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DESCRIBING LANGUAGE
di David Graddol
Sommario
DESCRIBING LANGUAGE ......................................................................................................................................... 1
CAPITOLO 2 I SUONI DEL LINGUAGGIO .......................................................................................................... 2
2.1 Introduzione ............................................................................................................................................ 2
2.2 Descrizione fonetica dei suoni ................................................................................................................. 2
2.3 Fonologia segmentale (segmental phonology) ....................................................................................... 9
2.4 Prosodia (prosody) ................................................................................................................................ 13
CAPITOLO 3 STRUTTURA DI FRASI E PAROLE................................................................................................ 19
3.2 Grammar and grammars (grammatica e grammatici) ........................................................................... 19
3.3 Grammatica descrittiva (descriptive grammar) .................................................................................... 20
3.4 Grammatica Teoretica (theoretical grammar) ...................................................................................... 28
3.5 Applicazioni per i grammatici (application for grammars) .................................................................... 33
CAPITOLO 6 INTERAZIONE FACCIA A FACCIA................................................................................................ 36
6.1 Introduzione .......................................................................................................................................... 36
6.2 Comunicazione non verbale (Non-verbal commmunication) ............................................................... 36
6.3 Gestione della conversazione (conversation management) ................................................................. 40
6.4 Osservare e registrare una conversazione (observing and recording a converstion) ........................... 45







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CAPITOLO 2 I SUONI DEL LINGUAGGIO
2.1 Introduzione
La fonetica una delle pi antiche tradizioni dellanalisi linguistica, ed era gi ben sviluppata
nellantica India. In Europa ha iniziato a ricevere considerazione a partire dal diciannovesimo
secolo e pi massicciamente nel ventesimo come prima base per uno studio scientifico del
linguaggio. Le caratteristiche linguisticamente importanti della pronuncia in particolare accento
(stress) e intonazione sono state studiate per un periodo minore rispetto a quello impiegato per
consonanti (consonants) e vocali (wovles), e con risultati meno chiari.
Un introduzione allo studio della fonetica permette, ad esempio, di spiegare come mai avvengono
alcuni cambi di pronuncia allinterno di una data societ nellarco dei secoli.
2.2 Descrizione fonetica dei suoni
Fonetica il nome dato allo studio scientifico dei suoni del linguaggio. I fonetici hanno il compito
(set about the task) di descrivere e analizzare i suoni in vari modi. Uno di questi, conosciuto come
fonetica articolatoria (articulatory phonetics) quello che viene descritto qui. La fonetica
articolatoria , per definizione, una branca della fonetica che si occupa della descrizione del
processo di produzione dei foni o suoni linguistici.

Gli organi del discorso
Quando emettiamo un suono lo facciamo modificando il flusso daria che passa attraverso la bocca
e il naso muovendo la lingua e altri organi nei pressi del cavo orale. Questa modificazione da ad
ogni suono la sua qualit caratteristica. La parte interessata alla produzione di suoni quella che
va dalla trachea (windpipe) alle labbra ed chiamata tratto vocale (vocal tract).

La cosa interessante di questa parte del nostro corpo che nessuno degli organi che ne fanno
parte utilizzato esclusivamente per parlare o produrre suoni, ognuno di essi ha altre funzioni
basilari. I denti, ad esempio vengono usati per mangiare e le corde vocali (vocal cords) sono
ripiegature muscolari, per questo sono dette anche ripiegature vocali (vocal folds). Assomigliano a
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delle labbra che avvolgono come una specie di valvola la trachea sottostante e la aprono e
chiudono nel caso, ad esempio, in cui tossiamo (cough) o tratteniamo il fiato. Sebbene nessuno di
questi organi abbia di base funzioni fonetiche, innegabile che questi siano modificati ed evoluti
nel tempo anche per cause di tipo comunicative.

SONORIZZARE (voicing)
Per emettere qualsiasi suono come prima cosa abbiamo bisogno di dare movimento allaria (set air
in motion) e normalmente lo facciamo facendola uscire dai polmoni (lungs). Se seguiamo il corso
dellaria, notiamo che questa passa attraverso la trachea ed il primo punto in cui possiamo far
qualcosa per alterarne il suono quello spazio che sta fra le corde vocali. Espirando fortemente
come quando si cerca di pulire gli occhiali le corde sono completamente aperte ed il suono che ne
esce una specie di brusio (rushing sound) causando dalla turbolenza generale del flusso daria.
Per capire meglio quando le corde sono chiuse o aperte basta trattenere il fiato (hold breathe) per
qualche secondo e rilasciare, la stessa cosa che succede quando tossiamo, solo un po pi soft.
In aggiunta a questi due stati di completa apertura e chiusura ci sono tutte quelle altre posizioni
che modificano il flusso dellaria. Quando le corde vocali non sono completamente chiuse vibrano,
permettendo allaria di passare a impulsi. Queste vibrazioni risuonano (resonate) nella cavit orale
e vengono denominate voce. Comparando il suono della pulizia degli occhiali alla pronuncia
della parola her si pu notare nitidamente la presenza o meno di voce. Il primo suono stato
fatto senza voce, il secondo dando alla vocale presente in her un suono, generato dalla vibrazione
delle corde vocali.

Consonanti
Non detto che tutti i suoni del linguaggio richiedano una vibrazione delle corde vocali. La
maggiorparte delle consonanti in inglese forma delle coppie di suoni che vengono distinti dalla
presenza o meno di voce, quindi possiamo avere anche delle consonanti che non producano un
suono, dette sorde (voiceless).
Es.
1. Rum mmmmm.
2. Buzzing zzz
3. Rush shsh.
4. Love vvvv
5. Run nnnn.
6. Bus sss
7. Vision zhzh
8. Buff ffff
9. This thth
10. Thistle thth

Se provassimo a cantare questi suoni ce ne sarebbero alcuni che singolarmente potrebbero essere
cantati (m, z, v, n, zh, th in this) altri no (sh, s, fm th in thistle). Ognuna delle quattro consonanti
sorde (voiceless) ha una controparte sonora (voiced) che formata nella stessa identica maniera
solo con la differenza che in questo caso le corde vocali vibrano. Il th in this ad esempio di tipo
sonoro mentre quello in thistle una consonante sorda e lo stesso paragone sonoro-sordo vale
per le coppie v ed f, z e s, zh e sh. Effettivamente, se cos non fosse sarebbe difficile differenziare
alcune parole come thy (sonora) e thight (sorda). Anche se si tratta di suoni differenti, lalfabeto
inglese non li riconosce come diversi e quindi vengono espressi dalle stesse lettere, ma possono
essere pi o meno distinti a seconda del dialetto o dellaccento di chi parla, comunque ascoltando
molto bene la loro pronuncia.

MODI DI ARTICOLAZIONE VOCALE (manner of articulation)
Questa coppia di suoni pu essere distinta da altre coppie andando a studiare i modi in cui vari
fattori vanno a modificare il flusso dellaria dalle corde vocali, attraverso la lingua fino alle labbra.
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La lingua un organo fondamentale nel discorso, tant che in alcune societ il nome dellorgano
viene utilizzato per identificare la lingua stessa.
Eseguendo il suono della f notiamo che il labbro inferiore (lower lip) tocca i denti soprastanti
(upper teeth) creando una frizione, lo stesso succede quando pronunciamo la v con la sola
differenza che in questo caso si sente un suono generato dalla vibrazione delle corde vocali.
Fisicamente, dunque, non cambia nulla nella pronunciazione di queste due lettere se non che le
corde vocali vibrano, nel caso della v.
Pronunciando la s la lingua forza laria a passare nello spazio che si crea fra essa ed il tetto della
bocca. Lazione sta accadendo al difuori del campo visivo stavolta (out of sight) ma il principio della
creazione del suono simile. I suoni di s e f quindi si identificano perch vengono prodotti
costringendo laria a passare in uno spazio ben definito, una costrizione, e per questo queste due
lettere, foneticamente, vengono chiamate fricative (fricatives).
anche possibile emettere un suono bloccando laria e poi rilasciandola, come nel caso della p. In
questo caso le labbra inizialmente sono strettamente serrate (firmly pressed together) ed il suono
quindi avviene solo quando vengono aperte e si verifica unesplosione improvvisa del rilascio
daria. Come per la s in relazione alla f, qui la t lavora allo stesso modo, producendo un suono
sordo ma allinterno della bocca, quindi al difuori del campo visivo. Questi suoni creati quando c
un rilascio improvviso di un blocco daria sono detti occlusivi (plosives or stops).
I modi di articolazione sono una di quelle dimensioni in cui i suoni vengono classificati. Possiamo
notare come a differenza della sonorizzazione questa categoria sia molto pi variabile e vasta.

LUOGHI DI ARTICOLAZIONE VOCALE (Place of articulation)
Il terzo fattore utile per identificare il suono di una consonante quello del posto in cui questo
viene prodotto, ed sicuramente il pi lineare (straightforward). Studiare i luoghi di articolazione
vuol dire studiare dove nella bocca il suono interferisce con qualcosa, indipendentemente dal fatto
che questo sia di tipo fricativo, occlusivo ecc...
Come abbiamo visto pocanzi i suoni dei f e v vengono creati in prossimit delle labbra quindi le
labbra sono il posto in cui questi prendono forma, perci vengono chiamati labio-dentali (labio-
dental) in virt del fatto che c un lavoro unito di labbra e denti.
Ora abbiamo tre elementi per distinguere un suono: la sonorizzazione, il modo di articolazione e il
posto di articolazione:

Suono Sonorizzazione Luogo darticolazione Modo darticolazione
f Sorda Labio-dentale Fricativa
v Sonora Labio-dentale Fricativa
p Sorda Bilabiale Occlusiva
b Sonora Bilabiale Occlusiva

Come si pu notare dalla tabella la consonante sorda p e la sua controparte (counterpart) sonora b
vengono definite bilabiali (bilabial) in quanto vengono prodotte mettendo le labbra a contatto
luna con laltra (placing both lips together).

LALFABETO FONETICO (the phonetic alphabet)
In un mondo ideale dovremmo essere in grado di rappresentare ogni suono distinto con una
differente lettera dellalfabeto. Se prendiamo lalfabeto Inglese ci accorgiamo che questo non
possibile: per th esistevano due suoni differenti anche se in entrambi i casi venivano utilizzate le
stesse lettere.
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Per ovviare (get around) a questo problema utilizzeremo un alfabeto speciale che rappresenta
ogni suono con un simbolo. Lalfabeto fonetico pi utilizzato lAlfabeto Fonetico Internazionale
(International Phonetic Alphabet (IPA)). Per quanto possibile (as far as) vengono utilizzate le
lettere che pi comunemente identificano ogni suono ma in quanto (because) ci sono molti pi
suoni che lettere sono impiegati anche simboli speciali. Se prendiamo in considerazione il th
inglese, ad esempio, abbiamo il simbolo per la sorda e per la sonora. Il primo simbolo viene
dallalfabeto greco e si chiama theta mentre il secondo di origine scandinava e viene chiamato
eth.
I simboli dei suoni delle consonanti nellalfabeto IPA vengono generalmente disposti (laid out)
allinterno di una tabella che elenca i luoghi di articolazione orizzontalmente e i modi di
articolazione verticalmente, inoltre vengono anche divisi fra sonori e sordi.

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Per convenzione i simboli fonetici sono racchiusi in parentesi quadre (square brackets) che stanno
a significare che quellespressione viene descritta secondo lalfabeto fonetico e non secondo
quello ordinario.

Vocali (vowels)
Le vocali vengono prodotte nella parte anteriore della bocca con un movimento della lingua che si
allontana o si avvicina dal palato. Se si prendono il punto pi alto e quello pi basso, quello pi
anteriore e quello pi posteriore in cui una vocale pu essere prodotta, abbiamo una sorta di
rettangolo che delimita lo spazio in cui le vocali stesse possono essere prodotte. Notiamo che la
lingua non tocca mai completamente il palato e che quindi il suono caratteristico di ogni vocale
viene dato dal punto pi alto in cui questa si trova al momento della pronuncia.
E inutile dire che le vocali principali che noi conosciamo non sono tutte quelle che siamo in grado
di pronunciare. La lingua infatti pu trovarsi anche in posizioni intermedie e perci abbiamo
bisogno di un diagramma pi ampio che ci aiuti a identificarle.



In figura 2.8 possiamo vedere dove si posiziona la lingua per pronunciare ogni vocale rispetto alla
bocca (front-back) ed essere quindi anteriore (o palatale) o centrale e posteriore (velare), e
quanto dista il punto della lingua stessa dal palato (close-open) diventando oltre palatale o velare
anche alta, medio-alta, medio-bassa o bassa.
Cos come per le consonanti utilizzeremo un terzo elemento per studiare al meglio una vocale, le
labbra. Si pu capire bene il lavoro delle labbra pronunciando le parole keep [kip] e coop [kup]; ci
che avviene allinterno della bocca perfettamente identico, lunica differenza sta appunto nel
movimento delle labbra. Con questo indizio possiamo ulteriormente classificare una vocale
definendola arrotondata (rounded) nel caso di coop (in quanto le labbra assumono una posizione
di simil-cerchio) e non arrotondata (unrounded) nel caso di keep perch le labbra sono quasi
parallele e separate.
I grafici che seguono dividono ulteriormente le vocali in arrotondate (o labializzate che dir si
voglia) e non-arrotondate (non-labializzate).
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VOCALI CENTRALI E PERIFERICHE (central and peripheal vowels)
Le vocali centrali (central) presenti nei grafici precedenti hanno generalmente un suono meno
chiaro o comunque una qualit sonora meno distintiva (have a less distinct quality) di quelle
periferiche (front-back), anche se una di queste, conosciuta come schwa [], molto frequente
nella lingua inglese ed facilmente riconoscibile nella parola about [baut].

CARDINAL VOWELS (vocali cardinali)
Sebbene siano moltissime, sono state scelte solo alcune vocali e definite cardinali in quanto sono
presenti in determinati spazi del diagramma vocalico e sono difficilmente confondibili fra loro. La
vocale cardinale [i] rappresenta la vocale palatale pi alta mentre [a] la pi bassa. Lo spazio che c
fra queste due equamente diviso da [e] e [] mentre dallaltra parte e cio nella parte velare
abbiamo, dallalto verso il basso [u], [o], [] e []. Imparando bene a differenziare e comprendere i
suoni di queste otto vocali cardinali il linguista pu iniziare a capire anche quelle meno comuni
presenti allinterno degli altri due grafici.

DITTONGHI (diphtongs)
Pu capitare che allinterno di una parola pronunciata vi sia una vocale non pura ma che somigli
pi che altro ad una coppia di vocali, queste coppie vengono definite dittonghi. La pronuncia RP
(received pronunciation, la pronuncia che viene considerata standard per linglese) di date, ad
esempio, inizia in un punto indefinito fra [e] e [] ma termina leggermente (slightly) pi in alto e
centralmente. Per trascrivere foneticamente questa parola dovremo quindi utilizzare la vocale
iniziale e quella finale componendo il dittongo fonetico: date [det].





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LUNGHEZZA DELLE VOCALI (vowel lenght)
Una vocale pu avere un suono pi lungo di quello standard che in alcuni casi cambia il senso
stesso della parola. In fonetica ci sono molti modi per rappresentare questo allungamento, visto
che non s vista la necessit di introdurre un nuovo simbolo per ogni vocale allungata si pu
mettere un trattino orizzontale sopra la vocale stessa, oppure scriverla doppia oppure, come
indicato dallIPA, utilizzare un simbolo grafico formato da due rettangolini che hanno le basi in alto
e in basso e incrociano le proprie punte [].
2.3 Fonologia segmentale (segmental phonology)
Finora abbiamo visto come vengono utilizzate consonanti e vocali ma solo da un punto di vista di
elementi singoli. Generalmente i suoni sono pronunciati allinterno di parole o espressioni
(utterance), dove un suono segue strettamente il precedente. Nelle espressioni quindi bisogna
considerare tutti quegli effetti transazionali che modificano o uniscono i singoli suoni e come
questi, una volta uniti, vengono modificati.

La natura composita dei suoni (the composite nature of sounds)
Allinterno del discorso (speech) c un continuo movimento dellorgano vocale da una posizione
allaltra - generalmente senza pause - e se analizziamo le transizioni che avvengono fra due suoni
ci accorgiamo dellesistenza di nuovi suoni che non appaiono negli alfabeti convenzionali. Per
esempio la fricativa bilabiale sonora [] non trova un suo posto allinterno dellalfabeto ma se
andiamo a pronunciare la parola obvious ci accorgiamo che lo stacco fra la occlusiva bilabiale
sonora [b] e la fricativa labio-dentale sonora [v] porta a creare un unico suono che sar appunto
quello di []. Questo quello che viene definito un suono transizionale (transitional sound).
Il grafico 2.11 spiega appunto cosa avviene secondo tutti i livelli durante la pronuncia della parola
cleaned.



Viene dimostrato come allinizio la lingua sia in una posizione di completa chiusura (occlusiva) che
poi diventa alveolare poco prima che venga pronunciata la [l]. A dispetto di questa facilit nel
cambiare la posizione rispetto al palato va detto anche che [k] ha un suono sordo mentre [l]
sonoro e quindi notiamo un certo ritardo nel passaggio dalla prima alla seconda lettera e in
aggiunta potremo anche dire che quella [l] non viene puramente pronunciata in maniera sonora
ma diventa effettivamente una sua variante sorda.
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Tecnicamente non esiste una variante sorda di [l] ma quando pronunciamo questa parola, per un
attimo, quel suono viene prodotto e non diventa puramente sonoro fino al momento che nel
diagramma viene identificato con c.
Un altro fattore interessante potrebbe essere quello che vede [d] iniziare come sonora, in quanto
tale, e finire come sorda per la dinamica dellenunciazione.

Linfluenza dei suoni circostanti (the influence of surrounding sounds)
Da queste affermazioni possiamo dire che molte lettere cambiano suono a seconda del contesto in
cui vengono pronunciate. La [k] di cleaned, ad esempio completamente diversa da quella di
keen o cow ed solo nel particolare caso in cui preceda una [l] che assume quel suono.
Altri esempi: cool [kul] e keel [kil]. Nel primo caso le labbra partono arrotolate ancor prima di
parlare in anticipazione della vocale arrotondata [u] mentre nel secondo notiamo che le labbra
partono distese. Essendo quella [u] una vocale velare anche la lingua parte in posizione molto pi
arretrata di quella che assume nella pronuncia di keel.

ASSIMILAZIONE (assimilation)
Fino ad ora abbiamo identificato almeno tre modi differenti di pronunciare la [k]. Le differenze
comunque sono minime, talmente piccole che sarebbe troppo impegnativo per noi dover
identificare ognuno di questi suoni con un suo rappresentante grafico. Studiando come evolve [k]
a contatto con ogni altra lettera ci renderemmo conto che sarebbero innumerevoli le varianti
possibili, quindi non diventa pi necessario doverle distinguere tutte, e visto che siamo di fronte
ad un fenomeno di suono che cambia e si sovrappone con i successivi che comunque noi
rappresenteremo con un unico segno, possiamo parlare di assimilazione.

ASPIRAZIONE (aspiration)
Prendiamo sempre la [k]. Quando questa capita allinizio di una sillaba accentata in RP e precede
una vocale es. kip ma non skip generalmente seguita da un rilascio daria nel momento in cui
viene pronunciata locclusiva. Questo rilascio daria, detto aspirazione, non avviene quando [k]
in altre posizioni allinterno delle parole, ma sono quando iniziale. Laspirazione uno di quei
fenomeni che sempre secondo lRP viene considerato prevedibile ma non inevitabile in quanto
un modo di comunicare che per gli inglesi pi una necessit fisica che un vero e proprio
rispettare regole di pronuncia.

Ridondanza Fonetica (phonetic redundancy)
Levitabilit di alcuni fenomeni, comunque, non esclude linevitabilit di altri che sono
fondamentali per garantire una certa efficienza alla formulazione del discorso. Accavallando e
unendo suoni diamo allascoltatore i mezzi per identificarli e differenziarli, soprattutto in caso
dellinfluenza di fattori ambientali che li nascondono e sovrastano. Quindi questi fenomeni che si
riverificano ogni volta che una particolare lettera viene pronunciata in una particolare posizione
allinterno della parola diventano fondamentali per la lingua stessa e costituiscono quella
ridondanza fonetica che ne caratterizza le peculiarit.

Prevedibilit (predictability)
La ridondanza genera quindi una prevedibilit che pu essere estesa anche in un contesto scritto.
In alcuni testi antichi, infatti, lettere come la S venivano scritte in maniera diversa a seconda del
contesto in cui apparivano e con una certa regolarit.
Questo fattore ci introduce al termine grafo (graph), e cio quella cosa che rappresenta la forma di
ogni lettera scritta; per il discorso di cui sopra potremmo dire che ogni grafo che rappresenta la
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stessa lettera si alterna allinterno di un testo in maniera prevedibile. Ci significa che noi
possiamo considerare un dato numero di grafi come variabili di una singola lettera avente valore
funzionale. Questa unit funzionale chiamata grafema (grapheme). Prendendo come esempio
sempre i testi antichi, per semplificare, potremmo dire che i grafi S s f e rappresentano il
grafema s. Partendo invece dal grafema stesso e considerando gli altri simboli non come grafi ma
come varianti di questo, possiamo dire che essi sono allografi. Quindi S s f e sono allografi di
un singolo grafema.

Analisi fonemica (phonemic analysis)
Esattamente lo stesso vale per la lingua parlata con la sola differenza che a differenza dello scritto
questi punti (tokens) vengono chiamati foni (phones) anzich grafi. Allo stesso modo le unit
basilari della lingua parlata vengono chiamate fonemi (phonemes) e le loro varianti allofoni
(allophones).
Quindi possiamo dire che in RP [k] e [k
h
] (dove il secondo indica la K aspirata) sono allofoni del
singolo fonema /k/. Va precisato che questa cosa vale per la lingua inglese e per altre lingue, ma
non per tutte, in quanto la pronuncia di una K aspirata o non aspirata in alcune lingue pu
determinare un cambiamento di significato, e cos via discorrendo per tutti gli altri simboli.
Insomma possiamo assumere che in RP [k] e [k
h
] sono varianti allofoniche del singolo fonema /k/,
ma altres che, ad esempio, in Hindi queste due rappresentino due fonemi differenti.
Lanalisi fonemica dunque studia il fono, un fatto puramente acustico che non ha valore semantico
e ci aiuta a classificare il larghissimo numero di suoni che esistono in un linguaggio in un pi
ridotto e lavorabile insieme di elementi che hanno tutti una propria identit funzionale.
Possiamo testare lo status fonemico dei suoni di ogni lingua servendoci di coppie minime di parole
(minimal pairs of words). Con coppia minima si intendono due parole che differiscono fra loro di
un solo suono (es cap e gap). In quanto la differenza fra [g] e [k] porta ad una differenza di
significato questi due suoni devono essere rappresentati da due fonemi differenti. Per capire
meglio questa distinzione possiamo servirci di tantissime coppie di parole come got e cot, bag e
back, granny e cranny. Per questo stesso ragionamento, sempre parlando dellInglese, non pu
essere considerata una coppia minima la K pulita e quella aspirata in quanto una differenza di
pronuncia per questa lettera non porta ad una differenza di significato.
Le trascrizioni fonemiche si differenziano da quelle fonetiche perch vengono utilizzate barre
oblique (oblique strokes) anzich le parentesi quadre: /kap/. Questo indica che la trascrizione non
intesa per essere considerata come una fedele indicazione della pronuncia piuttosto che
unanalisi dimostrante la struttura fonemica di unespressione.

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Dalla tabella di sopra possiamo assumere prima di tutto che ovvio che alcuni caratteri
dellalfabeto standard inglese siano parzialmente fonemici, ma se guardiamo attentamente la
tabella notiamo che i fonemi sono molto di pi. Le lettere dellalfabeto, quindi, vengono ridotte
per associazione a 26 ma nel linguaggio parlato considerate tutte le variazioni che queste
assumono fonemicamente diventano 44.
Un account o inventario fonemico (phoneme inventory) di tipo strutturale e permette di
caratterizzare il sistema dei suoni di una lingua o di un dialetto a livello dei contrasti e delle
relazioni che intercorrono fra due suoni senza curarsi delle qualit fonetiche di questi. Per capire
meglio questa cosa possiamo utilizzare i soldi: i sistemi monetari sono fatti di unit che sono legati
fra loro da una relazione di tipo valoristica, non in base alle loro qualit fisiche; le differenze fisiche
sono pi che altro tracce pratiche (practical clues) che ci permettono di capirne meglio le
differenze.

Fonologia e fonetica (Phonology versus phonetics)
Cos come le monete si relazionano fra loro in base al proprio valore i fonemi si differenziano dagli
altri in termini di contrasto e non in base alle propriet fonetiche.
Un sistema di fonemi molto astratto e rientra nellambito della fonologia (phonology), che viene
spesso vista come una branca della grammatica.
Se la fonetica si preoccupa delle propriet fisiche dei suoni di un discorso la fonologia studia come
questi sono organizzati da un punto di vista funzionale e distribuiti allinterno di una lingua.

Regole fonologiche (phonological rules)
Le regole fonologiche sono quelle regole che descrivono il modo in cui i suoni sono
sistematicamente distribuiti allinterno del discorso.
Un esempio pu essere il fattore k e la sua caratteristica di aspirazione. Per quanto riguarda la
lingua inglese potremmo dire che una regola fonologica stabilisce che la /k/ viene aspirata quando
si trova allinizio di una parola e prima di una vocale accentata.
Skip cappa non aspirata Kip cappa aspirata.
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In realt questa cosa vale per tutte le consonanti sorde occlusive (k, p ,t).
E inutile dire che queste regole vengono considerate linee guida in quanto identificano un modo
di esporsi di pubblico dominio e che nel tempo diventato assoluto, ma bisogna stare molto
attenti a non confonderle con delle vere e proprie regole di buona esposizione.
2.4 Prosodia (prosody)
Il termine prosodia (prosody) utilizzato per descrivere una variet di fenomeni connessi al tono
(pitch), alla forza(loudness) e alla durata (duration) dei suoni del discorso. Tutte e tre queste
caratteristiche operano in un dominio che va oltre gli individuali segmenti fonemici e le regole
interne alla fonologia, per questo vengono dette caratteristiche soprasegmentali
(suprasegmental).
Due fenomeni che vengono studiati dalla prosodia sono il ritmo e lintonazione.

Ritmo (rhytm)
LA DIFFERENZA FRA ACCENTO SILLABICO E SENTENCE FOCUS (the difference between syllabe
stress and sentence focus)
Ascoltando un discorso possiamo cogliere un senso di ritmo derivante per lo pi da una struttura
regolare di sillabe accentate (stressed) e non accentate o atone (unstressed).
Il termine accento in linguistica utilizzato per descrivere due differenti fenomeni:
1) Indica il modo in cui alcune sillabe vengono ascoltate in maniera pi prominente rispetto
ad altre
2) Indica il modo in cui alcune parti di una frase acquistano pi enfasi rispetto ad altre o
hanno un ruolo cardine, di focus
Un esempio del primo caso potrebbe essere lespressione syllabic prominence che ha laccento
dove raffigurato da [] si'Iabik 'prmnns/. Laccento viene inserito prima della sillaba
accentata.
Per il caso numero 2 potremmo prendere in considerazione la semplice frase I bought potatoes e
accentarla in maniera differente per darle un senso differente.

Es.
1) I bought potatoes (come a dire IO e non JANE)
2) I bought potatoes (le ho COMPRATE non RUBATE)
3) I bought potatoes (ho comprato PATATE e non CAROTE)

Visto che comunque si genera una certa confusione ad utilizzare lo stesso termine per due
fenomeni differenti, in questo secondo caso potremmo parlare di sentence forucs e riservare il
termine accento alla sola prominenza sillabica.
Andiamo ora a vedere in cosa consiste un accento dal punto di vista fonetico e cosa determina che
una sillaba possa essere accentata o meno.

LA NATURA FONETICA DELLACCENTO (the phonetic nature of stress)
Va premesso che un semplice cambio volume vocale sulla sillaba accentata non lunico fattore
che ne contraddistingue laccento stesso, altri due fattori importanti sono sicuramente un tono pi
alto e anche una durata maggiore che risultano in un accrescimento di intensit. Le tre
caratteristiche tono, durata e intensit si combinano quindi per dar vita alla sillaba accentata.
possibile inoltre riconoscere che una sillaba non accentata, almeno in inglese, quando in essa
presente una vocale atona, come la schwa [].

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ALLOCAZIONE DELLACCENTO (allocation of stress)
- Accento Lessicale (lexical stress): Alcune lingue hanno un ben definito sistema di accenti fissi
(fixed stress) su una sillaba particolare di qualsiasi parola. In polacco ad esempio si accenta la
penultima (penultimate) sillaba di ogni parola, in ceco la prima. Linglese una di quelle lingue che
viene definita ad accento libero (free stress); loratore inglese infatti non in grado di predire
dove cadr un accento finch non impara quella parola. A parte uniniziale difficolt nel capire la
pronuncia, una lingua con un accento libero da lopportunit di differenziare le parole non solo
grazie a lettere e fonemi, ma anche grazie agli accenti es. billow /bil/ e below /blw/. Anche
se siamo davanti ad una lingua con accento libero, quando le parole vengono messe insieme
allinterno di una frase certe regole emergono.
- Accento in espressioni collegate (stress in connected utterances): Quando le parole sono legate
(strung) insieme, non possiamo considerarle come elementi a se stanti che devono sottostare a
proprie regole daccento. Accadono almeno due fenomeni (phenomena). (1) Primo, sembra che
allinterno di una frase alcune parole godano di unaccentuazione pi forte a discapito di ogni
regola sulla sentence focus. (2) Secondo, alcune regole di accentazione sembrano dover essere
riviste in alcuni casi per comodit di articolazione (ease of articulation).
Per questo spesso unintera frase viene sostituita con un'altra affinch sia pi chiaro ci che si
dice, una frase fatta di monosillabi accentati (3) sicuramente pi scomoda da pronunciare
rispetto ad una in cui sono presenti sillabe accentate e non accentate (4).
Nella lingua inglese si tende per tanto ad accentare, quando non vi sia alcuna regola che lo impone
o quando unaccentazione porti ad appesantire il discorso, le frasi in maniera ritmica ed cos che
il tempo, il ritmo, di un discorso varia ed dettato dallaccento (stress-timed). Altre lingue come
litaliano, in cui sono le sillabe a scandire il tempo del discorso, vengono dette syllabe-timed.
Facciamo qualche esempio:
1) White elephants. Sembra che la parola white abbia un accento naturale che la mette in
risalto rispetto allaltra parola.
2) La parola thirteen ha laccento sulla prima sillaba ma se la anteponiamo a men
realizzando thirteen men questo si sposta sullultima
3) No cat cought mice composta da soli monosillabi accentati
4) A second animal was cought composta da un insieme di sillabe accentate e non
accentate
5) No a cat caught a mouse, viene inserita una sillaba atona ma il tempo di pronuncia totale
rimane lo stesso, riducendo quello di caught
6) No cat caought any mice, viene inserita unaltra sillaba atona ma il tempo di pronuncia
rimane, ulteriormente, lo stesso riducendo ulteriormente quello di caught

Nella (5) c una sillaba atona in pi fra la parola caught e la successiva rispetto alla (3) ma se le
confrontiamo la durata di caught ridotta. Ci significa, per il discorso dello stress-timed che in
inglese serve lo stesso tempo per pronunciare due sillabe accentate (caught/mouse e
caught/mice) anche se ne viene inserita unaltra atona. Nella (6) viene inserita unaltra sillaba
ancora e il tempo di pronuncia rimane lo stesso, riducendo ulteriormente quello di caught.
Questo principio chiamato isocronia (isocrhrony) e dimostra che esistono specifici modelli
ritmici allinterno del linguaggio (language-specific rhytmic patterns), ma tutto ci ancora
insufficiente a spiegare perch alcune sillabe vengono accentate e altre no.
Ci si potrebbe avvalere della teoria metrica (metrical theory) che dice che la prominenza sillabica
pu variare a seconda se siamo di fronte a parole composte (compound words) o ad una sintagma.
Prendiamo come esempio White House che pu identificare sia una casa di colore bianco
(sintagma) che la residenza del Presidente degli Stati Uniti (compound). Nel sintagma la parola
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house sembra avere una maggiore prominenza mentre nella parola composta White a
reclamare laccento. Questo discorso pu essere allargato quando inseriamo la parola composta in
un sintagma, allora questa pu assumere un valore di debolezza nel contesto pur tenendo
inalterati i rapporti di forza-debolezza presenti allinterno della parola composta, come da
esempio


Questo processo genera un percorso (pattern) di prominenze che ci permettono di volta in volta di
capire dove cadr laccento creando cos una sorta di gerarchia strutturale (hierarchical structure)
che rimane invariata a meno di casi particolari.
Nonostante tutto per, come si visto nel caso di thirteen men non si pu stabilire se a seconda
del costituente (constituent) che inseriamo questa frase varier in maniera data in quanto pi
parole aggiungiamo pi, in virt della natura ritmica della lingua inglese, laccento dovr spostarsi
per facilitare lesposizione dellespressione. C stato anche chi ha proposto una sorta di griglia
metrica (metrical grid) per stabilire quando e come un accento debba spostarsi ma non va
dimenticato che stiamo parlando di un livello molto astratto del discorso e che quindi, per motivi
esposizione, comprensione e psicologia di chi parla e ascolta, non si pu assolutamente parlare di
un sistema ben definito di accenti, di posti in cui devono cadere e di modi e tempi con cui debbano
spostarsi.

Intonazione (intonation)
La gente generalmente non parla in completo monotono in quanto non solo difficile da ascoltare
ma anche difficile da capire. La gente da delle caratteristiche acustiche alle espressioni che
pronuncia per modificare il modo in cui esse devono essere capite e per fare ci usa lintonazione.
Intonare non vuol dire solo dare una maggiore enfasi ad una determinata parte di una parola o di
un discorso, che la base dellintonazione, ma capire dove il tono cambia e in che misura. Se
pronunciamo la parola sure e vogliamo porla come domanda basta sollevare il livello di
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intonazione allaltezza della lettera r, se invece vogliamo usarla come risposta rassicurante ad
una domanda postaci dobbiamo dargli unintonazione discendente sempre sullo stesso punto.

Domanda: sure
Risposta rassicurante: sure

GRUPPI INTONAZIONALI (intonational groups)
Nelle frasi lunghe, i modelli intonazionali (intonational patterns) lavorano assieme ai modelli
dellaccento per distribuire e stabilire il senso dellespressione. Il ritmo, ad esempio, aiuta a
dividere il tutto in gruppi intonazionali (intonational groups); possiamo distinguere I dont know
da I dont, no grazie al fatto che queste vengono pronunciate in maniera ritmicamente diversa.
Una mezza regola sostiene che un gruppo intonazionale pu essere racchiuso allinterno di un
respiro e cio nellintervallo che intercorre fra linizio della pronuncia e quando ci si ferma per
riprendere fiato.

[When I got to London][I like to make a day for it][and go to a museum][John][on the other
hand][likes to rush there and back as soon as possible]

Le parentesi tra i vari gruppi vengono inserite dove ci potrebbe essere una pausa anche dal punto
di vista grammaticale, infatti spesso questi gruppi includono un soggetto e predicato (clause)
(when I got to London), a volte solo il soggetto (John) e a volte solo il predicato (likes to rush there
and back as soon as possible) e a volte una frase avverbiale (on the other hand).
Questo ci fa capire che possiamo ridurre i gruppi intonazionali ad unit minime oltre le quali non si
pu scindere, una sorta di lessico intonazionale (intonational lexicon) che tratta il cosi detto
profilo tonale (pitch countour). Se andiamo a scavare pi a fondo allinterno di unespressione
possiamo comunque notare che un gruppo intonazionale deve essere composto almeno da una
sillaba (che deve necessariamente essere accentata) che porter con s lintero movimento dei
toni, mentre nelle frasi lunghe sar lultima sillaba ad avere maggiore enfasi e quindi ad accollarsi il
peso delle prominenza. Questa parte della frase viene definita tono nucleare (nuclear tone) o pi
semplicemente nucelo (nucleus) ed proprio dalla sillaba che ha la funzione del nucleo riusciamo a
capire dove si trova la sentence focus. Tutte le espressioni devono contenere un nucleo ma pu
capitare che ci sia altro materiale che lo preceda. Se vogliamo dare una struttura a tutto ci
potremmo dire che dalla prima allultima sillaba accentate prima del nucleo abbiamo una testa
(head), che tutto quello che c prima della testa chiamato pre-testa (pre-head) e che tutto
quello che c dopo il nucleo una coda (tail).

Es:
Pre-head head nucelus
I wanted to go to the zoo
Oppure
Pre-head head nucleus tail
I wanted to go to the zoo

Gli accenti presenti nella testa sono indipendenti da quelli del nucleo e, si pu notare, a differenza
del nucleo le altre espressioni possono avere una lunghezza variabile, questo perch
generalmente loratore tende ad accentare una piccola parte del discorso per darvi maggiore
enfasi.
DIVISIONE IN PARAGRAFI (paragraphing)
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Riusciamo a riconoscere la prominenza sillabica dal movimento del tono allinterno della frase, ma
il tono generale dellespressione pu declinare allinterno di frasi molto lunghe. Se andiamo a
disegnare un grafico che rappresenti landamento dellaltezza della voce noteremo che la linea va
gradualmente scendendo. Ci deriva da una certa tendenza di chi parla a dare meno enfasi alla
fine di un discorso per preparare il successivo, come ad esempio si pu notare ascoltando gli
anchormen dei telegiornali: allinizio della lettura di una nuova notizia il tono sale per catturare
maggiormente lattenzione. Il fatto che il tono abbia comunque una sua durata e che questa
vada da una certa ampiezza a calare determina lesistenza di un altro fenomeno: i gruppi di
declinazione (declination patterns).

Trascrizione prosodica (transcription of prosody)
Ci sono vari modi di trascrivere le frasi cercando di conservarne gli accenti, lIPA utilizza il simbolo
che abbiamo visto prima ed il suo contrario [] ma contiamo anche
1) Lutilizzo di frecce
2) Mettere le parole su livelli differenti
3) Inserire palle sotto al testo che ne identifichino tono e ampiezza
4) Aggiungere a queste palle delle specifiche linee ad indicare anche il movimento del tono

Li vediamo qui di seguito:



La funzione della prosodia (the function on prosody)
La prima funzione della prosodia di tipo segmentale. Nel linguaggio scritto usiamo punteggiatura
(punctuation), lettere maiuscole (capital letters), divisione in paragrafi e altri strumenti che
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identificano confini strutturali (boundaries). La prosodia riporta queste funzioni al linguaggio
parlato.
La sentence focus utilizzata per marcare una vecchia informazione data e introdurne una nuova,
sebbene essa richieda una certa presupposizione (presupposition) al discorso e una certa armonia
fra chi ascolta e chi parla. Se qualcuno dice Io non sono stato ci richiede che chi stia ascoltando
sappia di cosa si stia parlando.
Lintonazione pu essere utilizzata per stabilire la forza illocutoria (illocutionary force), dove per
illocutorio si intende quell atto da rendere noto ad altre persone che questo atto stato eseguito.
Unaltra funzione quella dellatteggiamento (attitude). Possiamo capire da come una persona
parla latteggiamento che ha anche se questo diventa un campo di studio pi vicino alla psicologia
che alla linguistica.
Infine, e indubbiamente, la prosodia ci aiuta a capire quando qualcuno sta arrivando alla fine di
una frase e capire quando, dove e come due espressioni vengono separate qualora siamo in grado
di riconoscerne tono, ampiezza, ritmo e intonazione.






























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CAPITOLO 3 STRUTTURA DI FRASI E PAROLE
3.2 Grammar and grammars (grammatica e grammatici)
A partire dalla met del secolo la grammatica ha visto una forte espansione grazie a nuovi linguisti
come Chomsky.
Precedentemente con questo termine si indicava il solo studio della morfologia di una lingua e
cio il classificare le parole in categorie come nome, verbo, soggetto ecc., con qualche accenno di
sintassi e cio la branca della linguistica che studia come le parole debbano combinarsi per
formare una frase e come le frasi debbano combinarsi per formare un periodo. Successivamente si
iniziato a guardare a questa disciplina in una maniera pi vasta allargandola al campo della
semantica (semantics) e cio allo studio dei significati delle parole, e alla fonologia (studio
dellorganizzazione e della distribuzione dei suoni allinterno di una lingua).
Nonostante forti contrasti nellaccettare questa posizione si arrivati alla conclusione che tuttavia
la grammatica pu essere applicata sotto due aspetti: lo studio delle propriet strutturali generali
della lingua (universal grammar) e lo studio delle caratteristiche di una specifica lingua
(descriptive grammar). La grammatica universale ha visto un grande contributo proprio da
Chomsky e potremmo dire in definitiva che il linguista che si occupa di grammatica universale
vuole studiare il linguaggio da un punto di vista molto ampio includendo tutti i componenti della
linguistica e di altre materie pi o meno affini - , mentre chi studia la grammatica in maniera
descrittiva lo fa generalmente per una sola lingua e tende a considerare solo le regole
morfologiche e sintattiche.

Buona e cattiva grammatica (good and bad grammar)
Nel linguaggio di tutti i giorni sentiamo spesso parlare di buona e cattiva grammatica, in
riferimento ad alcuni modi di esporci che secondo noi non sono corretti. In inglese, ad esempio,
viene considerata cattiva grammatica mettere due negazioni allinterno della stessa frase, mentre
il contrario vale per il francese. Ci non vuol dire che chi non rispetta queste regole abbia una
cattiva grammatica in quanto, in entrambi i casi precedenti, queste regole vengono ampiamente
travisate e, soprattutto in francese, frequentissima leliminazione del ne a favore del solo pas.
Il linguista non deve preoccuparsi di stabilire qual la buona grammatica in virt di regole pi o
meno scritte, egli deve decidere se basare la sua analisi sulla variet standard o non-standard della
lingua, oppure decidere se studiarla da un punto di vista formale, colloquiale, informale ecc ma
ogni giudizio sulla buona o cattiva grammatica risulta irrilevante a tale scopo.

Tipi di grammatica (types of grammar)
Ci sono vari aspetti di studiare la grammatica, principalmente derivanti da cosa si vuole studiare e
per cosa si desidera utilizzarla. Ognuno di questi usa metodi e strutture (frameworks) per
descrivere il linguaggio:
- Grammatica teoretica (theoretical grammar): E quella di cui parlavamo sopra, che ha
rivoluzionato lo studio della lingua. La grammatica teoretica mira a andare oltre il mero descrivere
(aim to go beyond describing) la morfologia e la sintassi di una particolare lingua cercando invece
di scoprire quello che esiste di universale per tutte le lingue. Questo include lo scoprire
esattamente cosa la gente sa quando dice di sapere una lingua, di come questa conoscenza
acquisita dai bambini e come pu essere formulata al meglio (best formulated). La grammatica
teoretica utilizza il termine grammatica nel senso pi ampio (wider) possibile: considera tutti gli
aspetti e tutte le strutture di un linguaggio includendo tutti i componenti linguistici che lo
compongono.
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- Grammatica descrittiva (descriptive grammar): Mira a fare asserzioni (statements) ben precise
sulla morfologia e la sintassi di una lingua specifica. spesso usata in ambito accademico e vede
una sua variante nella grammatica di riferimento (reference grammar) che studia in maniera
complessiva tutte le strutture mofrologiche e sintattiche per creare testi da consultare come linee
guida.
- Grammatica pedagogica (pedagogic grammar): E quella che viene utilizzata per insegnare una
lingua a studenti stranieri. Generalmente contiene esempi semplici di morfologia e sintassi ed
esercizi che aiutino a comprendere i meccanismi che le muovono e non entra mai molto
dettagliatamente nellambito descrittivo o teoretico.
- Grammatica prescrittiva (prescriptive grammar): Differisce da quella descrittiva perch il suo
unico scopo quello di stilare (lay down) regole su come sia giusto o sbagliato scrivere e parlare
(good and bad grammar, appunto). Sotto alcuni punti di vista questa una scienza abbastanza
bigotta (bigot) e obsoleta perch come si diceva prima non bisogna saper distinguere cosa giusto
o non giusto dire e cosa invece fa parte delle mille sfaccettature di una lingua.
Sebbene molti linguisti tendano a allontanarsi dalla grammatica prescrittiva questa risulta ancora
oggi una delle pi diffuse allinterno degli insegnamenti scolastici e quella a cui la maggior parte
delle persone fanno riferimento. Una forma pi moderna, pi aperta, si limita ad educare il lettore
su come sarebbe preferenziale usare la propria lingua e centra i suoi studi in ambiti specifici come,
ad esempio, lavori professionali e dimmagine.
3.3 Grammatica descrittiva (descriptive grammar)
Ogni analisi grammaticale mostra come elementi linguistici sono ordinati e strutturati allinterno di
espressioni pi lunghe. Cerchiamo di capire quali sono, quindi, gli elementi pi piccoli, le unit
minime che compongono un discorso da punto di vista grammaticale.

La struttura delle parole (word structure)
Se consideriamo la parola love notiamo che questa pu presentarsi sia come love che come
loves a seconda del contesto e della funzione che assume. Questo succede perch in inglese per
usare verbi in terza persona singolare viene aggiunto il suffisso -s ma pi generalmente perch
ogni lingua composta da precise strutture di formazione delle parole che si ripetono
sistematicamente ogni volta che quella parola si trova in una determinata posizione o assume un
determinato significato. Notiamo quindi che love (ma praticamente tutti i verbi) in terza persona
acquisisce questa esse e che quindi il risultato loves, una parola composta dalle unit minime
love e -s: sono due morfemi, e cio le unit minime dellanalisi della formazione di frasi e
parole.

MORFEMI LEGATI E LIBERI (bound and free morphemes)
Oltre a -s nella lingua inglese possiamo contare anche altri morfemi che definiremo legati (bound
morphemes) in quanto appaiono solo insieme ad altri morfemi e vengono rappresentati con un
trattino davanti o dietro, a seconda di dove legano (es. ed, un- ecc). Gli altri, che possono
apparire anche da soli vengono detti morfemi liberi (free morphemes).

Esempi:
libero + libero: black-bird (merlo), father-in-law (suocero)
libero + legato: wet-ness (umidit), dry-ing
legato + libero: dis-please (scontento), be-friend (soccorrere)
legato + legato: con-ceive (concepire, ideare), re-sist

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Gli allomorfi (allomorphes) sono i corrispettivi grammaticali degli allofoni e degli allografi in
quanto sono varianti di altri morfemi.
Basti considerare le declinazioni in past tens dei verbi irregolari che invece di prendere l -ed
cambiano radicalmente: take took. Questi vengono detti lessicalmente condizionati (lexically
conditioned) in quanto la loro forma determinata e modificata dalla particolare voce linguistica
(lexical item) che rappresentano. Questi lexical item sono pi precisamente definiti quelle parole
che sottostanno alla forma finale che la parola stessa avr dopo lintervento dellallomorfo e sono
scritti in lettere maiuscole (in questo caso TAKE, oppure SEE per saw). Ci sono infine gli
allomorfi detti fonologicamente condizionati (phonologically conditioned) perch questi non
cambiano effettivamente da un punto di vista grammaticale ma solo fonetico in quanto la loro
forma data dalla pronuncia che richiedono.
Se prendiamo lifted e descended la ed finale viene pronunciata come /d/ quindi vediamo che
dopo le occlusive alveolari /t/ e /d/ il suffisso ed prende questa particolare pronuncia. Altri
esempi possono essere quelli di altre consonanti sorde, come in jumped e walked che
trasformano il nostro mofrema in /t/ e infine ci sono tutte quelle lettere sonore che fanno si che la
pronuncia si quella di /d/, come in pulled e died.

MORFOLOGIA FLESSIONALE E DERIVAZIONALE (inflectional e derivational morphology)
Una distinzione pu essere fatta anche fra morfemi che esprimono ulteriori informazioni riguardo
una particolare parola e morfemi che sono usati per costruire intere nuove parole di un
vocabolario. Il morfema ed un esempio del primo tipo esprimendo come abbiamo visto il past
tense dei verbi inglesi. Questo processo di formazione tipico dei linguaggi flessionali
(inflectional languages) e come si pu dedurre morfemi del genere fanno parte della morfologia
flessionale. I verbi regolari inglesi come JUMP e WALK hanno una forma base jump e forme
flessionali come jumps,jumped e jumping e lo stesso vale per i nomi che possono avere una
forma base che varier quando andremo ad aggiungere la s del plurale. Laggiunta di un altro
morfema non cambia il significato basico della radice JUMP, CAT.
La morfologia derivazionale, daltro canto, include morfemi che sono usati per formare nuove e
differenti parole come, sempre per la lingua inglese, un- o er. Unfortunate non fa lo stesso
senso della sua radice (anzi, indica il contrario) e allo stesso tempo er non solo cambia il
significato della parola, ma ne cambia anche la classe facendo passare un verbo alla categoria dei
nomi (esempio run passa dal verbo correre al nome runner, corridore).
I processi derivazionali sono importanti per aggiungere nuove parole ad una lingua, e quindi
unanalisi morfologia pu essere utile a stabilire i cambi che hanno luogo nel vocabolario di una
lingua.
Esempi di morfemi derivazionali molto in voga in questi anni sono ize customize , -wise
weatherwise (esperto meteo), -ee employee (dipendente), oppure tutte quelli che,
principalmente per usi commerciali, servono a dare i nomi a attivit o imprese, es. Shoppyland
shop + y + land.

Morfologia e ordine delle parole (morphology e word order)
Fino a che punto (how far) lanalisi morfologica ci permette di analizzare sempre pi larghi pezzi di
una lingua dipende dalla lingua che stiamo analizzando. Ad esempio una delle funzioni centrali
della grammatica consiste nellindicare come le parole di una frase sono legate con le altre e nei
linguaggi flessionali come il latino questa funzione largamente compiuta (accomplished) dalla
morfologia. Se abbiamo un soggetto, un verbo e un complemento oggetto notiamo che questi
posso rimanere nella loro posizione e semplicemente cambiando dei morfemi cambiare senso alla
frase:
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1) Octavia canem amat (Octavia ama il cane)
2) Octaviam canis amat (Il cane ama Octavia)

Potremmo tuttavia cambiare lordine delle parole, ma solo per dare particolare enfasi in particolari
casi, ma non intaccheremmo le relazioni sintattiche (sitassi = posti che le parole devono occupare
allinterno di unespressione) che esistono fra di esse. In inglese come in altre lingue analitiche
questo non possibile in quanto cambiano lordine delle parole stravolgeremmo il senso della
frase o addirittura la renderemmo senza senso.

3) The farmer killed the chicken
4) Tha chicken killed the farmer

inutile dire che indicano due concetti differenti.
A differenza del latino qui possiamo capire che il farmer o il chicken hanno il ruolo di soggetto
perch sono posti prima del verbo, ci ci porta a stabilire che parte della conoscenza linguistica
che loratore ha della sua lingua dipende da come le parole sono relazionate da un punto di vista
morfologico (la morfologia, ricordiamo, studia e classifica le parole in classi) e sintattico e cio
quali regole devono essere rispettate affinch una o pi parole occupino un determinato posto
allinterno di una frase.

Classi di parole o Parti del discorso (word classes)
Il modo in cui le parole vengono utilizzate allinterno (whitin) di una sequenza dipende dalla classe
a cui appartengono (their word class). Nella grammatica tradizionale troviamo categorie come
nome, verbo, aggettivo e avverbio e vengono considerate parti del discorso. Nella grammatica
tradizionale esse vengono definite in termini nozionali come:

nome: nome di persona, luogo o oggetto
verbo: indica lazione

oppure in termini funzionali:
aggettivo: qualifica un nome
avverbio: modifica un verbo

certe definizioni risultano oggi abbastanza scarne in quanto non esprimo appieno ci che
veramente si vuole indicare. Il verbo, ad esempio, non indica solo unazione HO caldo, non ne
richiede una e molti bambini alle prime armi con una lingua hanno difficolt a capire come mai
alcuni nomi indichino un processo (come la stessa parola processo) e non siano verbi. Un modo
pi oggettivo di classificare le parole sarebbe sicuramente in base al modo in cui vengono
distribuite allinterno di un discorso e alla loro funzione sintattica. Un modo pratico per investigare
su queste propriet distribuzionali esaminare le relazioni sintagmatiche (syntagmatic) e
paradigmatiche (paradigmatic) che le parole hanno fra loro allinterno delle frasi. Un sintagma
(syntagm) una struttura, un insieme sequenziale che riflette le restrizioni sullordine delle parole
in un linguaggio o pi semplicemente una combinazione di due o pi elementi linguistici dotata di
valore sintattico autonomo, compiuto. Un paradigma (paradigm) invece linsieme delle parole
alternative che possono essere usate come alternative allo stesso punto di quella specifica
sequenza.
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Ad esempio, consideriamo la sequenza the grey mare. Al posto di grey potremmo mettere
molte altre parole senza intaccare (upsetting) laccettabilit della sequenza (the acceptability of
the sequence):

the __________ mare
old
gentle
delightful

Chi parla una lingua a conoscenza del fatto che ci sono restrizioni sulle parole che possono
essere inserite in quella posizione. Non potremmo inserire, ad esempio, le parole which o loves
perch la frase prima di tutto non avrebbe senso e poi sarebbe scritta in maniera
grammaticalmente scorretta. Parole come old, gentle, delightful che possono essere sostituite
allinterno dello spazio vuoto appartengono quindi alla stessa classe di parole e possiamo
etichettarle (label) come aggettivi.
Continuando a giocare con queste sostituzioni notiamo che ci sono almeno altre due classi
allinterno delle quali possiamo inserire e intercambiare parole: quella dei determinanti
(determiners) e quella dei nomi (nouns)

Determiner adjective noun
The grey mare
An old dog
That gentle creature
Which delightful garden

E sbagliato, comunque, fermarsi allantica definizione di aggettivo come parola che classifica un
nome perch in inglese questo non vale. Valeva per il latino e si cercato di riportarlo allinglese
ma il latino una lingua flessionale, linglese no (non possiamo dire The book is my), in latino
parole gli aggettivi cambiano in base al nome che identificano, in inglese no. In inglese moderno gli
aggettivi appartengono alla stessa classe non perch essi determinano la qualit di un nome ma
perch hanno una struttura di distribuzione che li accomuna. In definitiva possiamo dire che
importante classificare le parole in base alla funzione che esse hanno, ma non sempre
fondamentale. Bisogna sempre considerare le loro funzioni sintagmatiche e paradigmatiche per
capire se, in base ad una certa sistematicit a ricorrenza con cui queste cadono, possano far
effettivamente parte della categoria che la grammatica classica le attribuisce.

CONFUSIONE NELLE CATEGORIE DELLA LINGUISTICA (fuzziness in linguistic categories)
Bisogna considerare che ci sono, in ogni lingua, delle parole prototipiche (prototypical) per ogni
categoria e cio delle parole che rispecchiano tutte le caratteristiche che una parola deve avere
per appartenere a quella categoria. Prendiamo laggettivo white e consideriamo le regole che un
aggettivo deve avere, nella lingua inglese, per essere definito tale.

White, in questo caso:
1) E preceduto da un determinante (the white cloud)
2) Viene messo prima del nome nome (the white horse)
3) Pu essere messo dopo il verbo BE (the horse is white)
4) Pur essere graduato (graded) (very white, slightly white)
5) Ha una forma comparative (comparative) (as white as)
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6) Ha una forma superlativa (superlative) (the whitest)
7) Il nome che modifica pu essere sostituito da un pronome (a white cloud and a grey one)


Non tutti gli aggettivi per seguono tutte le regole che li contraddistinguono, ad esempio
possiamo dire My former employer ma non My employer is former, possiamo dire The baby is
awake ma non the awake baby.
Pertanto utilizzando dei criteri distribuzionali per classificare gli aggettivi ci troveremo di fronte ad
alcuni che potremmo considerare prototipi di quella categoria perch la rispecchiano a pieno e
altri che fanno comunque parte di quella categoria, di quel gruppo, ma che occupano una
posizione pi marginale.

CLASSI DI PAROLE APERTE E CHIUSE (open and closed word classes)
Molto semplicemente, si pu affermare che esistono classi di parole aperte e classi chiuse.
Le classi chiuse sono generalmente composte da pochi elementi e questi non possono quasi mai
capitare sequenzialmente allinterno di una frase: pronomi, preposizioni e congiunzioni (pronouns,
prepositions and conjunction) appartengono a classi chiuse, non possiamo dire, infatti, the my
book e soprattutto appartengono a classi che difficilmente permettono ad altre parole di entrarne
a far parte se non a seguito di una lenta modificazione secolare.
A classi aperte invece appartengono i nomi, i verbi e gli aggettivi che vengono continuamente
aggiunti nei vocabolari per acquisizione da altre lingue o inventati.
Da ci si evince che le parole appartenenti alle classi aperte sono strumenti lessicali (lexical items)
e formano il senso della frase nella quale vengono inseriti, mentre le parole appartenenti alle
classi chiuse sono maggiormente di tipo grammaticale (grammatical items) e hanno la funzione di
collante per tenere insieme tutti gli altri elementi lessicali.

Struttura gerarchica (hierarchical structure)
Le frasi non sono composte solo da un ordine sequenziale di parole, esse hanno una struttura
interna nella quale sequenze di parole sono raggruppate insieme. Ad esempio la frase numero (1)
ha due interpretazioni.

(1) Harry is a cuddly toy seller

Harry potrebbe essere un venditore di giocattoli gentile e pucuccioso, un p sovrappeso e dalle
fattezze gentili e vendere ogni tipo di giocattolo oppure essere una persona di cui non sappiamo le
fattezze che per vende solo giocattoli coccolosi come orsacchiotti e peluches. Possiamo dividere
quella sequenza cuddly toy seller in due modi differenti per mostrare come questambiguit di
significato derivi unambiguit strutturale (this ambiguity in meaning arises from a structural
ambiguity)

[cuddly] [toy seller]
[cuddly toy] [seller]

Questa frase dimostra che noi non capiamo intuitivamente che sequenze di parole posseggono
una facolt di raggrupparsi (grouping). Questo raggrupparsi di tipo gerarchico.
Prendendo sempre in considerazione la frase di prima per questo discorso dei raggruppamenti
possiamo dire che la prima pare Harry is a un sintagma nominale (noun phrase) e cio una
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sequenza di parole che include un nome che pu essere sostituito da un altro singolo nome in ogni
frase.



In linguistica vengono riconosciuti almeno tre livelli di questa struttura gerarchica: il livello del
periodo/frase (sentence), del sintagma (phrase) e dei gruppi di parole o parti del discorso (word
class). In questo modo la frase di sotto pu essere descritta come una frase che consiste di un
sintagma nominale Maud, di un sintagma verbale (noun phrase) will buy, e un secondo
sintagma nomiale his new teddy bears; i sintagmi sono composti da word class con il sintagma
nominale his new teddy bear che contiene un determinativo, his, un aggettivo, new, e un nome,
bears. Il sintagma verbale infine contiene un ausiliare (auxiliary), will, e un verbo lessicale, buy.

Maud will buy his new teddy bears

Ad ogni livello di quelli elencati sopra le unit (generalmente indicate come costituenti
(constituent) sono identificate tenendo conto sia dellordine delle parole che della struttura
gerarchica. La frase di sopra divisa in tre costituenti (due sintagmi nominali e uno verbale) se
consideriamo le scelta che possiamo fare ad ogni parte della frase. Ognuno dei tre costituenti
[Maud] + [will buy] + [his new teddy bears] pu essere sostituito da uno simile senza alterare il
senso del discorso.
Quando si analizzano le frasi in questo modo necessario stabilire una testa (head) del sintagma.
La testa la word class che deve essere presente nella frase: cio un sintagma nominale deve
contenere un nome (possiamo dire his toys anzich his new toys ma non his new) e determina
le relazioni fra il sintagma e gli altri elementi della frase. La testa del sintagma verbale il verbo,
esso richiede un oggetto perch possiamo dire Maud will buy a bycicle anzich teddy bears ma
non possiamo dire Maud will buy. Complicando il ragionamento potremmo anche dire che se il
verbo fosse stato diverso oltre alloggetto sarebbero dovuti esser presenti obbligatoriamente
anche altri elementi; se avessimo avuto put infatti oltre alloggetto avremmo dovuto inserire,
almeno, anche un avverbio. In inglese la frase pi piccola creabile consiste almeno in un sintagma
nominale, in qualit di soggetto, e di un sintagma verbale.
Se volessimo rappresentare graficamente un concetto cos astratto come lanalisi del periodo
potremmo farlo con uno schema ad albero mettendo pi in alto la frase, poi i sintagmi e infine le
word class, come nellesempio.

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Questo quello che viene detto un diagramma ad albero (tree diagram) con le linee che
rappresentano le relazioni che intercorrono fra i livelli della struttura. S vuol dire sentence, NP
noun phrase, VP verb phrase e V verb.

PROPOSIZIONI (clauses)
Alcuni preferiscono utilizzare il termine proposizione anzich frase (proposizione significa un
insieme di parole di senso compiuto dove sia presente almeno un soggetto e un predicato) e non
sarebbe scorretto. Considerando la semplicit delle frasi che abbiamo studiato per notiamo che
queste sono tutte composte da una sola proposizione, quindi sarebbe stato inutile creare ulteriori
differenze e andare oltre lo studio dei livelli di cui si cercato di parlare finora.

Categorie funzionali (functional categories)
Abbiamo detto che si possono sostituire delle parti del discorso. Questo dipende dallintuizione del
soggetto che parla e dalla conoscenza che ha della lingua. Quelle parti del discorso che non
possono essere studiate per interpretazione o significato come word class e sintagmi fanno parte
delle cosidette categorie formali (formal categories). Per realizzare unanalisi grammaticale
completa non dobbiamo per solo descrivere la struttura di una frase ma anche le relazioni e le
funzioni delle sue singole parti, quindi stabilirne i costituenti e classificarli non che il primo passo.
Nel diagramma ad albero notiamo la presenza di sue sintagmi nominali e dobbiamo capire in cosa
questi siano diversi; questo richiede di stabilire delle categorie funzionali (functional categories)
che mostrano come diversi elementi di una frase si relazionino fra loro.
La grammatica tradizionale divide la frase in due parti principali: il soggetto e il predicato (subject
and predicate). Anche la grammatica moderna usa lespressione soggetto ma divide il predicato in
pi elementi, abbiamo quindi: soggetto (subject) (S), vebo (verb) (V), oggetto (object) (O),
complemento (complement) (C) e avverbio (adverbial) (A), e il complemento pu essere
complemento soggetto (subject complement) (C
s
) o complemento oggetto (object complement)
(C
o
).
Il diagramma ad albero di sopra mostra il secondo sintagma nominale ad un livello pi basso
rispetto al primo. Questo mantiene la distinzione tradizionale tra soggetto e predicato. Le
etichette funzionali generalmente non appaiono perch sono implicite delle linee grafiche: lNP
dominato dal VP sempre loggetto, lNP dominato da S il soggetto.
Anche la costruzione interna della frase pu essere descritta in termini funzionali. Abbiamo parlato
di testa della frase: tutto ci che non fa parte della testa pu essere considerato un modificatore
(modifier), quindi la frase pu essere divista in testa e modificatori.

Es. All the nice girls All te nice = modificatore + girls = testa

Dove girls la testa del sintagma nominale.

Relazioni fra frasi (sentence relations)
Un ulteriore cosa che bisogna conoscere sono le relazioni che esistono fra tipi differenti di frasi. Ad
esempio, potremmo dire che le seguenti frasi sono in relazione fra loro, a coppie:

1) The frogs ate the crickets
2) The crickets were aten by the frogs

3) The cat had a good meal
4) The cat did not have a good meal
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Sintatticamente potremmo dire che la 4) si forma con laggiunta del verbo ausiliare DO e della
parola not purch DO abbia lo stesso tempo che had aveva nella frase originale. Possiamo
descrivere la struttura della frase negativa in questo modo:

soggetto + DO + not + resto della frase

Questo schema un utile modo per generalizzare su come vengano formate le frasi negative, e
non solo nel caso della (4) ma in tutte le frasi della lingua inglese.
Uscendo un po dai canoni dellRP e abbassandoci ad un livello comunicativo inferiore possiamo
studiare un altro tipo di modificazione sintattica degli elementi di una frase per esprimere lo
stesso significato, come il modo in cui ci si rivolge ai bambini:

not a teddy bear!
No sit here

Ora, per rendere meglio il messaggio di NON fare una cosa, si mette lelemento di negazione
allinizio della frase facendogli seguire il resto della frase in maniera tale che il bambino abbia
chiara lidea di non fare una cosa e che quindi possa meglio recepire il messaggio.

Ruolo semantico (semantic role)
Prendiamo la frase:
The chicken is ready to eat.

Ci accorgiamo che questa pu avere due diverse interpretazioni. La prima che il pollo vivo,
affamato e pronto a mangiare; la seconda ci dice che il pollo morto, stato cucinato ed pronto
da servire in tavola. Possiamo fare questa distinzione grazie al ruolo semantico che hanno gli
elementi della frase la semantica quella branca della linguistica che studia il significato e luso
delle parole allinterno di una frase. Nella prima frase il pollo viene descritto come senser (perch
colui che ha la sensazione di voler mangiare) e il is ready to eat il fenomeno (phenomenon)
(ci che viene sentito), nella seconda interpretazione il pollo un trasportatore (carrier)
dellattributo (attribute) ready to eat.
Semanticamente potremmo dire che il sintagma nominale il pollo diventa lattore (actor, colui
che esegue il processo) o agente (agent) e che la sua prontezza a mangiare lo scopo (goal) o
patient (paziente).
Per capire meglio questa distinzione fra attore e scopo potremmo usare una frase ancora pi
chiara:

The frogs ate the crickets

Dove the frogs sono gli agenti, gli iniziatori del processo rappresentato dal verbo eat, e the
crickets lobiettivo, coloro che subiranno lazione dellagente in virt del processo.




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3.4 Grammatica Teoretica (theoretical grammar)

Introduzione
La grammatica teoretica cerca di spiegare in maniera generale il fenomeno umano del linguaggio,
partendo sempre dai presupposti della grammatica descrittiva ma lasciando da parte oculate
descrizioni di tipo sintattico e morfologico di ogni lingua specifica. I due maggiori teoretici di
questo secolo sono stati Noam Chomsky e Michael Halliday. Chomsky analizza la struttura della
frase formulando regole precise e enunciazioni (statements) che escludono quasi completamente
il mondo della semantica, quindi del significato delle parole. Una frase molto famosa di
questultimo per spiegare questo suo approccio :

Colourless green ideas sleep furiously.

Certo, questa frase non ha senso (se non da un punto di vista poetico) ma grammaticalmente
composta in maniera corretta.
Halliday, daltro canto, sostiene che non si pu studiare una frase senza entrare nellambito
semantico quindi pur rimanendo nel mondo teoretico prende come punto di partenza (starting
point) proprio laspetto semantico della frase.

Grammatica generativa (generative grammar)
La grammatica generativa nata e si sviluppata, o meglio evoluta, negli anni, arricchendosi di
volta in volta di nuove regole. Essa mira a stabilire (provide) strutture ben precise che possono
generare partendo da un piccolo numero di elementi e principi generali tutte le frasi di un
linguaggio che i madrelingua possano definire ben formulate (well-formed). Per esempio la
grammatica inglese potrebbe ben formulare la frase We all feel better when the sun shines ma
non *we better when the sun shines (gli asterischi indicano le frasi grammaticalmente scorrette).
I linguisti generativi usano le lingue del mondo come fonte di dati (source of data) dalle quali
possono far derivare (derive) and testare i principi universali che possono governare il fenomeno
generale del linguaggio. Costruendo modelli di questo tipo si possono anche capire dove sono le
differenze e i contrasti (constraints) fra le varie lingue e spiegare allo stesso tempo cosa le
accomuna e come questa facolt innata si sviluppi per diventare conoscenza linguistica. Chomsky
ha definito questa conoscenza innata come l essenza del linguaggio umano, o come grammatica
universale.
Gli studiosi di grammatica generativa quindi vedono il linguaggio come una propriet della mente,
e cercano delle teorie che possano spiegare le nostre conoscenze. La teoria parte da ipotesi su
come il concetto mentale di lingua si trasformi in concetto fisico di comunicazione e crea dei
modelli sui quali a sua volta vengono elaborate nuove teorie e cos via.
Di seguito mostriamo come questi modelli siano evoluti partendo dal pi semplice elaborato negli
anni 50 fino ad arrivare a forme pi complesse e pi recenti.
Chomsky sostenne in principio che le frasi come quelle descritte nei paragrafi precedenti potevano
tutte sottostare a un insieme di regole di riscrittura (rewrite rules o phrase structure rules)
producendo definizioni specifiche e rigorose (rigorous) riguardanti gli elementi costituenti.
Partiamo da:

S NP + VP

Notiamo che una frase costituita da un sintagma nominale e da uno verbale (con i quali si
possono creare le minime frasi di senso compiuto come Maud laughs). Successivamente i
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sintagmi vennero ulteriormente definiti da regole di riscrittura che allepoca aggiunsero un nuovo
elemento:

NP (det) + NP
NP (adj) + N

Le parentesi (parentheses) mostrano che gli elementi al loro interno sono opzionali.
Una parte separata della grammatica, il lessico (lexicon) elenca le parole di ogni lingua e le classi a
cui esse appartengono che possiamo (o dobbiamo) utilizzare per formare frasi correttamente. Ad
esempio put un verbo specifico che va utilizzato insieme ad un sintagma nominale e da un
sintagma preposizionale in quanto possiamo dire Maud put the teddy bears in the toy cupboard
ma non *Maud put the teddy bears (con il solo sintagma nominale) o *Maud put in the toy
cupboard (con il solo sintagma preposizionale) o peggio Maud put (con nessun sintagma).
Le frasi ambigue come lesempio di the cicken is ready to eat vengono innanzitutto studiate in
due livelli: viene riconosciuta una struttura profonda (deep structure) e una di superficie (sufrace
structure). Il motivo per cui quella frase ambigua deriva proprio dal fatto che ha due
rappresentazioni al livello della struttura profonda che si riflettono in quella di superficie. Ad
esempio la frase col nostro pollo potrebbe derivare da due diverse coppie di frasi come:

1) The chicken is ready
2) The chicken eats

Oppure

3) We eat the chicken
4) The chicken is ready

La prima coppia contiene una frase nella quale il pollo il soggetto del verbo mangiare mentre
nella seconda il pollo loggetto del mangiare. In questo modello molto semplice la regola
trasformazionale (transformational rule) ha aggiunto, eliminato e risistemato gli elementi che
sono stati generati dalle regole della costruzione della frase. Questo ci permette di capire che si
sono delle relazioni fra le frasi che possono essere formalizzate esplicitamente (formalized
explicity). Prendiamo le frasi the frogs ate the crickets e the crickets were eaten by the frogs,
esse possono essere relazionate da una variante della regola trasformazionale in questo modo:



Questa regola della passivizzazione (passivization rule) stabilisce che il secondo sintagma
nominale the crickets viene mosso allinizio della frase mentre il primo sintagma nominale finisce
dopo il verbo, con laggiunta della preposizione by. Stabilisce anche che lausiliare BE viene
aggiunto alla frase venendo prima del verbo e che questo (ate) deve apparire nella sua forma di
past participle (con laggiunta convenzionale di en, quindi). Il tempo comunque deve rimanere lo
stesso in entrambe le frasi e perci lausiliare BE deve essere trasformato in passato remoto (past
tense) comera loriginale ate. La regola perfettamente esplicita e se viene applicata in tutte le
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sue forme costruiremo sicuramente una frase ben formata. Se una sola delle sue parti viene a
mancare la trasformazione non completa e quindi la frase non risulterebbe corretta.
Negli anni 60 si iniziato a parlare di un movimento ciclico del sintagma nominale (cyclic NP
movements) secondo il quale, almeno in parte, veniva stabilita una relazione fra le frasi attive e i
loro corrispettivi passivi. Analizzando maggiormente questo movimento possiamo introdurre
anche il concetto di spostamento del soggetto (subject raising) in quanto il soggetto si trova
spesso allinterno del sintagma nominale come nellespressione It seems that the party is over.
Rendendola attiva diventa the party seems to be over e quindi il soggetto si spostato, innalzato
(raising) dalla parte finale a quella iniziale della frase. Grazie a questa regola del movimento del
sintagma nominale possiamo quindi stabilire quando questo pu essere spostato da una parte
allaltra della frase e secondo quali criteri.
Negli anni 80 si inizi a parlare anche degli spostamenti dei sintagmi verbali e di altri elementi del
discorso. Partiamo dal presupposto che il fatto che i sintagmi possano essere spostati per formare
una frase di senso compiuto non voglia dire che possono essere messi in qualsiasi posizione
allinterno della frase perch quando andiamo a spostare i costituenti dobbiamo capire quali di
questi hanno una funzione di soggetto e quindi devono per forza andare davanti al verbo. Ci sono
anche delle eccezioni in cui il verbo funge sa soggetto (es To err is human) ma di tutte queste
restrizioni sui movimenti dei singoli sintagmi si occupano subcategorie della grammatica
derivazionale come la teoria delle relazioni tematiche (thematic relation theory) o la teoria X-bar
(X-bar theory), che esaminano tutte le relazioni gerarchiche che devono sussistere fra i vari
elementi.
Negli anni novanta si iniziato a studiare la grammatica universale prendendo quindi in
considerazione un ristretto numero di elementi e principi che filtrano le strutture inaccettabili, e
sono comuni a tutte le lingue. Chomsky spiega che ci sono dei parametri (parameters) sui quali
possono essere applicate le leggi della grammatica universale perch tutti i bambini hanno
uninnata conoscenza delle strutture grammaticali della lingua che sviluppano e trasformano in
discorso apprendendola e sentendola parlare attorno a loro.
Uno di questi parametri serve a fare una distinzione fra quelle lingue che hanno frasi di senso
compiuto anche senza un soggetto (chiamate pro-drop da pronoun-dropping) e quelle che lo
richiedono per forza. In italiano possiamo dire parla, ma non esiste in inglese *speaks o
*speaking. Linglese e altre lingue di questo tipo richiedono come minimo un pronome come
soggetto (es. Enzo speaks). Entrando pi in profondit nelle lingue pro-drop ci accorgiamo che
hanno molte cose in comune: permettono ad esempio di cambiare lordine fra verbo e soggetto:
Cade la notte pu diventare La notte cade mentre Night is falling non pu essere Falls the
night. Questo un forte esempio di conoscenza innata delle strutture grammaticali del linguaggio:
il bambino ha intrinseca la conoscenza delle strutture pro-drop ma se cresce in un contesto in cui
queste non vedono utilizzo pratico non le usa e non sa di conoscerle.
Sostanzialmente possiamo dire che la grammatica universale riconosce che ci siano dei fattori, dei
parametri, che uniscono un ampio insieme (wide range) di lingue anche se queste non sembrano
essere relazionate strettamente, appellandosi (by appelling to) ad un ristretto numero di principi
generali e al modo in cui questi interagiscono.

Grammatica sistemica-funzionale (sistemic-funciotnal grammar)
La grammatica sistemica-funzionale si sviluppata come branca della ricerca antropologica. Oggi
associata in maniera particolare a Michael Halliday che assieme ai suoi colleghi vede la
grammatica come un fenomeno sociale e culturale sviluppatosi nei secoli per assecondare i nostri
bisogni (fulfill our needs). Il suo obbiettivo primario quello di spiegare in che modo la gente usa
la lingua come risorsa per creare significati (making meanings) e visto che i significati che
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possiamo creare sono infiniti i mezzi che dobbiamo utilizzare per studiare questa grammatica
devono essere stravaganti pi che economici, a differenza della grammatica universale. E a
differenza della grammatica universale la grammatica sitemica-funzionale o sistemica (systemic)
tiene conto del vero linguaggio e di tutte le sue sfaccettature descrivendolo come testo, scritto o
parlato che sia.
Halliday sostiene che quando creiamo una frase siamo davanti ad una struttura che ristretta da
regole grammaticali e la grammatica sistemica cerca di stabilire che rete di relazioni (network of
relationships) sussistono ne e fra vari livelli di cui abbiamo parlato prima. Essa, lievemente
differentemente dalla grammatica descrittiva, ne riconosce almeno tre, e sempre distribuiti in
maniera gerarchica: la proposizione (clause, che viene presa come lunit pi estesa dellanalisi
grammaticale al posto della frase-sentence), il gruppo (group, simile al sintagma) e la parola
(word).
La teoria sistemica assume che tutte le lingue sono state sviluppate in risposta al bisogno umano
di esprimere idee ed esprimere relazioni e che quindi abbiano un doppio significato: un significato
ideazionale (ideational meaning) ed un significato interpersonale (interpersonal meaning).
Entrambi i significati sono parte integrante della grammatica; non possibile, per esempio, parlare
o scrivere senza fare una considerazione su come chi comunica si stia ponendo nei confronti di chi
riceve. Una terza componente di significato quella testuale (textual) e si riferisce al modo in cui
gli altri due tipi di significato possano essere uniti per formare un pezzo coerente di discorso.
Possiamo dare una piccola idea di come questa scienza approcci allo studio della lingua prendendo
sempre la frase the crickets were eaten by the frogs, una semplice frase costituita da una singola
proposizione principale.
Riprendendo gli elementi semantici di cui abbiamo parlato prima possiamo dire che:

1) The crickets were eaten by the frogs
Obiettivo processo attore

Avremmo potuto fare dei cambiamenti ad ogni punto della frase ma dovendo mantenere il senso
la nostra scelta era limitata. Potevamo solo sostituire il processo con un attributo inserendo il
verbo BE, e ottenendo una struttura del genere:

2) The crickets are dead
Trasportatore relazione attributo

Inserendo il soggetto prima del verbo abbiamo dato alla frase una forma dichiarativa
(declarative), anzich, ad esempio interrogativa (interrogative) con il soggetto in seconda
posizione e lappropriata intonazione accompagnata da punti interrogativi.
Queste scelte hanno effetto sulle regole comunicative e sulle relazioni che intercorrono fra chi
parla, o scrive, e chi riceve il messaggio; la forma interrogativa ad esempio da generalmente a chi
parla il ruolo di interrogatore e al ricevente il ruolo di rispondente. Ecco come in base ad una
struttura linguistica possono cambiare le relazioni fra due persone.
Laspetto testuale pu essere finalmente analizzato identificandone il tema (theme) e il
commento (rheme, elemento del testo che esprime unidea). In inglese il tema generalmente il
primo elemento della proposizione e segnala di cosa ha deciso di parlare loratore (nella maggior
parte dei casi quindi il soggetto), la parte rimanente del discorso il commento.



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LA STRUTTURA DELLINFORMAZIONE (information structure)
In ogni espressione almeno una parte rappresenta un nuova informazione che va a formare il
punto centrale dellinformazione (information focus), le altre parti dellespressione possono
ripetere cose gi dette o considerate date. Quindi un elemento pu essere classificato come dato
(given) o nuovo (new). Generalmente in inglese si tende a prendere lultimo elemento di una frase
e ripeterlo come dato in quella successiva, per poi introdurre qualcosa di nuovo:

1) A: How many litres does the tank take?
B: The tank takes 35 litres.
Dove the tank diventa elemento dato.

Lelemento dato comunque non deve essere necessariamente una ripetizione del precedente ma
pu essere abbreviato, pronomizzato o addirittura omesso:

2) The car has a very flat tyre
B1: the tyre was really old
B2: It must have picked up a nail
B3: A broken exhaust, as well.

Ci che interviene nella nuova frase, che viene inserito per dare una nuova informazione diventa
invece la parte nuova dellespressione.

LANALISI DEL CONTESTO SOCIALE (the analysis of social context)
Il punto di vista di Halliday (Hallidays view) quello di un linguaggio e di un contesto sociale che
lavorano a stretto contatto. Questo vero da un punto di vista storico e dellevoluzione delle
lingue attraverso i secoli. A differenza della grammatica universale quindi lanalisi sistemica della
grammatica richiede di analizzare la lingua a seconda del contesto in cui questa viene parlata e i
tre principali caratteri dello studio contestuale sono il campo (field), il tenore (tenor) e il modo
(mode).
Il campo riguarda lattivit di cui il linguaggio fa parte: non ci aspetteremo mai di sentire un lessico
ricco da parte di un telecronista di MotoGP perch i termini che usa quando lavora sono limitati
nel numero a differenza, magari, di quelli che deve usare un politico il quale deve spaziare nei vari
campi della societ.
Il tenore include gli effetti che hanno le relazioni tra loratore e il ricevente (addressee) e pu
essere facilmente compreso analizzando il tipo di linguaggio e confidenza che abbiamo con i nostri
amici in chat a differenza di quella che potremmo avere con un impiegato di banca.
Infine il modo laspetto pi tecnico dellanalisi del contesto sociale in quando differenzia il modo
di esporci in una conversazione faccia a faccia (face-to-face) rispetto ad una scritta. Non si riferisce
solo al canale che utilizziamo per comunicare (uno acustico, laltro visuale) ma anche alla forma
della grammatica che va in associazione a ciascuno di questi due canali per una serie di
convenzioni sociali.
La differenza cruciale fra la grammatica sistemica e quella generativa sta proprio nellapproccio
sistemico che la prima ha riguardo laspetto sociale della lingua mentre quella generativa concerta
i suoi sforzi sullaspetto mentalistico del linguaggio e su cosa il linguaggio rivela riguardo la mente
umana.



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Altri approcci teoretici (other theoretical approaches)
Lo studio teoretico della lingua non consiste solo in generativo o sistemico-funzionale. Come
abbiamo gi detto questa disciplina si evoluta negli anni e anche se i suoi maggiori esponenti
hanno seguito per la propria strada, c stato chi ha continuato il loro lavoro nel caso in cui
abbiano abbandonato una certa corrente di pensiero o comunque discusso sulle idee scartate. il
caso della grammatica generale della struttura sintagmatica (generalized phrase structure
grammar o GPSG) che da unimportanza rilevante ai differenti aspetti della nostra conoscenza
linguistica concentrandosi principalmente sulla struttura del sintagma, sulle gerarchie che la
regolano e cercando di trovare un modo sempre pi elegante e economico di generare frasi. Non
ci sono regole di trasformazione in questa grammatica, solo una spiegazione ben precisa della
struttura dei sintagmi.
La grammatica relazionale (relational grammar) ha un punto di partenza differente e si concentra
principalmente sui rapporti che ci sono fra soggetto e oggetto prendendo in forte considerazione
la formazione di frasi attive e delle corrispettive passive. Prende in considerazione questa capacit
del soggetto di diventare oggetto, al cambiamento relazionale che gli elementi del discorso hanno
quando da attivi diventano passivi e a cosa comporta tutto ci in un contesto sociale pi ampio.
La grammatica lessico-funzionale (lexical-functional grammar) da al ruolo che pu occupare una
parola una posizione centrale di studio considerando le estensioni che si possono creare in un
espressione partendo da quella parola e come queste estensioni li legano a questa.
Lapproccio generativo alla grammatica viene spesso chiamato formalista (formalist) in quanto da
particolare attenzione ad analisi e procedure rigorose, mentre a quello sistemico-funzionale se ne
associano molti altri definiti di tipo funzionalista (functionalist). Questi ultimi provano tutti a
collegare la lingua al mondo esterno in cui questa viene parlata e a capire le relazioni che si
creano, ritengono che la struttura di una lingua possa essere spiegata in termini di umana generale
cognizione con tutti i contrasti che questo comporta. Alcuni di questi infatti dissentono un po
dallaccettare che la lingua sia una parte speciale del nostro cervello e come tale possa essere
studiata in maniera puramente scientifica in quanto essa sottoposta indubbiamente a fattori
ambientali come carenze di attenzione o mancamenti di memoria.
Alcune altre grammatiche, infine, sembrano abbracciare sia la branca generativa che quella
sistemico-funzionale accettando che la nostra conoscenza linguistica non sia un fattore innato che
va studiato in maniera universale ma allo stesso modo cercando di stabilire regole specifiche e
uguali per tutte le lingue che ne possano definire al meglio le strutture e le leggi che la governano.
3.5 Applicazioni per i grammatici (application for grammars)

Introduzione
La gente si avvicina alla linguistica per motivi didattici e cerca di far sua una propria branca o
spazia fra le varie discipline per avere una visione completa dellargomento oppure per elaborare
proprie teorie. La maggior parte delle persone comunque utilizza la linguistica per necessit
relazionali o lavorative, non curandosi dei vari modi in cui la grammatica ne analizza i contenuti.
Cerchiamo ora di capire come i due tipi di grammatica che abbiamo studiato finora possano in
qualche modo relazionarsi alle esigenze delle persone comuni che cercano da questa materia
maggiori lumi.

Grammatica descrittiva
Pu essere molto utile a livello di insegnamento una grammatica che divida ogni espressione in
maniera gerarchica e ne spieghi nella maniera pi chiara le relazioni. Un esempio molto chiaro
potrebbe essere il seguente:
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Come si pu notare qui la frase Maisie buys the latest books viene suddivisa in ogni sua
dimensione, a partire dalla proposizione fino ai morfemi.
Unaltra applicazione potrebbe essere quella di studiare le disfunzioni linguistiche dei pazienti che
hanno problemi ad esprimersi anche questa volta analizzando come loro organizzano le frasi a
livello di proposizioni, sintagmi, word class e cos via.
Infine c lutilizzo didattico della grammatica descrittiva. Questo mirato soprattutto agli studenti
stranieri che si avvicinano alla lingua inglese, i testi in questione propongono, oltre alle regole di
rito, esempi molto semplici su come si parla nel linguaggio di tutti i giorni ed esercizi di tipo
sintattico-grammaticale che portano lo studente ad acquisire quei meccanismi di composizione
che magari nella lingua dorigine possono essere diversi o addirittura assenti.

Grammatica teoretica
La grammatica teoretica ci fa capire come il tema e il commento possano legarsi allinterno delle
frasi e soprattutto come vengano introdotti nuovi temi.
E indubbio che sia nella lingua parlata che in quella scritta congiunzioni come and introducano
nuovi temi e di come questi possano essere classificati in strutturali (structural) e topici, o
argomentativi (topical). Un esperimento prende come esempio un discorso fatto di domande e
risposte fra un professore e i suoi bambini e si evince che dato il contesto, anche se il professore
cerca in tutti i modi di argomentare ampiamente le sue domande per ottenere risposte pi ampie
possibili, i ragazzi comunque rispondono in maniera diretta e concisa sfruttando le loro
conoscenze grammaticali e linguistiche. Ci butta forti dubbi sui metodi di insegnamento e le
relazioni che intercorrono fra docenti e giovani alunni che dovrebbero crescere anche grazie alla
comunicazione. Questo modo di comunicare quello che viene definito discorso asimmetrico
(asymmetric discourse) cio un tipo di discorso in cui uno dei partecipanti pi forte degli altri e
conseguentemente in grado di far prendere al discorso la direzione che vuole lui. La grammatica
sistemica nello specifico ha cercato di spiegare il modo in cui le relazioni in cui sia presente una
figura forte influenzino il linguaggio di chi le tiene e pi generalmente da quali basi si pu partire
per assumere una posizione del genere o lopposta rispecchiando a pieno il suo ruolo di scienza
che cerca di focalizzare i suoi sforzi sulla lingua come sistema di trasmissione di significati: in
principio, quindi, cerca di integrare processi sintattici e semantici.
La grammatica generativa daltro canto vede i suoi sviluppi in capi pi tecnici, o meglio tecnologici,
visto che si aiuta con lutilizzo di computer per definire le sue leggi in maniera empirica e che
biunivocamente contribuisce alla creazione di linguaggi macchina tendenzialmente universali.
Spazia inoltre allinterno della psicologia in quanto, come s ampiamente detto, considera la
grammatica e la lingua in generale come uno stato mentale e innato.
Si pone, per questo motivo, anche tutti i dilemmi tipici del ramo filosofico: come pu ad esempio
una lingua essere innata se una persona diventer bilingue? Come possono gli adulti che
posseggono una conoscenza grammaticale gi ben strutturata imparare un lingua che magari ne
ha una completamente diversa?
La grammatica teoretica si pone tutti questi dubbi evolvendo continuamente nel cercare di dare
una risposta, considerando tutti i campi che potrebbero aiutare a trovare una soluzione (da quelli
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interni meno considerati, come lessico e sintassi a quelli esterni come la filosofia e la medicina) e
stravolgendo addirittura, a volte, le proprie passate teorie.














































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CAPITOLO 6 INTERAZIONE FACCIA A FACCIA
(face-to-face interaction)
6.1 Introduzione
Questo capitolo si preoccupa di spiegare i vari aspetti della comunicazione spontanea
nellinterazione faccia a faccia. La gente manda e riceve continuamente segnali di tipo non verbale
utilizzando, principalmente, il proprio corpo; alcuni di questi movimenti sono indipendenti da cosa
si stava dicendo, ma la maggior parte servono a supportare un discorso.
6.2 Comunicazione non verbale (Non-verbal commmunication)
La comunicazione non verbale (non-verbal communication o NVC) include tutti i significati che i
gesti umani esprimono oltre o insieme alle parole.
Possiamo dire che la comunicazione non verbale ha tre differenti funzioni comunicative. Primo,
pu comunicare specifici significati utilizzando principalmente gesti o movimenti. Secondo, aiuta a
trasmettere ci che sentiamo, le nostre emozioni. Terzo, ha un ruolo fondamentale nel supportare
il discorso parlato.
Si possono identificare sei aree di interesse, intese come quelle categorie che racchiudono gesti,
posture o parti del corpo che formano la comunicazione non verbale: gesticolazione (gesture),
prossemica (proxemics), contatto corporeo (body contact), postura e orientamento del corpo
(posture and body orientation), espressione facciale (facial expression) e sguardo (gaze).

Gesticolazione
La gesticolazione (gesture), il modo a noi pi familiare per esprimere significati senza usare le
parole. Morris nel 1979 fece degli studi su 20 gesti rituali in Europa che spesso avevano anche
diversi significati. Come le parole di una lingua i loro significati spesso erano arbitrari e simbolici:
battersi (tapping) le dita sulle tempie potrebbe voler dire sia che uno pazzo sia che un genio,
uno stesso gesto che identifica due significati addirittura completamente oppsoti.
Anche gesti pi semplici possono avere riscontri interessanti. Il saluto con la mano, ad esempio,
pu voler dire fondamentalmente ciao, ma interessante come questo saluto venga fatto allo
stesso modo sia in amicizia che in inimicizia, sia quando ci sia una situazione di rispetto che di
disprezzo. Ci ci fa capire che per quanto sia significativa la gesticolazione con le mani spesso non
pu essere letta da sola, va accompagnata ai cenni della testa, allo sguardo, allespressione del
viso per avere una visione pi completa del suo significato.
In ogni caso la funzione la stessa, quella di aggiungere enfasi e far capire quali parti del discorso
hanno maggiore importanza (cos come potrebbe valere per i cambiamenti di tono), basti pensare
che inconsciamente gesticoliamo anche quando siamo al telefono.
Schegloff nel 1984 fece uninteressante osservazione su come il fare gesti sia una caratteristica di
chi parla, pi che di chi ascolta, e su come i tempi di gesticolazione siano sincronizzati cos come lo
sono quelli del discorso. I gesti possono essere inoltre relativamente autonomi o di supporto al
discorso, quelli come i saluti e il gesto della vittoria (V-sign) appartengono alla prima categoria e
dipendono dalla volont di chi li fa di creare fisicamente un messaggio dal nulla, mentre i secondi,
quelli di supporto al discorso, sembrano dipendere meno dallintenzionalit e pi dalla loro
funzione comunicativa.

Prossemica (proxemics)
Prossemica (proxemics) sta ad identificare quella disciplina che studia lo spazio e le distanze
all'interno di una comunicazione, sia verbale che non verbale. E stato studiato infatti che la gente
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tende a cambiare modo di esprimersi a seconda di quanto sia distante dagli interlocutori, il tutto in
relazione col tipo di contesto in cui ci si esprime.
Esiste uno schema abbastanza chiaro (e abbastanza discutibile) di modello standard di prossemica
che si divide in quattro zone, da pubblico a intimo, e che vede la zona social-consultativa e casual-
personale, come le pi comuni o meglio come quelle in cui pi spesso ci troviamo a parlare. E
altres ovvio che il tutto dipende dal tipo di gente che parla, che ascolta e dal contesto in cui
avviene linterlocuzione; riprovato infatti che la gente tende a stare pi vicina in stanze grandi
anzich in stanze piccole, che persone grasse hanno bisogno di maggiore distanza per interloquire,
che gli uomini comunicano con i loro parisesso ad una distanza maggiore rispetto a come fanno le
donne con le altre donne e soprattutto che persone che vivono in un determinato luogo del
mondo possano considerare troppo lontano quello che per altre sia addirittura troppo vicino.

Contatto corporeo (tattile) (body contact (haptics))
Il contatto corporeo riguarda sia il toccare intenzionale che il toccare non intenzionale di unaltra
persona. Il contatto pu essere di tipo prossimale (proximal), il che richiede un certo tipo di
confidenza fra le due persone che si toccano, o accidentale (accidental), come nelle code. Esso
deriva principalmente dal tipo di zona geografica in cui ci si trova: riscontrato che in Inghilterra la
gente entra molto meno in contatto che in America, mentre in Francia ci si tocca continuamente il
che fa capire come questo sia un aspetto della comunicazione non verbale che fortemente
influenzato dalle culture in cui viene espresso.
In questo contesto riemerge la figura di oratore forte o comunque persona che ha una posizione di
forza allinterno della comunicazione (powerful person) che quindi tende a toccare molteplici volte
gli oratori deboli; il toccare qualcuno o almeno il toccarlo volontariamente quindi esprime
principalmente confidenza e solidariet, come se stessimo chiamando linteressato per nome.
Anche in questo caso, oltre che al contesto culturale, va preso in considerazione il contesto sociale
in cui si svolge la comunicazione: gli uomini tendono a toccare pi delle donne e soprattutto
contatti che in alcune parti hanno un significato in altre ne possono avere uno diametralmente
opposto o semplicemente diverso.

Postura e orientamento del corpo (posrture and body orientation)
Il modo in cui la gente si pone (hold themselves), come siede e come sta in piedi, da molto
tempo considerato un segnale di cosa si prova. Qualcuno ha anche cercato di isolare le posture del
corpo alfine di ottenere una sorta di vocabolario della postura ma risulta difficile vedere
questaspetto come un fattore a se stante e distaccato dalla comunicazione verbale.
Ci che si sa per certo che il repertorio di posture varia da una comunit ad un'altra, persino da
un ambiente di lavoro ad un altro, e che persone che sono a contatto con elementi subordinati o
personalmente deboli assumo una postura molto pi rilassata di chi, ad esempio, si trova a parlare
con un superiore. E interessante notare, per il discorso di prima, che le posture assomiglino pi ad
un dialetto che ad una lingua vera e propria: considerando che queste possono cambiare anche
allinterno di piccole societ, esse descrivono non-verbalmente i diversi aspetti di come questa
societ comunica.

ORIENTAMENTO POSTURALE (postural orientation)
Lorientamento posturale pu comunque essere uneccezione a quella regola che sostiene che
certe posizioni che il corpo assume siano la conseguenza di cambiamenti comportamentali
(behavioural changes). Ci sono infatti delle posizioni che sembrano significare solo una cosa, senza
possibilit di interpretazione: quando una persona si gira di spalle vuole interrompere
uninterazione, gente che lavora in cooperazione spesso si posizione a fianco dei propri colleghi,
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persone che parlano amichevolmente tendono a sedersi tenendo unangolazione di 90 gradi,
lorientamento faccia a faccia infine tipico di chi tiene un discorso onesto e sincero (earnest)
come un medico col paziente o due amanti.

CONGRUENZA POSTURALE (postural congruence)
E stato spesso osservato che quando la gente interagisce (intercat) tende ad assumere posizioni
simili.
Scheflen, un importante studioso di linguaggio non verbale, disse che due, quattro o anche sei
persone possono assumere una stessa posizione mentre parlano e questo accade generalmente
quando ci si trova in accordo su determinati punti. Questo cambiamento o adattamento di posture
nella maggior parte dei casi involontario e viene definito congruenza posturale (postural
congruence). Anche due amici che non si vedono per tanto tempo possono incontrarsi e magari
non essere daccordo su alcuni punti ma comunque assumeranno posizioni simili, segno che c
ancora una continuit nel loro rapporto, uno scambio di sinergie.
E interessante, ma abbastanza scontato, notare che in un gruppo di persone elementi meno forti
tendano ad acquisire la posizione di elementi pi forti.

SPOSTAMENTI POSTURALI (postural shifts)
Si potrebbe pensare (it might be thought) che una persona si sposti da una postura allaltra
meccanicamente, quando magari si trova in una posizione fisica scomoda (unconfortable) o si
annoi. Scheflen ha studiato vari comportamenti a riguardo sentenziando che in realt gli
spostamenti posturali, o almeno una parte, vadano di pari passo con il discorso parlato. Si tende,
in fatti, a fare un cenno con il capo quando siamo alla fine di una frase e a chiudere/aprire gli occhi
e muovere le mani a seconda del tipo di enfasi che vogliamo dare.

Espressione facciale (facial expression)
Utilizzare espressioni facciali per comunicare cosa proviamo una tecnica che gli uomini usano da
sempre ed universalmente riconosciuto che le espressioni facciali siano lo specchio di ci che
abbiamo dentro. Uno studio del campo ha stabilito che anche i nostri antenati, i primati
(primates), si servivano di questa facolt per comunicare e che sia un modo di fare molto comune
anche allinterno del mondo animale. E quindi, prima di tutto, una sorta di patrimonio ereditario
(hereditary estate) che ci stato trasmesso dai nostri antenati primati (ancestor primates) tanto
che anche Darwin ne parla nei suoi studi.

LE BASI BIOLOGICHE DELLESPRESSIONE FACCIALE (the biological basis of facial expression)
Darwin sosteneva che cerano dei segni emozionali negli animali che sono stati trasmessi sino a noi
uomini e che quindi le nostre espressioni facciali siano, in linea di massima, uguali per tutto il
globo in quanto facenti parte del nostro patrimonio genetico. Secondo il ricercatore infatti le
stesse espressioni facciali sono state uno di quegli strumenti che ha permesso la selezione
naturale di alcune specie a discapito di altre che non ne possedevano o che ne possedevano di
diverse. Questa teoria fu avvalorata da uno studio di Ekman che negli anni 70 chiese a persone
provenienti da varie etnie di mostrare le loro espressioni per i sentimenti di felicit, paura,
disgusto (disgust), rabbia (anger), sospressa e tristezza (sadness) riscontrando che in linea di
massima le espressioni per sensazioni simili risultassero a loro volta simili.

LA CLASSIFICAZIONE DELLE ESPRESSIONI FACCIALI (the classification of facial expression)
Studi del genere hanno portato a vari interrogativi su quanto fosse possibile che unemozione
possa avere gli stessi risvolti fisici in ogni persona sparsa per il globo. La spiegazione era
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relativamente semplice: se si considera che queste non potevano essere apprese ma che facessero
parte di una parte innata del nostro essere e che i movimenti dei muscoli facciali, per quanto
numericamente vasti, fossero limitati sembrava logico che ad una tale limitatezza di movimento
potesse corrispondere una ben precisa emozione di riferimento.
Uno studio alternativo, e comunque pi ovvio, ha stabilito invece che non fossero tanto
determinate espressioni a significare determinati stati danimo ma pi che altro che fossero le
sensazioni a generare determinate espressioni, ma indubbio che questo meccanismo non pu
funzionare se in tutte le culture non ci sono e non vengono riconosciute espressioni simili in modi
simili.
Un esempio di queste emozioni, definiamole universali, la ricerca di affetto (affect) che si ha nei
primi anni di vita. Queste emozioni di base possono a loro volta collegarsi e dar vita ad altre
emozioni che vengono rappresentate di volta in volta: un esempio di ci il compiacimento. Il
compiacimento da vita ad unespressione facciale che fa pensare ad un mix felicit e rabbia, ma
ci non vuol dire che derivi dai sentimenti di rabbia e felicit; in pratica vero che stati danimo ed
espressioni facciali sono connessi in qualche modo ma bisogna saper dividere i dati di fatto
universali dalle eccezioni.

LE BASI CULTURALI DELLE ESPRESSIONI FACCIALI (the cultural basis of facial expression)
Non tutti i ricercatori hanno accettato lipotesi Darwiniana riguardo le basi biologiche delle
espressioni facciali, Birdwhistell nel 1970 sosteneva infatti che sebbene avesse fatto ricerche per
svariati anni non era riuscito a trovare un singolo movimento corporeo o significato posturale che
avesse lo stesso significato in tutte le societ.
Basti pensare che studi hanno dimostrato che due innamorati tendono a reagire, dopo un po, alle
emozioni allo stesso modo e che quindi abbiano le stesse espressioni facciali (anche se questo
potrebbe essere un aspetto estremo di congruenza posturale). Bisogna distinguere, secondo
Birdwhistel, quelle sensazioni pan-culturali (quelle che abbiamo nei primi anni di vista che pi che
altro rispecchiano bisogni) da quelle che acquisiamo crescendo in una determinata societ con
tutte le regole e i limiti che questa impone. Senza considerare il fatto che, crescendo, impariamo
per necessit a mascherare certe emozioni. Riassumendo potremmo dire che vero che certe
sensazioni primarie vengono rappresentate fisicamente in maniera pi o meno uguale
indipendentemente dalla cultura in cui il nascituro si trova a vivere, ma anche vero che
lindividuo crescendo assume la cognizione di enfatizzare, annullare, accrescere o diminuire
lespressione da dare ad ogni singola emozione perch c una societ con la quale doversi
raffrontare.

COME FUNZIONA LESPRESSIONE (how expression work)
Si cerca di capire quindi gi da parecchio tempo come funzioni unespressione, se questa sia
maggiormente legata ad un fattore biologico o culturale e , fondamentalmente, ancora non si
riesce a dare una risposta precisa a questa domanda.
Due cose sono sicure: una sensazione non viene data da un singolo pezzo di faccia, sebbene sia
vero che la bocca sia molto prominente nellesprimere felicit, e gli occhi paura o stupore, anche
pienamente vero che questi non lavorano mai da soli e che quindi c bisogno dellutilizzo di tutti
gli elementi facciali per dare lintensit giusta.
E a proposito di intensit altrettanto vero che fisicamente non riusciremo mai e poi mai ad
esprimere con perfezione assoluta quello che sentiamo nonostante oltre alla faccia utilizziamo
anche altre parti del corpo e che quindi per avere un quadro minimo di conoscenza dovremmo
considerare il contesto in cui si parla, lespressione facciale, la postura del corpo, linfluenza
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biologica su quanto quellespressione sia innata o arbitraria e il contesto sociale nel quale questa
viene ostentata.
Sguardo (gaze)
La gente profondamente sensibile (remarkably sensistive) a quello che gli viene trasmesso
tramite lo sguardo altrui.
Quando due persone si guardano contemporaneamente (simultaneously) raggiungono una
situazione di sguardo reciproco (mutual gaze) o di contatto oculare (eye-contact).
Il contatto oculare ha una semplice ma importante funzione interazionale perch serve ad
ottenere lattenzione della persona con cui si sta parlando o a capire quando sta per arrivare il
proprio turno. Quando lattenzione ottenuta il continuo incrociare gli sguardi continua, con
criteri diversi; riscontrato ad esempio che le persone guardano quando ascoltano almeno il
doppio delle volte rispetto a quando parlano probabilmente perch il contatto oculare accresce
(increase) il processo cognitivo di comprensione del contesto (cognitive process), e comunque
questo aumentare della ricerca dello sguardo altrui indica anche una certa preparazione al proprio
turno di parola. Oltre al fattore prettamente linguistico, lo sguardo abbraccia anche moltri altri
capi, sempre utilizzando la comunicazione non verbale: pu indicare, ad esempio, un interesse,
unattrazione sessuale o anche una repulsione, o semplicemente il desiderio di ottenere quante
pi informazioni possibili sullaltra persona.
Un aspetto psicologico molto interessante dello sguardo reciproco riguarda la prominenza in una
relazione di un elemento rispetto allaltro: in genere chi cede per primo di guardare (yeld) ha
meno prominenza rispetto a chi riesce a tenere anche lunghi sguardi; per questo stesso motivo si
notato che il numero di contatti oculari diminuisce notevolmente quando i due soggetti si
avvicinano, questo probabilmente perch unaltra presenza genera tanto pi imbarazzo, o
soggezione, quanto pi essa vicina.
Lo studio dello sguardo spiega molto delle caratteristiche del linguaggio non verbale di cui si
parlato finora, la pi importante sicuramente quella che sostiene uno stesso comportamento
(sguardo, in questo caso) possa avere sempre una stessa funzione, ma ci fa capire anche che
questa facolt non significa sempre le stesse cose in ogni contesto visto che la sua interpretazione
potrebbe cambiare a seconda del contesto in cui ci si trova.

Descrizione integrata del comportamento non verbale (integrate description of non-verbal
behaviour)
E impossibile fare una descrizione dettagliatamente scientifica del comportamento non verbale in
quanto, come si visto, questo deriva sia da una nostra facolt innata che dal contesto sociale in
cui viviamo.
Si pu, invece, rapportare il comportamento non verbale al mondo del lavoro, e pi precisamente
della politica dove uomini e donne appartenenti a diversi partiti assumo atteggiamenti differenti e
si presentano in maniera differente.
Tutto ci rende bene lidea di come la comunicazione non verbale sia prima di tutto parte della
nostra vita, in secondo luogo un ottimo strumento di comunicazione (nel caso della politica pu
trasmettere risolutezza, apertura, forza, disponibilit) utile ad aiutarci nella vita quotidiana ma
daltro canto anche abbastanza scoraggiante vedere come questo nostro dono venga
influenzato, non senza qualche danno a livello della personalit, da chi ci sta attorno e da quello
che siamo costretti a fare per vivere.
6.3 Gestione della conversazione (conversation management)
Unimportante caratteristica (feature) della conversazione quotidiana (ordinary)
limprovvisazione; se i partecipanti desiderano avere una buona capacit di improvvisazione
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devono tenere a mente alcune semplici regole e acquisire quelle capacit (skills) utili a raggiungere
tale obiettivo.
Sacks nel 1974 provvide a stilare questa sorta di vademecum:

- Cambiamenti di oratore accadono e spesso si ripetono
- Generalmente si parla uno alla volta
- Le persone prendono il loro turno che pu variare in lunghezza quindi necessario capire
quando un oratore ha terminato il proprio turno
- Situazioni in cui pi persone parlano insieme sono molto comuni ma in genere non durano
molto
- Transizioni da un oratore allaltro in genere vanno fatte senza far passare troppo tempo
(without gap) e senza accavallarsi (overlap)
- Lordine in cui le persone prendono la parola non fissato in anticipo ma varia (varies).
Tuttavia devono essere utilizzati dei criteri per distribuire i turni in maniera da permettere
a chiunque di prendere la parola equamente agli altri.

Di seguito esamineremo questi meccanismi con cui la conversazione sembra impegnarsi a
raggiungere una fluente distribuzione dei turni (employ to achieve a smooth turn-taking in a turn
allocation).

BATTUTA DENTRATA (segnale) IN ANTICIPO (turn anticipation cues)
Sacks nel 1974 parl di progettabilit (projectabilitiy) per spiegare rapidi (prompt) cambi di
turno. Sebbene i turni possano variare per lunghezza da una parola ad un intero monologo
lascoltatore pu essere in grado di capire in anticipo quando sar il suo turno di parlare. Egli si
pu basare su vari tipi di conoscenza per anticipare una risposta:

Testo generale o strutture (general script or frame) I partecipanti possono riconoscere nella
natura del discorso qualcosa di gi sentito. Esempio: acquistare qualcosa in un negozio o parlare
col proprio medico.

Strutture del discorso (discours structures) I partecipanti si possono basare sulle proprie
conoscenze che hanno di come si strutturi un discorso, della sequenza inizio-risposta-successione
(initiation-response-follow-up) come ad esempio quando si fanno saluti e convenevoli di frasi
fatte

Struttura grammaticale (grammatical structure) La conoscenza della struttura grammaticale aiuta
lanticipazione di una risposta quando ci si rende conto che la frase che stiamo ascoltando
grammaticalmente completa, o si appresta ad esserlo.

Pu capitare di anticipare il proprio turno di risposta anche in casi di errore o incomprensione.

BATTUTA DENTRATA (segnale) DI CESSIONE (turn-yelding cues)
Alcuni oratori pare che facciano dei gesti non verbali per far capire agli interlocutori che si
apprestano a finire il turno e che quindi stanno per passare la facolt di rispondere allaltro.

DIREZIONE DELLO SGUARDO (gaze direction)
stato testato che oratori e ascoltatori usano molto lo sguardo per sincronizzare i propri turni.
Lascoltatore tende a guardare loratore per un periodo pi lungo rispetto a questultimo. Studi
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hanno dimostrato che come loratore fa per avvicinarsi alla fine della frase il suo guardare
aumenta e quando la frase finisce lo sguardo fisso e posato sullascoltatore. Lascoltatore dal
canto suo cha ha gi guardato loratore per molto tempo (magari cercando di capire se potesse
sfruttare una battuta dentrata per cessione) guardava lontano allinizio dellespressione
cercando di tanto in tanto lo sguardo delloratore. importante notare che quando un oratore
falliva nel guardare lascoltatore alla fine della frase questi aveva difficolt a riprendere il discorso,
appunto perch non aveva un segnale netto di facolt di rispondere.

Altri elementi che possono far capire quando arriva il momento di prendere la parola sono la
sintassi, lintonazione, laltezza della voce (loudness) (pi ci si avvicina alla fine della frase pi si
tende ad alzare la voce), la pronuncia (drawl) (la sillaba finale di una frase in genere viene
allungata), citazioni stereotipizzate (stereotyped tags) (tipo sai, capisci ecc..), gesti (gesture).

Pi segnali del genere capitano in contemporanea pi facile rispondere prontamente o
anticipare il proprio turno.
In conclusione possiamo dire che esiste un complesso meccanismo che regola eleganti cambi di
turno (smooth turn changes). Un turno comprende una serie di punti di cessione (turn-yelding
points) e sta allascoltatore capire o scegliere se sfruttarli o meno, e vengono utilizzati parecchi
aspetti del discorso non verbale per far capire a chi abbiamo davanti quali sono le parti enfatiche
del discorso e quando siamo in prossimit di lasciare il nostro turno, affinch lascoltatore possa
prepararsi mentalmente a dare la sua risposta con una giusta sincronia.

Assegnazione del turno (turn allocation)
Fino ad ora abbiamo considerato solo casi in cui fossero due persone a parlare, quando ne sono di
pi sorge il problema di decidere ci dovr essere a prender la parola, fra i vari ascoltatori.
Sacks nel 1974 sugger che in certe occasioni esiste gi uno schema su chi dovr prendere la parola
come ad esempio quando siamo in un dibattito o in un processo (debate or process). Quando in
vece siamo alla presenza di conversazioni causali o amichevoli possono accadere (arise) almeno
tre situazioni: loratore sceglie chi sar il prossimo a parlare, chiamandolo per nome, indicandolo o
lanciandogli uno sguardo; loratore cede il suo turno e gli ascoltatori effettuano unauto-selezione
(self-selection) per decidere a chi tocca; loratore smette di parlare, nessuno si auto-seleziona, e
quindi loratore pu decidere se riprendere a parlare.
Il primo caso spiegato da un certo privilegio che ha loratore di scegliere chi sar il successivo a
poter parlare, probabilmente perch lauto-selezione non pu essere fatta finch non si arriva ad
un punto contenente quella rilevanza-transizionale (transition-relevance) che consenta di capire
quando il turno quasi terminato. Nel secondo caso abbiamo invece loratore che da segni di voler
cedere il proprio turno (yelding his turn) e allora negli ascoltatori pu scattare automaticamente
questo meccanismo dellautoselezione che decider chi sar il successivo oratore in base a chi
prender per primo la parola, anche se due lo fanno in maniera quasi simultanea.
Quando invece non abbiamo ne uno scelto ne un autoselezionato allora loratore pu riprendere a
parlare e arrivare fino al successivo punto di rilevanza transizionale in cui pu verificarsi uno degli
altri due casi descritti.
Ci sono anche quelle situazioni in cui nonostante ci sia la presenza di pi interlocutori, il discorso
riguardi solo due di questi che quindi si scambiano i turni escludendo terze parti dal discorso
oppure quei casi in cui un elemento pi debole di altri (o pi timido) e trova difficolt a prendere
la parola durante lauto selezione, venendo sovrastato pi e pi volte da chi ha pi carisma,
rapidit o personalit.

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Problemi di disfluenza (problems of disfuecny)
Disfluenze nella conversazione (come le esitazioni, interruzioni o le sovrapposizioni (hesitations,
interruptions or overlaps)) costituiscono un potenziale problema sia per chi parla che per chi
analizza il fenomeno perch rappresentano un crollo nel dolce fluire del discorso.

SOVRAPPOSIZIONI E INTERRUZIONI (overlaps and interruptions)
Le sovrapposizioni accadono abbastanza frequentemente, come spiega Sacks, e possono avere
due forme. O loratore anticipa per errore (wrongly) larrivo di un punto di rilevanza transizionale
oppure la regola del chi parla prima tiene la parola (first in gets the floor) incoraggia gli
ascoltatori a cercare di inserirsi quanto prima nella conversazione e quindi a parlarsi addosso.
Vengono definite interruzioni (interruptions) quella categoria di sovrapposizioni che indicano un
dominio di tipo discorsivo (conversational dominance) da parte di alcuni interlocutori e a
differenza delle sovrapposizioni sono molto pi difficilmente spiegabili in quanto rientrano nella
sfera della psicologia. Le risposte minime (minimal responses) come mmm o si, pronunciate
mentre qualcun altro sta parlando non vengono considerate comunque interruzioni, ma delle
semplici indicazioni di attenzione a cosa si sta dicendo.
C stato anche chi, come Zimmerman e Beattie, ha provato a classificare le interruzioni e le
sovrapposizioni stilando veri e propri schemi (li vediamo di sotto) e regole. Zimmerman considera
interruzioni quei casi in cui c una sovrapposizione e linterlocutore smette di parlare (escluse le
risposte minime) prima che inizi la parola contenente la rilevanza transizionale, la sovrapposizione
vera e propria c quando essa capita sul punto della rilevanza transizionale perch lascoltatore,
essendo a conoscenza della costruzione sintattica della frase, capisce che sta arrivando il proprio
turno di parlare. Beattie daltro canto ha stilato un modello pi complesso che distingue tre tipi di
interruzioni: semplice, di intromissione (butt-in) e muta (silent).
Possiamo vedere entrambi i modelli qui di seguito.

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In questo secondo esempio molto evidente quel criterio di completezza (criterion of
completeness) che fa intuire allascoltatore che potrebbe parlare, anche se il suo attacco diventa
poi uninterruzione.

PAUSE PIENE E RIPARTENZE (filled pauses and restarts)
Loratore pu utilizzare quelle che vengono definite pause piene (o riempite) (filled pauses) per
far intendere che quella pausa non indica un cambio ti turno. Parole come mmm, ah sono
tipicamente usate per riempire una pausa, generalmente accompagnate da particolari gesti che
enfatizzino il fatto che in quel punto dellespressione non si intende ancora cedere la parola, ma
continuare a tenerla e magari inserire nuovi argomenti.
Le pause piene servono anche quando non si convinti di avere la piena attenzione del pubblico e
quindi quando terminiamo una frase ci soffermiamo magari ad osservare chi abbiamo intorno
mentre ci serviamo di una pausa piena, nel caso per cercare di carpirne lo sguardo e, una volta
ottenuta lattenzione desiderata, riprendere il discorso, spesso ripetendo lultima frase
pronunciata oppure per introdurre finalmente la parte saliente di ci che vogliamo comunicare.

Modelli alternativi di scambio turni (alternative models of turn-taking)
I modelli descritti sopra rispecchiano e valgono per la maggior parte delle societ esistenti ma non
sono universali. Ci sono trib Africane che usano parlare tutti insieme ed altri popoli, come gli
Indiani, dove allinterno della frase loratore fa lunghe pause allinterno delle quali per non
ancora concesso prender parola.
C inoltre il fenomeno del duettare (duetting) in cui due persone di comune accordo prendono la
decisione di parlare allunisono, nella maggior parte dei casi pronunciando anche le stesse parole e
frasi.
6.4 Osservare e registrare una conversazione (observing and recording a
converstion)
Gli investigatori che fanno osservazioni sul linguaggio parlato devono fare i conti col cosi detto
paradosso dellosservatore (observers paradox) quel fenomeno che si verifica quando due
persone vengono utilizzate per un esperimento di registrazione riguardo ci che dicono e perdono
naturalezza in quanto osservati, quindi i dati raccolti risultano falsati. Partendo dal presupposto
che sia possibile aggirare questo ostacolo, questa sezione si occuper dei modi di registrare una
conversazione e di utilizzare i dati raccolti.

Osservazioni dal vivo (live observations)
Il modo pi semplice di registrare uninterazione (interaction) annotare (jot down) fieldnotes
(appunti, in pratica). Questi sono necessariamente selettivi in quanto lo scrittore tende a scrivere
solo le parti salienti di un discorso o di una frase, magari dividendo un foglio in due parti e
trascrivendo in una loggetto del discorso, nellaltra i commenti del ricercatore. E comunque un
metodo poco usato dai linguisti, in quanto non permette di cogliere tutti i tratti necessari ad un
analisi dettagliata, possiamo annotare un comportamento non verbale ad esempio, ma sarebbe
sempre un dato interpretativo (interpretative) quindi poco utile. Unaltra scelta, anche se non
molto convincente, quella dei prospetti di osservazione (observation schedule) dove si stila una
griglia in cui nelle righe vengono inseriti i nomi degli oratori e nelle colonne quante volte fanno
una determinata cosa come interrompere, parlare sopra qualcun altro, fare una pausa ecc.. E
comunque anche questo un metodo poco accurato perch nonostante ci possa fornire delle stime
numericamente interessanti riguardo le abitudini discorsive delle persone, non ci permette di
capire ad esempio come quando un elemento prende la parola, e anche se potremmo quantificare
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questa cifra inserendo unapposita colonna non sapremo mai lentit dei suoi interventi (potrebbe
dare 3 risposte minime o fare 3 monologhi ma il numero di interventi resterebbe sempre 3) e
soprattutto non indicato per i grandi gruppi di persone dove lalternarsi delle battute molto
rapido e spesso confuso. Infine non permette neanche di inserire commenti, ma di certo un
valido strumento per avere sintetici valori numerici, buoni per le statistiche.
Qui sotto un esempio di fieldnotes ed uno di prospetto dosservazione:



PROBLEMI RIGUARDANTI LOSSERVAZIONE DAL VIVO (problems with live observation)
Losservazione dal vivo permette agli investigatori di analizzare il linguaggio parlato in ad un livello
generale ma non di discutere ed analizzare dettagli. Non c inoltre lopportunit di tornare in
dietro per riascoltare precisamente di cosa si stesse parlando, a differenza dei metodi spiegati di
seguito.


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Registrazioni audio e video (audio and video recording)
Le registrazioni audio e video forniscono (provide) registrazioni permanenti della lingua parlata,
permettendo inoltre di essere studiate e discusse in gruppo.
Anche questi due modi di registrazione hanno, comunque, le loro limitazioni (restrictions). Gli
audio perdono le informazioni non verbali e contestuali (anche se possono essere sostituite da
fieldnotes) mentre i video possono focalizzare la loro attenzione su un elemento alla volta e si crea
sempre un certo imbarazzo a dover selezionare un oratore a discapito di altri.
Per non parlare del fatto che sono due metodi molto intrusivi (intrusive) che non consentono
sempre una raccolta pura di dati, tanto che alcuni ricercatori ne hanno fatte anche di nascoste. A
questo punto nasce anche un fattore etico su quanto sia giusto filmare o registrare persone a loro
insaputa ma anche questo stato aggirato con le liberatorie (blanket permissions): fogli fatti
firmare agli ignari pazienti dopo essere stati registrati per avere il consenso a trattare i dati da loro
forniti. Sta di fatto che questi due restano comunque i metodi pi utilizzati oggi, e molte citazioni
esempi ed esercizi proposti hanno preso vita da strascichi di registrazioni audio o video, le quali
possono sia fornire un forte strumento di analisi da sole, sia essere accompagnate da fieldnotes o
prospetti dosservazione che ne potenziano le capacit descrittive: di seguito mostriamo una
registrazione audio applicata ad un prospetto dinformazione e ad un fieldnote. Possiamo notare
come sia completo e accurato lo studio di questa conversazione.

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Trascrizioni (transcriptions)
Le trascrizioni risultano essere lelemento pi significativo per lanalisi di un discorso. Anche loro
come tutti gli altri metodi hanno le loro grandi limitazioni, vista limpossibilit fisica di cogliere ogni
parola, pausa e gesto bisogna partire facendo una selezione di cosa si vuol focalizzare durante la
trascrizione, ma sicuramente danno al linguista un ampio margine di scelta ed un ampio campo di
lavoro, seppur questo sar sempre selettivo. Per il fatto che c la necessit di fermarsi a
particolari caratteristiche (features) del discorso sulle quali lavorare, il linguista dovr dapprima
scegliere gli argomenti o gli elementi del discorso che in seguito analizzer e poi concentrarsi su
quelli.

CONVENZIONI DI TRASCRIZIONE (transcriptions conventions)
Ci sono delle convenzioni, che seppur non rispettano lelemento di soggettivit che ogni
trascrizione richiede possono servire quantomeno da linee-guida per fare un lavoro ordinato. La
prima che si tende ad utilizzare graficamente gli elementi grammaticali della lingua (punti,
virgole, lettere maiuscole) e sarebbe buona norma incolonnare i vari punti salienti del discorso: ad
ogni riga corrisponde una battuta. Si possono poi utilizzare altri elementi grafici per descrivere
laccento, laumento di tono, gesti posturali e direzione degli sguardi.
Una trascrizione ben fatta pu essere stilata (layed down) come unopera teatrale quando sono
solo due gli elementi a parlare mettendo alternativamente il nome di chi prende la parola sotto
quello di chi ha appena finito; quando invece siamo alla presenza di pi interlocutori allora
necessario inserire una colonna per ogni oratore mettendo nella ci che dice nella riga relativa al
suo intervento. Gli schemi di sotto sono due esempi di quanto appena detto:



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Describing Language di David Graddol Riassunto e traduzione a cura di Enzo Santilli - Info: rage_X_love@live.it Pag. 50

Il primo tipo una trascrizione standard (standard transcript) il secondo una trascrizione a
colonna (column transcript).
Possono anche essere aggiunte lateralmente delle colonne o dei riquadri dove vengono inseriti
commenti e annotazioni.
Unannotazione particolare va data alla trascrizione di discorsi fatti dai bambini. Considerando le
loro scarse capacit lessicali e le loro difficolt di pronuncia i linguisti trascrivono spesso le loro
espressioni cercando di restare il pi fedele possibile allaspetto fonetico o fonemico di ci che si
ascolta, non di ci che si dice. Questa forma un po grezza di trascrizione risulta scomoda a certi
puristi della lingua ma infinitamente utile quando si cerca di fare unanalisi generale (vedi
teoretica) del linguaggio dellindividuo in tutte le sue forme, non soffermandosi al contesto
prettamente grammaticale.

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