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Lingua egizia
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La lingua egizia (in egizio r n kmt, letteralmente bocca della Terra Nera ossia ci che si parla lungo le rive del Nilo)[1], nota anche come egiziano antico (questa espressione per ambigua, perch propriamente l'egiziano (o egizio) antico sarebbe la fase storica della lingua parlata durante l'Antico Regno), una lingua che appartiene alla famiglia delle lingue afro-asiatiche, imparentata con il gruppo delle lingue berbere e con quello delle lingue semitiche. Le prime testimonianze scritte della lingua dell'Antico Egitto risalgono all'incirca al 3200 a.C. e la lingua sopravvisse fino al V secolo nella forma del demotico e fino al medioevo nella forma della lingua copta; la sua lunga durata, oltre quattro millenni, la rende una delle lingue storiche pi antiche conosciute agli uomini moderni. La lingua ufficiale dell'Egitto oggi l'arabo, nella variante egiziana, che progressivamente, nei secoli successivi alla conquista arabomusulmana nel VII secolo, si sostitu alla lingua copta come lingua quotidiana. Il copto viene ancora usato come lingua liturgica dalla Chiesa cristiana copta.
Indice 1 Parentele linguistiche dell'egizio 2 Sviluppo della lingua 3 Fonetica 4 Struttura della lingua 4.1 Ricostruzione fonetica dell'egiziano 4.2 Substrato egiziano nella toponomastica egiziana moderna e nell'onomastica italiana 5 Accenni di grammatica 5.1 Generalit di nome e aggettivo 5.1.1 I generi grammaticali 5.1.2 Il numero 5.1.2.1 Notazione grafica di genere e numero 5.2 Generalit del periodo 5.2.1 Proposizioni a predicato avverbiale 5.2.1.1 PPA senza lessema verbale 5.2.1.2 PPA con lessema verbale 5.2.1.3 Schema riassuntivo PPA 5.2.2 Proposizioni a predicato nominale 5.3 Generalit del verbo 5.3.1 Distinzione tra aspetto "iterativo" e aspetto "singolativo 5.3.2 Attivo italiano e passivo egiziano-Il pronome "zero" 5.3.3 Tempi e modi 5.3.3.1 Infinito 5.3.3.2 Incompiuto 5.3.3.3 Aoristo 5.3.3.4 Il prospettivo 5.3.3.5 Imperativo 5.3.3.6 Il compiuto 5.3.3.7 Participi
Egizio (
Parlato in Periodo Classifica Scrittura
Antico Egitto 3200 a.C.-medioevo estinta geroglifico ieratico demotico alfabeto copto Tipo VSO Filogenesi Lingue afro-asiatiche Lingue berbere Lingue semitiche Egiziano Codici di classificazione ISO egy 639-2 ISO egy (http://www.sil.org 639-3 /iso639-3
/documentation.asp?id=egy)
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5.3.3.8 Diatesi attiva e passiva 5.4 Generalit degli aggettivi dimostrativi 5.5 Generalit sui pronomi 5.5.1 Suffissi 5.5.2 Pronomi dipendenti 5.5.3 Pronomi indipendenti 5.5.4 Pronomi relativi 5.5.4.1 Affermativi 5.5.4.2 Negativi 5.6 L'attribuzione 5.7 Preposizioni 5.8 Congiunzioni 5.9 Analisi del periodo 5.9.1 La proposizione completiva 5.10 Formule fisse 6 Traduzione di un breve brano con analisi delle strutture grammaticali 7 Estratto in lingua 8 Testi principali della letteratura egiziana antica 8.1 Antico Regno (2700 a.C.2160 a.C.) 8.2 Primo periodo intermedio (2160 a.C.2055 a.C.) e Medio Regno (2055 a.C.1790 a.C.) 8.3 Secondo periodo intermedio (1790 a.C.1540 a.C.) e Nuovo Regno (1530 a.C.1080 a.C.) 8.4 Terzo periodo intermedio (1070 a.C.656 a.C.) e Egitto greco e romano (332 a.C.389 d.C., anno della chiusura del tempio di File) 9 Note 10 Bibliografia 11 Testi di riferimento, grammatiche, vocabolari 12 Voci correlate 13 Altri progetti 14 Collegamenti esterni
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Copto (IV XIV secolo) Solitamente le sei fasi vengono riunite in due gruppi: il primo comprende le prime tre fasi (egizio arcaico, antico e medio), il secondo le ultime tre (egizio tardo, tolemaico e demotico e il copto). Questa suddivisione e giustificata dal fatto che le fasi all'interno di ciascun gruppo mostrano una certa uniformit, pur differenziandosi fra di loro. La scrittura ideografica egizia risalirebbe al 3000 a.C. e i testi in essa redatti sono generalmente raggruppati nella denominazione di "egizio arcaico". L'egizio antico fu parlato per oltre 500 anni, dal 2600 a.C. in poi ed attestato soprattutto nei Testi delle piramidi. L'egizio medio, la lingua classica (vi scritta la maggior parte dei testi, soprattutto monumentali, ma anche molte opere letterarie e scientifiche), fu parlato a partire circa dal 2000 a.C. per altri 700 anni, fino all'apparire dell'egizio tardo; sopravvisse ancora fino ai primi secoli dell'era cristiana come lingua scritta di tradizione, nello stesso modo in cui il latino fu la lingua scritta di preferenza fino al XVIII secolo. L'egizio tardo, parlato fra il 1300 e il 700 a.C., fu la lingua amministrativa nel periodo ramesside, ma le sue origini si ritrovano fin dal periodo amarniano; attestato in un vasto corpus letterario ed epistolare. Il demotico apparve intorno al 650 a.C. e sopravvisse come lingua scritta fino al V secolo. Il copto, il cui dialetto bohairico tuttora utilizzato come lingua di culto dai cristiani copti, apparve nel IV secolo e sopravvisse come lingua scritta di uso corrente fino al XIV secolo e probabilmente fu utilizzato ancora come lingua parlata nelle campagne ancora per qualche secolo. L'arabo rimpiazz gradualmente il copto parlato e venne utilizzato come lingua dell'amministrazione politica musulmana a partire dalle invasioni arabe del VII secolo. L'egizio antico, medio e tardo utilizzavano la scrittura geroglifica, solitamente di utilizzo monumentale (da cui anche il nome greco: = sacro, = incidere), termine che in qualche modo riprendeva la voce egizia mdw nr (convenzionalmente pronunciata medu netjer)
,"parole del dio" (del dio Thot, cui era attribuita l'invenzione della scrittura) e quella ieratica, evolutasi parallelamente ai geroglifici, con cui ha uno stretto legame, e caratterizzata da una forte corsivizzazione e frequenti legature fra i segni, solitamente utilizzata per la scrittura quotidiana su papiro, legno o pietra. Dalla scrittura ieratica deriva anche quella utilizzata per il demotico, la cui apparenza vagamente simile alla moderna scrittura araba, sebbene non ci sia alcuna parentela. Il copto fu scritto utilizzando l'alfabeto copto, una forma modificata dell'alfabeto greco, con alcuni simboli presi in prestito dal demotico per i suoni che non comparivano nel greco antico.
Fonetica
Qui sotto, la tabella dei segni monoconsonantici con la trascrizione secondo Rainer Hannig[3]:
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Segni monoconsonantici Segno Traslitterazione Pronuncia Note chiamato aleph, avvoltoio egiziano chiamato yodh canna
i/a
doppio yodh un paio di canne o due barre chiamato ayin, fricativa faringale sonora braccio chiamato waw pulcino di quaglia o sua abbreviazione ieratica piede stuoia di canna o sgabello vipera cornuta civetta acqua bocca tettoia di giunchi o cortile h enfatica, fricativa faringale sorda, treccia di lino o lucignolo suono gutturale, fricativa velare sorda, placenta o palla di stringhe (?) suono dolce, fricativa palatale sorda, ventre di animale con coda
w
o
w/u
b p f m n r h
b p f m n r h h
kh
kh
sh
stagno
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q k g t d
k enfatica, occlusiva uvulare sorda, pendio cesto con manico supporto di vaso focaccia pastoia mano cobra
Schema delle consonanti dell'egizio (fra parentesi i simboli convenzionali che differiscono dall'IPA)[4]: Consonanti dell'egiziano Labiale Alveolare Postalveolare Palatale Velare Uvulare Faringale Glottale Nasale Occlusiva Fricativa
sorda sonora sorda sonora
m p b f w
n t d s z j r l () c () () () k g x () () () h q ()
Sistema vocalico[5] (si noti l'assenza della e, aggiunta solo nella lettura egittologica convenzionale, e della o, introdotta per i nomi greci). Sistema vocalico dell'egiziano Anteriore Posteriore Chiusa Aperta i i a a u u
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quanto l'egizio, in modo analogo alle lingue semitiche antiche e moderne, non scriveva le vocali: di conseguenza, il termine nkh potrebbe significare "vita", "vivere", "vivente" o "vivendo", a seconda della vocalizzazione. Nella moderna trascrizione, "a", "i" e "u" rappresentano delle consonanti egizie: per esempio il nome di Tutankhamon era scritto in egiziano come "twt nkh jmn". Gli esperti hanno attribuito a questi segni dei suoni generici, per imitarne idealmente la possibile pronuncia originale. Si tratta tuttavia di una convenzione e non della pronuncia effettivamente utilizzata, come molti credono. Fonologicamente, l'egizio differenziava consonanti bilabiali, labiodentali, alveolari, palatali, velari, uvulari, faringali e glottali, in una distribuzione simile a quella dell'arabo. Morfologicamente, come in altre lingue semitiche, viene usato il costrutto detto "status constructus" che combina due o pi vocaboli: in questa trasformazione il primo vocabolo subisce spesso variazioni (ad esempio una -h finale diventa -t nei nomi femminili e in mlkt shba ("la regina di Saba"), mlkt la trasformazione dal termine mlkh. Inizialmente non erano conosciuti gli articoli, n i determinativi, n gli indeterminativi; le forme pi tarde utilizzarono invece a questo scopo le parole p3, t3 e n3 (il segno "3" trascrive il colpo di glottide), rispettivamente per il maschile singolare, femminile singolare e plurale comune.
viene letta non hetep, ma hotep: grazie ai Greci e ad altre trascrizioni sappiamo quale fosse il suono originale. Allo stesso modo la parola Pt non viene letta Peteh, ma Ptah[6]: grazie ai greci sappiamo quale fosse la pronuncia reale del nome della divinit. Oppure ancora il dio Amon si scrive Jmn,
, ma sappiamo dalla trascrizione qual era la pronuncia originale: probabilmente a inizio parola la j tendeva ad aprirsi in a. Allo stesso modo, sappiamo che, probabilmente, la parola ms
generare, nascere, si leggeva "mos", come sappiamo dai diversi nomi quali Ramose, Ahmose, Thutmose. La traslitterazione della lingua egizia pu essere aiutata anche dai nomi propri, che hanno una pronuncia spesso trasmessa dai Greci. Tuttavia sono state spesso proposte diverse accezioni, un esempio R'-ms-sw: il nome del sovrano egiziano Ramesse.
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Le letture sono diverse, Ramesse, Ramses o Ramsete (le ultime due derivate da due delle varie forme latine del nome: Ramses nominativo, Ramsete la forma italianizzata dell'accusativo Ramsetem, in modo analogo ad altre parole che sono passate in italiano allo stesso modo): escludendo il quasi cacofonico Ramessu, pronuncia che segue pedissequamente la trascrizione fonetica, la migliore sarebbe Ramesse, perch pi vicina alla dicitura originale. Inoltre accertato che la desinenza ".t" dei femminili, seppur scritta, non era pronunciata gi dall'Antico Regno[7]. Alla fonologia dell'egiziano si interessato Alessandro Roccati, ordinario di Egittologia all'universit di Torino.
Accenni di grammatica
Generalit di nome e aggettivo
Si introducono qui le generalit del sostantivo e, di conseguenza, della morfologia dell'aggettivo, che presenta le medesime caratteristiche, concordando in genere e numero col nome cui riferito. Per referenze, vedi nota[9]. I generi grammaticali I generi erano due: maschile e femminile. Il primo non ha terminazione precisa, il secondo prevede l'aggiunta di una .t, b3k (servo) :
b3k.t (serva)
Il numero Tre sono i numeri del nome: singolare, plurale, duale. Il plurale prevede:
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Il duale, molto raro, prevede: la terminazione .wy la terminazione .ty oppure oppure per il maschile; per il femminile.
Il duale molto raro, viene usato soprattutto per indicare nomi esistenti in coppia in natura o considerati spesso come coppia, quali rd.wy (le due gambe masch.) ir.ty (i due occhi, femm.) ma, soprattutto, due termini fondamentali: t3.wy, le Due Terre, Alto e Basso Egitto, e nb.ty, le Due Signore, le dee Nekhbet e Uadjet, protettrici dell'Alto Egitto e del Basso Egitto e il cui nome designa anche una parte della Titolatura reale dell'antico Egitto.
Per notare il genere, gli egizi utilizzavano diversi espedienti grafici: limitandosi alla determinazione delle persone, venivano generalmente indicati con l'apposizione dei determinativi classificati come A1 per il maschile e B1 per il femminile nella lista Alan Gardiner:
Per indicare i plurali o i duali, gli egizi svilupparono nei tremila anni di storia della loro lingua diversi sistemi. Il pi antico, usato nell'Antico Regno, consisteva nell'indicare il termine una volta per il singolare, due volte per il duale, tre volte per il plurale.
Questa successione designa la ps.t, l'Enneade creatrice, notazione usata anche nel Medio e Nuovo Regno. L'altro sistema, pi utilizzato dal Medio Regno in poi, quello dell'aggiunta dei geroglifici che designano le
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desinenze del plurale, del singolare e del duale e, per il plurale, l'aggiunta di tre tratti:
Questa notazione molto usata, seppur qualche volta non per designare il plurale vero e proprio, ma la "moltitudine"
Esistono poi i nomi detti "di relazione",detti anche con termine tratto dalle grammatiche arabe "nisba", nei quali l'aggiunta di una .y indica la derivazione semantica: st significa campagna, sty contadino, campagnolo[10].
oppure L'aggettivo con funzione attributiva generalmente posposto al nome e concorda con questo in genere e numero. L'aggettivo con funzione predicativa si esprime con iw-soggetto-m-aggettivo/nome, cfr. con I work as policeman in inglese. Non esiste declinazione, esattamente come in italiano.
per il futuro tradotte come verbo essere; si tenga conto che in egiziano non esistono veramente due ausiliari: essere pu venir reso con jw, per esprimere il possesso si usano perifrasi simili al dativo di possesso in latino: jw b3k n(y) nb
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significa "il servo al padrone" o, meglio "il padrone ha un servo"[12]. La frase esclamativa non prevede la particella jw ma la particella mk e il pronome dipendente e non il suffisso[13]
La PPA con lessema verbale, invece utilizza un verbo oltre a jw, ad esempio: jw r' wbn m pt:
Ausiliare di enunciazione
jw (presente)
wn
verbo
complementi, avverbi, PPA con lessema pronome suffisso aggettivi e altre parti verbale e soggetto del discorso pronominale verbo complementi, avverbi, PPA con lessema aggettivi e altre parti verbale e soggetto del discorso non pronominale
soggetto
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(seguito da wnn) per il futuro (la negazione al passato non attestata) per la PPA con sistema verbale al futuro[14]. Proposizioni a predicato nominale La PPN, invece, esprime una relazione costante, che non cambia nel tempo e che dunque non richiede iw che significa "essere (attualmente)"[15]. Ad esempio: mk, b3k pw,
cio: "guarda, tu sei un servo". In questo caso pw il soggetto, si tratta di un pronome indefinito: la traduzione letterale, infatti, sarebbe: "guarda (ci), sei tu servo. Un curioso tipo di PPN nfr pw
, che significa "ci buono" ma che, posto alla fine di un testo, significa "fine". Negazione della PPN Si nega con nn...js: nn b3k js pw, tu non sei un servo
[16]
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L'aoristo Il compiuto e l'incompiuto L'aoristo esprime l'azione abituale nel presente,iterativa, nel passato o nel futuro; ad esempio: "Quando avevo vent'anni, ero solito fare colazione al bar" un modo per indicare che quest'azione nel passato era abituale, per distinguerla dal "Quando avevo vent'anni andai (una volta) a far colazione al bar", che esprime un evento unico e non pi ripetuto Il compiuto e l'incompiuto esprimono un'azione puntuale, singola, nel presente, passato e futuro. Se l'azione si sta svolgendo, si usa l'incompiuto, se l'azione si conclusa, si usa il compiuto. Si noter, infatti, che tutti le strutture che esprimono l'incompiuto egiziano sono perifrastiche e tradotte in italiano significano "stare per", "star facendo" qualcosa: si traducono col verbo in forma semplice semplicemente per non sovraccaricare la traduzione. Il compiuto esprime l'azione puntuale, accaduta una sola volta, e conclusasi: io caddi/sono caduto/ma ora mi sono rialzato. Il locutore egiziano, se avesse usato l'aoristo per un verbo del genere avrebbe voluto dire che cadeva tutti i giorni, abitualmente. Attivo italiano e passivo egiziano-Il pronome "zero" Nella traduzione italiana, eccetto se in egiziano presente il pronome impersonale "=tw", che rende la frase passiva o impersonale, se il contesto vuole un verbo all'attivo, questo verbo viene tradotto all'attivo. Tuttavia, non c' piena corrispondenza tra forme attive tra le due lingue; determinate forme del verbo erano sentite dal locutore egiziano come passivi. Questo dovuto alla presenza di un pronome, non scritto ma individuato dai linguisti,chiamato "zero" e notato "", che in italiano non si traduce o si rende come "ci", seguito da una subordinata dichiarativa italiana, chiamata in egiziano "esplicitazione del soggetto".[17] Molte forme che in italiano sono verbi, infatti, sono trattate in egiziano come frasi nominali: Ad esempio: n wnm-n=f, la negazione dell'aoristo, che si traduce in italiano come "non ero solito mangiare" o letteralmente: non (si faceva) ci, mangiare da parte mia. Dunque, strutture passive con significato attivo in italiano sono: La negazione dell'aoristo[18] Il compiuto con e senza agente: entrambi andrebbero tradotti letteralmente come (ci) stato fatto da parte (di lui), ma per una migliore resa stilistica si usa correntemente l'attivo[19] La negazione del compiuto con e senza agente[20] Tempi e modi Rispetto all'Italiano, nel quale il verbo si differenzia in modo e tempo, l'egiziano fa tre distinzioni: aspetto, modo e tempo. Aspetti e modi dell'egiziano antico sono: Incompiuto, Compiuto, Participio (forma nominale), Aoristo, Infinito (forma nominale), Imperativo e Prospettivo. Incompiuto Progressivo e Progressivo interno Allativo Compiuto Presente Passato Futuro Participio Aoristo Infinito Imperativo Prospettivo
Presente(imperfettivo) Presente Atemporale Atemporale Atemporale Passato (perfettivo) Futuro (progressivo) Passato Futuro
Solo l'incompiuto possiede qualcosa di analogo ai modi: il progressivo, il progressivo interno e l'allativo. Gli altri aspetti distinguono immediatamente in tempi: presente, passato e futuro pi, tranne che per imperativo e infinito che sono atemporali.
Infinito
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L'infinito dei verbi egiziani viene costruito in tre modi diversi, uno per i verbi forti, uno per i verbi deboli, uno per i verbi geminati[21]. Verbi forti verbi terminanti con tutte le lettere, eccetto j e w, non ripetute. wnm=j (mangio)>wnm (mangiare)
Verbi deboli verbi terminanti per j o w. L'infinito una forma femminile sostantivata del verbo. rd(j)=j (la j tra parentesi perch quasi sempre veniva omessa nello scritto)>rd(j).t
Verbi geminati verbi terminanti con due lettere uguali. L'infinito uguale alla radice del verbo, eventualmente con la caduta dell'ultima lettera. M33=j (io vedo)> M3(3) (vedere)
Incompiuto
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il servo sta mangiando. Si costruisce con jw+soggetto+ r (preposizione che significa "su") +verbo all'infinito (verbo espresso al femminile) La preposizione m indica il progressivo interno, che d una maggiore connotazione di partecipazione del soggetto. Allativo Simile al "be going to" inglese, un'azione che sta per accadere, il suo nome deriva dal verbo francese "aller", andare[23]: jw b3k r wnm,
il servo sta per mangiare. Stessa costruzione del progressivo, ma anzich su, si usa la preposizione r , verso.
Aoristo
Da non confondersi col greco, nel quale generalmente tradotto come passato, da considerarsi un presente[24] jw b3k wnm=f (nb r')
il servo mangia (tutti i giorni). In questo caso si richiede la ripetizione del soggetto, significa letteralmente: "il servo lui mangia tutti i giorni". Si nega non col semplice n o nn, ma con la struttura n wnm-n=f, con l'aggiunta della particella (j) n[25].
Il prospettivo
Pu essere considerato come un congiuntivo o come un imperativo, si forma con wnm(w)=f, che egli mangi.
In cui la w tra parentesi usata solo nella struttura del progressivo detta "antica" Si nega, non con n o nn, ma con "tm"
Imperativo
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Indica un ordine, consiste in sostanzialmente in una forma analoga al prospettivo, priva di pronome se si vuole dare un ordine reciso, wnm! (mangia!), pi cortese con forme perifrastiche o con il pronome d=j wnm=k (stabilisco che tu mangi)[26] Si nega con jm:
[27]
Il compiuto
Non da considerarsi un passato, esistono infatti un compiuto presente, passato e futuro. Per paragonarlo all'italiano, il presente, il futuro semplice e l'imperfetto sono incompiuti: mangio, manger,mangiavo. Il passato prossimo il compiuto presente: io ho mangiato; il trapassato prossimo il compiuto passato: io avevo mangiato; il futuro anteriore il compiuto futuro: io avr mangiato[28]. Il compiuto, facendo una traduzione letterale, in realt un passivo, e, a seconda che venga espresso o meno il complemento d'agente, si parla di compiuto con agente o senza agente. Il compiuto senza agente Non viene espresso l'agente dell'azione. Jw d3b.w wnm=kw
1^ persona =kw
2^ persona =tj
1^ persona =nw
2^ persona =tywny
3^ persona =w
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Da notarsi che la =w della 3 singolare, quasi sempre, cade. Il compiuto con agente Prevede l'inserimento di un agente, seppur questo non comporti, nella traduzione, cambiamenti di sorta[30]. la struttura jw verbo-n-agente- oggetto -N contrazione di jn, preposizione che significa "da" La terminazione del perfetto cade. jw wnm-n=j d3b.w ho mangiato dei fichi, letteralmente, "dei fichi sono stati mangiati da me".
Sostituendo a jw wn e wnn si ottengono il compiuto passato e futuro. Il compiuto si nega normalmente con "n"[31]. Per esprimere "non mai" e "non mai ancora" si usano due ausiliari, spj
e p3
[32]
N spj wnm=k d3b.w mj pn: non avesti mai mangiato fichi come questi.
Compiuto dei verbi intransitivi Essendo il compiuto, in realt, una forma passiva, teoricamente solo i verbi transitivi possono averne uno vero e proprio. Il compiuto degli intransitivi esprime l'essere, l'essere diventato[33], e, per i verbi cognitivi, l'essere venuto a sapere, il passaggio da uno stato precedente (ignoranza) a uno successivo (conoscenza)[34]. jw b3k nfr=w, il servo diventato buono. Da notarsi come gli aggettivi, come nfr, non siano altro che verbi in funzione predicativa e, in questo caso, riprendono la loro funzione reale. Con wn=w si esprime "esserci, esistere" jw wn=w b3k, il servo c'[35].
Participi
In egiziano esistono forme nominali/perifrastiche del verbo, i participi. La loro traduzione la medesima dell'italiano: o giustapposti come l'aggettivo o definiti con forme quali "colui che", "colei che" ecc.
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I participi sono raggruppati in tre forme: imperfettiva, perfettiva e progressiva. Inoltre, essendo forme nominali, prendono la desinenza di genere e numero: wnm(w) colui che mangia wnm(w).t colei che mangia wnm(w).w coloro che mangiano wnm(w).tw coloro le quali mangiano Rari i duali. Infine, i participi possono essere attivi o passivi, con o senza agente. Il prospetto generale delle desinenze: Tempo Desinenze attivo Desinenze passivo senza agente Desinenze passivo con agente desinenza del pronome di 3^ persona, =f o =s (w) tende a cadere w
Imperfettivo (presente)
(w) tende a cadere Perfettivo (passato) -n=f o -n=s (w) tende a cadere
Prospettivo (futuro)
t(y)=f(y) si aggiunge t(y) alla radice del verbo e lo si fa seguire da un allotropo del pronome di terza persona sing. masch. e
y (maschile)
e tj
femm.
Diatesi attiva e passiva
Come si visto, non c' piena corrispondenza tra attivo e passivo italiano e attivo e passivo egiziano. Per quanto possibile fare paragoni, il passivo dei verbi pu essere espresso con il pronome tw+jn+pronome suffisso. Tw un pronome con valore impersonale. wnm=tw jn=j
mangiato da me
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Pn
Tn
Nn
P3
T3
N3
Pw
Tw
Nw
Pf
Tf
Nf
Da notarsi che il dimostrativo pu, a differenza dell'italiano, accompagnare anche un nome proprio: R'-ms-sw pn, questo Ramesse.
e altre forme, a seconda di chi parla, dio,vivente, re, persona comune, defunto ,
, noi
= n
voi
=sn
=tw
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Il segno = prima del pronome indica che bisogna attaccare il pronome al nome che lo precede: b3=j, il mio ba. Esiste poi un pronome indefinito, =tw,
usato soprattutto col prospettivo e con valore impersonale. Nn wnm(w)=tw non si manger.
Essi fungono da soggetto, aggettivo possessivo, complemento di termine e di specificazione preceduti dalla preposizione n. Non esistono forme di cortesia; si dava del tu anche al faraone. L'unica perifrasi di subordinazione verso i superiori era b3k-jm, "quel servo l", tradotto come "quest'umile servo"
noi
voi
sn
Essi fungono da soggetto nelle frasi esclamative o come complemento oggetto. Pronomi indipendenti
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pronome ink io
traduzione
geroglifico
ntk masch. nt femm. tu masch. e femm. , ntf masch. nts femm. egli, ella, esso , jnn noi
ntn
voi
ntsn
Hanno un uso limitato: come predicato della PPN e comunque il pi usato jnk. Pronomi relativi I pronomi relativi, che fungono anche da congiunzione in subordinate relative, sono usati in alternanza coi participi. Sono sia affermativi (che ), sia negativi (che non )
Affermativi
Plurale Femminile
nty
Negativi
nt(y).t
nty.w
nt(y.w) t
L'attribuzione
Un interessante costruzione dell'egiziano, simile al dativo di possesso greco o latino, utilizza la particella n(y)+la cosa posseduta.
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N(y) variabile in genere e numero. Singolare Maschile n(y) Femminile Maschile Plurale Femminile
n(y).t
nw
n(y).wt
Preposizioni
Preposizioni principali corrispondenti alle preposizioni proprie italiane di, a da jn in m con n' su tp
per, contro, verso r tra, fra mm Altre preposizioni improprie e locuzioni prepositive:
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mj Al lato r-gs Davanti nt o 3ty Dentro m-nw Dopo m-t, Vicino r usato anche nelle proposizioni temporali (vedi sezione) ,
Congiunzioni
L'egiziano abbastanza povero di congiunzioni: La congiunzione "e" non esiste, si giustappongono i termini o le proposizioni La congiunzione "o" pu essere espressa con pw, oppure con la giustapposizione La congiunzione "se" jr: La congiunzione "allora" ''-n La congiunzione "poich" pu avere diverse sfumature di significato, molto comune n-nt(y).t, scritta con il pronome relativo. La congiunzione "affinch" n-mrw.t , "affinch non" n-msw.t
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Formule fisse
L'egiziano fa largo uso di formule fisse, frasi fatte, poste all'inizio di testi, alla fine, nei cerimoniali. Tra le tante: D(w) 'n
dotato di vita, uno degli epiteti del re, (dw) 'n, w3, snb
(dotato di) vita, forza e salute! Talmente usato da essere abbreviato dagli egizi con '.w.s, le iniziali dei tre nomi, rappresentati dal segno 'n, dal segno w3 e dal segno s. In italiano si abbrevia, nella traduzione, con v.f.s!, vita, forza, salute! tp d(j) n(y)-sw.t
"un'offerta che il re fa" la lettura tradizionale degli egittologi. Scritto spesso n(y)-sw.t d(j) tp, in quanto nomi come re (n(y)-swt) dio (nr), o i nomi delle divinit venivano anteposti per rispetto. In realt, una formula di invocazione delle tombe e significa faccia il re che si plachino. d mdw
"giusto di voce" o "giustificato": l'epiteto del defunto che ha superato l'esame di Osiride e, pertanto, ha avuto "la voce giusta" e ora pu risiedere nei campi divini. Colophon dei testi egizi: ( )
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Iw=f pw (m) 3.t=f r p.wy=fy mj gmy.t m s Lett.:Questo vada dall'inizio alla fine come trovato nel documento, cos che il documento deve andare dall'inizio alla sua fine, come trovato in scrittura. Formula di chiusura dei testi letterari egizi, di quando in quando diversamente sviluppata, talvolta firmata, come ne Il racconto del naufrago
Il chiosco di Sesostri I
N(y)-sw.t bjty pr-k3-R' ir-n=f m mnw n jt=f Jmn-R', s'' n=f s.t=f n(y).t '.t m m3w.t Il re dell'Alto e Basso Egitto Kheperkar ha fatto come monumento per suo padre Amon-Ra (l'atto di erigere) per lui il suo luogo di apparizione come divinit N(y)-sw.t bjty significa "re"; grammaticalmente un nome con n(y) quindi un costrutto per indicare l'appartenenza: "re",infatti, in egiziano era espresso come "colui che appartiene al giunco e all'ape". Sempre col nome di relazione n(y) declinato al femminile si esprime n(y).t t, "l'apparizione che a lui appartiene, la sua apparizione". jr-n=f un compiuto con agente: verbo-n-pronome di 3^persona s'' un verbo causativo: i verbi fattivi sono una classe particolare di verbi costituiti dall'affisso s+verbo: servono per rafforzare il significato del verbo e indicare che l'azione la si compie con partecipazione al fatto: '' significa "alzarsi, sorgere"; con l'aggiunta di s si esprime l'azione di sollevare, di erigere. (Cappella Sesostri I pl.10, A2)
d mdw jn Imn-R' nt(y) Jp.t-Sw.t "ink, it=k S-n(y)-wsr.t d-n=(j) n=k Gb jw'.t=f"
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Parole dette da Amon-Ra, che presiede Ipet-Sut (Karnak), " Io, tuo padre, o Sesostri, ti ho dato l'eredit di Geb" d mdw la formula fissa "parole dette". Jn Imn-R' nuovamente un compiuto con agente. nt(y) un nome di relazione, o "nisbe", -questo termine un prestito della grammatica araba, nella quale esistono questi nomi- la radice nt quella della preposizione omonima che significa essere davanti, precedere e, in questo caso, presiedere. jnk, jt=k una PPN: "io, (ci) tuo padre" con soggetto pronome indipendente. D-n=(j) n=k un'altra formula fissa, con la quale la divinit ricorda al sovrano qual l'origine del suo potere: il pronome =j eliso perch generalmente all'iscrizione era accompagnata un'immagine del dio: il soggetto diventava quindi l'immagine. Stesso fenomeno si verifica con l'ellissi di jw: basta l'immagine a contestualizzare "qui e ora" ci di cui si parla. (Cappella Sesostri I, pl 36, sc.20) Da "L'Oasita eloquente", scritto sapienziale del Medio Regno, un ottimo esempio di Proposizione a Predicato Nominale:
S pw, wn w-n-Inpw rn=f (Oasita Eloquente, r1, da Chioffi,Rigamonti, Antologia della Letteratura Egiziana del Medio Regno, Vol. I, Ananke Edizioni, Torino, 2007) C'era un uomo, il cui nome era Khueninpu. S pw la PPN, letteralmente sarebbe "Ci era questo, un uomo" Wn Khu-n-Inpw rn=f, lett. "Essendo Khueninpu il suo nome"; Khu-n-Inpw un participio passivo con agente, significa quello che Anubi ha protetto. Nel testo geroglifico Anubi (Inpu), collocato per primo con anteposizione onorifica.
Estratto in lingua
Il Grande Inno ad Aton di Akhenaton, 3^ strofa, traduzione di Edda Bresciani[36].
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...All'alba, sorgi sull'orizzonte e risplendi come Aton durante il giorno: scacci le tenebre e dai i tuoi raggi, le Due Terre sono in festa ogni giorno sveglie e in piedi: tu le hai fatte alzare; lavano le loro membra, prendono le vesti le loro braccia sono alzate in adorazione del tuo sorgere. La terra intera compie il suo lavoro. Ogni animale contento nel suo pascolo, alberi e cespugli verdeggiano, gli uccelli volano dal loro nido con le loro ali alzate in adorazione del tuo ka. Gli animali selvatici tutti saltano sui piedi quelli che volano e quelli che si posano vivono quando sorgi per loro. Le barche navigano secondo corrente o controcorrente, perch ogni via aperta quando sei sorto. I pesci nel fiume guizzano davanti a te, i tuoi raggi penetrano fino i fondo al mare.
Primo periodo intermedio (2160 a.C.2055 a.C.) e Medio Regno (2055 a.C.1790 a.C.)
Testi religiosi Testi dei sarcofagi Insegnamenti e testi sapienziali Istruzioni lealiste Ammaestramenti di Kagemni o di Gemnikai Insegnamento di Amenemhat a suo figlio Sesostri Testi pessimisti e lamentazioni Lamentazioni di Khakheperraseneb Canto dell'arpista Il dialogo dell'uomo con il suo ba Testi narrativi Racconto del naufrago L'oasita eloquente Papiro Westcar Le avventure di Sinuhe
Secondo periodo intermedio (1790 a.C.1540 a.C.) e Nuovo Regno (1530 a.C.1080 a.C.)
Testi religiosi:
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Libro dei morti Litania del sole Libro delle caverne Libro dell'Amduat Testi propagandistici e militari Presa di Ioppe Poema di Pentaur Stele di Merenptah o "Stele degli Ebrei" Stele del sogno di Thutmosis Accordo di pace tra Ittiti ed Egiziani, primo trattato diplomatico del quale abbiamo la redazione in entrambe le lingue. Testi religiosi e mitologici Storia dei due fratelli La disputa fra Horo e Seth Inno al Sole Menzogna e verit Testi scientifici Papiro di Rhind Papiro Edwin Smith Papiro Ebers
Terzo periodo intermedio (1070 a.C.656 a.C.) e Egitto greco e romano (332 a.C.389 d.C., anno della chiusura del tempio di File)
Insegnamenti Insegnamento di Ankhsheshonqi Insegnamento di Amenemope Testi religiosi Stele di Shabaka Editti Stele di Rosetta Testi narrativi Racconti del ciclo di Inaro-Petubasti Il viaggio di Unamon
Note
1. ^ vedi ad es. il racconto delle Avventure di Sinuhe, quando il siriano Amunenesci, che lo ospita, gli dice: "Io ho compreso la parlata di Kemet" (Chioffi, Rigamonti, Antologia della letteratura egizia del Medio Regno, vol. II, Ananke, Torino, 2008, pp.82) 2. ^ Lingua amarica 3. ^ Geroglifico egizio 4. ^ da en.Wikipedia, Egyptian Language 5. ^ Da en.Wikipedia,Egyptian Language 6. ^ cfr, ad es., la Stele di Rosetta, nella quale, nella versione greca, Tolomeo viene definito o , , da Alberto Elli et al., La stele di Rosetta e il decreto di Menfi, Ananke, Torino, 2009
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7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32. 33. 34. 35. 36. 37.
^ Alan Gardiner, Prefazione in Civilt egizia, Einaudi. ^ http://www.egittologia.net/public/ext/toponimo-arabo.pdf ^ Pierre Grandet, Bernard Mathieu, Corso di Egiziano geroglifico, Ananke, Torino, 2007, pp.65-69 ^ Grandet, Mathieu, Corso di Egiziano geroglifico, cit., pp.99-102 ^ Grandet, Mathieu, Corso di Egiziano Geroglifico, cit., pp.44 ^ Grandet, Mathieu, Corso di Egiziano geroglifico, cit., pp.46-47, passim ^ Grandet, Mathieu, Corso di Egiziano geroglifico, cit., pp.122-123 ^ a b Grandet, Mathieu, Corso di Egiziano geroglifico, cit., pp.129-130-131 ^ Grandet, Mathieu, Corso di Egiziano geroglifico, cit., pp.296 e sgg, passim ^ Grandet, Mathieu, Corso di Egiziano geroglifico, cit., pp. da 319 a 323, passim ^ Grandet, Mathieu, Corso di Egiziano geroglifico, cit., pp.58-59 ^ Grandet, Mathieu, Corso di Egiziano geroglifico, cit., p.198-199 ^ Grandet, Mathieu, Corso di Egiziano geroglifico, cit., p.327 et passim, p.339 et passim ^ Grandet, Mathieu, Corso di Egiziano geroglifico, cit., p.359 e sgg. ^ Grandet, Mathieu, Corso di Egiziano Geroglifico, cit., pp.171-174 ^ Grandet, Mathieu, Corso di Egiziano geroglifico, cit., pp.161-165 ^ Grandet, Mathieu, Corso di Egiziano geroglifico, cit., pp.183-185 ^ Grandet, Mathieu, Corso di Egiziano geroglifico, cit., pp. 188-194 ^ Grandet, Mathieu, Corso di Egiziano geroglifico, cit., pp.197 et passim ^ Grandet, Mathieu, Corso di Egiziano geroglifico, cit., p. 265 et passim ^ Grandet, Mathieu, Corso di Egiziano geroglifico, cit., pp. 280-281-282 ^ Grandet, Mathieu, Corso di Egiziano geroglifico, cit., p.327-328-329 ^ Grandet, Mathieu, Corso di Egiziano geroglifico, cit., pag.333 ^ Grandet, Mathieu, Corso di Egiziano geroglifico, cit., pp.339 et passim ^ Grandet, Mathieu, Corso di Egiziano geroglifico, cit., pag.359 ^ Grandet, Mathieu, Corso di Egiziano geroglifico, cit., pp.362-363 ^ Grandet, Mathieu, Corso di Egiziano geroglifico, cit., pp.347 et passim ^ Grandet, Mathieu, Corso di Egiziano geroglifico, cit., pp.356 ^ Grandet, Mathieu, Corso di Egiziano geroglifico, cit., pag.348 ^ Edda Bresciani, Letteratura e poesia dell'antico Egitto, pag 412-413 Einaudi, Torino, ISBN 9788806190781 ^ Edda Bresciani, Letteratura e poesia dell'antico Egitto, Einaudi, Torino, ISBN 9788806190781
Bibliografia
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Voci correlate
Geroglifico Traslitterazione della lingua egizia
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Sistema di numerazione egizio Ieratico Demotico Copto Alfabeto copto Wrterbuch der gyptischen Sprache Teoria standard della sintassi egizia
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Collegamenti esterni
Corso online di lingua e geroglifici egizi (http://blog.archeologia.com/97/corso-geroglifici-egizianiintroduzione/) Elenco commentato delle opere disponibili sul medio egizio (http://www.egyptologyforum.org/glyphs.html) Elenco commentato delle opere disponibili sulle altre fasi dell'egizio (http://www.egyptologyforum.org /glyphs2.html) Sito in inglese con una ricchissima biblioteca di testi da consultare e con ulteriori rimandi ad altri siti che offrono testi anche scaricabili in PDF [5] (http://www.pyramidtextsonline.com/library.html#openbook) Lingua egizia (http://thes.bncf.firenze.sbn.it/termine.php?id=248) in Tesauro del Nuovo Soggettario (http://thes.bncf.firenze.sbn.it/). BNCF, marzo 2013 Categorie: Lingua egizia Lingue estinte Lingue VSO | [altre] Questa pagina stata modificata per l'ultima volta il 28 lug 2013 alle 16:26. Il testo disponibile secondo la licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo; possono applicarsi condizioni ulteriori. Vedi le Condizioni d'uso per i dettagli. Wikipedia un marchio registrato della Wikimedia Foundation, Inc.
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