia funera-
'
na spartana7.

1. 'flll'I'EO, l l'UN ERA LI E 1.' AlliSTOCRAZJA SI'AR'J'ANA.

L'elegia 9 G.-P. di Tirteo contiene, ai vv. 23-34, una notevole


descrizione degli onori che toccano al caduto:
E chi perde la propria vita tra i primi cadendo,
glorificando la citt, il popolo ed il padre;
25 pi1 volte attraverso il petto e l'umbilicato scudo
c la corazza ormai tmfitto,
per lui assieme levano il lamento giovani ed anziani
e tutta la citt soffre nel dolore ciel rimpianto,
e insigne la tomba tra gli uomini, e i figli,
30 cd i figli tlei figli e la stirpe a venire:

ture collettive. Per i funerali dci re v. invece CoNNOit 1979, e sopraltutto il bel
lavoro tli SC:IIAI!I'I!R 1957, ed ora appunto CARTI.I!IlGI; 1987, loc. cit. Ma l'autentico
problema costituito dalla carente ocumcnta7.ionc archeologica, con poche pubbli-
cazioni importanti (ANilltONIKUS I'J56, STIUDI! I'J78a): v. comunque le osservazioni
alle pp. 327-338. A meno che non sembrino conformarsi alla consuetudine spartana,
non si tiene conto qui delle sepolture onorifiche di Spartani all'estero. In questi casi
decisivo l'atteggiamento tldla comunit che cum l;, sepoltura (nella maniera pi
evidente nel caso tli Brasida, eroizzato come ecista dagli Anfipoliti, e sepolto dunque
nell'agoni cittadina, Thuc. V 11,1). Altra cosa sono i semplici casi di mors peregrina
(cf. n. 75) tra i tJU;IIi va ;mnovemto certo quello r.! i Lichas [per. il quale i Milesi non
concessero il luogo di sepoltura (evidentemente enfatico, anche se certo non nell'a-
gorti) preconizzato tlagli Spartani (fhuc. VIII 84,5, con il ragionevole commento di
HCT IV, p. 280 m//oc.)J, e probabilmente quello tli Hip1>oklcs, laccdemonio (pcric-
cn n Sparti;llc?), scpohn ;l Tespie in una tomba intlililoalc )(stele riutilizzat;\ 1 /G VII
J'J04) nun ncccssanamcme morto nello scomro ricortlato in Xen. He/1. V 4,39 (CAR"r-
l.HI>Gil I'J87, p. 231), ma forse tleceduto l>cr 'cause naturali' durante il periodo di
controllo s1artano - un;\ mom con un po emarco furono a presitlio della citt negli
anni 37H-371, Ile/l. V 1,46].
7 Per un quadro simctico delle ipotesi tli lavoro elaborate in questo capitolo v.

n. 291.
R Per il testo cf. p. %.
280 LA NASCITA IlEI. KOSA/0.\'

n mai In gloria ill~stre perisce n il suo nome


ma pur essendo soLtcrrn immortale '
chi primeggiando per valore, saldo al suo posto combattendo
per la terra cd i figli, perse Ares furioso.

Come hanno recentemente avvertito Ch. Puqua e G. Bockisch,


Tirteo si riferisce qui - sia pur non esplicitamente - a dci veri e
propri onori eroici'. Come vcdremo 10, le testimonianze archeologiche
provano la fondazione di tali culti per gli anni tra la fine del VII e
la met del VI sec.: dunque probabile che Fuqua e G. Bockisch
abbiano colto nel segno, sebbene sia da respingere l'ipotesi di un
culto eroico statale per i caduti in guerra, del quale a Sparta non c'
traccia", ed una precoce regolazione di queste pratiche funerarie, in
nome della homoi6tes, gi nell'et di Teopompo 12 Le assonanze, e
addirittura i richiami testuali di questo e di altri luoghi tirtaici nella
tradizione del l6gos epitapbios e degli epigrammi pubblici per i cadu-
ti ateniesi non devono far dimenticare le profonde differenze tra la
situazione sparrana e la democrazia di V sec. 11; nei polyandrela ate-
niesi i resti dei caduti sono raccolti in un'unica fossa, lontano dalle
tombe familiari, i guerrieri sono ricordati da nomi privi di patroni-
mica raggJUppati pe trib: qui si disperde la coscienza della stirpe,
centrale per il guerriero spartano di VII sec., per la virt del quale,
invece, Ka\ tllpfjo Ka\ J((XlE V av8pdmot pt<Jil~IOL l KU mxilrov 1tUlf
K'a yvo ~onio(l) (v. 29 sg.) 14 .

FU!)liA l 'JR l, spcc. p. 221 sg., JIOCI\ISCII l 'JH l' P 13 sm: (due contributi
preziosi).
1 ~ Cf. pp . .l31-JJ6.
11 Gli inni camati alle Gimnupedie in onore dci caduti della hauaglia Jler la
Tireatidc sui quali richiama l'atrenzione FUQUA 19RI, p. 225, s'inseriscono in uno
svih1p~1o posteriore: d. pp. 303-306, e n. 291 (sez. 3 dello schema).
1 JloC:KISCII 1981, Il. 16 sg.: i processi di integrazione c di nmogenein.azione
dci comportamenti che 1annn pnrtalll al kclsmm di cl classica sono stati in realt
molto pi1 lenti. ,
Il V. p. es. jAtlGER 1932, pp. 107-113. Sugli aspetti democratici della pratica
ateniese delle sepulture collcuive v. p. es. I.OI\AUX 19R l, p. 19 sgg., e I.OI\AUX 1982,
pp. lK.JC,: '"""''' h:1 nurntu ~:iust:umnrc l:r st<'NS:I l.unmx (1')112, p. .17), le 11s:mze
s\1nrtane sono pir vicine al modello epico :111che in :1ltri aspell i, come ncll'aucnzione
a la vita cd al cnrpo del catluru, il che si spieg:1 proJlrin nel quadro dcll:1 prosecuzione
cd amrliricaziunc dci valnri arisrncnuici.
1 In questi versi forse non si allude all'epigramma funerario (cos Gl!NTILI 1968,
p. 55 c, sulla sua scia, PilATO 1968, ad 9, 27, p. 134), ma alla memoria orale (oiit' ft.v
JIVIJ<JitifiiJV oiit' Ev Mrylfl vllptx nllritlllV ... ). Non si pu privilegiare rispello ad essi (con
SNEI.I. 1969, p. 24 sg.) il v. 24 (1'iatu te K'al Mxoc; K'II n:o.tfp' C1d.clauc;) che solo spiega
LE CEI\IMONII! l'UN~Ciilll 281

Biso~na comunque osseavare un po' piil da vacmo questi versi:


nel disLico 27-28, che descrive il dolore comune per la sorte del
cadmo, vanno distinti il momento del vero e proprio lamento fune-
bre, cui 'si riferisce chiaramente .ocln'>povtal 1S, da quello del pi vago
rimpianto cittadino, espresso da pyaAfcp B noBI!l xdoa KKT)& 1tO.t16
Si deve affrontare qui un problema che torner, vedremo, con urgen-
za, nell'esame del costume d'epoca classica: quanto sia generalizzata
la prassi del seppellimento collettivo sul campo di battaglia, ed in che
misura invece sia praticato il rccupero dci resti dci caduti, al fine di
seppellirli in patria .. In realt solo il primo momento, quello dcl-
l')..oclmppo, indica la vera. c propria cerimonia funebre; il lamento
unisce pO> VfOI i)B ypovtE, e dunque si potrebbe, volendo, anche
riconoscere qui un riferimento alla comunit in anni, che procede
almeno ad una parte della cerimonia funebre (p. es. alla cremazione
del cadavere) sul luogo della battaglia ... Che poi anche la sepoltura
abbia avuto luogo sul campo, come normalmerlte si ritiene avvenisse
in Omcro, non lo si pu dire con certezza. altrettanto possibile -
e personalmente credo ben pii" probabile - che si alluda ad una-
tomba in citt: e ci tanto pi se si d il dovuto peso ad una testi-
monianza di Giustino, che presuppone che all'epoca di Tirteo i glJer-
rieri spartani aspirassero ad una sepoltura in patria 17 Quello che sem-

perch la ciu imcm (distintt t]Ui fnrsc ndlc sue componcmi: i Jlaci, il seguito, il
gruppo parcutclare) si stringer attorno al caduto (del resto dimostratosi un bene
comune per la citl ed il t/timos), c non adduce uu motivo di per s valido per
cmnh;lltcrc c mnrirc.
1 ~ Cf. l'ltATO 1968 .u/ loc., p. 134 , e la nota precedente. Tirteo vuoi forse far
pensare a\1 un compianto simile a quello descritto da Omero per Ettore (11. XXIV
720 sgg.: in citt) o per Patmclo (X Vlll 3H sgg.: nell'accampamt;nto).
16 Cf. PRATO 1968 atlloc., p. 134 sg., con i numerosi epigrammi sepolcrali ivi

citati.
17 Nella guerra di Tirteo gli Spartani avrebbero combattuto portando al braccio
una tessera cnn indicato nome c patronimico, al fine di poter j:SScre ricondotti alle
tomhe paterne Ltantum anlorem militibus iniccit (l'yrtaeus), ut, non de salute, sed
dc sepoltura sulliciti, tesseras, insculptis suis et patrum nominibus, dextro brachio
dcligarcnt, 111, si omnes a1lvcrsum proelium consumpsisset et temporis spatio confusa
corpnris liniallll'nta ~sscnt (il casu dcii~ Tcrmnpili), ex imlicio titulnrum tradi sepul-
turae pnssent; lust. III 5,10-11, Tyrt. T 55 G.-P. : Tyrtaei fabula]: se anche la
notizi;, fosse snln un ';1hbcllimento' rctoricu sul tcm;l dell'elegia 9, avremmo comun
quc una significativa intcqlrctaziunc antica; nm forse il pat1icolare della sepoltura in
patria poteva essere dcsuntu da altre elegie tinaiche. In questo senso v. anche un
epignunma di Nilandcr con il commento a Jl. 298, n. 90. Si tenga anche conto della
sup~losi7.innc che l;l ['I'IJfmnmm: dell'elegia vada amhienrara in una lsdJc, di fronre'
a delle wmbc in ciu: cf. p. 9J, t.'ll <~nchc oltre p. J2l, n. 206. La v~t/g,rt.r sugli usi
282 I.A NASCITA DEl. KOSAIOS

bra sicuro che il caduto di Tirteo non deve essere deposLo in un


polyandreion 18, quali conosciamo per epoca successiva 19 Il suo inoltre
un m)Jpo ... plml)JO. Come abbiamo gi visto nelle pagine prece-
denti questo termine mette in luce che il pubblico riconoscimento
per le azioni compiute in difesa e nell'interesse della comunit
essenziale ad assicurare tim alla propria discendenza, al di l dell'e-
sibizione di un sema maestoso, di per s insufficiente20
Un altro celebre frammento del poeta 21 sembra alludere ai fune-
rali, ribadendone la centralit culturale per il tipo di societ che egli
ha in mente:
&anota OlJUilOVtE JI(jj fiOXOi TE tm't IXUtOi,
dlt nv' OUOJIVllJIOlpa Kixoa eavat0\1,
piangendo i propri padroni, loro e le donne insieme,
allorch funesto destino di morte uno ne colga

Si allude qui a grandi manifestazioni di lutto in occasione della


morte dei padroni di un singolo lotto di terra, alle quali sarebbero (o
sarebbero stati) tenuti a partecipare gli iloti di Messenia dopo la
prima vittoria spartana su di essi 22 Si noti, in primo luogo, che non

funerari omerici d invece per assodato che non ci si curi del rcimpatrio dei resti (cf.
MYLONAS 1962, p. 481, ANORONIKOS 1968, p. 31, PRITCiiE11' 1974-1985, p. 100 sg.
con la bibliografia citata). In Il. VII 33-1 sgg. Ncstore raccomanda ad Agamennone
di cremare i caduti presso le navi, affinch le loro ossa possano essere riportate ai
figli: questi versi erano per espunti gi da Aristarco e sono considerati spesso
un'imerpolazione di V sec., d'ambiente ateniese (cos in particolare PAGI! 1959, p.
323; tema di difendere la 'paternit america' del passo VAN Dml WAI.K 1963-1964,
pp. 421-423). Che questa per sia stata effettivamente la pratica arcaica, SOI>rattutto
nell'et pre-oplitica, difficile dirlo: v. p. es. GI\RJ.I\NII 1985, p. 92, c sopratt\tllo la
nuova luce che Men. Asp. 69 sgg. sembra gettare su Aesch. Agam. 434-436, cL l)lli'J'-
CJJETI' 1974-1985, IV pp. 228 sg., 254-257. Pit che ad interpolazionc di V sec.
bisogner pensare ad un livello recente nella composizione del poema, in cui si tiene
conto di pratiche ef(ettivamente in uso nella grecit arcaica. Qualche osservazione di
RoJIEit'J'SON 1')83 (J>. es. circot la funzione t>aradigmarica che in questo contesto
assumerebbe il recupero dei corpi nel mito det Sette a Tebe), trova una sua credibilit
se ricondoua al tema delle tomhc individuali.
11 Cnmc conviene otnchc lvltSSONI 198(,, p. 1\9 s~:.
" Sui po/y,u~tll'ei.l spanani cf. n. 73.
1Cf. p. 96 sg.
u 5 G.-Jl. = 7 W. = 5 Prato = 5 D.
11 Molto discusso il significato del frammento: si vedano ad esempio KII!CIII.ll
1959, p. 6J sg., PRA'I'O 19(,8, pJ> 78 sgg., 0J.IVA 1971, p. IlO sg., lloCKISC:II 1981.
Che qui sia descrirro il destino tlci Mcsseni, e non, in temo Ili ammonimento, quello
che potrebbe attendere gli Spartani sconfitti, non mi pare da porre in serio dubbio,
lE CHRIMONIJ! PUNEIIRI 283

necessario supporre che questi versi alludano ai funerali dei cadu-


ti in battaglia. A rigore ci pu invece essere il dubbio che ogni spar-
tano proprietario di un lotto in Messenia potesse essere onorato, alla
propria morte, con simili cerimonie, ma il modello, sembra eviden-
te, nei grandi funerali aristocratici omerici e alto-arcaici (si pensi,
oltre a celebri pagine iliadiche sui funerali di Patroclo o Ettore 23 , alle
scene di compianto nella ceramica tardo-geometrica attica14). Al tem-
po stesso possibile scorgere strumenti fondamentali della parenesi
guerriera, una sprezzante valutazione d'un nemico inferiore ed il mo-
tivo consueto della aret come fondamento del proprio klos: a pian-:
gere la morte degli Spartiati saranno Messeni dorfktetoi 25 e non, come
altrove, delle prefiche26
Non si dimentichi il peculiare accento militare della poesia di
Tirteo. Se fra le aspirazioni correnti nel suo auditorio vi era un prestigio-
so funerale e la memoria post mortem (dopo tutto .l'efficacia del mes-

nonostante PilATO 1968, p. 79: Pausania, in materia di storia mcssenica, t~stimone


in genere poco affidabile (cf. p. 40, nn. 40 e 41 ), ma in IV 14,4 sg., dove riferisce il
frammento tirtaico in questione, lui, o comunque la sua fonte, potevano conoscere
il testo del poeta meglio di noi (cf. KII!Ciil.ll 1959, p. 62 sg.); perci opportuno
auenersi per IJUan!o possibile alle loro indicazioni e riferire la descrizione di Tirteo
ai Messeni vinti nella guerra di Teopompo~ I>ausania probabilmente impreciso (non
senza motivo, cf. p. 35, n. t8; la stessa tradizione segue Ael. VH VI t, che parla di
donne libere costrette a piangere morti non propri) quando parafrasa il testo di
Tirteo con bit tl'r EK">pl'r tlilv paat;llwv Ka &llwv nilv tv tAEI Ktl e va sicuramente
reS(>inta l'identificazione dei lieamha di Tirteo con i due basileis spartani per la
quale propendono OI.IVA 1971, p. Ili, LORAUX t98t, p. 46, n. IJ3, ed evidentemen-
te anche CAIU.IIm 19H4, p. 272 sg., n. 194. Il significato primo di lieanotlJ master
of the house, spesso in rapporto a schiavi (LSJ ,,d voc.); con 1uesta sfumatura il
termine usato anche da Erodoto e Tucidide nei passi in cui ta valore politico;
sopmttullo 11oi liE<Jnon1 consueto a Sparta per indicare il padrone dell'ilota: v. p.
es. Xen. Nel/. III 3,5 (cf. i nomi usati per categorie di servi liberati: rmanotot,
lieanoatovailtiXI, Myron FGrH 106 F t). D'altronde ltanotvat sarebbe il titolo usato
(anche dai mariti, con reverenza eccessiva) per le donne spartane (Piut. Lyc. t4,2).
11 Ral>present:tti sul trono li i Amiele (Paus. III 18, 16).

li V. p. es. AIUASIIIIIMI!It 1960, p. 30 sg., fig.5, ed in generale AIILBI!RG 1971.


2s Il tema omerico [llom. Il. XVlll 339-342, e intorno a te [Patroclo morto]
le Troianc c le altocinte O;mlanidi l pian~enmno, di nouc e di giorno, versandu
lacrime, l le schiave che noi guadagnammo con la forza c l'asta robusta, l atterrando
upuleme cin di mortali (trad. R. Calzecchi Onesti)J si amplifica con la partecipa-
Zione de~li uomini.
1 ~ Prcfiche consuete nei funemli degli aristocnttici: HUMI'IIIU!YS t980, p. 86;
GI\RI.ANH t985, p. 30, n. p. 142, p. 33 sg. Allo stesso modo nel (r. 5,t-3 G.-P. la
parcnesi guerriera si serve della figura dell'ilota che, carico come un asino tlei fnu-
ti del proprio lavuru, allontana pc11fa. l Messeni sono cos assimilati a donne e ad
asini.
284 I.A NASCITA DEL KOSAIOS

saggio del poeta dipende dalla comune convinzione che le cerimonie


funebri siano un importante momento celebrativo), questo auditorio,
composto di aristocratici dediti all'atletismo e pronti a far sfoggio
della propria ricchezza, si aspettava onori per ragioni almeno in par-
te diverse. Credo che l'esempio del grande lottatore Hipposthenes,
padre di un altro celebre vincitore di gare olimpiche, Hetoimok.Jes,
sia in questo senso significativo: egli possiede addirittura un vao, ed
i Lacedemoni apoum ... K J.l!XVtEllJ.l!Xto tv 'hmocrOVfiV he nocret&ilvt
tt~t VJ.lOVtez 7 L'atletismo si mostra a Sparta gi da quest'epoca un
potente fattore per l'eroizzazione.
Nella poesia e nella Sparta di Tirteo i funerali sono dunque un
momento centrale per la manifestazione, in forme tradizionali 28 , del
prestigio aristocratico: l'estensione del lutto familiare all'intera citt
in realt l'estrema amplificazione, fino al massimo della risonanza
possibile, del motivo tradizionale del klos, in un'ottica che rimane
essenzialmente personale ed aristocratica, 'genetica', anche se attenta,
nell'azione con la quale tale klos si guadagna, ai valori ed agli inte-
ressi della collettivit. In tale amplificazione ci si sar avvalsi di nma
la rete di rapporti sociali che un influente spartano ha stretto nella
sua citt, in primo luogo attraverso la sua 'mensa comune'. Essa
dunque diametralmente opposta a quanlo stabilito nella normativa
attribuita a Solone, che viceversa cercava soprattutto di limitare le
manifestazioni di dolore all'ambito familiarez'.

2. LA CI'IT CLASSICA: PROIDIZIONE DEL LAMENTO l! I'UNEilALI REALI.

Se guardiamo adesso agli usi funebri spartani d'et classica ve-


dremo elementi di continuit, ma anche fenomni innovatori rispetto
a quanto possibile scorgere in Tirteo. Purtroppo possediamo po-
chissime informazioni sulle usanze spartane in caso di morle natura-
le: quasi nttta la nostra documentazione si riferisce ai caduti in guerra

17 La sovrapposizione fra illottawre Hipposthenes e l'omonima ipostasi di Po-


seidone (Paus. Ilf 15,7) non forse frutto di semplice confusione, come per lo pi
si vuole [v. in !JUesto senso Mntm'l'rl 1957, nr. (,1, con hihl. (altre vittorie olimpiche
nrr. 66, 68, 70, 73, 75, rispettivamente nel 632 e di seguito dal lt24 al (,08): l;\ pro-
cedura oracolare suggerita dal periegeta del tutto verosimile (d. i vari casi ricordati
da PONTilNROSI! 1968)]. La fondazione del culto polrebhe comunque essere di V
sec.: cf. 80HRINGI!R 1979. Su 1-letoimokles cf. sopra, p. 163, n. 41.
n Per un quadro rapido di questo tipo di cerimonie v. 1-iUMI'IIRI!YS 1980, pp.
85-87.
29 AMPOI.O 1984, .P 93.
LE CI!RIMONIIi I'UNEDI\1 285

(o in circostanze considerate analoghe 10). In questi casi, comunque,


non era permesso seppellire nulla insieme al cadavere, e le tombe
erano uguali per tutti: su questo abbiamo testimonianze esplicite che
risalgono probabilmente alla Lakedaimon(on Politefa di Aristotele.
Eraclide ricorda infatti: EUtE)..el li ta!Ja\ Ka\ laat naiv E.m 31 Nes-
su'na distinzione n ostentazione di ricchezze, dunque: resta escluso
perci anche un sema importante, al quale Tirteo faceva allusione, sia
pur con preciso richiamo ai valori etico-politici della virt militare.
Le cerimonie funerarie d'et classica dovevano probabilmente svol-
gersi in silenzio: Plutarco esplicito nel testimoniare che Licurgo
.vEl)..e ... t nVO'lJCa\ to 6llup~tOu32 Sparta aveva insomma portato
alle estreme conseguenze le tendenze espresse un po' in tutto il mon-
do greco dalla legislazione funeraria, che aveva cercato di limitare la
partecipazione al corteo funebre ~ di porre un freno alle manifesta-
zioni di dolore. Le cerimonie greche d'et classica si dovevano svol-
gere, stando a certe legislazioni, mom(l, aryQ.33 , l'aie silenzio chia-
ramente connesso alle 'dimensioni' stesse del corteo; anche la pro-
thesis tende ad essere ricondott~ all'ambito familiare. A Sparta il la-
mento certo bandito dall'ekphora, ma le fonti fanno talora traspa-
rire - al di l dell'orgoglio e dello sguardo radioso con il quale si
mostra in pubblico chi ha appreso della morte onorevole dei propri
cari, o addirittura hi seppellisce un figlio caduto34 - m;mifestazioni
di dolote in ambito familiare o comunque 'riservato'1s, che potrebbe-
ro far pensare ad una maggiore tolleranza per ci che concerne la

Jo V. le disposizioni relative (probabilmente) alle donne morte tli parto: p. 295


e n. 77.
11 Heraclid. Lcmb. Exc. Poi. 373,13 Dihs = Arist. fr. 611,13 Rose, cf. del resto

r
Plut. Mor. 238d (che probabilmente si riferisce insieme agli usi atlonati per i caduti
in battaglia c per gli altri defunti: cf. 291 e n. 61, anche per il testo greco): non
permise di seppellire niente assieme a morto, ma deponevano il corpo nella tomba
avvolto in una tunica purpurca e in fronde d'ulivo, tutti allo stesso modo,
n Mor. 238d (citato /1er esteso a n. 77); uso simile attribuito a Locri Epizefiri,
Heraclid. Lemb. Exc. Po. 583,60 Dihs = Arist. fr. 611,60 Rose, e prescritto nelle
'leggi di Caronda', Stob. Hor. IV 2,24 (IV p. 153 Hense). Platone (Leg. XII 959e-
960a) non ritiene umano di proibire il pianto all'interno della casa, ma non vorrebbe
fosse consentito che le grida si alzassero tanto da essere sentite al di fuori; vieta
comuuquc il clamore luu~u la strada.
JJ Rispettivamente nella legge di Ioulis (SoKOLOWSKI 1969, nr. 97, Il. 10-12) e
dci Lahiadi (SOKOI.UWSKI 1969, nr. 77, 11.13-15 = C/D l 9, C 31-3.1).
Jl Cf. p. 300, nn. 97, 98, p. 307, n. 131.
Js Cf. p. 298, n. 90. Si veda anche il caso di Cleomene, che si duole profonda-
mente all'annuncio della morte della sposa Agiatis, ma solo in casa d sfogo al
proprio sentimento (Piut. Cleom. 22,1-3).
286 I.A NASCITA I>HL KO.WOS

protbesis, comunque aperta probabilmente solo alla cerchia dei paren-


ti pi stretti. Il silenzio per di pi implica talora non solo la proibi-
zione del lamento, ma si accompagna anche ad una precisa norma-
tiva concernente la lode: nec de mortui laude nisi in publicis sep~tl
turis, recita la legge attica istituita, secondo Cicerone, post aliquanto
Solone36 Lo statuto della lode sembra anche a Sparta complesso: l'-
painos probabilmente non tassativamente escluso, ma sottoposto a
norme precise.
Anche qui dobbiamo registrare una netta evoluzione rispetto
all'ideologia tirtaica, nella quale il klos del guerriero valoroso si le-
ga da un lato alla memoria ed alla parola eli lode del poeta c dci con-
cittadini (m'h' &v f.lVTJOIXt~UJV m'h' f.v Mycp &vllpa tt0Etf.1TJV ... , come si
afferma in apertura dell'elegia 9), dall'altro ai lamenti dci compagni
d'arme ed al compianto dell'intera citt. All'epoca di Tirteo, proba-
bilmente anche in caso di morte naturale, ci si auspica, poi, che le
dimensioni del cordoglio possano amplificarsi con la partecipazione
degli iloti, presenti E~JT ttv' o.o~tVTJ ~topa KtXot 9avchou37
In et classica il lamento eJ il compianto, ivi compreso quello
degli iloti, erano riservati ai re. Ai re, inoltre, era concessa anche la
lode. Dobbiamo ad EroJoto la descrizione dci funerali rcali 38, inserita
al termine della sua trattazione dei grea Jci re spartanP9:
Tali onori vengono dunque tributati dalla comunit spanana ai re
memre sono in vita, questi altri in occasione della morte. Dci
cavalieri annunciano l'accaduto per tutta la L.aconia, mcnue delle
donne girano per la citt~ percuotendo dei lebeti. Dopodich,
obbligo che due liberi per ciascuna casa si contaminino, un uomo
e una donna; vi sono multe pesanti per coloro che non lo fanno.
Gli usi dei Lacedemoni per la morte dei re sono uguali a quelli dei
barbari d'Asia; gran parte dci barbari si aucngonu infatti a simili
usanze per la morte dci re. Quando infatti muore un re dei
Lacedcmoni, debbono venire alle cerimonie funebri, a parte gli
Spartiati, un certo numero di perieci. E quando questi, gli iloti e
gli stessi Spartiati si sono radunati a migliaia nello stesso luogo,
senza distinzione uomini e donne si battono forte il capo cd il
petto e alzano immensi lamenti, dicendo ogni volta che l'ultimo re

J6 Cic. Leg. Il 2(,,64. Non si allude ncccssariamcnlc qui al solo illgtiS e/li/,if'bios
(v. liUMI'IIREYS 1980, p. 89).
1' Fr. 5 G.-l'.
11 VI 58. Su <Jl!CStp passo celeberrimo, v. da uhimo CAitTWilGH 1987, p. 332 sgg.
1' VI 56-58, con.CAtll.tlilt 1984, pp. 219-274.
LI! ClllliMONII! 11UNI!IIIU 287

scomparso, quello, era il migliore. Qualora poi il re sia morto ii1


guern1, faw1gli una sta~ua, lo trasportano in un letto coperto di
splendidi tappeti. Dopo la sepoltura, per dieci giorni, non si riu-
nisce l'assemblea, n si tngono elezioni di magistrati, e trascorro-
no -in lutto questo periodo.

Lo storico era particolarmente stupito dalla gran folla che si


radunava e dalle scomposte manifestazioni di lutto cui si abbandona-
vano i cittadini spartani. Insoliti per un Greco dell'et classica dove-
vano essere gli alti lamenti con cui uomini e donne, insieme, parte-
cipavano al rito funebre. Il funerale dei re spartani differiva infatti
dall'uso ormai invalso nelle citt greche di :estringere la durata della
pr6thesis ~o e il numero dei partecipanti ad essa ed al corteo funebre.
ln genere si cercava di limitare il lutto alt'ancbistefa, e si proibiva di
partecipare ai funerali di estranei~. Si regolavano anche le manifesta-
zioni di luttou e lo stesso ordine del corteo funebreu.
A Sparta, invece, gi la prothesis doveva prolungarsi molto, per
consentire a iloti e pcrieci di radunarsi in citt. Erano naturalmente
di aiuto. parLicolari accorgimenti usati per la conservazione del cada-
vere: si adopern il miele o, in mancanza del miele, la ceraH. Come
chiaro dal confronto della legge di Ioulis con le prescrizioni attribuite
a Solone il1til'mwx, al quale fa riferimento anche Erodoto (Katalnal-
vm0m)i5, connesso alla frequentazione delta casa del inorto dopo il

IO Sccnmlnla legge anribuitn a Snlonc in rocm.] C.Mtrr:. (XLIII) 62,ln pr6tlmis


deve avvenire all'interno c.lclla casa, e l'ekpbord c.lcve aver luogo inunedia1amenre il
giorno successivo, prima che il sole sorga. Platone concederebbe un giorno in pi
( Leg. XIl 959a).
11 V. la nonna1iva nuribuila a l'inaco a Mitilene, Cic. Leg. Il 66, e a Solone ad
Atene, [Dem.] C.Mnc. (XLIII) 62.
12 Come gi ricordato l'ekphord deve avvenire mo1n(l e a1y~ rispettivamente nella
legge di loulis e c.lci Labindi (cf. n. 33).
41 lDcm]. C.Mar:. (XLIII) 62: gli uomini debbono camminare davanli, le donne
dietro. A Ceus, al termine della cerimonia di sef.oltura, le donne debbono andarsene
prima degli uomini (SOKOLOWSKI 1969, nr. 97, .20, ma il luogo di interpretazione
comrover~a! cf. p. es. I-IU~li'IIRI!YS 1980, p. 85: n. 3), A Sparta l~ cerimonie mesco-
lano nnm1111 c donne, come nota Erodoto: alllllytl tltm yuvu1~1.
11 Xcn. 1-/ell. V 3,19, Plut. Agcs. 40,4. Cf. SACCO 1978, pp. 77-81.
1s Suno ceno che Kcxtap~aivea8m vada interpretato in questo senso secondo il
rapporto climulogico con Jliaajla (cf. GAIU.ANI> 1985, p. 43, e PARKilR 1983, p. 41
c 65, n. IlO- forse troppo prude111e- e gi ML>UI.INIEil 1952, p. 77), ma l'esegesi del
luogo non affauo univoca (p. es. LSJ trd vor:. trac.luce 11/etrr squnlitl gtrnlle/lls as a
sign of grief, come gi Dimlorf (lttclll sqtt,rle,mt, secondo un'indicazione del Tbe-
Stiiii'IIS). Sulla contaminazione nei funerali v. I'AilKilll 1983, p. 34 sgg. L'es1ensione c.lel
288 J.A NASCITA DEl. KOS.IIOS

lavaggio del corpo, durante la prothesis. In generale si diviene impuri


gi entrando nella casa del defunto, oltrech (ma questo riguarda solo
una cerchia pii:t limitata) preparando e toccandone il corpo~'. En-
trart:~be le leggi limitano i Jli<XlVO~IEVot e specialmente le ~llextVOIJEVext
alla parentela ristretta: a Sparta invece prescritto che una coppia per
famiglia partecipasse alla prothesis. Gi questa parte della cerimonia
dunque particolarmente solenne~ 7, ma ancora piLt impressionante do-
veva essere l'ekphord, che straziava In citt c coinvolgeva l'intera La-
conia. Venivano poi, lunghi, i giorni del luuo, c la paralisi della vita
pubblica~ 8 La morte di un sovrano forniva dunque l'occasione per
una drammatica rappresentazione dell'unit della societ spartana e,
per perieci ed iloti, de.i rapporti di dipendenza che li legavano, sia pur
in maniera diversa, alla comunit degli Spartiati~''. Probabilmente mc-
no insolite per Erodoto erano le lodi del re, ricordato ogni volta
come il migliore di sempre, un motivo comunque importante e legato
probabilmente allo statt~s eroico che il re conseguiva con la morte50
Cerimonie che, 'barbare' per Erodoto51 , sono per noi di interesse
anche etnologico52 e richiamano alla mente, anzi probabilmente con-

Jliaa~a risponde alla generale differenza tra sepoltur~ dci re e sepolture degli M-
moioi, poich, secondo la tradizione, Licurgo IU"jllflM Ka\ to JllaOJIOii (Piut.
Mor. 238d). Anche la consuetudine spartana di seppellire sul posto i comuni cittadini
morti all'estero, e di provvedere al reimpatrio dei resti solo nel caso dci sovrani (cf.
p. 294 e n. 75 ), va in primo luogo vista alla luce di IJUesta grande distinzione tra
privati e re.
~ 6 Eur. 11' 382. Cf. PARKER 1983, p. 33, n. 27.
l1 i putrehbe avere conseguenze 11 livello dell'edilizia domestica (un11 simile
consuetudine richiede una a11/ capace di accogliere molte persone) o pi probabil-
mente determina una vera e propria 'coda' di fronte alla casa del re.
u Cf. anche Xen. Ile/l. Ili 3,1, llcrnclid. Lemb. Exc. l'o/, 373,10 Oilts = Arist.
fr. 611,10 Rose (e p. 1'17, n. 206).
~ 9 Per CARI.If:R 1984, p. 272 sg., n. 19'1, questo significato si sarebbe progressi-
vamente affievoliro. l.a gerarchia sociale veniva simholicamente riprmlotra a livello
fisico e spaz.iale in relazione all'intimit con il cadavere, cd alla stessa dimora: i
familiari del re all'interno dcll'uikos 'maneg1;hwano' il cad:werc, i ciuadini erano am-
messi nella corte durante la prothcsis, i l'ericd c gli Iloti partecipavano solo al corteo.
5o Xen. l.ac. 15,9. Per Agidc Senofonte nota (Hc//. Ili 3,1): !"tllXE aEJIVOtpa ~
KIITI nVOJllomov m+l. Sul carauerc eroico delle cerimonie funebri per i re spartani v.
SciiAIWI!It 1957, CAitTI.I(IIIl( 19117, p. 335 Stili lnsisll'rci menu tli <JUCst'ultimo (p.
338) sul rapporto fra eroizzazione dei re e loro molo di ecisti (cf. Ephor. FGrH 70
P 118 ap. Strab. VIli 5,5: Euristcne e Prode non hanno un culto eroico in quanto
ecisti).
51 HARTOG 1980, pp. 166-170, confronta i funerali dei re spartani con quelli dei
re sciti. In generale v. anche AMI'OI.O 1984, p. 97, e CAitTI.I!DGI! 1987, p. 334.
51 PmtGUSON .1918, p. 233, paragonava le cerimonie spartane a Juelle degli Zulu.
1.1~ CERIMONIE I'UNEBRI 289

tinuano, gli usi 'omerici' 51 e (come abbiamo visto) anche Spartani.


Erano per cerimonie 'arcaiche', e in un certo senso 'anacronistiche'
pure per Sparta classica. In esse infatti i sovrani sono sentiti come
l'incarnazione della p6/is. L'ideologia politica che vi traspare ben
diversa e verosimilmente pi antica di quella che si esprime nel giura-
mento mensile tra re c polis, quando viceversa sono gli efori a 'rap-
presentare', anche fisicamente, la citts.~. Inoltre si pu benissimo osservare
quanto insignificanti appaiano, rispetto a simili onori, i grea accordati
ai re in tempo di pace: anche questo divario andr spiegato con una
limitazione delle prerogative regali legata proprio all'ascesa dell'efo-
rato55. Se tali cerimonie continuarono ad essere praticate ancora in et
classica, e se anche allora ai re venne riservato un trattamento parti-
colare (anzi, come nota Senofonte, eroico), questo perch, nono-
stante l'evoluzione dell'ideologia politica, la figura del re rimase, so-
prattutto da un punto di vista sacrale, assolutamente insostituibile56,
Per chi guarda dall'et classica, queste nranifestazioni di cordo-
glio sembrano l'enfatizzazione estrema dei costumi spartani di VII
sec. Come ha opportunamente osservato Cartledge, la netta distin-
zione esistente in et 'licurghea' assicura la particolare posizione dei
re all'interno della aristocrazia spartana57 Ma qual il significato di
tali cerimonie per un'epoca pi antica, quella antecedente all'ascesa
dell'eforato, alla quale, lo abbiamo visto, necessariamente risalgono?
A una simile domanda si pu rispondere solo. determinando, se pos-
sibile, l'epoca in cui si svilupparono ed il loro rapporto con i funerali
aristocratici. Certo il funerale reale sottintende una crescita del sen-
so della collettivit: ai re infatti, come personificazione della comuni-
t conquistatrice, tributano il loro pianto gli iloti, cd insieme ad essi
i perieci e gli stessi Spartiati. Indubbiamente siamo nel quadro di
valori che ritroviaino nello stesso Tirteo: si pensi all'.enfasi posta sul
ruolo dei re nella conquista della Laconia e della Messenia, e sul loro

5' In pruposiw v. CAili.IER 1984, p. 273 sg., e viceversa FINI.EY 1968, p. 152,
cuntmriu a tluesto pnmgunc; le osservazioni di Pinlcy circ01 le caraucristiche in parte
recenti dell~1 diarclna vanno per ritenute appieno.
51 Come nota gi SCIIAill'l!ll 1957, p. 223. Sul giuramelllo v. SOJ>ra p. 123 sg.
~ 5 Del restu, se l'elenco erodmeu ripete un qualche documento spartano che
fissava i grca dei re (suggestiva ipotesi di CARI.IER 1984, pp. 250-252), una certa
csigem.a di determinare le prerogative reali derivava dal giuramelllo mensile che, non_
dimentichiamolo, imponeva ai due btrsileis di regn01re secondo le leggi Jella ciu.
5 ~ Su questo aspetro della monarchia spartana \', CARI.IER l 984, p. 275 sg., c
CAI\Tll!OGI! 1987 pp. 340-342 .
. 57 CAil'J'LI!UGE l 987. P 340.
290 I.A NASCITA lll!l. KO.WOS

rapporto con la divinits8 Si potrebbe pensare dunque che una simile


manifestazione si sia sviluppata dall'ideologia ~i.rtaica. Ma non chiaro
comunque se per l'et tra Tirteo e lo sviluppo dell'eforato, siano stati
aboliti i prestigiosi funerali aristocratici. Al clima culturale tirtaico si
adattano bene, lo si visto, anche imponenti cerimonie funebri no-
biliaris9. All'epoca di Erodoto sono appannaggio esclusivo dei re riti
ai quali un tempo aspiravano tutti i nobili spartani: i loro funerali
dovevano essere, 'in piccolo', qualche cosa di molto simile alla (la.-
Ot\ICI 't<Xcjl~ d'epoca classica. Per gli anni iniziali del VI sec., dobbia-
mo pensare a basi/cis e famiglie nobili in 'competizione' tra loro: la
distinzione netta fra funerale regio e funerale privato probabilmente
fnmo di una successiva regolamentazionc di CJIICst'ultimo.

3. l JlUNEilALl DEGLI IIOMO!Ol CADUTI IN BA1'1'AGI.IA: Il. VALORI!, l.A.


I.ODE E L'llROIZZAZIONE.

Circa i funerali dei caduti in combattimento disponiamo di una


notevole quamit di informazioni. Si possono suddividere le fonti in
diversi gmppi. Le prime, derivanti in ultima analisi dalla letteratura
delle politefai, descrivono gli usi spartani in maniera pii:l o meno
sistematica, talora attribuendone la paternit a Licurgo ed in apparen-
za senza riferimenti cronologici 'contemporanei': certo mostrano
consuetudini d'et classica, o forse meglio lardo classica, cd al pill di
III sec. Ancor pill 'atemporali' sono le notizie di carattere aneddo-
tico o apoftegmatico sparse nella tradizione letteraria (il cmpus essen-
ziale tri\diro negli Apopbtbgmattt lakonikti di Plutarco60): attraver-
so di esse risaliamo a singoli particolari sugli usi laconici; a questo ge-
nere di fonti pu essere assimilato (almeno per il valore informativo,
e per la cautela da usare) l'epigramma epidittico ellenistico c di tra-

"In frammemi come l'G.-P. = 2 \VI. (v. 12 sg.: uin yp Kpovi111v ~eatare-
4!1ivou nom "llptJ l Zc\~ 'llprtKEi&u TJjvlt: l&nK"E nOIV), Ilo G.-l). = .. \VI. (v.3 sg.:
drxnv ji:'V puuij 9rutllllitou pmni\u. l u\ot jlf~t I:ncipnJt; ijtftltieaacx milt, L'<l in
generale l'in~era versione tirtaica della rbtra, sulla quale v. pp. 75-77, specialmente
n. 192), 2 C~.-1'. = 5,1-2 \V/. (iurtfprtt(lrtrnlijt, Orom ojli;l.rt Armu'tmr,.l iv lu'l Mf.amjvtJV
t'IUJIC\' t'iljlXIIfiUY ).
1'1 f~ impruhahilc invece che in et classica gli iloti partecipassero ai funerali di
privati, c tla escludere dte ~i prmluccsscro aucnra in rumurnsc manifesta7.i~mi di
luttu. Cnsl, mi sembra, l'evuluziunc dci funcmli conferma la progressiva trasforma-
zione dell'ilotismo in senso collettivo (cf. Ouc:AT 1978, pp. 18-21, e p. 108, n. 30).
40 Sugli apopbtbgmata laconici in generale, sulla raccolta da cui attinge Plmar-

co, e sulmatcrialccompr_cso nei Mora/i,t v. TtwmsTI!IlT 1%5-1971, Il pp. 16-29,82-


85, 233 sgg.
1.1~ CI!IUMONII! I'UNI!IIIll 291

dizione ellenistica. Vi sono poi tutte le testimonianze rehttive '' spe-


cifici episodi militari, che offrono spaccati ricchi di ragguagli sui riti
funebri, sulle tombe, su culti eroici e sulla memoria delle ges'ta compiurc
dai caduti. Anche lot residua documentazione epigmfica pu essere
'datata', sia pure con minore precisione e, rivelando nel suo comples-
so norme politiche ed atteggiamenti socialmente approvati, va a sal-
darsi al primo tipo di informazioni.
Iniziamo dal primo gruppo indicato. Nell'uguaglianza che carat-
terizzava le cerimonie funebri di et classica le fonti notano ht pecu-
liarit dei riti seguiti per gli h6moioi caduti sul campo. Anche essi
presentavano ormai le consuete, austere, caratteristiche spartane di
predominio del 'pubblico' sul 'privato', di esaltazione del valore mili-
tare in chiave politica. La sola differenziazione ammessa, infatti, sem-
bra fosse fondata sul valore dimostrato di fronte al nemico. In due
luoghi di Plutarco, per la verit piuttosto c1;mfusi, che intendono
sottolineare la modestia del corredo concesso da Licurgo ai defunti
in gcnerc61 , Plutarco inserisce notizie sulle esequie per i caduti in
guerra c fa tm l'altro riferimento all'inumazione61, La stessa tradizio-
ne ripetuta in maniera pi precisa da Eliano, nel sesto libro delle
sue Variae llistoriae 63 :
Coronano d'olivo c con rami di altre piante qucl,li che muoiono
cumb;mendo degnamente, e li trasportano tra le lodi; e a chi ha
primeggiato in assoluto per valore (u.(I) ciptan~\KJuvrr)'l, avvol-
tolo anche d'una veste rossa, danno una sepoltura gloriosa,.\

L'autore prenestino specifica dunque che a Llllli i guerrieri morti

1'1 Lyc. 27,2: f'nratll cmvOaintFI\' ui>8V t'narv, IA' i:v 4'UI\'11d& t.:n +iiUou; ala
otvm; tI milfux Hf(liOlEO\' LInoltre (Licurgo) 11011 permise di ser>pellire niente as-
sieme al morto, ma deponevano il corpo nella tomba avvolto.in una tunica purpurea
e in fronde d'ulivo) ed il parallelo Mm. 238d, mi\'Olinteav ll olliiv lthpEijiEV.I' v
+oavaKil Kll '!>U~ot ctdn Otvta t miljln ncpaatAEav t.:tlt' iaov futa\ta. Vcn~:ono
descritte sia le usanze per i morti comuni (che non prevedevano distinzioni, cf. p.
285, n. 31 ), sia quelle in vi~orc per i caduti sul campo (per i quali \'igcvano precisi
criteri di difftrcnziazinnl', cf. soun).
hl fY olnll \'1 t.:\61 ... Uv tf TI OliljUl nfjllfOtEO\',
' 1 Il giudizio ali 'ft<il!ltSTlli>T 1965-1974, Il pp. 185-188, su Eliano come fonte
per 1;1 swria di Sparla fnrsc 1mppn scvcm. In VI 6 possibile un rappol'lu con l;l
C11sti111zimu: tlti l.trcrdrmoui di Aristotele (d. n. 68).
61 Sull'istilulll dcll'tXflHHEia v. PtttTCIIIrt'l' 197-1-1985, Il pp. 276-290.

'~ V Il Vl 6: o\ Iii: KlltO; ciyrovamiiiEYOI KII noOcl\'llYTE<; Oallol vroollvto Kll


K'ii:&.ll Etfjllll, KIX la' fllllii'Ull' ljyu\'Tl)' o\ li TFll~ fipaOtriXl'IXVtE t.:n\ ol>ol\'lldllo.; autol
rm!II]Ocim] vlia~ux; I:Ocimovto.
292 LA NASCITA IlEI. KOSMOS

senza venir meno ai doveri del buon cittadind6 vengono concesse


(aveloOvto) corone d'olivo 67 o di altre piante e durante il trasporto
(i\yovto) tributata la lode. Chi si maggiormente distimo ottiene
anche di essere vestito della tjlotvucl (la stessa veste che gli Spartani
indossavano sul campo di battaglia)68 e di ricevere un rito funebre
particolare (v&lro Oantovto): quest'ultima espressione pu riferirsi
non solo alla cerimonia funebre, ma anche alla tomba.
A vere e proprie tombe diverse fa in effetti riferimento lo stesso
erudito, questa volta nel XII libro delle Variae Historiae:
le madri spartane, quante veniyano a sapere che i loro figli gia-
cevano sul campo di battaglia, recqtesi di persona sul posto esami-
navano loro stesse le ferite ricevute di fronte e di spalle. E se erano
in maggior numero quelle sul petto, orgogliose, con lo sguardo
fiero ed altero, riportavano i figli alle tombe. di famiglia, altrimenti
subito se ne andavano, piene di vergogna, levando lamenti e cer-
cando quanto pitl possibile di passare inosservate, lasciando l i
cadaveri da seppellire nel sepolcro comune, oppure eli nascosto se
li riportavano ai propri tumuli 6~.

La figura della Rladre spartana, cos ricorrente nella lcucratura di

66 MISSONI 1986, p. 71, intende invece coloro che sonn mnrti dopo aver combattll!o
molto coraggiosamente evidentemente gi distinti dai 'comuni' Spartani.
67 Plutarco (foce. ciii.) elimina ogni possibile ambiguit nel signiric;uo di lkxUol.

La corona eli olivo a Sparta premio d'1jp1atEia, cf. 1-ldt. VIII 124.
61 Sull;t b;tsc di Plut;trcn (foce. ciii.), MISSONI 198(,, p. 71 sg., disJingue, a mio
avviso a torto, la veste usata per chi ha combattuto con valore dalla normale pboinikfs
indossata in battaglia [sulla quale v. Xen. Lac. 11,3, Arist. fr. 542 Rose(= Schol. Ar.
tlcb. 320, Mucr. s. 'li, t(lmvud, p. 362 Picrson, l'hn. Mnr. 238f, Acl. VII VI 6, 'Val.
Max. Il 6,2, Sud. s.v. Katal;uivEIV Ei +otvtKi&x, l J, p. 52,18 sgg. Adlcr). Cf. anche
Ar. Lys. 1140 sg.]. Questa infatti sarebbe adoperata per seppellire tutti i combattenti.
L'ipotesi si fonda sulla testimonianza di Plurarco che invece semlllicemente impre-
cisa (cf. sopra n. 6J ). Sul problema della tinta adoperata per colorare l01 pboinikls, v.
P 229, n. 9. Anche se non si dovesse trattare (come io tutto sommato sarei ancora
mcline a credere) di una veste tli porpora (giudicata tutt'altro che consona all'auste-
rit degli Sr,artanh da CoZZOLJ 1980, p. J34, n. J), comunque certamente una veste
di pregio: ti valore simbolico essenziale quello di h1dicare l'occasione della morte
in battaglia (cf. sotto, p. JOO sg.).
69 Ael. VIi XII 21: A\ AaKellat~IOvlmv J.llJrtpe, liaa1 buvDiivovto to nallla

llUtlilY bo tiiJitlx\1 KElaOat, IU a\rral ')'E ~IK6JtEVal t tpllllJIIllll aimiW llEOKilllOUV ta


TE fJmpoaOEV KIX t oma0EV. ICa E J.tbo l'V llAEiltl t boavtia, a\ II yuupOll!IEVIll Kll
aEJ.IVV iipa Ku\ JIM>aupv plaat to nal&x ei tu; natpc/xx ft(lepov tat(llb; e\ II ETpro
elxov tlilv tpaUJUitlolV, bomiiOn ltiloil!tEvm KIX O(liJVnilaat Ka !lt; EVI Jlli\ata AaOElv
aJU:UIIouaa\ IDtt]Uiimivto, Klltt'..tnoilam riltl \'EK(llll l:v Tl;i llOA.mtvlir>ilfl O.t~lal, ~ Ml0J11~
E\ t o\KEla ~pia K6JU~OV Utotic;.
1.1! CI!RIMONII! FUNI!UIU 293

tipo aneddotico, raccomanda circospezione, ed anzi potrebbe indurre


a relegare questo passo proprio fra questo genere di testimonianze,
certo di valore diseguale. Ed senz'altro pericoloso separare 'storico'
e 'non storico' in una singola notizia: sembra tuttavia che il testo
(facendo meno spazio di quanto non sembri a prima vista ai luoghi
comuni ed allo stereotipo) sottolinei enfaticamente un particolare
storicamente non fededegno, la presenza70 e la partecipazione delle
madri (lilla atal ye acpucOJ.IEVat ... bremcoxouv) ad un complesso di
atti stabiliti dalla consuetudine che dovevano viceversa essere effetti-
vame!lte compiuti: il giudizio sulla morte del guerriero e la decisione
sulle modalit del seppellimento (nel poliandrio o con reimpatrio dei
resti). Le donne anzi contravverrebbero talora ad una regola precisa,
apparentemente con un senso materno niente affatto spartano, sot-
traendo i figli alla tomba comune e trasportandoli di nascosto in
citt71 Pur senza prendere sul serio la storia del computo delle feri-
te72, e la apparente 'indegnit' dei guerrieri sepolti sul campo di bat-
taglia, questa tradizione sembra supporre l'esistenza di una sepoltura
in citt risetvata ai pi:1 valorosi, che si affiancherebbe al poliandrio
risetvato agli altri caduti.
Sull'esistenza di tombe collettive abbiamo in effetti un buon nu-
mero di testimonianze antiche, riferibili a specifici episodi bellici, a
partire dal VI sec. in poi 71 : in quella che potremmo definire la vul-

10 f! gi di per s inverosimile che le madri possano recarsi sul campo di bauaglia.


11 MOp~ elc; ti oiKEl!x n:l.. non descrive un atteggiamento dcuato dal gi ricor-
daln scnsu di vergogna: 1\pilx evncativn c 'sentimentale' anche nel suu non troi'Pll
frequente uso prosastico c Opqvoilaat termine tecnico, e vieta di ad pensare ad una
madre che compiange se stessa per un figlin indegno. Cos le madri di '\uesto passo
di Eliann, che nun trattengqno le lacrime cd il lamento funebre sui propn figli caduti
indegnamente, sono in fondo pi umane di tame altre Spartane che affollano la let-
teratura.
12 Un tema tradizionale (riferito ai T ebani ed ai Cretesi) quello dell'amante che

sul punm di essere trafitto a morte dall'avversario, lo implora di colpirlo al peno,


per risparmiare al suo compagno la vergogna di vederlo ferito alla schiena (Piut. Pel.
18,4, Ael. NA IV 1). Sembra ovvio che una sola ferita al dorso basti a gettare discre-
dito sul guerriero caduto. V. per sotto p. 300 e n. 99.
n Plllyamlreia spartani esistono sicuramente a purtire dalle guerre persiane, c ne
sono noti fino all'inizio dci III sec. a.C.: su di essi v. PRfi"CIIEl'r 1974-1985, IV pp.
159 nr. 2, 160 nr. 5, 161-3 nr. 7, 163 nr. 8, 168-173 nr. 15, 195 nr. 49, 208 nr. 66,
211 sg. nr. 78, 230 sg. nr. 99. ccc. Per l'et arcaica non meritano certo fiducia i par- .
ticolari 'antiquari' riferiti da Pausania nei suoi lrfesseniak, ove notizia di un po- i
liandrio sul campo di uno scontro della Prima Messenica (IV 8,13). La pi antica.
hauaglia per la quale abbiamo una testimonianza pi affidabile il celeberrimo con- '
frullio per la Tircatidc, dcllil met del VI sec. (cf. p. 30~ sg. c n. 12~): certezza assoluta
294 1.11 NIISCI'I'fl IlEI. I<O.WOS

gnttt sugli usi funebri spartani si ritiene anzi che la regola del polian-
drio ammetta la sola eccezione dci re 74 , Viene sempre citata in questo
comesto una testimonianza di Plutarco (relativa alla morte di Agesi-
fao in Cirenaica) sul costume dei Lacedemoni, in caso di morte
all'estero, di fare il funerale e di abbandonare gli altri defunti l dove
san morti, e di ricondurre invece in patria i corpi dei re: essa si
riferisce per abbastanza chiaramente a mors peregrina, e non a mors
bellica, per richiamare una quanto mai opporttma distinzione operata
nelle Leggi delle XII tavolc 75 I re vengono naturalmente riportati in
patria anche in caso di morte in battaglia, ma non sembra che essi
costituiscano l'unica ecce7.ione alla regola del poliandrio.
Vi infatti - oltre alla notizia di Eliano - una duplice serie di
dati sull'esistenza di sepolture i n d i v i d u a l i i n c i t t per
Spartani caduti con le armi in pugno 71'. In primissimo luogo vi sono
iscrizioni che sembrano confermare una precisa testimonianza di Plu-

la si pu avere a partire dalle guerre mediche. Si potrebbe forse legare a que~to uso
(e proprio allo scontro per la 'l'ireatitle, cL p. 304 sg.) la celeberrima scena raffigu-
rata dal Piuore della Caccia nella coppa (conservata a Berlino) STnnm 197;2, nr. 218
((tav. 7a) alcuni caraneri(apparentementc?) eroici, p. es. la nudit dei portatori, non
tolgono ogni valore documentario alla scena], riconoscendo in essa dci guerrieri e/o
degli inservienti che portano il corpo dei caduti al n1mulo sul campo di battaglia (cos
contro KURTZ-llOARDMAN 1971, p. 191- v. anche Roumt'J'SON 1983, p. 90- che pen-
mano al ritomo in patria, PRITCIIIi'IT 1974-1985, IV p. 104, e CI.AIIlMOm 1983, p.
253, n. 2). l cadaveri sono ancora sanguinanti (come visibile in vecchie illustrazioni,
p. es. PERNICE 1901, tav. III, cf. la descrizione ivi, p. 190): significa che non sono stati
ancora la\'ati, e che quindi rappresentata l'nvaipea1, cio che vengono riportati dal
luogo dello scontro, c non sono ancora condoni all:t sepoltura (o :1lla pira)? Ma de-
cisivo il fatto che essi siano disarmati: i caduti vengon ponati alla tomba. Comro
FAUSTOFERRI 1986, p. 127 sg. (sarebbe rappresentato il ritorno dei giovani dalla
kl;tfl/citr), si deve far notare che il personaggio pi1 a sinistra del ltlmlo, che, senza
lancia, ma con gli schinieri, porta un cadavere per gli arti inferiori, barbato, e dun-
que aduho. Non possibile che a trasportare i morri siano qui gli naamatai (come
supposto da CIIIUMES 1949, p. 383 sg.), che iella bauaglia di Lechaion raccolgono
caduti c feriti (Xen. Ife/l. IV 5,14): cf. Wm.wm 1974, p. IlO, n. 15, gli ilRuani<JtiXi
non emno armati c non avevano funzione militare: si tranava di tbcrapollles, iloti.
7~ OJliniune di jACllll\' IIJ+I, p. 13 sg., nn. 23 c 28, c di l'lll'l'ClllrtT IIJ74-IIJ85,

IV Pl> 243 sg.


7\ l'hn. IIRc's. 10,1: ftlnu li' iwTn flnlicolYIKnii tci\Y Jlv ti~~uv i:n'1 ~ivltt; krmOcx-
\'c\vwlv cxi>nnl n'r oci.umx liltlln'~v Kn cinn~l'illi'IV, tcli: rcoiv Jlmn).J-cov nlKrtlil! lilljllrcv;
Ciccrunc ricorda le due 'c:llCJiorie' nel citare le leggi delle XIl Tavnlc, /.cg. Il 24,(,0:
oc"llomini ... nwrtun ne nssa lcgitu q noi pns fu nus f:1ci:11 ", Excipit bcllicam peregri-
namquc mortcm. l1cr le usan7.c seguite in casn di mors peregrina indicativi il caso
di Lichas c moho probabilmente c:.li Hippuldes (d. per entrambi n. (,),
7 ~ Il maggiore lll!!rito di MlSSONI IIJW forse quello di :IVer richiamato l'aucn-
zione su di essi.
1.1! CI\1\IMONII! I'UNI'IIIll 295

tarco, secondo la quale Licurgo ntyp!X~t!XI B 'tOllVO~I!l O!i~tavtu otc


iollV 'tO VEtcputi, ltA~V avlpiJ V ltO~I(p IC!l yuvmtc{J lt(V) .EXO\l OOt0-
0av6v'troV77! un uso veramente spartano71 , e per un verso coerente con
quelle norme generali che abbiamo visto. Il privilegio dcllot lode e
della memoria riservato a chi sia morto svolgendo la funzione
considerata essenziale per il proprio sesso, la guerra o la procreazio-
ne. Le iscrizioni che pi direttamente ci interessano presentano .di
regola un antroponimo maschile seguito da v ltO~IQl (per es. A'ivntoc;
f.v 7tO:pq>)19: rinvenute a $parta e nella perieda, sono datate almeno
dalla met del V80 fino al III sec. a.C. Non si pu pensare a sepolture
individuali di tuui i guerrieri caduti in bauaglie .avvenute vicino a
Sparta81 Tombe individuali sul campo per battaglie svoltesi in Laco-

77 Lyc. 27,3. La lettura dei mss., \epcilv o IEpcil, ~ stata emendata in EXO~ da
Larrc sul confronto con iscrizioni laconiche come /G V l, 713 sg., 1128, 1277, 2.4.7.
Purtroppo il parallelo in Mor. 238d (vElE t.:a tt.; ~mypatt.; tt.; bit 11ilv IJY11JtdlllY,
11;\.~y 161Y Y 11okqup 1EEU11JocivtblY, Kll t 11Y8tj Kll tox; liUflltO\x;} non parla della
sepoltura delle tlnnnc (sul r01ppono fra lmtitllt.l l .ICOIIm c Vita .li l.i('llrgo v. TIGER
S'l'm>'l' 1')(,5-llJ71, Il p. 82, 1111. 284-285, con bibl.; sulla fonte di Plutarco, ibid., pp.
89-92). DllN Borm 1954, pp. 288-300, vuoi consetvare il resrn rrdiro, basandosi sul
supposto pan~llclo con Hdt. IX 85,1 (cf. per p. 302 sg. e n. 108): v. le critiche di
Fr.ACELI!i.l\1! 1955, p. 372 sg. (cf. FLACI!Litru; 1948, pp. 403-5), J>OUILLOUX 1955, p.
234 sg., Li! Rov 1%1, p. 231, n. 4 (necessit di distinguere tra \epoi e \epEl). Non
credo che /G V l, 1329 (iscrizione probabilmente funeraria di ullo --- iapdx; l ---
u), cirara da WAI.LACll 1970, p. 99, n. Il, sia sufficiente sostegno per la tesi di Den
Uoer: essa proviene inf;llli da I.eucrra, c per i ccmri della perieda non si pu a lll'iori
ipotizzare, oltre ad una naturale, profonda recezione di modelli culturali e anche di
formule (v. il caso delle iscrizioni en po/mo /G V l, )124 da Geromhrai; iscrizioni
CII polmo suno del resto note anche fuori della Ltconia: /G V 2, 251, c /C Il. XIX
4, modellate certo sull'esemplare politefa spart;ma), anche un codice di permessi e
divieti del tutto analogo a quello in vigore a Sparra. Recentemente l'emendamento
~xoti visto cnn favore tla Ktu.t.\' 191!1a,ll. 33, n. 9, c accolto da Manfretlini in
MANFilt!lltNI-I'tccllut.l.l 1980, p. 276 sg. Bib iografia per altre opinioni sul passo in
PRITCIII!l"l' 1974-1985, IV p. 244 sg., n. 430.
78 Ancora affinit nel pensiero greco sulla legislazione funebre: Platone permet-
terebbe stele per cingi nnn pil't lunghi di quattro versi (Lcg. Xli 958e).
7'1 /G V l, 701-710, 918, 921, 1121 sg., 1320, 1591, J>i una nuova iscrizione

pubblicata da PAt'ANIKOI.AUU 1976-1\177, pp. 202-204. Amctos omonimo di un


ulimpinnico di et !llllllil: cf. Paus. 111 18,7, Pot\ALI.A-UIIAill'lll\ll 1985, ur. 43,
Motun'l't I'J57, nr. 'J-15, c lllli p. I(,J, n. Il.
.. jl't'l'l.ttY 1%1, pp. 197 sg. c 201 sg., nrr. 57-r.o. Ma GUAIU>Ucct 1967-1978,
Ili p. 173, datiiUIIil delle pil'1 ;mtichc, /G V l, 701 all'ini1.io tlcl V sec. /G V l, 1124,
sieununeme del Il K i\. C. (c pur nnn rrnv;uulnsi proprio all'inizio dcll;t serie,
comiiiiiJUC tra le prime iscrizinm di questo tipo): cns i pttl amichi cpit;tffi en polmo
dnvrchhcrn essere all'iucirca della met del V sec.
Nl Si11nificativa in ttnesto senso la sepoltum collettiva il Tcllt'il dupn J,, b;mat~lia
di Mautinca (sull;l tjtlille l'tUTCIII!'I'I' 1974-1985, IV pp. 195 c 213). ~ 1111 chiaro caso
296 I.A NASCITA 111'.1. KO.WOS

nia costituiscono semmai un caso particolare c, bisogna ammettere,


non facile da capire, ma non bastano a spiegare il numero Javvero
cospicuo di questi casi 82 davvero difficile poi credere che si tratti
di tombe di combattenti rimasti feriti c deceduti dopo il ritorno in
patriau. N soddisfa del tutto una proposta di Roehl, secondo il
quale le stele non sarebbero state poste a segnacolo di vere e proprie
tombe, ma avrebbero avuto un semplice significato commemorati-
vo~; Plutarco esplicito, parla di tombe: '"
(Licurgo) non permise a chi seppelliva (OO:'I'avta) di iscrivere il
nome del morro, a meno che non si trattasse di un uomo caduto
. in guerra o di una donna morta di parto.

Con l'altro gruppo di fonti antiche elle sembrano andare nella


stessa direzione passiamo alle testimonianze a carattere apoftegmati-
co ed aneddotico 8s. celeberrimo il detto della inadre spartana che,
affidando lo scudo al figlio in partenza per la guerra, gli raccoman-
da: 'tKVov, i\ 10:\rtav i\ lt\ mu1a 116, L'ap6phtbegma ha assunto par-

in cui si sarebbe ponna tentare un rccu\1ero generale per portare i corpi a Sparta: ma
non lo si f. Tuttavia esiste una sepo tura individuale (di un perieco) per questa
battaglia: cf. JG V l, 1124, e n. 77.
11 Due sarebbero legate alla battaglia di Sellasia: PAI'ANIKOLAOU 1976-1?77; la
cosa non impossibile, ma sorprende un po' la dicitura en polmo per una tomba
sul campo (non un caso che /G V l, 1121 si premuri di indicare il luogo del
combattimento, Mantinea): la dizione ha pi1 senso in un contesto in cui rion affatto
ovvio che il morto sia perito combattendo. Ainesias (TG V l, 703), secondo CAR-
'fi.EOGE 1987, p. 234, sarebbe caduto durante l'invasione tcbann del 370/69
., jACODY 1944, p. 44, n. 28, ipotesi ora non sgradita a Plti'I'Cllll'l'l' 1974-1985,
IV p. 215. V. in mcriw le giuste osserva1.ioni di MISSONI 198(,, l' 72 sg., n. 36.
14 ROEIII. 1876, p. 230 sg., c I'IU'I't:lllrl'l' 1974-1985, l V Jl. 2'15. Ci avviene

piuttosto a livello collettivo, v. il caso delle Termo1lili, 11uando alle tombe sul campo
di battaglia fece da pendallt una s1ele con il nome dei caduti a Sparta, cf. n. 127 e
pp. 306-309.
n Comunque da non mettere da parte, in fondo perch 'scomode', come fa
PRI1'CIIll'l'l' 1974-1985, p. 243, n. 427.
~sul detto v. IiAMMONI> 1979-1980 e soprallutto Mt~SONI 1986, pp. 73 sgg.
Cf. Sllecialmcmc Stnh. Fior. VII 30 [Ili p. 317 llcnsc; egli cit:\ un Aristutcles, pro-
hahilmemc per un01 cnnfusiunc cnn Arisllln - di Chin n di Ccn? - (sul problema v.
IIAMMONI> 1979-1980, p. 104, n. 29): si ris01lc cos al 111 sec. a.C. cd alla pi antica
tcslimonianu cslllicita (pii1 o meno contcmporane;t la prima testimonianza implici-
ta, nell'epigramma di Uinscoridc Anth. Pal. VII 22'.1 = Guw-PAtm 1%5, Il, XXX,
p. 261 sg.)] e Plut. Mor. 241f (Apopbt. Lactten. a//o/1, 16), entrambi nella forma ii
taimxv i\ bi mum, Schol. TllUc. Il 39,1, nella furnla il tnv 1\ 'm t1iv (considerata
frutto di artificiale e t;trdo gusto arcai1.1.ante da li AMMONII l '.179-1 980). Altre fonti:
Sen. S~tas. Il 8, Sext. Emp. Pyr. III 216, Auson. Epigr. '14 Peipcr, Arisracnet . .XVII
1.1( CEIU~H)NJE FUNEIIIU 297

ticolarc spessore come richiamo alla saldc7.7.a dd ~ucrriero, perch


non abbandoni il suo posto nella ttixis oplitica fuggendo c gettando
via lo scudo 87 A noi inercssa in particolare un'inrerprctazione che
gi ne davano gli antichi, espressa soprattutto. in un epigramma di
DioscoriJe: la madre porrebbe come alternativa al ritorno con lo
scudo il r i t o r n o i n c i t t d c l c a J a v c re sopra lo scu-
do. C' da dire comunque che talora si fa riferimento semplicemen-
te al r c c u p c r o d c l c a d a v c r c sul campo di battaglia, ed
al suo trasporto all'accampamento (negli scol a Tucididc c nell'epi-
ca latina - quest'ultima in passi che, pur non rievocando esplicita-
mente il monito della madre spanana, ritraggono un guerriero morto
c.aricato sullo scudo)R8 ,

(Epist. Gr. p. 168, llerchcr), 1-Isch. s. v. ~ tv ~ bt t~ (Il p. 298, 928, Latte), Sud. s. v.
~ tv i bit niv (l 2, p. 595, 616) e s.v. AuKOJ>yo (l 3, p. 297, 17 sgg., 824 Adler).
Come si vede notevole l'incertezza della tradizione sult.r formulazione esatta della
frase: accanto ad b mina si incontrano, vuoi nella tradizione manoscritta plutar-
chea, vuoi in fonti minori, anche bt mim~ cd bt tuinav.
81 Secondo un'immagine che associamo immediatamente ad Archiloco (fr. 5 W.},

quella del {>ilvaam, stigmarizzata dalla morale spartana, cf. Plut. Mor. 220a, 239b
(che cita appunto Archiloco), Diml. Xli 62,5; sull'attaccamento dello spartano al
proprio scudo v. anche Lib. Or. Xl 158. Proprio al &tM} ed al p\lvaomc; contrap-
pongono il detto Sesto Empirico (Pyr. Ili 216, anche lui cita il poeta di l'aro) e Suda
(s.v. Ammllpyoc;, l 3, p. 297,17 sgg., 824 Adler).
88 La prima interpretazione soprattutto in Dioscorides, An th. Pn/. VII 229, cf.
l'lut. Mor. 235a, che descrive il corpo cnperro di ferite, che il padre vede sopra lo
scudo e si prepara a seppellire a Pitane (Gow-PAGI; 1965, Dioscorides XXX, II p. 261
sg.: '1'4 lhniv~ 8paaupouo bt' a<TJtiloc; I'uOEV anvou, l nt np 'ApyEirov
tflUUJIIltll llEI;IiJIEVU, j lEtKVJ ltp<io(hcx mivm TV 11\JIIlT<IEVtcx l' ltp-
ojlu l nulli' ~n nupKui~v Tuvvtxoc; e\ne 't10el.l lEto Km~olltoocxv, l:y1 & a, th:vov,
nooKpllc; l Oliljllll, TlV KU tJIlV Kll AllKfOOIJIOVf()V ). Come si vede Dioscuridc non cita
il detto, ma scn1.a duhhio lo conosce (in effetti la raccoha alla base del materiale
plutarchco risale ad una compilazione della met del III sec., cd il genere letterario
esiste gi nel IV, se non nel V sec.- v. 1'rGERSTf.I>T 1965-1974, Il pp. 24 sgg., 86).
Nell'epica latina (Verg. Acn. X 505 sg., 841 sg., Stat. Tbeb. VIII 636-40, e Sii. Pun.
V 584 sg.) ed in due epigrammi di Ausonio (43 sg. Peipcr)l, quando non palese
l'imitazione o comunque la conoscenza di DioscoriJe (Ausonio in Epi~r. H ripro-
duce il componimento del poeta alessandrino c cos in Epigr. 44 rende rl detto nella
forma aut cum hoc aut in hoc rcdi ), non si parla dd traspnrlo dcll'orpo in patri;l,
ma si fa riferimemo semplicemente al recupem Jcl cadavere sul campo di battaglia
(che nel caso di Stazio coincide con il rientro in citt delle spoglie d'un guerriero di
parte tcbana). Pi1 difficile da 1\iudicarc di quantn nun si cretla normalmemc la testi-
monianza di Valeriu Massimo (Il 7, ex/. 2): aut vivi cum armis in conspcctum
carum venirent, aut monui in armis rcfcrremur>; la destinazione del 'traspono' non
specificata - anche se si pu souintendere in conspectum enmm refcrrentur. Ana-
lollu il caso nella spiegazione offerta da Suda (s.v. AuKuilpyoc;, l 3, p. 297,19 sgg., 824
Adler): t) tatflV (i.e. lo scudo) Kt\fnout imuotprlj>ldl' ..-n't I'l yi11.1 pi~ttxom.:; i 1m TllUf\1
298 I.A NASCITA DEL KOSMOS

Per quel che concerne Dioscoride, va innanzitutto osservato che


gli epigrammi ellenistici o comunque dell'Antologia Palatina su Spar-
ta sono senza dubbio prodotti squisitamente letterari, certo mai iscrit-
ti su monmenti funebri 89 Dioscoride ha sicuramente voluto insiste-
re sull'immagine del corpo trafitto da sette colpi sul petto e sulla
figura del padre che depone il cadavere del figlio sulla pira. Il poeta
alessandrino sembrerebbe cos contaminare la tradizione sullo scudo
con un altro tema topico, anche questo cantato da epigrammatisti e
presente - per lo pitl proprio attraverso la citazione di epigrammi -
nelle raccolte plutarchee di apophtbgmata: lo Spartano caduto in
guerra viene accolto in citt e sepolto senza una lamento dal padre
o dalla madre'lll (in contrasto con un altro t6pos dell'epigramma funerario

KOttlaOIJn veKp6; bisogna intendere o t Kn 6 e KO~tla81Jn? Lo scoliaste a Tucidide


(II 39) colloca il detto in un contesto diverso, aggiungendo un particolare antiquario
forse non di maniera [alla nascita il bambino verrebbe' deposto nello scudo (cf. Non n.
Dion. XLI 168), con accanto la lancia, e allora gli verrebbe detto il 'tcXV ~ 'n tliv], e
soprattutto lo spiega in un modo che richiama la descrizione dei poeti latini: ~ tailtn
alilaov, ~ jtEt' alitlilv civmpeOI')n, salvale o fa raccogliere le tue spoglie insieme ad
esse. Generica resta la parafrasi di Plm. M or. 241 f (Apopbt. l.tmten. a11on. 17):
porgendo lo scudo la madre dice b rran\p aot OO:'t arpt;e Kn a uv l tautiJV arill;e i\
~IJ fao. Su due epigrammi che mettono in rapporto Leonida e In scudo (Anth. p,tf.
IX 293-294, di Filippo di Tessalunica ed Antifilo di nisan7.io) v. MISSONI 1986, p. 76;
essi frni1\tendono del tutto il significato della porpom nel contesto della sepoltura:
Leonic.la rifiuta il dono di Serse, appunw 1111 mamo di porpora (nuptpi~Jrnv tJlt~m,
rroptJlupa Xalva), come segno di ricchezza, e sceglie in luogo di essa lo scudo (una
opposizione cosciente rro~upi - ljiOIVtKi, cf. p. 229, n. 9, qui assai improbabile).
19 Cf. Gow-I'A!l! l 'Jlt5, Il p. 2lol sg.; CI:G l c C/:C; 2 non accolgnnu epignun-

mi sepolcrali da Sparta (cf. Plli'I'Cllll'J'I' 1974-1985, IV p. 243, n. 427, l'AGI! 1981, p.


4-10). Nel 111 sec. se ne incidono per strnnieri (Il es. SEG XXXV 338) per i quali
cnncess;t deroga alle nnrnw licurghee (cf. gi /G V l, 715 S!t 71R sg.); altrimenti ne
attestano il tramonto. Sugli epigrammi ellenistici che illustrano il tcm;t molto comu-
ne dell'eroismo spartano (solo dal VII libro dell' Antologia Palatina ricordo: 229 sg.,
243 sg., 301,430-437, 52l>, 531,720 sg.; dal lX: (,1, 293 sg., 397, 1-17; ci si ispira spes-
so a confronti storici, soprattutto le Tcrmopili c la Battaglia dci Campioni) v. U-
GRAND 1901, in particolare p. 189 sgg.
'IO Tra gli epigrammi ellenistici che suppongono che i caduti in guerra fossero
sepolti a Sparta ricordo, oltre a Gow-PA<al 1965, Dioscorides XXX, e non a caso
dello stesso pneta, Amb. p,,[, VII 434 = Dioscoridcs XXXII, Il p. 235 sg. V. inoltre
Plut. Mor. 211c. In Autb. Pal. VII 135 = Gow-I'M:E 1')(,5, Nicandcr l, Il p. 421, un
figlio riporter da Messenc a Spnrta, alla madre affranta, le ceneri di sette fratelli
caduti in battaglia: ci in contrasto con alcuni luoghi corm1ni (cf. nn. 97, 98, 131 ), ma
forse non con la realt d'et classica (cf. pp. 285 e 2?2, nu. 35 e 69; per possibile
una lontana eco del funerale tirtaico - si noti il riferimento a Messcne. Accenni ad
un possibile raflpQrto con Tirteo anche in Gow-JlAGE 1965, mlloc.: il caso anche
di richiamare i brano di Giustino cit. a n. 17, a suffragare ulteriormente l'ipotesi di
1.1! Cl!lliMONII! I'UNI!Dill 299

per i caduti in guerra, quello del dolore che si abbatte sui genitori del
morto91 ). In praLica Dioscoride l'unico testimone che intende sicu-
ramente in questo senso il detto ~ ta\mxv ~ n ta\rta, certo nell'in-
tento di offrire una ricer~ata elaborazione, particolarmente patetica,
di un popolare luogo comune. Pi fondata sembra l'interpretazione
offerta dagli scoli a Tucidide, che parlano semplicemente di recupe-
ro dei resti dal campo di battaglia, interpretazione suffragata dal-
l'epica latina92 Difficile invece valutare la concreta difficolt di tra-
sportare un corpo su di uno scudo di ridotte dimensioni, come quel-
lo oplitico9l,
Il detto 1\ tautav ~ ln tauta dunque una prova piuttosto
debole del reimpatrio dei resti di singoli guerrieri, ma resta il proble-
ma di stabilire il valore del pi generale luogo comune sulla sepol-
tura del figlio a Sparta. Tanto negli apophthgmata quanto nell'epi-
gramma epidittico ellenistico certo di gran lunga pi frequente il
tema della madre che punisce o insulta il figlio tt>rnato vivo e diso-
norato dalla battaglia9\ e che magari ha lasciato un fratello sul cam-

una sepulmra in patria). Spesso si potrebbe comunque pensare ad una sepolrura sul
campo di bauaglia: Gow-I'AGil 1965, Chaeremon Il e III, li p. 221 sg. (soprattutto
se il secondo epitafio non per due fratelli spartani, ma, come pensano Gow e Page,
per una coppia di caduti, Argivo e Spartano). Su Mor. 24Ja (che ciia l'ultimo distico
di Gow-PIIGt: 19115, Dioscorides XXX) cf. sotto.
'11 Esempi cit;lli da l' IIGE l ?81, p. l O s~:. l'articolarmcnte importante in questo
contesto un altro amico t6pos epigrammatico (c non solo epigrammatico: d. Hdt. l
87,4): la guerra provoca la morte immatura di 1111 figlio cd inverte i moli naturali; il
1\iovanc duvrcllhe seppellire il vecchio, non viceversa (v. p. es. l'liGI! 1981, 'Simnni-
des' LXXXVI, e Gow-I'AGI! 1%5, Callimachus XLVI).
' 2 Cf. sopra n. 88.
'IJ Sul1wuhlema MISSONI 198(,, Pl> 77-81: el\li crede nella Sl>icgazionc di Dio-
scoriJc ipotizzamlo che l'usanza abbia radici molto arcaiche e sia legata in origine ad
un armamemo pre-oplitico (forse in parte ancora in uso all'epoca di Tirteo). Il detto
sullo scudo ha peraltro valenza tipicamente oplitica, cf. sopra, p. 296 sg. e n. 87, e
l'lut. Afor. 220;1: 'l!p!Ultimxvm l nvu liux ti tniw; ltv t 1ianiSm; nap' atolc; nu~a
Mvnxc; ITIIIIIO't, TUl & T KpliYil K'Q TUi O~!XIm OK'ETI, o&n ;tl (sci/. Dcmarato)
TQUTQ IIY EllUTIY XOpiV nEplriOEVTQI' T~V li' aanlllu nlc; K'OIVi\ tlil;Eill EvEK'Q, D'altra
parte Llll esemplare noto di scudo spartano, rinvenuto nell't~goli di Atene, di dimen-
sioni piuttosto nbtevoli rispeno alla media degli scudi oplitici (cm. 95 x 83, cf.
C.'\1\TI.IU>GI! 1977, p. 13, n. H, con bibl.), il che />otcva rendere meno disagevole
l'opcmzione, specie se il trasporto era limitato a hrevc tragitto fra il campo di
battaglia e l'accampamento.
9l T cles VII 59 sgg. O'Neil "P Stob. Fior. IV 34,83, V p. 988,5 sgg. Hense e
Plut. M01; 241a, 240f, 240f-241a (con citazione di Am!J. P11l VII 133 =GO\"-PAGE 1965,
Tymnes VI, Il 556 sg.), 241b [anon. 4 (per il quale cf. gi Tclcs VII 72 sgg. O'Ncil
"P Stob. Fior. IV 34,83, V p. ?88,17 sgg. Hense) e 5], 241c-f. Epigrammi: Gm"-PAGE
300 LA NASCITA 1>1!1. KO.WOS

po95 : ricordo anzi per inciso che in due epigrammi dell'Antologia


Palatina la punizione legata abbastanza esplicitamente con il tema
dell'abbandono dello scudo (o dell'intera armatura)~h. Un altro tema
assai popolare quello della madre (o del padre) che riceve con
orgoglio la notizia della morte del figlio 97: in particolare Plutarco cita
l'ultimo distico dell'epigramma XXX di Dioscoride come parole dette
da una madre mentre v i e n e a s a p c r e della morte del figlio,
non mentre lo seppellisce~8 : ci conferma che la tradizione pu aver
esagerato il ruolo della madre (o del padre) nelle esequie del figlio
caduto in battaglia (come sospettavamo per la seconda testimonian-
za di Eliano). Tutto sommato possiamo aggiungere un altro elemento
- sia pure di valore pitl modesto - al dossier di notizie che contem-
plano il ritorno di almeno alcuni guerrieri a Sparta. Un rapporto
preciso con le tradizioni antiquarie considerate all'inizio non emerge
con chiarezza, sebbene si possa forse connettere btt np 'Apyeirov
tpm)J.lata OE~UJ.IEVO, &ucv np6o0ta navta dell'epigramma di Dio-
scoride alla notazione di Eliano sul computo delle ferite sul petto ed
alle spalle99
Anche senza considerare queste fonti, la testimonianza del XII
libro di Eliano e soprattutto le iscrizioni en polmo con la relativa
notizia plutarchea bastano a provare che in un periodo della storia di
Sparta (che le iscrizioni stesse ed il genere delle tradizioni letterarie
fanno collocare fra il pieno V sec. e il lii sec.) sono previsti non solo
i poliandri sul campo, ma anche tombe individuali in citt per i
caduti pi valorosi. Tra i privilegi deli'Evoo~o tOOjlo, riservato, secon-
do Eliano, ai t(l~ ptoteooavte, era dunque anche quello di una
tomba in patria, presso le tombe di famiglia, come nota lo stesso
Prenestina nel XII libro, e con iscrizione en polmo. Questo tipo di
sepoltura si contrapponeva ad un poliandrio sul campo di hattaglia,
riservato a quanti avevano comunque combattuto degnamente. A

1965, Asclcpiadcs XLVII, Il 11. 51, Antb. l'al. VII 230 (Ericio di Cizico), 03 (v. so-
pra), 531 (Antipatru di 'l'cssalunica), IX (,l (anonimo), 397 (Palhula), 147 (Giuliano Egizio).
91 l'lut. M or. 241 h (anon. 6), cf. Grwm. Vtll. 575, Stcrnhach p. 204, Plut. M or.

21la, 212h (ritorna il rr.ul'lln ""'"' m:ulrc).


'" l gi mcn~.inn:ui IImb. /',r/. VII l.lO (t:rkin .Ji Ciziw) c IX (,l (:mouimu).
97 'J'elcs VII M sgg. O'Ncil ''/' Stuh. Hor. IV 34,83, V l) 988,11 sgg.llcnse, Cic.
T11sc. l 42,102, Plut. A/or. 240c (cf. 190b-c, per 1\rasida, certamente sepolto ad Anripoli),
240f, 241a, 241b-c, 212a-b (anon. 20 e 21), 225c, (;nom. V111. 5(,9, Stcrnbach p. 202.
91 Plut. Mor. 241 a.
"Cf. sopra 11. 72. Peraltro il dcuagliu non pareva :1 prima vista tmppo fede-
degno.
!.Il Cl!lliMONIE I'UNI!IIIll 301

conferma cd ulteriore chiarimento di questa ipotesi vorrei far notare


la coerenza del sistema pboinikfs l iscrizione en polmo, e prima
ancora il legame abbastanza profondo - anche se a prima vista poco
evidente - che sembra unire le tradizioni ad esse relative. La testi-
monianza di Plutarco sulle iscrizioni funebri segue immediatamente
la notizia sul 'corredo', nella quale egli parla insieme delle tombe
'civili' e, senza distinguerli, dei due diversi tipi di tombe per i com-
bauentiulo. La tradizione del VI libro di Eliano, parallela a quest'ul-
tima parte della notizia di Plutarco, c quella sulle tombe CII polmo
sono dunque solidali (e forse di fonte comune), cos come sono
perfettamente coerenti l'onore di indossare la veste del guerriero, la
phoinikfs, durante la cerimonia funebre in patria (segno delle circo-
stanze della morte), cd il perenne ricordo del sacrificio in battaglia
iscritto sulla stele.
In ogni caso nessuna testimonianza suffraga l'ipotesi di una se-
poltura collettiva in patria per i caduti in guerra 1111 , e di un'area cor-
rispondente in questo senso al dem6sion sema ateniese 102 N siamo
a conoscenza di un qualche culto, sacrificio, festa o agone associato
con i morti in battaglia in generale 103 ; i casi possibili, che vedremo pi
avanti, vanno infatti connessi a riti svolti sul campo di battaglia per
i caduti di uno scontro particolare 11J.1.
Se le notizie degli storici su pii:1 tardi poliandri (in genere molto
cursoric) non fanno escludere singole eccezioni per chi sia stato
riconosciulO particolarmente prode (tE!'(I) IptcHEumxc;), non del tut-
to coerenti con il quadro fin qui proposto sembrano tuttavia le usan-
ze attestate per la battaglia di Platea, sulle quali siamo molto bene in-
formati: a quest'epoca, pur non mancando una dislinzi~nc nella se-
poltura, non pare sia ammesso il recupero dei resti dei caduti pii:t va-
lorosi. In dfeui i Lacedemoni seppellirono i loro morti in tre fosse
distinte, una per gli iloti, un'altra per i comuni Spartiati e l'ultima
riservata agli t i.p.E, ipa: tra questi Erodoto ricorda quattro Spar-

100 l hmni dci Mrmrlr c dclh1 Vit.r di Umrgo cit;Hi a p. 295 e n. 77, 5cguunn
quelli di n. (,1,
101 Suppusta da llom!II'I'SON 19113.
101 Ipotesi di CIIIUSTOU l 964, p. 129 sg. (ma la vari.1 provenienza delle iscrizioni
e11 polmo un solido intli1.io contrario, che non si pu mettere da parte, qualunque
sia l'origine delle nmizie Ji rinvenimento), e CI.AIIlMONT 1983, p. 116. Sulle tombe
nell'arca del samuario di Licurgo v. sono, pp. 314-318.
101 P11m:mTr 1974-1985, IV p. 246.
IOi Forse a Parparos c poi a Platea: v. pp. 303-305.
302 I.A NASCITA Dl!l. KOSMOS

flati di cui egli aveva gi avuto occasione di fare il nome 105 ; i primi
tre, Poseidonios, Amompharetos e Philol<yon, si erano distinti per
valore nella battaglia (l,piateuaav) 106, il quarto, Kallikrates, ferito a
morte prima ancora che gli Spartani avessero affrontato il nemico,
menzionato dallo storico per la sua straordinaria bellezzat07 Come si
visto, il testo purtroppo trdito in forma corrotta, ma l'ipotesi pi
soddisfacente sembra essere quella di imcndcre gli ipv~:, senza dub-
bio menzionati nel passo 10R, come hippeis. I membri della classe di et

IOS Hth. IX 85,1: Aai\EiilltJHlYIOI 11v tpt~ bron\aavto 01\Ka evOa 11v to t
\prcx Wrlvav, tlilv 1mi llooc11iriww K'll 'AJIUJUIripetu t'auv JC!t c(>toJCOIY lE tcui KuUt-
tcpcin]. tv 11hr Il~ l:v't t<ilv ta+JI)Y 1~av oi t ipk., t:v li te~ hp1p oi 6Uot Inuptttltat, tv
1i: tcj'l tpit111 ui iIIITE<; (sul problema testuale cf. n. 108}. l'ausanh1 (IX 2,5) parla di
un'unica tomba per i Lacctlemoni: e fnrse a ragione Fra7.er (nel loc - contm PRIT-
CIIE11' 1974-1985, IV p. 175) suppone le tre scpolturc fossero, riunite sotto un unico
rumulo. I due epitaffi di Simonitlc per Lacedcmoni ed Ateniesi ricordati da Pausania
sarebbero da identificare con PAGI! 1981, Simonides VIII. e IX (cf. ivi p. 198).
lot. 1-Idt. IX 71.
107 I-Id t. IX 72,1: Kultcpatt]<; yp ~ltl tij IHiXl]<; mtOilVE, UO!lV nv~p JCriI<rto
t atplltDRfOOV Tlilv ton: 'f!Ut\VII)Y... .
101 In IX 85,1 il testo trdilo, citato alla n. l 05, qualifica i quattro come lpe.
\pta; normalmente viene einendato (secondo una proposta di Valcltenaer) in ipVe.
iptva (cosl ad es. anche Creuzer-Baehr, Dindorf, Stein, 1-lude, MIISAIIACCBIA 1978,
KEI.LY 1981 a). Fondamentale il giudizio che si d su una voce delle Lxeis ermlotee
destinata a spiegare la voce Elpt\v. Il lemma (che deriva forse da Aristofane di Bisan-
zio ed noto anche in versione migliore in uno scolio edito da Du.I.ER 1941)
compreso solo nella recemio alfabetica delle ~Et<; (Il di Stcin, v. Lcxicn Grnecn
Ali11ora, p. 213 ): la recemio B basata sulla recemio A, articolata per libri, ma, a
differenza <li A, contiene anche materiale non pertinente al testo erodoteo. Sicch il
lemma non incluso nel t esili delle l.xeis ed iw da Ros1lN l %2, pp. 222-231, che
accoglie nur eclue 1-ldt.lenunata (p. 21 'J). Il fauo che la ,eccnsicl A, che contiene
solo lemmi erodotei, mutila nella parte finale, e non comprende pii1 le glosse al IX
libro. Sicch l'assenza del lemma nella reccmio A non prova nulla. Tutto sommato,
dunque, la testimonianza delle Lxeis degna di attenzione. DI'N Uumt 1954, pp.
288-298, dubitava assai che proprio questo termine, indicante una classe di et, potesse
essersi trovato nel testo di Emduw; per lo studioso olandese gli ircni s;trehhero stati
giovani di 20 anni, c dunque egli trovava inopportuna la dcfini7.ione di due di luro
come &vllpF, e di Amompharetos come ).oxcxyo (IX 53,2): proponeva perci (seguito
piit recentemente tht \V/111.1.1\C:I! 1970, l' 'J9, n. Il) di conservare la lettura ipk. ipa
(sacerdoti, cos gii Lgraml), fidando per di pi nel parallelo con Plm. Lyc. 27,3 (cf.
p. 295, ma anche qui il tcstu scmhra corrotto: n. 77); ma probabilmente (TIIZill.l\1\11
1%7, l' Hl sg., e KEJ.I.\' I'JHI;l, p..H, 11. Il, wu hihl.) agli ireni Y;l aurilmit;tun'ct
dai venti ai ventinove anni (il che si attaglia bene aii'Jivlil' usalll per Kallikrates, IX
72,1, c Poseidonios, IX 71,3); c tuttavia spiacc in genere considerare il oxay6
Amompharetus uno di loro (I.117.1!NIIY 1985, pp. 48-50, e 1ui n. 109). Altri sono
tentati di cmemlare in innu, inlia (gi \V/alcltcnaer, che prercriva comunque lp~ve,
\p~va; cos poi ji\Af>!MI\1111' 19~9, p. 545, cd ora LIIZENIIY 1985, p. 181, n. Il,); pochi
anni or sono Wll.l.li'J'S 1980 ha invece proposlo ocJtlxtpe. Un'altra possibilit fu pro-
1.1! CHI\IMONIE l'llNEill\1 303

dalla quale gli hlfJpels venivano reclutati prendevano infatti il nome di


eipve 10 ~. H corpo, si sa, composto di giovani scelti, era celebre per
il suo coraggio e richiedeva elevatissimi standards di comportamen-
to ai suoi membri. Si spiegherebbe bene cos che proprio tre caduti
sepolti in questo gruppo primeggiassero per aret, e si comprende-
rebbe anche la tenacissima adesione al codice astratto del valore mo-
strata da Amompharetos prima della battaglia 110 Sarebbe anche natu-
rale che fra questa lite si trovasse Kallikrates, che superava tutti in
bellc:aa, cd infine, che l'indubbio riconoscimcnto 111 della tomba 'spe-
ciale' fosse riservato anche a lui, che pure non comp, come egli
stesso lamentava, pyov i:oouto &l;tov 112 In ogni caso non si pu certo
dire che Kallikrates sia mort a Platea tEoo ptoteooa.
Si pu forse individuare un episodio pi antico che presenta
analogie con Platea, la battaglia per la Tireatide della met del VI sec.
A Parparos, localit nota proprio per essere stata teatro della co-
siddetta Battaglia dei Campioni 113, si svolgeva il fastiverl dei Parpar6-_
nia che comprendeva gare (almeno alcune certamente i p p i c h e) e

spellata da Dicls (in NII.SSON 1951-1960, Il p. 870 sg.) che proponeva di riconoscere
in ipEc; una corruzione del plurale di iipiJc; o T,pEUc;, supposti paralleli laconici di lip(J)(j
(ilpwcc;. ~p1oo ToYNDI!I! 1969, p. Jl9,,n. 4), cd equiparava ilprec; alllipiGTEOOIXVtfc;:
ma contm lJUCstn ipotesi milita anche il fatto che Kalliltratcs nnn pub essere com-
preso fra questi ultimi.
109 Sugli hippeis cf. sotra, Pl' 153-162. Km.t.Y 1981a ha visto l'essenziale: pro-
pone di accettare iptvec;, come equivalente di cavalieri. Amompharetos sarebbe il pi
anziano tra gli bippagreltli; c' qui qualche difficolt, vista in parte dallo stesso Kelly:
in quanto bipJitlgrtes in sensu stretto Amompharctos non Stll'ebbc 1111 eircnc (l,
36); n sono convinto che Erodoto puss~1 aver identificato bippefs c "khos l'itrllltiles
(guidato J;~ Anmmpharctos) per una confusione fondata sulle informazioni ricevute
presso il suu ospite, il pitanatc Archia, Ili 55,2. f~ t,iutrostu la denominazione Ji
ir11cs usata qui per hippcfs che si basa su una sostanziale inesattezza di Erolloto: non
tutti gli ir11es divenivano hippeis. Meglio seguire CtiRIMES 19-19, p. 318, che pensava
a /OdJoi locali di hippeis. In questo senso non va dimenticato che Schol. Ar. Lys. 453
sembra implicare l'esistenza di hkhoi nel corpo delle guanlic reali, e per l'al'!""'to
Amompharctos sarebbe stato a capo dci/Ochos Pitall.itcs, cio uno dei lochoi 111 cui
sarebbe stati divisi i 'cavalieri' (non entro qui nella nota questione della polemica di
Tucidide con Erodoto in I 20,3, sulla l]uale v. p. es. LAZI!Ntl\' 1985, pp. 48-52, e
CAilTI.I!UGI! 1987, pp. 4 19-431).
IlO JX 53-57,
111 Che si tratti d'un onore si ric.wa anche dall'ordine con cui Erodoto in IX

85,1 elenca le tre tombe, mettendo per secondi oi tiUo1 Enapmltal, e per ultimi gli
iloti.
IU IX 72,1.
111 V. Chocrob. Gramm. Gr. IV l, p. 297,5 (sul testo Bt.l'l! 1929a, p. 132).
Sulla h;IU~1gli~1 cf. p. 157.
304 I.A NASCITA 1>1'.1. 1\0S.IIOS

cori 11 ~.
l Parpar6nia scino molto verosimilmente la optt1 descritta in
un frammento di Sosibio tramam.latoci nel XV libro di Ateneo: Sosibio
veniva citato a proposito delle corone tireatiche, cinte in onore dei
caduti nella battaglia per Tirea 115, e parlava di una festa che si svol-
geva conteporaneamente alle Gimnopedie 111', Il testo di Ateneo- mol-
to riassunto- prosegue menzionando dei cori (t ~tv 'l' np6a(J) na.ilrov
t 8' f.l; apiatOU t v8prov, YUfiVcUV pXOU~tV(J)V ICCl. <l-OOVt<OV KtA.) che
solo a forza possono essere connessi alle Gimnopedie, e non ai
Parparonia; essi inoltre non vanno identificati - intervenendo pesan-
temente sulla tradizione manoscritta - con la celebre tricoria 117; la
proposta di Casaubon resta la pitt vicina al possibile testo originale
(o J.IV np6am nai8rov, 8' l;i1 <ipiot(I)V nvlprov) c, anche senza giun-
gere all'emendamento accolto da Schweighauser {'t ft:v e\rnpooon(J)V
nai8!JlV T 8' f.l; piCJt(I)V UV8pwv), attraente l'idea di riconoscere in
quest.i uomini migliori gli hippeis, e nei paldes dell'altro coro i loro
amast.
Inni in onore dei combattenti erano eseguiti durante le Gimno-
pedie118. Queste celebrazioni non furono trasferire dai Pm1Mr6nia al-
le Gimnopedie in occasione della perdita della Tireatide, come pen-
sava Bolte 11 ~. Il rapporto fra le due feste evidentemente profondo
e palese a livello del calendario religioso. Non forse impossibile

IH Cori ed agoni 1-lsch. s. v. llupnupo; gare ippiche menzionate nella stele di


Damonon (cit. a p. 403, n. 18). Bibl. essenziale sui Parpai'OIII in 'I'IGEJtS'I'Ill>T 1965-
197ol, p. 372, n. 516: molto azzardate (e pericolose, ad esempio per i rapporti stahiliti
con la baunglia di 1-lysiai) le ipotesi di WAnt:-GERY 1949; v. soprattutto 8()1.'1'1! 1929a,
BREI.ICII 1961, pp. 30-32; basilare per il commento di Jawby n FGrH 595 F 5.
tU FGr/-l 595 F 5 a/'. Ath. XV 678b-c: Aupm01aql oi>ttol aa;\.oiivtal ttvEc;
IIT91lVOI nap Alll(fOOIIIOY!Oic;, ti'x; 911111 DolCii(ltoc; lv tolc; IIEfI OuauiiY, 1Vt;\.lYOuc; llITOlJC;
+run:IIIV \'V YOIIIimOut, ovmc; b: 9mvialllV, 4IpEiY l' rttOi llllOIIYIUIU tij l:v 6~
yrvtt!I\'tlc; ''iKtlc; mix; npoanimc; tcilv yo11lvt11V xopti!v t:v ti\ topt~ taT\1. lote aa t
ruiiYOitatlla bnu:Aoowl xopo'tl' Eia\ v t IIY t ltpOOIIIItUi&llv, t l' H; c\opiat0\1 t tivllpti!v,
'Y'liiVIiW flXOUIIlvlllV aa r;MvtmV 61XTITI1 K'II 'A;I.allilVoc; qalllltll K'U toc; dtovuaoli6toU
toil Acit>towoc; natd\'tlc; (testo di Jacoby; fra doppia parentesi quadra la parte che Jaco-
by attribuisce all'epitornatore). Sui OupEntucoi atB!onvot v. anche 1-Jsch. s.v. 8upEan-
Kol; altre fonti citate da jACOIIY FGr/1 595 P 5, Note11 p. 373, n. 103.
116 cr. il commento di jACOIIY a FGI'Il 595 F 5.
111 Plut. Lyc. 21,2, Mor. 238a-h, cf. gi l'l. /.eg. Il 6Mh, jiiCOIIY FGI'll 595 P
8, Komm. e Note11 per i lunghi paralleli. Sui rappur1i (mnltu incerti) fra tricoria c
Gimnopedie v. HIWI.ICII 1969, p. 139 sg., n. 75,
111 1'hryn. (A11ectl. llcltltcr) 32,18, Tim. /_ex. 73, Sucl. s.v. 1111\'llltllllleia, l l p.
547, 486 Atller, T:tym. Magn. 243,3 (dove si deve leggere Aupnv: cf. Jl()l.'l'l! 1929n,
p. 130 sg.). _, '
11 '' JI(II.'I'E l 'J29a, p. 132.
I.E CI!IUMONII: I'UNEIIIU JOS

connettere con questo episodio la celeberrima coppa laconica del Pit-


tore della Caccia detta del <<ritorno dei guerrieri (tav. 7a) 120; il taglio
ad obl della scena suggerisce, in questo caso come in altri, che il
tondo replichi una rappresentazione di pitl ampie dimcnsioni 121 , c
dunque di un certo rilievo ed impegno. Il soggetto impersonale
tipico di una committenza pubblica, e dunque costituisce forse un'ul-
teriore testimonianza sulle commemorazioni di questo episodio mi-
litare. D'altra parte, pur nella relativa incertezza circa il suo specifico
contenuto, lo stesso tono collettivo della rapprcscmazionc si conf
senza dubbio ad una sepoltum multipla.
Alla Battaglia dci Campioni si associa dunque una fest:l che non
sembra legata a una qualche divinit particolare 122 (i tentativi di ri-
chiamare un Apollo Pasparios non convincono affatto 121 ); che vede in
primissimo piano i cavalieri, peraltro promgonisti, .secondo la tradi-
zione, nella battaglia; che si svolge contemporaneamente ad una
commemorazione dci caduti a Sparta. Si aggiunga che la tradizione
ha conservato memoria di poliandri spartani ed argivi sul posto 1H e
che la cerimonia funebre diviene soggetto di una rappresentazione
pittorica di forte sapore pubblico e collettivo. Si rammenti ora che a
Platea nella sepoltura erano stati riservati onori particolari ai cavalie-
ri, e che nelle celcbrazini annuali degli Eleuthrr si onoravano come
eroi i caduti 125 Analogamente nei Pm1Mt611ia non si sar .forse ono-
rato lo stalus eroico conseguito dagli bippcis e dagli altri caduti nella
Battaglia dci Campioni?
Se cos Platea non sarebbe pitl un'eccezione, ma un sistema pi
antico di quello che avrebbero descritto le fonti tardo-classiche alle

120 Sulla quale v. n. 73. Irrilevante la Jiffcren:r~'l fra la datazione archeologica


della coppa (ca. 550 a.C. secondo Sruum 1972, ll 132) e la d;lta tradizionale per la
bau.,glia (516 a.C.).
121 Come aveva gi in qualche modo osservato PllltNI<.:I! 1901, p. 191, e poi p.
es. di recente Toltl!l.l.l 1978, (l. 702; diversamente STIIIIII! 1972, p. 137.
m L'iscrizione su un piccolo toro in bronzo di Astros (AD 26 8' l, 1971, p.
84, fig. 70b) non menziona un eroe Parparos: v. KRITZAS 1985, p. 714 sg.
121 V. Wu.AMO\'IItTZ 1931-1932, l p. 104 sg.
121 Cf. Paus. Il 38,5, con l'tiiTCIIli'l'l' 1974-1985, IV p. 160 sg.: SEG Xlii 26l.,
rinvcmna nella presunta arca dello scomro, tratta di una cisterna, c non Ji un ceno-
tafio argivo (cf. Knrrt.AS 1985, pp. 710-714).
12 ~ Un riferimento ad onori eroici gi in Tucillide (Ili 58,5): i caduti, se gli
Spartani lasceranno ai Tchani la terra di Platea, rischieranno di rimanere ti110~J
yt'p1av 10v viiv iaxoum. Cf. naturalmente poi la particubrcggilll llescriziune di Plut.
Arist. 21. questi onori snnnuguali per ruui i caduti? ;mchc per gli ilnri? in che modo
risentono llclla distinzione fm le \'ilric tomhc?
306 l.A NASCITA Dlll KOSMOS

quali verosimile attingessero Plutarco ed Eliano (tra esse la Polite(a


di 'Aristotele' 126): un sistema che privilegia gli bippefs, confina l'eroiz-
zazione sul campo di battaglia, ammette in citt la memoria e la lo-
de. Si noti altres che non esistono iscrizioni en polmo attribuibili
con sicurezza all'inizio del V sec.
A partire da una certa epoca, per, diciamo nel corso del V
secolo, furono ammesse in citt delle sepolture individuali in ragione
della aret dimostrata sul campo; verosimilmente sulle tombe di questi
caduti si celebrava poi un rito eroico. Sul lupgo della battaglia si
continuarono a praticare inumazioni collettive per gli altri combat-
tenti, con onori particolari e privilegio della lode per tutti coloro che
danno la vita per la patria.
Accomuna i due sistemi la grande importanza attribuita alla lode
(si pensi del resto a Tirteo). La lode e la memoria, ad essa solidale,
erano precipuamente (se non esclusivamente) legate, oltre che ai re,
solo a quanti avevano dato la vita per la patria. Per i cadmi delle
Termopili la memoria e la lode pubblica si concretizzano - come
vedremo meglio pi avanti - nell'erezione di una stele comune in
citt, con i loro nomi e patronimici 121 Erodoto, come egli stesso
sottolinea, conosce proprio attraverso i canali della lode (o del bia-
simo) e della memoria collettiva, il comportamento di ~ingoli Spar-
tani alle Tennopili o a Platea, ed addirittura i nomi di tutti coloro
che si sono battuti alle Termopili 128 Prima della battaglia, del resto,

116 cr. nn. 63 e 68.


m Sulle Termopili v. pp. 309-313. La stele menzionata da Paus. III H, l [che
sul luogo della battaglia si trovasse una seconda stele con i nomi dei caduti (una delle
cinque ricordate da Strab. IX 4, 2? Ma per l'attribuzione di altri testi a queste cinque
stele v. PAGF. 1981, p. 235 sg.) solo una remota possibilit: d. jACOIIY I'HI, p. 43,
n. 23J. Per questa, come per altre testimonianze di Pausania, si pone un grave pro-
blema. Quanto pesano sull'informazione del periegeta l'antiquaria e gli interessi della
citt e delle grandi famiglie d'et romana? Jacoby nutriva forti dubbi sull'antichit del
festival in memoria di Lconida qui menzionato dal periegeta. La stessa stele, poi,
conserva un testo antico, sia pure in riedizione recente? Non troppo arbitrario
supporre che essa serbi almeno la struttura originaria. Di fatto c' la possibilit che
Erodoto l'abbia effeuivamente veduta; egli narra anche le gesta tli sint;oli Spartiati
(I>ienekes, Alpheos, M;mm, Eurytus, Aristudemus, l';uuites, VII 22(,-2J2) e scrive:
KII AFillVilllJ'i tE ... 1tiltte1 1itvl)p "JEV<\jiEVI <'iptato KII hepm Jlet' ai1toii OVUJIIX<JTII Dtup-
TIIJtl:bJV, tiI\I l"YII li~ IXVIiflliiV 1w;imv J'EYilflVIIIV l:m>UOflllV t UVjllltll, bmlljliJV 8 KCX
.UnivtblV tli\v tpliJKouiow (VII 221,1 con B/\1.1. 1976). Di un'altra stele cnn i nomi dei
compagni di Dorico caduti a Sclinuntc potrebbe parl01rc 11aus. III 16,4: cL p. 3I5.
111 Per le 'l'crmopili (cf. n. 127) la memoria , al dire di Erodoto, imlipcmlente

dal fatto che alcuni .Spartiati fossero di per, s VOJIII<Jtoi: anche di loro, Erodoto dice
di aver saputo t ovjllttU... o'> 1vlp1iiv !;illlV yt:VUIIVblv; c prosegue bruUOjtqv 8 KIX
LI! ClllliMONII! I'UNI!lllll 307

i re sacrificavano alle Muse, a ricordare, al dire di Plutarco, il giudizio


cui erano sottoposte le azioni di tutti, o, come spiega un apopbtheg-
ma, ad assicurare un'eco nei discorsi alle gesta valorose 129 I canti
degli Spartani erano spesso painoi dci guerrieri valorosi c psogoi dei
vili 130 Ricordo ancora l'aneddotica sulla fierezza con cui i familiari,
ed in particolare i genitori, accoglievano la notizia della morte di un
figlio sul campo di battaglia 131
Il sistema arcaico e dell'inizio dell'et~ classica, distingue - come
quello pitl recente - secondo l'aret civica, e come quello privilegia
il morto in battaglia rispetto agli altri defunti. Ma esso opera su ba-
si 'precostituite', certo non economicamente e socialmente, mentre
quello di et tardo classica legato all'aristeia dimostrata sul campo.
Anche gli bippeis (ormai dopo la met del VI sec. un corpo 'demo-
cratico', non dimentichiamolo), forse soggetti a frequente riselezione,
erano del resto continuamente controllati nei loro standards di com-
portamentom, e dunque degni da un punto di 'ista etico e politico
di un onore particolare, che pu culminare nell'istituzione di un culto
eroico ud luogo dove combatterono.
La differenza tra il criterio descritto dalle fonti tardo-classiche e

t'mcivtco>v. Per Platea c' il riferimento concreto alle discussioni avvenute fra gli Spar-
tani (IX 71,3).
u Ricorda Plutarcu: Ep111tl(Of l: tivo evn:u npil TlilV ICtVIiliVIIIV ml MotiiJill
IJ+uyuxuootv, Oitll..; rojlt( cx't 1tp1il;rt Mynll' QyllOiilv T\JYXIXYIIICJIY (il-/m: 221a). Mohc
testimonianze illustrano il rapporto tra Muse, elogio...c. comportamento in battaglia.
In Lyc. 21,1-3 viene specificato il tema dci canti: maiYOI del combattenti valorosi e
ljiOyOI dci vili. In 21,7 si spiega che il sacrificio alle Muse ricorda a tuili il giudizio
cui sono sottoposte le loro azioni in battaglia, mentre in Mor. 238b si asserisce che'
invita a compiere gesta degne di essere ricordate e celebrate nella memoria; cf. anche
4521>, 158c. Il samu;~rio delle Musc sull'acropoli, vicino alla Challtiuilms, in rappor-
to anche con un santuario di Afrodite Areia: Paus. III 17,5 (con il commento di
Torelli in MusTI-TOilEI.IJ Pama11ia, ad loc.).
uo Plut. Lyc. 21,1-3, cf. Mor. 237f-238a. Il senso , si badi, generico: non si
tratta di elogi ad pcrsa/1<1111. Frammenti di elegie di questo tipo sono forse conser-
va~e in Anon. CXXXI, PAGI! 1981.
Ili Sugli .cpopbtbgmat<l di madri per i caduti in l>auaglia cf. p. 299 sg., nn. 94-
98. Si ricordi poi Xcn. Jlrll. VI 4,16 (la notizia della terribile sconfina di Lcuura
giunge a Sparta mcn1re sunn in corso le Gimnnpedic; il rituale vicn fallo continuare
cd ill\iorno scgucmc si potevano vedere tJuclli cui erano numi dei parenti mostrarsi
in pubblico sicuri di s c felici, di IJUclli invece ;li 1uali era smhl ;mnunciaw che cmno
ancora vivi, non se ne scorgevano che pochi, c quei pochi si aggiravano tristi ed
umili) cd Acl. VII Xli 21, gi citalO a p. 292 c n. 69. !l tema va ovviamente valu-
tato alla luce delle nnnne rchnivc ai trsal/les, sui quali v. EIIIWNIIIUtt; 1937, LlltlAUX
1977, pp. 108-112.
m Cf. p. 153, n. 2.
308 LA NASCITA DEL KOSMOS

quello seguito a Platea duplice. A Platea l"evSo!;o tOOflo', se cos


vogliamo chiamare la fossa che accoglie i cadaveri di quelli che Ero-
doto definisce ipVE (e che sono probabilmente hippels), non solo si
trova l dove caddero, ma per di piir anche una fossa collettiva.
Tale duplice differenza finisce con l'incidere in primo luogo sul legame
tra la gloria del caduto e la propria famiglia, sulla quale tanto aveva
insistito Tirteo.
Il carattere particolarmente severo (ielle consuetudini praticare in
Tireatide ed a Platea emerge con evidenza ancora maggiore se le si
confronta con quelle che possiamo supporre essere state le precedenti
abitudini, quelle di un passato eroico che, come ha osservato N.
Loraux descrivendo il comportamento degli Spartani alle Termopili,
la citt non riusc mai a nascondere del ruttoll1 Non del Lutto
chiaro se nell'elegia 9 Tirteo prospeui solo una cerimonia sul campo
di battaglia, o anche - come pii1 verosimile - l'onore di una tomba
in citt; ma pare probabile che la consuetudine della prima et clas-
sica di riportare in citt solamente i corpi dci re e l'estensione dell'u-
so del poliandrio a tutti gli altri caduti abbia in pratica posto fine alla
consuetudine di ricondurre in patria i resti dei membri della nobilt
lacoriica 1:H. Ad una distinzione determinata fondamentalmente dal rango
sociale del 'cavaliere tradizionale' se ne sostituisce pna di stampo mar-
catamente politico ed etico mentre, generalizzando la sepoltura sul
terreno di battaglia, l'eventuale eroizzazione venne bandita dalla citt.
Spana tuttavia non giunse mai a liberare dai vincoli familiari la
lode civica alla virt guerriera fino al pumo cui arriv Atene con il
ptftrios m)mos, i funerali c la sepoltura pubblica per i caduti in guer-
ra. Come vedremo in un prossimo paragrafo, la lode rimane pro-
fondamente legata a degli spazi gentilizim. Significativo in questo
senso gi il confronto tra la stele xu.tpoOev t. vo~lltta ExOUaa per
i caduti alle Termopili vista da Pausania e le liste dei caduti atenie-
si, senza patronimicoll6 Anche le iscrizioni cn polmo, pur prive di
patronimico, potevano assumere un valore gentilizio grazie alla col-
locazione delle tombe dci caduti all'interno di un cimitero di fami-
glia. La testimonianza di Eliano in questo senso molto sintomatica.
Anzi se (come abbiamo visto occupandoci dcll'atlelismo) lo stato

lll LORAllX 1977, pp. 197-199.


ut Cf. p. 281 c n. 17.
m Le lschni, cL pp. 3 l R-327.
Ilio URAili:I<N 1%9. Liste di cadllli con patrhnimici snnn rare anche fuori di Atene,
v. Cr.AIIIMONI' 1983, p. 52, ctin i rimandi.
LI! Cl!lliMONIE I'UNI;Uill 309

spartano cerc sempre di frenare, o quanto meno di controllare, le


spinte individualistiche e gli interessi familiari che culminano nel-
l'eroizzazioneu7, consentendo la sepoltura individuale in citt e con-
cedendo l'onore dell'iscrizione eu polmo a chi si particolarmente
distinto in battaglia, esso si mosse piuttosto verso un riconoscimen-
to pubblico di culti eroici privati.

4. SEI'lli.'I'UI\E I'UIIIII.ICIIE l~ CUI.'I'I EI\OICI IN CITI'! ALCUNI 1'1\01\l.I!-


MI AI'Eil'l'l.

Se quella delineata finora sembra la complessa evoluzione degli


onori per i caduti spartani, non esistono tuttavia eccezioni alle sepol-
ture in necropoli gentilizie, o alle tombe collettive sul campo di battaglia?
Ai caduti delle 'l'crmopili, secondo un'ipotesi formulata da Bowra
sulla base di un celeberrimo frammento di Simonide, sarebbe stato
riconosciuto l'onore di un culto collettivo in citt- secondo quel
modello 'ateniese' che finora ci parso estraneo all'esperienza spar-
tana. Il caso, davvero problematico, va esaminato in dettaglio.
lnnanzitutto la sepoln1ra. Qualche tempo dopo lo scontro, che
vide i Persiani rimanere padroni incontrastati del terreno 1ll, i resti dei
caduti furono raccolti in una tomba che si trovava, secondo Erodoto,
autou ta\rtr.t tfl TtEp enecrov 139 Sembra che i membri di tutti. i contin-
genti che avevano presidiato le Termopili fossero raccolti in un unico
poliandrio 140 Non si sa chi abbia curato il seppellimento'", probabil-
mente non gli Spartani. In ogni caso l'ordine delle timai per loro
tradizionale (qualunque esso fosse) non pot essere rispettato, forse
anche semplicemente perch i resti dci combattenti si saranno trovati
in condizioni tali da impedirne il riconoscimento. Difficile poteva
essere la stessa attribuzione di ciascun cadavere all'uno o all'altro
contingente. Questa prima sepoltura, quindi, non ci dice nulla sugli
usi spartani. Su iniziativa degli Anfizioni vennero poi erette, insieme
ad un leone per Leonida, stele con epigrammi 142 , almeno uno dei

117V. gi pp. ll>H sr,. c 2115 sg.


us Nnn sappiamo <IUamlu: cf. HdL. VIli 25 c in breve Plii'I"CIIl!"l'l" 1974-1985,
IV pp. 168 e 171.
m Hth. VII 228.
110 V. anche Strah. IX 4,2, cf. IX 4,16.
141 Varie ipotesi in I'I~ITCIII!l'l' 1974-1985, IV p. 168.
uz Erodmo (VII 228) cita 'Simonidcs' VI, XXlla e XXllb, I)IIGE 1981: v. la
discussione mlloc., c Wm;r 1985, pp. 287-289 (entrambi molto, troppo?, dubbiosi
sull'autopsia crudotca).
310 I.A NASCITA OEL KOSAIOS

quali fu certo composto da Simonide. Gli Spartani tuttavia concesse-


ro il dovuto gras della j3aot.tKTJ tatjll'\ al loro, re Leonida, sul corpo
del quale si raccontava Serse avesse duramente infierito 143 : prima si
esegu a Sparta un rito assai peculiare ed il re fu sepolto nella 'per-
sona' di una statua, un suo 'doppio' 14\ e poi (al dire di Pausania, 40
anni dopo) i suoi resti vennero ricondotti in citt, per una seconda
sepolturaus. Il periegeta ricorda anche agoni e discorsi in onore del
reggente Pausania e di Leonida, con tutta verosimiglianza i Leonidefa
attestati da iscrizioni d'et romanaH 6 Nel II sec. d.C. a Sparta veniva
tributato un culto eroico (Pausania parla per la verit di un loro
iEp6v) anche a Maron ed Alphe(i)6s, due fratelli che nella battaglia
avevano conseguito l'<xptatela.147
Questo culto individuale potrebbe sembrare in contrasto con
l'ipotesi avanzata nel paragrafo precedente, secondo la quale all'epoca
delle guerre persiane non si era soliti ricondurre in patria resti di
singoli caduti. Ci si pu chiedere infatti se non si tratti di un altro
tentativo di restituire tima{ non concesse nelle circostanze particolari
della sepoltura originale e dunque una testimonianza indiretta che
all'epoca della battaglia si era soliti ricondurre in patria i resti dci pi
.valorosi. In altre parole: era gi in funzione il sistema che pure abbiamo
supposto di piena et classica - diciamo dalla met del V sec. in poi
- c tuttavia non usato a Platea? Ben diverso naturalmente il caso
del re Leonida: il recupero della sua salma, dato il particolare tratta-
mento riservato ai re, si conf tanto al sistema tardo-arcaico che a
quello di piena et classica. D'altro canto di regola ignoriamo la data
di fondazione di questo come di molti altri heroa menzionati da
Pausania. La nascita di un culto, o l'assunzione di una maggiore
rilevanza a livello 'pubblico', non sempre segue immediatamente la
morte del personaggio onorato: e la consuetudine di ricondurre in

10 J-ldr. VII 238.


Ili SCIIAF.I'f.lt1957.
n Questo non implica che i suoi resti fossero davvero riconoscibili. V. Paus. Ili
14,1; CuNNOR 1979 pare ~vcr trovato unn soluzione nllc aporie poste da un testo
sen7.'alrro cornllto (l'im!icazione quaranta anni dopo le Tcrmnp11i non concorda
cnn la menzione del rcllllcnte l'tusnnia come artefice dell'iniziativa), supponendo che
toilll!toouviou sia in realt un patrunimico, c supplendo il nome di Kleomencs, figlio
del reggente Pausania, cd a sua volta rctmcnte per il futuro re Pausania. Sul c.d.
Lconidaion, n tono itlcnrifcnro con In wmbn del re, v. Ct.AII\MONT 1983, p. l 15 sg.,
e Torelli in MusTI-1'01\EI.I.I Pa11sania, ne/l'nus. 111 14,1.
146 /G V l, JR-20, 559, (,(,Q,
141 l'aus. 111 '12,1J,Ildt. Vll227.
1.1! Cl!:lliMUNII! 11UNEillll 311

citt i -re.co &pto-re\1cnxv-re pu essere stato un modello pct onora-


re personaggi d'epoca precedente, come ad esempio Maron ed Al-
phe(i)6s. Questo nuovo sistema era verosimilmente gi in uso qua-
ranta anni dopo le Tcnnopili, quando si provvide a riportare in patria
le ossa di Leonida, ed in quel clima di rievocazione potrebbe essere
stato fondato anche il culto dei due fratelli caduti combattendo contro
i Persiani'~ 8
Seguitiamo invece a riflettere sull'eroizzazione dei guerrieri di
Leonida. l combattenti delle Termopili hanno cercato di morire se-
condo il canone arcaico ed eroico della belle mort H', andando oltre
lo stesso atteggiamento della belle mort oplitica. Meritano tutti il
passaggio allo status d'eroi, quale esplicitamente attestato da un cele-
bre componimento di Simonidc 1s0:
1rov ~v E>epJ.IonuAat Oav6vt(I)V
eKEt) J.I!V ci t\1xa, Ka 8' 6 notJ.Ioc;,
PCJ>I.t 8' 6 t~oc;, np y6rov 8 ~tviatt, 6 8' ohctoc; Ertatvoc;
EVtatjiiCIV 8 tototov oiit' eptx;
5 oiiO' KIXVIXJ.IUllllf} OJ.IIXUpOOaEI xpovo.
:VIp!V yu0ci)y ole allKc; OlKlllV t:Boiav
'EUtUlo iAeto ~taprupe l Kll Aetovila,
Emiplll PcxatAEU, pe.t ftyav Eotnth
KaJtov tivcxov te Ko

dci morti alle Tcnnopili


gloriosa In sorte, bello il destino.
La loro tomba un altare, al posto
dci lamenti hanno il ricordo, il lamento lode.
Un sudario del genere n la muHa

BB Invece FI\1\NEI.t. l 921, p. 363, osserva per il loro santuario i t is 1101 likely
w have been consecratcd long after rhe evenr e pensa ad un cuho statale. Il santua-
rio, va notaio, si trova in zona periferica, nei pressi delle tombe degli (amidi: chia-
ramente un'arca di necropuli familiari.
119 LOI\1\UX 1977.
11Fr. 26 (531) 11 = 4 B. = 5 D. D il testo ncll'cdizim1e di P~gc; alla l. 6
legge mio li l (con Dichl, KI!GI!I. l \162, p. 3 l) pu non esservi contmsto f r.t la
menzione delle Tcrmupili, che a unta prima fa pensare che il canto sia stato esegui-
to altrove, cd un'indicazione tlcittica che farebbe supporre presente la tomba (delle
Tcrmopili stesse). Ma la scelr;l pu nnn essere cunclusiv;l: ii& ;wrcbhe per Wt:III!R
1927, p. 17-1, valore mmforico; nilv l;:v erp~toJtiwxu; Onvovnov (che WI!ST 1967, 1970,
1975 considera una glossa, o p;trte del testo di Diodoro, fonte indirclla del frammento,
coli/m PAGI! 1\171 c Lt.lWII-jliNI!S 1974) non implica necessariameme che il canto si
sia svolto nhnwe (del resto a Sparla 11011 avrebbe avu!<l moho stnso chi.unare Leonilla
In~iptu pnmAci>;): il puenm ha un chiaro intcmo di univcrso1lit.
312 LA NASCITA Dlll. /iOSMOS

n il tempo che tutto doma pu sbiadirlo.


Questo recinto di uomini valorosi ha preso
come servitrice la loro Fama
presso i Grecis: ne tcstimone 1S2 anche Lconida,
re di Sparta, che ha lasciato un grande
ornamento di virt ed una fama perenne,

P!OJ.I l' 6 tltjlo sembra da solo provare l'esistenza di un cul-


tom. Esso del resto precocemente testimoniato per i caduti di Platea.
Sarebbe probabilmente errato considerare questi casi come puramen-
te eccezionali, e legati solo al clima di esaltazione connesso alle vit-
torie nelle guerre Persiane1S 4: essi hanno radici profonde nelle consue-
rudini religiose greche (e, come ho cercato di dimostrare, anche spar-
tane). Sulla base di questi versi Bowra supponeva (a mio avviso a.
torto) che tu t t i i caduti delle Termopili fossero onorati come
eroi non sulla tomba l dove caddero, ma in absentia a Sparta 155 : Si-
monide avrebbe composto un inno da eseguire al loro supposto ce-
notafio. Il problema essenziale quello di stabilire dove venne ese-
guita l'ode 15~. Forse a Sparta, ma si pu pensare che sia stata compo-
sta in onore di Leonida 157, o che fosse destinata ad un'esecuzione

"' La traduzione della frase dipende dal senso attribuito ad oiKtav, che non
pu essere quello di abirante (WU.IIMOWIT7. 1913, p. 141 n. ), n quello di protettore
(nowltll 1961, 512 sg.), ma piuuosto di schiavo, servo, o membro dcll'olrm (cosl P
es. PoulEC:KI 1968, p. 2l.l): Simnnide fa riferimento a coloro che prcsrano il scrvizro
sulla tomba, ed in generale a ruue le cure- a cominciare dalle stesse stele ed iscrizioni
- che la famiglia riserva al sepolcro;j10ich la tomba si trova lontano dai familiari e
dai concittadini nnto ci garantito alla fama che i caduti hanno presso i Greci, che
si pre01:cupano di eseguire i riti dovuti sul loro altare.
m Leonida testimone degli onori che gli sono stati concessi per il suo valore
e per la sua fama: forse una tnmha distinta, c snpraltlntu l'nmamclllo di un Icone.
Non si sa se Leonida abbia avmo o meno una tumba individmtle. La discussione
vene soprattutto sul valore di llrcou vilv b >.iBtvo ~ov ~IJ't'lJCe bt Aemviliu (Hdt. VU
225,2), se si dehha intendere in onore di Leonida, o sopra {la tomba di) Lenida
{v. I'IU'IUU:rr 197-1-1985, IV I,P 168, 171).
ISJ Troppo prudenti Kll!lliJOIU' 19l>l>, p. 28, e Pom.ECKI 1968, p. 261. Da re-
spingere l'emendamento rco1jro<;, che attrae HUXI.IlY 1978, p. 213, n. 93.
u Per Platea cf. n. 125. Si pensi anche agli onori per i caduti di Maratona (/G
lP, 1006,26 sg., Paus. I 32,1).
rss BowM 1961, pp. 507-513: ad un culto eroico dei 300 a Sparta pensa anche
CI.AIRMONT 1983, p. 115 [che cerca anche di stabilire un rapporto con il gruppo
scultoreo al quale apparteneva il celebre 'Leonida' (ibid. p. 116)1. Contro questa
ipotesi v. le obiezioni di PODI.ECKI 1968, p. 259 .sgg.; ma non v' motivo di negare
che i moni ricevano un culto eroico alle Termopili.
u'v. n. 150.
1s7 KllGEL 1%2, pp. 28-37, e poi KfF.RilOIU1 196(,, p. 28.
1.1! CI!IUMONIIi I'UNIUIIU JIJ

'privata', nei sissizi 15H, o ancora semplicemente alla celebrazione del-


la vittoria sui Persiani: in questo caso la tomba-heroon di cui parla
Simonide sart!bbe quella delle Tcrmopili. Si potrebbe addirittura pen-
sare ad una composizione per un'altra citt che aveva mand;tto un
proprio contingente a sbarrare il passo, per esempio Tespie 159, Tut-
tavia il richiamo alla personificazione della fama dci caduti in Grecia
come o'uctll della tomba pare pitl confacente ad una committenza
panellenica (o possiamo dire Anfizionica, visto quello che sarpia-
mo sugli epigrammi che si trovavano sulle tombe}, e dunque al una
celebrazione alle Termopili stesse. Si dovrebbe trattare infatti, non
tanto di un tbrcnos 160 cantato durante la sepoltura dei caduti, quanto
di un'ode corale commemorativa 161 , per un rito svoltosi, su iniziativa
degli Anfizioni, in occasione della monumentalizzazion del sito: Leonida,
onorato con un leone in pietra, poteva allora testimoniare di aver
ricevuto dalla fama conseguita presso i Greci i riconoscimenti che
spettavano al suo klos ed alla sua aret, esempiopi illustre di quegli
Uomini valorosi che dovevano al proprio buon nome tanta cura
della tomba 162 Simonide dunque non documenta un culto collettivo
pubblico per i caduti spartani.
Ma il problema della presenza in citt di culti eroici pubblici non
si esaurisce qui. La pi cospicua testimonianza sulla eroizzazione a
Sparta probabilmente costituita dalla periegesi della Laconia di Pau-
sania161: chi legge la descrizione della citt se la immagina disseminata
di 1ipcjia, sovente anche di personaggi di et storica, molto spesso, ma
non solo, di stirpe regale 16-l.
S. Wide giu'nse alla conclusione che in pratica ogni spartano dopo
la morte divenisse un eroe 11'5, Tale tesi probabilmente eccessiva, o
almeno richiede qualche precisazione. In generale si devono distin-
guere i culli pubblici da quelli privati. E anche tra i se:condi ve ne

1 ~1 Ponu:CKI t 968, p. 261 sg.


r v
~~ lth. 11 202, 222, 226.
160 1'ale il componimento per f-IARVI!Y 1955, p. 163, n. 6.
161 Cosl per es. FRANKI!I. 1962, p. 319.
161 Cf. p. 309 sg. c nn. 142, 151, 152.
1'l Come ovvio, qui in questione il criterio sclenivo adonato da Pausania. La
sua l'ericgesi non un diligente regesto dei culti pi rilevanti, ma senz'altro con-
forme a un certo gusto chtssicistico. Questo, nonostante la tendenza dell'autore ad
integrare le fonti classiche con particolari in esse assenti, lo orienta verso temi (nel
nostro caso personaggi) letterariamente predeterminati. In generale sui problemi del
metodo di Pausania v. Musti in Mus-n-Bt!SCIII 1982, p. XXXVI sgg.
161 Luoghi raccolti da \Vmr. 1893, p. 357 sg.
16 ~ Wnm 1893, p. 356.
314 l.A NASCITA LlEL KOSMOS

sono alcuni legati alle necropoli di famiglia, al culto degli antenati ed


alla pietas di un ristretto gruppo parentelare ed., altri invece che- per
quanto anch'essi di connotazione 'gentilizia' perch praticati presso
le 1tatpcjnt ta~al - vengono fin dall'inizio sostenuti o promossi dal-
la collettivit, e coinvolgono in misura molto pi ampia la cittadinan-
za spartana (o sue importanti strutture segmentarie). Sempre in linea
generale, va ribadito quantQ sia difficile collocare nel tempo la fon-
dazione dei vari culti; senza dubbio dobbiamo tener conto di un'im-
portante ripresa in et romana, sorretta dagli interessi dell'epoca:
assai verosimile per esempio che un cenotafio di Brasida, o uno J!VJiJ!a
degli lamidi 166 debbano moltissimo, almeno per la loro conservazione
(se non per la loro stessa esistenza), a singole personalit e ad in-
fluenti famiglie d'epoca romana che facevano risalire le proprie ori-
gini a questi personaggi d'et classica 167 Lascerei da parte gli iJpcpa di
figure mitiche, che sebbene costituiscano spesso punti nodali per la
topografia religiosa della citt, attraendo attorno a s o comunque
dando una caratteristica impronta a sepolcreti gentilizi o ad impor-
tanti monumenti ed aree pubbliche, non sono al centro del problema
che stiamo trattando.
Abbiamo gi detto dello i.epov di Maron e Alphe(i)os. Pausania
ha poi visto ad esempio il t~o KEvO di Brasida (un caso forse par-
ticolare, visto lo statuto eroico ottenuto dal condottiero come 'nuovo'
ecista di Anfipoli- ma anche pertinente gi ad un'epoca relativamen-
te recente) 168 e lo i)pcpov di Cinisca, vincitrice di gare olimpiche, sorella
di Agesilao (in questo caso l'eroizzazione ha chiaro carattere pubbli-
co e 'passa' - in maniera peraltro molto particolare - attraverso l'a-
tletismo)169. Quello di Cinisca certamente un culto pubblico.
Pausania menziona anche un gruppo di monumenti relativamen-
te omogenei raccolti in un'arca che ha per poli principali lo iJpqiov di

166Rispettivamente Paus. III 14,1 e 12,8. Cf. p. JJJ.


167Sugli l amidi in Sparta romana v. Torclli in MUS'I'I-Tonm.l.l P.mstmia, ad
faus. 111 Il ,5, Sui Ti. Claudii llrnsidae Pratolai in breve Torci li in MuS'n-'l'oiU!I.LI
Pa11sania, ad Paus. 111 14,2, e BRAUI'OIU> 1977, p. 91 sg.
1" Paus. Ili 14,1. Urnsida ed Anfipuli: Thuc. V Il. Per l'idcntifica7.iunc sul
terreno con un edificio di V sec. a.C. cf. Torelli in MUSTI-'I'IliiiU.I.I Pausauia, aclloc.;
sullo stesso diversamente STnnm 1989a, l'l' 71-77.
14' Pau s. l Il 15, l c Turelli in Musn-ToiU\1.1.1, l'.ms.mia, t~tl /oc Funti in Po-
RAI.I.A-BilAIJI'llllll 1985, nr. 459, Sull'atletismo a Sparta v. pp. ((,2-172: per l'eroizza-
zione di Cinisca, divenuta nhbnstanza parndussalmcnrc modello (si nuti la collocazio-
ne dello heroon nel ginnasio dell'latanistas) di un atletismo 'povero', fondato sull'ef-
ficienza fisica c mentale, non sulla ricchcr.zn v. pp. 1(,3, n. 42 c 171 sg.; per il culto
di Ilipposthencs, pi> .. 1(,9, 283 sg. c n. 27.
LI! CERIMONII! I'UNI!IJRI 315

Chitone e lo \epov di Licurgo 170 Subito dopo aver ricordato lo ''p(jk>v


del sapiente, il periegeta sembra far cenno, in un passo senza dubbio
corrotto, ad un santuario eroico o cenotafio per degli Ateniesi, o dei
perieci di Anthana 171 (o di un altrimenti ignoto Athenodoros 171), che
avrebbero partecipato alla spedizione di Dorieo 171 : nessuna delle
restituzioni del tutto convincente, e non neppure chiaro se si parli
di un l'tpcpov o di un 1ipl.ov. C' chi suggerisce atl\All v611ata fx.ouaa
vlprov trov llo t.roptel ... atavtrov 174 Forse non a torto Pritchett
collega al monumento un epigramma cit;tto da Plutarco in un apopbt-
begma attribuito ad Areo I. L'epigramma, che ricorda un tentativo di
spegnere la tirannide a Selinunte, si adatterebbe bene ad una stele
contenente i nomi con la lista dei caduti 175; esso d comunque anche
a questo monumento funebre il tono 'politico' tipico della zona.
Viene poi il santuario di Licurgo 176, e qui il carattere 'politico'
.
170 Paus. III 16,4-6. Per i problemi archeologici e topografici v. Torelli in Musn-
Tonm.u, PaiiStlll.r, ad loc, e STIBIIE 1989a, pp. 85-89.
171 Secondo ht 1lroposta di Loum. 1927, p. 50.
m LOUI!L 1927, p. 50, definisce l'intervento a change euphemistically called an
emendation,
m PIUTCIII!'I'I' 1974-1985, IV pp. 161-163, offre la pi completa documentazio-
ne relativa.
m La suggestione di KAYSI!R 1847, p. 347 sg., si basa sul confronto con Paus.
111 14,1.
175 Anon. C, I,AGI\ 1981, p. 404 sg., ap. Plut. Mor. 217f, cf. l:yc. 20,13: aiJEv-
vuvn~ nut f o ua Ile fi>JllXVVi&x XliKEo<; "Api]<; l t\>.A!, l:EIVoilvn~ li' ~1t1 miAa Eoavov.
L'ap6pbtbegma sarebbe stato pronunciato a Selinunte, ma nulla si sa di un rappono
fra Areo l e la Sicilia: l'epigramma menziona esplicitamente la citt e dunque era
iscriuu altrove (cf. I'A<m 19111, p. IB'J sg.); l'nmhiemazionc sclinumina frutto unque
di 1111 nutoschetliasma del tutto comprensibile in questo genere letterario.
176 In Hdt. l 65 (PAIIKI!-WOIIMI!I.I. 1956, llnr. 29; certamente deriva dall'opusco-
lo del re l';~usani;~ l'affine oracolo Diod. VII 12,1, con due versi interpolati, da tenere
rigorosamente distinto da questo: PAIIKI!-WOIIMI!l.l. 1956, Il nr. 216) tramandato
1111 oracolo concernente il ulto da prestare nel santuario, del resto noto gi allo
storico di Alicamasso (l 66,1): non so se ,fichiararti dio o uomo, ma ti ritengo
piullliSln un dio, o Licurguoo, Cuerenlementc la tradizione successiva ricorda in genere
onori divini per Licurgo. Per MEYI!Il 1892, p. 279 sg., Delfi sanzionerebbe un culto
preesistcntc (cf. I'AitKI!-WOilMI!I.I. 1956,pp. 85 sg. e spec. 91 sg.; FoNTF.NROSI\ 1978,
Il. 115 SI\-. furse li lllrlu ncg;1 che il vniiC!tiu ahhiil ht furma di un;t sanzione), ma
'oracolo posteriore alla tradizinnc su Licurgu legislatore: la (ri)nascita di interesse
auomn alla figura mitica derivame dal suo (nuuvo) ruolo politico indusse a imerro-
gac la l'i1.ia c de1ermin la paniculme enf;~si nel culto. Sull'oracolo v. anche CRA-
IIAY 195(,, pp. 149-153. Non entro nella ben nota l)Uestione slorico-religiosa relativa
all'urigine cruico-divina del legislatore (sulla quale v. OI.IVA 1971, p. 63 sgg.; oppor-
tunamente l'iccirilli sottolinea i caratteri anfibologici della figura v. p. es. MANI'RE-
IliNI-PICCII\11.1.1 1980, p. XIII sgg.); circa le teorie sulla sroricit di Licurgo, condi-
vido il disagio di ULIVA 1971, p. 68 sgg.
316 LA NASCITA Dlll. KOSMOS

evidente anche nella tomba del figlio del nomotcta, dal nome parlan-
te Eukosmos, e forse pure nei sepolcri che affiancano l'altare del le-
gislatore, di Lathria ed Anaxandra, le due spose di Euristene e Prode,
progenitrici della diarchia, ed a loro volta - secondo Pausania - di
stirpe eraclide 177 Le due figure mitiche incarnano la diarchia (come
riparo dagli eccessi della monarchia) ed in particolare la continuit
che la donna con la sua fertilit assicura alle due case reali, a loro
volta garanti dci rapporti fra la citt c gli dei. Non si pu fare a meno
di pensare alla storia di Anassandrida e delle sue due mogli (la pri-
ma, a detta degli efori, non in grado di generare 178), specie se si tiene
a mente la possibile connessione fra lo sviluppo della leggenda di
Licurgo e la svolta chiloniana. L'ipotesi (di Wells cd Ehrenberg) in
linea generale convincente, anche se difficile da provare 179, ed anzi
pmbabilmente uno strumento essenziale per la comprensione della
topografia religiosa della zona.
Di fronte al santuario di Licurgo anche lo J.LVfl~ux dell'ammi-
raglio Eurybiades, ammiraglio della flotta greca all'Artemisia ed a
Salamina, di cui venne riconosciuto e premiato a Sparta l'ecceziona-
le valore 180: il legame con l'area precedente evidente per la presenza
di- un altro ~LVfjj.la, quello del re Teopompo, che dovrebbe avere il
suo luogo naturale presso le tombe degli altri Euripontidi 181 ; questa

171 La genealogia eraclide e l'origine cleonea delle due regine [l'emendamento


KArlllYallllV gi di Kuhn confermato da Ael. NA XII 31, con genealogia meno
altisonante di quella di Pausania ed un oracolo (PAilKI!-WORMI!I.L 1956, nr. 531,
FONTI!NROSI! 1978, L127) che sembra risentire della diminuita importan:~.a della citt
deii'Argolide dalla piena et classica in avanti] rimandano ad una costellazione poli-
tica per noi difficilmente decifrabile, forse connessa con le dispute fra Argo e Klconai
per il controllo dci giochi di Ncmea, cf. in breve Mll.l.l!ll 1988, p. IH sg., con bibl.
n. 25 (incidentalmente: il padre di Opheltes, l'eroe bambino connesso ai giochi, uno
dei molti Licurgo del mito). Ipotesi a carattere storico-religioso di consistenza diffi-
cile da valutare: GUNNING 1924, con bibl. La menzione di una Klconai in Laconia
in Schol. Pind. 01. X 37c ben spiegata da BLTI! 1921.
171 V. p. 138 sg. La coppia di eroine diventa una sorta di anti-Argeia, I'Egeide
madre di Euristene e Prode; la cosa interessante se si pensa ai possibili legami fra
Anassandrida e gli Egeidi (v. n. 211).
119 Cf. p. 125, n. 108. L'osservazione tli \1VIIIli!-GI'.ItY 1925, p. %2, n. 2: I.icur-
go fu l'eroe sotto la cui protezione fu 1>osta la riforma, coglie l'aspetto essenziale del
problema; il silenzio di Tirtco su Licurgo l'indizio fondamentale per scegliere il
particolare momento della lunga evoluzione sociale e politica spal"lana da identifica-
re con questa riforma.
110 Paus. III t 6,6. Su Eurybiades cf. soprattutto I-Id t. VIII 42 e 124, l'ORAli.A-
BRAD'ORl> 1985, nr. 3.18.
111 Paus. Il l 12,8.
I.E CI!IUMUNII~ I'UNI~IIIll 317

'tomba' di Teopompo (che sembra la pii:1 tarda inserzione nel gn~p


po menzionato da Pausanhl) in chiaro rapporto con le tradizioni su
Teopompo tpho arot~p, artefice dell'ultima decisiva mescolanza
nella storia della costituzione spartana (l'insieme Chilone-Licurgo-
Teopompo cos altamente suggestivo).
La stessa tomba di Eurybiades meglio comprensibile quando si
rammenti la cauiva luce che Erodoto getta su questo personaggio,
quasi sminuendo lo stesso ruolo di Sparta nella vittoria sui Persiani' 82 ;
gli interessi di politica estera e di prestigio cittadino che indussero i
Lacedemoni a concedergli da vivo una corona d'olivo come premio
per il valore dimostrato quale comandante della flotta greca poterono
suggerire degli onori particolari anche dopo la sua morte.
Il caso dei compagni di Dorico sarebbe certo pi rilevante per il
problema dell'eroizzazione dei combattenti se non fosse per le con-
dizioni del testo di Pausania: neppure qui va sottovalutato il contesto
politico internazionale, oltre che interno 183; le accuse di Gelone al
disinteresse spartano ad una vendetta nei confronti dei Cartaginesi
per la morte di Dorico possono aver favorito, per reazione, onoranze
pubbliche (di qualunque tipo esse siano) per i compagni del principe
Agiade 184
Se dunque marcati caratteri pubblici e politici sembrano conno-
tare quest'area, pu essere significativo osservare che gli interventi
ricordati da Pausania si datano per lo pi fra la seconda met del VI
sec. e la prima met del V sec. (Chilone, i compagni di Dorico,
Eurybiades). Apparentemente l'arca ha perduto di vitalit quando,
nella piena et classica, si affermata la prassi di riportare in patria
i resLi dci caduLi c Ji scppcllirli presso le tombe di famiglia. Anche
al livello pi antico tuttavia evidente la stretta connessione fra in-
teressi genLilizi c 'politicizzazione' della l!Ociet spartana: il santuario
di Astrabakos, anch'esso nella zona 185, consente infatti una importan-
te precisazione topografica. Esso si trovava nei pressi della casa del
re euripontide Arlstone (il re in carica a met del VI sec., rimasto

111 In breve CAnTI.I!IlGI! 197?, p. 206.


111 Giustamente Torclli in MUSTI-'I'OIUH.l.l l'tiiiSflllifl, t~tlluc., ricorda le tensioni
fra la famiglia tli Chilone e la famiglia di Dorieo. La collocazione del monumento
risponde ad una logica di riap,>acificazione interna.
111 l-ldt. VII 158,2, cf. anc 1c Iust. XIX 1,9-10, con MAill"lC.Il.l 1979, p. 27 e n. 65.
115 Paus. 111 16,6. Dopo gli IIVI\IIata di Tcopompo cd Eur)biadcs, Pausania
riprende n;I.Eaiov & 'Aatp!x(latmu Kao\J!tEv6v tlmv 1\pljloY. Su Astrabakos BURKERT ..'
1%5, p. 171 sg.
318 J.A NASCITA 01!1. KOSMOS

perlomeno neutrale nell'attacco ad Anassandrida) 186; la collocazione


del santuario di Licurgo forse in rapporto con la genealogia pi
comune (e a quanto pare pi antica) che annovera il legislatore appunto
fra gli Euripontidi, genealogia nota, sia pure in una variante destinata
a non divenire canonica, gi da Simonide di Ceo 187; Euripontide del
resto anche il re Teopompo. L'area dunque in stretta relazione con
questa casa reale. E la stessa vicina tomba di Chitone potrebbe essere
indizio del gravare sulla zona di un'altra pesante ipoteca a carattere
familiare, quella appunto dell'influente stirpe del saggio 188,

5, NECROPOLI E MEMOiliE GI!N'I'ILIZII!: LI! LlSCIIAI.

Come si cercato di dimostrare, nella matura et classica un


vero statm eroico in genere riconosciuto ufficialmente dalla collet-
tivit solo a coloro che in battaglia hanno dato particolare prova del
loro valore. Allo stesso modo, in un sistema in cui memoria e culto
eroico sono tendenzialmente solidali, solo di chi muore in guerra, o
in generale rende particolari servizi alla patria, si vuole sia conservato
il nome. Anche in questi casi non si ha comunque di solito un culto
eroico statale, bens legato alla necropoli familiare. PeraiLro, si gi
detto, ci non significa che, al di l di questi casi, le singole famiglie
non possano riserbare culti 'eroici' ai propri anlenali, o ai propri
morti: si tratta comunque eli cerimonie che interessano, almeno in
principio, solo la cerchia familiare, secondo quel tratto Lipico della
legislazione sui funerali che tende a restringere la partecipazione ai
riti all'ambito dell'nncbistcia 18~.
Le strutture concrete cui in primo luogo era deputata la realiz-

186 Hdt. VI 69,3. Cf. Torelli, in MusTJ-TOitEI.I.I, Pausania, ad loc., e STIUDE


1989a, p. 88 sg. Con la deposizione di Damarato la corona passa ad m1 altro ramo
della casata; non sappiamo dove si trovasse la casa, p. es., di Agcsilao.
117 Fr. 628 P., cf. in breve MANI'IIImlNI-PICCII\11.1.1 19110, ad Plut. Lyc. 1,11 e
PJCCIRILI.I 1978a. La tradizione erodotca (l 65,4) sull'origine agiade del legislatore
pi isolata e si lega verosimilmente alla crisi che sembra aver investito la casata
euripontir.lc dopo la deposizione del re Lcotichida (cf. I-ldt. Vl 72 e v. in proposito
recentemente CoNNOit 1987, pp. 99-102). La maggiore antichit tlcll'altra tnuhzione
confermata dalla presenza di Eunomo nell'albero genealogico curipontitle gi in
Hdt. Vlll 131.
111 V. pp. 139 sg. e 360, n. 4 t. Vorremmo saperne di pi circa il collegio fondato
da halpo1 e o\mot per onorare il legislatore rimasto privo di discendenza dircua c
durato per lungo te1_npo (Piut. Lyc. 3 1,9).,
119 Cf. sopra pp. 284-287.
1.1! Cl!lliMONII! I'UNlllllll 319

zazionc di ci che gi Tirteo prometteva 190, la gloria eterna tra i .


concittadini mediante la memoria orale, erano le lscbai; essa era in-
fatti assicurata dalle conversazioni e dai discorsi di lode (e di biasimo)
che gli Sparmni tenevano proprio nelle lscbai, secondo (1uanto ricor-
dato da Plutarco 191 :
Per gli uomini maturi, invece, era llisonorevole farsi vedere impe-
gnati continuamente in queste faccende (i.e. le necessit degli affa-
ri domestici), e non trattenersi invece per la maggior parte del
giorno nei ginnasi e nelle cosiddette lschni. Dunque si riunivano
in esse e passavano il tempo piacevolmente fra loro, senza richia-
mare alla memoria nulla che avesse a vedere con guadagni e con
affari commerciali; in queste riunioni si elogiava in genere qualche
nobile atto, o se ne biasimava qualche altro disonorevole, con risa
e scherzi ...

In generale le lscbai erano luoghi chiusi destinati alla conversa-


zione. Omero ed Esiodo le ricordano come ambienti riparati, social-
mente 'poco qualificati, nei quali i poveri e gli oziosi passano il tempo
in chiacchiere: e questa caratterizzazione passata di peso nei lessi-
cografi, la cui testimonianza perci sotto questo rispetto di valore
limitato 191 L'esempio forse meglio noto offerto dalla lsche degli
Cnidi di Delfi, celebre soprattutto per le pitture di Polignoto che la
ornavano. Gli archeologi h~nno potuto mettere in luce i magri resti
di una larga s;tla quadrangolare, con accesso sul lato lungo, forse
preceduta da un portico'" In essa, secondo Pausania, si ascoltavano
tanto discorsi seri che racconti leggendari: VtuOOa auvtovw; t pxalov
t te anotJB,whepa BulLj'ovto Ku\ nocm ~IUOI0011 1 ~~. L'accenno a no-
au IJUOtOOil ricorda un po' le 'conferenze' di Ippia di Elide, che ov-
viamente vanno immaginate nelle lscbai, con gli Spartani che ascol-

l'lO for. 9 G.-P.


m l'lut. Lyc. 25,2 sg.: rol II 1tpmpurrp01 aiaxpv ''v ouVEXIil pdaOat ~tep\
taiiru lluupipouoiV, lill )l\ t Jt>.i;latov nj iutpa llEp r wvwna Ka td KaAou-
)tvu Mclxa &vaatp!jJEoOm. Kc.l yp El. tailtu auvu)vtt lmEIK!; hJxM!~ov JIEt' rill.~,
oU!iEv(x; )lf(tvlj)IVOI TIV ltp(x; XflllllllTIOJIV 1j XpEiav ayopaloV OUVtEOUVt!llV' >J. t
Jthlorov t\v tll toi!XUliJc; lltatptPi\c; [pyov blaJVElv n trov K!IIV ~ trov aloxprov 'l'l:yEtv
)IETI Jtllllltcic; KU y!Il'tu K'tk.
" 2 Oc/. XVlll 327 sgg., Op. 493-501. Cf. BOUilGUET 1904, p. 1104, che offre
una buona introduzione generale sul tipo edilizio; recente raccolta delle testimonian-
ze per l'Attica: 01KONOMIUES 1987,
191 Paus. X 25-31. Sulla struttura POUILLOUX 1960, p. 120 sgg., e TOMLINSON
1980.
191 Paus. X 25,1.
320 LA NASCITA DEL KOSAIOS

tano appassionatamente n:Ep. t<iiv "(EVCfN ... t&v 1E ~pclxi)V K'OO te'iN vepcltrov,
K'll.. trov tcatoudaerov, ID; t pxa1ov etct\a9naav a'!1t0Ael K'OO auAllPlillV
mxa11 tJl apxaw;\.oyia195,
Che nelle lscbai si tenessero anche banchetti comuni testimo-
niato da alcune fonti lessicogrnfiche, e Tomlinson ha supposto che la
stessa lsche degli Cnidi fosse adoperata come estiatorio 1'16, Un per-
sonaggio di Cratino chiede conferma del clima di abbondanza e di
festa che regnerebbe, secondo racconti ripetuti on uno stupito si
dice, nella kop{s delle Giacinzie: tutti gli strai1ieri sono invitati a
mangiare abbondantemente, ed i vecchi morderebbero con i denti
delle salsicce appese alle pareti delle lscbai; ma sarebhe affrettato
dedurne che durante questa festa si mangiasse nelle lschai, dal mo-
mento. che Ateneo subito dopo ci informa che per il pasto della kop{s
si erigevano tende presso il santuario 197 D'altra parte un'alternanza
tra tende ed edifici pi consistenti sembra caratterizzare i sissizi d'epo-
ca classica; le prime sono inequivocabilmente indicate dal termine
auatci!VIIl. (dor. auatcav1a) che Senofonte 198 preferisce in genere al pi

1's Pl. Hp. Ma. 285d-e. Haq>. s. v. MaxlJ la ricorda come luogo in cui ci si

riuniva per fioODtEv. Plurarco ambienta nella lsciJe degli Cnidi il suo S11gli oracoli
fallaci. In Ps.-Hdt. \lit. Hom. 12, 13, 15, Omero, per guadagnarsi da vivere, recita i
suoi versi nelle lsdJai: almeno nel caso delle Maxa Tlilv yEp6vtiJIV di Cuma vi trova
un uditorio qualificato, in ragione della' loro s!lecializzazione per classe d'eli\, c perchc!
esse sono frequentate da poulEutai (13}; abb1amo inoltre qu1 una testimonianza im-
portante sulla cultura 'mitologica' che sembra talora circol:1rc nelle lscbai (cr. sotto).
Naturalmente le lsc!Jai erano anche luogo di pi1 banali rassatempi e semplice riparo
apeno agli indigemi, stante il loro carattetc pubblico, nco1dato spes;JO dalle fonti.
1" P. es. llsch. s. v. Max11, che alla esegesi desunta dai passi omcrid cd esiodei
gi citati aggiunge OJUIIXVEI l KIX t KOtV letnVI011\pi1X 1(00 TOJIO EV rtto 6youj
Et)'m. 1\fagn. s.v. Uaxa nap noudto (BOUI\GUET 1904, coi.II05, sospetta che la
tlrecisazionc geografica si:1 frutto di 1111 autoschcdinsmn fondalo sul ricordo di Esio-
do) t Kotv letnVT(t~pla. ToMI.INSON 1980, pp. 224-228.
" 1 Cratin. PCG IV, fr. 175 Kassei-Austin ap. Ath. IV 138e, cf. 138f.
'" Lac. 5,2 (AuKoilpyo toivuv napaaprov to tnaptuita 1ilanep toi. &AM>u
"EllT(va oiKol <JKT(voOvta, yvoc; Ev 1o\n:m nI!lata ~toupyelallm, e\ t 4'aVEpv
t~~VUYE t auaK~Vta Kt., dove Senofonre vuoi anche giocare sull'opposizione man-
giare in privato - mangiare collettivo, sicch la radice cJK'IJV- sembra usata con il
semplice valore di banchettare), cf. aiKJKIJVo 7,4, '.1,4, 13,7, 15,5, e O'IKJK'IJVElv fieli.
V J,20, /.t1t: 5,~. IJ,I (cun una scclla che h:1 ccnu dell'idcnlugicn, in senso militare,
ma forse anche sociale: si noli che, a qu;uuo Ilare, Senufnnle usa :1hrimenti f1itra,
anzich ttlllna: Nel/. V 4,28, l.ac. 3,5 e 5,6). Cf. oltre naturalmente alla (aKIWI\)
llaJoala (ma qui la condi2.ione di forzata mobilit} le tende cl1e si elevano per le
Carnee o per la kopis (ma la fest:l pu giustificare degli apprestamenti provvisori);
immaginando le tende erette per i sissizi si spiega forse meglio anche l'antico cele-
berrinio paragone fra.Spprta etl un accampnmenh1: lsoc. Arcbill. 81, Pl. l.eg. III 666e.
Sulla v11lgata circa la sede dei sissizi v. p. 180 sg., n. 21.
I.H CHIIIMONII! I'UNI!IIIll 321

consueto cjltlittov, quanto ai secondi sembra necessario supporti sulla


base delle porte (t xua), che il membro pi anziano indicava a
chi faceva ingresso nel sissizio dicendo, secondo un'antica frase di
rito: lux toutwv ... El;m Myo ote texope{>etat 199 Sicch non si pu
escludere che certi phidftia si riunissero nelle lschai 200
Un preciso rapporto tra lschai e necropoli, anzi tra lschai ed
heroa, d'altro canto ben attestato a Sparta almeno in due casi,
entrambi ricordati da Pausania 201 , quello della lscbe dei Krotanoi,
situata accanto alle tombe dei sovrani Agiadi 202 , e quello della lsche
poikfle, presso gli heroa dei progenitori degli Egeidi 20l, Anche la l-
sche degli Cnidi domina la tomba di Neottolemo, ed anzi Pausania
precisa che proprio per questo Polignoto lo aveva ritratto con enfa-
si particolare nella sua llfou prsis 204 (alla quale si accompagnava si-
gnificativamente una Nkyia). Un altro documento interessante in
questo senso peraltro costituito da un'iscrizione arcaica di Rodi, di
sicuro contesto funerario, che ricorda la lsche di Ruthytidas20s, evi-
dentemente un luogo di conversazione posto presso la tomba.

199 Plut. Lyc. 12,8, Mor. 697e, Schol. Pl. Leg. l 63Jn.
100 Cf. p. 3~6. .
m E, si noti, sono le sole lscbai spartane di cui conosciamo, sia pur malamen-
te, il comcsto rupogn1rico.
lOl Jlaus. liJ 1~,2: KUEtTUI llll v l('l Elldpt\1 8EOfllj~l&x Xlllfl(OV' KUt tO\lto tilc;
116~roc; taljlot TliW 'A''flu&Y Pam>Jrov da\ Ka 11~11alov vo(.lllttJIIYI\ >Jaxn Kpotavrov
Ela li oi Kpomvo\ Jhmvcmilv Jllllpcx. ~una zona di Stlnlta detta Thcomclida: t)Ua si
trovano le tombe dci sovrani Agiadi e vicino ad esse una lscbe detta dei Krotanoi:
i Krotanoi sono una parte dci Pitanati. La natura dci Krotanoi rimane piuttosto
enigmatica: In loro tlcfini7.ionc come flulpcl JlliI forse essere messa in faJ>pono (senza
gran profitto, per) con l'indicaz.ionc di Esichio, s. v. ldpai 101101 Jltyi.OJIEpdc; (BOL-
'1'1! 1929, col. 1362). StatiiS eroico dci sovrani: p. 288 sg. c nn. 50, 56.
lO) l'nus. III 15,8: /:v l:IIOJHQ llll At<JXIl t ean J(Q~OilfiVI\ lloudkll KU\ qpljla lt(Ic;

ati\ KDliJIOU TO 'AYJ\vopo TliW tt &lloyOVIolV, OOUICOU to\1 el\pa ICa Aiyloc; toil 0\o-
~KOU. notijaat li T qp~jla ).kyouat Mala1v ~ea\ Aalav 1e Ka Epo'mav, Elvat li atoI;
')'paiou na&xc; toil Aiyioc;. rnol'laav li Ka\ tq1 'AIIl~Qxljl T qpl(t>v. Otl a+laiV b llp0yo-
voc; TuJIXfiEYc; fll\tpc; ~v AllfllllVtiam\. &&k.il 'AflljlJoxou. E a Sparta c' una lt!scht!,
chiamata la Dipinta, e pressq di essa gli heroa di Cadmo figlio di Agenor e dei suoi
discendenti, Oiolykos figlio di Theras e Aigeus figlio di Oiolykos. Dicono che gli
beroa siano stati fonclati tla Maisis, Lnias cd Eurupas, c che tJUesti emno figli di
I lyraios c nipn1i di Aigcus. Fnndaruno anche 1111 snnltMriu acl Amphilnchos, perch
il loro antcmllo 'l'isamcnos aveva per madre Dcmonassa, sorella d1 Amphilochos.
201 Paus. X 26,4: NeolltOMJIOV li ttcivov toil 'EAAevtKuil oveliovta ln toI; Tproac;

bmll\aEv b Jlo~\I'(Yilltoc;, lln 11i:p toil NEOIItOAl:JioU tv t~v (cf. X 24,6) q YP1i411l 11aa
~flElliV a\m~ YEYilOEa8at.
20) /G XH l, 709 forse con la lettura proposta da GAI.I.AV01'1'1 1975, pp. 178-

181 (e poi SEG XXVI nr. 8(>7, XXIX nr. 738; per la parodia di un elogio funebre
del genere v. l'epignunmn 'Simonides' XXXVII, l'AGI! 1981); l'interpretazione non
322 LA NASCITA ()1\L KOSMOS

Nel sistema lm{JOn-lsche si integrano coscienza dell'unit fami-


liare206, culto eroico (forse con banchetti funebri) e conservazione
delle memorie, quest'ultima, ovviamente, funzionale al prestigio familiare
ed all'autorit dei discendenti.
forse opporruno fermarsi un po' pitt a lungo sul complesso
legato agli Egeidi. Gli Egeidi 207 sono, dopo le casate reali; la famiglia,
o come piuttosto dovremmo dire, il gruppo di famiglie nobili spar-
tane a noi meglio noto. Che negli Egeidi vadano appunto riconosciu-
ti degli esponenli della nobilt spartana, parso chiaro da lungo
tempo 208; la tradizione antica li designa ora come cJ!ul\, ora come
tj~(p)atpicr.l00J, due definizioni che han creato non poche difficolt agli
esegeti moderni 110: personalmente ritengo che il legame che univa gli
Egeidi si concretasse fra l'altro nella partecipazione al sissizio (o ad
un gruppo di sissizi strettamente legati fra loro), il che pu anche
spiegare che in termini 'panellenici' venissero definiti una frattia (co-

prescinder per dal contcst<i archeologico (un contadino rinvenne l'epigrafe al di so-
pra di una tomba nella necropoli di Camiro), ed anche se l'esegesi corrente di lscbe
come leno funebre-tomba va respinta, non si deve immaginare una laica locanda.
lCII Molto importan'te il parallelo tra le Anfidromie attiche cd il riumle di accet-
tazione del neonato nella famiglia e nella comunit descritto in l'lut. l.yc. IC>,I-3 (cf.
in proposito p. 105 sg., nn. 23, 24): le /scbcri sono simbolo dell'unit familiare, ma
anche un luogo dove pubblico e privato si intersecano, secondo l'esempio della tradizio-
ne patria ed avita. f\ per questo che l'ambiente delle lsc!Jtti mi sembrava particolar-
mente adatto alla perfomlllnce dell'elegia 9 di 'l'irteo: cf. p. 93.
201 Sugli Egeidi v. STUUNIC7.KA 1890, pp. 66-73, 85-95; R"tiM 1891; CAumt 1893;
MALTEN 1911, llp. 95 sgg., 166-189; ROIII'.RT 1915, l pp. 12 sg., 5(,5-573; ji'ANMAI-
RE 1939, p. 570 sg.; Kmclll.l! 1963, spec. pp. 27-29, 61-67, 114-93; VIAN 1963, pp.
216-225; DETIENNE 1968, p. 138 sg., Mll.l.l'lt 1971, pp. 37-39; NAI'ISSI 1980-1981,
NAI'ISSI 1985.
201 BusotT-SWOIIOilA 1926, p. (,62, n. 4 (p. (,63), li riconlava insieme ai Talthi-

biadai ad attestare l'esistenza di 'nobili' a Sparta. V. anche llEitVI! 1931, p. 199, Kmcm.E
1963, P 13-1, CAR1l.HJGE 1979, P 343, CAilTI.I!DGI! 1987, p. 102.
109 1'hyl: 1-ldt. IV H9, Schol. Pind. lstbm. VII l !la 11.7-9 (dove il termine pu
essere derivatn, pi che da Erodoto, dalla p/Jyl Aigeis attica ricordata anche in Schol.
Pind. /stbm. VII IRa Il. l-(>, cf. appendice Il); pb(l)atrfa: Arist. fr. 532 Rose ap. Schol.
Pind. lsthm. VII 18c, Schol. Pind. Pytb. V IOib (i11 f11e).
210 MAJ.TI'.N I'JII, p. JK(,, n. l, pensava ad una confusione di Ermlutu cnn la tribtl

t!igefs altica, J<.u;clti.E l%.l, p. 'J.l, n. l, si chic<lcv:l se l ldt. IV 119 non traSJlOncsse
a SJl:lrla una realt istituzionale terea. Per VtAN 1%3, p. 225, ~III\ usato da
Erodoto in modo 'anacronistico', gli Egeidi rapprescmcrebbcru una sopravvivenza di
una trih guerricm funzionale (cL n. 213). Per BusotT-SwouonA 1'.126, p. 644, n. 2,
gli Egeidi erano una grossa famiglia con diramazioni :1 'l'che, Spana c Circne. In
genre si oscilla tra termini 'ncmri' come clan e famiglia (cos p. es. l hJXI.I!Y 1%2,
p. 22, family; CAI\'I'I.I!Il<a; l 979, p. 343', p:ll'lando <Iella nobilt a Sparta, families
like thc Aigcidai, P: 385, Spartan aristucratic clan).
L.l! CEiliMONIE I'UNI!III\1 323

s fa, in una prospettiva amiquaria, 'Aristotele', in relazione a ci che


gli Egcidi si immaginava fossero stati a Tebe - donde in genere gli
antichi credevano provenissero gli Egeidi di Sparta).
Da un esame ;mche sommario delle tmdizioni che li concernono,
emergono tutta una serie di comportamenti e di attivit che si inse-
riscono a pieno titolo nella fenomenologia consueta per un gntppo
arisLocraLicolll, noto ad antichi c moderni soprattuuo, ma non solo,
per alcune remotissime gesta militari, centmte specialmente attorno
alla conquista di Amidem. Queste tmdi7.ioni hanno f.uto meritar
loro la definizione di confrrie gucrrirc, di specialisti della gucrm.
Vian, in particolare, ha valorizzato i legami che la tntdizione st;\bili-
scc tra Egeidi c Sparti, i guerrieri nati dai denti del drago ucciso da
Cadmo, cd ha pertanto fatto di essi i discendenti di specialisti della

211 SintomMicu il possesso di llll prestigioso albero genealogico, che risale, alle
spalle dell'eponimo Aigeus cd auraverso Polinice, Edipo c Laio, fino a Cac.lmo (1-ldt.
IV 147,1): suo naturale riflesso il culto eroico degli antenati (il gi citato Paus. 111
15,8). Cena la fomla7.innc c la cun1 di llll altro culto 'familiare', quello delle Erinni
di Laio e di Edipo (Hdt. IV 149,2); solo congetturale, ma molto probabile, l'uso
semi-privato di una raccolta cresmologica, gli oracoli di Laio (1-lc.lt. V 43, cf. NAFISSI
1980-1981, !lp. 205-207, cnn bibl.). J>restigiuse memorie di llll lmuano passato danno
un'idea del rilievo e dell'autorit che la famiglia doveva possedere a Sparta: un'ante-
nata degli H~;eitli, Ar~;cia, sarchhc andata slwsa ad Arist()(lamus cd avrchhe dato alla
luce Euristene e !,rode, i capostipiri del e due case reali S\laltane (l-ldt. VI 52).
Thcms, fratello di Argei01 c tutore di Euristene c Jlruclc, sare lhc stato dunque reg-
gente di Sparla tlumntc l01 lum t;iovcntI Il lth. IV 117-WJ; si adtliriuum pensato
che gli Egcidi siano stati per qualche tempo investiti dd potere rcg01lc (GILDI!R'I' 1895,
pp. 5-7, che si basava snprauuttn su /G Xli J, 8(,8 = (11!1\K 1955, nr. 1010; cf.
GII.IIEilT 1872, l' M sg. l.a tesi pui st:lla rip1csa tla Gll\llRIZ'I.l 1 l 950. Cmuro
Gilbert v. p. es. DICKINS 1912, p. 6): l'ipotesi- per nulla suffragata dalle fonti antiche
- non la migliore (e neppure una delle migliori) tra le moltissime nate a sciogliere
l'enigma dcll'ori~;inc della diarchia spar1ana]. Tradizioni come quella Sl!l matrimonio
di Argcia cd Aristmhunos si spiegano piuttosto con l':1ltissimo prestigio di cui godevano
cii Egeidi in et storica; indizi, invero tenui, hanno fatto proporre che il padre della
prima moglie di Anassandrida, il celebre re spartano padre di Cleomenc e Dorico,
costretto dagli efori :1 sposare una scconc.la moglie, fosse un Egeide (M11.1.1lR 1971, p.
38): uno dei compagni dello stesso Dorico, Eurylcon, porta un nome poi attribuito
ad un Egcide che avrebbe guidato il centro dell'esercito spartano durante la prima
guerra messcnica (l':llls. IV 7,1!); Dorico 111ilizza gli nraculi di !.aio. In prcccdcnz:1 ho
definito le due spose di Eurislenc c l'mdc, sepuhe presso l'altare di Licurgo, Lathria
cd Anaxamlra, una sorta di anti-Argeia, n. 178.
m Li fanno protagonisti ddl;1 conquista di Amide (talom collegata al ritorno
degli Eraclidi) Pimlaro (lstlm1. VII 12-15), Eforo (FGrlf 70 F 16), l'Aristotele della
Laketlcrimrmitm polilcr (fr. 532 Rose"/' Schol. Pind. lstbm. VII 18 e Schol. J>ind.
Pytb. V 101); alcuni bmni sono tmdnni ncll\1ppcmlicc Il. Un Egcide era, altlire di
Pausania, uno dci capi dell'esercito spartano durante tl prima guerra messenica (P;ms.
IV 7,8).
324 LA NASCITA lll!l. KOSAIOS

guerra di et miccncam. Troppo uso degli Egcidi si comunque fatto


in ricostruzioni, pi o meno azzardate, della storia pi arcaica di
Sparta, e troppo spesso li si voluti collegare alle genti pre-doriche
della Laconia 21 \ Checch si voglia pensare circa le realt storiche
racchiuse nelle origini cadmee che la stirpe reclamava per s in et
classica, e certamente gi in et arcaica, soprattutto utile considerare
queste tradizioni sulle gesta degli Egcidi in relazione alla societ spar-
tana d'et storica, che tanto esaltava il valore guerriero, c ritenerle
espressione del klos di questa stirpe nella Sparta del tempo. Certo,

m VIAN 1963, pp. 216-225 che conclude (p. 225): une "tribu" analogue aux
quatre tribus fonctionnelles des cits ioniennes: la +u"-1 militairc des ge'ides est la
rplique thbaine des gicoreis ioniens. V. poi f>ETIENNI! 1968, p. 138 sg., ma
soprattutto le critiche di Roussm. 1976, p. 244, n. 31. .
114 Tipico in questo senso il comportamento di KlllCIII.I! 1963, pp. 27-29, 37
sg., 60-67, 84-93: personalmente credo che con le tradizioni in nostro possesso sia
assurdo speculare sulla struttura etnica della Laconia predorica o sulla stessa con-
quista di A miele (particolarmente azzardate le ipotesi a p. l 05 sg.). Le tradizioni
cadmee sembrano separare le origini degli Egeidi dalla comunit dorica, nella quale
per essi risultano in et arcaica gi pienamente integrati. Al pi una certa variet di
origine per quello che riai sarebbe stato il ceppo dominante dorico della Laconia
suggerita dall'esistenza di saghe familiari spartane in principio indipendcmi dal 'ritor-
no degli Eraclidi'. Queste sa\lhe, una volta 'inserite' nel contesto della ktithotlos, han-
no conservato una loro individualit: ne derivano le oscillazioni degli antichi sulla
cronologia della presa di Amide. La letteratura moderna .colloca in genere la conqui-
sta di Amide nell'VIli sec., basandosi su Paus. 111 2,6 (cf. Km~I'I!N 1983, p. 36'.1 sgg.
e n. 26; sugli Egeidi iMd. e p. 373 sg.), e tende a farne un episodio estremamente im-
portallle della s10ria di Sparl;l: Kmc111.1! 1%3, p. 151, p. es., pone in rapporto con
essa la grande rbtl'tl (c non sulo lui, cf. sopra, p. KO, n. 205). In rcah abbastanza
sconcertante constatare quanto. sia sfuggente su 'juesto punto la tradizione antica. In
primo lungo l'unica nnti?.ia (l'aus. 111 ll.,CJ) su l'inscrimemo di Amide nella f'olis
normalmeme ritcnuw cunscgucn1.a (in vero partiwlare) dcii; 'cumruisLa' di VIli sec.]
pura constatazione d'un dato di fatto. In secondo luogo, se i moderni preferisco-
no la cronologia di Pausania (111 2,6, regno di Teleklos, figlio di Archelaos e settimo
discendente di Eurysthenes), essa non pu essere considerata omogenea n alla tra-
dizione pindarica (lsthm. VII 12-15), che pare alludere ai primi momenti della storia
della Laconia Jurica, n a quelh1 di Aristotele (fr. 532 Rose), che certo non sembra
porre in rapporto conquisti! di Amide e ktithodos, ma, a differenza di Pausania, data
l'episodio a prima di Licurgo. Infatti Aristotele dice di Timomachos [in evidente al-
lusione al nomotcta, che gi Erodoto (l (,5) indicava come urganiz?.atore dc' t t
RO~~IOV f:xovta, c che, stando a I]Uanto lo stesso ;llltorc della Jloliteft1 sosteneva, aveva
ricevuto dagli Spartani meno onori di quanto meritasse (fr. 534 Itose)J -li 11pliho
IIY 111ivta t 11p JtiWtloV lilbcll;e AllKEiicXltlovlmc;, tlE)'IWIV li Rllp' cxmlc; ii~IIOOIJ tlllli\v
Sono precarie le deduzioni tratte dal mito di fondazione della mastigosis, v. p. 148,
n, 211; non si tratta comunque di una tradizione indipendente: immaginare che
prima della pacificazinnc licurghca Amide non partecipasse ai riti di Orthia coe-
rente con la cronol~>gia della cronaca di Pausania.
I.E Cl!lliMONII! I'UNimlll 325

per quanto si debba essere scettici sulle origini egeidi di Pindaro215,


bisogna aminettere che allo sviluppo della tradizione sugli Egeidi
contribu anche la storiografia beotica di IV sec., c poi il complesso
lavoro (spesso polemico) degli storici c degli scriLtori di politeiai della
tarda et classica, ed infine la paziente, erudita fatica dei commentatori
a Pindaro 216
Ma si intravedono pure alcuni dei meccanismi grazie ai quali
famiglie nobili spartane d'et classica conservavano e diffondevano il
patrimonio di memorie da cui dipendeva almeno in parte il loro
prestigio (c dunque la conservazione del loro ruolo all'interno della
classe dirigente spartiate). Il ricordo delle gesta amiclee veniva an-
nualmente valorizzato in solenne forma rituale in occasione delle
Giacinzic, quando durante la processione veniva mostrata a tutti la
corazza di Timomachos, il conquistatore di Amiclem, In pi, come
si detto, accanto alle tombe degli antenati mitici della 'famiglia' (ma
l dovevano certamente riposare anche i loro discendenti), Pausania
vide una lscbe, la lscbe poikile 218 probabile che la lsche fosse
adorna di grandi pimrkes, s da meritarsi il suo appellativo di 'dipin-
ta'219. In alcune coppe laconiche di VI sec. sono raffigurati, con mo-
dalit che sembrano denunciare dipendenza dalla grande pittura, qua-
li ad esempio il taglio ad obl delle scene, soggetti che si ricollegano
in maniera evidente al patrimonio mitico dci Cadmci ~geidi. Tro-
viamo infatti coppe con Cadmo ed il drago (tav. 8)220 ed una che raf-
figura i Sette contro Tcbc 221 . Ma agli Egcidi rimanda anche la coppa
di Arkcsilasm, probabilmente uno dei pi celebri 'pezzi' prodotti
nelle botteghe laconiche: gli Egeidi dovevano infatti essere in rapporti
particulanncntc sucui cun i Bauiadi, i sovrani di Circnc, come
provato dalla testimonianza di Pindaro che, in versi destinati a sotto-
lineare il legame tra Sparla c i Bauiadi Cirenei, si rifaceva proprio agli

21 s Nonostante questa fosse p. es. l'opinione di Wn.AMOWITZ 1922, pp. 477481.


m V. appendice Il.
117 Arist. fr. 532 Rose.
111 l'nus. Il [ 15,8.
219 Il paragone spontaneo con la lscbe degli Cnidi a Dclfi cm gi stato evoctto
da BouJtGUET 1904, p. 1105.
220 STJIIJII! 1972, nr. 303, 'foltl!l.l.l 1978a, p. 401, fig.5. Resto convinto della
validit dell'interpretazione del soggetto come Cadmo che ahhauc il drago, cf. SCIm-
1'01.1> 1978, pp. 79-81, sebbene essa sia nmltn discussa, anche per il mjportn icunn-
grarico con coppe che mostrano incquivocabilmcnte l'agguato di Achil c a Troilo: cf.
recentemente STilllll! 198(,a c BAI.ANilRAUJ) 1987.
211 S"I'Jlllll\ 1972, nr. 221, 1av. 78,2, p. 138.
m STJlllll\ 1972, llr. 191, tav. 61 sg., ili. ZII, pp. 30, 115-117.
326 I.A NASCITA Dl!l. KU.\".1/0S

Egeidim. Le piume che si pu supporre ornassero la Poikfle, con


rappresentazione, tra l'altro, della saga genealogica (si ricordi il gi
citato brano platonico su lppia di Elide), dovevano essere il pendant
visivo ai conversari che col si facevano 224 Qui era il fondamento del
klos di una stirpe. Nel caso degli Egeidi siamo fortunatamente in
grado di osservare i riflessi (sia pure molto riclaborati) di questa
cultura orale nella tradizione letteraria, che (secoudo le tendenze ge-
nerali dell'ideologia spartana) tende a concentrarsi sempre di pi:r sulle
azioni in difesa della comunit (le gesta amiclee), pur senza dimenti-
care i pi antichi fondamenti genealogiei 225
Certo non tulle le lscbai avranno avuto lo sfarzo di questa:
come i resti monumentali conservati ci faranno vedere, vi erano lsc:bai
di diverse dimensioni. Normalmente edifici chiusi, con una banchina
addossata internamente alla parete, alcune, come quella recentemente
venuta in luce alle pendici dell'acropolim, erano tanto piccole da
essere quasi riproduzioni simboliche di un modello di cui non erano
in grado di svolgere le funzioni se non nei limiti del nucleo familiare.
Varia dunque era la loro incidenza nella formazione c nella circola-
zione delle opinioni sui singoli cittadini e sui loro antenati, meccani-

m Pytb. V 72 sgg. Su questi temi v. NAFISSI 1980-1981 e NAI'ISSI 1985, che in


alcuni punti rettifica il precedente contributo.
m Ci si pu chiedere se lo stesso schema mentale (la tomba dell'eroe come
luogo presso il quale si sit!de c si conversa) non si replichi nel tmno di Apollo ad
Amide. In origine la statua del dio era stata pust;\ sopn1 lo bcroon di llyakinthos
(Paus. III 19,J); Bathyldcs aveva costruito un monumento anurno alla statua stante
di Apnllu in mndu che l'inun:ll\inc del diu sembrasse scdtlla cd aveva pusiO accanto
ad essa vari se~:gi (KuOPipuc; ... n>.Eiov1xc;, l 9,1 ). Come ha vistu bene Jl. l'romera dii
significa che lacldove dovrebbe sedere Apollo non c' in realt un unico seggio
continuo, ma molti stggi distanziati redpmcamcnte ... essi sonn posti probahilmcntc
a un'altezza della statua tale che possanu far corona al dio che sembra assiso sul
trono (PRONTI:: Ili\ 1980-l 1J81, p. 218 sg.). l nsomma una sorta di sdJola, con il posto
centrale riservato ad Apollo, posta al di sopra cd attorno ati una tomba eroica: una
'/scbc' all'aperto. l'cr 1111 panorama delle ricustru7.ioni 1\rafidtc llcltmno v. MAll'l'IN
1976. In generale Turclli, in MuSTI-TOiti!I.U Jl,l/IStiiil, mi 18,7 sgg., con commcmo
alle rapprcsent:tzioni c hihl.
m !.'interesse spartanu alla conquista 1lella l.aconi:1 1leve n;llur:~lmcntc essere
crcsciu111 mn la Jll'nlita della Messenia, damlo ms imuv;l linfa al prcsti11io familiare.
In gcmmlc sillnifk:uiva and~e l'idc:t di 'l'inu1m:u:hos rome l.iclll'll" tllllt! littcmm
(Arist. fr. 5.12 Ruse, cf. supra, n. 211). In et arcaicil il prcstil\i<> dc11li E11cidi sembrava
invece ricullt!~;arsi ai re ( il m:llrimunio di Aq\eia cd Aristmlamos, l hlt. VI 52, a
se~;nare l'intcgra7.ionc degli E~;cidi ncll.1 cmnunit c a fiss:mw nella memoria l'ahu
livello sociale). Anche <JUCS!I> spostarsi d'accento, dai re a Licurgu, ben comprcn-
sihile nel clim;l c_uh!tmle di Sp:~rta clas~ic:1.
w. Cf. pp. J2H, JJ.2 c n. l.H.
1.1\ CI\IIIMONU: I'UNI!lllll 327

smi fondamentali di creazione c conservazione di prestigio e, pitt in


generale, di controllo socialeJJ 7 In questo contesLU va sottulineat
che - a differenza di ci che accade ad Atene, dove, come ha ossct-
vato S. Tlumphreys, molti fattori comrihuironn ad indebolire la con-
tinuit delle scpolture dci singoli nuclei f;tmiliariJJM - a Spartl\ qucst<t
doveva essere molto forte 229, anche per la presenza di questo tipo di
strutture destinate alla conservazione della memoria. l n questo senso
pure signific<ttivo che le necropoli di Sparta, rispettando fino in et
classica il carattere proto-urbano dell'insediamento, rim;tsem sempre
ai margini delle singole l..tIIIti; non Vl'nne mai presa la dcl'isiunc di
separare nella sua interezza la 'citt dci vivi' da quella dci morti,
decisione che avrebbe spezzato il filo dtc, collegando in perpetuo il
n'1~tjlo dci padri o degli antenati a quello dci mx115E e nail5olv nal&
cd al yvo El;oniohl, rendeva gli uni c gli altri ::v vOp1onm piOilPOt
con la luce del KAo dei progenitori.

6. LA J>OCUMENTAZIONI! ARCIIEOLOGICA: LE TOMRE.

Pochissime sono le sepoltmc note a Sparta tra et geometrica cd


ellenistica 230 La pi antica oggi conosciuta stata scoperta pochi anni
or sono c risale ad et tardo-geometrica. l resti del defunto erano
posti entro un pfthos, purtroppo distrutto dal mezzo meccanico du-
rante lo scavo: all'interno era rimasto solo un frammento di spillone
in bronzo; frammenti ceramici della stessa epoca furono raccolti nel
terreno circostante. Nella breve notizia del rinvenimento non si ac-
cenna al rituale seguito, se incinerazione (come sembra pi probabi-
le, essendo l'incincra7.ione entro pfthos nota a Sparla anche da altri
csempi211 ) o inumazione. Al di sopra della tomba sono state ritrova-
te tracce di un tumulo in pietra. Alla stessa epoca apparterrebbe, se-
condo St:ainhauer, una seconda tomba, di inumato in (pssa tcrragna,
venuta alla luce sotto una costruzione tardo-arcaicam.

227 Quanto fossero durature certe concezioni che souolineavano l'importanza


dd klos del tlcfunltl In mnNtrano ancnm le pilllii'C li d le 1\ lusc c tli Apollo Sl'UJ'l'l'lc
in un:t tomba di et rnm:um ncll:t localit llcll:l flIIIl tllo; Moooycx.;, a N-0 Jcll'acm-
puli. l.a piccola c:uncr:t cnntcncv:t cin<JIIC scpnhurc: AIIAMANTIOIJ l 1.131, (igg. 1-3,
t:lV. 2.
m l hJMt'IIIU!\'S l 'JIIO, spccialmcmc p. 120 sg.
~JCnmt pruv:mo le slcssc Lcstimnnianzc an:hcnlngichc: d. p. 331 sgg.
210 Su allrc wmhc, di et ronmn:1 o posteriore v. CtiiUSTUU 196-1, p. 124, n. 7.
211 CL sotto, c n. 2JJ.
m STAINIIAliHil I'J72, p. 215, l:tl'. 17'J,J.
328 LA NASCITA lli!J. KOSMOS

Molto antica anche l'incinerazione entro pfthos nello beroon


scavato dagli inglesi nei pressi deii'Eurota: conteneva i resti del de-
fumo e due vasi potori, una coppa cd una tazza, per gli scavatori di
datazione incertam.
Una tomba sicuramente arcaica, da darare tra la fine del VII sec.
e la met del VI, quella scoperta in un beroon alle pendici dell'a-
cropolim. Conteneva i pochi resti di un incineratom c, come corre-
do, due ldkainai con decorazione tipica del Laconico 11236
Di H sec. a.C. sono invece probabilmente le pi antiche dpo-
sizioni nelle tombe scavate tra l'acropoli, il c.d. Leonidaion ed il
teatrom: di quattro tombe, una, forse pi antica, fu trovata purtrop-
po distrutta, un'altra non venne probabilmente mai usata, le altre due
contenevano un totale di cinque interramenri successivi. Le tombe
contenevano un corredo che, senza essere particolarmente sfarzoso,
non pu certo essere assimilato al costume previsto dalle norme li-
curgheem. Un'altro corredo ellenistico con materiali in bronzo no-
to solo da una descrizione nel catalogo del Museo di Sparta239 Due
altri gruppi di tombe, datati dallo scavatore entrambi in et ellenisti-
ca, sono stati scoperti presso il ponte sull'Eurota, lungo la strada
. Sparta-T ripoli. L'utlO era composto di sepolture prive di corredo
(una sola ha restituito appena una lucerna); l'altro di tombe raggnJp-
pate probabilmente per nuclei familiari e sormontate nel II sec. d.C.
da un piccolo monumento, tutte, meno una, gi violate in antico 210

m WACE 1905-1906, p. 293: i vasi sono descritti come a black-glazed mug, and
a two handled cup with blaclt spots on white slip. Wace aggiunge: lt is difficult
to fix the date of these vases, but the burial seems to bclong tu the Greek period;
si era nella preistoria degli studi sulla ceramica laconica. Della tomba di incinerato
entro pithos scoperta presso il muro di tmenos del santuario di Artemis Orthia,
purtroppo non si ha che la breve notizia in UOSANQUll'l' 1905-1906, p. 281.
114 STAINHAUER 1972, pp. 246-248; AR 1977-78, pp. 30-32. Sul complesso cf.
pp. 326, 332.
m Cosl fanno intendere anche le dimensioni della tomba.
116 620-580 a.C. secondo la cronologia di BOAIU>MAN 1963 (sulla quale v. p. 161,
n. 34), ma questi motivi sono in uso fino alla met del VI sec. cf. STIDIII! 1989a, p. 92.
m WAC:I!-DIC:KIN!I 190()-1907, p. 157. Attorno ad essa si raccolsero materiali
dall'et geometrica a ttuclla ellenistica (WACI!-DICKINS 190(,-1')07, p. 161).
m Le tombe cuntcncvnnn un nntcvnlc numem di lm,erne e lkytfmi, vasellame
ed altro materiale ceramico di varia natura, orecchini c bmuce in uru cd ;1r11ento.
m Ton-WACl! 1906, p. 235, n r. 549, la tomba en1 stata scoperta fuori dalle mu-
ra ellenistiche nella zona del mulino Matallas. Nello stesso catalogo (p. 240, nr. 685)
sono ricordati altri oggetti isolati provenienti da tombe ellenistiche della stessa zona.
140 STAINIIAUI!Il 1972, pp. 242-245. Sul corredo della tomha trovata intatta non
si hanno notizie: ' '
1.1! Cl!lliMONII! 11UNI!Illll 329

Le uniche deposizioni laconiche sicuramente di et classica CQ-


nosciute restano quelle dci quattordici Spartani morti ad Atene nel
403 a.C. ed imtmati nel Ceramico senza alcun oggetto di corredo2~ 1
Sicuramente antecedente alla tarda et ellenistica la tomba en-
tro lastre di terracotta scoperta accanto allo heroon in propriet Sta-
vropoulosm. La tomba conteneva i resti di un incinerato e, come
unici oggetti di corredo, furono trovati alcuni frammenti di lamine
d'oro 20 Davanti alla tomba, che ovviamente di difficile datazione,
~ra. a~1cora in piedi il sema, una lastra priva di decorazione e di
ISCI'IZIOilC,
Incerta resta la data delle sepolntre scavate da Christou, e da lui
considerate arcaiche 2H, ma non necessariamente talim: i cadaveri era-
no inumati, il corredo praticamente assente, sopra alle tombe furono
trovate tracce di un tumulo; accanto ad una delle sepolture (ed all'at-
to della chiusura della tomba, dal momento che una delle lastre di
copertura copriva in parte anche il pfthos) era stato accuratamente
interrato un bel pfthos a rilievo, della fine del VII o dell'inizio del VI
sec. Non per affatto certo che il pfthos e la tomba, per la cui
datazione non si dispone di nessun elemento, siano contemporanei:
il sema ad un certo momento (forse proprio in rapporto con un
nuovo ethos in fatto di sepolture) potrebbe essere stato fatto scom-
parire dalla vista.
Un'altra tomba fu scoperta da Christou vuota e priva di corredo
nella zona di Aphysoi, sulla sponda sinistra deii'Eurota, poco ad
ovest del Menclaion 2 ~ 6
Le tombe conosciute sono cos poco numerose che sarebbe as-
sunto tentare uno studio su base statistica. Si pu per ossetvare che
la situazione spartana sembra analoga - anche se il campione statisti-
co ancora cos modesto- a quella messa in luce da G. Colonna per
il Lazio antico tra VI e V sec.w: vi un periodo apparentemente
'vuoto' di testimonianze. Colonna ha spiegato questo 'vuoto' con un

211 Sul monumento funebre degli Spartani ad Atene v. WtLLEMSI!N 1977 e la


bihlinllmfi:1 citata :1 GAIU.ANil 1982, p. 119, mn PIU'I'CIII\'1'1' 1974-1985, IV Il, 132
sg. In CAil'l't.l!ll!a! 1979, p. 271, notizia del ritmvamentulli uno strigile in una di
qu'fte tnmhc; n11n son11 riuscito a tmvarne traccia nella letteratura 11recedente
., m l ~HI.tVOIUUAS 19681 Dl!t;tV~liUUAS 1969. Sullo lmoou cf. souo, p. 332 sg.
' 211 St deve pensare at resu d t um1 cum1m?
Ili CtiiUSTOU 1964.
m STAINIIAUtm 1972, p. 244, n. 15.
2~ 6 Ergon 1963, p. 103.
m COLONNA 1977.
330 1.1\ NI\SCJTI\ DEl. KO.\'AIOS

preciso orientamento del costume funerario. A Spnna esistono delle


tombe prive di corredo (certo non tutte a causa di spoliazioni anti-
che o moderne) e proprio per questo di pitl difficile collocazione
cr!)nologica, che paiono in qualche misura rispondere alle norme
licurghee: sono le tombe del Ceramico248 , le tombe Christou 249, le
tombe 'ellenistiche' scoperte da Stainhauer vicino al ponte suii'Euro-
ta250, la tomba in propriet Stavropoulos251 , che pur con i suoi resti
di lamine d'oro ha un sema che potrebbe cos~jtuire il pentlant delle
iscrizioni en. polmo. quanto meno verosiniile che esse debbano
colmare l'apparente 'vuoto' tra il primo VI sec. c l'avanzata et elle-
nistica, e che di COI,lsegucnza durante questo periodo ci si sin attenuti
ad un severo rito funebre, di stampo 'licurghco', del resto descritto
dalle fonti. Non stupisce che la Sparta di Il sec. si sia allontanata da
certe rigorose pratiche civiche: probabile che proprio a quest'epoca
risalgano le iscrizioni funerarie su un monumento a na1skos recente-
mente pubblicate, che infrangono la tradizionale proibizione di iscri-
vere il nome del morto252; viceversa va osservato che gi le deposizio-
ni dell'alto arcaismo (e gi la tomba dello heroon} si segnalano per
dei corredi piuttosto sobri, anche se a quest'epoca vanno certo attri-
buiti dei smata di m~ certo sfarzo, i pftboi a rilievo e probabilmente
dei na1skoi dalla raffinata decorazione fittile 25 l; per l'et pre-tirtaica i
frustuli di una tomba bastano a garantire che certe nonne, come
quelle che proibivano l'uso di vesti, non erano ancora applicate 254 A
proposito vanno ricordati due avori provenienti dal santuario di Artcmis
Orthia che, datati alla met del VII sec. a.C., rappresentano in maniera

m Cf. n. 241. Il rituale sembra possa essere considerato indicativo del clima
culturale spanano: dai rcsli purtroppo spesso mal nmi degli altri pofy,mtlrein proven-
gono in genere oggeui di corredo di vario tipo: cf. I'IIITCIII!'I'I' 1?71-1985, lV pp.
125-139; la presenza di uno strigile sarebbe in qualche misura una violazione alla
norma; nllt;IVia si pu accostare a questa canmcrizzazionc agonistica del defunlo
l'iscrizione JG V l, 708, datata nel Ili sec. da Tou-WACH 190(,, p. (,8, nr. 50?, e !lilla
una tradizione che valuta positivamente le vitlorie negli agoni: d. pp. 162-165, in par-
ticolare n. -10.
249 Cf. nn. 24-1, 245.


25 Cf. n. 240.
Ul Cf. nn. 2"2 243.
m KoURJNOU-PlKOUI.A 1986, p. 65, nr. l. .
m Pltboi: CliRISTOU 1964a; altra bibl. p. 8-1 sg., n. 222. Christou colloca la $erie
tra il 625 cd il 550 (v. anche ST11101; 1989, p. l>7); forse un po' troppo alta la data
iniziale, d. p. es. FITZIIAROINGI.! 1980, p. 54, n. l. Na1skoi: cf. sopra, p. 159, n. 26.
254 Lo spillone nella tomba entro pfthos scavata da:Stainhauer (cf. p. 327) si-
gnificativo. Sull'altra. tomba rinvenuta dall'archeolngu greco v. sullo.
I.E Cl\ltiMONII\ l'lJNI!IIIll 331

speculare una scena di f'nltbcsis 255 La scena viene intcrpret;Ua c:umc


'funerale di Euore', ma non per questo meno indicativa circa gli usi
funerari laconici, come modello mitico cui essi si rifacevano. Nell'a-
vorio meglio conservato il defunto appare sdraiato su una kline, com-
pletamente avvolto in un mantello, mentre alle sue spalle si ricono-
scono un uomo barbato e due donne in gesto di lamento. Tanto il
mantello quanto i lamenti sembrano contmstarc con l'etbos spart;mo
d'et classica e rimandare alle consuetuc.lini arcaiche 'pre-licurghee'
testimoniate iri parte da Tirteo. Non sembra dunque impossibile
ricostruire sulla scorta di questa documentazione le g1andi lince della
legislazione sui funerali a Sparta, anche se la cautela in questi casi
d'obbligo: si pensi alle difficolt che si incontrano nell'elaborare
un'analoga storia degli usi funebri ateniesi, per i quali abbiamo ben
altra documentazione; ma come ad Atene sembra si debba fare i
conti con una progressiva trasformazione degli usi funebri e con
interventi successivi, legati apparentemente a Salone, Pisistrato e/o
Cli~tene 256, ~os a Sparta non si dovr pensare ad una trasformazio-
ne ImprOVVISa.

7. LA I>OCUMI!NTAZIONE ARCIIEOLOGICA: GLI 11/!RA, LE I.SCHAI ED


l StAttl1il. MEMORIA EO EROIZZAZIONI!,

Al di sopra di alcune di queste tombe (per esempio le tombe


Christou, la tomba arcaica alle pendici dell'acropoli) sono stati rinve-
nuti votivi cd ossa di animali, evidentemente resti di sacrifici e pasti
funebri, reiteratisi per moltissimo tempo sul tumulo del defunto. Que-
sto ci riconduce al prob!cma della croizzazionc del defunto, sul qm\-
le la c.locumcntazione archeologica, per quanto ben lungi dall'essere
sufficiente a fornire un quadro d'insieme di un certo respiro, stil fa-
cendosi via via piLJ significativa.
Tratteremo pi avanti della celebre serie di monumenti cono-
sciuti co1i1Unemcnte come hero-reliefs, raffiguranti una coppia in tro-
no cd un offerente257; per il momento occupiamoci dell'identificazio-
ne di vari beroa a Sparta, cd in particolare di un tipo edilizio noto

MAtti\N<iUll 1%9, pp. SO-SJ, nr. 23 sg.


155
Si vedano ad esempio llOAilPMAN 1955, ECKS'I'EIN 1958, RICIITER 1961, p.
156

38 sg., KtHt'I"I.-!IOAIU>Mt\N 1971, pp. 89 sg., 121 sm;.. STUI'I'I'iliCII 1977, COilllt\Nll
1980, liUMI'IIItt!YS 191!0, p. 1!5 sgg., Tolll!lt 1986, pp. 317-320 (con ulteriore l>ibl., p.
318, n. SS).
257 ANili\ONIKOS 1956. C.M. Stibbe ha in preparazione una llllll\'il publ>lic:azin-
nc cumplcssiva sull';H'l\11111<'11111.
JJ.2 1.11 NIISCITII Ili". /\0.1'.110.1'

ormai da pii:t esempi. Qucs'to tipo accoppia lo berim1 ad una lsche,


secondo un sistema noto anche dalla tradizione lcttcraria258
Il meglio conservato, anche se di dimensioni particolarmente mo-
deste, stato scoperto sulle pendici orientali della collina nord-orien-
tale dell'acropoli: si tratta di un edificio allungato costruito in et el-
lenistica, nel H sec. a.C., composto di tre ambienti 259 , Il primo, pro-
babilmente d'ingresso, non conservato; il secondo, come prova la
banchina addossata a tre lati, chiaramente una piccolissima lsche 200;
il terzo era costruito sopra una tomba aJ incincrazione di fine VII -
met VI sec. 21' 1; al suo interno una notevole quantit di votivi, che
attestano la continuit del culto dall'et arcaica fino in et ellenistica.
La memoria del luogo non era perduta in et romana, quando esat-
tamente al di sopra della tomba fu costruito un piccolo monumento.
Un'altra lscbe, di dimensioni per assai pitt ragguardevoli 21' 2, fu
scoperta negli anni sessanta lungo la strada Sparta-Tripoli, in proprie-
t Stavropoulos 263 Si tratta di un edificio allungato, con due fasi, una
tardo arcaica o dell'inizio dell'et classica, caratteriz7.atn da resti in raf-
finata opera poligonalc, cd una pill tarda, probabilmente del l sec. a.C.,
con successivi rimancggiamenti. All'esterno di uno dei lati corti
stata rinvenuta una t<1mha, attorno alla quale, nel l sec. a.C. fu cretto,
addossato alla vicina parete della lscbe, un piccolo ambiente, con vo-
tivi di et ellenistica e alto imperiale. Porse si tratta della tomba del-
l'eroe, o piuttosto di una sepoltura scavata vicino ad un beroon, c poi
divenuta a sua vtilta oggetto di culto. Porse pcr~incntc alla fase arcai-
ca, pi probabilmente legata a qualche altra t01ba della zona una
stele della serie degli bcro-reliefs. La lsche poikfle, o la lscbe dei Kro-

m Cf. sopra, pp. 318-.127, spcc. .J21 sg.


1S9Cf. Sopra, pp. 326 e 328, Il. 2JI.
n.G m 2 x 1,80. Non si tratta dunque di un bagno o di una vasca, come crede
STA!NIIt\UER 1972, p. 21(,, Nuove indagini: Si'YitOPOUI.OS 1980, p. IJ5.
141 Cf. sopra, p. 3211, n. 2.}(,,
161 Scavato per m 17,70 sui lati lunghi non se ne rimracciata una delle due
estremit, la largheZ7.a di m 5,15. .
2"'Dm.IVOitltiAS 1%8; DEI.IVIIItltiAS IW.'J. l resti attunlmcnte visihili sono descritti
d;t STIIIIIH l 'J8'J;t, p. 'J2: si uaucrchhc di un I)Hinun1en1o su alto podio, costituito da
un nmhicme con ci>lonne doriche lungo il law ltrnr~n mll'll-oriemale, sult1unlc si tlo-
vevn trovare l'accessu. Lo stesso Stihhc Mgumcnt;t per un;t tlata:r.iune arcnica dell'e-
dificio ed accoglie il parallelo, gi di Dclivorrins (c che non mi sentirei del tutto di
escludere), fra questo monumento e il c.d. altnre di Licurgn (sul quale DICKINS 1905-
190~, STllllm 1989a, p. 87), che sarebbe nnch'esso da interpretare come altare o tem-
pio. Jl c.d. altare pqtrebbe in realt esscre,stato un edificio bi- o tripanito - sicuro
almeno un setto trasversale - con 1111 ambiente facente fumdonc di lscbe.
1.1: CEI\IMllNIE I'UNI:III\1 JJJ

tanni nella nccropoli de~li A~iadi saranno state simili alla fase primi~
tiva del monumento in terreno Stavropoulos: il pi delle volte la l-
sche sar stato un edificio indipendente, simile alla lscbt det;li Cnidi.
Un altro esempio dello stesso tipo edilizio quello rinvenuto nel-
la stessa zona, sempre all'interno delle mura ellenistiche, in proprie-
t Laschari: andJC qui, come nel caso precedente, si tratta di un edi-
ficio di notevoli dimensioni, con due fasi, di cui una in opera quadra-
ta d'et classica, e l'altra di epoca romana: i ritrovamenti attestano un
culto dal periodo geometrico a quello romano. Non stat;\ ritro\'ata,
in questo caso, la sepoltura che ad esso doveva essere connessa161
Ma il monumento che pii:1 chiaramente richiama alla mente se
non. il tipo almeno le funzioni della lscbe, certamente quello sco-
perto da Chr. Christou all'inizio degli anni sessanta nei pressi di
Sparta, a sud-est della citt moderna, in localit Psychilu) 26s: quello
che sembra un recinto, pi che un edificio chiuso, di m 17,60 x 14,
costruito in opera quadrata con blocchi di notevoli proporzioni,
conteneva al suo interno, sul lato opposto all';lmpio ingresso, un'e-
sedra di m 5 x 3,40: proprio di fronte all'esedra era stato posto un
cenotafio ed una statua od una stele, della quale fu rinvenuta sola-
mente la base. Il cenotafio sembrerebbe d;l assegnare all'et mm;\11;1,
epoca cui risalgono anche dci restauri all'edificio; questo, tuttavia, a
giudicare almeno dalla tecnica edilizia, deve essere pii1 al,tico. In ef-
fetti tra l'esedra cd il cenotafio furono trovati fmmmcnti di rilievi ;tr-
chitctlonici in marmo, d'et ellenistica, o forse anche anteriore, c pitl
vicino all'esedra, ceramica romana, ellenistica cd anche pii1 amica.
Questi rilievi emnu forse pertinenti all'esedra, come sospettato thtllo
scavatorc. L'ipotesi che si abbia a che fare qui c..on l'alt;\re di un
santuario, forse quello di Zeus Plousionl66 , sembra da escludere:
sicuramente la sistemazione romana rinnova, qui come altrove, un
precedente edificio legato al culto dci mortil~> 7
Passando ora a heroa rintracciati sul terreno, ma di impianto
forse diverso, o comunque noi1 identificato, il primo casu da ricor-
dare quello del complesso scavato dagli Inglesi sempre nei primi

lM I>I~IAKOI'OIJI.Oll l')(,{,; DHIVUIIIIIAS l 'J68a.


M CllltiSTOll l '.162.
1"" l'nus. 111 19,7.
11'7 Sull;l ripresa di amichi culti gcmilizi in et imperiale, con un ovvio valore di

legittimn7.innc sociale per l'aristocrazia locale v. p. J 14. Se ci fu allorO\ rip1csa, tcsli-


moniata da reslauri cd imcrvcmi di et romana, in precedenza vi fu forse invece una
qualche frattura, moho vcrosimilmenrc tra l'c1i della rivoluzione SJlar&ana cd il Il
sec. a.C., JU;mtlu s1ru11urc di tJUCSto 1ipu dmcttcro spesso venire abbandonate.
33~ I.A NASCITA 1>1'1. 11'0.\'MOS

anni del secolo presso I'Eurota, c indicato abitualmente proprio con


il nome di beroon 21' 8 : gli strati vanno dall'et proto-gcomctrica11' 9 . a
quella ellenistica; vi furono rinvenuti, oltre a termcottc architettoni-
che, votivi abbondanti, tra cui un notevole numero di piccoli 'bero-
reliefs' in terracotta, c frammenti di un pftbos a ri.!ievo. All'interno del-
lo beroon, presso il supposto muro di tmenos, fu scoperta l'incinera-
zione entro pft/}()s di cui abbiamo gi parlato270 Sul rapporto tra lo be-
roon e ques~a tomba Wace si esprimeva con estrema prudenza: pro-
babile, tuttavia, che un culto fosse tributato proprio a questo dc-
funto271.
Le splendide terrecotte architettoniche rinvenute al principio dc-
gli anni settanta da Stainhaucr272 , sono state da lui attribuite giusta-
mente ad un ben)on a naiskos. Un altro monumento eroico di note-
vole imponenza verosimilmente da riconoscere nel grande edificio
d'et classica a pianta circolare rinvenuto alla fine del secolo scorso
ad ovest della 'sto romana'. In esso M. Torelli identifica il cenotafio
di Brasida27J.
Assai utile a scandire meglio gli sviluppi di questi usi funerari
laconici, ma anche a determinare gli orientamenti ideologici preva-
lenti, sembra la 'storia' dci smata spartani. Cominciamo dal con-
fronto fra i smata di et arcaica. al momento meglio conosciuti, gli
hero-reliefs da un lato 274 ed i pftboi a rilievo (ed il 11t1fskos testimo-
niato dalle termcotte edite da Stainhaucr) dall'altro. Le due serie non
sembrano sovrapporsi: verso la met del VI sec. gli hem-reliefs suc-
cedono ai pftboi. In questi ultimi il defunto non solo viene traspo-
sto nel mondo degli eroi guerrieri ddl'pos, ma viene anche ritratto

1"" WAC:r: l 'J05-I 'J06. l'cr tcniativi .li idcntil"icazioue v. 'l'nrclli in 'J'ortu.r.r-lvltrsTr
P.mstmr, 1111 Paus. 111 1(,,(,,
U Ccramic;t pruto-gcomctrka dallo berorm ora puhhlicata in Cour.soN I'J85,
in pari. nrr. 13, 30, 11!3, 251-252, 311, 152.
11o Cf. sopm, p. 328, n. 2.33.
271 WACE 1905-I'JO(,, p. 2'J.l: Whar rclation it has tu thc llcrniin has yct lll be
determined. lt must be remarl1cd 1ha1 ncar it wcrc fouml more vasc fragments 1han
clscwhcre. Ma dallo bntion proviene anrhe nmwriak1 pit amieo.
m STAINIIt\1 ll'.ll 11)72, pp. 2-15 SJh tav.l!l2, STAINIIAliEit l 'J!I2.
llJ In MusTI-'I'urm.l.l Pt111St111tr, t~dl'aus. Ili H, l con bihl. (cf. p. 314 n. 168).
211 Almeno in 1111 caso le cin:osranzc di ritrovamcr\to ~;u;ml islono il c;trallcrc
funrario delle stele: il bellissimo rilievo da Chrysaplm u~c~gi a l!crlinu stand, nach
der durchaus glauhwiirdi~en Angahc 1lcs Finlcrs, aufrecht in eincr tumulusanigcn
Anh~ufung von Enlc unti Swincn ..... (l>rtF-~sm.-Mru:llrri">H:rt 1877, p. 303, cf. anche
p. -160), e mulw pmhahilmclllc anche di ljUcllu dello IJt:nion di Chilonc (WAc"
1937). Contra ANUilONIKOS I'J5(,,
I.E CIUUMllNII( FliNEIIIU J35

mentre si prodiga nell'interesse della comunit ciuadina, o in virtuose


artivit che si sviluppano all'interno del gruppo dci compagni di an-
t/re/cm, magari in relazione ai rapporti paidcutici cd omosessuali: ti-
pica in t)Ucsru senso la scena che pi:t l'rcqucntcmenrc si trova mf-
figumta sul collo dci pftboi, l'esito fortumttissimo di una caccia pro-
digiosa275. Altre volte (tav. l a), sempre sul collo si raffigura il defunto
armato di scudo beotico, mentre affronta il nemico, insieme ad un
giovane compagno 271'; sulla spalla lo si connota con un'altra preroga-
tiva eroica, il carro (sul quale si appresta a salire), evocando al tempo
stesso, secondo un clic-b abb,tstanza insolito in Grecia, una struttura
gerarchizzata dell'escrcito 277 La stessa atmosfera militare, ancora con
richiami al rapporto omosessuale, compare nelle lastre Stainhauer (tavv.
2a-b)m, secondo un sistema dunque, tutto sommato, omogeneo. Nei
rilievi (tav. 7b) che compaiono dopo la met del secolo questa tema-
tica eroica, aristocratica e guerriera, e cos coinvolgente per la comu-
nit, scnz'altro coerente con le riflessioni c le racc~mandazioni tirtai-
chc, svanita: degli offerenti sono rappresemati di fronte ad una
coppia in trono, di dimensioni ncttamcmc maggiori. Numerosi gli
attributi sia nelle mani degli offerenti (il gallo, il fiore ed il frutto di
mclogmno, l'uovo) che della coppia [il ktintharos retto dal braccio
steso in avami della grande figura maschile in trono e la melagrana
nelle mani di quella femminile (o talora di quella masc!1ile)]. Que-
st'ultima da identificare ormai con molta probabilit con le divinit
infcrc119 , rome mostra anche il fallo clll' simili rilievi possano essere
offerti al S<\llluario di Agamennone c Cassandra, ma nelle due llli\C-
stose figure sedute la mentalit arcaica poteva riconoscere le imma-
gini dt:gli antenati croizzati. l rilievi non mcuono piit in primo piano
la persona dd dcfumo, c gli atti vinuosi con i quali egli si reso
benemerito nei confronti della ciu c del suo gruppo. Il richiamo
ad una pietm llllla privata c familiare, in una dimensione socialmente
(cd economicamente) ristrctta 280 D'altronde la proibizione soloniana

275 Cf. p. 21.\ n. 136.


ll<o(:f. pp. !!1!17.
m Cf. p. 15':!.
llH Cf. l' 159.
m l'cr l'opiniont tmdizionalc (le fi~turc in 11"111111 Cllllt' ;mtcnai cr11izzari) ,.,
FAIINEI.I. I'Jll, p. Jr,(, sg., 'l'oll-WACE 190(,, pp. 10!1-112; ht mp)lia delle di1inir
ctonic ANntiONII\.OS 1956, p. 267 sgg. Imporrante il loro ritrovamento al santuario
tli Awumnncutc t' Cass;ulllr;t (1\CI In I.XXX I'J57, p. 5~':! Sl\1\i HCII" LXXXV
1%1, p. 6H5). Cf. nr.t STIIIIIE 197!1a.
1101 l rilievi si cnlludttrcbhcru cos ;ti principio dd la fase ';msrcnt' ddl;t srori;t di
336 I.A NASCITA DEL 1\0SMOS

del sacrificio Jel toro (~vo:yie1v l ~mv oK ei.uoev) andava nella


stessa direzione, avendo di mira l'eroizzazione281 Sarebbe anche
importante stabilire se a queste nuove tipologie funerarie non si
accompagni una capillarizzazione dei culti familiari, ed una relativa
autonomizzazione dei nuclei gentilizi, ora posti su una .base di rela-
tiva parit.
Parlando di smella si tocca naturalmeme anche un problema di
memorie. In questo ambito andrebbe anche valutata la documenta-
zione epigrafica: Tod (e dopo di lui Androniltos) hanno datato al VI
sec. l'intervento 'licurgheo' testimoniato da Plutarco e dalle iscrizioni
en polmo m. Se il caso delle sepolture di Platea significativo, le
prime epigrafi di questa serie dovrebbero datarsi dopo le guerre per-
siane.. E molto dubbia la presenza di qualsiasi iscrizione funebre nel
periodo precedente. Un paio di casi isolati, sempre malcerti, non
hanno chiaro valore di provam, quando i pi cospicui monumenti
funerari del periodo, gli bero-reliefs, sono di norma anepigrafi: e ci,
per di piit, coerentemente al loro messaggio iconografico. Il ben no-
to rilievo Ji Chilone , sarei tentato di dire, l'eccezione che confer-
ma la regola: la memoria deve accompagnare l'eroizzazione del sag-
gio28~ ... Lo sviluppo dei smata con iscrizione v 1to~II!l segna un
ritorno - certo regolato dall'autorit collettiva - all'enfasi sul valore

Sparta. l lunghi, ricchi chitoni delle figure in.trono, la preziosa lavorazione del trono
stesso si spiegano vcmsimilmcnlC in rapporto allo Slcr/us divino della figura rappre-
sentata, cos come la scelta della posa seduta allontana la coppia dal quotidiano e
contemporaneo banchetto disteso.
JKt]>(ut. Sol. 21,11; cf. GI!I\NJ;T-IInuLAN<am 1932, p. 137.
zu Too- WACE 1906, p. 25, ANDRONIKOS 1956, pp. 276-279.
m Va subito detto che gli epigrammi (cf. p. 298, n. 89) /G V l, 720-722, ve-
rosimilmente non sono sepolcrall (cf. WAI.I.ACI; 1970, pp. 98-100, sl>ec. n. IJ), ma
dedicatori: praticamente certo il caso di 720, CGE l, 320, dopo e riflessioni di
jEFI'ERY 1958, p. 145, e Auri\R'f 1980; 721 e 722 sono troppi brevi perch si possa
essere certi della loro natura; nessuna delle due iscriziom compare in J>F.EK 1955,
PtOUI. 1967, CEG l; Wallace possibilista su 722, ma probabilmente si ll'alta di una
/e:c SIICTII: cf. BEA'I'fm 1951, e SOKOI.OWSKJ 1962, nr. 28.
z Questa fra l'altro l'impressione che si ricava dalla lettura e dal confronto
di ANil~ONIKOS 1956, p. 264 sgg., jF.I'I'ERY 1961 e del sclect calaologuc delle
is('rizioni di Vrt-V sec. tli Uo1t1NG 1979, pp. 99-112, che fra l'altro scioglie il caso
dubbio /G V l, (>99 (nr. 37). In hFpJit'ivu. /G V l, 371, S/:G 11 165, Xl 760, XIX
323, rinvenuta insieme alla stele di Chrysapha, si riconoscer probabilmente il geni-
tivo di un teonimn; multo dubbio /G V l, 92(,, Le et>igmfi su bem-n:l:ft /G V l,
746 sg. sono aggiunte d'epoca posteriore, forse romana (ANUI\ONIKOS 1956, p. 272
sg.). Iscrizione di Chilone: /G V l, 244. La nota stele tla Magoula a Uerlino, con
iscriziunc frammcn~aria, c di dubbia di restituzione, /G V l, 451, forse da valutare
alla luce degli speciali onori per gli bippt'is.
I.E CI!IUMONIE I'UNI!UIU 337

militare, sco111pnrsa dopo la met del VI sec., c ht fine di un periodo


che sarebbe stato caratterizzato dall'assoluta mancanza di iscrizioni
funerarie in citt.
Molto pi complicata la questione relativa ai rituali funebri: e
quelle che seguono sono solo riflessioni preliminari. In genere le tombe
tardo-geometriche cd arcaiche legate ad heroa conservano resti di in-
cinerari. L'inumazione sembra essere invece pi consueta in et clas-
sica. Essa compare almeno una volta a contraddistinguere tombe povere,
di cui si perde ben presto la memoria 285 . Come stato osservato,
con l'incincrazionc, e con le pratiche ad essa connesse, che l'uomo
'omerico' consegue la condizione immortale che pu competere alla
sua natura, conferendogli un'immagine definitiva iscritta nel patrimo-
nio culturale del gruppo 286. Non impossibile che la variet dei riti
abbia assunto un significato particolare !l relazione all'uso di ripor-
tare in patria i resti combusti dci guerrieri caduti lontano dalla pa-
tria2H7, i cui corpi fossero stati sottratti nella mischia dallo sforzo dei

205 il caso della wmba apparentemente tardo-geometrica (wmbc di quest'epo-


ca presentano nonnalrncmc 1111 corredo) scoperta da Stainhaucr sullo una casa tardo-
arcaica (cf. p. 327, n. 232).
,.,.c r. P es. Crmclllt\1 l 981, l'l' 51-58. .
117 Una simile ipotesi stl\la falla per l'ambiente italiano da A. La Regina in una

conferenza tennta aii'Accadcmi;t Amcricmta a Roma (notizia in IJUI!ANt:t.l.l 1985, p.


65). Nawralmcmc va ricunlata l'osservazione (certo nun una vera c propria 'testimo
ni;mza') di Plin. /IN Vll 187 sull'origine della 1uatica crematoria a Roma (vi si
sarebbe fatto ricorso perch i morti in guerre lontane non venissero dissepolti);
dell'importanza della crema:~.iunc dci resti dci caduti come elemento caraueri7.Zante
stali dulati di 'buona legislazione' testimonianza una notizia sull'origine dei KataKailtm
cretesi, legata dalla tradizione plutarchea alla colonizz.12iune Sllartana tli Lino (Mor.
296h-d, in pan. c). Che uno degli scopi della cremazione fosse quello di permettere
il ritorno in patria delle ossa dei cadutt evidente; la prassi non attestata solo dalla
sepoltura collettiva ateniese, ma anche nel caso di singoli combattenti (cf. PRITCHEIT
197'1-1985, IV pp. 25'1-257). Un altro dato di fatto che la cremazione pi costosa
e che le citt la riservavano a quanti intendevano onorare (LllR.AUX 1982, p. 36,
Kut\TZ-BOAilOMAN 1971, p. 246). Essa inoltre evidentemente sentita come 'ome
rica', ed 'eroica'. Gli heroa eretriesi scavati da C. Brard si distinguevano di fatto dal
resto della necropoli per il rituale incincratorio: lo stesso Brard ritiene che la distin-
zione fosse operata per classi di et, essendo l'inumazione riservata ai minori di sedici
anni (llfiRAilll 1970, p. 52). Questa distinzione pot forse essere valida inizialmente
anche per Sparta, ma al momento attuale l'ipotesi non avrebbe alcun fondamento do-
cument;trio. Il vcrn prnblcnm cnstituito dai riti funerari dci ceti subalterni spanani,
ilotici o semi-servili: praticavano l'inumazione? Sarebbe azzardato trarre conclusioni
d;t arce differenti: non credo, mi esempio, si l'nss;t porre a cum leggero il parallelo
con arce irali;mc nelle 11uali le lites principesc 1e erano soggette a processi di elleniz-
zazione (e.g. Pontecagnano, per la quale v. D'AGOSTINO 1977, pp. 57-61). Anche a
338 J.A NASCITA l >El. 1\11.\'MOS

cnmpa~nim. fn effetti in et classica, almeno nci,IOJ a.C., i morll 111


battaglia sepolti 'sul campo' vengono inumati 18''. Questo sistema d'altro
canto conosce almeno un'ccccz.ionc: l'incinerato ddlo hcrcloll in pro-
priet Stavropoulos, app;ucntcmcnrc, non era morln in hauaglia2'.10,

8. EtII.OGll.
Siamo cos giunti alla fine di questo viaggio aLLravcrso l'ideolo-
gia c gli usi funerari spartani, un viaggio irto di difficolt determina-
te dalla scarsit c dalla problcmaticit della documentaz.ionc2~ 1

Spar1.1 tlohhi;ltno ~on1unqnc ;ltnlllclwn pnll'l'ssi di 'a~cuhura~ionl' per i ~"li via via
imc~rati nel ~urpo l'I'in1. Non ~;mhhc impossihilc, cnnunu111C, suppmTI', almcnn da
una certa tpnca in poi, una cnmhin;lzinnc tlci due sistl'llli (i:l;tssi ,li t'l " morte in
baua.:lia) all'illlcl'llo del curpo civiw 'allar~atu'. Mancano purtroppo informazioni
sul rituale scguitn per i re. l.otll~ll'.ll l 'JJJ, p. 171, scmhm propendere, io credo a
tnrrn, pl'r l'inumazione; per l'incincntzinnc invece C.\1\TI.I:DUH I'JK7, p. llS: si tcnl\a
presente dtc l'opposizione tra conscnazionc dd cada,trc td indm~mzium~ CSII~IIlca
all'/li,ulr t'il nn wnnHo 111ml1rno (d. in proposilo l hiMI'IIItn; I 1 1H.~, p. H'J:
un'isrri?.ionll.uina da Vlnos.t Sl'lllhrtrlhhc 1cslin1onhuc l'uso dd n1iclc per un .:;1d.1
\"l're d.t inl'inl'r;tre, d. S:\c"t:ll 1'1711, p. !lO s.:.). Sul tema 1'. c'lllllliii<Jnl' la ~.una mrssa
~ pulllo di I'IIITI 111 IT 1974-I'J!l\ IV pp. 250-257.
~,. l.l11 aspllfo csscwi,,l, dd yilll' flctvt\tulv (d'. CnwiiiAI I'J!l-1, p. 65 stm> sul
JU.IIt in~ish' l'kcuugr.lli.l I.I<"OIIi,a.
1''' E il caso dd l.a<:l'dl'IIIOII scpuhi nel Ccmmiw csli~mo, d. p..).!'J, n. 211.
Non mi Sl'mhr.t inn'l"l' possibile afflnu;m cl1t' 1\nc:himolios od i suoi c:ounpa1:ni vt~n
lll'rn inn111;11i .tcli\lclll' n..l ~L! a.C., co1nc invcl'l' fa l'llf"I'IIII.TI' I'Ji'l I'JH5, IV p.l55.
1 ': <:osi si dt,c iullmlcrt, ~Imeno .se la s1cle Cl\1 priva di isni~.icuu~ i'Y JIIIi"llf!I
l.t ~j tll'l"l' rh'lll'rl' r..J.uil.lflll'llll' 1.ml1, c rapprcsc111are, <'l)llll' Sl'lllhr.l ~ncl.c pl'l' h1
pH~u~.l <lci fr.nnlllc'III di l.uuinl cl'oru, fcndon~.. , iunuv;uiv" c dcvianli ncl .:;unpu
tldl~ croina~ione?
2''1 l.o sdll'ma sc~lll'llfo, ~011 llllll' l1 dunz~.c c J.\l'llcralil'.Z~zioni Cl:nssivc che

illl'\"f,thilnll'llll' l"OIIIJI<ll"la, nuu pl'rl;lutu ch nn;l I'SC111plifi,-,lliom nlilo alll'lf<ll'l', In


essu, l'lllllllllllllt', le ipule~i pii1 interw sono 1\cncralmcuw distiutc da 'ludlc rclativa-
flll'llll' Sil"lll'l' cb 1111 jllllllll illll'ITliJ:iiiI'll.

ahhrc1i;tl'ioni usafc:
in ~mr;tlt + inclic:a pl'l'St'lll'a, <' pu1 e~sl'rc 1:radna1n pl'r 'illll'llsil' (l l u H l); -
anem:a u proihizionc.
1'<11111111;1 h (imli.:a h1 ciIIIl'IISCIIIC ;tSSlllll~ dal fum:ralt~): Sl;llo "' parh~.:pallo IIIIIC le
cumpuncnti d..ll;1 suCl'I, l.tcunka; SCI\ " sq:niw; l'S. "' cscnilo i11 c.uup14n.1; fam. =
p.mnwla ristrc11:1; S. " impnckua risun.mza a Sparla ddla nrin1o11ia di sq1oltnra dci
resti rkwululli in pa1ria.
colonn~ d: fam. = I'V<!IIItlalnll'llll' ris1rc11o alla fami~lia l'ti al 'pri1a1u'.
,olonlla e: S. "' 'l'l'l'dlinwnto ~ Spart.t; S.'' = fnmrall' a Sparla cun solonnt~ /'l"litbcsis
c:<l tl.phm;i, .mdll' n1l c:asu di 11/lii'S /'l.'I'I'J:rIItt (p. cs. /\1:sibu); s.c " sul t;nnpo 1li
h;lll:tJ;Iia.
1.1' CEIUMONIE I'IINI'IIIU J.l'J

Guardandoci nlk ~pa!lc scorgiamo il l'i\llllllillo Jll'rcmso da Spar-


toi c la trasformazione della societ nobiliare di VIl sec. nella polis di
et classica. Vediamo le piangenti dcll'a\'OI'iu dal santuario di Arrcmis
Onhia kvarc le brnccia sul corpo del defunto avvolto in un (ll'S;\11-
tc sudario, i 1\h-sseni che accmrnno a lanwntarc la morte dci loro
padroni: sono i funerali dci grandi aristocmtici spartani nel VH sec.,
ai quali 'l'irttu raccum;md;wa di non limimrsi ad erigl'l'l' Sl:m,rlrl son-
tuosi, ma di dare occasione perch attorno ad essi si diffondesse la
parola di ludc, della memoria poetica l' l'llllcniva. Vtdiamo cos i
funerali dci gucrritri di 'l'irtco, colmi dci lamenti ddl'intl'l'a l'itt. che
piange c rimpi;UI!?,~' la morte dci nnhili sacrificaLisi pl'l' il hcm comu-
ne, c subito dopo gli beni,, anonimi dtgli Spartiati incimr.ui. dlL' si

c.:ulunua f: inoi. = lollnha imlivi.lualo; poi. = poli,mol. io.


colonna Il: im. = inl'intrazinnc; inum. = inum;lzinnc.
colonna i: indio-.\ sinlotit:amL'Illo (!l'c'Il:, L'llhn famili.1re) andll' i lemi prl'\"ollni ni s
llltllol fulh'l'.\1 i; '"'' ~thn l olll'/1; fa riforillll'IIIO ,,1(,. i~o"ritioni i ftll),qu, .

c.:olouu;l 1: ud scuon J si lc~-:1:a rlall'ahu in has~o rispcuio;uUL'IIIC: ? ; + * '= iscri7.iu-


11L' puhllio"ol (oasu .l.. lk 'f'lnu"l'ili, furso doi a.lu1i a Solinunlo); ' ; -.
<"olonn;l 111: si litm t'lllllo ~opr.llllllln dd rappoll'hl 1\l'anpuli - f,=srb.li; 'l: indio'ol
tlinr~'' siiUa~ollr' iu o'IIIIS<'J\lll'lll'a di llll .livl'rm .<loi/W ~noi.1lo otl L'\'llllllllliou dd
l\~'~~1'1'" la111ili.11<' (11n11u~l;llll<' i priuoipi q:u.1lil.lli\
340 J.A NASCITA J)EJ. KOSAIOS

fregiano orgogliosi dei pfthoi che illustrano la loro aret. la Sparta


tumultuosa e vivace della fine del VII e della prima met del VI sec.,
sorta dalla vittoria sui Messeni. L'ideologia comunitaria non riesce
ancora a frenare la mobilit di una societ apertasi improvvisamen-
te, con fenomeni di rapida appropriazione di costumi c livelli di vi-
ta aristocratici da parte di ceti che proprio nell'eroizzazione dei pro-
pri morti scoprono un importante canale di promo:I'.onc sociale. Ma
soprattutto l'aristocrazia che, senza dimenticare di sotLolineare le
proprie origini mitichc, trova nell'adesione ai valori comunitari un
efficace strumento per estendere la propria influenza: essa si distingue
per funerali particolarmente fastosi e 'coinvolgenti'. N si priva di
altri potenti strumenti di esaltazione e forse di eroizzazione, in pri-
mo luogo l'atletismo. Ed una Sparta in cui il prestigio dei re, come
manifestato nei loro funerali, enorme: 'diarchi', per fortuna, ma
minacciosamente simili a dei tiranni. La centralit dei culti eroici per
la vita associativa si rivelerebbe enorme, con tutte le conseguenze ai
fini della sua stmtturazione gerarchica, se dovessimo accettare l'ipo-
tesi che le lscbai fungess~ro da sedi degli andrefa (si immagini che
attorno al sissizio principale potevano riunirsi, nelle tende, gmppi
'satelliti').
La fase successiva quella del controllo dell'eroizzazione nelle
sue forme pi coinvolgenti, 'rimossa' dalla citt. Si impedisce la
fondazione dei culti eroici con il recupero dei resti dei caduti, pre-
messa alla fondazione di un culto familiare; poco dopo la met del
sesto secolo inizia la produzione degli bero-reliefs, simboli della nuo-
va ideologia della morte. Il defunto non riceve pii:1 oggetti di corre-
do, nemmeno quelle coppe o Mkainai che ne indicavano il destino
felice di banchettante, simile in questo alle figure troneggianti negli
hero-reliefs, ma viene deposto nudo nella tomba. Quando collocare
esattamente (se possibile) questa nuova svolta? Di per s la met del
VI sec. fornisce un termine adeguato, in quanto certamente l'epoca
dell'eforato di Chilonc pu essere stata decisiva per l'auuazionc del-
le leggi suntuarie e delle leggi sui funerali: ho gi rimarcato, del re-
sto, il carattere epocale che sembra aver avuto la battaglia della Ti-
rcatidc, cd i riti c le commemorazioni (anche a carattere pittorico) ad
essa connessi. D'alua parte l'insistenza de~li E~cidi sulle proprie glo-
rie familiari, che proprio in questo periodo credo venissero im-
mortalate da pfnakes nella lscbe poikfle, indica le resistenze di alcuni
gmppi aristocratici ad una simile svolta, che per pane sua si realizza
anche con una complessa opera~ione a carattere mitico-religioso,
culminante nella creazione del santuario di Licurgo. Nel complesso
LI! CtmiMONII! FUNI!Ritl 341

di culti eroici che circondano il sacello del legislatore traspare, al


di souo di una spessa patina politica, un'altra logica gentilizia, che
sembra far perno sull'alleanza fra gli Euripontidi e la famiglia di
Chitone.
L'epoca successiva, in significativo parallelo con le vicende del-
l'atletismo spanano, segna invece lo sviluppo di consuetudini che
reintroducono l'eroizzazione in citt in pi stretto rapporto con i
cimiteri di famiglia, sia pure nel pieno rispetto dei valori etico-militari
che contraddistinguono oramai Sparta (e che in questo caso escludo-
no reazioni 'rigoriste' come quella promossa da Agesilao contro la
predilezione per i giochi equestri). Protagonisti, o perlomcno bene-
ficiari essenziali Ji un'operazione che sfrutta ancora le tradizionali
strutture della lode, sono i gruppi familiari che vanno progressiva-
mente concentrando la ricchezza nelle proprie mani.
CONCLUSIONI

Solo con la seconda met dell'VIII sec. la storia di Sparta esce da


un profondo cono d'ombra, che n le tradizioni sull'arrivo dei Dori,
il ritorno degli Eraclidi e la conquista della Laconia, n le speculazio-
ni moderne sulle origini dell'ilotismo e di molte istituzioni spartane,
e neppure, almeno per il momento, la ricerca archeologica riescono
a rischiarare. Tuttavia si pu supporre l'esistenzadi una societ che
presenta gi una certa stratificazione economica e sociale, con una
embrionale 'aristocrazia' che sfrutta forme di dipendtnzi\ scnili, esi-
to prevalente, anche se forse non esclusivo, di conquista militare.
Entro l'V Ili sec. 1 gli Sparrani portano il termine la conquisti\
della Mcsscnia: alla lottizzazione della valle del Pamiso corrisponde,
con la t~pnikftr a Taramo, l'emarginazione di alcuni clementi meno
protetti della societ lacedemone. Una piccola comunit si accaparra
i maggiori frulli della viuoria. Essa ha al vertice la diarchia cd un'a-
ristocrazia equestre che esprime la gerousfa, si ritrova nella celebra-
zione del banchetto, c su questa base si organizza militanncnte.
Un'importante sistemazione politica c sociille, forse in qualche rap-
porto anche con la fondazione di Taranto, e certamente da attribuire
ai re che secondo Tirteo avrebbero concluso la primi\ guerra mcsse-
nica, riechcggia nel testo della grande rhtm e neii'Emwmia del poeta:
si definisce concretamente la struttura del corpo civico e ci si preoc-
cupi\ sopmllutto di scongiurare le discordie fra nobili. In questi\ Spill"ta
le distinzioni fra liberi e non liberi non sono ancora rigorosissime, e
si deve suppore l'esistenza di un ceto di piccoli proprietari c di coltiva-
tori in pi:1 o meno gravi difficolt economiche. La sistemazione di
feste religiose destinate ad Llll lungo avvenire, come Gimnopcdic e
Carnee, forse anche in rapporto con il diffondersi della tauicil del

1 l'"r un rh1ssunlll tlcll'cvnlm..innc tldb sndll spanan:1 fm VIli c VI Sl'l.'. \', l'
347, n. J.
JH I.A NASCITA DEl. KOSAIOS

combattimento serrato - peraltro al momento prerogativa di un nume-


ro relativamente piccolo di cittadini, ed ancora veicolo di una precisa
gerarchia etica e sociale, a lungo espressa a Sparta da una cultura fi-
gurativa che prediliger fin nella prima met del VI sec. le monoma-
chie e la raffigurazione di opliti montati. La crescita culturale della
citt deve molto al contributo di poeti che portano tra l'altro a Spar-
ta con le due katasttiseis musicali un bagaglio notevole di esperienze
politiche e sociali (si pensi a Terpandro ed a Taleta, rispettivamente
da Lesbo e Creta): per la propria riproduzione la societ?t si avvale di
strutture iniziatiche di chiara impronta aristocratica, verosimilmente
imperniate sul rapporto pederasta, piuttosto simili a quelle che cono-
sciamo a Creta classica. Nel VII sec. prende piede un aggiornato
artigianato artistico, destinato a farsi pii:1 fiorente nel corso degli an-
ni. I contatti con il mondo esterno e gli scambi si fanno pitt frequenti:
oikoi spartani stabiliscono forse fin da adesso relazioni Ji philfa con
altri aristocratici greci.
La piccola Sparta di VII sec. non ha per forze sufficienti a
tenere soggiogati gli iloti di Messenia: la rivolta di questi ultimi ne
scuote le fondamenta sociali ed economiche, Ad una richiesta di ri-
. distribuire le terre qella Laconia si risponder, a guerra vinta, con la
nuova lottizzazione della Messenia. Per affrontare i ribelli con spe-
ranze di successo bisogna far leva sui ceti subalterni, talora forse
anche armarli come opliti e, dopo la guerra, conferir loro lo stato di
cittadini. L'anima del successo spartano Tirteo, che richiama gli
aristocratici al loro dovere nei confronti della comunit, ma anche ad
un comportamento che non pregiudichi del tutto le basi economiche
della loro prestigiosa posizione sociale, ed assicuri viceversa la mas-
sima risonanza cittadina al valore aristocratico. Nel momento di estrema
tensione interna il richiamo ai valori politici prende la forma di un
appello al buon ordine ed alla lealt nei confronti dei sovrani, figu-
re 'eroiche' in stretto rapporto con gli dei, dai quali ultimi, attraverso
Delfi, deriva la stessa 'costituzione' spartana. Tirteo fornisce anche
alla comunit un'autocoscienza storica, caratterizzandola come pe-
rennemente dedita alla conquista militare.
La svolta culturale tirtaica produce certo una pi matura co-
scienza del dovere guerriero del cittadino, ed in generale una maggio-
re consapevolezza dei caratteri 'politici' della comunit. Tale consa-
pevolezza si esprime e si incarna soprattutto' nella figura dei diarchi:
la loro funzione 'rappresentativa' si manifesta a noi nella maniera pi
chiara nelle forme cerimoniali e simboliche del funerale del sovrano.
Sono tutte phis0ate dall'ideale ~omunitario anche le concezioni che,
CONCI.USlllNI 345

dalla ridistribu1.ione delle terre messeniche in poi, disciplinano il Jiritt


alla propriet (privati\, ma conseguita attraverso la conquista colletti-
va). Inoltre la precisa distinzione a livello economico-sociale fra Spar-
tiati c gruppi dipendenti, ciLtadini c produttori, determina (soprattut-
to a vantaggio dei nuovi cittadini, ora liberati dal p6nos del lavoro,
ma forse anche in rapporto allo status delle comunit della periecfa)
la netta demarcazione, che a lungo caratterizzer Sparta, fra la libert
dei membri del corpo civico e la schiavit degli iloti. Ma il successo
dell' 'opcrazione-Messenia' gnrantiscc continuit alle struuurc politi-
che e alle gerarchie sociali. In effetti al nobile spartnno stato rispar-
miato di dover constatare XPll~IIX't' &v11p, nvtxpo Il' oull' El nEt'
eao o\1l\ 'ti~no. Alceo faceva proferire queste parole a Sparta da
un Aristodamos, che Pindaro ci precisa essere di patria argiva.
questo il lamento dell'esule pronunciato in un centro che ha fama di
es&erc immune dai pericoli che fanno passare le ricchezze di mano in
mano 2 ?
Le singole famiglie nobili, ancora economicamente, ed anche
'tradizionalmente' egemoni, continuano ad esercitare un largo predo-
minio, in forme in larga parte gi sperimentate. Esse organizzano
attorno a s la comunit creando strutture piramidali che, se nel loro
complesso non costituiscono pi, ormai, la totalit del corpo civico,
e se non trovano immediato riflesso nelle scgmentazioni civiche e
militari 'ufficiali', si cementano tuttavia grazie al pubblico riconosci-

z Sul detto v. ora SAN'J'ONI 1983, pp. 97-104, con opportune considerazioni sul
significato non monetario da dare a ciJrmata. Probabilmente argivo, e non Sllartano
(cos giustamente, a differenza p. es. di 'I'IGERSTWT 1965-1974, l 63 sg., nn. 479-481,
p. es. FARNEI.L 1932, p. 343 sg. ad Pind. lsthm. Il 9, e pi prudentemente SANTONI
19RJ, 1\ 'JR, n. 23), infatti l' Aristodamos cui gi da Alcco veniva attribuito il detto
(fr. 360 V.). Secondo Alceo la frase era stata pronunciata a Sparta, mentre Pindaro
(lsthm. Il 9 sg.) riferisce il detto XPfU.Jat' vt\p ad un Argivo. L'espressione certamen-
te esterna (nonostante l'ambiguit che vi vede SAJifl'ONI 1983; fuori strada STARR
1977, p. 48 sg., che la considera manifestazione di desiderio di arricchimento) disap-
punto per la scarsa considerazione di cui gode l'uomo caduto in povert, di un esule
quale sar allora l'Argivo che parla a Sparla. Il detto pi che un semplice com-
monl\lace (cos I'Allf. 1955, 1>. JIS). Perch Alceo faceva 11arlare Aristotlamos pro-
prio a Sparta? Si trana d'un ammonimento legato alla stdsis per la distribuzione di
terre che ha minacciato la nobilt sparrana durante la seconda guerra messenica? lo
suggerirei pinuosto il paragone con il /Ogos di Glaulws, inserito da Erodoto nel
discorso tli Leotichitla agli Egineti (VI 86). Qui l'ospite di Glaukos esprime, sulla
base della saggezza popolare e della propria esperienza di ionico, la consapevolezza
che le ricchezze passano sempre dall'uno all'altro, esposte come sono alle minacce
(esterne): a Sparta invece esse saranno al sicuro. Anche per Aristodamos (ed Alceo)
Sparla il luogo sicuro, sfuggito al disastro in cui egli incorso?
316 1./\ N/\SCI'J'/\ Ili': l. A"OS.III 1.1

mento ddl'ant (culminante nel gras della gemusfa), cd in forme


anche religiose mediante i culti eroici, sia ancestrali che di nuova
fondazione. A questi ultimi legata la celebrazione di coinvolgenti
cerimonie funebri. Sempre nella sfera cerimoniale tale supremazia si
lega pure ai sissizi, ora senza dubbio moltiplicatisi in numcao. Non
da escludere un qualche rapporto topografico delle sedi dci sissizi
con i luoghi di culto eroici cd in generale con le sepolturc delle
famiglie piia prcstigiose. Gruppi formalmente autonomi, ma di fatto
legati da vecchie c nuove solidariet cd obbligazioni, si organizzano
cus al seguito dci nobili. J.a formazione opliLica si ora allargata in
dimensioni davvero notevoli, ma ci non impedisce ai ricchi aristo-
cratici di riconoscersi ancora nelle tradizioni dci prc>machoi omerici,
che si riflettono soprattutto nella riconosciuta leadersbip di una caval-
leria 'ippotrofica'. Anche le strutture iniziatiche possoaio aver conser-
vato marcati tratti aristocratici, soprattutto nelle forme di recluta-
mento e nelle strutture gerarchiche che in esse si creano: esse si
manifestano soprattutto nel rapporto pederasta fra cavaliere e giovane
scudi ero.
In questa societ si direbbe si sia realizzata una temlenzialc
ceincidenza tra ricche~za, nobilt e riconoscimento sociale; un regi-
me aristocratico a suo modo perfeti'O, che richiede al nobile un ele-
Vitto stmu/,ud di comportamento, e di conseguenza produce foni
tensioni fra la classe dirigente. Gli equilibri all'interno della nobilt
sono perci precari, nonostante i tmdizionali meccanismi di frantu-
mazione dell'autorit c di controllo reciproco nella decisione politi-
ca. L'aristocrazia manifesta il proprio valore ncll'adetismo (donde
provengono forse spinLC all'croizzazionc) c tende il distinguersi anche
nella dfaita, facendo sfoggio di un'urbanit raffinata che la ponga al
di sopnt dci nuovi cittadini. Essa vuoi cos anche differenziarsi da
altri nobili e dai gruppi raccolti attorno ad essi, di articolata compo-
sizione economico-sociale c, come mostra un frammento di Alcma-
nc, non sempre in ~rado o disposti a spin~crsi al di l delle abitudini
tradizionali. Ne consegue fra l'altro anche la crescita dci consumi,
che si propagano a catena fino al ceto dci 'piccoli proprietari' eJ
inducono da llll lato In sviluppo del commercio c di produzioni
artigianali ;\bbastanz;t variegate (talora non prive di intenti celebrati-
vi) c dall'altro innova7.ioni culturali molteplici cd importauti, soprat-
tutto a livello del banchetto comune, che tende ad assumere i con-
notati del simposio. li 'quotidiano' interferisce qui con il 'cerimonia-
le', l'esibizione della virttl auc[1e manifestazione di ricchezza, il
prestigio politico . sociale sostan7.iato da quello economico.
CUNCI.USII >N l Jof7

Fin dall'epoca di Alcm;\ne (pmta penihro sensihilc al fascino


degli oggeui di lusso cd autore di cornponimcmi destinati n cerimo-
nie iniziarichc che hanno per protagonista la giuvem1 aristocmtica)
alcuni nobili mostrano un atteggiamento mimetico, o comunque
disponibile nei confronti di una dfaita nieno raffinata. Tale atteggiil-
mento ispirato soprattuuo al senso della comunitn, che mi sembm
sia stato il fatrore ideologico pi1 imponantc dclb successiv' svolta di
met VI sec., alla quale contribuiscno comunque anche altre com-
ponenti culturali, in primo luogo lJUclla ddfico-sapilnzi.tlc, che si
incarna nella figura di Chitone. Tale momento decisivo sopmttutto
per In regolamcntazione della vita in forme austere, per l'ascesa del-
l'eforato c la configutazionc classica dell't~gog. Nell'eforato di Chi-
Ione culmin<'> infaui verosimilmente un tentativo di rist;lhilirc un energico
controllo sui costumi spartani, attuato tm l'altro mediante la propo-
sizione c/o l'inasprimento di leggi suntuariel. Come si detto gi
nell'introduzione, difficile distinguere in questa fase della 'riforma'
intenti primari c secondari, gli obbicttivi perseguiti in maniera sco-
perta c talom stTumcntale da quelli validi di per s, c non sempre
confessabili. C' uno stretto viluppo di istanze politiche, sociali ed

} Riassumo in IJUesta sclu~matica griglia crnnulngic;\ le I:IJlpe essenziali dello


sviluppo tli Sparla classica:
---
fine prim:t Messenica prima tlistrihuzione 11i terre
(c.1. 7.15-715 a.C) t~nuulc ,-IJ,r/1-,r
------- -
fr;l le guerre nwsscniche prilllil diffusinne della lillliC;I O(>liiC;I fm i nohili
tlcfini~.inne rlclle strunure tsscnzi;lli <lcll'ctluca~.iune
------------
sccnnda Messcnica ((,JO ca.) ;tllarg;uuclllo della funzione ~:uerricra

fine sc.-nntb fl-hsscnica tli.<trihn~imw tldlc I<'IT<'


(t.lO a.) allar~:.uncnln dd curpn chicu
st~:ni 1li una cnscien1.a cullcuiva pnliticu-cnnmnitari.l
~~r.uult t'St'l"t.'itn t'plilku tl.ttl.\ ~t.thilt' h.tst "''"numk.,
----------------- -
nuti VI sec. cumpiuta afferma~.iunc tlcll'idcnlr>j~a lcll.1 /llilis
tldl'dnmtn
;IS<'<'Sil
'~u~,; \l~u.1lir.u-ia'
;mstcn cmlicc di \'iil (sissi~.i d.usici <'<'c.)
sm;uudl.nncnh <Idio i51itu~iuni i.tli ;uisl<l<'r,uidtc
car;lllcri7.Z;I~.ionc <ll'llil nmunit <'lllll<' flllll'l'<l tli 'E~:u;lli'
hiusm.l al mundn 1'51<'1'1111
'----
348 I.A NASCITA llEL /\0.\'AIOJ

etiche che nel complesso tendono a garamirc la sopravvivenza di una


comunit nella quale la classe dirigente tradizionale, nonostan~c impor-
tanti concessioni, non abdica al proprio ruolo egemone.
Vorrei solo ribadire che la 'riforma chiloniana' - richiamo il
parallelo con la mitica 'riforma licurghea' proprio per sottolineare il
pericolo di schcmatismi troppo rigidi, ai quali si pu essere indotti
dalla stessa necessit di individuare nel tempo, capire c spiegare un
fenomeno comunque consistente - era forse gi avviata prima dell'e-
lezione ad eforo del saggio, c scnz'altro prosegu negli anni o nei
decenni successivi; di essa certo fu artefice con Chilone un gruppo
sufficientemente largo della classe dirigente spartana.
Sul senso della comunit, sulla subordinazione del singolo all'in-
teresse collettivo (tanto cara alla moderna mistica dorica), ed infine
sul potere sovrano del n6mos sopra tutti i membri del damos, si fa
leva per affrontare due grandi pericoli che minacciano la p6lis: la
tirannide (o una sovranit contraria alle leggi) e la rivolta degli ilotii.
Se coesione del corpo civico e timore degli iloti si giustificano 'ideo-
logicamente' a vicenda, di fatto Sparla non poteva assolutamente
trascurare la saldezza della compagine cittadina, data la ~ua struttura
produttiva, potenzialmente esplosiva. Non si pu negare la straordi-
naria importanza dell'ilotismo per le specifiche forme assunte dalla
societI spartana5, n la sua influenza reale sulla politica della citt, gi
nel VI sec.6 Tanto l'incombere di un t!ranno, quanto l'esistenza di un
nemico interno vengono per anche additati enfaticamente all'atten-
zione dell'intero corpo civico nel corso di cerimonie che scandiscono
i ritmi della vita politica, il giuramento mensile fra efori e re e l'an-
nuale dichiarazione di guerra agli iloti. E si pu sospeuare che tutti
e due i pericoli siano stati un poco esageraLi, almeno rispcLto alla
situazione reale del momemo ( chiaro che il 'pericolo ilota' crebbe
nei secoli successivi di sostanziale indebolimento delle forze sparta-
ne). Di farro, in un modo o nell'altro, le caratferistiche dell'economia
e le forme di dipendenza determinano lo straordinario rigore con cui

4 Il pensiero politico ~rcaicn, si s~, cosciente del rapporto fra sicurc7.7.a della
Jllilis cd onlinara vita civile; v. gin il distico di Focilidc: Kll t1l& '''lltKu~i&ur nil~u; ~v
mmnr~l!l tmtc 1\ciottov l tiI\rikm Oflll\fil 1\Jii:omllV Nivuu IIJittltiVtlil(lt) (4 G.-Jl. = 4 D.,
sul quale in breve WES'I' 197H, p. 166).
~Sulla quale ultima insistono con vari accenti p. es. WAI>l!-GI!II\' 1925, p. 558,
M1cur:u. 1952, p. 28, OuvA 1971, p~l. 132-13(,, 1-h>OKI!It 1980, pp. 138-141.
~V. la clausola rivolta contro ilnu in fuga dalla Mcsscnia cnmcnut~ nel rnmnto
cnn l'egea (Jl~ t~rlyat .xpt}atui. nmr.lv) in.Arist. fr. 592 Rose np. Plur. Mor. 292b, per
la cronologia 'alta' (!>eraltru non certissima) del IJUnlc, cf. p. 141, n. 177.
CllNCI.USll>NI 349

a Sparla furono applicare istanze piuuosto diffuse nel pensiero poli-


tico-sociale arcaico, c dunque in fondo la peculiarit della polis !ace-
demone
La risposta data a questi problemi mette comunque al riparu la
citt da una rivolta servite e garantisce la p6lis contro un regime
tirannico (i cittadini non si vedranno cos sottratta la libert, la dovuta
tim c la possibilit di godere dci propri beni). Uno strumento essen-
ziale in questo contesto il richiamo - tramite l'insistenza sui valori
del 'buon ordine', dell'uhbedicnza, della dedizione al bene pubblico
-alla bomonoia 7, sia all'interno della classe dirigente, sia tra i comuni
spartani.
Che questi valori fossero patrimonio antico della riflessione po-
litica spartana J'et classica, lo mostra, pur con i suoi schemi letterari
e stilistici legati alle esperienze della sofistica, uno degli oracoli editi
dal re Pausania. La Pizia avrebbe dato a Licurgo tra gli altri anche
questo responso:
Vi sono due strade molto distanti l'una dall'ahra
l'una porta alla dimora onorata tlella libert .
l'altra alla casa, spauracchio ai mortali, della schiavit,
c la prima la si percorre con il coraggio sacro e la concordia
- per quel cammino dunque guidate il popolo -,
all'illtm per la disconlin odiosa e lll fi<1cchczza di Ate
si giunge - da quella perci guardati pii1 .che mai.

Spa1"ta si 'difei1de' cos anche da nemici indicati forse in maniera


meno teatrale all'attenzione collettiva, c comunque meno immediati.
Conlro l'cmert;ere di figure pericolose sono messi in opem moltissi-
mi accorgimenti che tendono a spezzare le solitlluiet tradizionali su
cui potevano contare, oltre ai re, anche altri potenti aristocratici. La
comunit spartana, inoltre, non solo si organizza come efficace mac-
china oppressiva a guardia degli iloti, ma sar anche in grado di

7 Sulla concordia nel pensiero p~1litico greco v. testimonianze essenzi;lli indicate


d;l Mmma.IANO l'>tl, pp. 101, n..n, 10.1, n. 3~; ncllu stl'ssu b1uru 1\lumiglim''
inic;wa uc modi con i quali le citt antiche cercavano tli garantirsi la concordia: la
subordina?.iunc c l'accordo intorno ad un ncimos impersonale (o ad una figura cari-
snmtic;~); il cnmrnllu rt-citll'llCu tlcll;t classe tlirigclllt' in un;~ cnstituzinnc mist.t; gli
aiuti del riccu al povero: indicativo, per ctmucrizzarc la concordia a Sparta, il
predominio che vi hanno (almeno finn alle mmlificazioni 'reLen1i' descritte supranut-
tu 01 Stnufuntc) i l'rimi due. strumcmi.
Ocnnm. trp. Eus. l'l'trt'J>. J:v.mg. V 2R,7; PAIli\ E Wllllhll'l.l l 95(,, Il p. 90, nr.
218, l p. 117.
3~0 1.\ NA\CI'I'J\ 111:1. AIIX,I/0\

affromare viuoriosamcnle qualsiasi avversario, c cnns1!rvcr a lungo


nel Pcloponncsn, o addirillura in Grecia, un'egemonia di cui siamo
forse portati a sollovalutarc l'eccezionale durala.
Il segreto di questo successo , a mo1lle, ncll\tllaq~amcnl<l del
corpo civico che ha avuto luogo dtJrantc la seconda ~uerra messcnica.
1\ lolti dci fan ori che resero particolarmente valido il singolo combat-
tente, c sopnututlo la falange laccdcmonc nd suo complesso, sono
nuti a tutti (il rigore dcll'addcsiTilmcnto, la salda perfezione della
fornmzionc oplitica c lil su;l elevata capacit di manovra) cd abba-
stanza inutile insistcrvi; essi derivavano dalla professionalit. del citta-
dinn-gucrricrn spartano, a sua volta consq~ucn7.:1 diretta della strut-
tura economica, ~i st.ahilizzatasi alla fine dd VII sec.
La creazione di timc1i accessibili i\ tutto il deimos (si pensi agli
bippeis cd all'cfomto) ha n:\turalmcnte reso piLI sensibili agli obblighi
individuali c pill propensi a fornire prest:w.ioni notevoli anche settori
del corpo civico fursc precedentemente passivi c disinwrcssati. l 'non
nubili' SOil.O coinvolti cos a pieno nel gioco dominato da quelle
"Potenze fmmidahifi,.'', l.mlc c Biasimo, che rq:olano tanta parte
della \'ita spartana.
In questo co11tC~Io di preoccupazioni 'n1ilitari' 11011 vanno solto-
\'alut.lll' intenzioni 'moralisrichc': al diffondersi di una babrosJ'ne scn-
lita come 'fl'nHHiniliz'azinnc' ;l Spana si dovl'va j.\llanlaH' con molto
sospetto'~. Gli cffctt i della trasformazione dci coswmi powvano cs-
s~:rt tl'lltuti andll' in l.uupo politico. l.a lrtdi'.illlll' gi nd VI sec.,
infatti, conmn tlll rapporto tra tirannide, d111uinio st ranicro cd hcl-
/mls,l:llt' 11 . Anche qul'sto genere di preoccupazioni ispirarono senza
dubbio la poleiuica di Chilcull' wntro i lltel'l';Hlli c ( :itcm, td in
ultimo le .wuelasfai: n si dchlmno dimenticare 1111tc llllcllc riflessioni
tipichc del pensiero rnnservatmT (almeno a pari ire dal Vlnhin Oli-
~arca} sull'inopponunilil della mcscohw'.a di eostumi che corrompe
le tradizioni patril', sull'immoralit dei porti c delle ciu di mare.
L'insistenza di St.nofanc sull' "inutilit> della babmsJine, l'd il parti-

'' J )I.TII.NNI' J'J(,7, Jl Il.


l~ l'l'l' una Jl'IIUI'l in <IIII'SIII SI'IISII cldJc~ lc'SI it!llllli.IIIZl' ;ullidw sulla IJci/JI'tHJilll! C
~ull.t l'risi di IIUl'Stn l'aiuti' \', l.lt~llll\llllll I'J!I l. E <JIII'sto 1111 aspcun c:ui la sodc1
an::tiln (111111 solo) spartaua cra ;1ssai Sl'llsihilc, ma dll' llll'I'tcnhhc una piit lunw
U;lll;tzionc. Si Vl'll:t IJII:IIIIn nsscl'\';llo ;t proposito cldl;l tratlizinuc ;ulliodtc;t sulla
l'undaziunc di Taranto, p. IO, n. Jll. Sulla mulmppnsiziouc 1ll'll'1'1ira dasska fm
~.s~u.tlit da unn p:11'11' l' dc:clizinuc alla patria, l'lll'l~~iu, nsistcuza allc~ fatiche L~l alle
prh.11.inni, '' l lovt n I'J7.1, p.(,., SJh l>oVt-:tl 1')71, pp. 2011 SJh 110.
11 Xcnoplc. l r. ) \V/. = .\ ( ;,.Jl. "" J 1>. 1\.
CliNI 'l liSh IN l ,\51

colai<' al'l'L'IIIIl 'puliticu' 1' 'conlllllI;lriu' (cl.iiiiiS L' ~oin.i) dll' L'llllllll-
lava a Splrta lilla c/f.rita tradi:.t.innalc l'i ricondun al mntivo dcll'in-
ll'rcssl' supl'l'ion ddla rill~, \'l'l'il traw portallll' idloln~-:il';l ddk rifor-
1\IC tfj llll'l~ V J Sl~C.
Nello specirkn 'militare' la pollmica contrn il lusso (d1c proba-
hill~,elltc scoraggia mohc forme di d,rp..im, come qudla Jll'l' la llll'IIS;\
c p,cr le wmpttiziuni atlllirht) ha andll' pnl'isi aspltti l'rontullici. l.l
risorse individuali vanno riservate a delle spcsl' politicamente .utili'!:
le spese militari in primis. f: h.t.'lll' 11011 ~ollmalutarc i msti ddb
guerra amica (si pc11si suln agli appruvvigionamcllli cd alle armature,
<mche di riserva), c non dimcntit:arc che, se il sisll"nM spartano (wn
la scarsa disponihilit~ di cbn:m.rt.r de111111l'iata d.t Pcricle c d.1l re
ArchidamoL') si fl<llcser inadeguato nl'lhl guen;t del Pcluponncsl),
esso era nato l' si era dimostrato dTicacissimo per i conflitti fra poleis
che caratteri7.zavano l'er arcaica, wnflitti di pi mndestc proporzio-
ni 'regionali' e di be11 minore impegno mariuimn.
No11 tTcdo possano essere dd tutto esclusi p:ll'licolari contributi
dei ricchi, oltre ;l L't'l"W pnsta:.t.ioni 'i11 n;IIUI'.I' ;\ llll't fra il militare l'd
il ceriniClniale-ollnrifico, come la lituq-1ia Wllnessa all'allcvamcllln dci
l'avalli: in ~t'lh.!r.lle IUILavia i. tipir;IIIH'Iltl' sparl;lllu (per LI J'l'L'Uii.lrL'
funzione della ricclwz:.t.a) 1111a scarso rilievo delle liturgie; non a caso
i sissizi pnltdonll con1rilm1i paritari; ma 111111 dohhi.1111u sopr;lllllllo
dillll'lllirart du: la f,,rza dcfl't~SCrlto sp;ll'llllll di l'l arcaica cd ;IIJ'i-
llizio tldl'tpoca dassica tlip1'1Hil'\'a audw dallt r.ll~gllanll'mli dinll'll-
sioui di 1111 Cl'lo piuuoslo ampio di J.,,iJI/.r p.m,blilllt'lloi (l'OIIIl' doh-
hiamo riteiH'n~ fossero i cinadini; altra rosa Il' truppl' ndllt;llt' pi1 o
IIH'IHI nrcasioualuwnh ... ). l >i fnlllll' al lusso l'd ai rull!illllli l'trimo-
niali che si l'Sil'lldl'vanu a macchi., d'olio m Ila sol'itti, la dltcnnina-
ziout di rl'golt multo prPcist impl'dI';l l'impm'l'l'illll'llhln di_ 1111 ~-:im;ml'
nto oplitin dalle llasi l'cuuomil'he, lo nlostnr la futum sturi., della
citt, piuttosto esigue.
Ma k 111isurl' prt'St' riguanLIIHl in primo h1111~" l',trislolT.Ii'i.t l'
sono dunque anche di segno antitirannicn. Esse \'t)!!,liono infatti colpire.

,,. Su ')lll'Mo asptllo ddl'elio:.t poli1in1 ;IIHio::l, 1'. p. L'S. l .\1111\ 1')111, p. J5.
11 Hi!'l"'llivalllt'lll<' Tlnll. l Hl,.\: HO,I: ,{/\risi. /'u/. Il 1.?71h 10-1.1.
11 l{ironlo qndh1 impos1a (.1 son!) SliJ\Ii nrg.mi~~;Huri ddlt l'arn (lls,h.

S.V, 1\Uil\'l'lttnt),
"Sulle disposiziuui sun1u.1rit ll'SL' ad imrwdir 1,, ~~wrpru d,i l''llrimnni d~i
llll'llo ahltioui, rome dislim da 1udl, d~e ,.,lpisnlllll i lusst ~11111< .un, rirhi.una
l:iu~l.umnll' l'.u~tn~.iom N l'N< 'l l'Jil l, p. l01(, S!\ lu pari i.tl.u ~ull.1 (luuAh bt' inxthm\'
di l'riauolno 1'. ;tn,lw il prud.nl<' giudizio ,li W11 1 l '15~. pp. 51.! 511.
352 1./\ N/\SCI'J'/\ Dm. 1\0SMOS

quelle forme di esibi7.ione, cerimoniali c quotidiane, che fanno emer-


gere singoli individui ed oikoi all'interno della classe dirigente, e li
propongono all'attenzione generale, aggregando al loro seguito in
maniera pi o meno stabile scLtori consistcmi della societ. In questo
senso mi sembra che la tradizionale interpretazione di Maz7.arino
conservi una sua validit, anche se forse vanno smorzati certi accenti
troppo ottimistici, che sembrano presupporre ineluttabile l'evoluzio-
ne etico-politica del mondo greco verso il diriuo c l'equit, se non
addirittura la democrazia.
Promuovendo questa autoregolamentazione, una pane della ari-
stocrazia spartana rinuncia ad un'illilllitata crescita della ricchezza c
del potere individuale. Ed anche qui si intravede l'intreccio di preoc-
cupazioni politiche, militari, sociali c moralistichc: si scorgono tracce
dell'idea dell'&~rilCJtov Kplo, l' insaziabile sete di guadagno, con la
soloniana osservazione non v' per gli uomini limite alla ricchezza:
quelli che gi hanno pitt di noi vogliono il doppio di quel che
posseggono, c la conclusione l'insolenza figlia della ricchezza, la
bJibris dell'insolenza 11'. E in generale Sparta pare ossessionata dalla
comtzione prodotta dall'oro e dalla ricchezza. Gi le storie di Ero-
doto .sono fitte di aneddoti di questo tipo, da quello su Glaukos nar-
rato dal re Leotichida (a sua volta destinato a cadere di fronte ad una
simile accusa), all'episodio di Meandrio c Clcomenc, alle accuse di
corruzione rivolte allo stesso Clcomene 17 Queste idee sono coerenti
c razionali in un mondo che non vede di buon occhio le spighe pitl
alte; esse mi sembra poi si accordino bene, anche senza spicgarlc del
tutto (perch pure qui si constata un intreccio di motivazioni pitt
complesse, in larga parte gi ricurd.atc), con le molte nonne che sem-
brano tra l'altro frapporsi alla messa a frutto della proprietn agricola:
si va dagli ostacoli al commercio (le xenelmfai c la decisione di non
battere moneta), alla condanna morale che grava su chi vende la
propria terra, al limite imposto sulla apopbfmi dovuta dagli iloti,
all'obbligo delle prestazioni in natura nel sissizio (che di fatto frena-
no la specializzazionc delle colture), alla proibizione di spogliare i

16 l rimandi sono rispcttivnmcmc: Demctr. trJmpbtb., np. Stnb. Ed. 111 172E, (III

121, 2 llense) (Piuaco); Sol. fr. 1,71-73 G.-P.= l.l W. (n>.uimm Il' oi& Tfpllll m:+n-
Ofltvov vlpwn KE!tml di yp viiv ilfll:olv n>.elatuv l:xuum Jliov.llm>.uailll anEliloual)i
Diog. Laert. l 59 (Solone: t\' IIY ropov im toil ROUTOU yevvdaOal, 'tftY re lippiY un
toil Ktipou) cf. Sul. fr. 8 G.-P. = 4c W., Thcugn. 153 sg. For~c troppo immediato il
rapporto con guadagni col,nmerciali stabilito ~a SANTONI 1983, pp. IlO-l JJ.
17v. NOI!TIII.ICIIS. 1987.
CllNCI.liSIONI 353

caduti lll'lllit.:i'" l.a sltssa svolta in politira t'Sil'ra segnata dal 'rt'l'Upt-
ro' delle ossa di Orcstc e dall'alleanza con 'l'egea, signific la fine di
quei processi di distribuzione di terre caldt~~iati hald;m7.osamcntt da
una parte almeno della societ spartapa.
La ricchezza, oltre che costretta, almeno nelle intenzioni 19, a non
crescere a dismisura, soprattuLL condannata all'invisibilit. Essa
non ha una dignit 'politica' tale da poter essere manifestata, eJ a
lungo non le riconosciuto un valore sociale. Cos non ben visto
chi ne fa sfom.~io; si stent;l clllciiC a legiuimare l'esibizione con l'inte-
resse collettivo, come avviene altrove con le liturgie e sfruttando le
dislin:t.iuni operate dall'etica classica tra lusso priv;lto e lusso pub-
blico c ... fra tempi luoghi c occasioni in cui il lusso si manifesta 10
Qualcosa di questo atteggiamento cominci comunque a penetrare a
Sparta gi prima degli ultimissimi anni del V sec., quando Lichas
invit> personalmente a banchetto tutti gli stranieri inrervenuti alle
Carnec21 Comportamenti di questo genere potevano essere stati tol-
lerati sia perch giustificabili in nome di un interesse pubblico c del
lustro che grazie ad essi ricadeva sull'intent citt (in parte ;lllalogo
discorso si fatto per le Olimpiadi), sia soprattutto in questo caso
specifiw dal desiderio della comunit che Lichas si rifacesse agli occhi
dell'opinione pubblica greca dell'onta subita alle Olimpiadi Jel 420.
Nun si trova in genere a Sp;wta l'uomo mcgtdoprcps descritto
da Aristotele in alcune bellissime pagine deii'Etic11 Nicomt1c/}(!(r. Que-
sto aLLcggianwnlll secondo lo Stagirita atcontio al ril'l'o, al nubile
ed all'uomo illustre: al plotisios spartano invece non si addiceva spen-

"Su 'luest'ultimn v. Acl. 1'// VI 6, l'1m. Mor. 228f-2l')n, cf. 2llh. In Hdt. 1112
Otl.ry:ulns, opli1a mmlelln, spnt-:lia i nemici c porln li! armi nel proprio arr;unpanwn-
to; cos facendo non cuutnwvieuc nlln nnrnm; essa implica infnui in primo hu~:n il
c.livietu di nppruprinrsi delle spo~;lic del nemico vinto, ciii! sono di propriet pubblir;\
lc in et clnssica sono venduiC poi dai ;l.nl(tuponli!m (Xcn. /_,,,, l3, Il, Ife/l. IV l ,26)].
Nclln pruihizinm si intrecdanu, come gi Yl!dev;mo ~;li antichi (Piut. Mor. 228f-229a),
intl!nti militari l'd economici.
1'' lmcn7.ioui di fnuo tradite dnlla concenlra:t.ionc dcii;~ propriet. f!. possibile poi
che gli Spnrliati lrnvnssl'I'O sistemi per '~:umlagnare' scn7.a essere dircn;uncme cnin-
vuhi l' Sl'avalc.m: ,us Il dillicuh; fr;tpposle dal1.1 ' '1-\1-\l' l' d.tl CUSillllll', in p.micnlotrl'
grazie agli iloti. Si pensi ;tlln luru 'solvihilit' ;~ll'i!pocn di Clcomene, che ne trm
seimila in grado di pagare cinque mine aniche, Phu. Clrom. 23,1; forse non si trana
tli falli nccnti, Cllllll' normalmt'llll' si supponl' (\', Mt\1\r\St'U 1'>81, Il p. 51'), .ullol'.):
gi a Platea gli iluti r.mno ;~fhll'i con il bonino persiano (1 nuto Y:llllill,\gio degli
Egineti, pretende un malevolo Erodmo, certo disposto a gonfiare l'episodio stesso,
IX 80) - possibile che i loro pndmni non ne snpcssem nulln?
10 AMI'OI.o l 'Jllofn, p. ofl>'J.
1' Xcn. Alem. l 2,61, Plu1. Cim. 10,6, .Ilor. 82Je.
35~ I.A NASCITA IlEI. KOSA/OS

dere in t tiJno:, opere onorevoli di interesse reli~ioso (offerte votive,


edificazioni, sacrifici), o comunitario (curare la coregia, rrierarchia,
offtire un banchetto pubhlico)21 o inJtf.:ylom. ... Kcil htJt6tunx, cerimonie
a carattere privato che hanno luogo un'unica volta, come nozze ed
altre del genere, c cose che interessano la citt tutta c le persone di
rango elevato, e, con gli ospiti stranieri, le accoglienze, i commiati e
gli scambi di doni. Infatti il megalopreps non spende per se stesso,
ma per gli interessi comuni, ed i suoi doni sono un po' simili alle
offerte votive. Al magnirico si addice anche farsi costruire una dimo-
ra adeguata alla sua ricchezza (perch anche questo un ornamento
decoroso), e spendere piuttosto per quelle opere che durano nel tempo
(perch queste sono le pi bclle) ... 2l.
L'atteggiamento del p/01/sios spartano era per lo pi quello del-
l'uomo timocratico, descritto da Platone in un passo che risente solo
in parte della situazione nuova determinata alla fitie del V - inizio del
IV sec. dal grande afflusso di danaro a Sparta (c'erano infatti prece-
denti di V sec., collegabili con la progressiva concentrazione delle
propriet, e testimoniati dalla apparentemente precoce abitudine di
depositare averi all'estero) 2~: un uomo avido di ricchezze, che tiene
nascosti in ripostigli e tesori i propri averi.

11 Et b. Nic. l V 1122b l 'J-23: n m:p'1 Orm'., nvllllliJunu 1m KIUU<IKEilli 1\tl Ouaia1

... Ka lian np<; t 1\0li'V E<jll).odJIIJtll ... xoprtyrlv ... tpnJp11pXcv ... ramiv tJV no~1v.
11 Etb. Nic. IV 1122b 35-1123a IO: (i(J(x Ei<JIInu!; yivuu1, u\ov ytifiU ... Kll E nrpi
n ~ naa J(O~I <JROII&il;EI i\ O V ~~~j~IUTI, 1\U J(fp'1 /;vlliV & UROOOX. K'U URO<Jto>..ti,
Ka &~. Ka tkvnllopEii. oi1 yp Ei i>uunlv lnnaV1Jp6 Jlf:YUonpEn) UU' Ei t
K'UIVIi, Tll OC llfi\llt rui ti\0!01UIIl<TIV f"xfl ti (iJIUIU\'. fiF.}'IIAURJll'llllll \: K"II ulKUV K'Utll<J-
K'EUOOQ<J01Xl RpEROVt<ll tql R~Uiitlp (KOOJIO yap tl KII oto).
11 Questo fenomeno, che comunque non va limitato al solo IV sec., come tullo
sommatn tende a filre DAVIIl 19!11, pp. !l-IO, (,1 sg., stah.mcssn muho hene in luce
da MusTI 1981, pp. 81-83, con riferimento a Pl. Resp. VIU 548a-c (cf. l'l. Resp. VIII
550d-e, Arist. Poi. II 1271b 10-17) che non sembra riferirsi solo a Sparta contempo-
ranea (cos DAVIIl 1981, p. 61 sg.; per l'opinione tradizionale, che il. quadro della
timocrazia nell'V Ili libro delle Leggi sia una descrizione dellil Sparta storica, non
contemporanei!, v. ad es. JlUKS 1977, p. 54): testimonianze sulle ricchezze spartanc
"rimosse dalla citt (sull'espressione cf. sorto), v. Posidon. FGrl l 87 F 48 = 402
Thciler ap. A1h. VI 233c-f (depositi degli Spartani in Arcadia); Anaxandr. Delph.
fiGI'/ l 404 P 2 ''l' l'hn. l.ys. l 8,3 (deposito di J.isamlro a Ddfi); /G V 2, 159 = Sy/1.',
111213 (deposito dello spartano (?) Xmnhias a 'l'egea). Su <Iucsra iscrizione v. da
ultimo Jluttlii.I.IBt'IIGESI! 198(,, pp. (.04-(oO'J, mn hihl. p. 604, n. 7; jtwtllltY 1961, p.
212, Arcadia nr. 27, data l'iscrizione al 450?, c la definisce non pi1 antica dcllil me-
t del V sec., cf. anche BOGAERT 1968, p. 98 sg.; per Xouthias spartano v, BucK
1925, pp. 133-36, contra recentemente C07.7.01.1 1979, p. 47 sg. L'idea che la moneta
di ferro spartana servisse ad im,lcdirc ftfrme eli tcsaurizzazionc privata deve invece
moltissimo a questa _situazione ' egli estremi anni del V sec. c del JV sec. Non a ca-
CONCLUSIONI 355

Non pLH'l stupire del tutto allora l'improduttivit dell'ideologia


suntuaria ai fini di un maggiore sviluppo urbanistico della citt; non
bisognerebbe accontentarsi di const<Harc l'arcaicit del modello urba-
nistico sparLano, sulla scorta della riflessione tuciJidca 2S, ma cercare
di comprendere le ragioni sociali di un tale fenomeno. Ci si dovreb-
be anche chiedere, tuttavia, se tale improduttivit non si sia venuta
manifestando piuttosto in un secondo tempo: il VI sec. un periodo.
di notevoli realizzazioni architettoniche a Sparta, importanti da un
punto di vista ideologico cd anche economico. Purtroppo non pos-
siamo sempre sapere che cosa sia dovuto all'iniziativa pubblica, che
cosa alla committenza privata, e dunque dove riconoscere prevalen-
temente la manifestazione del prestigio aristocratico, c dove, come in
certe opere della met del VI sec., il manifestarsi del politico. L'in-
fiacchirsi di questa attivit 21', e dunque di un certo drenaggio di risor-
se, dovelte piuttosto corrispondere all'accentuarsi di quella che Mu-
sti ha definito la 'tesaurizzazione rimossa', a quell'athore per le ric-
che7.ze nascoste che,. come dicevamo, dovette essere tipico di Sparta.
Gli aristocratici nel loro insieme rinunciano anche a molti privi-
legi politico-sociali: qui si va dallo smantellamento della 'cavalleria'
arcaica, che verosimilmente coincide con una rifondazione della ftgo-
g su basi politiche, alla sia pur temporanea crisi dell'atletismo, al
controllo puhhlicu sull'croi:t.zazionc.
Ma la massima rinuncia, o piuttosto la massima apertura, fu il
permeuere che una magistratura accessibile a tullo il dimos presie-
desse l'assemblea, controllasse i basilels c si inserisse ai massimi livelli
politici, a fianco 'della diarchia e della gerousfa. Il problema della
natura \lcmocratica' dell'eforato Llll nodo importamissilllo per l'in-
terpretazione generale di questo ultimo atto della 'rirorma' spartana.
E l'eforato non la sola concessione democmtica. Tutto. il d/imos
viene coinvolto in molte altre procedure di nomina, di selezione e
cooptazione per onori dai qtJali era in precedenza escluso: si pensi in
primo luogo alla 'cavalleria'. Adesso il reclutamento della classe diri-
gente largamente basato sulla aret, e su un prestigio sanzionato dal

so essa sembra ris1lire a Senofnme: cf. p. 233,' n. 29. Esistono tunavia riflessioni pi
arcaiche sul pericolo dcll01 moneta coniata, come il racconto di Glauco: cf. p. 134 sg.
1\. 145.
21 l 10,2. In c1ucsto cnmcs1n- si ricordi l'uomo timocratico di Platone- non si

possono dimenticare le case sparLane poste sulla riva sinistra deii'Eurota (e dunque
forse non a caso 'extra-urbane': PESANDO 1987, pp. 17-25, spec. 20), ~piene di mohe
ricchezze c saccheggiate dalle truppe di Epanunomla (Xen. l /el/. VI 5,27).
21' Messo in rilievo ad esempio da Hoi.I.AI>A \' 1977, Il 120.
356 l.A NASCITA IlEI. /i0.\',\/0.\'

pubblico apprezzamento; probabilmente non vero che la societ~


spartana, che ha fondato il principio dell'uguaglianza tra tutti i cit-
tadini, conosce una sola differenziazione: quella che deriva dall'elogio
e dalla critica 27 , ma sicuro che la Lode e il Uiasimo, vincolati alla
norma di un comportamento valoroso conforme agli interessi della
citt, sono forze fondamentalmente 'democratiche'. 'Democratica'
inoltre anche l'uniformazionc della clfaita che in questo momento
viene promossa, tanto pii:1 che viene controllata dagli efori. Non
improbabile, in generale, che il termine b6moioi ,pasca alla met del
VI sec. 2". La stessa monumentalizzazione del pt11itico assume delle
chiare vesti 'democnuiche', se mpprcscntata adesso da un lato - e
non poteva essere ahrimeni - dalla cnstru:t.ione del saccllo dcll:1 dea
poli:~de, c dall'altro dalla creazione della sede degli efori-pritaneo, e
di un p:~rticolare edificio per la pubblica ;JSsemblca. E tuttavia Car-
tledgc non senza ragione scrive by no stretch of the imagination -
except of a highly perverse imagination like that of lsokrates (7.61)
- could the Sp:man polity be dcscribcd as a demokratia. Ma gli
antichi percepivano questo aspetto democratico della costituzione
spartana, quando la consideravano una costituzione mista (anche se
qui erano molto influenzati da problematiche contemporanee e dal-
le forti tensioni economiche fra olfgoi e pletbos in et classica); si ve-

11 DETif.NNE 1967, p. 8. Deticnne ha perahrn ben presenti le radici aristocrati-


che di c1ucsti valori (Lk'l'lt:NNE 1967, p. IO), c della stessa societ sparlall<l (DI!'I'IEN-
NI' 1968), nonch di quelli di bomoicites c di xyn611 (1967, pp. 65-72), che costitui-
scono il fontlamentn tldlot societ spanana d'et classic:t.
li Testimonianze sul termine OJIUWl raccolte d:t BliSui.TSWilllOlli\ J'J2(,, p.
659, n. 4: non sono pii1 antiche di Senofonre, per cui non stmo del rutto in~iustificatc
ipmesi su mta nri1:ine r:mla del nume, in ntpponn ad t>IIClJII'invr: v. p. es. CI.AUSS
1983, p. 98, ma ccmtm SIIIMIION l 'J7'J, che nwnnsce possihili allusioni :tll'uso pre-
gna nte di OJIIIIOl gi in Erodoto (specialmente III 55,1 i per Hdt. VIi 234,2 e 'l'llllc.
IV 40,2 v. gi Ll)llAlJX 1977, p. 107): l'ipmcsi mi~linre resra quella di l~llllF.NIIImCl
1933, p. 218 sg. che lega il termine alla svolta di met VI sec. (cf. anche TIGI!IISI'W'I'
1965-197-1, l p. (,9). Prequcmc invece ille~ame con la riforma opliticn: 1\NJ)IU!WES
1956, p. 73, FOIIIU!SI' I%R, p. 50 sg. (che pemltru J~iusl:unclllc definisce li110101 a
word which dearly implies nn earlier siate uf imtJuality :md n dclibemte nel nf
crc:uiun .. ), 'I'<WNIWI\ 1%9, p. 2.11, I>AVIII 19HI, p. 41. Si <leve notare che il termine
pu1 :mche avere una cmmol:tziunc pulircn {c dunttue valere prnprio 11li u~uali e
non scmpliccmcmc i simili,): nel mumcnlu in cui l'tfurnto divenne (n apparve
essere) la magistnuur:t pii1 impurmnte, in cui nl diimos nel sun complesso venivano ..
aperte porte precedentemente chiuse (~li bipfeis), pot scnz'altm apparire clllznnte;
ruuavia a ragione FoUCIIAIIII 198(, sottolinea la tendenza all'involuzione uligarchica
insita nel regime egualitario spartano - che effeuivmncntc tende a considerare l'ugua-
glianza come similitudin. .
CONCLUSIONI 357

da per esempio questo passo di Aristotele, che coglie gli aspetti po-
litici29: Perch una politeitt si conservi durevolmente occorre che
tutti gli clementi che costituiscono la citt desiderino essi stessi la sua
esistenza e la sua durata. Ora tale la disposizione d'animo dei re,
soddisfatti dll'onore di cui godon(), tale degli aristocratici per via
della gerousia (poich proprio questa carica il premio della virt),
tale quella del damos per via dell'eforato (tutti infatti vi possono
accedere). O ancora, in un passo ricordato pitt volte, lo stesso Aristo-
tele ricorda che molLi la presentano come una Jemm:m7.ia, ;mchc per
motivi 'politici', ma soprattutto per via dell'eguaglianza nel modo di
vivere 30
L'aristocrazia spartana, quasi inutile dirlo, non si 'suicidata'.
Le caratteristiche dell'eforato, infatti, non consentivano agli eletti di
esercitare un potere tale da mcrterc realmente in crisi il tradizionale
dominio nobiliare, anche se agli occhi di certuni l'nrcb poteva ad-
dirittura essere paragonata alla tirannide: la collegialit, l'annualit e
l'obbligo al rendicontoll, lo stretto rapporto con la gerousin, c..li cui gli
efori dovevano ccrLo sentire l'autorit, sono solo gli aspetti pi pro-
priamente politici di forme di controllo di natura anche pitt general-
mente psicologica, frutto dell'educazione c dell'intera struttura socia-
le spartana32 Proprio l'istituzione dell'eforato, che prevedeva diritto
di parola per i membri del dlmos eletti a questa magistratura, deve
aver contribuito n cristallizzare in manie1a definitiva, forse ma in
termini giuridici, la stessa mancanza, per i comuni cittadini, del dirit-
to di parola in ekklesftt.
In generale non v' dubbio comunque che la classe dirigente
spartana fosse in qualche misura pi permeabile di altreH, nelle quali
l'accesso alle cariche fosse limitato per censo c per diritto di nascita,
ma i10n dobbiamo dimenticare che nel VI sec. l'eredit ancor viva
della Sparta pitt antica investiva molti nobili di grande autorit. Pe1
l'accesso alle cariche la forza della consuetudine deve avere avuto un
grandissimo peso. I giovani rampolli di queste c;lsate, nati in una
societ estremamente competitiva, tutta pervasa dal senso della ver-

19 Jlo/. Il 1270b 21-26, cf. 1272a 30 sg.


10 Poi. IV 12'J<Ih 19-29. Su Sp;uta come costituzione mist;l v. anche gli ivtot citati
in /'u/. Il 1265 b 33-10.
11 L'obbligo al rendicomo si desume da Arist. Rbet. 111 1419a 31 sgg., Poi. Il

1271a 6 sgl(. c Plu.t. tlgir 12,1.


11 Su lJUCsti ultimi aspetti v. FtNI.HY 1968 c I-IOflli.tNSON 1983.
11 Un esempio evidcnrissimo offerto da Lisandm, se come vuole certa tmdi-
zionc era un llllltbnx (v. le osscrv;tzitmi di CAJtTI.WGE 1987, p. 28 sg.)
JSR 1.1\ NI\SCITI\ 1>1:1. li0.\'.110.\'

gogna che pesava su ogni comportamento sconveniente, soggetti t~d


una carena inimerroua di autorit e di controiiP\ difficilmente pote-
vano essere da meno dei loro antenati, le cui memorie;, l't~bbiamo
visto nel caso degli Egeidi, erano acct~ratamente conservate. L'impor-
tante a Sparta, comunque, era soprattutto non venir meno clamoro-
samente alla norma, come dimostra la cautela cnratteristica di moltis-
simi comandantPS, attenti piuttosto a non essere colti in errore, che
disposti a lanciarsi in avvenrure rischiose. E queste famiglie, poi,
controllavano l'accesso alle cariche, tramite quei meccanismi di coop-
tazione che fin dalla giovinezza selezionavano gli Spaniati adaui al
comamlo 16 Anche le strutture comunicative della Lode c del Biasi-
mo erano poi in <]ualche misura poste sotto la loro egiJa: una delle
pi tipiche, c pi:t impressionanti manifestazioni di pubblico elogio
era quella riservata ai grontes 37 ; altri luoghi tipici per le conversazio-
ni degli Spartiati, c dunque per il formarsi della considerazione so-
cinle dei singoli, le lschai, erano in rapporto con le nccropoli delle
famiglie nobili. Certo un giovane, figlio di un personaggio che van-
tasse tra i propri antenati un'ininterrotta serie di grontcs, non pote-
va aspirare ad occupare simili cariche se si fosse tlimostrato indegno
dci suoi antenati; ma nel caso che fosse pari ad essi per virt aveva
molte possibilit in pi:t di un comune spartano, proveniente da fa-
miglia modesta, di accedere alle nrcbnf. Nella formai!.ionc della gentr-
chia, comunque, fattori come la nascita e la ricchezza agivano piut-
tosto Jictro alla 'facciata' costituita dai valori pi1 propriamente pa-
rirari, aret ed et.
N si deve dimenticare quanto vi di teatrale, di formale e di
ostentato nella svolta spartana. La dignit del ciuadino comune era
ad esempio enfarinata (oltre misura) non solo neutralizzando le
differenze economiche c di sltttus, ma soprattutto sottoliue:uuln la
contrapposizione con gli iloti, o con quanti non si mostravano devo-
ti al bene dello stato (vigliacchi, celibi). Si pensi acl esempio alla scel-
ta di un vestiario 'modesto': smto giustamente ricordato d~e anche
l'abbigliamento un linguaggio (<<clothes ... are a form of rhctoric ),
c come ogni linguaggio vcicola un messaggio intcnzionale18 La con-
dotta di vita frugale, c simile, per sccltr~, a quella dci piit, 11011 poteva

11 Su questi ~spelli v. l hiiKINSIIN I'.IK.), pp. 211-:.!ol'.l.


11 HUDKINSON 1'}8), pp. 260 sg., 265-26H.
" FINHV JW.H, llollKINSON I'JK).
17 l'lut. J.yc 2r1,f sgg.
li Gt'.llllES I'.IH7,y. 323.
CONCI.liSillNI )59

che C!lalnwc il prcs11gm dc~,;li aistocratici: nuri snpcvnno chi fosse


ricco e chi no1~ lo fosse, cd ern riconosciuto merito dello spartano
'fortuna10' presentarsi uguale ngli nltri, perch questo era segno del
suo valore momle e della sun dedizione al bene comune.
lnsomma la nobilt spartana, assolutizzando ideali che Tirteo
aveva proposto in una contingenza del tulto particolare, stabil nuo-
ve regole in b;1sc alle quali conseguire il prestigio: norme p r c c i-
p u a m c n t c politiche, rispetto a quelle, pure conciliabili con le
slrullmc della citt, m;l laq~amcntc ostcntativc, cd in generale a n-
c h c extra-politiche, che avevano caraltcriz:t.i\10 l'et precedente.
Non si deve ltltlavia trascurare la reale c.lialcuica internil all'ari-
stocr;l:t.ia. l..a riforma putl aver prodouo modific;Jzioni negli cquilihri
di potere che la documemazionc in nostro possesso (ci vorrebbero
ben ahri daLi prosopograficil) non ci consente di afferrare. Se un
ohhicuivo, c certo la conclamata giustificazione ideologica degli in-
tcrvcmi di met Vl sec., dovcuc essere la conscrvazjone dell'equili-
brio interno al corpo civico contro l'emergere di figure pericolose, c
potenzialmenle tiranniche, la stessa a7.ionc 'nonn;uiva' nei confronti
dci re, a giudicare da Erodoto, era soprammo puntata sugli Agiadi,
evidentemente la pi:1 prcstigiosa e pericolosa tra le due case reali:
quindi vi anche probabilmente una pi:1 minutn logica politica, di
cui ci sfuggono i dcnagli, ma che sarehhc credo del LULto errato
sottovalutare. Scn:t.a dubhio lo bnbitus di austerit che una j1arte del-
la arislllcra:t.ia assunse in contrasto rnn aliTi clementi tra i pi1 in vista
della ~:itt, 11e co11sa~:r dcfi11it\amen1e il prestigio di tut ricc degli
inlcrcssi del d.1mos, c dunque la let~dersbip politica: tutela questa volta
prescnlata come cmincntcme1He poli1ica, csplicalasi nella conserva-
zione dcll'eunomia contro il pericolo della irannide, nella concessio-
ne di un ruolo centrale ad una magistratura aperta all'imcro d!imos.
In realt in questo modo il d~mos sar 'p;1ssaLU' chiaramente Ja una
certa pane: potremmo paragonare Chilone (cd il suo gruppo) a Cli-
stcne, che tv ltfiOV npoortmpletm 19 Viceversa viene contempora-
neamente minato (forse solo per qualche tempo) il prcsLi~io di quan-
ti praticavano un'esibizione ora non pii:1 legittima; certamente si deb-
bono essere vcrifit:at i specifici episodi di punizione per mancata os-
servanza dci m)moi. La loua politica a Sparla all'inizio del IV sec.
pu cssac llll utile termine di paragone: gli avversari politici si scam-
biatHI an:use di man~:ato rispello delle norme tradizionali, cd i pro-

" llch. V (,(,,2; cL V (,'), Arist. IIth. l'o/. 20,1 (npuatJyciytJIU niv litiJIO\').
)(,() I.A NASCITA I>EI. liOHIOS

cessi che si svolgono (il caso di Thorax - comlannaco a morte per


essere stato trovato in possesso d'oro - solo il pii:1 cstren10'10) sono
in primo luogo processi politici.
Abbiamo pcrlomeno un'indicazione in questo senso. Alla fine
del VI sec. Clcomcne c Damarato sono entrambi sposati con due
discendenti di Chilonc~ 1 , cd una di esse (Pcrkalos~ 1 ) stata aspramen-
te contesa fra i due aspiranti rivali al trono Eurpomide, Lcotichida
e Damarato. Segno evidente di enorme prestigio familiare, ma anche
esempio di una fra le pii:1 tipiche prassi arisLOcrarichc. Ed il ricorre-
re elci nomi Chilon c Chilonis nella successiva, anche pii:1 Lanla sto-
ria delle famiglie reali e della pi:1 ricca ed innucmc societ spartana
indizio del successo dell'operazione, c delle sue durature consc-
guenze0.
Ma forse ancora pii:1 significativa , insieme al predominio poli-
tico che di fatto la vecchia aristocrazia esercit ancora in epoca clas-
sica, la rapidit con la quale la sittlazione evolse in senso sfavorevo-
le ai 'piccoli proprietari': il precoce affermarsi della oliganthropffl di-
mostra che il periodo di relativa stabilit del sistema sociale spartano
fu breve. Gi nel pieno V sec. i ricchi fagocitano i kl/roi dci ciuadi-
ni meno fortunati ,(qui la stretta ai consumi, con lo StTozzamcnto
della circolazione e la scomparsa di attivit che potevano offrire mezzi
di sostcntamelllo alternativi per ciuadini indit~cuti, gillca un ruolo

10 Thorax (t'f. POilAI.I A-llllAili'Oilll 19R5, n r. 380), comi annotto a munc perch
rrm;un in pn5scssu di danaro l1uhhlico: Plur. /.yJ. 1(),-1. V. p. es. anche le ;tccuse di
Lis.tn<lm nei cun[nuui di Nau dcidas (1\l~tHtrch. l'Gr/ l Kl f Il "/' 1\tlt. X Il 550t.l-
e, Ad. VII XIV 7, l'ottAI.I.A-IIIlAill'llllll I'JK5, nr. 5111).
n L'albero gencalogicn ricostrui10 <hl Puralla in (101\AI.I.A-IlllAill'llllll I'JI!S, nr.
230 (Dcmanncnus) va naturalmclllc currcuo:
D;Jnaoetos
l
Chllnnc (il ~"l!J!JIO)
_____-r--._
ll.lnm<lljelu~l

.
Chllcn,is
------
Pcmannenos
( hlltlll
l
Pt~ll:alns
l~'ilu~l,ulo~:i
l
llamaralu X
........-"'~;:;;uk Jtl,,
1
Ch!OIIIl!llf! l

n f'ollAI.I.A-1\JlAili'Uilll I'J85, nr. lO'>.


41l'onAI.I.A-IlrlAili'Oilll I'JHS, nrr. 7l>I-7M, llltAIII'IIIlll 1'>77, p. 152 SI\
CONCI.USIONI 361

non indifferente): c non si pu dire che si siano prese misure efficaci


per contrastare dci problemi che minarono in profomlit lo staru
spartano. Nel cunflino fra interesse pubblico c interesse privato il
secondo non esce completamente sconfino: molti dci principi etico-
politici che avevano animalo la svoha chiluniana sono disauesi. Possi<\-
mo anche pensare che Sparta sia rimasta prigioniera di se steSS<l, ma
forse questa non lulra la storia.
APPENDICI

I. Su t FUNZIONAMENTO DEU.' ASSI.!MULEA SI'ARTANA.


La testimonianza implicita, ma chiara, di Arist. Poi. II 127Ja 9-
13, non pu essere messa in alcun modo da parte (come cercano di
fare p. es. FonRI!ST 1968, p. 49 sg., e ANDREWI!S 1966, spec. pp. 2 sg.,
6 sg., 15 n. 24; altre interpretazioni insoddisface1~ti WADI.!-GERY
1943-1944, A p. 72 sg., HAMMOND 1950, p. 46 sg., DE STE. CROIX
1972, p. 127, n. 101, J!!I'I'I!RY 1976, p. 250; nel complesso le pagine
pi illuminanti sono in joNES 1966). Il filosofo ha appena accennato
alla possibilit, per re e senatori di Cartagine, qualora unanimi, di
passare una legge senza rimetterla al 5Jl~to &. 5' &.v ei.mjlpcootv outot
(i re ed i senatori a Cartagine), ou 5taKoaat Jl6vov (che si oppone par-
ticolarmel~te alla facolt di parola cui il filosofo sta per accennare,
come vede joNES 1966, p. 166, ma non solo ad essa) xoltMaat tep
51\Jlcp t. l~ClVta tol tlpXOUO'tV, J... ciptOl KplVEIV ECJ K<X tep pou-
AO~IV(!l 1:ol eia~epo~tvot vtetnElv El;eattV (hanno piena decisione
finale ed a chi voglia concesso di prendere la parola sulle propo-
ste di legge}, onep v 'tal hpat JtO.ttelat (spartana e cretese} OUIC
EO''tlV (frase che secondo le apparenze non pu non riferirsi anche a
Kl'>ptot Kpivetv ei.ai, nonostante DI.! STI!. CROIX 1972, p. 127, n. 101).
Cf. l272a 10-12, dove in un passo in cui sono elencate le analogie tra
le JtOAt'tl::tm di Sparta e Creta si legge: KK.TIO'ta a ~IE'tXOUO'l navte,
KUpta a ouaevo ro'ttV IA.' ll O'UVE1tl'Jf11c!>tO'at (cio ratificare con iJ
proprio voto una proposta altrui, cf. Polyb. XXI 32,1} t. Ml;avta
'to'i ypoum Ka 1:o KOO'Jlot (il valore fortemente limitativo di ~rupia
a ol>ev6 EO'tlV IA.' i\ O'UVE1tl\llllcjliaat taciuto da DF. S'l'E. CROIX
1972, p. 127, n. 10 l; ouimista sui poteri della ekklesfa a Creta anche
W1wrrrs 1965, pp. 67-69). Il senso del passo che le assemblee di
Sparta e Creta hanno il potere di ratificare con il voto una proposta
(naturalmente dei magistrati) in maniera definitiva, se questo anche
il parere dei magistrati stessi (sarebbe assurdo pensare che qui Ari-
364 I.A NASCITA IlEI. KOSMOS

stotele escluda la facolt di respingere una proposta di legge). Come


spiega bene Arist. Poi. IV 1298b 38 sgg., nelle no;\.ttelat (e dunque
anche a Sparta e Creta) esistono magistrature, i npopou;\.m e vo-
J!Otll\JUice (ivi, 28 sg.), grazie alle quali o't ... 6;\.iym 1t01VIllno6Jtevm
J!V ciptot, KCXT<XIInlljltoa,.tevm & o ciptm, &u.' navO:yetat ei. to
nAeiotou cxiei (cci pochi sono sovrani nel respingere una proposta, ma
non nell'approvarla, ma sempre viene demandato al popolo, cio
tutte le leggi per passare debbono essere sottoposte al demo, ma il
consiglio ha il potere di invalidarc una decisione dell'assemblea). I
poteri probuleutici in senso stretto dovrebbero controllare la fase che
precede il voto formale, ma l'emendamento alla rbll'tl sembrerebbe
configurare un diritto di veto dopo un voto - ossia una sona di 110-
mopby/akfa (cf. anche CAit'I'I.EilGE 1987, pp. 122 sg., 125). Nell'unico
caso noto in cui hl gerousfa esercita questo potere, l'assemblea che si
riunisce per la proposta di rcdistribuzione di terre all'epoca di Agi-
de (Piut. Agis 9-11, l), il popolo vota a favore della proposta, ma i
ricchi si accostano all'altro re, Leonida, e convincono lui e la maggior
parte dei senatori (o'i t Kpato 1iv /w tcji rrpopoueum v: secondo Bu-
SOLT-SwooouA 1926, p. 682, n. l, ANOREWES 1966, p. 5, n. 8, DH S'l'E.
CRIX 1972, p. 127, ,n. 99, ]EI'I'ERY 1976, p. 249 sg., l'accenno al
npopouEUElV fa escludere un voto popolare ufficiale, e l'assemblea
satebbe una semplice contio, ma contro questa idea della contio v.
giustamente KELL Y 1981, p. 58, n. 42) a sposare la loro causa: otten-
gono la maggioranza di un voto, c la rbtra respinta. I migliori
commenti all'episodio sono di jONES 1966, p. 168 sg., e KI!LLY 1981,
p. 60. Secondo quest'ultimo l'assemblea non si era ancora espressa
con un voto quando la proposta stata respinta dal potere dei pro-
buli. Questo possibile, ma nononostante le osservazioni dello stes-
so (p. 60 sg.) l'emendamento alla rbtra non sembra far riferimento
alle informali approvazioni dell'assemblea di fronte ad una proposta
di legge (cf. p. 75, n. 181). Lo stesso Kelly mi sembra offra, con un
riesame dell'evidenza sulle assemblee, anche una ricostmzione accet-
tabile del loro svolgimento (pp. 58-61; pur esagerando, a mio avviso,
le capacit di iniziativa del comune spartano; a questo proposito non
pare accettabile, o IJllanto meno dimostrabile, la tesi di G110TE 1846-
1855, III p. 129 sg., 13usoi.T-SwononA 1926, p. 692, n. 2, che ricom-
pare spesso, p. es. in LEWIS 1977, p. 37, KI!I.I.Y 1981, p. 53, CAIITI.I!D-
GE 1987, p. 130, che suppone la possibilit di parola per singoli mem-
bri del damos su concessione dei magistrati - un unico episodio con
testimonianze non tlel tutto fcdedegne, Acschin. l 180 sg., Plut. Mor.
801b-c).
AI'I'I!NDJC.:J 365

Aristotele non nega comunque all'assemblea spartana la possibi-


lit di respingere una proposta, in caso di accordo unanime fra i
magistrati (come molLo spesso si suppone, v. Km.J.Y 1981, p. 54:
<JUVEntiVlltjliaat non Ka'tfl'Vlltjlicrm), ma la possibilit per il senato di
ilJtO'Vll+iam rende gli Spartani in l'assemblea non KUptot Kpivetv, come
avviene invece a Cartagine (dove tuttavia il potere probuleutico ha
potere di Kfl1:a1Jnlc!liam, e non sempre navuyetm ei to nE\qtou).

II. Su ALCUNE TI\ADJZIONJ coNCEilNENTJ Gt.J EGEIDI.

Dopo la testimonianza di Pindaro (lstbm. VII 12-15: O perch


su dritta caviglia ponesti la colonia dorica dei Lacedemoni, e da te
discendenti gli Egeidi presero Amide, secondo gli oracoli Pitici ),
Eforo rappresenta il vero cardine di tutta la posteriore tradizione
antica sul ruolo degli Egeidi nel ritorno degli Eraclidi e nella conqui-
sta di Amide. Mi riferisco ad un luogo del I libro, FGrH 70 F 16,
trdito in forma corrotta in Schol. Pind. Pyth. V IOlb. La presente
tradu1.ione in qualche pumo pu essere solo indicativa:
Hyllos e gli altri che avevano fallito nella spedizione contro Sparta
domandavano al dio quali tra i Greci dovessero farsi alleati per il
ritorno; e quello rispose di chiedere aiuto a quanti si fossero giovati
dci favori di Eracle, cd ordinava che. si rivolgessero per primi a
questi Egeidi. E pensando che la ptcscrizionc del dio fosse sensata,
andarono in primo luogo ad Atene, sapendo che Teseo, figlio di
Egeo, aveva ricevuto tra tutti i maggiori benefici da Eracle, e convinti
di aver ben compreso la profezia, .. , e per primi chiamavano i
discendenti di Aigeus per non andare incontro ad un insuccesso
nel ritorno. Dicono che in seguito Aristodemos, in viaggio per la
Beozia, incontr tlei Tcbani intenti ad un sacrificio lungo la strada,
cd avendo sentito l'araldo pregare per il bene degli Egeidi, avrebbe
compreso il senso dell'oracolo ed avendo pensato che, giacch
chiamando in aiuto gli Egeidi di Atene non erano riusciti nell'im-
presa, bisogna v;\ cercare come alleati <Juclli tli 'l'ebc ... in prece-
denza (?) ... (fece alleanza con questi). E poich per caso gli Eraclidi
si impadmnimno del Pcloponncsu pmprio in <Jnclla spnliziunc,
crcdcucro che l'oracolo avesse parlato tlcgli Egeidi di Tcbc.

Dello stesso tema si occupava l'Aristotele dcllil L.rkctltrnonfcm


politefa, fr. 532 Rose, trp. Schol. Pind. lsthm. VII J8c:
Gli Egcidi sono una fmttia tebana, alcuni componemi della quale
vennero a Sparta su richiesta <lei Lacedcmoni in occasione della
366 I.A NASCITA 1>1!1. KUSAIOS

guerra contrn /\miele, cd ebbero come capo 'l'imnm;\chus, che per


primo organizz le attivit militari degli Spartani, e fu ritenuto
degno di grandi onori; ed alle Giacinzie si espone la sua corazza
di bronzo: la chiamano arma del tebano. Queste cose le narra
anche Aristotele nella Lakonon Politeia.

Prosegue lo scolio:
Certuni dicono per che Pindaro in <JUCsto passo non farebbe
allusione n alla guerra con gli J\miclei, n agli Egeidi venuti con
'l'imomachos, ma a quelli che tornarono nel Pelopunneso con gli
Eraclidi che erano comandati da J\ristomachos figlio di Klcadas, e
da Klcadas figlio di Hyllos: c difatti in quell'occasione sarebbero
giunti presso i Dori insieme agli Ateniesi gli Egcitli che riuscirono
a conseguire il successo nel ritorno: e gli Egcidi <li Tcbe sarebbero
di stirpe ateniese. Dunque le spedizioni della fratria degli Egeidi
tebani a Sparta sono due, cd il problema di capire a quale delle
due faccia riferimento Pindaro in questo luogo. Perch non do-
. vrebbe trattarsi della seconda? Aristotele, infatti, dice che in occa-
sione della guerra con gli Amiclci i Lacedemoni, saputo dal dio
che tiovevano prendere gli Egeidi come alleati, si mettevano in
viaggio (da Oelfi) verso Atene. Durante una sosta a Tebe vennero
invitati a partecipare ad un banchetto tenuto dalla fratria degli
Egeidi. Dopo il pasto sentirono il sacerdote che pregava gli dei,
che dessero la fortuna agli Egeidi: compresero il senso dell'omcolo
e quindi fecero l'alleanza.

Allapolitefa aristotelica si rif anche lo Schol. Pind. J>ytb. V IOlb:


L'altra venuta - la prima cui qui si fa riferimento quella legata
al ritorno degli Emclidi narrata da Eforo in FGrH 70 P 16, citato
immediatamente sopra dallo stesso scolio - quella con Timoma-
chos, avvenne quando i Lacedemoni erano in guerra con gli
Amiclei )].

Indicativo per il ruolo della storiografia beota nello sviluppo della


tradizione pu gi essere Paus. IV 7,8, secondo il quale un Egeide
avrebbe guidaLo il centro dcll'eserciLO heotico dumnte la prima guer-
ra messenica (sull'inizio della Ausgestaltung della storia mcssenica
nella storiografia beotica, v. jACOIIY FGrl l 265 r 38-46, Komm. P
130, n. 8). A ben vedere pare che Eforo replicasse in una prospettiva
filo-ateniese ad uno storico tebano che aveva esaltato di fronte a
Sparta i meriti dci 's~1oi,' Egeidi, come alleati degli Eradidi nella ktitbodos
a detrimento degli omonimi Ateniesi, discendenti, attraverso Teseo,
1\1'1'1\NI>ICI J67

del re J\igeus. La versione Lcbana cvidenwmcnte prendev;\ spunto


dalle tradizioni che portavano gli Eraclidi in Attica a chiedere aiuto
per la katbodos, tradizione gi nota ad Erodoto (JX 27, gli Ateniesi
avrebbero aiutato gli Eraclidi contro Euristeo), c poi alla base degli
Eraclidi di Euripide, nei <Juali'Hyllos si rivolgeva a Damophon, figlio
di Teseo, c dunque Egeide. Questo successo non poteva per essere
considerato definitivo, almeno nel rispetto della vulgata, che addebi-
tava la conquista del Pcloponncso ai pronipoti di I-Iyllos, Tcmenos,
Kresphontes ed Aristodamos. Simili tradizioni potevano tuttavia ave-
re avuto una particubrc rivivcsccnza nel 370/(,') quando la propag;\n-
da cercava di riallacciare i rapporti tra Atene e Sparta (Xen. He/1. VI
5,33). Particolarmente significativa la chiusa di Eforo, che ha il tono
di una postilla critica ad una tradizione tebana [forse di quel Daima-
chos (di Platea?) che secondo la tradizione Eforo aveva abbondante-
=
mente plagiato (FGrJ-I 70 T 17 65 T 1)], una ricostruzione dei fatti
che non si potuto o voluto trascurare: e poich per.caso gli Eraclidi
si impadronirono del Peloponneso proprio in quella spedizione,
credettero che l'oracolo avesse parlato degli Egeidi di Tebe, Questa
presa di posizione razionalista e polemica tende a svalutare l'impor-
tanza dell'impresa ed in linea con la tendenza anti-tebana dell'opera
di Eforo, tendenza messa molto bene in luce da MoMIGI.IANO 1935.
In queste storie si parlava degli Egeidi come di una realt familiare
o istituzionale esistente un tempo a Tebc, ma appunto al livello
cronologico dei fatti narrati, senza alcun necessario riferimento al
presente [ forse significativo che in Pausania (IX 5,15) Autcsion
(discendente di Cadmo cd antenato degli Egcidi) parta invece da
'l'ebe, per l'ira delle Erinni di Laio c di Edipo senza !asciarvi una
discendenza (Pausania non accenna all'oracolo cd alla ricerca da parte
degli Eradidi)].
La stessa tradizione aristotelica mostra chiarissimi segni di questa
polemica: al di l delle somiglianze esteriori - gi significative - si
avverte che l'autore era inreressato a dissipare l'equivoco tra Egeidi
Ateniesi c Tcbani, come prova tra l'altro il fatto che ricordasse che
gli Spartani chiamassero 81113~iou onA.ov la reliquia dell'eroe (la lettura
fmuo di un emendamento di Wilamowitz).
L'erudizione pii:1 tarda ha poi creato una rete di tradizioni nella
quale difficile districarsi. V. p. es. Schol. Pind. lstlm1. VH 18:

'n colonia dorica': gli Eraclidi scppcn) dall'oracolo del dio che
dovevano prendere con s gli Egeidi, eJ in lJUesto modo si sareb-
bero impossesati del Pcloponncso. Costoro erano una pbyl ;\te-
368 I.A NASCITA DEl. KOSMOS

nicsc. Ed essi, accohili nelle proprie fila secondo il vaticinio della


Pizia, dopo aver conseguito il successo sperato, impadronitisi del
Peloponneso fecero emigrare a Tebc gli Egcidi. Ma alcuni dicono
che gli Egcidi siano di origine tebana; ed altri che siano una phyl
di Tebe, donde vennero come alleati contro la Laconia e se ne
impadronirono; altri poi che cos si chiamano certuni a Sparta dal
nome di un tale Aigcus tebano, che avrebbero collaborato con gli
Eraclidi nella conquista della Laconia. Alcuni scrivono Argcic.li
perch la moglie. di Aristodemo, l'antenato degli Eraclidi, si chia-
mava Argcia, c tla Ici nacquero Euristcnc c Prode che si impos-
sessarono della Laconia. Il senso: oppure quando facesti in modo
che il ritorno dorico degli Eraclidi fosse posto su basi sicure: infatti
i tuoi discendenti gli Egcidi presero Amide con il vaticinio di
Apollo. Diversamente: non potrebbe parlare degli EgeiJi ateniesi:
infatti (Pindaro qui) si occupa di Tebe. E gli Egeidi sono ... (segue
la citazione di Arist. fr. 532 R. ed il testo citato sopra).

Le condizioni dei testi sono spesso precarie. Ma t:1lvolta editori


e studiosi moderni li hanno ulteriormente danneggiati. Nel testo ap-
pena citato c' pitl di un miglioramento da apportare all'edizione di
Drachmann. Dopo i\mxv & outot (l. 3, p. 263) i due codici di cui
disponiamo, B e D, hanno rispettivamente ~!qpcxlot avKa8ev) {(]
congettura della editio princcps romana) e ~mi..J v Ai.ylvu. L'editore
ha introdotto l'uno dopo l'altra nel testo le due letture, che nei codici
sono alternative l'una all'altra; esse sembrano pertanto corruzioni di
una stessa notizia. Si potrebbe restituire ~IUA.~ E'l 'AOl,Vat, con rife-
rimento alla cltuI Ayei, la seconda delle tribtJ clistcniche, ljlnAJ ev
essendo garantito da D, mentre da un originario 'AO\vcxt possono
essere derivati tanto vKa8ev quanto, evidentemente per suggestio-
ne prodotta dall'assonanza con AiyEllim, Aiyivo. Tale assonanza in
effetti all'origine della corruttela presente in entrambi i codici (l. 6
sg.) aytvl\ta OT)~aiou. Qui non v' motivo di emendare con KAY-
smt 1840, p. 93, Ayeillu 'AOllVttiou (Kayscr richiamava lo stesso
scolio p. 264, l. 6 sg.: e1vat l tOix; Eh,PllOEv AiyeH1x t IXVKaOev
'A8T)vaiou), ma si legger A\yeUa E>T)~atou: la noti7.ia riflette sem-
plicemclltc la tradizione sparLana sull'origine degli Egcidi c si diffe-
renzia dalla successiva che risente delle tmdizioni di IV sec. (<n1~tJlaxot
c auJl~taxicx gi in Eforo ed Aristotele) c quindi postula l'esistenza
degli Egeidi come tali gi a Tebe. Eliminato l'inutile emendamento,
nella prima pane dello scolio non resterebbe nessun riferimento agli
Ateniesi; eppure .da. qualche parte .si doveva alludere ad essi, se pi
avanti si incontra !a notazione critica (1.18): &llox;. A\yeilia vuv OK
Al'l'ENUlCl 369

&v d11 'A.yu>v to 'AOilVxiou, m:p ycp 8111Mv J..6yo. Tale notazio-
ne an~r posta in relazione, come naturale, con la parte iniziale dello
scolio, dove si dovr a maggior ragione leggere cjlu~ v 'A01)vm.
Non necessario forse correggere con WILAMOWITZ 1922, p. 478, e
KIECHLE 1963, p. 28, 81)Pru; in Hftpav (1. 6, con riferimento alla
presenza di Egeidi nell'isola): una versione filo-ateniese poteva ben
sostenere che gli Eraclidi, dopo aver ottenuto il successo nella katho-
dos, avessero fatto emigrare gli Egeidi a Tebe; trasformava cos in
Ateniesi gli stessi Egeidi di Beozia (cos al dire del commentatore di
Pindaro citato p. 264, l. 6 sg. gli Egeidi di Tebe sarebbero stati di ori-
gine ateniese; cf. del resto quanto si osse1va su Androzione). Infon-
data ovviamente anche la proposta di KlECHLI! 1963, ibid. tll)'UE per
cjif:ypalOt. Probabilmente a questo livello che si sviluppano le ver-
sioni che fanno discendere gli Egeidi spartani da quelli Ateniesi: v.
Schol. Pind. lsthm. VII 18a, Il. 1-6 Dr. che trasferisce agli Egeidi
ateniesi le imprese dei Cadmei, o la pi complessa operazione dell'e-
segeta citato in Schol. Pind. lsthm. VII 18c Il. 26 p. 2~3 - 7 p. 264
Dr.; la testimonianza pi autorevole, ma anche la pi difficile da
valutare, quella di Androzione FGr/-I 324 F 60c ap. Tzetz. ad Lyc.
495: Androzione avrebbe definito Aigeus, il re ateniese figlio di Eretteo,
uno degli Sparti, anzi, uno di quelli nati dai denti del drago a Tebe,
Sappiamo per che Androzione aveva sugli Spart un'opinione ben
pi razionalistica, e riteneva che gli uomini di Cadmo furono detti
cos l)1 t uw~uy Ka unopWillV e1vat (cf. FGr/-I 324 F 60b, ap.
Schol. Pind. Istbm. VII 13).
BIBLIOGRAFIA

La bibliografia selettiva ed elenca le opere citate nel testo in forma abbreviata


(in genere con il sistema autore-data). Per i periodici si utilizzano le sigle dell'<ndex
des priodiques dpouills de L'anne philo/ogiq11e. Per contributi e monografie
tradotti o pi volte stampati indicato per primo il testo da cui si cita.

ADAMANTIOU 193 t A., 1\ vauk'a4'al tv Em:fprn, PAA,


pp. 81-96;
AI>KINS t 972 A.W.H., Mora/ Val11es and Politica/
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Acropolis and otiJer Sites, ABSA,.
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INDICE
l'n:messa P 7

lntrod11Zione .. 9

l'ARTE PRIMA

l. La societ spartana di VII secolo 31


"
l. Parteni ed epeunatti: emarginazione ed integrazione du-
rante le g11ene messeniche 35
2. L11 grande rhtra e la tradizione sulla legislazione lic11rghea
" 51
J. La gramie rhtra: societ ed istituzimri politiche da Teo-
"
pompo e Policloro a Tirteo .. 71
'1. L'eserdto spartano all'epoca di Tirteo .. 82
5. Tirteo e i doveri dell'aristocrazia spartana .. 91

Il. I.a societ spartana tra la seconda guerra messenica e la met


del VI secolo 99
"
l. La distribuzione delle terre di Messenia 102
2. L'equilibrio politico-istituzionale: il problema dell'accesso
"
alla gerousia .. 108
3. L 'equilibrio politico-istitllzionale: le migini dell'eforato .. 114
4. l/ saggio Cbilonc, l'eforato, le leggi nmwarie e la tiran-
nide .. 124
5. Anassandrida, la guerra con Tegea e la politica filo-achea 138
6. Edilizia ed ideologia politico-religiosa .." 144

SI!CONDA I'AilTE
,.
III. lllj1potropbr e atletismo .. 153
l. Gli hippeis ,. 153
2. L'atletismo .. 162
458 LA NASCITA Lllil KOSAIOS

IV. I sissizi P 173


l. La 'moderazione' .. 178
2. l sissizi nelle societ spartana e cretese 191
3. Per l'esegesi di Alcmane fr. 9 Calarne 206
4. Variet del costume conviviale spartano d'et arcaica: Aie-
mane e le scene di simposio nella ceramografia laconica )) 214
5. Epilogo 224

V. Il commercio )) 227
l. Produzione e diffusione della ceramica laconictr: problemi
di metodo e risultati statistici 236
2. Sami ed altn' mercanti. Il commercio in La conia 253

VI. Le cerimonie funebri 277


l. Tirteo, i fumrali e l'aristocrazia spartana 279
2. La citt classica: proibizione del lamento e funerali reali 284
3. I funerali degli homoioi caduti in battaglia: il valore, la
lode e l'eroizzazione 290

aperti .
4. Sepolture pubbliche e culti eroici in citt: alcuni problemi
)) 309
5. Necropoli e memorie gentilizie: le lschai 318
6. La documentazione arcbeologica: le tombe 327
7. La dommentazione archeologica: gli heroa, le lschai ed
i smata. Memoria ed eroizzazione )) 331
8. Epilogo 338

Conclusioni )) 343
Appendici
I. Sul funzionamento dell'assemblea spartana 363
II. Su alcune tradizioni concernenti gli Egeidi 365

Bibliografia )) 371

Indice dei passi antichi citati 431


Imlice dci documenti figumti <139

Indice (lei nomi c delle cose notevoli Hl


Questo volume stato composto
dalla Grafica Elcnronica s.n.c., Napoli
c st;unpato presso la lluuna Stampa s.p.a., Ercolano
nel mese di aprile dell'anno l 99 l
per le Edizioni Scientifiche Italiane s.p.a., Napoli
Stampato in Italia/ Printed in haly

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