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LA REPUBBLICA 39
DIARIO
di
Il 19 marzo del 2003 lAmerica di George Bush scaten loffensiva contro Saddam Hussein
IRAQ
tank americani avesse conquistato una citt avrebbero dovuto esservi una polizia militare e degli amministratori in grado di presidiare i musei, gli ospedali, le stazioni idriche, gli impianti per la produzione di energia elettrica, nonch per tenere a bada ogni forma di saccheggio, di rappresaglia violenta e di crimine in generale. Garantire lordine avrebbe dovuto significare dispiegare 250 mila soldati per linvasione, invece di 130mila. Avrebbe dovuto significare procedere a contenere e addestrare nuovamente e immediatamente lesercito e le forze di polizia irachene, non a disgregarli. LAmministrazione, che non si stanca di ripeterci incessantemente che la speranza non di per s un programma, in Iraq ha programmato soltanto di sperare. Ora che ormai siamo in Iraq, il nostro problema non pi quello di alimentare speranze e illusioni, ma di avvertire disperazione e disillusione. Le notizie che giungono da Bagdad sono talmente deprimenti che davvero difficile tenere a mente che un dittatore stato deposto, che il petrolio tornato ad essere pompato, che la costituzione ad interim proposta include delle forti garanzie in fatto di tutela dei diritti umani. Ormai non ci pare neanche pi di riconoscere la libert quando la vediamo: sciiti che a centinaia di migliaia camminano scalzi per le loro celebrazioni nella citt santa di Karbala, iracheni che si presentano alle riunioni municipali, sperimentando per la prima volta in vita loro la democrazia, giornali e mezzi di comunicazione che sbocciano ovunque, quotidiane dimostrazioni per le strade. Se la libert lunico risultato in grado di riscattare tutte le morti, allora possiamo affermare che in Iraq vi ora molta pi libert effettiva di quanta non ve ne sia mai stata in tutta la sua storia. Ovviamente, la libert da sola non basta. Che la libert si trasformi o meno in un ordine costituzionale a lungo termine dipende esclusivamente dalla possibilit che una resistenza violenta - che non esita a scagliare i musulmani unAmministrazione nelle cui arcontro altri musulmani e iracheni contro iracheni - riesca ad indurre gomentazioni non ho creduto fino unAmministrazione che paventa la in fondo, nellinteresse di fini nei quali invece ho creduto. Questa propria rielezione ad allontanare dal paese le truppe americane. Se gli non stata lunica difficolt. Un Stati Uniti dovessero tentennare cambio di regime ha dei costi ovvi la morte di iracheni, la morte di ora, una guerra civile sarebbe pi che possibile. Tentennare sarebbe americani, e unAmerica che si alcome tradire chi ha dato la propria lontana da molti dei suoi alleati e dalle Nazioni Unite. Potrei rispettavita per qualcosa di meglio. Intervenire in fin dei conti signifire lopinione di chi facesse presente ca assumersi un impegno, quello di che questi costi, molto semplicemente, sono troppo gravosi per polasciare un paese in migliori condizioni di come lo abbiamo trovato; terli sostenere. Ci che trovo magimpegnarsi affinch coloro che sogiormente difficile da rispettare capire come i miei amici contrari alno morti non siano morti invano. Queste promesse non sono mai stala guerra apparissero del tutto indifte pi difficili da mantenere di ferenti a quanto fosse ingente laltro costo, quello che lasciare Saddam quanto non sia ora in Iraq. Linternazionalismo liberale che io ho apHussein al potere avrebbe comporpoggiato per tutti gli tato. Fare ci che essi riAnni 90 gli interventi tenevano essere la cosa giusta, saggia e non- LILLUSIONE DI in Bosnia, in Kosovo e a Timor Est al confronviolenta, comportava to sembra quasi uno dei costi che sarebbero TROVARE UNO scherzo da ragazzi. Anstati sostenuti interaSTATO ANCORA che quelle imprese eramente e solamente dano, se vogliamo, una gli iracheni. FUNZIONANTE sorta di scommessa, E cos sono stato fama la scommessa comvorevole ad unAmmiprendeva una garanzia di impunit: nistrazione delle cui intenzioni non se non avessimo avuto successo, il mi fidavo, persuaso tuttavia che i riprezzo del fallimento non sarebbe sultati finali avrebbero ripagato i ristato penalizzante. Invece ora, in schi. Ora mi rendo conto che le inIraq, il rischio ben diverso. Non vi tenzioni plasmano gi il risultato fisono pi garanzie di impunit. A nale. UnAmministrazione che morire sono delle brave persone, e avesse avuto maggiormente a cuonessun presidente, Democratico o re la tutela dei diritti umani avrebbe Repubblicano che sia, pu permetcompreso che non si pu presumere di farli rispettare senza ordine, e tersi di tradire il loro sacrificio. che non si ha ordine, una volta conCopyright New York Times seguita la vittoria, se la pianificazioMagazine-Traduzione di Anna ne dellinvasione disgiunta dalla Bissanti pianificazione delloccupazione. LAmministrazione ha fallito quando non si resa conto che sin dal primo istante in cui una colonna di
Loccupazione i saccheggi le bombe, il terrorismo, la ricostruzione e sullo sfondo la grande inquietudine internazionale
40 LA REPUBBLICA
DIARIO
LE TAPPE PRINCIPALI
LA - DAY 19 MARZO 2003 Il 19 marzo il primo giorno dellattacco angloamericano in Iraq. I bombardamenti della capitale irachena iniziano alle nove di sera. Loperazione shock and awe, colpisci e terrorizza, ha preso il via.
LA PRESA DI BAGDAD 3-10 APRILE I carri armati delle Us forces raggiungono il centro di Bagdad. La gigantesca statua di Hussein viene abbattuta. La capitale irachena capitola dopo giorni di assedio e bombardamenti
FINE DELLE OSTILIT 1 MAGGIO Bush, a bordo della portaerei Lincoln, dichiara la fine delle ostilit, ma gli scontri non si arrestano. Il giorno dopo centinaia di persone prendono dassalto due chiatte di petrolio. Decine i morti
I LIBRI
PIERREJEAN LUIZARD La questione irachena, Feltrinelli 2003 MILAN RAI Dieci ragioni contro la guerra Einaudi 2003 BOB WOODWARD La guerra di Bush Sperling & Kupfer 2003 NOAM CHOMSKY Dal Vietnam allIraq manifestolibri 2003 ARUNDHATI ROY Guida allimpero per la gente comune Guanda 2003 BERNARD LEWIS La crisi dellIslam Mondadori 2004 NORMAN MAILER Perch siamo in guerra Einaudi 2003 CHARLES TRIPP Storia dellIraq Bompiani 2003 IRA M. LAPIDUS Storia delle societ islamiche Einaudi 1994 GORE VIDAL Le menzogne dellimpero e altre tristi verit Fazi 2002 OLIVIER CARR Lislam laico il Mulino 1993
nseguendo le ronde blindate dei G.I. capito in Karradie street. Un anno dopo irriconoscibile. Era allora deserta e nelle vetrine polverose e miserabili potevi vedere il risultato di tutti i flagelli abbattutisi sul paese: una tirannia crudele e stolta, le guerre, le sanzioni. Adesso la strada il grande suk del nuovo consumismo: dai negozi straripano fin sui marciapiedi frigoriferi, televisori, antenne satellitari, telefoni cellulari e tutti gli strumenti offerti dalla tecnologia domestica. E la viva immagine del brusco passaggio dallo squallore di un sistema rigido, regolamentato, alla libert caotica del mercato. In Rashid street, un tempo larteria principale, vorrei passeggiare sotto il porticato, ma Fuad, la mia guida, me lo impedisce. Sostiene che qualcuno potrebbe puntarmi contro la pistola e alleggerirmi, nel migliore dei casi, del portafogli. In effetti c unaria sinistra. Mi fido del fiuto di Fuad. In Ramadan street, nel quartiere residenziale di Al Mansour, mi dice che posso anche fare del jogging. Non si corre il rischio di essere rapinati. Plotoni di guardie armate, al servizio dei ricchi proprietari, sono acquattati negli ingressi e nei giardini delle ville. Da me, in albergo, ai piani abitati dai Vip, ci sono i celebri Gurka nepalesi, un tempo al servizio della regina dInghilterra e adesso declassati a bodyguards. Le guardie armate private sono numerose. Chi pu se ne paga una o pi di una. Fuad dice che sono pi numerose delle pattuglie di G.I. A volte esagera. A Sadr City, una volta Saddam City e ora ribattezzata col nome di una famiglia di ayatollah vivi e defunti, dove vivono pi di tre milioni di sciiti, i G.I. mi sembrano pi tesi che altrove. Hai limpressione che non si fidino neppure dei poliziotti locali. Quando li incrociano non abbassano le armi. Da qualsiasi parte ti giri, in tutti gli angoli dove i semplici cittadini possono circolare, non vedi mai un G.I. solo. Non credo che uno di loro si sia mai inoltrato in una strada di Bagdad con le mani in tasca per una libera uscita, come a Saigon dove cera la guerra. Qui, dove la guerra ufficialmente finita dal maggio scorso, si muovono sempre in gruppo, il pi delle volte su carri armati o autoblindo. Vengono in autoblindo anche allHotel Palestine, dove il sabato sera cenano nel giardino bunkerizzato, sotto le mie finestre, al suono di unorchestrina specializzata in Tender is the night. La loro partenza non passa inosservata. Laspetto prima di addormentarmi per non essere svegliato di botto. E come se si muovesse uno squadrone corazzato. Li capisco. Quelli che gli uni chiamano terroristi e gli altri resistenti ne ammazzano pi di uno al giorno. Si capisce anche perch in citt abbiano sempre il mitra imbracciato e il dito sul grilletto, e indossino il giubbotto antiproiettili con la natu-
Un anno dopo linizio Alla tirannia crudele del conflitto quello che subentrata la libert gli iracheni rimproverano caotica del mercato agli americani di non Le strade di giorno aver risolto i problemi somigliano a grandi suk
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TZVETAN TODOROV
In Iraq il rovesciamento della dittatura ha lasciato un vuoto di potere che non poteva essere colmato dallesercito americano. Ne seguito un periodo di grave insicurezza
Il nuovo disordine mondiale 2003
JACQUES DERRIDA
Saddam fu soprannominato Beast of Bagdad, dopo essere stato a lungo un alleato. La bestia non soltanto un animale: incarna anche il male, il satanico, il diabolico
Stati canaglia 2003
ralezza di chi lo porta anche a letto. Questo atteggiamento pu incutere timore e spiegare il consiglio di tenersi alla larga. Ma pi che marziale trovo quellatteggiamento circospetto. Comunque difensivo e comprensibile. Non fanno paura ma hanno paura? Mi guardo bene dallaffermarlo. I G.I. hanno grinta. Eccome! Hanno anche i mezzi e le esperienze, le medaglie, che la giustificano quella grinta. Appartengono a un super esercito cosciente della propria forza e della propria missione. Che quella, semplice ed essenziale, cio militare, di combattere il Male in nome del Bene, rappresentato dalla bandiera americana. Forse gli iracheni che consigliano di tenersi lontano da loro si sentono osservati come lincarnazione del Male da quei soldati guardinghi, circospetti, e vogliono sfuggire a quegli sguardi sospettosi, schizzinosi come possono essere gli sguardi di coloro che pensano sul serio di incarnare il Bene assoluto. Nellinconscio ci pu anche essere qualcosa di simile a questo sentimento. La scena cui assisto in Muzafar street, in unora di punta, quando il traffico mi blocca per trenta esasperanti minuti, tra clacson e braccia agitate fuori dai finestri, indicativa. La sosta dura tanto perch a Bagdad sono arrivate negli ultimi mesi mezzo milione di automobili, poche nuove, molte usate, e a volte rubate in altri paesi, anche europei, e contrabbandate qui senza troppi problemi, perch per ora i controlli doganali ai confini sono scarsi o inesistenti. Nello stesso tempo le strade si sono ristrette, perch ostruite dai blocchi e dai muri in cemento armato, dai rotoli di filo spinato, e dagli spazi lasciati vuoti davanti a tutti gli edifici (campi militari americani, ministeri, commissariati, ambasciate...) contro i quali potrebbero lanciarsi i kamikaze imbottiti di esplosivo. Nelle ore di punta ci si pu quindi impantanare nel traffico. In Muzafar street sono rimasto bloccato proprio allaltezza di due autoblindo, davanti ai quali erano schierati cinque G.I. con il mitra e lo sguardo puntati su di noi rinchiusi nelle automobili. La loro tensione era evidente. Otto americani erano stati uccisi in Iraq durante il fine settimana e dalla massa compatta di automobili poteva partire in qualsiasi momento una raffica o un ordigno esplosivo. Non era minore la tensione di coloro che come me erano prigionieri del traffico, nellimpossibilit di sfuggire ai danni di uneventuale azione offensiva e a quelli dellinevitabile reazione difensiva. O addirittura ai guasti provocati da una sparatoria scatenata dalla perdita di controllo, come accade quando regna la diffidenza, e unesitazione ti pu essere fatale, e quindi pensi che non ci sia il tempo di verificare se la minaccia reale o immaginaria. In un western, appena si profila una sparatoria, la gente si chiude in casa. Nel traffico di Baghdad sei in trappola. Questo spiega, almeno in parte, perch tanti mi consigliano di evitare gli americani. Dove si trovano attirano noie. Quando ho chiesto il perch dellinsistente suggerimento (hanno forse il grilletto facile? uccidono con troppa disinvoltura? picchiano? mordono ?), mi sono sentito rispondere con semplicit che la loro vicinanza comporta sempre un rischio. Sono i bersagli di attentati quotidiani, e la bomba o il proiettile destinato a loro pu colpire te; e ti pu colpire anche la raffica di mitra o di mitragliatrice sparata per repli-
FOSSE COMUNI Una donna irachena cammina tra le centinaia di corpi riesumati dalle fosse comuni dove erano stati gettati durante il regime di Saddam Hussein. A sinistra, una statua del dittatore vista dal finestrino di un blindato
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Molti hanno limpressione che la guerra non sia finita nonostante la libert di parola e il consumismo
care. Lamericano arrivato come liberatore quindi portatore di disgrazie. Meglio tenersi alla larga da lui. Un gruppo di soldatesse frequentava fino a qualche settimana fa un istituto religioso di bambini handicappati. Portavano cibo e giocattoli, e trovavano in cambio, in quellambiente, unevasione dalla vita militare. Le suore le hanno dovute invitare a non ritornare perch i loro automezzi blindati, parcheggiati nelle vicinanze, attiravano troppo lattenzione. E infatti poi scoppiata una bomba poco distante. Un anno dopo linizio della guerra quello che gli iracheni rimproverano soprattutto ai liberatori-invasori lincapacit di garantire la sicurezza. Anzi di essere essi stessi un elemento di insicurezza. In sostanza gli rinfacciano di essere la causa del terrorismo. Senza di loro non ci sarebbe. Laccusa di non saper garantire la sicurezza nasconde naturalmente molti sentimenti. LAmerica ricca e potente non in grado di impedire che la corrente elettrica arrivi a singhiozzo; che i telefoni funzionino male o non funzionino affatto; che non si possa uscire la sera perch si rischia di essere rapinati; che pi della met della popolazione attiva sia disoccupata; che il paese diventi il punto di raccolta per i terroristi di tutto il Medio Oriente. Insomma lAmerica una delusione. Il superesercito che ha spazzato via il regime trentennale di Saddam non capace di neutralizzare una resistenza alimentata da qualche migliaio di persone. La gente contro il terrorismo ma spesso simpatizza con la resistenza. E al tempo stesso rimprovera agli americani di non saper imporre lordine, e quindi in sostanza di non essere capace di far tacere la resistenza armata per la quale fa il tifo. Un gruppo, chamato Bandiera Nera, e che ha appunto come simbolo un gagliardetto nero con due sciabole incrociate, si propone di far giustizia da solo, di combattere il terrorismo e la malavita, al fine di colmare linefficenza americana. I G.I. si devono guardare anche da questi amici fuorilegge. Fuad palestinese. Durante la guerra, un anno fa, mi ha fatto da guida. Mi accompagna anche in questo viaggio. Lui scuote la testa. Commenta: Non li sopportano e quindi trovano tutti i pretesti per detestarli. Mi fa notare che quando i soldati americani perquisiscono
DIARIO
LA REPUBBLICA 41
LA STRAGE DI NASSIRIYA 12 NOVEMBRE Due veicoli carichi di esplosivo si scagliano contro la base italiana di Nassiriya, a sud dellIraq. Il bilancio tragico: nellattentato kamikaze muoiono 17 militari italiani, due civili, otto cittadini iracheni
LA CATTURA DI SADDAM 13 DICEMBRE Dopo una lunga caccia alluomo Saddam scovato ad Al Dawr, un piccolo villaggio a nord dellIraq, mentre si nascondeva in una fossa scavata nel terreno. Loperazione-cattura guidata da 600 militari Usa
AL QAEDA Sotto, materiale sequestrato a Bagdad nei giorni scorsi. Sulla pagina del giornale Al Alaam con la foto di Bin Laden si legge Al Qaeda ancora Al Qaeda
I LIBRI
JEANMARIE BENJAMIN Obiettivo Iraq. Nel mirino di Washington Editori Riuniti 2002 RENZO GUOLO, FEDERICO ROMERO America/Islam E adesso? Donzelli 2003 AMARTYA SEN La democrazia degli altri. Perch la democrazia non uninvenzione dellOccidente Mondadori 2004 EMANUELE SEVERINO DallIslam a Prometeo Rizzoli 2003 OLIVIER ROY, GLOBAL MUSLIM Le radici occidentali del nuovo Islam Feltrinelli 2003 AA.VV (a cura di Jim Lobe e Adele Oliveri) I nuovi rivoluzionari. Il pensiero dei neoconservato ri americani Feltrinelli 2003 ROBERT KAGAN Paradiso e potere. America ed Europa nel nuovo ordine mondiale Mondadori 2003 YOUNIS TAWFIC LIraq di Saddam, Bompiani 2003 NUHA ALRADI Gente di Baghdad, Sperling& Kupfer 2003
una moschea perch sospettano che vi siano nascosti esplosivi, agli occhi della gente non sono soltanto militari a caccia di terroristi, ma anche stranieri infedeli che violano un luogo santo dellIslam. Fuad non ha pi la vecchia Mercedes con la quale mi ha portato in giro per Baghdad durante i bombardamenti, tra il 20 marzo e il 9 aprile dellanno scorso. Lhanno rubata. Anzi, rapinata. Era pieno giorno e al volante cera il figlio, studente universitario. Due giovani con la pistola puntata lhanno fermato, lhanno fatto scendere e se ne sono andati con lautomobile. Tre giorni dopo, a mezzanotte, hanno bussato in tre alla porta di Fuad. Erano armati e gli hanno detto: Saddam non c pi, tu sei un palestinese e te ne devi andare dallIraq. Fuad ha venduto i pochi mobili che aveva ed partito ad Amman, in Giordania, con la famiglia. E abituato ai traslochi. Ci ha fatto il callo. Da quando ha lasciato Hebron, in Palestina, non ha fatto che passare da un paese allaltro. Ma adesso si ritiene fortunato. Palestinesi che come lui hanno dovuto lasciare lIraq sono ancora accampati in territorio giordano, a ridosso del confine iracheno. Lui invece ha una casa a Amman. Di Saddam Hussein continua a non dire male. Ricorda con sobriet,
quasi fosse un dovere: Ci ha ospitato. Aggiunge che nellIraq di oggi, dal quale stato praticamente cacciato, c pi libert che in qualsiasi altro paese arabo. Altrove se parli male del governo vai in prigione. Qui puoi anche manifestare contro gli americani, davanti ai G.I. armati. E infatti quel che vediamo sulla piazza Al-Ferdaous. Alcune centinaia di persone scandiscono yankee go home. E ancora vogliamo sicurezza e lavoro. Ci sono circa cinquantadue partiti in questo momento. Il numero inevitabilmente approssimativo, perch ne muoiono e ne nascono continuamente. Fuad pensa che siano troppi. In autunno ce nerano pi di ottanta. E allora? chiedo a Fuad. Perch la gente detesta tanto gli americani? Risponde con un borbottio. Con il solito borbottio in cui si trincera quando le domande sono troppo ovvie o troppo complicate. O troppo poco chiare. Affiorano tuttavia alcune parole: orgoglio, confusione, paura. Dice poi con maggior chiarezza: Bisogna capirlo, sono stranieri. Diyala un sobborgo di Bagdad, su una strada che porta verso il Sud, a Bassora. Il ponte sul Tigri che bisogna scavalcare stato danneggiato durante la guerra e lo sostituisce un ponte di ferro a due corsie, penso provvisorio. A superare il fiume in
MICHAEL WALZER
Dobbiamo consentire lautodeterminazione del popolo dellIraq. Potremo andare via solo quando la ricostruzione materiale del Paese sar consolidata
La libert e i suoi nemici 2003
BERNARD LEWIS
Se gli americani decidessero di tornarsene a casa, ci basterebbe a soddisfare i fautori del terrore. Creare una democrazia nel Medio Oriente non sar n rapido n facile
La crisi dellIslam 2003
quel punto, in aprile, fu il colonnello Bryan P. McCoy; che poi prese con i suoi marines il centro della capitale; e che in piazza Al-Ferdaous, accanto allHotel Palestine, fece abbattere la statua di Saddam Hussein. Una cerimonia simbolica trasmessa, il 9 aprile, da tutte le televisioni del mondo, come annuncio della fine del regime iracheno e della vittoria americana. Quelle immagini falsarono latmosfera che regnava in quelle ore a Bagdad. Gli applausi di alcune centinaia di persone inquadrate dalle telecamere, mentre la statua del dittatore cadeva a testa in gi, dettero limpressione di un tripudio generale. Non era cosi. Bagdad era in preda ai saccheggiatori e in alcuni sobborghi, dove erano entrate le truppe americane si piangevano i morti civili. E nei pressi del ponte di Diyala erano stati tanti. Parecchie decine. Non che ci fossero stati combattimenti particolarmente aspri. Anzi la difesa in quel sobborgo era stata fiacca, quasi nulla, come del resto nellinsieme della capitale. Ma la foga dei marines del colonnello Bryan P. McCoy aveva lasciato tracce. A Diyala ricordano ancora bene quel giorno. Due ragazzi, adesso poliziotti addetti al traffico, mi raccontano come i marines sparassero su tutto quel che si muoveva, senza badare se i bersagli umani fossero civili o militari. Uno dei poliziotti mi mostra, in prossimit del ponte, la moschea in cui si era riparato e dalla quale poteva vedere quel che accadeva nel quartiere intensamente abitato. Spesso gli americani fecero la guerra pi del necessario. E la gente non lha dimenticato. Anche questo pesa sulle reazioni che essa ha quando vede i G.I.. I quali sono arrivati con la guerra e non riescono ad apparire autentici liberatori. Il colonnello Bryan McCoy amava parlare con i giornalisti allhotel Palestine, nei giorni successivi alla conquista di Bagdad. Il suo linguaggio era crudo, diretto. Era quello di un soldato, certamente un soldato efficace e coraggioso, che sa che la guerra non pu essere che crudele. E che per tanto si adegua senza farsi degli scrupoli. Sulle reazioni, sui severi giudizi, dei civili iracheni, colpiti dal comportamento dei suoi marines, il colonnello diceva: Non devono apprezzarci. Lamore non ha nulla a che fare con la guerra. Gli americani vogliono sempre essere amati, ma le cose non vanno sempre in questo senso. Tanto pi che molti hanno limpressione che la guerra non sia veramente finita, nonostante i negozi rigurgitino di elettrodomestici e la libert di parola consenta di dire agli invasori di tornarsene a casa.
9 770390 107009
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Anno 29 - Numero 64
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AB
Allarme kamikaze nel rapporto dei Ros. Minacce alla Francia, Raffarin va in tv: Niente panico. La polizia di Londra: attacco inevitabile
Italia,eccolecelluledelterrore
Madrid, coinvolto un marocchino residente a Varese. Pisanu : cos combattiamo lemergenza
RETROSCENA LE IDEE
Le ossessioni di Aznar
FRANCESCO MERLO
BUGIARDI, in politica, non esistono e Aznar non fa certo eccezione bench sia uscito di scena come il bugiardo di Stato, il burattino con il naso lungo disegnato da tutti i vignettisti dEuropa. In realt in politica le bugie si chiamano ossessioni o magari ideologia o autoinganni e non sempre fanno perdere le elezioni, anzi qualche volta le fanno pure vincere, perch sono contagiose e ingigantiscono o nanificano la realt, deformano le categorie concettuali. In questo senso, Berlusconi certamente ossessionato dai comunisti come Aznar lo stato dai terroristi baschi, e la sinistra italiana ossessionata da Berlusconi come Bush lo era da Saddam, ma queste ossessioni, pur cos diverse tra di loro, non sono mai menzogne. SEGUE A PAGINA 15
Il terrorismo e le elezioni
ADRIANO SOFRI
11 marzo madrileno l11 settembre dellEuropa: dunque l11 settembre non lo era stato? Infatti non lo era stato, non abbastanza. La prossima volta verr una prossima volta - ci capiter di dire solennemente che si sar trattato dell11 marzo di un altro Paese dEuropa, e cos via? Per unennesima volta, il direttore di questo giornale ha scritto che la guerra mossa l11 settembre aveva e ha per bersaglio loccidente. Le colpe e gli errori delloccidente non possono impedire di prenderne atto. importante vederli, errori e colpe, lo moralmente, e lo praticamente, se vogliamo rispondere con qualche giustizia e qualche lucidit. Ma a condizione di sapere da che parte stiamo. SEGUE A PAGINA 15
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