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Relazione di Costantinopoli (1675-1680)
Giovanni Morosini
Biblioteca Italiana
2005
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Relazione di Costantinopoli del Bailo Giovanni Morosini di
Alvise 1675-1680
Premessa
Serenissimo Principe.
Le grandezze della Casa Ottomana, fabbricate in gran parte sopra le disavventure
dell'afflitta Cristianit e le discordie fatali fra i Principi d'essa, non possono esser
descritte senza lagrime, n intese senza dolore. questa nella rivoluzione di molti
secoli riuscita a tale Potenza funesta, che il riepilogarne pi li principii ed i successi
sarebbe un ripetere con tedio, ci che gran numero di gravi scrittori hanno
virtuosamente tramandato a notizia dell'et venture con lodevole utilit. Deve per
restringersi unicamente questo debole effetto dell'obbedienza mia alle publiche
prescrizioni, nel sottoporre con la possibile brevit alla cognizione purgatissima della
Serenit Vostra lo stato presente di quell'Imperio smisurato, e sopra tutto nel far
conoscere la necessit in cui la Patria costituita di formare coll'argine dell'umana
prudenza il possibile valido riparo alla rapidit di cos vasto torrente. Confesso, che
impresa cos difficile mi scemerebbe l'animo, se questo rinforzato dal naturale
ereditario zelo, e dal riflesso dell'essere stato paternamente compatito per il lungo e
continuato spazio d'anni dieciotto in un reggimento prima, poi nell'ambascerie di
Savoia, Francia, Germania, e finalmente nel corso di mesi 60 per pubblica begnigna
disposizione impiegati nell'importante ministerio di Bailo in Costantinopoli, non mi
assicurasse della pubblica generosa clemenza anco in quest' ultima appendice dei
sostenuti servizii. Con purit dunque di cuore, pi che con vaghezza di stile divider in
tre parti il presente discorso, dovendo la prima versare sopra lo stato interno della
Corte e dell'Imperio; la seconda accenner il pi essenziale nel commercio mercantile,
ch' la nutrice ed il latte di questa dominante, e riferir la terza gl'interessi presenti
dei Principi, o per confine o per traffico in qual si sia modo con la Porta uniti,
riflettendo massime a quello della Serenissima Republica, che deve fare la pi attenta
e grave occupazione d'ogni buon cittadino, e quella in particolare di questo
sapientissimo Consiglio. Sopra tre validi fondamenti dunque, come sopra tre gran
colonne dello stato si trova tenacemente stabilito l'Imperio de' Turchi: Religione,
obbedienza e milizia. La prima, ch' il pi forte legame dell'umana societ unisce gli
animi e l'inclinazione, la seconda d vigore alla volont assoluta del Monarca, l'ultima
dilata i confini e rende soggetti gli Imperj. massima inveterata fra Turchi, che la
Monarchia Ottomana perderebbe il godimento della tranquillit civile senza il beneficio
d'una guerra esterna, che tenga occupati gli animi ed in esercizio le milizie, e che
bisogni dar esito alla ferocia Turchesca impiegando l'armi in danno degli antichi nemici
della fede e dell'Imperio, pi tosto che adoperarle a lacerare il corpo della madre
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comune di tanti popoli. Con tali feroci principii diede l'empio Maometto le false leggi
del suo detestabile Alcorano, concatenando in modo le cose terrene con le celesti, ed il
potere di Dio con quello del Sovrano, che non meraviglia se oggi resti questo quasi
che adorato dall'ignorante volgo a guisa di umana Deit, e con fastosi titoli chiamato
Ombra di Dio, fratello della Luna e del Sole, Dio della terra, distributore di tutti li
scettri dell'universo, e con altri simili attributi di superba vanit.
Del Gran Signore e della Casa Reale.
Nato l'anno di nostra salute 1638 da Sultan Ibrain e da una Schiava Circassa,
Mehemet, quarto di questo nome, e dall'infelice Padre, che fu vittima del furore dei
Giannizzeri, lasciato in tenera et erede del trono e dei pericoli, gode presentemente
regnando, posto tanto sublime di grandezza e d'autorit, qual quello d'Imperatore
dei Turchi. Le sue inclinazioni portate a piaceri del senso, al diletto smoderato della
caccia ed alle famigliari conversazioni coi suoi domestici, alieno l'animo dalle crudelt
connaturali alla nazione, e per lo pi da' suoi antenati medesimi praticate, in modo
che palesandone anzi abborrimento, pu dirsi distintamente dotato di regia clemenza,
virt, che sordidamente corrotta per da insaziabile avarizia, perde il prezzo ed il
pregio, posponendo frequentemente l'esercitarla ad ogni bench trivale speranza di
profitti e di emolumenti. Applic con avidit molto continuata alla lettura dell'istorie de
suoi progenitori, e di Sultan Amurat massime suo zio, celebre per la difficile
espugnazione di Babilonia, solendo dire che di quell'Imperatore vuole egli imitare la
gloria ed i trionfi, coll'allontanarsi per al possibile dalla sua avarizia e crudelt.
tuttavia credibile, che imbevendosi giornalmente il Regnante delle massime del
defunto non accresca insensibilmente, coll' esempio, la naturale sua avidissima
propensione, e che moderando solamente il mezzo conseguisca ed ottenga il fine
medesimo: perch se il primo riempiva il tesoro col togliere dal mondo li ricchi, col
devastare le Provincie, e coll'esigere tributi dalla milizia, questo si contenta farlo
coll'uso frequente delle avanie indistintamente praticate, col non supplire
bastantemente ai pi necessari dispendii e col raddoppiare con varii pretesti gli agravii
a' miserabili sudditi. Impresso sino da primi anni del furioso potere della milizia
baccante, di cui vide, non senza proprio pericolo, contro l'estinto Padre gli effetti
funesti, non lascia qual si sia industria per trattenerla, con l'ordinarie paghe e con
numero frequente di grazie, obbediente e contenta. Resta nulla di meno agitato
nell'animo per gli accennati successi da un'interna continuata apprensione, dal
temperamento suo malinconico nudrita, che non lo lascia quietare in parte alcuna, che
gli ispira l'aborrimento invincibile all'abitare nel serraglio maggiore, che fu la scena
della tragedia accennata, e che l'obbliga a cercare il smarrito riposo e tranquillit con
sommo suo patimento tra le fiere e fra' boschi.
l'Imperatore mediocremente robusto di corpo, di statura mezzana, di colore pi
che olivastro, curvo nobilmente, di guardatura mite, di barba rara, di complessione
flemmatica. Col moto violento, indistintamente praticato in ogni ora e stagione, ha
riportato qualche fiacchezza ne' ginocchi e nelle gambe, quale per viene con gli ogli
caldi di cannella ed altri aromati giornalmente corroborata, di questi pure servendosi
nell'ungere la faccia ed il corpo tutto, prima dello scorrere nel pi orrido inverno fra
neve e ghiacci le campagne, giudicandosi con tale diligenza perservato dall'inclemenza
del tempo, osserva con minuto rigore li precetti della sua falsa credenza, esattamente
praticando il digiuno del Ramasan, e godendo delle frequenti prediche di Vani Effendi,
scelto fra quelli della legge per direttore della sua coscenza, ipocrita e sopraffino nel
midollo, tutto piet e giustizia nell'apparenza, che amassando per s medesimo tesori
insegna con qualche eloquenza agli altri di godere della povert, ma fra le sue
imperfezioni utile alla propria e alle straniere nazioni, potendosi frequentemente
chiamare l'acqua che smorza il calore degli impeti di quel Monarca. Nodrisce nulla di
meno costui nel cuore del re l'antica implacabile avversione contro il nome Cristiano,
e, spesso ripetendo le promesse dell'empio profeta, cerca di lusingare al suo genio,
concedendo ogni sfogo al senso, ed assicurando il lezzo dei pi sordidi gusti per tutta
l'eternit. Oltre al numero dei maestri all'educazione di Sultan Mustaf primogenito
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dell'Imperatore regnante destinati, ha il Re appoggiato al nominato predicatore il
pensiero d'istruirlo dei sensi pi reconditi dell'Alcorano, e come che l'et giovanile di
esso Principe che non eccede gli anni quindici, ed il suo temperamento docile, che
viene palesato anche nella bellezza esteriore del corpo, gli facilitano grandemente il
progresso in ogni studio ed esercizio, cos non lascia la sagacit del suddetto Effendi
d'attribuire a merito delle proprie applicazioni, ci che non veramente altro che
prontezza d'ingegno del Principe, che molto pro mette in ogni genere, allora che si
trovino le sue applicazioni maturate dagli anni dell'esperienza e dal tempo. Altro
figliuolo maschio in et d'anni sei in circa tiene il gran Signore, procreato pure con la
regina oggi regnante, e come gli anni suoi teneri non permettono il formare sopra le
sue inclinazioni, riflessi e ponderazioni, cos osservabile che li maschi tutti partoriti
nel corso di pi anni, ed in quelli pure della mia permanenza a Costantinopoli
dall'Odalische, ossiano concubine del Re, sino al presente giorno 5 in numero, hanno
in pochi giorni terminato il corso della vita loro, ci non essendo accaduto alle
femmine con probabile suspizione che dalla Regina ne sia stata empiamente
sollecitata la perdita, per essere con la regnante posterit sola nel credito, nell'autorit
e nel comando. Da questa empia maniera di procedere, rester ben nota alla somma
prudenza di Vostre Eccellenze l'inclinazione ed il genio d'essa Regina regnante, che,
nata nel regno di Candia e con altre prede in serraglio trasportata, ha sortito la
fortuna di essere fra l'altre la prima a concepire ed a sollevarsi con la desiderata prole
al presente elevatissimo posto. Tutte le relazioni che n'ho avuto concordano
nell'assicurarla di bellezza mediocre, di finissimo genio e di robustezza notabile nel
temperamento; in apparenza si dimostra aliena da ogni negozio, tutto che con le sue
arti, raggiri e lusinghe, dalle quali si lascia il Gran Signore pi che mediocremente
piegare, abbi gran parte nelle deliberazioni e nelle grazie. Da ci originata la gelosia
pungentissima della Regina madre, ormai giunta alli 60 anni d'et, e che avendo con
dispotico potere governato nella minorit del figlio l'imperio, amaramente risente di
veder l'altra preferita nella stima e nella confidenza.
Tolta per questa femminile emulazione, non resta alla madre del Re cosa a
bramarsi nel rispetto del figlio, nei testimonii d'affetto, ed in qual si sia altra
circostanza di regio e parziale trattamento: unite le due Regine nel solo pensiero
d'opprimere con l'arti loro l'assoluta potenza del Visir presente, che all'incontro con la
ficchezza e frequenza de' doni all'una e all'altra, cerca studiosamente di guadagnare
tempo per stabilire a proprio vantaggio sempre pi fondato radici nell'animo troppo
pieghevole del monarca.
Due Principi fratelli di padre, ma d'altra madre defunta, ha pure il Gran Signore: il
primo in et di anni 30 incirca, l'altro di 27, con esempio raro di quella Corte
mantenuti sin al mio partire vivi nel serraglio; il maggiore d'essi nominato Soliman di
presenza venusta, vigoroso di corpo e di genio appunto pari a quello del gi
Imperatore Sultan Soliman suo pro zio, veramente degno di fortuna migliore di quella
dell'essere come si trova in due piccole stanze ristrette, amato da famigliari, gradito
per fama dalla milizia, ed esaltato da ogni ordine di quelli del serraglio. L'altro
nominato Orcan dedito unicamente alla crapula, di genio pi che vile, e poco atto al
risentirsi della sua presente infelicit. Le insinuazioni della Regina regnante,
appoggiate pi volte dal consiglio d'Acmet Bass Primo Visir defunto, e dal presente
come ho di tempo in tempo riferito, ottennero di superare ogni esitazione del Re, e di
far uscire finalmente il decreto di condannare al laccio li sopraccennati Principi
innocenti; ma appoggiata la custodia loro molti anni sono alla madre Regina ha questa
saputo e con le sue arti potuto sin qui riparare il colpo funesto, insinuando sopra tutto
al Gran Signore la possibile commozione della milizia, per la sua propensione verso
Soliman, non senza sussurro che a motivo d'amorosa tenerezza verso quel giovine
principe, con il quale fama che nodrisca la madre Regina di lunga mano l'ultima pi
tenera confidenza, abbia attentamente procurato di preservarlo.
Nel tempo dell'impiego mio a quella gran Corte, m' toccato di trattare con due
Visiri supremi, pari unicamente nel grado, nel favore, nel titolo, ma dissimili di genio e
di costume: in modo che l'industrie e l'arti, che giovavano col primo mirabilmente,
riescono vane ed inutili con il presente, potendosi con franchezza riferire che fosse
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riescono vane ed inutili con il presente, potendosi con franchezza riferire che fosse
l'animo d'Achmet Bass defunto pari alla sua autorit, veramente benefico e reale,
dove quello di Cara Mustaf Bass ora regnante si riconosce tutto venale, crudele e
ingiusto. Professava il primo ben distinta la stima verso li rappresentanti in generale,
ed a questa unita molta parzialit verso quelli della Serenit Vostra, ove questo
ferocemente sprezzando le maggiori Cristiane Potenze, poca o niuna considerazione
dei ministri facendo, ristringendosi in sostanza la sua riflessione sopra la fortuna e la
virt militare del Re Cristianissimo, e sopra quella di questo Eccellentissimo Senato,
per le valide passate resistenze e per la propria tanto predicata prudenza.
Sia per la confidenza antica del Re verso il Visir, o sia per la naturale
disapplicazione propria de' sovrani dell'Oriente ad ogni negozio, tale e tanta la
concessa autorit di questo primario ministro, che il regnante si pu chiamare
imperatore di nome, egli d'effetti. Nato per castigo de' popoli in luogo oscuro dell'Asia
in vicinanza di trebisonda e tra li pi vili domestici, prima dal defunto Visir Chiupurli
allevato, poi destinato fra quelli del Gran Signore nel serraglio, con arte sopraffina e
per varii gradi ha saputo finalmente sollevarsi nell'et sua d'anni 52 fino al posto
presente. Tiene la pi fissa anzi l'unica applicazione quella di mantenersi con ogni
industria costante la parzialit del monarca, sprezzando per questa sola benefica
influenza del suo Giove, l'altre pi minute deit, quasi che non possa cadere estinta la
sua grandezza, pi che dal fulmine dal colpo d'un miserabile fantaccino, o non rifletti
che da pi infimi elementi vengono pure formati li fulmini. Mentre continuava pi
fervente la difesa memorabile di Candia, rest dal Visir defunto appoggiata alla
direzione di costui la gran mole del governo di quell'imperio, e contro l'antiche
massime di esso impegn allora il Gran Signore nel sostenere il ribelle Doroncesco da
che fa originata la discordia coi Polacchi, che stata per le pretensioni note, il seme
dell'ultima spedizione di Cechevim dell'impegno inutile con Moscoviti, e della perdita,
si pu dire, del credito, dell'oro e delle forze.
Professa il Visir, col solito instinto degli Asiatici, aperta l'avversione ed animosit
contro il nome Cristiano, pu dirsi essere il suo cuore la fucina dove si vanno contro i
Principi elaborando disegni d'aggressione e di esterminio; inclinerebbe all'aggressione
contro l'Ungheria Cesarea, se conoscesse pi aggiustata alle sue mire la congiuntura
presente; god nelle continuate conferenze con i malcontenti di quella parte, forse
ignorando che le speranze de' fuorusciti, misurate pi col desiderio che con le ragioni,
riescono quasi sempre di vanit. Sopra tutto amaramente sofferisce l'aumento
utilissimo delle fortificazioni di Corf, che pu chiamarsi il pi robusto riparo all'Italia,
anzi a tutta l'Europa Cristiana, ed abborrisce il possesso, alla Serenit Vostra nelle
capitolazione acconsentito, della fortezza di Cliva, che pi d'una volta co' suoi pi
confidenti fremendo s'espresse doversi in ogni modo levare dal potere della
Repubblica.
Il numero della sua famiglia stipendiata, comprese le guardie ed il serraglio delle
femmine, ascende a sopra tre mille teste, riempite pure con 4000 cavalli incirca le sue
stalle, in modo che poco riescono bastanti gli ordinarij assegnamenti, l'ingiuste
invenzioni delle avanie e le rapacit distintamente praticate per supplire a tanto lusso,
alle fabbriche sue molte ed alla necessit di provvedere li frequenti regali per il Re e
per gli altri del serraglio. Riesce in lui come negli altri tutti, che il suo posto ha fin qui
sostenuto la facilit di supplire solo a tanto numero d'occorrenze economiche,
politiche, di guerra, di pace, di mare e di terra, d'impiegarsi nell'esecuzione degli
ordini quotidiani e minuti del Gran Signore, nel dare con regolata assistenza personale
l'audienze nel Divano, e sino nel fare alle volte la ronda per freno dei malviventi.
Senza qual si sia tintura di lettere, anzi senza sapere neppure leggere n scrivere
pervenne esso primo Visir sin alla dignit di Caimacan appresso il gran Signore, e per
la frequenza de' memoriali, che giornalmente riceveva, conosciutosi allora in necessit
d'acquistare queste cognizioni, vi si applic fissamente, e con il mezzo d'un rinnegato
majorchino arrivato a saper oggi leggere quasi correntemente ed a scrivere in
maniera assai intelligibile, il che fa egli frequentemente apparire non senza qualche
vanit e compiacenza. dotato di vivacit d'impegno, pronto nelle risposte, affabile
secondo il capriccio nel tratto, cupo nei pensieri, pieno di finissima dissimulazione, con
la quale pi volte inganna chi gli da fede, e facilissimo all'accendersi impetuosamente
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la quale pi volte inganna chi gli da fede, e facilissimo all'accendersi impetuosamente
per qual si sia bench leggiera resistenza. Quest' ultima qualit ho pi d'una volta
personalmente scoperta, quando, sostenendo le pubbliche ragioni e servizio,
s'accendeva l'impeto feroce d'esso ministro supremo, e che con desterit e pacatezza
convenivo rimetterlo nella prima calma, a fine di non lasciarlo amaramente impresso
contro il veneto nome e rappresentanza. Ripieno d'austera e severa costanza fa poco
o niun conto dell'aura popolare; anzi trionfando sinora de' mali ufficii di Mustaf
Bass, genero favorito del Re, di quelli dei Chilarag e del cavallerizzo maggiore,
antichi emuli suoi, resta nell'opinione della Corte tanto a loro superiore, quanto
ragionevolmente deve precedere il vincitore al vinto. imbevuto, coll'universale di
quell'infelice popolo, della forza del destino, per s'espone furiosamente nelle
spedizioni militari ad ogni pi pericoloso cimento, eccitando col proprio pericolo gli altri
all'aggressioni, e trovandosi sempre fra le prime schiere, forse pi con temerit, da
non imitarsi, che con fortezza d'animo militare, in posto di tanta eminenza.
Se il Visir alieno dall'uso del vino si ritrova grandemente inclinato a quello
dell'acquavita pi possente, tracannata di notte tempo con alcuni de' pi favoriti,
allora sciogliendo appunto la briglia alle pi dannate libidini, e frammischiando l'un
vizio con l'altro, con abbominevole sensualit. Ateista persuaso, insinuando sempre a'
figliuoli, che sono 4 di numero, questa stolida empiet, curioso indagatore degli
interessi, dei siti e dei fini de' Cristiani Principi, e applicato molto, con la direzione del
dragomanno Mauro Cordato, allo studio geografico degli atlanti, con dannabile
inconsiderazione dagli Olandesi al Gran Signore donati, e che fa il Re per proprio
diletto e per notizia del suo Ministero supremo esattamente tradurre, occupandosi
ambidue al mio partire nelle riflessioni sopra lo Stato ecclesiastico, sopra il sito
d'Ancona e sopra le spiaggie della Puglia. Mi consolo che nella rigida temperatura di
quel genio aggiustato per alle barbarie del clima, che vuole pi dalla severit che
dalla clemenza essere regolato, ho sempre dal Visir ottenuto favorevole trattamento,
col preservare illeso il decoro della rappresentanza. Si calcola che tra danari e presenti
entrino al suo tesoriere, ch' era nel tempo mio un francese rinnegato, dodici, quindici
ed altre volte 20,000 reali per giorno, la maggior parte de' quali resta nell'accennate
occorrenze dispersa nell'espedizione a' ministri che vanno e vengono, e nell'uso
eccedente delle sue quotidiane suntuosit.
Il muft e gli altri bass che siederono alla banca quand' io partii, quasi che affatto
privi d'autorit e di credito nel governo non danno motivo di rappresentare alla
Serenit Vostra cosa di prezioso; nulladimeno, per l'improvvise variazioni che possono
accadere, non lascier di dare un superficiale abbozzo delle qualit loro, con tutti
avendo trattato, com' solito, ed unite avendo alle relazioni dei pi versati ci che
potei ritrarre io medesimo ocularmente.
detto d'un gran savio, che pi pu sussistere un regno senza fuoco e senza
acqua, che senza religione, verit che dagli imperatori Ottomani ben conosciuta fece
nella dominazione loro stabilire un capo supremo d'essa, ch' il muff interprete della
legge, anzi legge viva sopra tanti milioni d'uomini, che tutti dipendono dai decreti suoi
con cieca obbedienza. Ma come non pu venire all'umana Repubblica maggior peste,
che da due cose divine quando sono prevertite, cio dalla dottrina e dal sacerdozio,
cos infelici ha quell'Imperio risentiti gl'influssi, ogni volta che li passati muft hanno
traviato dal giusto sentiero, lasciandosi soverchiamente guidare dall'ambizione, dagli
affetti e dall'avidit.
Conosciuta perfettamente da Al effendi, muff presente, questa verit, si contiene
in modo nell'esercizio della sua carica che, sollevatovi dal Re, ad istanza del Visir
defunto, col merito massime d'esser stato seco giudice o cad dell'esercito sotto
Candia, ha ottenuto d'essere in essa confirmato per le premure del Visir vivente, da'
cenni del quale ricevono per la direzione ed il moto anche li suoi pi venerabili
decreti ricercati comunemente, come noto nelle cause civili, coll'esporre sotto nome
degli altri il caso contenzioso, e con la sola parola del si pu o non si pu, da esso
decisi, senza dar luogo a pi tediose appellazioni o contrasti.
Consecrato dunque esso muft agli arbitrii del Gran Signore e del suo ministro
supremo, esercita con grand' arte ed ipocrisia la sua riputata funzione, raccogliendo
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d'ogni parte ricchezze e godendo tenere nel serraglio di sue donne moderato
dispendio, chiamato dal Re nelle pi pesanti e gravi consulte, molto versato nei testi
dell'Alcorano e dei suoi molti espositori, acerrimo dei Cristiani, ma sopra modo
considerando la prudenza, il consiglio e le forze di questa Serenissima Repubblica, per
le passate esperienze. Mustaf bass primo dei Visir di Banca, genero e coetaneo del
Gran Signore, che col nome di Muscaip, cio favorito, volgarmente si nomina,
nell'et sua pi giovanile a tanto posto salito per la vile compiacenza a pi vietati
diletti del Re, col quale ha per molti anni, con pari e vicendevole corrispondenza,
praticato ogni pi dannabile eccesso del senso. questo dotato di triviale abilit,
sinora non elevato perci alla dignit di Visir supremo, anche per la tenerezza del Re
di non scostarlo dal suo letto; potendo nulla di meno succedere tale mutazione, per le
insinuazioni della Regina regnante e per gli ufficj cauti del negro Chilarag, che
sollecita con i suoi desideri la perdita del Visir presente, pare il Muscaip ben inclinato
verso la Repubblica e i suoi rappresentanti, ed di genio pi alla placidezza e
clemenza disposto che alla severit. Hibraim, ch' ha negli anni decorsi sostenuta pi
ch' esercitata la carica di Capitan bass del mare, senza partire dalla Corte, creatura
intieramente consacrata al Visir regnante, di cui stato attuale domestico anzi
moderatore degl'impeti suoi, procurandogli con ogni studio sfoghi al senso e profitto
all'erario, dotato di prudenza matura e di severit: con ogni distinzione di stima e
d'onore m'ha sempre accolto e favorito; sostiene appresso il Re il posto di Caimacan,
che vuol dire sostituto e vicario del Visir, parla con molta lode e rispetto della
Repubblica e seguendo con la morte del Visir mutazione, aspira a quel primario posto,
in cui per creduto che la venalit e le detestabili massime del governo presente
sarebbero con universale miseria rinnovate, tanto promettendo ora il suo genio in
eccesso proclive ai rigore ed all'arricchirsi. Caplat che vuol dir Tigre reggeva al mio
partire l'occorrenze marittime in qualit di Capitan bass, di genio risoluto e feroce,
inimico del Visir, avido di gloria, di ricche facolt, accresciute con i sostenuti
importanti governi di Babilonia e Diarbechir, ed autore primario dell'ultima caduta di
Cecchin gli anni decorsi. Il suo posto di Capitan bassa obbligher sempre con utilit gli
Eccellentissimi Baili a coltivare seco ogni possibile corrispondenza, oltre all'esser egli
distintamente considerato dal Re, in modo, che succedendo qualche mutazione, non
riputato fra gli ultimi che possono giustamente aspirare al grado sublime del comando.
Fu egli il quarto Capitan bass, che nel tempo della mia permanenza di Costantinopoli
rest a quella dignit sollevato; pare ben disposto verso le cose di Vostra Serenit;
ma gli effetti, pi che dall'esteriore apparenza, ne dovrebbero in ogni caso riportare li
pi veri testimonij.
Oltre di questi si trova in molta stima Achmet, presente bass di Bossina, creatura
del Visir defunto, e da esso al posto importante di Tefterdar elevato, nel quale
secondando il genio avido del Gran Signore pratic varie riforme di Seminari, di Paggi,
di Provigioni strabocchevoli a molti del serraglio, e nel moderare altri superflui
dispendi con utilit di sopra 300 mila reali all'anno al Casn di dentro. Fu con questo
merito quattr' anni sono destinato bass in Cairo, dove pervenuto, e volendo col
mezzo medesimo del risparmio accrescere il proprio credito ed autorit alla Corte, col
minorare a' Giannizzeri la paga, col scemare ai Bei l'autorit, e col togliere varie
esenzioni al popolo caus una sedizione pericolosa, che pi facilmente crescendo,
come solito in queste circostanze, diede molto pensiero al governo, che fu infine
costretto a richiamare il bass, ed a sostituirvi il presente.
Con la massima d'esser considerato diligente, ho rinnovate tutte le antiche
differenze con i confinanti di Dalmazia come riferii, e tutto che sia col divino favore
terminata con quiete, mossa cos strepitosa, sar sempre utilissimo il tenerlo ben
disposto, tanto pi che la contiguit dei confini obbliga sempre l'Eccellenze Vostre ad
una fissa attenzione a quella parte, perch nell'accennata notabile avversione del Visir
al possesso che Vostra Serenit tiene della fortezza di Cliva ogni pretesto pu servirgli
di ragione, quando si trovi disoccupata la Porta, ed un suo biglietto, anzi un semplice
suo cenno al bass, pu muover milizia ed inferire insulti, prima che li sapientissimi
pubblici decreti col giungono a ripararli. Meco si costui palesato propenso ai
vantaggi della Patria; parmi nulla di meno di poter giustamente desiderare, che non
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vantaggi della Patria; parmi nulla di meno di poter giustamente desiderare, che non
avanzi di grado, giacch il genio suo maligno e sagace mi farebbe temere impensati
pregiudizi. Seguono a questo il Niclanzi ed Ismael Chiaia del Casn di dentro, che non
danno per ora materia a riflessi, tutto che il primo nell'esercizio di Caimacam di
Costantinopoli, meco praticasse ogni testimonio d'onore e con lode sempre si sia
espresso della Repubblica, l'altro uscito nuovamente dal Serraglio, senza pratica e
senza cognizione delle cose universali, servendo al solo accrescere il numero senza
formar figura e senza alcuna bench minima autorit. Godono pure distinta stima Al
bass di Buda, quello di Caminich, e sopra tutti Zampalatoglie bass di Diarbechir,
cugino del Re, nato da una delle sorelle di Sultan Hibraim, ed oltre a questi Al bass
di Cairo, Homer bass di Babilonia, ed Osman bass di Damasco, i quali tutti,
tributando ricchissimi e frequenti doni al Visir, sostengono con tale mezzo la dignit, il
posto e la confidenza; ed avendo io con ognuno di loro trattato mi parve di vederli ben
intenzionati verso l'Eccellenze Vostre.
Succede a questo il Bostangi Bass la di cui confidenza fu sempre con ragione
molto Coltivata dagli Eccellentissimi Baili, perch essendo di continuo all'oreccho del
Re possono grandemente giovare le sue relazioni, e non difficile con il mezzo suo di
riparare qualche violento colpo della tirannide delli Visiri, per l'ordinario rapaci ed
ingiusti. Oltre a ci deve pure considerarsi che per lo pi uscendo li Bostang dal
Serraglio sono con facilit sollevati a posto di Capitan bass del Mare, o di Visiri di
Banca, che sono cariche molto connesse alle cose della Serenit Vostra; onde io ho
con ogni studio, ad imitazione degli Eccellentissimi miei precessori, cercato di
conciliarmi la parzialit d'essi, ch' essendo stati nel tempo del mio servizio, ho avuto il
contento di riceverli pi volte, con non ordinaria dimostrazione di confidenza in mia
casa, sopra il mar Nero, allora ch' ero obbligato a fuggire l'orrore della peste. Si regge
quest' ordine con leggi particolari, le cariche essendo concatenate in modo, che
movendosi la prima l'altre tutte vanno seguendo. Hanno questi il privilegio di vogare il
caichio del Re, e giova notabilmente il sapersi la buona correlazione fra' Baili e i
Bostangi, e la mutua loro amicizia.
Il Cancellier Grande ha pure stimabile parte nel governo, per quella massime che
riguarda li Baili, nella neccessit di cavar frequenti comandamenti, commissioni ed
altro per le occorrenze di mare, di terra, di confini, vascelli, negozianti, religiosi e
simili, potendo questo nell'esprimere il fatto in un modo pi che nell'altro,
nell'aggiungere o nel scemare gli eccitamenti, portare notabile variazione agli affari in
bene o in male, con rilevante conseguenza. Ho nel governo delli due Visiri, che
regnarono nel tempo mio, esperimentato frequentemente il talento di Calil Cancelliere
presente, creatura del defunto Visir, e per la sua abilit sostenuto del vivente, anche
per la favorevole dichiarazione che in suo vantaggio fece il Re medesimo nel dire che
godeva nella lettura dei suoi quotidiani Talchis, o siano relazioni, per l'eleganza loro e
per la brevit, questo Bosniaco di nazione, aperto fautore di quei torbidi confinanti,
versato nelle leggi dell'Imperio, d'abilit, accortezza ed esperienza, ma dissimile da s
medesimo nel governo presente, nel quale con sfacciata licenza mercanta
indistintamente le grazie e le concessioni del Visir, ove nel passato, ad imitazione del
presente, si palesava alieno da qualunque interesse e venalit. L'ho lasciato ben
impresso verso le pubbliche occorrenze, come pure il Berlichi, ch' il Cancelliere
inferiore, e che tiene li registri alla Serenit Vostra spettanti, e spero che
gl'Eccellentissimi successori abbino sempre a provare effetti pari alle deboli mie
praticate diligenze.
Sono tutti gli accennati Ministri di stima e di confidenza appresso il Re, ed da
riputarsi molto per le particolari convenienze della Repubblica, tutti per connessi e
dipendenti in modo dal Visir supremo, che il studio maggiore deve impiegarsi a tenerlo
ben inclinato, avendo per esperienza, sotto due Visiri, conosciuto la dispotica loro
autorit, e pu dirsi che ambidue resi moderatori degli arbitrii del Gran Signore, con
diversi studij e con fini ed inclinazioni diverse, siano stati pari nel credito e nella
Potenza.
Altri Ministri pure stimabili tiene il Re nel suo Serraglio, con posto come noto di
gran numero di Sultane e Schiave, d'Eunuchi bianchi e neri delle quattro camere
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d'Izzoglani, o siano Paggi, l'una dall'altra dipendenti, e d'una gran turba d'altri
destinati al loro servizio. Lascier di riflettere nuovamente alle due regine la regnante
e la madre del Re, avendo sopra accennato ci che giudicai pi conferente, mi
ristringer solo nel riferire, ch' essendo capo e comandante supremo del Serraglio, il
Moro capo degli Eunuchi, chiamato in lingua loro Chislarag, ed accostando a tutte
l'ore, con libert molto famigliare, la persona del Re, deve singolarmente tanto per le
cose interne dell'Imperio, quanto per le esterne con Principi riputarsi, potendo le sue
insinuazioni e consigli grandemente influire nelle pi gravi deliberazioni, e dare moto e
calore a macchine tanto pesanti. Con questo non hanno li rappresentanti stranieri
aperta comunicazione e corrispondenza qualunque, ho nulla di meno cautamente
cercato, col mezzo di Ebrei e con quello del Terancazi, ch' il taglia unghie del Re,
veneziano rinnegato, e che il sesto di posto nella prima camera dove sono 40,
compresa la persona del Gran Signore, d'insinuargli la possibile buona disposizione
verso la Serenit Vostra, con speranza di non esser affatto riuscito senza la desiderata
utilit.
Delle forze e delle rendite del Gran Signore.
L'applicazione de Turchi dunque in generale, come st di sopra riferito, o quella
dell'armi in ordine alla quale l'altre faccende tutte dell'umana vita restano fra loro
disposte, potendosi quasi dire che tutto l'Imperio altro veramente non sia che un
vastissimo quartiere di soldati, giacch l'abitazione loro, gli addobbi, il vestito, li cibi,
la loro sobriet e sopra tutto il loro continuato esercizio del cavallo, dell'arco e delle
fatiche maggiori del corpo, tale ce lo dimostra. Pochissimi fra loro arrivano al saper
leggere, il che pure deve attribuirsi a politica sopraffina dell'empio legislatore, che
trattenendo quella povera plebe nell'ignoranza in modo che non conosce gl'inganni e
la vanit della sua falsa religione, fa che non si amollisca coll'uso delle scienze, e
continui la prima ferocit che gli ha stabilita, fra l'armi, la dominazione, quale col solo
mezzo di non stancarsi dagli antichi principii va giornalmente accrescendo.
nulla di meno certo, che la pratica frequente con l'altre nazioni, l'uso del vino che
si fa grandemente, e gli acquisti medesimi fatti infelicemente sopra Cristiani in molte
parti, fanno li Turchi d'oggi pi inclinati all'ozio, al riposo ed alla delizia, che non erano
ne' passati tempi, ed utilissima sarebbe ogni industria che li trattenesse in questa
propensione, perch se il lusso e la morbidezza andassero fra loro serpendo,
coll'effeminarsi gli animi e le complessioni, minorerebbero anche li pericoli alle cose
dei Cristiani Principi.
Il pi notabile vantaggio e fortuna per ch' abbi quella, sopra tutte l'altre, potenza,
credo possi riputarsi il possesso cos ben stabilito in favore del Re di non aver altri
inimici, che quelli che egli medesimo vuole, con aggredirli, dichiarare per tali: non
osservandosi ne' passati tempi, e molto meno ne' pi vicini, che da qual si sia bench
considerato Principe, siano stati li Gran Signori, n per differenze interne del Serraglio,
n per l'improvvisa morte del regnante, n per rivoluzioni nell'Imperio accadute,
provocati alle armi ed alla difesa obbligati, da qual si sia potenza lontana o confinante.
osservabile che ritornata l'anno ultimo decorso l'armata Ottomana dalla spedizione
di Ochevim, nella quale l'acquisto di quella piazza, ch' era il fine d'essa, non serv che
di vano pretesto per nodrire il misero popolo d'ombre e di fumo, gettasse fra Cristiani,
al solito, tanta e cos reale apprensione e terrore, consolandosi il Visir, che se vi ha
perduta la met del suo esercito, e se quelli che sono rimasti si trovano in miseria e
costernazione, gli basta, per scordare ogni infelicit, d'esser fuori del personale suo
impegno d'aver espugnato Ochevim, e che li Moscoviti abbino trascurato l'occasione,
che si era offerta loro, di sottomettere esso Ministro supremo, e tutto l'esercito.
Qui passer al racconto delle forze de' Turchi, che devono essere naturalmente
l'oggetto pi rimarcabile della pubblica sapienza, per l'interesse gravissimo della Patria
nostra, che da quella sola parte pu temere di molto notabili e improvvisi pregiudizii.
L'altre vicine potenze, o moderate o distratte, non dovendo imprimere soverchia
apprensione, come per esperienza conosco che l'altre ambascerie possono
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giustamente chiamarsi perci ombre e delizie in comparazione del Bailaggio di
Costantipoli, dove la fucina che va elaborando il maggiore bene ed il male pi
pericoloso alle cose tutte che riguardano questa preziosissima libert. Prima per
d'inoltrarmi in materia di tanto peso, dar un brevissimo cenno dell'ampiezza di
quell'Imperio, diviso in sostanza in due Generalati, di Grecia cio e di Natolia, come
due pure sono li giudici delle cause civili, che col nome di Cadileschieri si chiamano.
Quarantauno sono li Beglierbei di tutto l'Imperio, voce che significa Signore de'
Signori, e che dal nome della citt metropoli, dove li bass fanno la residenza loro,
vengono denominati. Oltre le isole dell'Arcipelago sette sono quelle in Europa, che
sotto nome di Rumelia vengono chiamate, a questi s'aggiungono la Valacchia,
Moldavia, Transilvania e Candia, le tre prime tributarie, anzi schiave della volont del
Monarca, fuori che la Transilvania che gode qualche privilegio maggiore di libert. In
Asia trenta Provincie sono numerate, ed in Africa li tre nidi infami de' Corsari di Tunisi,
Tripoli, Algeri, tanto funesti al traffico, che il numero dei 41, com' di sopra
accennato, stabiliscono. Il confine degli Stati dell'Europa prima con la Repubblica,
poi con l'Imperatore, Re di Polonia, Moscoviti e Tartari. In Asia continua con detti
Tartari, con Georgiani, Circassi, Mingrelli ed altri popoli, poi prosegue per gran tratto
con la Persia. La piazza famosa di Balsera, bagnata dal seno Persico ed irrigata
dall'Eufrate e dal Tigri, pure capo di Provincia, che si estende quasi sopra il mare di
Goa. Alla parte dell'Egitto confinano gli Abissini fin al mar Rosso, e per ultimo li tre
regni dell'Africa, tengono per vicini li Spagnuoli ed i Mori con li quali sono in perpetuo
ostilit e differenze.
Tutto questo gran tratto di mare e di terra pu dirsi crudelmente esposto ad un
secco quotidiano e perpetuo, per la rapacit voracissima di chi governa, perch
mutandosi frequentemente li posti, e questi non potendosi ottenere alla Corte, senza
eccessivi regali al Gran Signore, alle Sultane, al Visir e ad altri Ministri, vi giunge il
Comandante in grande necessit, e dal misero popolo impunemente ritrae profitti
eccedenti. Permettono, si pu dire alla milizia di vivere, quasi che in paese inimico, a
discrezione, ed i poveri cittadini oppressi dal peso di carichi insopportabili, e dalla
sfrenata licenza de' soldati non hanno appena modo di respirare, e d'aver ricorso alla
loro ordinaria fatica per sostenere una povera e meschina vita, resa per tante
estorsioni pi infelice della stessa morte.
Da ci deriva, che disperati li popoli abbandonano le campagne, ritirandosi nelle
citt, che in Asia sono scarsamente abitate, il che pu nulla di meno attribuirsi a
Divina Provvidenza, mentre che se l'Imperio abbondasse di gente per la coltura de'
terreni in clima cos benigno e ferace, sarebbe troppo felice lo stato loro, e riuscirebbe
in eccesso formidabile. Da questo gran numero d'abitanti e da cos vaste Provincie
estrae il gran Signore, per l'uso della guerra terrestre, come si pratica sotto qual si sia
vasto dominio, due condizioni di milizia, a piedi ed a cavallo, questi col nome di Spahi,
quelli con l'altro di Giannizzeri. Di quattro condizioni sono li Spahi, l'una quella de'
Spahi di paga in Numero 20 mila con stipendi diversi proporzionati agli impieghi loro,
il minore di 20 aspri, il maggiore di 130 aspri per giorno; la seconda col linguaggio
del paese nominata Timari, e porta al beneficato d'annua rendita cento e cinquanta
reali incirca; la terza quella che chiamano Ziamet, che sono, come pure li Timari,
feudi ma di valore di 20 mila fino a 100 mila aspri l'anno, che importano due, quattro,
sino seimille reali; l'ultima, e la pi pingue quella che chiamano Chass, che saranno
di Numero 40 mila incirca, molti de' quali portano 20, 30, sino 40 mila reali per anno,
e solo ai pi reputati soggetti dell'imperio, alle Sultane, sorelle e figlie del Re, per il
loro decente sostenimento si concedono. Sono questi feudatarj armati di sabla, arco e
lorica, ed in questi, Ziamet e Timari nominati, riposto il vigore principale della
cavalleria Turca, calcolandosi, che nella Grecia siano 22 mila in Asia 28 mila che in
tutti sono 50 mila incirca. Il minore d'ess obbligato a condurre e mantenere a tutte
sue spese seco un uomo a cavallo all'esercito, il maggiore venti, alcuni con privilegio
tenuti al militare sotto il solo personale comando del Re, altri costretti a farlo sotto
quello di qual si sia generale, in qualunque occorrenza. Con questo utilissimo ordine
senza la spesa di pur un aspro del Re, si trova nell'occasione ad avere cos gran
numero di cavalleria; a' sopranominati aggiungendosi pure li volontarj, che con la sola
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numero di cavalleria; a' sopranominati aggiungendosi pure li volontarj, che con la sola
speranza d'essere invece de' morti nella guerra e nelle fazioni sostituiti ne' feudi,
seguitano in gran numero il campo con due notabili utilit al Monarca, la prima
essendo quella di vedersi con essi tanto ampliato l'esercito in che pi che nella
disciplina e nell'ordine si deve quello da' Turchi riputare, l'altra che nella brama
d'avanzare di posto s'arrischiano disperatamente per segnalarsi ad ogni impresa e
cimento. vero, che sono da questi feudatarj grandemente abborrite le guerre
lunghe, nelle quali convengono molto patire nell'obbligo di provvedere a s medesimi,
a' seguaci e cavalli del proprio, impiegandosi con tutto ci nell'esercizio del dovere loro
con esattezza lodevole, in modo che in brevissimo spazio di tempo si trova cos
allestito quel numero, che il gran Signore senza esborsi, come s' detto, e senza
batter la Cassa, pu mettere senza difficolt assieme 200 mila cavalli, tra li Spahi di
paga, li Spahi feudatarj e li venturieri, guidati quest' ultimi a patimenti e cimenti
dell'armi dalla sola speranza d'avanzarsi. Ma come non pu fra le cose umane
ritrovarsi in ogni parte la vera perfezione, cos resta anche quest'ordine di milizia
contaminato e corrotto da' suoi vizj e dalle sue fraudi, perch giunti che sono questi
feudatarj all'esercito e da' Comandanti obbligati alla insegna a fine di riconoscere se il
numero de' seguaci loro intiero, si provvedono con qualche dispendio di molti
passavolanti, che in questo solo profitto seguitano il campo, e con essi passando la
mostra sono dopo della medesima licenziati, in modo che essenziale diminuzione corre
tra l'esercito sopra i libri notato e l'effettivo; e il pi delle volte resta perci quel gran
numero d'uomini da' Turchi decantato per uguale alle stelle del Cielo ed all'arena del
Mare, pi di voce che di fatti, pi nella semplice idea che nell'essenza.
Li Giannizzeri, che formano la fanteria fra Turchi, instituiti ad imitazione delle
romane legioni, dovrebbero essere figli di Cristiani, per lo pi greci, de' quali si va ogni
vent' anni incirca facendo la raccolta, ma ripugnando da una parte li Cristiani al
sottoporsi a tanta violenza, e dall'altra incontrando volontieri li Turchi, per incaminare
in quest' ordine li proprj figli, l'occasione di consacrarli, coi riportare da' Greci qualche
pecuniario profitto, fanno subentrare li loro in luogo de' figli de' Cristiani, con che resta
intieramente supplita e adempita la decima. da ministri destinati a questa raccolta
tollerato l'abuso, per i profitti ben grandi che ne ritraggono, senza riflettere punto che
esentando li Greci da questo tributo accrescono nell'Imperio li proprj nemici, con
pericolo di gravissime conseguenze. Non per questa la sola corruttella di
quell'ordine, che non eccedendo prima il numero di 12 mila ed ora ridotto a poco
meno di 40 mila incirca se ha avanzato nella quantit ha notabilmente perduto nella
qualit, smarrita essendo nel tempo presente l'antica virt militare, con la quale
agguerriti, feroci e robusti sempre, fra pi azzardosi cimenti e sempre vicini al Re,
hanno dato prove memorabili di fede e di generosit. Avviliti per come sono al
presente tra il lusso della citt, le tenerezze delle mogli e de' figli, e tra gli eserczj pi
meccanici della vita civile, non lasciano nulla dimeno di mantenere immagine e
residuo stimabile dell'antico valore; divisi in cento e sessantadue Camere, ognuna
delle quali ha il suo Capo, chiamato Od Bass, sottoposto al Sorvagi, che la funzione
di colonnello esercita, e che pu solo punire li delitti della sua Camera, notabile ed
utilissimo riuscendo fra' Turchi l'uso inveterato di rimettere agli offiziali degli ordini
militari il castigo di quelli del loro corpo, a segno che neppure il Visir supremo ardisce
d'impiegare contro li rei la propria quasi che sovrana autorit.
Le costituzioni di questa milizia sono cos ben ordinate e disposte che, connessa e
concatenata una carica con l'altra non si muova una che l'altre non vadino
regolarmente facendo il loro passo, provvedute per altro d'ogni pi necessario
servizio, e, senza trascurare li pi bassi, e con piena autorit comandati in primo
luogo dal Giannizzero Ag e da un Luogotenente suo chiamato Chiaia Bei, che sogliono
per lo pi da questo medesimo ordine a tanto posto sollevarsi. Tuttavia il Gran
Signore presente nell'antica apprensione ed animosit sua naturale contro quest'
ordine, che con esempio senza esempio ha violentemente levati gi di vita Sultan
Osman suo Zio e Sultan Hibraim Padre, cerca con ogni studio d'indebolirli col tenerli in
varie parti dell'Imperio distratti, disuniti e, coll'aver loro nell'anno corrente destinato
per capo supremo uno de' suoi confidenti del Serraglio, posposto il riguardo della
legge e degli antichi istituti, che non ammettono alcun fuori dell'ordine loro a tanto
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legge e degli antichi istituti, che non ammettono alcun fuori dell'ordine loro a tanto
posto. M' noto che resta da Giannizzeri amaramente tollerata simile pratica, che
pregiudiziale riesciva pure all'ordine medesimo: perch trovandosi l'Ag privo della
necessaria cognizione di quella milizia, senza conoscere, n essere da essai per le
passate fazioni, ben conosciuto, non distingue in certo modo li benemeriti da quelli
che non lo sono, e non restano perci disposte con giusto equilibrio le pene e le
ricompense.
Lo stipendio di questa milizia vario, restringendosi per l'inferiore a tre aspri per
testa al giorno, il maggiore a nove; a questo aggiungendosi per il privilegio d'avere le
carni a prezzo basso senza distinzione di tempo, ed altri vantaggi notabili nel vitto
senza li quali sarebbe loro impossibile di sostenersi.
Sono di questa paga provveduti, tanto trovandosi nell'attuale servizio nella guerra,
quanto fermandosi nell'ozio delle guarnigioni o delle case loro, ed in tal modo ci
profitta il Re: perch esponendo nelle fazioni ai pericoli maggiori quelli di maggior
paga, che sono li pi veterani, a loro, che per lo pi vi restano estinti, sostituisce quelli
di paga minore, riportando vantaggio pure la milizia, perch col dare ciascun
Giannizzero cinque reali, nell'uscir all'esercizio, al suo Capo, questo obbligato a
provederlo di ci ch' nel corso tutto della Campagna necessario per suo
sostenimento. Camminano li Giannizzeri armati d'archibugio, di manarino e di sciabla,
de' quali molto aggiustatamente si servono, e questa la sola fanteria mantenuta dal
Gran Signore, pagata veramente dall'erario per 40 mila uomini, ma per le fraudi delle
paghe morte e per il numero de' fanciulli inabili all'armi, molto inferiore di numero, e
per la vastit dell'Imperio e de' presidj cos sparsa e diffusa, che con grande fatica
pot il Visir nell'ultime spedizioni raccoglierne 14 mila circa. vero che supplendo
bastantemente la cavalleria alle funzioni della Campagna, e negli assedj con
obbedienza inviolabile sottoponendosi a pesi de' fanti non solo, ma anche de'
guastatori, non hanno i Turchi necessit d'alterare per questa parte l'antica
consuetudine, ch' bens ne' tempi correnti notabilmente variata nel farsi le nuove
leve de' Giannizzeri, giacch volendo, sotto gli Imperatori passati e per molti anni del
Regno presente, li Sorvazi il numero delle Camere loro, era tale il concorso di quelli
che per essere arruolati si offerivano, che l'uno per essere all'altro preferito si
contentava di soccombere all'aggravio di qualche esborso, ove ora, resistendo ognuno
al sottoporsi a simile impiego, sono li detti Capi costretti a praticare i premj, le
preghiere, le minaccie e molte volte la forza per raccogliere milizie. Diremo adunque
che il lusso e i comodi hanno snervato e quasi che affitto tolto l'antico zelo e ferocia di
quell'ordine non solo, ma di tutto quel gran popolo, con probabile speranza che,
accrescendosi questi col progresso degli anni ed allontanandolo tanto pi dalle prime
instituzioni, abbi il loro valore all'occasione a riuscire di molto inferiore alla fama ed a'
passati esempi.
Fra le altre specie di milizia, che seguitano per ordinario gli eserciti turchi, prima
quella dei Bombardieri, 12 mila in numero, col capo loro Topigi Bass, che non di
poca stima quello che vi lasciai, bench solo si riduca giornalmente nella fonderia, per
sopra intendere non solo alla fabbrica de' cannoni, ma anche per supplire alle
occorrenze tutte dell'ordine suo, per punire o premiare, secondo che l'insorgenze lo
ricercano. Abbondano i Turchi di cannoni di bronzo d'ogni spece, e, coll'aiuto de'
rinnegati francesi, per la maggior parte, vanno nell'arte di fabbricarli giornalmente
avanzando; sopra tutto applicati al moltiplicare il numero de' piccoli cannoni da
Campagna, tirati da uno o da due cavalli al pi, che riescono di molto comodo nella
maniera massime di guerreggiare dei Polacchi e Moscoviti, e nella qualit di quei paesi
tutti piani e per lo pi debolmente fortificati. Il secondo ordine quello degli Armaroli,
Gibegi volgarmente nominati che sotto un proprio loro capo che premia e castiga, in
numero di 6 mila incirca, attendono alla cura e custodia dell'armi con notabile utilit. Il
terzo quello de' Guastatori, che senza determinato numero e senza capo, col badile
e con la vanga, sono nell'espedizioni che occorrono, dalle provincie pi vicine, al
bisogno raccolti, sopra tutti per angariati e costretti a tali funzioni li cittadini di rito
greco in Bulgaria e Provadia, che calcolato ascendano a quaranta mila incirca. Di
questi tre ordini: Bombardieri, Armaroli e Guastadori, il primo pi degli altri capace
nell'esercizio della propria funzione, ma Dio perdoni agli Olandesi ed Inglesi, che con
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nell'esercizio della propria funzione, ma Dio perdoni agli Olandesi ed Inglesi, che con
l'esperienza loro e con la frequente pratica de' loro legni da guerra in Smirne ed in
Costantinopoli, hanno dato a' Bombardieri Turchi molta cognizione de' fuochi artificiali,
cos per difesa come per offesa, oltre averli empiamente in grande abbondanza di tale
vantaggio soccorsi, per l'indegno utile de' mercanti in tutto il tempo dell'assedio di
Candia. Sarebbe lagrimevole se ad una tanta potenza s'andassero maggiormente
aggiungendo l'industria dell'arte perch pi col numero che con la disciplina sin ora
supplendo, i Turchi impetuosamente dalla ferma credenza del destino ad ogni cimento
guidati, in modo che accostati che sono alle mura d'una fortezza, procurano con furore
e tumulto di farvi con la mina breccia bastante per operare e sottometterla con
l'assalto. Il tenerli adunque, con ogni studio e col mezzo delle fortificazioni esteriori,
lontani da' luoghi assediati, sar sempre di notabile utilit, le dilazioni ed il tedio
essendo li mezzi pi aggiustati per stancarli e finalmente per vincerli: perch quella
turba sempre impaziente soggetta, per la mancanza de' comodi, alle confusioni ed
alla rivolta, e pu da questa con facilit essere originato il suo totale eccidio. Gli
acquaroli che pure in molto numero vanno seguitando gli eserciti riescono, cos per gli
uomini come per gli animali, molto opportuni ed aggiustati, come riceve il Campo
comodo e vigore da Chiaussi, Capig e Mustaf Ag, che sono Messaggeri, Portieri e
Lancie spezzate, tutti in numero mediocre, ma tutti, in occasione del pi stringente
bisogno, al portar terra ed al supplire ad ogni altra pi laboriosa funzione impiegati,
senza privilegio o distinzione qualunque. per fuori di dubbio che la presenza delli
bass, con le famiglie loro tanto numerose, possono per la quantit pi che per il
numero riputarsi il nervo pi valido dell'esercito de' Turchi, perch se la milizia pagata
opera per dovere, questi lo fanno per gloria e per la speranza d'avanzamento ne'
posti, tanto pi da preferirsi, quanto pi generoso e diverso l'oggoLto delle mosse
loro ed il fine che li conduce ai cimenti.
Delle forze marittime.
Esaminate succintamente le forze terrestri de' Turchi, conviene farsi il dovuto riflesso
a quelle di mare, che per la situazione degli Stati della Serenit Vostra non sono meno
dell'altre osservabili, molte cose accennate delle prime potendo adattarsi pure a
queste, perch le soldatesche, che s'impiegano nel servizio marittimo, sono pure della
specie medesima de' feudatarij, Timari, Zaimi nominati, con la sola differenza che,
nelle funzioni di terra sono obbligati a servire con un prefisso numero de' seguaci a
cavallo, e, nel mare, con tanti compagni moschettieri come sono li Giannizzeri al
maneggiar l'armi sopra le galere destinate, variando solo nel nome, ma continuando,
come gli altri, con la medesima disciplina e con le stesse armi.
Nelli disordini irreparabili che provano i Turchi nella costruzione de' legni loro, e ne'
funesti successi delle passate perdite causate dal valore dell'armi Cristiane, e da
quelle in particolare della Repubblica, sogliono apertamente dire che se ha il Signor
Dio concesso loro la terra, ha lasciato in parte alle Cristiane potenze il mare,
l'esperienza avendo per verit pi volte palesato, che senza la resistenza valida
dell'armi gloriose di Vostre Eccellenze ch' hanno servito e servono tuttavia
d'antemurale alla Cristianit tutta ed all'Italia in particolare, avrebbero sin d'ora i
Turchi ridotta, fra il numero delle conquiste loro, questa ridente Provincia, e sarebbero
infelicemente convertite le delizie ed il lusso di Roma in desolazione e miserie.
Sono gli arsenali di Costantinopoli, del Mar Nero, della Propontide e del Bosforo le
fucine dove si vanno all'occasioni elaborando le forze di mare; ma come che li primi
posti del canale dell'acque dolci aperti dalle parte del mare, cinti per quella di terra e
di cento e ventisette volti, devono riputarsi li pi validi, cos gli altri capaci della
fabbrica di sole quattro o sei galere al pi non meritano riflessioni estraordinarie.
Uscite l'anno corrente da' sopradetti arsenali maggiori, come riferij, le due armate per
il mar Nero e per l'Arcipelago destinate, vi lasciai nel mio partire due soli corpi di
galere unicamente aggiustate all'uso del fuoco; e ci che pi rimarcabile si trovano
detti arsenali privi di materiali d'ogni genere, tolto qualche buon numero di balle da
cannone e di chiodi al solito fabbricati da zingani. vero che operando i Turchi,
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secondo l'esigenza delle occasioni, nella grande facilit che possiedono d'aver legnami
dal mar Nero e dai territori che circondano il golfo di Imeo, tagliandoli senza
distinzione qualunque di calcolo di lune o di tempo, possono in brevi giorni
provvedersene con abbondanza, non per con il conveniente profitto, perch
servendosi di legni verdi, l'inchiodatura non tiene, s'aprono in molti luoghi ed
all'impeto del cannone non resistono in modo che, tolte le 16 galere de' Bei, che come
loro proprie sono anche con applicazione maggiore fabbricate e mantenute, l'altre
tutte del Re difficilmente arrivano alla terza campagna, con rilevantissimo pregiudizio.
Ritornando per agli Arsenali di Costantinopoli necessario sapersi che, dopo la pace
stabilita con la Repubblica, hanno, per incuria de' Ministri e per le distrazioni quasi che
continuate con Polacchi e Moscoviti lasciati cadere in rovina molti degli accennati volti,
in modo che volendosi gli anni addietro dal Visir, come riferii, ridurli nel primo loro
intiero stato, e deputati perci architetti ed operai per scandagliare la spesa ed il
bisogno si trov, che 500 mila reali occorrevano per la loro totale ristaurazione, che
sia per le avarizie del Principe sia per la trascuraggine di chi govema non si era in
parte alcuna adempita alla mia partenza. Oltre la deficienza di perite maestranze, gran
parte del disordine nelle forze marittime de' Turchi deriva dalla frequente mutazione
dei Capitani bass del Mare, ognuno di loro per il breve tempo del suo impiego
scarsamente applicando a ci che sarebbe pi utile, e godendo di lasciare disordinate
al successore pi che ben stabilmente disposto quelle occorrenze.
Dalla Bossina, a seconda del Danubio, capita negli Arsenali per lo pi il ferro, come
pure le balle per l'artiglieria, da' Greci periti nell'arte con l'aiuto degli Schiavi facendosi
ogni necessario lavoro, e questo con illecito profitto degli operaj e de' loro
sopraintendenti, che trattengono per uso proprio chiodi ed altre ferrareccie alle
costruzioni de' legni destinate, dacch pi che da qual si sia altra cagione escono poi
scarsamente aggiustate all'operazione riuscendo sempre deboli ne' cimenti. Arrivano
da Trebisonda e sue vicinanze li cordaggi in Costantinopoli, da Negroponte i telami,
come giungono pure dal Cairo le stoppe e l'oglio di lino, dalla Vallona e dell'isola di
Metelino provveduti essendo di pegole gli Arsenali, n riuscendo per questa
provvigione della pi perfetta qualit per la scarsa cognizione di chi la raccoglie non
solo, ma per le molte fraudi de' comandanti.
In occasione dunque di rottura con la Porta, e nell'assoluto dominio che tiene la
Sovranit Vostra, in simili casi, dell'Arcipelago tutto, per la prepotenza del mare
possono essere grandemente gli Arsenali de' Turchi, coll'impedire il corso a' trasporti,
incomodati, e quanto pi restassero con tale industria estenuati gli Arsenali, tanto
maggiori ne deriverebbero alle cose pubbliche li vantaggi, negli accidenti ch'
andassero sopravvenendo. Parmi molto importante nel punto delle forze marittime de'
Turchi il riferire la grande mancanza loro di gente da remo e da comando, perch li
primi, quando partii, non arrivavano a 800, ove li passati Imperatori ne trattenevano
per lo meno sei in sette mille, e gli altri, sollevati pi dal favore che dal merito, Greci
per lo pi o pure dell'Arcipelago, suppliscono pi di nome che di essenza nell'esercizio
delle loro cariche. Da questo deriva che tolte le galere Bailiere, le quali per le frequenti
prede sopra negozianti Cristiani si trovano ben provvedute di caserme, l'altre che sono
proprie del Re sono all'occasione ciurmate da Zavali, che cos li chiamano, e sono
miserabili contadini dalle Provincie pi angariate raccolti, e da esse col premio di
cinquanta reali trattenuti per il corso della Campagna sopra le galere; la stessa pratica
tenendosi pure da' Turchi meglio provveduti di beni di fortuna, che abbondano di
miserabili schiavi Cristiani e gli affittano come sopra per il profitto di 50 reali per testa.
Tutti si rendono perci incapaci del ben servire per li patimenti mancando in gran
parte, e molti riducendosi con gran malattie inabili all'operare, ed osservabile che
allora che si trova quest' importante numero difettivo a qual si sia riguardo
preferendosi il servizio del Re, li Cristiani d'ogni rito, Cattolici, Greci, Armeni si vanno
violentemente per le strade raccogliendo, e tra questi li pi danarosi e protetti trovano
dopo qualche tempo la libert, gli altri convenendo miseramenite soccombere sotto la
tirannide. Sar dunque utilissimo alle cose pubbliche, e le passate esperienze l'hanno
dimostrato allora, se si dovessero rinnovare l'ostilit l'invadere senza circospezione
alcuna o riguardo l'isole dell'Arcipelago, e da esse trasportati, quanto maggior numero
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alcuna o riguardo l'isole dell'Arcipelago, e da esse trasportati, quanto maggior numero
che sia possibile d'uomini, coi quali rinforzandosi le galere dell'Eccellenze Vostre si
tolga a' Turchi requisito tanto necessario quanto quello de' marinari e de' piloti, per
la direzione dei legni loro, e da questa pratica pu forse derivare l'utile pi sicuro alla
patria, quando convenisse far nuovo argine agli impeti di cos smisurato torrente.
Sarebbe pure grandemente desiderabile come gi rappresentai, che astenendosi li
Ponentini, Maltesi, Majorchini, Provenzali e Livornesi, da loro corsi di mare contro i
Turchi, instituiti veramente a santo fine, ma dal progresso degli anni e dall'avarizia in
sommo grado corrotti, non dassero a quai Barbari una continua necessit d'applicare
agli impieghi del mare, perch interrompendo con le prede loro il necessario giro al
traffico mercantile tolgono alla citt, massime di Costantinopoli il popolo e l'alimento,
obbligano gli interessati a ricorsi al Visir ed al Re medesimo, ed oltre l'esasperare gli
animi loro fanno uscire decreti rigorosi d'applicare con mezzi opportuni alla difesa, con
quelle pessime conseguenze che sono state pur troppo da questo Eccellentissimo
Senato esperimentate, riuscendo notabile che tutte le forze dei suddetti corsari di
Ponente mai si veggono impiegate a danni dell'armata infedele nell'Arcipelago
destinata, ma sempre all'oppressione di Saiche ed altri legni mercantili, ricchi per il
carico e per lo pi senza difesa, contro i quali sfogano pi l'avarizia loro, di quello che
vadano esercitando il valore e la generosit.
Delle rendite e dispendi.
Fra il numero delle circostanze che rendono stimabili e considerate le potenze
maggiori, corre non meno che nelle private famiglie quella dell'annuali rendite,
coll'obbligo de' loro pesi e dispendi, onde reputo parte della rassegnazione mia
l'accennare umilmente e con la possibile brevit, che in due differeriti spezie possono
l'intrate del Gran Signore considerarsi: l'una essendo quella che resta al tesoro di
dentro destinata, e che col nome del paese Casn viene denomina, l'altra quella che
viene da' soliti Tefterdari amministrata, e che supplisce all'ordinarie paghe delli Spahi,
Giannizzeri e Bostangi con le sopraccennate misere, cautele e riserve. Tutta la somma
per di questo annuali rendite, per quanto m' riuscito con le pi esatte ricerche di
ricavare, pu ascendere a 24 milioni di reali in circa, dalli quali detratti gli aggravi del
mantenimento delle Regine e de' Principi e quelli del lusso particolare del Re, e
l'obbligo di sostenere tante milizie, con fondamento giudicato, che poco pi di
quattro milioni per anno raccolga di libero il Gran Signore, per riservarlo nel suo
interno tesoro, in pronto soccorso dell'impensate ed improvvise occorrenze; nulla di
meno d'avvertirsi, che, nel numero e natura delle sopraccennate rendite non restano
punto compresi gli annuali importanti presenti, che da ogn' ordine e nazione sono
profusamente contribuiti, e che vengono dal Re presente cos attentamente e con tale
avidit rinchiusi e conservati, ch' ogn' altra qualit di capitale espone volentieri la
Maest Sua per supplire alla necessit dell'urgenze correnti, fuori che quello che da
tale inesausto fonte proviene, quasi che lo consideri come il figlio pi legittimo della
sua fortuna Reale, e come il pi evidente contrassegno della propria grandezza e
potenza. A questo immenso e variabile profitto, che non pu con fondamento nel suo
vero essere riferirsi, s'aggiunge pure l'altro delle frequentissime avanie
indistintamente praticate, che se sono state in ogni tempo indivisibili da quel Governo
anzi coetanee d'essa barbara Monarchia, pu con verit dirsi, che con la tiranna
direzione del Visir presente, siano ne' tempi correnti la pi pronta miniera per riempire
l'erario imperiale, praticato essendo senza alcuna riserva a danno d'ogni rito, nazione
e carattere, non risparmiandosi punto come riferii li Rappresentanti de' maggiori
Principi Cristiani, che nel tempo del mio debole ministero, prima e dopo hanno
convenuto risentire gravissimi gli effetti funesti di tale arrabbiatissima rapacit.
Resteranno a questo paese da considerarsi le somme che si trovavano al mio partire
effettivamente nel Regio Casn di dentro, raccolte tanto negli anni dell'Imperatore
vivente quanto prima del suo salire sopra il Trono nel Regno degli Antecessori,
dovendo osservarsi che arrivando il Monarca Ottomano all'ultimo periodo degli anni
suoi, affettano li ministri di pubblicare come immensa la qualit delle ricchezze
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lasciate, per trattenere, con tale opinione tanto efficace e tanto plausibile, fra Turchi
l'ossequio senza paragone, il timore in esercizio, ed in vigore totale l'obbedienza.
l'uso per inveterato di quella gente di sottoporre con puntualit, dopo seguita la
morte del Principe il contante, le gioie lasciate, al Regio sigillo del successore nel
serraglio, e si trovano ivi al presente sotto la detta custodia li tesori dei cinque ultimi
Imperatori defunti, pi d'opinione per opulenti che di essenza, e con affettata in
stanza magnificati di molto da' Ministri sopra il vero, per inganno continuato di quel
stolidissimo volgo. Diremo dunque con la scorta dell'osservazioni pi attentamente
praticate, e con i dovuti riguardi e riflessi alle probabili congetture, che poco o nulla
abbino a considerarsi le somme dagli Imperatori defunti lasciate, che si trovi il tesoro
del Gran Signore regnante effettivamente provveduto di sopra trenta milioni di Reali,
e di questi la maggior parte in oro e zecchini effettivi di Venezia, che godono come
noto nella stima e nella preferenza del Gran Signore, non meno che di tutti li sudditi
suoi, la distinzione e la parzialit pi desiderabile.
Dell'amicizia de' Turchi con altre Potenze.
Supplito debolmente con gli antecedenti Capitoli alla parte che tocca l'occorrenze
interne dell'Impero e del Serraglio del Gran Signore, m'ander avanzando nell'altra
pure pi essenziale delle connessioni e corrispondenze de' Turchi coll'altre Potenze
confinanti e non confinanti, Mussulmane e Cristiane, pi considerandole per la qualit
degli interessi di confine o di commercio, che per alcun altra prerogativa speziosa o
stimabile dignit.
Caderanno in primo luogo dunque sotto la pubblica riflessione li Re ed altri Principi
dell'Indie, fra' quali il Mogol, e quello di Usbech sono li pi reputati, per la parte,
massime, che potessero avere nelle diversioni dagli Ottomani contro il Persiano
procurate, quando si rinnovassero le rotture contro quella inimica potenza. Per altro
continuando ne' presenti termini quell'emergenze, non corre fra li detti remoti Principi
e la Porta alcun' altra relazione o corrispondenza che di puro traffico mercantile, dai
loro Stati annualmente trasportandosi n Costantinopoli diamanti, tele e droghe, le
quali riescono anco di prezzo minore in Inghilterra ed Olanda per il molto comodo
della navigazione, ch' unisce con facilit, si pu dire, l'uno e l'altro mondo.
Li Cristiani non confinanti sono li Francesi, Inglesi e Olandesi, li primi de' quali con
varia fortuna nel traffico loro di Marsiglia, ma sempre con moderati profitti, hanno
piuttosto, seguendo le massime di Francesco I, mirato a mantenersi in parzialit coi
Turchi a fine di muoverli occorrendo a danni degli Stati di Cesare, che al mercantile
profitto di riportarsi lentamente con l'acquisto delle mercanzie molteplici ed importanti
del Levante. Ne' tempi correnti, tutto che vadi la Francia attentamente insistendo nella
pretensione ed instanza dell'umiliante avvisato Divano, e che il rifiuto costante del
Visir porti non leggiera amarezza ai Ministri di quella Corte, si continua nulla di meno
per ordine Regio dall'Ambasciatore in Costantinopoli, negli uffizii di piacevolezza,
confidenza e buona amicizia con la Porta, tutto col primo fine di cogliere a tempo
opportuno gli effetti delle diversioni, che sono il punto pi essenziale al quale vadi con
fissazione mirando in qualsivoglia tempo la Corte di Francia.
Altro importante motivo dal Re Enrico IV prima considerato che dall'avvedute
massime del gi Cardinal di Richelieu notabilmente ampliato, rendo applicata quella
Corona al coltivare stretta la confidenza con la Porta, questa versando, massime, nel
tenere nelle missioni di Galata, dell'Arcipelago ed in universale nell'altre amplissime
provincie di quell'Impero sacerdoti, cappuccini e Gesuiti, tutti francesi di nazione, e
per conseguenza tutti dai ministri della sua stessa Corona unicamente dipendenti, e
gareggiando l'uno contro l'altro degli ordini stessi nell'essenziale punto dell'educazione
della giovent, conciliano al nome francese gli animi di quegli abitanti, che per natura
loro e per le pi antiche memorie efficacemente propensi al solo di Vostra Serenit
nella totale pubblica disapplicazione da simili fruttuose industrie sono per necessit
costretti a ricevere da nazione poco gradita e confidente in Levante questo spirituale
alimento dell'anime e con esso anche l'erudizione nelle lettere umane, con profitti alla
Francia di vantaggiose conseguenze.
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Francia di vantaggiose conseguenze.
Col solo fine particolare d'ampliare giornalmente il traffico mercantile vanno gli
Inglesi coltivando l'amicizia de' Turchi, appresso i quali trattengono in qualit di
Ministro della regia autorit un ambasciatore scelto effettivamente, come palese, da'
voti della Compagnia di Levante in Londra stabilita, e dalla Maest Britannica per la
necessaria formalit confirmato, con che decorato per lo pi col titolo di Cavaliere
gode il rispetto fra' Turchi e la parit con gli altri Ministri, ed assiste con credito ed
autorit all'urgenze mercantili della Nazione, poco o nulla avendo questo ambasciatore
che ingerirsi ed operare nel politico per la distanza grande degli Stati e per la totale
mancanza d'altri interessi e riguardi fra l'Inghilterra e la Porta. Risiede in questa
nazione, sparsa tra Costantinopoli, Smirne, Aleppo, Cairo ed altre scale del Levante,
l'opulenza e la felicit pi desiderabile del mercantile commercio, calcolandosi che 20
mille pezze di pannine di varie specie si vadino annualmente per conto della
Compagnia esitando in tutto quell'Imperio, oltre al stagno, piombo e droghe, ed alle
volte anco azzali, che senza riguardo minimo a pi importanti e Cristiani riguardi sono
dagli Inglesi francamente a' Turchi provveduti, con lagrimevoli pregiudizi.
Gli Olandesi, intrusi per vie occulte e private molt' anni sono nell'amicizia de'
Turchi, hanno niente meno che gli Inglesi l'attenzione pi fissa e pi continuata
all'ampliazione del traffico. Pi debole riesce nulla di meno il vantaggio annuale, che
vanno riportando a misura de' capitali, che restano dalla Compagnia impiegati, e del
credito delle pannine loro, che non godono privilegio pari agli Inglesi nell'opinione de'
Turchi. Per coltivare per questa amichevole corrispondenza di commercio trattengono
li Stati un ordinario residente appresso il Gran Signore, e seguendo questo l'antiche
massime degl'antecessori, inferisce quotidiano pregiudizio alla Cristianit tutta,
coll'erudire ed avvisare li ministri della Porta di tutte le pi occulte trattazioni e
maneggi, che vadino fra' Cristiani Principi insorgendo, svelando col solo fine del
profitto della sua nazione gli arcani pi profondi delle potenze pi riputate, e facendo
pur troppo palesi le dissenzioni e le debolezze dell'afflitta Cristianit. A questo notabile
detrimento dagli Olandesi alle cose cristiane inferito, s'uniscono altri pure di peso ed
importanza non minore, con la frequente provvigione d'essi raccolta nelle sette
provincie di soggetti militari, e fra gli altri ingegneri, bombriti e granatieri, che si
vanno di tempo in tempo sotto l'insegne del Gran Signore arrolando; e se le granate e
le bombe, col mezzo venale de' negozianti Inglesi da' Turchi provvedute, hanno
sommamente alla caduta di Candia contribuito, pu dirsi che sarebbero per l'imperizia
degli infedeli riuscite instrumenti vani ed inutili senza la scorta e la istruzione degli
ingegneri d'Olanda, che n'hanno empiamente reso praticabile l'uso in vantaggio de'
Turchi. Anche il regalo degli accennati tomi degli Atlanti, dal residente presente a
nome de' Stati al Gran Signore umiliato, ha inferito notabile detrimento: perch fatto
con essi curioso il Re di penetrare nelle cognizioni geografiche di mare e di terra, m'ha
ordinato la traduzione diligente, e come che al mio partire s'andava questa con
esattezza e con particolare regio compiacimento eseguendo, cos versavano allora
l'applicazione del Gran Signore e del supremo Visir sopra ogni circostanza del sito
d'Ancona, ch' punto di non leggiera considerazione nella costituzione delle cose
correnti.
Esaminate con brevit le convenienze de' Potentati non confinanti con Turchi,
giudico opportuno il sottoporre a questo passo la notizia delle altre che corrono con
quelli che sono confinanti, le quali devono pure per diversit di religione, mussulmana
cio e cristiana, considerarsi. Tra primi li Persiani, fra gli altri li Mingrelli ed i
Georgiani, cadono sotto li riflessi, gli uni emuli per la potenza, per la variet
nell'interpretazione dei dogmi, per l'ampliezza de' confini con gli Ottomani; gli altri
Greci di rito, vilmente dipendenti dal vincitore, ma sempre con egual soggezione al
Gran Signore ed al Persiano tributari, situati tra il mar Caspio ed il mar Maggiore, si
conservano con qualche apparenza di dominio e di libert. Nel tempo corrente, che
regge con sovrano arbitrio il felicissimo Impero de' Persiani un Re, per l'et di 30 anni
incirca robusto, ma corrotto dall'ozio delle lascivie da molte indisposizioni abituate, e
da una quotidiana ebriet effeminata, e languente, si pu dire ad esempio del Capo,
tutta quella nazione onde causa leggiera apprensione e riflesso fra' Turchi, pi volte
avendo io da' Ministri primarj della Porta udito con fasto e compiacimento nominarsi li
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avendo io da' Ministri primarj della Porta udito con fasto e compiacimento nominarsi li
Persiani, col titolo indegno di femmine, armata di soldati di pace, e con altri simili
attributi di scherno e di ludibrio. A misura dunque di tale scarsa considerazione
applicano anco li Turchi debolissima la cura nel mantenere e consolidare l'amicizia con
quella vicina parte, ben provvedendo, massime che lo stato presente della Persia non
ammette punto quelle diversioni che sollecitato altre volte da Moscoviti, da' Polacchi e
da altre potenze, hanno sempre per notabili circostanze, prodotto effetti al bisogno ed
aspettazioni minori in vantaggio della Cristianit.
A questi succedono li Tartari, varii di nome e di siti, tutti per Mussulmani, e tra
essi quelli che chiamano Crimensi, devono considerarsi come li pi soggetti e
dipendenti dall'autorit della Porta, che a suo piacimento leva e ripone il loro Kan,
sempre per contenendosi nell'elezione fra' quelli della famiglia Songriai, che in Rodi
ed in Jamboli, quasi in deposito, si trattengono, e che sono da' Turchi universalmente
conosciuti e confessati come legittimi successori della linea de' maschi Ottomani, in
caso di decadenza. Non concordano assieme essi Tartari, che nel punto essenziale
dell'incursione contro i Cristiani, a' danni, massime, delle Provincie alla Polonia
sottoposte, e saranno sempre nell'intraprese terrestri ugualmente a' Cristiani infesti e
di pregiudizio, come nelle marittime riescono li Corsari di Barbaria, col mezzo de' quali
pu dirsi essere sempre effettiva una perpetua tacita guerra degli Ottomani contro
tutto le Cristiane Potenze.
Dopo li confinanti del rito di Maometto deve nell'ordine dei Cristiani prima d'ogn'
altro considerarsi la Polonia, che per la grande estensione de' confini, per l'incursioni
frequenti de' Cosacchi sudditi, e per il genio elato e feroce della nazione, aveva
sempre con la Porta disgusti, e potrebbe con l'unione intima della Repubblica
notabilmente profittare delle continuate gelosie, che nodriscono quegli infedeli, d'ogni
andamento di quel Regno potente, il quale considerato per le forze terrestri sopra
ogn' altra Nazione, come per le marittime danno il pregio e la stima pi ragguardevole
a quelle della Serenit Vostra. Tali precisi sentimenti ho io pure potuto dalla viva voce
del Capitan bass del Mare e da altri ministri raccogliere ne' racconti, che mi fecero
pi volte delle vittorie dell'Armi pubbliche, nella passata guerra riportate con la
presenza e direzione massime dell'Eccellentissimo Cavalier procuratore Francesco
Morosini, il di cui insigne valore ed esperienza restano sopra ogni espressione esaltati
e predicati universalmente fra' Turchi, con notabile aumento della favorevole opinione
loro in vantaggio delle pubbliche forze. A queste disparit di stato e di religione
s'aggiunge pure l'altra de' siti della Valacchia e della Moldavia, provincie che poste tra
l'impero Ottomano e la Polonia saranno sempre motivo di gelosia e di mala
intelligenza, perch sebbene li Principi d'esso restano pacificamente dalla Porta a
proprio piacimento destinati e rimossi, osservato che nel primi momenti del
comando loro applicano per vantaggi privati, con ogni studio alla perfetta
corrispondenza con Polacchi, il che resta sempre con molta osservazione esaminato
dal Visir e dagli altri del Governo.
Stava nel mio partire da Costantinopoli, come in pi umilissimi dispacci
rappresentai, in carta ed esitante la stabilita pace, fra quelle vicine Potenze, perch
pentiti i Polacchi per i pregiudizij gravi nell'ultima capitolazione risentiti, andavano con
varii pretesti la deputazione de' Comissari per li confini protraendo, con speranza di
stringersi in lega coi Moscoviti, di vendicare uniti con l'armi l'offesa dignit e di
ricuperare il perduto. Con quanta facilit sieno per riuscire progetti tanto plausibili,
resta ben conosciuto dalla pubblica suprema intelligenza giacch l'inveterate diffidenze
che tra Moscoviti e Polacchi vanno tuttavia correndo, e sopra tutto gli occulti fini ed
oggetti del Re ora regnante, che ad altro pi non mirano che al rendere ereditaria nel
figlio quella Corona, possono giustamente far temere vana la riuscita de' voti di questa
Repubblica, languenti cos giusti disegni, ed inefficace qual si sia pi glorioso
proponimento. Tra tutti li riferiti vantaggi per de' Turchi sopra Polacchi, credo che il
maggiore ed il pi effettivo abbi a considerarsi quello, che godono indistintamente
sopra tutte l'altre potenze, d'essere cio patroni ed arbitri della pace e della guerra,
perch quando trovano nella rottura il profitto proprio lo fanno senza qualunque altro
riguardo seguire, e si acconsente per il contrario dei Principi con facilit all'accordo,
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riguardo seguire, e si acconsente per il contrario dei Principi con facilit all'accordo,
ogni volta che apparisce la propensione della Porta all'abbracciarlo. Tutto ci pu
opportunamente adattarsi pure agl'interessi ed alle massime correnti dell'Imperatore
di Germania, che esposto sempre alle gelosie, per gli ampi confini dell'Ungheria, ed in
precisa necessit di ripararsi ugualmente dall'inversione de' ribelli e de' Turchi, con i
pesanti riguardi della Transilvania vicina, conviene mantenersi in perpetue gravissime
agitazioni e diffidenze. Al mio partire di Costantinopoli lasciai molto dubbia ed incerta
tra li due imperi la confidenza, e posso qui umilmente replicare col fondamento della
mala disposizione del Visir presente e degli altri ministri, che cessato che fossero
l'apprensione dei Turchi per le mosse e per i maneggi correnti tra' Polacchi e
Moscoviti, caderebbero senza dubbio li primi colpi dell'aggressioni infedeli a' danni di
Cesare, per l'avidit del governo sopra l'Ungheria, e per il genio particolare della
nazione verso la ubert e la piacevolezza di quel clima tanto opportuno a' Turchi, per il
sito, e di cos notabile importanza. Tra questi probabili sospetti versava per
l'applicazione di Cesare, nel rinnovarsi ad ogni prezzo con la Porta la Tregua, che fra
cinque anni prossimi sar al termine suo intiero delli venti ridotta. Pace, cui all'umane
frapposizioni s'aggiungono in certo modo a tale consecuzione anco le divine per
frastornarla, giacch quindici mesi di tempo, come avvisai, passarono infelicemente
fra' quattro ministri dell'Imperatore, che tutti avevano incarico da insinuazioni precise
di rinnovarlo. All'Imperatore ander fra' confinantissimi seguitando il Re cattolico ai
Stati dell'Africa, e con la vicinanza con i Barbareschi d'Algeri e di Tunisi, con i quali
perpetua la diffidenza e l'ostilit, non corre per fra queste grandi Potenze
connessione o corrispondenza qualunque, e per la disgiunzione de' paesi non facile
l'aggressione e la guerra aperta, onde tolta qualche debole fazione in mare fra li
corsari dell'una e dell'altra. nazione, e l'antica sempre palesata alienazione, non
accadono fra loro insorgenze di peso e di rilevanza, potendo costantemente affermare
per altro, che niuna segreta corrispondenza si vadi da' Spagnuoli con l'Ottomano
nutrendo, e che priva sia la Corte cattolica d'ogni notizia di quella parte, tolte quelle,
che le sono per accidente partecipate da Vienna col mezzo de' ministri di Cesare.
Contro il Papa, Granduca e Maltesi per gli insulti, tuttoch deboli, continuati per
senza distinzione di tempo a' danni de' Stati e sudditi del Gran Signore, nutrisce la
Porta ogni pi fiera alienazione ed abborrimento, e come che gli ultimi hanno
cagionato perdite pur troppo lagrimevoli alla Cristianit ed alla Repubblica, cos
molto da temersi, che produchi la stessa causa gli effetti medesimi, con la risoluzione
de' tempi, ed certo che non riuscita la pi inutile delle deboli industrie mie quella
di svelare all'occasione il concetto gi invalso, che nell'isole di Tine e Cerigo
ricevessero li Ponentini comando di far acqua, spalmare e simili, contrapponendovi io,
sempre le considerazioni patenti: che tali e maggiori assistenze riportano in tutte
l'isole del Gran Signore nell'Arcipelago, ove hanno invecchiate corrispondenze e ogni
pi abbondante provvigione, senza il pericolo d'esser inseguiti o combattuti, come
pi d'una volta accaduto per antico instituto della Repubblica e per commissione
precisa degli Eccellentissimi Rappresentanti.
L'anno 1664 sotto la protezione anzi tutela del gi Conte Deste ambasciatore
estraordinario di Cesare, strinsero anche li Genovesi dopo molti tentativi, vivamente
impiegati, la bramata corrispondenza con la Porta, seguendo i dettami del proprio
genio, e l'istinto della nazione. Fu guidato dal solo motivo di fraude tale desiderio,
giacch introdotti che furono in Levante sparsero prima per tutto quel vasto impero
Temiri adulterati in gran numero, poi Zecchini, come vanno tuttavia praticando, e ci
con immensi profitti, che tolti finalmente dalla giustizia del defunto Visir, con rigorose
proibizioni contro i Temiri suddetti, corrono tuttavia per la rapace venalit del Visir
presente per la parte che a zecchini riguarda, con scarsa e rimota speranza
dell'opportuno rimedio. Debole il commercio della stessa nazione per la nota
imperfezione de' panni loro tinti in colori falsi, e si trattengono vilmente, poich in
numero sparsi fra Costantinopoli, Smirne, in niuna bench minima considerazione del
Gran Signore, del Visir e dell'universale di quel Popolo.
De' riguardi particolari della Repubblica coi Turchi.
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Rappresentate alla Serenit Vostra sin a questo termine l'occorrenze interne
dell'Impero e le straniere connessioni fra' Turchi e gli altri Potentati, resta in quest'
ultima parte, ch la pi essenziale e degna di pubblici purgatissimi riflessi, a
esaminarsi tutto ci che riguarda gli interessi particolari della Patria con quell'Impero
tanto formidabile e vicino; e per continuare con la principiata possibile brevit
resteranno questi in tre soli capi divisi, commercio mercantile, confini de' mari e
confini terrestri. infallibile sentimento de' savij, che non potendo le cose umane,
come soggette alle vicende del tempo, conservarsi sempre in uno stato medesimo,
quando per questa necessit fatale cadono dalla prima prosperit, non vi sia modo pi
sicuro per ristorarle, quanto ridurle a' suoi principij superando in tal modo con la forza
dell'ingegno i pregiudizij della natura. I principij di questa florida Repubblica furono il
commercio in Levante, e lo studio delle cose marittime, onde si rese non solo la Citt
abbondante, ma vigorosa e potente, felice nella pace, formidabile nella guerra, perch
i legni che servivano al traffico tramutandosi nell'occorrenze in armate sal tant' alto la
riputazione della Repubblica, che fu senza contrasto riverita come patrona del
commercio e regina del Mediterraneo. Quale ora sia lo stato delle cose pubbliche si
pu meglio descrivere con le lagrime che con l'inchiostro, servendo quasi la ricordanza
dell'antica grandezza di solo tormento. Adunque tutta l'attenzione, tutto lo spirito, lo
sforzo del consiglio e dell'opera deve fissarsi nel far risorgere quel commercio ch' ha
dato l'essere e l'incremento alla felicit della Repubblica, nel quale riposta non solo
l'opulenza dell'Erario, ma eziandio la conservazione della libert. Hanno sempre gli
Eccellentissimi Baili miei precessori conosciuta per principal parte del loro zelo ed
impiego questa essenzialissima materia, e sotto gli occhi della sapienza pubblica
hanno spesso rappresentata la miserabile condizione in cui ridotto il traffico, l'origine
e la cagione dei male, i rimedi per ripararne i precipizii, l'industrie per far rinascere la
possibile floridezza. La pannina veneziana non gradita per la spesa, per il peso ed
anco per la mala fabbrica de' tessitori. Le mercanzie non giungono in tempo, molte
vanno di contrabbando, i vascelli non provveduti, la marineresca poca in numero,
inesperta, mal regolata, onde negli anni decorsi per estremo dei mali accaduto che
gran numero delle navi fu depredato, e ci che doveva essere il sostegno pubblico e
privato divent alimento della rapacit, ed aumento di forze a' Corsari, i quali sotto a
tal nome sono in effetto una insidiosa e temibile armata del Turco, che fa continua
guerra al negozio nella maggior tranquillit della pace.
A questi cos gravi e deplorabili danni io trovo applicati dalle savie e zelanti
osservazioni degli uomini tre rimedij: il primo, che ne comprende molti intieramente
nelle mani di Vostre Eccellenze Illustrissime, non tocca l'erario, non promuove cose
ardue, ma solamente ricerca pronta deliberazione, ed che i Senatori, i quali
presiedono a questo importantissimo affare della mercanzia, stiano con legge notabile
e fissa pi lungamente nel Magistrato, perch certo, che non si risana la piaga, in cui
si va tentando varij ed incerti rimedij, non prende radice la pianta che spesso
trasportasi, ed il maggior male dell'infermo la continua mutazione del medico, con
ci che anche congiunta l'ignoranza del male, per cui inutile e anche nociva riesce la
applicazione della medicina. Mi son forse in ci troppo avanzato, ma nell'adorato
servigio della Patria meglio essere troppo ardito, che men fedele. La seconda
considerazione riguarda la creazione di compagnie, con l'esempio di tante fortunate
nazioni, le quali hanno in brevissimo, giro d'anni acquistato con tal mezzo il dominio
de' mari, e uniti i termini del Sole cadente col nascente, imposte leggi a' Principi
barbari di natura e di costumi sconosciuti, ed infine sono ascese a pi sublime grado di
ricchezza e di smisurata grandezza; questo dunque senza dubbio utilissimo, ed
efficace mezzo per aggrandire il traffico, per avvalorare le forze, e stringendo con
nodo ben intiero l'economia con la politica, render tributo all'Erario, ed accrescere
vigore alla Potenza. Qui si altre volte applicata la mano a questa opera insigne, ma
perch allora non corrispose al desiderio ed al disegno l'effetto, non deve riputarsi
impossibile. Nella serie dell'umane vicende sono certi momenti fatali per le cose
grandi, i quali fan conoscere all'Impero ci che fu in altri tempi con lunga fatica
inutilmente tentato. In terzo luogo si fermano i riflessi de' savij di questa tanto
rilevante materia nell'accrescimento dell'armata, la quale base insieme del
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rilevante materia nell'accrescimento dell'armata, la quale base insieme del
commercio e del potere. In ci mi veggo prevenuto dalla prudenza e dal zelo
incomparabile di Vostre Eccellenze. Ben comprendono, che questa l'anima dello
Stato, senza cui il resto un cadavere, che serve di peso non di vigore, o se qualche
cosa invito all'oppressione, allettamento alla preda, fa sorgere inimici e non li
respinge. Il Turco emulo implacabile in guerra, insidioso in pace, non pu con pi
vigore ed impenetrabili forze tenersi lontano quanto con le forze del mare. La fede non
l'obbliga, l'amicizia non l'incatena, non lo raffrena la giustizia, il solo timore o lo ritiene
o lo danna. I ministri di quel violentissimo principe conoscendo che la propria
sussistenza dipende pi dal prospero successo delle cose, che dalla savia direzione de'
disegni, non s'affrontano all'imprese ardue e d'incerto avvenimento. Niuna cosa pu
dunque con maggior fortuna maneggiare la guerra con gli Ottomani quanto l'armata.
Questo per giustamente l'oggetto, lo scopo, la meta della provvidenza del
Consiglio, della sollecitudine di questo augusto sacrario. Con questo Vostra Serenit
porr freno ai Corsari, legge al Mediterraneo, timore al Turco, in tutti venerazione e
rispetto, cos scortati i legni mercantili dalle navi pubbliche, senza rischio dell'altrui
crudele rapacit e senza perdita di capitali con sicurt diminuito, prender respiro il
traffico, resteranno consolati li sudditi, arrichito l'Erario, la potenza rinvigorita.
Passer ai confini, quali vengono dai politici considerati come frontiere e ripari dello
Stato, quelli in particolare che riguardano l'Ottomano amico infedele, che suol fare
piuttosto pausa alla guerra, che paci costanti, meritano i pi accurati riflessi della
pubblica provvidenza. Nel mare s'offrono a primo sguardo le tre fortezze di Suda,
Spinalonga e Carabuse lagrimovoli avanzi della famosa e vasta grandezza dell'Impero
veneto in Oriente. Sono queste staccate dal regno di Candia e divise dagli altri Stati
marittimi di Vostre Eccellenze e perci bench i Turchi le credano alla Repubblica
dannose in pace, per l'aggravio della spesa, ed inutili in guerra, per la difficolt della
difesa; tuttavia la pubblica sapienza conoscendo che la grandezza de' Principi si
misura con li Stati e con le Piazze, non con il risparmio, ch' il corto e vile compenso
de' privati, non tralascia modo di conservarle e nutrirle. Io con un brevissimo cenno
ricorder, che non si facciano scala di mercanzia, ed in particolare la Suda per il carico
d'ogli, che non si stringa la confidenza con li Turchi dei Regno, che non si permetta
concorso de' medesimi n osservazione insidiosa delle fortificazioni, che s'introduchino
pochi alla volta specialmente in certe solennit, temendo sempre la fede di chi ha per
unica massima l'inganno, e l'interesse per fine. Che li rappresentanti non prendano
parte ne' naufragi, ma prestino una sincera e generosa protezione, senza misura
d'interessato e d'ignobile aggravio. Tine e Cerigo restano ormai nomi bassi, cadaveri
piuttosto che Isole; mentre quei popoli non potendosi mantenere nel nativo paese
vanno mendicando per l'Arcipelago, ed in Costantinopoli istesso, il necessario
sostegno alla vita. Dell'altre isole Zante e Ceffalonia, restando sotto l'occhio provvido
ed autorevole degli Eccellentissimi Signori Provveditori generali da Mar ben governate
e dirette, chiama a se unicamente i miei riverenti riflessi l'isola importantissima di
Corf. Il sito maraviglioso, ch' tanto nobilitato dalla fama nelle materie dell'antichit,
la rende padrona non solo dell'Egeo e dell'Jonico, ma ancora della navigazione di tutto
il Levante, chiave del Golfo, e perci unico preservario dell'Italia, ch' sede della vera
religione dell'impero marittimo di Vostra Serenit e di questa libert inviolata e
maravigliosa. Quando la disavventurata guerra di Cipro ridusse a pi ristretto confine
lo stato di Vostre Eccellenze i loro sapientissimi Progenitori si rivolsero con ansiosa
cura a fortificare Corf, bench il Regno di Candia servisse allora per validissimo
antemurale; e Filippo II, quel Salomone de' suoi tempi, con pubblici ed espressi ufficij
altamente commend la prudenza e generosa resoluzione, e ne rese pienissime grazie
al Senato. Per contrario li Turchi tengono con ferma e stabile massima ne' loro registri
l'espugnazione prima di Cipro, poi di Candia, in terzo luogo di Corf, e per fine di
Venezia (disegno antico di quella feroce ed instancabile Monarchia) e perci come gi
Solimano quel gran Conquistatore tent, ed Amurath quarto medit d'occupare
quell'Isola, come i Sultani ed i loro ministri, ne tengono sempre la mira, anzi, come di
sopra ho umilmente accennato, il presente Visir per le nuove fortificazioni della
medesima prova un amarissimo sentimento; ed vero quel famoso detto, che per
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norma sicura di quel che giova ad uno Stato, deve prendersi ci che pi dispiace
all'inimico, argomenti la perspicacia di Vostre Eccellenze in qual pregio debba tenersi
quella fortezza, quanto sia necessario il renderla inespugnabile, specialmente ne'
correnti tempi, ne' quali l'arte d'oppugnare le piazze ridotta alla somma perfezione:
perch a dirla con breve ma vera espressione, senza Corf Venezia non ha difesa la
natura, la quale ha posto intorno al cuore umano quasi come fortificazioni esteriori, un
giro d'ossi in forma di spade, secondo che osservano gli anatomisti, e insegna che il
cuore dell'Impero e della libert che Venezia deve essere preservato col mezzo delle
pi valide fortificazioni, e queste non possono piantarsi se non in Corf.
Terminato il confine marittimo poco mi rimane a discorrere del terrestre che separa
il Dominio di Vostre Eccellenze dall'Ottomano. Ripeter qui opportunameme l'animo da
me scoperto del primo Visir, il quale, fiero e scoperto, non pu tollerare che Clissa
resti nel potere della Repubblica come perpetuo monumento di gloria all'armi Venete e
di ignominia alle Turchesche. Perci converr sempre nella maggior tranquillit
adoperare ogni pi sollecita osservanza e vigilanza, considerando che il Turco al
desiderio ardente di novit in quelle parti ha congiunta un'estrema facilit a tentare
improvvise aggressioni, poich per la subordinata corrispondenza de' governi e delle
milizie nella Grecia e nell'adiacenti provincie sino alla Bossina, un minimo cenno del
dominante ministro pu formar eserciti, un sol momento pu risolvere ed eseguire, ed
unire insieme con celerit non preveduta il disegno e la guerra. Per togliere dunque i
pretesti a chi li desidera o li aspetta sar sempre commendabile l'attenzione degli
Eccellententissimi Provveditori Generali in Dalmazia nel divertire le contenzioni, nel
nuocere la quiete ai confini di quella parte, non men gelosa che esposta ad inaspettate
incursioni, ed a' barbari tentativi di quella feroce gente. A questo fine due sono stati
sempre considerati da' gloriosi progenitori di Vostre Eccellenze li rimedii: l'estendersi
cio in Costantinopoli dal Bailo il numero de' parziali e de' confidenti, l'altro quello
d'andare opporturamente spargendo fra li pi accreditati alla Porta doni di qualche
rilevanza. Nel tempo del debolissimo impiego da me sostenuto, ho cercato di
fruttuosamente supplire per quanto stato in poter mio ad ambe queste diligenze, e
spero anco d'aver utilmente accresciuti gli amici a quella casa ed alla Carica, col
mezzo delle confidenze stabilite con Soliman Cavallerizzo maggiore del Re, con l'attual
veneziano rinnegato taglia unghie della Maest Sua, col Bostangi Bass, col genero
favorito, e con altri principali soggetti della Corte. Ho pure con ogni industria cercato
con i soliti moderati doni di conservarmi maggiormente la parzialit di Mustaf bass
Visir regnante, che, provveduto d'un milione intiero di reali d'annua legittima rendita,
si trova nulla di meno con obbligo indispensabile di profondere sopra tre milioni di
Reali ogn'anno per sostenere il strabocebevole fasto della sua Casa, e per supplire
all'obbligo di quotidiani ricchissimi doni al Gran Signore alle Regine ed al numero
maggiore de' principali soggetti del Serraglio ; ma come che la rapacit inarrivabile del
Visir pu dirsi un fuoco divorante senza alcuna riserva, e che dall'altro canto l'obbligo
accennato, in cui si posto, di supplire alle cose proprie con regio dispendio, l'ha
costituito in necessit precisa di procurarsi profitti col mezzo d'ogni pi dannata
sceleraggine, cos non ha potuto esentarsi totalmente, il ministro della Serenit
Vostra, con gli altri tutti de' Cristiani Principi, da' colpi della sua ingiusta mano, da me
al possibile riparati con industrie ben note e considerate, e spero sia arco seguito con
vantaggio maggiore della Patria e di questa preziosissima libert.
In tale positura di governo e nella venalit dichiarata dello stesso Visir, riuscir
sempre utilissimo lo stringere le confidenze del Dragomanno della Porta Mauro
Cordato, che, mostrandosi all'occasioni propenso a questo Serenissimo Dominio, per la
lunga sua permanenza nello studio di Padova, pu credersi abbia a continuare ne'
sentimenti medesimi, quando massime siano questi coll'uso della pratica trattenuti vivi
e in officio dalla prudenza degli Eccellentissimi Baili. Ho nel corso lungo d'anni cinque
di servizio continuato a quella barbara Corte, per esperienza e conosciuto che il
credito e l'abilit del Dragomanno Tomaso Tarsica fanno all'occorrenze tutte di
pubblico servizio impressione notabile all'animo del sopradetto Mauro Cordato e degli
altri ministri della Porta, onde come di preciso servizio di Vostra Serenit che esso
Tarsica continui nell'attuale suo impiego in animo ilare e contento e con le dovute
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Tarsica continui nell'attuale suo impiego in animo ilare e contento e con le dovute
ricompense, cos per debole parere mio giudico necessario di decorarlo col titolo e
cogli emolumenti tutti di Dragomanno grande, perch con tale stimolo nuovo possa
continuare nel suo ereditario lodevole fervore, e promuovere in ogni incontro
ragguardevoli utilit. Devo anche con sommissione riflettere, che ritrovandosi
all'obbedienza dell'Eccellentissimo Provveditor Generale in Dalmazia, in qualit di
Dragomanno, il fedele Rinaldo de Carli dotato di molte cognizioni ed esperienze,
riuscirebbe opportuna la sua permanenza appresso gli Eccellentissimi Baili in
Costantinopoli, mentre che restando alla sola direzione del sopranominato Tommaso
Tarsia unicamente per ora appoggiata la mole intiera de' pubblici affari a quella Corte,
senza che l'et grave e la scarsa abilit degli altri Dragomanni possano servire in
alcuna parte d'aiuto, accadendo, che tolga Dio, l'infermit e la morte dello stesso
ministro, resterebbero le cose di Vostre Eccellenze ridotte a stretti e pericolosi termini.
La sostituzione per altro di soggetto in Dalmazia per servizio di quella Carica e confini,
non riuscirebbe difficile nel molto numero dei giovani di lingua, che si formano nel
Bailaggio a Costantinopoli, alcuni di loro Greci di nazione, ma di benemerite famiglie,
altri cittadini di questa dominante, ma tutti di sufficiente abilit, de' quali avendo io
appieno umilmente riferito a Vostre Eccellenze i talenti e le condizioni sino in lettere di
Numero 13 mi dispenser d'umiliare qui nuovamente le relazioni medesime con inutile
tedio. Reputo bens di pubblico preciso servizio l'incaricare con espresse commissioni
gli Eccellentissimi Baili, che pro tempore serviranno la Serenit Vostra a quella Corte,
d'ordine che uno almeno de' giovani di lingua di Vostra Serenit segu
quotidianamente in qualit di Dragomanno a questa funzione destinato, e ci si vadi
seguendo per giro. Mira il fine che instrocendosi ogn' uno di loro de' modi, delle
massime e delle formalit de' Turchi, e che addomesticandosi a poco a poco con la
loro fierezza e barbarie, possono opportunemente promuovere al Principe, alla Patria
ed ai sudditi il maggiore e pi opportuno servizio. M'asterr di replicare qui forse con
inutilit all'Eccellentissimo Senato ci che dal proprio suo servizio e da' varj riflessi di
tanti Eccellentissimi miei Predecessori pertettamente conosciuto e suggerito circa il
modo di condursi e maneggiare gli affari correnti con li Turchi.
Aggiunger solo a turno pi chiaro della Serenit Vostra in sostanza, che
certamente non sono quei Barbari oggi nell'obbedienza e ferocia de' passati tempi.
Che il lusso, le donne e l'uso del vino li vanno giornalmente snervando. Che l'avidit
rapacissima del Visir presente, tutto che ferisca nel vivo della dignit e dell'erario di
Principi Cristiani, indistintamente nulla di meno da riputarsi e benedirsi, perch ne
sente esso ministro gli effetti letali con quotidiane ingiustizie anco a danno de' sudditi
del Gran Signore; sar per comun credere col progresso degli anni motivo di qualche
universale rivolta; oltrech il tenerli, con l'estorsioni continue in miseria ed
oppressione, toglie quel militare generoso fervore a' popoli, che ha in tutti li tempi
prodotte le pi insigni vittorie. Aggiunger che l'ultime conquiste del Sultano regnante,
di Carminietz, co di Candia possono giustamente chiamarsi cauterii della Monarchia,
giacch tutte le rendite pecuniarie della Valacchia e della Moldavia sono attratte in
Carminietz per sostentamento di quella guarnigione, come 120 mila Reali effettivi
passano ogn' anno dalla Morea in Candia per la necessaria sussistenza di quei presidij.
Della stessa citt di Candia poi e di quel Regno, altre volte ridente, non posso riferire
che i languori e l'infelicit presenti, da me occultamente nel mio ritorno in Patria
osservate, perch tolta la felicit del suolo e del clima, di che dalle feroci babarie de'
Turchi non pu essere defraudato, tutto il rimanente spira afflizione e miseria. Da
calcoli ben minuti, che sono andato a quella parte facendo, non si contano in tutta
quell'isola trentamila abitani. Tre mila tra Spahi, e Giannizzeri sono gli uomini da
guerra alla difesa di quella Metropoli destinati. Tra Canea, Rettimo e gli altri luoghi di
minor nome, cinque mila Turchi pagati si vanno nominando, onde fuori di dubbio,
che una aggressione improvvisa, anche di forze mediocri, ma con savia condotta
diretta, aprirebbe l'adito, con molta probabilit, alla speranza di tanto considerabile
acquisto. Bramerei che le congiunture potessero permettere alla patria opportuni li
riflessi appunto di tanta rilevanza. certo, che il nome di Vostra Serenit vive in
perfetta venerazione nell'isola stessa di Candia ed in tutte le altre dell'Arcipolago, dove
resta sempre esaltato, e dove si troverebbero all'occasione, per mio credere, tanti
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resta sempre esaltato, e dove si troverebbero all'occasione, per mio credere, tanti
sudditi volontari ed armati quanti sono ora quegl' infelici cristiani abitanti.
Sopra tutto necessario alla conservazione degli Stati e di questa preziosa libert,
l'armata potente d mare, la quale facendo valida l'impressione nell'animo feroce de'
Turchi, che dirigono tutte le azioni loro formidabili, perch produce anche un secondo
bene dell'opinione, cio, de' Ministri di vederla con molta facilit ampliata per la forza
ed opportunit di quest' Arsenale, che sar sempre bene esaltare e magnificare in
Costantinopoli assieme con le forze ed opulenze della Repubblica affine di conciliar
stima e di ritardare al possibile le risoluzioni violente.
Passer, dopo questo breve ed imperfetto epilogo delle cose dei Turchi, all'ultima
parte di questa relazione, che non sar intieramente inutile giacch ander sopra gli
annuali dispendij dei mio Bailaggio accaduti versando. Si ristringono questi in 20
trimestri, che ho di tempo in tempo umiliati all'Eccellentissimo Collegio ed al
Magistrato Eccellentissimo Sopra conti, con maggior chiarezza e puntualit. Potrei
forse minorare qui il tedio di quiesto nuovo racconto se non mi trovassi in qualche
preciso debito di oppormi a quella falsa credenza, che pare assai dilatata,
dell'eccedente dispendio che porti seco il Bailaggio di Costantinopoli, che pure in
riguardo agli altri Principi, Francia, cio, Inghilterra ed Olanda, non riesce certamente
di soverchio alla Serenit Vostra. Ripartita dunque in anni cinque del mio debolissimo
servizio la spesa di regali, eccetera, spese di vitto a Ministri, Dragomanni, giovani di
lingua e porta lettere, ed aggiunto a tutto ci li stipendij annuali a tutti i Provisionati, e
molti pagamenti per ordine della Serenit Vostra fatti seguire a vecchi creditori del
Bailaggio, non eccede la spesa annuale di 25 mila reali incirca, che posta a paragone
d'altri tempi e congiunture pu riputarsi la minima che abbi aggravato in quella carica
l'Erario della Serenit Vosira. Mi duole che la corruttela del secolo, accrescendo di
molto le fraudi, estende li pregiudizii pure a danno delle cose di questa Serenissima
Patria, perch se le risoluzioni de' Cottimi camminassero con modi giusti e prudenti,
dalle leggi prescritti, e che le Caravane di terra per Costantinopoli, per la parte
maggiore a' Turchi ed Ebrei dirette e spettanti, pagassero con la dovuta puntualit li
debiti diritti, sarebbe forse per met minore il dispendio, dovendo in questo passo
umiliare alla pubblica cognizione che il pi sicuro ed utile riuscirebbe certamente un
decreto, che obbligasse li negozianti tutti; di qualsisia nazione ad esborsare in questa
citt all'Eccellentissimo Magistrato de' cinque Savij alla Mercanzia o ad altro che fosse
pi riputato conferente, prima del loro partire, li Cottimi di tutte le mercanzie estratte
per Costantinopoli e per tutto il Levante, intieramente asciugando quegli esborsi
all'estinzione puntuale delle lettere di cambio, o pagando le sopraccennate lettere nel
termine prefisso delli giorn 40, si ritroverebbe in Costantinopoli ogni somma a prezzo
pari, senza che da' mercanti fosse punto preteso o ricercato l'utile, oggi corrente del
cambio. Altro conto immaginabile estraordinario, o col nome di spese segrete o con
quello di confidenti esploratori o simili, non passato per mano mia, nel tempo tutto
del mio passato servigio avendone anco per quanto stato dal mio debole potere
dipendente abolito l'uso non solo ma la memoria, riputando di pubblico essenziale
servizio. Con tali massime ed operazioni ho cercato, Serenissimo Principe,
Eccellentissimi Signori, di ben dirigere le cose tutte molto importanti, che riguardano
gl'interessi della Patria a quella barbara Corte; se un noto diletto d'abilit non ha
potuto promuovere il servigio migliore della Patria sotto quel clima orientale, s di non
avere avanti l'onnipotenza Divina da pentirmi del zelo, della fede e della costanza con
quali mi son sempre impiegato in avvantaggio delle pubbliche adorate occorrenze. Mi
glorio, che questi miei ereditati sentimenti abbino anco potuto in qualche parte
dell'universale de' Turchi esser contraddistinti con testimonij d'ottima volont, de'
quali s' pure degnato lo stesso Gran Signore onorarmi, rinnovando a mia
contemplazione l'uso prima abolito del dono d'un cavallo arreddato, del quale mi ha la
Maest Sua nel mio partire favorito con distinzione notabile e parzialit.
Succedei nella carica all'Eccellentissimo Giacomo Querini Cavalier che reso per li
varij servigij oggetto del pubblico aggradimento ed acclamazione, stato per divina
permissione rapito in cielo fra gl'Angeli dopo una serie lunga di fruttuosi ministeri. Alla
consolazione poi che ha ricevuto il mio umilissimo cuore, per la notizia del sollievo
dispostomi dopo tre elezioni di Baili della Regia bont della Serenit Vostra, con la
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dispostomi dopo tre elezioni di Baili della Regia bont della Serenit Vostra, con la
sostituzione del successore, si sono accresciuti in me gradi di contentezza singolari,
per l'onore di dover cedere la carica all'Eccellentissimo Signor Pietro Civran, tanto da
me riverito, anche per le condizioni, che ereditate da Progenitori benemeriti adornano
il suo animo, ed hanno reso cos fruttuoso ed applaudito il suo nobilissimo governo nel
Generalato di Dalmazia. Ha servito in quella carica per segretario il fedelissimo
Lorenzo Franceschi di quell'abilit e fede ch' ho in esso ritrovate mentre con lo stesso
carattere s' esercitato meco nell'Ambasciata di Germania, ha egli conservata anzi
accresciuta tra le gravi agitazioni di Costantinopoli ne' molteplici esperimenti, onde
posso umilmente accertare a Vostra Serenit, che le buone condizioni della sua virt e
del suo talento, come lo fan conoscere di molta abilit, cos lo rendono capace delle
pubbliche beneficenze meritate dalla sua esemplare modestia, e consuete in casi simili
a praticarsi. Tra li giovani di lingua, che tutti sono di buona espettazione, ho nel
fedelissimo Francesco Savioni riconosciuto condizioni di virt molto distinta, che
m'hanno persuaso per capo anche di pubblico servizio a valermi del suo impiego nella
funzione di Coadiutore, nella quale si esercitato con fede e puntualit, onde ho il
contento, che riconosciuta dall'Eccellentissimo Consiglio di Dieci la sua abilit sii stato
in pienissimo concorso di voti assunto nell'ordine della Cancelleria Ducale, in cui si va
fruttuosamente esercitando. Aggiunger per ultimo, che dopo che rest dalla peste
rapito in casa bailaggia il gi fedele Giuseppe Dieschi subentr con obbedienza pari al
suo zelo al peso di quell'importante carica il fedel Giorgio Settemin, dalla fedelt,
rettitudine e diligenza del quale non mi restato che pi bramare, essendosi
intieramente reso degno delle pubbliche grazie. Di me poi Serenissimo Principe
Eccellentissimi Signori convengo esprimere, che sortito da Progenitori che hanno
prestato antiche e recenti contribuzioni di sudori e di sostanze nell'adorato servizio
della Patria, spero di non aver punto deviato da tali documenti. Dalla Reggenza di
Chioggia passai al sostenimento della Ambasciata di Savoja, poi in quella di Francia,
dopo nell'altra di Germania. Questi impieghi gravissimi ho esercitato in difficili
congiunture, con estraordinarie agitazioni dell'animo e con dispendi infinitamente
superiori alle forze, come voglio sperare sij ben noto a cadana dell'Eccellenze Vostre.
Pochi mesi di respiro in questa cittt hanno servito per disporre la costanza dell'animo,
all'intrapresa del Bailaggio di Costantinopoli, che per il corso d'anni cinque continui
stato con peso eccedente dalle mie forze esercitato. La mia debolezza fra i torbidi
aspetti d'un barbaro cielo ha sempre avuto per fissa l'unica tramontana, l'oggetto
luminoso del pubblico servizio, ha sempre in quel procelloso mare procurato condurre
l'interesse della Patria al porto desiderato della quiete e della tranquillit con tale
scorta, ma se nelle passate burrasche ha con agitazioni mortali travagliato il mio
cuore, ho per il contento di veder ancora stabile e vera la pace allora vacillante. Che
la Pubblica Rappresentanza non abbia risentito minimo pregiudizio, e che le mie
private fortune gettate da me con zelo devoto in questo torbido mare abbino potuto
essere sacrificio bastante, perch la Maest della Patria si sottragga da ogni periglio.
Con la medesima costanza per, con la quale ho intrapreso a servire Vostra Serenit,
chiudo li periodi di tanti impieghi minori e molesti. Protesto a piedi di questo Augusto
Soglio gli atti d'una continua venerazione a questo supremo Sacrario, e saranno
sempre le forze che ho impiegate e li sudori sparsi sinceri attestati della mia fede ed
ossequio, ma unitamente le fortune sagrificate resteranno perpetue glorose
impressioni nella mia casa di quel divoto umilissimo servizio, che m' toccato in sorte
di prestare per cos lunghi anni alla Patria.

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