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numero 44 anno V 18 dicembre 2013


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Luca Beltrami Gadola LALER, LA LEGGEREZZA DEGLI SMEMORATI DI NIETZSCHE Nanni Anselmi IL CIVISMO DEMOCRATICO: UN CAMPO POLITICO FLESSIBILE E ADATTABILE V. Ballabio U. Targetti CAMBIARE VERSO AI POTERI LOCALI: IN QUALE DIREZIONE? Giovanni Agnesi PAGARE MENO PAGARE TUTTI: QUALE ICU A MILANO? Ilaria Li Vigni LE FINANZE COMUNALI: I CONTI NON TORNANO Antonio Piva MANTEGNA E BELLINI A BRERA: LUTILIT DELLINUTILE V. Federico S. Sapienza IL DIRITTO ALLA CONOSCENZA: VERIT E DEMOCRAZIA G. Bertelli M. Roda P. Mei ARREDO URBANO, SPAZI PUBBLICI E LUOGHI CONDIVISI Giuseppe Natale GRONDA NORD: NUTRIRE IL CEMENTO, ENERGIA PER LA MORTE AMBIENTALE Rita Bramante SULLE ORME DI VAN GOGH ALLA FABBRICA DEL VAPORE Francesco Silva LICEO ECONOMICO E SOCIALE A MILANO Marco Ponti L'IPOCRITA FAME DELL'EXPO 2015

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LALER E LA LEGGEREZZA DEGLI SMEMORATI DI NIETZSCHE Luca Beltrami Gadola


Beati gli smemorati, perch avranno la meglio sui loro errori. una frase celebre di Federico Nietzsche, una frase ambigua ma linterpretazione corrente che gli smemorati non ricordino n le cose belle n soprattutto le brutte che dunque hanno la meglio su di loro e ovviamente non portano il peso dei loro errori. una frase che mi frulla per il capo spesso ma di recente con maggior frequenza e soprattutto quando penso alledilizia residenziale pubblica e a chi, pubblico amministratore, ne parla e magari fa scoperte, come il buco di 400 milioni di Aler Milano, paventando addirittura un fallimento. Questultimo timore del tutto infondato e contemporaneamente del tutto fondato. Ma di questaspetto parleremo in altra occasione. Ora fermiamoci pi sulle parole. Fallisce lAler Milano? Forse, perch prima di lei fallita la politica delledilizia residenziale pubblica e con s ha trascinato tutto. Quello delledilizia residenziale pubblica un problema annoso e per chi ha qualche curiosit la prima legge dallUnit dItalia che lo concerne fu la Legge Luzzatti del 1903 che consent ai Comuni di costruire case popolari, poi nel 1949 la famosa Legge Fanfani e da allora a oggi, se ho saputo contare, ben 13 leggi dello Stato pi una manciata di leggi regionali. Tolta forse la legge Fanfani, tutte quelle che lhanno seguita, promosse da una classe politica pi alla ricerca di consenso elettorale che del bene comune, hanno avuto come conseguenza pratica di costruire, di volta in volta, delle categorie di privilegiati. Privilegiati non nel senso che al momento delle assegnazioni non fosse pi che giusto tenere conto delle loro situazioni economiche ma mai si consider che queste situazioni col tempo sarebbero molto spesso mutate, prevalentemente e fortunatamente in meglio. Successe e succede che con landare del tempo, a parit di reddito, chi aveva avuto in assegnazione una casa a condizioni favorevolissime godeva e gode di un forte privilegio rispetto a chi per esempio doveva procurarsi una casa in affitto o in acquisto sul libero mercato. Dietro vi sta anche una profonda ingiustizia fiscale ma non voglio divagare. Lultima ondata di privilegi fu la legge che imponeva agli enti pubblici proprietari di vendere gli alloggi in locazione con diritto di prelazione ai locatari, come il solito a condizioni largamente inferiori al mercato e per di pi, in questa circostanza, senza tenere alcun conto dei redditi degli acquirenti-locatari, assai spesso sufficientemente elevati da poter loro permettere di andare sul mercato e cos liberando alloggi a chi pi di loro ne aveva diritto e bisogno. Da questo insieme di fatti e circostanze deriva gran parte del problema delledilizia residenziale pubblica e della sua incapacit oggi di soddisfare la domanda di alloggi a canone ridotto. Bisogna avere memoria di tutto questo prima di aprir bocca? Forse no perch un ricordo diretto pu averlo solo chi ha almeno settantanni, ma sapere un po di storia non farebbe comunque male. Veniamo alloggi: il buco di Aler. Qui lanagrafe non centra. Chi ha amministrato, fosse al governo o allopposizione, "doveva" sapere come stavano andando le cose, bastava leggere (saper leggere) i bilanci per capire che la situazione sarebbe diventata insostenibile anche senza bisogno di due diligence. Non ricordo che mai in questi ventanni lopposizione abbia mai levato una sola voce di avvertimento e se la sinistra rivendica una storia, e ha diritto di farlo, la sua storia fatta anche di questi silenzi e mi dispiace doverlo dire. Sono questi gli smemorati di cui parla Nietzsche. Che fare oggi? I provvedimenti che la Giunta regionale propone, come quello di vendere un terzo del patrimonio, lasciano allibiti: ma chi compra, soprattutto in un mercato come quello odierno, alloggi occupati da inquilini morosi? Vogliamo vendere, se ci sono, le parti pi appetibili? Vogliamo ancora privilegiare i residenti indipendentemente dal loro reddito? Un passato (sbagliato) che ritorna? Non c altra soluzione che metterci dei soldi e presto, magari togliendoli a qualche grandiosa (discussa) opera viabilistica salvo che non si pensi che chi non ha casa possa dormire sotto i nuovi ponti, allora . Postscriptum Bisognerebbe anche parlare di Aler come azienda e della sua efficienza, e lo faremo, e non solo della sua governance. Qualcuno mi ha detto che la nuova legge regionale prevede che il solo presidente abbia un emolumento pari a quello di un consigliere regionale. Poco o tanto che sia in assoluto non so, ma equivale alla somma dei compensi di tutto il Consiglio fino a ieri. Risparmiare?

IL CIVISMO DEMOCRATICO: UN CAMPO POLITICO FLESSIBILE E ADATTABILE Nanni Anselmi


I due anni trascorsi sono stati durissimi - e purtroppo ancora lo sono per tutti gli italiani - o quasi - alle prese con la crisi di sistema economico/sociale pi grave del dopoguerra. Sicuramente di carattere internazionale, ma certamente nel nostro Paese aggravata dalla complessiva, cronica arretratezza/inadeguatezza del sistema Italia: fisco, impresa, lavoro, giustizia, le infrastrutture telematiche, i trasporti. Pubblica amministrazione ottocentesca, ma pi di tutto, al primo posto nella top ten dei disastri nazionali, la n. 43 V 18 dicembre 2013 partitocrazia, dunque i politici ... non la politica. Ripetuti comportamenti da codice penale profondamente indegni del mandato parlamentare, totale mancanza di seriet nellapproccio ai progetti di modernizzazione - sempre infilati/imbucati in provvedimenti dellultimo momento in affanno tra mille emergenze -, volgarit mediatiche oltre ogni limite, burocrati presuntuosi e perdenti, furbi impresari televisivi hanno portato il sistema dei partiti - anche quelli personali di nuovo conio - al collasso che sotto gli occhi di tutti, non soltanto di noi italiani. Ci che si intende per "fare politica" - la partecipazione e la ricerca di una sintesi tra gli interessi particolari dei singoli in nome del bene comune - ha perso ogni senso compiuto per tantissimi cittadini, soprattutto giovani, non per loro mancanza di sensibilit nei confronti della cosa pubblica, ma per linadeguatezza palese dello strumento organizzativo - il partito - previsto dal Costituente per lesercizio democratico del diritto di voto. 2

www.arcipelagomilano.org Unottusa burocrazia trasversale agli schieramenti, sorda e impermeabile a qualunque richiamo/protesta proveniente dallesterno gestisce oggi, grazie a unallucinante legge elettorale, in modo incontrollabile il nostro consenso, che diminuisce anzi si sgretola - a vista docchio. I due principali partiti perdono alle ultime elezioni complessivamente 9 mln. di voti, i non votanti superano stabilmente il 30% e oltre 10 mln. di elettori hanno premiato due formazioni non partitiche, M5S e Scelta Civica. Lultimo dato sulla fiducia degli italiani nei partiti crolla al 35% o al 20% nel 2005 In questo totale marasma - culminato con la sconcertante vicenda dellelezione alla Presidenza della Repubblica - tuttavia gi dal 2011 con il successo di Giuliano Pisapia era partito da Milano un segnale forte di novit, di reale cambiamento vincente e coinvolgente che - guidato dalla leadership del sindaco di Milano - avrebbe agevolmente potuto diffondersi nel resto del paese. Sarebbe bastato un po di coraggio politico, pochi grammi di rischio di intrapresa politica nel seguire, i ncoraggiare e dare sostanza alla felicissima intuizione - quella di coinvolgere la cittadinanza attiva e il voto di opinione - anche liberalmoderato - in un progetto di sinistra con-vincente oltre i partiti. Sappiamo bene invece com andata e ne prendiamo laicamente atto, tuttavia altrettanto oggettivamente rimarchiamo con forza il fatto che quellerrore di visione e di lungimi-

ranza politica ha provocato a Milano larresto nel processo di avvicinamento/coordinamento dei vari attori civici presenti in citt: comitati, movimento civico, consiglieri comunali, assessori indipendenti. Ciascuno con la propria ristretta strategia, tutti a subire le scelte di un alleato spesso prepotente e ottuso. Ora si aprono nuovi spazi e sfide politiche stimolanti, situate in primis nei territori delle citt metropolitane di ormai prossima costituzione, nelle dimensioni regionali, nelle elezioni europee. Ora i numeri raccolti complessivamente dal civismo a Milano alle ultime comunali - 24 mila - e regionali - 170 mila compresa tutta la provincia - devono renderci consapevoli di poter capitalizzare questo consenso al momento ancora episodico, fluido, indistinto e ambire al ruolo di autentica forza politica civica democratica, che sta nel territorio, che ascolta, ricca di competenze e di cuore. In concreto, che cosa sintende per "civismo democratico", come si agisce affinch leletto rimanga fedele al proprio impegno di sostenere il servizio per il bene comune . Innanzitutto il civismo democratico deve essere inteso come una vera e propria forma di nuova politica postideologica, laica, non pregiudizialmente di parte, orientata alla soluzione di singole questioni, portatrice di istanze locali provenienti dai territori. In secondo luogo annoverarlo tra le forme di partecipazione non convenzionale alla vita pubblica, che si

moltiplicano proprio mentre diminuisce inesorabilmente la frequenza alle urne. La partecipazione a manifestazioni di piazza, la firma di petizioni, lespressione di forme collettive di solidariet in presenza di calamit naturali, nuove forme spontanee di economie di cooperazione provano che non siamo entrati in una nuova epoca di apatia politica e che lidea di un crescente ripiegamento nella sfera privata priva di fondamento. Si sviluppa al contrario una politica simbolica, di mobilitazione su singole questioni non strettamente politiche (cause umanitarie, ambientali, di tutela del territorio e delle minoranze). Il Civismo democratico organizzato in reti, in network mobili, capaci di trattare le differenze, pu dare vita a formazioni politiche non ideologiche, creando un campo politico flessibile e adattabile. Rivisitando e attualizzando lidea olivettiana di comunit, attivando nuovi luoghi di costruzione del consenso - laddove i partiti non arrivano pi -, ponendo al centro quale filo conduttore lindividuo che sperimenta e si espone in prima persona - il civismo democratico e organizzato pu fornire al contempo un linguaggio e una coerenza intellettuale a questi differenti universi, proponendo un quadro sistematico per la descrizione di queste molteplici trasformazioni della democrazia contemporanea.

CAMBIARE VERSO AI POTERI LOCALI: IN QUALE DIREZIONE? Valentino Ballabio e Ugo Targetti
A margine del convegno dell'INU sulla riforma della legge urbanistica regionale, tenutosi alla Triennale il 3 dicembre, sul contributo critico di Ugo Targetti (*) si prodotto un breve carteggio riguardo gli aspetti istituzionali connessi che - data la concomitanza con la discussione parlamentare in corso sul Disegno di legge cosiddetto svuotaprovince - pu rivestire qualche interesse. A partire dal seguente passaggio: Non ultima ragione che induce alla revisione della legge urbanistica regionale listituzione delle citt m etropolitane e leliminazione delle province, proposte dai due ultimi governi Monti e Letta. Listituzione della citt metropolitana una riforma necessaria, utile soprattutto alla Lombardia, ma molto indebolita dallimpostazione del Governo (sistema elettivo di secondo livello, processo di formazione incerto, poteri indefiniti, impegno sine cura del sindaco metropolitano e degli amministratori, ecc). Per quanto riguarda le province il Ddl si accinge a svuotarne i poteri in previsione di eliminarle dalla Costituzione, lasciando il governo di livello intermedio nella pi totale incertezza. un grave errore. La prospettiva di riforma delle istituzioni utile alla organizzazione territoriale della nostra societ dovrebbe andare esattamente nella direzione opposta, ovvero rafforzare le Province affidando a esse tutte le funzioni e le relazioni sovra e inter-comunali che sono sempre pi consistenti. Leliminazione delle province determiner, in particolare nelle grandi regioni, un danno grave alla gestione del territorio e ne aumenter la confusione e i costi. Ballabio a Targetti: Apprezzo la tua analisi ma l'osservazione riguarda l'aspetto istituzionale, inscindibile da una riforma seria della legislazione urbanistica. In particolare per salvare come giusto l'ente intermedio necessario prevederne una radicale modifica. Citt metropolitana: deve almeno estendersi all'area metropolitana; inammissibile la coincidenza con l'attuale provincia mutilata dalla scissione monzasco brianzola. Inoltre non regge se Milano non procede a un energico decentramento e al superamento tendenziale del comune unico. Province: sono pi difendibili se accorpate (vedi l'abortito decreto Monti) o perlomeno se rientrano le neo (Lodi,

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www.arcipelagomilano.org Lecco, Monza) per tornare all'eccellente criterio della raggiungibilit del capoluogo "con una giornata a cavallo". Inoltre devono essere liberate dalle competenze gestionali (manutenzione di strade, scuole, ecc) per dedicarsi al governo strategico dell'area vasta con organi elettivi ma snelli (giunte di 3/4 assessori). Targetti a Ballabio: Condivido tutte le tue considerazioni salvo l'ultima. Mi sto convincendo che se si vuole davvero introdurre semplificazione e ottenere contenimento della spesa pubblica il modello debba essere adattato alle dimensioni delle regioni (ci sono regioni meno popolose della provincia di Brescia) ma che per le grandi, come la Lombardia, il modello debba essere: la regione legifera, programma la spesa e gestisce poche cose essenziali. Citt metropolitana e provincie pianificano e gestiscono tutte le funzioni sovra-comunali compresa la sanit, eliminando tutti gli altri organismi intermedi (ATO, consorzi, parchi non regionali, ASL, ecc.). I Comuni, unificando quelli piccoli, fanno tutto il resto. L'UPI ha calcolato per esempio che il passaggio delle scuole superiori ai comuni comporter l'aumento da 100 centri di spesa a 1400, con evidente riduzione dei vantaggi di scala. Nel mio modello le Provincie vanno caricate di funzioni e naturalmente gli organi politici devono essere eletti direttamente. La spesa delle regioni di 168 miliardi se risparmiassero l'1 per mille sarebbero coperti i costi "della politica" delle province. A questo punto credo di avere dieci sostenitori come i lettori del Manzoni. B. a T.: Ragioniamo sul punto di dissenso. Credo infatti che le province siano salvabili solo differenziandone nettamente le funzioni rispetto ai comuni, riducendo dunque al minimo i compiti gestionali. L'UPI dovrebbe sapere che i 1400 centri di spesa relativi alle scuole superiori non sarebbero aggiunti bens assorbiti dai Comuni (in genere medio - grandi) dove le stesse sono ubicate, gi ampiamente dotati di servizi e uffici atti a gestire materne, elementari e medie inferiori. Il vetraio del mio paese non si capacita di dover sdoppiare commesse, appalti, contabilit, ecc. tra Comune e Provincia allorch lui si considera giustamente un unico centro di manutenzione (sun semper m). L'economia di scala sarebbe inoltre assicurata se, oltre a dimezzare le Province, si potesse dimezzare al quadrato il numero dei Comuni (il 70% dei quali non supera i 5.000 abitanti). Otterresti allora delle entit sufficientemente consistenti (diciamo dai 30/40.000 almeno) per amministrare al meglio oltre alle funzioni correnti anche talune attualmente consortili o collegate. Le stesse ASL in origine erano USL ovvero i comuni singoli o associati, ricomprendenti anche gli ospedali di base, poi divenuti aziende in capo alla Regione (trasformatasi a sua volta da ente legislativo in ibrido mostro amministrativo!). Tutto questo in teoria, a beneficio dei benevoli dieci lettori, poich la prassi politica e parlamentare dominante (vedi il pasticcio del Ddl governativo attualmente in discussione alla Camera!) va ovviamente da tutt'altra parte... T. a B.: Ci che mi/ci indigna lassenza di qualsiasi disegno rifo rmatore completo e coerente; la parola dordine eliminare le province perch cos vuole il popolo, poi si vedr. Se ragioniamo in termini di fattibilit politica, forse hai ragione tu: salviamo le funzioni preminenti delle provincie che sono: pianificazione del territorio, viabilit e trasporti, smaltimento dei rifiuti, ciclo delle acque, e poco altro e affidiamo il resto ai comuni, ma con un robusto accorpamento. Se invece ragioniamo liberamente in termini di architettura razionale del sistema pu valere il modello da me sopra sintetizzato per quanto non piaccia ai comunardi che lo considerano erroneamente gerarchico e che ritengono che tutti i poteri reali debbano stare in capo ai comuni, indipendentemente dalle dimensioni. Se vogliamo semplificare la pubblica amministrazione ritengo vadano eliminati gli organismi intermedi settoriali, compresi i consorzi e le varie associazioni intercomunali; in passato hanno avuto un ruolo anche positivo, ma oggi sono diventati elementi di appesantimento del sistema. Pensiamo allesempio che tu fai delle scuole superiori. Dovrebbero essere gestite dal comune sede della scuola, ma con convenzioni di gestione faticosa e soggette a continui ripensamenti politici. Meglio inoltre limitarsi a unificare i piccoli comuni fino a 1.000 o 2.000 abitanti, numerosi nelle regioni del Nord, che diventer tra breve una necessit imprescindibile, mentre la proposta di unificare comuni di 5.000/10.000 abitanti o pi incontrer resistenze fortissime perch a quel livello si manifestano gi interessi consistenti e politicamente pesanti. Ci sono anche altre ipotesi di riorganizzazione amministrativa. Ad esempio la Societ geografica italiana ha recentemente proposto, sulla base dellanalisi delle relazioni territoriali, di eliminare provincie e regioni e di organizzare il territorio nazionale in 36 sistemi urbani come unico livello territoriale di area vasta. Lidea di raddoppiare quasi i centri di produzione legislativa mi sgomenta un po ma la proposta la riprova che avrebbero potuto essere sondate nuove ipotesi. Sono invece tuttora mancate, da parte di Governo e Parlamento, simulazioni dettagliate di modelli diversi, accompagnate da ipotesi organizzative articolate, stime dei costi, fasi di attuazione, ecc. B. a T.: Condividendo con te da sempre i saggi richiami manzoniani vien da chiedersi se la politica riformista, ora che ha sciacquato i panni in Arno, riuscir mai a imboccare un giusto verso?

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PAGARE MENO PAGARE TUTTI: QUALE ICU A MILANO? Giovanni Agnesi


Finalmente unautonoma politica fiscale comunale con larrivo dellICU, inserita nella Legge di Stabilit approvata in Parlamento, si apre finalmente una nuova esperienza di federalismo fiscale comunale la cui attuazione deve vedere una stretta collaborazione fra tutti i cittadini e le Giunte Comunali. Dobbiamo passare da una esperienza passiva di cittadino contribuente a una positiva del cittadino partecipante alla vita del Comune, vissuta a tutti gli effetti come comunit di persone attive. In base alle ultime notizie pervenute lICU prevede lapplicazione di due interventi impositivi, la TARI e la TASI, sui quali vorrei fare delle valutazioni riguardo ai metodi da attuare per realizzare una fiscalit la pi equa possibile. Con la Tari tassa per la copertura dei costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti che sostituisce la vecchia Tarsu - Tares, vorrei fosse superato liniquo vecchio metodo di calcolo che si basava: a) sulla superficie dellimmobile per la componente fissa (per esempio metri qua-

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www.arcipelagomilano.org dri X 0,30); b) sul numero dei componenti del nucleo familiare per la componente variabile. Infatti la vera logica della Tari si basa sul principio chi inquina paga, pe rtanto un servizio tariffario su base individuale come quello del gas, dellenergia elettrica dellerogazione dellacqua, ecc.. Se la Tari deve e ssere il corrispettivo dei rifiuti effettivamente prodotti a livello di nucleo familiare residente nellalloggio, mi domando cosa centrino i metri quadri dellimmobile interessato per calcolare la tariffa sui rifiuti abitativi. Occorre trovare un metodo capace di individuare in modo soddisfacente lutilizzo effettivo del servizio. Un esempio significativo viene dal Veneto (Marca Trevigiana) dove la tariffa viene pagata da tutti coloro che occupano unimmobile, in base al numero dei componenti per la quota fissa (esempio 50 a componente) e una variabile calcolata in base al numero di svuotamenti di un contenitore del secco (la componente non riciclabile, la pi inquinante) registrata con un codice a barre. In caso di condomini, per la parte variabile, viene usato un contenitore condominiale del secco ripartito tra tutti i nuclei familiari in base al numero dei componenti. Con la Tasi tassa per la copertura dei costi relativi ai servizi indivisibili dei comuni (quali lilluminazione stradale, la qualit delle strade, la mobilit pubblica, ecc.), viene sostituita la Tares-servizi che era destinata allo Stato e lIMU. La logica della Tari si basa giustamente sul principio che i servizi comunali indivisibili vanno a vantaggio sia di chi vi risiede, sia dei proprietari di un alloggio, perch pi si migliorano i servizi pi aumenta il valore degli immobili. Infatti attualmente il calcolo dellIMU utilizza come base di calcolo il valore catastale. Purtroppo oggi tassare unimmobile basandosi sul vecchio valore catastale particolarmente iniquo, in quanto questi non solo sottostimato e non aggiornato da decenni, ma particolarmente variabile a livello nazionale, comunale, di zona e di quartiere, basti pensare che tale valore viene calcolato, in modo anacronistico, anche in base ai vani dellimmobile. Considero assurdo il calcolo delle tasse considerando anche il numero dei vani, un metodo che esprime lassoluta indifferenza al fatto se il vano una minuscola cameretta oppure un salone da ballo. In Italia risulta che ci siano un milione di case senza bagno, mentre si calcolano solo 36mila abitazioni di lusso su un totale di 33milioni di abitazioni. Sarebbe interessante sapere quanti appartamenti a Milano non hanno il bagno, quanti ne hanno due o pi, quanti sono quelli di lusso e quanti ubicati in centro rientrano nella categoria abitativa di tipo economico, popolare o ultra popolare. Il valore catastale dellimmobile deve variare in base alla posizione sul territorio partendo dalla distanza dal centro storico, dalla presenza o meno di collegamenti stradali o ferroviari, dallo stato di conservazione e manutenzione, ecc ... . Pertanto un modo per tassare il patrimonio immobiliare in maniera equa quello di stimare la base imponibile agli attuali valori di mercato, da qui avremo una reale situazione reddituale e fiscale di ogni alloggio per cui molti cittadini avranno una riduzione delle imposte che si bilancer con quanti avranno un adeguato aumento delle stesse. Questa giusta e vera equit. Una strada per raggiungere lobiettivo quella che passa attraverso una seria riforma del catasto comunale, oppure in maniera pi immediata utilizzare i valori rilevati dallOsservatorio sul Mercato Immobiliare (OMI) curato dallAgenzia del Territorio. Valori minimi e massimi aggiornati semestralmente in euro al metro quadro a livelli zonali dei comuni. Sapendo che lICU entrer in vigore nel gennaio del 2014 necessario iniziare da subito un ampio e approfondito dibattito sia sui metodi da applicare per calcolare le basi tariffarie e impositive, apportando le correzioni opportune per le categorie pi deboli (famiglie numerose, povert, ecc.), al fine di realizzare un fisco comunale il pi possibile equo. Invito pertanto il Sindaco e la Giunta Comunale di Milano ad aprire spazi di partecipazione a tutte la realt cittadine perch si possa su questo argomento basilare, in piena trasparenza e responsabilit, svolgere unattivit partecipativa dei cittadini milanesi di elaborazione e controllo dellattivit e del bilancio della nostra comunit.

LE FINANZE COMUNALI: I CONTI NON TORNANO Ilaria Li Vigni


Al Comune di Milano il buco di 500 milioni di euro, a Roma di 864 milioni, a Napoli di 861, a Catania di 528 milioni. Questi sono i dati inquietanti resi noti da una ricerca del Sole24Ore pubblicata lo scorso mese di novembre. Insomma, mentre il fantomatico spread sembra calare, rassicurando gli analisti finanziari sullequilibrio del nostro Paese rispetto alle altre nazioni europee, la crisi si effettivamente spostata sugli Enti Locali. Il taglio della prima rata IMU sulla prima casa del giugno scorso, bandiera dichiarata del centrodestra di governo, ha di fatto messo in ginocchio moltissimi comuni italiani che, da quellimposta, ricevevano una buona parte della loro fonte di reddito. Il groviglio di norme ostico, ma la sintesi chiara: i servizi dei comuni - asili, assistenza sociale, trasporti, attivit turistiche, viabilit e traffico - erano finanziati in gran parte da trasferimenti dal governo centrale che oggi si sono pi che dimezzati. E i sindaci devono decidere se cancellare i servizi o andare incontro alla bancarotta spendendo soldi che non hanno ed emettendo ordini di pagamento che non salderanno mai. In teoria, un Comune pu spendere soltanto i soldi che ha in cassa, non emette debito pubblico, in pratica non si sa davvero come faranno gli Enti Locali nei prossimi mesi ad erogare i servizi pubblici essenziali. Questa situazione ha svariate cause, prossime e remote e davvero tutte le forze politiche sono coinvolte in questo clamoroso errore di calcolo che far penare gli italiani: dal centrosinistra che negli anni Novanta ha fatto una riforma costituzionale federalista confusa, fino al governo Berlusconi che, spinto dalla Lega, ha imposto un federalismo fiscale lasciato a met. Lo scopo del federalismo fiscale era azzerare i trasferimenti dallo Stato centrale ai comuni e dare loro lautonomia di imporre tributi in m isura equivalente, nella convinzione che sindaci pi responsabilizzati sarebbero stati molto attenti allutilit delle spese e al livello di pressione fiscale, pena la mancata rielezione. Ma una valutazione che non si pu fare in Italia, in presenza di condizioni economiche radicalmente differenti negli Enti Locali. Comuni di lusso come - per citare degli esempi famosi - Cortina, Courmayeur, Santa Margherita Ligure sono composti prevalentemente di seconde case che generano

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www.arcipelagomilano.org gettito e devono offrire pochi servizi, perch i turisti ad alto reddito hanno poche esigenze. Al contrario, le grandi citt hanno pochissime opportunit di fare cassa e devono garantire servizi a centinaia di migliaia di persone a basso reddito che non pagano imposte. Quindi serve comunque un intervento dal centro che sposti risorse dai comuni che hanno molti fondi e poche esigenze a quelli bisognosi. Era lo schema previsto dalla Legge sul federalismo del 2009: una Commissione tecnica paritetica per lattuazione del federalismo fiscale (Copaff) fissava i costi standard dei servizi e il loro livello minimo cosicch si potessero stabilire le esigenze finanziarie di ogni singolo comune. Se lo stesso, sulla base di questi conteggi, era privo di risorse per garantire il livello minimo di servizi aveva diritto ad accedere a un cosiddetto fondo perequativo senza vincoli di destinazione, da utilizzare per le spese urgenti. Si trattava di una riforma che lasciava aperte alcune problematiche pratiche, ma aveva una sua logica. Il governo Monti, nel 2012, ha svuotato il fondo perequativo, tagliando 500 milioni di euro per lanno 2012 e due miliardi per il 2013, riducendone quindi la funzione equilibratrice delle risorse degli Enti Locali. I Comuni, conti alla mano, hanno quindi perso circa dodici miliardi di euro di contributi, evidentemente moltissimi ed estremamente rilevanti per il sostentamento soprattutto delle grandi citt. Per complicare ancora le cose, il governo Letta ha sostituito il fondo perequativo con un nuovo fondo di solidariet comunale: il 16 settembre 2013 il governo ha comunicato di aver erogato a questo fondo - dal ministero dellInterno - 2,5 miliardi di euro. Certamente insufficienti per appianare i debiti di bilancio che, nel frattempo, i Comuni avevano accumulato e per far fronte alle nuove spese. Occorre davvero sensibilizzare la politica al rinvenimento di ulteriori fondi per gli Enti Locali, anche a costo di sacrificare altri settori, ben sapendo che le finanze di un comune, dal pi grande al pi piccolo, sono indispensabili per il mantenimento dei servizi essenziali che riguardano tutte le fasce della popolazione, soprattutto quelle pi bisognose.

MANTEGNA E BELLINI A BRERA: LUTILIT DELLINUTILE Antonio Piva


Prendo a prestito da Nuccio Ordine un ossimoro Lutilit dellinutile che cercher di adattare alla esposizione delle due opere della Pinacoteca di Brera la Piet di Bellini e il Cristo morto di Mantegna ripresentate al pubblico con un allestimento ideato da Ermanno Olmi. Linsolita scelta della soprintendente Sandrina Bandera di affidare a un noto regista cinematografico un allestimento museografico non deve sembrare spregiudicata a condizione che i risultati mettano in condizione il pubblico di imparare qualcosa di nuovo su opere celeberrime, da sempre amate da tutti e da coloro che sono consapevoli (riprendo una citazione di Nuccio Ordine ) che la conoscenza non possa essere trasmessa meccanicamente da un essere umano allaltro come lacqua che scorre attraverso un filo di lana da un recipiente pieno a uno vuoto. Socrate che lo aveva spiegato nel Simposio ad Agatone con lesempio del filo di lana. Il tema della trasmissione del sapere, come del resto delle sensazioni, sempre aperto: le insidie nel fare non mancano perch, comunque sia, vengono messi in gioco in ogni settore artistico linguaggi sempre diversi a seconda dei mezzi e dei campi in cui si opera. Il cinema, il teatro, la musica, la danza si attestano su mondi che interagiscono ma sono diversi tra loro perch ciascun genere deve tener conto di una infinit di problemi strettamente connessi tra loro, per esempio, se si tratta di musica, con la specificit della musica che agisce con i suoni, con strumenti, con partiture, in uno spazio di fronte a un pubblico fermo, inchiodato a guardare e ascoltare. Cos potremo parlare del cinema, elencare e divagare allinfinito per arrivare alla museografia che studia per lappunto il rapporto tra spazio, opera darte e pubblico, e tutta una serie di problemi legati al movimento del pubblico, alla sua movibilit, alla sua capacit di concentrazione e di vedere da punti di vista diversi a seconda dei movimenti e delle condizioni ambientali. Nel nostro caso la nuova esposizione delle due opere sembra inutile perch non aggiunge nulla a quanto gi si sappia. La scelta del luogo inopportuna per le interferenze con altri percorsi museali che mettono a repentaglio quel desiderio di isolare per concentrare lattenzione su qualcosa che si vede comunque male per le presenze disordinate che si accavallano. Andiamo con ordine: lesposizione viene introdotta con lopera bellini ana illuminata con eccessi che la fanno di fatto appartenere alla galleria che la precede. Il pubblico si distribuisce di fronte bloccando i passaggi laterali necessariamente devono essere attraversati per raggiungere lopera di Mantegna che si presenta nel tratto di galleria cieco, dietro alla Piet, di poco sollevata da terra, senza la sua cornice. Ci accoglie uno schermo in cui proiettata limmagine del Cristo morto. Ma questo non vero perch Mantegna c ma appare scialbo per la luce che lo illumina, diversamente da quello che . Rubo una sedia al custode, mi siedo e osservo un gruppo di giovani guidati da un insegnante che illustra quello che possono vedere i pochi ragazzi della prima fila perch gli altri chiaccherano, ridono, si strattonano perch non possono vedere nulla: lopera stata esposta troppo bassa fuori da ogni visuale. Cerco di capire perch un regista sensibile e intelligente come Olmi abbia accettato di cimentarsi in un campo che ha regole molto diverse da quelle che applica nel suo lavoro. A volte pu essere troppo tardi per impadronirsi dun botto della storia della museografia degli ultimi duecento anni, delle difficili sperimentazioni che pochi portano avanti. Si pu sbagliare e si possono fare danni ma anche tutto questo pu servire a fare riflettere il pubblico, soprattutto i committenti lusingati dalla celebrit di un bravo regista, di un bravo scenografo, di un altrettanto bravo operatore della moda. Non penso questa sia la strada maestra che qualcuno vuole comunque percorrere per dimostrare lutilit dellinutile: vorrei precisare, per concludere, che Nuccio Ordine per inutile intende ci che non produce profitto ma si rivolge alla coltivazione dello spirito e alla crescita civile e culturale dellumanit.

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IL DIRITTO ALLA CONOSCENZA: VERIT E DEMOCRAZIA Valerio Federico e Simone Sapienza


Il diritto alla conoscenza degli atti e dellattivit della Pubblica Amministrazione, sia a livello globale sia locale, corrisponde alla conoscenza da parte dellindividuo di una propria dimensione pubblica. La Pubblica Amministrazione lamministrazione della cosa pubblica di cui lindividuo parte integrante e interessata. Per questo il diritto alla verit unestensione delle facolt di scelta, di controllo e di partecipazione del cittadino nell'amministrazione dello Stato e delle sue articolazioni regionali e locali, un elemento di democratizzazione della societ. Ma se da una parte levoluzione a ttuale del modello di cittadinanza, basato sulla domanda continua di accesso alle informazioni, ha portato a una larga condivisone dello slogan di Luigi Einaudi conoscere per deliberare, allo stesso tempo i poteri istituzionali ed extraistituzionali che guidano le scelte politiche stentano a cedere lo spazio necessario a un reale e pi esteso controllo democratico. Controllo inesistente nei regimi dittatoriali, ma che stenta ad affermarsi anche nei paesi cosiddetti democratici, comunque inclini al prepotere della Ragion di Stato. Dal globale al locale, il ricorso alla Ragion di Stato il primo ostacolo al diritto alla conoscenza globale e locale, alla verit, allesercizio della sovranit popolare e il primo strumento a servizio dei poteri reali illegittimi. Un esempio la formazione del bilancio dello Stato e degli Enti locali. Per molti dei Paesi che vivono una profonda crisi economica, un primo atto rivoluzionario sarebbe quello di rendere effettivamente conoscibili le voci reali della spesa pubblica, come i Radicali hanno tentato di fare gi dai primi anni '80, divulgando i dati sul debito pubblico italiano. Oggi chiediamo, a partire dai Comuni e dalle Regioni, lanagrafe pubblica delle attivit economiche e la pubblicazione del bilancio consolidato, un conto unico che comprenda anche i dati di bilancio delle societ partecipate dallIstituzione regionale o locale. Essenziali poi sono due elementi. Il primo leffettiva accessibilit delle fonti. La trasparenza, da sola, non assicura, infatti, la conoscibilit. Un insieme di informazioni e dati non organizzati e non elaborati possono risultare n leggibili n utili. Vanno formulate proposte di presentazione ed elaborazione di dati e informazioni. In questo senso sono essenziali le proposte di open data e agenda digitale. Altro elemento assente ma altrettanto determinante il dibattito pubblico. Alla democrazia rappresentativa va affiancata quella democrazia dibattimentale, richiamata da Sabino Cassese, che prevede procedure di partecipazione del cittadino nella fase della progettazione e formulazione delle politiche pubbliche. I recenti scandali che hanno riguardato le amministrazioni locali nonch lamministrazione dei fondi statali, nascono in gran parte da un sistema di controlli di natura meramente formale che si dimostrato inadeguato. Dunque parlare di trasparenza rischia di essere riduttivo. In gioco c laffermazione o meno dei diritti democratici e con essi le prospettive di progresso e sviluppo economico e sociale. questa la chiave italiana, locale, per comprendere quanto si profili centrale lintuizione di Marco Pannella: rendere universale il diritto alla verit, ovvero, in questa fase storica, il diritto umano e civile alla conoscenza di come lo Stato opera. Laggettivo umano lega questo diritto al complesso dei Diritti Umani sanciti dalle Nazioni Unite, mentre con civile si fa riferimento al cittadino come attore che aziona il diritto nei confronti dei poteri dello Stato sia esso il governo o lapparato ist ituzionale. La campagna del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito - sostenuta con alcune delle iniziative politiche in corso, gi richiamate da Radicali Italiani - ha come scopo un preciso riconoscimento di questo diritto nel perimetro della giurisprudenza internazionale. Allo stesso tempo ritiene necessario limpegno per diffondere questo diritto attraverso gli Stati, con la sostanziale riduzione delle clausole che fermano la conoscenza del cittadino. LUnione Europea pu assumere di tutta evidenza, cos come accaduto per la battaglia contro la pena di morte, un compito fondamentale nello spingere nella direzione auspicata gli stati membri e la dottrina comunitaria. Sarebbe ancora pi significativo se una campagna del genere partisse dallItalia. Da un Paese caratterizzato da un altissimo tasso di corruzione, da mancanza di trasparenza e da uno Stato di diritto che produce diritti ineffettivi. Aspetti strutturali, denunciati e descritti dai Radicali in primis nel documento dal titolo La Peste italiana. Rappresenterebbe ed evidenzierebbe, tale campagna, l'urgenza di un diffuso monitoraggio delle Democrazie.

ARREDO URBANO: SPAZI PUBBLICI E LUOGHI CONDIVISI Guya Bertelli, Michele Roda e Pasquale Mei
In tempi di grandi trasformazioni urbane, ma anche di importanti ripensamenti e retroazioni improvvise, rileggere il tema dello spazio pu bblico come luogo di confronto e di condivisione delle diverse esperienze metropolitane europee, diviene un utile banco di prova entro cui riflettere nuovamente sul tema della progettazione architettonica e urbana sullo sfondo delle gravi crisi economiche, politiche e sociali in atto nellEuropa del terzo millennio. Numerose sembrerebbero le esperienze avviate in Italia e in Europa negli ultimi anni che testimoniano in modo sempre pi evidente il superamento della nozione di Spazio pubblico in quanto luogo deputato alla rappresentazione e comunicazione urbana e lemergere di temi pi strettamente connessi a diverse forme di abitare il pubblico in modo condiviso: da quelle legati alla sostenibilit spaziale e alluso delle risorse, a quelle pi direttamente contrassegnate da nuove forme di nomadismo culturale o spontaneismo architettonico, fino a quelle pi direttamente riferite alle nuove estetiche del visuale e allarredo urbano. In questo senso la qualit complessiva dei nuovi luoghi della socialit pu essere intesa come uno dei fattori nodali di quel welfare state che proprio la crisi che stiamo attraversando sta significativamente - e forse inevitabilmente - mettendo in discussione. La necessit di un approccio pi complesso, denso e allargato rispetto ai limiti tradizionali del progetto di architettura (almeno come lo abbiamo conosciuto nel Novecento) conseguenza di un

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www.arcipelagomilano.org analogo processo di ampliamento del concetto stesso dello Spazio pubblico, che va ad innervare - concettualmente ma anche fisicamente - spazi altri della citt e del territorio. Un tema peraltro che ne introduce un altro, di estrema contemporaneit e importanza. La mostra Small scale, big change, che si tenuta al Moma di New York a cavallo tra 2010 e 2011, aveva espresso con chiarezza come gli impatti delle trasformazioni architettoniche sui luoghi pubblici non siano pi legati alla dimensione quantitativa della trasformazione stessa, ma alla loro capacit, spesso minimizzando limpiego di riso rse, di influire sui meccanismi sociali. Non solo, spesso proprio i fenomeni sociali sono stati capaci di provocare e influenzare le modalit percettive dei luoghi e, di conseguenza, la loro stessa fisicit. Al centro di questo possibile cambiamento ci sono lindividuo e il talento individuale, che nel processo tra creativit e produzione vede una delle sfide del nostro futuro prossimo, costringendoci a riflettere sulle soluzioni tecniche innovative necessarie a raggiungere nuove posizioni e a definire, appunto, nuovi paradigmi. In questo cambiamento dei modi despressione, cambiano infatti anche i modelli. E di conseguenza i contesti fisici e spaziali capaci di ospitare le nuove forme dellabitare sociale, soprattutto nel senso dei modelli di luoghi condivisi che i nuovi europei vivono o vorrebbero vivere. Il rapporto tra spazi della produzione creativa, attivit e usi temporanei, rappresenta infatti oggi una dimensione di rilevante importanza, non solo nel potenziare nuove pratiche dellabitare, ma anche nel promuovere processi diffusi di rigenerazione urbana che vanno oltre il ben importante processo di sostegno e sviluppo di nuove forme di socializzazione. Una rigenerazione che ha come obiettivo non tanto il finito, il risoluto o il bello inteso c ome perfetto, ma un nuovo senso estetico dellabitare dove ibridazione e contaminazione sembrano aprire ad un virtuoso mix tra luoghi da recuperare e loro usi. Tutto ci richiede una riflessione profonda sulle nuove implicazioni aperte dai processi di globalizzazione da un lato e di decrescita dallaltro, con il conseguente spostamento dei pesi insediativi in termini di rapporto tra spazio aperto e spazio costruito, che vedono oggi il rientro, ancora un po fragile ma di grande fascino, della natura in citt. Proprio la natura infatti, parrebbe essere uno dei possibili materiali che il progetto architettonico mette in gioco per la costruzione di nuovi territori dello Spazio pubblico, molto spesso allinsegna dellartificialit. A partire da questo osservatorio si potrebbe affermare che alcune grandi citt europee sono state maggiormente contrassegnate, seppure a diverso grado e in diversa misura, da altrettante esperienze urbane di grande spessore e significato, coinvolte a diverso titolo in un processo di rigenerazione urbana che vive da sempre la contesa tra tradizione del nuovo e innovazione del passato. sicuramente il caso di Marsiglia, capitale europea della cultura 2013, che ha lavorato sulla rigenerazione di ampi tessuti cittadini mettendo lo Spazio pubblico di qualit al centro del processo. Ma che, contemporaneamente, con quella straordinaria pensilina di Norman Foster al Porto Vecchio, ha dimostrato come una apparentemente semplice operazione di arredo urbano possa avere impatti enormi sulla socialit, nella direzione dellinnovazione, anche visuale e percettiva, dove la citt tradizionale si rispecchia e si rinnova. Una dimensione scalare e funzionale pi ampia ravvisabile invece a Madrid con due esempi di rigenerazione urbana (il ri-uso del Matadero, lex macello cittadino e la riqualific azione urbana del Manzanarre) dove lo Spazio pubblico inteso come incubatore di idee, creativit ed energia e come nuovo paesaggio, sotto forma di un parco lineare lungo 7 chilometri che diventa rinnovato margine della citt, prendendo il posto di assi viabilistici ora interrati. Pur con gradazioni diverse, nella Milano che attende lExpo c un riferimento che racconta di come la costruzione dello Spazio pubblico, sfuggendo alle tradizionali tipologie, copra oggi un ampio campo anche come recettore di esigenze dei cittadini. La nuova piazza dedicata a Gae Aulenti, a Porta Nuova, sotto la torre di Cesar Pelli, il simbolo di una rivoluzione concettuale, prima ancora che progettuale. Un luogo completamente nuovo, lontano dalla dinamica urbana tradizionale, ha provocato in pochi mesi un processo di appropriazione e di occupazione sociale, che non ha eguali. Un luogo sradicato dalla cultura milanese ma densamente popolato di milanesi, dove shopping, flussi e arredi urbani di firma internazionale, si integrano in un unicum architettonico inaspettato.

GRONDA NORD: NUTRIRE IL CEMENTO ENERGIA PER LA MORTE AMBIENTALE Giuseppe Natale*
La Lombardia e la pianura padana raggiungono il primato in Europa per inquinamento da ozono e particolato di micro polveri (pm 10 e pm 2,5). Tuttavia si continua lo stesso con la politica di consumo e di avvelenamento dellaria e del suolo. La cementificazione distrugge terreni agricoli, abbatte alberi e invade con le sue colate sempre pi estesi territori. Nellarea metropolitana milanese e lombarda le nuove grandi opere autostradali (Brebemi, Tem, Pedemontana e altre strade ancora ) fagocitano una superficie equivalente a 2.285 campi di calcio, 210 ettari di foreste, e 1.100 ettari di campi agricoli del Parco Sud che si vedranno ridotta la produzione di 6.000 tonnellate di frumento lanno, il fabbisogno necessario a nutrire 40 mila persone! (Dati pubblicati dal CRCS, Centro Ricerca sui Consumi di Suolo). LExpo costituisce la potente leva, meglio il pretesto, per continuare e accelerare la politica tradizionale e distruttiva delle grandi opere, del cemento, del business finanziario e lo slogan nutrire il pianeta energia per la vita potrebbe essere sostituito da questaltro: nutrire il cemento energia per la morte ambientale! Milano invasa da bitume e cemento autostradali nei suoi stessi confini amministrativi, nonostante sia pienamente urbanizzata come un uovo e occupi lultimo posto nella graduatoria di sei citt europee per dotazione di verde: l11% della sua superficie rispetto al 55% di Praga, 50% di Vienna, 48% di Madrid, 41% di Berlino, 28% di Parigi. Dopo trenta anni di battaglie riuscite contro la Gronda Nord, la mostruosa autostrada di scorrimento e collegamento est-ovest (nodo tangenziale di Gobba - Cascina Merlata/Expo) che spaccherebbe la fascia nord di Milano, bisognava aspettare unamministrazione di centro sinistra per entrare nella fase di realizzazione della grande opera? ...

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www.arcipelagomilano.org Nel PGT di Pisapia/De Cesaris si conferma la politica stradista delle precedenti amministrazioni di centro destra. Si leggano le pp. 135-7 del Documento di Piano, 3.1.2. Il sistema della mobilit a rete collettiva e individuale. Non solo si confermano, senza un minimo di dubbio e/o di ripensamento, tutti gli interventi previsti sulla viabilit di livello regionale e sovra regionale (Tangenziale Est Esterna, Pedemontana, BreBeMi, ammodernamento A4 nella tratta Novara - Milano; realizzazione terza corsia A9 Lainate - Como e quinta corsia A9 Lainate - Milano, e completamento della Rho - Monza), ma si accettano anche gli interventi di potenziamento viabilistico nellaccesso a Milano (Sp 233 Varesina, Sp 14 Rivoltana, la nuova Cassanese, via Ripamonti, riqualifica SS 36 tratta Monza-Cinisello Balsamo; riqualifica ex SS 415 Paullese; variante SS 33 tratta Rho - Gallarate; Sp 114 via Cusago collegamento Milano - Magenta; riqualifica ex SS 494; realizzazione terza corsia ex SS 35 Milano - Meda), e il nuovo sistema di viabilit trasversale esterna (tangenziali e pedemontana) e interna a Milano (sistema viabilit interquartiere). Per quanto riguarda la Gronda Nord o Strada Interquartiere Nord (S.I.N.), se vero che non confermata la previsione viabilistica tra Via Eritrea e Viale Monza, si va comunque a realizzare il tratto Eritrea - Expo che si poteva eliminare sostituendolo con un collegamento di trasporto pubblico e con lavori di razionalizzazione del sistema viario esistente, come richiesto da sempre dai Comitati Antigronda. Lo stesso dicasi per il tratto est (nodo tangenziale Gobba - Viale Monza). Vi si mantiene infatti la fascia di salvaguardia per mobilit di nuova previsione. Tradotto: si conferma il progetto viabilistico di collegamento Tangenziale est/Gobba-Viale Monza (la vecchia Gronda o S.I.N.). Rimarrebbe scoperto o escluso il tratto Viale Monza - Zara - Eritrea, perch si fatta la scoperta dellacqua calda: tale fascia fortemente antropizzata (ma non solo questa!). In continuit con le precedenti amministrazioni, si prova per lennesima volta a realizzare la Gronda Nord a pezzetti, escludendo gravemente una valutazione dimpatto ambientale sullintero percorso, nonostante ricorsi amministrativi vinti dai cittadini dei comitati e il pronunciamento dellUnione Europea! La conferma di quello che diciamo ci viene dai Piani triennali delle opere pubbliche, compreso lultimo programma (2014 - 2016), in cui si presenta la seguente previsione dei finanziamenti per le infrastrutture stradali (la cosiddetta stima dei costi): versante ovest: primo lotto, Expo - Eritrea 105 milioni di euro - 1 a. 2014 (non pi previsto come nei piani precedenti il secondo lotto Eritrea - Zara > 140 milioni); versante est: Nodo tangenziale Gobba Via Adriano 28 milioni 2a. 2015; Adriano-Monza 45 milioni 3 a. 2016. Totale per Gronda Nord 178 milioni di euro! Ma non basta ancora. Si aggiungano: 3 milioni 500 mila euro per strada di scorrimento e collegamento Cascina Merlata - SS.11; 26 milioni per lotto funzionale Cascina Merlata - Via Stephenson; 215 milioni 122 mila per potenziare laccesso automobilistico a Milano (Gobba, Paullese, Molino Dorino, svincolo Expo ecc.). Si raggiunge cos la bellezza di 422 milioni 622 mila euro per le infrastrutture stradali e per il trasporto privato su gomma nella sola area del comune di Milano! Eppure nel lontano 2005 (il 20 ottobre) venne approvato dalla maggioranza di centro sinistra del Consiglio Provinciale di Milano un ordine del giorno che impegnava la Giunta Penati (che non mantenne limpegno!?...) a fare una delibera finalizzata a trasformare il tracciato previsto per la Gronda Nord - SIN in un corridoio verde da utilizzare come percorso ciclopedonalee realizzare sullo stesso asse una infrastruttura di trasporto pubblico su rotaia. La Provincia, in quanto ente sovra comunale, poteva e, fino a quando esiste, potrebbe ancora intervenire. Se allarghiamo lo sguardo a livello metropolitano e regionale, vediamo a cosa serve veramente lExpo. Dai 23 miliardi di euro previsti per le infrastrutture e il sistema della mobilit funzionali a Expo si scesi a 15 miliardi. Di questi ben 9,500 miliardi sono destinati alle strade e autostrade. sacrificato il trasporto pubblico e il mezzo ferrato! E se si provasse a immaginare e proporre un possibile uso diversi di tanti miliardi?... Come si vede, sullaltare del dio Expo 2015 si valorizza ancora una volta la rendita fondiaria privata e non solo riguardo al sito. Si creano le condizioni favorevoli alla speculazione cementizia e finanziaria presente e futura (ottimo brodo di coltura per infiltrazioni di mafie e di criminalit organizzata). Si sacrificano territorio e ambiente, si peggiora la qualit della vita quotidiana e si danneggia la salute delle persone, alla faccia del tema Nutrire il pianeta - Energia per la vita! ... Emerge con evidenza che le grandi opere stradali alimentano la crisi ambientale economica finanziaria; le banche fanno il bello e il cattivo tempo (le cronache ci raccontano che, ad esempio, la Pedemontana ferma perch mancano allappello 4 dei 5 miliardi, e nelle casse della societ che gestisce la Tangenziale Esterna sono arrivati 300 milioni di finanziamenti statali, soldi nostri, dei cittadini che pagano le tasse!). E qui gioca un ruolo da dominus il ministro ciellino Lupi, noto protagonista di una forsennata politica di cementificazione in ogni modo e in ogni dove! Ritornando allamministrazione Pisapia, ci troviamo di fronte a un inquietante divario tra programma elettorale e atti amministrativi concreti, tra le belle parole delle Linee di indirizzo del Piano Urbano della Mobilit Sostenibile (PUMS) e la scelta politica e amministrativa a predominanza stradista e di mobilit privata su gomma. Si predica bene e si razzola male! Al Sindaco Pisapia, alla Giunta e alla Maggioranza del Consiglio Comunale di Milano si chiedono coerenza col programma elettorale e coraggio nel rivedere e correggere le scelte sbagliate.

*Forum Civico Metropolitano

SULLE ORME DI VAN GOGH ALLA FABBRICA DEL VAPORE Rita Bramante
Dopo Singapore e Istanbul, Ankara e Tel Aviv, Santiago e Budapest, tappa milanese per il progetto creato dalla Grande Exhibitions of Australia. 'Van Gogh Alive' non una mostra tradizionale, un progetto itinerante che non trasporta quadri, ma atmosfere create attraverso immagini digitali. Una installazione non convenzionale fatta di immagini dinamiche di enormi dimensioni, cromatismi intensi e vibranti, suoni che si armonizzano e si fondono con le immagini, sottolineando le emo-

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www.arcipelagomilano.org zioni: l'immagine abbandona il quadro per adattarsi agli spazi di immensi schermi, pareti, colonne, soffitto e pavimento, creando un ambiente multi screen che avvolge il visitatore mentre si addentra nelle atmosfere dei capolavori di Van Gogh. Uno spettacolo in 'immagine totale' - ospitato da La Fabbrica del Vapore ex area industriale della Societ Italiana Carminati Toselli ristrutturata per offrire ai milanesi uno spazio qualificato per lo sviluppo e lesplorazione di nuovi linguaggi e nuove tecnologie. Le immagini virtuali in alta definizione della videoproiezione scorrono lungo le pareti e si animano, fino a fare esplodere, scomporre e catturare i dettagli, in una visione ravvicinata e ingigantita delle stelle pulsanti della notte a Saint Remy, dei germogli dei rami di mandorlo, delle pennellate degli autoritratti e del volo rasente, disordinato e aggressivo dei corvi neri dell'ultimo Campo di grano. un'immersione nei colori: il giallo de La mietitura, cos violento, singolare e eccessivo, talmente suo da diventare il 'giallo van Gogh'; e il rosso de La vigna rossa, tutta rossa come il vino rosso, sulla terra viola dopo la pioggia. Si ricreano cos le atmosfere dei capolavori dell'artista olandese dagli esordi nei Paesi Bassi, alla Parigi degli Impressionisti, fino alla permanenza ad Arles, Saint Remy e Auver-sur-Oise. Quegli scenari tormentati, con segni potenti, con forme uniche e irripetibili, incompresi dai suoi contemporanei: "Potrei guadagnare qualcosa se facessi quadretti come piace a loro, ottimisti e sereni, senza la miseria della vita. Ma non correr dietro ai mercanti d'arte. Continuer a dipingere cose dure e vere", scriveva Vincent al fratello Theo. Non era un pittorello qualsiasi, era Vincent van Gogh, e lui lo sapeva, anche quando nessuno era pronto a dare un solo centesimo per le sue tele (1). Le note che ci accompagnano riprendono la scala cromatica, cos come van Gogh riconosceva per esempio nella sonorit di Wagner, bassi come il blu di Prussia, oboi verde scuro e l'ocra scuro dei tamburi con il giallo cadmio vivo dei violini. Nel repertorio di immagini anche schizzi e brani di lettere, che consentono di inoltrarci in un territorio meno noto, ma altrettanto emozionante, soprattutto perch "i suoi scritti costituiscono una sorta di didascalia ideale delle sue opere" e l'espressione di un percorso interiore travagliato, fatto di eccessi, di entusiasmi improvvisi. "Tutto sempre e soltanto in funzione della pittura". "Un'esposizione che un'esperienza visiva emozionante", cos l'ha definita il curatore Fabio di Gioia, animatore di tante iniziative di rilevanza internazionale con grande successo di pubblico, come la mostra di dinosauri pi importante al mondo e 'Body Worlds', mostra scientifica che ha messo in racconto il corpo umano a 360, organo per organo, grazie a corpi veri sottoposti alla tecnica di plastinazione.
(1) G.B. GUERRI, Follia? Vita di Vincent van Gogh, Bompiani, 2009.

LICEO ECONOMICO E SOCIALE A MILANO Francesco Silva


L'economia e il suo linguaggio hanno conquistato la comunicazione e la vita quotidiana; l'economia domina la politica e ha invaso l'etica e il diritto. Oggi ragioniamo, sentiamo e decidiamo sempre pi valutando costi e benefici delle scelte. Piaccia o non piaccia, l'economia al centro della cultura dei nostri giorni. Eppure in Italia, diversamente da altri paesi europei, di economia non vi quasi traccia nell'educazione scolastica media e superiore. La classe dirigente del nostro paese, quella che dovrebbe prendere decisioni che coinvolgono gruppi pi o meno ampi della societ, con poche eccezioni digiuna di conoscenze economiche. L'eccezione rappresentata da qualche dirigente di aziende private e pubbliche e da qualche professionista. Solo una minoranza di parlamentari ha rudimenti economici, spesso di marketing, eppure legifera frequentemente su tematiche economiche. Per l'uomo politico italiano la politica e i suoi volteggi sono il prius e l'economia ci si deve adattare. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti noi.. L'economia, intesa come area disciplinare di studio, non una scienza come la fisica e la biologia. Certo l'economia una scienza diversa da quelle dure, ma un ambito conoscitivo che segue un preciso metodo scientifico - modelli e verifiche empiriche - e studia fenomeni oggi fondamentali. Sulla base di quella classificazione ideologica delle conoscenze, la riforma delle le scuole superiori del 1923 progett un liceo elitario poggiato sulla cultura classica e storica, e uno aperto alle vere e uniche scienze, il Liceo scientifico. Sotto vi erano le scuole tecniche e professionali. L'economia e le scienze sociali mancavano nei piani formativi con l'esclusione di alcuni Istituti tecnici, dove avevano una funzione strumentale. Finalmente pochi anni or sono con la Riforma Gelmini stato introdotto il Liceo Economico e Sociale (LES), inserendolo peraltro nella famiglia dei Licei umanistici, ex-magistrali. Il LES, nel quale sono impartite ore dedicate all'economia e al diritto, e ad altre scienze sociali, si sta diffondendo, molto lentamente. A Milano il numero di classi ancora esiguo, poco pi di dieci. Lo sviluppo non dettato dall'alto, ossia dal Ministero: la spinta iniziale viene dai presidi delle scuole, ma vi deve poi essere il concerto degli uffici scolastici, la cui richiesta passa alla Provincia la quale a sua volta deve chiedere l'autorizzazione alla Regione. Forse il processo decisionale peggio ora che nel vecchio sistema centralizzato! Comunque tutto parte (o si ferma) in seguito alle pressioni favorevoli o sfavorevoli degli insegnanti e alle richieste delle famiglie, che comunque sono molto poco informate sull'esistenza e il senso del LES. Questo procedere troppo lento e inoltre non tocca la famiglia di licei da cui proviene la maggior parte della classe dirigente, e in particolare il Liceo scientifico. I genitori, gli insegnanti, i presidi dovrebbero spingere perch si dia pi spazio a questa offerta didattica. Il LES, almeno sperimentalmente, pu essere accolto nei licei scientifici. Milano una citt che deve essere sensibile a questo tema: al centro dell'economia nazionale e dispone di tre buone Facolt di economia - Bocconi, Cattolica, Bicocca. Vi sono istituzioni nazionali gi attive nella promozione del LES e che possono contribuire alla sua modulazione anche nei licei scientifici: sono l'Associazione Europea per l'Educazione Economica (AEEE) e la Societ Italiana degli Economisti (SIE). necessaria un po' di lungimiranza e di imprenditorialit da parte degli

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www.arcipelagomilano.org insegnanti e dei Presidi dei licei scientifici milanesi, affinch si attivino per sperimentare nei loro edifici il LES, un corso il cui contenuto ancora molto in formazione e quindi adattabile a questo tipo di formazione. Questo breve articolo un pressante appello in tal senso.

LIPOCRITA FAME DELLEXPO 2015 Marco Ponti


La fame e la suttonutrizione nel mondo sono problemi drammatici, e riguardano circa un miliardo di abitanti sui 7 che oggi siamo sul pianeta. Lapproccio al tema dellEXPO 2015, emersa dallintervista del commissario Sala da Fazio sabato sera, purtroppo suona per lo meno inquietante (i maligni potrebbero prenderlo addirittura come una irrisione del problema). Si tratta notoriamente di problemi politici di distribuzione delle risorse, pi che di quantit di produzione di cibo. E uno degli aspetti pi gravi concerne linnalzamento qualitativo della nutrizione nei paesi meno sviluppati, che passa da diete essenzialmente vegetali a diete ricche di proteine animali. Quindi il problema essenzialmente pi vicino a una riduzione della qualit della alimentazione, che non al suo contrario, almeno nella percezione scientifica dominante. Ora lEXPO a parole sembra certo occuparsi della fame nel mondo, ma principalmente promuovendo i prodotti di eccellenza italiani, cio (sono parole di Sala), evitando che il nostro autentico e sopraffino parmigiano, preso come esempiocampione, sia sostituito da volgari imitazioni estere, magari prodotte e vendute a met dei nostri prezzi. Come non pensare allimpatto sui bambini denutriti del terzo mondo di tali sacrosante preoccupazioni? Altro che brioches, mangino parmigiano originale di alta qualit ... . Ma poi ci sono i costi pubblici: Sala giura che sono solo 1,3 miliardi, e certamente rientreranno in varie forme: tasse, biglietti venduti, indotto ecc. Beh, che altro avrebbe potuto dire? Queste promesse sono un suo dovere istituzionale, in tutti gli eventi simili sono state fatte, con esiti noti. Ma certo, questa volta sar diverso. Si dimenticano per i costi, rilevantissimi, di infrastrutture che non serviranno allEXPO, e delle quali non sono note valutazioni economicofinanziarie terze cio neutrali, come si usa nei paesi civili. Ma la fame nel mondo giustifica questo e altro, no? Molti padiglioni stranieri si occuperanno certo di alimentazione (uno di un paese baltico grande produttore di miele sar fatto a forma di alveare ). Chiss se prevarranno i temi della fame o pi concrete pubblicit di prodotti tipici nazionali? Ma a pensar male si va allinferno . Poi saranno spesi tutti o quasi soldi pubblici per questi padiglioni, soldi che forse potevano avere destinazioni meno indirette al problema della fame, ma certo occorre vedere i problemi da orizzonti pi vasti, non cos banali. LItalia infine brilla nel tema alimentare, sia per vastit della produzione a livello mondiale, che per generosit negli aiuti (siamo uno degli ultimi tra i paesi sviluppati anche in questa, come in altre, classifiche). E brilla anche, come tutta lEuropa, per sussidiare pesantemente la propria agricoltura, attivit notoriamente inquinante e con modestissimi impatti occupazionali. Con questa politica, lItalia ottiene due brillanti risultati in un colpo solo: costi pubblici in un periodo di drammatica crisi fiscale dello stato, e barriere allimportazione di prodotti alimentari dai paesi pi poveri. Questa iniqua politica stata spesso denunciata dal mondo accademico, ma gli interessi costituiti del settore hanno sempre prevalso. Cio, se pur indirettamente, contribuiamo attivamente ad affamare i paesi pi poveri. Ma Sala dice, e sala uomo donore, che spesso in altre EXPO sono state presentate straordinarie scoperte scientifiche: il motore Diesel, la televisione ecc. Giusto, chiss che non succeda anche a Milano tra due anni, con formule per moltiplicare pani e pesci, perch dubitarne? Ma un po di malinconia rimane: non si potevano spendere quei soldi per incrementare la ricerca scientifica sui problemi agricoli e alimentari, magari con ricadute industriali su settori innovativi, oltre che con benefici diretti per i destinatari? Ma certo, la visibilit mediatica sarebbe stata diversa ... .

Scrive Carlo Geri a Marina Cosi


Ho letto l'articolo dopo aver letto, ieri sera, l'articolo di Francesco Merlo sulla gogna di Grillo. E prima dell'articolo di Merlo, avevo visto la "copertina" di Crozza a Ballar. Premesso che ritengo Crozza il pi acuto analista politico in circolazione, nell'accezione pi ampia della affermazione, per esternare le sue analisi, Crozza ha usato un paio di volte "cazzo" e un "va a cagare...", o qualcosa del genere. E il pubblico ha applaudito. A me venuta in mente la considerazione, che parlare o scrivere male, nel senso di esprimersi col turpiloquio, segno/sintomo di ragionare male. Non il caso di Crozza, naturalmente, ma l'uso di tali termine, come dire, in prima serata, direi che favorisce .... vedi articolo di Francesco Merlo. Si potrebbe approfondire tale aspetto e nel frattempo far presente che un utilizzo pi "spinto" della "semantica dell'eufemismo", potrebbe giovare?

Scrive Andrea Rui a Marina Cosi


Credo che tutto sia nato qualche anno fa, quando quello che sarebbe poi diventato il Movimento 5 Stelle ha raccolto 350.000 firme per il referendum "parlamento pulito". Sono stato uno dei firmatari e non ho avuto il piacere di poter vedere questo referendum attuato. In quei giorni la stampa ha volutamente omesso la

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www.arcipelagomilano.org notizia. Non ne ha parlato bene o male, semplicemente non ne ha parlato. Trecentocinquantamila persone che in due giorni firmano per un referendum sparite dalle pagine dei giornali. Credo che da qui nasca l'avversione di Grillo per la stampa. Credo che nessun giornalista abbia voluto analizzare in profondit e correttamente il M5S e il suo tentativo di portare la democrazia diretta in parlamento. I suoi rappresentanti sono cittadini comuni, goffi, impacciati, forse ignoranti ma sono all'interno del parlamento per fare da portavoce e attuare il programma votato dagli elettori. Non sono statisti ai quali deleghiamo le scelte da fare ma semplicemente portavoce. Per fare un esempio se nel programma previsto l'abbandono del progetto Tav, nessun parlamentare pu, una volta in parlamento, cambiare opinione e approvarlo. Grillo rappresenta il garante del programma e se nel programma non sono previste alleanze non possono essere fatte alleanze. il rispetto dell'elettorato che in tanti anni di governo a sinistra non c' mai stato. Per quanto riguarda la giornalista Oppo trovo raccapricciante l'uso che molti fanno del blog come sfogatoio (obbligherei le persone a firmarsi con nome e cognome....). Il suo articolo era comunque un insulto e non era certo diritto di critica. Paragonare il MFS al fascismo lo trovo veramente assurdo, bisogna che voi giornalisti vi informiate prima di sentenziare su cose che non conoscete.

Scrive Nanni Anselmi a Walter Marossi


Diritto/dovere di replica a Marossi, il quale - nellultimo suo pezzo - dopo lennesima analisi accompagnata da dovizia di dati numerici e statistici riguardanti recenti vicende organizzative interne a uno dei due partiti attualmente corresponsabili dello sfacelo politico/istituzionale del paese, forse a corto sia di argomentazioni solide che di dati recenti sul fenomeno del civismo democratico, si limita, in chiusura, alla consueta e davvero stucchevole sequenza di luoghi comuni in merito che giunto il momento di sfatare, rispedendoli al mittente. Iniziamo dalla denominazione del fenomeno politico che ha avuto il merito di riportare al voto con successo - a Milano prima e in tutta la Lombardia poi - tantissimi cittadini, arcistufi di coalizioni formate esclusivamente dai partiti tradizionali del centrosinistra. Civismo Democratico il corretto appellativo. Quali le caratteristiche? Innanzitutto il civismo democratico deve essere inteso come una vera e propria forma di nuova politica post-ideologica, laica, non pregiudizialmente di parte, orientata alla soluzione di singole questioni, portatrice di istanze locali provenienti dai territori; in secondo luogo il civismo democratico va annoverato tra le forme di partecipazione non convenzionale alla vita pubblica, che si moltiplicano proprio mentre diminuisce inesorabilmente la frequenza alle urne; in terzo luogo il civismo democratico organizzato in reti, in network mobili, capaci di trattare le differenze, pu dare vita a formazioni politiche non ideologiche, creando un campo politico flessibile e adattabile. Derubricare tale complessa, innovativa e ancora non appieno codificata forma emergente di partecipazione alla cosa pubblica a arancioni moderati sintomo di preoccupante analfabetismo politico. Veniamo ai numeri: 24mila voti e 2 consigliere comunali nel 2011, 300mila voti e 5 consiglieri regionali nel 2013, terza forza politica in citt con oltre 70mila voti. In nome di questa realt e di tutti coloro che stanno dedicando tempo, passione e competenze volontarie alla sua affermazione, pretendiamo il rispetto di una informazione anche critica ma competente e non banale. (*presidente Mmc)

Scrive Giorgio Origlia a Paolo Favole


bello che ArcipelagoMilano non sia solo un contenitore di dotte analisi, critiche, riflessioni e "mugugni", ma che contenga anche proposte pratiche. Ben venga quindi il preciso e circostanziato articolo di Paolo Favole, denso appunto di suggerimenti e di proposte. Che per hanno un difetto. Quello di essere prevalentemente orientate a vedere il territorio come un vuoto da riempire. Ah, il nefasto vizio di chi lavora per costruire ... grazie al quale la met del globo ormai "riempita", ovvero sepolta sotto edificazioni spesso orrende e oltretutto in gran parte sottoutilizzate. Chilometri cubi di edifici che tra trent'anni saranno funzionalmente obsoleti ma indistruttibili, che andranno in eredit ai nostri nipoti, i quali, ne sono certo, ne trarranno un'idea poco lusinghiera della nostra intelligenza "creativa". Ma veniamo alle proposte. Alle (poche) proposte che non prevedono ruspe e betoniere ne aggiungo una. Che queste terre di risulta, questo verde inutile accumulato dai comuni, venga affidato a gruppi di cittadini per farne orti urbani. Come se ne vedono ormai nelle citt di molti paesi (verrebbe voglia di dire pi civili), in zone anche densamente edificate. Dovunque sono stati realizzati sono stati accolti con entusiasmo dalla gente, hanno colmato di utilit e di senso vuoti non solo fisici ma anche psicologici. Senza seppellire per sempre terra fertile sotto metri cubi di cemento e asfalto per aggiungere edifici a un patrimonio edilizio dovunque gi debordante.

Replica Paolo Favole


Ringrazio il collega Origlia: io non penso al mondo met costruito, ma rilevo in ogni comune molte aree ricavate come standard, abbandonate o sottoutilizzate o mal gestite, quindi ne penso un riutilizzo, che pu anche essere la edificazione se si sostituisce a quella richiesta su altri terreni da privati, che c' sempre, contenendo il consumo di suolo a vantaggio del comuneproprietario. Beni che restano al di fuori del patto di stabilit e quindi sono una risorsa economica importante.

Scrive Gregorio Praderio a Paolo Favole


La proposta di Paolo Favole (far cubare le aree a standard gi di propriet comunale) si basa su due presupposti a mio parere difficilmente dimostrabili: il primo, che tali aree siano effettivamente "inutili", che cio non ci sia domanda di servizi, di parcheggi, di asili nido, di aree a verde o per il gioco, n attuale n futura: questo

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www.arcipelagomilano.org forse sar vero in alcuni piccoli comuni, mi sembra invece difficile sostenerlo per quelli grandi, dove per di pi tali aree possono anche costituire un fondo in attesa di esigenze o risorse future (come stato fatto ad esempio nelle citt estere prima dei grandi sviluppi). Il secondo, che facendole cubare sia facile fare cassa. C' invece un evidente esubero di nuove volumetrie previste nei Piani urbanistici, chi mai si vuole comprare diritti volumetrici in questo momento? La controprova sta nel fatto che non si tratta di un'idea nuova: molti ci hanno gi pensato, ma i risultati non mi sembra siano stati cos brillanti. Forse sar per questo che l'idea non stata raccolta. Giusto invece chiedere una verifica di effettiva fattibilit economica alle previsioni di Piano, spesso del tutto astratte e prive di possibile copertura.

Replica Paolo Favole


Al collega Praderio che pure ringrazio: non conosco, certo per mia mancanza di info, esempi di comuni che abbiano utilizzato questo principio, ma se li segnala li studier. Io constato due fattori: i comuni, qualsiasi comune, comunque amministrato, prevede aree di espansione che sono sempre o quasi private D'altra parte constato in molti comuni aree per standard inutilizzate e sovrabbondanti Quindi la mia proposta di prevedere le espansioni se necessarie o volute o ricercate su aree comunali inutilizzate prima di prevederne altre di privati, con evidente risparmio nel consumo di suolo e vantaggio per il bilancio comunale. Che poi la proposta vada valutata caso per caso fin troppo evidente: io propongo che i comuni siano obbligati a fare questa valutazione come spending review, se si vuole, del suolo e delle risorse, non che siano obbligati a una qualche applicazione che si far dopo la valutazione con l'autonomia di ogni comune. E la proposta va integrata con l'altra che ho scritto sull'obbligo di coerenziare il Piano dei Sevizi tra comuni limitrofi o di una precisa subarea. Che poi il periodo non sia favorevole alla commercializzazione di aree edificabili evidente, ma il comune accumula delle potenzialit e le attiver quando sar possibile e anche qui meglio che le potenzialit le accumuli il comune piuttosto che dei privati. Nella mia esperienza per il disporre di diritti volumetrici comunali permette molte iniziative oltre la commercializzazione, in particolare l'uso come compensazione per acquisire negozi o capannoni vuoti, per contributi a chi interviene nei centri storici ecc, per l'utilizzo come orti (come suggerisce Origlia). Nella libert delle autonomie un comune pu anche decidere di tenerle come riserva per il futuro, ma se constatasse che di alcune aree per standard non sa che farsene cosa gli proponiamo?

Scrive Claudio Cristofani a LBG


Mi limito al tema di cui maggiormente mi occupo e cio gli orti urbani. difficile limitarsi al mugugno quando accerti personalmente che il progetto ColtivaMi stata solo una fabbrica di burocrazia inutile e che, nonostante tutta l'operazione sia stata interamente gestita da organismi pubblici (amministrazione centrale e circoscrizionale) il risultato, dal settembre 2012, semplicemente irrilevante per quantit (assegnate tre piccole aree in zona 9, sperando che abbiano anche firmato il relativo contratto) e molto discutibile per la complessit amministrativa con la quale si intende portarlo a termine. E pensare che la superficie di 2,5 ettari disponibile con le prime 9 aree prescelte avrebbe dovuto fare da apripista a un progetto esteso 10 volte di pi!

Scrive Dede Mussato a LBG


Parole e pensieri perfettamente centrati al disagio comune che si avverte in tram dove gli extracomunitari non pagano il biglietto, in strada, dove l'accattonaggio impera e la sporcizia pure. I controlli sono inesistenti, i soldi non ci sono e a scuola l'educazione civica non si insegna pi. Che pena, che grandissima pena.

MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Una settimana di grande musica
Sotto Natale, come tradizione, la musica a Milano d il meglio di s e i programmi proposti dalle Istituzioni classiche e da taluni attori inusuali o infrequenti come Fondazioni, Grandi industrie, Banche, ecc. partecipano a rendere la Citt una metropoli musicale. Cercheremo di fare un quadro degli eventi pi significativi che si sono svolti intorno a SantAmbrogio, a cominciare dalla Scala dove una modestissima Traviata ha dato inizio alla stagione dellOpera. Avevamo promesso di non parlarne ma non possiamo non riportare laccorato commento che ci ha inviato Carlo Bini, celebre e non dimenticato tenore scaligero: "Premetto che lascolto e la valutazione di una voce debba avvenire stando dentro il teatro, dove le vibrazioni, il timbro e la potenza sono evidenti e facilmente comprensibili; in televisione tutto regolato dalla qualit dei microfoni e dalla bravura dei tecnici audio. Quindi non parler dei cantanti. La Traviata, dramma in musica! Possibile che la direzione della Scala, quando fa i contratti affidandosi a un regista (in questo caso Tcherniakov), non si faccia descrivere prima

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www.arcipelagomilano.org le intenzioni sulla messa in scena dellopera e le modalit di realizzazione dello spettacolo? Non si rendono conto di che cosa hanno in mano e quale la forza che promana da quel palcoscenico? Tutto il mondo guarda con attenzione a ci che avviene l, alla Scala. Il messaggio dellaltra sera stato tremendamente negativo. Tcherniakov non ha capito che la musica intoccabile e, se suggerisce ai cantanti movimenti che non permetton loro di emettere bei suoni, vuol dire che non comprende come musica e voci siano le cose di cui pi preoccuparsi. Come possibile che durante laria Dei miei bollenti spiriti si obblighi il tenore a impastare il pane e tagliare gli ortaggi, in una allucinante scena che si svolge in cucina quando lo stesso Alfredo parla di questi ameni luoghi? E il soprano che, nellintonare una delle frasi pi intime e piene di passione dellopera - amami Alfredo - deve dimenarsi rabbiosamente battendo i pugni sul petto di Alfredo con un movimento che toglie tutto il pathos a quella frase immortale? Pi sottopone il cast a movimenti inutili, meno emozione arriva al pubblico cui sono destinate questi incantamenti musicali? Bench connazionale di Stanislavskji, dal grande uomo di teatro il Tcherniakov non ha ricevuta giusta ispirazione. Ha scambiato i ruoli fra teatro di prosa e opera lirica, non comprendendo completamente il significato di melodramma. Quello che pi rattrista e che il grande Teatro alla Scala diventi modello sbagliato per la messa in scena dellopera lirica. Auguriamoci che altri registi non seguano questi cattivi esempi, e che il nostro melodramma, spesso vituperato, ritorni ai suoi fasti e ci faccia gioire anzich rammaricare." Non possiamo che condividere. Quante speranze ci apr Lissner con le sue prime mosse, e quante delusioni con le ultime! Salutiamo ora con gioia larrivo di Chailly augura ndoci di ritrovare la qualit e la lena degli anni doro in cui alla Scala cera il suo grande maestro Abbado (al quale porgiamo i pi affettuosi auguri perch possa risalire presto sul podio). Voltiamo pagina e dedichiamoci agli eventi annunciati la settimana scorsa - che non ci hanno affatto tradito, anzi - cominciando con lincanto del concerto che i Solisti di Pavia, insieme al loro fondatore Enrico Dindo, hanno offerto al Museo Diocesano la sera del 9 dicembre nella incantevole basilica di santEustorgio. Alternando e mettendo a diretto confronto tre concerti per violoncello e orchestra darchi di Antonio Vivaldi e tre di Carl Philipp Emanuel Bach - il pi famoso dei venti figli di Johann Sebastian Dindo ha dimostrato che mentre il Kantor aveva appreso la lezione del prete veneziano (tanto da trascriverne alcune opere e da utilizzare le strutture armoniche e melodiche di altre) il suo figlio pi famoso a dire il vero famoso come clavicembalista pi che come compositore non ha saputo far tesoro dellinsegnamento della grande scuola italiana. Due sere dopo, in unaltra spettacolosa basilica cittadina, stato il momento dellevento natalizio per antonomasia: nella chiesa di san Marco, tanto cara a Mozart ragazzino e resa celebre dalla prima esecuzione del Requiem di Verdi alle esequie di Manzoni, abbiamo ascoltato un fantastico Messiah di Hndel eseguito dallAmsterdam Baroque Orchestra & Choir diretti da quel simpaticissimo e infaticabile folletto che Ton Koopman, amatissimo dal pubblico milanese che lo ha conosciuto allepoca del ciclo completo delle Cantate bachiane. Si pu essere pi o meno daccordo sulla prassi esecutiva - cosiddetta filologica - cui questa ormai famosa compagine si ispira (a nostro avviso sempre meno) ma il rigore, la precisione, laccuratezza, osiamo dire la perfezione delle loro esecuzioni fa premio sulle discussioni, anche le pi dotte, intorno allannoso tema. stata una vera gioia dello spirito, con momenti di poesia altissima come nellHe was despised and rejected of men, con la intrigante voce del controtenore Maarten Engeltjes - o di intensa emozione come nel grandioso Alleluja con cui il Coro conclude la seconda parte dellOratorio (raddoppiato nel bis risolutamente preteso dal pubblico che letteralmente affollava la chiesa). Magnifico concerto nel quale si integravano reminiscenze e suggestioni tedesche e austriache, inglesi e irlandesi, olandesi e italiane, e ancor pi radici giudaiche e cristiane. Un vero inno allEuropa. Il 13 sera, nel foyer dellAuditorium, Fausto Malcovati e Anna Maria Morazzoni hanno presentato il libro di Enzo Beacco Offerta Musicale, la musica dalle origini ai nostri giorni: 144 Opere (il Saggiatore, 953 pagine, 45 euro) un libro fuori del normale, una vera grande invenzione di cui parleremo pi a fondo in una prossima occasione, ma di cui sin dora ci preme segnalare che la prima storia della musica non costruita sulle biografie di musicisti e non sfiorata dalla tentazione di classificare, catalogare, definire, creare la storia. Beacco non un musicista di professione ma un grande ascoltatore - attento e informato, come diciamo spesso - che esamina e connette fra loro quelle opere e quegli eventi che hanno segnato il procedere della produzione musicale in occidente, da Pitagora a Stockhausen, aprendoci la mente sul significato pi profondo e nascosto della musica. Infine il concerto tenuto la settimana scorsa da laVerdi impaginato con grande accortezza e sensibilit con lIdillio di Sigfrido di Wagner e la Blumine di Mahler (nata come secondo tempo della Prima Sinfonia poi cancellato dallo stesso Mahler incerto se confezionare e licenziarla una Sinfonia o un Poema Sinfonico) per introdurre la Terza Sinfonia di Brahms. Un ottimo esempio di come si deve costruire un programma di concerto (intorno a unidea e a un pensiero musicale capaci di creare latmosfera pi appropriata per lascolto e la comprensione), e una interpretazione straordinariamente felice, travolgente ed entusiasmante, di John Axelrod che sta trovando una grande intesa con lorchestra milanese e che in Brahms sembra aver riconosciuto lAutore in cui specchiarsi.

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Kandinsky e la nascita della pittura astratta

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www.arcipelagomilano.org Che cos lastrattismo? Che significato hanno cerchi, linee, macchie di colori a prima vista casuali ma di gran impatto visivo? C qualcosa oltre la superficie del quadro? Per rispondere a questi leciti interrogativi arriva a Milano una grande retrospettiva dedicata a uno degli artisti pi significativi del secolo scorso: Vassily Kandinsky. Sono oltre 80 le opere in mostra, tutte provenienti dal Centre Pompidou di Parigi e tutte firmate dal padre dellastrattismo. Una esposizione che offre una panoramica completa dellevoluzione dellartista, pa rtito da una figurazione semplice e legata alla tradizione, ma che arrivato a concepire alcune delle teorie artistiche pi interessanti del 900. Un percorso di ricerca lungo e fatto di molte sperimentazioni, che caratterizza larte di Kandinsky come qualcosa di complesso ed estremamente affascinante. Lapertura di grande impatto, con la ricostruzione, per la prima volta portata fuori dalla Francia, dell"ambiente artistico totale" ricreato nel 1977 dal restauratore Jean Vidal, ovvero pitture parietali eseguite riportando fedelmente i cinque guazzi originali con cui Kandinsky decor il salone ottagonale della Juryfreie Kunstausstellung di Berlino, esposte tra il 1911 e il 1930. Il percorso prosegue poi in ordine cronologico, esaminando le tante fasi vissute da Kandinsky. Gi dalle prime opere lartista russo dimostra una passione per il colore, le atmosfere di gusto impressionista e fauve con unattenzione ai temi leggendari e legati al passato, come ad esempio i cavalieri, soggetti che si trova ad affrontare allinizio del 900. Abbandonata la Russia, Monaco sembra offrire una vita migliore a Kandinsky, che frequenta lAccademia di Belle Arti e si lega ad artisti che sperimentano con lui un tipo di arte ancora di gusto Art Nouveau: il momento del gruppo Phalanx. Dopo viaggi che lo conducono in giro per il mondo insieme alla nuova compagna, la pittrice Gabriele Munter, Kandinsky si trasferisce a Murnau, in Baviera, ed l che, passo dopo passo, nascer lastrattismo. Gradatamente i disegni si fanno piatti, il colore prende piede e nel 1910 vedr la luce il primo acquerello astratto, dipinto con i colori primari che hanno, agli occhi dellartista, una valenza e un significato unico e fondamentale. Nel 1912, in compagnia dellamico Franz Marc, nascer il celebre Blaue Reiter, quel Cavaliere Azzurro protagonista degli esordi di Kandinsky e che diverr anche un fortunato almanacco artistico. Seguir a breve Lo spirituale nellarte, trascrizione del pensiero e della dottrina di Kandinsky sullarte astratta. Con lo scoppio della guerra Kandinsky costretto a tornare in Russia, momento in cui torner a una fugace figurazione e in cui conoscer la futura moglie Nina. Nel 1922 accetta il prestigioso invito del Bauhaus di Gropius e si trasferisce a Dessau come insegnante. Dopo la chiusura nazista di questa prestigiosa scuola, Kandinsky decide di recarsi a Parigi, sua ultima meta e citt allora pervasa dalle grandi novit del cubismo e del surrealismo, corrente questultima, che influenzer fortemente gli ultimi lavori dellartista. Figure biomorfe sembrano galleggiare leggere e impalpabili su cieli blu, diagonali di colore, griglie e colori pastello. Il cielo e la luce tanto amata della ville lumiere lasceranno unultima suggestione nelle grandi composizioni cos come nei piccoli dipinti su cartone che Kandinsky cre durante la Guerra. In mostra sono presenti alcune delle opere pi significative dellartista, quelle che tenne per s costantemente appese in casa o che don allamata moglie Nina, e che danno quindi il resoconto esatto di unarte che si rivelata fondamentale anche per i pittori moderni. Molto dovettero a Kandinsky Pollock e i suoi irascibili, cos come, larte astratta e lInformale ebbero un debito enorme nei confronti di questuomo che ebbe il coraggio di dire che le forme e i colori sono fondamentali, spirituali, e che la pittura deve trasmettere lessenza pi profonda di chi la crea e di chi la guarda. Kandinsky: la collezione del Centre Pompidou fino al 4 maggio 2014 Orari: luned:14.30 - 19.30 dal marted alla domenica: 9.30 - 19.30 gioved e sabato: 9.30 - 22.30 Biglietti: intero 11,5, ridotto 9,5

La genesi dellopera di Pellizza da Volpedo


Il Quarto Stato, opera che inizia simbolicamente il percorso del Museo del 900, viene ora studiato e indagato nella sua genesi lunghissima, dieci anni, che ha portato al suo compimento definitivo. A cura di Aurora Scotti, la mostra presenta circa trenta opere tra disegni e dipinti di Pellizza da Volpedo allestiti nello spazio mostre al piano terra del museo e una radiografia a grandezza naturale dellopera. Cos come fu per l'acquisto dell'opera - nel 1920 tramite una pubblica sottoscrizione - il Museo chieder ai cittadini e ai visitatori di esprimere il loro parere in merito a un eventuale spostamento del capolavoro di Pellizza, trasformando cos l'atrio in sala museale. Lartista, partendo da una formazi one filosofico - storica, sente la necessit di trattare temi allora attuali come le problematiche sociali e politiche dellItalia unita, in particolare quelle dello sciopero e della protesta popolare, temi che affronta in disegni e bozzetti ad olio realizzati dal 1890, assecondando la convinzione che la pittura di storia doveva trattare temi di assoluta contemporaneit. Il lungo iter progettuale dellopera segnato da due tappe fondamentali: Ambasciatori della fame (1892) e Fiumana (1895-96). Una lunga elaborazione che rese lartista consapevole della propria missione intellettuale. A ogni fase corrisponde infatti una peculiare sperimentazione compositiva e tecnica, il cui sviluppo pu essere seguito lungo le tre sezioni della mostra, dove sono esposti i bozzetti, i disegni preparatori e alcune analisi radiografiche. La prima versione dellopera Ambasciatori della fame, e gi da questa versione Pellizza sceglie il luogo e il tempo dell'azione: la piazza davanti a palazzo Malaspina, a Volpedo, simbolo del potere signorile di antica data. Nella luce di un mattino primaverile - il 25 aprile sullimbocco di Via del Torraglio, Pellizza fece avanzare un gruppo di lavoratori guidati da due portavoce dal piglio deciso in primo piano e affiancati da un ragazzo pi giovane. Nel corso del 1893-94 decise di riproporre il tema in un nuovo quadro di pi grandi dimensioni, cercando di mettere meglio a fuoco il gruppo centrale dei personaggi. Abbandonata la tecnica a larghe pennellate, adotta una tecnica divisionista a piccoli punti e linee di colori disposti in modo puro sulla tela, per raggiungere effetti di luminosit ed espressivit. Nel nuovo bozzetto, eseguito nel 1895, Pellizza elimin il punto di vista dallalto per una presa diretta frontale dei suoi protagonisti: numerose figure di artigiani e contadini che avanzano guidati dai due

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www.arcipelagomilano.org capi della rivolta affiancati ora da una donna con un bimbo in braccio, ritratto di Teresa, moglie dellartista. Di l a poco vedr la luce Fiumana, il cui titolo allusivo allingrossarsi della schiera dei lavoratori, paragonabile ad un fiume in piena, puntando sulla diffusione del messaggio idealmente rivolto a tutti i lavoratori e sulladesione di massa ad esso. Nel 1898 Pellizza decise di riaffrontare il tema su una tela ancora pi grande, ricominciando a eseguire disegni per tutte le figure e facendo nel 1899 un nuovo bozzetto dalle cromie calde e intense a cui diede per titolo Il cammino dei lavoratori. Ancora una volta alla rielaborazione pittorica il pittore accompagn letture sempre pi attente alle problematiche sociali. Il risultato fu un nuovo cambio dimpostazione, sostituendo alla massa indistinta di lavoratori una sequenza di uomini e qualche donna disposti su pi file a occupare tutta la scena. A questa tela Pellizza lavor incessantemente dal 1898 al 1901, quando scelse di intitolarla Il Quarto stato. La tela divenuta dunque il simbolo della fiducia che il cammino di lavoratori avrebbe portato ad un futuro migliore, anticipando e incarnando una delle forze motrici del Ventesimo secolo. Una mostra per ripercorrere gli studi, i disegni e i tentativi che hanno preceduto lopera, divenuta un simbolo universale e che ora diventer uno dei simboli di Expo 2015. Giuseppe Pellizza da Volpedo e il Quarto Stato. Dieci anni di ricerca appassionata Museo del '900 Spazio mostre fino al 9 marzo 2014 Costo: intero 5, ridotto 3 Orari: lun. 14.30 - 19.30 mar. mer. ven. e dom. 9.30 - 19.30 gio. e sab. 9.30 - 22.30

La lenta rinascita del Maga di Gallarate


A dieci mesi dal terribile incendio che devast il museo, il MAGA di Gallarate riapre i battenti. Sabato scorso, alla presenza delle autorit cittadine e di un grandissimo pubblico, si svolta linaugurazione, che ha svelato una parte del museo restaurata e rinnovata, pronta a ospitare una mostra tutta particolare: With a little help from my friends. Artisti per il Maga. 180 artisti italiani, tra cui anche qualche grande nome di risonanza internazionale, hanno voluto donare unopera d estinata a essere esposta temporaneamente al museo per poi essere venduta, e i cui proventi serviranno a finanziare parte dei futuri lavori di restauro del museo. Il progetto sicuramente molto sentito, come dimostrano le tante decine di visitatori presenti allinaugurazione, cos come sentito da parte degli artisti stato il bisogno e la necessit di smuovere qualcosa per ricreare in fretta un museo sul territorio, rovinato e distrutto da quel terribile incendio del febbraio scorso, le cui cause, ancora oggi, sono avvolte nel mistero. Se il piano terra stato in parte restaurato e reso pronto per lutilizzo, la struttura nel suo complesso ancora necessiter di tempo, soldi e attenzioni. Molto gi stato fatto con i contributi della Regione Lombardia (150mila euro) e della Fondazione Cariplo (250mila euro). Senza dimenticare la Triennale di Milano e la Villa Reale di Monza, che hanno messo in mostra la collezione permanente del museo, dando un senso di continuit e speranza alle opere darte che con tanta fatica sono state strappate alle fiamme. L'idea quella di organizzare una mostra che permetta di riaprire il MAGA con un evento informale e discorsivo capace di far percepire il museo come un luogo davvero aperto alla collaborazione della comunit da cui nato - spiega Giovanni Orsini presidente del Premio Gallarate - Le opere in mostra saranno cedute a fronte di un contributo anche modesto, i contribuiti raccolti dal Premio Gallarate avranno l'obiettivo di costituire un fondo per permettere lo sviluppo delle attivit del MAGA nel 2014, e di rispondere alle necessit di recupero dello stabile. With A Little Help from My Friends dunque il segnale di come il Premio Gallarate, come accade dal 1949, sostenga con forza la presenza di un museo cittadino dedicato alla contemporaneit e che questo museo, il MAGA, sia supportato e accolto da un'ampia comunit di artisti, curatori, ma anche appassionati di arte e cultura, in primis da Gallarate e dalla nostra regione. Sino al 22 dicembre il MAGA ritorna a essere spazio di incontro e condivisione, con una mostra che permette non solo di acquistare arte, ma anche e soprattutto, di farlo per unottima e validissima causa.

MAGA - Fondazione Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea 'Silvio Zanella' - via De Magri, 1, Gallarate Orari: marted - mercoled - venerd 11.00 - 18.30 gioved 11.00 - 21.00 sabato - domenica 11.00 - 19.30 Chiuso il luned INGRESSO GRATUITO

Musica e grandi emozioni per i Visitors di Ragnar Kjartansson


The Visitors, la mostra installazione di Ragnar Kjartansson allHangar Bicocca, una di quelle ormai rare mostre-esperienze darte che lasciano davvero qualcosa allo spettatore, che commuovono e che ci fanno sentire parte di qualcosa, di unesperienza lirica ed emoziona nte. Lartista islandese, gi affermato sulla scena internazionale e sperimentatore di vari linguaggi, come la musica, il teatro e il cinema, propone una grande e suggestiva installazione di nove video proiezioni in scala 1:1, per una mostra di grandissimo successo che stata prorogata fino al 5 gennaio 2014. The Visitors, il cui titolo rimanda allultimo e malinconico album degli ABBA, racconta una storia musicale. Nove musicisti diversi, tutti amici di Kjartansson, cantano e suonano visivamente in contemporanea per pi di unora, ognuno con il proprio strumento, la stessa canzone, una poesia intitolata Feminine Ways, composta dallex moglie dellartista e musicata da Kjartansson stesso. I musicisti, tra cui le sorelle fondatrici della band Mm e alcuni membri dei Sigur Rs, sono ripresi da una videocamera fissa, allinterno di nove stanze differenti, tutte parte di una antica e malinconica dimora di propriet della famiglia Astor, nellUpstate di New York. In uno dei video, in cui viene ripresa lottocentesca veranda della casa, sono presenti anche alcuni dei proprietari stessi, che interpretano una sorta di coro e di accompagnamento vocale. Le nove tracce audio e video sono girate separatamente, ma vengono proiettate in contemporanea sui grandi schermi, per far s che lo spettatore venga circondato, nonch reso partecipe, di questa straordinaria performance ed esperien-

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www.arcipelagomilano.org za sensoriale. Non solo la melodia straziante e commovente in alcuni momenti, ma anche la fotografia delle scene, che sembrano tableaux vivant daltri tempi, riesce a proiettare lo spettatore al centro di questa situazione, estraniandolo totalmente dalla realt quotidiana che lo aspetta dietro la porta dingresso. Figura trainante dellintera opera proprio lartista stesso, che canta, accompagnato da una chitarra, in una vecchia vasca da bagno, facendo da direttore dorchestra a questo improbabile e suggestivo coacervo di artisti islandesi che tramite cuffie, seguono il ritmo, suonano, cantano, e sono parte dellopera. Kjartansson non nuovo a questo tipo di operazioni, che vogliono esprimere concetti per lui fondamentali: la forza della musica, le sensazioni e le connessioni psicologiche che una melodia pu creare, larte come forza di collaborazione tra diverse persone ed elementi, lamore per la performance. Si potrebbe dire molto altro. In realt meglio lasciar la magia e la sorpresa della scoperta di questopera, cos forte emozionalmente e di grande impatto emotivo. In contemporanea sar possibile visitare la mostra Islands, di Dieter Roth e Bjorn Roth, artisti tedeschi, padre e figlio, maestri dellaccumulazione e del creare opere in cui si uniscono pittura, scultura, fotografia, video ed editoria. Senza dimenticare una serie di opere fatte interamente di zucchero e cioccolato, inediti busti ritratto dartista. Ragnar Kjartansson The Visitors a cura di Andrea Lissoni e Heike Munder. La mostra riaprir gioved 5 dicembre. prorogata fino al 5 gennaio 2014. Dieter Roth Bjrn Roth - Islands a cura di Vicente Todol Fino al 9 febbraio 2014 HANGAR BICOCCA via Chiese 2 Orari: Lun-mar-merc: chiuso Gioven-sab-dom: 11-23 Entrata gratuita

Perch il Museo del Duomo un grande museo


Inaugurato nel 1953 e chiuso per restauri nel 2005, luned 4 novembre, festa di San Carlo, ha riaperto le sue porte e le sue collezioni il Grande Museo del Duomo. Ospitato negli spazi di Palazzo Reale, proprio sotto il primo porticato, il Museo del Duomo si presenta con numeri e cifre di tutto rispetto. Duemila metri quadri di spazi espostivi, ventisette sale e tredici aree tematiche per mostrare al pubblico una storia fatta darte, di fede e di persone, dal quattordicesimo secolo a oggi. Perch riaprire proprio ora? Nel 2015 Milano ospiter lExpo, diventando punto di attrazione mondiale per il futuro, cos come, in passato, Milano stata anche legata a doppio filo a quelleditto di Costantino che questanno celebra il suo 1700esimo anniversario, con celebrazioni e convegni. Non a caso la Veneranda Fabbrica ha scelto di inserirsi in questa felice congiuntura temporale, significativa per la citt, dopo otto anni di restauri e un investimento da 12 milioni di euro. Il Museo un piccolo gioiello, per la qualit delle opere esposte cos come per la scelta espositiva. Larchitetto Guido Canalico lo ha concepito come polo aperto verso quella variet di generi e linguaggi in cui riassunta la vera anima del Duomo: oltre duecento sculture, pi di settecento modelli in gesso, pitture, vetrate, oreficerie, arazzi e modelli architettonici che spaziano dal XV secolo alla contemporaneit. E lallestimento colpisce e coinvolge gi dalle prime sale. Ci si trova circondati, spiati e osservati da statue di santi e cherubini, da apostoli, da monumentali gargoyles - doccioni, tutti appesi a diversi livelli attraverso un sistema di sostegni metallici e di attaccaglie a vista, di mensole e supporti metallici che fanno sentire losservatore piccolo ma allo stesso tempo prossimo allopera, permettendo una visione altrimenti impossibile di ci che stato sul tetto del Duomo per tanti secoli. Si poi conquistati dalla bellezza di opere come il Crocifisso di Ariberto e il calice in avorio di san Carlo; si possono vedere a pochi centimetri di distanze le meravigliose guglie in marmo di Candoglia, e una sala altamente scenografica espone le vetrate del 400 e 500, alcune su disegno dellArcimboldo, sopraffini esempi di grazia e potenza espressiva su vetro. C anche il Cerano con uno dei Quadroni dedicati a San Carlo, compagno di quelli pi famosi esposti in Duomo; c un Tintoretto ritrovato in fortunate circostanze, durante la Seconda Guerra mondiale, nella sagrestia del Duomo. Attraverso un percorso obbligato fatto di nicchie, aperture improvvise e sculture che sembrano indicare la via, passando per aperture ad arco su pareti in mattoni a vista, si potr gustare il Paliotto di San Carlo, pregevole paramento liturgico del 1610; gli Arazzi Gongaza di manifattura fiamminga; la galleria di Camposanto, con bozzetti e sculture in terracotta; per arrivare fino alla struttura portante della Madonnina, che pi che un congegno in ferro del 1700, sembra unopera darte contemporanea. E al contemporaneo si arriva davvero in chiusura, con le porte bronzee di Lucio Fontana e del Minguzzi, di cui sono esposte fusioni e prove in bronzo di grande impatto emotivo. Il Duomo da sempre il cuore della citt. Questo rinnovato, ampliato, ricchissimo museo non potr che andare a raccontare ancora meglio una storia cittadina e di arte che ebbe inizio nel 1386 con la posa della prima pietra sotto la famiglia Visconti, e che continua ancora oggi in quel gran cantiere, sempre bisognoso di restauro, che il Duomo stesso. Museo del Duomo Palazzo Reale piazza Duomo, 12 Biglietti: Intero 6 euro, ridotto 4 euro Orari: MartedDomenica: 10.00 -18.00.

Il marmo vivo di Rodin


Sessanta sculture e un allestimento che sembra un cantiere in corso, per dare lidea di un atelier vivo ma in momentaneo riposo. Cos la sala delle Cariatidi stata invasa e resa un cantiere artistico tutto in divenire, creato appositamente per ospitare i preziosi marmi di Auguste Rodin, celebre scultore francese, protagonista della rassegna pi completa sulle opere in marmo del maestro francese. Tre le sezioni presentate, che illustrano temi e modi del lavoro di un artista che, al pari di Michelangelo, ha saputo trasformare un materiale difficile come il marmo in qualcosa di tenero e seducente. Lillusione della carne e della sensualit infatti il tema intorno a cui si sviluppa la prima sezione, nella quale sono raccolte alcune opere giovanili e di stampo classico. Protagonista indiscusso di questa prima

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www.arcipelagomilano.org parte Il bacio, che spicca, anche per dimensioni, su tutta la sala, e che fece scalpore nella Francia di fine Ottocento per la libert e la sensualit dei due amanti colti in un gesto proibito. La seconda sezione propone alcune fra le sculture pi conosciute di Rodin e dimostra la piena maturit del maestro anche dal punto di vista della capacit di elaborazione delle figure che emergono dai candidi blocchi di pietra. Accanto a ritratti di grande intensit, lontani dalla fredda precisione dinizio carriera, come il busto dedicato alla compagna di una vita Rose Beuret, si alternano richiami alleros e alla disinibita r icerca formale ed estetica del maestro, manifestando la sua necessit di tentare nuovi percorsi scultorei. Qui le commoventi Mains damant sono un richiamo lirico allamore e alla sensualit, ma lasciano gi pienamente comprendere il lavoro di recupero della tradizione che Rodin conduce insieme allaffermazione di una nuova idea di scultura. La poetica dellincompiuto caratterizza la terza sezione dove c il trionfo del non finito, espediente che rimanda immediatamente a Michelangelo e che Rodin rielabora in una chiave di assoluta novit. Una mostra che spiega anche la modernit del pensiero di Rodin, gi conscio dellimportanza di avere opere darte riproducibili e che chiama a lavorare con alcuni tra i pi valenti maestri lapicidi dellepoca, diretti e indirizzati proprio da Rodin stesso nel creare e sbozzare marmi preziosi. Scrive Aline Magnien conservatore capo del patrimonio del Muse Rodin di Parigi: Se la mano dello scultore fondamentale per i suoi interlocutori, evidente come Rodin tenga separate le cose: da una parte lideazione e il modello, di cui si assume la piena responsabilit, dallaltra lesecuzione, aperta mente delegata e alla quale non esita a far partecipare il committente, a cui lascia talvolta scegliere il titolo che preferisce. Rodin era considerato un maestro ineguagliabile, i contemporanei dicevano che davanti a lui la materia tremava. Dominatore di quella stessa materia, il marmo gli permetteva di studiare la luce e la vita, cos come il bronzo era strumento per studiare le ombre. E alcuni marmi sembrano vivi davvero, sembrano scavare e farsi strada tra la materia grezza e incompiuta di alcune opere, e che a fatica fa emergere volti di fanciulle, amanti abbracciati, mani che si rivolgono al cielo. Rodin il marmo, la vita Palazzo Reale - Sala delle Cariatidi Fino al 26 gennaio 2014 Orari Luned dalle 14.30 alle 19.30 Marted, mercoled, venerd, domenica dalle 9.30 alle 19.30 Gioved e sabato dalle 9.30 alle 22.30 Biglietti: Intero 11,00, Ridotto 9,50

Autunno Americano parte 2: Andy Warhol


Dopo la grande mostra in Triennale del 2004, e una monografica di stampe al Museo del Novecento questa primavera, Andy Warhol torna a Milano con una super esposizione: le opere della collezione di Peter Brant. La mostra si presenta subito come una grande retrospettiva del lavoro dellartista originario di Pittsburgh, comprendente alcune delle sue opere pi famose e conosciute a livello mondiale, per un totale di oltre 150 opere darte, tra d ipinti, serigrafie, sculture e fotografie. La mostra, curata da Francesco Bonami e dallo stesso Peter Brant, sar unoccasione interessante per approfondire la figura, a torto ritenuta spesso solo superficiale e frivola, di Andy Warhol, artista invece ben pi complesso e tormentato. Peter Brant, magnate americano, fu intimo amico di Warhol, e ad appena ventanni inizi a comprare i lavori dellartista, partendo proprio dalla famosa lattina di zuppa Campbell riprodotta da Warhol. Sar un legame lungo tutto una vita quello che accompagner lavventura di Brant e Warhol, che vissero e segnarono insieme i pazzi anni 60 e 70 della scena newyorchese. Un sodalizio di vita e lavoro il loro, che sfocer nella collaborazione tramite la rivista Interview, fondata dallo stesso Warhol nel 1969 e acquistata da Brant e dalla sua casa editrice dopo la morte dellamico, avvenuta nel 1987 in seguito ad unoperazione chirurgica finita male. La mostra presenta capolavori assoluti, che caratterizzano la collezione Brant come una delle pi importanti e significative a livello internazionale rispetto alla produzione warholiana. Attraverso un percorso cronologico si potr ricostruire a tutto tondo la figura di Warhol, partendo dai suoi inizi come grafico e pubblicitario, famoso gi allepoca per rivoluzionari e particolarissimi disegni di calzature femminili e per il suo atteggiamento irriverente. La pubblicit per era solo linizio. Warhol voleva far parte dellelite artistica, ecco perch si rivolse sempre pi allarte e al mondo pop, o vvero a quel substrato culturale che coinvolgeva tutti gli americani, dal Presidente alluomo comune. Il suo universo si popola di lattine di zuppa, di Coca-Cola, di scatole di detersivo Brillo; dalle sue tele si affacciano Liz, Marilyn, Elvis, Jackie e tanti altri divi osannati dallAmerica, e che per ebbero anche, quasi Warhol fosse stato un profeta, fini tragiche o destini infelici. Come a dire, lapparenza, nonostante i colori e i sorrisi smaglianti, inganna. Una presa di coscienza di quello che lamericano medio aveva sotto gli occhi tutti i giorni, visto al supermercato o sui giornali, e che Warhol ripropose ingrandito, ripetuto fino allo sfinimento, disarticolato, sovrapposto e modulato, ma senza mai criticare. Anzi. La pop art di Warhol lontanissima dal voler lanciare invettive contro il consumo smodato o il capitalismo. Warhol stesso ci era cresciuto, e la cosa pi naturale per lui era proprio partire da quello che conosceva meglio e che poteva riguardare tutti. Senza messaggi nascosti o significati troppo profondi. Oltre ai famosi Flowers multicolor e ai ritratti di Mao, paradossale vera icona pop, la mostra propone anche le rielaborazioni che Warhol fece di un grande classico come lUltima Cena di Leonardo; cos come stupiranno una serie di Portraits, di autoritratti che lartista si fece grazie alle polaroid che amava tanto, e che usava per riprendere anche i suoi amici Mick Jagger, Diana Ross e Jane Fonda. Tutti presenti in mostra. Emerge cos un Warhol non solo mondano e padrone del suo palcoscenico, la celeberrima Factory, in cui numerosi assistenti producevano effettivamente le sue opere, ma anche un Warhol pi introverso, spaventato forse da quella celebrit raggiunta e cercata, ma che era diventata perfino pericolosa. Fu infatti vittima di un tentato omicidio, per mano di una femminista, e dal quale si salv per miracolo nel 1968. Vittima di un diverso colpo di arma da fuoco fu invece una delle opere pi famose di Warhol, una Marilyn blu che venne colpita da un proiettile in piena fronte, sparato senza motivo da unamica dellartista nel 1964. Da quella data lopera venne chiamata, per lappunto, Blue Shoot Marilyn. Ennesimo esempio del circo che circondava lartista e che lui

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www.arcipelagomilano.org osservava quasi in disparte, dietro i suoi occhiali da sole e al riparo di una parrucca argentata. Dal marted alla domenica: 9.3019.30 Gioved e sabato: 9.30-22.30 Prezzi: Intero 11 euro, ridotto 9,50 euro.

Warhol, dalla collezione Peter Brant Palazzo Reale fino al 9 marzo 2014 Orari: Luned: 14.3019.30

Il volto del 900: capolavori dal Pompidou di Parigi


Cosa ci fanno insieme capolavori di Matisse, Bacon, Mir, Picasso, Magritte e unaltra cinquantina di artisti del secolo scorso? Sono solo alcuni dei protagonisti indiscussi della mostra Il Volto del 900, antologica con 80 opere darte provenienti dal prestigioso Centre Pompidou di Parigi e che ripercorre la storia del ritratto dallinizio del 900 ai (quasi) giorni nostri. Il ritratto una delle forme darte pi antiche della storia, il cui uso variato molto nel tempo, a seconda dellepoca e delle classi dominanti. Dallarte egizia al Rinascimento, dalla nascita della borghesia alla ritrattistica ufficiale, il ritratto stato veicolo di rappresentazione di mondi interi, ognuno col suo codice linguistico, di valori e di simboli. E nel '900? Il ritratto sembra essere giunto alla resa dei conti con la grande invenzione della fotografia:un confronto/scontro che se da una parte lo ha condotto allemarginazione dal punto di vista utilitario, dallaltra ne ha fatto riscoprire anche un nuovo utilizzo e un nuovo potenziale, come si resero conto anche gli stessi Impressionisti gi dalla fine dell'800. Il 900 stato il secolo difficile, nella storia come nellarte. Gli artisti, testimoni di guerre e genocidi, si sentono impossibilitati a esprimere il volto umano delle persone, ed ecco allora che ne rappresentano il volto tragico. La nascita della psicanalisi di Freud, lannientamento dellIo singolare a favore di un Io di massa portano a rivoluzionare il ritratto, che diventa non solo rappresentazione fisica ma anche e soprattutto rappresentazione intima e interiore del soggetto. Le avanguardie si scatenano: rovesciano tutti i canoni, lastrazione entra prepotente, i colori si allontanano dalla realt, i soggetti non sono pi seduti in posa nello studio dellartista ma vengono copiati da fotografie prese dai giornali, dando vita a opere fino a qualche anno prima impensabili, di grande rottura e scandalo. Picasso (in mostra con 3 lavori) docet. La mostra, curata da Jean-Michel Bouhours, conservatore del Centre Pompidou, presenta sei sezioni tematiche, incentrate su temi filosofici o estetici. I misteri dellanima, lautoritratto, il formalismo, il surrealismo, caos e disordine e infine larte dopo la fotografia coinvolgeranno il visitatore in questa galleria di opere che si snoda da sculture di eccezionale valore, come la Musa dormiente di Brancusi, e il Ritratto del fratello Diego, di Alberto Giacometti; passando per lautoritratto angosciante di Bacon e quello a cavallo tra futurismo e cubismo di Severini; senza dimenticare i dipinti stranianti di Magritte e Mir, e per poi concludere, con molti capolavori nel mezzo, con liperrealismo di Chuck Close e il Nouveau Realisme di Raysse. In un mondo in cui siamo bombardati di immagini e i nostri autoritratti impazzano sui social network, la mostra del Pompidou aiuta a contestualizzare e a comprendere perch questa fame di immagini ci , forse, scaturita.

ll Volto del '900. Da Matisse a Bacon - I grandi Capolavori del Centre Pompidou Palazzo Reale Fino al 9 Febbraio 2014 Prezzi: Intero 11 euro, ridotto 9,5 euro. Luned 14.30-19.30; da Marted a Domenica 9.30-19.30; Gioved e Sabato: 9.30-22.30

LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Raffaele Masto Buongiorno Africa. Tra capitali cinesi e nuova societ civile
Bruno Mondadori, 2011, pp. 193, 16,00
Buongiorno Africa www.buongiornoafrica.it il titolo di un blog con cui Raffaele Masto, giornalista di Radio Popolare e inviato in varie aree del mondo, ma soprattutto in Africa, svolge con passione e competenza un prezioso lavoro di informazione sulla realt africana di questi anni. Ed anche il titolo di un libro con cui lo stesso Masto, nel 2011, ha inteso farci partecipi di una sua riflessione sul futuro dellAfrica, rivisitando con noi a lcuni momenti paradigmatici selezionati tra i tanti viaggi che negli ultimi venticinque anni lo hanno visto percorrere, come inviato speciale, le aree di crisi di questo grande continente. Con sempre uno sguardo rivolto - al di fuori di ogni schema prefabbricato e dei soliti conformismi - a coglierne gli attuali, enormi problemi, in cui si rispecchiano e si svelano in maniera lacerante le contraddizioni del nostro mondo e le irrazionalit del nostro modello di sviluppo. In questi anni lautore ha vissuto in prima persona molti tra i processi e gli eventi che hanno profondamente cambiato lAfrica: dalla crescita economica di alcuni paesi, con la speranza che finalmente si stesse aprendo una via duscita dalla spirale del sottosviluppo, allarrivo di capitali e tecnologia cinesi che ha messo fine al monopolio europeo e americano; dalla nuova corsa alle materie prime, in nome delle nuove tecnologie, allaccaparramento dei terreni, a danno dei contadini locali, per sopperire ai bisogni alimentari ed energetici di Occidente, Cina e Paesi Arabi; dallesplosione demografica, con i conseguenti e imponenti flussi migratori, interni e verso il mondo sviluppato, alla crescita esplosiva delle baraccopoli attorno alle grandi citt; dallirrompere dellintegralismo islamico e dei m ovimenti jihadisti nel Sahel e nel Corno dAfrica, alle guerre che hanno devastato, con milioni di morti, vaste aree del continente. E, non ultimi, gli

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effetti del cambiamento climatico, che si profilano disastrosi sui fragili ecosistemi di questo grande ma vulnerabile continente. LAfrica si prepara a finanziare il nuovo equilibrio geostrategico del mondo. Un ruolo, questo, al quale non nuova ma che la storia ha evitato di riconoscerle, non pu fare a meno di constatare Masto nellintroduzione, nel cui titolo la domanda Chi salver lAfrica? subito corretta dalla nota pessimistica ammesso che la si possa salvare. Non casuale che prima tappa del libro sia quellEtiopia che tanti eventi storici legano allItalia e che oggi uno dei paesi pi dinamici di tutta lAfrica, nel pieno di un processo di sviluppo in cui i cinesi la fanno da protagonisti realizzando grandi opere la cui ricaduta sul benessere della popolazione , per, pi che dubbia. Il viaggio dellAutore alla r icerca delle tracce di Orazio Antinori, il naturalista che qui arriv, nella seconda met dellOttocento, in punta di piedi, con rispetto. Un italiano che, mentre lItalia cercava di conquistare con la forza e con linganno una parte dellaltopiano etiopico, ne aveva ottenuti 75 ettari dal selvaggio Menelik. La speranza di un futuro diverso per lAfrica ci sarebbe gi stata allora, se lapproccio di Antinori e di pochi altri non fosse stato tremendamente in anticipo sui tempi e per questo completamente ignorato. Lesempio limite di ci che invece accaduto - e continua ad accadere anche ai nostri giorni - lo troviamo nelle pagine dedicate al Congo, questo grande paese africano che esibisce nelle sue regioni nordorientali un vero e proprio scandalo geologico: oro, rame, stagno, cobalto, platino, coltan, tungsteno, berillio, diamanti e quantaltro, comprese quelle terre rare destinate a diventare loro di questi anni, perch indispensabili alle nuove tecnologie sostenibili. Una straripante ricchezza potenziale, che per si traduce nellesempio pi sconvolgente di quella che stata definita la maledizione delle materie prime. Una replica, a pi di un secolo di distanza, dello scenario conradiano di Cuore di tenebra, quello passato in rassegna dallAutore: dagli spacc apietre curvi a estrarre a colpi di martello il coltan da pezzi di roccia, ai ragazzini che scavano le colline per estrarre loro, ai bambini-soldato. Il tutto in un territorio dove c sempre un gruppo di guerriglieri che mette a rischio la pace e che attac-

ca i villaggi terrorizzando la popolazione, mantenendo una situazione di caos che quanto di pi propizio al contrabbando di materie prime verso il paesi pi avanzati del mondo globalizzato. Questo accade dopo che al predominio francobelga si sostituito quello anglosassone: inglesi, australiani, americani, canadesi. Ma non solo: anche qui sono arrivati in forze i cinesi, anche loro affamati di terre e materie prime, complicando lo scenario di turbolenza e competizione. Etiopia, Congo, Kenya, Nigeria e Mali. In quasi tutti i viaggi che scandiscono le tappe di questo libro la presenza cinese - a volte sfumata a volte precisa - porta al lettore una interessante testimonianza di quel progressivo e ormai imponente insediamento economico che ha fatto coniare ai due giornalisti svizzeri Serge Michel e Michel Beuret il neologismo Cinafrica. Che si tratti dei tecnici che piombano in elicottero alla ricerca di un giacimento di rocce ferrose nellincantevole paesaggio etiopico in cui oper Antinori; o del manager impegnato nella ricerca e mappatura di opportunit di investimento nel nord della Nigeria; o ancora del giornalista economico in missione di studio per esplorare i contesti di una futura espansione in un territorio gi investito dai venti dellislamismo jihadista come il Nord del Mali. In ogni caso tutti i passi dellAutore sono accompagnati da queste figure, tutte portatrici di un approccio sedicente pratico e concreto, in realt funzionale, e senza alcun pudore, ai superiori interessi del moderno Impero di Mezzo. Siamo passati dal saccheggio del colonialismo e del neocolonialismo al saccheggio cinese. Pur cosciente degli enormi rischi che corre questo grande ma fragile continente di fronte allavanzata apparentemente inarrestabile della Cina - oggi lAfrica sta gi finanziando la nuova collocazione della Cina nel mondo globalizzato del terzo millennio - Masto non cede per alla tentazione di credere a unEuropa che, ormai redenta dai suoi errori coloniali, possa permettersi di impartire lezioni di etica a una Cina cattiva: piuttosto, sottolinea, il prossimo futuro sar, per lAfrica, una nuova era di saccheggio realizzata in un contesto di maggior confusione e conflittualit. Come appunto lattuale corsa allaccaparramento dei terreni agricoli, il land grabbing cui tutti partecipano, in modo tale da poter ben affermare

che oggi sono cambiate le materie prime e lutilizzatore finale un soggetto pi complesso, ma il meccanismo rimasto lo stesso. La ragione induce quindi al pessimismo: la sbandierata crescita economica di alcuni paesi africani, pur se avvalorata dagli indici macroeconomici, stata gestita da classi politiche impresentabili e non si tradotta in una crescita della qualit di vita per le masse diseredate. Nessuna speranza dunque per lAfrica? Il viaggio a Nairobi, citt tra le pi importanti di tutto il continente, per assistere a una manifestazione per la pace in cui il popolo degli slum per un giorno aveva realizzato un miracolo, si era preso pacificamente la citt fa intravedere a Masto una reale per quanto esile possibilit. vero, gli slum sono luoghi di degrado, agglomerati inospitali, regni di violenza. Eppure in tali condizioni - osserva lautore in queste baraccopoli prive di tutto c lAfrica del terzo millennio. Le bidonville sono oggi il vero simbolo di questo continente. Per questo andrebbero indagate come un tempo gli esploratori e gli antropologi facevano con regni, trib e popolazioni del continente. Questo perch nelle baraccopoli - pi che nella scintillante ma illusoria modernit delle downtown, coi loro grattacieli, le loro banche, i loro alberghi, i loro centri commerciali - si deve andare per ricercare un percorso di futuro riscatto. Proprio in quelle baraccopoli che, forse, con la loro creativit e la loro capacit di imbastire reti di consenso e di solidariet sono gi lembrione di unAfrica in cui la s ociet civile produce i suoi canali per esprimere unalternativa a governi corrotti, onnivori e incompetenti. Che, anche con la loro economia parallela e informale, non censita dalle statistiche mondiali, realizzano il miracolo di tenere letteralmente in vita milioni e milioni di persone. Forse in questi immensi laboratori di creativit umana e materiale, in cui si crea reddito, si produce welfare, e si crea cultura, si pu trovare la chiave per sovvertire i nostri pessimismi. Paradossalmente, queste realt ingestibili e ingovernabili potrebbero rivelarsi una vera risorsa per lAfrica, molto pi delle ricette per lo sviluppo adottate dalle agenzie dellONU, dai summit economici mondiali o dalla cooperazione internazionale. Marco Di Marco

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CINEMA questa rubrica a cura di Anonimi Milanesi rubriche@arcipelagomilano.org Cinema e video sotto lalbero, da vedere e/o regalare
IN SALA BLANCANIEVES di Paolo Berger [Spagna Francia Belgio, 2012,104'] con Maribel Verd, Daniel Gimnez Cacho, Angela Molina Originale film spagnolo, in bianco e nero e muto, molto liberamente ispirato a una delle favole pi note della nostra infanzia e pi rappresentate al Cinema. Tauromachia al femminile con citazioni consapevoli del film cult Freaks. Gran Premio della Giuria di San Sebastian, e pluripremiato in patria. Da non perdere, al Mexico. Incantevole e audace BLU JASMIN di Woody Allen [USA, 2013, 98'] con Cate Blanchett, Alec Baldwin, Sally Hawkins; minuti La storia della raffinata Jasmine, una sempre luminosa Cate Blanchett, che passa dalla ultra borghese Manhattan alla periferia di San Francisco. Tra le mani di Woody, questo personaggio in crisi coinvolge e ammalia lo spettatore che fa il tifo per lei, affascinato dalla carica di umanit che le d Cate, notevole tra impasticcamenti, eccessi alcolici e slanci imprevisti. Doppio tocco di grazia A CASA VIALE DEL TRAMONTO di Billy Wilder [USA, 1950, 110'] con William Golden, Gloria Swanson, Eric von Stroheim; Cinema della crudelt, con feroce critica dello Star Sistem Hollywoodiano. Il film cattura dalla prima lunga sequenza, che parte dalla la fine della storia con un cadavere nella piscina di una villa lussuosa, e poi si snoda in un lungo flashback. Stroheim maggiordomo e Swanson come ultima diva sono icone indimenticabili. Intramontabile A VENEZIA UN DICEMBRE ROSSO SHOCKING di Nicolas Roeg [Gran Bretagna, 1973, 110'] con Julie Christie e Donald Sutherland Uscita recente per un film finora introvabile, ricco di presagi e brividi, che spaventa a morte con stile, merce rara, oggi. Tratto da un romanzo di Daphne Du Maurier, con uno strepitoso Donald Sutherland, sarebbe piaciuto anche al grande Hitchcock. Musiche di Pino Donaggio. Inquietante con classe IL CASO KERENES di Calin Netzer [Romania, 2013] con Bogdan Dumitrache Luminista Gheorghiu Nella contraddittoria Romania di oggi, in ambientazioni altoborghesi, il film, Orso dOro allultimo Festival di Berlino, racconta la storia del rapporto durissimo tra una madre ingombrante e il figliol prodigo, complicato da un evento drammatico. Grandissima Luminista Georghiu nella parte della madre di ferro. Rabbioso FEDELE ALLA LINEA GIOVANNI LINDO FERRETTI di Germano Maccioni, [Italia, 2013] con Giovanni Lindo Ferretti; Lanima dei CCCP e CSI, Giovanni Lindo Ferretti, si racconta raccontando la sua infanzia, la sua musica e le scelte politiche e religiose. Appassionato UNA RAGAZZA A LAS VEGAS di Stephen Frears [USA GB, 2012, 94'] con Rebecca Hall, Bruce Willis, Catherine Zeta Jones La giovane spogliarellista Beth, va a cercare fortuna come cameriera in un Casin a Las Vegas. Tratto da unautobiografia, un film poco impegnativo, non certo tra i migliori di Frears, divertente nella relazione tra matematica e gioco dazzardo, con una protagonista simpatica e sognatrice. Ultraleggero

SIPARIO questa rubrica a cura di E. Aldrovandi rubriche@arcipelagomilano.org Intervista a Fausto Russo Alesi
Sei in scena al Piccolo Teatro con Natale in casa Cupiello, da solo. Come mai hai deciso di trasformare il testo di Eduardo in un monologo? Tutto parte dallesigenza di incontrare la drammaturgia di Eduardo. Era da tempo che cercavo loccasione, ma mi era sempre sembrato improbabile. Il fatto di non essere napoletano, inizialmente, rappresentava per me una sorta di limite, ma era una cosa assurda, perch la lingua non pu essere un limite. Ma la prima cosa contro cui i non-napoletani si scontrano. Inoltre, lavorando soprattutto a Milano, non facile pensare a delle grosse produzioni su Eduardo. E quindi ho incominciato a riguardare i suoi testi da solo. E rileggendo Natale in casa Cupiello mi sono reso conto che, n.44 V 18 dicembre 2013 essendo anche un testo che nasce come modulare ( stato scritto prima il secondo atto, poi il primo e anni dopo il terzo), si prestava a essere attraversato anche in maniera meno tradizionale. Dopodich leggendolo in maniera approfondita mi sono reso conto che si tratta di un dramma dalla solitudine, e quindi ho pensato che vedere un attore da solo in scena, posseduto da tutte queste solitudini, potesse regalare qualcosa al testo. Perch questa una famiglia in cui solo apparentemente si dialoga, in realt le persone non parlano fra loro, come se si fosse creato un blocco di comunicazione, come se fossero una serie di monologhi. Inoltre questa modalit mi permetteva anche di essere pi libero. Perch linterpretazione di Eduardo e della sua compagnia memorabile, e poi ci sono state anche magnifiche versioni televisive, che hanno fatto arrivare il testo nelle case di tutti. Per, nonostante sia un monumento, ancora attualissimo. universale, perch c la vita dentro. Trovare un modo per restituire lo scheletro dei rapporti (o dei nonrapporti) mi sembrava fosse la possibilit per riascoltare veramente queste parole. uno spettacolo di evocazione, di suoni, di voci. pi quello che non si vede di quello che si vede. Il pubblico deve immaginare moltissimo, fare un viaggio insieme a me. Anche questo mi piaceva molto: immaginarsi linterlocutore che non vede, la controparte del dialogo, 21

www.arcipelagomilano.org mettere insieme i pezzi insieme a me. Questo dava la possibilit di riscoprire il pi possibile le tematiche fondamentali del testo. Molte di queste tematiche sono tematiche in cui il pubblico si deve specchiare per vedere come risuonano nella sua vita. La scena, spoglia e scarnificata, d la possibilit in qualche modo di andare dritti dritti alle tematiche. Ma hai mantenuto la struttura della commedia? S, s, assolutamente. Non ho fatto nessuna riscrittura. Anzi, il testo integrale. Mancano soltanto i personaggi dei vicini di casa, che sono comunque tutti reintegrati nel personaggio del portiere. Quindi le battute sono tutte conservate. Il testo veramente integrale. Non aveva assolutamente senso andare a toccare il testo di Eduardo. Loperazione doveva funzionare restituendolo. Non stato un lavoro dattore sui personaggi, n una riscrittura, piuttosto un cercare di restituire il cuore del testo, attraversandolo in modo radicale, azzardato e spiazzante. Passo con poco da un personaggio allaltro e non faccio mai cambi scena o di costume, tutto suggerito. In questo modo si perde forse la coralit, ma di riflesso si acquista qualcosaltro. E io per questo ho voluto rischiare. Nel 2014 tornerai a lavorare con Serena Senigallia in un progetto sul Grande inquisitore, il racconto mai scritto di Ivan Karamazov. Come scegli i materiali su cui lavorare quando lavori da solo o come regista? E quando vieni chiama da altri registi? Quando un progetto che parte da me funziona cos: mi si accende una lampadina quando c qualcosa di cui sento unurgenza, sento che mi appartiene, in cui mi riconosco. Parto sempre da una suggestione molto personale e questo pu succedere sia se lho pensata interamente io, come in questo caso, sia che, magari qualcun altro me labbia sugg erita, come era stato con Cuore di Cactus: la Shammah mi aveva fatto leggere quel testo e io mi sono subito riconosciuto in quegli argomenti; parla di un giornalista siciliano che, ai tempi delle stragi, lascia la Sicilia. un testo che affronta temi di cui mi interessava parlare, come la Mafia in Sicilia, una parte di storia italiana degli ultimi quarantanni, e a nche labbandono di una terra che taglia le ali. Era un interrogazione sul perch lasciare la propria terra, sul perch si parte, dove si va, e questi sono tutti argomenti che io, essendo un Palermitano che si trasferito a Milano, in qualche modo, mi interessavano molto ed era da un po che volevo fare uno spettacon.44 V 18 dicembre 2013 lo del genere. Quindi questa stata unoccasione che mi si proposta e che ho colto al volo. Quando invece vengo chiamato come attore dai registi, soprattutto se sono registi con cui lavoro da anni e con cui ho un rapporto profondo mi fido. Ho avuto la fortuna di lavorare con grandi maestri e in quei casi ti devi affidare. Sempre con la collaborazione nella costruzione del lavoro, eh, un attore non si deve mai esimere dal portare il pi possibile anche il suo modo di essere e il suo punto di vista, che per si deve sposare con la visione con il regista. Con Serena abbiamo un rapporto bellissimo che dura da tanto. Abbiamo fatto molte cose, in questi anni, nate in modo diverso. A volte partendo da un argomento, a volte dalla volont di ritagliarci un momento per lavorare insieme. Il grande inquisitore adesso partir come lettura, solamente per due sere al Ringhiera. stata Serena a propormelo. Cercavamo da un po un progetto da far partire insieme e questa ci sembrata una bella opportunit, un seme, un inizio, che non sappiamo dove ci porter. Visto che stiamo parlando di Serena Senigallia: LATIR nata nel 1996, si formata attorno a una classe diplomata alla Paolo Grassi che ha deciso di fondare una compagnia, e a distanza di diciassette anni esiste ancora e gestisce anche un teatro. Ogni corso che si diploma allAccademia prova a realizzare esperienze come questa, ma voi siete uno dei pochi gruppi che ce lha fatta, secondo te perch? La prima cosa che mi viene da dire che le cose, qualsiasi cosa che si realizza, le fanno le persone, quindi lATIR quello che perch si sono ritrovate insieme un gruppo di persone che chimicamente funzionano benissimo insieme. Nonostante le diversit che ci devono essere, perch se un gruppo va in ununica direzione muore, invece cos resta vivo. Sicuramente la voglia di fare la strada non da soli, ma insieme ad altre persone, di condividere, di fare squadra, ha fatto s che le cose andassero in questo modo. Sicuramente poi con grande merito di Serena che, essendo in qualche modo il capitano, ha sempre guidato in maniera eccellente. Ma il gruppo fatto da un insieme di persone che ci credono allo stesso modo e si danno al 100% per raggiungere questo obbiettivo insieme. I primi sette anni abbiamo lavorato molto intensamente e quella per me stata unincredibile palestra di formazione, di lavoro, di autorevolezza, di conoscenza e anche, come dire, lopportunit di cercare un senso comune nel modo di fare teatro. Poi c lindole di ciascuno. Io a un certo punto ho deciso di intraprendere un mio percorso personale perch onestamente la mia strada era questa, quindi giusto che sia andata cos. Questo poi non toglie il fatto che siamo sempre molto vicini, e infatti facciamo spesso cose insieme, pur facendo strade diverse. Io ho una strada pi autonoma, ora. Da quando arrivato il teatro io non ci sono quasi mai stato, ma stato un ulteriore sviluppo importantissimo. LATIR esiste perch dietro c sempre stata una grande motivazione. E poi scuramente la cosa peggiore che puoi fare quando finisci una scuola metterti l ad aspettare che qualcuno ti chiami o che ti arrivino addosso le cose. Invece importante continuare la formazione che hai iniziato, importante incontrarsi/scontrarsi sia con larte del teatro sia con tutto quello che ci sta intorno. La cosa fondamentale che la scelta sia profonda e sincera. Una realt di gruppo non pu funzionare se non c sincerit e onest nel volerci essere al 100%. Oltre a Serena Senigallia hai collaborato con molti dei pi importanti registi italiani, Ronconi, Rifici, Bruni, Vacis, Stein, DallAglio, Pressburger e sei andato in scena nei principali teatri italiani, com la scena teatrale italiana? La scena teatrale assolutamente viva. Mi sembra di percepire sempre un fermento di gruppi giovani, o anche entit singole, che provano a cercare il proprio linguaggio. C ovviamente il tentativo di fare cose che siano il pi possibile nel tempo di oggi, nel presente. Questo un periodo difficile perch la nostra Italia sta andando molto male, affaticatissima e la cultura ne risente tanto. Sicuramente ci sono sempre meno soldi e meno possibilit, soprattutto per i pi giovani, per credo dallaltro lato che questo momento tragico possa magari in qualche modo alimentare le motivazioni di chi fa teatro. In fondo io credo molto che chi ha la determinazione, la voglia e lesigenza profonda di comunicare al mondo le proprie idee, in qualche modo, alla fine ci riesce. Magari con pi fatica, ma ci riesce. Quindi quello che mi auguro che il teatro italiano non rinunci mai in primis a questo. Io in questo momento mi reputo molto fortunato, lavoro al Piccolo che da un certo punto di vista unoasi felice, ma bisogna pensare sempre che la voglia di comunicare qualcosa di indipendente e che va sempre pi alimentata, anche nelle difficolt. 22

www.arcipelagomilano.org Come speri che sia il teatro italiano fra venti anni? Ovviamente speriamo tutti che ci spossa essere pi ascolto, investimento e rischio da parte delle istituzioni. Ma io penso sempre che il teatro, come ogni cosa, debba interrogarsi continuamente su cosa sta andando bene e cosa no. Per migliorarsi. Ci sono delle cose da aggiustare, per per fortuna che c il teatro. Perch unarte che pu dare qualcosa che nessunaltra arte pu dare, e questo sar cos anche fra ventanni: uno spettacolo, per servire a qualcosa, deve farti tornare a casa con una domanda, con qualcosa di cambiato (o che pu cambiare) in te. Io spero che il teatro torni sempre di pi a essere un confronto per poter leggere insieme (perch importante la dimensione collettiva della fruizione) il nostro tempo e le nostre vite. Emanuele Aldrovandi

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