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1 Pur collocandosi in una linea critica nei confronti del positivismo e della sua assolutizzazione del potere della

scienza, Vailati sembra tuttavia ancora impreparato ad allontanarsi definitivamente e criticamente da questo indirizzo speculativo. In lui, per esempio, ancora viva lidea del processo cumulativo della scienza quando afferma, sempre con una metafora, che

noi ci troviamo sempre, o quasi sempre, davanti ad un processo di approssimazioni successive paragonabili a una serie di esplorazioni in un paese sconosciuto, ciascuna delle quali corregge o precisa meglio i risultati delle esplorazioni precedenti e rende sempre pi facile, a quelle che susseguono, il raggiungimento dello scopo che tutte hanno avuto in vista.1

Tale pensiero viene per emendato dalla coscienza storica maturata da Vailati dal lavoro presso la scuola di Peano e dalla conoscenza dei lavori di Mach poich

unasserzione erronea, un ragionamento inconcludente duno scienziato dei tempi trascorsi possono essere tanto degni di considerazione quanto una scoperta o unintuizione geniale, se essi servono a gettar luce sulle cause che hanno accelerato o ritardato il processo delle conoscenze umane o a mettere a nudo il modo dagire delle nostre facolt intellettuali. Ogni errore ci indica uno scoglio da evitare mentre non ogni scoperta ci indica una via da seguire2

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G. VAILATI, Scritti, cit., p. 67. Ivi, p. 65.

dove evidente da una parte la smitizzazione dellimpresa scientifica, correttamente collocata fra tutte le varie attivit umane e, dunque, fallibile e dallaltra limportanza euristica dellerrore. Le considerazioni maggiormente pregnanti sono tuttavia, per i nostri scopi, quelle relative alla scelta dei paradigmi scientifici ed alla sua caratteristica metodologicamente pragmatica. Preliminarmente Vailati considera come le differenti esigenze esplicative ricavabili dalla storia delle scienze non sono ascrivibili a differenze mentali fra i contemporanei e gli antichi o alla differente quantit o qualit di suppellettile di cognizioni quanto, piuttosto, alle

differenze che corrispondono allacquisto e alla fissazione di nuovi abiti3 mentali, al diverso vigore rispettivo delle varie facolt intellettuali, al diverso orientamento della curiosit, dellammirazione e del dubbio,4 alla diversa capacit a rimanere soddisfatti delle spiegazioni dun dato tipo piuttosto che da quelle di un altro,5 o alla maggiore o minore facilit a prestare assenso alle varie specie di prove o di ragionamenti e a fare un diverso apprezzamento della loro rispettiva validit.6

Particolare interesse suscita il sorprendere un simile termine che potentemente richiama il pragmatismo e la sua funzione nel pensiero in Peirce. Da subito, tuttavia, si pu dichiarare che in Vailati non viene sviluppata questa traiettoria relativa allo habitus, per lo meno non nellarticolato modo dellamericano. 4 Si pensi allufficio del dubbio sistematico duramente criticato da Peirce nellopera di Cartesio allalba della nascita della scienza moderna. 5 Nellelaborazione della presente prolusione, Vailati cita spesso il Dialogo sopra i massimi sistemi di Galileo che storicamente considerata unopera di denuncia verso loscurantismo clericale e il dogmatismo metafisico nella scienza antica; tale prospettiva non viene tuttavia abbracciata dal cremasco o almeno non ne parla in questi termini in quanto tali riferimenti servono per illustrare come Galileo non abbia proposto unimmagine del cosmo pi vera di quella classica, quanto abbia servito le comodit che si trassero da una tale visione (le parole citate da Vailati sono pronunciate da Sagredo). 6 G. VAILATI, Scritti, cit., p. 69. A tal riguardo Vailati altrove nota una certa familiarit con il metodo per assurdo delle dimostrazioni antiche contrapposta ad una certa repulsione per lo stesso nella scienza moderna.

3 Per lintento prefissatosi, Vailati ha buon gioco nellutilizzare lesempio della meccanica che poi loggetto proprio del corso che tiene:

i concetti di cui la meccanica si serve e le supposizioni sulle quali si basa, vengono ad assumere nettamente il carattere di strumenti il cui valore dipende unicamente dal servizio che ci rendono pel raggiungimento dello scopo cos indicato, [] in meccanica non sono i principi o le teorie che provano i fatti che da essi si deducono, ma piuttosto la conformit delle conclusioni, a cui si arriva, coi dati dellesperienza, che giustifica i principi e limita il campo delle ipotesi da cui conviene partire.7

Proprio in apertura, se mai occorresse ora ribadirlo, si trova dichiarato il nesso con la storia delle scienze in quanto Vailati subito avverte che tra le questioni sulle quali gli studi sulla storia delle scienze sono atti a gettar maggior luce [] vanno senza dubbio poste in primo luogo quelle relative ai vari metodi di ricerca di prova, alle cause della loro diversa potenza o fecondit e ai limiti della loro proficua applicazione nei vari campi di attivit scientifica. 8 Tale analisi non certo semplice poich, per la stessa costituzione dellimpresa scientifica, vi sempre allopera un continuo processo di selezione e di eliminazione dei metodi che [] vengono riconosciuti meno adatti e meno potenti. 9 Proprio in base a questa difficolt e in vista delle proprie argomentazioni Vailati tratteggia sinteticamente una sorta di breve storia della deduzione dallantichit ad oggi. Il punto di partenza Aristotele ed il suo Organum o logica tout court nel quale lo stagirita definisce linduzione () come la forma di ragionamento mediante la quale dallesame e dal confronto di una serie di casi particolari si risale ad una proposizione generale che contempla
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Ivi, pp. 75-76, corsivi nostri. G. VAILATI, Scritti, cit., p. 118. 9 Ivi, p. 119.

4 non solo i casi osservati, ma anche un numero indeterminato di altri casi, che stanno coi primi in una certa relazione di somiglianza o di comunanza. 10 La deduzione () definita invece come

qualunque forma di ragionamento che sia riduttibile a quel tipo di ragionamento che [Aristotele] ha designato col nome di sillogismo (), il quale, come noto, consiste in ci che, partendo da due proposizioni, in una delle quali si afferma una data propriet di tutta una classe di oggetti, e nellaltra si asserisce che uno o pi oggetti appartengono a tale classe, si passa ad una terza proposizione, nella quale anche a questi ultimi la propriet suddetta viene attribuita.11

Di questultima non consentito dubitare a meno di dubitare di una delle sue premesse mentre per la prima a nessuna contraddizione o incoerenza verrebbe a urtare chi, pur ammettendo la verit dei fatti da cui si parte, ricusasse poi di ammettere per vera la generalizzazione che si pretende basare sopra di essi: 12 per quanto si possa procedere con passo induttivo, non vi sar mai un numero sufficiente di casi per inferire luniversalit di qualsivoglia propriet in un qualunque universo di oggetti. Lincedere di Vailati nella ricostruzione storica preciso e circostanziato e trasporta il lettore dallantica Grecia fino alla modernit e agli albori del metodo scientifico con Cartesio, Bacone, Galileo passando prima per la scolastica. proprio ora che possibile al cremasco mostrare la differenza capitale fra la deduzione antica e quella moderna o, meglio, della diversa
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Ivi, p. 120. Ibidem. 12 Ibidem.

5 prospettiva e differente uso che del medesimo ragionamento hanno fatto gli uomini di due epoche differenti. Infatti

precisamente nella pochissima importanza data alla deduzione come mezzo di spiegazione e di anticipazione sullesperienza, in confronto alla grande fiducia posta in essa come mezzo di prova e di accertamento, che giace la differenza caratteristica tra le idee di Aristotele e quelle dei fondatori della scienza moderna sulla funzione della deduzione della ricerca scientifica.13

lanticipazione, secondo Vailati, la chiave di volta dellimpresa scientifica moderna, la sua cifra inconfondibile, ci che la distingue dallabito analitico degli antichi. Ci che gli scienziati greci intendevano per spiegazione di un dato fenomeno non era tanto la sua analisi e scomposizione nelle sue parti elementari, o la determinazione delle leggi della sua produzione, quanto piuttosto il suo ravvicinamento o identificazione con altri fenomeni pi comuni e familiari.14 Il procedimento seguito da questi ultimi era dunque quello di ricondurre lignoto al noto pi per sfuggire dai timori che loro incuteva il prodursi dei fenomeni troppo differenti da quelli soggetti al loro proprio controllo che per comprendere i meccanismi della natura. Questa notazione di Vailati rientra a buon diritto nella visione dellimpresa scientifica proposta precedentemente per cui ben si documenta, in questo caso, come siano addirittura differenti gli uffici dellindagine scientifica. N sfugge allanalisi vailatiana il sottolineare il nesso con la matematica e, dunque, il ritorno alla logica ed alla sua massima espressione. Infatti

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Ivi, p. 124. Ivi, p. 129.

fu in certo senso lapplicazione sempre pi vasta e sistematica della deduzione allo studio dei fenomeni della natura, che forn il primo impulso allo sviluppo dei metodi sperimentali moderni, e che non da attribuire al caso se i pi eminenti iniziatori di questi furono anche nello stesso tempo i pi grandi instauratori e fautori dellapplicazione alle scienze fisiche di quel potente strumento di deduzione che la matematica.15

Ma come spiegare questo incredibile fatto, questa strana capacit divinatoria per cui lo scienziato prevede il futuro, anticipando i dati dellesperienza? Vailati non risponde esplicitamente al problema, che non formulato nei termini qui usati, ma d delle indicazioni preziose. Nella prima prolusione analizzata, Vailati cita Salviati che, rispondendo a Simplicio su chi occorresse seguire abbandonando Aristotele, afferma che i discorsi nostri hanno ad essere intorno al mondi sensibile, e non sopra un modo di carta. 16 Il filosofo cremasco risponde alle tesi galileane osservando che

da un altro punto di vista questo mondo di carta di cui Galileo parla con tanto disprezzo, il mondo delle idee e delle immaginazioni umane, non n meno reale, n meno sensibile, n meno meritevole di studio e di diligente osservazione, di quellaltro mondo allinvestigazione del quale egli ha rivolto con tanto successo lattivit della sua mente. Le opinioni, sieno esse vere o false, son pur sempre dei fatti, e come tali meritano ed esigono di essere prese ad oggetto dindagine, di accertamento, di confronto, dinterpretazione, di spiegazione precisamente come qualunque altro ordine di fatti, e allo stesso scopo; allo scopo cio di determinare per quanto ci possibile, in mezzo alla loro verit, alla loro
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Ivi, p. 125. Ivi, p. 65.

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complicazione, alle loro trasformazioni, gli elementi costanti, le uniformit, le leggi insomma da cui il loro succedersi regolato.17

Vailati ha ben chiaro che limpresa scientifica muove da proposizioni pi bisognevoli di prova che non quelle cui si arriva e procede per via deduttiva a descrivere, anticipandoli, i fenomeni accertati per via sperimentale.

Pu aver laspetto di un paradosso il dire che la potenza della deduzione [] tale che noi arriviamo,per mezzo suo, non solo a scoprire le propriet pi generali ed elementari dei fenomeni che studiamo, ma inoltre perfino a costringerli a presentarsi e a riprodursi nella nostra mente come se le leggi che li regolano e le propriet di cui godono fossero assai pi semplici e generali di quanto esse sieno in realt.18

Sobre el Lenguaje.

La distinzione tra le questioni che si riferiscono alla verit o credibilit duna data opinione e quelle che si riferiscono invece alla convenienza di esprimerla sotto una forma piuttostoch sotto unaltra, viene ad assumere pittostoch a perdere rilievo ed importanza di mano in mano che noi acquistiamo pi intima conoscenza delle varie trasformazioni

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Ibidem. Sar interessante soffermarsi pi avanti circa la posizione di Vailati riguardo al nominalismo e al realismo scolastici. Se da quanto si documentato sino ad ora la prospettiva storica dei concetti e delle teorie scientifiche in rapporto alla terza variet del pragmatismo non lascia indifferenti il passaggio ora citato circa la fattualit delle opinioni. Sembra, a proposito, di notare delle somiglianze con quanto Peirce afferma dei generali, cio che essi possono essere reali, ma possono essere anche fisicamente efficienti, CP. 5.431. 18 Ivi, p. 145.

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attraverso le quali le teorie scientifiche si sono andate svolgendo, e dei vari significati che una stessa formola verbale ha successivamente assunti prima che ad essa venisse attribuito il significato che essa ha attualmente. Ci rende tanto pi singolare e bisognevole di spiegazione il frequente ricorrere, nella storia delle scienze, di fatti che contraddicono, o almeno sembrano contraddire, allopinione comunemente accettata, secondo la quale le questioni di parole sarebbero da considerarsi come oziose e futili di fronte alle questioni di fatto, e il tempo e li sforzi ad esse applicati come pressoch sprecati, per ci almeno che concerne leffettivo avanzamento delle conoscenze.19

se noi ci possiamo considerare come immuni da molte delle illusioni che talvolta hanno ritardato, e tal altra volta accelerato, il cammino della scienza antica, ci dipende, non tanto dallaver noi riconosciuto le cause che le hanno prodotte, quanto piuttosto dal fatto che noi abbiamo rinunciato ad occuparci, scientificamente almeno, di una gran parte delle questioni la cui trattazione atta ad esporre maggiormente ai pericoli che da quelle provengono.20

Vailati, in apertura, ribadisce limportanza delle indagini relative al linguaggio in quanto

noi vediamo esser stati frequentissimi gli errori, e i ritardi allacquisto di nuove cognizioni, dovuti, se non esclusivamente almeno principalmente, a ci che, in date circostanze, certe utili e indispensabili questioni di parole non furono sollevate, o non poterono esser discusse, e certe nozioni confuse ed ambigue non furono sottoposte allanalisi e alla critica per soverchi rispetto allinvolucro verbale che le proteggeva.21
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G. VAILATI, Scritti, cit., p. 203. Ivi, p. 204. 21 G. VAILATI, Scritti, cit., pp. 204-205.

Il programma di lavoro prevede il mostrare, attraverso gli esempi di cui ricca la storia della meccanica, limportanza di queste ricerche non solo per darci lume sul meccanismo del linguaggio e sul suo modo di funzionare ma anche per guidarci a istituire una corretta diagnosi e caratterizzazione delle illusioni e dei sofismi a cui le interpretazioni sue possono dar luogo e per suggerirci i mezzi pi atti a por rimedio a tali imperfezioni, o almeno ad attenuarne gli effetti e a premunirci contro la loro influenza. 22 Tornando ora alla prolusione analizzata, riguardando il secondo tema da noi individuato, occorre ancora ribadire che per Vailati queste indagini non sono fini a se stesse ma profondamente connesse allo sviluppo del pensiero scientifico. Cos proprio la difesa del valore euristico del metodo della scienza e della sua efficacia predittiva che il filosofo cremasco vuole argomentare di fronte alla supposta e pregiudizievole incapacit di questultimo a risolvere importanti questioni. Lanalisi del linguaggio, infatti, mostra come queste ultime siano irrisolvibili quando vi sia qualche vizio fondamentale del nostro modo di formularle o perch siano solo delle questioni fittizie, tali cio che allinsieme delle parole colle quali le enunciamo non corrisponda alcun senso determinato assegnabile. 23 Oltre a valere di fatto con le argomentazioni tratte dalla storia della scienza tale considerazione vale, a nostro giudizio, proprio in linea di principio a partire dalla costruzione logico-deduttiva che Vailati attribuisce alla scienza moderna; infatti, in virt del suo carattere di infallibilit ad eccezione dellaccertamento e veridicit delle premesse da cui si parte lemergere di un problema o di un ostacolo al progredire della conoscenza deve rappresentare solo un momentaneo arresto delle acquisizioni e mai limpossibilit ad affrontare e risolvere

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Ivi, p. 205. G. VAILATI, Scritti, cit. p. 205.

10 lempasse a meno che la questione stessa sia mal posta o, addirittura, fittizia: questo ci che garantisce il metodo deduttivo. Secondo Vailati quando uno scienziato usa uno stesso nome per indicare tanti oggetti, non solo significa che questi ultimi si rassomigliano ma che si rassomigliano in qualche cosa, cio hanno dei caratteri comuni ed enumerabili il cui insieme costituisce ci che comunemente si chiama significato del nome considerato. 24 Opportunamente Vailati nota che mentre i caratteri costituenti il significato del nome utilizzato devono essere tutti presenti negli oggetti collezionati nella classe definita dal medesimo nome, essi tuttavia non esauriscono tutti i caratteri degli oggetti stessi presi in esame; i caratteri, dunque, non hanno la funzione di rappresentare gli oggetti quali essi sono, esaurendone cio gli attributi, quanto di servire delle ragioni di convenienza, o di tradizione, col che Vailati torna a riferirsi a quella che in apertura abbiamo definito come la terza variet del pragmatismo. La prima fonte di ambiguit nel linguaggio naturale riscontrata da Vailati proprio la difficolt a determinare esattamente il significato di un termine mediante definizione, cio con lausilio di altri termini ancora supposti pi semplici. In particolare si registra la difficolt a discernere chiaramente le proposizioni generali nelle quali si asserisce che gli oggetti designati con un dato nome hanno altri determinati caratteri comuni oltre a quelli che entrano a costituire il significato del nome ad essi applicato e le proposizioni con le quali noi esprimiamo la nostra intenzione dincludere o no un dato carattere tra quelli che fanno parte del significato dun dato nome.25 Nel linguaggio ordinario o naturale, spiega Vailati, manca un segno esteriore verbale per distinguere, indipendentemente dal contesto del discorso, 26 se una data

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Ivi, 206. Ivi, p. 207. 26 Dunque in modo preciso, universale e per se stesso.

11 proposizione appartenga alluna o allaltra delle due sopradette categorie: in altre parole, con un esempio, la frase

gli A sono B, pu essere adoperata tanto per esprimere la nostra credenza che, ogni qualvolta sono verificate le condizioni che rendono il nome A applicabile a un dato oggetto, si verificano anche le altre condizioni che rendono applicabile anche il nome B, quanto per indicare che tra le condizioni, che noi esigiamo siano soddisfatte perch il nome A sia applicabile, si trovano anche quelle che noi esigiamo siano soddisfatte perch sia applicabile il nome B.27

Prima di fornire degli esempi storici per mostrare la veridicit delle sue affermazioni, 28 Vailati, dopo aver citato i dialoghi platonici come esempi definitori di qualche virt, sottolinea ancora una volta che il vantaggio delle ricerche di questo genere, sul senso delle parole, non consiste tanto nelle definizioni che si trovano quanto nelle operazioni che bisogna fare per trovarle, e che il frutto di tali discussioni non sta nelle discussioni alle quali esse portano, ma nelle ragioni che occorre scoprire e addurre per giustificarle: 29 un ulteriore conferma delle tesi operazioniste di Vailati. Unaltra forma di illusioni verbali ascrivibili alla medesima causa ora analizzata consiste nello scambiare i tentativi di analizzare e decomporre nei sui elementi il significato dun dato nome, per dei ragionamenti diretti a mostrare la non esistenza di oggetti a cui tal nome sia
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G. VAILATI, Scritti, cit., p. 207. Senza entrare nel dettaglio di tali esempi basti citare la confusione generata dallutilizzo della parola momento di due forze introdotto da Galileo ma travisato nel corso del tempo, o nellerrata attribuzione operata da Spencer del primato della parola forza sul concetto che essa esprime; per la storia della filosofia, ricordata la massima aristotelica di nessuna cosa si pu affermare che essa esista per definizione, Vailati critica la prova ontologica di Anselmo poi adattata da Cartesio. 29 G. VAILATI, Scritti, cit., p. 209, corsivo nostro.

12 applicabile.30 In altre parole si tratta della tendenza a negare lesistenza di qualsivoglia oggetto una volta negata la definizione che asserisce lesistenza delloggetto stesso. nellambito di queste problematiche che compare il primo riferimento a Berkeley e alle sue ricerche sul concetto di sostanza e di realt; queste, infatti, furono qualificate come miranti a negare lesistenza della materia e la realt del mondo esteriore, pel solo fatto che esse tendevano a dimostrare che, quando noi diciamo: il tale oggetto esiste realmente, noi non possiamo voler dir altro che questo: che crediamo che, se noi, o altri esseri simili a noi, si trovassero in certe determinate condizioni, proverebbero certe determinate sensazioni. 31 Appare qui forse per la prima volta, sicuramente mai cos chiaramente ed esplicitamente come ora, il deciso orientamento pragmatico vailatiano che costituisce, almeno in questa sede, la sua propria teoria del significato. Unesemplificazione chiara di questa impostazione fornita ancora una volta, secondo Vailati, dalla meccanica e dalla pratica ormai diffusa nel sostenere che il suo proprio ufficio non sia tanto quello di spiegare quanto quello di descrivere i fenomeni del movimento; tale atteggiamento viene tuttavia a porre in contrasto le due operazioni senza accorgersi che lo spiegare non in fondo che uno speciale modo di descrivere.32 Un ulteriore esempio della difficolt definitoria riguarda i casi in cui limpossibilit a definire alcune parole le squalifichi per ci stesso ad avere un senso definito per chi le utilizza. Vailati, a riguardo, ricorda lesergo di Newton ai Philosophiae naturalis principia matematica in cui afferma: Tempus, spatium, motus, quae notissima sunt, non definio; cos, da parte nostra, possiamo richiamare il celebre adagio di S. Agostino che, interrogato su cosa fosse il tempo,

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Ivi, p. 214. Ibidem. 32 Ivi, p. 215.

13 rispondeva di saperlo se non glielo si fosse chiesto e di non saperlo pi in caso contrario. Circa il merito della difficolt argomenta Vailati:

non si riflette che la nostra incapacit a rispondere alla domanda: Che cos la tal cosa? non pu provenire sempre e solamente dal fatto che noi non conosciamo abbastanza la cosa di cui si tratta, ma al contrario dipende in molti casi da ci che noi la conosciamo troppo, cio tanto da non poter assegnare alcuna altra cosa che ci sia pi nota e della quale quindi ci sia possibile servirci per definirla.33

Su questa fenomenologia delle questioni di parole applicata alla storia della scienza Vailati non manca di volgere uno sguardo valorizzatore che recuperi il ruolo, a volte decisivo, da queste svolto nellavanzamento delle conoscenze. In particolare la credenza che ad ogni nome corrisponda qualche cosa stata unidea vantaggiosa alla ricerca in quanto il desiderio o la necessit di determinare il significato 34 di un dato nome ha spinto i ricercatori a costruire delle ipotesi sulle condizioni da cui il verificarsi della relazione stessa dipende, ipotesi suscettibili di provocare esperienze e di condurre a nuove scoperte. 35 Esposta ed argomentata lanalisi, Vailati si appresta a suggerire la soluzione, o almeno un criterio guida, per uscire dall empasse procurata dalle questioni di parole e dalla loro ambiguit. Linvito del filosofo cremasco per evitare le insidie delle vacue questioni, inesistenti o mal poste che siano, anzi tutto lantica opinione che lo studio delle scienze fisiche e matematiche costituisce uno dei migliori mezzi per educare e fortificare la mente a tale

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Ivi, p. 217. In questo modo si torna a ribadire e mostrare lefficacia e il successo dellintroduzione della pratica definitoria nella forma mentis delluomo occidentale dalla quale gemmata proprio la scienza moderna. 35 G. VAILATI, Scritti, cit., p. 220. Si pensi ai gi ricordati experimenta crucis di Bacone.

14 riguardo.36 In effetti, non ci si sarebbe aspettati nulla di diverso vista lestrazione del pensatore nostrano. La notazione tuttavia, lungi da essere cagionata da un ingenuo campanilismo dellallora docente di storia della meccanica, riconduce il pensiero ai filoni di indagine svolti nei precedenti paragrafi dove si mostrata limportanza della logica che comprende la matematica soprattutto nellimpresa scientifica massimamente

rappresentata, per Vailati, proprio dalla meccanica e del linguaggio in generale, come documentato da quanto esposto appena sopra. Il monito diventa ancor pi sorprendente se riferito alla vita e allopera di Peirce per il quale non sarebbe innaturale ritenere se non ne conoscessimo la storia personale che abbia seguito quasi alla lettera le indicazioni dellitaliano. Sobre el Pragmatismo. Sullarte di interrogare cos il titolo dellopera ora richiamata pu classificarsi nei lavori relativi allanalisi del linguaggio anche se in esso riscontrabile un ufficio in favore della pedagogia trattando di numerosi esempi relativi allinsegnamento nelle scuole. Si pu sintetizzare dicendo che a partire da unanalisi del linguaggio Vailati suggerisca un metodo quello pragmatico dinsegnamento e, soprattutto, di controllo dellapprendimento. Infatti quando James

narra di un suo conoscente che, volendo spiegare ad una bambina il significato del termine voce passiva, le diceva: Supponiamo che tu mi uccidessi; allora, tu che uccidi sei nella voce attiva, io che sono ucciso, invece, sono nella voce passiva. Ma come puoi tu parlare se sei ucciso? disse la bambina. Mah, puoi supporre chio non sia morto del tutto. Il giorno dopo, tornando sullargomento, domanda alla bambina che cosa sintenda
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Ivi, p. 226.

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per voce passiva, ed essa risponde subito: La voce che si ha quando non si morti del tutto37

evidente lintento vailatiano di documentare e dimostrare la fallacia dei meccanismi del linguaggio di fronte a qualsiasi invito ad applicare [una] sua presunta cognizione a qualche caso concreto.38 Esempi di questo tenore sono forniti dalla stessa esperienza del filosofoinsegnante di Crema che racconta di come se ad un suo alunno, dimostrata la conoscenza delle definizione di triangolo, chiedesse di disegnarne uno, egli quasi sicuramente ne disegnerebbe uno equilatero e, ad una nuova richiesta di un altro triangolo, ne disegnerebbe uno parimenti equilatero precisamente come avviene nella nota storiella del bambino che, dopo aver citato il rinoceronte come un esempio di pachiderma, richiesto di additare un altro esempio risponde: Un altro rinoceronte; 39 o come quel maestro che di fronte allimbarazzo del bambino il quale non sapeva rispondere se al centro della terra facesse pi caldo o pi freddo di dove si trovavano, mutata la domanda nella forma In che stato di temperatura si trova il centro del nostro globo? si sent rispondere che esso si trovava in stato di ignea fusione, ove da chiedersi cosa mai intendesse quel bambino per tale stato. Ecco che a seguito di questi buffi ma significativi esempi di unincompren-sione ultima fra domande che non sintendono per ci che vogliono chiedere o risposte che assolvono il loro ufficio solo astrattamente, mascherando unignoranza di fondo, Vailati fa notare che

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G. VAILATI, Scritti, cit., p. 573. Ibidem. 39 Ivi, p. 574.

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le migliori domande [] sono quelle che si riferiscono alla previsione di un fatto determinato, quelle nelle quali, dopo aver descritto allallievo una determinata situazione e una serie di determinate operazioni, gli si domanda che cosa egli si aspetterebbe di trovare e di ottenere nel caso che le eseguisse, o come agirebbe ulteriormente se si proponesse di raggiungere in tali circostanze un determinato risultato.40

Sul versante strettamente filosofico lunica e notevole eccezione rappresentata, per Vailati, da quelli che lui stesso definisce i pragmatisti italiani 41 ed al loro contributo circa uno dei problemi pi fondamentali della metodologia e della storia della conoscenza: il problema della funzione del sillogismo e, in generale, del processo deduttivo nellelaborazione e nellinterpretazione delle teorie e dei sistemi filosofici. 42 Con questo inizio Vailati riesce a tenere insieme gli interessi per la metodologia e la storia della scienza andando a trattare di logica e deduzione ai fini di interpretare pragmaticamente le teorie e i sistemi filosofici: ecco mostrato e sinteticamente riproposto il programma dinsieme della filosofia vailatiana. I logici di ogni epoca, sostiene Vailati, hanno sempre considerato la deduzione come un mezzo di prova almeno sotto due rispetti:

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Ivi, p. 575. Si noti che i corsivi sono di Vailati; ragionevolmente si pu ritenere sin dora che levidenziare la previsione laspettazione e lagire coniugati al modo condizionale siano, secondo Vailati, le cifre del pragmatismo. 41 Nonostante abbia citato in precedenza una seria comunicazione di Papini al congresso filosofico di Ginevra, sembra che qui di seguito Vailati si riferisca pi ai rappresentati del pragmatismo logico, dunque a Calderoni e a lui stesso, piuttosto che ai magici Papini e Prezzolini. Non inoltre da trascurare gli apporti degli stessi matematici tra cui, oltre i gi citati Peano ed Enriques, va ricordato anche Vacca. 42 G. VAILATI, Scritti, cit., p. 754.

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in primo luogo come strumento (organum)43 per mezzo del quale quelle tra le nostre opinioni che non sono abbastanza evidenti per se medesime, possono acquistare unevidenza di riflesso come conseguenze di altre proposizioni []; in secondo luogo come procedimento di dimostrazione indiretta che conduce al riconoscimento della verit di una tesi mediante la messa in luce di conseguenze assurde o inammissibili implicate nella sua negazione.44

A questo secondo rispetto si lega il ruolo documentato in precedenza che Vailati attribuisce, specialmente in meccanica e fisica matematica, al metodo deduttivo di saggiare le ipotesi o di indicare criteri ( experiementa crucis) capaci di determinare la scelta tra le diverse teorie o spiegazioni che si possono proporre per un fatto o un insieme di fatti. 45 proprio questo argomento ad occasionare laggancio di Vailati al pragmatismo e al suo pi rappresentante esponente, loriginale fondatore della massima, Peirce appunto, poich come noto una delle tendenze pi caratteristiche della nuova dottrina filosofica che ha il nome di pragmatismo e la sua definizione stessa, se si accetta quella data come tale dal matematico americano Ch. S. Peirce46 che lha introdotta consiste nel vedere nel procedimento di deduzione qualcosa di pi di un mezzo per decidere la verit delle teorie e delle ipotesi scientifiche e filosofiche.47 Si dunque entrati nel vivo del tema del pragmatismo che Vailati continua ad argomentare molto chiaramente; secondo questultimo esaminare o determinare le conseguenze concrete
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Il riferimento evidente alla logica aristotelica o, almeno, alluso che di essa fecero gli scolastici che adoperarono questo termine per indicare la disciplina fondata dallo stagirita. 44 G. VAILATI, Scritti, cit., p. 754. 45 Ivi, p. 755. 46 quanto meno significativo che Peirce venga definito come matematico. Tutto ci sembra confermare la conoscenza dei lavori matematici peirceani da parte di Vailati che considera lamericano ancora e solamente un matematico. Daltra parte plausibile che linsistere sulla provenienza di Peirce dal mondo delle scienze avalli ulteriormente la posizione stessa del cremasco e del pragmatismo logico. 47 G. VAILATI, Scritti, cit., p. 755.

18 di una teoria o dottrina astratta non solo un mezzo per assicurarsi se essa vera, 48 ma anche un mezzo per assicurarsi se significa qualcosa, se ha un senso e quale; in particolare se il senso che essa ha o non differente dal senso che si pu attribuire a unaltra ipotesi o teoria che si potrebbe adottare in opposizione ad essa. 49 Richiamando le tesi dellamico Calderoni nel dibattito ora citato, Vailati distingue, quando si parli di conseguenze di una teoria, le conseguenze in senso logico e le conseguenze psicologiche: le prime sono le conclusioni che si possono trarre per deduzione mentre le seconde sono gli effetti che derivano, o si presume che derivino, dalla sua accettazione da parte nostra o di altri.50 Quando si parla del senso di una teoria ci si deve riferire solo alle prime conseguenze citate e quando si aggiunge ad esse laggettivo pratiche solo per prevenire lobiezione [] che, per essere le stesse conclusioni, mediante le quali si pretende di determinare il senso di una teoria o di una affermazione qualsiasi, delle mere affermazioni, non se ne potrebbe determinare il senso altrimenti che applicando loro lo stesso procedimento, e cos via allinfinito.51 In altre parole, per chiarire il senso di una teoria o di un concetto, non c garanzia di oggettivit o universalit nel ricorrere ad altre definizioni le quali si presterebbero ad infinitum alla medesima pratica definitoria. Un tale criterio, al contrario, consiste, per Vailati, nel riferirsi a qualche fatto particolare () e alla nostra aspettativa che questo fatto avr luogo, o avrebbe luogo, in particolare circostanze date.52 Accade qui proprio come in Peirce, per cui la garanzia di univocit e oggettivit del senso di una teoria riferito ad una fatto concepibile e, dunque, rinviato al futuro.

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Si ricordi che questo , come ricorda Vailati in apertura darticolo, il primo ufficio del metodo deduttivo. G. VAILATI, Scritti, cit., p. 755. 50 Ivi, p. 756. 51 Ibidem. 52 Ibidem.

19 Questa derivazione centrale tanto da costituire il punto di avvio nella presentazione generale che del pragmatismo avrebbe svolto Vailati in quellopera mai conclusa che si sarebbe intitolata Il Pragmatismo e le sue principali applicazioni . Nel suo primo capitolo, Le origini e lidea fondamentale del pragmatismo , Vailati dice che a Peirce, inventore della parola pragmatismo, parve opportuno applicare questo termine alle indagini di Berkeley sui concetti di sostanza, materia, realt. Le ricerche di questultimo, nella prospettiva dellamericano, sono unesemplificazioni di un processo metodico che si potrebbe caratterizzare nel seguente modo: il solo mezzo di determinare e chiarire il senso di una asserzione consiste nellindicare quali esperienze particolari si intenda con essa affermare che si produrranno, o si produrrebbero date certe circostanze .53 Lunico carattere utilitario di questa teoria di scartare da unipotetica indagine un gran numero di questioni inutili, cio apparenti. Tale principio, dunque,

non altro in sostanza che un invito a tradurre le nostre affermazioni in una forma nella quale ad esse possano venire pi direttamente e agevolmente applicati quei criteri appunto di verit e falsit che sono pi oggettivi, meno dipendenti, cio, da ogni impressione o preferenza individuale; in una forma cio atta a segnalare, nel modo pi chiaro, quali sarebbero gli esperimenti, o le constatazioni, alle quali noi, od altri, potremmo e dovremmo ricorrere per decidere se, e fino a che punti, esse siano vere.54

Dove risiede allora loggettivit se non nel riferimento al futuro di cui si diceva? Vailati approfondisce largomento utilizzando addirittura un passo del Teeteto platonico con

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G. VAILATI, Scritti, cit., p. 920. Ivi, p. 921.

20 lintento, forse, di rafforzare ulteriormente le proprie tesi in cui si presenta Socrate intento a difendere, contro Protagora, la tesi propugnata dal Peirce sotto il nome di pragmatismo. 55 Come si ricorder, alla domanda socratica volta a determinare cosa sia la scienza Teeteto risponde che ci che uno sa lo sa solo in quanto ne conscio, o ne ha sensazione, e che quindi in questo sentire od aver coscienza consiste tutta la scienza. 56 A questo punto, riferendosi a Protagora ed al suo motto luomo misura di tutte le cose, Socrate muove la critica decisiva a Teeteto: credi tu che lo stesso si possa dire anche quando si tratti di sensazioni o fatti futuri?.57 Linteresse per questo passo risiede per Vailati non solo nella confutazione della dottrina protagorea ma anche nella constatazione della sua parte di verit, cio che per ogni nostro atto di pensiero che non contenga od implichi alcun riferimento al futuro, cio alcuna previsione o aspettazione, il parere di ciascuno di noi non soggetto ad alcuna contestazione.58 Secondo Vailati, avere una determinata credenza significa, per i pragmatisti, aspettarsi qualcosa di preciso che caratterizzi, in senso unico, la credenza stessa: credere e aspettarsi sono qui identificati. Se, tuttavia, risulta facile ritenere che laspettarsi qualche cosa significhi credere che tale cosa avverr, il senso inverso rappresenta, per il senso comune, una limitazione arbitraria del significato della parola credere. Sembra, insomma, che non ogni credenza implichi unaspettazione dato che vi sono tante credenze e sono la maggior parte le quali non si riferiscono, almeno apparentemente, immediatamente a fatti futuri ma a qualche cosa di presente o passato. La difficolt, tuttavia, apparente e, ancora una volta, Vailati utilizza Berkeley per dimostrarne correttamente i termini. Questultimo, infatti, nella sua Teoria della visione che secondo Vailati una vera e propria teoria della
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Ibidem. Ivi, p. 922. 57 Ibidem. 58 Ibidem.

21 previsione mostra come le sensazioni visive non siano in grado di offrici per se stesse delle informazioni e che le distanze, le forme, le dimensioni degli oggetti che vediamo sono da noi, non vedute, ma prevedute, o inferite dai sintomi o segni che di esse ci forniscono le sensazioni visive propriamente dette proprio come quando perveniamo a leggere e a interpretare qualunque altra specie di segni. 59 Meglio allora che con il motto esse est percipi adoperato dallo stesso Berkeley per definire la sua dottrina si dovrebbe dire, secondo Vailati, esse est posse percipi per meglio significare che lessere o lesistere di una cosa non che il poter essere di determinate esperienze .60 Se vi infatti un carattere che distingue la scienza in genere dalla filosofia, mi pare che esso appunto consista in ci, che compito di questultima non tanto di fare delle scoperte quanto piuttosto di prepararle, di provocarle, di farle fare, contribuendo collanalisi, colla critica, colla discussione a sgomberare la via che ad esse conduce, e fornendo i mezzi o gli strumenti richiesti per superare gli ostacoli che rendono difficile progredire in essa. 61

G. VAILATI

Sobre las races histricas del Pragmatismo.

Per i due, dunque, maturati intellettualmente nel clima positivistico di J.S. Mill, il riferimento alla scienza indispensabile e perfettamente compatibile con lo sviluppo, in senso pragmatista, del loro pensiero. Per entrambi, infatti, alla scienza che la filosofia deve
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Ivi, p. 924. Anche per questo caso Vailati rintraccia, e legge ad hoc, un passo del Sofista di Platone ove si afferma che una definizione adatta a caratterizzare le cose che esistono quella che consiste nel dire che esse sono delle potenze o delle capacit []. 61 G. VAILATI, Scritti, cit., p. 352.

22 guardare non per realizzare un vassallaggio improbabile quanto ingiustificato, ma per trarne insegnamenti utili circa il metodo rigoroso di verifica: alla mancanza di solida educazione scientifica e di qualsiasi allenamento a quelle argomentazioni precise e a quellordine rigoroso che le ricerche positive esigono, che va attribuita quella caratteristica verbosit e quella singolare imprecisione di linguaggio e di pensiero che tanto spesso i critici stranieri rimproverano ai nostri scrittori di filosofia, insieme ad altri difetti non meno deplorevoli, 62 scrive Vailati mentre, dal canto suo, Peirce afferma che la filosofia dovrebbe imitare le scienze nei loro metodi, procedendo solo da premesse tangibili che possono essere soggette ad accurato esame, e aver fiducia piuttosto nella moltitudine e variet degli argomenti che nel carattere conclusivo di ognuno di essi. 63 Per litaliano e non casualmente vista la sua duplice natura di matematico e filosofo la connessione fra filosofia e scienza tanto pi evidente per gli stretti contatti che intercorrono fra la matematica e il pragmatismo. Cos, infatti, si esprime lucidamente Vailati in Pragmatismo e logica matematica:64

un primo punto di contatto tra logica e pragmatismo sta nella loro comune tendenza a riguardare il valore, e il significato stesso, di ogni asserzione come qualcosa di intimamente connesso allimpiego che si pu o si desidera farne per la deduzione e la costruzione di determinate conseguenze o gruppi di conseguenze. [] Una seconda conformit, non meno importante, tra pragmatisti e logici matematici sta nella loro comune ripugnanza per ci che vago, impreciso, generico, e nella loro preoccupazione di ridurre o decomporre ogni asserzione nei suoi termini pi semplici: quelli che si riferiscono

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G. VAILATI, Scritti, cit., p. 417. Philosophy ought to imitate the successful sciences in its methods, so far as to proceed only from tangible premisses which can be subjected to careful scrutiny and to trust rather to the multitude and variety of its arguments than to the conclusiveness of any one, in Some consequences of four incapacities, CP. 5.264. 64 Articolo apparso nel febbraio del 1906 sul Leonardo.

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direttamente a dei fatti, o a delle connessioni di fatti. [] Un terzo punto di contatto fra pragmatisti e logici matematici sta nellinteresse che gli uni e gli altri dimostrano per le ricerche storiche sullo sviluppo delle teorie scientifiche, e nellimportanza che gli uni e gli altri attribuiscono ad esse come mezzo per riconoscere lequivalenza o coincidenza delle teorie sotto le diverse forme, che esse hanno assunto nei vari tempi o in diversi campi pur sempre esprimendo in sostanza gli stessi fatti e servendo agli stessi scopi. [] Unaltra serie di connessioni fra pragmatisti e logici matematici presentano gli importanti progressi effettuati da questi ultimi nella teoria della definizione. [] Un altro carattere della logica matematica, per il quale essa, ancora pi forse che per qualunque dei precedenti, si manifesta affine al pragmatismo, quello che riguarda lufficio che in essa sono venute ad assumere la ricerca e la costruzione di interpretazioni particolari o di esempi concreti come criteri per decidere della reciproca indipendenza, o della compatibilit, di date affermazioni o ipotesi. [] Pragmatisti e matematici si trovano pure daccordo nella ricerca della massima concisione e della massima rapidit di espressione, nella tendenza ad eliminare ogni superfluit e ridondanza, tanto di parole che di concetti.65

Sobre el empirismo.

I riferimenti pi ampi e approfonditi sullargomento si trovano, tuttavia, in uno scritto precedente, proprio in Alcune osservazioni sulle questioni di parole nella storia della scienza e della cultura precedentemente analizzato; vale ora la pena riproporre il passo in cui Vailati mostra limportanza da lui attribuita a Berkeley:

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G. VAILATI, Scritti, cit., pp. 689-694.

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le classiche ricerche del Berkeley sul concetto di sostanza e di realt furono qualificate come miranti a negare lesistenza della materia e la realt del mondo esteriore, pel solo fatto che esse tendevano a dimostrare che, quando noi diciamo: il tale oggetto esiste realmente, noi non possiamo voler dir altro che questo: che crediamo che, se noi, o altri esseri simili a noi, si trovassero in certe determinate condizioni, proverebbero certe determinate sensazioni.66

Sobre la herencia kantiana. Il documento che maggiormente attesta lavversione di Vailati per il filosofo di Knigsberg la recensione ad un testo di F. Orestano, Loriginalit di Kant,67 dove il cremasco non manca di criticare ciascuno dei punti che ivi sono indicanti come meritori da parte del tedesco. A partire da Kant considerato come teorico della conoscenza, i meriti che Orestano ascrive al filosofo sono per un verso laver abbandonato la via delle ricerche psicologiche sullo sviluppo dei concetti, e laver sostituito al metodo dellanalisi genetica [] un processo di introspezione mirante a una specie di rilievo topografico immediato dei domini della coscienza, per laltro laver dato ragione dei caratteri di universalit e necessit propri ai principi fondamentali delle scienze e in particolare delle scienze matematiche, riconoscendo come essi non affermino delle propriet delle cose cui vengono applicati, ma si riferiscono invece soltanto a delle condizioni alle quali non pu a meno di soddisfare il nostro modo di concepirle e di comprenderle.68

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G. VAILATI, Scritti, cit., p. 214, corsivo nostro. Pubblicata sul Leonardo del giugno-agosto 1905. interessante notare che lo scritto seguente, secondo lordine cronologico seguito negli Scritti, proprio la recensione a What Pragmatism is di Peirce; ecco forse spiegato il suo carattere cos sintetico e poco appassionato nei confronti di un saggio ove lautore non si fa mistero dellorigine anche kantiana del proprio pensiero. 68 G. VAILATI, Scritti, cit., p. 634.

25 La critica vailatiana segue immediata lesposizione di questi due punti e mostra da subito il proprio metodo poich sulluno e sullaltro di questi due punti varrebbe la pena di esaminare se, e in che grado, le vedute di Kant abbian trovato, o no, conferma nei risultati posteriormente ottenuti nel campo della filosofia, o delle scienze speciali. 69 Il terreno di scontro dunque pi empirico, sperimentale, che filosofico. Certo non si pu rimproverare a Vailati di aver errato nellapplicare un tale criterio di giudizio; nella sua prospettiva, anzi, questultimo risulta quanto meno comprensibile; cos facendo, tuttavia, si elimina la problematicit filosofica del criticismo, la stessa che invece mosse Peirce. Con tale criterio di verifica, Vailati ha buon gioco nel ricordare che la maggior importanza attribuita al metodo genetico sostituito da Kant a favore dellintrospezione stata il carattere distintivo pi prominente della fase di sviluppo attraversata dalle ricerche psicologiche e filosofiche nel secolo che ci separa da Kant. 70 Quello che in questo campo prevalso per efficacia e fecondit sono, secondo Vailati, i metodi basati sulla comparazione, sul confronto, sulla ricerca delle analogie, delle connessioni genealogiche e storiche mentre ha perso prestigio il presupposto ingenuo e semplicista che la struttura mentale delluomo si possa cos facilmente e infallibilmente indurre dallispezione, sia pur diretta e interna, di un solo esemplare della specie.71 Per Vailati, insomma, vale qui il principio evangelico secondo cui pi facile vedere il fuscello nellocchio del fratello che non la trave nel proprio a rendere cos difficile ladempimento del precetto socratico: Conosci te stesso. Analoghe considerazioni Vailati svolge per il secondo punto dimportanza individuato da Orestano, quello cio che richiama il trascendentalismo delle forme pure dellintuizione sensibile spazio e tempo e i concetti di causa e di sostanza. 72 Anche in questo caso
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Ibidem. Ibidem. 71 Ivi, p. 635. 72 Ibidem.

26 la critica di Vailati chiara e decisa; infatti, nei due ambiti sopra riportati dellEstetica trascendentale e dellAnalitica trascendentale sia manifesta, secondo il cremasco, la tendenza di Kant a scambiare per condizioni universali e permanenti di ogni attivit mentale quelle che non sono che limitazioni, o costruzioni, o artifici di rappresentazione, proprii a un determinato stadio di cultura. 73 Come non vedere nel passo ora citato, ancora una volta, la prospettiva storicista e convenzionalista dellimpresa scientifica e, con essa, di quella filosofica gi incontrate nellopera di Vailati? Non mancano poi le critiche alla speculazione kantiana relativa alla ragion pratica. Di queste vale qui la pena riprenderne solo una, pi attinente alla presente ricerca sul pragmatismo. Orestano richiama, come meriti di Kant, laver concepito la morale come atto consistente solo nella sua conformit a qualche legge o norma, qualunque essa sia, purch possa diventar generale e venir adottata da ogni altro uomo e di aver stabilito la sua autonomia da qualunque impulso sentimentale o passionale, non esclusi quelli che spingerebbero ad agire nella stessa direzione.74 Lappunto di Vailati a entrambi gli aspetti ancora una volta unitario: tanto luna come laltra di queste due formule [] adottate da Kant medesimo [] di fronte alle tendenze sentimentali o utilitarie delle teorie etiche che egli aveva in vista di combattere si prestano a uno stesso appunto: quello cio di far apparire il contrasto con queste ultime cose assai pi fondamentale e radicale di quanto era in realt. 75 Qui notevole la notazione vailatiana che attribuisce ad una siffatta concezione della morale un risvolto, potremmo dire, pragmatico intendendo qui la seconda variet individuata da Calderoni. Secondo Vailati, infatti, sostenere che lagire morale corrisponda ad una condotta
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Ibidem. G. VAILATI, Scritti, cit., p. 636. 75 Ibidem, corsivo nostro.

27 che possa assurgere a norma universale equivale ad adottare come criterio per la moralit dellumano agire le conseguenze alle quali porterebbe il fatto che altre azioni simili venissero ripetute dai singoli componenti la societ stessa. 76 Allora, conclude Vailati, solo apparentemente che Kant riesce a scartare dal suo sistema di morale la considerazione dei fini, o della tendenza delle azioni a produrre determinati effetti. 77 La sola differenza, avverte il cremasco, fra la teoria kantiana della morale e lutilitarismo propriamente detto dunque ci in cui scade il pragmatismo di James e Papini che tra i fini possibili Kant d un rilievo maggiore a quelli connessi con la stabilit e la conservazione della convivenza sociale, invece che a quelli che riguardano i vantaggi o le soddisfazioni individuali dei singoli consociati.78

Sobre la naturalezza ontolgica de las ideas. Unultima considerazione va svolta per fugare un possibile dubbio circa questi argomenti. In Alcuni aspetti del pragmatismo di Vailati , Giovanni Villa, dopo unaccurata analisi di alcuni passi degli Scritti, conclude che una sostanziale ispirazione realista muoveva il filosofo cremasco. La dichiarazione, se a tutta prima pu stupire dopo ci che si sopra mostrato, risulta quanto meno comprensibile dunque problematica per la nostra tesi dopo che Villa ha riportato un lungo passo della recensione che Vailati fece ai quattro scritti di James gi incontrati in precedenza. Di questa recensione Villa omette di riportare il parallelismo istituito da Vailati tra la questione trattata da James due differenti concezioni di verit, ladeguazione del pensiero alle cose e quella pragmatista e la disputa tra nominalisti e realisti nella quale i pragmatisti sono assimilati ai primi. Eliminato questo punto decisamente
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Ivi, p. 637. Ibidem. 78 Ibidem.

28 problematico per la propria tesi, Villa ha buon gioco nel sostenere il realismo di Vailati. Questultimo, infatti, sosteneva che
col dire che la verit un adattamento o una corrispondenza tra idee (o credenze) e i fatti, non si pregiudica affatto la questione dei mezzi coi quali tale adattamento o corrispondenza possono essere ottenuti o accresciuti, n si esclude menomamente che tra tali mezzi possa, o debba, aver posto, oltre allosservazione e alla contemplazione dei fatti (spontanei o provocati) anche lesercizio di quelle attivit organizzatrici ed elaboratici dellesperienza, le quali, pur semplificando, impoverendo, schematizzando artificialmente la realt, non hanno tuttavia altro fine che quello di rendere possibile la rappresentazione e il possesso pi perfetto di essa.79

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G. VAILATI, Scritti, cit., p. 578.

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