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INTERNAZIONALE
il manifesto del 28 Maggio 2008

E l'Unione europea tenta il Centramerica con la trappola del libero commercio


La Ue prova a penetrare in una regione tornata sotto il controllo esclusivo di Washington premendo per un Accordo di Associazione che per non altro che il solito Tlc incartato con la carta da regali JOS CARLOS BONINO

America centrale. Quarto mondo. Sui 177 paesi censiti per indice di sviluppo umano, il Guatemala figura al posto numero 118, l'Honduras al 115, il Nicaragua al 110, El Salvador al 103 (solo il Costa Rica si salva). Una preda facile. L'anno scorso con il referendum in Costa Rica, vinto dal presidente socialemocratico Oscar Arias, sull'entrata in vigore del Cafta, l'accordo di libero scambio fra Stati uniti e i paesi centramericani pi la Repubblica dominicana, Washington ha concluso il giro dei trattati-capestro nella regione dell'istmo Lo strumento odierno della neo-colonizzazione riassunto dai campesinos con un'immagine efficace: Come mettere a competere una tigre sciolta contro un asino al guinzaglio. Quest'anno la volta dell'Europa che sta premendo per firmare subito un tlc con l'America centrale. Formalmente si tratta di un Accordo di associazione (Ada), che nel gergo di Bruxelles sta a significare una sorta di Cafta plus, ovvero un tlc pi ampio e pi umano di quello firmato con gli Usa, in quanto sulla carta include oltre al commercio anche la cooperazione internazionale e il dialogo politico. Ma, come ha detto un deputato salvadoregno per l'Fmln, Sygfrido Reyes, in realt si tratta del solito tlc incartato con carta da regalo. Nel passato del Centramerica c' lo sfruttamento storico delle transnazionali della frutta e del caff, che installavano e spodestavano dittature tramite servizievoli militari-gorilla con la connivenza delle lite locali. Oggi, 15-20 anni dopo l'avvio della transizione democratica, con gli annessi programmi di aggiustamento strutturale imposti dal duo Fmi-Banca mondiale e di privatizzazione dello stato, sono i trattati commerciali che istituzionalizzano il lavoro sporco dello sfruttamento. Il Centramerica, spenta la fiammata cruenta delle guerre civili e dei movimenti di liberazione degli anni '70-'80, ripiombato nel tradizionale alveo Usa Ma ora anche l'Europa, potenza globale, vuole la sua parte e, viste le difficolt e la paralisi degli accordi commerciali internazionali, non trova di meglio che seguire la strada aperta da Washington. Per la Unione europea non interessata alle merci centramericane (importa dal Centramerica lo 0.43% e vi esporta lo 0.40% dei suoi commerci, concentrati oltretutto per il 60% nel solo Costa Rica). Il vero bottino per cui anche nel dimenticato Centramerica competono gli Usa e la Ue altro: l'energia (c' anche l'Enel, impegnata in El Salvador, che come la Telecom in Bolivia, ha annunciato un ricorso al Ciadi, l'organo di arbitrato della Banca mondiale), l'acqua, le telecomunicazioni, le banche, le risorse della biogenetica. Inoltre c' l'intenzione di fare del Centroamerica un hub cerealicolo per assicurare la produzione di etanolo prevalentemente derivato dal mais, alimento su cui si basa la cultura alimentare di questi paesi. Questo Accordo di associazione plana su un'America centrale, con i suoi 37 milioni di abitanti, ogni giorno pi povera. Povert alimentata da un trittico di effetti della globalizzazione: il miraggio-etanolo che fa schizzare alle stelle i prezzi dei cereali, il

pazzesco rincaro del greggio che si irradia sul sistema dei costi dell'alimentazione, la recessione che viene dagli Usa, il principale socio commerciale, grosso modo il 40% dell'import-export. Risultato: sempre pi fame agli affamati. In questo contesto l'Unione europea porta avanti la sua proposta commerciale. Che parte da un presupposto non negoziabile: l'Ada ha come suo modello il Cafta, non una concessione di meno, e non parte dal sistema generalizzato di preferenze che permette gi ai paesi dell'istmo di esportare verso la Ue il 95% dei loro prodotti liberi di dazi doganali, come avevano chiesto le organizzazioni popolari centramericane, le cui manifestazioni di dissenso sono state preventivamente criminalizzate con l'approvazione di un pacchetto di leggi antiterrorismo che tutti i parlamenti dell'istmo hanno dovuto approvare come requisito per l'avvio dei negoziati. Il terzo round di negoziati tra l'Unione europea e il Centramerica si concluso il 18 aprile scorso in El Salvador, tra manifestazioni di protesta di Via campesina e della Alianza social-continental contro l'Ada. La Ue mostra di avere una gran fretta e tutto fa credere che l'approvazione del trattato avverr nel primo semestre del 2009. Anche se rimane lo scoglio dell'adesione di Nicaragua, El Salvador e Guatemala al Tribunale penale internazionale. Adesione che la Ue esige ma che quei paesi resistono a ratificare formalmente perch in contrasto con le rispettive costituzioni, in realt perch da Washington partito l'ordine di non firmare. Bruxelles ha anche imposto altre condizioni: che l'accordo sia compatibile con Doha (l'Organizzazione mondiale del commercio) e che ci siano concreti passi in avanti nel (debole) processo d'integrazione centramericana. Le prospettive, per Via campesina, sono poco incoraggianti. Dalla prevedibile alluvione di importazioni agricole - si calcolato che per ogni 5 tonnellate di mais importate un campesino centramericano dovr emigrare - alla caduta delle entrate fiscali, a causa della riduzione dei dazi, che si rifletter in una ulteriore diminuzione dei gi insufficienti investimenti sociali. Questi Tlc, o Ada che dir si voglia, sono fatti su misura delle grandi compagnie transnazionali - una quarantina quelle europee pronte a lanciarsi sulla preda e dei settori agro-esportatori locali.

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