Sei sulla pagina 1di 6

Introduzione a cura del Centro R.

Panzieri
La storia degli articolisti esemplare nel mostrarci l'utilizzo dei lavori socialmente utili in un
contesto di riduzione della spesa pubblica da un lato e precarizzazione delle condizioni generali
del lavoro dall'altro. Alla luce di questa vicenda, la Sicilia non l'appendice di uno stato
assistenzialista, il luogo di una modernizzazione sempre ancora da realizzare, ma una frontiera
avanzata di un lavoro che cambia distruggendo le rigidit giuridiche e salariali del periodo
fordista.
Con l'articolo 23 la destrutturazione del lavoro, delle sue "rigidit", passa non attraverso la
fabbrica ma nella pubblica amministrazione, nell'offerta di quei servizi che il welfare ha fino ad
oggi garantito, poco e male, costruendo prioritariamente il consenso e la sudditanza. Da questo
punto di vista niente di nuovo in un passaggio che ricostruisce quella produzione di conformismo
ideologico che ha caratterizzato la crescita del pubblico impiego in Italia, oggi in un mutato
contesto produttivo. In sostanza, oggi i politici possono continuare a ricattare i lavoratori,
offrendo loro sempre minori contropartite, non pi il posto fisso ma un posto comunque,
maledetto e subito. E' nella cornice di una pubblica amministrazione che si "riforma" che oggi gli
articolisti svolgono, con livelli inferiori di reddito e minori garanzie giuridiche, compiti di
pubblica utilit; questi stessi compiti saranno domani svolti fuori dall'amministrazione, in regime
di libero mercato, da privati che gestiranno la forza lavoro flessibile. Rileggendo la storia
dell'articolo 23 e pensando alle speranze di quanti nello strumento dei lavori socialmente utili
hanno visto un possibile superamento del lavoro salariato subordinato agli interessi del capitale,
evidente una realt ben diversa: la disoccupazione attraverso il lavoro a tempo determinato, in
appalto e sub-appalto, il precariato, il part-time, sono soprattutto una risorsa per l'impresa, sia
essa privata o pubblica. Nei servizi di pubblica utilit gli enti titolari del servizio (Regione,
Provincie, Comune, USL, etc.), ricorrono all'appalto di Cooperative e alle convenzioni, sia per
risparmiare sul costo del lavoro, sia per garantirsi una flessibilit che sfruttamento, sia per far
fronte a pesanti tagli di bilancio. D'altra parte proprio la convenzione ha trasformato le
Cooperative e il privato sociale, assimilandolo, in parte, all'impresa capitalistica, nei suoi
peggiori aspetti di sfruttamento, precariato e lavoro nero. Di questo si dovrebbe oggi tener conto
nel dibattito, di certo non liquidabile con un'analisi cos sommaria, sul terzo settore.
Andrebbe ridiscussa, magari ripercorrendo vicende come quelle degli articolisti, la visione di una
sfera pubblica sottratta alla logica mercantile del privato e non coincidente con lo Stato. Prima
ancora che la sinistra ci riflettesse, la realt andata ben oltre, creando proprio questa zona grigia
come spazio di scomposizione e subordinazione della forza lavoro.
Il piano per i lavori socialmente utili prevede che i lavoratori gi impegnati su progetti di utilit
collettiva costituiscano, in un futuro prossimo, delle societ di servizi, che si rivolgeranno agli
enti pubblici, in qualit di committenti. Questo un aspetto non secondario di quella
privatizzazione del servizio pubblico e dello smantellamento del welfare gi in corso, che libera
sul mercato un numero notevole di lavoratori, ridisegnandone contemporaneamente le aspettative
e lo status giuridico (da lavoro dipendente a lavoro formalmente autonomo). Una strategia di
attacco complessivo al lavoro ed alle sue tradizionali forme di difesa collettiva, basate sulla
riconoscibilit di un'identit e di un trattamento economico e giuridico comune.

In Sicilia questo attacco al lavoro pi facile che altrove, perch il lavoro qui gi da sempre
debole, nel salario, nel riconoscimento di garanzie giuridiche, nel rapporto con il datore di
lavoro.
Precariet, flessibilit, mantenimento di una sottoccupazione ormai istituzionalizzata, la
trasformazione degli enti pubblici in subagenzie che insieme gestiscono il lavoro e il consenso,
nella prospettiva ormai certa di passare presto questo ruolo ai privati; questo quanto ci sembra
emergere dalla vicenda ancora in corso dell'articolo 23. E' deformante leggere la storia di questi
lavoratori come una delle "meridionali" trovate assistenzialiste. Si badi bene che cos non , che
gli articolisti lavorano come i loro colleghi e suppliscono ad una carenza gravissima degli
organici della pubblica amministrazione; laddove sono sottoutilizzati ci accade perch
riproducono comportamenti e modelli organizzativi gi consolidati, con minori certezze e un
salario dimezzato. E' oramai costume diffuso associare al sud l'assistenzialismo, cos come un
luogo comune ormai accettato senza dover esibire prove, che da noi la disoccupazione
volontaria, legata ad un attaccamento sentimentale alle radici, alla rigidit delle aspettative
salariali ed alla carenza di formazione professionale e di cultura d'impresa. Invece la produttivit
al sud alta, ed alta proprio perch il costo del lavoro basso; per questo su un numero minore
di occupati il livello di sfruttamento nel mezzogiorno altissimo, cos da poter considerare
questarea non solo portatrice di una storia passata di marginalit, ma anche il presente esemplare
di un progetto che riguarda tutto il sistema produttivo.

Il sistema, secondo il citato luogo comune, dovrebbe aumentare l'efficienza e ridurre le rigidit
individuali: nei fatti al sud la produttivit , in un contesto di grave deficit infrastrutturale, gi
strutturalmente connessa alla disponibilit del lavoratore: disponibilit a estendere gli orari di
fatto, attraverso un ricorso indiscriminato allo straordinario, a lavorare in nero, al di sotto degli
standard di sicurezza, ad accettare contratti atipici. Questa la flessibilit che i meridionali
conoscono, una flessibilit che processo di subordinazione, forte al punto che persino il
sindacato, sentito come elemento di soggezione, un potere tale e quale agli altri; patronato e
tutela si confondono, nelle coscienze e spesso nella pratica, con assistenza e clientela. Mancano
qui le tradizioni di rappresentanza collettiva degli interessi del lavoro e mancano anche per
quella mancata industrializzazione che oggi rischia di essere un vantaggio solo per
l'imprenditoria, laddove si tratta di destrutturare e ristrutturare, avendo come interlocutore non la
classe o il sindacato, ma solo un lavoratore individuo, "imprenditore di se stesso", sempre pi
incapace di governare e comprendere le trasformazioni e la logica del processo produttivo.
Quanto segue la storia, raccontata in prima persona da un appartenente alle Rappresentanze di
Base (RdB), dell'articolo 23 e dei suoi lavoratori.

L'articolo 23, una breve storia


"Lart.23, presente nella legge finanziaria del 1987, diviene legge nel marzo del 1988 :
prevedeva che
giovani di et compresa tra i 18 e i 29 anni, iscritti alla I classe del collocamento, disoccupati
quindi a tutti gli effetti, vengano impiegati per un periodo di un anno in progetti di utilit
collettiva. Misure analoghe venivano contemporaneamente prese in altre aree del mezzogiorno."
"La durata massima di una anno, con uneventuale proroga, era un limite che sarebbe dovuto
essere fisiologico per il tipo di occupazione, a termine e su progetti.. Queste misure dovevano
2

andare incontro alle difficolt lavorative di fasce sociali svantaggiate, e avrebbero dovuto essere
misure transitorie : nell89, nel 90 e nel 91 tali progetti annuali si esaurivano dappertutto al sud,
con leccezione della Sicilia, dove questi provvedimenti venivano prorogati. Partecipare a questi
progetti non comportava la perdita dellanzianit di disoccupazione, con un reddito di 480.000
lire per 80 ore di lavoro, senza copertura sanitaria e previdenziale, senza ferie e senza garanzie."
"Il primo gruppo, la prima annualit di articolisti, strappa una proroga che poi viene estesa anche
alle successive: alla fine del triennio arriviamo a circa 30.000 precari istituzionalizzati. Da allora
i numeri globali non sono cambiati di molto. Dalle graduatorie dellufficio di collocamento si
veniva estrapolati a domanda da parte degli interessati. Gli articolisti vengono cos dalle
qualifiche pi disparate, da impiegati a medici."
"Lart. 23 sarebbe dunque dovuto arrivare nel 91 alla sua scadenza ultima, e questo quanto
accade nel meridione, ma non in Sicilia. Qui si ottiene una proroga, senza che niente cambia sul
piano retributivo ed economico. Nellambito dellart. 23 si certamente sviluppata unarea di
clientelismo, e questo comprensibile se si considera il periodo storico : siamo alla fine degli
anni 80 e va tenuto presente il contesto politico di allora. Lanomalia siciliana si spiega anche
per lo statuto speciale della Regione Sicilia e per le lotte degli articolisti. Particolare importante
dell articolo 23 la caratteristica gestione del lavoro. I gestori, nellimpianto iniziale della legge,
sono sempre due : un ente (pubblico o privato) che propone e un altro ente (privato) che attua.
Sono stati soprattutto comuni e provincie a utilizzare larticolo 23 per supplire alla carenza di
personale nelle mansioni pi diverse. La pubblica amministrazione serve come luogo di
collocamento di lavoratori dellart. 23 e la sistemazione degli articolisti nelle strutture pubbliche
avviene per conoscenze personali ; ciononostante, e a dispetto del discredito accreditatosi
nellopinione pubblica, molte delle attivit degli articolisti, soprattutto in questa prima fase, sono
pregevoli ; vediamo cos articolisti impegnati nei progetti di lotta allevasione scolastica,
nellassistenza agli anziani, nei lavori socialmente utili etc."
"Nascono gi da questo primo periodo delle esperienze autonome di sensibilizzazione del
sindacato confederale. Tentativo fallito per miopia dei sindacati da un lato e dallaltro perch gli
stessi sindacati si erano inseriti nel piano di utilizzo degli articolisti come datori di lavoro.
Contemporaneamente si sviluppano le prime forma collettive di organizzazione degli articolisti,
con l'ambiguit di associazioni, come le ACLI, che fanno parte del numero di enti attuanti e
proponenti che di fatto utilizzano gli articolisti."
"Nellagosto del 1993 arriva la legge n.25, legge finanziaria della Regione Siciliana che
comprende gli articolisti: ulteriore proroga, miglioramento retributivo, dalle 480.000 alle
600.000 lire al mese, e si introduce il principio del concorso solo per titoli nellambito della
pubblica amministrazione, riservando per gli articolisti una quota riservata nei vari enti. La
proroga biennale e in questo periodo aumento la consistenza degli articolisti : il governo Amato
ha introdotto lanno precedente il blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione. A
Palermo a questo punto che si costituiscono le RdB dellarticolo 23. Eravamo nellestate del
1994 e ci eravamo convinti della necessit di organizzare la contestazione alla struttura dellart.
23, vera e propria forma di precarizzazione legalmente riconosciuta. Da l partono una serie di
proteste e manifestazioni che portano alla legge del novembre del 1995 (governo Dini)."
"Tale legge rompe col passato, spazza gli enti proponenti e attuanti, ed avvia delle misure di lotta
alla disoccupazione, con incentivi alle imprese private che assumono gli articolisti, ormai
diventati una vera e propria categoria, e incentivi anche alle forme di imprenditorialit
individuale degli articolisti. Noi, nei confronti della politica degli incentivi, abbiamo espresso
3

perplessit ; il mercato delle imprese che si serviranno dei fondi loro destinati assai povero, e
pochissimi sono gli articolisti che possono avvalersi degli incentivi allautoimprenditoria."
"La vera svolta rappresentata dallart. 12 : per la prima volta si nomina il contratto di lavoro.
Gli articolisti possono da allora stipulare contratti di diritto privato con le amministrazioni
pubbliche (Universit e USL ad esempio), contratti a tempo determinato a tempo parziale o pieno
(la regione contribuisce alla copertura del costo a carico dellamministrazione). Per le RdB una
vittoria, che permette di passare dalla disoccupazione al lavoro riconosciuto e garantito. Ma
arriva la contestazione da parte del commissario dello Stato: si contestano gli articoli 1, comma 2
e 3, relativi ai soggetti beneficiari della legge, larticolo 12, i contratti di diritto privato, e lart.
11, riguardante lo status dei lavoratori impegnati nei lavori di pubblica utilit, giacch non si
tratta pi di disoccupati, ma di lavoratori effettivi."
"La legge viene pubblicata ugualmente a dicembre, a pochi giorni dallo scadere della proroga ; si
aggancia allora la sorte degli articolisti al pacchetto Treu di misure per i lavori socialmente utili,
ma da dicembre del 95 alcuni articolisti riprenderanno a lavorare solo a maggio del 96! Alcuni
lavoratori perdono a questo punto la continuit del posto di lavoro e un reddito. La legge
impugnata rende difficile la vertenza sindacale nel 1996 : si deve affrontare la normativa sui
lavori socialmente utili mentre pende sugli articolisti la spada di Damocle della Corte
Costituzionale che potrebbe invalidare linserimento degli articolisti nel quadro di questa nuova
normativa. Si avvicinava il secondo congresso nazionale delle RdB e temevamo la
strumentalizzazione politica delle nostre battaglie. A luglio del 96 la Corte sconfessa la
contestazione del Commissario dello Stato (che era del novembre del 1995) : siccome cerano
mezzo milione di disoccupati in Sicilia, era il senso dellimpugnativa, fate 500.000 pi 30.000.
Si avvicina la fine dellanno e con esso la scadenza del contratto. Il nuovo assessore al lavoro
ripropone i lavori socialmente utili fino al settembre del 1997. Noi RdB abbiamo ora un secondo
obiettivo (dopo quello raggiunto che ci permette di avere un contratto di lavoro) : dare attuazione
alla legge ovvio, ma per il triennio 1998-2000 e per questo serve il finanziamento, ed per
questo che lotteremo."

Valutazioni
"A chi criticava quanto ottenuto, dicendo che era poco, rispondiamo che non cos, visti i vincoli
attuali : contratti a tempo indeterminato per 30.000 articolisti era assolutamente impossibile, sia
dal punto di vista economico finanziario che giuridico, nel senso che il posto fisso si ottiene o
con un concorso o per chiamata diretta entro il quarto livello. Altre categorie (catalogatori)
avevano incontrato il rifiuto da parte dellamministrazione centrale. I contratti di diritto privato
previsti richiederanno tempo e la continuit della prestazione lavorativa dei 30.000 articolisti
stata garantita dal loro inserimento nei
lavori socialmente utili
(cassaintegrati, ...., disoccupati di lunga durata). Gli articolisti hanno ancora oggi il cartellino
rosa del disoccupato e la loro anzianit continua a crescere : le pubbliche amministrazioni
possono utilizzare questi lavoratori entro progetti. E meglio oggi con i lavoratori socialmente
utili che con lart. 23 : abbiamo ora copertura sanitaria, applicazione parziale delle leggi a tutela
della maternit, ferie pagate, insomma una uniformit con le condizioni del lavoro dipendente.
Anche il reddito assimilato a quello del lavoratore dipendente, riducendo limpiego orario (49
ore per i laureati, 50 ore circa per i diplomati, 65 ore per i lavoratori con licenza elementare).
4

Tutti con 800.000 lire al mese. Nelle pubbliche amministrazioni cresciuta la richiesta del
personale : 500 articolisti al comune di Palermo coprono solo un dodicesimo della carenza di
personale. Lo stesso ad es. nella Universit. I lavori socialmente utili sono una precarizzazione
del rapporto di lavoro, in un settore gi ampiamente costituito da lavoratori precari. Senza la
RESAIS ad es. lufficio di collocamento chiude. Per le amministrazioni il lavoratore socialmente
utile conveniente perch manodopera a basso costo. Gli enti gestori (universit, comuni,...)
devono assicurare contro gli infortuni e contro terzi : un piatto di lenticchie per un lavoratore a
tutti gli effetti."
"Nella provincia di Palermo tutti gli 82 comuni hanno realizzato progetti di lavori socialmente
utili, che hanno di fatto cambiato letichetta a lavori gi svolti in precedenza500 lavoratori al
Comune di Palermo, 300 allUniversit, 300 alla Provincia Regionale di Palermo... e questi dati
non sono assolutamente definitivi."
"Le amministrazioni, se accolgono a braccia aperte i lavoratori socialmente utili, dallaltra
peccano di capacit progettuale : pensiamo allesigenze di tutela e valorizzazione del patrimonio
artistico, ambientale, delle risorse produttive.. Il contributo dellarticolista spesso assai ridotto
rispetto alle sue capacit professionali. Secondo me dovremmo insistere su questo per
valorizzare il lavoratore e per dare un contributo alla societ."
"Il nostro nemico principale in tutti questi anni stato la provvisoriet. Abbiamo cercato di
restare nel mondo del lavoro... uscire dalla logica della richiesta spicciola stato tentato ; anche
grazie e per mezzo delle RdB. Alla fine del 94, abbiamo rotto il meccanismo, che era una stretta
mortale, fondato sul rapporto tra enti proponenti ed enti attuanti, con in mezzo gli articolisti. Dal
94 al 95 la lotta ha riportato un risultato, la legge 85-95. Con questa legge, ancora non attuata,
si superava, in teoria, la precarizzazione dei lavoratori articolisti : in anticipo sulle misure prese a
livello nazionale, prestito donore e aiuto allautoimprenditoria, questi strumenti avrebbero
potuto produrre effetti positivi. Qui da noi le condizioni sociali e la tradizionale
strumentalizzazione clientelare mi fanno avanzare seri dubbi sulleffettiva realizzabilit pratica
di queste norme. Stipulare contratti a tempo determinato con enti pubblici stato poi un passo
avanti rispetto alla precedente situazione di assoluta precariet."
"Una provincia come Palermo ha negli articolisti un serbatoio apparentemente rivoluzionario :
8.000 persone tra citt e provincia. Le RdB sono riuscite, pur operando su buona parte della
provincia, a mobilitarne solo un migliaio. Assemblee, manifestazioni, etc. se ne sono fatte,
insistendo sulla precariet della condizione dellarticolista che spesso oggi assapora, anche
autoilludendosi, una condizione lavorativa che ha spesso una cornice confortevole. E non
percependo la precariet anche lotte importanti sono state disertate da molti lavoratori; lotte
come quella in occasione del rinnovo del disegno di legge del 95, quando lARS partoriva un
disegno di legge che prevedeva solo le norme a favore dellautoimprenditoria, avrebbero dovuto
spingere in piazza la stragrande maggioranza degli articolisti, e invece cos non stato."
"Una realt diffusa il coordinamento regionale art. 23, che a Palermo sostanzialmente
rappresentato dalle RdB. Il coordinamento rappresentato nelle altre provincie da altre forme di
associazioni. La linea comune la richiesta di attuazione della legge 85/95. A Palermo vi
unaltra forma organizzata, poco visibile nellultimo anno, costituita da persone che vorrebbero
andare oltre la cornice costituita da questa legge (LIRA, libera-indipendente-rappresentanzaarticolisti). Il superamento della cornice della legge 85/95 linquadramento degli articolisti in
un contratto a tempo indeterminato. Ambizione a cui secondo me non corrisponde una possibilit
pratica perseguibile concretamente. La richiesta del contratto a termine indeterminato oggi
5

impossibile per motivi giuridici, economici e politici. Nellagrigentino, allart.23 si interessata


la CGIL, e se il suo obiettivo la legge 85/95 faremo strada insieme. Se riusciremo a far attuare
la 85/95 le norme di garanzia avranno un effetto a cascata che estender agli articolisti lo status
di lavoratore con diritti pieni (larticolo 12 : si possono utilizzare gli articolisti con contratti di
diritto privato nei lavori socialmente utili). Attualmente la copertura ci deriva dai lavori
socialmente utili, dentro i quali siamo stati inseriti per permetterci la sopravvivenza. Per
raggiungere questo importante obbiettivo parziale abbiamo fatto una ventina di manifestazioni
che hanno visto una ampia partecipazione ; il 7, l8, il 9 marzo del 1995 abbiamo una piazza con
qualche migliaio di articolisti. Il 21 luglio del 1995 abbiamo fatto un corteo da via Notarbartolo a
piazza del Parlamento, ottenendo solo a novembre dello stesso anno la legge."
"Queste manifestazioni sono per noi state difficili, perch ci si dovuti adattare ai tempi della
controparte. Abbiamo organizzato dei sit-in volanti perch si riuniva la commissione lavoro
allARS. Per organizzare le manifestazioni abbiamo telefonato a iscritti e non delle RdB, e far
scendere in piazza oggi i lavoratori spesso difficile. Riusciamo a coprire quasi tutta la provincia
con i nostri iscritti, e attraverso questi abbiamo cercato di sensibilizzare, con alterni successi, gli
articolisti nel loro complesso. Abbiamo fatto assembleee e un lavoro sindacale di informazione e
organizzazione di base. Ciononostante i limiti attuali dellazione politico-sindacale sono grossi."
"La parcellizzazione del rapporto di lavoro ha prodotto nuove difficolt di collegamento tra
lavoratori apparentemente diversi, il tutto in un contesto, il sud e soprattutto la Sicilia, gi
storicamente gravato da unarretratezza politica e sindacale, che vede e ha visto il lavoratore
ripiegarsi nella propria condizione di assoluto isolamento. Spesso ci si trova stretti tra
unesigenza di lottare rifiutando le mediazioni e un inevitabile realismo che ti obbliga a trattare,
dilazionando nel tempo i risultati dellazione sindacale, oppure siamo divisi tra chi ti chiede di
scendere in piazza e chi invece ti risponde : ma a che serve?"

Potrebbero piacerti anche