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La cultura

Il mio patto col Diavolo per scrivere un racconto


JAVIER CERCAS
NA pioggia nera e sottilissima cadeva sulla piazza. Guardai lorologio: erano le dieci e un quarto. Mi sembr strano che fossero passate diverse ore dal mio ingresso nel bar; e anche che mancasse meno di unora al mio reincontro con Rosa. Fu allora che sentii una voce alle mie spalle. Signor Cabanas disse. C un signore che desidera vederla. SEGUE A PAGINA 53

del caudillo

z ale balsamato

E 20 E 21

Uno scrittore senza ispirazione davanti alla proposta che gli cambia la vita Un racconto inedito di Javier Cercas

JAVIER CERCAS
(segue dalla prima pagina) i voltai: era il cameriere. Anche se avevo capito perfettamente, domandai: Come ha detto?. Un signore ripet. Vuole vederla. Non capisco dissi. Che signore?. Il cameriere inarc con impazienza le sopracciglia. Sia cos gentile da venire un momento con me disse. una questione che la riguarda. Mi meravigli che il cameriere mi avesse chiamato per nome; ma mi sorprese ancora di pi il fatto che, come vinto da una curiosit insensata, o come se fossi incapace perfino di pensare alla possibilit di rifiutarmi di seguirlo, mi alzai, mi gettai limpermeabile sul braccio e lo seguii. Il cameriere buss con le nocche a una porta: poi lapr e mi invit a entrare. Se in quel momento qualcuno me lavesse chiesto, io non avrei riconosciuto che ero inquieto, ma la verit che quello che accade quando oltrepassai la porta mi tranquillizz di colpo. Quello che accadde fu che mi allung la mano un ometto minuto, dagli occhi sporgenti e la pelle verdastra, i capelli lisciati con la brillantina, le ciglia lunghissime e il collo incassato tra le spalle, che indossava un doppiopetto e una cravatta degli anni Quaranta, dal cui nodo spuntava una perla falsa; un sorriso premuroso gli illuminava il viso. Strinsi la mano dellometto; era molle, grassoccia e leggermente umida: pensai di avere un rospo in mano. Lometto fece cenno al cameriere di ritirarsi e mi offr una sedia; lui si accomod di fronte a me, dietro una scrivania. Fu allora che notai che il mio ospite non aveva smesso di parlare neppure per un attimo da quando ero entrato nella stanza (un locale quasi vuoto, a met tra lufficio e il deposito, illuminato da tubi al neon fissati al soffitto; sulla parete in fondo si apriva un finestrone che dava sulla notte e sulla pioggia, che si era fatta pi intensa); l per l non riuscii o non seppi seguire il filo delle sue parole, ma a un certo punto sentii chiaramente: E allora?. Lometto cerc i miei occhi con il suo sguardo inquisitorio. Poich pensavo che toccasse a me fare le domande, mi strinsi nelle spalle. E allora che? dissi. Lometto sospir; per un istante sembr stanco. Con lo sguardo perso nelle sue stesse mani, grassocce e morte sul tavolo, mormor qualcosa che non capii; poi alz gli occhi e mi guard: Ha idea di chi sono?. Un cretino che mi sta facendo perdere tempo mentre aspetto Rosa, pensai con allegra malevolenza, per non lo dissi, e prima che potessi improvvisare una risposta inoffensiva lometto dichiar: Si sbaglia. Come ha detto?. Che si sbaglia. Cretino, per nulla. E sarebbe meglio che lei non se ne andasse in giro a offendere la gente. Sembrava addolorato: era un po arrossito; senza lasciarmi intervenire, prosegu: Insisto: sa chi sono io?. Guardai il mio interlocutore: mi sembr un poveretto: non so perch, pensai che anchio dovevo sembrargli un poveretto; pensai: Tutto ci deprimente. Allimprovviso la situazione aveva smesso di divertirmi. Guardi dissi. Sar onesto con lei.

ILPATTO COL
Non ricordo di averla mai vista in vita mia, non ho la minima idea di chi lei sia e, in verit, non mi interessa assolutamente saperlo. Non se la prenda: non ho nulla contro di lei. Immagino che sia tutto un malinteso. Non so chi le ha dato il mio nome n come lha saputo, ma certamente lei ha commesso uno sbaglio; io sono uno scrittore, sono di passaggio in questa citt: sono venuto soltanto ad accompagnare mia moglie, che fa lattrice. Ora sono le dieci e trenta e la gente star uscendo dal teatro. Devo andare; molto piacere e buona fortuna. Mi alzai e gli tesi la mano sopra la scrivania, deciso ad andarmene. Lometto non si mosse nemmeno; con voce tranquilla, disse: La prego di sedersi un momento e di ascoltarmi. Si crede sempre di conoscere s stessi, ma ci si sbaglia: per ragioni che capii solo pi tardi, quando ascoltai la richiesta dellometto non mi pass nemmeno per la testa la possibilit di rifiutarmi. Mi risedetti. Le riveler un segreto, ma mi faccia il favore di non spaventarsi disse, e mi guard negli occhi; poi annunci: Sono il Diavolo. Fui sul punto di scoppiare a ridere.

HO VENDUTO LA MIA ANIMA IN CAMBIO DI UNA STORIA


La manifestazione
Il racconto di Javier Cercas Il patto, di cui anticipiamo un brano, fa parte del volume Dedica a Javier Cercas, pubblicato nellambito del festival Dedica (Pordenone 9-23 marzo) Ledizione di questanno ha per protagonista lo scrittore spagnolo zogiorno entrava a fiotti dalla finestra. Bruscamente credulo, sentii come se avessero aperto ai miei piedi un abisso vertiginoso. Allora mi ascoltai dire, soffocato dallangoscia: Le credo, le credo. Il Diavolo abbass la mano: le ombre tornarono ad affastellarsi sulla finestra; di nuovo la pioggia batt contro i vetri. Poich sentii che potevo soltanto rassegnarmi, chiesi con voce tremula: Cos che vuole?. Capii immediatamente, quando era ormai troppo tardi, che quella domanda era una forma di accettazione, e mi pentii di averla formulata. Mi rallegro che si sia convinto disse il Diavolo. Le dir una cosa che forse la sorprender: lunica cosa che voglio darle una mano. Se non sono male informato, lei in un guaio serio. Mi sbaglio?. Non risposi. Non mi sbaglio disse il Diavolo. E allora le offro la possibilit di uscirne bene. Certo dissi in un tono faticosamente sarcastico, perch di colpo mi resi conto di non potermi arrendere senza lottare. E lunica cosa che devo fare venderle la mia anima. Il suono della mia voce mi aveva imbaldanzito; aggiunsi in tono di sfida: Dov che bisogna firmare?. Non c bisogno di firmare da nessuna parte disse il Diavolo con amabilit, come se non fosse in grado di percepire il tono aggressivo delle mie parole. Se accetta la mia proposta, viene via con me e la questione risolta. Non vedo dov laffare dissi con sincerit. Le spiego disse il Diavolo. Se viene con me, io in cambio le offro la storia che sta cercando. Lei la scrive, la pubblica ed evita il fallimento umiliante nel quale era sul punto di sprofondare: sua moglie, felice e contenta, perch non avr pi la sensazione di avere sposato un fallito il cui fallimento la sta distruggendo; felice anche il suo editore, perch recuperer abbondantemente i soldi che, per quanto continui a fare pressioni su di lei, gi convinto da tempo di avere buttato via; e lei, che glielo dico a fare?, perch sar uno scrittore, non un simulacro di scrittore, che lunico motivo che ha per non disprezzarsi. Non so se gli credetti; non pensai a niente: per evitare che il mio interlocutore giocasse in vantaggio. Punto dalla

DIA VOLO

Lometto sospir. Per un momento sembr stanco Mormor qualcosa. Poi alz gli occhi e mi guard Ha idea di chi sono?
Non pretender che le creda, vero?. Sorrisi con benevolenza, quasi in modo complice. Si renda conto: siamo alla fine del ventesimo secolo e. Non mi lasci finire: alzando una mano irritata, disse: Guardi. In quellistante notai che qualcosa era accaduto, ma non seppi precisare cosa. Ci misi un secondo a rendermi conto: dietro la testa dellometto la notte si era dissolta e aveva smesso di piovere; uninappellabile luce di mez-

Non c bisogno di firmare da nessuna parte Se accetta, lei viene via con me e la questione risolta una volta per tutte
curiosit, cedetti alla tentazione di domandare: Che storia?. Come, che storia?. Che storia mi offre in cambio?. Questa, naturalmente. Questa?. S chiar. Questa: lei e io, qui, proprio adesso. Potrebbe intitolarsi Il patto. Cosa gliene pare?. Traduzione di Bruno Arpaia 2013 Javier Cercas
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