2009
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All'alba del 3 settembre 1786 Goethe parte per il suo Viaggio in Italia. Il 26 settembre, a Padova, è
attratto dall'antico Orto Botanico della città universitaria.
Il Systema Naturae di Linneo, con le sue descrizioni codificate, ha preso il posto del giardino.
Goethe ha letto e apprezzato le opere di Linneo. A cosa serve, allora, osservare le piante 'dal vivo',
sostare nel giardino?
Goethe distingue tra pianta descritta attraverso un codice, e pianta osservata. Leggere la descrizione
di una pianta è una cosa. Osservarla con i propri occhi, toccarla, è diverso. Accuratamente lette o
studiate le tavole di Linneo, possiamo dire di conoscere? Studiare botanica sui libri forse non è
sufficiente, anzi, di più, è fuorviante. Ma d'altro canto, come si costruisce conoscenza a partire dalla
mera osservazione?
E scrive: “è piacevole e istruttivo aggirarsi in mezzo a una vegetazione che non si conosce. Le solite
piante, come qualsiasi oggetto che sia noto da tempo, non ci suscitano alcun pensiero, e a cosa vale
guardare senza pensare? Qui invece, in questa varietà che mi viene incontro sempre nuova...” Crede
che solo osservando le piante “sarebbe possibile determinare esattamente i generi e le specie, il che,
mi sembra, finora si è fatto molto arbitrariamente.” Cioè dubita della costruzione di Linneo. Linneo
ha montato una perfetta, sempre più dettagliata struttura. Ma è una perfezione che si nutre
dell'allontanamento dalla realtà, dalle cose fisiche. E' astratta, metafisica.
Eppure non riesce ad andare oltre questa intuizione: “A questo punto della mai filosofia botanica mi
sono arenato, e non vedo ancora in che modo districarmi. E' un problema che mi appare non meno
profondo che vasto”.
Come è sua abitudine, Goethe porta avanti in parallelo diversi progetti, diversi lavori di scrittura,
diverse riflessioni. Ma il tema della pianta e dell'emergere della sua forma resta costantemente nella
sua mente. Non basta parlare di Gestalt, serve parlare di Bildung.
Con singolare puntualità, dieci anni meno un giorno dopo l'illuminazione padovana, il 25 settembre
1796 appare nel diario di Goethe, senza spiegazione, una parola nuova: morfologia. Il pensiero si è
districato, e prende forma nella mente del poeta-scienziato. La forma -la forma della pianta e la
forma del pensiero stesso che si costruisce nella mente, “formazione e trasformazione delle nature
organiche” - è 'proprietà emergente'.
Goethe scriverà su questo temi articoli scientifici, fino al trattato Zur Morphologie, 1817. Ma riesce
ad essere più chiaro, ed epistemologicamente preciso, scrivendo in versi. Scrive così nel 1798 Die
metamorphose der pflanzen. La poesia non cessa di essere vera poesia se è didattica.
Lei è Christiane Vulpius, allora convivente, futura moglie, compagna di una vita. Goethe non
nasconde il doppio piano, il discorso rivolto a lei e la seria trattazione scientifica. Anzi, dall'inizio i
due piani ci appaiono mutuamente implicati, inscindibli.
Tausendfältige Mischung Dieses Blumengewühls: multitudine, diversità compresente, mescolanza,
affollamento. E' questo coacervo, di per sé spaventoso, perturbante, che spinge Linneo e Kant alla
ricerca di un rassicurante ordine.
Il giardino botanico nasce all'interno di questo progetto, come alternativa alla Natura selvaggia.
L'ambigua speranza insita nel progetto del giardino nasconde una contraddizione: il giardino è e
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vuole restare luogo naturale, eppure non può non essere allo stesso tempo artificiale, assoggettato a
leggi.
Goethe non ci ha ancora detto nulla, ma ci ha già dato da pensare. Come superare il turbamento.
Come mantenere viva l'idea, insita nel giardino, di cura e di piacere. Un giardino privo di varietà è
privo anche di interesse. Perciò il giardino, qualsiasi giardino, non può non essere un sistema
complesso. Impossibile, forse, assoggettare veramente il giardino a una organizzazione.
3-4
Viele Namen hörest du an, und immer verdränget
Mit barbarischem Klang einer den andern im Ohr.
5-8
Alle Gestalten sind ähnlich, und keine gleichet der andern;
Und so deutet das Chor auf ein geheimes Gesetz,
Auf ein heiliges Rätsel. O könnt' ich dir, liebliche Freundin,
Überliefern sogleich glücklich das lösende Wort!
9-10
Werdend betrachte sie nun, wie nach und nach sich die Pflanze,
Stufenweise geführt, bildet zu Blüten und Frucht.
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Osserva nel suo divenire la pianta, come man mano,
gradualmente guidata, si plasmi in fiore e in frutto.
Morfogenesi: il cuore dell’approccio goethiano va oltre la morfologia. Non solo studio delle forme,
di tutte le forme, Alle Gestalten.
Goethe considerava obiettivo della sua ricerca la urpflanz, la ‘pianta originaria’, la forma formante
che sta all’origine della forma, o dell’essenza, di ogni pianta. Via via, nel corso della vita, arriverà a
considerare la urpflanz un sogno, una meta inattingibile. Cercava la urpflanz non tanto per via
filogenetica, ma guardando all’ontogenesi di ogni pianta. Osservando ogni pianta, confrontando le
forme delle diverse piante.
Goethe non nega valore alla codifica di Linneo. Ma va oltre. Non confronta ogni pianta con la
forma perfetta del modello linneaiano. Torna ad osservare la pianta. Ogni singola pianta.
Linneo leggeva la Natura collocando ogni pianta in un Gestalt –forma, sistema, struttura– astratta,
che tutto contiene e descrive. La parte, la singola pianta, si spiega perché appartiene al tutto.
La Gestalt di Linneo (e di Kant) è un perfetto insieme di gerarchie definite a priori.
La Gestalt di Kant è una forma emergente: appare nel mentre si osserva la singola pianta. Ogni
Gestalt, dal punto di vista di Goethe, è modello di sé stessa.
Goethe, al di là della illuministica, trasparente codifica di Linneo, ci parla di algoritmi genetici, di
matematica della complessità.
Nel corso dell'elegia Goethe ci parla a lungo di Gestalt, forma, struttura. La Gestalt, però, non può
spiegare se stessa. Perciò Goethe deve ricorrere al verbo bilde. Bild sta in tedesco anche per
'immagine', 'quadro', 'rappresentazione'. Potrebbe dunque sembrare che il discorso si svolge in un
contesto linneiano. Ma appunto Goethe ci ricorda che non c'è forma senza processo di formazione.
Il modello non è già dato, a priori, come per Linneo. Oggetto di attenzione non è la pianta in sé,
rappresentazione astratta di un . Sono mirabilia, stati del mondo che meritano di essere osservati, le
diverse piante che nach und nach, poco a poco si plasmano. Ciò che lo scienziato goethiano osserva
è il divenire. Il divenire di ogni pianta, ognuna portatrice di un proprio modello evolutivo.
La chiave del sacro enigma, ci suggerisce Goethe, sta forse in questo: ognuna e tutte le piante forme
formanti, keine gleichet der andern, nessuna identica all'altra.
Ogni forma sottosistema di un sistema più vasto; la natura, osservata a livelli diversi di scala,
appare sempre come un sistema che si evolve, la singola pianta Stufenweise geführt , gradualmente
guidata dall'appartenenza all'insieme: oltre l'evoluzionismo darwiniano qui ci appare quel modo di
osservare che potremmo definire 'sguardo ecologico'. Ciò che osserviamo è, per usar le parole di
Bateson, la “struttura (pattern) che connette”.
11-14
Aus dem Samen entwickelt sie sich, sobald ihn der Erde
Stille befruchtender Schoss hold in das Leben entlässt,
Und dem Reize des Lichts, des heiligen, ewig bewegten,
Gleich den zärtesten Bau keimender Blätter empfiehlt.
Non la Natura, tavola astratta, disegno divino già compiuto che può essere, con Linneo, solo
descritto. Non, con Kant struttura a priori, trascendente, data a prescindere dalle facoltà umane di
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esperienza sensibile, e invece, con Spinoza, immanenza. Ogni realtà permane nel dominio di ogni
altra. Conoscenza e coscienza si identificano; non c'è soluzione di continuità tra consapevolezza del
mondo e consapevolezza del sé. Osservatore e oggetto d’indagine comunque e inevitabilmente in
relazione.
Non Natura, ma Leben, Vita. Alla quale tutti partecipiamo.
Non struttura, ma strutturarsi. Perenne ristrutturazione, perenne bufera di distruzione creativa.
15-22
Einfach schlief in dem Samen die Kraft; ein beginnendes Vorbild
Lag, verschlossen in sich, unter die Hülle gebeugt,
Blatt und Wurzel und Keim, nur halb geformet und farblos;
Trocken erhält so der Kern ruhiges Leben bewahrt,
Quillet strebend empor, sich milder Feuchte vertrauend,
Und erhebt sich sogleich aus der umgebenden Nacht.
Aber einfach bleibt die Gestalt der ersten Erscheinung;
Und so bezeichnet sich auch unter den Pflanzen das Kind.
Nel seme alberga già die Kraft, l'energia, potenza, forza non ancora sprigionata; l'algoritmo genetico
della pianta, il codice che contiene l'informazione della vita futura.
Qui l'evoluzione non è vista né come lotta per la vita, né come adattamento all'ambiente. La Vita è
immanente, è in ogni cosa. L'accendo è posto su come ogni cosa si evolve, restando allo stesso
stesso tempo sempre se stessa, a prescindere dalla Gestalt, forma di volta il volta assunta. Nella
semplice Gestalt der ersten Erscheinung, forma del primo apparire, è già implicitamente presente
ogni complessità futura.
Il perturbante Mischung Dieses Blumengewühls, il miscuglio di innumerevoli fiori trova
spiegazione non in un evidente disegno, non nella classificazione nell'universale ed
omnicomprensivo modello linneiano, ma ma nel modello che ogni pianta porta in sé: geheimes
Gesetz,legge segreta, sacro mistero heiliges Rätsel, lösende Wort: codice, un algoritmo genetico
condiviso dalla pianta nelle sue diverse manifestazioni: tronco, foglia, fiore, frutto.
23-28
Gleich darauf ein folgender Trieb, sich erhebend, erneuet,
Knoten auf Knoten getürmt, immer das erste Gebild.
Zwar nicht immer das gleiche; denn mannigfaltig erzeugt sich,
Ausgebildet, du siehst's, immer das folgende Blatt,
Ausgedehnter, gekerbter, getrennter in Spitzen und Teile,
Die verwachsen vorher ruhten im untern Organ.
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nodi su nodi ammucchiando, sempre la prima immagine.
Non sempre uguale, invero; poiché la foglia seguente,
quando è perfetta, vedi, si configura molteplice:
più espansa, più frastagliata, divisa in punte e sezioni,
che prima avviluppate giacevano nell'organo inferiore.
Trieb è 'impulso', 'stimolo', ma anche 'tralcio', 'virgulto', 'germoglio'. Gebild (das gebilde: 'forma',
'prodotto', 'creazione', 'formazione', 'struttura', 'entità') ci riporta all'idea di processo di formazione,
creazione, Bildung.
Ancora una volta Goethe ci mostra come intendere la forma senza per questo dover ricorrere alla
metafisica: Goethe vede in questo istante, per comprendere l'essenza non non ha bisogno di far
riferimento a schemi dati a priori, a qualcosa che sta 'oltre le cose fisiche'. L'esperienza sensibile è
sufficiente ed efficace.
Ecco dunque emergere e manifestarsi agli occhi dell'osservatore la Gebild. E' la forma formante, in
continua evoluzione. Lo stesso ente può essere inteso come Gestalt, qualcosa 'che sta', fisso nel
tempo. La Gebild, l'immagine, è certo sfuggente. Ma Goethe ci fa capire che, di fronte al continuo
mutare della Natura, la rassicurante certezza della Gestalt non è che una illusione. L'idea che una
forma è data una volta per tutte, è fallace. Così come è fallace l'idea che le parti non esistano prima
del tutto, e che derivino il loro carattere dalla struttura del tutto.
Osserviamo la forma, ci illudiamo di sapere, e Gleich darauf ein folgender Trieb, e immediato
segue un altro impulso, si manifesta allo sguardo un nuovo germoglio. Immer das erste Gebild, è
sempre la stessa forma -la foglia appena germogliata è uguale alla foglia matura: la vita di ogni
sistema vivente è regolata da un algoritmo genetico, da un codice, che resta se stesso, eppure si
evolve. Ci aiuta nella comprensione andare oltre l''immagine', e pensare Gebild come 'struttura'.
struttura è in continua evoluzione, e da una struttura può sempre emergere una diversa struttura.
Immer das erste Gebild ma nicht immer das gleiche, non sempre uguale.
Lontanissimo da ogni meccanica, è un sistema organico. Il sistema di Linneo era meccanico.
Questa, invece è la rete del vivente, complessa. La vediamo evolversi Knoten auf Knoten getürmt,
nodi su nodi ammucchiando, in apparente disordine. Getürmen: 'affastellare', 'ammucchiare',
'accavallare', 'accumulare': è il coacervo che spaventa, e che spinge a trovare consolazione nella
metafisica, nell'a priori, nell'informazione strutturata. Eppure lì, vede Goethe, nodo su nodo cresce
la vita. La forma (emergente) non è una gerarchia ordinata, come vedeva Linneo, e come vede
ancora oggi chi in informatica si occupa di analisi dei dati e anche di programmazione ad oggetti, è
invece una rete di nodi, un grafo, in continua evoluzione. Knoten è la parola con la quale oggi in
tedesco si parla di quella rete di connessioni, sistema vivente, che è il World Wide Web.
29-34
Und so erreicht es zuerst die höchst bestimmte Vollendung,
Die bei manchem Geschlecht dich zum Erstaunen bewegt.
Viel gerippt und gezackt, auf mastig strotzender Fläche,
Scheinet die Fülle des Triebs frei und unendlich zu sein.
Doch hier hält die Natur, mit mächtigen Händen, die Bildung
An und lenket sie sanft in das Vollkommnere hin.
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di formazione, e benigna gli impone maggior finitezza.
Qui Goethe non può dire ciò che intende dire usando l’espressione Gestalt. Così come più avanti, al
verso 51, dovrà ricorrere a Formen, qui non può fare a meno di Bildung. Gestalt nasce da Bildung:
il perenne processo di formazione.
Il processo non è lineare, ma segnato da diversa punteggiatura nella sequenza degli eventi. La mano
benigna e potente della Natura non solo si manifesta nel processo, ma in forme che di volta in volta
appaiono finite, armoniose.
35-44
Mässiger leitet sie nun den Saft, verengt die Gefässe,
Und gleich zeigt die Gestalt zärtere Wirkungen an.
Stille zieht sich der Trieb der strebenden Ränder zurücke,
Und die Rippe des Stiels bildet sich völliger aus.
Blattlos aber und schnell erhebt sich der zärtere Stengel,
Und ein Wundergebild zieht den Betrachtenden an.
Rings im Kreise stellet sich nun, gezählet und ohne
Zahl, das kleinere Blatt neben dem ähnlichen hin.
Um die Achse gedrängt, entscheidet der bergende Kelch sich,
Der zur höchsten Gestalt farbige Kronen entlässt.
Qui tutto sta tutto in due versi. L'appassionata descrizione del processo di risolve nella forma che la
pianta manifesta, in un certo istante, allo sguardo attento e partecipe dell'osservatore. Und ein
Wundergebild zieht den Betrachtenden an, e a chi l'osserva pare d'assistere a un miracolo, ma
potremmo anche tradurre: una forma meravigliosa attira lo sguardo dell'osservatore. Goethe ha
appena parlato di Gebild, ora parla di Wundergebild. Il prodigio, l'aspetto miracoloso del processo
di conoscenza, sta nella Natura viva, sta nel manifestarsi, non negli oggetti morti conservati nella
Wunderkammer, nel Cabinet de Curiosités, nel museo, nell'erbario.
Lo sguardo di Linneo nega l'oggetto osservato e lo sostituisce con una rappresentazione codificata.
Lo sguardo di Goethe è compartecipe e presente. Solo così Goethe vede oltre la Gestalt, vede come
la pianta si evolve. Der zur höchsten Gestalt farbige Kronen entlässt, sprigiona alla forma più alte
corolle di tanti colori.
La forma colta dallo sguardo che non rimuove l'emozione è ora la forma non plus ultra, eccelsa,
ultima. I colori diversi hanno una funzione, ma anche una bellezza in sé, e le due cose sono
indistinguibili, bellezza e funzione sono una cosa sola.
Similmente Schiller parla della bellezza della forma, nel suo Kallias-Briefe: die Schönheit [ist] nur
die Form einer Form, la bellezza [è] l'unica forma di una forma.
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45-52
Also prangt die Natur in hoher, voller Erscheinung,
Und sie zeiget, gereiht, Glieder an Glieder gestuft.
Immer staunst du aufs neue, sobald sich am Stengel die Blume
Ueber dem schlanken Geruest wechselnder Blätter bewegt.
Aber die Herrlichkeit wird des neuen Schaffens Verkündung;
Ja, das farbige Blatt fühlet die göttliche Hand,
Und zusammen zieht es sich schnell; die zaertesten Formen,
Zwiefach streben sie vor, sich zu vereinen bestimmt.
Splende natura nel suo fulgido alto e pieno manifestarsi. Nel parlarne non bastano le espressioni
generiche: a Gestalt , Gebild, Bildung ora si aggiunge Geruest – 'struttura', o più precisamente:
'armatura', 'impalcatura', 'ossatura', 'frame', 'framework'- e Form.
53-54
Traulich stehen sie nun, die holden Paare, beisammen,
Zahlreich ordnen sie sich um den geweihten Altar.
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dell'elegia).
Certo, l'elegia può essere letta come un susseguirsi di metafore inerenti alla sfera sessuale.
Atteggiamento coraggioso, se si tiene conto del fatto che si trattava anche di una poesia d'amore. E'
lo stesso Goethe a raccontare (diciannove anni dopo aver scritto questi versi, l'anno dopo la morte di
Christiane) che “a colei che veramente amavo questa poesia risultò molto gradita”. Ma invece “gli
altri componenti della amabile compagnia mi diedero invece molti fastidi, poiché parodiavano le
mie metafore dando fantasiose forme ad allusioni maliziose e beffarde”.
55-56
Hymen schwebet herbei, und herrliche Düfte, gewaltig,
Strömen süssen Geruch, alles belebend, umher.
57-76
Nun vereinzelt schwellen sogleich unzählige Keime,
Hold in den Mutterschoss schwellender Früchte gehüllt.
Und hier schliesst die Natur den Ring der ewigen Kräfte;
Doch ein neuer sogleich fasset den vorigen an,
Dass die Kette sich fort durch alle Zeiten verlänge
Und das Ganze belebt, so wie das Einzelne, sei.
Wende nun, o Geliebte, den Blick zum bunten Gewimmel,
Das verwirrend nicht mehr sich vor dem Geiste bewegt.
Jede Pflanze verküendet dir nun die ew'gen Gesetze,
Jede Blume, sie spricht lauter und lauter mit dir.
Aber entzifferst du hier der Göttin heilige Lettern,
Überall siehst du sie dann, auch in verändertem Zug.
Kriechend zaudre die Raupe, der Schmetterling eile geschäftig,
Bildsam aendre der Mensch selbst die bestimmte Gestalt.
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Ecco gonfiarsi a un tratto, isolati, germi a migliaia
ravvolti nell'almo grembo dei frutti che si inturgidiscono.
E qui chiude Natura l'anello d'eterne sue fo
ma subito al pretendete nuovo anello s'aggancia,
così che la catena si allunghi per tutti i tempi
e nell'intero come nel singolo duri la vita.
Or volgi l'occhio, diletta, al brulichio colorato
che non s'agita più vertiginoso al tuo spirito.
Eterne leggi ormai ciascuna pianta ti esprime,
ciascun fiore ti parla un ben più chiaro linguaggio.
Ma se qui della dea tu decifri le lettere sacre,
dovunque le ravviserai, anche se in tratto mutato:
che strisci, cauto, il bruco, o voli la farfalla instancabile,
o l'uomo stesso, duttile trasmuti la forma ch'è sua.
Qui di nuovo, meravigliosamente narrando, Goethe torna a mostrarci il sistema complesso, la rete
del vivente, ecosistema, biomassa, meravigliosamente narrato. Pulsioni, espansioni e contrazioni di
parti e dell'intero, una unica catena brulicante, anello, di anelli, spaziotempo dicui fanno parte al
contempo bruco e farfalla, e anche l'uomo, ovviamente.
Eppure l'uomo è dentro e fuori, appartiene alla Natura e allo stesso tempo è capace di osservarla, e
capace forse anche di decifrarne l'algoritmo genetico, il codice segreto. Ma non si tratta di una legge
'che sta' , implicita nell'oggetto. Si tratta di una chiave di lettura che sta nell'occhio dell'osservatore.
Quelle proprietà che Linneo credeva facessero parte delle cose si rivelano proprietà
dell’osservatore. Tutto ciò che è detto è detto da un osservatore. La scienza di per sé è una scatola
vuota. Non c'è conoscenza senza affetti e sentimenti.
Goethe ci sta parlando di ciò che vede nel giardino, il giardino è anche il luogo nel quale passeggia
con la donna amata.
71-76
O, gedenke denn auch, wie aus dem Keim der Bekanntschaft
Nach und nach in uns holde Gewohnheit entspross,
Freundschaft sich mit Macht aus unserm Innern enthüllte,
Und wie Amor zuletzt Blüten und Früchte gezeugt.
Denke, wie mannigfach bald die, bald jene Gestalten,
Still entfaltend, Natur unsern Gefühlen geliehn!
Keim der Bekanntschaft, il germe della conoscenza. La conoscenza matura in noi, a poco a poco. I
versi pongono l'accento sulla delicatezza del processo.
A monte la radice indoeuropea gn-/gen-/gne-/gno- parla di ‘accorgersi’, ‘apprendere con
l’intelletto’. Nell’antico alto-tedesco dalla radice discendono solo verbi composti – -cnaen, -cnahen
– ma è per questa via che arriva al tedesco moderno können, ‘sapere’, ‘potere’; e kennen,
‘conoscere’. Kennen è conoscere, in senso lato, die Erkenntnis è conoscenza in senso filosofico.
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Bekanntschaft parla di qualità, di divenire, del 'rendere conosciuto'. La conoscenza è familiarità,
amicizia, acquaintance con la Natura. E' il latino accognitare. Non una conoscenza già edificata,
cui attingere, ma all'opposto una conoscenza i fieri che si manifesta nella relazione tra la persona e i
fiori e i frutti osservati.
La Natura, parla ai nostri sensi, la Natura narra: dalla stessa radice che ci porta a kennen ci porta
anche al latino (g)narrare. Il poeta-scienziato possiede una doppia chiave. Senza la doppia chiave la
conoscenza è zoppicante.
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Freue dich auch des heutigen Tags! (...)
Godi tu pure dell'oggi! (...)
Non c’è vera conoscenza senza piacere. Non c’è esperimento che possa prescindere da piacere,
diletto, gioia.
Per conoscere non bastano modelli e classificazioni. La conoscenza si costruisce nel ‘qui ed ora’.
Anche la scienza sperimentale non può prescindere dal qui ed ora.
La forma dotata di significato è la forma che vedo ora in questo instante. La forma è Gestalt -il
modo di stare insieme degli elementi che compongono il sistema- ma è anche Bildung - eterno
divenire.
La Gestalt non esiste in sé, esiste solo in un determinato incrocio spazio-temporale.
La Gestalt è struttura – istantia: lo ‘stare vicino’, la rete di connessioni tra elementi del sistema.
La Gestalt non è che una delle infinite Bildung: ogni istante spaziotemporale ha una sua Gestalt.
Lo Zeitgesit, lo 'spirito del tempo'', è la rete di connessioni che si manifesta in un dato istante, vero
ma contingente, riletto in termini metafisici, trasformato in assoluto, in ipostasi. Ogni istante ha il
suo Zeitgeist.
77-80
Freue dich auch des heutigen Tags! Die heilige Liebe
Strebt zu der höchsten Frucht gleicher Gesinnungen auf,
Gleicher Ansicht der Dinge, damit in harmonischem Anschaun
Sich verbinde das Paar, finde die höhere Welt.
Concordia, visione comune delle cose, sguardo armonioso. Il 'classicismo' di Goethe è visione
sistemica.
Tutti apparteniamo c'è una rete che collega le parti e contraddistingue il tutto. Nelle Affinità elettive
troviamo una efficacissima metafora: il filo rosso intrecciato in tutto il sartiame –i cavi, le corde, le
gomene– della navi della flotta reale inglese non può essere tirato fuori. Perché il tal caso l’insieme
non tiene più. Non mera somma di parti eterogenee, ma intima unità, dove il tutto è qualcosa di ben
diverso dalla somma delle parti.
Nel Sich verbinde das Paar, finde die höhere Welt c'è l'autobiografia, il rapporto con Christiane
Vulpius: Goethe con lei condivideva l'amore per il giardino, passeggiare tra le piante, osservarle.
Ma qui la fumosa, astratta metafora del versi 53-54 -die holden Paare, beisammen,/ Zahlreich
ordnen sie sich um den geweihten Altar, le coppie che si riuniscono attorno al sacro altare-ci appare
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del tutto superata.
Non c'è Paar, coppia già data, Sich verbinde ci parla di accoppiamento.
Si legge qui l'intuizione degli 'accoppiamenti strutturali' tra sistema e sistema, sistema e ambiente.
Le interazioni tra uomo e Natura, così come le interazioni tra persone, sono adattamenti reciproci,
accoppiamenti. Goethe ci parla già di quanto ci diranno, nella seconda metà del ventesimo secolo,
tra gli altri, Bateson e Maturana.
E' 'accoppiamento strutturale' l'incontro tra persone; è accoppiamento strutturale muoversi,
guardandosi intorno, nel giardino o nel bosco.
Sul piano ontologico l'accoppiamento, è sinonimo di esistenza; sul piano epistemologico è il
fenomeno che produce la scienza.
In un dato istante un höhere Welt, un mondo più alto: un sistema più pienamente descritto, più
trasparente nelle sue connessioni, appare allo sguardo partecipe, disposto all'empatia. Lo sguardo è
accoppiamento tra osservatore e mondo.
Siamo parlando di conoscenza, latino co-gno-sco, dove co- sta per ‘con’, 'insieme'; gno- rimanda
alla radice indoeuropea gn-/gen-/gne-/gno-, che parla di ‘accorgersi’; -sco sta per ‘cominciare a’.
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