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Quando il razzismo si fa pubblicità

di
Tonino Scala

“Insetti clandestini? Sandokan ferma l’invasione!”, recita così la pubblicità che


distrattamente mi è capitato di ascoltare mentre stavo, come al solito, sonnecchiando sul
divano alla fine di un’interminabile giornata. Lo spot mi ha fatto sobbalzare riuscendo a
farmi svegliare dal torpore. Non so dire se quelle parole mi hanno più rattristato o più
indignato. La mia non è la solita solfa contro la pubblicità che ormai ci ha abituato a tutto:
dai bambini furbetti che ingannano e fanno passare per scemi i genitori; a famigliole felici e
riunite intorno al tavolo per fare colazione con la merendina di turno; a donne che
diventano super al volante di un’auto monovolume che le trasforma in novelle hooligans;
uomini nudi che restano fuori la porta; donne che pur vestendosi con bandiere sono
sempre eleganti e super efficienti; ai detersivi intelligenti agli elettrodomestici geniali; dalle
acque purissime alle bibite che mettono le ali; così via fino ad arrivare alle famiglie
“allargate” dello spot tanto contestato dalle Chiesa e alla pubblicità di un noto reggiseno
che, facendo una parodia irriverente delle battaglie femministe, promette “libertà alle
donne”.
Ma con la pubblicità dell’insetticida Sandokan si è davvero passato il limite. Le parole
dello slogan, del tutto fuori luogo, associano gli insetti ai clandestini. Un paragone che fa
raccapricciare, non solo in considerazione della condizione degli immigrati clandestini, che
dopo avere affrontato viaggi in condizioni disumane per sfuggire alla miseria in cerca di
una vita più sopportabile, sono anche costretti a una vita di stenti e miserie una volta
raggiunto il luogo che nel loro “immaginario” era la “terra promessa”, ma anche perché
questa pubblicità è un pericoloso invito all’intolleranza.
Come se non bastassero già le politiche leghiste a soffiare sul fuoco che vuole bruciare il
“diverso da noi”, ora ci si mette anche la pubblicità, dalla quale, purtroppo, nessuno può
sottrarsi. Contro la nostra volontà veniamo bersagliati continuamente dai messaggi
pubblicitari, che restano impressi nella nostra mente anche quando sembra che non ci
prestiamo attenzione alcuna.
Diventa difficile non ascoltarla alla radio o in tv, a meno che non si decida di fare ameno di
questi media; impossibile non posare lo sguardo sui mega cartelloni pubblicitari sparsi
ovunque. E i cartelloni dell’insetticida che porta il nome dell’eroe di Salgari ormai
campeggiano ovunque. Ci sono quattrocento maxicartelloni disseminati per le città, con la
loro scritta choc: “Insetti clandestini? Sandokan ferma l'invasione”, corredata dalle foto di
questi insetti: zanzare, acari, ragni e formiche. Il passaggio da “insetti clandestini” a
“clandestini insetti” è breve. La stessa operazione che in fondo è stata fatta con il tanto
famoso quanto triste “pacchetto di sicurezza”, in cui è stata associata esplicitamente la
parola rom alla parola criminalità, creando nella popolazione un clima generale di ostilità .
E qui davvero nessuno può dirsi innocente. Associando la parola sicurezza alla parola rom
o immigrati, si è fatta un’operazione psicologica perversa: essere rom, immigrati, o
comunque diversi da “noi”, significa, a prescindere, essere delinquenti.
Il Presidente Napolitano tempo fa lanciò un appello affinché ci fosse l’ impegno di tutti
contro xenofobia, razzismo, violenza. “Siamo dinanzi a episodi raccapriccianti che vanno
ormai considerati non come fatti isolati ma sintomi allarmanti di tendenze diffuse che sono
venute crescendo”. Ma quanti hanno raccolto le sue parole? Quanti le ricordano? Di
rimando, invece, resterà impresso nella mente di tutti il messaggio pubblicitario degli
insetti “clandestini” da sterminare con Sandokan. Ne sarà felice Maroni, il quale più di una
volta, con caparbia convinzione ha affermato: “Contro l' immigrazione clandestina e tutto il
male che porta non bisogna essere buonisti, bisogna essere cattivi, determinati nel far
rispettare la legge”, aggiungendo “Questi vengono perché è facile arrivare e nessuno li
caccia. Per questo abbiamo deciso di cambiare musica. I clandestini sono la vera
emergenza”. E in suo aiuto arriva l’azienda produttrice dell’insetticida, che, accogliendo il
suo invito prepara uno spot ad hoc.
Tutto ciò spinge a un’amara constatazione: abbiamo costruito un modello di democrazia
che non funziona, perché è divenuto dittatura dei media e i media di solito sono asserviti
alla maggioranza di governo. Per cui l'informazione, la cultura e lo spettacolo, sempre più
spesso veicolano messaggi che incitano all’intolleranza, e ora anche la pubblicità ricorre ai
modelli dell'odio per promuovere prodotti, paragonando gli insetti ai clandestini.
In questo clima, tutelare i diritti civili e umani diventa sempre più difficoltoso.
La civiltà e la democrazia non sono luoghi in cui può trovare posto chi sa incitare il popolo
alla caccia al “diverso”: "No ai clandestini, no ai Rom, no allo straniero!", ma al contrario
esse poggiano le loro fondamenta su un patto virtuoso, in cui la maggioranza si impegna
a proteggere le minoranze, a fugare l’intolleranza e ogni rigurgito xenofobo, in quanto
segno inconfutabile di inciviltà.
Certo nessuno nega che i flussi migratori devono essere meglio disciplinati e regolati. Ma il
problema dell’immigrazione non si risolve con spot stupidi e provvedimenti inumani, come
quello che di fatto nega le cure mediche ai clandestini. Una legge indegna di un paese
civile. Il paradosso è che questi provvedimenti, non solo sono inefficaci, ma finiscono per
alimentare l’odio e l’intolleranza e inculcano nella testa di un italiano che l’immigrato è a
prescindere sinonimo di delinquente, di persona povera o, nella migliore delle ipotesi, di
individuo che vive comunque ai margini della società. Così ecco le ronde di quartiere, le
generalizzazioni infamanti, i tentativi sempre più numerosi di linciaggio. Solo altrove
l’immigrato non è esclusivamente questo ma un essere umano come gli altri,
perfettamente integrato nella società, magari con un buon lavoro e una famiglia perbene al
proprio fianco.
Bisogna cominciare a inviare messaggio diversi che invitano al rispetto dell’essere umano
in quanto tale, a prescindere da provenienza, colore, fede religiosa o politica. Perché da
questa totale e gratuita mancanza di rispetto verso “il genere diverso”, arriva il razzismo
più profondo. Spesso si è detto e scritto che la colpa dei reiterati episodi di razzismo a cui
assistiamo negli ultimi tempi, è da imputare alla mancanza di valori e di prospettive dei
giovani, a uno spinello o a due birre, o persino alla noia. Si dimentica però che dietro a
tutto ciò, c’è lo Stato che, in primis, deve mostrare rispetto della Costituzione, garante dei
diritti di tutti, nessuno escluso. L’origine della diseducazione, dell’intolleranza, del
razzismo, parte proprio da qui: il mancato rispetto della Costituzione e, quindi, il mancato
rispetto dei diritti Umani. Bisognerebbe ricordarlo in modo martellante a chi si dà tanto da
fare per varare tanti provvedimenti sull’immigrazione, e chissà, forse uno spot
pubblicitario che risuoni nelle loro testa notte e giorno, potrebbe riuscire dove tanti
incitamenti al buon senso hanno fallito.

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