DIO
E
SCIENZA
Verso il metarealismo
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LA
INDICE
Prefazione.......................................................................................3
Il big bang......................................................................................4
Capitolo II....................................................................................17
Il mistero del vivente....................................................................19
Capitolo III...................................................................................30
Caso o necessit?..........................................................................31
Capitolo IV...................................................................................40
Alla ricerca della materia.............................................................42
Capitolo V....................................................................................53
I campi del reale...........................................................................55
Capitolo VI...................................................................................64
Lo spirito nella materia................................................................66
Capitolo VII..................................................................................74
Gli universi divergenti..................................................................75
Capitolo VIII................................................................................85
A immagine di Dio.......................................................................86
Capitolo IX...................................................................................94
Verso il metarealismo...................................................................96
Epilogo: Perch c qualcosa anzich niente?............................103
Prefazione
IL BIG BANG
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Capitolo II
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alla materia.
I.B. Se vogliamo dare ascolto a questi nuovi approcci che
fanno vacillare ogni giorno di pi il dogma del caso creatore, la
vita sarebbe una propriet emergente della materia, un fenomeno
che ubbidisce a una sorta di necessit iscritta al centro stesso
dellinanimato...
J.G. Questo tanto pi sorprendente in quanto sappiamo che
a livello cosmico la vita deve aprirsi un difficile varco tra mille
ostacoli prima di poter finalmente emergere. Lo spazio vuoto, per
esempio, cos freddo che una creatura vivente, anche la pi
semplice, verrebbe congelata allistante dal momento che la
temperatura scende a meno 273 gradi. Allestremo opposto, la
materia delle stelle cos rovente che nessun essere vivente
potrebbe resistervi. Ci sono infine, nelluniverso, radiazioni e
bombardamenti cosmici continui, che vietano quasi ovunque il
manifestarsi del vivente. Luniverso, insomma, la Siberia, il
Sahara, Verdun; in altre parole come il freddo esteso
allinfinito, il caldo esteso allinfinito, i bombardamenti ripetuti.
Ora, nonostante tutto ci, la vita comparsa ugualmente, almeno
sul nostro pianeta.
Di conseguenza, il problema che si pone agli uomini di scienza
e ai filosofi quello di sapere se esista una transizione continua
tra la materia e la vita. Oggi la scienza lavora su questa
connessione tra linerte e il vivente e tende a mostrare che esiste
unarea in cui domina la continuit; in altre parole, il vivente il
risultato di una promozione inevitabile della materia.
Aggiungiamo che sembra che la vita sia irresistibilmente
chiamata a percorrere una scala ascendente, elevandosi con
levoluzione dalle forme pi vicine alla materia (come gli
ultravirus) fino alle forme pi alte: lavventura della vita
ordinata da un principio organizzatore.
I.B. Vediamo allora pi da vicino in che cosa pu consistere
un principio del genere. Per far questo ci serviremo dei lavori di
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fabbricazione.
G.B. - Dobbiamo insistere ancora una volta su questo punto:
nessuna delle operazioni che abbiamo evocato prima poteva
essere effettuata per caso.
Consideriamo un esempio tra i tanti: affinch la formazione dei
nucleotidi porti per caso allelaborazione di una molecola di
RNA utilizzabile, sarebbe stato necessario che la natura
moltiplicasse i tentativi a casaccio nello spazio di almeno 1015
anni, ossia per un tempo centomila volte pi esteso dellet
complessiva del nostro universo.
Vediamo un altro esempio: se loceano primitivo avesse
generato tutte le varianti (cio tutti gli isomeri) suscettibili di
essere elaborati per caso a partire da una sola molecola
contenente qualche centinaio di atomi, saremmo giunti alla
costruzione di pi di 1080 isomeri possibili. Ora fuor di dubbio
che lintero universo contiene meno di 1080 atomi.
J.G. - In altri termini, un solo tentativo a caso sulla Terra
sarebbe stato sufficiente a esaurire luniverso nella sua interezza.
Un po come se tutti gli schemi evolutivi fossero stati scritti in
precedenza, fin dalle origini.
Ma qui si ripropone una domanda. Se vero che levoluzione
della materia verso la vita e la coscienza dipende da un ordine, di
quale ordine si tratta?
Noto che se il caso tende a distruggere lordine, lintelligenza
si manifesta invece con lorganizzazione delle cose, con la messa
in opera di un ordine a partire dal caos. Ne concludo quindi,
osservando la stupefacente complessit della vita, che lo stesso
universo intelligente: unintelligenza trascendente rispetto a
ci che esiste al nostro livello di realt (nellistante primordiale di
ci che chiamiamo Creazione) ha dato un ordine alla materia che
ha dato origine alla vita.
Ma ancora una volta: quale la natura profonda di questo
ordine, di questa intelligenza percepibile in tutte le dimensioni
del reale?
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Capitolo III
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Caso o necessit?
superiore.
G.B. Qui ritroviamo le idee del fisico inglese David Bohm,
secondo il quale i movimenti dei granelli di polvere contenuti in
un raggio di sole sono aleatori solo in apparenza: al di l del
disordine visibile dei fenomeni esiste un ordine profondo, di
grado infinitamente elevato che permetterebbe di spiegare quello
che noi interpretiamo come il frutto del caso. Ricordiamo, per
esempio, un celebre esperimento di fisica: quello delle doppie
fenditure. Il dispositivo molto semplice: si interpone uno
schermo forato da due fenditure verticali parallele tra una lastra
fotografica e una sorgente luminosa che permette di inviare dei
fotoni, ovvero dei granelli di luce, verso lo schermo. Proiettando
le particelle luminose a una a una verso le fenditure, ci
impossibile dire quale esattamente colpir la lastra fotografica. Da
questo punto di vista i movimenti e la traiettoria della particella
luminosa sono aleatori e imprevedibili.
Tuttavia, dopo circa un migliaio di tiri, i fotoni non lasciano
una traccia altrettanto aleatoria sulla lastra fotografica. Linsieme
delle particelle inviate separatamente forma ora una figura
perfettamente ordinata, nota con il nome di frange di interferenza.
Questa figura, considerata nella sua interezza, era perfettamente
prevedibile. In altri termini, il carattere aleatorio del
comportamento di ogni particella isolata nascondeva in realt un
grado di ordine molto elevato che noi non potevamo interpretare.
I.G. Questo esperimento non fa che rafforzare la mia
intuizione primaria: luniverso non contiene il caso ma diversi
livelli di ordine di cui abbiamo il compito di decifrare la
gerarchia. Insieme ai miei colleghi dellAcadmie des Sciences ho
lavorato alla stesura di un libro sulla turbolenza, su certi fenomeni
caotici, come un gorgo nellacqua e le volute di un filo di fumo
nellaria immobile. Apparentemente questi movimenti sono
insieme indescrivibili e imprevedibili; ma, contro ogni aspettativa,
dietro quello scorrere turbolento, o nei movimenti casuali del
fumo, si avverte una specie di vincolo: il disordine viene in
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Capitolo IV
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Capitolo V
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direzione.
J.G. - Se ho capito bene, lunica differenza durante questo
secondo sparo di un fotone che, diversamente dal caso
precedente, la fenditura di sinistra gi aperta
G.B. - Proprio cos. Sarebbe del tutto logico che il fotone
numero due finisca col colpire lo schermo proprio nel medesimo
punto del fotone numero uno.
Eppure non affatto quel che succede.
In realt, il fotone numero due colpisce lo schermo in una zona
del tutto diversa, perfettamente distinta dal punto dimpatto
precedente. Detto in altri termini, tutto avviene come se il
comportamento del fotone numero due fosse stato modificato
dallapertura della fenditura di sinistra. Il mistero dunque
questo: come ha scoperto il fotone che la fenditura di sinistra
era aperta? Prima di tentare una risposta, spingiamoci oltre.
Continuiamo di fatto a spedire dei fotoni, uno per uno, senza
mirare alluna o allaltra fenditura. Alla fine di un certo lasso di
tempo che cosa constatiamo? Contro ogni aspettativa vediamo
che laccumulo degli impatti di fotoni sullo schermo riforma
progressivamente la trama dinterferenza che si era prodotta
istantaneamente nellesperimento iniziale.
Qui, di nuovo, sorge una domanda senza risposta: come
avviene che ogni fotone sappia quale parte dello schermo deve
colpire per formare con i suoi vicini unimmagine geometrica che
rappresenti una sequenza di righe verticali perfettamente
ordinate? la domanda che stata appunto formulata nel 1977
dal fisico americano Henry Stapp, profondamente scosso da simili
risultati: Come pu sapere la particella che ci sono due
fenditure? E come si riunita linformazione riguardo ci che
accade altrove, per determinare ci che probabile che avvenga
qui?
J.G. - Si ha come limpressione che i fotoni siano dotati di una
sorta di coscienza rudimentale, cosa che mi riconduce
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Capitolo VII
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Capitolo VIII
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A immagine di Dio
J.G. - Siamo giunti alla fine del dialogo. Nel corso dei nostri
incontri abbiamo aperto una breccia nelle alte mura costruite dalla
scienza classica. Al di l di queste mura ora scopriamo appena
uno scenario avvolto nella nebbia, un paesaggio incerto come un
miraggio, che si perde nellinfinito e il cui orizzonte
infinitamente lontano. Alla luce della teoria dei quanti, molti
misteri silluminano di una nuova interpretazione, ritrovano una
sorta di coerenza, senza perdere nulla, pertanto, della loro verit
originaria. In particolare, la fisica contemporanea ci lascia
intravvedere che lo spirito umano emerge da questi abissi che si
collocano ben oltre la coscienza personale; pi si va in profondit,
pi ci si avvicina a un fondamento universale che tiene unite
insieme materia, vita e coscienza.
I.B. - A sostegno di quello che lei sta dicendo basta richiamare
qui un insolito esperimento condotto dal fisico francese Lon
Foucault nel 1851. Non dimentichiamoci che a quellepoca non si
disponeva ancora della prova sperimentale che la Terra gira su se
stessa. Per la sua dimostrazione Foucault sospende allora una
pietra molto pesante a una lunga corda la cui estremit fissata
sotto la volta del Panthon; il nostro sperimentatore dispone
dunque di un pendolo di grandi dimensioni che comincer a far
oscillare una bella mattina di primavera. Comincer qui lenigma.
Con sua grande sorpresa Foucault constata che in realt il piano di
oscillazione del pendolo a terra cio la direzione in cui il
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sotto il nome di esperimento EPR, dalle iniziali dei nomi dei tre
autori.
Supponiamo di far cozzare due elettroni A e B luno contro
laltro e di attendere che si allontanino sufficientemente in modo
che luno non possa influenzare laltro in alcuna maniera. Da
allora in poi, effettuando misurazioni su A si possono trarre
conclusioni valide per B e nessuno potr sostenere che misurando
la velocit di A abbiamo influenzato quella di B. Orbene, questa
era la critica di Einstein, se ci si attiene alla meccanica quantistica
impossibile sapere quale direzione prender la particella A
prima che la sua traiettoria sia registrata da uno strumento di
misura, dal momento che, sempre secondo la teoria dei quanti, la
realt di un evento dipende dallatto dellosservazione. Ora, se A
ignora quale direzione prendere prima di essere registrata da
uno strumento di misura, come potrebbe mai B conoscere in
anticipo la direzione di A e orientare la sua traiettoria in modo da
essere reperita esattamente allo stesso istante nella direzione
opposta?
Per Einstein tutto ci era unassurdit: la meccanica quantistica
era una teoria incompleta e quelli che la applicavano in modo
letterale avevano imboccato una strada sbagliata. Einstein era
infatti convinto che le due particelle rappresentassero due entit
distinte, due grani di realt separati nello spazio, che non
potevano influenzarsi reciprocamente.
Ebbene, la fisica quantistica dice esattamente il contrario.
Sostiene infatti che due particelle apparentemente separate nello
spazio non costituiscono altro che uno stesso e unico sistema
fisico. Nel 1982 il fisico francese Alain Aspect dar
definitivamente torto a Einstein mostrando che esiste una
inspiegabile correlazione tra due fotoni, cio due grani di luce,
che si allontanano luno dallaltro in direzioni opposte. Ogni volta
che si modifica (grazie a un filtro) la polarit di uno dei due
fotoni, laltro sembra immediatamente sapere ci che
successo al suo compagno e subisce istantaneamente la medesima
attrazione di polarit. Che spiegazione si pu dare di tale
fenomeno? Trovandosi in gran difficolt nel risolvere questo
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