Fino ad oggi non pochi film di fantascienza
hanno affascinato, entusiasmato e stimolato la
curiosit del grande pubblico.
Molti ricorderanno, tra i numerosi capolavori
cinematografici di Chris Columbus,
Bicentennial Man, del 1999, in cui Andrew
Martin, un robot di servizio interpretato da un
brillante Robin Williams, dimostra di
possedere emozioni e sentimenti alla pari di
un uomo, tanto da intraprendere una lunga
battaglia legale per essere riconosciuto come
un membro del genere umano a tutti gli
effetti.
Oggi possiamo affermare che non siamo poi
cos lontani dalla fantascienza. Da poco
arrivato anche nelle case italiane Robi, il robot
umanoide di ultimissima generazione firmato
De Agostini, primo esemplare di androide per
famiglie. Frutto della mente geniale di
Tomotaka Takahashi, giovane ingegnere
informatico giapponese, Robi parla, canta e
interagisce con comandi vocali, ma ed
questa la novit in modo nuovo: dotato di
una scheda per il riconoscimento vocale che
facilita linterazione fra uomo e macchina.
I robot umanoidi, sostiene Takahasi,
saranno gli smartphone del futuro. I telefoni
sono oggetti impersonali e ci mettono in
comunicazione con il mondo attraverso uno
schermo freddo. Un aiutante dalla forma e dai
modi umani pu farlo in modo naturale e
gradevole. Del resto, Un robot, continua
lingegnere, ci far sempre paura, e lo
tratteremo con diffidenza, se non sar in grado
di parlarci usando la nostra mimica fisica e
copiando la nostra psicologia ed emotivit.
Robi potrebbe dunque essere il precursore di
una nuova generazione di robot che, sempre
pi vicini alla natura umana, saranno in grado
di soddisfare efficientemente i nostri bisogni e
le nostre esigenze, saranno capaci di
interpretare le reazioni degli uomini e
comprendere i meccanismi psicologici che ne
sono alla base.
Non solo. Sempre dal Giappone arriva la
novit delle-skin: un sottile strato di plastica
integrato di sensori atti a rilevare e rispondere
a stimoli di pressione e tocco. Si tratta di una
vera e propria pelle elettronica, inventata
dai ricercatori dellUniversit di Berkeley,
che, tra le tante applicazioni, potrebbe
provvedere i robot del senso del tatto, oltre
che di un aspetto sempre pi simile a quello
umano.
E se da un lato si assiste a un crescente
processo di umanizzazione dei robot,
dallaltro, a promuovere la completa
integrazione tra uomo e macchina, concorre il
fenomeno opposto: la robotizzazione degli
uomini, che trova le sue pi rilevanti
applicazioni in ambito medico.
Il connubio perfetto tra biologia ed elettronica
consolidatosi negli ultimi decenni ha
permesso di compiere passi da gigante. Se
allinizio questa collaborazione
interdisciplinare era orientata a migliorare le
tecniche di diagnosi e terapia, ora le ricerche
mirano alla realizzazione e installazione di
dispositivi impiantabili che garantiscano la
corretta attivit di numerose funzioni vitali.
il caso di pace-maker e defibrillatori
impiantabili, micro pompe a infusione per la
somministrazione di farmaci, sistemi
robotizzati per la chirurgia, protesi acustiche
per impianti cocleari, solo per citare alcuni
esempi.
Robot e tecnologie come queste sembrano
destinate a entrare nella nostra quotidianit, in
modo cos ingerente da comportare
conseguenze non irrilevanti.
E le novit, com pi volte appurato, non di
rado, suscitano forti opposizioni.
Non tutti sono sicuri che questevoluzione
della tecnologia sar una fonte di progresso
per la societ. Molti scettici temono che,
dietro la concezione che gli strumenti
davanguardia possano migliorare le
condizioni di vita delluomo e combattere
gravi malattie, si nascondano altri obiettivi.
Secondo quanto espresso in un articolo di
etleboro.blogspot.it, Il futuro dell'umanit
nella robotizzazione, gli uomini verranno resi
quanto pi simili a delle macchine, in grado di
combattere virus, affrontare situazioni
problematiche e ad alto rischio, in grado di
anticipare le mosse del nemico e di prevenirle.
Si creer una nuova razza, sovraumana, che
sar anche l'esercito indistruttibile in grado di
neutralizzare i nemici contenendo al minimo
le perdite umane e materiali. C inoltre chi
teme che i robot possano sostituire luomo in
numerose attivit lavorative, ingigantendo il
problema della crisi economica mondiale con
tutte le sue conseguenze e allargando cos il
divario tra ricchi e poveri. Sono dunque i
robot al nostro servizio, o diventeremo noi i
loro servi?
In realt, scrive Fabio Galimberti, Non mai
stato un segreto che i robot sono creati per
distruggere i posti di lavoro degli esseri
umani. E bene ricordare che i robot non
sono entit indipendenti e pensanti. Non sono
dispositivi autonomi creati con le nostre
fattezze, ma, spesso, solo semplici periferiche
di enormi database wireless in banda larga.
Rimangono pur sempre delle macchine, prive
di cervello e di unautocoscienza. Anzi,
continua Galimberti: I robot sono ben
poca cosa a confronto degli attacchi ai
sindacati, della chiusura delle fabbriche,
dell'esternalizzazione dei posti di lavoro, dei
salari ridotti per decreto, delle proclamazioni
unilaterali dello stato di austerity e delle
enormi disparit di reddito fra chi possiede i
capitali e la popolazione fisicamente
produttiva.
Ad ogni modo la questione dei robot continua
a dare voce ad accesi dibattiti: siamo dunque
prossimi a una nuova et dell'oro o solo
l'inizio della nostra autodistruzione?
20/01/2014