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Attento a cosa digiti, il Governo ti osserva!

Marted 20 Novembre 2012 13:02 Redazione

Il Grande Fratello e' gia' una realta'. Articolo tratto da: www.datamanager.it Nel suo "Transparency Report" Mountain View spiega come i Governi siano sempre piu' curiosi sui dati personali degli utenti Nel suo "Rapporto sulla trasparenza", il servizio che misura la censura online nel mondo nato nel 2010, Google sottolinea come la pressione dei Governi su Mountain View per l'eliminazione dei contenuti messi online dagli utenti e' diventata via via sempre piu' forte. Alcuni Paesi arrivano a richiedere la rimozione di contenuti semplicemente perche' criticano l'operato dell'esecutivo o perche' gli utenti ironizzano sui propri leader. Inoltre, pare siano sempre di piu' gli Stati che richiedono accesso ai dati degli utenti. Attento a cosa digiti, il Governo ti osserva Dorothy Chou, Senior Policy Analyst di Google ha presentato oggi i dati che riguardano il periodo gennaio-giugno 2012: "Un aspetto appare ben evidente; i governi stanno sorvegliando le attivita' degli utenti. In questo periodo infatti Google ha dovuto gestire quasi 21.000 richieste relative a circa 35.000 account utente. Le richieste di rimozione dei contenuti sono state quasi 1.800 relative a quasi 18.000 pagine pubblicate online. L'Italia sul podio dei censori Dai dati raccolti, il nostro Paese si piazza nelle prime posizioni in merito alla censura di contenuti web. L'Italia con 841 richieste di accesso ai dati di utenti registrati su Google, di cui il 34% sono state accolte, si piazza dopo Stati Uniti, India, Brasile, Francia, Germania e Regno Unito. Per cio' che concerne le richieste di eliminazione di contenuti, nel primo semestre dell'anno, l'Italia ne ha trasmesse a Google 274. Le pagine web cancellate riguardano soprattutto violazioni del copyright e il reato di diffamazione, principalmente sa'Google Gruppi e Blogger. Google mostra chi segnala e cosa vuole cancellare Per mantenere il massimo della trasparenza, Google, che sta ancora lottando sulla tassa sui contenuti per gli editori francesi, aggiorna l'elenco delle segnalazioni in tempo reale. La Chou ha inoltre spiegato che l'azienda cerca di filtrare il piu' possibile le richieste di rimozione dei contenuti che gli arrivano. E' infatti capitato che alcuni soggetti hanno trasmesso falsi provvedimenti giudiziari producendo documenti fasulli. Quando Google rimuove un contenuto aggiunge questo messaggio: "In risposta a una lamentela ricevuta ai sensi della legge americana Digital Millennium Copyright Act (Legge sul copyright digitale), abbiamo eliminato N risultato(i) da questa pagina". Viene inoltre offerto un link al sito Chilling Effects: "Ogni notifica legale che riceviamo viene inviata a una terza parte che potrebbe pubblicarla e/o chiosarla. In particolare, la comunicazione (priva dei dati personali) viene altresi inoltrata al sito Chilling Effects per essere pubblicata. (... Al posto dei contenuti rimossi, nei risultati di ricerca di Google viene visualizzato un link alla comunicazione pubblicata", chiarisce Google. Tutto cio' permette di risalire a chi ha inviato la segnalazione e al motivo per cui l'ha fatto.

Quello che la rete sa di te Articolo di Carlo Musilli Fonte: www.altrenotizie.org

Tratto da: ilfattaccio.org/2012/04/29/quello-che-la-rete-sa-di-te NESSUNO TI CONOSCE MEGLIO DI GOOGLE Google sa tutto, perfino dove sei. Lo sa perche' ti spia attraverso un buco della serratura gigantesco, fatto di siti internet, software e cookies (piccoli file testuali usati, fra l'altro, per 'tracciare' l'attivita' di chi naviga). Dopo di che ti scheda: il tuo profilo rimane conservato per un anno e mezzo in un database infinito, ramificato in 450mila server sparsi nel pianeta. Lo rivelano due inchieste di Repubblica e del Wall Street Journal. Il motivo di tutto questo? Il modo migliore per fare soldi e' vendere pubblicita', la pubblicita' migliore e' quella che ti conosce. Il problema del target non esiste piu', in qualsiasi sito tu vada troverai inserzioni di prodotti e servizi che ti calzano a pennello. Lo chiamano 'behavioral advertisement': violento, invadente, dannatamente efficace.Il percorso e' stato lungo. Per anni Google resiste alla tentazione di usare metodi aggressivi nella raccolta di dati a fini pubblicitari, ritenendo che possa rivelarsi un boomerang a livello d'immagine. Ma il rapido emergere di concorrenti abituati a tracciare l'attivita' online degli utenti, per poi rivenderne gli identikit, costringe Google a cambiare politica. A poco a poco i due fondatori, Sergey Brin e Larry Page, si convincono della possibilita' di sfruttare l'enorme quantita' di dati a loro disposizione senza per questo fare un torto agli utenti. 'I fondatori ritengono in questo modo di poter migliorare l'esperienza degli utenti sul web ''' sostiene Alma Whitten, capo del Privacy Council dell'azienda ''' cio' che va bene per il consumatore, va bene per l'inserzionista'. IN VERITA' IL SIGNOR PAGE CI METTE PARECCHIO AD ABBANDONARE LE SUE POSIZIONI Fino all'ultimo continua a professare il 'contextual targeting', che consiste nel pubblicizzare su una pagina web un prodotto coerente con l'argomento trattato nella pagina stessa. Risultato: fino al 2006 Yahoo massacra Google sul mercato della pubblicita' online. I top-manager di Mountain View non si danno pace e nel 2007 riescono a far acquistare all'azienda la DoubleClick , impresa regina della pubblicita' visuale su Internet. Piu' di tre miliardi di dollari per far amare i cookies a Mr. Page.Finalmente Google inizia a istallare i 'file spioni' sui pc dei suoi utenti, ma ancora per qualche mese evita di usarli. Nuove resistenze dai vertici. Stavolta non da Page, ormai convertito, ma da Brin. Nel corso di un meeting leggendario fra i dipendenti di Mountain View, i due tycoon arrivano a urlarsi in faccia. Alla fine prevalgono le ragioni della 'pubblicita' personalizzata'. Il servizio parte a marzo del 2009, riservato a un ristretto gruppo di facoltosi inserzionisti.Se per anni il sito piu' potente e' stato quello con il maggior numero di visitatori, oggi non e' piu' cosi: il vero leader e' quello con il database piu' ricco. E Google e' invincibile. Non solo ha il maggior numero di account schedati, ma anche il maggior numero di informazioni per singolo utente. Nel 2009 l 'azienda ha vinto la medaglia d'oro per il fatturato, con 23,7 miliardi di dollari. Piu' del triplo dei guadagni di Yahoo, medaglia d'argento. Ma la minaccia piu' seria per Google non viene dagli altri motori di ricerca; il vero nemico e' Facebook. Il social network piu' importante della rete e' in grado di vendere pubblicita' con target dettagliatissimi dei suoi utenti (piu' di 1 miliardo di persone). BISOGNA CORRERE AI RIPARI Google ha gia' progettando il suo nuovo servizio di social network. Non solo, l'azienda di Mountain View intende copiare da 'Facebook' anche qualcosa di piu' specifico, il bottoncino 'Mi piace'. Chiunque abbia un profilo in rete lo conosce, anche se di solito lo considera un particolare insignificante, un quadratino su cui cliccare distrattamente per comunicare a qualche centinaio di amici cose come 'mi piace il cre'me caramel', 'mi piace lady Gaga'. Non e' una sciocchezza, ma una vera e propria miniera d'oro. Riuscite ad immaginare quali formidabili profili da 'behavioural advertisement' si possano creare con informazioni del genere?In ogni caso, l'attentato alla nostra privacy non e' mortale. Esiste perfino un margine di discrezione. Ad esempio, Google non utilizza i dati raccolti da uno dei suoi servizi per inseguirvi con pubblicita' personalizzate in qualsiasi angolo sperduto del Web. E' vero, se avete un account Gmail, Google non si fa problemi a ficcare il naso in

quello che scrivete e che ricevete, ma solo per spiattellarvi la pubblicita' piu' azzeccata la prossima volta che aprirete la stessa pagina di Gmail.Non e' questa una gran consolazione e Google lo sa, per questo si affretta ad assicurare che 'la maggior parte' delle informazioni raccolte non sono associate all'utente tramite il nome, ma attraverso un codice numerico. Si fa fatica a capire quale dovrebbe essere la parte rassicurante: anche se compariamo sotto forma di numeri, in realta' il nostro anonimato e' lasciato al buon cuore di chi ci controlla. Per risalire al nostro nome non ci vuole davvero un hacker; basta un nostro accesso in Facebook o nella posta elettronica e il gioco e' fatto. COM'ERA PREVEDIBILE LA RETE E' PIENA DI POST IN DIFESA DI RE GOOGLE Si dice che nel mondo di internet i dati che ti riguardano non sono di tua proprieta' finche' non ti preoccupi di proteggerli. In effetti, un modo per impedire ai siti di 'tracciarti' esiste, ma scoprire quale si e' lasciato alla tua abilita'. L'obiezione piu' ragionevole e' pero' quella che pone l'accento sui rapporti economici: se siti come Google, Facebook o Yahoo non avessero fatto pubblicita' personalizzata, non avrebbero mai avuto i milioni di dollari necessari a sviluppare i servizi di cui tutti noi oggi godiamo.Una contropartita c'e', quindi. Ma il punto e' che la maggior parte degli utenti non aveva compreso di dover dare qualcosa in cambio. E' facile prendersela con l'insipienza di molti frequentatori del Web: navigare senza sapere cos'e' un cookie ''' si dice ''' e' come iniziare a fumare senza sapere che fa male. Peccato che sui pacchetti di sigarette sia almeno scritto a caratteri cubitali che 'il fumo uccide', mentre sotto il logo colorato di Google nessuno ha mai specificato 'ti sta guardando'.

Ci stiamo arrivando.../em> Video e articolo segnalato da Elyha. "Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinche' possiate star saldi contro le insidie del diavolo; il nostro combattimento infatti non e' contro uomini di sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagita', che sono nei luoghi celesti. Percio' prendete la completa armatura di Dio, affinche' possiate resistere nel giorno malvagio, e restare in piedi dopo aver compiuto tutto il vostro dovere" - (Ef. 6:11-13) Leggi l'intero articolo: INTERMATRIX 2.0: LA PRE-CRIMINE, IL PRE-MARKIO 666 E LA FINE DEL SIX-TEMA: BENVENUTI NELL'INFERNO [intermatrix2.blogspot.com] (Tratto da: http://www.stampalibera.com)

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