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LA PROPOSTA SOVRANISTA DELLA BASE DEL MOVIMENTO 5 STELLE Ritorniamo alla lira e diciamo addio al Debito Pubblico.

E veramente vergognoso preferire la vita allonore e pur di salvare la vita perdere la ragione stessa di vivere (Decimo Ginnio Giovenale) Il Think Tank di una parte della del Movimento 5 Stelle (Economia 5 Stelle) ha presentato, ai propri senatori e deputati di riferimento, due programmi di macroeconomia messi a punto da alcuni mesi. Oggi proponiamo il primo dei due Paper, quello che riporta la proposta sovranista, la pi desiderata da quella parte del movimento che si innamorata del programma politico M5S anche solo per lidea di proporre un referendum sullargomento tab Euro. La forza di tale documento sta nellessere corredato da formule, specifiche per leconomia italiana, largamente note alla pi parte degli economisti mondiali liberi da vincoli col mainstream europeo. In esso, elaborazioni statistiche anche non esageratamente complesse depongono chiaramente a favore della sovranit monetaria per affrontare la crisi attuale e dimostrano i vantaggi della possibilit di emettere moneta senza i vincoli imposti da entit che coltivano interessi contrapposti a quelli del popolo sovrano oggi in seria difficolt. Il documento in linea col pensiero di Grillo e Casaleggio che, daltra parte, da anni denunciano, nei vari comizi e Vaffa-Day, leuro-trappola economica che ha paralizzato la nostra economia. Questa proposta viene dal popolo ed ad esso rivolta, in netta controtendenza con le strategie governative degli ultimi anni palesemente foriere di recessione e disoccupazione. Essa lunica vera via per ottenere quello che Grillo vorrebbe. Proprio in questi giorni lo si sente dire chiaramente nella pubblicit di La Gabbia di Gianluigi Paragone: a nessuno dovr mancare il lavoro, nessuno dovr dormire in macchina, a nessuno dovr mancare cibo da mettere sotto i denti. Dato che nelleuro un tale programma richiede limpoverimento dei paesi vicini (logica preda-predatore), solamente il ritorno alla sovranit monetaria consentirebbe lattuazione di questi punti programmatici, cos come la concretizzazione del reddito di cittadinanza. Si auspica che il movimento, sebbene segua anche altri Think Tank di riferimento (queste le proposte economiche: taglio dei costi della politica, sottrazione della spesa pubblica al potere politico in quanto utilizzata ai fini del consenso; ristrutturazione del Debito Pubblico), prenda a riferimento questo modello perch fa letteralmente scomparire il problema del debito pubblico e libera gli italiani: 1) dal giogo degli oneri di servizio al debito pubblico; 2) dal dover prendere a prestito una moneta come fanno i paesi del terzo mondo. I veri problemi da risolvere non sono il debito (e del resto Squinzi a giugno lo ha detto, esso solo un pezzo dellequazione) o la produttivit dellItalia, bens: la tesaurizzazione del risparmio in situazioni di crisi dei consumi (contraria al PIL) la conseguente delocalizzazione spinta della pi parte delle aziende italiane causa crescita continua delle tasse e smantellamento del mercato interno (che sbricioler piano piano il PIL della nazione).

Introduzione, di Maurizio Gustinicchi e Giuseppe Mattoni, letta, condivisa e sottoscritta dallintero Staff di: ECONOMIA5STELLE

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Paper Tecnico Nr. 02 di Economia5Stelle: STRATEGIE DI RIENTRO DA UN ELEVATO DEBITO PUBBLICO 1. Introduzione Quella che andiamo a presentare la nostra riflessione e conseguente simulazione degli scenari previsti e prevedibili,derivanti dalle scelte economico finanziarie degli ultimi governi Berlusconi, Monti e Letta. Il nostro indubitabilmente un approccio critico verso tutte le soluzioni sin qui proposte, ma vogliamo chiarire fin dora che le osservazioni si distaccheranno nel merito e nella forma da quellantagonismo ideologico e aleatorio, che solitamente caratterizza la galassia antagonista relegandola a una dimensione di sterile infeconda contrapposizione. Ci vogliamo muovere sul piano del rigore economico, utilizzando la pi classica e accettata teoria insegnata nelle universit di tutto il mondo. Non vogliamo infatti cadere nella trappola del velleitarismo. Le nostre sono riflessioni e intuizioni hanno non solo il desiderio di demolire limpianto teorico dominante ma hanno lonesta e benevola arroganza di proporre una soluzione possibile realizzabile e quanto pi necessaria. Per facilitare la comprensione delle nostre tesi e per aumentare lefficacia didascalica prenderemo in esame quanto fatto dagli ultimi governi. 2. Presupposti teorici Le simulazioni che saranno illustrate di seguito sono basate su leggi economiche e presupposti aritmetico matematici noti e accettati in ambito accademico. a. lequazione econometria del debito pubblico: lequazione che esprime la relazione tra stock e flussi la seguente: d(t+1) = dove i simboli rappresentano: - d (t+1) = rapporto debito / pil dellanno prossimo; - d (t) = rapporto debito / pil dellanno attuale; - f (t+1) = disavanzo primario / pil - i = costo medio di servizio del debito - g = somma del tasso di crescita del pil e dellinflazione b. la Marshall Lerner Condition che misura lelasticit del valore delle esportazioni e delle importazioni riferite alla svalutazione della moneta sovrana. Riallineando il cambio nominale a quello reale(volgarmente chiamato svalutazione) si ottiene che i prodotti nazionali divengono pi competitivi (le vendite allestero necessariamente aumentano) mentre i beni stranieri diventano meno convenienti (le importazioni diminuiscono) (X/X)/( E/E) =X > 0 (M/M)/( E/E) =M < 0 ((1+i)/(1+g)) * d (t) - f (t+1)

In base a quanto riportato dall Economic and Financial Affairs della UE in uno dei suoi Quarterly Report on the euro area, la nostra Marshall Lerner ha il valore di 1,7. La nostra nazione insieme agli Stati Uniti quella con il pi alto valore di tale coefficiente al mondo.

c. il coefficiente di pass- through Nello studio The Pass-Trough from depreciation to inflation: a panel study di Ilan Goldfain e Sergio Werlang si riporta la determinazione del coefficiente di trasferimento della svalutazione allinflazione. Tale coefficiente viene calcolato nella misura del 15% al primo anno e del 35% al secondo.

d. ricerca storica sullinflazione Italiana Seguendo lo studio storico dellinflazione italiana (paper tecnici di Bankitalia) si dimostra empiricamente, che la spesa a deficit sostenuta con la monetizzazione del debito, cio stampando moneta, genera inflazione nella misura del circa 40% del debito monetario emesso (ovviamente questo effetto fu dovuto alla dinamica salariale e alle rivendicazioni sindacali allora in atto nellambito di un clima economico di sostanziale crescita). Il valore stato calcolato prescindendo dalleffetto inflattivo degli anni 70 legato allo shock petrolifero. Tra il 1965 e il 1973, prima di tale shock sui prezzi delle importazioni di prodotti energetici, lincremento della base monetaria fu del 20% e lil relativo aumento dellinflazione oscillo tra l 8-12%. e. il moltiplicatore fiscale del Fondo Monetario Internazionale Nel corso del 2013, il responsabile economico del Fondo Monetario Internazionale, Olivier Blanchard, ha emesso un Paper denominato The Challenge of Debt Reduction during Fiscal Consolidation di Luc Eyraud e Anke Weberin in base al quale si ammette che le nazioni evolute devono riconsiderare le proprie teorie su tagli e tasse visto che i riflessi sul rapporto debito/pil possono essere notevolmente distruttivi: - un taglio o una maggiore tassazione di un 1% genera effetti sul rapporto debito pil nel verso desiderato ma - ha una retroazione maggiore al punto di compromettere il miglioramento stesso: o di 0,45% sulle entrate fiscali per anni 3; o di 1,3% sul pil facendolo diminuire - una serie di numero 3 finanziarie di tagli e tasse fatta consecutivamente genera lo smantellamento totale dellindustria privata e, con essa, del rapporto debito/ pil per sempre.

Fig. 1: The Challenge of Debt Reduction during Fiscal Consolidation (Luc Eyraud e Anke Weberin)

3. Monti e i suoi danni La simulazione effettuata prende in considerazione i dati economici che il Prof. Mario Monti ha ereditato dal suo predecessore Tremonti, nonch le conseguenze delle sue scelte nellimpostazione della politica economica per il paese. Il professor Monti riceve dal suo predecessore un sistema che navigava in un equilibrio precario, in termini di valori richiesti da Maastricht prima e Trattato di Lisbona poi, ma comunque migliori rispetto a quanto riscontrato al termine del suo operato. Ricevuto lincarico di perseguire il consolidamento dei conti pubblici, il Prof. Monti, decide che il proprio operato deve armonizzarsi con le esigenze delleuropa. In questo caso, lequazione del debito pubblico adottata sino in fondo, cio lequazione denominata Ricardiana, prevede che il valore del debito pubblico odierno corrisponda alla sommatoria dei surplus di bilancio per gli anni a venire. Ci significa che nella gestione dei conti pubblici, il governo in carica ed i futuri governi che verranno dovranno necessariamente operare manovre fiscali (tagli e tassi) di consolidamento tali da far conseguire alla pubblica amministrazione degli avanzi (Entrate maggiori delle uscite) da destinare ogni anno al rimborso dello stock di debito esistente. Avendo ereditato una nazione col deficit pari al 4% del Pil, sebbene lo stesso sia di gran lunga inferiore a quello di altre nazioni con noi nellUnione Monetaria Europea, il Premier decide di dare sfoggio di arte decisionale e parte con delle manovre, denominate in inglese FISCAL RETRENCHMENT (innalzamento delle tasse e contemporanea realizzazione di tagli) al fine di: - azzerare la bilancia dei pagamenti - raffreddare linflazione (per portarla sotto il 2%) - riportare il rapporto deficit/pil sotto il 3% e pi vicino possibile a quel 0,5% deciso col Trattato di Lisbona. La manovra di Monti si caratterizzata per lintroduzione dellIMU, di riforme della pensione e di altri tagli (valore di oltre 2 punti percentuali, circa 2,5%) e avrebbe dovuto portare il rapporto deficit/pil, a fine 2011 al 4%, all1,6%. Invece tale manovra, al netto delleffetto di retroazione oramai noto, ha portato il rapporto deficit/pil del 2012 non all1,6% bens al 3%! Ora, visto che i conti della Pubblica Amministrazione a Maggio 2013 certificano un deficit di 52 miliardi di euro (20 in pi rispetto al dato 2012), in assenza di riprese delleconomia a ottobre 2013 potrebbe portare il rapporto deficit/pil ad un valore compreso tra il 3,8 e il 4,5. Di conseguenza, per lapplicazione delle formule sopra riportate, si ritiene che il percorso del rapporto debito/pil sar essenzialmente quello del CASO 1.

4. Letta e linevitabile manovra di fine 2013 Il nuovo premier, appreso dellinevitabilit del baratro in cui spedirebbe il proprio sistema industriale-commerciale qualora attuasse nel 2013 manovre fiscali per recuperare la voragine realizzata dallesimio Prof. Monti, decide di prendere tempo sperando che Nostro Signore intervenga al suo posto per rimettere in ordine i conti pubblici. Tale ritardare nuove imposizioni e/o tagli sicuramente aggraver i conti dello stato di brevissimo termine ma, sappiamo bene, che un nuovo ricorrere a manovre di tagli e tasse spedirebbe al Padreterno definitivamente la nostra economia. Ovviamente, il gruppo di studio non auspica che la via scelta dal nostro supremo Premier sia quella di ultimare lopera dellesimio Prof. Monti, quanto piuttosto quella intelligentemente attuata dalla Lettonia una volta visto che leconomia, eliminata la sistematica applicazione di manovre di fiscal retrenchment, ha visto i suoi fondamentali economici migliorare sistematicamente. A fine 2009 i politici della Lettonia videro che il rapporto debito/pil nonostante lapplicazione delle regole suggerite dal FMI non miglioravano e invece, una volta abbandonate, sorprendentemente lanno successivo tutto torn alla normalit.

Detto questo, comunque, il problema si porr proprio in questi due mesi quando avendo presentato i conti allEuroparlamento, prima di esporli al Parlamento Italiano, il nostro prode eroe si trover a dover gestire una nuova manovra che, ad oggi, si potrebbe stimare in circa 15-20 miliardi di euro salvo eventuale

Figura 2: La Lettonia abbandona le misure dausterit e i conti magicamente migliorano (Fonte IMF2011)

polvere nascosta sotto il tappeto. Per questioni di prudenza, si ritiene necessaria quantomeno una manovra pari ad 1% del pil, altrimenti lo sforamento al 31/12/2013 dellobiettivo deficit/pil del 3% sar una dura realt. E di questi giorni la segnalazione del fatto che: - il credito crunch circa 45 miliardi di euro (3 punti di PIL); - la produzione industriale collassata di circa il 5%; - il fabbisogno finanziario dello stato veleggia a livelli tali per cui a dicembre sicuramente ci troveremo intorno ai 100 miliardi di euro. I conti pubblici stanno letteralmente collassando. Di tal guisa, si rende necessaria una discreta manovra per tentare di stare nellobiettivo 3% che, lungi dallessere veramente flessibile come sbandierato ai quattro venti dal nostro amato Premier , dovr necessariamente essere conseguito entro il 31/12 /2013 e che solo la volont poco nordica di non scoprire conti truccati alla Greca ci consentirebbe di evitare. Ma quando si gioca col debito i popoli del Nord non amano scherzare. In virt di tale manovra di fine anno (di qualunque valore essa sia), i conti nel 2014 peggioreranno ulteriormente, la curva gialla simpenner sopra la linea blu fintanto che non saranno passati 3 anni. Solo dopo 3 anni, assorbiti gli indesiderati aritmetici effetti dei moltiplicatori fiscali del FMI, la curva gialla potr scendere sotto quella blu. 5. Il percorso socialdemocratico Tremontiano (in presenza di vincoli Gold Standard euro -) Se al suono del mantra fate presto non fosse stato disarcionato il superMinistro delleconomia Giulio Tremonti, forse lItalia oggi non sarebbe finita in questo incredibile incubo della deflazione e della recessione. Avremmo passato indenni la fase di crisi mondiale con leggeri incrementi del rapporto debito/pil saggiamente gestiti da una classe politica che, per quanto corrotta e insopportabile, indubbiamente era mossa dal bisogno anche di garantirsi politicamente un consenso sociale. La linea stimata sarebbe stata quella colorata di viola, forse la miglior situazione possibile in assenza di Sovranit Monetaria, nonch di Bilancia Commerciale compromessa da partner europei che scorrettamente applicavano strategie di Mercantilismo monetario. 6. Il percorso di crescita Kaldor-Verdoorn La nostra proposta di ritorno alla sovranit monetaria non giace tanto nella possibilit demissione continua e costante di elevati quantitativi di moneta quanto nel mix di risorse disponibili per fronteggiare le necessit di una nazione che decida di prestare cura e attenzione al proprio popolo. Un percorso, quindi, gi tracciato dallArgentina che ha modificato lo stesso regolamento della Banca Centrale inserendo la regola della piena occupazione. Il Banco Central de la Republica Argentina, ha rinunciato allindipendenza e si messa al servizio del governo argentino, finanziando la spesa pubblica tramite emissioni di nuova base monetaria. I mezzi monetari nelle mani di chi spende e consuma (pi che risparmiare) hanno prodotto una ripresa, aggiuntiva a quella garantita dalla svalutazione. Non ingabbiata dal pareggio di bilancio, gli Argentini hanno la possibilit di spendere a deficit e modulare la tassazione qualora sia necessario contenere linflazione. Questa seconda arma in mano al popolo argentino consente loro ulteriori margini di manovra nella determinazione delle azioni pi consone da adottare al momento. In Argentina, quindi, sarebbe possibile creare soldi dal nulla per investirli nelleconomia reale e/o spendere a deficit senza sopportare le tremende conseguenze degli oneri sul servizio al debito che il prendere a prestito la moneta dai mercati genera. Terza ed ultima, ma non per questo meno importante, la garanzia della crescita data dalla svalutazione della moneta che, come sappiamo, dovrebbe essere utilizzata solamente per riallineare le produttivit perse causa differente livello di crescita di salari e, quindi, prezzi, per la diversa inflazione fra due nazioni.

Figura 3: lItalia, al limite, necessit di riforme sul mercato del lavoro, non di Austerit

Agire sulla svalutazione della moneta, piuttosto che con la deflazione salariale, dipende dallimportanza per le nazioni evolute dei moltiplicatori fiscali (misurati di recente dal Fondo Monetario Internazionale). Di tal guisa, anzich focalizzarsi principalmente sugli elementi strutturali dal lato dellofferta, per recuperare produttivit, ci si pu concentrare sulla domanda seguendo la legge Kaldor-Verdoorn: relazionare endogenamente la crescita della produttivit del lavoro, la cui debolezza caratterizza la nostra economia fatta di un capitalismo straccione, con la crescita della domanda aggregata grazie alla svalutazione. Di tal guisa, si ottengono, al contempo, sia il recupero della domanda aggregata, sia quello della produttivit. Tale percorso per lItalia stato certificato sia da Banca dItalia, sia dallIstituto E. Mattei in appositi paper: - Kaldor-Verdoorn Law and increasing return to scale di Millemaci e Ofria (Report 92/2012 Istituto E. Mattei); - Il dibattito sulla Legge di Verdoorn: alcuni risultati empirici usando lanalisi di cointegrazione di Romina Gambacorta (Rivista di Politica Economica Banca dItalia Maggio-Giugno 2004). Tale percorso, nel modello di simulazione realizzato, presuppone un ritorno alla lira nel corso dellultimo trimestre 2013 (al cambio lira-euro 1 a 1) con conseguente svalutazione di almeno il 20% sulleuro stesso. Sappiamo, per le leggi sopra riportate, che il coefficiente di Pass-Through genera uninflazione pari al 15% della svalutazione per il primo anno e al secondo del 35% (3% aggiuntivo nel primo anno, 7% al secondo). Tale valore aggiuntivo allattuale 2% porter la svalutazione su livelli 5-9%, valori che storicamente molti economisti hanno valutato essere in grado di sostenere leconomia in quei paesi meno sensibili allinflazione stessa. Lipotesi ulteriore poi quella di una spesa a deficit nella misura del 2-2,5% che va ad aggiungersi al deficit attuale del 3%. Cosa impossibile oggi altrimenti cadremmo nella multa prevista dalla UE per gli sforamenti dal livello prefissato. A quel punto sforare il parametro non rappresenterebbe pi alcun problema. Ultima arma in possesso della nazione sarebbe rappresentata dallemissione di moneta (debito infruttifero). Per semplicit di ipotesi, abbiamo limitato al 2% annuo la monetizzazione del debito per costituire un debito monetario infruttifero nel breve volgere di un decennio. Per quanto storicamente sperimentato dallItalia, tale emissione dovrebbe portare linflazione ad un livello di minimo il 35-40% del debito monetario infruttifero emesso. La somma di tali azioni, considerando anche leffetto dei moltiplicatori fiscali (crescita del mercato interno) mossi dalla spinta della svalutazione alla bilancia commerciale (crescita Kaldor-Verdoorn) porterebbe la nazione alla ripresa della crescita del Pil e, sommata allinflazionamento del debito pubblico, ad un netto miglioramento del rapporto debito/pil. Il trend sarebbe tale da invertire la crescita attuale (ma anche quella di cui al punto precedente sotto le manovre socialdemocratiche, limitate dalle ridotte leve connesse allarea Gold Standard Euro -, Tremontiane) in una continua e costante decrescita sullo stile dei rapporti debito/pil di nazioni con sovranit Monetaria come Argentina, Turchia, Brasile ed altre ancora. Il trend diventerebbe quello della linea colorata di celeste. Dallanalisi, a parte eventuali possibili errorini di calcolo per potenziali sviste, emerge una verit assoluta: nazioni da sempre abituate alla tassa da inflazione (in economia altrimenti nota come Signoraggio) per mantenere il rapporto debito/pil su livelli decisamente contenuti possono solamente accettare e convivere con linflazionamento del debito medesimo. 7. Il grafico del Simulatore di eventi Dati Output (Pil, Debito Pubblico e indice Debito/Pil):

Figura 4: andamento della bilancia commerciale prima e dopo lentrata delleuro (fonte ISTAT)

Figura 5: i 4 scenari (un diverso approccio alla gestione dellelevato debito pubblico) nostra elaborazione al simulatore (Software) I dati che fuoriescono dal simulatore di eventi e i dati di input sono di seguito riportati.

Dati di Input: - Anno: 2013 pil: 1565.0; export su pil: 0.302 (30,2%) ; rapporto debito pil: 1.31 (131%) ; saldo primario su pil: 0.02 (2%); svalutazione media: 0.15 (15%) ogni 4 anni - Anno: 2014 monetizzazione del debito: 0.02 (2%); supposti interessi-tasso medio TDS: 0.045 (4,5%); saldo primario: -0.03 (deficit del 3% gi solo a livello del saldo primario); marshall: 1.5; costante per linflazione: 0.02 (inflazione ineliminabile=2%); passthrough svalutazione: 0.15 (trasferimento della svalutazione allinflazione pari al 15% del valore della svalutazione); pass-through moneta: 0.35 (si suppone che per il tramite della piena occupazione, spingendo leconomia cresce linflazione anche stampando moneta); pass-through saldo primario: 0.15 (si suppone che anche la spesa a deficit spingendo loccupazione contribuisca a creare un po dinflazione) ; moltiplicatore fiscale: 1.173724 - anno: 2015 (come sopra), monetizzazione del debito: 0.02; supposti interessi: 0.045; saldo primario: -0.03; marshall: 1.5; costante per linflazione: 0.02; passthrough svalutazione: 0.35; pass-through moneta: 0.35; pass-through saldo primario: 0.15; moltiplicatore fiscale: 1.173724

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