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E un secondo. O forse un attimo di secondo.

Il giocatore calcia la
punizione, supera la barriera, ma tu sei l, con il tuo salto sei sotto la
traversa a prendere, a fermare, il percorso di quel pallone che
altrimenti avrebbe gonfiato la rete dietro di te. Senti il silenzio tutto
intorno in quellattimo, senti per un attimo ancora pi breve la palla
ferma, immobile nella tua mano destra, immobile prima che vada
sopra la traversa per il lievissimo movimento delle tue dita. Cadi, ti
alzi, e vedi che tutti ti guardano, che nessuno esulta, e che il
pallone non dentro la porta. Ma ancora non finita perch c
subito il calcio dangolo, e non hai tempo per festeggiare o essere
festeggiato. Gli avversari vogliono batterlo di corsa. Cross in mezzo,
urli Mia! ed esci a pugni chiusi e il pallone se ne va fuori dallarea,
e con lui scappano i tuoi giocatori, quelli avversari e i tuoi fantasmi,
che cominciano a correre verso laltra porta. Ora sei libero! Libero
di gridare, libero di sfogarti, libero, di gioire e di sentire per un
attimo linsostenibile leggerezza dellessere. Questo il ruolo del
portiere, o uno dei tanto questo che compongono il ruolo pi
particolare di tutto il gioco del calcio. Si dice che per scegliere
questo ruolo devi essere un po pazzo, un po con qualche rotella
fuori posto. Non credo che sia vero, perch ho conosciuto tanti
portieri sani di mente. Ma non era la stessa cosa! Erano bravi
tecnicamente, bloccavano la palla in maniera perfetta, ma gli
mancava quella sana dose di pazzia che ti fa scegliere questo ruolo
cos diverso, cos solitario. Diverso e solitario perch con gli altri
ruoli, tu portiere non centri niente. Ti alleni da solo, insieme ad altri
portieri. Un allenamento tutto particolare, che nessuno pu capire,
perch gli altri pensano che bisogna correre per chiamare fatica
un allenamento. E poi la partita, anche quella, la vivi
esclusivamente tu, senza che gli altri possano capire la tua
posizione. Sei l a difesa dellultimo metro di campo, sei l a subire
landamento oscillante di una partita. E quello che particolare non
il solito tutte le responsabilit sono su di lui, no, quello che
particolare che il portiere vive veramente da solo, quasi in
maniera asociale. Se la sua squadra segna lui l ad esultare senza
la possibilit di correre come fanno gli altri, e non pu neanche
correre sotto la sua curva, sotto la sua amata, perch anche quando
pari un rigore, o una punizione decisiva devi rimanere sempre l a
mantenere la posizione. E poi quando prendi gol, qualunque gol tu
abbia preso, la prima cosa sempre guardarti intorno. Guardare i
tuoi compagni, e cercare di capire, se quel qualcosa in pi potevi
farlo per evitare che la palla andasse in rete. Perch il gioco del

portiere un gioco psicologico, una pressione senza fine. E un


essere concentrato dallinizio alla fine, il desiderio di non sbagliare
neanche una virgola perch quella virgola pu essere decisiva per
landamento dellintero incontro. E voler non sbagliare mai, perch
quando sbagli tutto cambia nel tuo corpo. Senti il cuore pesante, la
testa che ti frulla, la voglia di rimediare subito con una parata
decisiva, oppure la voglia di fuggire via e di non entrare dentro gli
spogliatoi a fine partita, con la squadra che ha perso per colpa tua.
Ma questo il bello del portiere. E la pazzia di scegliere un ruolo
difficile, un ruolo deriso e non capito, un ruolo che comporta il
sacrificio. E solo un pazzo pu decidere di fare il portiere. Perch
anche il giocatore pi scandaloso della storia, per una volta ha
buttato la palla dentro la porta, e per una volta si dimenticato di
essere quello schifo di giocatore. No, invece il portiere non pu mai
dimenticare la sua responsabilit perenne, neanche dopo un rigore
parato. Puoi anche far vincere alla sua squadra la Champions
League, ma se lanno dopo gli fai perdere una partita con lultima in
classifica, ritornerai ad essere uno che deve ancora dimostrare.
Ma di tutto questo, un vero portiere se ne frega. Se ne frega, perch
altrimenti non potrebbe volare cos leggero per prendere una palla
sotto gli incroci. Quelli che non volano pi, non perch non hanno
pi forza sulle gambe, perch il peso di un ruolo cos solitario
(che diventa triste senza lentusiasmo, la passione, la gioia, la
leggerezza) non riescono pi a sopportarlo. A volte capita, ma poi
alla fine tutti ritornano. Quanti ne ho visti smettere. Ma soprattutto
quanti ne ho visti vendersi. Vendersi dimenticando la bellezza di
quella prima volta in cui ti metti in porta, e quella cosa l dietro a te
sembra cos enorme da non poterla mai difendere. La bellezza di
vestirti con pantaloni lunghi e maglia lunga anche destate a 40
gradi rischiando la rosolia. La bellezza di inzupparti dinverno con la
terra e il fango cos da pesare 40 chili, ma quando ti butti tra i piedi
di un avversario e lennesima pozzanghera non sentire tutto quel
peso aggiuntivo. La bellezza di poter vedere tutto: i movimenti dei
giocatori, quelli della panchina, della tribuna. Vedere i movimenti
essenziali del gioco del calcio. Vedere te stesso, con quei guanti,
quei scarpinacci e i graffi e i bozzi sui gomiti e sulle anche. Tutti
mollano ad un certo punto. Ma poi li rincontri sempre. Magari a
difendere una porta in una partita di calcetto. Ingrassati,
invecchiati, stanchi e pieni dimpegni. Ma alla fine pronti e tesi
sempre a prendere quel pallone impossibile sotto al sette. Per
sentire sempre quellinsostenibile gioia di essere vivi, di essere un

po pazzi e di non voler essere capiti per quella straordinaria scelta.


Di essere portiere per tutta la vita!

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