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Pietro Metastasio

Ruggiero

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QUESTO E-BOOK: TITOLO: Ruggiero AUTORE: Metastasio, Pietro TRADUTTORE: CURATORE: Brunelli, Bruno NOTE: DIRITTI D'AUTORE: no LICENZA: questo testo distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet: http://www.liberliber.it/biblioteca/licenze/ TRATTO DA: "Tutte le opere" di Pietro Metastasio; volume 1; collezione: I classici Mondadori; a cura di Bruno Brunelli; A. Mondadori Editore; Milano, 1954 CODICE ISBN: informazione non disponibile 1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 19 dicembre 2003 INDICE DI AFFIDABILITA': 1 0: affidabilit bassa 1: affidabilit media 2: affidabilit buona 3: affidabilit ottima ALLA EDIZIONE ELETTRONICA HANNO CONTRIBUITO: Claudio Paganelli, paganelli@mclink.it REVISIONE: Vittorio Bertolini, vittoriobertolini@inwind.it PUBBLICATO DA: Claudio Paganelli, paganelli@mclink.it Alberto Barberi, barberi.a@e-text.it Informazioni sul "progetto Manuzio" Il "progetto Manuzio" una iniziativa dell'associazione culturale Liber Liber. Aperto a chiunque voglia collaborare, si pone come scopo la pubblicazione e la diffusione gratuita di opere letterarie in formato elettronico. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito Internet: http://www.liberliber.it/ Aiuta anche tu il "progetto Manuzio" Se questo "libro elettronico" stato di tuo gradimento, o se condividi le finalit del "progetto Manuzio", invia una donazione a Liber Liber. Il tuo sostegno ci aiuter a far crescere ulteriormente la nostra biblioteca. Qui le istruzioni: http://www.liberliber.it/sostieni/

Pietro Metastasio RUGGIERO


OVVERO

LEROICA GRATITUDINE

Questo dramma manca nelledizion torinese, perch non era ancora scritto quando il decimo volume di essa fu pubblicato. Il compose lautore dordine dellimperatrice-regina in Vienna; ed ivi sotto gli occhi del medesimo usc la prima volta in luce con una correttissima ed elegante impressione della stamperia del Ghelen; e fu rappresentato con musica dellHASSE immediatamente in Milano, in occasione delle felicissime nozze delle AA. RR. di Ferdinando arciduca dAustria e dellarciduchessa Maria Beatrice dEste, principessa di Modena, lanno 1771.

ARGOMENTO
Leroica gratitudine di Ruggiero verso il principe Leone suo rivale, che, generoso nemico, lavea liberato da morte, si trova mirabilimente espressa ne tre ultimi canti del Furioso dellimmortale Lodovico Ariosto; di cui nel presente Dramma si son seguitate tanto esattamente le tracce, quanto ha conceduto la nota differenza che corre fra le leggi del drammatico e quelle del narrativo poema.

INTERLOCUTORI
CARLO MAGNO imperatore. BRADAMANTE nobile ed illustre donzella guerriera, amante di Ruggiero. RUGGIERO discendente dEttore, chiarissimo in armi, amante di Bradamante. LEONE figliuolo e successore di Costantino imperatore dOriente. CLOTILDE principessa del real sangue di Francia, amante di Leone, amica di Bradamante. OTTONE paladino di Francia, confidente di Bradamante e di Ruggiero. PAGGI, NOBILI e GUARDIE con CARLO MAGNO PAGGI con CLOTILDE NOBILI e GUARDIE con LEONE

Lazione succede in riva alla Senna nelle vicinanze di Parigi in una vasta e deliziosa villa reale che contiene diversi, ma quasi contigui magnifici alloggiamenti.

ATTO PRIMO

SCENA PRIMA
Logge terrene negli appartamenti destinati a Clotilde.

BRADAMANTE in abito guerriero, ma senza scudo, e CLOTILDE BRAD. S, Clotilde, ho deciso; e il mio disegno Fido a te sola: alloscurar del giorno Voglio quindi partir. Che dici! Ah! scorse Son gi tre lune, ed io sospiro in vano Del mio Ruggier novelle. Il fido Ottone, Che le recava a me, nulla di lui, Nulla pi sa. Non Ruggier capace (Io conosco Ruggier) di questo ingrato, Barbaro oblio. Chi sa dov? fra quali Angustie, oh Dio, languisce? E il suo valore Non ti rende tranquilla? Ah! principessa, Son uomini gli eroi. Chi gli assicura Dallinsidie degli empi, Da capricci del caso, e da funesti Incogniti perigli Della terra e del mar? Mille ne finge Il mio timido amor. Qual pace io posso Trovar cos? No; rinvenirlo io voglio O perdermi con lui. Ma dove speri Ritrovarne la traccia? Ei contro il greco Furor (lo sai) de Bulgari sostenne La cadente fortuna, e questi il trono Gli offerser grati al beneficio. I primi Passi io l volger: dindi a cercarlo Le imprese sue mi serviran di scorta. E vorrai, Bradamante, Cos lafflitto padre e la dolente Annosa genitrice Di nuovo abbandonar? N ti ritiene Il lor tenero amore? Ah! questo, amica, Questo amor sconsigliato la sorgente De mali miei. Per cingermi la fronte Del serto oriental mhanno i crudeli Negata al mio Ruggiero; ei disperato 5

CLOT. BRAD.

CLOT. BRAD.

CLOT. BRAD.

CLOT.

BRAD.

CLOT.

BRAD. CLOT.

BRAD.

CLOT.

BRAD.

CLOT. BRAD.

CLOT.

BRAD.

CLOT.

Cerca errante il rivale, io qui per loro Palpito abbandonata. Il trono eccelso, Che la paterna cura Provvida a te procura, gran compenso Delle perdite tue. No, non vero: Mille troni ha la terra, e un sol Ruggiero. Ah, Leon non conosci: allor che quindi Pellegrino ei pass, guerrieri allori Tu raccoglievi altrove. Ah, se un istante Il giungessi a mirar!... So che a te piacque: Ma non ben si misura Laltrui dal proprio cor. Scuoterti almeno Un tanto amor dovrebbe, Che sol la tua dAsia e dEuropa a tutte Le bellezze antepone. Amor tu chiami, Clotilde, una leggiera Vaghezza giovanile. Ei me non ama; Ama il mio nome, ama il romor che intese Di mie guerriere imprese: una donzella Con lelmo in fronte e con lacciaro al fianco Nuovo per lui strano portento, e ambisce Farsene possessor. Deh! meno ingrata... Ah, non pi, principessa; o taci, o solo Parlami di Ruggiero, e meco affretta Co tuoi voti la notte. Almen sospendi Il tuo partir fin che latteso giunga Greco orator. Trarrem da lui, da suoi, Del tuo Ruggier forse contezza, e a caso Errando non andrai. Larrivo appunto Io fuggo di costui. Lunico erede So che il greco regnante oltre ogni segno Ama nel suo Leone, e ne seconda Cieco qualunque brama. E sei chiedesse Che la mia destra il nostro Cesare ottenga al figlio, e la sovrana Congiurasse a mio danno Con la paterna autorit? Di quanto Peggior sarebbe il caso mio! Saffretta Ottone a questa volta.

SCENA SECONDA OTTONE e dette. BRAD. OTT. BRAD. OTT. Otton, che rechi? Giunse il greco orator. Giunse? E pi grande Sar, se modi, il tuo stupor. Listesso Leone lorator. Leon! Vedesti Tu il prence? Io no; ma un mio Fedel, cui molto noto. E dove a lui Destinato lalbergo? In questo ameno Recinto ove noi siam. (altiera e sdegnata) Che vuol? che spera? Che pretende? a che vien? Tu il chiedi! folle Se conseguire a forza Vuol la mia man. Di Bradamante il core Violenze non soffre: i propri affetti Difender sa come glimperi altrui. Calmati, amica. (ad Ottone) Ah questo troppo! Augusto Il vide ancor? No; qualche spazio a lui Di riposo concede: E poi lascolter. Ma sa che il prence lorator? N pure. Io ben lavviso Corsi a recar; ma Cesare raccolto In solitaria stanza, onde permesso Per or non lingresso. Ah, questo audace Giovane mal accorto Far pentir! (in atto di partire) Dove taffretti? Dove Lamor, lo sdegno e il mio valor mi guida. Odi: pensiamo... Or non tempo: avvezza Non sono a tollerar. Me stessa oltraggio, Se neghittosa in petto Del conteso amor mio glimpeti io premo. Chiede estremi rimedi un rischio estremo. 7

BRAD. CLOT. OTT. CLOT. OTT. BRAD. OTT. BRAD.

CLOT. BRAD. OTT.

BRAD. OTT.

BRAD.

CLOT. BRAD. CLOT. BRAD.

Far ben io fra poco Impallidir laudace Che vuol turbar la pace Dun s costante amor. Vedr quanto pi fiero Divien lardor guerriero, Quando congiura insieme Con lamoroso ardor. (parte)

SCENA TERZA CLOTILDE ed OTTONE OTT. Seguila, principessa, e quei tadopra Suoi primi ardori a moderar. Fra Greci Io di Ruggier novelle A rintracciar men vo. Del caso mio Che dici, Otton? Di me tincresce? Il caso Comprendo, e ti compiango. Una rivale Aver sempre su gli occhi; un incostante Veder che torni ardito a farti in faccia Pompa dinfedelt; dun giusto sdegno, Lo so, deve infiammarti. Ah, non procede Quindi lo sdegno mio! Se merta amore, Qual colpa ha Bradamante? E qual se cede Leone a s gran merto? Con chi dunque tadiri? Con me, che un caro oggetto, Che il Cielo a me non destin, dovrei E non posso obliar. Clotilde, addio: Presto il potrai. Fin che delira amore, Ogni arbitrio imprigiona: Docile gi quando s ben ragiona. (parte)

CLOT. OTT.

CLOT.

OTT. CLOT.

OTT.

SCENA QUARTA CLOTILDE sola. CLOT. Ah! non ver: pur troppo La mia ragion mi dice Che amare un infedel, danimo insano visibile error, ma il dice in vano. 8

Leon maccende; e, sol chio noda il nome, Gi mi palpita il cor. Veggo i miei torti: Come follia condanno ogni speranza Che soffre lusinghiera al mio pensiero; Ma, folle o saggia, io lamo sempre e spero. Io non so nel mio martiro Se ragiono o se deliro; So che solo io mi consolo Con lidea del caro ben: Che fatale ben lo strale Che avvelena i giorni miei, Ma chio lamo e chio morrei Nello svellerlo dal sen. (parte)

SCENA QUINTA
Galleria negli appartamenti di Leone.

RUGGIERO ed OTTONE OTT. RUGG. OTT. RUGG. OTT. Oh qual di Bradamante in rivederti Sar la gioia! Ah! Bradamante, amico, perduta per me. Perduta! Oh stelle! Che mai dici, o Ruggier? Taci. Fra Greci Erminio il nome mio. Nulla io comprendo. Credi il tuo ben perduto! Ritorni a noi del tuo rival compagno! Ma che fu? ma che avvenne? Ascolta, e dimmi Se ha pi di me la terra Infelice mortale. Io sconosciuto Sai che quindi partendo... Io so che andasti De Bulgari in difesa Contro i Greci oppressori Che reggeva Leon; so che affrontarti Con lui cercavi, ondei mai pi potesse Aspirar a rapirti il tuo tesoro; Poi mancaro i tuoi fogli, e il resto ignoro. Odilo. Il gran conflitto, in cui decise Contro i Greci la sorte, Col d non termin. Fra lombre ancora Seguendo la vittoria, in parte ignota Solo e straniero io mi trovai. Smarrito 9

RUGG.

OTT.

RUGG.

OTT. RUGG.

OTT. RUGG.

OTT. RUGG.

OTT.

Cercando asilo, in un munito albergo Mavvenni, il chiesi, e mi fu dato. Accolto In nobil stanza io di bramar mostrai Pronto riposo; e lospite cortese Lasciommi in libert. Larmi deposi: Su le apprestate piume al sonno in braccio Stanco mabbandonai; ma i sonni miei Se fur lunghi non so; so che riscosso Fra catene io mi vidi. Oim! Ne chiedo Ragione a chi mannoda; Nessun risponde. In tenebroso e cupo Fondo dantica torre Mi veggo trasportar: chiuder sul capo Del carcere funesto Sento luscio ferrato, e solo io resto. E chi tal frode ord? La mia sventura. Madre dun, che pugnando uccisi in campo Temerario garzone, la germana Del greco imperador, di quellistesso Tetto signora, ovio smarrito entrai. Oh errore! Ognun sapea Che il cavalier straniero Lavea trafitto; ed alle note insegne Palese io fui. Nel suo dolor la madre, Qual tigre orba de figli, il suo volea Vendicar nel mio sangue, e farmi a stento La mia morte ottener. Gi non lontano Era il mio fin, quando una notte, io credo, (Chivi per me sempre fu notte) ascolto Di grida, di minacce, Darmi, di ferri scossi e dassi infrante Strepitoso fragore: e, mentre io penso Qual ne sia la cagion, faci improvvise Rischiaran la mia tomba. A me ridente Un giovane sen corre Di sembiante real, gridando: Ah! vivi, Ah! sorgi, Erminio; e di sua man saffretta Intanto a sciorre i miei legami. Io chiedo Attonito chi sia. Fui mi risponde Nemico tuo; ma il conservar chi onora Al par di te lumanit credio Debito universal. Ladempio, e vengo A meritarti amico. Altra mercede Il tuo da te liberator non chiede. Oh magnanimo! E questo Chi fu, che generoso La vita a te don? 10

RUGG.

OTT. RUGG. OTT. RUGG.

OTT. RUGG.

OTT. RUGG.

OTT. RUGG. OTT. RUGG.

OTT. RUGG. OTT.

Fu quellistesso A cui dar morte in singolar tenzone Io geloso volea. Leon? Leone. Che ascolto! Ed a salvarti Qual cagion lo spron? Mavea pi volte Pugnar veduto in campo: il mio coraggio Stim degno damore, e non sofferse Di vedermi perir. Dovresti a lui Scoprirti al fin; gi chegli ha il cor s grande... Ah, perch grande ha il core Deggio abusarne? ed obbligarlo a un duro Sagrificio per me? Dunque a che vieni? Leon lesige: egli non vuol soffrirmi Da lui diviso; ed io pavento e bramo Di veder Bradamante. A lei frattanto, Se vuoi... Lasciami: io veggo Da lungi il prence. A lei dir... No, taci. Fin che si pu, lo sventurato ignori Nostro destin severo. Ma pur... Parti: ecco il prence. (da s partendo) Il caso fiero.

SCENA SESTA RUGGIERO, poi LEONE RUGG. LEO. No; fra tutti i viventi alcun non vive Di me pi sfortunato. Ma quando, Erminio amato, Quando una volta io giunger la bella Bradamante a veder? Questo riposo, Che Augusto a me concede, tormento per me. Ma come, o prence, Per un sembiante ignoto Tanto accender ti puoi? La fama istessa, Che il gran valor di Bradamante esalta, Nesalta la belt. Forse mendace? 11

RUGG.

LEO.

Dirlo tu puoi. Tu la conosci? RUGG. LEO. RUGG. LEO. RUGG. LEO. RUGG. LEO. Assai. Parlasti a lei? Pi volte. E qual ti parve? Degna della sua fama. dolce? altiera Agli atti, alla favella? O lusinghi o minacci sempre bella. Ah! non ho ben se mia non . Si voli A chiederla ad Augusto. Ai voti miei Fausto lo speri? Il tuo gran padre onora, Bradamante gli cara: e a s gran sorte Lieto sar di sollevarla. Ed ella Credi che ubbidir? So che rispetta, Quanto ragione, il suo sovran. Ma il mondo Del famoso Ruggier la crede amante: Ludisti tu? Lintesi. Ah, saria questo Un terribil rivale! Afferma ognuno Chor non vi sia pi cavalier che ardisca Seco provarsi al paragon dellarmi. Ei vorr forse in campo Contendermi la sposa. No, nol vorr. Rispetter Ruggiero DErminio in te lamico. Oh fido, oh caro Sostegno mio! No, con Erminio accanto, Cento Ruggieri e cento, Tutto il mondo nemico io non pavento. Otterr, felice amante, Sol per te s degno oggetto; E a te sol del mio diletto Debitor mi vanter. Possessor dun bel sembiante Trarr seco i d ridenti; Ed in mezzo a miei contenti La tua f rammenter. (parte)

RUGG.

LEO. RUGG. LEO.

RUGG. LEO.

RUGG. LEO.

SCENA SETTIMA RUGGIERO solo.

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RUGG.

Questo troppo soffrir. Combatter sempre Fra lamore e il dover! Sentir dal seno Strapparmi il cor da quella mano istessa Che la vita mi di! Le smanie, oh Dio! Immaginar di Bradamante... Ah, questa Idea tremar mi fa. Troppo crudele, Troppo barbaro il caso; e il Ciel sa come Esposto a lei sar. Vadasi a lei; Da me sappialo almeno. Ai fidi amanti Sollievo pur nelle sventure estreme Gemer, lagnarsi e compatirsi insieme. Ah, se morir di pena Oggi cos deggio, Accanto allidol mio Io voglio almen morir! Qual serbo a lei costanza Almen vedr la bella Perduta mia speranza Nel fiero mio martr. (parte)

SCENA OTTAVA
Appartamenti imperiali.

CARLO MAGNO con sguito, poi BRADAMANTE CAR. E ben, dunque ascoltiam limpaziente Orientale ambasciadore. Andate A scorgerlo, o miei fidi, Da suoi ricetti al luogo usato. A lui, Quando giunga, io verr. Frattanto ammessa Sia Bradamante; e quindi Si scosti ognun. (partono i nobili ed i paggi. Le guardie si ritirano al fondo della scena) Chi creder mai potrebbe Che fosse una donzella un de pi saldi Sostegni del mio trono? Eccola. Ah, basta Per crederlo il vederla! Il suo sembiante, Quella dolce fierezza, Quel saggio ardir, quel portamento inspira E rispetto ed amor. Bella eroina, Qual mai per me fausta cagione a queste Soglie guida il tuo pi? Cesare, io vengo Grazie a implorar da te. Grazie! Ah, di tanto Debitor mi rendesti, Che quanto or chieder puoi 13

BRAD. CAR.

BRAD.

CAR. BRAD.

CAR. BRAD.

CAR. BRAD.

CAR. BRAD.

CAR. BRAD. CAR.

BRAD. CAR. BRAD. CAR.

Sar scarsa mercede a merti tuoi. Gi che al grado di merto Solleva Augusto il mio dover, possio Della grazia che imploro Certa esser gi. S, la prometto: e nulla So che teco avventuro. Ah massicuri, Se il mio pregar n degno, La tua destra real. Prendila in pegno. Signor, gli studi feminili e gli usi Sai che sprezzai fanciulla; e che, ammirando DIppolita e Camilla Lardir guerriero, i gloriosi gesti, Procurai dimitarle. E le vincesti. Il nome mio, pi che il mio volto, or sento Che a chiedermi in consorte Induca alcun. Suddita e figlia, io temo Per un sacro dover vedermi astretta A diventar soggetta ad uom che meno Vaglia in armi di me: n mai questalma, A non fingere avvezza, Sapria ridursi a lusingar chi sprezza. Da un tal timor massolva Limperiale autorit. Ma come? Questa legge a tuo nome Sia palese a ciascun: che la mia mano Chi pretende ottener, meco a provarsi Venga in pubblico agone: e quando invitto Tutto il tempo prescritto Si difenda da me, mabbia sua sposa: Ma, se fugato e vinto Mal risponde alle prove Che intraprendere os, la cerchi altrove. I lacci dImeneo Dunque aborrisci? S, se de miei lacci Deggio arrossir. Se men difficil prezzo Non proponi allacquisto Del tuo bel cor, chi lotterr? Chi degno Sar di me. Forse qual sia non sai Chi aspira al don della tua destra. In campo Lapprender. Deh, men severa!... 14

BRAD. Ah! la grazia che ottenni, Render dubbia or mi vuoi? CAR.

Augusto,

No: ripigliarmi Quel che donai non posso. In questo istante, Qual tu brami, leditto Promulgato sar. Ma tu ben puoi Limiti imporre al tuo valor. Fin ora Che vincer sai gi vide il mondo: ah! vegga Che sai con egual gloria Trascurar generosa una vittoria. Di marziali allori Gi tadornasti assai: Di mirti tempo ormai Che il crin ti cinga Amor. Mille di tua fortezza Prove donasti a noi; Abbia i trionfi suoi La tua bellezza ancor. (parte)

SCENA NONA BRADAMANTE sola. BRAD. Se ardir, chio nol credo, Meco esporsi a cimento il Greco audace, Non sar qui venuto Impunemente a tormentarmi. Oh Dio, Perch Leon non Ruggiero! Il braccio Emulo al cor rispetterebbe il caro Mio vincitore; e il divenirne acquisto Conterei per trionfo. E pur s strano Il mio voto non . Noto a ciascuno Sar leditto. Ei non vorr, se lode, Trascurar dottenermi; ei non forse Molto quindi lontan: forse... Ah, di quali Sogni io mi pasco in tanti affanni e tanti! Basta pur poco a lusingar gli amanti! So che un sogno la speranza, So che spesso il ver non dice; Ma, pietosa ingannatrice, Consolando almen mi va. Fra quei sogni il core ha pace, E capace almen si rende Di sue barbare vicende A soffrir la crudelt.

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ATTO SECONDO

SCENA PRIMA
Deliziosa parte de giardini reali.

CARLO MAGNO ed OTTONE OTT. Non crederlo, signor: dallardua impresa Non v ragion che vaglia Il greco prence a frastornar. Voglio Tentarlo almen. Dicesti a lui che bramo Seco parlar di nuovo? Il dissi; ei viene, Ma sol la pugna ad affrettar. Va: prendi Del guerriero apparato Tu la cura frattanto: io qui Leone Attender. Chi sa? Forse a mio senno Svolger potr quel giovanil pensiero. Cesare, il bramo anchio, ma non lo spero. dal corso altero fiume Larrestar difficil meno, Che agli affetti imporre il freno Dinesperta giovent. Dellet nel primo ardore Cede aglimpeti del core La ragione e la virt. (parte)

CAR.

OTT. CAR.

OTT.

SCENA SECONDA CARLO MAGNO, poi LEONE CAR. Del giovane reale io pur vorrei Il periglio evitar. Sei qui perisse, Qual saria dellaugusto Suo genitor la doglia! e qual... Ma viene Gi risoluto a me. Principe amato, Tu gi pugnar vorresti: io tutto in volto Ti leggo il cor. S, lo confesso, io vengo Ad affrettarne il sospirato istante. Ma sai di Bradamante Qual sia larte guerriera, Quanto il poter? 16

LEO. CAR.

LEO.

CAR.

LEO.

CAR. LEO.

CAR.

S; ma compagno in campo So che avr meco Amore; e i fidi suoi So che Amor, quando vuol, cangia in eroi. bello anche leccesso Dun giovanile ardir. Quel che sarai Io gi veggo nel tuo; ma pur conviene Che il fren senta per or. Del tempo dono Lesperienza ed il vigore: e in erba Gran speranze recidi, Se innanzi tempo al tuo gran cor ti fidi. Se quella chor malletta Dolce speme, o signor, perdo o trascuro, Dellaltre i doni io conseguir non curo. Deh, secondar ti piaccia Le impazienze mie. Ma prendi almeno Qualche tempo a pensar. No; di mia sorte La penosa incertezza Soffrir non so: vengasi allarmi; il segno Fa che ne dian le trombe Senzaltro indugio. Il sol favor che imploro Da te, Cesare, questo. Il vuoi? Sadempia Il tuo voler. Quel marzial recinto Vedi col, solo a festivi assalti Destinato fin or? L per mio cenno La tua bella nemica A momenti sar. Va: tarma e vieni, Se tentar vuoi di Marte il dubbio giuoco; Ma pensa che fra poco Potresti nel periglio Rammentar troppo tardi il mio consiglio. Non essere a te stesso Per troppo ardir crudele: Pria di spiegar le vele Guarda di nuovo il mar. Pensa che poco fido; Che or giova essere accorto; Che sar lungi il porto Quando vorrai tornar. (parte)

SCENA TERZA LEONE, poi BRADAMANTE LEO. Ah, se dun tal portento Di valor, di belt potr vantarmi 17

BRAD.

LEO.

BRAD.

LEO.

BRAD.

LEO.

BRAD.

LEO. BRAD. LEO. BRAD. LEO. BRAD.

LEO. BRAD.

Desser io possessor; dastro s chiaro Se illustrar lOriente Fortunato io potr; chi fra mortali Felice al par di me?... Ma Bradamante Quella non ? S, non minganno. Oh stelle! Ecco il Greco importuno. Se neviti lincontro. (in atto di ritirarsi) Ah! soffri almeno, Bella nemica mia, soffri chio possa, Pria che al tuo ferro il petto, Offrire a te dun fido cor lomaggio. Prence, questo linguaggio Da vincitor; prima dusarlo duopo Nellarringo prescritto Di s far prova ed acquistarne il dritto. Se a chi non capace Di resisterti in campo s gran fallo, Adorabil guerriera, offrirti il core, Chi mai reo non sar? Dritto ha damarti Sol chi ascolta il tuo nome; e a chi ti mira Divien lamor necessit. Se forte Sei tu quanto cortese, Io comincio a tremar. Ah! so pur troppo Che a Bradamante in petto Un ignoto il timor straniero affetto: Ma so che unalma grande Ingrata esser non pu. Nol sono; e pronta Eccomi a darne prova, ove tu vogli Secondar le mie brame. Arbitra sei Del mio voler: tutto far. Limpresa Dunque abbandona, o prence. Io? S. Crudele! Cos grata mi sei? Grata non sono Se contro te mi spiace Trattar larmi omicide, e se procuro I tuoi rischi evitar? Fra i rischi miei Il perderti il maggior. (con dolcezza) Deh, segli vero Che in tal pregio io ti sono, e che disporre Del tuo voler possio, lasciami, o prence, Lasciami in pace. A gara 18

LEO.

BRAD.

A te dAsia e dEuropa offre ogni trono Spose di te ben degne. Ah no; perdono: Il sol tuo cenno questo Chio non posso eseguir. (con sdegno) No? Forse in campo Meglio sapr persuaderti armata. Vieni al cimento: e non chiamarmi ingrata. Quellira istessa che in te favella Divien s bella nel tuo rigore, Che pi damore languir mi fa. Ah, s a tal segno bello il tuo sdegno, Che mai sarebbe la tua piet? (parte)

LEO.

SCENA QUARTA BRADAMANTE, poi CLOTILDE BRAD. Lo strano ardir di questo Sconsigliato garzon mi fa dispetto, Meraviglia e piet. Lire a fatica Io tenni a fren. Liete novelle, amica. (allegra e frettolosa) Liete? Ah, son di Ruggier? S. Vive? giunto. Dove? Qui. Non tinganni? Io stessa il vidi: Otton seco parl. Leditto intese; A conquistarmi ei corre. Oh Dio, che assalto Dimprovviso piacere! Ecco finiti I palpiti, gli affanni; eccoti sposa Del tuo fido Ruggiero. Ah, principessa, Lasciami respirar! pur troppo angusto A tanta gioia il cor... Ma dove mai? Perch di me non cerca? Andiam... Non vedi Che a noi di l rivolge i passi?

CLOT. BRAD. CLOT. BRAD. CLOT. BRAD. CLOT. BRAD. CLOT. BRAD.

CLOT.

BRAD.

CLOT.

SCENA QUINTA 19

RUGGIERO e dette. BRAD. Ah vieni, Mia dolce unica speme, Mia cura, mio tormento e mio conforto! A te pervenne il grido Del proposto cimento? S. Dunque va: le usate Illustri armi ti cingi, e a vincer vieni, Non a pugnar. Mia Bradamante, ascolta: Molto ho da dir. Ne stringe Troppo il tempo, o Ruggier. Chiederti anchio Mille cose vorrei: se ognor mamasti: Quai furo i casi tuoi; se per costume Fra tuoi labbri il mio nome, Qual fra miei sempre il tuo, trovossi mai; Se penasti lontan quantio penai. Ma in campo andar convien: la pugna affretta, Forse per lui fatale, Un rival temerario. Ah, qual rivale! Leon! S, Bradamante, il mio benefattor; per lui respiro: Il ben di rivederti Solo dono di lui. Come? Sorpreso, In un carcere orrendo Fra gli strazi io moria: Leon nemico Venne a serbarmi in vita, E a rischio della sua. Che ascolto! Ah, degno ben dalma reale atto s grande! Non deggio essergli grato? Anzi ho ragione Desserla anchio: son miei Tutti gli obblighi tuoi. Ma vai, ben mio, Ad assalirlo armata! Egli inesperto... Tu terror de pi forti... E ben, se vuoi, Non lesponiamo. In campo Tu precedilo, e nostro Sia larringo primier: luogo al secondo Non rester. 20

RUGG. BRAD.

RUGG. BRAD.

RUGG. BRAD. RUGG.

BRAD. RUGG.

CLOT. BRAD. RUGG. BRAD.

RUGG.

BRAD.

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BRAD.

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BRAD. RUGG. BRAD. RUGG. BRAD. RUGG.

BRAD.

CLOT. BRAD.

RUGG.

BRAD.

Ma con qual fronte io posso A tutto il mondo in faccia Dichiararmi rival del mio pietoso Liberator? Dunque la sorte in campo Tenti prima Leone. Egli al cimento Non regger (lo spero), e tu disciolto Sarai da ogni riguardo. Allor che un dritto Da lui perduto ad acquistar tu vieni, Non sei pi suo rivale. Ah, sio felice Al suo disastro insulto, Sono ingrato e crudel. Ma che per lui, Che di pi far potrei? Deh! se gli obblighi miei pur ver che sian tuoi... Segui, parla, che vuoi? Premialo tu per me. Ma come? Il fato Nega a me la tua mano; abbiala almeno Chi mi salv. Che? sposa Io di Leone! Ad altro amante in braccio Andar dee Bradamante, E il propone Ruggier! Clotilde, udisti? Che ti par del consiglio? Oppressa io sono Dallo stupor. Da s remote sponde Cos la tua fedele Ritorni a consolar? Bella mercede Mi rendi in ver di tanto amor, di tanti Palpiti, affanni e pianti Sostenuti fin ora, Sparsi per te! Costa al tuo cor ben poco Il perdermi, o crudel. Quel che mi costa Non curar di saper: troppo funesto Lo stato, oh Dio! di chi crudel tu chiami. No, tu mai non mamasti, o pi non mami. Questo un pretesto allincostanza. I suoi Confini ha la virt: non merta fede Quando a tal segno eccede La misura comune. Ho unalma anchio Capace di virt: ma so fin dove Lumanit pu secondarla: e sento Chio non avrei vigore A sostener bastante Lidea del tuo martre, 21

RUGG. BRAD.

RUGG. BRAD. RUGG. BRAD.

RUGG. BRAD.

A trafiggerti il core, e non morire. Ah! sio non moro ancora... Ad altro amante Chio porga la mia man? Che atroce insulto! Che disprezzo inumano! Che nera infedelt! Se meno irata, Mia vita, udir mi vuoi... N voglio udirti, N mirarti mai pi. (in atto di partire) Senti, ben mio: Non partir: dove vai? (con pianto ed ira) Vo dun infido A svellermi, se posso, Limmagine dal cor: le smanie estreme Dun amor che non merti Vado almeno a celarti: Di vivere o damarti Vo, barbaro, a finir. (in atto di partire) Deh, in questo stato, Deh, non mi abbandonar! (trattenendola) (staccandosi da lui) Lasciami, ingrato. Non esser troppo altero, Crudel, del mio dolore: Questo un amor che more, E tutto amor non . Lagrime or verso, vero, Per tua cagion, tiranno, Ma lultime saranno Chio verser per te. (parte)

SCENA SESTA RUGGIERO e CLOTILDE RUGG. In odio al mio bel nume No, viver non possio. Seguirla io voglio: Voglio almeno al suo pi... Glimpeti primi Dun irritato amore Non affrettarti a trattener. Se stesso Indebolisce il fiume, il suo furore Se sfoga in libert. Ma intanto, oh Dio! Ella freme, saffanna E mi crede infedele. Io le tempeste Di quellalma agitata 22

CLOT.

RUGG.

CLOT.

Tenter di calmar. RUGG. S, principessa, Piet di lei, piet di me. Procura Di raddolcir laffanno suo: tadopra A placarla con me. Dille chio lamo, Che sar, che fu sempre Lunico mio pensier: spiegale il mio Lagrimevole stato in cui mi vedi: Dille... Non pi: tutto dir; taccheta, Fidati a me. Del tuo bel cor mi fido, Ma poco quel chio spero: Quello sdegno s fiero... Ah, quello sdegno, Ben pi che di piet, dinvidia degno! Lo sdegno, ancor che fiero, Sempre non periglio: Quando damore figlio Ei riproduce amor. Mai dal furor del vento Un grande incendio vinto: Spesso ti sembra estinto Quando si fa maggior. (parte)

CLOT. RUGG.

CLOT.

SCENA SETTIMA RUGGIERO solo. RUGG. Oh Dio! comincio a disperar: mopprime Il debito e lamor. Tremo al periglio Del mio benefattor; moro allaffanno Del bellidolo mio. Dingrato il nome Inorridir mi fa; quel di crudele Non ho forza a soffrir. Fuggirli entrambi Possibile non : sceglier fra questi, Infelice, io non so. Morire almeno Innocente vorrei: le vie maffanno A rintracciarne in van; condanno, approvo Or questa, or quella; e sempre reo mi trovo. E spiro ancora! E nodi Questa misera vita ha s tenaci, Che a scioglierli non basta Tanto dolore? Ah perch mai di nuovo Pietosa man gli strinse, allor che tanto Gi per me lore estreme eran vicine? Che bel morir!...

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SCENA OTTAVA LEONE frettoloso, e detto. LEO. RUGG. LEO. Pur ti ritrovo al fine. Prence! Ah, mio fido, ecco il momento in cui Rendere un generoso allamor mio Contraccambio potrai. Che mai, signore, Che sperar puoi da me? Lonor, la vita, La mia felicit. Spiegati. Udisti Che Bradamante a conquistar... Con lei So che pugnar si dee; so che tu vuoi Esporti al gran cimento; e gelo al rischio Del mio liberator. Calmati: appieno Della bella eroina Linvincibil valor, che minnamora, Io ben conosco, Erminio; e tanto ignoto A me non son, che lusingarmi ardisca Di resistere a lei. Con qual coraggio Dunque... Il coraggio mio, Caro amico, sei tu. Quel che tu puoi Vidi io medesmo: e qual per me tu sei, Senza troppo oltraggiarti, Io non posso ignorar; perci limpresa, Del tuo poter, del tuo voler sicuro, Ad accettar mindussi; il mio destino Ad un altro me stesso Prudente a confidar. Come? Tu di Pugnar per me. (attonito) Con Bradamante! Appunto. Io! S, tu. Ma ciascuno Leon ti creder. Le mie dintorno Cognite avrai spoglie guerriere; il volto Nellelmo asconderai; laurea al tuo fianco Splender nello scudo Aquila oriental. Chi vuoi che possa 24

RUGG. LEO. RUGG. LEO. RUGG.

LEO.

RUGG. LEO.

RUGG. LEO. RUGG. LEO. RUGG. LEO.

RUGG.

LEO.

Non crederti Leone? Ah, gi mi sembra Vincitor dabbracciarti; e della mia Bradamante adorata Stringer la bella man. Ma tu, se mami, Doffenderla ah ti guarda, e cauto attendi A difenderti solo. Andiam: voglio Di propria man cingerti larmi. Ah! pensa Meglio, Leone. Ardua limpresa: io tremo Alla proposta sol. Di che! Larcano (Fidati) alcun non scoprir. Glistessi Scudieri miei ti seguiran, credendo Me di seguir. Nel mio soggiorno ascoso Io, fin che tu ritorni... Altri sappressa; Potrebbe udirne: in pi segreta stanza Cotesti dubbi tuoi Io scioglier. Seguimi, amico. (parte)

SCENA NONA RUGGIERO, indi OTTONE, poi LEONE RUGG. Oh stelle! Che mavvien! Che ascoltai! Sogno? vivo? son io? Ruggier, che fai? Della tromba guerriera i primi inviti Non odi gi? Vola ad armarti, e vieni Della tua Bradamante Le smanie a consolar. Tu la rendesti Dubbiosa di tua fede: Tradita esser si crede, e piange e freme Dira e damor. Misero me! Potresti Trascurar dacquistarla allor che loffre S destra a te la sorte? Ah no: leccesso Ti muova almen del giusto suo dolore. Sento spezzarmi in cento parti il core. Su: risolvi, o Ruggier. (fra s) (Suno abbandono... Se cos laltra oblio... se vo, se resto...) Erminio? Amico? Ah, quale indugio questo! (da un lato indietro) Eccomi a te. (movendosi verso Leone) Vieni, taffretta. (parte e Ruggiero vuol seguirlo) E senza Rispondermi tu parti? Ah, per piet, non tormentarmi! 25

OTT.

RUGG. OTT.

RUGG. OTT. RUGG. LEO. RUGG. LEO. OTT. RUGG.

OTT. RUGG. OTT.

Almeno Dimmi se vinto il tuo rivale audace... Nulla dirti possio: lasciami in pace. (con impeto) Povera Bradamante! (parte)

SCENA DECIMA RUGGIERO solo. RUGG. (risoluto, dopo aver pensato qualche momento) Ah s, da questo Laberinto di pene Ecco la via duscir. Senza difesa Ai colpi del mio ben sesponga il petto; Si mora di sua man: cos... Che dici, Ruggiero ingrato? E non tradisci allora Di Leon le speranze? Ah! cerco in vano Scampo, consiglio, aiuto: La mia sorte decisa, io son perduto. Di quello chio provo, Pi barbaro affanno, Destin pi tiranno Provar non si pu. Io sol della morte, Ch il fin de tormenti, Io sol fra viventi Lasilo non ho.

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ATTO TERZO

SCENA PRIMA
Gabinetti negli appartamenti di Bradamante con balconi a vista de giardini, e sedili allintorno.

CLOTILDE sbigottita, poi OTTONE CLOT. No, della pugna atroce Il vicino a mirar tragico fine, No, valor non mi sento. Oh sconsigliato Leone! oh troppo fiera Barbara Bradamante! Io gelo, io sudo, Il pi mi regge a pena. Ottone, ah taci! (vedendolo venire) Io di Leon lo scempio Mirar non volli ed ascoltar non oso. Lo scempio di Leon! Leone sposo. Che? S, Leone il vincitor. Ma come? Odimi sol. Ne primi assalti il noto Moder Bradamante Suo temuto valore: i colpi suoi Non eran che minacce. Ella atterrito Sper (credio) spingerlo fuor del chiuso Recinto marzial, ma tutte in vano Larti adopr. Savvide poi che lungi Era gi poco il termine prescritto Al permesso conflitto, e tutto allira Il freno allora abbandon. Si scaglia Con impeto minore orsa ferita Contro il suo feritor, di quel con cui La feroce guerriera Contro lui si scagli... Pur troppo il vidi: Nol sostenni e fuggii. Lincalza, il preme; Al volto, al fianco, al petto Quasi in un punto solo Gli affretta il ferro; ei si difende, ed ella Sirrta alla difesa, e le percosse Furibonda raddoppia. Un cos fiero Spettacolo, o Clotilde, Figurarti non puoi. Veduto avresti Uscir dagli occhi suoi Lampi di sdegno, e lucide scintille Da brandi ripercossi a mille a mille E il povero Leon? Leon gli esempi 27

OTT. CLOT. OTT. CLOT. OTT.

CLOT. OTT.

CLOT. OTT.

CLOT. OTT.

CLOT.

OTT.

Di qualunque valor vinse dassai. Senza offenderla mai, Senza colpo accennar, solo opponendo Al fulminar dellinimico acciaro Or la spada or lo scudo, o i fieri incontri Sol co maestri giri Del franco pi schivando, in tal procella Sempre illeso rest. Scorse frattanto Il tempo di pugnar: termine allire Imposero le trombe: a lei dal corso Del furor che linvase Cessar convenne: ei vincitor rimase. Crederlo io posso a pena. Agli occhi tuoi Creder lo di. Vedi col che torna Al proprio albergo il vincitor. Non vedi Che i suoi Greci ha dintorno e che il festivo Popolo laccompagna? ver. Per sempre Ecco dunque divisi Bradamante e Ruggier. Che orridi istanti Per due s fidi amanti Saran mai questi, Ottone! Ai primi assalti Dun tal dolor labbandonarli soli crudelt. Di lui tu cerca: io lei Qui attender. Nostro dover mi sembra Lassister glinfelici In caso s funesto. Anzi dognun sacro dovere questo. Di piet, daita indegno A ragion se stesso rende Chi di s cura sol prende, Chi soccorso altrui non d. Questa innata alterna cura Giusta legge di natura: La prescrive a ognun che vive La pietosa umanit. (parte)

SCENA SECONDA CLOTILDE, poi BRADAMANTE CLOT. Di Bradamante io bramo Quanto temo il ritorno. Il suo conosco Nativo ardor vivace, Dogni eccesso capace... Eccola. Oh come Cambia il furor le sue sembianze usate! (Bradamante senza manto, con spada nuda e scudo imbracciato esce furibonda, 28

BRAD.

CLOT. BRAD.

CLOT. BRAD. CLOT.

BRAD. CLOT.

gettando successivamente a terra e lo scudo e la spada, senza veder Clotilde) Andate a terra, andate Da me lungi per sempre, armi infelici, Duna femina imbelle inutil pondo. Dove, ah dove mascondo? A me vorrei, Non che celarmi ad ogni sguardo. Al fine, Superba Bradamante, Fosti vinta: e da chi! Vanta or se puoi Le antiche palme. Ah, tinvol la gloria Questa perdita sol dogni vittoria! Calmati, amica: alla fortuna avversa Magnanima resisti, e ti consola. Tu qui? Lasciami sola, Se mami, o principessa. Or soffrir di me stessa La compagnia non so. Chio tabbandoni In tanto affanno? Ah non sia ver! Laccresce La presenza dognun: va. No; perdona: Questa volta appagarti E non posso e non deggio. (risoluta) O parto, o parti. Lassisti, o Ciel pietoso! (parte)

SCENA TERZA BRADAMANTE, poi RUGGIERO BRAD. Io vinta! Io sposa Di chi non amo! Io da colui divisa Per cui solo io vivea! Sprezzata, oh stelle, (esce Ruggero non veduto da Bradamante) Io da Ruggiero ho da vedermi ancora! Non vero, idol mio: Ruggier tadora. (si scopre) Ah ingrato! or vieni? E a che s tardi innanzi Hai di tornarmi ardire? A placarti, mia vita, e poi morire. Placarmi! E del mio sdegno Qual cura hai tu, che fin ad or s poca Dellamor mio ne avesti? Ah, cos non diresti Se mi vedessi il cor. Per me son chiuse Or di quel cor le vie: lo so, ma intendo Qual da quel che fai. Tinganni. Allora, Menzogner, mingannai 29

RUGG. BRAD. RUGG. BRAD.

RUGG. BRAD.

RUGG. BRAD.

RUGG. BRAD. RUGG. BRAD. RUGG. BRAD.

Che ti credei fedel. Sappi... Pur troppo So che acquistar non mi volesti. Ah! pensa Penso che ad altri in braccio, Barbaro, mabbandoni. E credi... E credo Che altra fiamma taccende, Che di me pi non curi, Chio son tradita. Odimi sol... Non voglio. Odi: e meglio conosci Il tuo Ruggier. Gi lo conobbi appieno. (in atto di partire) Ah, se udir non mi vuoi, guardami almeno! (snudando la spada) Che fai? (rivolgendosi) Lultima prova il sangue mio Ti dar di mia f. (in atto di ferirsi) (trattenendolo) Fermati. (Oh Dio!) Sazio non sei di tormentarmi? E come Viver possio, se un mancator di fede, Se Bradamante un traditor mi crede? Io traditore! E dir tu il puoi, che fosti Sempre lunico oggetto Dogni opra mia, dogni pensier? Fra larmi Per chi sudai? Per farmi Degno solo di te. Sol di piacerti Era desio quel vivo ardor, con cui Su per le vie donore Indefesso anelar tu mi vedesti. Tanto per me facesti Per poi donarmi ad altri: e questa fede? E che mami puoi dir? S, mia speranza, Tamo pi di me stesso: e tanto mai, Quantora che ti perdo, io non tamai. Ma degli affetti tuoi Senza rendermi indegno, anima mia, Conservarti non posso. Una inudita Virt salvommi, e chiede Riconoscenza egual. Di, con qual fronte, Con qual ragion contender posso al mio Liberator ci che pi mio non era Senza la sua piet? De doni suoi Come possio far uso Contro di lui? Fra i detestati nomi De pi celebri ingrati il mio vorresti 30

RUGG. BRAD. RUGG. BRAD. RUGG. BRAD. RUGG. BRAD. RUGG.

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BRAD. RUGG.

BRAD.

RUGG.

Che si contasse ancor? Con questa infame Macchia sul volto a te tornando innanzi, Dimmi, idol mio, non ti farebbe orrore Il tuo Ruggier? Che sfortunato amore! Deh, piet, mio tesoro: ah, con la sorte Non congiurar! Senza il tuo sdegno io sono Disperato abbastanza. Il sol conforto Che a sperar mi restava era il vedermi Compatito da te; ma tu mi scacci, Traditor tu mi chiami, un mostro, oh Dio! Dinfedelt mi credi, e mi trafiggi Lalma cos... Basta, non pi. Pur troppo Ravviso il mio Ruggier ne detti tuoi. Ah rendimi, se puoi, Rendimi i dubbi miei! Se tu mi lasci, Se da te mi divido, Perdo assai men quando ti perdo infido. Grazie, bella mia speme. Il pi funesto Manca alla mia sventura, Se pi con me non sei sdegnata: e forse Tollerar pi costante Or sapr...

SCENA QUARTA CLOTILDE e detti. CLOT. BRAD. CLOT. BRAD. Bradamante, Cesare a s ti chiama. Oim! che chiede? Che a liberar tua fede Venga col don della tua destra. E tanto Perch saffretta il mio supplicio? A rei Spazio pur si concede Di respirar. Ma il differir che giova Ci chevitar non puossi? In che pi speri? Nel mio dolor, che intanto Forse muccider. No, Bradamante, Cos deboli affetti Non son degni di te. La fronte invitta Mostra al destin. Va risoluta: adempi Nel tempo stesso il tuo dovere e il mio: Addio, mia vita. Oh doloroso addio! (sincammina piangendo e sarresta) 31

RUGG. BRAD. RUGG.

BRAD.

CLOT. RUGG.

BRAD. RUGG.

BRAD. RUGG.

(Quanta piet mi fanno!) Or perch mai Sarresta il pi gi mosso? Perch non parti? Oh Dio, Ruggier! non posso. (si getta a sedere) Ah s, vinci te stessa: a piedi tuoi (singinocchia) Limplora il tuo Ruggier. Questo lottenga Ultimo di mia f tenero pegno, Che imprime il labbro mio Su la tua man. (le bacia la mano) Ma come mai, ma come Esser pu questo il tuo voler? S, questo debito, ragione, preghiera, consiglio. E se fu vero Quellassoluto impero Che un d sul tuo bel core ottenni amando, Luce degli occhi miei, questo comando. Tubbidir, ben mio, (salzano) Se mi resiste il cor; Ma troppo il core, oh Dio! Sento tremarmi in sen. Pur misera qual sono, Al mio dolor perdono, Se da s duro passo Sa liberarmi almen. (parte)

BRAD.

SCENA QUINTA CLOTILDE e RUGGIERO CLOT. Oh degno, oh grande eroe! Chi mai capace Dimitarti sar? Virt s bella Mi sforza ad ammirarti in mezzo al pianto. Non ammirarmi tanto, Generosa Clotilde: or non son degno Che di piet. Per sostenere, oh Dio! Quella di Bradamante, intorno al core Tutta adunai la mia virt; ma questa, Qual face in sul morir, quando ne suoi Ultimi sforzi ogni vigor restrinse, Per laltrui ravvivar, se stessa estinse. No, non ver: tanto da te diverso Divenir tu non puoi. Del mio destino Tutto or veggo lorror: forza non trovo In me per sostenerlo; e fra viventi Pi soffrirmi non so. 32

RUGG.

CLOT. RUGG.

CLOT.

RUGG.

Che dici! Ah, scaccia S nere idee. Lunga stagione giusto Che tal vita si serbi e si risparmi. Serbarmi in vita! E a chi deggio serbarmi? Ho perduto il mio tesoro, Ogni speme ho gi smarrita: Odio il giorno, odio la vita, Pi non splende il sol per me. Mha rapito il fato avaro Quanto al mondo a me fu caro: Mi lasci colei che adoro, Altro ben per me non v. (parte)

SCENA SESTA CLOTILDE, poi LEONE CLOT. Cos confusa io sono Fra lo stupore e la piet, che a pena Mi ricordo di me. Chi tanto amore, Chi vide mai tanta virt? La mia Bradamante dov? DAugusto appresso Lo sposo attende; e strano assai mi sembra Che prevenir Leon si lasci. A lei Di volo andr; ma prima io voglio il caro Erminio rinvenir: de miei contenti Essere ei deve a parte. Ah, prence, in pace Lascia il povero Erminio; assai fin ora Lacerasti quellalma. Io! S: ti basti Quanto per te soffr. Per me! Non sai Dunque a qual segno io lamo. A conservarlo Me stesso esposi. Il conservasti Erminio, E luccidi Ruggier. Come? Ruggiero Quel chErminio tu chiami. Eh, sogni! Io veglio, Leon, pur troppo. Il mio diletto Erminio 33

LEO. CLOT.

LEO.

CLOT.

LEO. CLOT. LEO.

CLOT. LEO. CLOT. LEO. CLOT. LEO.

il famoso Ruggier? CLOT. S, quellistesso Che, noto al mondo intero, Solo incognito a te; quel che s fido Bradamante ador; quel che la perde Per tua cagion; che dallamor trafitto, Che oppresso dal dolor corre a gran passi Verso il suo fine, e fa pietade ai sassi. Ah, come tu non sai Il cor si senta in sen Chi ladorato ben Rapir si vede! Chi nol prov giammai Intenderlo non pu: E al cor che lo prov Non pu dar fede. (parte)

SCENA SETTIMA LEONE solo. LEO. Oh, dunanima grata Portentosa virt! Pu dunque a tanto Aspirare un mortal! Nodi s cari Franger per me! Stringer la spada in campo Contro il suo ben, per farne Me possessor! Ah, questa di Ruggier fra le pi chiare imprese La pi stupenda. Ogni altra Del suo valor sublime Mi rese ammirator: questa mopprime. Quanto, ah quanto or pi grande Ruggier per me divenne! Qual rispetto or mimpone! e qual minspira Invidia generosa! Astri benigni, Gi che mi deste un core, Cui s bella virt tanto innamora, Vigor mi date ad imitarla ancora. S: correr voglio anchio Pi risoluto e franco Con questo sprone al fianco Le belle vie donor. Me superar desio, Sol di Ruggier son pieno; Sento una fiamma in seno Che non scaldommi ancor. (parte)

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SCENA OTTAVA
Reggia illuminata

CLOTILDE ed OTTONE CLOT. Qui Ottone! E chi difende Ruggiero da Ruggier? Ne suoi trasporti Tu labbandoni? Il principe de Greci Vidi con lui, n dappressarmi osai. Sventurato! Ah qual mai Piet ne sento! E tu di lui men degna, Clotilde, non ne sei. Deh cessa, Ottone, Desacerbar le mie ferite! Io prendo Parte ne torti tuoi. Leon detesto, N posso immaginar... Ma che mai dice? Qual mai la sua scusa? Il silenzio. Ei non seppe Rinvenirne migliore. Ah, tu dovevi La rotta f rimproverargli! In lui, Chi sa! destato avresti Forse lantico ardor. No: reso avrei Il mio caso peggior. Quando in un core Gi la fiamma damor palpita e langue, Chi lagita lestingue. E lalme, a cui La ragion non d legge, Il rimprovero irrta e non corregge. Ma tu... Taci: ecco Augusto, e la dolente Vittima seco.

OTT. CLOT. OTT. CLOT. OTT.

CLOT. OTT.

CLOT.

OTT. CLOT.

SCENA NONA CARLO MAGNO, BRADAMANTE e detti. CAR. Assai difficil prova, Ma ben degna di lui, don Ruggiero Dun grato e nobil cor. Ludirlo solo Narrar da te mintenerisce. Imita Quel valor, Bradamante; e mostra in questo Di ragione e damor duro conflitto, 35

BRAD. OTT. BRAD.

Che non hai men del braccio il core invitto. Ah, Cesare, il vorrei, Ma non basta il volerlo. Ecco lo sposo, E Ruggier laccompagna. E farsi, oh Dio, Del sagrificio mio Vuol spettator!

SCENA ULTIMA LEONE, RUGGIERO e detti. RUGG. Dove mi guidi, o prence? (a Leone, uscendo dal fondo della scena) Soffri chio parta. In nulla qui possio Esser utile a te. (a Ruggiero) Mai non mi fosti S necessario, amato Erminio. Ah venga, Di sua vittoria i frutti Venga a raccorre il vincitor! giusto. Adempia Bradamante La legge che dett. Non tua legge Che sia degno di te, bella guerriera, Chi a resisterti in campo Ebbe valor? Vorrei negarlo in vano. Dunque al fido Ruggier porgi la mano. Come? se meco armato Tu pur or... Tingannasti: Larmi eran mie, non il valor; le cinse Ruggiero e le illustr. Nascosto in quelle Le mie veci ei sostenne: io mai non fui Nel recinto guerriero; Ruggier teco pugn. Ruggier! Ruggiero! (a Bradamante) S, questanima grande, Che in te solo vivea, tantoltre spinse Leroica sua grata virt, che seppe E pugnar teco e debellar se stessa Per conquistarti a me. Qual cor di sasso Resiste a queste prove? Alme felici, Gi che formovvi il Cielo Per farne unalma sola, in dolce laccio Anche Imeneo vi stringa. Io son beato Se, come un d lamico 36

LEO. CAR.

LEO.

BRAD. LEO. BRAD. LEO.

BRAD. TUTTI LEO.

RUGG.

BRAD. CAR.

LEO.

CAR. LEO.

CAR. CLOT.

CAR.

Vantai nel fido Erminio, oggi il maestro Posso vantar nel gran Ruggiero. Ah prence, Di quante vite io deggio Esserti debitore? (Ora portento Se di gioia io non moro). Io sento il ciglio A cos nobil gara Per tenerezza inumidir. Ruggiero, (labbraccia) Vieni al mio sen. Vieni al mio seno, o prence, Gloria del suol natio. (vuol abbracciar Leone) (si ritira con rispetto) Perdona, Augusto, Non ne son degno ancora: ancor non sono Tutti corretti i falli miei. Quai falli? Della real Clotilde un d maccese Il merto e la belt. Le offersi il core, Ottenni il suo; f le promisi, e poi Di Bradamante il luminoso nome Mabbagli, minvagh. Tornar mi vide, Ma non per lei, la bella Mia prima fiamma; e, di sdegnarsi in vece, Compat generosa La giovanil mia leggerezza, e tacque Per non farmi arrossir. Son pronto, Augusto, Ad ogni ammenda: il tuo favor mi vaglia, Se il pentimento mio, se la mia fede, Se il mio cor, se il mio trono Non son bastanti a meritar perdono. Che risponde Clotilde Ad un reo s gentil? Signor... Son io... il prence... Ah, mi confondo: Deh, rispondi per me! S, tu la mano Porgi sposa a Leon. Ruggiero ottenga Nella sua Bradamante Di tante pene e tante La dovuta mercede; e questo giorno Sia tra i fausti il pi grande. Alme non strinse Mai pi degne Imeneo. Da s bei nodi Ognun virtude apprenda; E pi chiari i suoi d la terra attenda. CORO Portator di lieti eventi, Di speranze e di contenti Mai dallindica marina Pi gran giorno non usc. Fin di clima ancor mal noto 37

Il remoto abitatore Noda il grido in ogni lido Dove more e nasce il d.

LICENZA
No, sposi eccelsi, i gloriosi gesti, Il chiaro onor di questi, Che vi offerser le scene, amanti eroi, Non son stranieri a voi. Son avi illustri Della real donzella, Che allaugusto Fernando il Ciel destina, Bradamante e Ruggier. Ne trasse i nomi Dalla nebbia degli anni, e col pi puro Castalio umor ne rinverd gli allori Quel Grande che cant larmi e gli amori. S, vostri son: ch vostro Tutte fin or domestico retaggio Fur le virt pi belle: e in voi le aduna A pi tardi nepoti Per trasmetterle il fato. Oh, al par di noi Posteri fortunati! oh, quai felici Venture il Ciel promette! Il Ciel benigno Allaustriaca accompagna Oggi laquila estense: oggi si stringe Quel da gran tempo innanzi Fabbricato su gli astri, Serbato a questo d laccio s degno. Posteri, il Ciel per noi: ne abbiamo il pegno. CORO Portator di lieti eventi, Di speranze e di contenti Mai dallindica marina Pi gran giorno non usc. Fin di clima ancor mal noto Il remoto abitatore Noda il grido in ogni lido Dove more e nasce il d.

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