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Generazione Y, società digitale dei consumi e democrazia

Scritto da MarioEs
lunedì 16 aprile 2007

La Generazione Y, generazione hi-tech

Non leggo spesso i settimanali in quanto prediligo leggere i libri che le mie navigazioni serendipiche mi fanno "saltare all'occhio" e poi documentarmi con i
quotidiani e ovviamente su Internet.

Però sicuramente sbaglio e me ne sono accorto questo fine settimana quando, in attesa del mio turno dal barbiere, mi sono imbattuto in questo articolo - dal titolo
"Dio è teen ager" - di Kevin Roberts (CEO di Saatchi & Saatchi) su l'Espresso di qualche tempo fa, che sono andato prontamente a cercare on line.

E che "per fortuna" ho trovato!

Analizziamo il "Roberts pensiero" espresso (eh eh) in quest'articolo, attraverso alcuni stralci, a mio avviso, salienti :

"Nel 2005, i bambini hanno influenzato circa il 47 per cento delle spese delle famiglie americane, per una somma superiore ai 700 miliardi di dollari. E infine, circa il
60 per cento degli appartenenti alla cosiddetta Generazione Y (tra i nove e i 29 anni) si sente personalmente responsabile nel voler cambiare il mondo, mentre
circa l'80 per cento crede che le grandi società dovrebbero sentire la responsabilità di unirsi a loro".

Qui Roberts ci fa immediatamente capire da dove spira il vento del business : bambini e Generazione Y, anche se a pensarci non sono produttori di reddito.

"I ragazzi saranno sempre un passo più avanti degli adulti, e gli adulti saranno sempre ragazzi sotto mentite spoglie": qui Roberts coglie il "noumeno
del business in questione" e - cosa dire - il marketing deve essere ed è sempre più filosofia e psicologia (quando non sconfina nella fantasia e nel surrealismo,
come ho detto in questo post ).

"I giovani, saturati di pubblicità disgustosa, sono in realtà i consumatori più raffinati che esistono. Come ha detto Malcolm Gladwell: "I ragazzi sono esperti del loro
mondo e conoscono la differenza che passa tra la versione del marketing e la versione reale".

Roberts è dunque convinto che bambini e "Generation Y" siano padroni di ciò che consumano e che sappiano ben distinguere la differenza tra realtà e
finzione.

Personalmente nutrirei dei dubbi, ma questo è il "Roberts pensiero".

Technorati tags:
blog 2 brain, brain 2 brain, culture tecno-tribali, democrazia digitale, Generazione Y, guru, innovazione culturale, libertà di espressione, politica

"La Generazione MySpace è sfuggente, scettica, interattiva, si lascia influenzare soprattutto dagli amici. Hanno a cuore alcuni marchi, certo, perché i marchi
parlano alla loro vera identità, ma è facile per loro cambiarli e sostituirli. Riuscire a essere una proposta sostenibile di marchio per i ragazzi e anche per i loro
preoccupati genitori impone oggi di ammantarsi di una magia irresistibile, di diventare quello che io chiamo un Lovemark".

Ecco entrare in gioco alcuni concetti chiave: IDENTITA', MAGIA, LOVEMARK.

Identità, perchè le tribù giovanili si identificano per il tramite dei prodotti che consumano ed utilizzano (es. Ipod, libri "cult"), dai quali devono necessariamente
essere SEDOTTI e dei quali in qualche modo si devonoINNAMMORARE, magari perchè sono in grado di farli "sognare".

"Ma la Repubblica dei consumatori (che brutta immagine!, nda), la cultura del capitalismo, non subirà limiti di scelta. La partita sul lungo periodo si disputerà con
un dialogo aperto, non con la censura, ed educando i giovani consumatori a fare le scelte giuste dal loro punto di vista, non dal vostro. Un mio collega, docente a
Cambridge, riassume in questi termini il paradosso della sostenibilità: "Non si può dare maggiore potere e controllare allo stesso tempo".

E qui entra in gioco un altro concetto chiave: la LIBERTA' del consumatore (perchè non si parla di cittadino, che nel web 2.0 fa più "cool"?).

Roberts ci vuole far credere che il compito del marketing sia quello di agevolare "le scelte giuste" dal punto di vista del consumatore. Parlare di libertà è
sempre un terreno minato e poi quando questo "alto concetto filosofico" lo dobbiamo calare nel mondo delle "diavolerie del marketing", i dubbi che mi vengono sono
tanti.

Ma questo è il "Roberts pensiero".

E poi Roberts, come ogni guru che si rispetti, ci dà le sue regole di successo:

1.Perdete il controllo; 2. Il mistero vince; 3. Siate sinceri; 4.Siate gladiatori; 5. Tutte le strade portano a Roma; 6.Lasciatemi esprimere; 7. Lasciate che sbuccino le
cipolle da soli; 8. Fate ciò che è giusto fare; 9. Fatevi in tre; 10. Ricordate di spegnere il computer.

In estrema sintesi, Roberts invita gli "addetti ai lavori" del marketing a "dire sempre la verità" (un ossimoro o è una mia sensazione?, sono "un pò" scettico...), a
considerare che la Generazione Y è "multitasking", che inoltre controlla i contenuti anzichè subirli - e che per questo hanno successo i Blog e siti come MySpace e
YouTube - a tener presente che "il compito del business è rendere il mondo un posto migliore", e ancora che "fare business significa andare in tre direzioni
allo stesso tempo: profitto economico e sociale e ambientale", ma last but not least che "il tempo migliore è quello che si trascorre insieme, guardandosi
in faccia. Questo lo dobbiamo al nostro futuro".

Insomma, io individuerei in questo "Roberts pensiero" le seguenti dimensioni che "stranamente" sembrano caratterizzare anche la politica e, ad esempio, la corsa
alle presidenziali francesi lo dimostra appieno (ne parleremo nel seguito di questo post):

1. Spostare il discorso sui "valori" (parlare di libertà, democrazia, ambiente, spiritualità, esistenza ad es.) e di conseguenza accendere le passioni dei
consumatori/cittadini. Una sorta di MARKETING ETICO;

2. Approccio "bottom up", ossia voler convincere sul fatto che non si decida dall'alto, ma siano i consumatori/cittadini a farlo. Il marketing "agevola le scelte
giuste";

3. Sedurre il consumatore/cittadino e farlo identificare con il proprio prodotto (il "LOVEMARK");

4. Enfatizzare il ruolo delle tecnologie, ma poi concludere che la "vita è fuori", cioè quella vissuta attraverso le relazioni interpersonali (un invito alla
"moderazione tecnologica" o alla schizofrenia?).

Come tutti i guru, Roberts sicuramente ci inonda di molte frasi suggestive "alla Sun Tsu" , ed è "figlio della cultura del tempo". Adesso impera il Web 2.0.

Un pò di saggezza e tanto business o finalmente la svolta per noi "poveri consumatori" e soprattutto per i giovani consumatori, ma soprattutto giovani cittadini?

Cercherò di dirvi la mia opinione nel prossimo post in cui allargherò, necessariamente, il discorso sulla Generazione Y anche alla politica.
Fonte: BusinessWeek

Generazione Y e politica: un accostamento forse azzardato o forse poco probabile.

Ma i "link" sono sempre dei misteri e, come ci insegna la Rete, sono in qualche modo la "chiave di lettura" del caos che ci circonda più o meno in apparenza e
più o meno in profondità.

Per cui, io ritengo che ci sia sempre un collegamento con la Politica (con la P maiuscola, ovviamente) e ciò vale anche per la Generazione Y.

Anzi, direi che proprio per questa generazione è e sarà FONDAMENTALE riscoprire la politica.

Sarà una vera e propria questione di sopravvivenza.

In un bell'articolo su Nova 24 di giovedì scorso, intitolato "Il ragionamento ci rende liberi", Roberto Vaccariflette sui meccanismi che governano la scelta dei
nostri politici e dice:

"Troppo spesso siamo contrariati perchè non c'è un candidato valido a cui dare il voto. Le leggi elettorali non possono supplire. Anche se fossero perfette, si
potrebbero raffigurare a macchine utensili modernissime che producono pezzi lavorati di alta precisione, ma usano materiali scelti a caso e spesso di qualità infima".

Aggiunge, poi, che le leggi elettorali dovrebbero "servire ad eleggere deputati che realizzino i fini di tutti gli elettori e creino maggioranze stabili: requisiti
contraddittori".

Infatti, la mediazione dei nostri fini ed interessi che noi tutti accettiamo tramite la rappresentanza politica di tipo democratico è evidente che ottiene nella pratica e
nella sostanza dei risultati quanto mai deludenti.

A prescindere dal sistema elettorale.

Tanto deludenti che i giovani ormai hanno, a mio parere, nei confronti della politica un duplice atteggiamento:

1) Non se ne occupano, perchè la sentono troppo lontana dal "proprio mondo";

2) La "sfruttano", qualora intravedano dei benefici e dei "ritorni materiali" immediati in termini di potere e ricchezza (ovviamente per un giovane, quindi può
trattarsi anche di un "piatto di lenticchie" vista la realtà della nostra società e la miseria soprattutto etico-culturale che la caratterizza).

In tale contesto, Roberto Vacca giunge ad una conclusione forse ovvia: quello che conta non è solo e non è tanto il "sistema elettorale", ma la qualità degli
eletti!

Pensiamoci un pò: del resto i latini dicevano "rem tene, verba sequentur", mentre in questo caso noi potremmo dire"cerca la qualità, le regole "giuste" poi
scaturiranno di conseguenza".

Troppo semplice e quindi difficilissimo da attuare.

Purtroppo noi viviamo l'estrema illusione che gli stessi uomini che dimostrano quotidianamente la propria"mediocrità" possano, come per miracolo, donarci un
Sistema Elettorale che cambi la Politica.

Le illusioni, diceva Foscolo, ci aiutano a vivere. Ma qui, direi, che l'illusione è sostanzialmente una sorta di incubo giornaliero che noi stessi, chiudendo gli occhi,
decidiamo di vivere.

Come dicevo in quest'articolo intitolato "click democracy" , il vero obiettivo da raggiungere è quello di un rapporto diretto tra elettore ed eletto ed il sistema
ce lo abbiamo davanti agli occhi: Internet e il Web 2.0.

Innanzittutto, ci vuole trasparenza nelle candidature dei vari partiti politici : bisogna che diventi consuetudine, se non legge, l'obbligo - innanzittutto morale
- di mettere on line le biografie dei singoli candidati e che questi ultimi siano tenuti (ma io direi, si sentano moralmente obbligati) ad avere un sito personale con il
quale interagire con i propri elettori potenziali.

Basta con le croci ad X sul nome di un Partito, al diavolo le ideologie!

La Generazione Y credo che abbia tutti gli strumenti, culturali e tecnologici, per pretendere una COMUNICAZIONE POLITICA diversa e soprattutto interattiva.

Ogni candidato deve mettere NERO SU BIANCO i propri programmi, i propri pensieri, i PROPRI SOGNI per il futuro.

E noi (e voi soprattutto della Generazione Y) dobbiamo impegnarci a leggere ed ad interagire con quello che ci propongono i nostri potenziali eletti.

Come suggeriva un lettore di questo Blog, bisogna pensare ad un nuovo esperimento di democrazia attraverso la forma deliberativa e quella del consenso
informato.

Io aggiungo che lo si può fare in maniera pressocchè quotidiana con il supporto di Internet e del Web 2.0.

Invece, i politici si guardano molto bene dal proporre una simile "rivoluzione copernicana" e preferiscono litigare sul proporzionale con premio di maggioranza, con
sbarramenti o senza e via dicendo.

Logiche vecchie non possono portare ad innovazione e cambiamento.

Vediamo ad esempio come nella corsa alle presidenziali in Francia, il buon Sarkozy (ma non solo lui) preferiscaportare il dibattitto sui "grandi
valori" (sessualità, spiritualità, etica, esistenza ecc.) cercando, in tal modo, di APPASSIONARE (qualche somiglianza con il nostro business man Kevin Roberts ed il
suo "lovemark"?) e di SEDURLI con il suo pensiero.

Poco spazio o non abbastanza, forse, viene dato ai problemi quotidiani e della "common people", alla qualità ed al benessere della nostra vita e, per essere più
altruisti, del mondo intero (ambiente, guerre ecc.).

In Italia ci di-meniamo per i DICO: davvero una questione importantissima...ma forse meno di quella della busta paga di un operaio e del divario esponenziale
con quella dei vertici aziendali da cui quell'operaio dipende (lo stesso Prodi parla di 1 a 500 come di un rapporto contrario ad ogni legge economica, ammesso che
ne esista qualcuna).

Insomma, la Politica ed il Marketing - sempre più simili - sono, come direbbe il buon Kevin Roberts, per la Repubblica dei Consumatori, mentre la
GENERAZIONE Y deve combattere per la Repubblica dei Cittadini.

Questo perchè la vera libertà non è quella di CONSUMARE, ma quella di DECIDERE IL PROPRIO FUTURO.

E la tecnologia ci può aiutare, ma dobbiamo SAPERLA USARE anche per "nobili finalità" e non solo per mandarci gli sms e per filmare - supremo "orrore" - le nostre
"performance" più o meno discutibili e poi mandarle su YouTube.

Come dice oggi Alberoni sul Corriere della Sera di oggi , il convincimento che la cultura, le "buone maniere" e la legge siano qualcosa di "naturale" è errato:
"esse sono il frutto di millenni di civilizzazione e si conservano solo grazie alla continua vigilanza sulla comunità, alla sua costante azione educativa, alla sua
continua crescita culturale".

Basta poco e ci ritroviamo nella BARBARIE.

E in effetti già ci stiamo dentro abbondantemente.

Ecco perchè la Generazione Y, ossia i futuri "padroni" del mondo di domani, devono sin da oggi essere educati allaCultura ed alla Civiltà (con la C maiuscola!) da
noi genitori o fratelli maggiori e non essere lasciati a sè stessi con le tecnologie IN QUANTO TALI.

Bisogna dare un senso ed una finalità costruttiva a questa Generazione Y, anche perchè in fondo loro stessi lo desiderano.

Ma hanno forse paura di questo "nuovo potere potenziale" che hanno fra le mani e che non sanno gestire, pertanto alla fine preferiscono chattare, scambiarsi sms,
esibirsi su YouTube, affermando così la propria esistenza ed aspettando che qualcuno gli dica che è ora di DIVENTARE GRANDI.

Come è giusto che diventino, perchè è la Storia che glielo chiede (e ce lo chiede) a gran voce.

I giovani ne sanno sicuramente più di noi, ma ricordiamoci che vanno guidati: Dio non è Teen Ager, ma forse ci sorride attraverso di loro.

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