Sei sulla pagina 1di 2

IlproemiodiParmenideeilproblemadellechiavi.

NoterellaallamicoGiorgioImbraguglia.

IlproemiodiParmenide,comenoto,rappresentaunapietradiparagonerivelatrice
della cultura interpretativa degli esegeti e commentatori di ogni tempo. a causa della
singolare fisionomia di questanimata ouverture, cos ricca di movimento e di figure
emblematiche, che lattenzione degli interpreti si fissata a preferenza sulle immagini pi
facilmente riconducibili a simboli e metafore, al di l del ragionevole limite fissato dal
contestostoricofilologico.Edpertalvia,spessoingannevoleeinsidiosa,chesitentatodi
recuperareilsensogeneralediquestoquadrointroduttivo,ponendoloinambiguarelazione
conladottrinadiParmenide,qualenoilaconosciamodalcomplessodeglialtriframmentie
delletestimonianze.Nonpossibilefarequi,neppurepersommicapi,lastoriadeitentativi
ermeneutici rivelatisi del tutto fallaci. Basti solo rilevare che la suggestione di queste scene
proemiali ha spesso consentito una lettura del pensiero di Parmenide pericolosamente
disancoratadaivaloritestuali.
Chisioccupadifilosofiagrecamalosservazionevalidapertuttoilpensieroantico
sa che il momento inverativo della ricerca consiste nella verifica e nella ricostruzione della
semantica originale del testo in esame. Il proemio di Parmenide, dicevamo, costituisce un
bancodiprovaperquantineintraprendonolesegesi,manonsoltantoperlepresenzeeil
paesaggio, ambigui ed evanescenti, cui si contrappongono scorci e dettagli di un attento
realismo, bens anche per le valenze allegoriche del linguaggio. Il filosofopoeta, infatti,
introduce un saputo intreccio di riecheggiamenti della poesia omerica, che andrebbero letti
filtrando dalle trame antiche i nuovi contenuti di pensiero. Lo studioso non pu, a questo
punto, fare a meno dellausilio della filologia, la quale non soltanto gli dischiude corretti
percorsi ermeneutici, ma gli consente anche di saggiare i rapporti tra la scrittura
parmenideaequelladeifilosofialuicontemporanei.
Su questa esigenza ha recentemente attirato lattenzione degli studiosi un libro di
Mario Untersteiner (Problemi di filologia filosofica, CisalpinoGoliardica, Milano 1980), che
lautore,nonostantelasuaquasicompletacecithacondottoatermineconlacollaborazione
diL.SichirolloeM.VenturiFerriolo.Noiseguiamolasuaimpostazionemetodologicasenza
pretendere, naturalmente, che da essa debbano discendere risultati sempre coerenti e
definitivi.
Per dare un significato concreto allapplicazione del metodo storicofilologico
accenniamoaundettaglioscenografico,sulqualegliinterpretihannospessosorvolato.Si
tratta delle chiavi amebiche (klei`da~ ajmoibouv~) di 1. 14 e del balanoto;n ojch`a di 1. 16.
Sono termini tecnici fra loro strettamente collegati, solitamente tradotti con voci desunte
dallamodernanomenclaturadeicongegnidichiusura,chepocoonullahannoachefarecon
le chiavi di Parmenide. Questo fatto tanto pi sconcertante e ingiustificabile se si pensa
che su questo particolare argomento soccorrono almeno tre fonti di grande attendibilit: il
ParminidesLehrgedichtdelDiels,ilDarembergSaglios.v.seraelaRealencyclopdiedelPauly
s. v. Schlsser e Schlssel. Rimandiamo quindi alle su citate opere per la ricognizione e
discussione delle fonti letterarie, epigrafiche e archeologiche. Il balanoto;~ ojceuv~ era
costituito da una barra (il paletto) di legno (in seguito, anche di metallo) scorrevole entro
gioghi o ganasce fissati allinterno dellanta e nello stipite nelle porte a unanta, o sulle due
ante nelle porte bivalvi. Questo paletto era attraversato nella parte centrale da fori verticali
allineatisecondounoschematriangolareirregolare,inmodochelalorodisposizioneinterna
risultasse opposta e contraria a quella esterna. Al di sopra del paletto era sistemata una
cassetta (la balanodovkh), nella quale erano contenuti dei perni o cavicchi (le bavlanoi), che
per caduta si inserivano nei fori del paletto bloccandolo. Per azionare questa serratura

entravano in gioco le klei`de~ ajmoiboiv, due stanghette con rebbi verticali corrispondenti agli
schemi dei fori, che, introdotte sotto il paletto, respingevano le bavlanoi nella balanodovkh
rendendo possibile lo scorrimento della barra e quindi la chiusura o lapertura della porta.
Ora, poich i fori rispetto allinterno e allesterno mostravano differenti simmetrie
presentandosicomeduetriangoliirregolariconiverticiopposti,perpoterchiudereeaprire
occorrevanoduechiavi,unaperuscireeunaperentrare.Questotipodichiaveageometria
opposta era una novit tecnologica che veniva dalla Grecia, esse infatti erano denominate
chiavi laconiche. Ma perch ajmoiboiv? In Omero (vedi ad. es. Iliade 13, 793) ajmoiboiv sono
dettiisoldatichedannoilcambioailorocommilitoniprendendoneilposto.Allostessomodo,
le due chiavi si alternavano nelluso, ma erano diverse: quella che serviva per entrare non
potevaessereadoperataperuscire.Cisipuinterrogaresuquestaparticolaritdelproemio,
ciosulrilievorealisticoetecnologicoconcuiParmenidecidescrivelaporta attraversata dal
carro delle Eliadi. Realismo che contrasta con latmosfera onirica entro cui si muovono i
protagonisti del viaggio verso la luce. Perch il nostro filosofo insiste su questi due registri, proprio
alle soglie di un discorso remoto da ogni concreta, visibile realt ? Rispondere a questo
interrogativo non facile, andare alla ricerca di una risposta il viatico di chi tenta, come pu, di
capire il filosofo di Elea.
[1980]

Potrebbero piacerti anche