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NOTE INVERNALI di Guido Gerboni

VII - 22 febbraio 2012 e mucchi di ghiaccio assiderato come gravi di cadavere agli angoli delle strade che l'asfalto riassorbe fino al buio, fino allo sparire il bianco che era tutta la neve, dimmi cos', dimmi cos' che ci rimane di questa neve, di questo bianco ? la notte scoperchiava come un immensa ala d'angelo piombava il cielo un tumulo di luce sonnambula, tutta una incubazione di luce un sogno che dorme a occhi aperti, e la neve scendeva implacabile - spietatamente ispirata - inarrestabile, e tutto diveniva impraticabile l'essere un silenzio acceso sugli occhi e tenere il respiro sospeso al corpo ghermito rigettato freddo alla sua natura esile come uno scindersi di ricordi calore umano scivolare sul ghiaccio, tutte le misure collassate, tutte le distanze esasperate, tutto il bianco tenuto insieme tra le pieghe.

VIII - 24 febbraio 2012 e come soccombe la neve al sole ? e come soccombe il sole alla neve ?

V - 13 febbraio 2012 tra le macerie spulcio un fremito e non so pi neanche nominare e sfanga la neve sudori, il sole riaffaccia ibridi e ibridi inonda. Ombre allungate sulla neve a ghiaccio ispessito riflessi, senza tenere a mente senza tenere a mente la somma infinita che nutre la somma infinita di ammanchi che nutre ai bordi la strada di cumulo in cumulo

un cuore in catene di ghiaccio in dissolvenza,

sciogliendo si sperde.

IX - 27 febbraio 2012 scavando, scavando, ferraglia dopo ferraglia, vuoto colmo fino all'orlo fino al vuoto colmo senza pi sapere nulla fino all'ultimo rigo colmo vuoto fino all'orlo colmo, sazio.

X - 28 febbraio 2012

fuori dallo specchio e ritorno,

amore, abbraccia l'universo ed esisti, il cuore delle cose nudo poggia sull'invisibile

I - 8 gennaio 2012

Sullo spunto serale scrivo, carico di elenchi libri, fogli, cose da dire, cose da fare, cose da amare, cose da dimenticare,

nude inchiodati tenue, qual' il tuo ultimo ricordo ?

Sulla spiaggia una flotta di gabbiani ghermiva gli scogli, a riva uno brandiva un granchio dal becco e si alzava in volo se gli ero troppo vicino. Assecondava al passo il respiro e la cozzaglia di pensieri innervava il sole rifrazioni sul colore acceso del mare, cercava un ordine che avesse un pieno di vitalit fino a toccare il fondo.

Una vecchia, aveva il passo allungato dal cane che sembrava un minuto bracconiere levato in punta sull'orizzonte il sole era carico di luce,

lo ripetevo all'evidenza degli occhi e il contraltare l'aria che ripeteva il fatto di ritrovarsi gelida nel pieno vivo di gennaio.

Al parco regnava una pace epocale, lontano dei bambini giocavano a palla, ed ero vedetta di contrabbando, spioncino di crescite terrene, la periodica perdita delle mie preoccupazioni, la meditazione del mancato ricordo di un momento come dire, essenziale, come un silenzio che tiene il giorno a tacere,

pareva un'apocalisse che non smetteva mai

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