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Manuel De Landa, Intensive scienze and virtual philosophy, tr. Di M. Ambrogio e D.

Quaranta
L'ontologia di un filosofo l'insieme di entit che lui o lei assumono come esistenti
nella realt, quei tipi di entit che lui o lei si sono impegnati a asserire come
attualmente esistenti.
Sebbene nella storia della filosofia ci siano una grande variet di simili impegni
ontologici (ontological commitments) siamo in grado molto grossolanamente di
classificarli in tre gruppi principali.
Per alcuni filosofi la realt non ha un'esistenza indipendente dalla mente umana che la
percepisce, per cui la loro ontologia consiste principalmente di entit mentali, se
questi sono pensati come oggetti trascendenti, o, al contrario, come rappresentazioni
linguistiche o convenzioni sociali.
Altri filosofi concedono agli oggetti dell'esperienza quotidiana unesistenza
indipendente dalla nostra mente (mindindependent), ma restano convinti che le entit
teoriche - siano relazioni non osservabili, quali le cause fisiche, o entit inosservabili
come gli elettroni - possiedano una qualche ontologica autonomia.
Infine, ci sono filosofi che garantiscono alla realt una piena autonomia dalla mente
umana, senza tener conto della differenza tra entit osservabili e non osservabili, e
senza considerare l'antropocentrismo che questa distinzione implica.
Si dice che questi filosofi hanno una ontologia realista.
Deleuze da considerarsi un esempio di filosofo realista, un fatto che di per s
dovrebbe distinguerlo dalla maggior parte delle filosofie post-moderne che restano
fondamentalmente non realiste.

Capitolo 1

Le matematiche del Virtuale: Multipiani, campi vettoriali e gruppi trasformazionali.


Tra tutti i concetti che popolano il lavoro di Gilles Deleuze, c ne uno che risalta per
la sua longevit: il concetto di molteplicit. Il concetto fa la sua comparsa nei suoi
primi libri e rimane di centrale importanza , mantenendosi immodificato nel significato
e nella funzione fino alla sua produzione finale.1. La sua definizione formale,
spiccatamente tecnica e include elementi da molteplici, differenti branche della
matematica: geometria differenziale, teoria dei gruppi e teoria dei sistemi dinamici. In
questo capitolo discuter il background tecnico necessario a definire questo
importante concetto, ma alcune osservazioni preliminari e informali si riveleranno utili
a stabilire l ambito in cui la discussione formale pu aver luogo. In prima battuta ci si
pu chiedere che ruolo giochi il concetto di molteplicit e la risposta potrebbe essere:
sostituire
il
concetto
di
essenza,
molto
pi
vetusto.
L essenza di una cosa ci che d conto della sua identit, ovvero di quei tratti
fondamentali senza i quali un oggetto non potrebbe essere ci che . Se tale essenza
fosse condivisa da pi oggetti, il possesso di un essenza comune darebbe conto del
fatto che questi oggetti si somigliano l un l altro, in altri termini che essi formano un
genere di cose naturalmente distinto dagli altri.

Consideriamo una delle pi tradizionali esemplificazioni dell essenza. Quando ci si


interroga su cosa renda qualcuno un membro della specie umana la risposta potrebbe
essere
ad
esempio:
essere
un
animale
razionale.
Qui non in questione l esatta definizione dell essenza umana (se la razionalit e l
animalit non venissero considerate propriet essenziali dell essere umano, altre ne
prenderebbero il posto). Il punto importante che vi sia un insieme dato (set), di
caratteristiche definitorie e che questo insieme spieghi al contempo sia l identit
della specie umana che la somiglianza reciproca tra i rappresentanti particolari della
specie. Nell ontologia deleuziana, d altra parte, una specie (o qualsivoglia genere
naturale) non definita dai suoi tratti essenziali, ma piuttosto dal processo
morfogenetico alla sua
origine. Anzich rappresentare categorie senza tempo, le
specie sono entit storicamente costituite; la rassomiglianza tra i loro membri
essendo spiegata dall essere stati sottoposti a processi comuni di selezione naturale,
la perdurante identit delle specie venendo a sua volta garantita dal fatto che essa si
isolata progressivamente, dal punto di vista riproduttivo, dalle altre specie. In breve,
mentre una considerazione essenzialistica delle specie fondamentalmente statica,
una considerazione morfogenetica, inerentemente dinamica. E mentre un assunto
essenzialistico tende a poggiare su fattori che trascendono il regno della materia e
dell energia, un assunto morfogenetico si libera di tutti i fattori trascendenti, facendo
ricorso a risorse generanti-forme, immanenti al mondo materiale. Le specie animali e
vegetali, non sono, naturalmente, i soli generi naturali definiti dalle essenze. Molti altri
generi naturali: gli elementi chimici o gli insiemi di particelle elementari, per esempio ,
sono anch essi definiti tipicamente in tal modo. In ciascuno di questi casi, si
dovrebbero sostituire le categorie senza tempo, con i processi storici. Tuttavia anche
se si riuscisse ad agire in tal senso, questa sostituzione condurrebbe solo a mezza
strada, rispetto al raggiungimento della meta. La ragione che pur se i dettagli di un
processo dato giustifichino le somiglianze tra i suoi esiti, le similarit che li fanno
classificare come membri di uno stesso genere, potrebbero rappresentare delle
similarit di processo che richiedono ancora una spiegazione. E quando fossimo
impegnati a dar conto di tali tratti comuni, potremmo essere tentati di fare rientrare le
essenze dalla porta di servizio. Esse si presenterebbero non come essenze di oggetti
o di generi di oggetti, ma come essenze di processi, pur sempre essenze tuttavia. Le
varie forme della molteplicit sono introdotte, proprio per spezzare questo circolo
vizioso. Ed in ragione della tenacia di questo circolo che si deve costruire
accuratamente il concetto di molteplicit giustificando ogni fase nella costruzione al
fine di evitare di incorrere nelle trappole dell essenzialismo.
Per anticipare la conclusione alla quale perverr al termine di un percorso definitorio
lungo e impegnativo sul piano tecnico. Le molteplicit specificano le strutture spaziali
delle possibilit, spazi che, a loro volta, spiegano le regolarit evidenziate dai processi
morfogenetici. Comincer definendo un appropriata nozione di spazio. Una nozione
che non deve essere puramente geometrica, ma che possa essere connessa a
questioni inerenti processi.
Il termine molteplicit, strettamente correlato a quello di multipiano, che a sua
volta definisce uno spazio geometrico con determinate caratteristiche. Per cogliere
cosa c di speciale nel multipiano (e quali risorse questo concetto possa offrire per
evitare l essenzialismo) sar utile offrire un breve resoconto delle sue origini
storiche. Sebbene il ricorso a procedimenti geometrici per la risoluzione di problemi sia
un antica pratica ereditata dai greci, l uso estensivo di una variet di curve e
traiettorie nella formulazione di una variet di problemi propri della fisica a partire dal
sedicesimo secolo, rese necessario sviluppare altre tecniche di problem solving. Ren
Descartes e Pierre de Fermat inventarono, avendo ben presente questa esigenza, il

metodo oggi familiare, di collocare delle curve in uno spazio bi-dimensionale nel quale
possano essere fissati assi convenzionali. Una volta disposti, gli assi fissati consentono
l attribuzione di un paio di numeri, o coordinate, a ogni punto della curva, in modo
che le relazioni geometriche tra punti, possano venire espresse come relazioni tra
numeri, un compito per il quale i nuovi sviluppi dell algebra erano perfettamente
idonei. Tale schema di traslazione, in breve, consentiva alle risorse combinatorie dell
algebra di essere indirizzate a fornire la soluzione di problemi geometrici.
Il termine: multipiano non riconducibile alla geometria analitica di Descartes e
Fermat, ma alla geometria differenziale di Friedrich Gauss e Bernhardt Riehmann, ma l
idea basilare era la stessa: attingere a una nuova riserva di risorse di problem-solving,
la riserva in questo caso essendo il calcolo differenziale e integrale. Nella sua
applicazione originaria, il calcolo veniva adoperato per risolvere problemi inerenti la
relazione tra i cambiamenti di due o pi quantit. In particolare, se queste relazioni
fossero state espresse come rapporto differenziale(rate of change)di una quantit
relativa a un altra, il calcolo avrebbe consentito di trovare il valore immediato di quel
rapporto. Per esempio, se le quantit soggette a cambiamento fossero posizioni
spaziali e temporali,
si potrebbe stabilire
il valore immediato del rapporto
differenziale di una - relativamente all altra - in termini di velocit. Usare quest idea
in geometria implicava la consapevolezza che un oggetto geometrico, una linea curva
o una superficie per esempio, avrebbe potuto essere caratterizzato anche dal rapporto
in base al quale si modificava la curvatura tra punti differenti.
Adoperando gli
strumenti del calcolo matematico, si sarebbero potuti trovare il valore immediato di
questi rapporti differenziali, ovvero il valore della curvatura a un dato punto
infinitamente piccolo. Agli inizi del diciannovesimo secolo, allorch Gauss inizi ad
attingere a queste risorse differenziali, venne studiata una superficie curva bidimensionale adoperando il tradizionale metodo cartesiano: la superficie venne posta
in uno spazio tridimensionale completo con la propria data disposizione
di assi,
quindi, impiegando questi assi, vennero assegnate delle coordinate a ogni punto della
superficie; come esito di ci i legami geometrici tra punti, determinanti la forma della
superficie sarebbero stati espressi come relazioni algebriche tra numeri. Ma Gauss si
rese conto che il calcolo, focalizzandosi sugli infiniti punti rinvenibili sulla superficie
stessa, (ovvero, operando interamente sulla base di informazioni locali), avrebbe
consentito lo studio della superficie, senza alcun riferimento allo spazio complessivo
che la inglobava.
Fondamentalmente, Gauss svilupp un metodo per impiantare le assi coordinate sulla
superficie stessa ( un metodo per coordinare (coordinatizing) la superficie, e, una
volta che i punti fossero stati traslati in numeri, per usare equazioni differenziali (non
algebriche) in grado di caratterizzare le loro relazioni. Come osserva il matematico e
storico Morris Kline, liberandosi dello spazio inglobante la superficie e trattando la
superficie sulla base delle sue propriet locali, Gauss propose il concetto totalmente
nuovo, che la superficie in se stessa spazio.2
L idea di studiare la superficie come se fosse uno spazio in s venne ulteriormente
sviluppata da Riemann. Gauss aveva affrontato il caso bi-dimensionale, ci si sarebbe
aspettato che il suo discepolo trattasse il caso successivo: le superfici curve tridimensionali, invece Riemann si ciment con un problema ancora pi vasto: quello
delle superfici o spazi a n-dimensioni.
Quella di Riemann stata una mossa audace, dal momento che lo ha condotto nel
regno degli spazi astratti con un numero variabile di dimensioni, spazi che possono
essere studiati senza la necessit di situarli in uno spazio di dimensioni pi
elevate(N+1). Come afferma Morris Kline: la geometria dello spazio presentata da

Riemann, non era soltanto un estensione della geometria differenziale di Gauss. Essa
rimetteva in discussione lapproccio complessivo allo studio dello spazio.3. e noi
potremmo aggiungere che questo nuovo modo di porre problemi inerenti lo spazio,
appena pochi decenni dopo, nelle mani di Einstein ed altri, avrebbe modificato
radicalmente il modo in cui i fisici si accostavano alla questione dello spazio (o, pi
esattamente, dello spazio-tempo. Una molteplicit deleuziana assume come primo
tratto caratterizzante questi due aspetti di un multipiano: il suo numero variabile di
dimensioni e, in modo pi significativo, lassenza di una dimensione supplementare
(pi elevata) che imponga coordinate esterne e dunque ununit estrinsecamente
definita.

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