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Dietro le parole

Convegno vs Convivio
di Francesco Varanini

Un rischio incombe su ogni convegno.


Si deve sempre temere che la forma pre-
valga sul contenuto, si deve temere che
il piatto susseguirsi di relazioni finisca
per annoiare i presenti.
Convegno arriva a noi dal latino conve-
nire, ‘con-venire’, ‘incontrarsi’. È inte-
ressante notare che quello stesso verbo
latino ci parla del rischio incombente
su ogni convegno: appunto, la monoto-
nia, il tedio, la ripetitività. Da convenire
discende anche convenzione. E credo appunto sia esperienza di tutti sapere che
ogni convegno rischia di diventare convenzionale, e cioè tristemente conforme a
ciò che è abituale, tradizionale, corrente. Non a caso quasi sempre alle conven-
tion, e purtroppo talvolta anche durante i convegni, ci si annoia.
Perciò chiunque organizzi un convegno è chiamato a far sì che l’incontro sia un
evento. Il latino evenire, ex venire, ci parla di qualcosa che viene alla luce, qual-
cosa che ‘viene fuori’, qualcosa di nuovo, di diverso da ogni altro accadimento,
qualcosa di irripetibile, qualcosa che accade in modo speciale ‘qui’ e ‘ora’.
Perciò l’eccesso di programmazione è un danno. Perché si partecipa sperando
che accada qualcosa di imprevisto. Si spera che l’evento ci sorprenda.
Così vorrei che fossero sempre gli incontri della serie Risorse Umane e non
Umane. Almeno ci proviamo. La promessa sta appunto nel mettere ognuno
a proprio agio, abbassando per quanto possibile la distanza tra chi parla e chi
ascolta, tra tavolo dei relatori e platea. I relatori non sono lì per esibirsi, ma per
mettere a disposizione le proprie esperienze. Siamo lì per ‘stare insieme’. Così,
in particolar modo, l’incontro di Milano, 22 e 23 giugno. Due giorni interi.
Per segnare la differenza, parliamo di Convivio. Dante intitolava così la sua ope-
ra incompiuta, che voleva essere summa personalissima del sapere di allora. Il
convivio è ben diverso dal convegno. Già il verbo latino è più ampio e più im-
pegnativo. Non solo ‘con’ venire, ma ‘con’ vivere. Ma
già Dante usava l’espressione avendo in mente una
manifestazione specialmente importante del ‘vivere
insieme’: il ‘mangiare insieme’, condividendo il cibo.
Convivio sta dunque per pasto consumato in comune.
Dante parla quindi di Convivio intendendo ‘banchetto
di sapienza’. Apparecchia un banchetto metaforico, dove
le vivande servite agli ospiti sono conoscenze per loro utili. Non a caso l’opera
è scritta in volgare: nessun latino, nes-
sun linguaggio tecnico dovrà rendere
gratuitamente difficile e pomposo lo
scambio di conoscenze.
La ‘beata mensa dei sapienti’ è aperta
a tutti. E infatti non si paga per par-
tecipare agli eventi della serie Risorse
Umane e non Umane. Non per questo
il ‘cibo per la mente’ che viene offerto
e condiviso è meno ricco.

80 PERSONE&CONOSCENZE N.59

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