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Quando parte dei dati dipende dal tempo, la determinazione di deformazione e sforzi in una struttura richiede di formulare e risolvere un appropriato
problema di evoluzione.
Le equazioni del problema sono di solito versioni particolari di due principi
generali formulati da Eulero: i bilanci della quantit`
a di moto e del momento
della quantit`
a di moto. Laspetto matematico di tali equazioni di bilancio
dipende dal tipo di modello strutturale che si ririene conveniente impiegare:
sono equazioni differenziali ordinarie, se il modello prescelto `e a deformabilit`
a
concentrata; equazioni alle derivate parziali, se il modello `e a deformabilit`
a
diffusa. Nel primo caso, lo stato del sistema `e descritto per mezzo di una lista
finita di funzioni del tempo che prescrivono il valore dei parametri scalari
necessari ad ogni istante dellintervallo di osservazione; nel secondo, da una
lista di campi, cio`e, di funzioni dello spazio e del tempo.
Si consideri lesempio di Fig. ??, dove una struttura a mensola soggetta a
un carico variabile nel tempo `e modellata sia concentrandone la deformabilit`a
nella sezione di vincolo sia attribuendole deformabilit`a diffusa. In entrambi
i casi, levoluzione temporale della struttura viene regolata dal principio di
bilancio del momento della quanti`a di moto; in entrambi i casi, si vuole determinare w(x, t), il campo degli spostamenti verticali dei punti della mensola.
Per il modello di mensola a deformabilit`a diffusa, questo si ottiene risolvendo
unequazione alle derivate parziali di tipo iperbolico; per quello a deformabilit`a
concentrata, si pu`
o contare su una parziale rappresentazione preliminare per
il campo di spostamenti in questione, del tipo w(x, t) ! x(t), e la funzione
t " (t) si ottiene risolvendo unequazione alle derivate ordinarie.
Questo nostro studio verter`a esclusivamente su modelli a deformabilit`
a
concentrata, che compiano moti adeguatamente descritti da versioni lineari
delle equazioni cui si riducono i principi di bilancio.
Osservazione 1. I problemi di evoluzione che affronteremo in dettaglio saranno sempre lineari e ben posti, cio`e, secondo una ricetta proposta da Hadamard,
problemi lineari per i quali si possa contare su esistenza (), unicit`
a (U) e di-
20
pendenza continua dai dati (DC) della soluzione. Val la pena di dare unidea
del requisito di buona posizione per problemi cui si pu`o conferire laspetto
formale seguente:
L[s] = d,
dove L denota un operatore lineare che trasforma la soluzione s nel dato d; risolvere un problema siffatto significa costruire lapplicazione dato "
soluzione:
d " s = L1 [d],
per tutti i dati in un insieme assegnato (qui L1 designa formalmente loperatore inverso di L). Se nessuna delle situazioni schematicamente rappresentate
nella Fig. ?? ha luogo, il problema si dice ben posto.
Osservazione 2. Mentre esistenza e unicit`a sono propriet`
a qualitative, la dipendenza continua `e una propriet`
a quantitativa, che si pu`o esprimere come
la richiesta che dati piccoli inducano soluzioni piccole. Per una immediata
esemplificazione di queste differenze, si supponga che L sia una matrice mn,
d un m-vettore e s un n-vettore; allora, lesistenza di una soluzione `e garantita se L ha rango massimo, lunicit`a se, inoltre, m = n; daltra parte, la
dipendenza continua `e espressa dalla maggiorazione
|s|2 cost.|d|2 .
(4.1)
5 Loscillatore armonico
Il prototipo di una struttura a deformabilit`a concentrata `e loscillatore armonico (Fig. ??), che consiste di un punto materiale P di massa m > 0, vincolato
da una molla elastica di costante > 0 a muoversi con velocit`a v sulla retta
dazione di una forza applicata f . Il moto del sistema `e regolato dallequazione di bilancio della quantit`
a di moto mv del punto. Viste le forze esterne e
interne in gioco, tale bilancio assume laspetto:
d
(mv ) = f x ,
dt
dove, visto che f = f (t)e, si deve porre:
x = x(t)e,
v = x(t),
5 Loscillatore armonico
ottenendo:
m
x + x = f.
21
(5.2)
x(0)
= x 0 ,
(5.3)
sia una maggiorazione di dipendenza continua del tipo (4.1). Il problema (5.2)(5.3) `e dunque un problema ben posto. La linearit`a del problema ci consente di
procedere a costruirne la soluzione sovrapponendo gli effetti dei dati: ponendo
f (t) 0 in (5.2), determineremo il moto libero (cio`e, non forzato) conseguente
allimposizione delle condizioni iniziali (5.3); a questo moto aggiungeremo,
istante per istante, il moto forzato ottenuto risolvendo (5.2) con condizioni
iniziali nulle:
x(0) = 0, x(0)
= 0.
(5.4)
5.1 Moto libero
Vogliamo dunque risolvere il seguente problema ai valori iniziali:
!
m
x + x = 0,
x(0) = x0 , x(0)
= x 0 .
(5.5)
*= 0.
t (0, ),
"
,
m
i2 = 1.
(5.6)
(5.7)
22
Indicando con
p :=
"
la pulsazione propria del sistema (le cui dimensioni sono tempo1 , misurata
in sec1 ), la coppia di funzioni
x1 (t) = e+ipt ,
x2 (t) = eipt
si dice un sistema fondamentale di integrali dellequazione (5.5)1 . Questo sistema non `e lunico che lequazione ammetta: infatti, in virt`
u delle formule di
Eulero
e+ipt = cos pt + i sin pt, eipt = cos pt i sin pt,
(5.8)
non si fatica a riconoscere come sistema fondamentale anche la coppia di
funzioni
x
1 (t) = cos pt, x
2 (t) = sin pt.
x(0)
= pc2 = x 0 ;
x 0
sin pt .
p
(5.10)
5 Loscillatore armonico
23
(5.14)
(5.15)
questo risultato va sotto il nome di il teorema dellimpulso: per un punto materiale, il salto della quantit`
a di moto `e pari allimpulso della forza
applicata.
` importante notare che limpulso associato a una forza che
Osservazione. E
dipenda dal tempo in modo regolare allistante di interesse (diciamo, che sia
continua in t) `e nullo. Le forze impulsive quelle, cio`e, che possono trasmettere al corpo cui siano applicate un impulso non nullo ad un certo istante
dipendono dal tempo al modo suggerito da Dirac.1 Una forza di Dirac che
trasmetta limpulso i allistante t si pu`o immaginare come una successione di
forze {fn }, di direzione e verso costante e modulo
fn (s) =
n
1
1
i per s (t , t + ),
2
n
n
= 0
altrimenti
(Fig. ??); `e facile verificare che limpulso di ciascuna forza fn allistante t vale
appunto i.2
1
24
1
m
(5.16)
$
t+z
f (s)ds;
dz
'$
t+z
t
(
f (s)ds .
Infine, supponendo che la funzione s " f (s) obbedisca, oltre alla condizione
(5.12) sullimpulso, anche la condizione seguente:
$ + ' $ t+z
(
lim
dz
f (s)ds = 0,
(5.17)
0
[x] (t) = 0;
(5.18)
come dire che una percossa del tipo considerato non altera la posizione che
il punto materiale occupa allistante in cui gliela si infligge. Daltra parte,
unapplicazione diretta del teorema dellimpulso ci fornisce la variazione di
velocit`
a del punto conseguente alla percossa:
i
.
(5.19)
m
Dunque, leffetto su un oscillatore armonico (un punto materiale non vincolato) di una percossa di impulso i inflittagli allistante t0 ne sar`
a il moto
libero associato alle condizioni iniziali:
i
x(t0 ) = 0, x(t
0) = ;
(5.20)
m
luso della formula (5.11) consente di scrivere questo moto nella forma:
[x]
(t) =
x(t) =
i
sin p(t t0 ).
pm
(5.21)
5 Loscillatore armonico
25
= 0.
La soluzione (5.21) del problema di moto susseguente ad un evento impulsivo a suggerito a Duhamel3 un argomento euristico (rapido e suggestivo,
cio`e, ma non rigoroso) per proporre per il problema (5.22) questa forma di
soluzione :
$ t
1
x(t) =
f (s) sin p(t s)ds.
(5.23)
pm 0
1 '
x(t)
=
[f (s) sin p(t s)]s=t + p
pm
$ t
1
=
f (s) cos p(t s)ds;
m 0
t
0
(
f (s) cos p(t s)ds
26
per s < 0,
=f
per s 0,
(5.25)
per s < 0,
s0 s
f per 0 s < s0 ,
s0
=0
per s s0 .
=
= x 0 .
La soluzione si ottiene sovrapponendo gli effetti dei dati iniziali e di carico
rispettivamente resi espliciti dalle relazioni (5.10) e (5.22):
$ t
x 0
1
x(t) = x0 cos pt +
sin pt +
f (s) sin p(t s)ds.
(5.27)
p
pm 0
5 Loscillatore armonico
27
s 0,
(5.28)
t%
&
cos(+p)s+cos(p)s ds cos pt
t%
&
sin(+p)s+sin(p)s ds;
f
1
f
1
(cos pt cos t) =
(cos t cos pt).
2
2
m p
1 2 /p2
Si controlla subito come questa formula di rappresentazione del moto sia coerente con con (5.25), che si ottiene per = 0. Non si tratta per`o della rappresentazione pi`
u conveniente in generale, che si pu`o ricavare da questa a patto
di ricordare unaltra identit`
a trigonometrica, magari meno nota delle formule
di prostaferesi:
cos cos = 2 sin
+
sin
;
2
2
28
f
2
sin b t sin v t,
1 2 /p2
b :=
p
p+
, v :=
.
2
2
(5.29)
f
2
sin b t
1 2 /p2
(5.30)
e poiche
'
(
2
sin b t ('
p
sin
t
sin
t
=
pt
lim
lim
sin
t
,
b
v
v
p 1 2 /p2
v p 2 v
b 0 b t
lim
f
pt sin pt
2
(5.31)
n=1
n = n
2
T
(qui T `e il periodo di f ). Avendo in mente la rappresentazione del moto secondo Duhamel, si comprende come luno o laltro dei termini della serie di
29
Fourier associata alla forzante, non importa quanto piccola sia lampiezza relativa, pu`
o risultare responsabile di uno specifico fenomeno di risonanza: basta
che, per un qualche valore di n, n sia molto prossimo a p. Di qui limportanza dellanalisi di Fourier del segnale forzante per valutare la sicurezza di una
struttura soggetta a carichi periodici, eolici, ad esempio, o sismici.
y 1 = y2 ,
y 2 = y1 ,
y1 (0) = x0 , y2 (0) = x 0 ,
(6.32)
(6.33)
0 1
,
A :=
0
m
y0 (x0 , x 0 ),
(6.34)
si sostituisce nellequazione (6.35)1 e si trova che soluzioni della forma proposta sono possibili purche le coppie (, z ) risolvano il problema algebrico agli
autovalori retto dalla matrice A:
Az = z .
(6.36)
Nel caso delloscillatore armonico, soddisfare questa condizione equivale prima a risolvere lequazione caratteristica (5.6) poi, per ciascuna soluzione , ( = 1, 2) di questa ( per ciascun autovalore), determinare il
corrispondente autovettore z come soluzione dellequazione vettoriale:
30
(A 1)z = 0.
Si trova:
z c z ,
(6.37)
z (1, ),
2
)
c e t z ,
(6.38)
=1
c z = y0 .4
(6.39)
=1
Osservazione. Nel caso generale, quando si ha a che fare con una struttura a
deformabilit`a concentrata le cui configurazioni sono descritte da n parametri
xi (i = 1, . . . , n), e quindi il vettore rappresentativo del sistema dinamico
corrispondente `e:
y (y1 , y2 , . . . , y2n ),
7 Lenergia di un oscillatore
Torniamo adesso al problema di moto generale di moto (5.26). Moltiplicando lequazione differenziale per x e integrando sullintervallo di tempo (0, t),
otteniamo:
$ t
'1
1 2 ( '1
1 2(
2
2
mx (t) + x (t)
mx 0 + x0 =
f (s)x(s)ds.
(7.41)
2
2
2
2
0
c1 + c2 = x 0 ,
1 c1 + 2 c2 = x 0 ;
ricordando che 1,2 = ip, la soluzione ne `e:
1
x 0
1
x 0
c1 =
x0 + i
, c2 =
x0 i
.
2
p
2
p
7 Lenergia di un oscillatore
31
quindi,
f (t)x(t)
= x F2(x) x(t)
= F (t)
e, di conseguenza,
$ t
%
&
f (s)x(s)
= F (t) F (0) ,
0
(7.42)
F (0) = F2(x0 ).
(7.43)
Nello spazio delle fasi, cio`e, nel piano cartesiano il cui punto tipico ha le coordinate (y1 , y2 ) introdotte in (6.32), il moto libero di un oscillatore armonico `e
un moto periodico che si svolge su unellisse
y12
y2
+ 22 = 1,
2
s1
s2
(7.45)
32
di semiassi s1 , s2 , la sua orbita (Fig. ??). Vari altri tipi di orbita, non necessariamente periodiche o limitate, sono possibili quando, come vedremo, si considerano oscillatori pi`
u complessi di quello armonico elementare considerato
finora.
Esercizio. Provare che lorbita, come indicato nella figura, viene percorsa in
senso orario.
Osservazione 1. Lattrazione gravitazionale `e un esempio frequente di forza posizionale. Nellapprossimazione abituale in meccanica terrestre, tale
attrazione `e messa in conto con una forza costante:
g (x) = G(x) = mgz ,
G(x) = mgz,
x o = x e + zz
(Fig. ??).
Osservazione 2. Dalle relazioni (7.42) segue una importante propriet`a di consistenza tra una forza conservativa e il relativo potenziale: istante per istante,
la potenza spesa dalla forza bilancia la variazione del potenziale nellunit`a di
tempo, ovvero:
(forza velocit`a) +
d
(potenziale) = 0.
dt
(7.46)
(
d '1
mx 2 = 0.
dt 2
d
(potenziale) = 0.
dt
(7.47)
Sembra quindi opportuno assumere il seguente principio generale di consistenza tra una data azione esterna conservativa a e il relativo potenziale
A:
d
(potenza dellazione esterna a) + (potenziale A) = 0;
dt
in particolare,
d
(energia cinetica) = 0
dt
33
(7.48)
34
9 Catene di oscillatori
9.1 Due masse oscillanti
Come primo esempio di struttura a pi`
u gradi di liberta, consideriamo il sistema
di Fig. ??, costituito da due punti materiali di identica massa m, collegati da
due molle di identica rigidezza .
Scegliamo come parametri di configurazione le posizioni x1 (t), x2 (t) dei
punti materiali al generico istante t, convenendo che la prima molla da sinistra
sia scarica se x1 = 0, la seconda se x2 x1 = 0. Il sistema delle equazioni
di bilancio della quantit`
a di moto di ciascuno dei due punti materiali `e il
sistema di equazioni differenziali ordinarie da risolvere per determinare il moto
t (x1 (t), x2 (t)) conseguente allimposizione delle condizioni iniziali
x1 (0) = x10 ,
x2 (0) = x20 ;
x 1 (0) = x 10 ,
x 2 (0) = x 20 .
(9.49)
(9.50)
(9.51)
dove
[M ] =
4
m 0
,
0 m
[K] =
4
2
,
[
x] =
4
x
1
,
x
2
[x] =
4
x1
.
x2
(9.52)
9 Catene di oscillatori
35
Esercizi.
1. Verificare che, se alle masse oscillanti sono applicate le forze esterne f1 = f1 e
e, rispettivamente, f2 = f2 e, allora le equazioni di moto (9.51) divengono:
!
m
x1 + 2x1 x2 = f1 ,
(9.53)
m
x2 x1 + x2 = f2 .
2. Verificare che la matrice delle rigidezze di una catena chiusa di due masse
oscillanti (Fig. ??) `e:
3
4
2
[K] =
2
(si confronti con (9.52)2 , che vale nel caso di catena aperta).
9.2 n masse oscillanti
` facile vedere come si modifichi il sistema (9.50) per una catena di n 3
E
punti materiali di massa identica, collegati da molle identiche: lequazione per
il primo punto materiale resta la prima delle (9.50); quella per lultimo la
seconda, modificata cos` se la catena `e aperta:
m
xn xn1 + xn = 0,
cos`, invece, se la catena `e chiusa:
m
xn xn1 + 2xn = 0;
lequazione di bilancio della quantit`a di moto per il punto materiale i-esimo
(i *= 1, n) `e:
0 = (m
xi ) + ((xi xi1 )) + (xi+1 xi ),
ovvero
m
xi xi1 + 2xi xi+1 = 0.
(9.54)
Perci`
o, lequazione matriciale (9.51) conserva il suo aspetto formale, ma la
matrice delle masse diviene un multiplo positivo della matrice identit`a di
ordine n:
M = mI (n)
(9.55)
e la matrice delle rigidezze diviene la seguente matrice tridiagonale simmetrica:
2 0 0 0 0
0
2 0 0 0
0
0 2 0 0
0
[K] =
(9.56)
,
0 0 0 2 0
0 0 0 0 2
0 0 0 0 0 Knn
36
1 + 2 2
0
0
0
0
0
2 2 + 3 3
0
0
0
0
0
0
0
3
3
4
4
[K] =
0
0
0
0
n3
n2
n1
n1
0
0
0
0
n1
n1 + n n
0
0
0
0
0
n
Knn
(9.59)
:
M 1 K + 2 I (n) [z] = [0] ,
(9.61)
Questa equazione vale per ogni i {1, . . . , n} pur di convenire che x0 = 0 e che,
inoltre, n+1 se la catena `e aperta, ovvero xn+1 = 0 se la catena `e chiusa.
9 Catene di oscillatori
37
100
2 1 0
[M ] = m 0 1 0 , [K] = 1 2 1 ,
001
0 1 2
donde
2 1 0
7 1 8
M K = p2 1 2 1 ,
0 1 2
p2 =
.
m
2 1 0
z1
z1
2 1
0
z1
0
1 2 1 z2 = z2 e 1 2 1 z2 = 0 .
0 1 2
z3
z3
0
1 2
z3
0
Gli autovalori, cio`e, le radici dellequazione polinomiale
;
;
; 2 1
0 ;;
;
; 1 2 1 ; = 0
;
;
; 0
1 2 ;
sono:
1 = 2,
2 ,3 = 2
2;
z1 (2 )z2 + z3 = 0.
1
9
:
21 = p2 ,
z (1) 0 ;
1
1
1
9
:
9
:
22 = (2+ 2)p2 ,
z (2) 2 ; 23 = (2 2)p2 ,
z (3) 2 .
1
1
Si noti che gli autovettori sono mutuamente ortogonali, come devessere, visto
che gli autovalori sono distinti.
Esercizio. Per la catena chiusa di oscillatori considerata nellesercizio precedente, si determini il moto libero conseguente allimposizione delle condizioni
iniziali:
38
[x(0)] = [x0 ] ,
[x(0)]
= [x 0 ] .
(9.62)
Sol. Data la lista dei moti caratteristici, il tipico moto libero di questa catena
di oscillatori ha laspetto seguente:
[x(t)] =
3
:
)
%
&9
aj exp(ij t) + bj exp(ij t) z (j) .
(9.63)
j=1
3
)
j=1
x0j z
(j)
[x 0 ] =
3
)
j=1
9
:
x 0j z(j) ,
3 4
x
y=
,
x
4
0
I (n )
A=
,
M 1 K 0
(9.64)
[x] =
=
(9.65)
, [x]
,
xn
x n
e dove intendiamo A come una matrice 2n2n, scritta come matrice a blocchi
2 2, con blocchi n n. Con queste posizioni, possiamo conferire anche alle
equazioni di moto di una generica catena di n oscillatori il formato (6.35),
` importante ossertipico di ogni sistema dinamico autonomo a n parametri. E
vare la completa analogia formale tra le relazioni (9.64) e le correspondenti
relazioni (6.32), (6.34) per il caso n = 1, caso che daltra parte si pu`o intendere
come una speciale istanza del caso generale qui considerato.
9.4 Lenergia di una catena di oscillatori
Ci si pu`
o chiedere, attendendosi una risposta affermativa, se valga un risultato
di conservazione dellenergia totale analogo a (7.44).
Per una catena di due sole masse e molle identiche, aperta o chiusa che sia,
1
lenergia totale consiste dellenergia cinetica m(x 21 + x 22 ) e dellenergia elasti2
(
1' 2
ca
x1 + (x2 x1 )2 + (K22 )x22 ; dovremmo quindi poter dimostrare
2
che:
10 Loscillatore smorzato
39
m(x 21 (t) + x 22 (t)) + (x21 (t) + (x2 (t) x1 (t))2 ) + (K22 )x22 (t)
= m(x 210 + x 220 ) + (x210 + (x20 x10 )2 ) + (K22 )x220 .
0 = [x]
[M ] [
x] + [x]
[K] [x]
%
&
1d
T
T
=
[x]
[M ] [x]
+ [x] [K] [x] ,
2 dt
per poi integrare tra 0 e t, tenendo conto delle condizioni iniziali (9.49). Nel
caso di due masse e molle identiche, troviamo:
T
[x]
[M ] [x]
= m(x 21 + x 22 ),
T
[x]
[M ] [x]
=
n
)
mi x 2i ,
i=1
n
)
i=2
Continuando, ci si pu`
o anche attendere che, proprio come un singolo oscillatore armonico, anche una catena di n oscillatori abbia unorbita di tipo
ellittico, percorsa indefinitamente a partire dal punto dello spazio delle fasi individuato dalle condizioni iniziali; soltanto che, a rendere complicata la visualizzazione, interviene il fatto che adesso lo spazio delle fasi `e 2n-dimensionale,
di coordinate (x1 , x2 , . . . , xn ; x 1 , x 2 , . . . , x n ).
10 Loscillatore smorzato
` abituale assumere che le forze esterne che dipendano, al pi`
E
u, da tempo, posizione e velocit`
a. Dipendono solo dal tempo le forze di controllo, cos` dette
perche se ne dispone a piacere il valore nel corso di un esperimento volto ad
osservarne gli effetti. Gli esempi di forze esterne esclusivamente posizionali
non mancano: hanno questa natura tutte le forze conservative. In questa sezione, prendiamo per la prima volta in esame forze esterne che dipendono
dalla velocit`
a, considerandone leffetto su un oscillatore armonico.
Osservazione. Gli apparati impiegati per compiere esperimenti meccanici si
possono dividere in due classi: soft devices e hard devices.
Un apparato della prima classe consente di osservare e misurare gli effetti di una forza su un corpo; il programma di carico `e la funzione del tempo
40
che precisa la forza che si intende applicare nel corso di un certo esperimento; fissato un istante, la misura delleffetto osservato `e il valore della variabile dipendente che la funzione causa effetto caratteristica del complesso apparato-esperimento-corpo fornisce quando la variabile indipendente, la
forza di controllo, prende il valore che il programma di carico le assegna a
quellistante. Un apparato della seconda classe viene impiegato per valutare
gli effetti di costrizioni geometriche controllate (ad esempio, gli sforzi interni conseguenti allimposizione di spostamenti, magari variabili nel tempo, a
porzioni della frontiera del corpo in esame).
Un oscillatore armonico si pu`o riguardare come un soft device quando,
fissate una volta per tutte le condizioni iniziali, se ne studiano i moti conseguenti allapplicazione di una collezione arbitraria di forzanti; come un hard
device, quando fissata una forzante (nulla, magari, come la linearit`a del problema consente senza alcuna perdita di generalit`a), se ne studiano i moti a
partire da condizioni iniziali scelte in modo arbitrario. In entrambi i casi,
lo studio consiste nel determinare spostamenti e deformazioni: in un hard
device, lo sforzo nella molla `e calcolato presumendola elastica e a risposta
lineare. Infatti, in questo come in ogni esperimento in cui tutte le variabili, sia
di controllo che osservate, sono meccaniche, solo le deformazioni sono misurate
direttamente: gli sforzi vengono dedotti da queste, attribuendo uno specifico
comportamento costitutivo al materiale di cui il corpo `e composto.
10.1 Smorzamento viscoso
In serie con un oscillatore armonico, si ponga un ammortizzatore oleodinamico
(dashpot), ovvero, come indica schematicamente la Fig. ??, un cilindro
allinterno del quale sono contenuti un fluido viscoso e un pistone, che pu`o
compiere moti relativi al cilindro pur di vincere la resistenza a trafilare del
fluido.
Se alla massa oscillante `e applicata una forza di controllo f c = f (t)e, la
massa si pone in moto; la molla le trasferisce la forza elastica f e = x(t)e
(una forza posizionale), la forza dinerzia vale f in = ma = m
x(t)e;
f vs , la forza che rappresenta la resistenza viscosa al moto, viene modellata
assumendone una semplice dipendenza lineare dalla velocit`a:
f vs (v ) = v = x(t)e,
> 0.
(10.66)
m
x + x + x = f,
(10.67)
10 Loscillatore smorzato
m
x + x + x = 0
41
(10.68)
q 2 = /m, p2 = /m .
(10.69)
le possibilit`
a sono tre, a seconda che = q 2 4p2 sia positivo, nullo o negativo:
>0
=0
<0
In tutti e tre i casi il moto `e smorzato; nel terzo caso, `e oscillatorio, con fattore
di smorzamento .
10.2 Smorzamento per attrito
Si consideri un blocco ruvido spinto da una forza di modulo a contro una via
di corsa anchessa non liscia, come suggerisce la Fig. ??. Se al blocco si applica
anche una forza b = be parallela alla via di corsa, leffetto dellattrito tra le
due superfici si modella immaginando che,
(i) se |b| < a tan 0 , il blocco resti in quiete (langolo 0 , che misura la semiapertura del cono dattrito rappresentato in Fig. ??, caratterizza il grado
di ruvidezza locale delle due superfici affacciate);
(ii) se |b| = a tan 0 , il blocco, in moto con velocit`a v = xe,
esperimenti una
resistenza dattrito
f a (v ) =
v
= e,
|v |
= a tan 0 > 0.
f a v = |v | < 0.
(10.71)
Si pu`
o dare una rappresentazione unificata di questi due tipi di forze dissipative dipendenti dalla velocit`a, introducendo la funzione
1
() = + 2
2
42
e ponendo:
|f d (v )| % (0)
se v = 0,
v
f d (v ) = % (|v |)
|v |
altrimenti;
(10.72)
= 0,
|f d |
f d e = ( x + )
(10.73)
(10.74)
mx 2 (t) +
(
1 2 ( '1
1
x (t)
mx 20 + x20
2 $
2
$ 2
t
10.3 Plasticit`
a
f (s)x(s)ds
( x 2 (s) + |x(s)|)ds.
(10.75)