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13 dicembre 2009
complicato.
[Spinoza] ne fa derivare immediatamente un primato
dellidea sullaffetto, ed comune a tutto il XVII secolo, non
siamo nemmeno ancora entrati in ci che peculiare a
Spinoza. C' un primato dellidea sullaffetto per una ragione
molto semplice: per amare bisogna avere un'idea, per
confusa che sia, per indeterminata che sia, di ci che si ama.
Per volere bisogna avere un'idea, per confusa, per
indeterminata che sia, di ci che si vuole."
Prima annotazione: Deleuze ci dice che per volere bisogna
avere un'idea di ci che si vuole, un'idea, seppure vaga.
Aggiungo: e quest'idea per lo meno deve avere un nome, o
una forma. Provo a leggerlo cos: questo primato dell'idea
sull'affetto analogo al primato del significante nelle
dinamiche intersoggettive (o, anche se non proprio la
stessa cosa, il primato dell'idea la centralit della funzione
della parola nella costituzione del soggetto umano). Il
riferimento agli studi psicanalitici di Freud e Lacan.
L'idea, o un significante, funziona come causa dell'affetto (e
sar bene parlare non di affetto al singolare, ma di affetti,
strutturati in riferimento alla successione delle idee, o alle
catene, serie e corrispondenze lineari, di significanti). Cos si
comprende come un'idea possa avere un carattere
rappresentativo, senza esaurirsi affatto nella corrispondenza
con l'oggetto rappresentato: all'idea del Sacro Graal
possiamo collegare tranquillamente Indiana Jones, senza
preoccuparci di trovare riferimenti storici o metaforici, che
per possono contribuire ad arricchire e accrescere la realt
formale, o - usando l'espressione di Deleuze lettore di
Spinoza - il grado di perferzione formale dell'idea stessa.