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Didattica della scrittura

Analisi e commento
di un testo narrativo
STRUMENTI
La tabella scandisce le operazioni da eseguire:
Comprensione del testo
Analisi del testo
Interpretazione complessiva e approfondimenti
Copyright 2011 Zanichelli Editore SpA, Bologna [6201]
Questo le unestensione online del corso B. Panebianco, M. Gineprini, S. Seminara, LETTERAUTORI Zanichelli 2011
Analisi e commento di un testo narrativo
Luigi Pirandello: Novelle per un anno
1
Denizione
teorica
Consegna Traccia di lavoro
Comprensione
del testo
Richiesta (anche guidata da una serie
di domande) di:
riassunto (anche in un numero pre-
denito di parole/righe)
Leggere in modo attento e approfondito il cappello intro-
duttivo, il testo, le note.
Leggere al ne di orientarsi le domande di analisi e di
interpretazione.
Ricercare il signicato di termini non noti.
Procedere alla stesura del riassunto rispettando le opera-
zioni richieste dalla consegna.
Analisi del testo Una serie di domande sulla struttura
e sui nuclei tematici del testo relative
ai seguenti livelli:
contenutistico-lessicale
morfologico-sintattico
retorico-fonetico
narratologico
Leggere in modo attento e approfondito le domande
di analisi.
Riettere e richiamare alla memoria le conoscenze su
aspetti formali e strutturali del testo, (fabula, intreccio,
personaggi, narratore e focalizzazione, caratteristiche
dello spazio e del tempo; lingua e stile).
Correlare lorganizzazione del contenuto agli aspetti for-
mali e strutturali del testo.
Individuare i nuclei tematici.
Interpretazione
complessiva e
approfondimenti
Una serie di domande su aspetti
extra-testuali.
Relazione testo-biograa e poetica
dellautore.
Relazione testo-altri testi dello
stesso autore.
Relazione testo-contesto.
Relazione testo-altri testi di altri
autori.
Leggere in modo attento e approfondito le domande di
interpretazione.
Ricondurre il testo agli aspetti extra-testuali (poetica
dellautore, opera, contesto sociale e culturale, testi a -
ni per genere, contenuto, tematica, movimenti letterari
coevi e/o di altre epoche e/o di altre letterature, attua-
lizzazione).
METODO PER LANALiSI E IL COMMENTO
Strumenti
Esame di Stato
2 Copyright 2011 Zanichelli Editore SpA, Bologna [6201]
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Analisi del testo
Relazione testo-poetica dellautore
Relazione testo-opera
Relazione testo-altri testi dello stesso autore
Relazione testo-contesto
Interpretazione critica
Autore-Opera, p. 596
Le Novelle per un anno, p. 614
ANALISI E COMMENTO
La patente, scritta da Pirandello (1867-1936) nel 1911, entr a far parte della raccolta Novelle
per un anno nel 1922. La paradossale vicenda ruota intorno a Rosario Chirchiaro che, ritenu-
to iettatore, persona capace di portare sfortuna e disgrazie, vuole il riconoscimento giuridico
della forma attribuitagli dagli altri, una patente appunto. La situazione appare comica,
ma il giudice DAndrea, a cui Chirchiaro si rivolge, naturalmente non ride e, compresa la do-
lorosa condizione delluomo, gli esprime con un forte, lungo abbraccio il proprio sentimento
di rispetto e solidariet.
Con qualo inossiono
1
di voco o qualo attoggianonto docchi o di nani, cui-
vandosi, cono chi ioggo iassognatanonto su lo spallo un poso insoppoitalilo,
il nagio giudico DAndioa solova iipotoio: Ah glio caio! a chiunquo gli
lacosso qualcho schoizosa ossoivaziono poi il suo stianlo
2
nodo di vivoio!
Non oia ancoi vocchio, potova avoio appona quaiantanni, na coso stia-
nissino o quasi invoiosinili, nostiuosi intiocci di iazzo, nistoiiosi tiavagli
3

di socoli lisognava innaginaio poi giungoio a una qualcho appiossinativa
spiogaziono di quol piodotto unano cho si chianava il giudico DAndioa.
E paiova chogli, oltio cho dolla sua povoia, unilo, conunissina stoiia la-
niliaio, avosso notizia coita di quoi nostiuosi intiocci di iazzo, dondo
4
al suo
snunto
5
spaiuto
6
viso di lianco oian potuti voniio quoi capolli ciospi gioniti
7

da nogio, o losso consapovolo di quoi nistoiiosi inniti tiavagli di socoli, cho
su la vasta lionto piotuloianto
8
gli avovano accunulato tutto quol gioviglio
di iugho o tolto quasi la vista ai piccoli occhi plunloi
9
, o scontoito
10
tutta la
nagia, nisoia poisoncina.
Cosi slilonco, con una spalla pi alta dollaltia, andava poi via di tiavoiso,
cono i cani. Nossuno poi, noialnonto, sapova iigai pi diiitto di lui. Lo
dicovano tutti.
Vodoio, non avova potuto vodoio nolto coso, il giudico DAndioa, na coito
noltissino no avova ponsato, o quando il ponsaio pi tiisto, cio di notto.
Il giudico DAndioa non potova doiniio.
Passava quasi tutto lo notti alla nostia a spazzolaisi una nano a quoi duii
gioniti suoi capolli da nogio, con gli occhi allo stollo, placido o chiaio lo uno
cono pollo
11
di luco, guizzanti o pungonti lo altio, o nottova lo pi vivo in
iappoiti idoali di guio goonotiicho, di tiiangoli o di quadiati, o, socchiu-
dondo lo palpolio diotio lo lonti, pigliava tia i poli dollo ciglia la luco duna di
Luigi Pirandello
Novelle per un anno
La patonto
in Tutte le opere di Pirandello,
Mondadori, Milano, 1992
TESTO MODELLO
Leggi la novella, le note, lanalisi degli elementi narrativi,
linterpretazione critica e la Traccia di lavoro. Poi esegui
le attivit e, se vuoi, confronta il risultato del tuo lavoro
con il modello di svolgimento ( p. 14). Inne utilizzando
le risposte alle attivit, scrivi un testo coerente e coeso di
analisi e commento arricchendolo con le tue conoscenze
sullautore e con integrazioni personali.
1. inessione: cadenza,
accento.
2. strambo: strano, al di fuori
delle consuetudini.
3. travagli: faticosi lavori di
preparazione.
4. donde: da dove.
5. smunto: pallido, emaciato.
6. sparuto: magro.
7. gremiti: folti.
8. protuberante: sporgente.
9. plumbei: colore del piom-
bo, spenti.
10. scontorto: deformato.
11. polle: sorgenti.

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i
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quollo stollo, o tia locchio o la stolla staliliva il logano dun sottilissino lo
luninoso, o vi avviava lanina a passoggiaio cono un iagnotto snaiiito.
Il ponsaio cosi di notto non conloiisco
12
nolto alla saluto. Laicana
13
so-
lonnit cho acquistano i ponsioii pioduco quasi sonpio, spocio a coituni cho
hanno in s una coitozza su la qualo non possono iiposaio, la coitozza di non
potoi nulla sapoio o nulla ciodoio non sapondo, qualcho soiia costipaziono.
Costipaziono danina
14
, sintondo.
E al giudico DAndioa, quando si lacova gioino, paiova una cosa lua o
atioco nollo stosso tonpo, chogli dovosso iocaisi al suo u cio dIstiuziono
15

ad anninistiaio poi quol tanto cho a lui toccava la giustizia ai piccoli
povoii uonini loioci.
Cono non doiniva lui, cosi sul suo tavolino nollu cio dIstiuziono non
lasciava nai doiniio nossun incaitanonto
16
, ancho a costo di iitaidaio di duo
o tio oio il dosinaio
17
o di iinunziai la soia, piina di cona, alla solita passog-
giata coi colloghi poi il vialo attoino allo nuia dol paoso.
Quosta puntualit, considoiata da lui cono dovoio inpioscindililo
18
, gli
accioscova toiiililnonto il supplizio. Non solo danninistiaio la giustizia gli
toccava, na danninistiaila cosi, su duo piodi.
Poi potoi ossoio nono liottolosanonto puntualo, ciodova dajutaisi
19
no-
ditando la notto. Ma, noancho a lailo apposta, la notto spazzolando la nano
a quoi suoi capolli da nogio o guaidando lo stollo, gli vonivano tutti i ponsioii
contiaiii a quolli cho dovovano laio al caso poi lui, data la sua qualit
20
di giudi-
co istiuttoio, cosi cho, la nattina dopo, anzich ajutata, vodova insidiata o osta-
colata la sua puntualit da quoi ponsioii dolla notto o ciosciuto onoinononto
lo stonto di tonoisi stiotto a quollodiosa sua qualit di giudico istiuttoio.
Eppuio, poi la piina volta, da ciica una sottinana, doiniva un incaita-
nonto sul tavolino dol giudico DAndioa. E poi quol piocosso cho stava li
da tanti gioini in attosa, ogli oia in pioda a uniiiitaziono snaniosa
21
, a una
totiaggino
22
soocanto.
Si spiolondava tanto in quosta totiaggino, cho gli occhi aggiottati
23
, a un
coito punto, gli si chiudovano. Con la ponna in nano, diitto sul lusto, il
giudico DAndioa si nottova alloia a pisolaio
24
, piina iaccoiciandosi, poi
attiappandosi
25
cono un laco inliatito cho non possa pi laio il lozzolo
26
.
Appona, o poi qualcho iunoio o poi un ciollo pi loito dol capo si iidostava
o gli occhi gli andavano li, a quollangolo dol tavolino dovo giacova lincaita-
nonto, voltava la laccia o, soiiando lo lallia, tiiava con lo naii
27
schianti
aiia aiia aiia o la nandava dontio, quanto pi dontio potova, ad allaigai lo
viscoio contiatto dallosaspoiaziono, poi la iiluttava via spalancando la locca
con un voisaccio di nausoa, o sulito si poitava una nano sul naso adunco
28

a ioggoi lo lonti cho, poi il sudoio, gli scivolavano.
Eia voianonto iniquo
29
quol piocosso l: iniquo poich includova una spio-
tata ingiustizia contio alla qualo un povoiuono tontava dispoiatanonto di
iilollaisi sonza alcuna piolalilit di scanpo. Coia in quol piocosso una
vittina cho non potova piondoisola con nossuno. Avova voluto piondoisola
21. smaniosa: piena di agita-
zione.
22. tetraggine: tristezza.
23. aggrottati: corrugati.
24. pisolare: fare un sonnellino.
25. attrappandosi: rattrappen-
dosi.
26. baco bozzolo: baco da seta
che non ha fatto il bozzolo.
27. nari: narici.
28. adunco: incurvato a uncino.
29. iniquo: ingiusto.
12. conferisce: contribuisce.
13. arcana: misteriosa.
14. Costipazione danima:
malessere spirituale.
15. u cio dIstruzione:
u cio del giudice dove si rac-
colgono le prove e le testimo-
nianze per istruire i processi.
16. non lasciava incarta-
mento: svolgeva celermente
le pratiche di lavoro.
17. desinare: pranzare.
18. imprescindibile: a cui non
si pu venir meno.
19. ajutarsi: in Pirandello
costante la graa, oggi
inconsueta, di j semicon-
sonantica al posto di i tra
due vocali.
20. qualit: qualica.
o

qo
q
o

oo
o
;o
Analisi e commento di un testo narrativo
Luigi Pirandello: Novelle per un anno
3
Strumenti
Esame di Stato
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con duo, li in quol piocosso, coi piini duo cho gli oiano capitati sotto nano,
o sissignoii la giustizia dovova daigli toito, toito, toito, sonza ionissiono
30
,
iiladondo cosi, loiocononto, liniquit di cui quol povoiuono oia vittina.
A passoggio, tontava di pailaino coi colloghi, na quosti, appona ogli lacova
il nono dol Chiichiaio, cio di colui cho avova intontato il piocosso, si altoia-
vano in viso o si ccavano sulito una nano in tasca a stiingoivi una chiavo,
o sotto sotto allungavano lindico o il nignolo a lai lo coina, o saoiiavano
sul panciotto i gollotti daigonto, i chiodi, i coini di coiallo pondonti dalla
catona dolloiologio
31
. Qualcuno, pi liancanonto, pioionpova:
Poi la Madonna Santissina, ti vuoi stai zitto?
Ma non potova staisi zitto il nagio giudico DAndioa. So noia latta piopiio
una ssaziono, di quol piocosso. Giia giia, iicascava poi loiza a pailaino. Poi
avoio un qualcho luno
32
dai colloghi dicova poi discutoio cosi in astiatto
il caso.
Poich, in voiit, oia un caso insolito o spociosissino
33
quollo dun jottatoio
cho si quoiolava poi dianaziono
34
contio i piini duo cho gli oiano caduti
sotto gli occhi nollatto di lai gli scongiuii di iito al suo passaggio.
Dianaziono? Ma cho dianaziono, povoio disgiaziato, so gi da qualcho
anno oia diusissina in tutto il paoso la sua lana di jottatoio? so innunoio-
voli tostinoni potovano voniio in tiilunalo a giuiaio cho ogli in tanto o tanto
occasioni avova dato sogno di conoscoio quolla sua lana, iilollandosi con
piotosto violonto? Cono condannaio, in coscionza, quoi duo giovanotti quali
dianatoii poi avoi latto al passaggio di lui il gosto cho da tonpo solovano laio
apoitanonto tutti gli altii, o piini lia tutti occoli l gli stossi giudici?
E il DAndioa si stiuggova
35
, si stiuggova di pi incontiando poi via gli
avvocati, nollo cui nani si oiano nossi quoi duo giovanotti, losilo o patitissi-
no avvocato Giigli, dal piolo di vocchio uccollo di iapina, o il giasso Manin
Baiacca, il qualo, poitando in tiionlo su la pancia un onoino coino conpo-
iato poi loccasiono o iidondo con tutta la pallida cainaccia di liondo najalo
oloquonto
36
, pionottova ai concittadini cho piosto in tiilunalo saiollo stata
poi tutti una nagnica losta.
Oilono, piopiio poi non daio al paoso lo spottacolo di quolla nagnica
losta allo spallo dun povoio disgiaziato, il giudico DAndioa pioso alla no
la iisoluziono di nandaio un uscioio
37
in casa dol Chiichiaio poi invitailo
a voniio allu cio dIstiuziono. Ancho a costo di pagai lui lo sposo, volova
induilo a dosistoio dalla quoiola, dinostiandogli quattio o quattiotto cho quoi
duo giovanotti non potovano ossoio condannati, socondo giustizia, o cho dalla
loio assoluziono inovitalilo saiollo vonuto a lui coitanonto naggioi danno,
una pi ciudolo poisocuziono.
Ahin, piopiio voio cho nolto pi lacilo laio il nalo cho il lono, non
solo poich il nalo si pu laio a tutti o il lono solo a quolli cho no hanno
lisogno, na ancho, anzi sopia tutto, poich quosto lisogno davoi latto il
lono iondo sposso cosi acoili o iiti
38
gli anini di coloio cho si voiiolloio
lonocaio, cho il lonocio divonta di cilissino.
giuridica.
34. si querelava per diama-
zione: lespressione tipica
del linguaggio giuridico e sta a
indicare lo sporgere querela per
diamazione.
35. si struggeva: si logorava.
36. eloquente: che sa parlare con
grande espressivit.
37. usciere: u ciale giudiziario.
38. acerbi e irti: aspri e suscet-
tibili.
30. senza remissione: senza
scampo, irrimediabilmente.
31. si ccavano delloro-
logio: gesti e oggetti che
secondo la superstizione
scacciano gli inussi maleci
dello iettatore.
32. lume: consiglio, indica-
zione.
33. speciosissimo: strano,
molto singolare in apparenza,
ma in realt privo di base
;
8o
8
o

ioo
io
iio
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So naccoiso lono quolla volta il giudico DAndioa, appona alz gli occhi a
guaidaio il Chiichiaio, cho gli oia ontiato nolla stanza, nontiogli oia intonto
a sciivoio. Ello uno scatto violontissino o lutt allaiia lo caito, lalzando in
piodi o giidandogli:
Ma latoni il piacoio! Cho stoiio son quosto? Voigognatovi!
Il Chiichiaio soia conlinata una laccia da jottatoio, choia una noiaviglia
a vodoio. Soia lasciata cioscoio su lo cavo goto giallo una lailaccia ispida o
cospugliuta, soia insollato sul naso
39
un pajo di giossi occhiali coichiati dos-
so, cho gli davano laspotto dun lailagianni
40
, avova poi indossato un alito
lustio
41
, soicigno
42
, cho gli sgonava da tutto lo paiti
43
.
Allo scatto dol giudico non si sconposo. Dilat lo naii, digiign i donti
gialli o disso sottovoco:
Loi dunquo non ci ciodo?
Ma latoni il piacoio! iipot il giudico DAndioa. Non lacciano schoizi,
caio Chiichiaio! O sioto inpazzito? Via, via, sodoto, sodoto qua.
E gli saccost o loco poi posaigli una nano su la spalla. Sulito il Chii-
chiaio slagli
44
cono un nulo, lionondo:
Signoi giudico, non ni tocchi! So no guaidi lono! O loi, con voio Dio,
divonta cioco!
Il DAndioa stotto a guaidailo lioddanonto, poi disso:
Quando saioto conodo Vi ho nandato a chianaio poi il vostio lono.
La c una sodia, sodoto.
Il Chiichiaio sodotto o, lacondo iotolai con lo nani su lo cosco la canna
dIndia
45
a no
46
dun nattoiollo, si niso a tontonnaio il capo.
Poi il nio lono? Ah, loi si guia di laio il nio lono, signoi giudico, di-
condo di non ciodoio alla jottatuia?
Il DAndioa sodotto ancho lui o disso:
Voloto cho vi dica cho ci ciodo? E vi dii cho ci ciodo! Va lono cosi?
Nossignoio, nog iocisanonto il Chiichiaio, col tono di chi non an-
notto schoizi. Loi dovo ciodoici sul soiio, o dovo ancho dinostiailo istiuon-
do il piocosso!
Quosto sai un po di cilo, soiiiso nostanonto il DAndioa. Ma vo-
diano di intondoici, caio Chiichiaio. Voglio dinostiaivi cho la via cho avoto
pioso non piopiianonto quolla cho possa conduivi a luon poito
47
.
Via? poito? Cho poito o cho via? donand, aggiondato, il Chiichiaio.
N quosta dadosso, iisposo il DAndioa, n quolla l dol piocosso. Gi
luna o laltia, scusato, sono tia loio cosi.
E il giudico DAndioa inliont glindici
48
dollo nani poi signicaio cho lo
duo vio gli paiovano opposto.
Il Chiichiaio si chin o tia i duo indici cosi inliontati dol giudico no insoii
uno suo, tozzo, poloso o non nolto pulito.
Non voio nionto, signoi giudico! disso, agitando quol dito.
Cono no? osclan il DAndioa. L accusato cono dianatoii duo
giovani poich vi ciodono jottatoio, o oia qua voi stosso vi piosontato innanzi
a no in vosto di jottatoio o piotondoto anzi chio cioda alla vostia jottatuia.
Sissignoio.
E non vi paio cho ci sia contiaddiziono?
Il Chiichiaio scosso pi volto il capo con la locca apoita a un nuto ghigno
di sdognosa connisoiaziono.
39. sera insellato sul naso: si
era messo a cavallo sul naso.
40. barbagianni: uccello ra-
pace notturno.
41. lustro: lucido.
42. sorcigno: color grigio co-
me quello del topo.
43. gli sgonava da tutte le
parti: leetto dellabito
troppo grande.
44. sfagli: spicc brusca-
mente un balzo.
45. canna dIndia: il bastone
da passeggio fatto col fusto
lungo e sottile di una pianta
delle Spadaciore, il cui nome
appunto canna dIndia.
46. a mo: come.
47. a buon porto: a un esito
positivo.
48. infront glindici: con-
giunse la punta degli indici
una contro laltra.
ii
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iz
io
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iqo
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io
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Analisi e commento di un testo narrativo
Luigi Pirandello: Novelle per un anno
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Strumenti
Esame di Stato
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Mi paio piuttosto, signoi giudico, poi disso, cho loi non capisca nionto.
Il DAndioa lo guaid un pozzo, inlaloidito
49
.
Dito puio, dito puio, caio Chiichiaio. Foiso una voiit saciosanta
quosta cho vi scappata dalla locca. Ma alliato la lont di spiogaini poich
non capisco nionto.
Sissignoio. Ecconi qua, disso il Chiichiaio, accostando la soggiola.
Non solo lo lai vodoio cho loi non capisco nionto, na ancho cho loi un
nio noitalo nonico. Loi, loi, sissignoio. Loi cho ciodo di laio il nio lono. Il
nio pi acoiiino
50
nonico! Sa o non sa cho i duo inputati hanno chiosto il
patiocinio
51
dollavvocato Manin Baiacca?
Si. Quosto lo so.
Ellono, allavvocato Manin Baiacca io, Rosaiio Chiichiaio, io stosso
sono andato a loiniio lo piovo dol latto: cio, cho non solo ni oio accoito da
pi dun anno cho tutti, vodondoni passaio, lacovano lo coina, na lo piovo
ancho, piovo docunontato o tostinonianzo iiiopotilili doi latti spavontosi su
cui odicata inciollalilnonto, inciollalilnonto, capisco, signoi giudico? la
nia lana di jottatoio!
Voi? Dal Baiacca?
Sissignoio, io.
Il giudico lo guaid, pi inlaloidito cho nai:
Capisco ancho nono di piina. Ma cono? Poi iondoi pi sicuia lassolu-
ziono di quoi giovanotti? E poich alloia vi sioto quoiolato?
Il Chiichiaio ollo un pioionpinonto di stizza
52
poi la duiozza di nonto
53

dol giudico DAndioa, si lov in piodi, giidando con lo liaccia poi aiia:
Ma poich io voglio, signoi giudico, un iiconoscinonto u cialo dolla
nia potonza, non capisco ancoia? Voglio cho sia u cialnonto iiconosciuta
quosta nia potonza spavontosa, cho oinai lunico nio capitalo!
E ansinando, piotoso il liaccio, latt loito sul pavinonto la canna dIndia
o iinaso un pozzo inpostato in quollattoggianonto giottoscanonto inpo-
iioso
54
.
Il giudico DAndioa si cuiv, si pioso la tosta tia lo nani, connosso, o
iipot:
Povoio caio Chiichiaio nio, povoio caio Chiichiaio nio, lol capitalo!
E cho to no lai?
55
cho to no lai?
Cho no no laccio? iinlocc pionto il Chiichiaio. Loi, padiono nio,
poi osoicitaio codosta piolossiono di giudico, ancho cosi nalo cono la osoi-
cita, ni dica un po, non ha dovuto piondoi la lauioa?
La lauioa, si.
Ellono, voglio anchio la nia patonto, signoi giudico! La patonto di jottatoio.
Col lollo. Con tanto di lollo logalo! Jottatoio patontato dal iogio
56
tiilunalo.
E poi?
E poi? Mo lo notto cono titolo noi ligliotti da visita. Signoi giudico, ni
hanno assassinato. Lavoiavo. Mi hanno latto cacciai via dal lanco dovoio sciit-
tuialo
57
, con la scusa cho, ossondoci io, nossuno pi voniva a lai doliti o pogni,
54. grottescamente imperioso:
con un grottesco atteggiamento
di comando.
55. che te ne fai?: si osservi il
passaggio dalluso del voi al
tu per indicare la solidariet e
la comprensione del giudice nei
confronti del povero Chirchiaro.
56. regio: allepoca in cui
ambientato il racconto (ne Ot-
tocento), in Italia cera ancora la
monarchia.
57. banco scritturale: il Chir-
chiaro era impiegato come scriva-
no al banco dei pegni e prestiti.
49. imbalordito: confuso,
stordito.
50. acerrimo: irriducibile.
51. patrocinio: la difesa nella
causa giudiziaria.
52. prorompimento di stiz-
za: impeto dira.
53. durezza di mente: inca-
pacit di comprendere.
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i;o
i;
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Luigi Pirandello: Novelle per un anno
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ni hanno luttato in nozzo a una stiada, con la noglio paialitica da tio anni
o duo iagazzo nulili, di cui nossuno voii pi sapoio, poich sono glio nio,
viviano dol soccoiso cho ci nanda da Napoli un nio gliuolo, il qualo ha la-
niglia ancho lui, quattio lanlini, o non pu laio a lungo quosto saciizio poi
noi. Signoi giudico, non ni iosta altio cho di nottoini a laio la piolossiono dol
jottatoio! Mi sono paiato
58
cosi, con quosti occhiali, con quostalito, ni sono
lasciato cioscoio la laila, o oia aspotto la patonto poi ontiaio in canpo! Loi ni
donanda cono? Mo lo donanda poich, lo iipoto, loi un nio nonico!
Io?
Sissignoio. Poich nostia di non ciodoio alla nia potonza! Ma poi loitu-
na ci ciodono gli altii, sa? Tutti, tutti ci ciodono! E ci son tanto caso da giuoco
in quosto paoso! Bastoi cho io ni piosonti, non ci sai lisogno di dii nulla.
Mi paghoianno poi laini andai via! Mi nottoi a ionzaio attoino a tutto lo
lalliicho, ni piantoi innanzi a tutto lo lottogho, o tutti, tutti ni paghoianno
la tassa, loi dico dollignoianza? io dico la tassa dolla saluto!
59
Poich, signoi
giudico, ho accunulato tanta lilo
60
o tanto odio, io, contio tutta quosta schi-
losa unanit, cho voianonto ciodo davoio oinai in quosti occhi la potonza
di lai ciollaio dallo londanonta una intoia citt!
Il giudico DAndioa, ancoia con la tosta tia lo nani, aspott un pozzo cho
langoscia cho gli soiiava la gola dosso adito
61
alla voco. Ma la voco non vollo
vonii luoii, o alloia ogli, socchiudondo diotio lo lonti i piccoli occhi plunloi,
stoso lo nani o alliacci il Chiichiaio a lungo, loito loito, a lungo.
Quosti lo lasci laio.
Mi vuol lono davvoio? gli donand. E alloia istiuisca
62
sulito il pio-
cosso, o in nodo da laini avoio al pi piosto quollo cho dosidoio.
La patonto?
Il Chiichiaio piotoso di nuovo il liaccio, latt la canna dIndia sul pavi-
nonto o, poitandosi laltia nano al potto, iipot con tiagica solonnit:
La patonto.
58. parato: vestito.
59. tassa della salute: la tas-
sa per non restare vittima del
malocchio.
60. bile: collera, rabbia.
61. desse adito: desse via
libera.
62. istruisca: dia inizio.
TRACCIA DI LAVORO
1. Comprensione del testo
Dopo aver ricostruito lordine cronologico delle vicende,
riassumi il racconto in 150 parole circa.
2. Analisi del testo
2.1 Nella novella mancano riferimenti precisi allambienta-
zione geograca. Da quali indizi puoi ricavare informa-
zioni in merito?
2.2 Delinea in circa 20 righe la caratterizzazione di DAndrea
e di Chirchiaro considerando gli elementi indicati.
Aspetto sico (et presumibile, caratteristiche cor-
poree, lineamenti, espressione del volto).
Livello sociale (ambiente di appartenenza, abitudini)
e culturale (titolo di studio, professione, attivit la-
vorativa).
Ideologia (valori, concezione della vita).
Psicologia (sfera dei sentimenti e tratti del caratte-
re).
Secondo te, quali aspetti sici e comportamentali con-
corrono a creare un ritratto simbolicamente caricaturale
dei due personaggi?
2.3 Il ritratto degli avvocati Grigli e Manin Baracca presenta
diversit ma anche caratteristiche comuni: sapresti indi-
viduare le une e le altre?
2.4 La richiesta della patente di iettatore da parte di Chir-
chiaro ti sembra assurda oppure dettata da un ragiona-
mento logico? In che senso si congura come una bea
che il personaggio vuole fare ai danni della societ?
2.5 Nella parte centrale del racconto Pirandello ricorre
alluso del discorso indiretto libero. Individua almeno
un esempio e spiega qual , a tuo parere, la funzione di
questa tecnica narrativa.
ATTIVIT
zio
zi
zzo
zz
zo
z
Strumenti
Esame di Stato
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3. Interpretazione complessiva e approfondimenti
3.1 Relazione testo-poetica dellautore tipico della narra-
tiva di Pirandello creare situazioni bizzarre ed umoristi-
che, ma al di l del sorriso, suscitato dallavvertimento
del contrario, emerge il sentimento del contrario che
mette a nudo pessimisticamente tutta la pena del vi-
vere del personaggio. Il contrasto tra apparenza comica
e tragicit di fondo rende Chirchiaro personaggio non
comico ma umoristico, testimoniando quel complesso
sentimento che Pirandello, nel suo saggio su Lumori-
smo (1908), den sentimento del contrario. Si tratta
di un modo particolare di osservare la vita, integrando
la realt come appare con la riessione su quello che si
nasconde dietro le apparenze. La riessione consente di
osservare contemporaneamente la realt da un punto
di vista diverso, di vederne il suo contrario, cio il suo
aspetto nascosto: un atteggiamento ridicolo, per esem-
pio, pu essere letto come il risultato di una soerenza,
o in un sentimento tragico possiamo vedere laspetto
ridicolo. Una vecchia signora scrive lautore coi ca-
pelli ritinti, orribilmente truccata e con abiti da ragazza,
suscita il sorriso (il comico), ma se scatta il sentimento
del contrario (lumorismo) e rietto sul fatto che forse
quella signora si abbiglia cos solo per trattenere a s
lamore del marito molto pi giovane di lei, allora parte-
cipo al dolore del personaggio e ne provo piet.
Leggi il brano Avvertimento e sentimento del contrario
( T74) e poi rispondi alle seguenti domande.
Nel dialogo tra il giudice DAndrea e Chirchiaro, da
quali parole di questultimo emerge il suo dramma
esistenziale, cos da conferire alla storia, allappa-
renza divertente, un risvolto tragico e doloroso?
Da quali parole del giudice istruttore risulta evidente
il senso di umanit dellautore stesso, che a da al
personaggio il compito di esprimerlo?
3.2 Relazione testo-altri testi dello stesso autore Lambiente
siciliano con un insieme di superstizione e cinismo ore a
Pirandello loccasione per esprimere la propria concezione
del vivere sul rapporto vita-forma, maschera-realt:
le regole della societ impediscono allindividuo di
essere se stesso, perch gli impongono una ma-
schera;
la vita, di per s informe, non si pu ridurre ad alcu-
no schema;
non resta che accettare quella forma e adattarsi
ad essa.
Leggi la novella Il treno ha schiato ( ), poi imposta il
confronto con La patente e spiega quali analogie e die-
renze riscontri nella dialettica pirandelliana vita-forma.
3.3 Relazione testo-contesto In quali aspetti della narra-
zione ti pare che sia possibile cogliere linuenza delle
losoe relativiste, diuse a partire dagli ultimi decenni
dellOttocento?
3.4 Relazione testo-altri testi di altri autori La critica aer-
ma che la letteratura ne Ottocento-inizio Novecento
caratterizzata dallinvasione dei brutti nella narrativa.
Confronta la diversa funzione che assume la bruttezza
nella novella di Pirandello e nel passo tratto dal romanzo
Fosca di Iginio Ugo Tarchetti, in cui il narratore descrive la
protagonista ( Il fascino della bruttezza T6).
3.5 Linterpretazione critica Leggi il passo in cui il critico
Macchia aerma che la societ siciliana fu per Pirandello
lo specchio deformante della societ umana e un am-
biente in cui si rietteva la prevalenza del parere sulles-
sere. Spiega come personaggi e vicende della novella
confermino le due aermazioni del critico.
La sociot siciliana lu poi Piiandollo un condonsato,
ontio spocchi doloinanti, dolla sociot unana: un luo-
go di piovo, di ospoiinonti o di visioni. In quollo spoc-
chio cuivo, ovo lo innagini appaiivano lancinato in
unospiossiono non di iado giottosca, o in cui sopoiava
inplicitanonto la ciitica o il supoianonto dol voiisno,
si iiottova laiiotiatozza di una sociot, vincolata ai
piogiudizi o allo supoistizioni, al parere pi cho allesse-
re j| Una sociot sottosviluppata ha di lionto lo spottio
dolla nisoiia, o pui coltiva unoiisticanonto latavico o
insulso sontinonto dollonoio. Iottatoii o coinuti,
olotti a poisonaggi di piina giandozza, vongono pa-
tontati o dispiozzati, nontio la toiia, sonza pi nulla di
tuiistico, iospingo gli ossoii unani: una toiia lollonto
o aiida, di vulcani, di zollo o di polvoio, ovo lo colonno
doi tonpli gioci guaidano inpassilili, ontio loidino
nusicalo scandito sul ciolo puio, i disastii dol caos, lo
laticho dogli uonini, i dolitti dolla nisoiia, dol sanguo,
dollo spoliazioni, dollo iuloiio.
(Macchia, 1981)
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Analisi e commento di un testo narrativo
Luigi Pirandello: Novelle per un anno
9
TRACCIA DI LAVORO: Modello di svolgimento
1. Comprensione del testo
Vittima da anni della superstizione, Chirchiaro viene
ritenuto uno iettatore. Ormai sul lastrico a causa di que-
sto pregiudizio, perso il suo lavoro di impiegato al banco
dei pegni, luomo sporge querela per diamazione nei
confronti di due concittadini. Convinto dellesito negati-
vo del processo, il giudice DAndrea convoca Chichiaro
nel suo u cio con lintento di fargli ritirare la querela ed
evitargli ulteriori danni e bee. Luomo, acconciato grot-
tescamente da iettatore, ribadisce la volont di man-
tenere la querela e chiede insistentemente al giudice
di istruire il processo, ricordandogli le soerenze subite
da lui e dalla sua famiglia. Al termine del colloquio, via
via pi intenso e drammatico, Chirchiaro confessa la
sua intenzione di ottenere la patente di iettatore, per
trasformare in una professione lucrosa i pregiudizi di cui
vittima. Compresa la dolorosa condizione del presunto
iettatore, il giudice gli esprime con un forte, lungo ab-
braccio il proprio sentimento di rispetto e solidariet.
2. Analisi del testo
2.1 Siamo in un paese (viale attorno alle mura del paese,
r. 41). Il riferimento ad alcuni oggetti e gesti legati alle
credenze relative al malocchio e alle iatture fa supporre
di trovarsi in un paese meridionale; a conferma di que-
sta ipotesi, possiamo addurre anche laermazione di
Chirchiaro di avere un glio che abita a Napoli.
2.2 Aspetto sico.
DAndrea et presumibile: quarantanni (r. 5); aspet-
to sico, lineamenti, espressione del volto: E pareva
chegli misera personcina (rr. 9-15).
Chirchiaro et presumibile: luomo ormai anziano,
infatti aerma di essere gi nonno di quattro nipoti-
ni (r. 211); aspetto sico, lineamenti, espressione del
volto: sera combinata sgonava da tutte le parti
(rr. 120-124).
Livello sociale.
DAndrea un giudice istruttore.
Chirchiaro era impiegato al banco dei pegni.
Ideologia.
DAndrea ha un approccio relativista alla verit e vive
accompagnato da un costante disagio interiore; mo-
stra rettitudine morale e solidariet nei confronti dei
pi deboli.
Chirchiaro mostra un forte legame con la famiglia
e un atteggiamento rispettoso nei confronti della
legge, anche in una situazione esasperata.
Psicologia.
DAndrea solitario e rassegnato a sostenere il peso
della vita, caratterizzato da una certa propensione
alla tristezza, costipazione danima (r. 33), e alla me-
ditazione.
Chirchiaro mostra il disagio dellindividuo oppresso
dallambiente sociale, ma reagisce alla trappola so-
ciale che lo ha relegato nel ruolo di iettatore.
La bruttezza sica, quasi da caricatura del giudice DAn-
drea (rr. 9-15: magro, sparuto, capelli molto crespi, fronte
rugosa e sporgente, occhi miopi e spenti, tutta la persona
scontorta e misera), espressione di disagio esistenziale.
Anche la caratterizzazione grottesca di Chirchiaro mani-
festa nellaspetto sico il disagio interiore dellindividuo.
2.3 Anche se diversi nei tratti, i due avvocati hanno un aspet-
to grottesco: da uccello rapace uno (uccello di rapina, r. 97)
e da grassa sagoma di maiale laltro (biondo majale, r. 99);
la loro tipizzazione esprime il disgusto per quegli avvocati
che si arricchiscono istigando la litigiosit degli uomini
(prometteva ai concittadini che presto in tribunale sarebbe
stata per tutti una magnica festa, rr. 100-101).
2.4 La richiesta di Chirchiaro dettata da una logica: cos
come il giudice pu svolgere il suo lavoro grazie alla laurea,
egli vuole una patente per poter svolgere regolarmente
la professione di iettatore. La sua richiesta si congura
come una bea, in quanto coloro che hanno alimentato
la sua fama di iettatore e lo hanno perci rovinato econo-
micamente saranno gli stessi che pagheranno per tenerlo
lontano dalle loro abitazioni e attivit. Chirchiaro, ridotto
a marionetta a causa della forma che i suoi concittadini
gli hanno assegnato, ora pu vendicarsi delle soerenze
subite, sfruttando la situazione a proprio vantaggio.
2.5 Era veramente iniquo quel processo l: iniquo perch
includeva una spietata ingiustizia contro alla quale un
poveruomo tentava disperatamente di ribellarsi senza
alcuna probabilit di scampo. Cera in quel processo una
vittima che non poteva prendersela con nessuno. Aveva
voluto prendersela con due, l in quel processo, coi primi
due che gli erano capitati sotto mano, e sissignori la
giustizia doveva dargli torto, torto, torto, senza remis-
sione, ribadendo cos, ferocemente, liniquit di cui quel
poveruomo era vittima (rr. 67-73).
Diamazione? Ma che diamazione, povero disgraziato,
se gi da qualche anno era diusissima in tutto il paese
la sua fama di jettatore? se innumerevoli testimoni pote-
vano venire in tribunale a giurare che egli in tante e tante
occasioni aveva dato segno di conoscere quella sua fama,
ribellandosi con proteste violente? Come condannare, in
coscienza, quei due giovanotti quali diamatori per aver
fatto al passaggio di lui il gesto che da tempo solevano
fare apertamente tutti gli altri, e primi fra tutti eccoli
l gli stessi giudici? (rr. 88-94).
Ahim, proprio vero che molto pi facile fare il male
che il bene, non solo perch il male si pu fare a tutti e il
bene solo a quelli che ne hanno bisogno; ma anche, anzi
sopra tutto, perch questo bisogno daver fatto il bene
rende spesso cos acerbi e irti gli animi di coloro che si
vorrebbero benecare, che il benecio diventa di cilissi-
mo (rr. 110-114).
La tecnica coinvolge emotivamente il lettore e mette in
risalto linteriorit del personaggio, il giudice DAndrea.
Strumenti
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3. Interpretazione complessiva e approfondimenti
3.1 Relazione testo-poetica dellautore
Signor giudice, mi hanno assassinato. Lavoravo. Mi
hanno fatto cacciar via dal banco dovero scritturale,
con la scusa che, essendoci io, nessuno pi veniva a
far debiti e pegni; mi hanno buttato in mezzo a una
strada, con la moglie paralitica da tre anni e due ra-
gazze nubili, di cui nessuno vorr pi sapere, perch
sono glie mie, viviamo del soccorso che ci manda da
Napoli un mio gliuolo, il quale ha famiglia anche lui,
quattro bambini, e non pu fare a lungo questo sacri-
zio per noi. Signor giudice, non mi resta altro che di
mettermi a fare la professione del jettatore! Mi sono
parato cos, con questi occhiali, con questabito; mi
sono lasciato crescere la barba; e ora aspetto la pa-
tente per entrare in campo! Lei mi domanda come?
Me lo domanda perch, le ripeto, lei un mio nemico!
(rr. 205-215)
Povero caro Chirchiaro mio, povero caro Chirchia-
ro mio, bel capitale! E che te ne fai? che te ne fai?
(rr. 196-197).
3.2 Relazione testo-altri testi dello stesso autore In en-
trambe le novelle il contrasto tra vita e forma si mani-
festa attraverso situazioni paradossali: il schio di un
treno spinge Belluca a prendere coscienza dellatrocit
della propria esistenza e a ribellarsi inaspettatamente,
cos da essere preso per pazzo; Chirchiaro chiede di
ottenere la patente di iettatore. In Il treno ha schiato
( ), per, il protagonista si ribella alla forma che gli
stata imposta dagli altri e rivendica il diritto alla vita;
al contrario, in La patente la richiesta del protagonista
sancisce la prevalenza della forma (la fama di iettatore)
sulla vita.
3.3 Relazione testo-contesto Linuenza del relativismo
appare evidente nella caratterizzazione del giudice
DAndrea che ha la consapevolezza di non poter avere
certezze oggettive (certezza di non poter nulla sapere,
rr. 31-32) e fedi assolute (nulla credere, r. 32); la verit
non uguale per tutti e luomo pu valutare le cose solo
soggettivamente (gli stessi codici e le procedure giudi-
ziarie sono talvolta strumento di oppressione sociale).
Anche nel personaggio di Chirchiaro, in particolare nel
contrasto tra realt e apparenza a cui la sua vicenda d
vita, possiamo individuare linuenza delle teorie relati-
viste.
3.4 Relazione testo-altri testi di altri autori La bruttezza di
Fosca circoscritta ad alcuni particolari, a cui si uniscono
altri aspetti gradevoli capaci di aascinare.
La bruttezza di DAndrea e di Chirchiaro coinvolge in-
teramente laspetto dei personaggi, incapaci anche di
modi che possano far dimenticare la repulsione sica
che essi provocano.
Sin dalla prima descrizione, il narratore di Fosca sotto-
linea la magrezza, il volto scheletrico della ragazza che
diviene il simbolo della malattia, del pensiero della mor-
te di cui il protagonista maschile del romanzo, alter ego
dellautore, subisce il fascino morboso.
La bruttezza dei personaggi pirandelliani la manife-
stazione del disagio, del malessere esistenziale, del
doloroso groviglio di sentimenti in cui si dibattono i per-
sonaggi.
La descrizione di Fosca non contiene aspetti n caricatu-
rali n grotteschi, ma rivela piuttosto il gusto del maca-
bro, proprio della Scapigliatura.
Le descrizioni di DAndrea e di Chirchiaro sono grotte-
sche, paradossalmente deformanti.
3.5 Linterpretazione critica I personaggi del racconto,
DAndrea, Chirchiaro e gli avvocati, sono caratterizzati
attraverso la deformazione grottesca del loro aspetto
sico, specchio che nei primi due riette il dissidio esi-
stenziale e il dramma interiore.
La scelta di Chirchiaro di sfruttare economicamente
la sua disgrazia e di chiedere la patente, acconciandosi
come appare uno iettatore nellimmaginario popolare,
sancisce la scontta dellessere (la vita) nei confronti del
parere (la forma).
STRUMENTI
La tabella scandisce le operazioni da eseguire:
Comprensione del testo
Analisi del testo
Interpretazione complessiva e approfondimenti
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Didattica della scrittura
Analisi e commento
di un testo poetico
Analisi e commento di un testo poetico
Guido Gozzano: Le poesie
11
Denizione
teorica
Consegna Traccia di lavoro
Comprensione
del testo
Richiesta (anche guidata da una serie
di domande) di:
parafrasi o contenuto informativo
del testo
Leggere in modo attento e approfondito il cappello intro-
duttivo, il testo, le note.
Leggere al ne di orientarsi le domande di analisi e di
interpretazione.
Ricercare il signicato di termini non noti.
Procedere alla stesura della parafrasi, del contenuto infor-
mativo, rispettando le operazioni richieste dalla consegna.
Analisi del testo Una serie di domande sulla struttura
e sui nuclei tematici del testo relative
ai seguenti livelli:
contenutistico-lessicale
morfologico-sintattico
metrico-ritmico
retorico-fonetico
Leggere in modo attento e approfondito le domande
di analisi.
Riettere e richiamare alla memoria le conoscenze su
aspetti formali e strutturali del testo in relazione al ge-
nere di appartenenza (metrica, rime, ritmo; lessico, paro-
le chiave e campi semantici collegati, registro linguistico,
morfologia, sintassi, coordinazione, subordinazione, frasi
nominali, gure retoriche; lingua e stile).
Correlare lorganizzazione del contenuto agli aspetti for-
mali e strutturali del testo.
Individuare i nuclei tematici.
Interpretazione
complessiva e
approfondimenti
Una serie di domande su aspetti
extra-testuali.
Relazione testo-biograa e poetica
dellautore.
Relazione testo-altri testi dello
stesso autore.
Relazione testo-contesto.
Relazione testo-altri testi di altri
autori.
Leggere in modo attento e approfondito le domande di
interpretazione.
Ricondurre il testo agli aspetti extra-testuali (poetica
dellautore, opera, contesto sociale e culturale, testi a -
ni per genere, contenuto, tematica, movimenti letterari
coevi e/o di altre epoche e/o di altre letterature, attua-
lizzazione).
METODO PER LANALiSI E IL COMMENTO
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Relazione testo-poetica-ideologia dellautore
Relazione testo-opera
Relazione testo-contesto
Relazione testo-altri testi di altri autori
Interpretazione critica
Generi, I Crepuscolari, p. 769
Generi, Guido Gozzano, p. 780
ANALISI E COMMENTO
Guido Gozzano (1883-1916 p. 780) si form sia alla scuola dei classici (Dante e Petrarca),
sia a quella dei contemporanei (Zola e DAnnunzio). Partecip allattivit culturale della sua
citt e allacci una relazione (1907-1909) con la poetessa Amalia Guglielminetti. Ammalato
di tubercolosi, fece un viaggio in Oriente nel 1912, nella speranza, anche se remota, di guari-
re. Le raccolte (La via del rifugio, 1907; I colloqui, 1911) contengono le liriche pi rappresenta-
tive del movimento crepuscolare. In un mondo provinciale e piccolo-borghese vengono pro-
posti immagini e situazioni in un linguaggio che, apparentemente prosastico e quotidiano,
in realt elegante e ra nato, accompagnando unironia garbata alla rassegnazione, alla
tristezza, al senso di forzata rinuncia alla vita.
La vitalit del poeta proiettata in un mondo di provincia, in un passato irrimediabilmen-
te perduto, cercando nella letteratura un sostituto della vita. Nel contempo, consapevole che
sostituire la vita con larte pu diventare una vera e propria malattia, Gozzano non pu che
accettare questo compromesso, velandolo di una ironica mascheratura.
La problematicit tematica si esprime anche nellimpasto linguistico tra espressioni co-
muni e altre di tono elevato. Il tono colloquiale contribuisce a mettere in rilievo il sottile gio-
co ironico e un atteggiamento di distacco.
I
Tia lando voidigiallo dinnunoii ginostio
la lolla stiada alpostio scondova nolla vallo.
Ecco, nol lonto ollio, iapidanonto in vista,
appaivo una ciclista a sonno dol pondio.
Ci vonno incontio: scoso. Signoia: sono Giazia!
Soiiiso nolla giazia dollalito scozzoso.
Tu? Giazia? la lanlina? Mi iiconosco ancoia?
Ma coito! E la Signoia laci la Signoiina.
La linla Giaziolla! Diciottanni? Di gi?
io La nanna cono sta? E ti soi latta lolla!
La linla Giaziolla: cosi cattiva o ingoida!
Signoia, si iicoida quolli anni? E cosi lolla
Guido Gozzano
Le poesie
Lo duo stiado
a cura di E. Sanguineti, Einaudi,
Torino, 1990
TESTO MODELLO
Leggi la lirica, le note e la Traccia di lavoro. Poi esegui le
attivit e, se vuoi, confronta il risultato del tuo lavoro con
il modello di svolgimento ( p. 26). Inne, utilizzando le
risposte alle attivit, scrivi un testo coerente e coeso di
analisi e commento arricchendolo con le tue conoscenze
sullautore e con integrazioni personali.
4. a sommo del pendio: in cima
alla salita.
5-6. sono Grazia scozzese:
la giovane ciclista graziosa di
nome e di fatto: si chiama Grazia,
sorride, indossa un abito scoz-
zese (tessuto a riquadri colorati)
che ne valorizza le movenze.
8. Signora: la signora accompa-
gna nella passeggiata lio lirico
(sdoppiamento dellautore reale
Gozzano).
9. Graziella: vezzeggiativo di
Grazia.
11. ingorda: ghiotta, vorace.
1-2. Tra bande valle: la bella
strada di montagna (alpestre),
costeggiata ai due lati (bande)
da innumerevoli (innumeri)
ginestre di color verde-giallo,
conduceva a valle.
3. nel lento oblio, rapi-
damente in vista: in un
momento di noia, improvvi-
samente visibile; oblio: lette-
ralmente dimenticanza.
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vai sonza cavalioii in liciclotta? Vodo!
Ci sogui un tiatto a piodo? Signoia, volontioii
i Ah! Ti piosonto, aspotta, lavvocato: un anico
caio di nio naiito. Dagli la liciclotta
Soiiiso o non iisposo. Condussi nollascosa
la liciclotta accosa dun gian nazzo di ioso.
E la Signoia scaltia o la lanlina aidita
zo si nossoio: la vita una allacci dollaltia.
II
Adolosconto luna nollo gonnollo coito,
oppui gi donna: loito lolla vivaco liuna
o lalda nol solino diitto, nolla ciavatta,
la gian chiona dislatta nol tocco da lantino.
z Ed io godovo, sonza pailaio, con laiona
dogli aloti laiona di quolladolosconza.
O via dolla saluto, o voigino appaiita,
o via tutta oiita di gioio non niotuto,
loiso la luona via saiosti al nio passaggio,
o un dolco lovoiaggio alla nalinconia!
O linla nollo palno tu chiudi la nia soito,
discondoio alla Moito cono poi iivo calno,
discondoio al Nionto pol nio sontioio unano,
na avoio to poi nano, o dolcosoiiidonto!
Cosi dicovo sonza paiola. E laltia intanto
vodovo: tiisto accanto a quolladolosconza!
Da tioppo tonpo lolla, non pi lolla tia poco
coloi cho vido al gioco la linla Giaziolla.
Bolli i lolli occhi stiani dolla lollozza ancoia
qo dun oio cho disoia, o non avi donani.
Sotto lapoito ciolo, piosso ladolosconto
cono toiiililnonto nappaivo lo slacolo!
Nulla lu pi sinistio cho la locca voiniglia
tioppo, lo tinto ciglia o lopoia dol listio
30. beveraggio: bevanda.
31-34. O bimba dolcesorriden-
te!: o giovane ragazza dal dolce
sorriso, potresti tenere nelle tue
mani il mio destino, potresti
accompagnarmi ad arontare
la morte lungo sentieri sereni, a
scendere nel nulla vivendo la mia
esistenza tenendoti per mano.
Gozzano consapevole dellimmi-
nente morte per tubercolosi.
35. senza parola: nella mente. lal-
tra: la signora amica dellio lirico.
38. colei che Graziella: la si-
gnora ha visto Graziella bambina.
39. strani: straordinari.
42. sfacelo: dal confronto con la
giovinetta, la bellezza della matura
signora appare in pieno disfarsi.
43-44. Nulla troppo: nulla fu
pi triste che la bocca coperta di
rossetto, troppo rossa (vermiglia),
della signora.
44. bistro: cosmetico colorante.
13. senza cavalieri: sola, sen-
za ragazzi.
14. a piede: a piedi.
15. lavvocato: il riferimento
agli studi giuridici conferma
che il protagonista coincide
con lautore.
17. Condussi nellascesa:
spinsi sulla salita.
18. accesa: resa pi vivace
nei colori.
19. scaltra: la donna furba
(scaltra) ha presentato lio
lirico alla giovanetta come
un caro amico del marito,
in realt unamante del
poeta e stanno facendo una
passeggiata in luoghi solitari
e appartati. ardita: spavalda,
senza paura.
23. balda: disinvolta, sicura.
solino: colletto inamidato
bianco, che si attaccava sulle
camicie da uomo.
24. tocco da fantino: cap-
pello tondo con visiera come
quello che portano i fantini.
27. salute: salvezza. vergine
apparita: vergine (per la giova-
ne et della ciclista) apparsa.
28. non mietute: non raccol-
te, non godute.
Analisi e commento di un testo poetico
Guido Gozzano: Le poesie
13
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q intoino allocchio stanco, la pioga di quoi lalii,
linganno doi cinalii sul volto tioppo lianco,
gli accosi dal volono liondissini capolli:
in altio tonpo lolli dun lol liondo soiono.
Da tioppo tonpo lolla, non pi lolla tia poco,
o coloi cho vido al gioco la linla Giaziolla!
O nio cuoio cho valso la luco nattutina
iaggianto sulla china tutto lo stiado lalso?
Cuoio cho non oiisti, vano cho taiotti
voiso niiaggi schiotti in oiti nono tiisti,
tu sonti cho non giova alluono sooinaisi,
gottaio i sogni spaisi poi una vita nuova.
Discondoiai al Nionto pol tuo sontioio unano
o non aviai poi nano la dolcosoiiidonto,
na laltio lovoiaggio aviai no alla noito:
oo il tonpo gi pi loito di tutto il tuo coiaggio.
Quosto ponsavo coso, guidando nollascosa
la liciclotta accosa dun gian nazzo di ioso.
III
Eiano lolti intoino gli aloti nollassalto
doi gioppi no allalto novaio disadoino.
o I gioggi, spaisi a picco, in lonti loli o nugli
liucavano ai cospugli di nonta il latto iicco,
o piossini o lontani univan sonnolonti
al iitno doi toiionti un iitno di canpani.
Lungi i ponsioii loschi! So non voii lanoio
;o cho inpoita? Giungo al cuoio il luon odoi doi loschi.
Di quali aioni opino odoio non si sa:
di iosina? di tino? o di soionit?
IV
Sostanno accanto a un piato o la Signoia, china,
laci la Signoiina, iidondo nol conniato.
bevanda, cio la malinconia e i
sogni.
60. il tempo coraggio: lio lirico
non pu opporsi al tempo che
trascorre, nonostante il desiderio
di condurre unaltra vita.
63-64. assalto dei greppi: salita
dei pendii ripidi.
64. alto nevaio: cime innevate.
65-66. I greggi ricco: greggi di
pecore e di buoi sparsi lungo il
pendio (a picco) con lenti belati
e muggiti (beli e mugli) man-
giavano i cespugli di menta per
alimentare il loro latte.
67. prossimi: vicini.
68. ritmo di campani: il suono
cadenzato dei campanacci appesi
al collo dei buoi.
69. Lungi i pensieri foschi: si
allontanino i tristi pensieri!
71. opimo: ricco.
72. resina: sostanza vegetale
di consistenza molle o pastosa.
timo: pianta aromatica.
74. nel commiato: mentre la
salutava.
45. labri: labbra.
46. cinabri: i rossetti, il cui
colore vivo contrasta col pal-
lore del viso.
47. veleno: tintura.
48. sereno: naturale e non
articiale.
51-52. che valse false?:
a che ha giovato la luce del
mattino che illuminava il per-
corso della vita (cio essere
giovane) se poi ho seguito
strade sbagliate?
53-54. Cuore tristi: cuore
che non hai mai amato,
ora inutile che aspiri a sogni
(miraggi) puri (schietti) ma
irrealizzabili nel giardino
della giovinezza (orti meno
tristi). Allude alla diciottenne
Graziella.
57. Discenderai umano:
la tua vita si avvier verso la
morte.
59. laltro beveraggio: laltra
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Analisi e commento di un testo poetico
Guido Gozzano: Le poesie
15
; Bada cho aspottoi, cho aspottoiono to,
si piondo un po di tho, si cicaloccia un po
Voii, Signoia, giazio! Dallo nio nani, in liotta,
tolso la liciclotta. E non ni disso giazio.
Non ni pail. Dun lalzo sali, pioso lavvio,
8o la nacchina il liuscio ollo dun piodo scalzo,
dun lattoi dali ignoto, cono soguita a lato
da un non so cho dalato volgonto con lo ioto.
Rostanno allo suo spallo. La stiada, cono un nastio
sottilo dalalastio, scondova nolla vallo.
8 Signoia! Aiiivodoila! giid di lungi, ai vonti.
Di lungi olloio i donti un lalonio di poila.
Tia la voizuia lolta dispaivo, appaivo ancoia.
Ancoi sudi: Signoia! E lu lultina volta.
Giazia sconpaisa. Vola dovo? la liciclotta
o Anica, o non nha dotta una paiola sola!
To no duolo? Chi sa! Fu tacituina, anoio,
poi to, cono il Doloio O la Folicit
TRACCIA DI LAVORO
1. Comprensione del testo
Questa poesia, che prende avvio da una situazione quo-
tidiana, ha uno sviluppo narrativo e utilizza un linguag-
gio prosastico: spiega il contenuto informativo dei versi,
mettendo in rilievo i nuclei tematici di ciascuna strofa
(120 parole circa).
2. Analisi del testo
2.1 Escluso dalle condenze delle due donne e osservan-
dole mentre spinge la bicicletta della ragazza, lio lirico
riette sulla sua esistenza, su ci che avrebbe potuto e
potrebbe essere la vita. Quale rapporto si stabilisce fra i
sogni e la realt nelle sue fantasie?
2.2 Quali elementi lessicali sottolineano lironia sorridente
del poeta?
2.3 Lio lirico traccia un ritratto della donna in sua compagnia,
la cui bellezza sgura dinanzi alla giovanile esuberanza di
Graziella. In quale modo viene caratterizzata la Signora?
Quali elementi del suo aspetto sono sottolineati impieto-
samente dallo sguardo critico e disincantato dellavvoca-
to? Motiva la risposta con opportuni riferimenti al testo.
2.4 Trova almeno un esempio per ognuna delle seguenti
gure dellordine: iperbato, chiasmo, iterazione e paral-
lelismo. Puoi anche consultare il Glossario.
2.5 Individua le numerose apostro presenti nella poesia e
spiega qual , a tuo parere, la funzione di questa scelta
stilistica.
ATTIVIT
76. si cicaleccia: si chiacchiera.
80. macchina scalzo: la bici-
cletta (macchina) si mosse con un
rumore leggero, come il fruscio di
chi cammina a piedi nudi.
81-82. come rote: come se fos-
se accompagnata da una divinit
alata. La dea della Fortuna presso
i romani era ra gurata con un
paio di ali e su una ruota che gira
ininterrottamente (volgente con
le rote si riferisce alle ruote della
bicicletta).
84. alabastro: pietra ornamenta-
le utilizzata per statuette e vasi.
86. Di lungi di perla: mentre si
allontanava i denti ebbero il brillo
della perla.
87. Tra la verzura folta: tra la fol-
ta vegetazione.
89-92. Grazia Felicit: sono le
frasi scambiate tra lio lirico e la
sua accompagnatrice. La giova-
ne fanciulla, sfuggente come il
dolore o come la felicit, ignora i
sogni damore del poeta, non lo
ha ringraziato n rivolto la parola;
Te ne duole?: ti dispiace?
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3. Interpretazione complessiva e approfondimenti
3.1 Relazione testo-poetica dellautore Gozzano viene co-
munemente annoverato fra i crepuscolari, un gruppo di
poeti che, senza formare una vera e propria scuola, die-
de vita a un movimento letterario sviluppatosi nei primi
decenni del Novecento ( p. 769). Individua in Le due
strade gli aspetti tematici e stilistici che caratterizzano
la poetica del Crepuscolarismo.
3.2 Relazione testo-opera Rietti sul distico conclusivo
venato di malinconia e confronta temi e atmosfere della
poesia con unaltra opera di Gozzano tratta da I colloqui,
La signorina Felicita ovvero la Felicit ( T93), cogliendo
le dierenze fra le due protagoniste e le analogie nello
stato danimo dellio lirico e nel suo atteggiamento nei
confronti delle donne.
3.3 Relazione testo-contesto Nei primi decenni del Nove-
cento, si impone in letteratura il personaggio dellinet-
to. A tuo giudizio, possiamo aermare che lio lirico
di Le due strade possiede le caratteristiche tipiche di
questa gura letteraria? Motiva la tua risposta con op-
portune considerazioni.
3.4 Relazione testo-altri testi di altri autori Nei versi 27-30
(O via malinconia) Gozzano:
adatta espressioni della tradizione poetica alta ad
una situazione quotidiana;
riprende il motivo della donna della salute cio
della donna che dona salvezza spirituale tipico dei
poeti stilnovisti ( Volume 1, pp. 87-91).
Leggi i versi seguenti di Guinizzelli ( Volume 1, T10) e
di Dante ( Volume 1, T30) e spiega le analogie e le dif-
ferenze con la lirica di Gozzano, ponendo attenzione:
alle caratteristiche delle gure femminili e al conte-
sto in cui esse appaiono;
alle conseguenze determinate dalla visione della
donna.
Guido Guinizzelli, Io voglio del ver la mia donna laudare
Passa poi via adoina, o si gontilo,
io chalassa oigoglio a cui dona saluto,
o la l do nostia l so non la ciodo,
e nolle p apressare om che sia vile;
ancoi vo dii cha naggioi voituto:
nullon p nal ponsai n cho la vodo.
9. adorna gentile: abbellita dalla sua bellezza e dalla nobilt del suo
animo (gentile).
10-11. chabassa crede: il saluto della donna elimina lorgoglio e con-
verte alla fede cattolica chi non crede.
12. nolle: il punto in alto () serve a staccare le parole che il manoscrit-
to ha unito: e non le. vile: non nobile danimo.
13. maggior vertute: un potere pi grande.
14. nullom pensar: nessuno pu peccare; om forma impersonale
dal francese on.
Dante Alighieri, Tanto gentile e tanto onesta pare
Mostiasi si piaconto a chi la niia,
io cho d poi li occhi una dolcozza al coio,
cho ntondoi no la pu chi no la piova:
o pai cho da la sua lallia si nova
uno spiiito soavo pion danoio:
cho va dicondo a lanina: Sospiia.
9. Mostrasi mira: appare bellissima agli occhi di chi la contempla.
10. d per li occhi: trasmette attraverso gli occhi.
12. da la sua labbia: dal suo viso.
13. uno spirito damore: un dolce sentimento damore.
3.5 Linterpretazione critica Leggi linterpretazione di
Sanguineti sul mondo poetico di Gozzano. Poi spiega
il signicato dellespressione ossimorica concretezza
del sogno, utilizzata dal critico per denire la gura di
Graziella e delle altre donne di Gozzano. Rispondi con
opportuni riferimenti al testo analizzato.
Il voio nondo pootico di Gozzano si iitiova in quolla
iicca galloiia di iitiatti lonninili cho si apio piocisa-
nonto j| con la Giaziolla ciclista di Le due strade,
loito lolla vivaco liuna ] o lalda nol solino diitto,
nolla ciavatta, ] la gian chiona dislatta nol tocco da
lantino, con la liciclotta accosa dun gian nazzo di
ioso (gioca a contiasto, loi lanlina aidita, nolla
giazia dollalito scozzoso, con la Signoia scaltia,
dalla locca voiniglia ] tioppo, lo tinto ciglia, lin-
ganno doi cinalii sul volto tioppo lianco, ] gli accosi
dal volono liondissini capolli jCi cho caiattoiizza
lo guio lonninili di Gozzano | sia puio oniiica, la
conciotozza dol sogno, losattozza dotoininatissina di
un anlionto, di una stagiono, di un nondo di oggotti
o di costuni, vaghoggiati con ologanto iionia o con al-
lottuosa dolicatozza: ogni guia lonninilo di Gozzano
iospiia quosta stossa auia di ninuzioso incanto, ioca
con s, insopaialilo, quosta atnosloia di ovocaziono
intonsa o puntualo, o in quosta sola iospiia.
(Sanguineti, 1966)
TRACCIA DI LAVORO: Modello di svolgimento
1. Comprensione del testo
Durante una noiosa passeggiata, un avvocato alter ego
del poeta e la sua amante non pi giovane incontrano
per caso una conoscente della signora, la diciottenne
Graziella che, dolce e sorridente, procede in bicicletta.
Dopo un caloroso saluto e aver consegnata la bicicletta
allavvocato, le due donne proseguono abbracciate la
passeggiata, chiacchierando amabilmente (I strofa). Se-
guendole poco distante, lio lirico riette sulla vita vissuta
e su quella sognata: sulla possibilit di intraprendere una
via tutta orita di gioie non mietute (v. 28; II strofa). Dopo
un breve intermezzo paesaggistico (III strofa), le due
donne si salutano promettendo di incontrarsi di nuovo.
Senza neppure salutare lavvocato, Graziella ritorna alla
sua corsa in bici e lascia i due amanti, che riprendono la
passeggiata interrotta (IV strofa).
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Analisi e commento di un testo poetico
Guido Gozzano: Le poesie
17
2. Analisi del testo
2.1 Il tempo che trascorre portando via i sogni non realizzati
lascia dietro di s rimpianti per ci che avrebbe potuto
essere e non stato.
Il poeta attratto dalla giovane, bella, vitale Graziella,
che avrebbe potuto essere la sua compagna, alleviare
la sua tristezza e aprire la strada della felicit. Nel
contempo, egli consapevole della propria illusione:
quellamore resta solo un momento di abbandono al
sogno. In denitiva Gozzano preferisce i sogni e la lette-
ratura (Cuore che non oristi, vano che taretti / verso
miraggi schietti in orti meno tristi; / tu senti che non
giova alluomo soermarsi, / gettare i sogni sparsi per
una vita nuova, vv. 53-56) e si limita malinconicamente
a contemplare le gioie della vita.
2.2 I termini letterari colti (verdigialle, v. 1; oblio, v. 3; be-
veraggio, v. 59; dolcesorridente, v. 34 e 58; opimo, v. 71;
cinabri, v. 46; verzura, v. 87; ecc.) segnano uno scarto
ironico sia dal tema volutamente dimesso e quotidiano
della vicenda narrata sia dallimpiego concomitante di
termini ed espressioni di uso comune.
2.3 Lio lirico sottolinea let non pi matura della donna (Da
troppo bella, non pi bella tra poco, v. 37; bellezza ancora
/ dun ore che disora, e non avr domani, vv. 39-40) e
gli artici esasperati con cui cerca di conservare la sua
bellezza (la bocca vermiglia / troppo, vv. 43-44; volto
troppo bianco, v. 46; biondissimi capelli, v. 47). Il qua-
dro descrittivo, anche se venato di ironia, trova la sua
espressione pi compiuta nellaermazione del verso
42: mapparve lo sfacelo!
2.4 Inversioni: bocca vermiglia / troppo, vv. 43-44; Queste
pensavo cose, v. 61; Erano folti intorno gli abeti, v. 63; Di
quali aromi opimo odore non si sa, v. 71; la macchina il
fruscio ebbe, v. 80.
Chiasmo: Da troppo tempo bella, non pi bella tra poco,
v. 37; Tra la verzura folta disparve, apparve ancora, v. 87.
Iterazione: Belli i belli occhi strani della bellezza, v. 39; la
ripetizione di troppo nei, vv. 37, 44, 46, 49.
Parallelismo: con laroma / degli abeti laroma di
quelladolescenza, vv. 25-26; Bada che aspetter, che
aspetteremo te, v. 75.
2.5 Apostro: vv. 27-28; 31; 51.
Luso delle apostro drammatizza le riessioni dellio
lirico, ne enfatizza il rammarico per loccasione perduta,
il dispiacere per il tempo perduto e lincapacit di oppor-
si al proprio destino ormai inesorabilmente segnato.
3. Interpretazione complessiva e approfondimenti
3.1 Relazione testo-poetica dellautore Nella lirica possi-
bile cogliere i seguenti aspetti:
malinconia, impossibilit di amare e senso incom-
bente della morte;
ambienti di provincia e oggetti della quotidianit;
il lessico umile, alternato a parole pi colte, il ritmo
smorzato, il tono prosastico; i versi lunghi e le rime
imperfette;
demitizzazione del ruolo del poeta.
3.2 Relazione testo-opera Graziella una giovane donna, bel-
la e vitale, capace di trasmettere forza e gioia di vivere; Fe-
licita al contrario grigia nellaspetto e nel temperamento,
ma trova dentro di s la serenit che manca al poeta.
In entrambe le liriche, il poeta trasognato e malinconico
vorrebbe cambiar vita, rinunciare alla letteratura, at-
tratto dalla semplicit delle due donne; ma contempo-
raneamente quel mondo e quellamore restano solo un
momento di abbandono al sogno, una breve illusione,
che sa di non poter trasformare in realt, per la distanza
che lo separa dalle due donne. Graziella e La signori-
na Felicita ( T93), che avrebbe potuto dare al poeta
quellamore sognato e mai ottenuto, sono metafora di
una felicit irraggiungibile.
3.3 Relazione testo-contesto S. Lio lirico si mostra un inet-
to perch:
non possiede la volont di vivere con passione e sen-
za timori, e lascia che i suoi desideri restino illusioni;
rincorre ambizioni letterarie, ma incapace di rap-
portarsi concretamente alla realt;
accetta il fallimento, per evitare di confrontarsi con
gli eventuali ostacoli della realt.
3.4 Relazione testo-altri testi di altri autori Le donne del-
lo Stilnovismo sono circondate da un alone di divina
solennit, di austera eleganza e di composta bellezza;
Graziella, che arriva in bicicletta, si trova in un contesto
assai pi prosaico e la sua una bellezza selvaggia e
acerba.
Come lapparizione delle donne celebrate da Guinizzelli
e da Dante, anche quella di Graziella sembra indicare
al poeta la strada per la salvezza (vv. 27-30); Gozzano,
per, non sa cogliere loccasione (Graziella si allontana
veloce, senza degnarlo di uno sguardo: lo sguardo che
invece salvava i poeti stilnovisti) ed egli non pu che
rifugiarsi nellillusione.
3.5 Linterpretazione critica Pur dando vita a unillusione
damore nelle riessioni dellio lirico, la descrizione
di Graziella strettamente connessa con la realt, a
partire dallimmagine della strada di montagna, della
bicicletta, del mazzo di rose; pur nellincanto trasognato
che provoca nel poeta, la ragazza si impone con la sua
prepotente sicit e trova coerente collocazione fra la
concretezza dei colori e degli odori del paesaggio. Gra-
ziella e il suo ricordo, latmosfera da essa evocata, sono
inseparabili dallambiente e dagli oggetti che la circon-
dano e la caratterizzano.
Strumenti
Esame di Stato
18
STRUMENTI
La tabella scandisce le operazioni da eseguire:
Comprensione del testo
Analisi del testo
Interpretazione complessiva e approfondimenti
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Didattica della scrittura
Analisi e commento
di un testo
drammatico
Denizione
teorica
Consegna Traccia di lavoro
Comprensione
del testo
Richiesta (anche guidata da una serie
di domande) di:
riassunto (anche in un numero pre-
denito di parole/righe)
Leggere in modo attento e approfondito il cappello intro-
duttivo, il testo, le note.
Leggere al ne di orientarsi le domande di analisi e di
interpretazione.
Ricercare il signicato di termini non noti.
Procedere alla stesura del riassunto rispettando le ope-
razioni richieste dalla consegna.
Analisi del testo Una serie di domande sulla struttura
e sui nuclei tematici del testo relative
ai seguenti livelli:
contenutistico-lessicale
morfologico-sintattico
retorico-fonetico
narratologico
Leggere in modo attento e approfondito le domande
di analisi.
Riettere e richiamare alla memoria le conoscenze su
aspetti formali e strutturali del testo, (fabula, intreccio,
personaggi, narratore e focalizzazione, caratteristiche
dello spazio e del tempo; lingua e stile).
Correlare lorganizzazione del contenuto agli aspetti for-
mali e strutturali del testo.
Individuare i nuclei tematici.
Interpretazione
complessiva e
approfondimenti
Una serie di domande su aspetti
extra-testuali.
Relazione testo-biograa e poetica
dellautore.
Relazione testo-altri testi dello
stesso autore.
Relazione testo-contesto.
Relazione testo-altri testi di altri
autori.
Leggere in modo attento e approfondito le domande di
interpretazione.
Ricondurre il testo agli aspetti extra-testuali (poetica
dellautore, opera, contesto sociale e culturale, testi a -
ni per genere, contenuto, tematica, movimenti letterari
coevi e/o di altre epoche e/o di altre letterature, attua-
lizzazione).
METODO PER LANALiSI E IL COMMENTO
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Analisi e commento di un testo drammatico
Giovanni Verga: La Lupa
19
Relazione testo-poetica dellautore
Relazione testo-opera
Relazione testo-altri testi dello stesso autore
Relazione testo-contesto
Relazione testo-altri testi di altri autori
Recensione dello spettacolo teatrale
Autore, p. 113
Verga drammaturgo, p. 187
ANALISI E COMMENTO
Tratta dalla novella omonima di Vita dei campi ( T13), lopera di Verga (1840-1922) venne
rappresentata per la prima volta nel 1896 a Torino, al teatro Gerbino. Vi si narra una storia
damore e morte che ha per protagonista Pina, una donna designata con il soprannome, la
Lupa, che la paragona a un animale avido e insaziabile. Essa mangia gli uomini soltanto a
guardarli e il suo carattere sensuale e trasgressivo non la fermer neppure quando Nanni, un
giovane contadino di cui si invaghita, diverr suo genero, sposandone la glia, Mara.
Il dramma volto a provocare un forte impatto emotivo sullo spettatore, in particolare
nella scena nale, quando Pina mostra il petto a Nanni, orendosi consapevolmente ai col-
pi della scure delluomo. In tale contesto assume i toni della tragedia greca: anchessa si
concludeva con la morte violenta del protagonista, quale necessaria espiazione per la sua
trasgressione e per produrre nello spettatore la catarsi, ossia un senso di liberazione dalla
colpa e di ritorno allordine turbato. Allo stesso la morte della Lupa, consapevole di meritare
il castigo perch infrange il codice morale, rappresenta il ritorno allordine familiare e sociale.
Inoltre, come nelle tragedie greche, la morte del protagonista evidente eppure nascosta
alla visione degli spettatori (nel caso della Lupa, sotto la tettoia).
Inne, al pari della tragedia greca, nel dramma verghiano presente il coro, un coro pae-
sano composto da molteplici personaggi minori, che sottolinea gli avvenimenti, integra i
dialoghi, presenta allinizio la vicenda.
Scono diannaticho in duo atti
PERSONAGGI
L cn\
1
vn, dotta la Lupa, ancoia lolla o piovocanto, nalgiado i suoi
tiontacinquo anni suonati
2
, col sono loino da voigino, gli occhi luninosi
in londo allo occhiaio scuio o il lol oio cainoso dolla locca
3
, nol palloio
caldo dol viso.
&, sua glia, giovanotta dolicata o tiisto quasi la colpa non sua
4
lo posasso
sul capo liondo, o non osasso ssaio in viso alla gonto i logli occhi tinidi.
nnn sc, lol giovano tonoio con lo donno, na pi tonoio ancoia dol
suo intoiosso, soliio o duio al lavoio, cono chi niia ad assicuiaisi uno
stato
5
. Fionto lassa o stiotta, sotto i capolli iuvidi donti di lupo, o logli
occhi di cano da caccia.
Giovanni Verga
La Lupa
La Lupa
in Teatro, Garzanti, Milano, 1987
TESTO MODELLO
Leggi le scene dei due atti, le didascalie, lanalisi degli
elementi drammatici, la recensione dello spettacolo
teatrale e la Traccia di lavoro. Poi esegui le attivit e, se
vuoi, confronta il risultato del tuo lavoro con il modello
di svolgimento ( p. 43). Inne, utilizzando le risposte
alle attivit, scrivi un testo coerente e coeso di analisi e
commento arricchendolo con le tue conoscenze sullautore
e con integrazioni personali.
1. Gn: forma contratta dialettale
che sta per signora.
2. suonati: compiuti.
3. il bel ore carnoso della boc-
ca: labbra morbide e rosse come i
petali di un ore.
4. la colpa non sua: Mara si
mostra vergognosa, come se
fosse anchessa colpevole del
comportamento provocante della
madre.
5. chi mira ad assicurarsi uno
stato: chi cerca di assicurarsi una
posizione sociale ed economica
solida.

io
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s0no, contadinotto sano od allogio, cho piglia il tonpo cono viono di lass
6
,
o lo iagazzo cono capitano nollaia
7
.
co, loito o pazionto al paii di un luo, di cui ha il polo lulvo
8
, cho son-
lia nangiaigli il volto od ancho il giudizio.
n, giallo o allanpanato
9
, ioso dalla nalaiia
10
, cho lo lutta stionato in un
canto
11
, dopo ogni gioinata di lavoio.
co&v
12
,n0, il capoccia soiio o contognoso
13
cono conviono allot o
allu cio
14
suo lodolo allo luono usanzo anticho sin nol taglio dolla laila,
cho poita a guisa di duo lasagnotto
15
giigio al sonno dollo guanco. Spu-
tagiavo o sontonzioso noglio di Ponzio Pilato
16
.
z o&n, vocchiotta aizilla o induiita al lavoio. Paila cono un oiaco-
lo
17
, o no sa pi dol capoccia.
cz, iagazza cho sonlioiollo un uono, tanto piatta o allionzata, so
non losso il iiso dollo lallia lioscho o dogli occhi noiissini.
, contadina quasi sonza ot o sonza sosso ancho loi, sciupata dagli stonti o
soiiidondo nonostanto alla vita o allanoio.
&s, il luono dolla conpagnia laccia di scinnia, dal ghigno nali-
zioso
18
.
n0nzo, iagazzo nagio o noio cono un giillo.
Nol contado di Modica
19
.
ATTO PRIMO
Nellaia, sullimbrunire. A destra la capanna dei mietitori, a sinistra una gran
bica
20
; mucchi di covoni e di attrezzi rurali sparsi qua e l. In fondo lampia
distesa della pianura carica di messe
21
, gi velata dalla sera, e il corso del ume,
tra i giunchi e le canne palustri
22
. Si odono passare in lontananza delle voci, delle
canzoni stracche
23
; il tintinnio dei campanacci delle mandrie che scendono ad
abbeverare, e di tanto in tanto luggiolare
24
dei cani, sparsi per la campagna, sulla
quale scorrono delle folate di scirocco
25
, con un fruscio largo di biade
26
mature.
Negli intervalli di silenzio sembra sorgere e diondersi il mormorio delle acque e il
trillare dei grilli, incessante. La luna incomincia a levarsi, accesa sbiancandosi
man mano, in un alone afoso.
SCENA I
Bruno, Malerba, Neli, Cardillo, Grazia e Lia stanno seduti in crocchio
27
, dopo
cena, ascoltando una aba che narra la zia Filomena. Compare Janu sulluscio
della capanna, fumando. Nunzio sbocconcella pian piano un tozzo di pan bigio
28
,
accoccolato sulle stanghe della treggia
29
,

in fondo allaia.
o&n (narrando. La Maga dunquo
persona saccente, che si esprime
attraverso massime e sentenze.
17. Parla come un oracolo: aer-
mazione saccente di chi si ritiene
saggio ed esperto.
18. ghigno malizioso: riso bear-
do e maligno.
19. Modica: cittadina siciliana in
provincia di Ragusa.
20. bica: cumulo di covoni, fasci
di piante di grano mietute e lega-
te insieme.
21. messe: il grano da mietere.
22. giunchi e le canne palustri:
piante che crescono nei luoghi
acquitrinosi.
23. canzoni stracche: canzoni
languide cantate da voci aa-
ticate.
24. luggiolare: lamenti e mugolii.
25. scirocco: vento africano caldo.
26. biade: cereali usati per lali-
mentazione del bestiame.
27. crocchio: gruppo di persone.
28. pan bigio: pane scuro, di fari-
na integrale.
29. treggia: slitta rudimentale
sorretta da due stanghe, comu-
nemente usata per trasportare
il eno.
6. piglia il tempo come viene
di lass: accetta di buon ani-
mo quanto il destino gli ha
riservato.
7. aia: cortile delle case di
campagna.
8. pelo fulvo: barba rossiccia.
9. allampanato: alto e magro.
10. roso dalla malaria: con-
sumato dalla malaria, una
malattia trasmessa da una
zanzara del tipo anofele,
che provoca febbri violente e
ricorrenti.
11. canto: angolo.
12. compare: un uomo che
nel paese ricopre un ruolo
sociale di rilievo.
13. contegnoso: superbo.
14. u cio: ruolo.
15. a guisa di due lasagnette:
come due basette.
16. Sputagrave e sentenzio-
so meglio di Ponzio Pilato:
espressione proveniente
dalle conoscenze religiose
del popolo, per indicare una
i
zo
z
o

qo
q
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co (levando il capo a ogni so ar di vento. Sontito cho sciiocco? Donani
si vuol sudaio il pano!
30
o&n (seccata. Mi lasciato naiiaio la ala?
co (con una spallucciata. A voi.
o&n La Maga dunquo so no stava nol palazzo incantato, tutto doio o di
piotio piozioso, o cono passava un viandanto, saacciava alla nostia poi
tiiailo in poccato noitalo
31
. Giovani o vocchi, vi cadovano tutti! ioligiosi
ancho, o soivi di Dio!
s0no (ridendo. Bono, lono!
o&n Voi cho cosa aviosto latto? So vi ho dotto cho oia una Maga! o di
vocchia si lacova giovano! lianca o iossa cono una iagazza di quindici
anni. con duo occhi in lionto cho oiano duo stollo!
&s (ghignando. Bono, lono, ditoni dovo sta di casa!
o&n Dovo sta? Allinloino! E voloto sapoio cho no lacova di quoi povoii
disgiaziati, poi? Con un colpo di lacchotta, pa! li nutava in asini o in na-
iali, con iispotto pailando. Finch un santo oionita, cho vonno a sapoilo,
disso: Qui lisogna cho vada io, so no nisco il nondo
co (colla sua aria bonacciona. Uno cho si pigliava lo coina altiui, quol
santo oionita, o so lo nottova in tosta!
&s (sghignazzando. Eh! oh! avi voluto piovaio ancho lui!
o&n (scandalizzata. Cosi pailato doi santi? Alloia non dico pi nulla.
&s Inno non no no inpoita. Son stoiio cho si iaccontano.
o&n Stoiio? Saianno stoiio! Poi accadovano alloia, quando coia il ti-
noi di Dio!
32
s0no (in tono di scherzo. No, no, ci ciodo! Quando vi guaido nogli occhi,
conaio
33
Giazia, ci ciodo alla Maga!
Le scocca un bacio da lontano colle dita.
,n0 (gravemente, togliendosi la pipa di bocca. Maga o non Maga, sapoto cono
dico il piovoilio? Luono il luoco, la donna la stoppa: viono il diavolo
o so a!
34

s0no (alle ragazze, facendo per abbracciarle. So a tu, cho so o io! Oia son
io la stoppa, con voio Dio!
cz (lo respinge ridendo. Tonotovi lo vostio nani, poi!
co (col fare di un puledro messo a un tratto in allegria. E la lavola dolla
Maga cho ci ha nosso il pizzicoio
35
addosso. Facciano quattio salti!
s0no (al ragazzo. Su, su, Nunzio! Mano alla zanpognotta!
36
n (brontolando. Quattio salti! Vi iingiazio tanto! Cono so lossi stato a
spasso tutta la gioinata!
,n0 Cono so lossi stato a spasso! To la pago la gioinata, si o no?
n Mo la pagato no la pagato Oia ho lo ossa iotto. Vi iingiazio tanto.
co Non gli ladato a quol poltionaccio. Su, Nunzio, suonaci il lallo
tondo
37
. Qui non si spondo nulla.
s0no (allegro. Conaio Giazia, su! Gn Lia! Oia conincia il lostino!
Nunzio, si alza, cava fuori la zampognetta dalla bisaccia
38
appesa alle stanghe
di lino e canapa usato per im-
bottitura. Lespressione popolare
intende sottolineare la natura
diabolica della passione amorosa,
che divora gli amanti.
35. pizzicore: voglia improvvisa,
stimolo sensuale.
36. zampognetta: piccola zam-
pogna, strumento a ato simile
alla cornamusa, tipico dellItalia
meridionale.
37. ballo tondo: musica da ballo
popolare.
38. bisaccia: borsa di stoa o di
pelle, a due tasche.
30. si vuol sudare il pane:
lo scirocco provoca un clima
afoso, rendendo faticoso
lavorare.
31. tirarlo in peccato morta-
le: indurlo in tentazione, con
lusinghe erotiche.
32. timor di Dio: rispetto per
la morale religiosa.
33. comare: signora.
34. Luomo il fuoco
so a!: la stoppa lo scarto
o

oo
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;o
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8
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Analisi e commento di un testo drammatico
Giovanni Verga: La Lupa
21
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Esame di Stato
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della treggia, e comincia a suonare, dondolandosi goamente ora su di un piede
e ora sullaltro.
&s (a Grazia e Lia. Ehi, iagazzo! Si lanno piogaio ancho loio! Bono-
dotta la gn Pina cho poita lallogiia dovo va loi!
Sghignazzando.
Quolla si cho non si la piogaio!
s0no (chiamando ad alta voce verso il fondo della scena. O gn Pina! Cho dia-
volo la sino a quostoia? Ci volova tanto a iaccoglioio quollo quattio spigho?
Torna a chiamare c.s. in tono di scherzo.
O vonito qua, gn Pina lolla!
jNolla scona II piosontato Nanni Lasca cho iitoina dalla niotituia con un
loicono sullo spallo. Gli anici (Biuno, Caidillo, Maloila, Janu ossoivano
schoizosanonto con lui cho la gn Pina gli coiio diotio lo calcagna!
Nolla scona III la il suo ingiosso la gn Pina con un lascio di spigho sul
capo. Gli uonini la salutano con schoizosa nalizia. La piotagonista lutta
il lascio di spigho in un angolo, savanza soiiidonto o con civottoiia invita
Nanni a lallaio. Lui iiuta, loi iilatto chi non ni vuolo non ni noiita o va
ad invitaio Caidillo.
Nolla scona IV conpaio Maia, glia di gn Pina. Nanni la invita a lallaio
na loi iiuta o alla sua lattuta naliziosa (Avoto la iola, giazio a Dio! o
gli anni puio, poi naiitaisi la iagazza iispondo sdognosanonto cho non
intondo naiitaisi.|
SCENA V
Tutti, meno Mara.
&s (facendo portavoce delle mani alla bocca, grida dietro a Mara Alloia
ladato cho vo lo la vostia nadio quosto soivizio!
39

vn (irritata. Voi cho contiato noi latti nioi?


&s Dico cho sioto in ganla, noglio di vostia glia! E non vi piaco la
vodovanza Oh no!
vn (minacciosa. So co lavoto con no, o coicato di attaccai liiga, guaidato
cho ho i donti poi noidoio!
&s Si, lo so cho co li avoto! Tanto cho vi nangiato i Ciistiani! pollo o
ossa! soltanto a guaidaili, Dio co no scanpi o liloii!
co Va, va, cho ti lascoiosti nangiaio volontioii ancho tu!
&s E tu? E Nanni Lasca?
Cambiando tono, con sorriso ironico
Piina lui, cho ha lo nani pulito!
40
Un pozzo cho lo sappiano!
nnn (ridendo. No, io ho la pollo duia! Non ni lascio nangiaio.
vn (a Malerba. E quollo cho vi la vostia noglio non lo sapoto voi?
&s Sonti la lupa, adosso!
,n0 Finitola! Finitola, voialtii! Si chiacchioia poi iidoio, poi passaio il tonpo.
nnn (accostandosi a Pina, in tono di scherzo. Cho gli la? cho gli la, la noglio
di Maloila?
vn (corrucciata. Nionto. E noppuio io vi ho latto nionto, a voi cho sputato
anaio
41
o avoto la pollo duia Ma il cuoio lavoto poggio

ancho!
nnn (le volta le spalle canticchiando:
Cuoio duio, cuoio tiianno
39. questo servizio: il ser-
vizio di far prendere marito
alla Mara.
40. le mani pulite: nella
scena precedente la Pina ha
respinto Malerba che ha ten-
tato di abbracciarla, dicendo-
gli: Avete le mani e la lingua
sporche!
41. sputate amaro: dite mal-
dicenze e cattiverie.

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Analisi e commento di un testo drammatico
Giovanni Verga: La Lupa
23
s0no (a Grazia con galanteria:
Mi dico il cuoio cho tiianno sioto,
o ni scoidasto, o cho pi non ni anato
cz (risponde sullo stesso tono, sorridendo, ma come parlando alle altre donne:
Non ci ciodoto, no, non ci ciodoto,
iagazzo, allo paiolo inzucchoiato
42

co Biavo! Oia ciascuno dovo dii la sua!


nnn Conincia tu, Noli.
n Io non so nionto.
&s Aspottato! la dico io!
o&n Voi tacoto! Ci sono dollo iagazzo! Lo sappiano lo vostio lollo can-
zoni!
s0no (a Lia. Alloia conaio Lia!
(ritrosa. No, non no so.
cz Noppuio io.
co Gn Pina, voi.
vn No, non ho voglia.
cz No sapoto tanto!
nnn Vuol laisi piogaio, adosso!
vn (saettandogli una occhiata, e tornando a chinare il capo. Bono, dii quolla
cho ni viono in nonto.
Dolcemente, quasi parlando fra s, coi gomiti sui ginocchi e il capo fra le mani.
Gaiolano ponposo
43
, dolco anoio,
dinnolo tu cono ti dollo anaio!
Tu di nascosto nhai iulato il cuoio,
od io qui vonni so nol vuoi iidaio.
E nho toccati tanti cuoii duii!
Solo il tuo non si lascia intonoiiio!
Oia non vado a govoino danoio
44

Il nio lo lascio a to. Non ti scoidaio.


s0no Bono! Biava! Guaida cono lha tiovata, quol diavolo di donna!
&s (a Nanni in tono canzonatorio. Oia a to, gaiolano ponposo!
nnn (ridendo goamente. No non no so di cosi lollo Sono una lostia.
co So non iispondi adosso, o soi piopiio una lostia, o vuol diio cho
non ci sonti da quolloiocchio.
Oia vuol laisi piogaio lui.
nnn (si risolve
45
inne ad alzarsi mezzo ridendo e mezzo seccato, collo sguar-
do errante e vago, accompagnando goamente ogni verso in cadenza col gesto
dellindice teso:
Vodi o taci, so lono avoi tu vuoi.
Poita iispotto al luogo dovo stai.
Non laio pi di quollo cho tu puoi.
Ponsa la cosa, piina cho la lai.
&s (a Pina, sghignazzando e forbendosi
46
la bocca col rovescio della mano.
Avoto sontito, gn Pina? Dunquo nottotovi il cuoio in paco!
vn (alzandosi infuriata e buttandogli in faccia una scodella. To! sonti quosta,
tu!
&s Ah! Lupa nalodotta! Giuoca collo nani ancho!
42. parole inzuccherate: pa-
role dolci, damore.
43. Garofano pomposo:
bello, appariscente, con allu-
sione a Nanni.
44. Ora men vado a governo
damore: ora le mie azioni
sono sottomesse allamore.
45. si risolve: si decide.
46. forbendosi: pulendosi,
asciugandosi.
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Fa per slanciarsi su lei.
,n0 Ehi! Ehil! Basta!
Un taeruglio
47
: tutti vociano insieme, gli uomini trattenendo Malerba da una
parte e le donne la gn Pina dallaltra.
n (salvandosi dalla ressa
48
. Finisco sonpio cosi, cono allopoia di
Pulcinolla!
49
jNolla scona VI dopo il taoiuglio Maia iitoina spavontata o in laciino alla
capanna. Tutti vanno a doiniio o ancho Nanni si piopaia un giaciglio di
paglia poi la notto.
Nolla scona VII la gn Pina tonta di soduiio Nanni cho invoco lo chiodo in
noglio sua glia Maia o la sua doto. Pina a nalincuoio acconsonto.|
SCENA VIII
Mara, e la gn Pina.
& (dalla capanna, ancora assonnata, ravviandosi
50
i panni addosso. Manna,
cho voloto?
vn (facendosi forza, per raermare la voce tremante. Ho cho conpaio Nan-
ni si gi spiogato inno Dico cho vuol sposaiti
& (sorpresa, recandosi le mani al petto, quasi colpita al cuore. Mo?
vn To! Non ni lai la stupida! Io ho dotto di si o oia dovi diio so soi con-
tonta ancho tu
& Io, nanna?
vn (masticando amaro. Soi tu la sposa Soi tu cho dovi pailaio adosso
& (sempre pi sbigottita. Cho voloto cho dica? Cosi allinpiovviso! So
non lo conosco nonnono quol ciistiano!
vn Ah! non lo conosci? Da un noso cho qui a lavoiaio nollo stosso po-
doio!
& (smarrita, balbettando. Non ci ho nai ponsato con quostidoa vi giu-
io! vi giuio, nanna!
vn Bono oia si spiogato chiaio E l, cho aspotta la iisposta.
& (vivamente. No! ditogliolo voi!
vn (dura. No? Poich?
& Poich non ni naiito! Non voglio naiitaini
vn (sarcastica. Cosa vuoi laio? la nonaca santa?
51
& (come sopra. Non voglio naiitaini! Non lo voglio quol ciistiano!
vn (torva, quasi minacciosa. Non lo vuoi? Poich non lo vuoi?
& (tutta tremante, fuori di s dallo sbigottimento. Poich non pu ossoio
52

(ssandola con gli occhi in cui balena il sospetto atroce. Sapoto lono cho non
pu ossoio!
vn (bieca
53
, andandole quasi con le mani addosso. Cho vuoi diio? Paila chiaio!
& (scoppia a piangere. Manna! Poich ni toinontato adosso? cho vi
ho latto?
47. taeruglio: mischia,
barua.
48. salvandosi dalla ressa:
allontanandosi dalla confu-
sione della rissa.
49. Finisce come allopera
di Pulcinella: maschera na-
poletana che nella commedia
dellarte rappresenta il buone
(indossa il costume bianco, il
berretto a forma di cono con il
volto per met coperto da una
maschera nera di cuoio con il na-
so a becco) che spesso nel corso
della commedia viene bastonato.
Quindi nire come allopera di
Pulcinella signica nire col
fare a botte.
50. ravviandosi: sistemandosi.
51. la monaca santa: suora vota-
ta alla castit.
52. non pu essere: la ragazza
si oppone al matrimonio, cono-
scendo la passione della madre
per Nanni.
53. bieca: minacciosa.
i;
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Analisi e commento di un testo drammatico
Giovanni Verga: La Lupa
25
vn Ti lai ancho piogaio! Vuoi cho ti pioghi io stossa? Saiollo lolla ancho
quosta!
& Lasciatoni andaio, poi caiit! Ditogliolo voi stossa, cho non pu ossoio
quosto natiinonio
vn Io ho dotto di si. Diiai di si ancho tu, poich cosi voglio!
& Voi, nanna!
vn Io sono tua nadio! Dovo daitolo io il naiito.
& Voi, nanna!
vn (incalzandola, era e risoluta. Io! To lo do io! Lo piglioiai poich to lo
do io!
& (supplichevole, a mani giunte. No, nanna! non lo lato!
vn Dovossi tiascinaiti allaltaio poi capolli
& Non lato quosto, nanna! non lato quosto! Il Signoio ci castiga!
vn (aerrandola per le treccie e guardandola torva, viso contro viso. Cho dici?
Paila! paila chiaio!
& (strillando. Manna! Manna nia!
jNolla scona IX Nanni codo allonnosino tontativo di soduziono dolla gn
Pina: scompaiono dalla sinistra, in fondo. Nol silonzio dolla canpagna si odono
solo il noinoiio dol uno, il liuscio dollo spigho, il tiillo doi giilli o, lugulio,
il canto stiidulo dolla civotta.|
Tela.
ATTO SECONDO
Cortile rustico. A destra luscio e la nestra della casa, sotto un pergolato
54
. A sini-
stra il pozzo e la legnaia. Sedile di pietra fra luscio e la nestra. Nel muro in fondo,
coronato derbacce e vetri rotti, la porta che si apre sulla via. Al di l veduta del villag-
gio, in proscenio
55
, sino al Monte dei Cappuccini, di cui si vede a sinistra un angolo del
convento, e la gran croce di pietra dinanzi alla chiesa. Le nestre e i terrazzini delle
case dirimpetto sono ornati a festa, con lampioncini di carta e coltroni
56
colorati.
SCENA I
Mara, poi Nanni.
Mara occupata ad ornare la casetta con ramoscelli di mortella
57
e lampioncini di
carta colorata. Entra Nanni dalla porta in fondo, e va ad abbracciarla, commosso.
& (sorpresa e tutta contenta. Ah! ah! Cho luono!
In atto di gentil ritrosia
58
.
Cosa lato adosso? Possono vodoio i vicini!
nnn Poitani qua nio glio, voglio laciaio ancho lui.
& Sioto stato a conlossaivi?.
nnn Si, lo vodi.
& (sorridendo. E quosta la ponitonza cho vi ha dato il conlossoio?
nnn No, non la ponitonza sono contonto Chiana il lanlino.
& Sontiano, cho gli avoto dotto al conlossoio?
nnn Ah! alloia ni conlosso con to adosso
& (come sopra. Non no lo pototo diio, sontiano?
nnn (tornando ad abbracciarla. Basta, ti voglio lono, o to lo noiiti.
& (cogli occhi luccicanti di riconoscenza. Piopiio piopiio, no no voloto?
nnn Sciocca, adosso! sciocca! Fa lisogno?
59

54. pergolato: sostegno for-


mato da un graticcio a forma
di tetto e da cui pendono
piante rampicanti.
55. proscenio: parte anteriore
del palcoscenico.
56. coltroni: grosse tende.
57. mortella: mirto, arbusto
ramoso sempreverde con ori
bianchi e bacche nere.
58. ritrosia: riluttanza, scon-
trosit.
59. Fa bisogno?: una
domanda retorica, con cui
Nanni conferma a Mara il suo
amore.
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& (quasi piangendo dalla contentezza. Si, vi ciodo, oia! vi ciodo! Avoto la
laccia cho vi ciodo!
Chinandosi a baciargli la mano.
Bonodotto! lo luono losto cho ni dato! lonodotto!
nnn (commosso anche lui. Basta, sciocca! povoia sciocca! Basta oia!
& (col cuore riboccante. Voglio diivolo! Mi avoto dato tanto pono! Tanto ni
avoto latto ponaio, sonza sapoilo voi stosso!
nnn (imbarazzato. Io?
& (mettendogli una mano sulla bocca. Si, non ni dito altio. Non ni lato
pailaio
Guardandolo amorosamente viso contro viso e scuotendo il capo.
Ma oia no, voio? Oia voloto lono a no sola?
nnn Vodi!
& No, non andato in colloia.
Sorridendogli amorevolmente.
Vodoto cho ni conlosso io stossa con voi? Piina oio io cho non vi volovo
Sapoto noio nossa una cosa in tosta una liutta cosa!
Con impeto di tenerezza e le lagrime agli occhi.
Ma oia no! Oia sioto il padio doi nioi gli Sioto il padiono! tutto! No,
lasta, non no pailiano pi. Oia il Signoio ni ha latto la giazia!
nnn (tra commosso e imbarazzato. Bono, lono
& (tornando a baciargli le mani, una dopo laltra. Oia vi iingiazio!
Giungendo le mani con fervore e levando il viso al cielo.
Signoio vi iingiazio!
Piange di consolazione nel grembiule.
nnn Bono. Quosta oia la conclusiono, invoco di ossoio contonta, cono
dici?
& (con calore, asciugandosi gli occhi. No, sono contonta! Voglio accondoilo
di tutto cuoio lo lanpado a Maiia Addoloiata
60
! Tutto lo lagiino cho ho
pianto di nascosto voglio nottoilo in quollo lanpado!
Torna a disporre i lampioncini alla nestra.
nnn (aiutandola, commosso anche lui, e collo stesso fervore religioso. Dio sia
lodato! Co lo iondoi lono alla iaccolta! I soninati sono un paiadiso!
61

Chiana il lanlino cho cosi si divoito ancho osso, ti dico.
& (tutta vibrante di emozione, mentre seguita a ornare di ori la nestra.
Aspottato Un nononto Toinino qui piina Lho lasciato apposta dalla
vicina Stanno vostondolo poi la piocossiono tutto di lianco! Andi co-
gli angiolotti nolla piocossiono con un canostio di oii! Oia vo lo laccio
vodoio. Anina puia! E lui cho ni ha ottonuta la giazia! Oia vo lo chiano.
Chiamando dalla porta in fondo.
Agiippino!
jNolla scona II aiiivano i vicini cho anniiano gli addolli dolla casotta poi
la lostivit pasqualo. Con loio Maia si dichiaia lolico dollanoio con Nanni.
Poi osco poi andaio dal lanlino cho lo vicino stanno vostondo da angiolotto
poi la piocossiono dol Vonoidi Santo.
Nolla scona III aiiiva la Pina cho, dopo lo nozzo dolla glia, si iitiiata a
vivoio lontana in canpagna.
60. Voglio accenderle
Addolorata: Mara si riferisce
alle lampade votive poste di-
nanzi agli altari dedicati alla
Madonna.
61. Ce lo render un para-
diso: saremo ricompensati al
momento della mietitura. I
terreni seminati promettono
un raccolto abbondante.
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Copyright 2011 Zanichelli Editore SpA, Bologna [6201]
Questo le unestensione online del corso B. Panebianco, M. Gineprini, S. Seminara, LETTERAUTORI Zanichelli 2011
Analisi e commento di un testo drammatico
Giovanni Verga: La Lupa
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Nolla scona IV iitoina Maia, scoppia un violonto litigio tia nadio, glia
o gonoio. Nanni osco di casa inluiiato o Maia accusa la nadio (Ladia! La-
dia!.
Fino alla scona VII si succodo landiiivioni doi paosani cho coicano di
calnaio lo acquo o di iiappacicaio la laniglia.
Alla no dolla scona IX Nanni o Pina iostano da soli.|
SCENA X
Nanni o Pina
vn (fosca come parlando tra s. No! Non co n conlossoio poi lo nadii cono
no!
nnn Andatovono dunquo, andatovono!
vn (riscaldandosi colla bocca amara. Cho non no sapoto altia canzono ancho
voi?
62
nnn (riscaldandosi sempre pi. Vo lho dotto tanto volto, od sonpio inu-
tilo!
vn Dunquo, s inutilo, poich ci toinato adosso?
nnn (esasperato. Poich voglio niila! una volta poi sonpio! Voglio uscii-
no da quostinloino!
vn (sarcastica. Vi sioto nosso in giazia di Dio!
63
Cho pauia avoto dunquo?
nnn Ho pauia di voi! cho sioto il diavolo in caino od ossa! navoto latto
qualcho nalozio! Vonito a tontaini ancho adosso!
vn (dura e ostinata, senza guardarlo neppure, attingendo acqua dal pozzo.
Sono vonuta poi la losta. Sono ciistiana anchio.
nnn (furioso, aerrandola pel braccio. Voi? voi?
vn (svincolandosi. Lasciatoni lavaio il viso oia! Non ni stiappato il vostito
dolla losta ancho!
nnn Vo la dai io la losta! Oia stosso vo la dai!
vn Ah, so ti lastasso lanino!
nnn Sanguo di! Coipo di!
vn (guardandolo sso, in tono di amarezza disperata. Non ti lasta lanino
64
,
no! Soi luono soltanto a lai inpazziio gli altii, tu! Ma a toglioili dallo pono
con un colpo solo non ti lasta lanino!
nnn Malodotta! tutta quanta!
vn Si, ti paio cho non lo sappia? Lo nadii cono no andiolloio liuciato
vivo! Doviolloio nangiaisolo i cani, lo nadii cono no! E tu puio cho
ni tioni nollinloino! poi capolli! cono una pazza! Hai un lollandaio
a conlossaiti Il diavolo ci ha logati insiono!
nnn (brandendo una scure
65
, furioso Ah! Lo ionpo io il logano!
vn (voltandosi verso di lui, col petto nudo, come a sdarlo. Finiscila! Via! collo
tuo nani!
nnn (la spinge sotto la tettoia, cogli occhi pazzi dira e di orrore, la scure omicida
in alto, urlando colla schiuma alla bocca. Ah! ah! Il diavolo sioto?
Cala la tela.
62. Che non voi?: Nanni
ripete sempre le stesse
parole, pregando la Pina di
andarsene.
63. Vi siete messo in grazia
di Dio: Nanni in precedenza
ha detto alla Pina che si era
confessato.
64. Non ti basta lanimo:
non ne hai il coraggio.
65. scure: utensile con un
corto manico di legno in cui
inserita una spessa lama di
acciaio, comunemente usato
per spaccare la legna.
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Strumenti
Esame di Stato
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TRACCIA DI LAVORO
1. Comprensione del testo
Sintetizza lo sviluppo delle vicende in un riassunto di
150-200 parole circa, ponendo attenzione a evidenziare
la tematica dominante e le caratteristiche dei tre perso-
naggi principali.
2. Analisi del testo
2.1 Per quale motivo, a tuo parere, possiamo aermare
che le descrizioni iniziali dei personaggi e dellambiente
presentano alcune caratteristiche inconsuete nelle dida-
scalie dei testi drammatici?
2.2 Quale funzione svolgono la didascalia in cui si descrive il
paesaggio e le prime battute del dramma in cui la vec-
chia Filomena narra una aba? Spiega per quale ragione
esse sono funzionali alla successiva entrata in scena
della Lupa?
2.3 Qual larea di signicato comune dei termini che Verga
utilizza per caratterizzare la protagonista del dramma?
Rispondi con opportuni riferimenti al testo.
2.4 Quale concezione dellamore viene presentata, in par-
ticolare attraverso il personaggio della gn Pina, e che
rapporto c fra questa tematica e la conclusione tragica
della vicenda?
2.5 Individua lespressione popolare che nella scena I del
primo atto evoca la futura attrazione fatale fra la Lupa
e Nanni e la battuta della scena V in cui Nanni anticipa il
tragico epilogo della vicenda.
2.6 Quale atmosfera determinano la brevit delle battute,
la presenza di frequenti esclamazioni popolari, luso dei
deittici e la performativit del linguaggio? In quali dialo-
ghi appaiono pi evidenti tali scelte stilistiche?
ATTIVIT
3. Interpretazione complessiva e approfondimenti
3.1 Relazione testo-poetica dellautore Un aspetto fonda-
mentale della poetica di Verga ladesione al canone
dellimpersonalit, secondo la quale il narratore si eclis-
sa, rinunciando alle proprie competenze linguistiche
e convinzioni ideologiche. Ti pare che anche in questo
lavoro teatrale Verga rimanga fedele a questo principio
teorico? Motiva la risposta con opportuni riferimenti ai
testi narrativi a te noti e al testo dellopera teatrale.
3.2 Relazione testo-opera A tuo parere, nel passaggio dal-
la novella ( T13) al dramma Verga ha apportato alcuni
cambiamenti nella personalit della gn Pina? In caso
di risposta aermativa, fornisci una spiegazione esau-
riente.
3.3 Relazione testo-altri testi dello stesso autore La per-
sonalit e il comportamento di Mara pu richiamare
alcuni aspetti caratteristici del personaggio di Mena
nei Malavoglia ( ). Cogli analogie e dierenze fra i
due personaggi, ponendo particolare attenzione al loro
atteggiamento nei confronti dellautorit familiare e dei
sentimenti, alle passioni amorose e alle ragioni che pro-
vocano le loro scelte.
3.4 Relazione testo-contesto Le origini siciliane orono a
Verga lo sfondo in cui dare vita alle vicende delle sue
opere e gli forniscono la base fondante delle sue scelte
stilistiche. La lingua verghiana nasce dalla conoscenza
profonda della storia della Sicilia, dei suoi simboli, del
suo modo stesso di ragionare, ed esprime la vita e le
azioni che fanno parte della cultura e della esperienza
comune. Individua nel testo del dramma alcuni esempi
che possano supportare queste aermazioni.
3.5 Relazione testo-altri testi di altri autori Nella seconda
meta dellOttocento alcuni narratori arontano il tema
del rapporto fra amore e morte, attraverso le vicende di
alcune gure femminili, come Madame Bovary di Flau-
bert ( T1) e Anna Karenina di Tolstoj ( T4). Analizza le
dierenze nel modo di vivere lamore fra questi due per-
sonaggi letterari e la Lupa, al di l del comune destino di
morte.
3.6 La recensione dello spettacolo teatrale Rietti sulla
seguente recensione critica dello spettacolo tratto da La
Lupa. Ti sembra che il critico teatrale esprima un parere
positivo o negativo? In particolare, spiega qual la scel-
ta interpretativa del regista, a proposito della personali-
t della Lupa, che Quadri non condivide.
Diavolo duna Lupa, donna da nolodianna. Fiancosca
Bonodotti o Mon Poilini dopo Ida Di Bonodotto o Mai-
co Gagliaido, una soconda Lupa in duo nosi: soltanto
un caso dostato? Foiso no, so considoiiano cho nol giio
di duo stagioni Giovanni Voiga oia gi iitoinato pi vol-
to in iopoitoiio, con una Nodda noo-ioalista di Tiozzi ad
Acitiozza, o con un intolligonto nontaggio di Puggolli
cho conliontava spozzoni dolla sua pioduziono siciliana
o di quolla nilanoso. Ma il caiattoio analitico di quosti
piocodonti non tiova iiscontii noll attualo iipiosa dollo
Panatonoo di un tosto tioppo nitizzato da quando lo
intoipiot, nol o, Anna Magnani. j|
Posa su quosta intoipiotaziono il titolo di diavolo cho
il suo assassino iogala alla Gna Pina allopilogo, piina
di colpiila: con suo scapito inlatti sposta la piotagonista
tia lo donno vanpiioscho o tanto pi vivo, toinontato
o vicino alla nostia sonsililit, concopito piopiio nogli
stossi anni da Stiindloig. E la piot o la iassognaziono
in cui aonda la sua nisoiia invoco la chiavo o la sin-
golaiit di quosta divoiatiico di uonini, doiulata poi
una volta di una pioda: la Lupa inlatti viono sliuttata o
loata dal lavoiatoio stagionalo cho, dopo ossoio stato
suo ananto, docido di sposaio la glia di loi poi sisto-
naisi, o con quosto gosto donitivanonto la onaigina.
La iogia di Poilini non lada conunquo alla psicologia.
N si cuia di iostituiio a una stoiia cho ovidontononto
poco lo convinco la iicostiuziono voiistica ipotizzata
dallautoio: di quosto nodulo ospiossivo gli intoiossa
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Analisi e commento di un testo drammatico
Giovanni Verga: La Lupa
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consoivaio i dati docunontali, isolaio doi paiticolaii
piosi dalla vita nol contosto aiticioso di una iocitazio-
no convonzionalo. Ed occo alloia tio capio vicino a una
lalla di ono, nolla scona di Andioa Scanisci cho, sullo
slondo di tio stalli copoiti di liascho di giantuico, ii-
unisco il palcosconico o lo spiazzo davanti al pulllico
nodianto la continuit di un toiiono di paglia lattuta.
Ecco lacqua nol cassono cho la Gna Pina usa poi lavaisi
i piodi o poi il viso, o quolla dol socchio cho lo soivo
poi laio la doccia a so stossa o a qualcho piotondonto,
dostinataiio ancho di un lancio di giappoli duva o dol
sotaccio cho li contiono, o il coconoio da spozzaio di
notto sul tavolo o nangiaio li poi li, nontio ci si sdiaia
poi toiia poi doiniio, si osiliscono costuni contadini
o lo iisso ostontano scoppi di violonza sica. Il iisultato
o il no di quosto dinostiazioni visivo il lolcloio, sot-
tolinoato ancho da coito voluto incongiuonzo, cono la
conpiosonza di uninpononto paiata di luni a olio con
una iadio antoguoiia dalla qualo si ngo piovongano i
uni di nolassa dolla Cavalloiia iusticana. j|
La iocitaziono iidondanto o onlatica, stiillanto o
inpotuosa, caiicata o sopia lo iigho, ancho quando ci
si aspottoiollo soltanto il sussuiio. j|. Un po agitato
il pulllico loiso ancho poi lunidit dolla soiata, na
piodigo di applausi a ogni uscita.
(Quadri, 1992)
TRACCIA DI LAVORO: Modello di svolgimento
1. Comprensione del testo
Gn Pina una donna non pi giovane, ma ancora bella
e sensuale. Soprannominata Lupa per il suo atteggia-
mento provocatorio e un erotismo libero e trasgressivo,
travolta dalla passione amorosa per Nanni, un giovane
e vigoroso bracciante agricolo. Il ragazzo, per, riuta
le avances della donna, anzi le chiede in sposa la glia,
Mara. La Lupa obbliga anche con la violenza al matrimo-
nio la ragazza, che cerca inutilmente di opporsi, intuendo
il maligno progetto incestuoso della madre. Il fascino
selvaggio della Lupa, infatti, ha la meglio sulla debole
resistenza di Nanni: si mostra incapace di resistere alla
tentazione e di sottrarsi, nonostante lamore della moglie
e la presenza di un glio, allincantesimo infernale del
desiderio erotico. Di fronte allostinazione della Lupa, che
dinanzi alle sue preghiere manifesta con ostentazione il
desiderio di morire piuttosto che rinunciare al loro lega-
me passionale e lo sda invitandolo a farla nita, Nanni
esasperato e impotente la uccide per porre ne ad una
situazione dolorosa a cui non in grado di porre rimedio.
2. Analisi del testo
2.1 Le didascalie iniziali non svolgono soltanto la funzione
di guidare la messa in scena, come accade normalmente
per i testi drammatici, ma utilizzano uno stile lirico e
contengono unaggettivazione di fatto estranea e su-
perua a ni teatrali.
2.2 La aba narrata dalla vecchia Filomena, la cui prota-
gonista era una maga che con i suoi maleci dapprima
attirava gli uomini e poi li trasformava in asini e maiali,
ha la funzione di evocare il personaggio della Lupa, che
giunge di ritorno dalla mietitura, solo dopo varie battu-
te. La campagna torrida e afosa riette la personalit
focosa della Lupa.
2.3 I termini che concorrono a caratterizzare la protagonista
appartengono al campo di signicato comune della magia
e della religione superstiziosa (per esempio: Maga, r. 47
ss.; nel palazzo incantato, r. 52; inferno, r. 61; diavolo, r. 76).
2.4 Il tema dellamore arontato soprattutto come passio-
ne sica, vissuta a livello di una umanit primordiale, e
perci naturalmente destinato a sfociare nella violenza.
2.5 La passione fra la Lupa e Nanni anticipata dal proverbio
popolare Luomo il fuoco, la donna la stoppa: viene il
diavolo e so a! (rr. 76-77), coerente con latmosfera di
magia e superstizione. Il dramma anticipa il suo tragico
epilogo quando Nanni si denisce una bestia (r. 159), prima
di rispondere alla dichiarazione damore mascherata dalla
canzone di Pina (Garofano pomposo r. 149).
2.6 I dialoghi dei personaggi, che pronunciano battute brevi
ma intense, le frequenti esclamazioni ed espressioni
popolari e la performativit di linguaggio enfatizzano la
drammaticit delle vicende e la carica emotiva dei per-
sonaggi. Ci accade soprattutto nei dialoghi della Gn
Pina con Nanni e nello scontro diretto con la glia (atto
primo, scena VIII).
3. Interpretazione complessiva e approfondimenti
3.1 Relazione testo-poetica dellautore I personaggi secon-
dari, come il coro nella tragedia greca, sottolineano gli
avvenimenti, integrano i dialoghi, presentano allinizio
la vicenda; ma il coro paesano costituito da mol-
teplici personaggi minori, come in buona parte della
produzione narrativa del Verga verista (per esempio, gli
abitanti di Aci Trezza nei Malavoglia o i compagni di la-
voro di Rosso Malpelo) attraverso le sue informazioni
giudica e commenta gli avvenimenti (ad esempio nelle
scene I e V dellatto primo), permettendo allautore di
eclissarsi secondo il canone dellimpersonalit.
3.2 Relazione testo-opera Nel dramma la Gn Pina appare
non solo una donna selvaggia e passionale, simbolo
della ferinit trasgressiva, ma anche come donna inna-
morata, con alcuni momenti di dolcezza e di imbarazzo
e di orgoglio ferito (atto primo, scena V) e altri intrisi di
senso di colpa e di amarezza (atto secondo, scena X).
Nella scena nale la richiesta di compassione sembra
prevalere sulla passione.
3.3 Relazione testo-altri testi dello stesso autore Entrambe
le ragazze appaiono sottomesse al volere della famiglia:
Mena rinuncia per due volte al desiderio di realizzare il
suo sogno damore con Alo ( ), cos come Mara ac-
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cetta limposizione materna a proposito del matrimonio
con Nanni.
La rinuncia di Mena motivata dalla logica della fami-
glia patriarcale e dalle leggi economiche (quando accet-
ta di maritarsi con Brasi Cipolla) e dalla concezione della
famiglia come nucleo di onest, in cui tutti devono pa-
gare le colpe di ogni membro (quando rinuncia al matri-
monio con Alo, a causa dello scandalo di Lia, divenuta
una prostituta).
La rinuncia di Mara appare dettata dalla debolezza e
dalla inettitudine alla vita: quasi un personaggio deca-
dente, incapace di prendere decisioni e di assumere un
ruolo attivo; non appare in grado di scegliere tra lobbe-
dienza alla madre e lamore per il marito e di difendere
gli ideali della famiglia in cui sembra altres credere; si
lascia travolgere dalle vicende senza opporre al compor-
tamento trasgressivo della madre il codice morale del
villaggio.
3.4 Relazione testo-contesto Sentite che scirocco? Domani
si vuol sudare il pane! (rr. 48-49); Uno che si pigliava le
corna altrui, quel santo eremita, e se le metteva in testa!
(rr. 65-66); Luomo il fuoco, la donna la stoppa: viene
il diavolo e so a! (rr. 76-77); Voglio accenderle di tutto
cuore le lampade a Maria Addolorata! (rr. 279-280); I se-
minati sono un paradiso! (r. 284).
3.5 Relazione testo-altri testi di altri autori In Madame
Bovary ( T1) lamore non scaturisce dalla passione
o da ideali sentimentali, ma da ambizioni mondane e
compiacimenti erotici, dai sogni alimentati dalle letture
romanzesche e in cui la protagonista si rifugia per sfug-
gire alla realt in cui costretta a vivere.
Anna Karnina ( T4) si ribella alle convenzioni sociali
imposte da una societ ipocrita e perbenista, abbando-
nando il glio e il marito, convinta che sia possibile vive-
re lamore come un sentimento totale; il suicidio segna
la scontta per aver trasgredito tali leggi.
La Lupa una gura che rappresenta una femminilit
primigenia e trasgressiva, un erotismo ferino in cui pre-
vale la dimensione passionale dellamore, il desiderio
carnale avvolto in una dimensione di magia e di peccato.
3.6 La recensione dello spettacolo teatrale La recensione
negativa. Quadri non condivide la scelta di fare della
Lupa una donna tormentata e vicina alla nostra sensibi-
lit: egli infatti ritiene che la piet e la rassegnazione in
cui aonda la sua miseria forniscano la chiave interpre-
tativa e la singolarit di questo personaggio.

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