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19/07/13

Il Kriya Yoga

Ve ne rd 19 Luglio 113, Dvapara Yuga

Introduzione
Il Kriya Yoga
Il sistema del Kriya Yoga
Le tecniche del primo livello del Kriya Yoga
Tecniche ed esercizi preparatori
Tecniche proprie del primo Kriya
Tecniche complementari
Pagina successiva

Introduzione
Dopo avere parlato dei principi morali universali di Yama e
Niyama, elencati da Patajli nei suoi Yoga Sutra come i primi
due passi dell'ottuplice sentiero dello Yoga, la cosa pi
naturale da fare, rimanendo nello stesso ambito, passare al
terzo gradino: sana. Questa parola significa "posizione" o
"postura" e la sua applicazione pratica pu assumere aspetti
differenti a seconda della tipologia di yoga nella quale
inserita. Una branca conosciuta come Hatha Yoga ha dato
particolare risalto a questo terzo stadio degli otto prescritti da
Patajli, sviluppando una vasta serie di esercizi, o posture,
volte sia al rafforzamento ed al mantenimento della salute
fisica e soprattutto alla preparazione del corpo agli stadi
successivi del cammino dello yoga. Bench nella cultura
occidentale lo yoga non sia molto conosciuto tuttavia
entrato nell'immaginario collettivo ed associato da molti,
nella maggioranza dei casi, ad una specie di ginnastica da
fare in palestra, oppure, da altri, a qualcuno seduto a gambe
incrociate che fa OM! Non infrequente vedere varie forme di
rimescolamento delle sanas con altri tipi di ginnastiche di
moda al fine rimpolpare il numero degli iscritti di tante
palestre mentre evento pi raro trovare associazioni che
insegnano lo yoga rifacendosi alla sua filosofia originaria degli
antichi testi. Tutto questo ampiamente dentro all'ordine
delle cose e chiunque pratichi lo yoga con sinceri fini di ricerca
personale ha piena consapevolezza di essere molto lontano
dai grandi numeri. Un po' come dire che il prezzo della
"grandezza" interiore sia la solitudine ... le cose sembrano
essere strutturate in questo modo. Pur avendo una
conoscenza personale di alcune di queste posizioni non
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saranno argomento di queste pagine se non per qualche


riferimento sporadico poich cercher di seguire in particolare
la linea di evoluzione del Kriya Yoga che non prevede un
elevato numero di posture da assumere. Di antichissima
origine ed assolutamente coerente con gli insegnamenti di
Patajli, il testo di riferimento del Kriya Yoga la Bhagavad
Git, ed "sana", nel contesto delle sue pratiche, relativo
unicamente all'assumere una posizione salda, atta ad essere
mantenuta a lungo, in grado di sostenere il corpo dello yogi
quando entrer in pi elevati stati di coscienza che tendono
ad irrigidire il corpo medesimo. Prima di proseguire vorrei
rimarcare che quanto si trover scritto pi avanti non rivolto
principalmente ad istruttori avanzati di yoga, a kriyabans o
comunque ad esperti del settore, ma, essendo praticamente
un dialogo che faccio con me stesso, pu al massimo servire a
soddisfare le prime conoscenze di qualche neofita incuriosito
dalle filosofie orientali. Pi in particolare tutto quello che si
pu trovare in queste pagine un po' il mio modo di praticare
svdhyya, il quarto precetto del Niyama,; leggo il mio libro
nello stesso tempo in cui lo scrivo e lo correggo. Trovandomi a
vivere nei primi tempi del Dvapara Yuga approfitto di una
conoscenza "elettrica" come internet per metterlo sulla
finestra del mondo consapevole del gran bene che potrebbe
averne chiunque decidesse di prendere la propria strada nello
yoga.
Il sistema del Kriya Yoga
Kriya l'aspetto funzionale, la potente tecnica del sistema
del Kriya Yoga. L'intera procedura stata concepita sul
modello
di
determinati
movimenti
celesti
universali
armonizzando gli stessi con la disciplina mentale e fisica dello
yoga. Sebbene diverse pratiche di varie scuole di yoga portino
il nome di kriya, termine molto comune in questa disciplina,
quello a cui si fa specifico riferimento qui a quanto stato
insegnato e tramandato da Sri Shyama Charan Lahiri
Mahasaya di Benares. E' gi stata delineata nei dettagli, nel
capitolo relativo agli Yuga, la concezione sulla base della
quale stato concepito il principio di questa tecnica yoga
mentre qui di seguito sar data una descrizione generale delle
tecniche che vengono insegnate a chi riceve l'iniziazione al
primo livello del kriya unitamente a varie precauzioni e
consigli spirituali utili a chi si accingesse a praticarle. Come
ho gi spiegato nella premessa generale di questo sito non
esporr una sequenza dettagliata delle varie tecniche in
quanto la tradizione di questa antica scienza presuppone un
vincolo di segretezza relativamente alle medesime, mentre ne
nota la sequenza che pu essere trovata su vari libri ed
ampiamente in parecchi siti internet. Bench per il Kriya Yoga
sia previsto un vasto piano di divulgazione, e l'opera di
Yogananda in America ne fu un esempio, il permanere di
questo vincolo di segretezza pu apparire un controsenso. E'
purtroppo storia di molti antichi e validi insegnamenti
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spirituali dell'India l'essere stati banalizzati e trasformati in


pratiche di poco valore a causa di una loro indiscriminata
diffusione in un mondo non preparato a riceverli. La relativa
segretezza delle pratiche del Kriya Yoga volta a preservarne
l'essenza al fine di non esserne sminuita, corrotta, inquinata
ed in definitiva rovinata come accaduto ad altri valenti
insegnamenti spirituali.
Le tecniche del primo livello del Kriya
Chiunque abbia letto l'autobiografia di Yogananda conosce gli
eventi che resero possibile al Kriya Yoga di essere
nuovamente alla portata di tutti coloro che volessero
sinceramente percorrerne il sentiero, senza essere pi solo
prerogativa di rinuncianti ed asceti. Lahiri Mahasaya, che ne
svilupp poi il sistema, ricevette l'iniziazione da Babaji, il
quale a sua volta la ricevette dal suo guru, evento questo di
cui per nulla noto. Alcune fonti sostengono che quando
Babaji dette la prima iniziazione a Lahiri Mahasaya, nel 1861,
avesse gi pi di trecento anni di et, ma altre riportano
invece che fu proprio lo stesso Mahavatar ad iniziare
Shankara, l'antico riorganizzatore dell'ordine monastico degli
Swami, ed in questo caso bisognerebbe andare molto pi
indietro nel tempo. Lahiri Mahasaya a sua volta inizi parecchi
discepoli, alcuni dei quali furono in seguito autorizzati dal
grande guru a tramandare l'insegnamento del Kriya Yoga in
India e, successivamente, anche nel mondo intero. V per
detto che l'intero sistema del Kriya Yoga, bench i principali
tratti di base siano rimasti i medesimi, viene oggi insegnato
con alcune differenziazioni a seconda delle varie scuole.
Essendo perfettamente coerente con le linee dettate da
Patajli e con gli insegnamenti della Bhagavad Git, il Kriya
Yoga prevede sana e prnyma, che sono rispettivamente il
terzo e il quarto gradino menzionati negli Yoga Sutra
dell'antico saggio, per portare lo stato di coscienza del
praticante al pratyhra, il quinto stadio e quindi alla
meditazione. Come ho gi specificato nell'introduzione, a
seconda della branca a cui fanno riferimento, le pratiche di
sana e prnyma hanno delle loro ben definite metodologie
di applicazione e quelle applicate all'Hatha Yoga ed al Kriya
Yoga differiscono sostanzialmente. Mentre il primo sistema ha
sviluppato una serie consistente di posizioni corporee, alcune
anche molto difficili da eseguire, ed un certo numero di
tecniche di prnyma, conosciute anche come respirazioni
yoga, con una loro relativa complessit esecutiva, nel Kriya
yoga troviamo in pratica una sola posizione e, in sostanza, un
solo tipo di prnyma, anche se, essendo quest'ultimo
l'esercizio cardine su cui si basa l'intero sistema, ne sono
previsti degli sviluppi in quelli che vengono chiamati kriya
superiori ( oppure secondo, terzo, ecc..). Questa pratica,
consciuta con il nome di Kriya Prnyma, in sostanza un
profondo metodo di pulizia interiore ai vari livelli dell'essere;
questi differenti livelli di "pulizia" sono chiamati "Shuddhi" ed
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intervengono progressivamente per togliere le scorie interiori


che tengono nascosto lo Spirito, di modo che, rendendolo
pienamente manifesto, l'aspirante possa eventualmente farne
l'esperienza. A seconda delle caratteristiche karmiche di ogni
individuo questo processo di pulizia pu durare anche per
diverse incarnazioni, secondo quanto sostiene la filosofia
yoga, ed i fatti che portarono Lahiri Mahasaya, in una nuova
incarnazione, presso il suo guru ne sono un esempio. Ma
un'aspirante determinato che esegue la tecnica con sforzo
regolare e costante pu giungere alla meta anche nella sua
attuale incarnazione o addirittura in un tempo pi breve, se le
sue condizioni karmiche sono favorevoli. Per chi si accinga a
tentare questa strada, in base a quanto appena scritto, pu
sembrare che il giungere alla meta finale del Kriya sia un po'
come desiderare la luna ma, bench non esperienza di tutti,
diversi affermano di avere raggiunto lo stato di samdhi, forse
favoriti dall'aver gi eseguito buona parte del processo di
pulizia in incarnazioni precedenti.
L'esecuzione del Kriya comporta diverse tecniche che sono
state adottate, come gi detto, dalla Git, dagli Yoga Sutra e
dai Tantra Shastra ed armonizzate con i movimenti cosmici
degli Yuga. Si raccomanda di praticarlo assiduamente,
intelligentemente e secondo il prefissato numero di
ripetizioni, l'attenzione deve essere concentrata e la
predisposizione interiore amorevolmente appropriata; in
questo modo possibile ottenete risultati tangibili.
L'iniziazione al Kriya Yoga consiste in una cerimonia segreta,
in un rapporto intimo e privato tra il guru e l'iniziato, anche se
non preclusa, a discrezione del guru, la presenza di discepoli
avanzati. Una persona iniziata al Kriya viene detta
"Kriyanwita" o "Kriyaban" che significa: colei o colui che
stato attivato. Quindi una persona in cui stata attivata la
consapevolezza e che non continua a illudere se stessa n fa
qualcosa per ingannare gli altri. Questa persona
consapevole dei trucchi dellio, dell'ego, della "ego-it" e dei
meccanismi auto protettivi della mente nelle sue accezioni
negative. Dopo avere appreso le varie tecniche il nuovo
discepolo le esegue una prima volta davanti al suo maestro
dopodich questi, toccandolo nel punto tra le sopracciglia, gli
fa avere una prima rivelazione di luce facendo in modo che
possa percepire il terzo occhio ( anche occhio spirituale o Ajna
chakra secondo varie terminologie). Questo apparir come un'
anello luminoso di luce bianca che circonda una sfera scura
all'interno della quale vi un punto molto luminoso che, a
seconda dell'evoluzione spirituale raggiunta, pu essere visto
come una stella a cinque punte. L'iniziato deve pagare il
corrispettivo di cinque rupie indiane al guru, secondo le
istruzioni originali di Babaji, come oblazione per l'istruzione
spirituale ricevuta. Questo secondo le consuetudini della
tradizione pi antica, ma possibile che oggi le procedure
siano anche abbastanza diverse. Siccome esistono diversi
metodi di insegnamento e gli allievi hanno differenti gradi di
sviluppo, le varie scuole hanno col tempo adottato sistemi
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leggermente differenti di insegnamento. Vi il gruppo


principale delle tecniche che molto simile, vi sono diversi
tipi di tecniche preparatorie ed altri esercizi complementari
che servono come preparazione alle tecniche pi avanzate;
in questi ultimi due gruppi che si registrano le maggiori
differenziazioni. Di seguito sono riportati singolarmente divisi
secondo un certo criterio di ordine che non potr, in virt le
differenze menzionate, essere l'unico.

Esercizi preparatori
Tecniche
energetica

di

ricarica

Tecnica dell' Hong-So


Tecnica dell'OM
Om Japa
Tecniche
Kriya

proprie

del

primo

Mah Mudr
Asana
Kriya Prnyam
Dhyna
Yoni Mudr
Tecniche complementari
Talabya Kriya
Kechari Mudra
Navi Kriya
Pranayama mentale

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Esercizi preparatori al primo Kriya


Sono un gruppo di esercizi che vengono insegnati ai
principianti e devono essere eseguiti per un certo periodo di
tempo, normalmente da sei mesi ad un anno, prima di
ricevere la prima iniziazione al Kriya Yoga e diventare quindi
"kriyaban".
Tecniche di ricarica energetica
Sono tutta una serie di movimenti finalizzati ad un ricarica
energetica del corpo fisico e ad una ricarica pranica dei corpi
sottili. Furono ideati nel 1916 da Paramahansa Yogananda e
fanno quindi parte del piano di insegnamento delle
organizzazioni da lui fondate. Lo scopo principale degli
Esercizi consiste nel ricaricare la batteria corporea con
l'energia cosmica per vivificare il corpo, rafforzare i muscoli e
purificare il sangue. Non si tratta di comuni esercizi fisici, ma
di una tecnica spirituale, una forma di pranayama o controllo
dell'energia vitale. Tutti gli allievi che seguono questa linea di
insegnamento devono imparare e praticare questi esercizi per
un certo tempo prima di essere pronti a ricevere l'iniziazione
al Kriya Yoga e sono tenuti ad eseguirli regolarmente mattina
e sera, quale parte della loro regolare routine spirituale.
Tecnica dell Hong-So
E' una pratica comune anche ad altre forme di yoga, cambia
semmai la fonetica del suono che pu anche essere So-Ham o
altro ancora. Si basa sul concetto di osservazione del respiro,
senza alcun tipo di interferenza con esso, e sulla ripetizione
di un mantra, che quello che d il nome alla tecnica.
Anch'esso fa parte del programma di addestramento dei
principianti che fa capo alle scuole fondate da Paramahansa
Yogananda.

Tecnica dell'OM
E' un esercizio preparatorio di meditazione per introdurre i
principianti alle tecniche di meditazione pi avanzate; gi
un esercizio di meditazione vero e proprio e consiste nella
ripetizione ritmica del mantra OM, il suono cosmico, eseguito
con la chiusura delle orecchie in modo da potersi immergere
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pi profondamente nell'interiorit. Richiede un tempo di


esecuzione relativamente prolungato per cui consigliato
l'ausilio di una apposita attrezzatura di sostegno per le
braccia.
OM Japa
Per poter praticare proficuamente l'OM japa l'allievo deve
avere gi acquisito, almeno in via teorica, nozioni riguardo al
corpo sottile ed ai chakra, che sono i centri energetici
dell'essere ed i cui principali sono situati entro la sushumna, il
canale energetico (nadi) primario dell'intero apparato
dell'uomo. Japa significa letteralmente "mormorio", ripetizione
di un mantra, ripetizione del nome di Dio. La mente assume la
forma dei propri pensieri e ne viene plasmata, cosi che i buoni
pensieri fanno una mente buona, e i pensieri cattivi fanno una
mente cattiva. Il japa viene usato per liberare la mente dalle
chiacchiere oziose, dalle idee invidiose e dalle fantasie, in
modo che si rivolga verso i pensieri dell'anima e di Dio. la
concentrazione di una mente agitata e vagabonda su un
singolo pensiero, atto o sentimento. Lo scopo del mantra japa
controllare e concentrare la mente perturbata su un unico
punto, ed legato ad un unico pensiero. Mantra un inno
vedico o una strofa musicale, la cui ripetizione japa, o
preghiera. Ci deve essere fatto con sincerit, amore e
devozione, che sviluppano la relazione tra l'uomo e il suo
Creatore. E' forse il pi completo degli esercizi preparatori in
quanto include gi elementi di concentrazione e movimento
della consapevolezza lungo le direttrici dei centri sottili e sui
medesimi. Anche in questa tecnica contemplato il canto di
un mantra, OM o altro, ritmicamente si vari centri sottili,
normalmente svincolato dalle fasi della respirazione.

Tecniche proprie del primo Kriya


E' la sequenza di tecniche del primo Kriya vero e proprio. Al di
l delle minori differenze di insegnamento peculiari delle varie
scuole sono le pratiche che vengono tramandate da guru a
discepolo nell'iniziazione al Kriya Yoga secondo la tradizione
di questa antica scienza ed arte.
Maha Mudra
Il maha mudra un semplice ed al contempo efficace metodo
per rafforzare la spina dorsale e per favorire la giusta
distribuzione del prana (corrente vitale) lungo essa. La
corretta pratica del maha mudra bilancia equamente il flusso
di energia vitale in tutte le parti del corpo. Questa tecnica
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stata probabilmente incorporata dai Tantra Shastras quali la


Shiva Samhita o la Gheranda Samhita ed infatti nello hatha
yoga esiste una pratica che porta lo stesso nome anche se
presenta alcune differenze esecutive. Bench si presenti come
una sequenza di sanas non una posizione ma, come
suggerisce il nome, una "mudra" che significa "gesto" o
"atteggiamento". Infatti durante la sua esecuzione, qualora si
sia in grado di eseguirla nella sua forma completa, oltre alle
posizioni si eseguono anche pi mudra e bandhas
contemporaneamente da cui il nome di maha (grande) mudra
(gesto). Chi conosce l'hatha yoga individuer senz'altro in
esso una sequenza di posizioni molto simili a janu sisrssana
e paschimottnasana bench con i cicli di respirazione sfasati.
Dovrebbe essere eseguita tre volte al mattino e tre volte alla
sera appena prima della regolare pratica del kriya prnyam.
Ad ogni modo, data lefficacia del maha mudra nel
magnetizzare ed aggiustare la spina dorsale, questa tecnica
questa tecnica pu essere praticata ogni volta che il corpo ne
necessita. E' estremamente benefico per mantenere il
praticante in ottima salute ed di ausilio al mantenimento
per lungo tempo della sana per il prnyam e la
meditazione.
Asana
Negli Yoga Sutra Patajli definisce sana "Sthira Sukham
Asanam" e cio una posizione confortevole atta a mantenere
il corpo con la spina dorsale eretta, in linea con collo e testa,
e la postura a cui fa riferimento indubbiamente quella
preposta allo sforzo spirituale dello Yoga. Nell'hatha yoga ci
sono varie posizioni adatte a questo scopo ma quella pi
indicata indubbiamente "padmsana" o posizione del loto. E'
la pi classica delle posizioni yoga riferita all'immaginario
collettivo e cio seduta con le gambe incrociate, o meglio
annodate, in modo che il collo di ciascun piede poggi
direttamente sulla coscia opposta. Tecnicamente non una
posizione di estrema difficolt tuttavia raro trovare persone
in grado di eseguirla immediatamente. E' stata concepita,
oltre per i vari benefici psico-fisici che comporta la sua
esecuzione, come la pi atta a sostenere il corpo quando con
l'esecuzione del prnyma intervengono stati di coscienza
interiorizzanti come il pratyhra che potrebbero farlo
inclinare. All'inizio probabile non riuscire a praticare questa
postura pertanto sono ammesse anche posizioni come il
"mezzo loto", con una sola gamba "annodata", siddhasana, o
anche una posizione seduta con le gambe semplicemente
incrociate. Data la scarsa affinit degli occidentali con queste
posizioni
Yogananda
consent
anche
una
posizione
semplicemente seduta su una sedia, purch con la spina
dorsale eretta e la testa ed il collo in linea. In linea di
massima per, chi volesse praticare il Kriya yoga secondo i
dettami classici dovrebbe abituarsi a tenere almeno la
posizione del mezzo loto. Riguardo ai dettami di Patajli
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relativamente al terzo gradino dello yoga le pratiche del Kriya


sono tutte incluse nell'esecuzione di questa postura.
Kriya Prnyma
Il quarto gradino della scala dello yoga disegnata da Patajli
il prnyma, che pu essere inteso come controllo del
respiro o anche controllo dell'energia vitale, o prana.
Relativamente a questo passo il Kriya incorpora una sua
tecnica peculiare, relativamente semplice dal punto di vista
esecutivo, in cui anche implicato l'uso della consapevolezza
al fine di arrivare a percepire le sottili correnti spinali che
vengono a generarsi durante l'esecuzione di questa tecnica. E'
il kriya pi importante perch la base su cui si sviluppano
poi tutti i kriya superiori ed anche perch contiene gi in s
tutte le peculiarit utili al fine di raggiungere l'illuminazione
finale. La sua concezione si conforma assolutamente con la
definizione di prnyma data dalla Bhagavad Git in cui si
parla della tecnica segreta del sacrificio del prana nell'apana,
ossia del respiro inalante nel respiro esalante e viceversa.
L'esecuzione di questa tecnica riguarda anche i tre principali
nadi (canali energetici) del corpo, ossia Ida, Pingala e
Sushumna, poich entro essi che il prana viene incanalato
per attuare i movimenti cosmici esposti nel capitolo sugli
Yuga. Questa analogia fatta in base alle intuizioni degli
antichi rishi dell'India che sostenevano che qualsiasi cosa ci
fosse nell'universo (Brahmanda) ci fosse anche nella "pentola"
(Bhanda) dell'essere umano. Al settimo chakra, il pi elevato,
viene associato il principio del sole mentre alla mente umana,
nel suo aspetto di "manas", viene associato il principio della
luna. Facendo muovere, mediante l'uso combinato e ritmico
del respiro e della consapevolezza, il principio interiore della
luna dal punto pi vicino al principio del sole a quello pi
lontano, lungo il firmamento rappresentato dal canale sottile
della Sushumna, si ottiene lo stesso sviluppo spirituale che si
otterrebbe col trascorrere di un mese lunare. Uno di questi
"movimenti" completi chiamato Kriya. Si intuisce che il
tempo di esecuzione di un kriya estremamente inferiore al
tempo di un naturale mese lunare e quindi lo sviluppo
spirituale dell'individuo risulta molto accelerato. I kriya yogi
sostengono che con le appropriate ripetizioni dei kriya si pu
quindi ottenere il manifestarsi delle quadruplici virt indicate
da Sri Yukteswar, che impiegherebbero invece migliaia di anni,
anche nel tempo di una vita media, o meno. Un'altro
importante effetto che si ottiene con la pratica del kriya
prnyma l'effetto calmante sulle "agitazioni" proprie del
prana. L'espressione della vita stessa giace nel prana e nelle
sue correnti agitate e la mente ne parimenti coinvolta.
Infatti il prana, essendo intimamente aggrovigliato con il
principio mentale di manas fa si che, naturalmente, queste
agitazioni si ripercuotano sull'attivit mentale dell'individuo.
La pratica del kriya prnyma ha un percepibile effetto
calmante sulla mente e sui pensieri che continuamente e
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convulsamente si affacciano in essa ed una mente cos


tranquillizzata pu rivolgersi all'interno, pronta alle esperienze
di realizzazione spirituale. Questo controllo che viene
esercitato sulla forza vitale o prana ha un effetto ristoratore
anche sui nervi involontari che altrimenti lavorerebbero
ininterrottamente per tutta la vita senza un attimo di riposo. I
nervi volontari infatti vanno a riposo durante il sonno ma non i
nervi involontari ed il kriya aiuta il corpo fisico in questo
modo, ponendo le basi per una ipotetica lunga vita. Una
spiegazione scientifica degli effetti del Kriya prnyma
riferita al funzionamento del cuore il cui battito necessario
affinch l'ossigeno inspirato dai polmoni possa ossidarsi,
tramutandosi in anidride carbonica, per fare avvenire il
processo del metabolismo che fornisce al corpo l'energia
necessaria alla vita. La profonda respirazione associata a
questa tecnica, fornendo ossigeno in eccesso, d un po' di
riposo al cuore ed ai relativi nervi involontari e questo effetto,
assieme quello del rilassamento mentale dovuto al rilascio
della presa del prana, procura un benefico effetto ristoratore.
Coerentemente con lo schema per il quale questa profonda
tecnica stata intesa, lesatto numero di Kriya che deve
essere eseguito in ogni seduta ha unimportanza rilevante. E
il Maestro che d la direttiva circa lesatto numero di Kriya che
devono essere praticati ad ogni seduta ed ogni giorno, a
seconda delle capacit acquisite dalladepto e dalla sua
determinazione e sincerit verso il sistema. Il Kriya si
presenta, in definitiva, come una operazione di profonda
pulizia, di purificazione del "corpo sottile". La parola usata per
questo "Shuddhi." Si dice che in un anno solare gli elementi
interni del corpo come carne e sangue subiscano un intero
ricambio. Sappiamo che un anno solare equivale a qualcosa di
pi di dodici mesi lunari. Si deduce quindi che un kriyaban
appena iniziato al Kriya debba eseguire almeno tredici Kriya in
una seduta per assicurare che lequivalente di un anno solare
di ricambio e pulizia interiori sia completato. Di fatto si
raccomanda lesecuzione di quattordici Kriya in una seduta
perch il primo potrebbe non venire eseguito con la debita
cura. Questo valore di Kriya (12-14) detto essere un "Jada
Shuddhi." Un Jada Shuddhi quindi un ciclo di pulizia delle
impurit del corpo nella sua totalit secondo le leggi naturali.
Il numero dei Kriya eseguiti in ogni seduta deve poi essere
aumentato per raggiungere un altro grado di pulizia, pi fine.
Questo numero determinato dal Maestro che sa come
guidare il kriyaban attraverso i vari stadi di pulizia. La
conoscenza di questo gli viene dalla sua esperienza dallavere
ultimato con successo i Kriya superiori ed avere raggiunto il
traguardo.
Il successivo, importante livello di pulizia chiamato "Nadi
Shuddhi." Tre anni solari si dice che costituiscano una frazione
di Yuga, o Khanda Yuga. Tre anni solari equivalgono
approssimativamente a trentasette mesi lunari. Si dice inoltre
che durante un periodo di questa durata abbia luogo una
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naturale pulizia dei Nadi. Perci lesecuzione di almeno


trentasette Kriya in una seduta stimata come equivalente a
trentasette rivoluzioni della luna attorno alla terra. Un ciclo
completo di questo tipo considerato un "Nadi Shuddhi."
Alcune tradizioni del Kriya sono solite raggruppare secondo il
numero 36 (tre pratyhra) come base per l'unit di pratica.
Altre indicano invece in 39 questo numero (37 + 2 di
sicurezza). In pratica quindi i numeri base delle ripetizioni
ruotano tra il 36-37 ed il 39 a seconda della tradizione di
appartenenza. Il Guru decide di conseguenza. Lulteriore
importante fase consiste nella pulizia dellinterezza degli
attributi fisici dellessere, il periodo durante il quale lintero
apparato corporeo viene ricaricato e rinfrescato. Questo il
"Bhuta Shuddhi", che si dice avvenga nello spazio temporale
di dodici anni solari. Questo periodo di dodici anni solari
equivale a quattro volte un Khanda ( frazione di Yuga ); in
altre parole - 4 x 37 - cio 148 mesi lunari. Ad un Kriya Yogi
determinato e concentrato, che abbia gi acquisito il debito
grado di evoluzione, consigliato completare almeno tre
Bhuta Shuddhi ogni giorno. Alcuni sono anche in grado di
eseguirne quattro con successo.Ricordiamoci per che a
questo stadio si ancora dei principianti e facciamo, sulla
base di quanto esposto, una pura considerazione pratica; a
seconda di una combinazione del proprio grado di sviluppo
spirituale e la propria preparazione fisico-respiratoria si
possono dividere i kriyaban in quattro diverse categorie, cos
come spiegato da un'eminente discepolo di Lahiri Mahasaya Sri Bhupendranath Sanyal Mahasay:
Eccellenti: sono in grado di praticare circa 80 Kriya in un'ora, il
che significa che ogni ciclo completo viene eseguito in
45 secondi. I migliori riescono ad arrivare anche a 60, il
che significa circa un ciclo di respirazione al minuto.
Medi:

riescono a fare sui 100 cicli in un'ora, quindi cicli della


durata di 35-36 secondi ognuno.

3
dai 120 ai 150 Kriya in un'ora; ciacun ciclo compiuto
Categoria: in 24 - 30 secondi
4
dai 175 ai 200 Kriya in un'ora; ciacun ciclo compiuto
Categoria: in 18 - 20 secondi

Presa in considerazione la categoria degli eccellenti, a cui un


praticante serio deve tendere ed arrivare, Lahiri Mahasaya
diceva che 12 Pranayama (Kriya) producono lo stato di
Pratyhara, 144 (cio 12 x 12) portano il praticante allo stato
di Dharana...e cos di seguito. Secondo questi insegnamenti si
deduce che l'esecuzione di un "Bhuta Shuddhi" (148
Pranayama) in grado di portare il praticante allo stato di
concentrazione o Dharana, il sesto gradino dlla scala di
Patajli.
Quindi da 12 a 14 sono i numeri base delle ripetizioni
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Stabilite le ragioni relative al numero delle ripetizioni


cerchiamo ora di vedere perch stabilita una pratica di due
volte al giorno; con la pratica il sistema nervoso
gentilmente indotto a funzionare secondo un diverso modo,
trovandosi e mantenendosi in uno stato profondo silenzio,
talvolta anche di pura, beata coscienza. Pi avanti poi, con la
pratica continua, quando Kundalini comincer ad attivarsi,
quello stato evolver verso una beatitudine estatica. Questo
stato per tende a svanire durante la vita "esteriore"
quotidiana, normalmente in cinque-dieci ore. Questo il
motivo per cui stabilita una pratica di due volte al giorno,
perch in questo modo si riesce a ri-stabilire il modo di
funzionamento "pi alto" del sistema nervoso (e del corpo
pranico), ottenendo il migliore e pi alto grado di purificazione
e crescita possibile durante le ore di veglia per le persone che
conducono una vita attiva. Con lo stabilizzarsi della pratica
secondo questo schema, i tempi di caduta dallo stato pi alto
di coscienza nello stato di attivit ordinaria, tendono a
diminuire finch lo stato di funzionamento del sistema
nervoso al "livello superiore" diventa fermo e stabile sulle
intere 24 ore. Questo il frutto del processo: illuminazione
nell'attivit quotidiana ed anche di notte. E' la continuit del
ciclo di pratica ed attivit che produce questo risultato. Tutto
questo

pianificato
per
il
massimo
progresso
compatibilmente con la natura del sistema nervoso, del quale
ne viene fatto un uso appropriato secondo le sue naturali
potenzialit per l'illuminazione, bilanciato con il tempo che si
ha a disposizione per la pratica. Con questi strumenti si al
timone della nave. La pratica costante, secondo i tempi ed i
modi indicati, a lungo termine quella che far la differenza
alla fine. Questi sono veri e provati principi di rivelazione che
possono essere usati da chi si sente di intraprendere il
viaggio verso l'illuminazione.
Nota: Si consideri che qualora si riesca ad introdurre appropriatamente nel
proprio ciclo di vita l'esecuzione di due routine al giorno di Kriya pranayama
con i relativi esercizi pre e post esecuzione, non esattamente una cosa
leggera. Esecutivamente sono esercizi abbastanza semplici, ancor di pi per
chi ha praticato yoga a vari livelli per qualche tempo, ma gli effetti sull'intero
sistema psico-fisico sono avvertibili. Un po' come quando si pratica HataYoga agli inizi; si avverte come una specie di "scossa", magari per un po'
alcuni cicli vitali mutano la loro risposta o la loro esecuzione quotidiana, per
poi, una volta "assorbito il colpo" assestarsi su un nuovo livello vitale. Con il
Kriya si verifica circa la stessa cosa, anche se gli "effetti" sono avvertiti meno
sul piano fisico e maggiormente su altri. Il consiglio , qualora si avvertissero
sensazioni generali troppo forti o addirittura di disagio, di praticare solo una
volta al giorno ed "osservare" quanto ne deriva. Non mi stancher mai di
sottolineare come in un viaggio il punto di partenza abbia una importanza
rilevante! Se fosse il caso quindi, per i primi tempi pu essere utile praticare
anche solo una volta al giorno, assestarsi per bene, per poi avviarsi alla
pratica di due volte. Questo tipo di procedimento, essendo il tempo di "sottofunzionamento" del sistema nervoso molto pi prolungato, produrr effetti di
"crescita" indubbiamente pi rallentati, ma se l'alternativa deve essere uno
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strappo muscolare credo sia ragionevole fare un p di riscaldamento prima. Se


ci sono dei gradini meglio farli uno alla volta, se non ce ne fosse bisogno, si
andrebbe direttamente al secondo piano senza bisogno n di scala n di
gradini. Similmente nel Kriya non ci sarebbe un primo, un secondo, ecc.. Molto
importante , secondo me, stabilire per bene da dove si parte. Se sei gi un
Cristo illuminato bene, non c' nemmeno bisogno del Kriya, altrimenti si far la
strada che si deve fare.

Conclusioni: Considerando quindi un principiante, in buone


condizioni generali, lo si pu collocare ampiamente all'interno
della 3 categoria. Solo i cicli di Kriya, escludendo tutte le
preparazioni (Maha Mudra - Yoni Mudra ed un minimo di
permanenza nello stato post-seduta, prendono circa 10 minuti
di tempo. Agli inizi, quindi, risulta evidente che almeno una
mezz'ora per seduta, minimo due volte al giorno bisogna
prendersela. E va ricordato che la fretta, nel Kriya, un
nemico dichiarato, intendendo con questo dire che non
buona pratica passare immediatamente da una attivit
esterna, sensoria, alla pratica interiorizzante del Kriya. Si
comprender bene che una troppo brusca inversione delle
correnti sensorie potrebbe facilmente creare dei "turbini"
piuttosto che delle calme correnti fluide. Un kriyaban molto
avanzato necessiter poi di almeno due ore per seduta, solo
di cicli di Kriya, per due-tre volte al giorno. E' chiaro che per
un'occidentale con carico familiare ed una occupazione che
richieda un impegno medio, considerato secondo gli standard
del mondo "civilizzato", si impongono delle scelte piuttosto
nette.
Dhyna
Dopo avere completato il numero prestabilito di kriya il
praticante continua a rimanere quietamente nella sua
posizione contemplando la sensazione di calma che ne deriva.
Lasciarsi assorbire da questa calma come gioire del nettare
che spilla da un epico mare latteo. La mente dovrebbe
gradualmente distaccarsi da tutti i pensieri ed immergersi
nella vastit della quiete e della calma senza fine. Questa
parte della routine destinata al controllo della mente ed al
suo rilassamento per potere eventualmente scivolare nel
"nulla" del Samadhi. Questa la pi bella parte della routine.
Dopo alcuni minuti, la parte superiore della testa comincia ad
essere sempre pi illuminata e il kriyaban continua a
concentrarsi per molto tempo su di essa senza provare alcuna
fatica. Lahiri Mahasaya chiam questo stato semplicemente
Paravastha, "stato dopo il Kriya". Questo termine si collega
col concetto di Tranquillit, "Sthir Tattwa" o Prana calmo,
statico che sperimentato negli ultimi minuti di una seduta di
Kriya. saggio rimanere in questa dimensione il pi a lungo
possibile: l'ideale da dieci a venti minuti.
Yoni Mudra
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I due occhi fisici rivelano la materia; il singolo occhio


spirituale rivela lo Spirito. Lo scopo della pratica dello yoni
mudra (chiamato da alcune linee jyoti mudra ) quello di
vedere la luce nellocchio singolo per mezzo del proprio sforzo
e di trovare attraverso locchio spirituale la guida
dellonnipresente,
onnisciente
Coscienza
Cristica.
La
percezione dellocchio spirituale non raggiunta attraverso la
suggestione ma una esperienza reale. Quando gli occhi e la
mente dello yogi sono calmi e concentrati su un singolo punto
nel centro della Coscienza Cristica tra le sopracciglia, l egli
vede la luce dellocchio singolo. Lo Yoni Mudra d questo
battesimo spirituale di luce. La carne non altro che energia
condensata. Vedendo la luce di intuizione infallibile dellocchio
spirituale si pu comprendere quello che voleva significare
Ges quando diceva:

La lucerna del tuo corpo locchio. Se il tuo occhio sano


anche il tuo corpo tutto nella luce, ma se malato anche il
tuo corpo nelle tenebre. Fa dunque che la luce che in te
non sia tenebra. Se il tuo corpo tutto luminoso, senza
avere alcuna parte nella tenebra, tutto sar luminoso come
quando la lucerna ti illumina con il suo bagliore
(Luca 11:34,35)

Lo scopo dello Yoni Mudra di impedire che la forza vitale


fugga attraverso le aperture di orecchie, naso e bocca nella
testa e di usare la forza vitale catturata per illuminare locchio
singolo. Ma per ottenere risultati occorre seguire fermamente
il cammino dellAuto-Realizzazione praticando tutte le
tecniche di meditazione fedelmente e con devozione. Prima di
praticare lo Yoni Mudra si offra una preghiera come segue:

Padre, guidami con la Tua saggezza attraverso la stella


dellocchio spirituale.
Possa la mia coscienza seguire alla Sua sorgente la colomba
di luce discendente dal Paradiso
e che io sia battezzato nella Coscienza Cristica.
Padre, mostrami sempre locchio singolo.
Incontrami sempre attraverso locchio spirituale

Allinizio locchio spirituale pu apparire differente per persone


diverse, ma quando visto perfettamente apparir come una
stella a cinque punte nel centro di una sfera di colore blu
circondata a sua volta da un alone dorato. Lalone dorato
esterno rappresenta, in termini di colori astrali, la vibrazione
dellEnergia Cosmica dello Spirito Santo; la sfera blu
rappresenta la vibrazione della Coscienza-Cristica che pervade
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tutta la creazione. Penetrare la sfera blu entrare nella


telescopica porta della Coscienza Cristica stessa. La piccola
stella bianca nel centro rappresenta la pura luce di Dio dietro
la creazione. Lo yogi che penetra la stella entra nella
Coscienza Cosmica. Il corpo umano l esternalizzazione del
potere che c dentro la piccola stella. La testa, le due mani
ed i due piedi sono simbolizzati nei cinque raggi della stella.
Questi raggi sono materializzati nei cinque elementi ( terra,
acqua, fuoco, aria ed etere ) di cui il corpo umano composto.
Luomo mondano vive come un pulcino dentro luovo. La terra
il giallo ed il cielo il guscio. Come il pulcino confinato
dentro luovo finch non diventa abbastanza grande e forte da
rompere il guscio ed uscire in un mondo pi grande,
similmente luomo comune confinato in questo mondo
circondato dal cielo finch non scopre il telescopico occhio
spirituale attraverso il quale pu perforare il guscio di cielo ed
esplorare le sfere oltre esso. Usando locchio spirituale egli
proietta la sua coscienza attraverso il guscio delluniverso
materiale ed entra nel pi sottile reame la cui bellezza
nessuna lingua pu descrivere. La sua visione si estende
attraverso il cosmo nellinfinito.

Tecniche complementari
Nel cammino interiore del Kriya Yoga, affinch possa avvenire
il risveglio e la salita di kundalini shakti verso il Sahasrara, il
settimo chakra, occorre che la sushumna nadi non sia ostruita.
All'altezza di alcuni chakra, i centri energetici situati entro di
essa, e nei chakra stessi ci sono come dei "nodi" che
oppongono resistenza al passaggio di questa energia. Molte
delle tecniche complementari al primo kriya sono state
concepite appunto per contribuire allo scioglimento di tali
nodi. Riassumendo drasticamente, il Kriya di Lahiri Mahasaya
sostanzialmente diviso in quattro stadi:
Azione

Nodo

Tecnica preposta

scioglimento del nodo della


jioha granthi
gola

kechari mudra

scioglimento del nodo del


cuore

hridaya granthi

thokar (secondo kriya)

apertura del nodo dell'


ombelico

navi granthi

navi kriya

scioglimento del nodo del


coccige

muladhar
granthi

maha mudra e quarto


kriya

dopodich, al Muladhara, il respiro ( vayu ) diventa tranquillo (


sthira ) e tutte le cose misteriose accadono; diviene quindi
possibile l'attivazione di Kundalini. In definitiva per ottenere il
respiro tranquillo al Muladhara occorre prima che i tre nodi che
stanno sopra vengano sciolti secondo un' ordine predefinito,
che discendente (cio prima la gola, poi il cuore e quindi l'
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ombelico). Solo cos "sthira vayu", che si genera nella gola,


pu muoversi verso il basso attraverso la lingua e con il suono
interiore di OM attraversare nell'ordine il centro del cuore e
quello dell' ombelico ed infine arrivare in basso al centro
coccigeo da dove pu infine risalire risvegliando Kundalini.
Questo , in sostanza, il processo di come viene risvegliata
Kundalini nel Kriya originario di Lahiri Baba.
Nota: Queste poche e concise note possono, col dovuto tatto, servire da
paragone per determinare se il Kriya che si sta seguendo quello originario
oppure una variante. Per esempio, nel gruppo di pratiche facenti parte della
prima iniziazione nel Kriya di Lahiri Mahasaya sono quasi certamente incluse:
talabya kriya (preparazione per il kechari mudra), pranayam, nabhi kriya, yoni
mudra e maha mudra, ma alcune organizzazioni non includono n il navi kriya
n il talabya kriya e, in alcuni casi, insegnano il pranayama secondo una
versione modificata. Quale la forma di Kriya pi efficace per noi, per i nostri
tempi e per la zona dove viviamo e pratichiamo ? Riescono le pratiche che
mettiamo in atto a sciogliere e ad aprire i vari nodi (o granthi) menzionati
sopra ? Io non ho di certo questa risposta, anzi credo che una in assoluto
non esista, ma ciascuno pu sicuramente mettersi alla ricerca di quella pi
confacente a s stesso.

Talabya Kriya
E' un esercizio per l'allungamento del frenulo, una sorta di
costa morbida ed elastica situata sotto la lingua. L'esecuzione
del Kechari Mudra, e quindi del Talabya Kriya che ne la
preparazione, non immediatamente importante per chi si
avvicina al Kriya all'inizio e non lo nemmeno per
l'esecuzione del primo Kriya. Siccome richiesto da molte
"correnti" come indispensabile per l'esecuzione dei Kriya
superiori, il fatto di cominciare ad allenarsi in anticipo
potrebbe rivelarsi utile per il futuro, qualora si fosse
interessati a proseguire questo cammino. L'azione che viene
esercita sul frenulo ha comunque come risultato quello di un
forte calmante per il divagare della mente e dei pensieri.
Molte persone praticano il Talabya Kriya in modo sbagliato
poich volgono istintivamente indietro la lingua, o la tengono
verticale, e questo annulla completamente l'effetto.
importante che essa, prima di aderire al palato, sia piatta,
rivolta in avanti, toccando i denti. Questa pratica crea un
distinto effetto calmante sui pensieri ed per questa ragione
che non sar mai messa da parte, neanche quando il Kechari
Mudra sar realizzato. Non facile giustificare per quale
motivo, agendo sul frenulo, sia possibile riuscire a calmare il
processo di formazione dinutili pensieri; questo un fatto che
rimane misterioso. Sta di fatto che chiunque pu osservarlo.
Kechari Mudra
E' la tecnica preposta allo scioglimento del nodo della gola e
consiste nell'inserire la lingua nella cavit della faringe
nasale, dietro l'ugola, e mantenerla stabile in quella posizione
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con un preciso sforzo fisico e mentale, allinizio aiutandosi con


laiuto di una o due dita che spingono alla radice della lingua.
Ad alcuni riesce l'esecuzione di questa mudra attorcigliando la
lingua ed entrando di lato, anzich abbassandola ed entrando
dal centro. Si ricorda che Lahiri Mahasaya era fermamente
contrario a tagliare il frenulo per accelerare tale processo,
bench taluni sostengano che l'esecuzione finale completa
consista nel raggiungere dall'interno il punto tra le
sopracciglia e questo sarebbe fisicamente possibile solo con,
appunto, il taglio del frenulo. Alla sommit di "Meru" (la
colonna vertebrale), nascosta in un foro, c' "Somarasa", il
nettare di Chandra. Il saggio, il cui intelletto non dominato
da tama e raja guna ma stabilito nel sattva guna dice che in
esso risiede lo Spirito Universale. E' la sorgente dei nadi
discendenti Ida, Pingala e Susumna attraverso i quali
Chandra, l'essenza del corpo che causa la morte dell'uomo,
viene versato. Questo processo dovrebbe quindi essere
fermato ed il kechari mudra un' ottimo modo per farlo. Non
c' nessun' altro mezzo per raggiungere questo fine.
E' bello pensare che, come dice la leggenda, lo yogi che siede
per un minuto con la lingua rivolta all'ins (eseguendo il
kechari mudra) preservato dall'azione del veleno, della
malattia, della vecchiaia e perfino della morte. Non inoltre
macchiato dal karma e riesce a sfuggire alla trappola del
tempo.
Ulteriori approfondimenti di questa Mudra, molto importante nella pratica del
Kriya, si possono trovare pi avanti.

Navi Kriya
Il Navi Kriya ha una posizione decisamente controversa:
mentre uno dei pilastri, al pari del Prnyma, delle scuole
che si propongono di tramandare il pi fedelmente possibile
gli insegnamenti del Kriya originario di Lahiri Mahasaya, ha
invece un ruolo decisamente pi marginale o non se ne trova
addirittura traccia in altre linee, pur autorevoli e con lignaggio
di tutto rispetto. E' la pratica volta allo scioglimento del nodo
del chakra manipura, che ha la sua corrispondenza fisica
all'altezza dell'ombelico. Praticamente vengono eseguite delle
leggere,
ritmiche
pressioni
con i
pollici
all'altezza
dell'ombelico e, successivamente nella spina dorsale
all'altezza della prima vertebra lombare, il tutto al canto del
mantra OM. Man mano che si procede con la tecnica si
percepisce una calma energia che si raccoglie nella sede della
corrente Samana nella parte media bassa dell'addome.
Prnyma mentale
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Le tecniche dell' OM japa e del Prnyma mentale possono,


sulle prime, apparire simili, ma presentano delle diversit e
sopratutto sono differenti gli obbiettivi. La prima pu essere
intesa come un "riscaldamento" da farsi prima del Pranayama,
con lo scopo di creare uno stimolo relativamente forte in
ciascun Chakra, e questo risulta ancora pi evidente quando il
mantra vocalizzato. Ma il tempo di "sosta" in ciascun Chakra
abbastanza breve, quello appunto di farvi vibrare il mantra.
Il Prnyma mentale invece, oltre che essere un sostitutivo
in caso di impossibilit fisica ad eseguire il Prnyma nella
sua forma completa, anche un'esercizio per cercare di
svincolarsi dalla "tirannia" del respiro. Quest' ultimo diventa
infatti molto pi silente ed interiorizzato e tutta la procedura
non segue il suo ritmo ma la tendenza inversa, cio che il
respiro segua la mente. Ne risulta uno stato interiore molto
pi passivo, dove si molto pi inclini a percepire piuttosto
che a stimolare e, svincolati dai tempi forzati del respiro di cui
ci si tende a dimenticare, si ha la possibilit di sostare molto
pi a lungo in ciascun Chakra e quindi di entrare in intimit
con esso. I Chakra sono come dei nodi che possono essere
sciolti "toccandoli" lievemente con la concentrazione: il
segreto di mantenere la consapevolezza in ciascuno di loro
fino a percepire una particolare sensazione di dolcezza, come
se quel Chakra si stesse appunto "sciogliendo". Non si ha la
sensazione di star praticando una particolare tecnica, ma di
gioire di un momento di riposo, di dolce rilassamento. Oltre
alle percezioni descritte, si cerca di percepire la sottile
irradiazione che si origina da ciascun Chakra. Questo non un
complicato particolare tecnico, ma solo un fatto di pura
consapevolezza, un naturale sentire che conduce a realizzare
come i Chakra sostengono la vitalit di ciascuna parte del
corpo. Il processo di salire e scendere attraverso i Chakra
portato avanti fintanto che agevole e favorisce l'aumento di
un particolare stato di assorbimento nella rivelazione di pace,
gioia e vibrazione di suoni interiori.

Con queste ultime pratiche si esaurisce l'esposizione


descrittiva relativa alle tecniche del primo Kriya ed ai suoi
preliminari ed accessori. Con la conoscenza pratica di queste
tecniche l'aspirante pu cominciare a programmare delle
routine e a metterle in pratica.
Nota: Esistono parecchie varianti, e tutte valide, tra le varie linee del Kriya.
Alcune tradizioni contengono pi esercizi ed altre meno perch il Kriya fu
insegnato da Lahiri Mahasaya ad ogni iniziato essenzialmente come una
scienza individuale, proprio come ad uno studente di piano possono essere
insegnati vari tipi di scale ed esercizi a seconda delle proprie attitudini
personali o delle proprie necessit di miglioramento. Cos nel Kriya, tutti gli
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Il Kriya Yoga

insegnamenti erano individuali e variati dalle istruzioni di Lahiri Baba a seconda


dellabilit, della natura e delle condizioni del discepolo. Alcuni dovevano fare
pi esercizi ed altri meno, solo Lahiri Baba sapeva perch. Noi non possiamo
dire che una linea sia meglio di unaltra cos come non possiamo dire che di
pi meglio che di meno. Oltre a questo possono esistere molte varianti
degli esercizi assegnati. Per esempio a molti stato impartito il Navi Kriya e
ad altri no, ad alcuni stato insegnato un metodo segreto chiamato Nad
Kriya e ad altri un metodo per preparare il corpo al Prnyma che comporta
il sollevamento delle gambe in un certo modo, e cos di seguito.
Quelle che sono descritte sopra sono i tratti delle tecniche generalmente
comuni a tutte le linee, mentre non c menzione di altri metodi o varianti.
Tutto questo proviene da Lahiri Baba e credo che nessuno abbia il diritto di
giudicare lo stile di Kriya di qualcun altro e dire che sbagliato. Occorre
anche dire che allinterno delle tecniche comuni a tutte le linee esistono
differenze circa lordine di esecuzione; per esempio ad alcuni fu insegnato di
eseguire il Maha Mudra allinizio del Kriya mentre ad altri fu detto di farlo alla
fine della seduta. Sempre relativamente al Maha Mudra ci sono grandi
differenze sul numero da eseguirne: alcune linee ne eseguono tre mentre altre
solo una ma ogni 10-12 Prnyma, ecc Un Guru pu insegnare tutte le
tecniche ad un discepolo oppure pu insegnarne solo alcune. C' anche da
dire che alcune tecniche sono chiamate con nomi diversi dai vari Maestri. Ad
ogni modo v detto che chi ha ricevuto una determinata tecnica ne avr la
conoscenza comunque essa venga chiamata.
Un ultima cosa va precisata riguardo al Navi Kriya: in alcune linee fa parte
delle istruzioni di base del primo Kriya, mentre in altre solo un metodo
opzionale da usarsi se malati o impossibilitati ad eseguire il Prnyma; da
eseguirsi con oppure senza controllo del respiro a seconda del metodo,
oppure ancora alcuni devono eseguirlo sia davanti che dietro mentre altri solo
in un posto, non in entrambi. C anche chi non ha mai ricevuto istruzioni al
riguardo e non conosce il Navi Kriya. In mezzo a tanta confusione quindi
saggio seguire le istruzioni del proprio Guru o insegnante qualora se ne abbia
uno altrimenti affidarsi alla pi profonda ispirazione se si procede da soli.
Questo uno dei motivi per cui Lahiri Mahasaya prescriveva di praticare in
segreto, perch le persone non facessero confronti e non giudicassero,
venendo cos traviati nella propria pratica e riempiendosi di dubbi.

Pratica il kriya e vivi semplicemente


Praticare il kriya senza desiderio di risultato. Se lo si
pratica con il desiderio di risultato si attirer il dolore
Chi pratica il kriya con fermezza nel cuore e nella mente,
privo di aggressivit e pigrizia, vive felicemente
Se si mangia poco e si vive in modo ritirato, avviene il
distacco dai sensi
Attraverso il kriya si raggiunge pace, intelligenza, onore,
la vita si allunga e si ottiene il samadhi
Coloro la cui mente divenuta ferma attraverso il kriya,
anche se conoscono ogni cosa, dovrebbero comportarsi in
mezzo agli altri come esseri terreni
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Il Kriya Yoga

Considera te stesso molto umile. Questo significa che si


dovrebbe fare "seva" (servizio), "vandana" (preghiera) e
coltivare il sentimento di essere servo di tutti
Fare sempre "Satsanga". Significa il frequentare persone
che vivono secondo buoni principi morali e con attitudini
spirituali; occorre inoltre il porsi domande riguardo alla
propria vera natura ed il leggere elevante letteratura
spirituale ("svadhyaya")
Ogni tanto partecipare a gruppi di conversazione che
parlano di Dio
Mai mancare di rispetto ad ogni nome o forma di Dio
Alla fine dell'anno, o almeno una volta all'anno, lasciare
tutti gli impegni mondani e andare in ritiro spirituale per un
mese, una settimana o almeno tre giorni e gioire della
solitudine

Dal Settembre 2008 le visite sono state

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