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Lada igo: ROULETTE

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5/8/2017

di Giovanni Iozzoli

Lada igo, Roulette, Edizioni Mimesis, Milano-Udine, 2017, pp. 216, 16,00

Esiste una ricca letteratura sul rapporto tra il gioco dazzardo e la condizione umana
nella sua singolarit, nella sua imprevedibilit, nella sua morbosa componente di
rischio. Dostoevskij ne il prototipo classico, ma anche per Mark Twain, Pirandello e
molti altri, il tavolo verde stato un richiamo importante, non solo letterario.

Lada igo non ha paura di affrontare un territorio narrativo cos ben frequentato. Il suo
sforzo sottrarre al gioco dazzardo ogni fascinazione esistenziale, ogni residua
nobilt letteraria, per ricondurlo al suo ruolo di cruda metafora delleconomia
contemporanea, simbolo malato della modernit e del capitalismo finanziario.

In Roulette, la polemica anticapitalista e antinazionalista trasuda da ogni pagina. Siamo


dentro una narrazione fortemente ed esplicitamente politica, con un piglio polemico che
non siamo pi abituati a vedere dalle nostre parti. Il suo antieroe ludopatico e
instabile ex volontario delle milizie croate una specie di manifesto ambulante dellinganno nazionalista: ha
combattuto per una piccola patria che, appena costituitasi, ha generato gerarchie fondate sul malaffare, lo
sfruttamento, la clientela, lasciandosi dietro le spalle proprio i combattenti che avevano creduto nelle bugie
patriottiche.

Vada a chiamare i pesci grossi, i veri giocatori, i nostri politici e gangster, lo sa di cosa sto parlando? Il dado
tratto, i ladri si sono presi la posta e la roulette del popolo gira solo per finta, cos, per inerzia. Ho combattuto per
questa terra, correvo in mezzo ai proiettili, avevo una direzione, mi capisce, una direzione, lobiettivo era di salvare
qualcuno, e poi hanno venduto il mio paese e ci hanno schiaffato le sale slot e ci lasciano ammazzare lanima sulla
maledetta ruota. Cos vediamo le nostre piccole pensioni e le nostre paghe divorate dai numeri, fissiamo lo sempre
lo stesso punto come le pecore (p. 13).

La Croazia descritta da Lada igo, un non luogo in cui persino la sacra lingua croata lascia il posto a una
galoppante americanizzazione dalle insegne dei negozi allo stile di vita. E cosa c di pi americano di una sala
giochi e delle fredde luci delle sue slot machines? In questepoca di squallore tecnologico, persino il fascino
decadente della roulette, con il suo tappeto verde su cui si adagiavano ansie e desideri di gentiluomini inquieti,
lascia il posto a un aggeggio elettronico davanti a cui sfila unumanit derelitta in cerca di riscatto. Non si entra nella
spirale del gioco per linsofferenza esistenziale, ma nella speranza di ripagare un debito, trovare i soldi per laffitto,
rendere un po meno grama unesistenza proletaria che si rianima solo davanti ai neon colorati della sala.

Il libro si apre su una scalcagnata seduta psichiatrica collettiva per ludopatici, nel reparto di terapia
comportamentale di un grande ospedale. Una umanit dolente squaderna le sue angosce davanti a uno psichiatra
poco pi sano di loro, che non vede speranze nella sua missione riabilitativa:

erano anni che si paravano davanti dei giocatori odiava il suo lavoro, diviso tra il desiderio di aiutarli e
limpossibilit di sciogliere i loro debiti. Gli sembrava che il suo campo rimanesse incolto, senza frutti, il materiale
vinceva sullo spirituale. La sua professione non aveva senso: arava nel deserti, seminava sementi, ma anche
quando qualcosa cominciava a germogliare, rimaneva e sarebbe rimasta sempre malerba. Debiti. Centinaia.
Migliaia. Milioni (p. 15).

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Ante, il protagonista, uno del gruppo, danza sbilenco lungo le strade sconnesse di Zagabria, tra i mai sepolti ricordi
di guerra e quelli ancora precedenti, legati al ricordo di una vita normale. Il massimo a cui puntare inventarsi le
ragioni quotidiane per stare al mondo, senza speranze, senza prospettive, nella certezza che la Madre Croata non
concede riparo o riscatto, ai suoi cittadini che non hanno saputo convertirsi prontamente ai valori della societ di
mercato.

Tutto era calmo nella silenziosa metropoli mitteleuropea; nellapatia gli sembrava che risuonasse soltanto un
imperativo: non hai niente. Sul mercato ci sono 500.000 disoccupati. Non aspettare! Non c nessuna possibilit!
Gioca! Non hai altro. Gioca il tutto per tutto! (p. 23).

Le anime febbrili che affollano le sale slot di Zagabria, inventano dei tortuosi deliri numerologici per dare un senso
allesistenza: i numeri della roulette elettronica diventano divinit del destino, quasi sempre malevole, intorno alle cui
misteriose sequenze improvvisare la vita. Ma:

La somma di tutti i numeri sulla roulette 666. Il numero di Satana. Aveva combattuto in guerra, aveva puntato sul
rosso e sul nero, sul sangue e sulla morte, e poi aveva capito di essere stato tradito (p. 24).

Nel suo vagabondare insensato, lex soldato Ante incontra altri relitti umani, devastati dal gioco e dalla miseria: lex
custode della sua vecchia scuola, unantica amante opportunista, una cognata forse amata, distrutta dalla povert,
dalla malattia e dalle crudelt di un marito il fratello del protagonista furbo, fedifrago e imboscato.

Ante lesatto opposto dei tipi umani che dominano il paesaggio balcanico in questi tempi: non astuto, ha ancora
un po di cuore, e si giocato la vita puntando sulla Patria accorgendosi solo anni dopo che la partita era
truccata.

Nel suo delirio cabalistico anche Ante elabora un percorso di autodistruzione lungo il quale dovr regolare tutti i
conti rimasti in sospeso. Ad ogni numero su cui scommettere, corrisponder un obiettivo da colpire: il maggiore che
lo dirigeva verso i massacri, che si rifatto una piacevole esistenza da civile; il direttore della segheria da cui stato
licenziato; il fratello stesso, simbolo cinico della Nuova Croazia. E a coronamento di tutto, con luscita solenne del
numero zero, Ante programma il suicidio finale che dovrebbe riscattare e nobilitare una vita sbagliata.

Naturalmente tutto si combiner in modo opposto agli sbrindellati programmi di vendetta dellex miliziano: non solo
non riuscir a portare un po di giustizia nel suo mondo, ma il destino gli precluder anche il privilegio di un suicidio
onorevole. Nella sua sfortuna cronica lo ritroveremo, dopo essersi sparato un colpo di pistola in petto, di nuovo nel
reparto di terapia comportamentale, l dove la storia era cominciata. Il proiettile lha paralizzato senza ucciderlo. Il
solito psichiatra cerca di convincerlo che andata bene cos fedele al mandato di medicalizzare il disagio sociale
e la povert, che una delle caratteristiche del presente, non solo in Croazia.

Intanto Ante, il protagonista, sente che la sua febbre di vendetta si placata. Nuovi guai lo attendono allorizzonte,
mentre: scivolava sulla carrozzina stordito, vuoto, senza cercare pi alcuna spiegazione al caos del mondo (p.
215).

Sta crescendo una generazione di (giovani e meno giovani) narratori jugoslavi probabilmente alcuni si sentono
davvero tali che stanno provando a raccontarci i Balcani, facendoli uscire dalla zona dombra in cui la cattiva
coscienza europea li ha confinati fino ad oggi. In una nota iniziale, lautrice dedica il libro allesercito crescente degli
sconfitti della societ croata, poveri, precari, disoccupati, che ormai trovano nelle sale slot che spuntano ad ogni
angolo di strada, a Zagabria lunico approdo per le loro vite lacerate. Lautrice si chiede: Ma possibile
sconfiggere la maledetta roulette che gioca con le speranza, cos come la nostra societ gioca con le esistenze?
(p. 6).

Domanda retorica. Diciamo che possibile produrre della buona letteratura impregnata di realismo e motivazioni
civili; possibile smascherare le ideologie della guerra e della competizione; possibile senzaltro raccontare con
crudezza il vero volto delle societ post-socialiste, senza nostalgie, ma con la certezza che la modernizzazione
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capitalistica non mai un buon affare per la povera gente.

Quando tra qualche decennio si vorr indagare sullanima balcanica, bisogner ricorrere alle storie squinternate dei
suoi perdenti, raccontate da autori sinceri come Lada igo.

3/3

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