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Per il restauro del moderno.

Qualche riflessione sul riconoscimento e il progetto di restauro di architetture del Novecento


Maria Antonietta Crippa Per un archivio dellurbanistica, architettura, design a cura di Antonio Piva Premessa Queste mie brevi riflessioni costituiscono un primo, provvisorio quadro - forse piuttosto traccia ancora non del tutto definita - delle coordinate di una disanima sul tema del restauro del moderno che vado man mano componendo. Intendo infatti sintetizzare quanto va maturando a partire dallinsieme di riflessioni, studi, esplorazioni e operativit, che mi vedono coinvolta a vario titolo in questi ultimi anni, in un movimento di attenzione allarchitettura contemporanea, globalmente intesa come bene culturale correlato a problemi di tutela, conservazione e trasmissione. Tema centrale di riferimento il restauro del moderno, inteso come contesto teorico e pratico orientato al riconoscimento culturale e al progetto di restauro di edifici dellarchitettura contemporanea, con attenzione particolare ma non esclusiva a quella del Novecento che la storiografia ha riconosciuto appartenente al Movimento moderno. infatti questa, io credo, la ragione principale della fortuna dellespressione restauro del moderno, utile ed efficace, ma non del tutto priva di ambiguit, anche perch di fatto tendenzialmente estesa allarchitettura contemporanea, in genere, del XIX e del XX secolo, comunque anche al di fuori delle opere canoniche del Movimento moderno. Alcune importanti occasioni mi sollecitano ad approfondire largomento. Segnalo rapidamente le due pi importanti, perch ognuna di esse tocca, con angolature diverse e complementari, il tema qui individuato. In primo luogo, mi sollecita ad una riflessione sistematica sugli archivi dellarchitettura, dellurbanistica e del design moderno, la partecipazione, nellUnit del Politecnico di Milano collegata ad altre quattro Unit di universit italiane, alla ricerca Miur sul tema Gli archivi del progetto di urbanistica, architettura e design: spazi, organizzazione e ge-

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stione, della quale coordinatore nazionale il prof. Antonio Piva, responsabile anche dellUnit milanese. In questa sede si aprono due grandi temi principali: la tipologia di archivi essenziali alla comprensione del progetto darchitettura; lo specifico progetto di luoghi per archivi darchitettura, durbanistica e di design. In secondo luogo, posso osservare dal vivo e contribuire direttamente al procedere di decisioni, di indirizzo politico e tecnico, su un tema prestigioso di restauro del moderno, essendo coinvolta in un Comitato tecnico-scientifico che presiede allorientamento del restauro, ora ai primi passi dopo lincidente del 18 aprile 2002 del grattacielo Pirelli a Milano, sede centrale della Regione Lombardia1. A questa esperienza, in particolare, ho collegato listituzione e lavvio nel 2004 di un Master, di primo livello per laureati in architettura e in ingegneria, sul tema: Per il restauro del moderno. Istruttoria per il recupero funzionale e il restauro dei monumenti di architettura del XX secolo. Ho infatti costatato limprorogabile necessit di preparare professionalit in grado di sviluppare e coordinare progetti complessi e integrati, da un lato, dallaltro di gestire, quale stazione appaltante, i medesimi, senza perdere una sensibilit culturale, imprescindibile ormai in tutti i settori, ma assolutamente primaria nel campo del restauro. Alle due concrete occasioni sopra citate, devo aggiungere un mio vivo interesse per levoluzione della storiografia darchitettura contemporanea, per la costruzione della storia dellarchitettura del XX secolo ancora oscillante tra unit di sistema - della storia delle singole costruzioni, della citt e del suo sviluppo a citt-regione o meglio regione-citt, del design - e sua disarticolazione in tre storie speciali distinte, cui si aggiungono pi recenti storie del territorio e del paesaggio. Il mio interesse volto, soprattutto in relazione alle prime due voci - costruzioni e citt - ad una rivisitazione del confronto-dialogo-scontro tra protagonisti e opere dellarea del Movimento moderno e protagonisti e opere, tenutisi al di fuori di tale corrente o movimento, che oggi si tende a chiamare tradizionalisti. Mi interessa ricostruire come le due posizioni di cultura hanno concorso, soprattutto lungo il Novecento, a configurare il volto dellhabitat contemporaneo, dei suoi nuclei pi compatti - centro citt e

quartieri -, dei suoi spazi pubblici e dei luoghi pi emblematici e rappresentativi della cultura italiana del Novecento. In tale contesto, finora delineato solo per frammenti o tramite contributi monografici o tematici, risulta di grande rilievo la cultura politecnica del costruire, strettamente connessa ai modi del progresso tecnologico e dello sviluppo industriale del paese. Di tale cultura larea lombarda e Milano, in particolare, costituiscono il nodo nevralgico e propulsore, sin dalla seconda met dellOttocento e con estrema incisivit fino agli anni 60 del Novecento, grazie sia allilluminato dinamismo dellimprenditoria che alla formazione di ingegneri e architetti al Politecnico. Nel polemico fronteggiarsi italiano di correnti moderniste e tradizionaliste, la dimensione politecnica del costruire risulta loro essenziale comune denominatore, ancora non indagato n criticamente valutato in rapporto al generale processo di modernizzazione del paese, dellarea lombarda in particolare. Essa ha grande importanza, inoltre, per una efficace comprensione dello sviluppo urbano, dei suoi sistemi infrastrutturali, della ricerca per una migliore qualit di vita di larga diffusione, dellarticolazione tra luoghi di vita pubblica e luoghi di vita privata. Anche il recente dibattito su una nuova forma urbis, sullistituzione di un nuovo policentrico ordine urbano, non pu prescindere dalle componenti di tale cultura politecnica del costruire, se non vuol diventare evanescente, seppur suggestiva, riflessione sullimmaginario collettivo. Alcune coordinate del lavoro da compiere Relativamente alla raccolta dei dati storici fondamentali, alla catalogazione delle fonti, alla loro memorizzazione e messa a disposizione, ricordo qui che: - quanto fino ad ora segnalato esige una riflessione sul tipo e sullestensione delle fonti indispensabili per la comprensione di un progetto darchitettura, durbanistica e di design contemporanei. La sua messa in moto nel caso del Grattacielo Pirelli, le cui fonti sono frammentarie e sparse, ha consentito ad esempio di segnalare limportanza degli archivi dimpresa e lurgenza a raccogliere quanto rimasto di tali archivi, prima che sia troppo tardi. Tale riflessione deve essere condotta tuttavia con una

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certa sistematicit, per casi campione di singole architetture o personalit e per incroci tra fonti archivistiche diverse. essenziale un metodico confronto tra archivio dei progetti e opera realizzata, perno questultimo fondamentale per linterpretazione del significato e del valore di unopera, non essendo larchitettura pensiero o poetica soltanto, ma anche e soprattutto manufatto costruito e vissuto. - Non devono essere sottovalutate le difficolt di memorizzazione, archiviazione e comunicazione di tale passato prossimo, delle sue fonti in particolare, grafiche, fotografiche, di modelli tridimensionali e di scritti. Tali difficolt aumentano a dismisura se si pensa di dover attuare una conservazione a tappeto dei documenti, senza una selezione di ci che merita di essere conservato per essere interpretato. La questione certamente delicata ma imprescindibile. Si consideri anche che il comportamento di chi vive un evento, il progettista nel nostro caso, e quello dello storico sono certamente molto diversi tra loro per il grado di obiettivit al quale il secondo deve rispondere. Si inoltre giustamente segnalato che le moderne tecnologie hanno comportato la messa a punto di supporti di facile deperibilit: foto, nastri magnetici, film e microfilm, dati informatizzati su dischi e CD, persino la carta a pasta acida con la quale si stampano oggi i libri, hanno breve durata. Questione non secondaria diventa da questo punto di vista il carattere di autenticit, formale e materica, che ogni fonte deve conservare; il suo non essere copia - se non per fini di studio - ma scritto, disegno di pugno dellautore. In ogni caso lautenticit si estende ben oltre il problema dellautografia e comporta specifici questioni culturali e tecniche per la conservazione sia delle fonti che dei monumenti. Vale la pena di ricordare, bench noto, che tale criterio di non falsit o autenticit fondamentale principio del restauro e della conservazione di opere del passato in Occidente; si va per estendendo anche alle culture orientali, soprattutto in conseguenza del diffondersi a scala mondiale della produzione industriale, con conseguente riduzione fino alla scomparsa della lavorazione artigianale. - Tutto ci segnala lurgenza di unindividuazione a tappeto dello stato di fatto degli archivi oggi esistenti sui temi del contemporaneo (architettura-urbanistica-design), del loro patrimonio, della loro disponibilit ad essere consultati. Altrettanto importante

lesemplificazione metodica, su casi campione, del rapporto tra assetto archivistico documentario e lettura dopera ai fini della conservazione e del progetto di restauro. Relativamente alle architetture realizzate, mi paiono fondamentali le seguenti questioni: - le Soprintendenze e, pi in generale, le istituzioni pubbliche che sovrintendono alla tutela dei beni culturali in tutte le loro forme, impongono inevitabilmente soglie temporali a partire dalle quali far scattare vincoli, motivati da notoriet, valori riconosciuti o altro. noto il limite italiano dei cinquantanni, per larchitettura, un limite e un vincolo che stanno per scattare per molte realizzazioni darchitettura del secondo dopoguerra. Il problema si presenta particolarmente complesso perch negli anni 50-60 del Novecento si costruito moltissimo, la pubblicistica stata straordinariamente abbondante, si molto dibattuto sul rapporto delle nuove costruzioni con il preesistente patrimonio architettonico e ambientale, di estrema rilevanza e valore in tutta la penisola, ma si sono compiuti molti scempi ambientali a fronte di isolate realizzazioni di valore, esemplari anche nella relazione con il contesto. Se il design conosce in questo periodo uneccezionale stagione creativa, se si consolida il rapporto tra architettura e innovazione tecnologica, se si chiarisce sul piano teorico la necessit di saldare progetto darchitettura e pianificazione del territorio e del paesaggio in un unico contesto, alla ricerca di un equilibrio tra artificio tecnologico e natura, quanto si realizza sul territorio italiano, sia alla scala del singolo edificio che a quella pi ampia, non merita in molti casi di passare alla storia, di essere consegnato al futuro. Lespressione di una tutela dovr dunque confrontarsi con la spinosa questione di un giudizio di valore delle opere darchitettura e dei contesti edificati a noi pervenuti, attingendo anche alle indicazioni della storiografia e delle sue revisioni in corso attualmente. - Non tutto ci che si conserva e trasmette dovr necessariamente essere sottoposto ad un intervento di restauro. In particolare vaste aree industriali dimesse chiedono, con il cambiamento di destinazione, forti interventi di modifica sulle preesistenze. Si apre a questo riguardo un confronto tra progetto di restauro e di recupero, ambedue, ritengo, sottoposti al principio del progetto come modifica, ma in termini qua-

litativi e quantitativi tra loro profondamente diversi. Nellimpossibilit di una sintesi ragionevole per ragioni di spazio, su questi temi, rimando alle scuole e alle tendenze che a tale riguardo si sono ampiamente espresse. Mi interessa qui sottolineare il fatto che la scelta di far prevalere un recupero collegato a forte riprogettazione di un edificio moderno rispetto a quella di un rigoroso, per quanto non musealizzante, restauro, dipende da molti fattori, non ultimo dei quali lintenzionalit politica, di politica culturale, del committente. A titolo desempio ricordo solo che, per il recupero di un archetipo dellarchitettura industriale italiana realizzato tra le due guerre mondiali, lo stabilimento torinese Fiat Lingotto, progettato dalling. Giacomo Matt-Trucco tra 1916 e 1926, si chiamato in causa larch. Renzo Piano, affidandogli il completo ridisegno dellinsieme, destinato non pi a fabbrica, ma ad ospitare un centro congressi, un auditorium, un grande centro commerciale, centri universitari, una multisala cinematografica e una foresteria del Comune di Torino. La pista scenografica per il collaudo delle macchine Fiat divenuta uno spazio pedonale pubblico, affiancato da un eliporto e dalla Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli di nuovo disegno, inaugurata nel 2002. Diverso stato lorientamento della presidenza della Regione Lombardia che, consapevole delle qualit architettoniche del grattacielo Pirelli, del valore culturale e simbolico dello stesso, dei fragili equilibri ambientali nei quali ledificio inserito, saggiamente non ne ha voluto stravolgere lequilibrio e ha optato per un vero e proprio restauro, che sta per essere intrapreso in questi giorni. Il grattacielo rester, a memoria del valore del lavoro e della cultura politecnica lombarda degli anni 60 del Novecento, come perno centrale di un nuovo assetto insediativo della Regione Lombardia, che sta per avviare un concorso internazionale di una sua nuova sede, nellarea milanese denominata Garibaldi-Repubblica, vicina al grattacielo. - Franois Barr, direttore darchitettura e del patrimonio al Ministero della Cultura francese, si chiede, in un recente scritto, quale destino abbia la nozione monumento nelle culture democratiche occidentali, nelle quali une souverainet populaire prend () le relais dune souverainet aristocratique2. Gli interessa cio far emergere una correla-

zione di memoria effettiva, vissuta, come condizione per la conservazione, in quanto monumento, di un edificio. Ricorda che il patrimonio industriale ha acquisito in Francia grande popolarit perch legato alla storia del lavoro, quindi profondamente inciso nella memoria familiare e individuale. Segnala che anche in Germania, con lIba Rhur, tale processo si messo in moto dando luogo ad un vasto, condiviso, recupero di qualit ambientale nellintera regione. Il suo richiamo riveste, io credo, un grande interesse, perch introduce la necessit della messa in moto di larga comprensione, condivisione e corrispondenza affettiva e intellettuale degli abitanti con le architetture e i contesti nei quali vivono. Il richiamo pu anche essere inteso come la volont di conservare una tradizione viva, non elitaria, del moderno, qualcosa alla cui realizzazione puntare in concomitanza con il recupero e il restauro delle pi importanti e significative realizzazioni del XIX e del XX secolo. Inoltre consente di intravedere una possibilit di decisione, per cos dire, dal basso, a favore della conservazione e del restauro. Conclusioni Il processo di trasformazione ambientale attualmente in corso, la ricca gamma di progetti di modifica che esso richiede e tra i quali si colloca anche quello del restauro del moderno con caratteri singolari, esigono, a mio parere, un habitus professionale e uninclinazione umana che possono essere sintetizzate nei termini di senso della misura, criticamente inteso, e senso della modestia, moralmente concepito. Tale habitus e tale inclinazione di sensibilit umana non devono certamente andare a discapito di un giusto orgoglio per il proprio lavoro e di una corretta consapevolezza di s. Suggeriscono piuttosto una precisa modalit di rapporto tra progettista (architetto, ingegnere, urbanista, paesaggista e designer) e contesto dellintervento, una modalit che tenga conto sia di tutte le connessioni della nozione sintetica di forma con le componenti concrete della realizzazione e col metodo progettuale che la produce, sia della necessit di ascoltare e riconoscere le qualit specifiche del contesto preesistente. Il senso della misura consente infatti di individuare

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lessenziale di ogni componente e larmonia organica del tutto; uninclinazione morale alla modestia libera dallegotismo e dal massimalismo, a favore di un costante esercizio critico-valutativo. Luno e laltra sono ingredienti indispensabili di quella recherche patiente familiare a Le Corbusier, che non stato certamente un modesto architetto n un architetto modesto nel senso comune delle due espressioni. Oggi pi che mai, in un progetto che sempre di modifica anche quando non di restauro, e con ancor pi pertinenza nel caso del contesto costruito moderno, tale recherche patiente e i suoi ingredienti di misura e modestia sono quanto mai essenziali bench, drammaticamente, spesso disattesi. Oggi infatti il problema pi importante per un progetto darchitettura, dunque per un progettista, quello della prise en compte, non pas du temps qui nest que mesure, mais de la dure qui est exprience, confrontation, risque et usure Le temps, ce grand sculpteur3. Note
1. Per e indicazioni su questo restauro cfr.: Crippa M.A., 2003, Palazzo Pirelli: filosofia di un restauro, Confronti, n. 1; Id., 2003, Ancora sul grattacielo Pirelli. Restauro del moderno e storia della tecnologia del Novecento, Confronti, n. 2 (in corso di stampa), Id., 2003, Il progetto di recupero e di restauro del grattacielo Pirelli, dArchitettura, n. 20, apr., pp. 88-95. 2. Cfr. Barr F., 2001, Pour un patrimoine vivant, in Aa.Vv., Un prsent qui passe. Valoriser le patrimoine di XX sicle, rencontres au Couvent de la Tourette, Certu, Lyon, pp. 17-21. 3. Cfr. Peckle B.P., 1999, Etymologies, in Aa.Vv., Architecture et modestie, actes de la rencontre tenue au Couvent de la Tourette (Centre Thomas More) les 8 et 9 jui, 1996, Thtte, Lecques (Francia), p. 55. Si veda anche: De Carlo G., 1996, Della modestia in architettura, Spazio e Societ, n. 76, ott.-dic., pp. 38-45.

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