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COMPRENSIONE DEL RAPPORTO CORPO-MENTE

1. Approccio neuro scientifico


Il rapporto mente-corpo costituisce uno dei grandi temi che la filosofia ha prima affrontato
autonomamente per secoli, e poi ha in parte consegnato alla scienza e, nei casi migliori,
continua a sviluppare parallelamente alla riflessione scientifica. Com noto, infatti, le scienze
cognitive si occupano molto spesso proprio di questo genere di questioni cercando il supporto
e il conforto delle evidenze scientifiche.
Superata la querelle mente-corpo del passato, oggi si punta ad una visione olistica del
soggetto, ancorata ad una variegata serie di modelli che ci danno conto di come si arriva
alla coscentizzazione. Di qui, lancoraggio alle neuroscienze, per seguire attraverso la
relazione triadica cervello-mente-corpo come produrre un cambiamento nel soggetto, come
guidarlo ad utilizzare tutto il potenziale di cui dispone, in termini di emozioni, sensazioni,
percezioni, memoria; come creare ambienti di apprendimento idonei a produrre risposte in
virt

di nuovi reti e circuiti neuronali attivati

da una molteplicit di stimoli-mediatori

adeguatamente offerti.
Limmagine corporea, la coordinazione allazione ed il movimento rappresentano i
parametri della scoperta di una propria corporeit, la cui dinamicit legata ad eventi
anatomici, fisiologi,

psicologici e sociologici: dalla relazione, in pratica, della triade

cervello-mente-corpo. Una relazione

capace,

attraverso lazione, di dare

senso

significato allesperienza nella quale il corpo vive immerso e dalla quale subisce continue
modificazioni non solo per effetto
del livello percettivo ma anche del livello emotivo-affettivo. Saranno proprio queste
modificazioni a costruire la soggettivit e la biografia di ogni soggetto
2. Triade cervello-mente-corpo: limportanza dei neuroni specchio
Fino ad una ventina di anni fa, termini come mente, emozione
coscienza non erano nemmeno menzionati, soprattutto nei testi di medicina, in quanto
il modello umano ufficiale considerava il corpo come unica realt e la mente un concetto
estraneo alla scienza e non indispensabile. In neurofisiologia si riteneva (e molti purtroppo
lo ritengono ancora) che il cervello producesse il pensiero e che il suo funzionamento
fosse quello di un computer, basato su una semplice logica di acceso- spento.

La scoperta dei primi

mediatori sembrava avvalorare questa concezione

puramente

meccanicista, ad esempio un neurotrasmettitore eccitava un neurone che, a sua volta,


attivava un muscolo mentre un secondo mediatore inibiva il neurone e rilassava il
muscolo,
Con le scoperte di Candace Pert sui neuropeptidi, tale modello stato scardinato
completamente. Innanzitutto i neuropeptidi devono essere considerati delle

molecole

psichiche, in quanto non trasmettono solo informazioni ormonali e metaboliche, ma


emozioni e segnali psicofisici: ogni stato emotivo (amore, paura, piacere, dolore, ansia,
ira... ), con le sue complesse sfumature chiamate sentimenti, veicolato nel corpo da
specifici neuropeptidi. Anche la vecchia divisione tra neurotrasmettitori e ormoni
diventata obsoleta, in quanto entrambi sono da considerarsi categorie di neuropeptidi.
Contrariamente alle aspettative, questi neuropeptidi e i loro recettori sono stati rinvenuti
in ogni parte del corpo e non soltanto nel sistema nervoso: inoltre la semplice meccanica
dellacceso- spento stata soppiantata dalla logica estremamente pi complessa della
neuro modulazione.
Questo significa che lintero corpo pensa, che ogni cellula o parte del corpo sente e
prova emozioni, elabora le proprie informazioni psicofisiche e le trasmette ad ogni altra
parte attraverso una fittissima rete di comunicazioni di estrema variet comunicativa.
Finalmente la medicina scopre che il corpo non una macchina! Su queste basi teoriche
e sperimentali, Candace Pert parla dellessere umano come di una complessa rete di
informazioni e dichiara che lantica divisione tra mente e corpo non ha pi ragioni di
sussistere: al vecchio concetto bisogna sostituire quello di psicosoma (bodymind), in cui
ogni aspetto psicofisico umano visto come parte di ununica organica realt
In passato si parlava di psicosomatica riferendosi ad essa solo in relazione a quelle malattie
organiche la cui causa era rimasta oscura e per le quali (quasi per esclusione) si pensava
potesse esistere una genesi psicologica. Oggi al contrario si parla non solo di psicosomatica,
ma di unottica psicosomatica corrispondente ad una concezione che guarda alluomo
come ad un tutto unitario, dove la malattia si manifesta a livello organico come sintomo e a
livello psicologico come disagio, e che presta attenzione non solo alla manifestazione
fisiologica della malattia, ma anche allaspetto emotivo

che laccompagna. Secondo

questottica possibile distinguere malattie per le quali i fattori biologici, tossico-infettivi,


traumatici o genetici hanno un ruolo preponderante e malattie

per le quali i fattori

psico- sociali, sotto forma di emozioni e di conflitti attuali o remoti, sono determinanti. In
questo

senso lunit psicosomatica delluomo non viene persa di vista e i sintomi o i

fenomeni
psicologico

patologici

vengono indagati in modo complementare da un punto di vista

e fisiologico

La riscoperta del valore

globale

del corpo,

soprattutto in

disabilit, legata ad una serie di approcci epistemologici che hanno permesso di


costruire una visione non pi legata al corpo-cosa, presente nella visione delle scienze
naturali, quanto al corpo-presenza, espressione di un proprio modo di essere nel mondo
del soggetto. Un corpo che agendo e sentendo si connota come unimmagine dinamica
dove convergono e si compongono elementi tattili, visivi, muscolari, che portano ad una
immagine corporea o identit spesso lacerata in soggetti affetti da alcune patologie
Se vero che il corpo una fonte inesauribile di conoscenza, altrettanto vero che il
movimento rappresenta la sola testimonianza possibile di vita psichica. Lantica concezione
del sistema motorio ha attribuito per decenni alle aree motorie della corteccia cerebrale un
ruolo puramente esecutivo: tradurre in movimenti le informazioni che il nostro cervello
elabora, integrando gli stimoli sensoriali e le rappresentazioni mentali. Alla luce delle
recenti ricerche condotte sul sistema dei neuroni specchio, lintero sistema motorio ha subto
una trasformazione dal punto di vista concettuale, passando

da

unimmagine molto

semplificata ad una di maggiore complessit, in cui i movimenti finalizzati dipendono dalla


conoscenza della disposizione del corpo nello spazio, dallobiettivo dellazione, dalla
selezione

di un

piano

per

raggiungere lobiettivo, dalla

programmazione dei singoli movimenti. Il sistema

memoria ed infine

dalla

dei neuroni mirror (MNS) la cui

localizzazione cerebrale coincide con la parte posteriore del giro frontale inferiore,
dalladiacente corteccia premotoria ventrale e dalla parte rostrale del lobo parietale inferiore,
permette di spiegare fisiologicamente la nostra capacit di porci in relazione con gli altri
Quando osserviamo un nostro simile compiere una certa azione si atti- vano, nel nostro
cervello, gli stessi neuroni che entrano in gioco quando siamo noi a compiere quella stessa
azione. Per questo possiamo comprendere con facilit le azioni degli altri: nel nostro
cervello si accendono circuiti nervosi che richiamano analoghe azioni compiute da noi in
passato. La rappresentazione implicita del nostro corpo

nello spazio

detta schema

corporeo ed il frutto delle afferenze propriocettive ed esterocettive. In pratica il cervello


costruisce, implicitamente, una mappa relazionale della disposizione spaziale dei vari
segmenti del nostro corpo,

di modo che lesecuzione di unazione sia coerente con

lambiente esterno. Appare evidente che lo schema corporeo rappresenta linsieme dei
vincoli motori di cui il cervello terr conto nellorganizzazione del movimento. I
movimenti codificati dal sistema dei neuroni mirror attraverso losservazione, faranno
riferimento proprio ai vincoli imposti dallo schema corporeo.

Oltre alla capacit di comprendere le azioni

e le intenzioni, il sistema dei neuroni

specchio responsabile anche di processi imitativi quali la replica intenzionale delle


azioni osservate oppure lapprendimento di nuove azioni. Come specifica G. Rizzolatti:
l'attivazione di questi
intenzionale delle azioni

neuroni permette la comprensione immediata del significato


degli altri senza la necessit di ogni esplicita

o deliberata

mentalizzazione
Questo nuovo modello concettuale non pone pi delle rigide barriere tra le differenti
funzioni quali percezione, azione e cognizione, ma suggerisce che solo grazie ad un
approccio motorio allintenzionalit possibile una

comprensione globale

di tali

meccanismi. La capacit di riconoscere immediatamente il significato intenzionale di un


atto motorio ci rende in grado di spiegare le azioni degli altri in termini di credenze o
desideri. Parimenti non

potremmo spiegare il comportamento altrui

in termini di

intenzioni, e immaginare le conseguenze, se non fossimo in possesso delle conoscenze


motorie che regolano le rappresentazioni coinvolte sia nelle azioni esecutive sia in quelle
comprensive. Pi semplicemente, le azioni compiute da una persona singolo atto o
concatenazione di atti motori acquistano per noi un significato, che lo si voglia o
meno, e a prescindere da ci che la persona in questione ha in mente. Il discorso valido
anche in senso opposto: volenti

o nolenti, le nostre

azioni possiedono un significato

immediato per coloro che ci osservano.


Da questa relazione mente-corpo si denota quindi una

fondamentale importanza

attribuita al processo imitativo dei neuroni specchio sopratutto per scoloro

affetti d a

ridotta capacit di mentalizzazione, limitazione corporea rappresenta per questi soggetti


la principale fonte di espressione e di apprendimento.
3.La significativit dellattivit psicomotoria
Diversi studi sottolineano limportanza dellattivit psicomotoria sia a fini puramente
speculativo-applicativi che clinico-diagnostici. Ci perch lattivit psicomotoria guarda
alla globalit della persona, alle sue funzioni consentendoci di effettuare una valutazione
della senso-percezione, dellimitazione, dellattenzione, dellespressione emotiva, delle
funzioni esecutive, etc. Insomma di tutte quelle funzioni che si esplicitano attraverso la
capacit e la coordinazione motoria (movimento in generale, posture, gesti, etc.) che hanno
ripetiamo forti implicazioni con il livello cognitivo, affettivo,

comportamentale e

relazionale
Nata allinterno dellambito medico (neuropsichiatrico) ed in particolare nellambito
sociosanitario per dare una risposta a tutti quegli interrogativi ed a quelle problematiche

che la medicina non riusciva a spiegare in termini medici in quanto non necessariamente
aventi unorigine organica, la psicomotricit affida un ruolo preminente al corpo considerato
in relazione costante e significativa con lambiente. In particolare valorizza il corpo in
movimento, il corpo con le sue specifiche modalit di espressione: il suo linguaggio.
Attraverso tale dinamicit, il suo agire ed il suo relazionarsi, lindividuo esprime la propria
identit, i suoi bisogni e le sue difficolt.
L autore che ha contribuito maggiormente a porre le basi della psico- motricit del
secolo scorso

stato

di sicuro

lo psichiatra Julian de Ajuriaguerra che, negli anni

Sessanta ha rivoluzionato l ottica della psi- chiatria nei confronti dei disturbi del bambino,
sottolineando linterazione tra le loro diverse componenti:
1. La componente dellorganizzazione dellattivit motoria si sviluppa nel bambino
secondo tappe predeterminate: il tono muscolare, lequilibrio,
movimenti si evolvono nel

corso

dellinfanzia

la coordinazione dei

fino a stabilizzarsi alla soglia

delladolescenza. Le disabilit che si riferiscono a questa sfera comprendono ad es. ritardi


dello sviluppo motorio e goffaggine;
2. La componente emotiva si manifesta nel vissuto corporeo che si esterna nel linguaggio
non verbale:

stato tonico, tipo di postura, di gestualit, autopresentazione, (modo di

atteggiarsi, di abbigliarsi, ecc.) che sono i fattori

determinanti della modalit di

comunicazione sociale di ciascun individuo. I problemi relativi a questa sfera riguardano


ad es. linibizione

psicomotoria, alcune

forme

di

maldestrezze, alterazione della

percezione del proprio corpo, stati di tensione, depressione, ecc.


3.

La componente cognitiva entra

in gioco quando il movimento richiede una

programmazione intenzionale dellordine della sequenza di singoli

movimenti da

compiere in funzione di uno scopo fissato in partenza e del loro controllo cosciente
durante la loro esecuzione (ad esempio confezionare un pacco). Si tratta di un insieme di
azioni definite prassie. Le difficolt prassiche si possono manifestare nellapprendimento
della scrittura, nella riproduzione di modelli (geometria) e anche nellesecuzione delle
attivit manuali del quotidiano (vestirsi, cucinare ecc.).
Da ci si evince quanto le problematiche motorie e psicomotorie si integrano in un
modello funzionale, complesso e globale, nel quale si evi- denziano: lo sviluppo
percettivo-motorio, lorganizzazione emotivo- affettiva, le valenze cognitive. Queste
ultime riguardano a loro volta la rappresentazione simbolica, lelaborazione analiticodeduttiva, la compilazione della comprensione integrata.

Limportanza dellologramma del modello funzionale su esposto ci consente di


comprendere i processi che intervengono nello sviluppo del soggetto normodotato ed
anche nel portatore di deficit, di disagio, di difficolt, di disabilit; processi di cui
necessario puntualizzare le basi euristiche e paradigmatiche.
Incominciamo, dunque, con il fare delle precisazioni sullo sviluppo percettivo-motorio.
Con tale denominazione, ci riferiamo a quei mecca nismi neurofisiologici che stanno alla
base dello sviluppo percettivo globale, nei suoi aspetti:
tattili;
olfattivi;
visivi: bidimensionali e tridimensionali;
geusici;
dellequilibrio (funzione vestibolare).
Inoltre, si rimanda alle dinamiche legate alla sensibilit riferita a:
sentire dolore;
sentire piacere.
Le possibilit integrative di queste funzioni sono perfettamente messe in evidenza nella
pratica riabilitativa di bambini con problemi dello

sviluppo

La programmazione

applicativa mette in primo piano la verifica della situazione funzionale proprio perch,
in questi

casi, si evidenziano anche

notevoli deficit

che non devono essere visti

nellordine eziopatogenetico, ma come conseguenza, cio come modello adattivo che


porta alla chiusura su di s, alla rinuncia del fare ed allisolamento.
Le problematiche tattili e olfattive sottolineano fortemente la mancanza di esperienze e
come di conseguenza le stimolazioni creano ansie e angosce.
Il campo dello sguardo particolarmente compromesso; basterebbe pensare che uno dei
primi

segni

della

rottura autistica (intorno ai due anni) riguarda proprio

limpossibilit di guardare negli occhi a partire dalla madre.


Larea geusica particolarmente importante proprio perch ci troviamo di fronte ad
enormi difficolt

a fare accettare sapori diversi da quelli abituali ed ossessivamente

richiesti come sono per es. i succhi di frutta ed il corrispondente rifiuto di bevande
gassate come la CocaCola. Particolare importante il rifiuto a consumare cibi solidi, per
cui deriva una difficolt a masticare e a deglutire.
I problemi dellequilibrio sono tanto importanti che ormai questa sfera viene considerata il
sesto senso, che deve essere sviluppato con particolare attenzione e precisione proprio

perchd equilibrio a tutto il complesso inter relazionale con il mondo esterno: nel
muoversi, nel fare, nel poter mettersi in relazione con lAltro in dinamiche di confronto e
di collaborazione reciproca.
Il mondo del sentire dolore o sentire piacere , per lo sviluppo psico- affettivo, di enorme
importanza. Ci perch, se da un lato sembra che i bambini con problemi di sviluppo,
non percepiscano il dolore;

per altro devono anche

essere accompagnati a reagire

positivamente al piacere (rinforzo), quasi che lisolamento porti anche ad una anestesia
dellauto- soddisfazione o che questa vada

perdendo, nellisolamento, spazio

significato e, quindi, il mondo della sensibilit venga ridotto in un monocorde grigiore


senza significato. Non dobbiamo dimenticare che le problematiche percettive influenzano
notevolmente ed

in maniera determinante lo sviluppo motorio, proprio

perch

interferiscono nella coordinazione semplice e, soprattutto, in quella complessa.


La fluidit del gesto il risultato di una integrazione tra percepito ed agito, che se
risulta inceppato porta a movimenti disarmonici o addirittura induriti o spastici.
Vediamo tutto

questo soprattutto nei bambini autistici e i n q u e i b a m b i n i che

dimostrano difficolt

nellespressione motoria, nel programmare e gestire

tutti quei

movimenti che richiedono una sequenzialit, un passaggio fluido da uno stato ad un


altro, considerati nei parametri di spazio e tempo.
La coordinazione deve essere vista come una serie di passaggi consequenziali che sono
regolati da una infinit di atteggiamenti.
Per

quanto attiene invece

allo

sviluppo neuro-motorio, necessario seguire la

processualit della sua evoluzione, a partire dalla Fase prenatale, che va dal concepimento
alla nascita, per una durata di circa 280 giorni e corrisponde ad una esistenza intrauterina
non autonoma, legata indissolubilmente alla funzioni materne. Nello sviluppo, i primi
movimenti si osservano dopo lottava settimana, con la caratteristica di procedere in senso
cranio-caudale, rispettando lontogenesi delle curve

del rachide. Dal quinto mese di

gestazione si presentano movimenti automatici, chiamati riflessi che caratterizzano il


primo anno di vita.
a) Fase della prima infanzia: dalla nascita sino al 3 anni di vita.
Corrisponde alla maturazione del sistema nervoso ed il periodo che Piaget

chiama

sensomotorio, dandogli un valore importante come prima funzione capace di indurre


uno sviluppo psichico. I riferimenti percettivi sono riferiti principalmente alle mani ed
alla bocca; tra il primo ed il terzo mese si sviluppa il riflesso dell afferramento; tra il

10 ed il 11-esimo lopposizione del pollice ed al dodicesimo il movimento volontario e


del rilasciamento.
b) Fase della seconda infanzia: dai 3 ai 5 anni.
il periodo dellaumento ponderale e da un punto di vista motorio compaiono: i giochi
individuali, di imitazione, di fantasia ed anche creativi. Compaiono le prime coordinazioni
per cui il bambino pu cominciare ad usare attrezzi sino ad andare in bicicletta, sui pattini,
a giocare a palla, a nuotare.
c) Fase della fanciullezza: comprende gli anni della scuola elementare.
Si consolidano gli apprendimenti psicomotori, ma soprattutto si attiva la psico- motricit che
accompagna le relazioni interpersonali e la socializzazione. Le capacit coordinative
raggiungono il loro pi alto livello e, quindi, si cerca di attivare tutte le capacit legate al
movimento.
d) Fase della pre-adolescenza: tra gli 11 ed i 14-anni.
Si caratterizza per la crescita
equilibri peso

staturale che accompagna al bisogno di trovare nuovi

statura e nuove coordinazioni che aiutano a superare un certo

disorientamento motorio.
e) Et delladolescenza: dai 14 ai 18 anni.
Accompagna larresto della spinta verticale e lo sviluppo degli apparati cardiovascolare
e respiratorio.
f)

Et della stabilizzazione: vede la conclusione di tutti gli sviluppi, com preso

quello

scheletrico-articolare e, soprattutto, lacquisizione della massima reattivit o velocit dei


riflessi.
g) Seguono poi: la prima et adulta (18-30 anni); media et adulta (30-50 anni); tarda et
adulta (50-65 anni); et anziana (65 anni in poi).
Le considerazioni sul modello funzionale sarebbero non comprensibili se non interrelate
allaspetto neurofisologico
Da un punto di vista neurofisiologico, il movimento pu essere definito come unazione
riflessa, indotta da stimoli interni

o esterni; i movimenti, infatti, sono guidati dalle

sensazioni: non c movimento senza


rappresentazioni interne

sistemi sensitivo-sensoriali che

attivano le

del nostro corpo e dellambiente esterno. Una delle principali

funzioni di queste rappresentazioni quella di guidare il movimento nellambito spaziotemporale. Lazione integrativa del sistema nervoso (di eseguire un movimento e non un
altro) dipende dallinterazione tra i sistemi motori e sensoriali.

Il sistema motorio organizzato secondo una gerarchia funzionale:


ciascun livello si occupa di decisioni differenti.
Il livello pi alto, quello che risponde alla domanda qual lo scopo del movimento?
rappresentato dalla corteccia frontale dorsolaterale.
Il livello successivo crea il piano motorio ed rappresentato dallinterazione tra le aree
parietali posteriori e larea premotoria; questultima specifica le caratteristiche spaziali
del movimento, basandosi sulle informazioni sensoriali della

corteccia

parietale

posteriore sullambiente e sulla posizione dei segmenti corporei nello spazio.


Il livello pi basso, con un ruolo pi meccanico, coordina i dettagli spaziotemporali della
contrazione muscolare per eseguire il movimento programmato: tale funzione eseguita
dai circuiti motori del midollo spinale.
A livello della corteccia cerebrale si trova il I neurone (o neurone di primo ordine) che
elabora il movimento; nel midollo spinale si ritrova invece il II neurone il neurone di
moto o motoneurone), i cui assoni fanno sinapsi (placca motrice) con le fibre muscolari
che, contraendosi, generano il movimento. Il muscolo quindi capace di trasformare
lenergia chimica in energia meccanica.
Esistono diverse tipologie di movimento
volontario;
involontario;
automatizzato;
riflesso.
Il movimento volontario implica quattro passaggi fondamentali relati- vi al piano di moto:
Lideazione la prima fase che deve affrontare la corteccia cerebrale nel momento in cui
le arriva uno stimolo che pu provenire dallesterno grazie ai cinque sensi, o dallinterno
(pensiero). Nella fase di programmazione vi il recupero o lassemblaggio del piano di
moto; nella terza fase il piano di moto viene attuato, mentre la fase di feed-back quella di
verifica ed eventuale correzione.
Il movimento involontario deriva invece da alterazioni biochimiche dei gangli della
base; esempi di movimento involontario sono il tic, la distonia, i tremori, il mioclono
Il movimento involontario genera quindi movimenti stereotipati che diventano veri e
propri disturbi psicomotori che si manifestano con la tendenza a conservare in maniera
particolarmente protratta uno stesso atteggiamento o a ripetere pi volte un determinato
atto.

Il movimento automatizzato il risultato della trasformazione dei movimenti volontari e


controllati grazie alla ripetizione ed alla riuscita del processo di apprendimento. I gesti
sono pi economici e veloci, anche se le reafferenze (feedback) mantengono un ruolo di
controllo. Il movimento pu essere sotto controllo della volont.
Il movimento riflesso segue stimoli precisi ed gi definito a priori non essendo inoltre
sotto il controllo della volont; un esempio di questo genere di motricit il riflesso da
stiramento miotattico (es: riflesso rotuleo). Il riflesso miotattico il pi semplice dei
riflessi.

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