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http://www.rassegna.it/articoli/2015/01/15/117954/se-la-giraffa-ha-il-collo-corto
affermava che il degrado ambientale era confinato ad una fase precoce dello sviluppo. Insomma pi sviluppo,
meno danni ambientali, era il risultato di questo ragionamento, smentito, tanto per fare un esempio, dalla pesante
responsabilit dei paesi pi emancipati nei riguardi delleffetto serra, ben maggiore di quelli pi arretrati.
Per invertire la rotta fin qui descritta Marco Revelli fa ancora riferimento al mai abbastanza rimpianto Keynes.
Lautore richiama la metafora delleconomista sulle giraffe, quella parabola zoologica secondo la quale anche
quelle dal collo corto hanno diritto in un branco a nutrirsi e a non essere vittime della voracit di chi, grazie al
collo pi lungo, riesce a fare piazza pulita di tutto il nutrimento disponibile. Ed ecco che a questo punto appare
dirimente introdurre il concetto di solidariet per ridare allo Stato quel ruolo positivo di regolatore delleconomia e
dello sviluppo e alla societ quella dimensione etica e appunto solidale della quale si sente molto la mancanza.
Una parola proscritta
Stefano Rodot affronta il tema con la sua consueta perizia dividendo il volume in undici punti e sottolineando fin
dallinizio come la parola solidariet sia diventata proscritta, non pi tratto che lega benevolmente le persone,
ma delitto, appunto, di solidariet, quando i comportamenti di accettazione dellaltro, dellimmigrato irregolare ad
esempio, vengono considerati illegittimi e si prevedono addirittura sanzioni penali per chi vuol garantirgli diritti
fondamentali. Eppure da secoli che insigni pensatori mettono in guardia sulla necessit che lo Stato si doti di
regole certe per fare in modo che non prevalga la discriminazione, andando dunque oltre la dimensione
caritatevole. Basti citare Montesquieu in un discorso del 1748 riportato da Rodot, dove il filosofo francese
ammonisce lo Stato sostenendo che [q]ualche elemosina fatta a un uomo nudo per le strade non basta ad
adempiere gli obblighi dello Stato, il quale deve a tutti i cittadini la sussistenza assicurata.
Andando ancora pi indietro nel tempo il giurista ricorda quanto scrisse Etienne de La Botie nel 1549 quando
sosteneva, parlando della natura, che questa nella distribuzione dei suoi doni, ha avvantaggiato nel corpo o nello
spirito gli uni piuttosto che gli altri senza tuttavia volerci mettere in questo mondo come in un campo di battaglia.
Oppure, qualche decennio dopo, nel 1660, John Locke quando nel primo dei Due trattati sul governo afferma:
Come la giustizia d ad un uomo diritto alla propriet di ci che ha prodotto con il suo onesto lavoro; cos la carit
d diritto ad ogni uomo a quella parte della ricchezza di un altro che gli necessaria per fuggire una situazione di
estremo bisogno.
Queste considerazioni dovrebbero essere sufficienti per fare piazza pulita di ogni idea dice Rodot di societ
concepita come naturalmente armonica, e quindi capace di autocorrezione di fronte alla privazione di beni
fondamentali. Nei tempi odierni il concetto di solidariet rischia di essere ricacciato nellalveo della compassione,
della carit, come avviene nella politica statunitense che resta confinata in una logica caritatevole che mette ai
margini il diritto della persona e al centro quella della propriet. Se nel secolo breve le cose sono andate
diversamente lo si deve al grande ruolo giocato dal movimento operaio che ha permesso la promulgazione di
costituzioni molto avanzate in questo senso. La mancanza ora di un soggetto in grado di svolgere quel ruolo,
scrive Rodot, non ci deve impedire di individuare proprio nella solidariet uno strumento che pu consentire di
contrastare una lotta condotta da una classe imprenditoriale proprio per ridimensionare i diritti sociali.
A questo ruolo che pu giocare la solidariet se ne aggiunge un altro finalizzato alla ridefinizione del concetto di
cittadinanza che in Europa pu e deve andare oltre quello di nazionalit cos da trasformare il Vecchio continente
in unEuropa dei cittadini e non solo dei mercati. Solo cos si potr rimediare al vulnus creato dallEuropa che ha
escluso la Carta dei diritti fondamentali dal quadro costituzionale europeo, ponendo in tal modo le premesse della
odierna e intollerabile situazione dove regna lodio tra paesi creditori e paesi debitori in luogo di un necessario
rapporto solidale. Tutto ci dovrebbe spingere le varie nazioni a introdurre o a rafforzare nelle proprie costituzioni
quei punti riguardanti proprio la solidariet facendo a meno di quel pareggio di bilancio che paesi solerti come
il nostro si sono affrettati a introdurre.
A conclusione di questo lungo ragionamento vale la pena ricordare lultimo film dei fratelli belgi Dardenne, Due
giorni, una notte, spesso citato proprio da Rodot nelle interviste da lui rilasciate sul libro. I due cineasti
raccontano con perizia la storia di una lavoratrice che a fatica cerca la solidariet appunto dei colleghi per evitare
il suo licenziamento. Non ottiene esattamente quello che vuole ma apre una breccia importante nel muro
dellindifferenza e dellegoismo. Questo il punto dal quale ripartire. Tenendo conto, come scrive Rodot, che la
produzione di solidariet non a costo zero ed esige capitale sociale e risorse finanziarie. Come dire che la
solidariet appunto deve tornare a essere un elemento strutturale nelle scelte politiche di chi una volta
rappresentava le classi sociali pi deboli della societ. Altrimenti a vincere sar la barbarie come sosteneva nel
1916 Rosa Luxemburg non a caso citata da Stefano Rodot allinizio di questa sua ultima fatica.