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sInIstra lavoro

settImanale

anno I - numero 1 - 9 dicembre 2014

www.sinistralavoro.it - info@sinistralavoro.it

si parte!
Questo primo numero avvia la pubblicazione del nostro settimanale online.
sinistra lavoro fa un ulteriore e importante passo avanti. dopo lassemblea
costitutiva di fine settembre, a reggio emilia, in occasione della Quale stato
approvato il nostro manifesto, ne abbiamo fatta di strada. un percorso lungo
e ricco di scoperte sempre nuove, durante il Quale abbiamo incrociato
tante persone e tanti appezzamenti

di Claudio Grassi
il nostro appello gi stato sottoscritto da tremila compagne e compagni, tra in quali importanti figure
della sinistra italiana, dal sindacato
al mondo della cultura: accattatis,
burgio, carpi, castellina, cerrato, di
lello, dorsi, ferrajoli, ferrara, gallino, lalatta costerbosa, mastropaolo, meriggi, parlato, pini,
prosperi, tiziano rinaldini, vegetti,
solo per fare qualche nome (e non
me ne vogliano i tanti che non sono
in questo brevissimo elenco).
un appello che ha ottenuto il gradimento del mondo del lavoro, in particolare di parecchie delegate e
delegati sindacali, delle rsu.
sinistra lavoro si presentata in
quasi tutte le regioni, in tante citt.
e se sono decine le iniziative gi
svolte, sono altrettante quelle in
cantiere, per dicembre e anche per
gennaio. ci siamo seduti intorno a
un tavolo per animare dibattiti, discussioni anche serrate, confronti a
tutto campo con le forze politiche e
sociali che non condividono le
scelte del governo renzi. dalla sinistra pd alla lista tsipras, passando
per la cgil e i metalmeccanici della
fiom. inviti non casuali ma mirati,
rivolti a tutti quei soggetti che devono unirsi per dar finalmente vita,
anche in italia, a una forza politica
che abbia la credibilit e la massa
critica per diventare punto di riferimento del mondo del lavoro e delle
classi subalterne, dagli sfruttati ai
precari, a tutti i lavoratori che pagano sulla loro pelle il costo della

folle austerity dellunione europea.


oltre a questo settimanale online,
abbiamo attivato altri strumenti di
comunicazione, che con il tempo
contiamo di migliorare. intanto vi
chiediamo di seguire e condividere.
si tratta del sito sinistralavoro.it,
della pagina facebook e dellaccount twitter sempre di sinistra lavoro. vorremmo e qualcosa siamo
gi riusciti a fare produrre brevi
testi sul lattualit politica, sindacale e sociale, da utilizzare poi
come volantini da distribuire o da
affiggere nelle bacheche dei circoli.
se ne sentono tante in giro, c chi
dice che sinistra lavoro sarebbe
lennesimo gruppetto nato per
frammentare ancora di pi la variegata, tormentata e troppo spesso li-

tigiosa sinistra italiana. una polemica falsa, e anche strumentale.


sinistra lavoro unassociazione,
cui hanno aderito compagne e compagni di tutte le formazioni politiche della sinistra (prc, sel, pdci, pd)
e molti altri ancora senza alcuna
tessera in tasca. non c contraddizione nel condividere il programma
dellassociazione, le sue iniziative e
contemporaneamente militare in
un partito politico o in un sindacato.
lo scopo di sinistra lavoro quello
di unire, essere un ponte tra le varie
forze della frammentata sinistra italiana. ne siamo talmente convinti
da pensare fin dora che lassociazione sia solo una tappa, unesperienza transitoria, che debba
restare in vita il tempo necessario a
raggiungere il suo scopo. unire la
sinistra, appunto.
sinistra lavoro uno strumento, un
mezzo e non un fine. vogliamo avviare un processo costitutivo per far
nascere ci che ancora manca nel
nostro paese: una forza politica di
sinistra in grado di rappresentare il
mondo del lavoro. Quello che ci interessa, in questo percorso-processo costitutivo, dare un
contributo per rimettere al centro
del dibattito politico italiano il tema
del lavoro, in tutte le sue articolazioni, per far ritrovare protagonismo alle lavoratrici e i lavoratori.
le prossime settimane vedranno le
varie forze della sinistra che non
condividono le politiche renziane
impegnate in importanti appuntamenti: ci sar lassemblea dellarea

iTalia/laVoro
di matteo gaddi

pi critica del pd, quella che fa riferimento a pippo civati, in dicembre,


quelle della lista tsipras e di sel
(con la coalizione dei diritti e del lavoro) in gennaio.
sinistra lavoro parteciper a tutte le
iniziative seguendo la stella polare
dellunit: sia messo a valore ci
che unisce e sia tenuta aperta la discussione su ci che divide, accettando che si decida a maggioranza
dopo una consultazione.
quello che hanno saputo fare in
tutta europa le forze di sinistra di
alternativa, cui spesso ci si richiama, ma delle quali non si segue
mai lesempio.
poche settimane fa a firenze transform ha organizzato una importante iniziativa. con alexis tsipras
erano presenti tutte le forze che
avevano dato vita alla lista altra europa, assieme ad altri esponenti politici e sindacali che, pur non
avendo sostenuto la lista, oggi non
condividono le scelte politiche di
matteo renzi. una scelta intelligente che va nella direzione dellunit e dellallargamento delle
forze. quello che serve!
tutte le realt politiche che hanno
partecipato alliniziativa di trasform
devono essere partecipi della costruzione del nuovo soggetto politico della sinistra italiana. se ci
non si realizzasse, il risultato sarebbe gi scritto e ricalcherebbe
quanto si verificato alle recenti
elezioni regionali in emilia-romagna e calabria: una sinistra che si
presentata divisa e che non riuscita a intercettare un solo voto del
profondo malcontento che attraversa il pd ( dopo i continui attacchi
del presidente del consiglio alla
cgil) e anche il m5s. chiaro che di
ben altro abbiamo bisogno!

rsu contro
il jobs act
sulla scia dei recenti movimenti di autoconvocazione
delle rsu (contro la riforma fornero sulle pensioni,
sul testo unico sulla rappresentanza sindacale),
oltre 500 delegati di diverse categorie e diversi
territori hanno messo in campo una iniziativa
contro il jobs act
inizialmente linterlocutore di oltre
500 delegati stato guglielmo epifani, in qualit di ex segretario generale
della
cgil,
oggi
parlamentare pd e presidente della
commissione attivit produttive
della camera, a cui stata mandata
una lettera con richiesta di incontro
proprio sul tema della riforma del
lavoro.
la lettera si apriva con il richiamo
alla lunga esperienza di epifani in
cgil: scriviamo a te, perch siamo
convinti che tu sappia benissimo,
visto che conosci bene i luoghi di lavoro per il tuo ruolo e la tua lunga
militanza nel sindacato, la portata
totalmente dannosa di quel provvedimento per i diritti dei lavoratori;
diritti per cui abbiamo combattuto
insieme per tanti anni.
ma, nonostante svariati tentativi,
anche a mezzo stampa, epifani non
si degnato nemmeno di un cenno
di risposta.
la cosa ci ha molto amareggiato ma
abbiamo comunque deciso di andare avanti con la nostra iniziativa
di sensibilizzazione dei parlamentari: abbiamo, quindi, incontrato in
parlamento alcuni deputati del pd
(civati, cuperlo, fassina) e di sel
(airaudo, ferrara, fratoianni, placido) interessati a confrontarsi con
noi sui contenuti del jobs act. lincontro si svolto nei locali del parlamento marted 25 novembre.
ci sembrata una cosa molto importante sul piano simbolico - riuscire a portare lavoratrici e
lavoratori, delegate e delegati in
parlamento proprio nei giorni decisivi per la discussione e la votazione del jobs act: la cosa ha
suscitato una certa attenzione
anche da parte dei grandi media.
2

lesito della votazione nota:


lesplicita contrariet di sel, mentre
i deputati della sinistra pd si sono
divisi tra il voto contrario e la mancata partecipazione al voto.
ma diversi deputati pd, gi dirigenti
della cgil non hanno fatto mancare
il loro sostegno al jobs act.
da qui una nuova iniziativa: scrivere
a susanna camusso per capire
come la segretaria della cgil intenda intervenire nei confronti di
questi iscritti che con il loro comportamento (addirittura votando
contro lo statuto dei lavoratori)
stanno continuamente mettendo in
difficolt la stessa nostra organizzazione.
per noi, infatti, la cgil non rappresenta una parentesi, ma una scelta
di vita alla quale saremo sempre legati: vorremmo che cos fosse
anche per chi ha la possibilit di
rappresentare nelle istituzioni le ragioni dei lavoratori.
per dare continuit al percorso avviato c in programma una grossa
iniziativa, a dicembre, promossa dai
delegati sindacali con i deputati di
sinistra che non hanno sostenuto il
jobs act.

italia/lavoro
intervista a cura di
giacomo russo spena

intervista a luciano gallino

il jobs act? una pericolosa


riforma di destra
finito liter il jobs act sar legge: per il sociologo luciano gallino siamo alla
mercificazione del lavoro, un provvedimento stantio e pericoloso.
scusi professore, lei parla di un progetto vecchio eppure il governo
che del nuovismo ha fatto un cavallo di battaglia lo sponsorizza
proprio per modernizzare il paese.
dov limbroglio?
nel jobs act non vi alcun elemento n innovativo n rivoluzionario, tutto gi visto 15-20 anni fa. e
una creatura del passato che getta
le proprie basi nella riforma del
mercato anglosassone di stampo
blairiano, nellagenda sul lavoro del
2003 in germania e, pi in generale, nelle ricerche dellocse della
met anni 90. inoltre si tratta di
una legge delega, un grosso contenitore semivuoto che sar riempito
nei prossimi mesi o chiss quando.
non mi sembra un provvedimento
che arginer la piaga della precariet n che rilancer loccupazione
nel paese.

aveva espresso dubbi sullorganizzazione di susanna camusso, accusandola di aver appannato la


bandiera del sindacato. ha cambiato idea?
negli ultimi mesi ad esser cambiata
la cgil. in diversi frangenti non ha
contrastato i nefasti provvedimenti
avanzati dai governi, come nel caso
della riforma pensionistica. ha accettato supinamente leggi micidiali
e lo smantellamento del nostro welfare.
sul jobs act stata incisiva mettendo in piedi una dura resistenza.
e le divergenze tra cgil e fiom che
invece ha sempre mantenuto la
barra dritta ora sono minori, questo va salutato positivamente.

una bocciatura netta. e del premier


che giudizio esprime, molti iniziano
a considerare il renzismo come il
compimento del berlusconismo. e
daccordo?

le nostre politiche economiche vengono dettate da quelleuropa che


sta imponendo soprattutto ai paesi
del sud europa dure misure di austerity e privatizzazioni. che credibilit ha renzi quando minaccia di
sbattere i pugni a bruxelles?
dagli anni 90 i socialisti europei e
le differenti branche della socialdemocrazia hanno abdicato e sono
stati contagiati dallideologia neoliberale abbracciando cos lidea dei
mercati da anteporre alla democrazia. alla finanza che disciplina i governi.
in questo quadro, le affermazioni
del premier sono vuote, alle invettive non corrispondono i fatti: il
jobs act e la legge di stabilit ne
sono la palese prova. persiste lortodossa ubbidienza ai diktat delleuropa, renzi non altro che un
fedele esecutore della troika.
non crede in repentine svolte in europa e a strade alternative?
siamo lontani dal contrastare le politiche imposte da bruxelles. la sinistra italiana come espressione di
massa di fatto non esiste pi. sono
rimaste delle schegge, anche interessanti, ma politicamente ininfluenti soprattutto di fronte a quel
che dovrebbe essere il domani di
una sinistra in grado di rappresentare una valida opzione e unopposizione solida in parlamento. in
europa podemos e syriza rappresentano segnali importanti, iniziano
ad avere una valenza di massa. in
generale, le recenti elezioni hanno
confermato quasi ovunque governi
di destra o, ad essere gentili, di centrodestra.
ci significa che la maggioranza
degli elettori delleurozona preferi-

per certi aspetti s, il jobs act potrebbe tranquillamente esser stato


scritto da un ministro di un passato
governo berlusconi. non a caso
maurizio sacconi uno dei politici
pi entusiasti. renzi continua nel
solco di politiche di destra impostate sul taglio ai diritti sul lavoro,
sulla compressione salariale e sulla
possibilit di un maggiore controllo
delle imprese sui dipendenti, vedi
luso delle telecamere.
in un recente editoriale su repubblica ha contrapposto alla leopolda
renziana, la piazza della cgil. eppure in altre occasioni passate

italia/lavoro
intervista a gallino

sce lo status quo, purtroppo. la


germania ha rivotato in massa la
cancelliera angela merkel e il ministro Wolfgang schuble malgrado le
politiche restrittive e del rigore.
per litalia auspica la nascita di un
forte soggetto a sinistra del renzismo?
detesto le sfere di cristallo, il futuro
non prevedibile. bisogna costruirlo. e di certo nel paese esistono milioni di persone mosse da
ideali e sensibilit di sinistra alla ricerca di una nuova modalit di aggregazione.
le varie schegge esistenti dovrebbero
riformularsi,
diventare
ununica forza per poter cos rappresentare una reale alternativa. ma
c molta strada da percorrere,
molta.

un modo di riottenere la sovranit


perduta?
certamente. il trasferimento di poteri da roma a bruxelles forse andato oltre anche a quel che era
previsto a maastricht. viviamo in
uneuropa delle diseguaglianze che
necessita di alcuni urgenti interventi, al momento non sembra ci
siano le condizioni: la commissione
non vuole modificare la propria
linea economica con junker sostenuto convintamente dalla germania.

lei ha firmato insieme agli economisti biagio bossone, marco cattaneo, enrico grazzini e stefano sylos
labini un appello che propone la
nascita di una moneta parallela alleuro per uscire dalla trappola della
liquidit e del debito. in che consiste?
Qui non si tratta di uscire dalleuro
ma di avere in italia dei titoli pubblici con la possibilit di poterli
spendere e scambiare come se fossero una moneta. nel manifesto si
parla esplicitamente della fuoriuscita dalleuro come atto con conseguenze disastrose per la nostra
economia. penso alla fuga dei capitali, alla possibile svalutazione della
nuova moneta e alle complicazioni
burocratiche.
ci sono milioni di contratti con soggetti esteri denominati in euro, che
dovrebbero essere ritoccati e modificati. unassurdit. nelleuro ci
siamo, consci che ci sono gravissimi
problemi che andrebbero analizzati
e discussi mentre bruxelles e in primis la germania lo vietano in maniera categorica. la nostra proposta
un modo per ovviare a livello nazionale alle rigidit delleuro e far
circolare contante a chi ne ha meno,
compresi lavoratori e medie e piccole imprese.

leuro sar destinato a propagare


guai ancora per molto tempo e
lemissione in italia di certificati di
credito fiscale (ccf) potrebbe mitigare i disastri della moneta unica,
cos pensata.
pablo iglesias, leader di podemos,
parla esplicitamente di una spagna
colonia della germania. il discorso
pu valere per litalia?
il termine colonia un po forte.
per di fatto le politiche che stanno
strangolando i paesi con tagli alla
spesa pubblica, con lossessione
dellavanzo primario quindi tartassare sempre maggiormente i cittadini e nello stesso momento
diminuire servizi sono procedimenti suicidi e insensati.
e molte di queste imposizioni sono
volute dalla germania, dietro alla
durezza del governo tedesco ci
sono le banche tedesche che si
erano esposte con lacquisto di titoli internazionali. la germania ha
pensato di salvare le proprie banche. forse non siamo una colonia,
di certo soggetti ad una forma di
imposizione esterna. come noi
anche gli altri paesi delleuropa del
sud e la francia.
anche la francia?
di meno, sempre la seconda economia delleurozona ed ha legami
storici con la germania dai tempi di
mitterrand.
ma ha subito forte pressioni ed
stato costretta a tagliare salari, pensioni e sanit. lo stesso governo tedesco ha introdotto nel proprio
paese le misure dausterity, a partire dallagenda 2010 del 2003, arrivando alla creazione del settore
dei lavoratori poveri pi ampio
deuropa: 15 milioni di persone che
guadagnano meno di 6 euro lora
oppure occupati 15 ore alla settimana per 450 euro al mese.
15 milioni circa un quarto della
forza lavoro tedesca
2 dicembre 2014
da Huffigtonpost

italia/politica
di raffaella bolini

lista tsipras: sarebbe


singolare se non fosse assurdo
finalmente in italia si apre un dibattito serio sulla ricostruzione della rappresentanza dei
diritti e della dignit. finalmente coinvolge tutti i soggetti a sinistra. finalmente la
stessa discussione produce Qualche breccia anche nel ceto politico del pd. finalmente, di
fronte al rischio che la frustrazione generi mostri atroci, il tema non pi di nicchia.
e nellaltra europa, invece che esserne contenti, Qualcuno se ne dispiace.
io, come credo molti e molte, mi
sono unita a questo progetto convinta che volesse dare un contributo
a produrre questo obiettivo. dei
contenitori, non mi importa nulla basta che siano inclusivi e fondati
sulla pari dignit.
mi importano la visione, i contenuti,
i fini, la metodologia, le forme di
una politica seriamente antiliberista
e di una rappresentanza nuova e
democratica. mi importa mettere al
centro la dimensione europea e mediterranea, sconfiggendo la spinta
al provincialismo arrogante tipico
della politica italiana. mi importa la
capacit di produrre emancipazione
sociale e cittadinanza attiva, unica
risposta vera allautoritarismo globale che abbiamo di fronte. mi importa la capacit unitaria perch
la sola capace di attrarre e di convincere chi ha meno strumenti a
mettersi in gioco.
mi importa sconfiggere il politicismo e insieme lantipolitica.
mi importa che si guardi al futuro
non rottamando niente del buono
c stato nel novecento, nellottocento e in tutta quella parte di storia dove gli umani - invece che fare
ci che normalmente fanno e cio
distruggere, ammazzare, violentare, rapinare per il potere e la sopraffazione - si sono uniti per
combattere ingiustizia, diseguaglianza e sfruttamento.
mi importa che la politica nuova
serva ad aiutare lumano a ridimensionare la sua concezione di s, e a
riconoscersi come piccola parte non
dominante dellesistente.
mi importa che non si passi, senza
soluzione di continuit, da una idea
ormai consumata della divisione dei
compiti fra sociale e politico allesaltazione di una visione dove fra
il cittadino singolo e la rappresen-

tanza non esiste nulla - in una


nuova teoria iper-soggettivista che
sta nello stesso solco della cultura
individualista in cui siamo immersi,
e che produce allo stesso modo il
finto basismo grillino e la lotta contro i corpi intermedi di renzi, insieme al leaderismo che oggi pare
la panacea di tutti i mali.
sarei stata contenta se laltra europa fosse stata la sede unitaria di
questa discussione. ma si raccoglie
ci che si semina, e ad ogni azione

corrisponde una reazione - questo,


qualunque essere minimamente razionale dovrebbe saperlo. ci si doveva pensare un minuto dopo le
elezioni. e, guardando la nostra discussione, sempre di pi mi convinco che cercare di produrre
fratture al nostro interno (con sel e
non solo, anche con i tanti che credevano a un progetto davvero unitario) non stato un errore, stata
una scelta consapevole da parte di
una parte di noi. come pure linsulto e il discredito a chiunque sollevi dubbi e perplessit.
come pure lignorare - se non addirittura il festeggiare - lallontanamento di compagni e compagni,
gruppi organizzati, simpatie.
evidentemente la spinta a definirsi
per esclusione e non per capacit di
egemonia culturale ancora forte,
dalle nostre parti.
ogni piccolo risultato che si porta a
casa, invece che essere usato come
un mattoncino per lastricare una
strada che lunga e tortuosa, viene
usato per scagliarlo contro il nemico, che sempre il pi vicino.
persino i risultati negativi siamo capaci di usarli per essere ancora pi
arroganti. e dire che gramsci ancora lo studiano in tutto il mondo.
e poi, se questo soggetto che nato
neppure da un anno gi soffre di
spinte e pulsioni identitarie, perch
non si dovrebbe riconoscere il
pieno diritto di tutti i soggetti esistenti a fare il proprio percorso? settari e competitivi sono solo gli altri?
cosa ci dovrebbe far pensare che il
mondo debba stare fermo ad aspettare noi?
io sono contenta che sel apra un
percorso, sono contenta che lo faccia civati, sarei contenta se tanti pi
pezzi del sociale decidessero di
aprire apertamente una loro discus-

italia/politica
di bruno casati

sione - smettendo di aspettare che


il problema lo risolva qualcun altro,
e continuando a ritenere sufficiente
continuare a fare le cose che sempre si sono fatte. visto che per ora
non c nessun movimento insorgente a spazzarci via e a costruire il
nuovo, sta a coloro che sono in
campo - tutti e tutte, nessuno
escluso - di provare a non fare errori lungo il cammino, di essere
allaltezza. di mettersi a disposizione, non di chiudersi.
di concorrere, e di non competere.
di essere attenti e curiosi, non di difendersi. di pensarsi al servizio di
qualcosa di pi grande di s. chi
sceglie la strada opposta, oggettivamente avversario del progetto
per cui laltra europa nata.
revelli ci ha fatto un gran regalo,
con il suo documento, che aiuta
laltra europa a stare intelligentemente dentro questa fase.
ma di quel documento bisogna essere allaltezza: chiede di fare politica, non di fare la setta o il
pezzettino utile solo a guadagnarsi
un posto a tavola. solo cos diamo,
per quello che siamo oggi, un contributo a che nessun altro pensi di
fare lo stesso, di farcela da solo, o
contro qualcun altro.
perch questo, chiunque lo faccia,
sarebbe davvero un errore grande.
in un momento cos drammatico,
ciascuno si porta addosso una
grande responsabilit - sbagli si
possono fare, le stupidaggini non
sono ammesse. chiunque le faccia,
chiunque esso sia.
e anche continuare a tollerarle qui
dentro, davvero non si pu pi. so
che siamo in tanti, e molti silenti, a
pensarlo. che sia ora per i ragionevoli di trovare un modo per farsi
sentire?

la svolta nera
della verde lega
oggi la lega va attentamente analizzata nel suo
doppio carattere nazionale e internazionale
doppio carattere che oggi va assumendo la lega: carattere nazionale,
non pi e solo il partito del nord,
la lega attraversa il po; carattere internazionale, la lega scavalca le
alpi e tesse relazioni interessanti e
anche inquietanti.
Questa analisi viene accuratamente
occultata da una operazione superficiale centrata sul leader, che indica in salvini, che della lega
diventa segretario con il congresso
di torino del dicembre 2013, il futuro leader di tutte le destre italiane. si discute di questo e non di
altro, tanto che lo stesso berlusconi,
che scaltro ma non lascia eredi
politici, si fa apparire come il saggio
mentore a guida del giovane telemaco della lega che, dal canto suo,
occupa tutti i salotti televisivi 24 ore
su 24, avendo capito che l e solo
l che si forma lopinione. in quella
sede salvini presenta, sempre, la
sua teoria dei tre nemici, una linea
di condotta che oggi deve valere
per lombardi e pugliesi, calabresi e
veneti, ed gi questa una novit.
il primo nemico limmigrazione,
ma quella clandestina si affretta ad
aggiungere (salvini invece evita accuratamente di scivolare sul territorio
insidioso
delle
diversit
religiose); il secondo nemico leuropa delleuro, ed su questo
campo che oggi la lega si relaziona
con altre realt europee; il terzo
la crisi, che in italia colpisce lavoratori, pensionati, piccoli imprenditori, artigiani, commercianti.
la nuova lega pertanto in questo
ultimo contesto, guarda al conflitto
che il sindacato ha aperto nel paese
su jobs- act e patto di stabilit,
non vi partecipa attivamente ma si
propone come sbocco politico a
valle dello stesso, qualora lagitarsi
del sindacato non trovi (e oggi non
trova) un alveo forte che incanali la
lotta sindacale verso la rappresen-

tanza politica degli interessi del lavoro.


ed , riconosciamolo, pi sagace
che populista la mossa della lega
che promuove conseguentemente il
referendum contro la riforma fornero sulle pensioni, che spiazza
quanti, proprio sulle pensioni, si
erano limitati a uno sciopericchio
di un paio dore.
una prima dolorosa sintesi pu essere questa: il successo della lega,
relativo si visto ancorch largamente annunciato, pu, in qualche
misura, essere addebitabile anche
al tergiversare delle sinistre che,
sparse e inconcludenti, non sono
state finora in grado di raccogliere
la spinta sindacale (la cgil ci arriva
solo adesso, ma la fiom in campo
isolata da parecchi anni ormai) e
trasformarla in controffensiva politica organizzata, cos come si fa in
grecia e spagna. in questo contesto
la lega oggi si propone non pi
come solo partito di protesta ma
come partito sociale che guarda,
appunto, al lavoro, alla casa, alle
tasse, alle pensioni, alla piccola e
media impresa e, come tale, apre a
tutti i movimenti di destra che soffiano sul fuoco delle inquietudini.
nel contempo, con i suoi governatori di lombardia e veneto, critica il
governo di roma per i tagli praticati
alle regioni. demagogia e pragmatismo. nellapertura ai movimenti la
lega ricorda molto il msi di giorgio
almirante, partito che coltivava relazioni strette anche con le aree delleversione pi estrema.
la manifestazione degli 80.000 di
milano del 18 ottobre, ha visto infatti sfilare, a fianco dei fazzoletti
verdi della lega, anche le camicie
nere di casa pound che, lugubremente inquadrate, sono entrate in
piazza duomo esibendo il saluto fascista. mai la citt dei martiri di
piazza loreto e di giovanni pesce

italia/politica
la lega nero-verde

aveva subito tale insulto dallaprile


1945.
forse giuliano pisapia, cos indaffarato nel lucidare la vetrina delleXpo, dovrebbe impegnarsi per
salvaguardare, ne ha tutti i poteri, il
carattere antifascista della sua citt
capitale della resistenza e riflettere
sul fatto che, il 29 aprile 2015, sar
il 40 dellomicidio di ramelli, e i
nazi-fascisti arriveranno a milano da
tutta europa e il giorno dopo si apre
leXpo: pisapia, vedi un po tu.
ma il fenomeno, apertura allestrema destra della lega, in incubazione da tempo. inascoltati
taluni lo segnalarono. infatti del
2011 un libro svastiche verdi (valter peruzzi, gianluca paciucci, anna
maria rivera. editori riuniti) che affronta proprio il tema del ritorno
alle origini della lega che, gi prima
di salvini, si avviava ad accantonare
(in attesa di ripresentarlo) il secessionismo e quei riti pagani con cui
bossi si proponeva di accompagnare lidentit territoriale con le
simbologie, la narrazione verde: il
pratone di pontida, il dialetto, il va
pensiero, lampolla del dio po.
mentre altri cancellavano il loro passato lui lo inventava.
per ritornare oggi a impugnare i
vecchi temi del razzismo, lavversione allunder class che, rinfrescati dalla partecipazione diventata
abituale allinternazionale nera, assumono i caratteri del nazionalsocialismo. riprendendo tesi che
circolarono in germania negli anni
trenta, con luscita nazifascista
dalla grande depressione.
venticinque anni fa va ricordato c
he la lega, presente con il senatore
bossi gi nel parlamento degli anni
80, lunica forza politica italiana
che ha attraversato il passaggio
tempestoso dalla prima alla seconda repubblica che travolse dc,
pci, psi, psdi, pri, pli e anche il msi
appunto venticinque anni fa, la
lega, sullo slancio di tangentopoli,
invest sul localismo della questione settentrionale e assunse
come propria centralit il capannone interclassista (il pci abbandonando loperaio le aveva regalato
spazi enormi), dove il piccolo imprenditore, il perno di un inedito
blocco sociale, e il suo operaio, nel

nome del nord laborioso, si dovevano difendere insieme dal saccheggio di roma ladrona. sullo
slancio di questa impostazione efficace e di tangentopoli, la lega conquist nel 93 il comune di milano
con il 38% dato allo sconosciuto
formentini, ma avrebbe potuto presentare chiunque, e financo giorgio
bocca allora si trov (per breve periodo) a considerare interessante
questa forza popolana che scombinava le carte della politica corrotta.
era quella la fase del partito degli
onesti che guardava alla germania
anche perch, e va detto, il lombardo-veneto, la padania di bossi,
andata via via a de- specializzarsi
era, gi allora, diventata terra di
sub-fornitori e conto-terzisti, che
cominciava per davvero ad assomigliare ad un land tedesco. in sintesi la secessione politica per ora
archiviata, ma quella economica ,
avviata da allora, prosegue al galoppo, a riflettori spenti. nessuno
ne parla.
oggi per la lega guarda a tutto il
paese, fuoriesce dal perimetro del
nord, dismette il dileggio rivolto ai
terroni, alza il tiro e avanza un
progetto ambizioso e dalle alleanze

con le destre estreme assume la


guida di tutta la destra italiana. per
riuscirci deve muoversi in assonanza con le destre europee. non
pi il tempo per delle relazioni con
i soli irredentisti, come allepoca di
miglio e, quindi, va oltre i rapporti
stretti con i baschi e i soggiogati
deuropa come i nord irlandesi e,
allora, le comunit baltiche e gli sloveni. oggi la lotta contro leuro
esige alleanze forti con chi in conflitto non solo con la propria capitale (come un tempo) ma con
questa europa e con gli usa che la
condizionano: basta scaramucce
la guerra.
e lalleanza con la russia di putin a
tal riguardo fortissima. e loccasione si presentava, sostenendo la
lotta dei filorussi del donbass contro lannessione dellucraina alla
nato.
evento di gravit enorme che
avrebbe significato lo spostamento
dei missili della nato sui confini
della russia. evento rovesciato rispetto alla crisi dei missili di cuba
dei primissimi anni 60, ma della
stessa portata. loccasione stata
colta al balzo dalla lega che, sullucrania, ha concentrato lattenzione.
attenzione ricambiata: quando salvini viene eletto segretario, a rendergli omaggio sono presenti due
dirigenti di russia unita, il partito di
putin; sul palco di piazza duomo
del 18 ottobre c lambasciatore
russo in italia: salvini, in visita a
mosca, prende la parola alla duma.
scusate se poco. in verit lopposizione della lega agli interventi
della nato ha radici antiche. nei
primissimi anni novanta due soli
partiti si opposero ai bombardamenti sulla Yugoslavia: rifondazione comunista e appunto, la
lega.
ma oggi, sulla questione ucraina, la
lega non si limita a prendere posizione, ma costruisce con i russi
stessi lassociazione lombardiarussia, che diffonde le informazioni
corrette su quel che avviene in
ucraina. ma non basta, perch
stata costituita anche lassociazione lombardia-crimea, che si
propone di favorire le relazioni
commerciali con la russia dei pic-

europa/mondo
di luigi vinci

coli e medi imprenditori italiani,


quelli che sono i pi danneggiati
dalle sanzioni imposte alla russia
che bloccano limpot-export italiano. non sorprende perci la posizione di questa lega, oggi quanto
mai attiva nel fare politica a tutto
campo.
potrebbe semmai sorprendere la
russia, almeno per quanti si erano
illusi fosse altra cosa. la russia
oggi investe su tutti i movimenti europei contrari alleuro, o comunque contro leuropa a guida
tedesca, che ci sono in serbia, ungheria, cipro, finlandia, spagna,
svizzera, francia, inghilterra e italia.
arriva sino a finanziare il front national francese con 9 milioni di
euro e mantiene rapporti stretti a
strasburgo con personaggi pericolosi, come bola kovacs del partito
neo-nazista jobbik, al cui fianco
non sfigura certo mario borghezio.
i mezzi usati da putin sono molti e
spregiudicati, ma il fine chiaro:
destabilizzare la scena politica europea e indebolire lalleanza con gli
usa. c in gioco la leadership del
pianeta con un obama sempre pi
in difficolt.
la lega si inserisce in questo
grande gioco con il suo e diventa
punto di riferimento anche per i
tanti russi che sono in italia, che
comperano aziende e siedono nei
consigli di amministrazione. la
lega fa politica a tutto campo e salvini ha rimesso la lega al centro
della politica. intanto i suoi militanti
popolano le curve pi violente degli
stadi, frequentano palestre e si addestrano ai poligoni. non solo: ci
sono volontari leghisti che, insieme
a uomini dellestrema destra italiana, sono accorsi in ucraina a difendere in armi il donbass a fianco
dei filorussi. perch la lega non ,
si sappia, un movimento pacifico.
teniamola docchio, perch pu diventare la forza capofila di un
fronte nazionale italiano che, nel
vuoto che c a sinistra , pu assumere dimensioni oggi impensabili e
ruoli assai pericolosi per la democrazia. richiamare a questo punto
gli anni venti non poi cos inopportuno.

cos il piano
junker
il governo renzi ci inonda ogni giorno di dichiarazioni entusiastiche sul piano juncker, che, ci viene
detto, consiste di 315 miliardi complessivi di euro di
investimenti dellunione europea, a partire da giugno
2015 e che dureranno un triennio
ma il sole 24 ore ha titolato che di
21 miliardi di euro in realt si tratta,
la repubblica ha sollevato dubbi sul
realismo del passaggio, attraverso
vari meccanismi, da 21 a 315 miliardi, e lo stesso scrivono pi
media europei, tra i quali le monde.
che cosa , allora, il piano juncker.
i miliardi effettivamente messi a disposizione da parte ue sono 21: 5
della banca europea di investimenti,
16 della commissione europea.
sono cifre di una esiguit assoluta.
daltra parte riflettono gli austeri
orientamenti europei di sempre in
fatto di spesa pubblica, sia essa dei
paesi membri o della commissione.
la bei dispone di scarse risorse, poich gli azionisti, i 28 paesi che compongono lue, non sono in grado di
ricapitalizzarla.
la commissione gestisce poco pi
dell1% del pil europeo, che dato
da rimesse dei paesi membri. e
questa realt ad avere sempre impedito allue di praticare adeguate
politiche di investimento, anche
dopo averle messe sulla carta (alludo al piano delors e al trattato di
lisbona, falliti). come succede, allora, che da 21 si passi a 315. ci
dovrebbe avvenire tramite una serie
di operazioni finanziarie e politiche
e a un cosiddetto effetto leva, o leverage.
i 21 miliardi, cio, non verranno
consegnati ai paesi membri, sulla
base di loro impegni di investimento certificati come validi dalla
commissione, bens entreranno in

un fondo apposito da essa gestito:


il fondo per gli investimenti strategici (feis). operando come una
banca il feis potr prestare, ipotizza il piano juncker, fino al triplo
dei suoi 21 miliardi, cio sino a 63
miliardi. sarebbero quindi 63 miliardi a operare lungo tre anni in
sede di investimenti industriali, infrastrutture, tutela del territorio o
del patrimonio storico, ecc.; mentre, per coprire i 252 miliardi che
mancano a fare 315, ci si rivolger
fondamentalmente a investitori privati (a grandi gruppi industriali,
grandi gruppi bancari, fondi di investimento, fondi pensione, ecc.).
per, perch investitori privati di
tale natura dovrebbero essere disponibili, in tempi grami come gli
attuali, al finanziamento di tali tipologie di investimento? di tipologie
di investimento, cio, dalle quali si
tengono ben lontani?
dal lato del piano juncker si spera
che lesistenza stessa del feis rassicuri gli investitori privati sia dellinesistenza sostanziale di rischi
che della remunerabilit a livelli
adeguati degli investimenti. in altre
parole, la commissione spera che
gli investimenti realizzabili dal feis
riescano a mobilitare 252 miliardi di
investimenti privati. da 63 miliardi
immediatamente possibili si giungerebbe cos a 315; 315 diviso 63
fa 5; il leverage sperato dalla commissione dunque 5: un leverage
altissimo, probabilmente irraggiungibile, dati i tempi politici oltre che

europa/mondo

economici, come scrivono i media


pi avvertiti. va aggiunto che i paesi
membri non hanno alcun obbligo
da parte del piano juncker di partecipazione al feis con propri denari.
tuttavia la commissione europea
intende incitare i paesi membri, a
partire da quelli delleurozona, nel
senso di questa partecipazione, al
fine dellincremento dei 21 miliardi
messi nel feis dalla commissione.
in cambio di questa partecipazione
le cifre messe nel feis da paesi
membri c che non saranno conteggiate nei loro deficit pubblici.
come verranno selezionate le opere
sulle quali investire. verr costituito
un gruppo di lavoro composto da
rappresentanti dei 28 paesi ue, che
appronter una lista di progetti
prioritari, mentre saranno commissione e bei a decidere quali davvero finanziare poich strategici,
quindi i pi promettenti in sede di
redditivit, effetti occupazionali, rapidit di realizzo, validit su scala
anche sovranazionale. non ci saranno invece quote di assegnamento
degli
investimenti
relativamente ai vari paesi.
ma ovvio, giova aggiungere, che si
scateneranno pressioni che finiranno col premiare i paesi pi credibili, magari perch pi attivi sul
piano dellausterit.
accanto a questinconveniente ce
ne sono altri due. primo. i progetti
che il feis finanzier saranno quelli
pi a rischio di buona redditivit o
addirittura di fallimento, come segnala il fatto di non interessare gli
investitori privati. Quindi da parte
del feis si rischia di trovarsi a coprire perdite private, inoltre dovranno
essere
definiti
alti
rendimenti. secondo. il fatto che le
risorse del feis vengano dalla commissione implica la riduzione della
sua spesa in programmi sociali e riguardanti lagricoltura.
una previsione? a parere dei media
pi seri, non funzioner, esattamente come in passato, i cui analoghi tentativi furono peraltro meno
complicati, in cui la crisi non cera e
di denari ce nerano di pi. ma
anche se funzioner c che il piano
juncker pone cifre irrisorie, guardando a quanto necessario per
uscire dalla crisi economica e sociale europea.

perch gli usa sono


usciti dalla crisi
e perch lunione europea non ci riesce
negli stati uniti lazione di politica
economica contro la recessione innescata dai loro grandi crack finanziari ha funzionato grosso modo
cos. la fed (la loro banca centrale),
obbedendo al governo cio allamministrazione obama e al proprio
stesso statuto, che la pone al servizio della crescita economica e delloccupazione, ha prodotto in circa
sei anni (dal giugno 2008 al 2013)
qualcosa come 4.500 miliardi di
dollari, con i quali ha acquistato titoli del tesoro, cio dello stato federale, a bassissimi tassi di
interesse. il tesoro, a sua volta, su
disposizione dellamministrazione,
ha usato circa 1.000 miliardi per la
riduzione di bolle speculative pericolose e per salvataggi bancari
(inoltre ha impegnato per oltre 300
miliardi lanalogo statunitense di
cassa depositi e prestiti nellacqui-

sizione del controllo, cio nella sostanziale nazionalizzazione, delle


banche, semifallite, impegnate sul
terreno dei mutui immobiliari). il rimanente (circa 3.500 miliardi) lamministrazione lo ha usato nella
realizzazione di infrastrutture e nel
sostegno al sistema produttivo,
cio nel finanziamento di politiche
industriali e in quello di attivit di
ricerca pubblica e privata (3.500 miliardi di dollari: non 21 miliardi di
euro, come si appresta a fare la
commissione europea).
a sua volta il leverage di questa
straordinaria immissione di liquidit nel sistema produttivo usa,
cio il suo effetto di trascinamento
di investimenti privati, poniamo,
molto prudentemente, che sia stato
a livello 3: poniamo quindi che questeffetto sia stato di circa 10.500
miliardi (il piano juncker parla di un
irrealistico leverage europeo pari a
5, ci che mobiliterebbe 252 miliardi di investimenti privati). e grazie a uno sforzo di tali dimensioni
che gli stati uniti hanno portato a ripresa la loro economia, hanno
quindi potuto fermare un anno fa la
sovrapproduzione di dollari, e ora
corrono e creano posti di lavoro.
tra gli effetti di questa loro operazione c infine che il dollaro si
deprezzato rispetto alleuro, perci
che gli stati uniti sono diventati ancora pi competitivi di quanto gi
non fossero sui mercati mondiali,
inoltre che hanno ricominciato ad
attrarre capitali da investimento da
tutto il mondo, e segnatamente dalleuropa.
la quale, data una crisi che si trasformata in deflazione, cio in una
situazione dalla quale difficilissimo uscire, e dato il rischio di un
nuovo assalto della recessione,
avrebbe bisogno di uno sforzo assai
superiore rispetto a quello degli
stati uniti.

per capire di pi
di giancarlo saccoman

litalia non un
paese per vecchi
lultimo rapporto annuale sullitalia del fmi ha presentato una situazione drammatica, prevedendo un ulteriore peggioramento: una recessione tecnica (per la
contrazione del pil per il terzo anno consecutivo), una stasi del pil almeno fino al
2019, un crescita senza precedenti del rapporto deficit/pil con un aumento della
disoccupazione al livello pi elevato dal dopoguerra
propone per raccomandazioni
contraddittorie che, come sottolinea la nota di accompagnamento
del rappresentante italiano, oscillano tra una richiesta di maggiore
consolidamento fiscale per mettere
in sicurezza i conti, e quella di politiche fiscali pi espansive per reagire alla crisi che si protrae, pur
ammettendo che il consolidamento
fiscale era condizionato auna crescita sostenuta che manca e dunque non possibile fare di pi e la
bassa inflazione rende pi difficile
la riduzione del debito pubblico.
proprio leffetto deflattivo dellavanzo pubblico primario (ovvero
al netto degli interessi sul debito)
dellitalia, imposto dal fiscal compact europeo, tra i pi elevati del
mondo (il terzo dopo norvegia e
singapore), la causa principale
della mancata crescita del paese.

rapida attuazione del jobs act che


garantisce un ulteriore contenimento salariale, e una differenziazione dei salariali pubblici regionali.
ma la perla delle raccomandazioni
riguarda le pensioni, a cui il rapporto ha dedicato un intero capitolo. il fondo le giudica del tutto
insufficienti in futuro, ma chiede
anche un taglio dei contributi previdenziali e ritiene che occorre affrontare lelevata spesa per le
pensioni in essere, dato che, a suo
avviso, lunica leva su cui possibile concretamente agire per tagliare la spesa pubblica (leffetto
bancomat), e consiglia di tagliare
ulteriormente lindicizzazione, gi
boccata dal governo monti, con la
parziale prosecuzione del governo

tutto ci riflette lo scontro esistente fra le continue richieste di


austerit della germania e linvito
statunitense a concentrarsi invece
sulla crescita, ben evidente anche
nelle indicazioni dellocse che da
un lato sottolineano il rischio di povert in italia, sia per i lavoratori,
che guadagnano meno della media
ocse, che per i pensionati, che vedono una rendita sempre pi misera e una povert dilagante e, per
effetto delle riforme gi attuate,
avranno, assieme ai danesi, il record dellet pensionabile pi alta al
mondo, ma dallaltro proseguono
nei soliti precetti dausterit.

letta che lo ha attenuato fino allimporto lordo di sei volte il minimo. si


tratta di tagli non momentanei perch continueranno ad operare per
lintera esistenza, come gi avvenuto con il blocco del 92-94, comportando una drastica riduzione
delle pensioni che allarga la gi
vasta area della povert in italia.
il fmi sostiene che la spesa previdenziale italiana fra le pi elevate
delleurozona e i contributi previdenziali sono i pi alti dellarea
ocse, mentre le pensioni italiane
sono fra le pi basse deuropa. ci
si spiega col fatto che il confronto
non effettuato su valori omogenei. le pensioni italiane sono di
gran lunga le pi tassate deuropa
(il prelievo fiscale quasi nullo in
germania, francia e spagna, e in
gran bretagna si aggira fra l1,3 e
l1,6%) e circa un terzo dellirpef
grava sulle spalle dei pensionati: sui
165,7 miliardi di gettito del 2012,
circa 50 provengono dalle pensioni,
una situazione squilibrata che non
trova riscontro in nessun altro
paese europeo.
leurostat effettua il confronto sui
valori lordi e include indebitamente
per litalia anche il tfr che non
pensione ma salario differito; se il
confronto viene correttamente effettuato sui valori netti le pensioni
italiane sono fra le pi basse deuropa, inferiori del 15% rispetto alla
media e la loro incidenza sul pil
nettamente inferiore a francia e
germania. va ricordato che dal 92
le pensioni italiane non sono pi agganciate agli incrementi salariali
(anzi se ne allontanano sempre di
pi, a causa del mancato recupero
del drenaggio fiscale, dun prelievo

da ci emergono palesi contraddizioni fra locse che vede i salari italiani sono pi bassi della media, e ii
fmi che parla duna crescita salariale eccessiva, e chiede perci una

10

per capire di pi
pensioni

pi pesante rispetto ai salari e dellesclusione dagli 80 euro erogati ai


lavoratori poveri) e sono indicizzate
ai prezzi solo in misura molto ridotta, mentre in germania, dove secondo certa stampa i pensionati
invidierebbero quelli italiani, le pensioni, molto pi elevate, continuano
ad essere indicizzate sia allinflazione che agli incrementi salariali
reali.

devastante impoverimento sociale a


causa della caduta delle prestazioni
pensionistiche per effetto delle riforme degli anni 90. il saldo tra
entrate e prestazioni, al netto delle
ritenute fiscali, attivo per 27,6 miliardi, con un avanzo crescente dal
98, ma ne derivata una forte riduzione generalizzata del grado di copertura pensionistica e un grave
problema sociale.

va aggiunto luso disinvolto e illegittimo della previdenza, che non


una risorsa pubblica ma un risparmio pensionistico dei lavoratori, ma
viene normalmente usata per tappare le falle previdenziali di categorie particolari, compresi i dirigenti
dazienda, le evasioni contributive
dello stato nei confronti dellinpdap
(trasferita allinps senza i relativi
contributi), e come un bancomat
per tappare le falle del bilancio pubblico, perseguitando i pensionati
con una tassa speciale, che carla
cantone ha definito una patrimoniale straordinaria sulle pensioni.
il valore medio delle pensioni, calato di oltre il 30% negli ultimi dieci
anni, non sufficiente a garantire
nel tempo una vita dignitosa agli
anziani e il continuo taglio della perequazione non certo servito ad
adeguare le prestazioni previdenziali future dei i giovani ma solo per
ripianare il debito pubblico e produce un effetto fortemente depressivo sui consumi e dunque
sulleconomia e sulloccupazione,
anche giovanile. inoltre i pensionati
hanno usato spesso le loro pensioni
per soccorrere figli o nipoti licenziati o senza lavoro ma ci non sar
pi possibile in futuro. basti pensare alla crescente diffusione della
nuda propriet perch gli anziani,
che lasciavano la loro casa in eredit ai figli, sono costretti ad alienarla per poter sopravvivere.

prima delle riforme delle pensioni e


del mercato del lavoro, un lavoratore dipendente poteva accumulare
40 anni di contributi e ritirarsi
anche prima dei 60 anni con una
pensione pari a circa l80% dellultima retribuzione; nel 2035, un lavoratore parasubordinato che con
grande difficolt sar riuscito ad accumulare 35 annualit contributive,
ritirandosi a 70 anni maturer un
tasso di sostituzione pari a circa la
met. un lavoratore con 5 anni di
disoccupazione nel primo decennio
di lavoro, dovr lavorare due anni in
pi per recuperare la relativa perdita, mentre un lavoratore che, in
presenza di periodo di precariet,
discontinuit o disoccupazione, dovesse riuscire a maturare i 20 anni
minimi di contribuzione per il diritto alla pensione, lo conseguirebbe solo a 70 anni con un tasso
di sostituzione che lo collocherebbe
nella fascia assistenziale e p laccesso alla previdenza complemen-

tare sarebbe troppo costoso. fondenergia ha calcolato che ogni


punto percentuale di variazione del
pil comporta una variazione del
tasso di sostituzione di otto punti
percentuali. senza sviluppo
spiega alberto brambilla delluniversit cattolica saremo prima lavoratori poco pagati e poi
pensionati deboli. la pensione
dun trentenne sar del 20% inferiore con una crescita di lungo periodo del pil dello 0,5% rispetto a
una dell1,5%. inoltre la bassa crescita economica deprime occupazione ma anche salari e contributi.
il progressivo impoverimento delle
pensioni contributive, con la continuazione del blocco della perequazione, accompagnato dallaumento
nel tempo delle pensioni sociali, le
porter nellambito dellassistenza,
render del tutto ininfluente la contribuzione versata, portandole
nellambito dellassistenza, con un
impoverimento generalizzato.
le proposte dun tetto per le pensioni pi elevate, se la soglia fosse,
come prospettato da alcuni, troppo
bassa, colpirebbe proprio le pensioni contributive dei lavoratori dipendenti
favorendo
invece
autonomi ed evasori, ma tendono
anchesse a trasformare la natura
contributiva previdenziale della
pensione pubblica in una gestione
fiscale di tipo assistenziale minima
per tutti, erodendo la domanda interna e peggiorando la recessione.
il nodo essenziale dunque quello
di far ripartire la crescita ma le politiche di austerit imposta dalla
merkel la rendono impraticabile,
spingendo invece verso la recessione e la depressione.
occorre dunque rivendicare la tutela del reddito dei pensionati, respingendo ogni tentativo di tagli
ulteriori, anche se mistificati come
un aiuto ai giovani che viene smentito dalla realt ed anzi peggiora la
loro situazione, ma anche il superamento dei vincoli dellausterit che
costituiscono un ostacolo insormontabile per le possibilit di ripresa delleconomia italiana ed
europea e dunque delloccupazione
e delle pensioni future.

locse ha riconosciuto che il sistema previdenziale oggi in equilibrio contabile ma non sociale; il
paese che presenta i conti previdenziali pi in equilibrio rispetto al processo di invecchiamento della
popolazione (nonostante unevasione contributiva di centinaia di
milioni del lavoro nero), ma vede un
11

siamo tanti...
tra gli altri hanno aderito...

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