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volume
A
Guy de Maupassant
Il rifugio
la storia
i personaggi
il tempo
lo spazio
il narratore e la
focalizzazione
le tecniche
espressive
la lingua
e lo stile
IL RACCONTO
Lalbergo fu pubblicato nel 1886. Il modo in cui ciascuno di noi vede il mondo
affermava Maupassant la nostra particolare illusione, lillusione dei nostri sensi e dei nostri organi. Il valore dellartista, dunque, risiede nella chiarezza con cui, utilizzando gli strumenti del suo lavoro, riesce a trasmettere
quelle impressioni. Nella sua vasta produzione novellistica, una parte considerevole occupata da racconti che, come questo, potremmo genericamente definire fantastici: tra questi, lelemento soprannaturale gioca un
ruolo decisamente secondario, mentre assai pi numerosi sono quelli incentrati su particolari alterazioni della percezione della realt, che ne scaturisce distorta e alterata. In Maupassant, che fu afflitto da ricorrenti crisi di
follia, prima lievi e sporadiche, poi sempre pi intense e frequenti, e alla fine
costanti e irreversibili, il lento emergere della follia incide dunque in maniera determinante sulla percezione del reale, e lo stile viene allora a costituire il terreno dincontro tra una tecnica realistica e una psicologia
compromessa da stati morbosi. In molti dei racconti che potremmo definire di un realismo fantastico, come Lalbergo, la molla principale la
paura, e il protagonista, soccombendo allorrore di sentirsi solo, condannato a smarrire per sempre il proprio equilibrio mentale.
genere
horrorpsicologico
tratto da
Racconti
dellincubo
anno
1886
luogo
Francia
imile a tutte le locande di legno piantate nelle alte Alpi, ai piedi dei
ghiacciai, in quelle gole rocciose e nude che tagliano le bianche cime dei
monti, quella di Schwarenbach1 serve da rifugio ai viaggiatori che attraversano il passo della Gemmi.2
Per sei mesi rimane aperto, abitato dalla famiglia di Giovanni Hauser; poi,
non appena le nevi si addensano riempiendo il vallone3 e rendendo impraticabile la discesa verso Loche,4 le donne, il padre e i tre figli se ne vanno e lasciano a custodire la casa la vecchia guida5 Gaspard Hari con la giovane guida
Ulrich Kunsi, e Sam, il grosso cane di montagna.
I due uomini e la bestia rimangono fino a primavera in quella prigione di
neve, non avendo davanti agli occhi che limmenso pendio bianco del Balmhorn,6 circondati da vette pallide e lucenti, rinchiusi, bloccati, sepolti sotto
la neve che sale attorno a loro, avvolge, stringe, schiaccia la casetta, sammucchia sul tetto, raggiunge le finestre e mura la porta.
Quel giorno la famiglia Hauser stava per tornare a Loche, perch linverno
si avvicinava e la discesa diveniva pericolosa.
Tre muli partirono in testa, carichi di involti e di bagagli e condotti dai tre
figli. Poi la madre, Giovanna Hauser e la figlia Luisa salirono su un quarto
mulo e si misero a loro volta in cammino.
Seguiva il padre, accompagnato dai due guardiani, che dovevano scortare la
famiglia fino allinizio della discesa.
Dapprima costeggiarono il piccolo lago, ormai gelato, in fondo al gran dirupo roccioso che sapre davanti allalbergo, poi seguirono il vallone candido
come un lenzuolo e dominato da ogni parte da cime di neve.
S
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1. Schwarenbach:
storico albergo di
montagna (fu costruito
nel 1742), situato a 2061
metri sulla via verso il
passo della Gemmi, nelle
alpi della Svizzera sud
occidentale,
precisamente
nellOberland bernese.
2. passo della Gemmi:
importante via di
collegamento fra i
cantoni di Berna e del
Vallese.
3. vallone: valle stretta e
profonda.
4. Loche: cittadina del
cantone vallese
(altitudine 731 metri).
5. guida: si tratta della
guida alpina che
accompagna gli
escursionisti in scalate di
una certa difficolt.
6. Balmhorn: alta vetta
(3698 metri)
dellOberland bernese.
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avesse preso quella strada; poi si diede a costeggiare le morene con passo pi
rapido e pi inquieto.
Il giorno si andava spegnendo; le nevi si coloravano di rosa; un vento secco e
gelato soffiava a raffiche improvvise sulla loro superficie di cristallo. Ulrich
lanci un grido di richiamo acuto, vibrante, prolungato. La voce risuon nel
silenzio di morte in cui dormivano le montagne; corse lontano, sulle profonde e immobili onde di schiuma glaciale, come il grido dun uccello sulle
onde del mare; poi si spense, e nessuno gli rispose.
Riprese a camminare. Il sole era calato, laggi, dietro le cime che i riflessi del
cielo imporporavano ancora; ma le profondit della valle diventavano oscure.
E il giovane ebbe improvvisamente paura. Gli parve che il silenzio, il freddo, la
solitudine, la morte invernale di quei monti lo penetrassero, arrestandogli e
gelandogli il cuore, irrigidendogli le membra, rendendolo un essere immobile
e di ghiaccio. E si mise a correre, fuggendo verso casa. Il vecchio, pensava, doveva essere rientrato durante la sua assenza. Forse aveva preso unaltra strada;
ed ora stava seduto davanti al fuoco, con un camoscio morto ai piedi.
Di l a poco scorse il rifugio. Non ne usciva nemmeno un filo di fumo. Ulrich
corse pi in fretta, apr la porta. Sam si slanci per fargli festa, ma Gaspard
Hari non era rientrato.
Spaventato, Kunsi si guard attorno, come se si aspettasse di scoprire il compagno nascosto in un angolo. Poi riaccese il fuoco e prepar la minestra, sperando sempre di veder tornare il vecchio.
Ogni tanto usciva per guardare se non comparisse. Era scesa la notte, la notte
scialba19 delle montagne, la notte pallida, la notte livida20 rischiarata, al limite dellorizzonte, da una gialla e sottile falce di luna che stava per calare dietro le cime.
Il giovane rientr, si sedette, si scald i piedi e le mani pensando ai possibili
accidenti.
Forse Gaspard si era rotta una gamba, o era caduto in un precipizio, o aveva
fatto un passo falso, distorcendosi una caviglia. Ed ora se ne stava disteso nella
neve, colto, paralizzato dal freddo, lanimo angosciato, smarrito, forse gridando
aiuto, chiamando con tutta la forza della sua voce, nel silenzio della notte.
Ma dove? La montagna era cos vasta, cos aspra, cos perigliosa21 nei dintorni, soprattutto in quella stagione, che ci sarebbero volute dieci o venti
guide e otto giornate di marcia in ogni direzione per trovare un uomo in
quellimmensit.
Tuttavia Ulrich Kunsi decise di partire con Sam se Gaspard Hari non fosse
ancora tornato fra la mezzanotte e luna del mattino.
E predispose ogni cosa.
Mise nel sacco viveri per due giorni, prese i ramponi dacciaio, si avvolse attorno alla vita una lunga corda, sottile e forte, verific lo stato del suo bastone ferrato e della piccola piccozza22 che serve a scolpire gli scalini nel
ghiaccio. Poi attese. Il fuoco ardeva nel caminetto; il grosso cane russava al
chiarore della fiamma; lorologio batteva come un cuore i suoi colpi regolari
nella sonora custodia di legno.
Ulrich attendeva, lorecchio teso ai rumori lontani, tremando quando il vento
leggero soffiava sui tetti e sui muri.
Son mezzanotte; il giovane trasal. Poi, sentendosi in uno stato di agitazione
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e di timore, mise dellacqua sul fuoco per bere del caff caldo prima di mettersi in cammino.
Quando lorologio batt luna, salz, svegli Sam, apr la porta e se ne and
in direzione del Wildstrubel. Per cinque ore sal, scalando rocce con laiuto
dei ramponi, tagliando il ghiaccio, avanzando sempre e a volte alzando, in
cima alla corda, il cane rimasto in fondo a una scarpata troppo ripida. Erano
circa le sei, quando raggiunse una delle cime su cui il vecchio Gaspard andava
spesso alla ricerca dei camosci.
E attese che si facesse giorno.
Il cielo impallidiva sopra la sua testa; e ad un tratto un chiarore bizzarro, nato
chiss dove, illumin bruscamente limmenso oceano di bianche cime che
sinnalzavano per cento leghe23 attorno a lui. Si sarebbe detto che quel chiarore vago24 uscisse dalla neve stessa, per diffondersi nello spazio. A poco a
poco le pi alte vette lontane si tinsero tutte dun rosa tenero come carne e il
sole rosso apparve dietro i massicci giganti delle Alpi bernesi.
Ulrich Kunsi si rimise in cammino. Andava come un cacciatore, curvo,
spiando le tracce, dicendo al cane: Cerca, amico, cerca.
Adesso ridiscendeva la montagna, scrutando con gli occhi i precipizi e a volte
chiamando, con un grido prolungato, che subito moriva nellimmensit muta.
Allora posava lorecchio a terra per ascoltare; credeva di distinguere una voce,
si metteva a correre, chiamava di nuovo, non udiva pi nulla e si sedeva, sfinito, disperato. Verso mezzogiorno fece colazione e fece mangiare Sam,
stanco quanto lui. Poi riprese le ricerche.
Quando scese la sera camminava ancora, dopo aver percorso cinquanta chilometri di montagna. Trovandosi troppo lontano da casa per rientrarvi e
troppo stanco per trascinarsi ancora, scav una buca nella neve e vi si rannicchi col cane, sotto una coperta che si era portato.
E si sdraiarono uno contro laltro, luomo e la bestia, scaldandosi luno al
corpo dellaltro e tuttavia gelati fino alle ossa.
Ulrich non chiuse occhio, la mente ossessionata da visioni, le membra scosse
da brividi.
Stava spuntando il giorno quando salz. Aveva le gambe rigide come sbarre
di ferro, lanimo debole da gridare dangoscia, il cuore palpitante da svenire
demozione non appena credeva di udire un rumore qualsiasi.
Ad un tratto pens che anche lui sarebbe morto di freddo in quella solitudine,
e lo spavento di quella morte, frustando la sua energia, gli risvegli il vigore.
Ora discendeva verso il rifugio, cadendo, rialzandosi, seguito di lontano da
Sam, che zoppicava su tre zampe.
Raggiunsero Schwarenbach solo verso le quattro del pomeriggio. La casa era
deserta. Il giovane fece un po di fuoco, mangi e saddorment, talmente abbrutito da non pensare pi a niente.
Dorm molte e molte ore, dun sonno invincibile. Ma allimprovviso una
voce, un grido, un nome; Ulrich! , lo scosse dal suo profondo torpore e lo
fece alzare. Aveva sognato? Era uno di quei richiami bizzarri che attraversano
i sogni delle anime agitate? No, lo udiva ancora, quel grido vibrante, penetratogli nellorecchio e rimastogli nella carne fino allestremit delle sue dita
nervose. Certo, avevano gridato, avevano chiamato: Ulrich! Qualcuno era
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l, vicino alla casa. Non ne poteva dubitare. Allora apr la porta e url: Gaspard, sei tu! con tutta la forza della sua voce.
Nessuno rispose; nessun suono, nessun mormorio, nessun gemito, nulla. Era
scesa la notte. La neve era livida.
Il vento sera alzato, il vento gelido che fende le pietre e non lascia nulla di
vivo su quelle sommit abbandonate. Passava a raffiche improvvise pi disseccanti e mortali del vento infuocato del deserto. Ulrich grid di nuovo:
Gaspard! Gaspard! Gaspard!
Poi attese. Tutto rimase muto sulla montagna! Allora uno spavento lo scosse
fin nelle ossa. Con un balzo torn in casa, chiuse la porta e tir il catenaccio;
poi cadde tremante su una sedia, certo dessere stato chiamato dal compagno
nel momento in cui spirava.25
Di questo era sicuro, come si sicuri di vivere o di mangiare del pane. Il vecchio Gaspard Hari aveva agonizzato due giorni e tre notti, da qualche parte,
in un burrone, in una di quelle profonde voragini26 immacolate il cui candore
pi sinistro delle tenebre dei sotterranei. Aveva agonizzato due giorni e tre
notti, ed era morto poco fa pensando al suo compagno. E la sua anima, appena libera, se nera volata verso il rifugio dove dormiva Ulrich e laveva chiamato con la virt misteriosa e terribile che hanno le anime dei morti di assillare i vivi. Aveva gridato, quellanima senza voce, nellanima prostrata del
dormiente; aveva gridato il suo ultimo addio, o il suo rimprovero, o la sua
maledizione alluomo che non laveva sufficientemente cercato.
E Ulrich la sentiva l, vicinissima, dietro il muro, dietro la porta che aveva
appena chiusa. Vagava, come un uccello notturno che sfiori con le sue penne
una finestra illuminata; e il giovane smarrito era sul punto durlare dorrore.
Voleva fuggire e non osava uscire; non osava e non avrebbe pi osato ormai,
perch il fantasma sarebbe rimasto l, giorno e notte, attorno al rifugio, fintanto che il corpo della vecchia guida non fosse stato ritrovato e deposto nella
terra benedetta dun camposanto.
Spunt il giorno e Kunsi riprese un po di coraggio al ritorno del sole sfolgorante.
Prepar il pasto, fece la zuppa al cane, poi sedette su una sedia, immobile, il
cuore torturato, pensando al vecchio che giaceva sulla neve.
Poi, non appena la notte ricopr la montagna, nuovi terrori lassalirono.
Ora camminava nella cucina nera, appena rischiarata dalla fiamma duna candela, camminava da un capo allaltro della stanza, a grandi passi, ascoltando,
ascoltando se il grido spaventoso della notte avanti non attraversasse ancora il
cupo silenzio di fuori. E si sentiva solo, il poveretto, come non era mai stato
solo nessun altro uomo!
Era solo in quellimmenso deserto di neve, solo a duemila metri sopra la terra
abitata, sopra le case umane, sopra la vita che si agita, strepita e palpita, solo
nel cielo gelato! Lo attanagliava27 un desiderio folle di fuggire dove e come
che fosse, di scendere a Loche gettandosi nel baratro; ma non osava nemmeno aprire la porta, sicuro che laltro, il morto, gli avrebbe sbarrato la
strada, per non rimanere nemmeno lui solo lass.
Verso mezzanotte, stanco di camminare, oppresso dallangoscia e dalla paura,
sappisol finalmente su una sedia, perch temeva il letto come si teme un
luogo stregato.
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E dimprovviso lo stridulo grido della sera prima gli fer gli orecchi, cos
acuto che Ulrich tese un braccio per respingere il fantasma e cadde allindietro con la sedia.
Sam, svegliato dal rumore, si mise a urlare come urlano i cani spaventati e girava attorno alla stanza cercando donde venisse il pericolo. Giunto vicino alla
porta fiut in basso, soffiando e sbuffando con forza, il pelo ritto, la coda rigida e ringhiando.
Kunsi, smarrito, sera alzato; e reggendo la sedia con un piede, grid: Non entrare, non entrare o tammazzo! E il cane, eccitato da quella minaccia, abbaiava
con furore contro il nemico invisibile che la voce del suo padrone sfidava.
A poco a poco Sam si calm e torn a sdraiarsi accanto al fuoco, ma rimase
inquieto, la testa sollevata, gli occhi lucidi, ringhiando tra i denti.
Ulrich, a sua volta, riprese il controllo di s; ma sentendosi mancare dal terrore and a cercare una bottiglia dacquavite nella credenza e ne bevve, uno
dopo laltro, parecchi bicchieri. Le idee gli si facevano vaghe; gli tornava il
coraggio; una febbre di fuoco gli scorreva nelle vene.
Lindomani non mangi quasi nulla, limitandosi a bere alcool. E per parecchi
giorni di seguito visse ubriaco come un bruto. Non appena il pensiero di Gaspard Hari si riaffacciava alla sua mente, ricominciava a bere, fino a che cadeva a terra, vinto dallubriachezza. E rimaneva l, faccia a terra, ubriaco fradicio, le ossa rotte, russando, la fronte sul pavimento. Ma appena aveva digerito
il liquido infuocato e inebriante, il grido, sempre lo stesso grido: Ulrich! -, lo
risvegliava come un proiettile che gli avesse trapassato il cranio; e si rizzava
ancora barcollante, tendendo le mani per non cadere, chiamando Sam in
aiuto. E il cane, che pareva diventar pazzo come il padrone, si precipitava contro la porta, la graffiava con le unghie, la mordeva con i lunghi denti bianchi,
mentre il giovane, con il collo rovesciato e la testa allindietro, tracannava avidamente, come acqua fresca dopo una corsa, lacquavite che in breve gli
avrebbe di nuovo addormentato i pensieri, il ricordo, e il terrore disperato.
In tre settimane consum tutta la provvista dalcool. Ma questubriachezza continua non faceva che assopire la paura, che si risvegli pi furiosa non appena
gli fu impossibile calmarla. Allora lidea fissa, esasperata da un mese dubriachezza e sempre pi accresciuta dalla completa solitudine, penetrava in lui
come un trapano. Ora camminava per la casa come un animale in gabbia, origliando alla porta per ascoltare se laltro fosse l e lo sfidava, attraverso il muro.
Poi, non appena saddormentava vinto dalla stanchezza, udiva la voce che lo
faceva scattare in piedi.
Finalmente, una notte, simile ai vili spinti allestremo, si precipit sulla porta
e lapr per vedere chi lo chiamava e per costringerlo a tacere.
Ricevette in pieno viso un soffio daria fredda che lo agghiacci fino alle ossa.
Richiuse il battente e tir il catenaccio, senza notare che Sam sera slanciato
fuori. Poi, tremando, gett della legna sul fuoco e vi sedette davanti per scaldarsi; ma allimprovviso trasal: qualcuno grattava il muro piangendo.
Smarrito, grid: Vattene . Un lamento gli rispose, un lamento lungo e doloroso.
Allora, quel poco di ragione che gli era rimasta la perdette per il terrore. Ripeteva: Vattene, girandosi attorno per trovare un angolo dove nasconV. JACOMUZZI, M.R. MILIANI, A. NOVAJRA, F.R. SAURO, Trame e temi SEI 2011
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STRUMENTI DI LETTURA
La storia
e i personaggi
Maupassant descrive lo sconforto che simpossessa dellinfelice Ulrich con una precisione sobria e commovente. Nonostante la
singolarit dellavventura che racconta, infatti, lo sentiamo a tratti assai vicino a questo
personaggio solitario e intirizzito che, assalito da immagini crudeli, travolto dal terrore. Per un crudele scherzo del destino, la
malattia far cadere Maupassant vittima di
allucinazioni auditive assai simili a quelle che
ossessionano Ulrich Kunsi: Lho visto pi di
una volta, scrisse una sua amica, fermarsi
nel mezzo di una frase, gli occhi fissi nel
vuoto, la fronte corrugata, come se ascoltasse qualche rumore misterioso. Lo scrittore analizza lucidamente il sentimento ir-
Lo spazio
In Maupassant, che utilizz per lo scenario
alpino di Il rifugio i ricordi del suo soggiorno
a Louche (Loche) nel 1877, il colore
bianco assume un significato simbolico.
privilegiato lo spazio della neve, quello
stesso del racconto, Palla di lardo, che gli
aveva dato la celebrit, ma , anche e so-
un significato che ossessivamente sfugge. Entit di per se stessa ambigua, impalpabile e al tempo stesso granitica, la neve
copre e muta le forme, altera le prospettive,
preserva sotto di s la vitalit della natura,
ma al tempo stesso incombe minacciosa
sulluomo che osa affrontarla nel suo maestoso scenario.
Il narratore
e la focalizzazione
Quanto pi personalmente assediato da ossessioni e fobie, tanto pi Maupassant si
cela dietro un invisibile, onnisciente narratore . un occhio freddo come la neve
quello che segue Ulrich nel suo girovagare
sui monti, asserragliato nella baita, attaccato
alla bottiglia, stravolto dal terrore. un occhio imparziale, come imparziale la neve
che ricopre baite e montagne, valli e sentieri.
un occhio, infine, che registra, prende
La lingua e lo stile
Limpassibilit del narratore trova un perfetto
riflesso nellimpassibilit di uno stile esemplarmente piano. Non un aggettivo usato
a caso, perch lo stile stesso del racconto
sembra volersi conformare a quelli che vengono riconosciuti come i pi esemplari attributi della neve, una neve che livella e
colma le profondit, cancella e ovatta
le asperit, creando una sola immensa distesa bianca. Gli attributi simbolici del
bianco pervadono tuttavia il racconto, mentre una prosa disadorna e accuratamente
realistica riesce a mettere in risalto tutte le alterazioni percettive di una mente che lentamente soccombe alla solitudine e al terrore.
V. JACOMUZZI, M.R. MILIANI, A. NOVAJRA, F.R. SAURO, Trame e temi SEI 2011
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LABORATORIO
Ripercorriamo il testo
Gaspard e Ulrich trascorrono linverno insieme come custodi in un
rifugio alpino. Nevica molto e i due occupano il tempo sbrigando le
faccende domestiche e giocando a carte.
Un giorno Gaspard esce per andare a caccia e non fa pi ritorno. Ulrich
va a cercarlo, ma dopo due giorni di inutili ricerche torna nel rifugio.
Sente la voce di Gaspard che lo chiama e capisce che morto e che
forse venuto per vendicarsi. In preda al rimorso e al terrore apre la
porta per affrontarlo e non si accorge che Sem, il cane, esce. Sam gratta
la porta perch vuole entrare, ma Ulrich, scambiando i suoi ululati per la
voce del fantasma, non apre.
di
ffi
co
lt
Comprensione
Comprensione globale
di
ffi
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lt
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Laboratorio
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A
V. JACOMUZZI, M.R. MILIANI, A. NOVAJRA, F.R. SAURO, Trame e temi SEI 2011
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di
ffi
co
lt
Analisi
La storia e i personaggi
Vedi a p. 6 e 24
LE
SS
IC
O
7 Che cosa si pu dire dellindole e delle abitudini dei due personaggi rimasti
nel rifugio?
8 Lo stato danimo di Ulrich, dopo la scomparsa dellamico, subisce una irreversibile degenerazione. Sottolinea nel testo con colori diversi tutte le
espressioni che si riferiscono (in crescendo) prima allinquietudine, poi alla
paura, quindi al terrore irrazionale, infine alla pazzia.
9 Individua nella storia linizio della sequenza che introduce la perturbazione e
indica i righi.
Lo spazio
Vedi a p. 66
10 Individua con una linea di fianco al testo i righi in cui viene descritto il paesaggio allinizio del testo.
Di se si tratta di una descrizione oggettiva o se il narratore esprime dei giudizi.
Si tratta di uno spazio:
simbolico
neutro
narrativo
datmosfera
Giustifica la tua risposta.
LE
SS
IC
O
11 Individua ora con una linea di colore diverso i righi in cui si descrive successivamente lo spazio esterno, prestando particolare attenzione agli elementi
messi in risalto dopo la scomparsa di Gaspard.
Elenca gli aspetti ricorrenti del paesaggio.
Si tratta di uno spazio:
simbolico
neutro
narrativo
datmosfera
Giustifica la tua risposta.
LE
SS
IC
O
Laboratorio
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La lingua e lo stile
Vedi a p. 137
V. JACOMUZZI, M.R. MILIANI, A. NOVAJRA, F.R. SAURO, Trame e temi SEI 2011
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Testo e contesto
di
ffi
co
lt
Il realismo fantastico
Abbiamo detto che una parte considerevole dei racconti di Maupassant, incentrati
su particolari alterazioni della percezione della realt da parte del protagonista, si
possono definire di un realismo fantastico.
Riporta nella tabella sottostante da una parte gli elementi realistici del racconto,
dallaltra quelli che, a tuo parere, costituiscono il loro corrispettivo fantastico (per
esempio, il rifugio coperto di neve diventa una tomba per sepolti vivi).
Elementi realistici
Elementi fantastici
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Produzione
di
ffi
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lt
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Laboratorio
volume
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15 Inventa unambientazione diversa Vedi a p. 66 per questo racconto, rispettando per le caratteristiche dellisolamento e della solitudine dei due protagonisti (per esempio unisola deserta).
Scegli un elemento del paesaggio che, come la neve, giochi il doppio ruolo
di elemento reale e insieme simbolico del paesaggio e che sottolinei lo stato danimo in cui si trova il giovane una volta rimasto solo.
16 A partire da Linverno era finito del rigo 370, inventa in 10-15 parole un
diverso finale Vedi a p. 16 per il racconto.
V. JACOMUZZI, M.R. MILIANI, A. NOVAJRA, F.R. SAURO, Trame e temi SEI 2011
Laboratorio
CAPITOLO DUE
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APPROFONDIMENTO CINEMA
Anno: 1980
Regia: Stanley
Kubrik
Interpreti: Jack
Nicholson,
Shelley Duvall,
Danny Lloyd
Un racconto,
un romanzo, un film
racconto Il rifugio di Guy de Maupassant si
ispirato il maestro riconosciuto del moderno genere
horror americano, Stephen King, per il romanzo
The Shining (1977). Da questo, il regista Stanley
Kubrick ha tratto nel 1980 un film dallo stesso titolo,
considerato uno dei suoi capolavori. Jack Torrance
(Jack Nicholson), professore dinglese con frustrate
ambizioni letterarie, per riuscire a mantenere la
moglie Wendy (Shelley Duvall) e il figlioletto Danny
(Danny Lloyd), accetta lincarico di custode invernale
presso lOverlook Hotel, uno strano e imponente
albergo isolato tra i monti del Colorado. Gi teatro in
passato di numerosi delitti e suicidi, lalbergo sembra
avere assorbito forze maligne che si manifestano
soprattutto dinverno, quando lalbergo chiude e
resta isolato per la neve. Qui, poco a poco, Jack e la
sua famiglia vengono a contatto con oscure
presenze. Ognuno di loro, causa differenti gradi di
potere extrasensoriale (shine) e sensibilit, vive
questa terribile esperienza in modo personale, dando
origine a diversi esiti e visioni che contribuiscono a
immergerli nellincubo pi assoluto. Alla fine, se il
bambino riesce a opporsi con forza a insidie e
presenze, il padre ne rimane vittima.
V. JACOMUZZI, M.R. MILIANI, A. NOVAJRA, F.R. SAURO, Trame e temi SEI 2011
volume
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