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MALATI DI LIBERT?

di Charles Melman

In primo luogo vorrei ringraziare Mons. Valdrini per avermi ricevuto in casa sua e Muriel Drazien per aver
voluto promuovere questa serata, Jacqueline Risset di essere stata cos cortese di voler sedere a questa
tavola. Grazie.
Scusatemi, parler in francese. Circa trentanni or sono discutevo con Lacan il punto seguente: se la
comunit umana possa riunirsi attorno ad uno scambio generalizzato dei beni, delle merci al prezzo di una
rinuncia alle identit specifiche di ciascun gruppo si tratti dellidentit nazionale, religiosa, linguistica
giacch tutte le esperienze ci mostrano che questo scambio generalizzato dei beni va contro i valori che
sino ad oggi hanno formato lidentit delle nostre comunit. Lidentit nazionale ha dei valori lonore e la
dignit che sono controproducenti per riuscire in affari; la religione presuppone un rispetto del simile che
controproducente per la riuscita in affari. Ma la religione possiede anche un valore fondamentale, una
virt cardinale che si chiama temperanza e che assolutamente contraria allo sviluppo delleconomia di
mercato. Come tutti sappiamo, ci che chiamiamo consumo domestico non pi un fattore morale, ma
economico. C una vecchia formula di un ideale socialista che era a ciascuno secondo i suoi bisogni, in
base alla quale si supponeva che la societ ideale fosse quella che soddisfaceva ciascuno non in base al
lavoro da questi prodotto ma in base ai suoi bisogni. Si pu dire che la regola odierna delle nostre societ
sia a ciascuno secondo i suoi desideri, senza pi alcun riferimento morale. E, come sappiamo, ci sono
delle Chiese le quali ritengono che lamore in tutte le sue forme sia benvenuto e debba essere benedetto
da Dio. Questa introduzione che mi permetto serve solo a sottolineare il mutamento culturale che opera al
livello individuale con la soppressione (al livello individuale) del rapporto con qualsivoglia prescrizione di
doveri, nella misura in cui tali doveri appaiono una sottrazione ingiustificata ai soddisfacimenti possibili. Si
verifica un fenomeno importante, al quale sono particolarmente sensibile con i miei giovani pazienti: la
soppressione in loro del dialogo interiore con lautorit morale che fin qui si trattava di soddisfare. E con il
senso di colpa che avevamo non riuscivamo mai a liberarci del nostro debito. Ci che trovo in questi giovani
pazienti che vengono da me labolizione di questa relazione intima, personale, con unautorit sovrana
quale era stata stabilita dalla religione, cio la relazione intima e personale con Dio, e con mia sorpresa,
debbo dire il risorgere di una situazione molto remota quella di un Dio inteso come potenza indifferente
e cieca, alloccasione perfino inquietante e minacciosa, che si tratterebbe di soddisfare con sacrifici non pi
simbolici, ma reali. Se mi permettete vorrei fare ora una breve digressione, a proposito del sacrificio
simbolico o reale. E ben evidente che ci che per noi inaugura il racconto del sacrificio non si sa se
dobbiamo dire dAbramo o di Isacco che per la prima volta nella storia il sacrificio non ha pi bisogno di
essere reale. Tale racconto viene ad illustrare ci che sono per ciascuno di noi le leggi del linguaggio (vale a
dire il modo in cui metafora e metonimia non ci danno mai accesso alloggetto desiderato). Dunque, c
questo sacrificio maggiore (quello delloggetto desiderato) che un sacrificio puramente simbolico giacch
non ci fa rinunciare a nulla ma solo accettare di desiderare e, dunque, di vivere. Quando Dante o Petrarca
fondano la lingua nova succede loro un incidente di lavoro: si innamorano pazzamente di una dama, che
diventa loggetto supremo del loro desiderio, del desiderio reso operante da questa lingua nova e che
rester un oggetto irraggiungibile. Ho sentito molte discussioni sul fatto se Laura sia mai esistita. Certo che
esistita. Era proprio reale, non era n metafora n metonimia, bens la causa di questo desiderio, la causa
molto reale, vale a dire assente, di questo desiderio irrealizzabile. I giovani che mi trovo a vedere, per il
fatto della perdita di questo dialogo interiore, danno unimpressione di superficialit, di mancanza di
profondit, di essere tutti interi nel mondo, senza essere divisi. E credo che ciascuno di noi sia sensibile al
fatto che il loro modo di usare la lingua sia nuovo, vale a dire che si tratta di un lingua ascoltata senza pi

essere intesa perch suppongono che questa lingua positivizzata rilasci un senso pieno e lo stesso oggetto.
Direi che, evidentemente, ci che rende facile la pornografia. Non si tratta di un fenomeno che riguarda
soltanto i giovani; notevole che oggi, per esempio, i nostri commentatori politici vogliono anche loro che
tutto ci che dovrebbe restare nascosto relativamente allazione o alla vita privata degli attori politici sia
invece portato in piena luce. Non sempre si sa perch questa messa in piena luce costituisca
uninformazione importante per il cittadino, ci non di meno tutto avviene come se questo denudamento
fosse atteso. I giovani di cui parlo e che si manifestano proprio perch non hanno desideri, mancano di
vocazione, salvo una: salire alla ribalta della scena. Devo dire che sono molto sorpreso nel vedere il numero
di giovani con lambizione di seguire corsi di teatro o di cinema e ci avrebbe potuto restare per me
enigmatico se non avessi supposto che ci che in questo modo essi vogliono di accedere allo statuto che
hanno perduto e che quello della rap-presentazione e non pi della presentazione presentazione
delloggetto che essa stessa - come si suol dire - trash. I giovani che mi trovo a vedere sono sempre
notevolmente intelligenti e, in un modo che mi ha sorpreso, preoccupati di distinguere il giusto
dallingiusto, il bene dal male, con il problema di sapere da dove vengano ad essi tali nozioni. Per parte mia
devo dire che ho creduto di riconoscere nel sapere che essi hanno gli effetti di ci che un tempo si
chiamava la Legge naturale e che noi possiamo semplicemente atttribuire, riconoscere come Leggi del
linguaggio. Ma, in compenso, questi giovani devono inventare la specificazione delle figure del bene e del
male, del giusto e dellingiusto. Succede che sul loro cammino incontrino unideologia che, presentandosi
sotto forma scientifica, vuole fare del sapere biologico dellorganismo il regolatore del bene e del male, del
giusto e dellingiusto. Si tratta di un sapere ideologico oggi molto diffuso che si chiamo cognitivocomportamentalismo: il corpo che saprebbe distinguere il bene e il male. Tuttavia, gi da molto tempo
ricerche hanno mostrato che le costanti biologiche dellorganismo variano anchesse a seconda delle
culture e che in nessun caso lorganismo detiene una norma in tale materia. Direi che proprio perch
sono alla ricerca di un limite (ma giacch, nella prospettiva di cui ho appena parlato, non attendono altra
risposta che del corpo) che lalcool e la droga hanno fra essi un tale successo. Viene da me un giovanotto di
una trentina danni, lavora nel mondo della moda, trova in abbondanza alcool e droga e dunque lunico
problema proprio questo: come e dove trovare il limite che lo introduca a un possibile soddisfacimento
dignitoso. E direi che il problema che mi pone ogni luned mattina quando arriva ancora obnubilato dal
suo week-end e non ha ancora trovato n la pace n la felicit. Per dirla in breve e come ho gi avuto modo
di proporre in Francia: questi giovani hanno una malattia che ha un nome. Non oso pronunciare questo
nome perch va contro le nostre concezioni e le nostre idee: sono malati di libert. Quando al mattino si
alzano, sono totalmente liberi, non solo nel loro rapporto psichico interno, ma anche nellorganizzazione
della propria giornata. E devo dire che quando faccio notare loro questo punto non lo contestano e tanto
meno lo contestano perch questa libert suscita un certo numero di reazioni di difesa. Per esempio: i
gruppi che si riuniscono per formare delle comunit, cio per restituire un certo numero di regole e di leggi
supposte reggere le loro esistenze e che vogliono essere un modo per reintrodurre la fedelt agli antenati.
Altri, evidentemente, per rispondere allangoscia e al disagio suscitati da questa libert fanno appello alla
religione ed chiaro che su questa questione il problema pi importante diventa quello di sapere se si
tratter di una religione sostenuta dal fanatismo. Ho avuto modo di vedere giovani come si dice di
buona famiglia restare affascinati e sedotti dallautoritarismo e dalla presa in carico completa, dalla
soppressione di ogni libert che quelle religioni possono rappresentare. Ne ho visti daltri che erano
affascinati da sette e dal carisma di certi guru e dunque la questione che si pone di sapere se la religione
che sar capace in modo verosimilmente inevitabile di ristabilire un ordine, un senso, una legge in quei
comportamenti sar o no la religione elaborata nei secoli dai teologi, cio da coloro che sanno leggere i
testi, che sanno intenderli e che sono tanto filologi che logici. Il punto su cui stranamente la psicanalisi
conclude che contrariamente a unopposizione che a lungo si voluta, insomma che secoli recenti hanno
cercato di mantenere (ma che la scolastica aveva saputo perfettamente chiarire mi permetto di dirlo a
rischio di essere sgradito), la religione perfettamente razionale, vale a dire supportata da una struttura
la quale fa la ragione stessa. Quando, e mi accingo a concludere su questo punto, si pratica una cura si

sorpresi nel vedere che il paziente, per il fatto di parlare allinterno di una situazione psicanalitica e senza
vedere linterlocutore al quale si indirizza, inevitabilmente orienter il suo indirizzarsi ad unistanza che egli
ignora; egli non sa a chi la sua parola si rivolge, ma questa parola si indirizza a qualcuno che l in quanto
potenza detentrice del suo destino. Possiamo dire che tutto lo svolgersi della cura consister proprio nel
dipanare tutti questi vari indirizzarsi del corso della sua esistenza, comprese le risposte che il paziente
suppone venire da quella istanza. Per arrivare a che cosa? Per Freud si trattava di permettere al paziente di
riconoscere che listanza dalla quale egli vuole farsi amare, che pu detestare, alla quale rivolge tutti i suoi
rimproveri, tutte le sue rivendicazioni (pu fare della propria vita una disgrazia per punire quellistanza),
ebbene Freud vedeva la risoluzione, la fine della cura in ci che egli ha chiamato la liquidazione del
transfert. Vale a dire nel riconoscere da parte del paziente che, se quella istanza esiste, forse non ha tutti i
poteri che egli le attribuisce e che sta a lui, una volta riconosciuto il fatto, autorizzare la propria esistenza.
Ci nonostante succede che, ci che in psicanalisi chiamiamo la liquidazione del transfert, si trovi di rado
verificato fra gli allievi di Freud che sono rimasti, direi, attaccati a lui come feroci figli in competizione fra di
loro e contro il desiderio di Freud. E si pu dire che tale liquidazione del transfert non si sia verificata
nemmeno fra gli allievi di Lacan dei quali si pu avere limpressione che anchessi sono rimasti allinterno
della ricerca di un amore e di un riconoscimento inesauribile. Cos, se vogliamo essere oggettivi, vedere le
cose come sono e non solo come vorremmo che fossero, possiamo dire che Freud si fermato alle porte di
Roma. Questa sua inibizione stata variamente interpretata, ma si pu credere che egli stesso sia rimasto
in difficolt a titolo personale sulla questione della liquidazione del transfert. Quanto a Lacan, egli
restato proprio nel mezzo. E venuto a Roma e, come lo ha ricordato molto bene Muriel Drazien, da Roma
che ha emesso quella conferenza che ha completamente rinnovato la psicanalisi, ma egli restato in
questa esitazione. Quelli che fra di voi conoscono il suo lavoro, sanno che ha terminato sulla questione del
Nodo borromeo, vale a dire sulla questione di sapere se si possa vivere avendo liquidato il transfert oppure
se, al contrario, occorra aggiungere a questo nodo a tre anelli un quarto anello che Lacan ha chiamato
lanello del Nome-del-Padre. Mia intenzione in questa presentazione era cercare di sensibilizzarvi al fatto
che questi problemi, dai quali uno psicanalista ogni giorno immediatamente implicato, sono anche i
problemi della nostra collettivit, del nostro pensiero, e che la disciplina psicanalitica non dunque
unescrescenza della cultura, ma intessuta nella cultura stessa e pu alloccorrenza suscitare questioni
non prive di interesse. Grazie della vostra attenzione.

Traduzione dal francese di Janja Jerkov

(Pubblicato il 21/09/2008 Copyright Lacanlab.it)

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