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UNO SGUARDO INTERNAZIONALE

SULLA FILANTROPIA

Giulio Tagliavini – Università degli Studi di Parma


Giovanni Fracasso - Università degli Studi di Parma - Banca Albertini Syz & C. Spa
MILANO 08-07-2010
LA FILANTROPIA OLTRE LA CRISI
 Un punto di vista aziendalistico
 Erogazione filantropica come investimento
 Il rilievo dei casi intermedi
 I principi per misurare l’efficacia degli interventi

 Alcuni fenomeni globali – Filantropia e crisi economica


 Asset Allocation e investment strategy post-crisis
 Ri-posizionamento strategico
 Comunity Foundation
 Women’s Philanthropy
 Fare network

 L’operatività e la sensibilità maturata da BpE


DANHAUSER Josef, 1805 Vienna - 1845 Vienna, Der Pfennig der
Witwe, Residenzgalerie Salzburg
El Greco, San Martino e il
mendicante
Un punto di vista aziendalistico
 Le erogazioni liberali erano considerate «all’esterno» delle operazioni da
esaminare con logica aziendalistica, adesso si recupera una sensibilità che le
vede «all’interno».
 Una erogazione benefica si inquadra in effetti nella classe degli investimenti.
In un senso restrittivo gli investimenti devono essere «redditizi». In un senso
più allargato, gli investimenti devono essere «equi», oltre che «redditizi». Le
erogazioni sono un caso particolare di investimento per cui si tiene in
maggior conto del profilo dell’equità, rispetto ad un poco importante profilo
della redditività.
 Ma nel concreto, gli investimenti sono spesso intermedi tra un focus sul
ritorno economico e un focus sul ritorno collettivo.
 Occorre rafforzare la tecnica di valutazione degli investimenti; abbandonare i
criteri quantitativi, creare schemi nuovi per una politica di valutazione del
ritorno, della sostenibilità, delle conseguenze collettive di un investimento.
Due prospettive …
… nel considerare il ritorno di un investimento e le sue ricadute
 L’uomo è dotato di intelligenza e di forza creativa
per moltiplicare ciò che gli è dato, sinora però egli
non ha creato, ma distrutto. Le foreste si fanno
sempre più rade, i fiumi si seccano, la selvaggina
si è estinta, il clima è guastato, e di giorno in
giorno la terra diventa sempre più povera e più
brutta.
- Anton Cechov, Zio Vanja , 1899

 Although there are exceptions to this rule, most of


the time there is a hapy harmony between creating
value and enhancing the quality of life.
- G. Bennett Stewart, The quest for Value, 1991
Un punto di vista aziendalistico / 2

Finalità del finanziatore

Impatto socio-
Profitto ambientale

Finanziamento progetto
A Obiettivo Vincolo
profit

Area della Finanziamento progetto


restituzione B profit con valutazioni Obiettivo Vincolo
del capitale socio-ambientali

Finanziamento progetto
C Vincolo Obiettivo
non profit

D Erogazione Vincolo Obiettivo


Un punto di vista aziendalistico / 2
Finalità del finanziatore

Impatto
Profitto socio-
ambientale

Finanziamento progetto
A Business is business
profit

Area della Finanziamento progetto


restituzione B profit con valutazioni
del capitale socio-ambientali Business is philantrophy /
Philantrophy is business
Finanziamento progetto
C
non profit

Philantrophy is
D Erogazione
Philantrophy
Un punto di vista aziendalistico / 3
A B C D

Progetto profit
con
Progett Progetto non
valutazioni Erogazione
o profit profit
socio-
ambientali
Banca
Spazi di Banca Etica Banca
Banca Fondazione
operatività Fondo Comune Banca Etica
Etico

Enti pubblici
Destinatari Organizzazioni non Enti privati non
Imprese Imprese
profit profit
Altre fondazioni
Criteri di
valutazione
ex ante Solvibilità
Solvibilità allargata Reputazione o
degli Solvibilit Compatibilità
(nuova bancabilità) profilo professionale
à sociale ed
investiment Impatto sociale Impatto sociale
ambientale
i
INTERMEDIAZIONE FILANTROPICA e BORSA SOCIALE

 … come nell’intermediazione finanziaria, ci sono istituzioni, che intermediano


fiducia e fanno da schermo tra operatori che non si conoscono …
 … allo stesso modo, nel campo filantropico, abbiamo bisogno di istituzioni
che gestiscano operazioni filantropiche per conto di donatori relativamente
piccoli o che donatori che non vogliono strutturarsi
 Le fondazioni italiane non sono particolarmente attente in questa direzione, ma ne avrebbero
molti benefici [vedi Etimos e Protezione civile].

 Passaggio verso il fund raising e i progetti compartecipati.


 Passaggio alla sollecitazione verso la pubblica filantropia.
 Quali i sono i fabbisogni finanziari dei progetti filantropici:

 FF verso l’erogazione ai prenditori finali


 FF strumentale in capitale fisso
 FF strumentale in capitale fisso

 Ci sono grandi prospettive di irrobustimento dell’intermediazione filantropica, sia attraverso


istituzioni (ASSIFERO ad esempio) che attraverso mercati (Borsa Sociale).
RIPENSARE I CONFINI TRA PROFIT E
NO-PROFIT

 Superare il trade-off profit no-profit

 Rompere gli schemi

 Non più e non solo “restituzione alla società della ricchezza


accumulata nel tempo” non più e non solo “dono” ma anche
innovazione sociale, imprenditorialità sociale

 Venture Philanthropy

 Network filantropici
LA FILANTROPIA nel tempo:
 Nella Firenze del Quattrocento nacque la
Compagnia dei Buonomini di San
Martino: fu fondata nel 1441 composta da
dodici uomini, aveva lo scopo di
soccorrere "i poveri verghognosi", ovvero le
famiglie benestanti cadute in disgrazia, che,
per pudore, non chiedevano elemosine
pubblicamente. La serietà della compagnia
suscitò il rispetto e l'ammirazione della
città, tanto da venire menzionati da papa
Eugenio IV come Angeli di Firenze.
 La compagnia assistenziale aveva raggiunto
una tale autorevolezza nella Firenze dei
mercanti che quando i Buonomini avevano
estremo bisogno di denaro accendevano
una candela alla porta d'ingresso
dell’Oratorio e in poco tempo trovano le
provviste necessarie.
 L’Oratorio è ancora visibile a Firenze vicino la
casa di Dante
LA FILANTROPIA OGGI: ... non basta accendere un lume…
LA FILANTROPIA e LA CRISI FINANZIARIA(1) :
 Il Foundation Center, sulla base di una survey su oltre 1200 fondazioni grandi e
medie degli Stati Uniti ha evidenziato che dal 2008 al 2009
- le erogazioni sono scese del 8,4 %
- il dato rappresenta il massimo calo dalla partenza della banca dati nel 1975
- nel fiscal year 2008 la perdita media subita dai patrimoni delle Fondazioni
considerate è stata pari a circa il 17 %
- il calo delle erogazioni è stato più marcato nelle Fondazioni di famiglia rispetto
a quelle corporate
(fonte: Foundation Growth and Giving Estimates, Foundation Center , 2010 Edition)
 Sono scese anche le donazioni individuali
- 4,9 % nel 2009
- 6,0 % nel 2008
- negli Stati Uniti il dato impressiona ancora di più perché la crescita delle
“individual giving” era stata costante negli ultimi anni.
(fonte: Report 2010, Center on Wealth and Philanthropy- Boston College)
 Nel 2009 il “Total U.S. Giving”, l’ammontare delle donazioni da parte della
popolazione, degli Fondazioni, delle Aziende è diminuito del 3,2 %
(fonte : Giving USA Foundation - However, US)
LA FILANTROPIA e LA CRISI FINANZIARIA(2) :
 Un altro studio recente del Commonfund Institute su un campione più ristretto di
130 Fondazioni private e 43 comunity foundation ha evidenziato:
- nel 2008 - 26 %
- nel 2009 + 21 %
- ma a tre anni il rendimento medio è ancora negativo : -1.1 %
 Sempre da questo studio di evince che il ritorno medio degli investimenti a 5
anni è del 3,6%: ben al di sotto delle coperture di spese, dell’inflazione e degli
altri costi.
(fonte: 2010 Commonfund Benchmarks Study of Foundations – Commonfund Institute)
 In molti casi i teams di gestione del portafoglio costano di più di quanto fanno
rendere il portafoglio della Fondazione da gestire
 Anche le Associazioni di beneficienza, da una ricerca del Commonfund Institute su
66 fondazioni , escono dalla crisi con cali pesanti nel 2008, solo parzialmente
coperti dai guadagni del 2009
(fonte: 2010 Commonfund Benchmarks Study of Operating Charities, Commonfund Institute)
LA FILANTROPIA NELLA CRISI ECONOMICO-
FINANZIARIA:
doppio effetto su patrimonio ed erogazioni
Fondazione Hewlett : calo degli Assets e riduzione erogazioni al 31.06.2009
INVESTMENT STRATEGY e ASSET ALLOCATION:
alcune evidenze dagli Endowments alle Fondazioni

 L’“euforia finanziaria” dell’ultimo decennio ha contagiato, in particolare nel


mondo anglosassone, anche le Fondazioni: molte di esse, sia private che
corporate, si sono messe a inseguire rendimenti improbabili, elevate
performance.
 Come negli Endowments delle grandi università americane (e in particolare
Yale e Harvards), l’obiettivo era il conseguimento di performance “stellari”: in
particolare tra Yale e Harvard si era innescata una stretta competizione nel
cercare e generare consistenti ritorni assoluti, questa competizione e questo
focus sulle performance avevano contagiato tutto il sistema degli endowments:
- Harvard nell’anno fiscale 01.07.2008 - 30.06.2009 ha perso un ¼ del
patrimonio: il 27,30%
- Yale ha perso il 25 %
- secondo la NACUBO nel f.y. 2008 la perdita media degli endowments si
assestava al 3% mentre nel f.y. 2009 la perdita media era del 23%
INVESTMENT STRATEGY e ASSET ALLOCATION:
gli errori fatti … “like a hedge funds”

 Ovviamente negli Endowments universitari la rincorsa verso modelli performance-


oriented è stata più elevata: ma anche le Fondazioni Private hanno avuto
consistenti cali di portafoglio e spesso si sono trovate con problemi di liquidità.
 Alcune fondazioni sono incappate nei fondi di Madoff
 Altre avevano un eccessiva esposizione all’equity o su investimenti “alternativi”
 Alcune come gli endowments usavano addirittura la leva
 Nelle Fondazioni private il guadagno derivante dai propri assets diventava più
importante dell’incrementare e sviluppare il fundraising e del “curare” i donatori.
 Triste evidenza empirica: alcune Fondazioni hanno investito di più nello
strutturare teams di gestione del portafoglio che in team di validi professionisti in
grado di sviluppare con successo i progetti filantropici e in grado di organizzare
efficienti politiche di fundraising

 Ma in una Fondazione, come in un Endowments universitario, la prima regola


per i propri investimenti non deve essere la protezione del patrimonio?
INVESTMENT STRATEGY E ASSET ALLOCATION:
ri-orientamento strategico della gestione del patrimonio

 Negli Endowments, colpiti dalla crisi finanziaria il problema era stato duplice:
- carenza di liquidità e presenza considerevole di asset illiquidi (hedge funds,
private equity, fondi immobiliari, ecc.)
- e un problema di diversificazione senza effettiva de-correllazione: con il crollo dei mercati
gli investimenti erano strettamente inter-connessi e sono caduti tutti insieme.
 Come negli Endowments, nelle Fondazioni, è in corso un forte processo di ri-
orientamento strategico dell’asset allocation e dei modelli di investimento.
 La regola principale è tornata ad essere la Protezione del Patrimonio che si
sostanzia con:
- Focus su liquidità e liquidabilità degli asset
- Focus sulla Solidità degli investimenti
- Trasparenza degli investimenti
- Attenta e approfondita due-diligence dei gestori in cui si investe
- Non fidarsi delle mode
- Attenzione ai derivati e ai titoli scambaiti su mercati OTC
LA FILANTROPIA OLTRE LA CRISI :
RI-POSIZIONAMENTO STRATEGICO

 Le Risorse scarse e gli errori incoraggiano a migliorare…

 La Gestione dei rischi diventa centrale per la protezione del patrimonio.


 Non si può pensare di programmare interventi di medio-lungo periodo se poi si
riesce a proteggere le risorse dedicate

 “Prudent financial management is a prerequisite to the foundation’s


ability to meet its programmatic objectives”(Ford Foundation, Report 2009).
 Dopo la crisi finanziaria l’active management dalla gestione di portafoglio si sta ri-
focalizzando sulla protezione del patrimonio e sul controllo dell’efficienza e
dell’efficacia dei progetti e della spesa.

 Il ri-posizionamento strategico comporta un allineamento – in termine di


obiettivi, comportamenti e organizzazione - tra:
Fund raising - Asset Protection - Grantmaking

 Ricerca di efficienza nelle erogazioni (si veda “Responding in Crisis: An Early Analysis
of Foundations’ Grantmaking During the Economic Crisis”, Foundation Center 2010)
TENDENZE NELLA FILANTROPIA INTERNAZIONALE:
Forte crescita delle Comunity Foundation (1)
 Esempio di filantropia diffusa e “partecipativa”

 Le più grande si trova nello Stato dell’Oklahoma, la Tulsa Comunity Foundation,


 Poi vi sono:
- The Cleveland Foundation,
- Chicago Comunity Trust,
- New York Comunity Trust,
- Silicon Valley Comunity Foundation,
- Greater Kansas City Comunity Foundation
- The Oregon Comunity Foundation
- Marin Comunity Foundation

Segreti del loro successo:


 Organizzazione e
 “Coinvolgimento emotivo dell’intera comunità”
 Legame strategico con il territorio”
TENDENZE NELLA FILANTROPIA INTERNAZIONALE:
Forte crescita delle Comunity Foundation (2)
Tulsa Comunity Foundation (Oklahoma USA)
 Mission: coordinare, aiutare e assistere i donatori a raggiungere i loro obiettivi
filantropici e migliorare la qualità della vita in Oklahoma orientale
 Focus su uno specifico territorio: Tulsa e l’Est Oklaoma
 Struttura:
• 12 Organizzazioni di Supporto
• 314 Donor Advised or Donor Designated Funds
• 235 Charitable Agency Reserve Funds
 Donazioni e conferimenti: cash, mutual funds, immobili e altri assets reali ecc.
 Crescita impetuosa:
- alla fine del fiscal year 1999 avevano assets totali per $ 117.000
- alla fine del f.y. 2004 gli assets erano arrivati a $1.255.966.405
- alla fine del f.y. 2006 assets per $ 3.136.698.010, nel 2008 si superano i 3,8
miliardi di $
EVIDENZE NELLA FILANTROPIA INTERNAZIOANALE:
la WOMEN’S PHILANTHROPY (1)

 Teresa Heinz: “Good philanthropy is … the art of thinking broadly and openly about
challenges and then forming diverse coalitions of approaches and capabilities in response.
Complex challenges require collaborative responses”.
 La Wp è sempre più un terreno privilegiato di studi: non si deve pensare alla
vecchia filantropia delle dame da the ma a forme altamente strutturate
 Già nel 1994 Joseph Mixer in un articolo “Women and Power in the Nonprofit Sector”
 Case studies: Boston Women’s Fund, Michigan Women's Foundation, Resourceful Women ec
 Perché studiare la WP?
Secondo alcuni studi(e il WPI)vi è un altro aspetto chiave nel mondo anglosassone
e in generale in Occidente: le donne vivono di più, pertanto il passaggio di
ricchezza intergenerazionale avviene da parte loro; sono esse le protagoniste della
“destinazione di ricchezza”, sono esse che dispongono il testamento ultimo…
 Da un analisi attenta del fenomeno emergono i punti di forza della WP :
- Evidenza empirica : le donne sono più brave a fare raccolta(…Reinventing fundraising)
- Approccio pragmatico
- Peer-to-peer philanthropy
- Capacità fortissima di fare gruppo
- Eccellente organizzazione di eventi
- Capacità di espandere in maniera più efficace il CIRCLE
WOMEN’S PHILANTHROPY : BOSTON WOMEN’S FUND

 Fondato nel 1984, ha staff e Board tutto al femminile.


 Filantropia mirata al mondo femminile e ai bambini: “The wonderful added value of
the Boston Women’s Fund is its dependence on the value of the collective, a true reflection of
women-inspired women-led philanthropy ”
 Catteristiche
- Fornisce assistenza “tecnica”
- E’ un eccellente networking Forum
- E’ in grado di costruire una partnership di lungo periodo tra donatore e BWF

 Pionere nell’organizzazione di eventi di grande coinvolgimento

 Slogan: With your support, we demonstrated the power of women in our philanthropic efforts….
WOMEN’S PHILANTHROPY: NETWORKING

 La WP insegna che è essenziale la capacità di fare network, di


cooperare
 Sharing the best practies…
• The Boston Women’s Fund Organizing Institute is a series of community events for networking,
sharing best practices and developing strategies. Our goal s to create opportunities for
partnerships among grantees and funders, networking among women and girl organizers in the
field, and learning about issues that impact the community. Resource sharing and learning from

each other are essential to achieving social change.


EVIDENZE NELLA FILANTROPIA INTERNAZIONALE
NETWORKING e … via Francigena

La cooperazione tra strutture filantropiche differenti e


“culturalmente” diverse è antica:
 Un possibile esempio, sul quale vi è un ampia letteratura dal punto di vista
storico, è quello della coesione e collaborazione tra enti ospedalieri, conventi e
ostelli lungo la Via Francigena (da Canterbury a Roma)…
 Già intorno al 990 d.c. vi è un ampia cronaca nel Diario di Sigerico, del
percorso di ritorno da Roma a Canterbury: un resoconto del viaggio con 80
tappe.

 Ma soprattuto in seguito con le crociate, ordini monastici e ordini cavallereschi,


spesso in conflitto tra loro, collaboravorano invece lungo la rete delle vie del
pellegrinaggio ai luoghi Santi, nell’ospitalità e nell’assistenza ai pellegrini.
 San Gimignano nè un esempio
 La Via Francigena e la via per Santiago de Compostela erano specie di rete di
solidarietà che legava l’Occidente.
Le idee cambiano nel tempo …

 Alcuni approcci mentali ai problemi sono stati giudicati inizialmente assurdi,


ma poi piano piano hanno guadagnato legittimità, ad esempio:
 Microcredito e diritto al credito
 Nuova sensibilità sulle disfunzionalità delle stock option
 Nuova sensibilità sui pericoli degli strumenti derivati
 Tassazione avversa alla finanziarizzazione dell’economia (Tobin Tax)
 La filantropia è influenzata dalla situazione, prima macrofinanziaria e poi
macroeconomica, compromessa, che induce l’allargamento dell’area della nuova
povertà. Questa costituisce un problema di priorità assoluta.

 Quindi:
 BUONA FINANZA non ALTRA FINANZA
 Importanza dell’esistenza di «laboratori» per testare idee nuove
Esperienze cumulate da BpE

 Un profilo molto importante: le reti sociali.


 La criticità della rendicontazione non finanziaria,
 L’elevato interesse da parte della domanda.
 Il profilo della sperimentazione e della sfida.
 L’importanza delle persone.
 L’importanza dell’atteggiamento aperto e fiducioso verso il futuro.
 La filantropia e un atteggiamento altruistico (in campo finanziario)
interessano ad un pubblico molto vasto, non necessariamente ad alto
reddito.
CONCLUSIONI: RI-PENSARE IL PROBLEMA

 Per realizzare una strategia di azione filantropica non basta comprare un


prodotto presente sul mercato, bensì realizzare una soluzione su misura
 Evitare in primo luogo di essere controproducenti rispetto all’obiettivo
perseguito (Dambisa Moyo)
 Evitare di essere filantropici con i soldi degli altri e che gli altri siano
filantropici con i soldi nostri
 Evitare di creare ostacoli alla buona sperimentazione innovativa, ma
piuttosto occorre supportarla
CONCLUSIONI: RI-PENSARE I PROBLEMI E LE
OPPORTUNITA’

 I parametri più delicati su cui compiere le scelte:


 Applicare criteri etici sono nell’utilizzo dei redditi provenienti dal
patrimonio o applicarli anche nella fase dell’investimento ?
 Quale rilievo dare alle «reti sociali»
 Come valutare il ritorno sociale delle scelte effettuate
 Quanto sviluppare all’interno (progetti propri) e quanto supportare i
progetti di altri
 Quanto investire su una dimensione immediata dei problemi e quanto
investire invece su progetti a ritorno ritardato
 Investire localmente / non localmente
RIFERIMENTI

 Giulio Tagliavini, Gli obiettivi filantropici della famiglia, in Alberto Lanzavecchia, Family Office – Una
struttura organizzativa a servizio dei grandi patrimoni famigliari, MUP Editore.
 Giulio Tagliavini, La gestione finanziaria delle fondazioni, Economia & Management.
 Giovanni Fracasso, La caduta degli Dei, Tuttofondi-Morningstar, 2009
 Gino Gandolfi , Le strategie post-crisi degli Endowments, Intervento Convegno ACRI, Novembre 2009
 Lucia Poletti, Equo e Redditizio – Obiettivi sociali e obiettivi finanziari nella valutazione degli investimenti,
Tesi di dottorato, Università di Bologna.
 Maximilian Martin, Managing Philanthropy after the Downturn: what is ahead for Social Investments ?
 Dambisa Moyo, La carità che uccide (Dead Aid)
 Hudson Institute, The Index of Global Philanthropy and Remittances 2010
 “2010 Commonfund Benchmarks Study of Foundations”, Commonfund Institute, 2010
 “2010 Commonfund Benchmarks Study of Operating Charities”, Commonfund Institute, 2010
 Center for Women’s Business Research, “Businesses Owned by Women in the U.S. – 2008, 2008
 Leaders in Business and Community, The Philanthropic Contributions of Women and Men Business Owners, 2000
 Gail Asper, The Changing Role of Women in Philanthropy, 2007
Giulio Tagliavini è Professore ordinario di Economia degli intermediari finanziari l’Università degli Studi di Parma.
Socio ordinario Aiaf, ha svolto alcuni ruoli nell’ambito del percorso di sviluppo di Banca popolare Etica (Comitato
etico e, attualmente, consiglio di amministrazione).
E’ autore di numerose pubblicazioni nel campo del management finanziario descritte in www.giuliotagliavini.it

Giovanni Fracasso è Senior Private Banker di Banca Albertini Syz & C. Spa.
Svolge un Dottorato di Ricerca in “Mercati e Intermediari Finanziari” presso l’Università di Bologna
in collaborazione con l’Università degli Studi di Parma.
Si occupa di wealth management, investitori istituzionali e Fondi Sovrani.
Bibliofilo, è Presidente dell’ “Associazione Amici della Biblioteca Palatina di Parma”.

Nulla di quanto contenuto nella presentazione può essere interpretato o inteso come una sollecitazione all’investimento ovvero un’offerta,
un invito ad offrire, un messaggio promozionale o una raccomandazione a sottoscrivere prodotti finanziari o servizi.
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