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Corrispondenze
Bolzano, autunno 56
Carissimo K.
Bando ai convenevoli: troppo avrei da raccontare
dellanno che trascorso dalla mia ultima. Ti scrivevo,
forse ricordi, di un allievo recente di Carlo V., gi
allievo del povero Carlo L., un giovane straordinario.
Ecco pur se in ritardo (chiedo venia) un
aggiornamento che credo gradirai. Riguarda lultimo
Busoni e una partecipazione invero assai inattesa.
Carlo V. doveva essere con noi per la composizione
pianistica ma non pot venire e cos mand questo
giovane di appena quattordici anni. Sulle prime la
giuria fu perplessa. Memoria assai corta la loro e
scarsa riflessivit od entrambe, ne converrai: non
inizi forse proprio alla stessa et Carlo V. medesimo i
concerti allEIAR? Per non dire dello stesso Busoni.
Insomma: ecco allultimora la repentina sostituzione
con un brillantissmo allievo di eccezionali qualit e
vocazione. Il giovanissimo Pollini infatti suscit lo
stupore di tutti: compositori concorrenti, pubblico et
etiam Deo giurati. Una esecuzione davvero mirabile
con alcune opere in gara mandate a memoria,
autentico prodigio. Ma la sorpresa si rinnov la sera
dopo a casa di Cesare N. Immagina la scena: io
accanto ad un adolescente seduti sullo sgabello
davanti al piano che sfogliamo la partitura del
Wozzeck e ci diamo il cambio a suonare
commentando le scene. Carlo V. mi aveva parlato del
ragazzo ma la sorpresa fu ugualmente grande.
Diventer qualcuno, non v dubbio, sentirete presto
di lui anche dai confini dellImpero. Mi congedo con un
abbraccio a te ed un saluto affettuoso alle tue care
figliuole. Tuo aff.mo A.V.
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alcun tempio di Asclepio. Ecco le greche, ecco gli scotomi, ecco il deficit
campimetrico. E finalmente la vertigine e il mancamento. Ecco, ora non
mancava proprio nessuno.
Passano alcuni minuti, forse tre forse quattro. K. riapre gli occhi, Wozzeck
ancora lunica porzione di testo ferma e leggibile. La memoria breve proietta
lesito di un semplice calcolo fatto alla prima lettura: 1942. Piano B, nome e
numero, numero e nome: un binomio fantastico, forse non larchetipo ma
almeno un buon modello. Baster per riprendersi?
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apr, spian la prima pagina del 1956 e scegliendo a caso inizi la spunta:
Quanta fatica in meno con un personal. Ma no, anche quando comparvero sul
mercato e in albergo entr uno dei primi IBM da tavolo il nonno continu a
scrivere a mano o con la Lettera 22, a unire punti e a disegnare a mano i suoi
poligoni. Il computer lo lasci volentieri al bureau, cio a zia Dina. Che in
America aveva visto i primi calcolatori, cos si chiamavano allora da noi. Che
anno era?
Calcolatori, IBM, America, la guerra..., ancora a voce alta.
Affiora un aneddoto, qualcosa tra nazisti e Alleati, usavano entrambi le
macchine IBM fino a quando nel 1942...
Ancora un mancamento. Perch? Fermarsi, chiudere lAlmanacco,
rileggere la lettera, che cosa contiene di tanto sconvolgente da colpirlo fino alla
vertigine? Non pu essere lanno, si disse, lhai citato e visto citato mille
volte, ogni volta una fitta per anni, certo mai come la prima, quella s ti
sconvolse fino a perdere i sensi, anche la scheda ti cost unimmensa fatica.
Ma oggi... Non sar che... no, non pu essere. Ricominciamo: la prima del
Wozzeck, Roman Vlad, il coprifuoco, Montale baritono fallito, lAndrea Doria,
la mia Lily: poteva essere su quella nave, Lily, la figlia minore, doveva
imbarcarsi pochi mesi prima per tornare a New York, il piroscafo era affondato
la notte tra il 25 e il 26 luglio.
Bando alle tristezze, come direbbe A.V., ricominciamo. Nonno K. torn
alle sue associazioni. America, IBM, zia Dina, Lily, Montale poeta, Wozzeck,
Montale baritono, Iago, Verdi, lOtello, la cabaletta al termine del secondo
atto, Montale Eugenio poeta in ginocchio che canta
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Avrebbe proprio voluto esserci. Bellaneddoto, ben scelto. Gli aneddoti non
mancavano mai nelle schede, un giorno forse le avrebbe riunite in un libro, gli
aneddoti sono preziosi, a sceglierli bene ti portano dove vuoi.
Tutto si collega con tutto, di nuovo a voce alta. Di nuovo sfugge il
controllo incrociandosi in dissolvenza con linquietudine che monta. K. va al
pianoforte, sfiora lavorio senza sedersi, si gira verso il grammofono, sul piatto
c un Rubinstein 54, Concerto n. 1 in mi minore di Chopin, attacco, rimane
in piedi per qualche istante poi poco prima dellentrata del pianoforte sul
legatissimo in crescendo degli archi qualcosa lo spinge in accelerando allo
scrittoio. No, niente telefono, non ora, se mai gli uscisse un suono, sarebbe un
balbettio. La carta pronta. Questa volta si siede, apre la stilografica e inizia a
scrivere: deve conoscere lintera data di nascita del giovane pianista tanto
dotato.
Quasi ai saluti linquietudine cresce ancora insieme a un presentimento.