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EXALTED: The Lost Avatar

+ Libro I - Acqua (Prologo - Il risveglio / Jade Empire: The Way


of the Open Palm) +

"... qui?"

Due rivoli d'acqua danzavano davanti ai loro occhi, lambiti da mani agili che
ne guidavano il moto.

"...io..."

Silenzio. Piccole stille caddero dal flusso d'acqua che stava controllando.
Poteva davvero rispondere loro, quando non riusciva a dar pace nemmeno al
proprio animo? Sapeva che alle spalle c'erano degli uomini persi, che
avevano disperatamente cercato la forza di seguire la sua visione, per quanto
folle potesse essere. Ma un solo sbaglio, il rischio di aver creduto una volta
ancora di poter cambiare le cose, e le loro speranze si sarebbero spente per
sempre.

Vacillare, dopo un viaggio cos lungo, era fuori discussione.

"...abbiate fiducia."

Riprese la concentrazione, terminando i kata che aveva appreso anni prima.

I due flussi, sempre pi impetuosi e rapidi, vorticarono attorno a loro in una


spirale, innalzandosi al cielo prima di congiungersi e ricadere come una bolla
d'acqua che li avvolse.
"Anyu, Atka..." si rivolse a due compagni alle sue spalle.

"Non parlare." rispose il pi vecchio dei tre. "Andiamo"

Il ragazzo e la donna chiamati si unirono alle sue movenze, mentre altri rivoli
d'acqua sorgevano e si spostavano per aprire loro il passo verso il fondale.

"Guidaci." ordin il vecchio, pi teso che severo.

Sopra di loro le acque sembrarono svettare, mano a mano che si


immergevano, al riparo in quell'instabile sfera guidata dai tre dominatori. Solo
lo scorrere dei flussi rompeva il silenzio che li accompagnava verso il fondo.
Non osava nemmeno prendere fiato, per paura di infrangere quel momento in
cui tutto era ancora possibile. Se davvero l sotto c'era qualcosa che avrebbe
dato loro anche un minimo indizio, ogni difficolt e sforzo avrebbe di nuovo
avuto un senso. Altrimenti...

"L." indic, tra un kata e l'altro.

Poco pi avanti, il tenue pendio della spiaggia da cui erano entrati lasciava
spazio ad una ripida discesa, tipica delle coste della regione, che poco pi
avanti si sarebbe tuffata nell'abisso inesplorato. Non era quella la loro
direzione, tuttavia, e dopo qualche decina di metri percorsi a fatica, la bolla in
cui viaggiavano prese a scendere in verticale, inclinandosi dolcemente verso
destra trasportata dalla corrente.

Rocce, come tante, alghe e pesci che si allontanavano rapidamente dai flussi
piegati con precisione alle sue movenze. Scambi un'occhiata con i
compagni: erano stanchi, e il viaggio non era stato dei pi leggeri; non
riposavano bene da giorni, ma nessuno diede cenno di mollare. Non ne
avevano mai discusso, non ce n'era stato bisogno: sapevano bene che
tornare in superficie senza aver trovato nulla sarebbe stato un destino molto
peggiore che annegare.
Con un respiro profondo, tolse il sudore dalla fronte e riprese, con ancora pi
vigore, a far vorticare quell'unica protezione che ancora rimaneva tra loro e
l'oceano.

"Sedna..."

La voce del vecchio vestito di pelliccia risuon nel silenzio, una nota cupa
dietro quell'unica parola.

"Di l, ancora poco." lo zitti.

"Sedna..." ripet.

"Lo sa, Nutaaq." intervenne Atka, togliendosi una ciocca di capelli ingrigiti dal
volto imperlato dalla fatica.

"Abbi fede."

Fu Anyu il primo ad avvistarlo. Il grido che gli sfugg fu cos forte che tutti e
tre rischiarono di perdere la concentrazione proprio ad un passo dall'enorme
portale di pietra di cui Sedna gli aveva parlato settimane prima.

Ricordava ancora il suo volto nel raccontargli la visione, e come, mano a


mano, il confine tra pazzia e speranza nel ghigno di Sedna fosse venuto
meno. Da quando era all'Enclave, quella era stata l'unica volta che aveva
visto una cosa simile. Come poteva non credere a quelle parole?

"Lo so, l c' qualcosa! L'ho visto ti dico, sommerso dalle acque ma c'!"
aveva farfugliato in preda all'eccitazione.

"Dobbiamo convincerli, anche a costo di trascinarceli a forza!"


Se il primo impulso fu quello di tornare a concentrarsi sui suoi kata di
purificazione, i giorni successivi avevano fatto il lavoro sporco. Quel piccolo
dubbio mai sopito che forse, per una volta, potevano anche permettersi di
tornare a credere in qualcosa che non fosse una breve e terribile vita, aveva
lentamente sciolto il gelo e la paura che gli attanagliavano l'anima sin dal
momento in cui aveva mosso la sua prima goccia d'acqua.

"...ditemi che lo vedete anche voi, vi prego..." uggiol a met tra paura ed
euforia.

"Sedna..." boccheggi Atka incredula.

"L'abbiamo trovato. L'abbiamo trovato davvero!"

Ma n Sedna n Nutaaq li stavano pi ascoltando. Il loro sguardo era fisso


sull'unico simbolo, quasi del tutto usurato, inciso sulla pietra, e sulla piccola
insenatura mezza nascosta che risaliva nella caverna.

"Non ancora finita." scand il vecchio gelando l'entusiasmo.

"L dentro pu esserci di tutto. Siate pronti."

Sedna annu, e con un cenno del capo richiam all'ultimo sforzo gli altri due
dominatori, spingendo la sfera tra le rocce. Le ossa, improvvisamente, non
dolevano pi; i muscoli non gridavano impazziti per la fatica; gli occhi non
rischiavano pi di chiudersi senza riaprirsi. Forse c'erano solo pochi metri tra
loro e le risposte che l'intero mondo aveva cercato invano per anni: risposte a
quel mondo cos caotico che solo due decenni prima sembrava impossibile da
immaginare, racchiuse forse dietro quel fiore di loto sbiadito nella pietra.

Forse.

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+ Libro I - Acqua (Capitolo I - Per le strade di OmaShu / Jade
Empire: Metropolis I) +

"Omashu, la gemma dei monti..."

"Signore, se posso permettermi..."

"No, Je-Ha, non puoi."

La citt dei quattro picchi si ergeva maestosa sopra le teste dei due uomini
intabarrati nelle sottili vesti color terra. All'interno, file e file di case dai tetti di
giada, disposte su rigorosi anelli, risalivano le vette che puntellavano il
crinale. Loro, a confronto, erano nulla, niente pi che un puntino che
avanzava sul ponte di pietra, cesellato dal tempo e dalle movenze esperte di
generazioni di dominatori Come non sentirsi inermi di fronte a uno
spettacolo simile?

Anche la Capitale, tuttavia, aveva il suo fascino, e questo loro lo sapevano


bene: la vista che godevano sull'intera citt, dalla finestra pi alta del
palazzo, aveva sempre riempito il loro animo di orgoglio. Omashu e le sue
alte mura, i suoi canali di pietra e la sua rigorosa architettura potevano
togliere il fiato ad un uomo - per un istante. La Capitale, cos dicevano,
infiammava il cuore per sempre.

"Ora andremo l dentro e tu sar bene che parli il meno possibile, chiaro?"

Il giovane squadr di sfuggita il suo compagno di viaggio, alzando un


sopracciglio, interrogativo.

"Non voglio che ci caccino prima ancora di aver fatto due passi, o peggio."
Il nerboruto sgherro ricambi per un istante l'occhiata, corrugando la fronte
incerto. Non era nel carattere di Je-Ha risentirsi per tanto poco, tuttavia, e con
un'alzata di spalle si scroll di dosso quel pensiero. D'altronde non era la
prima volta che il suo giovane signore se la prendeva con lui. Dopo una vita
intera passata a fargli da guardiano, sapeva che quello era il suo modo per
sfogare la tensione.

E in quel momento, davanti alle porte di Omashu, la tensione che si erano


portati dietro per tutto il viaggio era arrivata al culmine.

"Come preferite" replic.

"Abbiamo un piano?"

"Per il momento troviamo un posto dove mollare questo schifo di carretto che
ti porti dietro e riposarci mezza giornata."

Je-Ha lanci un'occhiata al carico: provviste, quasi finite, fatte lungo la costa
una settimana prima; mezzo barilotto d'acqua; diversi sacchetti comprati a
caso al primo mercato trovato, che solo in seguito aveva scoperto contenere
erbe tritate.

"...e pensare che io nemmeno lo bevo il t..." sospir il seguace, riprendendo


a tirarsi dietro il carretto.

"Siamo mercanti di t, non dobbiamo farcelo piacere per forza, dobbiamo


venderlo e guadagnarci da campare." stabil l'altro.

Tuttavia, ben nascoste tra le coperte da viaggio e i sacchetti che


sbatacchiavano lentamente, tre spade curve in acciaio temprato
raccontavano una storia ben diversa. Una storia che le guardie della citt non
avrebbero nemmeno minimamente dovuto sospettare, o quel breve viaggio
di ricognizione avrebbe scatenato il caos pi assoluto.

"Benvenuti a Omashu, mercanti." si fece avanti una guardia, lancia in resta, a


pochi metri dalla cinta muraria.

"Il vostro nome e il vostro carico, se non vi dispiace."

Je-Ha appoggi il carro sui fermi, facendosi da parte.

"Kija, per servirvi."

Con un movimento fluido, provato e riprovato fino allo sfinimento solo per
quell'occasione, il giovane estrasse dal carro due sacchetti di erbe, che apr di
fronte al picchetto.

"Quanto alle mie merci, non per vantarmi, ma ho il miglior t della regione!"

Porse uno dei due misti d'erbe alla guardia che li aveva fermati.

"Prego, annusate pure se non mi credete!"

La sentinella, pur impacciata nei movimenti dai lacci del cuoio bollito che
indossava, scans con una mano e un cenno di approvazione il pacchetto.

"Si, si, mi fido, non ce n' bisogno." farfugli.

"Dobbiamo verificare il resto, quelli riprendeteli pure" si aggiunse un secondo


piantone.

Fulmineo, Je-Ha lanci un'occhiata al proprio signore, che ancora stava


sorridendo alle guardie con l'insistenza di ogni buon venditore. Purtroppo,
quella messinscena non sembrava destinata a dare frutto, e di certo, di l a
poco sarebbero volate ben pi che parole forti.

Una scintilla...
"Fatevi da parte, viandanti." si avvicin la prima guardia, la punta dell'arma
gi rivolta verso i sacchi di t.

Lo sguardo di Kija incroci quello del suo sgherro, richiudendo il pacchetto


che reggeva.

"Non ci rovinerete la merce, spero! Sono erbe rare che vengono dalla costa,
solo il viaggio vale met del prezzo!", esord Je-Ha, allontanandosi dal carro in
un mezzo cerchio, e andando a posare la mano sulla spalla del giovane.

"...no, no, solo un normale controllo."

La guardia ritrasse l'arma: probabilmente erano erbacce tritate con qualche


bacca profumata, ma non se la sentiva di rischiare e squarciare i sacchi. Ne
scost con la mano altri due, rivelando le coperte sul fondo.

"E queste?"

Una seconda scintilla schiocc quasi impercettibile tra le dita indaffarate del
ragazzo, mentre Je-Ha strinse ancora di pi la presa sulla sua spalla, nel
tentativo di richiamarlo alla calma.

"Cosa...ah, le provviste."

Con un colpo secco, Kija serr il nodo al sacchetto da t aperto poc'anzi.

"Cosa credete, dobbiamo campare anche noi tra un mercato e l'altro, no?"

La guardia li ignor, continuando a frugare.

Uno schiocco, poi un altro ancora: altre due scintille, come piccole schegge di
luce, che rapide attraversarono le mani del giovane mercante, ormai al limite
della tensione, avvicinandosi per riporre il bagaglio.
"Kija, lascia..." si offr Je-Ha, sollevando un sacco. Si, il peso era quello giusto
per stendere una guardia, ma le altre non avrebbero tardato a intervenire.

Il vento si alz assieme alla mano dello sgherro.

"EHI! E QUELLI?!" protest una voce in fondo alla coda dei viandanti in fila per
entrare in citt.

Aggrappati a due alianti, altrettante figure bardate in una semplice tunica


ambrata solcarono il cielo sopra le mura, oltrepassando la cinta senza alcun
ostacolo dalle guardie.

"OHI! SONO IN FILA DA MEZZ'ORA!" si aggiunse una voce al coro.

"PERCHE' LORO SI E NOI NO?!" inve una terza.

"VOGLIO ENTRARE, TOGLIETEVI DI MEZZO, MUOVETEVI LA' DAVANTI, BASTA


CON QUESTI CONTROLLI!"

Il ponte di pietra si anim di rabbia in un istante, mentre per i due sotto


ispezione, quelle urla suonarono come un miracolo inatteso. Je-Ha pos nel
carro le merci con un gesto rapido, mentre le guardie intervenivano per
smorzare gli animi.

"Un attimo di pazienza." prov conciliatorio uno dei piantoni, finendo


ricoperto di insulti di vario genere.

"...mappor...sempre la stessa storia!" imprec la guardia riversa a controllare


il carro

"Toglietevi di mezzo almeno voi, andate!"

L'uomo si ritrasse dai sacchi d'erbe, e con un rapido cenno della mano intim
ai due falsi mercanti di scorrere verso il portale di pietra.

"OH, SU IN CIMA!" grid un altro, battendo sulla pietra.

"APRITE, NE ARRIVANO DUE!"

Dalla vetta delle due torri, ai lati del lastrone che chiudeva il passo, si udirono
due forti pestoni, e due guardiani iniziarono a far scorrere la roccia viva su s
stessa, guidata da kata rigidi e movenze a scatti.

Ripreso rapidamente il carretto, i due mercanti oltrepassarono il varco


creatosi laddove prima c'era un blocco di pietra unico, che si richiuse poco
dopo alle loro spalle rispondendo a distanza ai gesti marziali dei dominatori.

Senza scambiarsi una parola, nel pi assoluto silenzio, Kija e Je-Ha si


allontanarono a passi rapidi dal posto di guardia.

Avevano gi percorso parecchi vicoli quando si sentirono abbastanza sicuri da


potersi fermare a tirare il fiato, certi di non avere occhi e orecchie indiscrete
puntate addosso.

"Ti avevo detto di parlare il meno possibile o sbaglio?" boccheggi il giovane


appoggiato al carro, cercando di ricomporsi.

"...comunque ben fatto, vecchio!" aggiunse prima che l'altro potesse


replicare.

"Tutta fortuna, capo!"

Je-Ha si concesse un istante di tregua, lasciandosi scivolare a terra.

"Ora per pareggiare i conti col karma dovremmo aspettarci come minimo i
ladri, eh?" ghign.

"Sai quanto m'importa dei ladri?" si risollev il ragazzo, mimando un cerchio


tra pollice e indice.

"Digli che vengano a provarci, ho giusto bisogno di scaricare i nervi!"

"Beh, per quello avrei un'idea!"

Lo sgherro estrasse da una tasca sotto la veste una fiaschetta, che stapp e
lasci sgocciolare dalle ultime patetiche stille di liquore.

"E' cos dalla costa..."

"Scordatelo Je-Ha, non andremo a ubriacarci come contadini!"

Con un movimento di reni, il giovane si tir in piedi, e avanz fino alla testa
del carro, sollevandolo da terra.

"...solo un goccetto?" insistette.

"Appena appena per scaldarci capo, andiamo!"

"Abbiamo un compito, razza di balordo!"

"Si, ma che male pu..."

"Non andremo a sbronzarci punto e fine!" ordin il ragazzo.

"E ora alza il culo da terra, e vedi se trovi una taverna!"

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