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Cos' la musica a 432 Hertz

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Articoli - Sublimen
MARTED 19 APRILE 2011 19:10

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Cos' la musica a 432 Hertz


di Marco Stefanelli www.sublimen.com
Da un po' di tempo a questa parte,
fortunatamente, si parla molto di
musica a 432 Hz (Hertz). Spesso per
noto una certa confusione e alcune
imprecisioni circa questo argomento,
perci vedr di chiarire e approfondire
intanto alcuni aspetti, soprattutto
tecnici, riguardo a questa definizione.
Quando si parla di musica e di note
necessario considerare innanzitutto
l'accordatura e i rapporti tra le frequenze delle diverse note e quindi delle
scale.
I valori assoluti di queste frequenze probabilmente non avrebbero molta
importanza se si eseguissero soltanto brani suonati da un solo strumento o
cantati da una sola voce. Ma, se si devono eseguire brani a pi strumenti o a
pi voci, bisogna partire da un punto comune, cio accordare tutti gli
strumenti a una stessa nota di riferimento che abbia una ben determinata
frequenza e anche a una stessa scala.

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A questo scopo stato scelto il LA (centrale) della terza ottava del pianoforte
che nella scala naturale (diapason "naturale") corrisponde a 432 Hertz ma
che stato fissato convenzionalmente a una frequenza di 435 Hertz dalla
Accademia delle Scienze di Parigi nel 1858 e confermato dalla Conferenza
internazionale di Vienna.
Giuseppe Verdi nel 1884 scrisse una lettera indirizzata alla Commissione
musicale del governo italiano in cui chiese di ufficializzare lutilizzo del corista
(diapason) a 432 Hz e scrivendo al riguardo la frase: "per esigenze
matematiche", ottenne un decreto legge che normalizzava il diapason ad un
LA di 432 oscillazioni al secondo. Verdi, Mozart e altri musicisti accordavano
la loro orchestra a 432 Hz.

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14/06/2011

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La stessa opinione di Verdi la espressero i fisici Sauver, Meerens, Savart e gli


scienziati italiani Montanelli e Grassi Landi con un decreto che fu approvato
allunanimit al congresso dei musicisti del 1881 (diapason scientifico).
Nel 1939 il ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels impose il
diapason a 440 Hz contro il referendum dei 25.000 musicisti in Francia
contrari a questa scelta.
La corsa all'acuto inizi al tempo delle bande militari russe ed austriache ai
tempi di Wagner (con un diapason da 440 Hz a 450 Hz), e fu frutto di
unanalisi delle reazioni che il suono suscita in chi lo percepisce.
Tale misura, nel 1954 a Londra, venne fissata per praticit e sempre
convenzionalmente, a 440 Hertz, valore adottato dall'American Standards
Association nel 1936 e a tutt'oggi dalla maggior parte dei musicisti
occidentali.
Le composizioni musicali sono costituite da una successione e da una
sovrapposizione di note, cio di suoni di determinate frequenze.
Gia' a Pitagora era noto che due suoni sono gradevoli all'orecchio quando il
rapporto tra le loro frequenze (intervallo) espresso mediante numeri piccoli
(1:1 o 2:1 o 3:2, ecc.).
Pi piccoli essi sono e migliore l'accordo; pi ci si allontana dai numeri
piccoli e maggiore la dissonanza.
I rapporti e gli intervalli tra le varie note sono stabiliti dalle scale. Esistono
molti modi per definire una stessa scala. Ad esempio, le note della scala di
DO si possono ricavare in diversi modi. Ne vedremo due fondamentali, la
Scala Naturale e la Scala Temperata.
Scala Naturale o cromatica (Archita/Zarlino):
La scala naturale costituita da sette note fondamentali: DO, RE MI, FA,
SOL, LA, SI.
Se f la frequenza (in hertz) della nota fondamentale DO, le altre note hanno
le frequenze:
DO f; RE 9/8f; MI 5/4f; FA 4/3f; SOL 3/2f; LA 5/3f; SI 15/8f; DO2 2f.
La nota DO2 (DO della seconda ottava), che ha frequenza doppia di DO (DO
della prima ottava), inizia un'altra serie di sette note che hanno tra loro
rapporti di frequenze uguali a quelli delle precedenti sette note. Ciascuna
serie di 7 note si chiama ottava.
L'intervallo tra le stesse note di due ottave successive (intervallo di ottava)
uguale a 2.
La scala arricchita di note, introducendo i diesis e i bemolle tra due note
successive, eccettuato tra il MI e il FA e tra il SI e il DO dell'ottava superiore.
Si dice diesis di una nota, la nota (pi alta) avente con la prima l'intervallo
25/24.
Si dice bemolle di una nota, quella nota (pi bassa) che ha con la prima
l'intervallo 24/25.
Nella scala naturale gli intervalli tra le note non sono tutti uguali. Alcuni
strumenti musicali, come il violino, permettono di produrre tutte le note della

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scala naturale, non cos gli strumenti a tastiera.


Partendo dal SI si ottengono le note salendo di quinta in quinta (una quinta
corrisponde ad un intervallo di tre toni pi un semitono) trovando FA#, DO#,
ecc. e poi partendo da FA e scendendo di quinta in quinta e trovando SIb,
MIb ecc. Realizzando le scale in questo modo succede che il DO# ed il REb,
ad esempio, non coincidono.
Per semplificare le cose e per ovviare agli "inconvenienti" della scala naturale,
alla fine del 1600, Andreas Werckmeister (seguito poi da J. Sebastian Bach
che ne esplor sistematicamente le potenzialit) introdusse la Scala
Temperata (temperamento equabile):
Nella scala temperata gli intervalli tra due note successive sono sempre
uguali. L'intervallo di ottava diviso in 12 intervallini di un semitono
ciascuno. Lottava viene suddivisa in dodici semitoni uguali, per cui l'intervallo
di un semitono pari a: 1,05946.
Tra le note DO-RE, RE-MI, FA-SOL, SOL-LA, LA-SI della scala temperata vi
l'intervallo di due semitoni; tra MI-FA e SI-DO vi l'intervallo di un solo
semitono.
Tra due note aventi l'intervallo di due semitoni intercalata una nota
intermedia che corrisponde ai diesis e bemolle della scala naturale.
Se f hertz la frequenza di DO1, risulta cos:
DO1 f; DO# = RE 1.05946^1 f; RE 1.05946^2 f; RE# = MI 1.05946^3 f;
...; DO2 1.05946^12 f.
Nella scala temperata tutti gli intervalli, e quindi le note, risultano alterati
rispetto a quelli della scala naturale.
Ad esempio, se f la frequenza di un DO, risulta:
RE naturale: 9/8 f = 1.125 f
RE temperato: 1.05946^2 f = 1.122 f.
Come possiamo notare, quindi, quando si parla di musica a 432 Hertz si
definisce quasi esclusivamente la frequenza d'intonazione del LA centrale, ma
sarebbe opportuno definire anche la scala adottata perch dal punto di vista
psicoacustico e musicoterapeutico importante sia il rapporto tra le
frequenze delle note che la semplice accordatura dell'intonazione.
http://www.amadeux.net/sublimen/dossier/musica-intonazione-432-hz.html
http://www.youtube.com/watch?v=urjEwg_yXiQ

ULTIMO AGGIORNAMENTO MARTED 19 APRILE 2011 19:28

Brainwave Entrainment History


Articoli - Sublimen
LUNED 26 OTTOBRE 2009 10:41

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Brainwave Entrainment
History
Breve storia della ricerca sulle
induzioni cerebrali (Brainwave Entrainment)
a cura di Marco Stefanelli, Ph.D.
Le induzioni delle onde cerebrali (brainwave entrainment) sono state
identificate con una certa precisione solo nel 1934 sebbene i loro effetti
fossero gi noti perlomeno fin dai tempi di Tolomeo, se non prima.
Poco tempo dopo la scoperta delle onde cerebrali Alpha da parte di Hans
Berger nel 1929, i ricercatori scoprirono che la forza delle onde poteva essere
"guidata" utilizzando delle luci intermittenti o lampeggianti. Questo fenomeno
fu chiamato "Photic Driving", che una definizione di induzione cerebrale in
cui viene usata la luce per la stimolazione.
Nel 1942 Dempsey e Morison scoprirono che la stimolazione tattile ripetitiva
poteva produrre anche induzioni cerebrali e nel 1959 il Dr. Chatrian osserv
le induzioni uditive in risposta alle pulsazioni sonore con una frequenza di 15
cicli al secondo.
Dal 1960 l'induzione cerebrale inizi a diventare uno strumento piuttosto che
un fenomeno del cervello. L'anestesista M.S. Sadove, MD. utilizz la
stimolazione con la luce per ridurre la quantit di anestesia necessaria negli
interventi chirurgici. Bernard Margolis ha pubblicato un articolo sull'induzione
cerebrale utilizzata durante le procedure dentistiche dove rileva una riduzione
dell'anestesia necessaria, riduzione di soffocamento, riduzione di
sanguinamento e una riduzione generale di ansia.
Nelle induzioni cerebrali vengono spesso utilizzati i cosiddetti "Battimenti" per
veicolare delle frequenze infrasoniche corrispondenti alle onde cerebrali e
quindi ai relativi stati cerebrali.
I battimenti binaurali sono dei battimenti o battiti sonori ritmici veicolati da
due suoni (Toni) diversi e separati per i due padiglioni auricolari, a differenza
dei battimenti monoaurali che invece possono essere veicolati anche da un
singolo suono e per un solo orecchio.
Le frequenze "Binaural Beats" o battimenti binaurali sono state scoperte nel
1839 dal tedesco Heinrich Wilhelm Dove e sperimentate per la prima volta sul
cervello dal Dr. Gerald Oster nel 1973 al Mount Sinai School of Medicine di
New York.

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ULTIMO AGGIORNAMENTO LUNED 26 OTTOBRE 2009 10:42

NEUROTRASMETTITORI PINEALI
Articoli - Sublimen
SABATO 19 SETTEMBRE 2009 10:04

NEUROTRASMETTITORI
PINEALI
di Joe Dispenza
Ogni giorno gli scienziati
scoprono nuove
informazioni sul cervello
umano. Di conseguenza, la
loro comprensione su
come veramente funziona
anchessa in mutamento.
La ricerca sul cervello
divenuta altamente specializzata e zone che una volta erano studiate
complessivamente ora sono diventati campi di studio completamente
separati. Il motivo che i recenti sviluppi nella strumentazione scientifica
specifica hanno letteralmente aperto le porte per immergersi sempre pi in
profondit in piccoli mondi dentro ad altri mondi.
Una particolare area di interesse che diventata specifica, la ghiandola
pineale ed i neurotrasmettitori associati ad essa. I neurotrasmettitori sono
messaggeri chimici che passano importanti informazioni alle altre cellule
nervose e ad altre parti del corpo per orchestrare una specifica funzione. Uno
dei pi importanti gruppi di neurotrasmettitori quello delle catecolamine.
Nel cervello e nel resto del sistema nervoso centrale, la pi preziosa di queste
sostanze la norepinefrina (noradrenalina), il suo precursore la dopamina
ed il relativo composto la serotonina (5-idrossitriptamina).
Negli esseri umani la serotonina si trova ed prodotta in grande quantit
dalla ghiandola pineale. Nei primati, la ghiandola pineale una piccola
ghiandola a forma di pigna che si trova nella porzione pi alta del terzo
ventricolo, appena sopra il cervelletto. Questo piccolo organo svolge molte
importanti funzioni che i ricercatori scientifici stanno appena cominciando a
capire. Per semplicit, pensate alla ghiandola pineale come allalchimista del
cervello. La pineale, da un punto di vista evolutivo, agisce come fotorecettore
negli anfibi, rettili e pesci (un terzo occhio sensibile ai cambiamenti di luce
poich situato sotto la pelle, vicino alla superficie del cranio, che gli
permette unesposizione sufficiente alla temperatura e alla luce); un orologio
biologico negli uccelli ed in certi mammiferi (ne un esempio
laccoppiamento stagionale); ed una ghiandola endocrina (una ghiandola
senza dotti che secerne ormoni) nella maggioranza dei mammiferi.
Anche negli esseri umani la ghiandola pineale risponde alla luce ambientale.
Cellule recettori dietro agli occhi trasmettono informazioni a diverse parti del
cervello, che poi le inviano alla ghiandola pineale. Finch i recettori per la
luce dietro allocchio (retina) ricevono lo stimolo della luce del giorno, la
ghiandola pineale (che riceve un notevole apporto di sangue) prender
laminoacido triptofano e lo trasformer magicamente in serotonina. Questo
semplice processo regola i livelli di energia del corpo cos che possa svegliarsi
e cominciare le attivit della giornata. La serotonina d inizio ai cicli ritmici di
veglia durante le ore di luce. Come neurotrasmettitore, la serotonina agisce
per stimolare la fisiologia sinaptica. Causa lattivazione di neuroni individuali

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del cervello umano provvedendo uno dei meccanismi pi basilari per


lapprendimento e la memoria nei sistemi nervosi pi avanzati. Aumenta i
livelli di coscienza e concentrazione. Rende attenti e svegli. Facilita la
comprensione e lapprendimento. Crea lequilibrio emotivo e lumore, e
stimola la fisiologia autonomica.
Le cellule recettori dietro locchio mandano informazioni elettrochimiche
attraverso il sistema nervoso al lobo occipitale del cervello. Il lobo occipitale
poi trasmette la misurazione della luce che sta ricevendo al talamo, che la
stazione di smistamento che invia il messaggio alla pineale, che poi d il via
ad un processo alchemico con serotonina, melatonina e laminoacido,
triptofano. La serotonina agisce prolungando il potenziale dazione nelle
terminazioni presinaptiche. Un potenziale dazione avviene quando una cellula
nervosa raggiunge una soglia di carica elettrica abbastanza forte per iniziare
la trasmissione di un impulso nervoso. Quando il tempo di un potenziale
dazione prolungato, la capacit del neurone di rimanere stimolato
aumentata. Se un neurone stimolato alla sinapsi, esiste una migliore
comunicazione tra i neuroni, ed il cervello ed il sistema nervoso centrale sono
maggiormente attivati. La serotonina favorisce il rilascio del
neurotrasmettitore anche alle terminazioni postsinaptiche. In altre parole, in
presenza di serotonina, la terminazione postsinaptica passer il messaggio ad
altre cellule nervose adiacenti perch vuole condividere la sua eccitazione,
relativa al messaggio, con altre cellule nervose che sono in relazione
assieme.
Il meccanismo per cui ci accade veramente semplice. La serotonina
impedisce che alcuni canali specifici nel neurone (chiamati canali S) si
chiudano. I canali S normalmente funzionano per promuovere la
ripolarizzazione di un potenziale dazione. La ripolarizzazione avviene solo
dopo che una cellula nervosa stata eccitata cosicch pu ritornare dallo
stato eccitato al suo stato di riposo. Perci, se i canali S sono bloccati, la
ripolarizzazione non pu avvenire ed il neurone mantiene il suo stato eccitato
pi a lungo. Pensate alla serotonina quando eccita lo stato del tessuto
neurologico come al Viagra dei neurotrasmettitori. Perci, quando una cellula
nervosa eccitata in presenza di serotonina, rimane pi viva e vitale pi a
lungo prima di ritornare ad essere inattiva ed inerte. Quando ci succede, il
cervello ha una maggiore energia, unaumentata attivit ed una maggiore
abilit di concentrarsi sul focus. Inoltre, quando le cellule nervose rimangono
eccitate pi a lungo, la plasticit avviene pi rapidamente . La plasticit la
capacit per un neurone eccitato di disconnettersi da una sinapsi e
riconnettersi ad unaltra per formare ulteriori nuove e pi estese connessioni
sinaptiche.
Quando i recettori nella retina non sono pi stimolati dalla luce del giorno, la
ghiandola pineale trasforma la serotonina nel neurotrasmettitore melatonina.
Le maggiori concentrazioni di melatonina avvengono durante le ore di buio.
La melatonina ha quasi leffetto opposto della serotonina. Mentre la
serotonina aumenta lenergia e la coscienza, la melatonina tende a diminuire
lattivit delle onde cerebrali e prepara il corpo per il sonno catatonico.
Induce il sonno a onde lente, che un tipo di sonno profondamente
ristoratore durante il quale avviene il ripristino dei tessuti danneggiati.
anche risaputo che la melatonina stimola i meccanismi di riparazione del DNA
cellulare. A questo punto interessante notare che la melatonina diminuisce
con let negli esseri umani. La causa ovvia di questo cambiamento il
risultato dello stress ambientale. Poich i livelli dei corticoidi surrenali
aumentano (a causa dello stress) i livelli di melatonina in circolazione
diminuiscono. Questi cambiamenti sono il risultato delleffetto del cortisone su
un enzima chiamato N-acetil-transferasi che responsabile della
trasformazione di serotonina in melatonina. Poich viviamo le nostre vite
quotidiane con il consistente accumulo di stress fisici, chimici, ritmici ed
emozionali, i nostri livelli ematici di corticoidi a mezzanotte tendono ad essere

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alti e, di conseguenza, i livelli di melatonina tendono ad essere bassi. Se i


livelli di melatonina rimangono bassi, allora non facciamo mai un vero sonno
ristoratore e le cellule si disgregano.
Quando i tessuti del corpo si disgregano (catabolismo) pi in fretta di quanto
si possano riparare (anabolismo), chiamiamo questo processo
invecchiamento. interessante rendersi conto del fatto che la pineale
strutturalmente perde la sua funzione man mano che ladulto umano va
avanti con let. La calcificazione della ghiandola pineale che inizia verso i
primi ventanni un fenomeno cos universalmente conosciuto che usato
come punto di riferimento diagnostico per misurare la linea mediana del
cranio quando si fanno i raggi X e le TAC di routine.
A parte padroneggiare lo stress nella nostra vita, come possiamo allora
attivare la pineale perch rimanga in salute e produca i suoi ormoni naturali?
Quando gli estratti pineali con i loro associati neurotrasmettitori furono
somministrati ad animali di laboratorio per via endovenosa, produssero effetti
benefici che immediatamente ottennero lattenzione di molti scienziati. Gli
elevati livelli di melatonina ed ormoni pineali arrestarono leccessiva
secrezione di cortisone in risposta allo stress, migliorarono il metabolismo dei
carboidrati, inibirono larteriosclerosi (indurimento delle arterie), alleviarono
la depressione del sistema immunitario, ridussero i livelli di trigliceridi,
migliorarono limmunit cellulare e diminuirono lincidenza dello sviluppo e
crescita di certi tumori. Gli ormoni pineali aumentarono anche la durata della
vita degli animali da laboratorio del 25 per cento. Rapportato agli esseri
umani: se la durata della vita di un essere umano sano di 80 anni ed
aumentata del 25 per cento, quella persona potrebbe vivere 100 anni.
Ugualmente rilevante che gli scienziati hanno notato un miglioramento
progressivoe consistente nella salute degli animali, caratterizzato da una
riduzione del peso corporeo, migliore pelliccia, aumentato vigore, maggiore
attivit e postura migliore (Maestroni, 1993). La melatonina aumenta anche
significativamente il sonno REM (movimenti rapidi degli occhi) e lattivit
onirica. Questo neurotrasmettitore sembra intensificare la visualizzazione a
colori durante il sonno. il neurotrasmettitore dei sogni. La melatonina
anche un importante spazzino di radicali liberi e un antiossidante,
prolungando la vita e prevenendo malattie legate allet come pure il cancro e
le malattie cardiache. I radicali liberi sono molecole con una grande carica
che contengono ossigeno, ed esistono principalmente nel sangue. Essi
danneggiano le membrane cellulari, le strutture cellulari (come il DNA) ed
alterano molti processi biologici funzionanti influenzandone la fisiologia
cellulare in molti modi dannosi. Altri test di laboratorio hanno confermato che
la melatonina ha anche un ruolo neuroprotettivo. Quando i neuroni sono
protetti, hanno una migliore possibilit di un prolungato e corretto
funzionamento e di un rallentamento della degenerazione con let.
Alcuni esempi di malattie neurodegenerative sono la senilit, il morbo di
Parkinson e il morbo di Alzheimer. Ora si compreso che le funzioni
fisiologiche della melatonina vanno oltre le semplici propriet e caratteristiche
alle quali si credeva una volta, ovvero che fossero principalmente preposte ai
modelli ciclici dei cicli di sonno giornalieri. Uno degli aspetti pi promettenti e
di particolare significato linfluenza della melatonina sul sistema
immunitario. Dovuta alla sua affinit con le membrane cellulari, la melatonina
pu facilmente penetrare in qualsiasi tessuto biologico e liquido corporeo
direttamente dal plasma del sangue. Di conseguenza ha la capacit di
fermare il danno creato dai radicali liberi che alterano la funzione del sistema
immunitario e dellorganismo in generale.
Si stanno ora scoprendo i metaboliti attivi o derivati della melatonina e
lalchimista (la ghiandola pineale) ancora una volta crea la loro presenza. Man
mano che la pineale continua il suo ruolo fisiologico nel cervello, prende

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letteralmente la melatonina e la trasforma in diversi neurotrasmettitori che


hanno conseguenze fisiologiche specifiche basate su percorsi potenziali
derivati dalla molecola della melatonina. La classe di molecole di interesse
formate dalla melatonina si chiamano beta-carboline. Un particolare tipo di
beta-carboline chiamata pinolina. stato clinicamente dimostrato che le
beta-carboline influenzano la secrezione degli ormoni pituitari. La ghiandola
pituitaria ha il suo ruolo pi attivo nella regolazione di tutte le altre ghiandole
del corpo umano. Quando la ghiandola pituitaria attivata, il corpo in
equilibrio dal punto di vista ormonale. Si sa anche che le beta-carboline
stimolano attivamente lattivit sinaptica dei neuroni nel cervello che
amano, specialmente la serotonina. Ci importante perch fanno
maggiormente attivare ed innalzare le sinapsi nel sistema nervoso. Se le
sinapsi sono pi attivate durante il sonno REM, allora il sogno diventa pi
vivido.
I metaboliti della melatonina quali le beta-carboline e la pinolina sembrano
fluttuare costantemente nella chimica del cervello umano. In ogni momento
queste molecole posso essere trasformate in una variet di diversi composti
chimici ed attraverso questi canali possono divenire persino molecole con
diversi effetti sul sistema nervoso e sul corpo. Ad esempio, se la ghiandola
pineale alterasse ulteriormente queste molecole, troveremmo una sostanza
chimica che elimina lo stimolo sessuale e diminuisce lappetito. Questo il
neuro-ormone che si trova negli animali in letargo. Si chiama 5metossitriptamina. Se a voi non dice niente, allora ripensateci. Quante volte
la nostra concentrazione durante il giorno interrotta e la nostra attenzione
alterata proprio da queste sostanze quando stiamo cercando di completare o
eseguire un compito che richiede lungo tempo? Quando il cervello
influenzato da questa sostanza chimica, allora il desiderio di partecipare
attivamente al modo di vita stressante e assuefacente diminuisce ed aumenta
linteresse a ritirarsi dagli stimoli mondani. Il letargo, il rilassamento, il
riposo, il guarire la mente e il corpo quello che molti mammiferi fanno
stagionalmente per prepararsi alla loro prossima avventura.
La chimica disponibile. Se questi derivati della melatonina sono
nuovamente alterati, troviamo una sostanza che uno stimolatore di
bioluminescenza. Una sostanza chimica bioluminescente una molecola
fosforescente che pu illuminare lattivit del cervello dallinterno, non
dallesterno. In altre parole, la molecola che non solo aumenta lenergia nel
cervello ma anche illumina le attivit dei neuroni del cervello senza stimoli
esterni. Perch questo processo avvenga, questa sostanza chimica agisce da
anestetico, calmando la normale reattivit ai sensi del cervello e del sistema
nervoso centrale. Se si altera la funzione corticale del cervello in risposta agli
stimoli esterni, allora il cervello si muove letteralmente in una stasi che d
inizio a dei flash di immagini interne che sono la fonte di attenzione del
partecipante. Quando ci succede, gli organi di senso e la loro innervazione al
circuito di feedback del cervello con il corpo e con lambiente sono messi a
tacere. In teoria, allora, la percezione di questa attivit visiva dove avviene
la realt. Le sostanze chimiche sono chiamate indoleamine 5-metossilate.
Infine, gli esperimenti scientifici hanno anche dimostrato come unaltra
alterazione dei metaboliti della melatonina produca una sostanza altamente
allucinogena. Questa si chiama N,N-dimetil-5-metossitriptamina. Ma non
spaventatevi; ci non significa che la follia alle porte. Quello che realmente
significa che il cervello ha il potere ed pronto a fornire la chimica per
immagini vivide cosicch quando c una concentrazione intenzionale e
focalizzata (nelle giuste circostanze), produrr qualsiasi sensazione
desiderata. Ad esempio, quasi ogni essere umano ha sperimentato un sogno
dove ha avuto la sensazione di volare. Com successo senza lesperienza di
aver volato solo col corpo? Il cervello formula uno stato chimico per ogni
pensiero ed azione. Ancora una volta, molto naturalmente, queste potenti

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molecole allucinogene (in quantit molto piccole) fanno s che questi processi
occorrano senza che ci preoccupiamo minimamente di come avvengano.
Facciamo ora una riflessione. Gli effetti della vita sono cos difficili che il solo
pensiero costante di andarvene via? questa una risposta naturale? E se
noi ci coprissimo gli occhi per un periodo prolungato eliminando la quantit di
luce che il cervello riceve dalla retina? Poi rimuoviamo tutti gli stimoli esterni
ed eliminiamo il tipico stress della nostra vita. Inoltre, facciamo una lista dei
nostri obiettivi, sogni e desideri, che pu assisterci come una mappa per
indicare la via per nuove esperienze e lasciarci dietro le vecchie. Come si
acclimatizzerebbe il cervello a tutto ci? Basandoci sulla conoscenza di questo
articolo, la serotonina sarebbe convertita in melatonina. La melatonina
agirebbe per aumentare i cicli REM e il sonno ristoratore, mentre i livelli di
corticoidi diminuirebbero (ora siamo fuori dallambiente) e gli ormoni dello
stress letteralmente lascerebbero il nostro corpo. Come effetto collaterale, il
corpo e la mente si rilasserebbero. La melatonina allora agirebbe da potente
antiossidante e fermerebbe il progredire della neurodegenerazione e
dellinvecchiamento, come pure ridurrebbe il potenziale di malattie cardiache
e cancro. Avrebbe anche alcuni benefici aggiunti come prolungare la durata
della vita ed aumentare la funzione immunitaria.
Se procedessimo coscientemente oltre il bisogno del corpo di alzarsi,
muoversi, essere stimolato, il cervello comincerebbe a creare la chimica per
supportare ogni nostra intenzione. Cio il bisogno di mangiare e lo stimolo a
procreare diminuirebbero cosicch noi possiamo continuare con la lista
intenzionale dei nostri traguardi creata prima. In altre parole, i bisogni
corporei si acquieterebbero ed il nostro desiderio di isolarci dallambiente
esterno sarebbe chimicamente aumentato. Il cervello sarebbe anche
sostenuto chimicamente attivando le sostanze chimiche che calmano le
funzioni corticali del cervello dallambiente esterno e darebbero al cervello
lenergia necessaria per illuminare letteralmente dallinterno. Aggiungete un
paio di neurotrasmettitori che sono potenti allucinogeni, e non riesco a
vedere come potremmo mai annoiarci. Forse cos che i sogni diventano
realt...
fonte: www.scienzaeconoscenza.it
ULTIMO AGGIORNAMENTO SABATO 19 SETTEMBRE 2009 10:07

Musica, sezione Aurea e numeri di Fibonacci


Articoli - Sublimen
MERCOLED 02 SETTEMBRE 2009 10:02

Musica, sezione Aurea e numeri di Fibonacci


Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Nell'ambito dell'arte e della matematica si indica con sezione aurea il rapporto
fra due grandezze disuguali, di cui la maggiore medio proporzionale tra la
minore e la loro somma, mentre lo stesso rapporto esiste anche tra la
grandezza minore e la loro differenza.
In formule, indicando con a e b le due lunghezze, vale la relazione:
(a+b) : a = a : b = b : (a-b) [1]
Tale rapporto vale approssimativamente 1,618.

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Il numero ricavato che esprime la sezione aurea un numero irrazionale, cio


rappresentabile con infinite cifre decimali (non tutte uguali a 0 o 9); esso pu
essere approssimato, con crescente precisione, dai rapporti fra due termini
successivi della successione di Fibonacci, a cui strettamente collegato.
Sia le sue propriet geometriche e matematiche, che la frequente
riproposizione in svariati contesti naturali e culturali, apparentemente slegati
tra loro, hanno impressionato nei secoli la mente dell'uomo, che arrivato a
cogliervi col tempo un ideale di bellezza e armonia, spingendosi a ricercarlo e,
in alcuni casi, a ricrearlo nell'ambiente antropico quale "canone di bellezza";
testimonianza ne forse la storia del nome che in epoche pi recenti ha
assunto gli appellativi di "aureo" o "divino", proprio a dimostrazione del
fascino esercitato.
La musica ha numerosi legami con la matematica, e molti ritengono che
centrale in essa sia il ruolo della sezione aurea. A sostegno di tale tesi
vengono spesso richiamate alcune particolarit strutturali di determinati
strumenti come il violino e il piano.
Nel caso dei violini alcuni ritengono che la piacevolezza del suono derivi dalla
sapienti capacit dei liutai di costruire la sua cassa armonica secondo
particolari geometrie; per esempio l'arco che ne costituisce la base avrebbe,
in molti casi, il suo centro di curvatura proprio in posizione aurea rispetto la
lunghezza complessiva dello strumento,[48] inoltre anche lo stesso Stradivari
si sa per certo che cercasse di posizionare gli occhielli del violino sempre in
tale posizione; non vi sono per conferme sul fatto che tali accorgimenti
conferiscano effettivamente un suono "migliore" allo strumento, che non
possano essere invece attribuiti alla lavorazione dei materiali o alla scelta
degli stessi.
Nel pianoforte, invece, particolare rilievo viene dato alla struttura della
tastiera, in special modo con parallelismi fra i numeri di questa e quelli di
Fibonacci. I tredici tasti delle ottave, distinti in otto bianchi e cinque neri, a
loro volta divisi in gruppi da due e tre tasti ciascuno; 2, 3, 5, 8, 13
appartengono infatti tutti alla successione di Fibonacci, ma anche in questo
caso, ancor pi che nel precedente, si tratta di una mera coincidenza che non
pu neppure essere attribuita a una specifica volont del costruttore,
trattandosi di una soluzione motivata unicamente dall'evoluzione strutturale
dello strumento.
In passato si fatto notare, che molti degli intervalli musicali naturali
sarebbero riducibili a frazioni in termini di numeri di Fibonacci (una sesta
maggiore di La e Do 5/3, una sesta minore di Do e Mi 8/5).
Gi Pitagora aveva osservato che gli accordi musicali ottenuti da corde le cui
lunghezze siano in rapporto come numeri interi piccoli risultino
particolarmente gradite all'orecchio.[49] Tuttavia, i motivi per cui tali rapporti
sono particolarmente consonanti, che sono spiegati (almeno in parte)
dall'acustica, non hanno praticamente alcuna connessione con la serie di
Fibonacci.
Sul piano compositivo la sezione aurea attraverso la serie di Fibonacci pu,
ovviamente, essere rapportata a qualsiasi unit di misura concernente la
musica, cio durata temporale di un brano, numero di note o di battute, etc
non sono comunque rari anche in questo caso facili entusiasmi dovuti a
fraintendimenti numerici. Per esempio Paul Larson nel 1978 sostenne di aver
riscontrato nelle Kyrie contenute nel Liber Usualis, il rapporto aureo a livello
delle battute, ma in mancanza di una documentazione che ne attesta la
volont di inserimento rimane tutto a livello puramente congetturale;
medesime illazioni sono sempre state fatte che per le opere di Mozart, anche
se recentemente John Putz, matematico all'Alma College, subitamente

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convinto anche lui tale teoria specialmente per quanto riguarda le sue sonate
per pianoforte, dovette ricredersi riscontrando un risultato decente soltanto
per la Sonata n. 1 in Do maggiore.
Questo quello che hanno fatto, per esempio, Bla Bartk (1881-1945) in
alcune delle sue maggiori composizioni (come la Musica per Archi, Percussioni
e Celesta) e Claude Debussy (1862-1918), il quale era particolarmente
attratto dalla sezione aurea, citata da lui come le divine nombre nella raccolta
Estampes (1903) e usata, tra gli altri, nella composizione dei brani La Mer
(1905) e Cathdrale Engloutie.
Questultimo, in particolare, un preludio per pianoforte di 89 battute, di cui
le prime 68 hanno un tempo doppio delle restanti 21: in altre parole, alla
battuta 68 il brano rallenta il tempo a met. L'effetto prodotto all'ascolto,
quindi, riduce le battute di questa prima sezione a 34, e il brano ha una
lunghezza percepita da chi lo ascolta di 55 battute, vale a dire la sezione
aurea di 89. Questo uno dei tanti esempi che si possono citare per
descrivere lapplicazione del concetto di sezione aurea all'interno delle
composizioni musicali di Debussy. Il pianista Roy Howat ha analizzato altri
brani di Debussy come Reflets dans l'eau, L'isle joyeuse (oltre al gi citato La
mer) riscontrando in ognuno varie applicazioni delle tecniche succitate.
Bartk e Debussy sono solo due tra i compositori che hanno usato in musica
il concetto di sezione aurea, ma se ne potrebbero menzionare molti altri, tutti
operanti tra la fine del XIX secolo e il XX secolo. In epoche pi recenti,
musicisti quali Stockhausen, Pierre Barbaud, Iannis Xenakis, facendo
evolvere i precedenti utilizzi della matematica in musica, hanno introdotto un
utilizzo pi strutturato della matematica (soprattutto il calcolo delle
probabilit e del computer per la composizione musicale). Xenakis in
particolare ha fondato a tale fine, a Parigi nel 1972, un gruppo di ricerca
universitario chiamato CEMAMU, che ha appunto come obiettivo lapplicazione
delle conoscenze scientifiche moderne e del computer alla composizione
musicale e alla creazione di nuovi suoni tramite sintetizzatori.
Sofija Gubajdulina ha utilizzato frequentemente la serie di Fibonacci nelle sue
opere - ad esempio nella Sinfonia "Stimmen... Verstummen...", in Perception,
nel pezzo per percussioni All'inizio era il ritmo, nel coro Omaggio a Marina
Cvetaeva, nel trio Quasi hoquetus, nella sonata Et exspecto e altre. Va
sottolineato che la compositrice ha fatto ricorso alla serie di Fibonacci quale
regola per organizzare il ritmo, generale o particolare, delle sue opere: "La
Sezione Aurea stata impiegata [...] in due sensi: nella struttura intervallare
e in quella ritmica. Delle due a me interessa particolarmente la seconda. Se si
interpreta la struttura intervallare con le cifre occorre prendere il semitono
come unit di misura. [...] Certamente i numeri 3-5-8, e quindi anche gli
intervalli che essi rappresentano, sono disposti in una sequenza che quella
della serie di Fibonacci. Ma su questo tipo di applicazione io ho alcuni dubbi,
perch gli intervalli in questione sono considerati all'interno del sistema
temperato, [...] un sistema artificiale. La serie di Fibonacci si applica invece al
sistema del mondo, in una parola a quella natura che viene violata
dall'artificio del sistema temperato. L'uso della serie di Fibonacci nel sistema
ritmico mi sembra invece giusto e naturale perch il ritmo legato alla
naturalit del nostro respiro."[50]
Anche la musica Rock, specialmente nel cosiddetto rock progressivo, si
confrontata con gli aspetti mistico-esoterici della sezione aurea, e pi
precisamente dalla serie di Fibonacci. Lesempio pi emblematico la musica
dei Genesis, che hanno usato assiduamente la serie fibonacciana nella
costruzione armonico-temporale dei loro brani: Firth of Fifth tutto basato su
numeri aurei: ad esempio ci sono assoli di 55, 34, 13 battute, di questi alcuni
sono formati da 144 note, etc. Oltre ai Genesis, altre rock band hanno usato,
seppure pi sporadicamente, i numeri aurei nelle loro composizioni. Fra

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questi i Deep Purple nel brano Child in Time e i Dream Theater nell'album
Octavarium, interamente concepito secondo il rapporto tra i numeri 8 e 5 e
termini consecutivi della sequenza di Fibonacci. Risale invece al 2001
Lateralus album della band americana Tool che contiene il singolo omonimo
"Lateralus" costruito fedelmente sulla serie di Fibonacci.
note:
1 ^ Si legge: "a pi b" sta ad "a" come "a" sta a "b" e come "b" sta ad "a"
meno "b"
48 ^ Livio, op. cit., p. 271
49 ^ Ciononostante, il sistema di note pi usato al giorno d'oggi, basato sul
temperamento equabile, prevede che i rapporti tra due semitoni successivi
della scala cromatica sia pari alla quantit 122, un numero irrazionale, il che
fa s che gli unici rapporti interi fra le note corrispondano agli intervalli di
ottava (il cui rapporto pari a due).
50 ^ Fonte: "Un'autobiografia dell'autore raccontata da Enzo Restagno",
contenuto in AA.VV. "Gudajdulina", ed. EDT

CRONOBIOLOGIA
Articoli - Sublimen
MARTED 21 LUGLIO 2009 11:08

CRONOBIOLOGIA
Cronobiologia: approccio olistico a mente-corpo
di Gianni Francesetti e Alessandro Meluzzi
La ciclicit una caratteristica praticamente costante della materia vivente:
esistono ritmi delle cellule, degli organi e sistemi, della biologia e del
comportamento degli organismi e della specie. Cos, ad esempio, presente
una ritmicit nel ciclo riproduttivo delle cellule del nostro organismo ed
ritmica l'attivit elettroencefalografica cerebrale. Ma anche tutta la nostra vita
psicosociale segue dei ritmi pi o meno evidenti, come dimostrano il
comportamento alimentare o sessuale e il ciclo sonno/veglia. A questo
proposito alcune indagini epidemiologiche hanno evidenziato che l'attivit
sessuale nell'uomo, la frequenza dei rapporti sessuali, la masturbazione, la
vendita di contraccettivi, i nuovi casi di malattie sessuale trasmesse, le
violenze sessuali denunciate presentano un picco circannuale tra il mese di
luglio e quello di ottobre.

Si osservato, inoltre, che l'attivit criminosa contro le persone presenta un

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picco massimo in estate, mentre quella contro la propriet massima in


inverno.
Le convulsioni epilettiche variano la loro frequenza con un ritmo che segue le
fasi lunari e con un ritmo circadiano. per questo che gli antichi chiamavano
l'epilessia "mal di luna"? Tutto ci in relazione col mito dei licantropi
(uomini-lupo)?
La depressione e la mania sono sindromi tipicamente cicliche e a volte
stagionali e anche l'incidenza dei suicidi presenta dei massimi e dei minimi
annuali; per esempio alle nostre latitudini vi un massimo al solstizio
d'estate.
Qual il significato e quali sono i meccanismi regolatori di questa sorta di
cronometro o clessidra della biologia e dei comportamenti? Occorre
innanzitutto precisare che esistono molti tipi di ritmi biologici: ci sono ritmi
circadiani, della durata, cio, di circa un giorno; ritmi infradiani, con un
periodo maggiore di 24 ore, come quelli circamensili o circannuali; ritmi
ultradiani, con un periodo inferiore alle 24 ore. Ogni ritmo biologico e
comportamentale la risultante di un elemento endogeno e di un
sincronizzatore esterno; esiste infatti un ritmatore (nel nucleo
soprachiasmatico ipotalamico) che genera dei ritmi con un periodo di circa 24
ore. A questo programma genetico si sovrappone l'influenza dei
sincronizzatori ambientali: si tratta di fattori fisici (ciclo luce-buio, della
temperatura, fasi lunari, campi geomagnetici) e psicosociali (turni di lavoro,
orario dei pasti, ecc.). In condizioni di isolamento da questi fattori ambientali,
(come durante l'isolamento in grotte), i ritmi biologici saranno l'espressione
dei soli ritmatori endogeni che produrranno dei ritmi cosiddetti free-running
perch non pi controllati dall'esterno; ad esempio il ciclo sonnoveglia invece
di essere di 24 ore acquister un periodo pi lungo (di 25 ore circa). dal
reciproco contributo dei sincronizzatori interni ed esterni che nasce l'equilibrio
cronologico dell'organismo.
Un "relais" fondamentale dell'adattamento temporale dell'individuo
all'ambiente costituito dalla ghiandola pineale o epifisi. Questa ghiandola
venne definita da Cartesio la "sede dell'anima" e anello di giunzione fra la Res
Cogitans e la Res Extensa (la coscienza e il corpo). Inoltre, per gli orientali, la
pineale costituisce il "terzo occhio" o "occhio di Buddha", che, se aperta,
penetra nelle dimore di cose ineffabili e a livello epifisario posto il settimo
chakra: il loto dell'illuminazione. L'epifisi secerne la melatonina in funzione
del ciclo luce/buio e di altre determinanti ambientali come i campi
elettromagnetici. La melatonina agendo sul sistema endocrino, sul sistema
immunitario e verosimilmente su quello nervoso, informa l'organismo delle
variazioni ambientali permettendogli di adeguarsi ad esse.
evidente il significato adattivo di tutto ci: un organismo evolutivamente
avvantaggiato dal fatto di essere programmato in anticipo per adottare la
propria fisiologia e comportamento alle variazioni ritmiche ambientali; infatti,
poich la durata giornaliera della luce solare (fotoperiodo) varia col variare
della stagione, la pineale modifica la sua funzione nei diversi periodi dell'anno
e permette, ad esempio, all'animale che andr in letargo di accumulare grassi
in anticipo prima che il freddo e la scarsit di cibo si facciano sentire.
Ognuno di noi "funziona" quindi sulla base di una quantit innumerevole di
ritmi qualitativamente eterogenei. Ritmi cellulari: ad esempio l'attivit
mitotica e metabolica; ritmi sistematici: per il sistema neuroendocrino
ricordiamo l'attivit ciclica circadiana e circannuale dell'asse ipotalamo-ipofisisurrene e quindi del cortisolo, ormone principe dello stress, e del sistema
endorfinico del piacere-dolore (cio il sistema delle endorfine, i cosiddetti
oppioidi endogeni). Anche il sistema immunitario varia la sua attivit lungo le
24 ore (ad esempio le cellule natural killer presentano la massima reattivit

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alle 5 del mattino secondo un ciclo controllato dalla melatonina). Ad un livello


ancora superiore si situano i ritmi organismici integrati: il ritmo sonno-veglia,
con le sue farsi REM (sonno con sogno) e non REM (sonno senza sogno), i
ritmi di attivit e riposo, i ritmi emozionali, quelli sessuali e riproduttivi. Tutti
questi sistemi sono strettamente integrati fra di loro: durante le fasi REM del
sonno si osserva un incremento a picco dei tassi di IL-2 (interleukina 2), una
sostanza endogena che stimola le Natural Killer che difendono l'organismo dai
virus e dalle cellule neoplastiche che quotidianamente si formano nel nostro
organismo. possibile che tale azione sia mediata dalle beta-carboline,
allucinogeni endogeni secreti anche dalla pineale e che possiedono importanti
azioni sul sistema immunitario. molto affascinante notare che queste stesse
betacarboline sono contenute nelle piante allucinogene utilizzate dagli
sciamani sudamericani nelle loro pratiche terapeutiche.
A questo proposito, come non ricordare la correlazione che molte civilt
proponevano fra attivit onirica e condizioni di salute e malattia? I Greci, ad
esempio, passavano le notti nei templi di Esculapio (Dio della medicina)
aspettando la visita della divinit nel sogno. Al mattino si poteva essere o
spacciati o guariti.
E ancora: durante il giorno abbiamo dei ritmi brevi, cosiddetti ultradiani, della
durata di 90 minuti in cui alternativamente risulta attivato o l'emisfero destro
o quello sinistro; ci si pu facilmente determinare controllando con quale
narice si sta respirando: l'emisfero attivo quello opposto alla narice aperta.
Durante la dominanza dell'emisfero destro viene stimolata la fantasia e la
creativit, come quando si sogna ad occhi aperti, ed in questa fase che si
verificano con pi frequenza lapsus, distrazioni e incidenti; viceversa, quando
l'emisfero sinistro ad essere pi attivo, siamo pi vigili su ci che ci
circonda e sono pi pronte le nostre capacit analitiche, matematiche,
razionali. L'organizzazione bioritmica del nostro organismo, della quale
abbiamo dato qualche esempio, quindi essenziale per l'adattamento del
nostro psicosoma all'ambiente in cui vive e, quindi, per il mantenimento
dell'omeostasi. Infatti, quando quest'ultima viene persa e insorge la malattia,
troviamo praticamente sempre delle alterazioni cronobiologiche.
Nel settore del disturbo mentale, una tipica disritmia la psicosi maniacodepressiva in cui sono presenti variazioni cicliche con periodo circadiano (il
paziente sta regolarmente peggio al mattino) e con periodi maggiori mensili o
annuali. In questa patologia si ritiene che un'alterazione dei ritmi possa
giocare un ruolo causale nell'insorgere della malattia; infatti la luce, come
risincronizzante se somministrata in particolari momenti del giorno, ha un
effetto terapeutico (9,10) (Light-therapy).
I bioritmi possono alterarsi in seguito allo stress o per la desincronizzazione
fra fattori regolatori ambientali e pacemakers endogeni. Lo stress causa
alterazioni neuroendocrine importanti che sregolano il ritmo ormonale del
soggetto e altera il normale alternarsi di dominanza emisferica. La
desincronizzazione provoca il disadattamento fra individuo e ambiente: ci
accade ad esempio nei turni di lavoro e nei viaggi intercontinentali aerei.
Queste situazioni sono accompagnate da una quantit di sintomi
psicosomatici dei quali un tipico esempio il jet-lag e che vanno dalla cefalea
e disorientamento, all'insonnia o ipersonnia, ai disturbi gastrointestinali o
dermatologici; inoltre nei disturbi somatoformi e dell'umore si riscontrano
spesso alterazioni cronobiologiche ormonali che possono giovarsi di una
terapia risincronizzante quale la somministrazione di ACTH (un ormone
ipofisario che induce un aumento della cortisolemia) alle ore 7 del mattino.
In conclusione, la cronobiologia non deve essere intesa come un settore
ultraspecialistico della medicina, dove alcune sofisticate elaborazioni
matematiche permettono di misurare le variazioni temporali di alcuni
parametri biologici. invece un metodo di analisi della biologia e del

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comportamento che si fonda sul rapporto fra l'uomo e l'ambiente, fra


ecosistema interno ed ecosistema esterno, fra microcosmo e macrocosmo. Si
tratta quindi di un approccio profondamente olistico che nella valutazione
dell'equilibrio omeostatico non tiene conto soltanto di fattori interni al
sistema, ma anche del rapporto psicobiologico che si stabilisce in ogni
momento con l'ecosistema esterno.
In questa prospettiva l'uomo non solo non pi la positivista e meccanicistica
somma di cellule e organi, ma non neppure una monade isolata dal proprio
ambiente; la cronobiologia, inserendo la variabile "tempo" nell'indagine
psicobiologica, ristabilisce il contatto di ogni nostro fenomeno fisico, chimico,
biologico o psicologico con i parametri ecosistemici ambientali: la luce, le
variazioni dei campi elettromagnetici, le rivoluzioni planetarie e il susseguirsi
delle stagioni, rivelando cos la presenza di una risonanza cosmica di ogni
evento psicologico.

La ghiandola pineale - sincronizzatore dei ritmi


Un approccio olistico al rapporto mente/corpo
di G. Francesetti, M.Gecele, A.Meluzzi
Secondo gli studi storici eseguiti dal neutoanatomista J. Ariens Kappers,
(l979), la ghiandola pineale fu scoperta pi di 2300 anni fa da Herophilus
(325-280 a.C.) un anatomico alessandrino, il quale riteneva che essa
controllasse il flusso della memoria.
La letteratura indiana antica presenta numerosi riferimenti alla pineale come
organo di chiaroveggenza o di meditazione, che permetteva all'uomo di
ricordare le sue vite precedenti. Per i buddisti, quest'organo costituisce il
"terzo occhio" che, se aperto, penetra nelle dimore di cose ineffabili. Finch il
terzo occhio dorme l'adepto rimane inconsapevole dell'ineffabile. Sono
tuttavia descritte molte tecniche per permettere agli aspiranti di "aprirlo",
una di queste la meditazione.
Questo terzo occhio stato anche ampiamente rappresentato nelle opere di
arte sacra orientale dove accade frequentemente di incontrare delle figure
umane dotate di un occhio che si apre al centro della fronte. Il segno ind
delle caste si trova in un punto scelto comunemente per simbolizzare
l'"occhio", e anche il colore utilizzato rappresenta lo spazio di sviluppo
spirituale.
L'epifisi assume un ruolo importante anche nella visione energetica dei sette
chakra dell'uomo. Gli studi classici della medicina greco - romana considerano
l'epifisi una struttura capace di materializzare e guidare il fluido del pensiero
dal terzo al quarto ventricolo cerebrale, attraverso, cio, quel sistema di
canalicoli e cisterne nei quali fluisce il liquido cefalo - rachidiano. Galeno,
medico del II secolo a.C., consider la pineale come una struttura simile alle
ghiandole linfatiche. Questa interpretazione venne accettata nella cultura
occidentale per molti secoli, finch in epoca rinascimentale, qualcuno non
torn ad occuparsi di ghiandola pineale. Nel 1640, Descartes definisce l'epifisi
come "la sede dell'anima" e anello di congiunzione tra res cogitans e res
extensa, postulando anche l'esistenza di una connessione occhio - epifisi muscolo e attribuendo cos, intuitivamente, un significato funzionale all'epifisi
come mediatore degli effetti della luce sull'apparato muscolare. Questa
piccola struttura cerebrale era quindi in grado di trasformare un immateriale
pensiero in un'azione e di risolvere in questo modo, molti problemi alla
costruzione filosofica cartesiana.
In seguito, sotto l'influenza del pensiero cartesiano, molti studiosi del XVII e

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XVIII secolo associano la pineale e le sue calcificazioni alla pazzia e alla


patologia psichiatrica in genere.
Da allora la pineale resta sostanzialmente nell'oblio e l'aggettivo "vestigiale"
quello pi frequentemente applicato a questa ghiandola.
Tuttavia recenti ricerche psiconeuroendocrinoimmunologiche hanno riportato
l'attenzione sull'epifisi.
Le attuali conoscenze neurofisiologiche evidenziano come la pineale non sia
semplicemente una ghiandola, ma, come la midollare del surrene, un
trasduttore neuroendocrino: converte infatti un input nervoso, u~n
neurotrasmettitore, in un output ormonale che va in circolo. L'input nervoso
la noradrenalina, rilasciata dai nervi ortosimpatici postgangliari, l'output
ormonale in primo luogo la melatonina. la sua sintesi della serotonina
catalizata da due enzimi (n - acetil - transferasi , SNAT, e idrossindol - O metil transferasi o HIOMT) che sono caratteristici della pineale. I pinealociti
sintetizzano esso stessi la serotonina dal triptofano aminoacido essenziale,
tramite la stessa via utilizzata nei neuroni.
La sintesi e la secrezione di melatonina sono regolate dalla percezione della
luce: interessante osservare che la pineale deriva da un organo
fotorecettoriale, funzionalmente "un terzo occhio", presente in alcune specie
di rettili ed anfibi. La pineale dei mammiferi non risponde per direttamente
alla luce, ma l'impulso luminoso, raccolto dalla retina, giunge al nucleo
sporachiasmatico, regione coinvolta nella genesi dei ritmi biologici; di qui
l'informazione passa all'ipotalamo laterale da cui si dipartono le fibre efferenti
dirette al midollo toracico dove originano le fibre che terminano nei neuroni
pregangliari del nucleo cervicale superiore che proiettano alla pineale. La luce
quindi determina il ritmo circadiano e circannuale della melatonina, la cui
secrezione massima di notte e minima di giorno (il picco massimo si situa
intorno alle 02,00 di notte).
La pineale riceve per anche informazioni direttamente dal SNC tramite fibre
nervose che collegano l'abenula, la commisura posteriore, i nuclei
paraventricolari con il peduncolo e il parenchima epifisario. D'altra parte
esistono dei recettori specifici per la melatonina nel SNC, in particolare nel
nucleo soprachiasmatico ipotalamico che rappresenta un centro di primaria
importanza cronobiologica.
Anche le influenze ormonali sembrano giocare un ruolo importante nella
fisiologia epifisaria, ed esistono sicure relazioni tra pinea1e e altri sistemi
endocrini, in particolare le gonadi.
Oltre alla luce, anche i campi elettromagnetici influenzano l'attivit della
pineale, la quale sembra essere un mediatore fondamentale degli effetti
sistemici di questi campi sui sistemi biologici. La pineale si presenta quindi
come un fondamentale detector di alcune variabili ambientali, in grado di
trasferire le informazioni dall'ecosistema esterno a quello interno,
permettendo cos la sincronizzazione fra ritmi ambientali e ritmi biologici
dell'organismo. Quest'organo ricopre infatti un ruolo centrale
nell'organizzazione cronobiologica del nostro organismo, consentendo ad esso
di adattarsi in modo ottimale alle variazioni temporali ambientali.
L'azione dei secreti pineali, in gran parte ancora ignota, si esplica sul sistema
endocrino immunitario e nervoso in modo estremamente complesso. I
prodotti epifisari meglio conosciuti (melatonina e betacarboline) sono delle
molecole a struttura chimica indolica, come la serotonina. Questo tipo di
anello strutturale presente in tutte quelle molecole che a livello animale e
vegetale mediano il rapporto esterno - interno in modo sincronizzato. La
melatonina, oltre ad un effetto antigonadotropo, evidente soprattutto negli

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animali, presenta una attivit immunostimolante e antagonizzante gli effetti


immunodepressivi di stress. Tratteremo a questo proposito soprattutto della
melatonina, ma sarebbe un errore identificare la pineale con questo ormone.
Infatti, l'epifisi sede di produzione di molte altre molecole, come le betacarboline, la cui funzione attualmente in gran parte sconosciuta.
Recenti osservazioni depongono per un ruolo immunomodulatore della
pineale in senso stimolante e antagonista nei confronti dello stress, tramite
l'azione della melatonina su cellule immunocompetenti e con la mediazione
degli oppioidi endogeni.
Oltre ad un'azione immunomodulatrice, gli indoli (in particolare le betacarboline e i serotoninergici) influenzano gli stati di coscienza, controllando in
particolare il ritmo veglia/sonno e l'attivit onirica. Le beta-carboline, in modo
specifico, sono implicate nella produzione dei sogni notturni e possono forse
spiegare il fisiologico ritmo di alternanza della dominanza emisferica
cerebrale della durata di circa 20 minuti. Durante la predominanza
dell'emisfero destro si attiva la sfera affettiva, emozionale e creativa con una
pi o meno spiccata estraniazione dall'ambiente esterno. In questi momenti
ci sorprendiamo a sognare ad occhi aperti o a commettere lapsus verbali o
errori nel nostro lavoro. Nella fase di predominanza emisferica sinistra
invece la nostra parte logico - razionale e analitica ad essere pi attiva.
L'andamento bilanciato e armonicamente fasico di questi diversi stati di
coscienza alla base di un buon equilibrio psicosomatico, perch
meccanismi che controllano questa altalena della coscienza sono gli stessi che
modulano l'attivit neuroendocrinoimmunitaria del soggetto.
Non deve quindi stupire che uno degli strumenti terapeutici pi utilizzati in
diverse medicine tradizionali, sia costituito proprio da sostanze contenenti
indoli. E' per esempio il caso dello sciamano dell'Amazzonia che usa
l'ayahuasca, una liana ricca di beta-carboline e con propriet allucinogene,
per indurre uno stato di coscienza fortemente alterato e condurre cosi alla
catarsi e alla guarigione. Ci che fa lo sciamano indurre, con tecniche
comunicative che creano lo specifico contesto emozionale e con l'assunzione
e la somministrazione di indoli, una "tempesta psicobiologica"
riomeostatizzante per un meccanismo di tipo
psiconeuroendocrinoimmunologico. L'azione dell'allucinogeno, per un
meccanismo serotoninergico, si esplica inoltre a livello del rafe mesencefalico
e dell'attivit epifisaria, con una conseguente modulazione cronobiologica
dell'orologio endogeno.
In questo senso la pineale rappresenta un fondamentale centro di
sincronizzazione dei ritmi dell'organismo ai ritmi ambientali, tramite un'azione
su diversi sistemi, fra cui come abbiamo detto, quello immunitario.
La regolare cadenza dei singoli bioritmi e il loro sincronismo rappresentano
una delle condizioni essenziali per un adeguato funzionamento dell'essere
vivente. Infatti, la caratteristica essenziale dei ritmi biologici di alternare
periodi di riposo a periodi di attivit funzionale permette di mantenere i vari
distretti a un livello ottimale di funzionamento.
E' dunque evidente che ogni fattore che interferisce col normale svolgersi dei
complessi cicli bioritmici dell'organismo, non solo altera una normale
sequenza adattativa e difensiva, ma favorisce la formazione dei precursori
della malattia somatica.
E' un dato di fatto che vari bioritmi fondamentali risultano alterati in
numerose malattie considerate come psicosomatiche quali l'asma .bronchiale,
l'ipertensione essenziale, l'ulcera gastroduodenale, le malattie coronariche,
ed altre.

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Inoltre, alcuni importanti bioritmi psiconeuroendrocrini, fra cui lo stesso ritmo


della melatonina, sono profondamente modificati nei disturbi dell'umore (per
intenderci: nelle sindromi depressive).
In queste situazioni l'alterazione cronobiologica qualcosa di pi di un mero
epifenomeno, sembra cio rivestire un ruolo causale nell'insorgenza del
quadro psicopatologico; a conferma di ci stanno le recenti acquisizioni
terapeutiche che svolgono la loro azione proprio agendo sui bioritmi (la
fototerapia). Inoltre, anche molti farmaci antidepressivi, dal litio alla clorgilina
e imipramina, hanno dei rilevanti effetti sull'andamento dei bioritmi. E' quindi
evidente come la modificazione della normale oscillazione ritmica dei diversi
parametri fisiologici si associ all'insorgenza di situazioni patologiche.
Ma quali sono le principali cause di disorganizzazione bioritmica?
In primo luogo la causa della desincronizzazione pu essere endogena, e
sembra essere il caso, ad esempio, di alcuni disturbi psichiatrici come la
depressione endogena.
In secondo luogo, possono essere causa di alterazioni cronobiologiche gli
eventi psicosociali, lo stress, le alterazioni di parametri ambientali.
Mentre nelle societ contadine ad economia agricola i ritmi del lavoro,
dell'alimentazione e del riposo attivit tendevano ad essere sincroni con i
ritmi biologici e con il variare periodico degli eventi naturali, la rivoluzione
industriale ha progressivamente modificato questa situazione. La moderna
societ urbana industriale ha infatti sempre pi imposto i propri ritmi, legati a
esigenze di tipo economico e tecnologico, sui ritmi biologici individuali e di
gruppo. Cos il progressivo aumento di attivit lavorative legate ai turni
notturni, i rapidi spostamenti attraverso i fusi orari che avvengono nei viaggi
aerei, ma soprattutto l'induzione di ritmi comportamentali uguali per tutti e
vincolati a necessit produttive ha portato a sincronismi artificiali con serie
conseguenze sul piano psicosomatico infatti i ritmi comportamentali e i ritmi
biologici sono fra loro armonicamente collegati per un migliore adattamento
dell'individuo alle richieste dell'ambiente.
La situazione ottimale di minor rischio psicosomatico viene dunque raggiunta
quando due serie di ritmi sono in fase perfetta fra di loro e il comportamento
riceve esattamente il supporto biologico di cui ha bisogno in quel momento.
Per quando per l'azione di determinanti psicosociali, i bioritmi
comportamentali - emozionali vengono forzati in direzioni diverse da quelle
dei loro ritmi biologici di supporto, si crea una dissociazione fra programmi
biologici e comportamenti che una delle principali condizioni per la
formazione dei precursori della malattia.
Nella attuale organizzazione urbano - industriale inoltre i ritmi
comportamentali dell'attivit, della sessualit e riproduzione,
dell'alimentazione sono scarsamente sincronizzati con i ritmi biologici che ad
essi sottendono e sono per lo pi fissi nel tempo in contrasto con il variare
ciclico delle determinanti fisiche ambientali quali il variare delle stagioni. E'
come se vivessimo a livello emozionale - comportamentale in un limbo
metacronologico, dissociato di ritmi ambientali.
Per quanto riguarda lo stress, 1'organizzazione cronobiologica sembra essere
molto protetta da alterazioni indotte dallo stress. Ci conferma come
quest'ultimo sia una reazione biologico - comportamentale utile e necessaria
per la vita e, d'altra parte, comunque la stabilit e la regolarit dei bioritmi
sia importante per la sopravvivenza dell'individuo, e della specie.
Tuttavia le situazioni di stress acuto strettamente intenso oppure cronico

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producono nell'individuo delle alterazioni cronobiologiche associate


all'insorgenza di disturbi psicopatologici e psicosomatici.
Quale ruolo ha la pineale in questo processo di insorgenza della malattia da
desincronizzazione? La ricerca in questo settore tutt'altro che conclusa,
tuttavia se pensiamo da un lato alla funzione cronobiologica della pineale e
dall'altro all'attivit che la melatonina e le beta-carboline svolgono sul
sistema neuroendocrino e sul sistema immunitario, la pineale diventa in
modo evidente un possibile mediatore degli effetti patologici della
desincronizzazione.
A questo proposito si sta aprendo strada il concetto che la pineale possa
svolgere un ruolo di "regolatore dei regolatori" nell'organismo animale,
venendo a configurarsi come mediatore ambiente - individuo e come
modulatore teso a mantenere l'omeostasi contrastando tutto ci che minaccia
di comprometterlo.
Non solo, quindi, un "ormone antistress", ma pi generalmente un
modulatore omeostatico che antagonizza gli effetti dello stress quando questo
Si presenta come una "inhibiction de l'action" (inibizione dell'azione) in senso
laboritiano ed quindi pericoloso per la sopravvivenza dell'individuo.
Occorre infine ricordare che la pineale sensibile alle variazioni dei campi
elettromagnetici ambientali e possiede quindi le. caratteristiche di "terzo
occhio" che nel passato alcuni pensatori gli hanno intuitivamente attribuito;
, quindi affascinante utilizzare come ipotesi di lavoro la possibilit che
questo organo funga da antenna per le cosiddette energie "sottili" che ci
giungono dall'ecosistema esterno.
Lo studio della ghiandola pineale e dei suoi secreti quindi un chiaro esempio
di ricerca olistica, in quanto deve considerare l'oggetto di ricerca non pi
isolatamente e non soltanto come facente parte di un organismo pi
complesso, ma deve tenere conto anche dell'ecosistema in cui questo
organismo. si trova. D'altra parte per questo studio necessario un approccio
transdisciplinare che si arricchisca dell'interazione tra i diversi approcci al
problema, e che deve saper comprendere e parlare sia il linguaggio del
biochimico che quello dell'antropologo, sia quello del fisico che quello dello
sciamano.
Questa prospettiva transdisciplinare, interattiva e complessa, quella che
nell'attuale paradigma scientifico pu farsi crogiolo di nuove conoscenze, in
quanto capace di utilizzare, oltre al microscopio, anche il macroscopio e
percepire cos non solo le cose, ma anche le relazioni fra le cose.

Ghiandola pineale: stress e sistema immunitario


di G. Francesetti e A. Meluzzi
La pineale non semplicemente una ghiandola, ma, come la midollare del
surrene, un trasduttore neuroendocrino: converte infatti un input nervoso,
(un neurotrasmettitore), in un output ormonale che va in circolo.
L'input nervoso la NA, (Noradrenalina) l'output ormonale la melatonina.
La sintesi della Melatonina dalla serotonina catalizzata dalla pineale che la
sintetizza essa stessa dal triptofano, aminoacido essenziale.
La sintesi e la secrezione di melatonina sono regolate dalla percezione della
luce: interessante osservare che la pineale deriva da un organo
fotorecettoriale, funzionalmente "un terzo occhio", presente in alcune specie
di rettili ed anfibi. La pineale dei mammiferi non risponde per direttamente

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alla luce, ma all'impulso luminoso, raccolto dalla retina. La secrezione della


melatonina massima di notte e minima di giorno (il picco massimo si situa
intorno alle 02,00 di notte).
Esistono dei recettori specifici per la melatonina nel SNC, in particolare nel
nucleo soprachiasmatico ipotalamico che rappresenta un centro di primaria
importanza cronobiologica. Oltre alla luce, anche i campi elettromagnetici
influenzano l'attivit della pineale, la quale sembra essere il mediatore
principale degli effetti di questi campi sui sistemi biologici. La pineale si
presenta quindi come un fondamentale detector di alcune variabili ambientali,
in grado di trasferire le informazioni dall'ecosistema esterno a quello interno,
permettendo cos la sincronizzazione fra ritmi ambientali e ritmi biologici
dell'organismo. Quest'organo ricopre infatti un ruolo centrale
nell'organizzazione cronobiologica del nostro organismo consentendo ad esso
di adattarsi in modo ottimale alle variazioni temporali ambientali.
L'azione dei secreti pineali, in gran parte ancora ignota (infatti a tutt'oggi
stata isolata solo la melatonina), si esplica innanzitutto sul sistema endocrino
e immunitario in modo estremamente complesso.
Soffermiamoci ad analizzare le influenze su quest'ultimo, riportando alcune
delle numerose osservazioni effettuate in tal senso:
- nel topo il blocco dell'attivit della pineale (con somministrazione serale di
propanololo) sopprime la risposta anticorpale primaria contro le emazie di
pecora. Tale soppressione non si manifesta se si somministra
contemporaneamente la melatonina.
- nel topo la somministrazione di melatonina aumenta la risposta anticorpale
primaria in vivo contro le emazie di pecora.
- la melatonina contrasta gli effetti immunosoppressori dello stress da
immobilizzare (un tipica situazione di "inibizione dell'azione") sulla risposta
anticorpale primaria e sul peso del timo nel topo.
- in topi che hanno ricevuto una dose subletale di virus encefalomiocarditico,
lo stress causa una mortalit del 90% circa degli animali. La contemporanea
somministrazione di melatonina riduce la mortalit al 10% circa.
- l'effetto immunostimolante della melatonina segue un ritmo circadiano con
un effetto massimo per la somministrazione serale.
- la melatonina interferisce con il ritmo circadiano dell'attivit delle cellule NK
(Natural Killer) producendo un aumento di attivit fino al 20% dopo due ore
dalla somministrazione e una diminuzione dopo 6 ore.
- la melatonina aumenta l'attivit interferon-dipendente delle cellule NK.
Queste osservazioni depongono per un ruolo della pineale stimolante sul
sistema immunitario e antagonista nei confronti dello stress.
Quindi la pineale sembra essere un fondamentale centro di sincronizzazione
dei ritmi dell'organismo ai ritmi ambientali, tramite un'azione su diversi
sistemi, fra cui come abbiamo detto, quello immunitario.
La regolare cadenza dei singoli bioritmi e il loro sincronismo rappresentano
una delle condizioni essenziali per un adeguato funzionamento dell'essere
vivente. Infatti, la caratteristica essenziale dei ritmi biologici di alternare
periodi di riposo a periodi di attivit funzionale permette di mantenere i vari
distretti a un livello ottimale di funzionamento.

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dunque evidente che ogni fattore che interferisce col normale svolgersi dei
complessi cicli bioritmi dell'organismo, non solo altera una normale sequenza
adattativa e difensiva, ma favorisce la formazione dei precursori della
malattia somatica. un dato di fatto che vari bioritmi fondamentali risultano
alterati in numerose malattie considerate come psicosomatiche quali l'asma
bronchiale, l'ipertensione essenziale, l'ulcera gastroduodenale, le malattie
coronariche ed altre. Inoltre, alcuni importanti bioritmi psiconeuroendocrini,
fra cui lo stesso ritmo della melatonina, sono profondamente modificati nei
disturbi dell'umore (per intenderci nelle sindromi depressive).
In queste situazioni l'alterazione del ritmo cronobiologico sembra essere
qualcosa di pi di un mero effetto secondario, sembra cio rivestire un ruolo
causale nell'insorgenza del quadro psicopatologico; a conferma di ci stanno
le recenti acquisizioni terapeutiche che svolgono la loro azione proprio agendo
sui bioritmi (la fototerapia). Inoltre, anche molti farmaci antidepressivi, dal
litio alla clorofilla e imipramina, hanno dei rilevanti effetti sull'andamento dei
bioritmi.
quindi evidente come la modificazione della normale oscillazione ritmica dei
diversi parametri fisiologici si associ all'insorgenza di situazioni patologiche.
Ma quali sono le principali cause di disorganizzazione bioritmica?
In primo luogo la causa della desincronizzazione pu essere endogena, e
sembra essere il caso, ad esempio, di alcuni disturbi psichiatrici come la
depressione endogena.
In secondo luogo, possono essere causa di alterazioni cronobiologiche gli
eventi psicosociali, lo stress, le alterazioni di parametri ambientali.
Mentre nelle societ contadine ad economia agricola i ritmi del lavoro,
dell'alimentazione e del riposo - attivit tendevano ad essere sincroni con i
ritmi biologici e con il variare periodico degli eventi naturali, la rivoluzione
industriale ha progressivamente modificato questa situazione.
La moderna societ urbana industriale ha infatti sempre pi imposto i propri
ritmi, legati a esigenze di tipo economico - tecnologico, sui ritmi biologici
individuali e di gruppo. Cos, il progressivo aumento di attivit lavorative
legati ai turni notturni, i rapidi spostamenti attraverso i fusi orari che
avvengono nei viaggi aerei, ma soprattutto l'induzione di ritmi
comportamentali uguali per tutti i vincolati a necessit produttive ha portato
a sincronismi artificiali con serie conseguenze sul piano psicosomatico. Infatti
i ritmi comportamentali e i ritmi biologici sono fra loro armonicamente
collegati per un migliore adattamento dell'individuo alle richieste
dell'ambiente. La situazione ottimale di minor rischio psicosomatico viene
dunque raggiunta quando due serie di ritmi sono in fase perfetta fra di loro e
il comportamento riceve esattamente il supporto biologico di cui ha bisogno
in quel momento. Per, quando per l'azione di determinanti psicosociali, i
bioritmi comportamentali-emozionali vengono forzati in direzioni diverse da
quelle dei loro ritmi biologici di supporto, si crea una dissociazione fra
programmi biologici e comportamenti che una delle principali condizioni per
la formazione dei precursori della malattia. Nella attuale organizzazione
sociale urbano-industriale i ritmi comportamentali dell'attivit, della
sessualit e riproduzione, dell'alimentazione sono scarsamente sincronizzati
con i ritmi biologici che ad essi sottendono e sono per lo pi fissi nel tempo in
contrasto col variare ciclico delle determinanti fisiche ambientali quali il
variare delle stagioni. come se vivessimo, a livello emozionalecomportamentale, in un limbo metacronologico, dissociato dai ritmi
ambientali.
Per quanto riguarda lo stress, il ritmo cronobiologico sembra essere molto

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protetto da alterazioni indotte dallo stress. Ci conferma come lo stress


inizialmente sia una reazione biologico-comportamentale utile e necessaria
per la vita e, dall'altra parte, come la stabilit e la regolarit dei bioritmi sia
importante per la sopravvivenza dell'individuo e della specie.
Tuttavia le situazioni di stress acuto estremamente intenso oppure cronico
producono nell'individuo delle alterazioni cronobiologiche associate
all'insorgenza di disturbi psicopatologici e psicosomatici.
Quale ruolo ha la pineale in questo processo di insorgenza della malattia da
desincronizzazione? La ricerca in questo settore tutt'altro che conclusa,
tuttavia se pensiamo da un lato alla funzione cronobiologica della pineale e
dall'altro all'attivit che la melatonina svolge sul sistema neuroendocrino e sul
sistema immunitario, la pineale diventa in modo evidente un possibile
mediatore degli effetti patologici della desincronizzazione.
A questo proposito si sta aprendo strada il concetto che la pineale possa
svolgere un ruolo di "regolatore dei regolatori" nell'organismo animale,
venendo a configurarsi come mediatore ambiente-individuo e come
modulatore teso a mantenere l'omeostasi contrastando tutto ci che minaccia
di comprometterla. Non solo, quindi, un "ormone antistress", ma pi
generalmente un modulatore omeostatico che antagonizza gli effetti dello
stresso quando questo si presenta come una "inibizione dell'azione" in senso
Laboritiano ed quindi pericoloso per la sopravvivenza dell'individuo.
Vorremmo concludere riassumendo l'ipotesi che abbiamo tentato di delineare
in questo intervento. Si tratta di una affascinante ipotesi di lavoro e
d'interpretazione dei dati esistenti e non ancora di una conclusiva e organica
teoria, anche se possibile fin d'ora intravedere in tal senso delle applicazioni
terapeutiche. In sostanza l'ipotesi questa: l'azione di fattori endogeni e
esogeni (fattori psicosociali, stress, fattori fisici ambientali) causano, tramite
l'azione sui detectors (recettori sensoriali) l'alterazione dei sistemi
cronobiologici, neuroendocrino-immunitari, determinando cos l'insorgere
della malattia. Il principale candidato mediatore di questo gioco sembra
essere la ghiandola pineale. Quindi, uno dei meccanismi attraverso cui il dato
psicologico-sociale-ambientale pu, quanto meno, preparare il terreno alla
insorgenza, della malattia, proprio un meccanismo cronobiologico mediato
dalla pineale.

ULTIMO AGGIORNAMENTO MERCOLED 22 LUGLIO 2009 22:37

PSICONEUROENDOCRINOIMMUNOLOGIA 1-2
Articoli - Sublimen
DOMENICA 19 LUGLIO 2009 12:20

PNEI - PSICONEUROENDOCRINOIMMUNOLOGIA 1-2

da "Enciclopedia olistica"
di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli

PSICONEUROENDOCRINOIMMUNOLOGIA

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A cura di Maria Carmela Sgarrella

Il problema dell'identit
Dopo aver preso conoscenza dei punti essenziali di come si sia creata la
complessa struttura del sistema nervoso umano con il suo asse spinale, i suoi
tre cervelli e i due emisferi, presentiamo una serie di "colonne" fondamentali
per una conoscenza globale dellessere umano e del suo cervello.
Come nelle altre scienze, anche nella medicina e nella neurofisiologia
osserviamo la mancanza di un soggetto o "unit di coscienza" e, utilizzando il
modello Cyber, cerchiamo di riproporre una visione medica pi globale e
umana. Il S, in medicina, viene di fatto intuitivamente considerato il centro
dellessere umano, ma questa percezione viene poi rimossa nei testi e nella
logica medica ufficiale. Fortunatamente, negli ultimi decenni, la radicale
trasformazione in atto nella cultura planetaria ha portato a rivoluzionari
mutamenti che creano unit e integrazione anche nella medicina e nella
neurofisiologia. Vediamo come le due categorie, corpo e coscienza, oggi
stanno ritornando alloriginale unit.

Candace Pert: il corpo come rete di informazioni emozionali


Uno dei maggiori contributi alla riunificazione della dicotomia umana in
medicina dovuto al lavoro e alla visione pionieristica di Candace Pert. La
Pert, neurofisiologa, direttrice del centro di biochimica cerebrale del NIMH,
National Institute for Mental Health, una delle pi importanti figure
nellambito della ricerca internazionale sul cervello: ha infatti scoperto le
endorfine e un vasto numero di neuropeptidi, le molecole che trasmettono le
informazioni nel sistema nervoso, ed ha evidenziato che i neuropeptidi sono i
mediatori sia delle informazioni, sia delle emozioni e sono attivi praticamente
in tutte le cellule del corpo, nel sistema nervoso, ma soprattutto nel sangue,
nel sistema immunitario e nellintestino. Queste scoperte lhanno candidata al
Nobel per la medicina, ed hanno creato - come spesso accade in questi ultimi
anni - una sorta di rivoluzione nel modello di essere umano della medicina
ufficiale. Come leditore John Maddox ha riportato su Nature, le persone pi
esperte in questo campo sostengono che ogni stato d' animo fedelmente
riflesso da uno stato fisiologico del sistema immunitario.
Occorre puntualizzare che, fino ad una ventina di anni fa, termini come
"mente", "emozione" o "coscienza" non erano nemmeno menzionati nei testi
di medicina, in quanto il modello umano ufficiale considerava il corpo come
unica realt e la mente un concetto estraneo alla scienza e non
indispensabile. In neurofisiologia si riteneva (e molti purtroppo molti
ritengono ancora) che il cervello "producesse" il pensiero e che il suo
funzionamento fosse quello di un computer, basato su una semplice logica di
acceso-spento. La scoperta dei primi mediatori sembrava avvalorare questa
cooncezione puramente meccanicista, ad esempio un neurotrasmettitore
"eccitava" un neurone che "attivava" un muscolo mentre un secondo
mediatore "inibiva" il neurone e "rilassava" il muscolo.

Tutto il corpo pensa: la chimica delle emozioni


Con le scoperte della Pert sui neuropeptidi, questo modello stato scardinato
completamente. Innanzitutto i neuropeptidi devono essere considerati delle
molecole "psichiche", in quanto non trasmettono solo informazioni ormonali e

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metaboliche, ma "emozioni" e segnali psicofisici: ogni stato emotivo (amore,


paura, piacere, dolore, ansia, ira... ), con le sue complesse sfumature
chiamate sentimenti, veicolato nel corpo da specifici neuropeptidi. Anche la
vecchia divisione tra neurotrasmettitori e ormoni diventata obsoleta, in
quanto entrambi sono da considerarsi categorie di neuropeptidi.
Contrariamente alle aspettative, questi neuropeptidi e i loro recettori sono
stati rinvenuti in ogni parte del corpo e non soltanto nel sistema nervoso:
inoltre la semplice meccanica dell"acceso-spento" stata soppiantata dalla
logica estremamente pi complessa della "neuromodulazione". Lo
psicofisiologo francese Jean-Franois Lambert, sul concetto di
neuromodulazione, ha valutato le possibili variazioni di comunicazione in una
singola sinapsi neuronica nell'ordine delle centinaia fino alle migliaia di
differenti possibilit.
Questo significa che lintero corpo "pensa", che ogni cellula o parte del corpo
"sente" e prova "emozioni", elabora le proprie informazione psicofisiche e le
trasmette ad ogni altra parte attraverso una fittissima rete di comunicazioni
di estrema variet comunicativa.
Tutto il corpo vivo, intelligente e cosciente, ogni cellula prova piacere e
dolore ed elabora strategie metaboliche per il benessere collettivo.
Finalmente la medicina scopre che il corpo non una macchina! Su queste
basi teoriche e sperimentali, Candace Pert parla dellessere umano come di
una complessa "rete di informazioni" e dichiara che lantica divisione tra
mente e corpo non ha pi ragioni di sussistere: al vecchio concetto bisogna
sostituire quello di psicosoma (bodymind), in cui ogni aspetto psicofisico
umano visto come parte di ununica organica realt. Queste avanzate
concezioni mediche costituiscono un importante sostegno alla concezione
unitaria o psicosomatica del modello Cyber, in particolare se consideriamo
che stata documentata la presenza di neuropepdidi e dei loro recettori
anche negli unicellulari: tale dato sostiene la nostra ipotesi degli organismi
unicellulari come unit di coscienza in grado di sentire ed elaborare
informazioni in modo analogo agli animali superiori, anche se su livelli o
densit informatiche pi semplici e primitive.

Psiconeuroimmunologia: l'intelligenza e il cuore dell'essere


La psiconeuroimmunologia - lo studio di come la psiche, il sistema nervoso
centrale e il sistema immunitario si influenzino vicendevolmente - sta
diventando una delle branche pi interessanti e in rapido sviluppo dellintera
medicina moderna. Questa nuova scienza attira linteresse di psichiatri,
endocrinologi e biologi molecolari. Le nuove intuizioni cliniche nel ruolo della
mente nel processo di guarigione offrono affascinanti prospettive di ricerca e
nuove speranze.
Sin dai tempi dei Greci, filosofi e medici avevano discusso e dibattuto sulla
supremazia del cuore o del cervello come centro dellidentit degli organismi
viventi. In India il cervello la sede dellAtman, la coscienza superiore, il
cuore la sede di Jivatman, la coscienza vitale. Nelle medicine antiche, come
la medicina taoista, ogni organo era considerato sede di una certa anima o
emozione: lo Shen. Il cuore tuttavia veniva considerato come limperatore
dellintero dominio che il corpo fisico. Cuore come centro di coscienza e di
benessere, ma soprattutto della gioia e dell'amore di vivere che permettono
la nostra stessa esistenza. Le recenti scoperte di psiconeuroimmunologia, in
accordo con la concezione olistica, evidenziano una profonda interrelazione
tra cuore e cervello. Lantica saggezza ora riemerge proprio in seno ad una
delle branche pi avanzate della ricerca medica.

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14/06/2011

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Il cuore del cervello e il cervello del cuore


Le emozioni e le sensazioni non solo sarebbero alla base del processo di
memorizzazione delle esperienze, ma sarebbero responsabili della maggior
parte dei meccanismi neurofisiologici che regolano o bloccano il
funzionamento dellintero organismo vivente. Da differenti esperimenti e
ricerche emerge che il cuore, da sempre sede delle emozioni, e il sistema
limbico, vero "cuore del cervello", costituiscono il centro della complessa
unit psicosomatica.
Abbiamo una serie di dati: lamigdala e lipotalamo, che rappresentano la
parte centrale del cervello mammifero e sono deputate alla gestione delle
emozioni e delle memorie, sono le aree cerebrali in cui si trova la maggior
concentrazione e variet di neuropeptidi, mediatori delle informazioni e delle
emozioni. Al centro della stessa zona si trova lipofisi, la ghiandola che
gestisce (modula) le attivit di tutte le altre ghiandole del corpo. Molti
neuropeptidi sono ormoni e svolgono la loro funzione attraverso il sangue. Il
sistema immunitario agisce attraverso i linfociti (globuli bianchi del sangue)
che producono e hanno recettori per trasmettere e ricevere gran parte dei
neurotrasmettitori, e quindi rappresentano una sorta di "sistema nervoso
liquido" circolante nel corpo. stato ampiamente dimostrato che, nel cervello
mammifero, le emozioni positive favoriscono la produzione di una cascata di
reazioni tale da attivare il sistema immunitario ed in particolare i linfociti
killer. Al contrario, gli stati di depressione emotiva portano ad un'inibizione
della resistenza immunitaria. Il timo, la grossa ghiandola situata appena
sopra il cuore (esattamente nel punto in cui portiamo la mano sul petto
quando, col linguaggio corporeo, vogliamo indicare il nostro "io"), una
primaria stazione linfatica sede del complesso meccanismo di produzione dei
linfociti T (timici) e della loro "istruzione" a riconoscere il self (il proprio
essere vivente) dal non-self (ogni batterio, virus o entit estranea). Sono
stati scoperti neurotrasmettitori che dal cuore influenzano lipotalamo.
Le posizioni antiche si confondono: il cuore ha quindi un suo cervello
rappresentato dai globuli bianchi e dal sistema immunitario e il cervello ha un
cuore che sente e gestisce le emozioni di tutto il corpo. Se nellantichit il
cuore era visto come imperatore che riceve le informazioni da tutto il regno,
prende le decisioni e le rimanda a destinazione, nella moderna neuroscienza
lipofisi assume esattamente lidentica posizione. Essa riceve dal sistema
nervoso e dal sistema sanguigno le informazioni di ogni distretto del corpo, le
elabora, ne valuta in modo altamente equilibrato il senso e secerne nel
sangue nuovi messaggeri biochimici, gli ormoni, che portano a compimento le
sue decisioni per il benessere globale.

Alcuni dati di neuropsicoimmunologia


In una conferenza di alcuni anni fa, a Toronto, una quipe di ricercatori
dellUniversit di Pittsburgh ha riferito importanti dati emersi dallo studio di
settantacinque donne affette da cancro al seno. Queste le interessanti
scoperte: le donne che si mantenevano "calme e indifferenti" al loro male
avevano meno cellule killer naturali per combatterlo. Quelle inizialmente pi
preoccupate avevano invece ottenuto una risposta immunitaria maggiore e
dimostravano di avere maggiori possibilit di guarigione.
Alla scuola di medicina dellUniversit di San Francisco si visto che i malati
di asma che usavano una particolare tecnica di visualizzazione per "viaggiare
attraverso il corpo" fino alle cellule sofferenti, necessitavano minori cure
rispetto agli altri. Essi dimostravano inoltre un miglioramento nella
respirazione.

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14/06/2011

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Ad una conferenza allUniversit di Los Angeles sono state presentate ulteriori


scoperte sul ruolo della mente nella guarigione. Il sistema immunitario
incomincia a sembrare un organo liquido sensorio-motore ha detto il Dott.
Ted Melnechuk, direttore delle ricerche sulla comunicazione presso lInstitute
for the Advancement of Health. Questa definizione di sistema immunitario era
stata precedentemente elaborata dagli studiosi Nelson Paz e Francisco Varela.
Gli scienziati sovietici furono i primi a rilevare un simile collegamento
mente.cervello.difesa immunitaria. Essi furono inizialmente ridicolizzati dagli
immunologi conservatori, i quali ribattevano che le risposte immunitarie
potevano essere osservate anche "in vitro", senza quindi lintervento di
mente o cervello.

Ecco alcune sorprendenti scoperte riviste da Melnechuk:


- Le piacevoli sensazioni sperimentate ascoltando musica vengono eliminate
se si bloccano le naturali sostanze narcotiche presenti nel cervello.
- Le emozioni negative innescano il processo di emissione di norepinefrina, un
messaggero biochimico noto come soppressore della funzione immunitaria.
Questo conferma il ruolo delle emozioni positive nel mantenimento della
salute.
- Le risposte immunologiche possono essere apprese. Recentemente si
scoperto che una risposta immunologica appresa pu prolungare la vita di
cavie allevate per sviluppare un disordine autoimmunitario che li porta alla
morte.
- Gli uomini sposati con donne malate di cancro in fase terminale hanno un
diminuito numero di linfociti (le cellule del sistema immunitario deputate a
respingere il male).
- stato visto che le cellule nervose del ponte di Varolio, una regione critica
per il mantenimento del basilare supporto della vita, si proiettano sino alla
ghiandola del timo, un'importante stazione di ricambio per le sostanze
immunitarie. Sono state trovate anche cellule nervose che dal timo tornano al
cervello, mostrando perci che esiste una comunicazione nei due sensi. Nei
linfociti sono stati trovati recettori dei messaggeri chimici usati da queste
cellule, fornendo perci un diretto legame chimico tra il sistema immunitario
e il sistema nervoso.
- Alcune scimmie separate dalla madre mostrano una depressione
immunitaria. Questa situazione pu essere migliorata se le si pone in un
ambiente sociale attivo in cui trovano sostegno.
- Uno studio su pazienti malati di cancro ha rilevato un aumento dellattivit
delle cellule killer e una diminuzione della crescita del tumore usando la
tecnica dell'immaginazione visiva. Leffetto fu contrario quando i pazienti
interruppero questa pratica.
- I conigli accarezzati dagli sperimentatori mostrano una maggiore resistenza
allarteriosclerosi rispetto ad un gruppo di conigli non amati.
- I topi accarezzati dagli sperimentatori sin dalla nascita hanno mostrato un
netto miglioramento nei test di apprendimento.
L'enorme avanzamento delle ricerche nel campo della psiconeuroimmunologia
rende questi dati ormai "vecchi", come comprovano testi recenti e aggiornati
come il libro Psiconeuroimmunologia di Francesco Bottaccioli, un volume di

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grande interesse e impatto per creare la connessione scientifica, concettuale


e linguistica tra la medicina ufficiale e la medicina olistica.

Psiconeuroendocrinoimmunologia il sistema di informazione con cui


dialogano il corpo e la mente
di Candice Perth
Relazione al "Symposium on Consciousness and Survival" sponsorizzato
dalI'Istitute of Noetic Science, estratto da Whole Earth Review, Summer 88.
In questo articolo descriver un insieme di affascinanti e, per lo pi, nuove
informazioni sulle sostanze chimiche del corpo chiamate neuropeptidi.
Basandomi su queste scoperte, avanzer l'idea che i neuropeptidi e i loro
recettori formano una rete per le informazioni all'interno del corpo. Potrebbe
sembrarvi un'ipotesi di poca importanza, ma le sue implicazioni sono tuttavia
vastissime. Io credo che i neuropeptidi e i loro recettori sono la chiave per
capire come la mente e il corpo sono interconnessi e come le emozioni si
manifestano nel corpo. In effetti pi conosciamo i neuropeptidi pi diventa
difficile pensare a 'corpo e mente' in modo tradizionale, risulta sempre pi
evidente che bisogna parlare di 'mente/corpo' come un'unica entit integrata.
La maggior parte di quello che descriver sono risultati di laboratorio: scienza
'dura'; importante ricordare che, bench gli studi scientifici di psicologia
sono tradizionalmente focalizzati su una sperimentazione fatta su animali, se
guardate l'indice di un recente libro di testo di psicologia, non sar difficile
trovare termini come 'consapevolezza', 'mente' o anche 'emozioni'. Questi
argomenti finora non sono mai stati accettati nel regno della psicologia
sperimentale tradizionale, che, normalmente, studia esclusivamente il
comportamento, perch pu essere osservato e misurato.

La specificit dei recettori


Esiste un campo della psicologia in cui la mente, intesa come stati di
coscienza, stata studiata oggettivamente da almeno vent'anni: il campo
della psicofarmacologia in cui i ricercatori hanno sviluppato metodologie
molto rigorose per misurare gli effetti dei farmaci e gli stati alterati della
coscienza.
La ricerca in questo campo si sviluppata partendo dall'assunto che una
sostanza pu agire solo se 'fissata', ossia se, in qualche modo, si 'attacca'
al cervello. Quindi i ricercatori inizialmente immaginarono degli ipotetici
tessuti i cui costituenti erano capaci di legare una sostanza chimica, proprio
come una chiave con la serratura, e li chiamarono 'recettori'. In questo modo,
la nozione di recettori cerebrali specifici per una sostanza, divent in
psicofarmacologia una teoria centrale. E un concetto ormai vecchio.
Negli ultimi anni un punto focale nello sviluppo di questa ricerca si avuto
con l'invenzione di tecniche che permettono di legare le specifiche sostanze ai
loro recettori, di studiarne la distribuzione nel cervello e nel corpo e di
evidenziarne la struttura molecolare.
Il mio lavoro iniziale in questa area fu presso il laboratorio di Solomon
Snyder, alla Johns Hopkins University, dove focalizzammo la nostra
attenzione sull'oppio, una sostanza che ovviamente altera la coscienza e che
anche usata in medicina per alleviare il dolore. Ho lavorato a lungo e
duramente, superando molti mesi di iniziale fallimento, per sviluppare una
tecnica capace di misurare il materiale cerebrale con cui l'oppio interagisce

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per produrre i suoi effetti. Rendendo breve una storia lunga (e tecnica),
diversa dir che abbiamo usato sostanze radioattive che ci permisero di
identificare i recettori per l'oppio nel cervello. Potete immaginare la molecola
di oppio che si lega ad un recettore specifico e come da questa piccola
connessione si producano una grande sequenza di eventi.
Risult poi che l'intera classe di sostanze a cui appartiene l'oppio, chiamate
oppiacei, che includono la morfina, la codeina e l'eroina, si attaccano agli
stessi recettori. Scoprimmo poi che i recettori erano sparsi non solo per tutto
il cervello ma anche per il corpo. Dopo aver trovato i recettori per gli oppiacei
di provenienza esterna, ci fu un nuovo sviluppo nelle ricerche. Se il cervello e
le altre parti del corpo hanno dei recettori per sostanze che provengono
dall'esterno, logico supporre che le stesse sostanze debbano essere
prodotte anche all'interno del corpo, altrimenti perch dovrebbero esistere
tali recettori? Questa nostra ipotesi ci condusse all'identificazione delle
sostanze chimiche chiamate beta endorfine, gli oppiacei endogeni del
cervello. Le beta endorfine sono sostanze peptidiche create nei neuroni del
cervello e sono quindi dei neuropeptidi. I peptidi vengono prodotti
direttamente dal DNA che contiene le informazioni della costruzione Del
nostro cervello e del nostro corpo. Se immaginate una normale cellula
nervosa potete visualizzare il meccanismo generale. Nel centro della cellula, il
nucleo, c' il DNA, una parte di questo DNA codifica la produzione dei
neuropeptidi, che poi si spostano lungo gli estesi prolungamenti della cellula
nervosa (gli assoni) e vengono immagazzinati in piccole sfere vicino alla
superficie della membrana cellulare, in attesa di una certa carica
elettrofisiologica che li libera. Il DNA produce anche i Rettori che sono
costituiti dalla stessa sostanza dei peptidi, ma che sono molto pi grandi.
Bisogna aggiungere che sono stati identificati pi di 60 neuropeptidi ognuno
dei quali specifico, come le beta endorfine. Abbiamo quindi un sistema
enormemente complesso. Fino a pochi anni fa, si pensava che le informazioni
del sistema nervoso erano distribuite presso la superficie tra due cellule
nervose: la sinapsi, questo comporta che la sinapsi dei neuroni determina ci
che viene comunicato. Ora invece sappiamo che una grande parte delle
informazioni che partono e giungono al cervello, non dipendono direttamente
dalle sinapsi di una serie di neuroni posti uno dopo l'altro, ma dalla specificit
dei recettori.
Infatti quando una cellula nervosa secerne i suoi peptidi oppiacei, questi
possono agire a 'chilometri' di distanza da quella cellula nervosa, e lo stesso
vale per tutti i neuropeptidi. Nello stesso istante moltissimi differenti
neuropeptidi possono scorrere nel corpo, e attaccarsi ai loro specifici
recettori. I recettori quindi servono come meccanismo che sceglie le
informazioni trasmesse nel corpo.

La biochimica delle emozioni


A cosa ha portato tutto ci? A qualche cosa di molto affascinante, il fatto che i
recettori dei neuropeptidi sono, a tutti gli effetti, la chiave biochimica delle
emozioni. Negli ultimi anni i ricercatori del mio laboratorio hanno formalizzato
questo concetto in un grande numero di pubblicazioni scientifiche, di cui vi
parler in breve. Molti scienziati giudicherebbero questa idea oltraggiosa, in
quanto non ancora stata accettata dalla 'saggezza' ufficiale. Infatti,
venendo da una tradizione in cui i libri di testo di neurofisiologia non
contengono neanche la parola 'emozione' nell'indice, non senza un certo
imbarazzo che abbiamo iniziato a parlare di substrato biochimico delle
emozioni.
Inizier puntualizzando un fatto su cui i neuroscienziati sono concordi da
molto tempo, ossia che le emozioni sono mediate dal sistema limbico del

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cervello. Il sistema limbico include l'ipotalamo (che controlla i meccanismi


omeostatici del corpo, e che a volte chiamato il 'cervello' del cervello) e
l'amigdala, due aree di cui noi tratteremo particolarmente.
Gli esperimenti che mostrarono la connessione tra emozioni e sistema limbico
furono iniziati da Wilder Penfied e altri neurologi scoprirono che quando
stimolavano con elettrodi la corteccia sopra l'amigdala, provocavano un'intera
gamma di manifestazioni emozionali: potenti reazioni di rabbia, di dolore o di
piacere associate a profonde memorie e sempre accompagnate da un
comportamento del corpo, connesso a quelle emozioni. Il sistema limbico
quindi fu identificato tramite esperimenti psicologici. Quando iniziammo a
creare una mappa delle localizzazioni dei recettori oppiacei nel cervello,
scoprimmo che il sistema limbico conteneva alte concentrazioni di questi
recettori e, come scoprimmo poi, anche di tutti gli altri tipi di recettori.
L'amigdala e, l'ipotalamo, che sono ritenuti classicamente essere i pi
importanti costituenti del sistema limbico, risultano infatti colmi di recettori
oppiacei: quaranta volte di pi che nelle altre aree del cervello. Questi 'punti
caldi' corrispondono a nuclei molto specifici o gruppi di neuroni che gli
psicologi e i neurofisiologi hanno identificato come i centri di controllo
dell'appetito, del comportamento o del bilanciamento dei liquidi nel corpo. La
nostra mappa di recettori conferma ed espande in modo molto importante gli
esperimenti psicologici sul sistema limbico.
Introduciamo ora nel nostro quadro alcuni altri neuropeptidi, che, come ho
gi detto, sono ormai pi di 60. Da dove vengono? Molti di loro sono degli
analoghi (composti chimici simili) di sostanze chimiche psicoattive, ma,
inaspettatamente, una grossa parte rappresentata dagli ormoni. Gli ormoni
storicamente sono stati ritenuti essere prodotti dalla ghiandole endocrine, e
non dalle cellule nervose. Si pensava che un ormone fosse concentrato in una
ghiandola del corpo e quindi viaggiasse nel sangue, verso i recettori in
un'altra parte del corpo. Uno degli ormoni principali l'insulina, secreta dal
pancreas. Si scoperto ora che questa insulina non solo un ormone ma
pure un neuropeptide, prodotto e conservato anche nel cervello, e che,
naturalmente, esistono recettori cerebrali per l'insulina. Quando abbiamo
fatto la mappa dei recettori insulinici, di nuovo abbiamo scoperto 'punti caldi'
nell'amigdala e nell'ipotalamo. In breve, abbiamo chiaramente provato che il
sistema limbico, il luogo delle emozioni nel cervello, il punto focale dei
recettori dei neuropeptidi.
Un altro punto focale: quando abbiamo studiato la distribuzione di questi
recettori, abbiamo scoperto che non sono esclusivamente localizzati nel
sistema limbico ma che sono presenti in altre parti del corpo. Abbiamo
chiamato questi punti di grande concentrazione dell'attivit chimica 'punti
nodali' e abbiamo rilevato che sono collocati in zone del corpo in cui esiste
una forte modulazione delle informazioni emozionali. Uno dei punti nodali
nella spina dorsale sulle corna posteriori del midollo spinale, zona in cui
vengono gestite le informazioni sensoriali. Abbiamo scoperto che ogni area
che riceve le informazioni, da tutti i 5 sensi, un punto nodale che contiene
recettori neuropeptidi.
Credo che queste scoperte hanno affascinanti implicazioni per comprendere
come le emozioni lavorano e operano. Consideriamo ora la sostanza chimica
angiotensina, un altro classico ormone diventato ora un neuropeptide.
Quando abbiamo fatto la mappa dei recettori per l'angiotensina, ancora
abbiamo trovato una grande concentrazione nell'amigdala. noto da tempo
che l'angiotensina controlla la sete, infatti, se attraverso un tubicino inserito
nel cervello di un topo, mandiamo una goccia di angiotensina nell'amigdala,
in dieci secondi il topo inizier a bere anche se totalmente sazio di acqua.
Chimicamente parlando l'angiotensina provoca un'alterazione dello stato
mentale che pu essere tradotto come 'ho sete'. In altre parole i neuropeptidi
modificano gli stati di coscienza.

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ugualmente importante considerare il fatto che i recettori non sono solo nel
cervello ma anche nel corpo. Le nostre mappe mostrano infatti gli stessi
recettori dell'angiotensina sia nel cervello che nei reni, dove favoriscono la
ritenzione dell'acqua. Quindi la produzione di angiotensina conduce sia al
comportamento del bere che alla conservazione dei liquidi.
La mia convinzione di base che i neuropeptidi rappresentano la base
fisiologica delle emozioni. Come i miei colleghi ed io abbiamo recentemente
discusso in un articolo sul Journal of Immunology: la particolare struttura
della distribuzione dei recettori neuropeptidici nelle aree della regolazione
umorale del cervello, tanto quanto il loro ruolo di mediazione delle
comunicazioni nell'interno organismo, rende i neuropeptidi gli ovvi candidati
quali mediatori biochimici delle emozioni. possibile che ogni neuropeptide
veicoli un certo tipo di informazioni solo quando occupa un recettore in un
certo punto nodale del corpo e del cervello. Se cos fosse ogni neuropeptide
potrebbe evocare un particolare 'tono' emozionale equivalente ad un preciso
stato psichico.
All'inizio del mio lavoro di ricerca credevo, a tutti gli effetti, che le emozioni
fossero nella testa ossia nel cervello.
Ora sono persuasa che sono realmente presenti anche nel corpo, esse sono
prodotte dal corpo e parte del corpo. Ora non posso pi fare la distinzione
precisa tra cervello e corpo.

Comunicazione con il sistema immunitario


Voglio portare ora in questo quadro il sistema immunitario. Abbiamo gi visto
che il sistema ormonale, ritenuto da sempre separato dal cervello, invece
concettualmente parte del sistema nervoso. Quantit di 'succo' vengono
secrete e diffuse molto lontano dal luogo dove verranno ricevute.
L'endocrinologia e la neurofisiologia sono quindi due aspetti dello stesso
processo.
Parler ora dell'immunologia, che considero parte di questo stesso processo e
che non pu pi essere considerata una disciplina separata. Una propriet
fondamentale del sistema immunitario che le sue cellule si muovono. Se
non fosse per questo, esse sono identiche agli stabili neuroni del cervello. I
monociti, per esempio, che 'mangiano' gli organismi estranei, iniziano la loro
vita nel vostro midollo spinale e vengono quindi diffusi nelle vene e nelle
arterie. Un monocita viaggia lungo le vie sanguigne e ad un certo punto pu
ricevere un certo neuropeptide,che si attacca a un recettore sulla sua
memoria, ricevendo l'informazione di iniziare un processo di aggregazione
(chemiotassi). I monociti non sono solo responsabili del riconoscimento e
della gestione dei corpi estranei ma sono anche coinvolti nel meccanismo di
riparazione dei tessuti e della guarigione delle ferite. Stiamo parlando del
fatto che le cellule del sangue hanno una funzione importante
nell'elaborazione delle informazioni che proteggono il nostro intero
organismo.
La nuova scoperta a cui voglio dare enfasi ora, che ogni recettore dei
neuropeptidi che abbiamo analizzato (usando un elegante e preciso sistema
sviluppato dal mio collega Michael Ruff) presente anche sui monociti umani.
I monociti umani hanno recettori per gli oppiacei, per il PCP, per un altro
peptide chiamato bombasina e cos di seghetto. Questi motori biochimici delle
emozioni sembrano attualmente controllare il ricambio e le migrazioni dei
monociti. I monociti comunicano con i linfociti B e T, agendo in tutto il
sistema sanguigno, per combattere le malattie e per distinguere il Self da non

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Self, decidendo, diciamo, quali parti del corpo sono degenerate (come le
cellule tumorali) o estranee e devono essere eliminate dai linfociti K (Killer).
Sembra anche che le cellule del sistema immunitario, non solo hanno i
recettori per i neuropeptidi, ma che esse stesse producono neuropeptidi. Ci
sono categorie di cellule immunitarie che producono beta endorfine e altri
peptidi oppiacei. In altre parole, queste cellule producono le stesse sostanze
che sono sempre state ritenute i controllori biochimici degli umori del
cervello. Queste cellule controllano l'integrit dell'intero corpo e producono
sostanze che modificano l'umore: ancora una volta psiche e soma sono fusi in
una unit complessa.

L'unit della variet


Il prossimo punto che voglio sviluppare riguardo ai neuropeptidi davvero
sorprendente. Come abbiamo visto i neuropeptidi sono molecole che
mandano segnali: esse inviamo messaggi in tutto il corpo compreso il
cervello. Naturalmente per avere una tale ampiezza di comunicazioni, c'
bisogno di componenti che possano 'parlare' tra di loro e che possano
'ascoltarsi'. Nel quadro di quello che stiamo discutendo, le componenti che
'parlano' sono i neuropeptidi e quelle che 'ascoltano' sono i recettori. Come
pu essere? Come possono cinquanta o sessanta neuropeptidi essere
prodotti, muoversi nel corpo e parlare a cinquanta o sessanta tipi di recettori
che ascoltano? Perch regna l'ordine invece del caos? La scoperta che mi
appresto a discutere non accettata totalmente ma i nostri esperimenti
dimostrano che ci vero. Ci sono migliaia di scienziati che studiano i
recettori e i peptidi oppiacei, e tutti riscontrano una grande eterogeneicit nei
recettori. Essi hanno dato una serie di nomi greci a questa apparente
diversit. Comunque, con ogni evidenza, l'esperienza dei nostri laboratori
suggerisce che esiste solo un tipo di molecola nel recettore oppiaceo: una
lunga catena polipeptidica di cui si pu scrivere la formula. Questa molecola
in grado di mutare facilmente la propria conformazione all'interno delle
membrane, assumendo cos un diverso numero di forme. Ho notato cos che
questa interconversione pu avvenire ad una forte velocit, cos veloce che
difficile dire, in un preciso istante, in quale stato essa si trovi. In altre parole
come se questa molecola possegga sia una struttura tipo 'onda' che tipo
'particella', ed importante notare che l'informazione memorizzata in
relazione alla forma che il recettore aveva in quel preciso momento. Come ho
detto, l'unit molecolare dei recettori davvero straordinaria.
Il tetrahymena, un protozoo, uno degli organismi pi semplici, nonostante la
sua semplicit unicellulare, capace di fare tutto ci che anche noi possiamo
fare, pu, mangiare, fare del sesso e naturalmente produrre gli stessi
componenti neuropeptidi di cui abbiamo parlato. Questo protozoo produce
insulina e beta endorfina. Abbiamo preso la membrana del tetrahymena e
studiato in particolare i recettori oppiacei presenti nella loro superficie,
abbiamo anche studiato i recettori oppiacei nel cervello dei topi e nei monociti
umani. Crediamo di aver dimostrato che la sostanza molecolare di tutti questi
recettori la stessa. L'attuale molecola del nostro cervello identica a quella
dei recettori oppiacei del pi semplice degli animali! Io spero che la forza dei
miei argomenti sia evidente. I recettori oppiacei nel mio cervello e nel vostro
sono fatti delle stesse sostanze molecolari di quelle del tetrahymena: questa
scoperta tocca la semplicit e l'unit della vita ed comparabile alle quattro
coppie di basi del DNA che formano il codice per la produzione di tutte le
proteine, che sono il substrato fisico della vita. Sappiamo ora che in questi
substrati fisici esistono all'incirca 60 molecole segnalatrici neuropeptiche che
prowedono all'elaborazione di tutte le differenti manifestazioni fisiologiche
delle emozioni o, se preferite, per esprimere le emozioni vitali da un fluire di
energie.

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L'identica forma dei recettori del tetrahymena dimostra che i recettori non
diventano pi complessi nell'evoluzione della complessit degli esseri viventi.
Identiche componenti molecolari che gestiscono il flusso di informazioni,
attraverso l'evoluzione si conservano. L'intero sistema nel suo complesso e
semplice, elegante e completo in se stesso.

La mente nel cervello?


Abbiamo parlato della mente e sorge la questione: dove si trova? Nel nostro
lavoro la coscienza apparsa nel contesto dello studio sul dolore e sulla sua
modulazione svolta dai recettori oppiacei e dalle endorfine. Moltissimi
laboratori stanno misurando il dolore e siamo tutti d'accordo nel ritenere la
sostanza grigia periacqueduttale (situata intorno al terzo ventricolo del
cervello) come una sorta di area di controllo del dolore, in quanto piena di
recettori oppiacei. Noi abbiamo trovato che la sostanza grigia
periacqueduttale anche piena di recettori per virtualmente tutti i
neuropeptidi finora studiati.
ormai noto a tutti che ci sono Yogi che possono esercitare certe pratiche
volontarie in modo da non percepire pi il dolore; a volte le partorienti
possono fare la stessa cosa. Sembra che questo tipo di persone siano capaci
di 'inserirsi' nelle loro sostanze grigie periacqueduttali. In qualche modo
riescono ad avervi accesso, con la loro coscienza suppongo, e a modificare la
soglia di percezione del dolore. Notiamo cosa accade in queste situazioni una
persona ha un'esperienza che produce dolore, ma una parte della stessa
persona fa coscientemente qualcosa in modo che il dolore non venga sentito.
Da dove viene questa coscienza, questo io cosciente, che si inserisce nelle
aree cerebrali del dolore in modo che il dolore non venga percepito?
Vorrei ritornare all'idea di rete di informazioni (network).
Una rete differente da una struttura gerarchica che possiede una parte
superiore e una inferiore. Teoricamente ci si pu inserire in ogni punto di una
rete e raggiungere qualsiasi altro punto. Il concetto di rete mi sembra adatto
a comprendere il processo di come la coscienza presente nelle aree del
dolore e di come le modifica per controllarlo.
Tanto lo Yogi che la partoriente usano una tecnica simile per il controllo del
dolore: il respiro. Anche gli atleti lo usano. Il respiro estremamente
potente. L'area neurofisiologica della funzione respiratoria nei nuclei del
tronco cerebrale. Io ritengo che questi nuclei dovrebbero essere inclusi nel
sistema limbico in quanto sono 'punti nodali' fittamente disseminata di
neuropeptidi e dei relativi recettori.
La mia idea si potrebbe mettere cos: il respiro ha una base fisica nei nuclei
del tronco cerebrale che sono anche un punto nodale, questo punto nodale
parte di una rete di informazioni in cui ogni punto in contatto con ogni altro,
per cui la coscienza pu, tra le altre cose, inserirsi sulle funzioni delle aree del
dolore.
Io ritengo sia possibile concepire la mente e la coscienza come prodotto
dell'elaborazione delle informazioni emozionali, e, in quanto tali, la mente e la
coscienza apparirebbero esse re indipendenti dal cervello e dal corpo.

La mente pu sopravvivere alla morte fisica?


Un'ultima congettura, oltraggiosa probabilmente, ma coerente con il tema di

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questo simposio su 'Sopravvivenza e Coscienza'. Pu la mente sopravvivere


alla morte del cervello? Credo che ora dovremo ricordare come la matematica
ritiene che le entit fisiche possono improvvisamente collassare o espandersi
all'infinito. Io penso sia importante realizzare che l'informazione
immaganizzata nel cervello e mi sembra plausibile che l'informazione possa
trasferirsi in qualche altra dimensione. La molecola di DNA contiene
sicuramente le informazioni che producono il cervello e il corpo, e lo
psicosoma sembra scambiare (nella riproduzione-fecondazione n.d.r.) le
molecole dell'informazione che danno vita all'organismo.
Dove vanno le informazioni dopo la distruzione fisica della molecola (la
massa) che la compone? La materia non pu essere creata n distrutta, ed
plausibile che il flusso di informazioni biologiche non possa scomparire alla
morte e debba essere trasformato in un'altra dimensione.
Chi pu razionalmente dire 'impossibile'? Nessuno fino ad ora ha unificato
matematicamente la teoria dei campi gravitazionali con la materia e l'energia.
La matematica della coscienza non ancora stata applicata. La natura
dell'ipotetica 'altra' dimensione correttamente riconosciuta nella realt
religiosa e mistica, in cui alla scienza occidentale inibita ad addentrarsi.
ULTIMO AGGIORNAMENTO DOMENICA 19 LUGLIO 2009 12:23

PSICONEUROENDOCRINOIMMUNOLOGIA 3-4
Articoli - Sublimen
DOMENICA 19 LUGLIO 2009 10:15

LA PSICONEUROENDOCRINOIMMUNOLOGIA PNEI

studio dei rapporti tra Psiche, sistema nervoso, sistema endocrino, sistema
immunitario.
di Carmela Sgarrella

La PNEI diventata negli ultimi anni una delle discipline pi ricche e


interessanti dellintera ricerca medica e scientifica.
La PNEI sta trasformando radicalmente il consueto modo frammentato di
concepire lessere umano, proponendo una visione realmente unitaria
dellessere umano e dei suoi principali sistemi di comunicazione interna, una
visione olistica in cui la psiche, ossia il pensiero, la coscienza e lemozione
diventano elementi fluidi e dinamici direttamente implicati in ogni processo
nervoso, endocrino e immunitario.
Prima di addentrarci nellanalisi dei rapporti tra questi grandi sistemi, occorre
precisare che le conoscenze relative al sistema nervoso, al sistema endocrino
e al sistema immunitario si sono arricchite e modificate tanto da stravolgere
completamente la precedente visione della funzione di ciascun sistema.
Gli studi condotti dagli anni settanta ad oggi, hanno portato alla
individuazione di particolari proteine, i neuropeptidi. La loro scoperta ha
ampliato le conoscenze sul funzionamento sia del sistema nervoso che di altri
importanti sistemi quale quello endocrino e immunitario, che oggi ci appaiono
molto pi integrati nello scopo comune di adattare sempre meglio lorganismo
allambiente.

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Il dato pi sconcertante la loro produzione contemporanea sia a livello


centrale, da parte del sistema nervoso, con funzioni di neuromodulazione,
che e a livello periferico, da parte di cellule appartenenti a sistemi diversi
quali il sistema endocrino o immunitario o digerente, ponendo il problema del
significato funzionale di questa doppia rappresentazione polipeptidica centrale
e periferica.

Il sistema nervoso
I neuropeptidi e i rispettivi recettori, hanno messo in discussione i principi
basilari della fisiologia classica riguardo la neurotrasmissione.
La trasmissione nervosa avviene tramite la trasformazione dellimpulso da
elettrico in chimico a livello delle sinapsi cio dei punti di contatto tra una
cellula e laltra, ma si supponeva che le sostanze chimiche coinvolte fossero
di un solo tipo, i neurotrasmettitori, molecole semplici, eccitatrici o inibitrici, a
struttura non polipeptidica e a rapida inattivazione, attualmente identificate
in noradrenalina, adrenalina, serotonina, acetilcolina, Gaba (acido gamma
amino butirrico), dopamina.
Ora si sa che la stessa cellula nervosa libera anche neuropeptidi (fenomeno
chiamato "cotrasmissione"), molecole pi grosse e pi complesse, con una
vita pi lunga, cos che ogni impulso, durante il suo tragitto, viene modulato,
ossia arricchito di sfumature al variare dei neurotrasmettitori, dei
neuropeptidi e del tipo dei recettori coinvolti.
Ma la distinzione tra neurotrasmettitori e neuropeptidi a volte impossibile:
prendiamo ad esempio la vasopressina, essa al tempo stesso un
neuropeptide, un ormone, e un neurotrasmettitore a seconda della sede e
della funzione presa di volta in volta in considerazione. La semplice logica
dellacceso-spento stata soppiantata da quella pi complessa della
"neuromodulazione".
Lo psicofisiologo francese Jean-Francois Lambert, sul concetto di

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neuromodulazione ha valutato le possibili variazioni di comunicazione in una


singola sinapsi neuronica nellordine delle centinaia fino alle migliaia di
differenti possibilit.
In questo nuovo modello funzionale del sistema nervoso, mentre i
neurotrasmettitori classici servono a trasmettere segnali alquanto aspecifici
ed elementari, i neuromodulatori neuropeptidici hanno durata relativamente
lunga, sono cos numerosi e con funzioni tanto integrate che si parla di
sistemi neuropeptidici, ed esercitano la loro azione su aree sinaptiche assai
vaste armonizzando e modulando insieme le centinaia di migliaia di impulsi
elementari che transitano nelle vie nervose, cos da influenzare funzioni
sempre pi complesse, e in ultima analisi il comportamento stesso.
E infatti gli studi di psicobiologia sui correlati biologici dei comportamenti
umani, hanno mostrato una sconcertante convergenza tra comportamenti e
sistemi neuropeptidici, come se ad ogni azione umana corrispondesse un
determinato assetto neuropeptidico.
Lindagine sui legami tra comportamenti, eventi esterni e modificazioni
biologico-somatiche fu intrapresa da Seyle nel 36. Seyle osserv che animali
sottoposti a stimoli nocivi sia fisici sia chimici o in ogni caso minacciosi per la
vita, reagivano producendo modificazioni biologiche specifiche e
comportamenti finalizzati.
In particolare Seyle si rese conto che la percezione di un evento stressante
determinava lattivazione del sistema nervoso vegetativo simpatico,
modificazioni del sistema endocrino e un comportamento volto
allannullamento dellevento stesso.
Studi successivi hanno mostrato che sono capaci di stimolare una reazione da
stress, come quella descritta per la prima volta da Seyle, non solo le
situazioni oggettivamente minacciose, ma anche soggettivamente valutate
come tali.
Questa capacit si manifesta con il progredire della scala evolutiva. Nelluomo
lo sviluppo del cervello, e in particolare della corteccia cerebrale che presiede
alle funzioni cognitive e dellarea limbica che presiede alle emozioni, fa s che
gli impulsi nervosi provenienti dalla stimolazione dei nostri sistemi sensoriali
si trasmettano a pi aree cerebrali capaci di connettersi tra loro per la fitta
rete di interconnessioni gliali. Si realizza cos unintegrazione delle
informazioni ricevute con le precedenti esperienze e ogni evento viene
associato a determinate emozioni cos da acquistare una valutazione
soggettiva. Ogni emozione diventa cos lespressione di un processo di
elaborazione degli stimoli sensoriali e cognitivi capace poi tramite il sistema
dei neurotrasmettitori di trasmettere al resto del corpo questa informazione,
con conseguenti modificazioni metaboliche capaci di adattare il corpo alle
nuove esigenze.
I neuropeptidi innescano cos tante reazioni a catena, inducendo nel sistema
nervoso determinate attivit mentali e nuovi stati emozionali, negli altri
sistemi "in periferia" quali quello neurovegetativo, endocrino, immunitario
ecc., modificazioni metaboliche funzionali.
Dunque laspetto pi interessante di questi studi quello di aver posto in
primo piano nella vita di ogni uomo limportanza delle emozioni, capaci di
innescare reazioni fisiche per adattare lorganismo alle mutate condizioni e
consentirgli un adeguato comportamento.

Il sistema limbico e le emozioni

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La struttura coinvolta pi direttamente nellintegrazione degli stimoli


provenienti dalle varie aree cerebrali e nella elaborazione delle emozioni il
sistema limbico.
Con esso si intende una zona del cervello dai confini non ben definiti che
include lipotalamo, lipofisi, lamigdala, lippocampo, il giro cingolato, il
fornice, il setto, i nuclei del talamo.
Il sistema limbico riesce a stabilire fitte interconnessioni con tutto il resto del
cervello e con i principali sistemi del nostro corpo, quali quello endocrino o
immunitario, proprio attraverso i neuropeptidi di cui particolarmente ricco.
Sono stati individuati oltre 50 neuropeptidi e alcuni autori (Pancheri, Biondi e
altri) li hanno raggruppati in "sistemi peptidergici" correlandoli a determinati
comportamenti finalizzati. Sono stati cos individuati e proposti quattro
sistemi peptidergici:
sistema dellazione, del piacere-dolore, della riproduzione, del supporto
biologico di base.
Il sistema dellazione rappresentato principalmente dai neuropeptidi CRF,
ACTH, TRH, Vasopressina. Essi attivano la sequenza ipotalamo-ipofisicorticosurrene, tipica della reazione da stress con significato generale di tipo
adattativo e di aumento delle possibilit di sopravvivenza dellorganismo.
Il sistema del piacere-dolore rappresentato fondamentalmente dai peptidi
oppioidi, endorfine e encefaline. Tali peptidi modulano la soglia e la reattivit
emozionale al dolore, ma anche le reazioni emozionali dei processi di
attaccamento e perdita, alcuni comportamenti appetitivi e alimentari, il
comportamento sessuale ecc.
Il sistema peptidergico della riproduzione rappresentato dal GnRH
ipotalamico, LH, FSH, ossitocina, prolattina, e a livello periferico dagli ormoni
gonadici. Queste sostanze, insieme alla loro azione endocrino-metabolica
classica, modulano emozioni e comportamenti sessuali, e il complesso delle
emozioni che portano allattaccamento materno oltre ancora a svolgere un
ruolo sullapprendimento e la memoria.
Il sistema di supporto metabolico delle funzioni vitali comprende una pluralit
di neuropeptidi ognuno con funzioni sia centrali, ossia sul sistema nervoso,
che periferiche. I pi importanti sono: angiotensina, CCK, bombesina, Vip,
neurotensina, gastrina, peptidi intestinali ecc. Essi sono implicati in funzioni
fisiologiche essenziali per la vita, tra cui alimentazione e assimilazione,
metabolismo, bilancio idrico, sonno, bioritmi, mantenimento della identit
genetica.
Levidenza ed il riconoscimento dellinfluenza di fattori psichici ed emozionali
sui processi biologici e quindi anche sui processi di malattia, hanno raggiunto
un maggiore consenso proprio con laccrescersi di questi studi che hanno
documentato su base sperimentale tali rapporti.
I neuropeptidi rappresentano dunque il punto di contatto tra corpo e mente,
"lanello mancante" (Pancheri ) capace di spiegare la connessione
psicosomatica da tanto cercata.
Ogni stimolo provoca emozioni, pensieri e modificazioni organiche
contemporaneamente e questo tramite i neuropeptidi e i propri recettori,
definiti da Candace Pert, neurofisiologa, direttrice del centro di biochimica
cerebrale del NIMH, National Institute for Mental Health, "sostanze
informazionali" cio capaci di trasportare informazioni, immaginando il corpo
umano come una rete interdipendente di sistemi informazionali, in cui lantica

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divisione tra corpo e mente non esiste pi.


Il sistema nervoso non deve essere visto pi come un semplice incanalatore
degli stimoli ambientali nel momento in cui essi colpiscono i vari organi di
senso, ma come un elaboratore di informazioni, in accordo alle moderne tesi
dei neurofisiologi quali Sperry, Eccels, Pibram.
Tutto questo ci impone di ridisegnare i confini del sistema nervoso,
modificare i concetti anatomofisiologici su cui ci siamo basati finora e aprire
nel campo delle neuroscienze nuove basi biologiche del comportamento.

Sistema endocrino
Originariamente si considerava che il sistema nervoso e quello endocrino
fossero distinti e che le informazioni venissero veicolate nel primo caso
attraverso limpulso nervoso e i neurotrasmettitori chimici, che agivano solo
localmente, nel secondo attraverso sostanze chimiche prodotte dalle cellule
delle ghiandole a secrezione interna, che venivano immesse nel sangue e
andavano ad agire a distanza anche notevole dal sito di produzione.
Oggi sappiamo che i due sistemi sono strettamente connessi e la divisione
puramente artificiosa. La scoperta che sostanze ad azione ormonale chiamate
peptidi sono prodotte, non solo da cellule appartenenti al sistema endocrino
classico, ma anche da quelle nervose o del sistema immunitario o del tubo
digerente, ha modificato la nostra concezione del sistema endocrino, non pi
limitato alle ghiandole propriamente dette (ipofisi, tiroide, paratiroidi, surreni,
gonadi, pancreas) ma formato da cellule che se pure dislocate in tessuti
appartenenti a sistemi diversi, hanno tutte la capacit di secernere ormoni
detti anche peptidi o neuropeptidi se secreti da cellule nervose, cos che si
pu affermare che il cervello stesso anche un organo endocrino e che
artificiosa la distinzione tra neurotrasmettitori, neuromodulatori e ormoni.
A.Pearse ipotizz dieci anni fa che tutte le cellule che producono peptidi sono
dei neuroni, con una comune origine dallectoderma neurale, confondendo
cos i confini tra sistema nervoso e sistema endocrino.
La scoperta che gli ormoni possono favorire direttamente funzioni quali
lapprendimento, la memoria, ecc.. ha ulteriormente arricchito le connessioni
tra i due sistemi.
Ventanni di ricerche hanno ormai stabilito che lequilibrio del sistema
endocrino sensibile a situazioni e stimoli emozionali non solo stressanti tipo un intervento chirurgico o una competizione sportiva, lattesa di un
esame, la morte di una persona cara- ma di tutte le emozioni, comprese
quelle che provocano un riso a crepapelle per una barzelletta spassosa.
Ogni emozione connessa a dei neurotrasmettitori che vanno a stimolare sia
direttamente il sistema nervoso inducendo determinate attivit mentali quali
attenzione, memoria ecc, sia attivando altre emozioni quali dolore-paurarabbia ecc, sia producendo modificazioni periferiche sul sistema ormonale
propriamente detto cos da indurre un metabolismo adeguato alle
circostanze.
Se, ad esempio, una emozione spinge lindividuo ad agire, in particolare a
muoversi e reagire in senso attivo(possiamo immaginare per soccorrere
qualcuno in difficolt) lipotalamo stimolato da uno specifico "codice" di vari
neurotrasmettitori (noradrenalina NA, dopaminaDA, serotonina 5HT,
acetilcolina Ach, acido gamma amino butirricoGABA ) produce un
neuropeptide chiamato CRF che induce lipofisi anteriore a produrre un
ormone chiamato ACTH capace di agire sul corticosurrene stimolando la

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produzione dellormone cortisolo. Tutte queste sostanze, sia il CRF che


lACTH che il cortisolo, in vario modo, preparano lorganismo allazione.
Il CRF ha un importante ruolo nella regolazione del sistema nervoso
vegetativo stimolando il sistema simpatico con l'aumentata produzione di
adrenalina e noradrenalina nel sangue, e inibendo il sistema parasimpatico
con conseguente eccitazione del sistema cardiocircolatorio cos da rendere
pronto lorganismo a fronteggiare ogni sforzo fisico. Parallelamente il CRF va
a deprimere la produzione di un altro importante neuropeptide, il GnRH
gonadotropin realising factor, stimolante la produzione di ormoni sessuali,
cos da concentrare ogni attivit solo sullazione.
LACTH oltre ad una azione endocrina di stimolo del cortisolo, possiede anche
una azione "centrale" diretta sul cervello stesso rilevabile a livello di risposte
comportamentali quali miglioramento della attenzione, delle capacit di
prestazione e della reattivit.
Nel caso di uno stress fisico intenso vengono attivati anche altri ormoni quali
gli oppioidi endogeni responsabili della analgesia da stress, e la melatonina
che regola il nostro sonno.
Anche uno stress puramente emozionale determina una attivazione dei
principali sistemi endocrini, e gli ormoni coinvolti variano a seconda del tipo
di emozione e della durata della stessa e della maggiore o minore capacit di
farvi fronte. Es. lo stress da perdita di una persona cara normalmente non si
associa ad una riduzione degli ormoni sessuali, anche se questo pu
avvenire, mentre uno stress acuto da subordinazione si associa sempre ad
una riduzione di questi ormoni.
Altra correlazione tra sistema nervoso e sistema endocrino visibile
attraverso lo studio della cronobiologia, ossia dei ritmi del nostro corpo.
Il cervello produce neuropeptidi con una certa ritmicit o pulsatilit
dipendente probabilmente anche dai condizionamenti ambientali subiti nel
corso dellevoluzione e quindi invia segnali ai vari tessuti e quindi anche alle
ghiandole endocrine che a loro volta possono, attraverso una loro soglia di
concentrazione nel sangue, regolare in maniera retroattiva la produzione dei
neuropeptidi cerebrali e quindi in ultima analisi la loro stessa produzione.

Il sistema immunitario
Anche in questo campo le scoperte degli ultimi anni hanno rivoluzionato
limmagine del sistema immunitario. La tradizionale concezione del sistema
come puro meccanismo difensivo comandato dallo stimolo antigenico stata
ormai abbandonata. Le cellule immunitarie interagiscono costantemente con
il sistema nervoso e il sistema endocrino a tal punto che non c
modificazione del sistema nervoso che non si associ a modificazioni del
sistema endocrino e immunitario e viceversa. E come pu avvenire tutto
questo?
Le fibre del sistema nervoso autonomo innervano gli organi linfatici
avvolgendoli e infiltrandoli cos da creare delle strettissime connessioni con i
linfociti, si parla infatti di giunzioni neuroimmunitarie, cos che ogni pi
piccola variazione nellequilibrio del sistema simpatico-parasimpatico viene
registrata dalle cellule immunitarie.
Inoltre lindividuazione sulla parete cellulare dei linfociti di recettori per una
serie di sostanze che possono attivare o inibire le loro funzioni stata
decisiva per comprendere una delle basi molecolari dellinfluenza della mente
sul sistema immunitario. Questi recettori sono come serrature che si possono

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aprire per dare inizio a delle attivit cellulari e le molecole che interagiscono
con essi sono neurotrasmettitori, neuopeptidi, ormoni.
I linfociti posseggono recettori per i neurotrasmettitori del sistema nervoso
autonomo, noradrenalina, adrenalina, acetilcolina. Cos ogni pi piccola
modificazione del sistema simpatico-parasimpatico, e della concentrazione dei
suoi neurotrasmettitori, a livello delle giunzioni neuroimmunitarie, produrr i
suoi effetti sulle cellule immunitarie stesse, che verranno pi o meno
stimolate. E stato visto, in animali da esperimento, che denervando linfonodi
e milza, organi nei quali le cellule immunitarie vengono immagazzinate e
prodotte, la risposta immunitaria dopo inoculazione di un virus, era
enormemente ridotta. Dunque il sistema nervoso non solo collegato a
quello immunitario, ma essenziale per una funzione immunitaria
appropriata.
Se consideriamo poi quanto il sistema nervoso autonomo, attraverso una
eccitazione o inibizione del simpatico o del parasimpatico, possa far
esprimere a tutto il corpo una emozione nata nel sistema nervoso centrale,
allora ci apparir sempre pi evidente il nesso tra emozioni e sistema
immunitario.
Altri recettori linfocitari sono specifici per i neuropeptidi ipotalamici e
ipofisari:
CRH, TRH, GRF, GnRH, encefaline, endorfine, ACTH, VIP, sostanza P,
alfaMSH, prolattina e per ormoni propriamente detti quali estrogeni, ormoni
tiroidei ecc.
Ogni nuovo assetto neuroendocrino, che sappiamo si stabilisce al variare
delle richieste del nostro corpo per fronteggiare gli eventi della vita, da quelli
banali dei ritmi sonno-veglia, alle cicliche modificazioni ormonali per garantire
una procreazione, alle continue sollecitazioni del mondo esterno che
richiedono adattamenti fisici e psichici, alle emozioni pi o meno forti, si
associa ad un adattamento del sistema immunitario. E come il cervello in
grado di apprendere e di memorizzare, cos fa anche il sistema immunitario,
capace di riconoscere il "s" dallestraneo e di produrre quella memoria
immunitaria che ci protegge da nuove aggressioni dello stesso virus o che ci
rende immunodepressi di fronte anche al solo ricordo di un evento
stressante.

ULTIMO AGGIORNAMENTO DOMENICA 19 LUGLIO 2009 12:23

IL SUONO DELLA CREAZIONE


Articoli - Altreviste
DOMENICA 05 LUGLIO 2009 12:21

IL SUONO DELLA CREAZIONE

di Enrico Galimberti

Ci che stupisce dell'uomo antico, ma che ancora langue dentro ognuno di


noi, la straordinaria capacit di vivere in simbiosi con il cosmo, conoscendo
appieno i propri sensi e sapendoli controllare e indirizzare verso ed entro
l'infinito.

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Di queste straordinarie capacit, l'uomo comune non sa pi come usufruire,


abituato a riversare nella tecnologia le funzioni naturali dei propri sensi e
obliando al meglio la propria dimensione spirituale.
All'origine della sapienza e della cultura di ogni etnia umana, vi un
elemento che viene ancor prima degli elementi alchemici o fondamentali,
acqua, terra, aria, fuoco, spazio...
... il suono.
Dice Giovanni nel prologo al Vangelo omonimo: "in principio c'era colui che
'la parola'. Egli era con Dio; Egli era Dio. Egli era al principio con Dio. Per
mezzo di lui Dio ha creato ogni cosa..."
Dice la Genesi: "Dio disse... e fu".
Alla base della pi antica filosofia greca vi era la corrispondenza: pensieroparola-realt. Ma la filosofia greca ha attinto dall'Egitto.
E infatti la genesi egiziana di Menfi recita: "Ptah, il grande, il cuore
(cervello) e la lingua (parola) dell'Enneade degli dei, lui cre gli dei, nacque
nel cuore e nacque sulla lingua qualcosa nella forma di Atum.
Ora, Atum il creatore, ma si capisce che lui stesso stato creato, grazie al
cuore (sede del pensiero secondo gli Egizi) e alla voce (lingua).
Anche gli Egizi hanno attinto la filosofia dal Vicino Oriente e cos via fino ad
arrivare l dove attestata la pi antica filosofia: l'India. Brahma il Tutto,
Dio, anima universale.
Alla base della Genesi ind vi , inutile dirlo, il suono.

IL SUONO SILENZIOSO DELLA SPIRITUALIT


Chiunque abbia conoscenza delle dottrine spirituali indiane, avr sentito
parlare del Mantra. una disciplina meditativa che permette, pronunziando
sommessamente determinate sillabe sanscrite sacre, di mandare, per dirlo
con termini profani, in "risonanza" la mente che la pi acerrima nemica
dell'Atman, l'Io, l'anima individuale che si deve realizzare per tornare a far
parte del Tutto.
La mente tende ad allontanare l'individuo dall'infinito, dandogli l'illusione di
essere autosufficiente e spingendolo all'egotismo. Soltanto riuscendo ad
annichilire e controllare la mente, l'Atman risale alla percezione pi alta e di
nuovo si avverte l'appartenenza ad un Tutto che Spirito divino. Lo stesso
concetto altamente spirituale, seppur metaforizzato in termini pi materiali,
ripreso dal Cristo. "Cos come il corpo e le membra sono una cosa sola, cos
Io e il Padre mio siamo la stessa cosa".
il concetto di micro e macrocosmo, l'uno "dentro all'altro" e viceversa.
Attraverso il mantra, la cui sillaba pi potente il famoso "Om" o "Aum", i
maestri Buddisti pi potenti riescono addirittura a scoprire le cause di un
malore fisico e, intervenendo a livello energetico, riescono a curare malattie a
volte in stadio avanzato o terminale.

LA VIBRAZIONE CHE DOMINA IL COSMO


Ora, la parola suono e il suono vibrazione; il pensiero genera energia e

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l'energia vibrazione; la luce vibrazione...


Secondo antiche leggende indiane, con i suoni possibile materializzare degli
oggetti e addirittura esisterebbero delle citt invisibili (Dio disse... e fu... ...di
tutte le cose visibili e invisibili...).
Il comandamento "non pronunciare il nome di Dio invano", deriva dal fatto
che per gli ebrei alcuni nomi sono impronunciabili, a causa del loro potere e
della loro appartenenza a esseri spiritualmente superiori e vicini a Dio.
Sempre in India, a proposito dei Vimana (letteralmente "uccelli artificiali
abitati") si narra che su alcuni di essi fosse incisa la sillaba sacra dell'Om e
mediante determinati canti e preghiere i sacerdoti sapessero comandarli.

E I CERCHI NEL GRANO...


Il potere del suono, dell'energia e della vibrazione entra in gioco anche
quando si parla dei famosissimi Cerchi nel Grano o "Crop Circles". Sembra
che a causarli siano delle particolari onde elettromagnetiche che, di
provenienza incerta, entrano in simbiosi con il campo gravitazionale terrestre.
Anche un simbolo o una forma producono vibrazioni. Il corpo umano emette
onde magnetiche che sono persino in grado di impregnarsi in edifici ad alta
frequentazione come i luoghi sacri. Ma, di nuovo il meccanismo retroattivo,
gli stessi luoghi sacri ( scientificamente dimostrato) venivano scelti perch
fonti di particolari energie dette positive, mentre venivano demonizzati i
luoghi ad alta intensit di onde negative.
Secondo teorie recenti, i simboli riprodotti nei Cerchi nel Grano sarebbero
opera di intelligenze che vogliono aiutare l'uomo ad elevarsi spiritualmente.
Un nativo americano comprende benissimo tali meccanismi, poich anche in
America era largamente diffusa tra i nativi la venerazione del Grande Spirito
e della Madre Terra.
L'animismo da noi occidentali visto come un qualcosa di ridicolo e primitivo,
ma a mio parere andrebbe rivisto il concetto di primitivo. Di sicuro non
sinonimo di rozzo, ma, all'opposto, una grande consapevolezza spirituale
che lega l'uomo al creato. Non a caso la concettualit artistica pi antica la
pi complessa, perch l'uomo antico, come detto in apertura, era in uno stato
spirituale e fisico in perfetta sintonia con le vibrazioni cosmiche, cose che noi,
avvolti dalle radiazioni dei telefonini, abbiamo perduto, ma forse non
irrimediabilmente.
I primi disegni di un bimbo, non sono rappresentazioni della semplice realt
visiva. In essi sono racchiusi gli stati d'animo e le proiezioni sensibili di s.
Col tempo, di nuovo, la mente categorizza secondo determinati schemi e
preclude ogni libero sfogo della nostra interiorit spirituale.
Quello che l'uomo ha scordato, nel corso della sua tanto incerta storia,
proprio il fatto di essere uomo, un dio caduto che sogna le stelle, ma non si
accorge di brillare di luce divina.
ULTIMO AGGIORNAMENTO DOMENICA 05 LUGLIO 2009 12:21

Aiutarsi con le emozioni


Articoli - Sublimen
DOMENICA 05 LUGLIO 2009 12:18

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Aiutarsi con le emozioni


di Giampiero Ciappina

Il valore dell'irrazionalit nella risoluzione dei problemi


Intuizioni, fini percezioni, sensibilit emotiva, sensazioni vanno poco di moda
e vengono considerati talenti di poco valore soprattutto in un mondo
dominato da una scienza che vuole essere sempre pi aggrappata alla
dimostrabilit a tutti i costi. Moltissime persone giungono dallo psicoterapeuta
come ultima chance. Prima di fare questo 'ultimo' passo per hanno tentato e
ritentato mille volte di risolvere la propria angoscia o il proprio problema in
maniera autonoma, o con l'aiuto di qualche amico volenteroso.
Il problema stato quindi spesso considerato, analizzato, valutato, fatto i
mille pezzettini e poi ricomposto, disgregato e ri-aggregato, sezionato e
ricucito con risultati temporanei o spesso quasi nulli.
Ogni amico ha dato il suo parere, espresso la sua opinione, indicato la sua
soluzione e la persona si ritrova con una sorta di patch-work variopinto che
purtroppo talvolta - al di l dell'affetto e del calore cos dimostrato - risulta
poco utile o specificatamente efficace.
Perch accade questo? Accade perch la mappa del tesoro sbagliata! O
meglio, inadatto il piano di riferimento. In altre parole, la persona - e gli
amici affettuosi - cercano e disegnano strade e percorsi risolutivi, spesso
utilizzando lo strumento che da adulti ci consente (apparentemente) il
migliore adattamento nella nostra societ: il ragionamento logico, la
deduzione aristotelica, il principio di causa-effetto.
Attraverso l'analisi dei fatti la persona cerca di trovare una risposta alla
propria angoscia, commettendo un umanissimo e comprensibile errore:
cercare nel luogo sbagliato con lo strumento sbagliato. E' come tentare di
pescare trote cercando in mare aperto, e magari con il fucile da caccia!
Quando invece una problematica si ripresenta, magari a fasi alterne,
numerose volte nel corso della vita di un individuo, difficilmente la soluzione
si trova nei fatti razionali e contingenti. Quando per l'ennesima volta una
donna si innamora di un uomo inizialmente dolce - ma, che nel medio periodo
si dimostra freddo e violento - quando per l'ennesima volta un uomo si trova
in ufficio a dover affrontare sempre le medesime problematiche, malgrado
abbia cambiato numerosi impieghi e lavori diversi, l'analisi razionale e il
ragionamento logico possono aiutare molto poco.
Per comprendere questo mistero, dobbiamo fare un passo indietro e
conoscere un p lo sviluppo cognitivo del bambino. In et molto remote (dai
0 ai 3 anni) il sistema nervoso del bambino in pieno svolgimento: si stanno
completando i sistemi neurologici e parallelamente si stanno sviluppando le
strutture psichiche.
Gli eventi che accadono in questo arco di tempo sono tutti molto importanti
perch vanno ad influire su una psiche in formazione e per questa ragione
spesso non riescono ad essere "metabolizzati" correttamente ed elaborati.
Molti eventi hanno quindi un forte impatto emotivo, ma difficilmente hanno
un corrispettivo razionale (la neo-corteccia si sta completando, mentre le
strutture limbiche del cervello sono gi perfezionate).
Accade quindi che i ricordi di questa fase della vita abbiano delle

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caratteristiche del tutto particolari: mentre un adulto immagazzina i ricordi


come una sorta di archivio fotografico e cinematografico, odoroso, a volte
tattile, per i bambini molto piccoli non esiste ancora il sistema di
catalogazione n tantomeno un "archivio" in grado di immagazzinare i ricordi.
Eppure gli eventi, soprattutto quelli forti o addirittura traumatici, producono
un forte effetto sulla psiche in formazione. E' questa la ragione per cui molte
persone raccontano di non aver subito alcun trauma o comunque di non
ricordare nulla di doloroso o di particolare nella loro infanzia. Essi cercano
nella "cineteca" formatasi intorno ai 3,5 - 5 anni, dove questi dolori antichi
effettivamente non ci sono. Bisogna non solo cercare altrove, ma soprattutto
bisogna cercare con un sistema diverso dalla logica razionale.
I ricordi di epoche remote della vita non hanno quindi un'immagine o un
supporto sensoriale di riferimento, come invece hanno l'estate a Rimini o la
prima bicicletta gialla: bens hanno solo una forte carica "emotiva", spesso
priva di alcun supporto sensoriale. Dobbiamo immaginarli come la reazione
biologica di un organismo vivente, ma non ancora "cogitante" in senso
stretto. Ecco perch molte persone dicono di non ricordare nulla prima dei 2 o
3 anni: i ricordi di quell'epoca (e soprattutto l'intenso carico emotivo dei
traumi) sono come comete vaganti nell'inconscio e che periodicamente
ritornano nell'orbita dell'Io facendo percepire la loro angosciosa presenza e la
loro bruciante vitalit.
Come? Con il dolore e con la "ripetizione" nella vita presente (quella che
Freud chiamava la "coazione a ripetere"). Ovvero, ogni volta che alcune
circostanze della vita attuale e quotidiana sono analoghe ad alcune
problematiche della persona, o semplicemente offrono alla persona
l'opportunit di risolvere quelle problematiche, ecco allora che la cometa
torna dalle profondit dell'universo oscuro per riportare alla luce un dolore
antico e non ancora risolto.
Questo non un elogio dell'irrazionalit: il raziocinio infatti uno strumento
molto utile per affrontare gli eventi della nostra societ, ma aiuta molto poco
quando si tratta di affrontare problemi molto antichi che si manifestano senza
supporto razionale, privi di una loro logicit intrinseca, sforniti anche di quel
minimo appiglio misurabile a cui la nostra analisi coerente e logica pu
aggrapparsi. Bisogna allora partire per l'esplorazione affidandosi a strumenti
enormemente sviluppati nei bambini, ma che gli adulti tendono a perdere nel
corso dello sviluppo: sono gli strumenti dell'intuizione, della creativit, delle
percezioni extra-sensoriali, di quel sesto-senso con cui tutti nasciamo,
dell'illuminazione tanto evocata dalle culture orientali e che hanno un valore
inestimabile nel cammino verso la propria serenit e realizzazione.
Questi strumenti hanno molto poco di razionale e per questo motivo ci
appaiono poco affidabili e incutono timore: eppure il nostro cervello destro,
detto l'emisfero "olistico" l pronto per aiutarci nel cammino. A questo punto
bisogna abbandonare, lasciar cadere la torcia della razionalit e chiudere gli
occhi: lasciare che i pensieri si rincorrano veloci e irrequieti. Bisogna cercare
il silenzio e la quiete, ma non solo quella esterna, soprattutto quella interiore.
Bisogna lasciare che il silenzio interiore possa placare il vortice dei pensieri,
affidarsi all'amore e alla saggezza che dimorano pazienti dentro di noi e
lasciare che le emozioni pian piano timidamente dal fondo, possano farsi
strada. Quando il silenzio tanto cercato e tanto desiderato si finalmente
aperto dentro di noi, allora possiamo accogliere le emozioni, senza paura e
senza timore: quel timore che ci porterebbe a cercare subito di capirle, di
comprenderle, catalogarle, di "imprigionarle" in un pensiero logico.
Accogliere le emozioni come contemplare un'opera d'arte: bisogna fare
silenzio e rimanere ad osservare. Forse l'opera d'arte ci lancer un
messaggio, forse ci doner una scintilla di luce che dovremo curare e

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conservare con cura. Alla fine, dopo che lungamente ci saremo allenati al
silenzio interiore e soprattutto alla ricerca con gli strumenti dell'irrazionalit,
allora e solo allora potremo cercare di decodificare il messaggio, potremo
tentare di dare un senso alla scintilla che ci stata donata e portarla nella
nostra vita quotidiana per lenire le ferite.
ULTIMO AGGIORNAMENTO DOMENICA 05 LUGLIO 2009 12:18

Il cervello dei mistici


Articoli - Sublimen
DOMENICA 05 LUGLIO 2009 12:14

Il cervello dei mistici


Articolo tratto da la Repubblica, 2003

Fin dal caso Galileo scienza e religione si sono opposte, e spesso scontrate, a
causa delle contrastanti direzioni dei loro sguardi: verso questo mondo l'una,
e verso l'altro mondo l'altra. A causa dei suoi interessi, la religione per
costretta a convivere con un vero e proprio paradosso: il fatto, cio, che alla
trascendenza l'uomo non pu che guardare per mezzo della sua immanenza,
filtrando e adattando ogni idea e immagine di Dio mediante la sua mente e il
suo cervello. E infatti i mistici di ogni tempo e luogo hanno sempre
sottolineato l'ineffabilit della divinit, l'inadeguatezza di ogni sua descrizione
e la falsit di ogni sua rappresentazione.
Non appena la scienza ha cominciato a interessarsi di mente e cervello
dunque, si ritrovata a fare i conti con gli aspetti psicologici dapprima, e
neurofisiologici poi, della religione. II primo fronte l'ha aperto la psicanalisi, i
cui padri fondatori hanno dedicato all'argomento studi approfonditi e, per
molti versi, sorprendenti: da L'avvenire di un'illusione e L'uomo Mos e la
religione monoteistica, di Freud, ai numerosi saggi raccolti in Psicologia e
Religione di Jung.
Tra religione e psicanalisi esiste infatti un vero e proprio conflitto d'interessi,
che diventa plausibile non appena si nota che quest'ultima costituisce una
versione secolarizzata del cristianesimo, in cui il paradiso terrestre lo stato
prenevrotico, la caduta il trauma dell'infanzia, il peccato la nevrosi, il messia
lo psicanalista, e la grazia l'analisi. E dalla plausibilit si passa alla necessit
quando si ricorda che la religione, sfrondata delle sue convenzioni e
circonvenzioni, si pu appunto ridurre all'identificaztone di Dio con l'inconscio,
e della salvezza con la sua scoperta.
Questa identificazione ben nota in tutti coloro che hanno occhi per vedere e
orecchie per intendere. Ad esempio, in Occidente, a William James che nel
classico Le varie form dell'esperienza religiosa ipotizzava: "Ci con cui ci
sentiamo connessi nell'esperienza religiosa il prolungamento inconscio della
nostra vita conscia". E, in Oriente, a Daisetz Suzuki, chi nell'altrettanto
classico L'esercizio koan come mezzo per realizzare il satori definiva:
"L'illuminazione zen la realizzazione dell'Inconscio". Per ottenere questa
realizzazione la psicanalisi e lo zen propongono di seguire la stessa via, gi
anticipata dal taoismo agire senza agire, cio adattarsi al naturale fluire delle
cose senza interferirvi artificialmente.
A seconda dei casi si parla di "associazioni libere", o di "vuoto mentale" ma,
benche i nomi cambino, la sostanza rimane comunque la stessa: svincolare il
pensiero dalle corazze dell'attenzione e permettergli di seguire la sua vera
vocazione. Con la psicanalisi siamo, per ancora al livello della pseudoscienza

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di un insieme di credenze, cio, internamente coerente ma esternamente


inverificabile. O, se si preferisce, di una storia di cui si pu constatare la
verosimiglianza ma non dimostrare la verit (n soprattutto, la falsit). Con
le neuroscienze si sale invece al livello della scienza dura e pura e si pu
studiare da un punto di vista oggettivo il sorprendente fatto che le esperienze
religiose di tipo mistico possono essere indotte e riprodotte con i mezzi
elettrochimici tipici dell'attivit cerebrale. Il che fa pensare, ovviamente, che
esse siano pi immanenti che trascendenti, o come dicono coloro che se ne
intendono, che il regno di Dio sia dentro di noi; pi precisamente, dentro la
nostra testa.
La tradizione chimica del misticismo si perde nella notte dei tempi. E la
connessione fra droghe e religioni troppo diffusa per essere casuale, come
dimostrano i vari "cibi e nettari degli di" della storia: il soma vedico, la
manna ebraica, il loto omerico, il vino bacchico, la canapa indiana, il peyote
messicano, la coca incaica, l'ayahuasca amazzonica, la ganja giamaicana, la
kava fijiana... Non c' comunque bisogno di andare troppo lontano, per
vedere chimicamente Dio. Basta il gas, come racconta William James in
Volont di credere. 0, ancora pi semplicemente, bastano la vasca di
deprivazione sensoriale, descitta da Richard Feynman in Sta scherzando Mr.
Feynman!. O il deserto come per Sant'Antonio. O la cella (del carcere o del
convento), come per San Giovanni della Croce. O i digiuni e le veglie. O le
trans indotte da danze, canti, o mantra ossessivi. O gli esercizi, di
respirazione guidata o forzata che accomunano le tecniche meditative, pi
disparate dallo yoga allo za-zen.
Anche se, ovviamente, pi i mezzi sono blandi, e maggiore diventa la
difficolt di raggiungere l'illuminazione: in un recente studio condotto da
Newberg e D'Aquili su monaci tibetani e suore cattoliche e descritto in Dio nel
cervello (Mondadori), ha permesso di stabilire quale zona cerebrale venga
attivata dalle meditazioni o dalle preghiere, e quale sia il meccanismo
dell'illuminazione mistica.
Sostanzialmente, ci sono due tecniche classiche di concentrazione, che
consistono nel distogliere completamente l'attenzione da tutto, o nel
concentrarla invece completamente su qualcosa. Nel primo caso si provoca
un blocco, e nel secondo un sovraccarico, degli stimoli sensoriali che arrivano
al lobo parietale superiore posteriore, preposto alla formazione del senso del
se personale interno (a sinistra) e dello spazio oggettuale esterno (a destra).
Entrambe le tecniche producono una dissoluzione del senso del s nella zona
di sinistra, ma differiscono per gli effetti nella zona di destra.
Il blocco sensoriale provoca infatti anche una dissoluzione del senso dello
spazio, che viene sperimentata come una interconnessione olistica del se con
l'infinito o con il vuoto. Un sovraccarico sensoriale assegna invece una
valenza inusuale all'oggetto sul quale ci si concentra, che viene percepita
come una in unione con esso: come dicono i mistici che meditano su
immagini divine. "Deus factus sum, "sono diventato Dio". In vari studi
condotti su soggetti malati, descritti da Ramachandran e Blakeslee nel
capitolo "Dio e il sistema limbico" di Fantasmi nel cervello, assurdamente
tradotto in italiano come La donna che mori dal ridere (Mondadori, 1999),
hanno permesso invece di inaugurare una tradizione elettrica del misticismo.
Si tratta sostanzialmente di stimolare artificialmente i "lobi temporali" nei
quali si situano le connessioni fra i centri sensoriali e l'amigdala che la parte
del cervello preposta a dare significati emozionali agli avvenimenti esterni.
Stimoli inusuali ai lobi temporali possono provocare disfunzioni dell'amigdala,
con conseguente assegnazione di valenze cosmiche a oggetti e fatti anche
banali.
La stimolazione dei lobi temporali pu avvenire anche spontanamente, ad
esempio in crisi epilettiche. E, ancora una volta, la connessione fra epilessia e

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religione troppo diffusa per essere casuale. Lo dimostrano.


simmetricamente, sia le intense esperienze spirituali provate da molti
epilettici durante gli attacchi, che l'epilessia di molti profeti e santi, da Paolo
di Tarso a Maometto. Naturalmente il paradosso fisiologico della religione sta
proprio nella possibilit di interpretare questi fatti in maniere contrapposte.
Da un lato, il credente rifiuter di ridurre le proprie esperienze religiose a
fattori elettrochimici, cos come rifiutano una tale riduzione l'ansioso, il
depresso e lo schizofrenico. Dall'altro lato, il non credente si stupir che il
religioso, cos come l'ansioso, il depresso e lo schizofrenico, ipostatizzino le
proprie turbe fisiche attribuendole a cause metafisiche.
Comunque sia, si conoscono da tempo farmaci psicodislettici, stimolanti
dell'esperienza religiosa: ad esempio,la mescalina e i funghi allucinogeni,
descritti da Huxley in Le porte della percezione e da Castaneda nel ciclo di
Don Juan. Farmaci inibitori, analoghi ad ansiolttici, antidepressivl e
neurolettici, per ora invece non ci si sono. Ma c' da scommettere che tra
qualche tempo il medico arriver a prescrivere una pillola al paziente che
mostri sintomi religiosi. E magari, pillole diverse per religioni diverse.
ULTIMO AGGIORNAMENTO DOMENICA 05 LUGLIO 2009 12:15

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