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Martina Pinna V BT

Giacomo Leopardi
Giacomo Leopardi nacque a Recanati, una piccola citt di provincia dell'entroterra marchigiano, il 29 giugno 1798. Sua madre, Adelaide dei marchesi Antici, era nota per la sua esagerata parsimonia, al punto (si dice) da rallegrarsi della morte di un figlio neonato, in prospettiva del risparmio che ne sarebbe derivato. Forse per compensare questa maniacale avarizia, suo padre, il conte Monaldo, nobile reazionario e intellettuale conservatore, si dedic a dissipare la fortuna di famiglia. In compenso accumul una vastissima biblioteca. Cresciuto con una rigida educazione religiosa, Giacomo Leopardi trov presto la strada dell'accogliente biblioteca paterna che occup il posto dei giochi dell'infanzia. A 15 anni Giacomo Leopardi conosceva gi diverse lingue e aveva letto quasi tutto: lingue classiche, ebraico, lingue moderne, storia, filosofia e filologia (nonch scienze naturali e astronomia). Gli insegnanti che avrebbero dovuto prepararlo al sacerdozio dovettero presto ammettere di non avere molto da insegnargli. Nei sette anni che seguirono, Leopardi si butt in uno studio matto e disperatissimo, in cui tradusse i classici, pratic sette lingue, scrisse un dotto testo di astronomia e scrisse un falso poema in greco antico, sufficientemente convincente da ingannare un esperto. Il culto della gloria modellato sugli eroi antichi generava nel giovane Leopardi un forte desiderio di primeggiare, che lo spingeva a cimentarsi in opere di vario genere. Risalgono a questo periodo le tragedie La virt indiana e Pompeo in Egitto; La storia dellastronomia dalla sua origine fino allanno 1811 (1813); il Saggio sopra gli errori popolari degli antichi (1815), e infine lOrazione degli italiani in occasione della liberazione del Piceno (1815), in cui, allontanandosi dallideologia reazionaria del padre, traduce in chiave antitirannica ladesione al cattolicesimo e al legittimismo politico. Divenne saggista e traduttore, specialmente di classici. Del 1816 fu il suo passaggio dall'erudizione al bello, ossia dallo studio alla produzione poetica. Tra le prove poetiche pi originali, ricordiamo lidillio Le rimembranze e la cantica Appressamento della morte. Nello stesso anno da datare la sua missiva alla Biblioteca italiana, con la quale il Leopardi difendeva le posizioni dei classicisti in risposta a Madame de Stel. L'anno dopo avvi una fitta corrispondenza con Pietro Giordani che gli apr pi vasti orizzonti culturali e inizi la stesura dello Zibaldone; sempre in questo periodo sinnamor della cugina del padre, Geltrude Cassi, alla quale dedic la poesia Diario del primo amore e Lelegia prima. Non gli fu concesso di uscire di casa da solo finch non comp vent'anni. Le sue ambizioni accademiche furono compromesse dall'insistenza del padre perch diventasse sacerdote. Esasperato dall'ambiente familiare e dalla chiusura,

Martina Pinna V BT soprattutto culturale, delle Marche, governate dal retrivo Stato Pontificio, cerc di fuggire da casa, ma suo padre riusc a prevenirlo e a sventare i suoi piani. Cominci a soffrire di una salute cagionevole, che egli attribu ai suoi studi sregolati. Aveva una vista debole, soffriva d'asma ed era effetto da una forma di scoliosi. Si autodefiniva un sepolcro ambulante ed era consapevole dell'effetto che il suo aspetto provocava sulle persone che incontrava. Ci nonostante, non cess di invaghirsi di fanciulle che non ricambiavano il suo affetto o lo ignoravano totalmente. Del '18 sono le canzoni civili All'Italia e Sopra il monumento di Dante, nonch lo scrittoDiscorso di un italiano intorno alla poesia romantica, testi nei quali gi presente il cosiddetto pessimismo storico, ossia quellatteggiamento agonistico verso la societ contemporanea, considerata come corruttrice dei valori autentici della natura. Persa la fede, Leopardi rivolse le sue attenzioni alla filosofia sensistica e materialistica (Pascal, Voltaire, Rousseau). Si comp cos la sua conversione filosofica. A questo periodo (1819-1823) appartengono anche la composizione degli idilli L'infinito, Alla luna e altre Canzoni (pubblicate poi a Bologna nel 1824) e la sua conversione dal bello al vero, con il conseguente intensificarsi delle sue elaborazioni filosofiche, tra cui la teoria del piacere. Quando finalmente, nel 1822, i suoi genitori gli concessero di far visita a un cugino a Roma, la capitale lo deluse e perfino lo disgust. La vita e lambiente letterario romano gli apparvero meschini e mediocri, privi di qualsiasi problematicit. Tuttavia i suoi scritti trovarono numerosi estimatori nei migliori circoli letterari di Roma, molti dei quali egli trovava insopportabili, n si curava di dissimulare il suo fastidio. Nel 1823 fece ritorno nelle Marche, dove nel 1824 inizi a comporre le Operette morali. Proprio le Operette segnarono, con il rifiuto dellimpegno agonistico e della partecipazione politica, la piena formulazione del pessimismo cosmico: la Natura veniva accusata di essere la fonte delle sventure umane, in quanto instilla nelle persone un continuo desiderio di felicit destinato ad essere sistematicamente frustrato. Oltre alle Operette morali, come pure, pi tardi, ai Canti, il trattato di filosofia politica Discorso sopra lo stato presente dei costumi deglitaliani (1824) racchiude la sintesi del pensiero del poeta di Recanati. Il punto di partenza della riflessione leopardiana l'influsso che la diffusione dellIlluminismo ha avuto sulla morale comune: la distruzione o indebolimento de principi morali fondati sulla persuasione. Nel 1825 Leopardi riusc a lasciare Recanati grazie all'avvio di una collaborazione con l'editore milanese Stella che gli garant una certa indipendenza economica: fu a Milano, a Bologna (dove conobbe il conte Carlo Pepoli e pubblic un'edizione di Versi), a Firenze (dove incontr Manzoni e scrisse altre due operette morali) e a Pisa (dove compose Il risorgimento e A Silvia). Mangiava disordinatamente, prediligendo i dolci, si lavava poco e si cambiava raramente d'abito. Ridicolizzava chi gli stava antipatico, non importa quanto lo ammirassero, e diceva peste e corna sia della visione secolare e liberale del mondo che della consolazione della religione. Costretto a tornare a Recanati nel 1828, prosegu la produzione lirica che aveva iniziato a Pisa con l'approfondimento delle tematiche della natura matrigna e della caduta delle illusioni.

Martina Pinna V BT Nel 1827 uscirono presso leditore Stella la prima edizione delle Operette morali e la Crestomazia italiana, unantologia della prosa darte italiana, seguita lanno successivo dalla Crestomazia poetica italiana. Nel '30 uno stipendio mensile messogli a disposizione da alcuni amici gli permise di lasciare nuovamente Recanati e di stabilirsi a Firenze, dove inizi una vita di pi intesi rapporti sociali. Qui s'innamor di Fanny Targioni Tozzetti (la delusione scaturita dall'amore per lei gli ispirer il ciclo di Aspasia) e strinse amicizia con Antonio Ranieri. Nel 1831 usc la prima edizione dei Canti e inizi probabilmente a lavorare ai Pensieri e ai Paralipomeni della Bratacomiomachia (conclusi nel 1835). Sempre pi lucida e impetuosa divenne in questi anni la sua critica delle ideologie spiritualistiche e della civilt borghese contemporanea. Su questo sfondo nacquero nel 1832 le ultime operette il Dialogo di Tristano e di un amico e Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere. Aggravatasi la sua malattia agli occhi, nel 1833 si trasfer a Napoli con Ranieri. Nel 1835 vennero pubblicati la Palinodia al marchese Gino Capponi e la seconda edizione dei Canti,che lanno successivo venne sequestrata dalla polizia. Del '36 La ginestra, del '37 Il tramonto della luna e probabilmente I nuovi credenti, in cui satireggia lo spiritualismo ottimistico degli intellettuali napoletani. Durante questo soggiorno napoletano Leopardi approd a un nuovo senso della comune sorte degli uomini, ossia a quel senso della solidariet umana fondata sulla conoscenza del vero. Quando la sua salute peggior, gli amici e la sorella Paolina lo assistettero con grande affetto. Un attacco d'asma ebbe la meglio su di lui, esaudendo l'unico desiderio che pensava un uomo potesse sinceramente custodire. Mor a Napoli, dove infuriava il colera, il 14 giugno del 1837. Venne sepolto nella chiesetta di San Vitale e nel 1839 le sue spoglie vennero trasferite presso la cosiddetta tomba di Virgilio a Mergellina. IL PESSIMISMO LEOPARDIANO Gli studiosi hanno distinto tre fasi del pessimismo leopardiano: una fase di "pessimismo storico" , una di "pessimismo psicologico" e una di "pessimismo cosmico" . 1. Il "Pessimismo Storico" si basa sulla "Teoria delle Illusioni". Indagando sulla causa dell'infelicit umana, il Leopardi segue la spiegazione di Rousseau, e afferma, con la sua "Teoria delle Illusioni", che gli uomini furono felici soltanto nell'et primitiva, quando vivevano a stretto contatto con la natura, ma poi essi vollero uscire da questa beata ignoranza e innocenza istintiva e, servendosi della ragione, si misero alla ricerca del vero. Le scoperte della ragione furono catastrofiche: essa infatti scopr la vanit delle illusioni, che la natura, come una madre benigna e pia, aveva ispirato agli uomini; scopr le leggi meccaniche che regolano la vita dell'universo; scopr il male, il dolore, l'infelicit, l'angoscia esistenziale. La storia degli uomini quindi, dice il Leopardi, non progresso, ma decadenza da uno stato di inconscia felicit naturale, ad uno stato di consapevole dolore, scoperto dalla ragione. Ci che avvenuto nella storia dell'umanit, si ripete immancabilmente, per una specie di miracolo, nella storia di ciascun individuo. Dall'et dell'inconscia felicit, quale quella dell'infanzia, dell'adolescenza e della giovinezza, allorch tutto sorride intorno e il mondo pieno di incanto e di promesse, si passa all'et della ragione, all'et dell'arido vero, del dolore consapevole e irrimediabile .

Martina Pinna V BT La ragione colpevole della nostra infelicit, in contrasto con la natura madre provvida, benigna e pia, che cerca di coprire col velo dei sogni, delle fantasie e delle illusioni le tristi verit del nostro essere. 2. Il "Pessimismo Psicologico". si basa sulla "Teoria del Piacere" Partendo dalla riflessione sull'infelicit, elabora la "Teoria del Piacere" che diventa il cardine del suo pensiero: secondo questa teoria, "l'amor proprio" porta l'individuo ad una richiesta di piacere infinito per intensit e per estensione; poich questa richiesta non potr mai essere soddisfatta interamente, l'individuo, anche nel momento di maggior piacere, continuer a sentire l'assillo del desiderio non colmato. Questo assillo di per s patimento, sicch l'individuo, anche quando non soffre di mali materiali, in stato di sofferenza per la sua stessa richiesta inappagata. Questo tipo di pessimismo ben pi radicale del primo, perch l'infelicit non un dato occasionale, ma ormai una costante della condizione umana. 3. Il "Pessimismo Cosmico" si basa sulla "Teoria del Patimento". Un ulteriore aggiustamento della concezione di natura si ebbe quando il poeta spost la sua attenzione dal tema del Piacere, che non si pu avere, a quello della Sofferenza che non si pu evitare. Anche se l'individuo potesse raggiungere il piacere, il bilancio della sua esistenza sarebbe comunque negativo, per la quantit dei mali reali (infortuni, malattie, invecchiamento, morte) con cui la natura, dopo averlo prodotto, tende a eliminarlo per dar luogo ad altri individui in una lunga vicenda di produzione e distruzione, destinata a perpetuare l'esistenza e non a rendere felice il singolo. In altri momenti il Leopardi approfondisce la sua meditazione sul problema del dolore e conclude scoprendo che la causa di esso proprio la natura, perch proprio essa che ha creato l'uomo con un profondo desiderio di felicit, pur sapendo che egli non l'avrebbe mai raggiunta: "0 natura, natura, perch non rendi poi quel che prometti allor ? Perch di tanto inganni i figli tuoi ?", dice il poeta nel canto "A Silvia". Cos, di fronte alla natura, il Leopardi assume un duplice atteggiamento: ne sente allo stesso tempo il fascino e la repulsione, in una specie di "odi et amo" catulliano. L'ama per i suoi spettacoli di bellezza, di potenza e di armonia; la odia per il concetto filosofico che si forma di essa, fino a considerarla non pi la madre benigna e pia (del primo pessimismo), ma una matrigna crudele ed indifferente ai dolori degli uomini, una forza oscura e misteriosa, governata da leggi meccaniche ed inesorabili . E' questo il terzo aspetto del pessimismo leopardiano che investe tutte le creature (sia gli uomini che gli animali). Ma in questo momento della sua meditazione il Leopardi rivaluta la ragione, prima considerata causa di infelicit. Essa gli appare colpevole di aver distrutto le illusioni con la scoperta del vero, ma anche l'unico bene rimasto agli uomini, i quali, forti della loro ragione, possono non solo porsi eroicamente di fronte al vero, ma anche conservare nelle sventure la propria dignit, anzi, unendosi tra loro con fraterna solidariet, come egli dice nella "Ginestra", possono vincere o almeno lenire il dolore. Lo Zibaldone

Martina Pinna V BT Lo Zibaldone, o col titolo completo Zibaldone di pensieri, un diario personale che raccoglie una grande quantit di appunti scritti tra il 1817 e il 1832 da Giacomo Leopardi. Il titolo deriva dalla caratteristica della composizione letteraria, in quanto mistura di pensieri, come per l'omonima vivanda emiliana che costituita da un amalgama varia di molti ingredienti diversi; a volte, il termine usato per descrivere un mucchio confuso di persone. Anche se il termine era conosciuto anche prima, dopo la composizione di Leopardi il termine usato per annotazioni su quaderni o diari di pensieri sparsi. "Zibaldone" pu essere usato anche in modo dispregiativo per discorsi o scritti senza filo logico, disordinati, fatti di idee eterogenee. Dopo la morte del poeta (nel 1837) il fascio di carte era rimasto presso l'amico Antonio Ranieri il quale lo tenne per oltre cinquant'anni con altri manoscritti, lasciandolo in un baule a sua volta finito in eredit a due donne di servizio. Dopo la morte di Ranieri e un processo per stabilirne la propriet, gli studiosi poterono finalmente avere accesso all'autografo che oggi conservato presso la Biblioteca Nazionale di Napoli. Si tratta di annotazioni di varia misura e ispirazione, spesso scritte in presa diretta e pertanto caratterizzate da un tono di provvisoriet, da uno stile per lo pi asciutto; a volte brevissime, a volte ampie e articolate per punti. Eppure la loro importanza fondamentale, in quanto contengono un notevole insieme di temi e spunti che spesso costituirono ispirazione prima per i Canti, le Operette morali, e, soprattutto i Pensieri. In qualche caso, invece, queste pagine vedono riflettersi quanto gi detto altrove, o riportano commenti su libri letti, osservazioni su incontri o esperienze, ecc. I temi trattati sono: la religione cristiana, la natura delle cose, il piacere, il dolore, l'orgoglio, l'immaginazione, la disperazione e il suicidio, le illusioni della ragione, lo stato di natura del creato, la nascita e il funzionamento del linguaggio (con anche diverse annotazioni etimologiche), la lingua adamica e primitiva, la caduta dal paradiso, il bene e il male, il mito, la societ, la civilt, la memoria, il caso, la poesia ingenua e sentimentale, il rapporto tra antico e moderno, l'oralit della cultura poetica antica, il talento, e, insomma, tutta la filosofia che sostiene e nutre la propria poesia.

I Canti di Leopardi (testi pi significativi, temi, evoluzione poetica)


La produzione poetica significativa leopardiana tutta raccolta in questopera: questa consta di quarantuno testi di varia lunghezza, composti tra il 1816 e il 1837. Ledizione definitiva dellopera usc postuma (1845) e si presenta come una fedele copia della seconda edizione corretta dallautore e con laggiunta di due testi. Prima di pensare a questa opera, Leopardi aveva pubblicato numerose stampe parziali dei testi via via composti: tali edizioni attestavano la consapevolezza leopardiana di aver lavorato su due filoni diversi, uno di tipo patriottico-civile-filosofico ed uno evocativo-esistenziale-sentimentale, che vanno a coincidere allincirca con le canzoni, il primo, e con gli idilli, il secondo. Le ragioni che hanno determinato la specifica distribuzione strutturale dei testi non sono univoche ed evidenti: Leopardi non segue rigorosamente un ordine

Martina Pinna V BT cronologico di composizione, ma tuttavia rispetta tale ordine in molti casi. Il criterio cronologico, quello di genere e quello tematico si incrociano, ora convergendo in soluzioni ottimali, ora subendo inevitabili compromessi. Anche il titolo persegue lunificazione dei due filoni fondamentali del libro. Levoluzione poetica Utilit soprattutto didattica pu avere la suddivisione della produzione poetica in tre fasi: la prima (1818-22) che vede nascere le canzoni civili e gli idilli, la seconda fase (1828-30) caratterizzata dai grandi canti pisano-recanatesi ed una terza fase (1831-37) corrispondente alla nuova poetica che presenta i testi damore del cosiddetto ciclo di Aspasia, le canzoni sepolcrali e i componenti impegnati. La prima fase (1818-22) Questi anni sono caratterizzati da unevoluzione rapidissima delle posizione leopardiane, sia per quanto attiene al pensiero, sia per la poetica, sia per i concreti tentativi di scrittura. Il bisogno di modernit, uninquieta ricerca di forme di scrittura in grado di esprimere bisogni, intenzioni e riflessioni del tutto nuovi produce tre direzioni fondamentali di ricerca: la prima di tipo esplicitamente romantico, destinata a episodi di cronaca nera non entrer mai a far parte dei Canti, mentre le altre due direzioni producono i due nuclei fondamentali della prima poesia leopardiana. Sono due direzioni assai diverse tra loro, tentate contemporaneamente dellautore ma destinate a integrarsi solo molti anni dopo. Da una parte vi sono le canzoni civili, dallaltra gli idilli. Nelle prime Leopardi tenta una poesia impegnata, dai temi patriottici e civili, con una struttura tradizionale della canzone petrarchesca e con un linguaggio fortemente letterario. Nei secondi sperimenta una poesia pi modernamente lirica, di tipo sentimentale, con una selezione linguistica pi intima e concentrata, con forme metriche aperte e personali. Limpegno patriottico e civile delle canzoni si conclude dopo la delusione dei moti rivoluzionari del 1821 con la canzone Bruto minore. Parallelamente alla stesura delle canzoni civili nascono gli idilli, dal carattere soggettivo ed esistenziale contrapposto al significato civile e oggettivo delle canzoni. Questi presentano un punto di vista lirico-soggettivo, il linguaggio riduce al minimo la componente erudita per un lessico pi comune, lo stile si avvina ad un colloquio intimo e dal punto di vista metrico abbandonata la forma della canzone per lendecasillabo sciolto. Il testo pi significativo di questo genere sicuramente LInfinito (1819). Il periodo di distacco Tra prima e seconda fase vi un periodo di ben sei anni in cui Leopardi si dedica alla prosa e alla stesura delle Operette morali. Il provvisorio distacco dalla poesia testimoniato dal silenzio poetico di questo periodo dipende dalla crisi dellidea di poesia che Leopardi aveva nel periodo precedente. Ladesione ad un pessimismo integrale e la perduta fiducia nella natura, espressi nelle Operette, rappresentano le basi ideologiche dellabbandono della poesia, che coincider con labbandono di Recanati e con lapertura della deludente esperienza romana. La seconda fase (1828-1830) Nel 1828, eccezionalmente in sintonia con lambiente pisano, Leopardi ricomincia a scrivere testi poetici, componendo anche uno dei testi pi importante, A Silvia. Nei due anni successivi, a Recanati, nasceranno altri grandi testi, tra cui Il sabato del villaggio. Le analogie tematiche o strutturali ricorrenti tra questi componimenti li isolano nel corpo della produzione leopardiana, facendone un momento specifico e ben caratterizzato. La novit di

Martina Pinna V BT questo periodo nella ritrovata capacit di provare sentimenti forti, bench nella perfetta coscienza dellinsensibilit della natura alle emozioni degli uomini. A Silvia il primo esempio nella poesia leopardiana di canzone libera: la libert del metro e delle rime si associa a una sensibilit musicale di altissima suggestione. Il tema riporta alla giovinezza recanatese, rievocata con tenerezza ed abbandono, ma nello stesso momento viene diagnosticato il fragile destino di disillusione e morte. Il tema de Il Sabato del villaggio la vigilia della festa. A prima lettera il testo pu sembrare risolto in unaffettuosa descrizione delle piccole gioie umili delluomo, ma uno sguardo pi approfondito mostra una rigorosa intenzione dimostrativa che spiega come gli unici pacieri consistano nella cessazione provvisoria del dolore o nellattesa illusorio di un bene La terza fase (1831-1837) Il definitivo abbandono di Recanti (1830), limpegnativo contatto con lambiente fiorentino, il presentarsi di nuove esperienze esistenziali, soprattutto lamore, e il confronto negli anni napoletani con una tendenza culturale dominante di tipo spiritualistico-regressivo spinse Leopardi a tentare un nuovo, radicale rinnovamento poetico. Il rinnovamento riguarda gli aspetti tematico e stilistico-formale. Sul piano tematico i testi si orientano in tre direzioni: lamore quale passione concreta e vissuta, la riflessione filosofica e lintervento ideologico-politico, sia per rifiutare i miti di progresso e riforma sociale, sia per avanzare una personale proposta di solidariet fondata sulla disillusione. Sul piano formale resiste la novit della canzone libera; accanto a questa appaiono tentativi nuovi come leccentrica canzone A se stesso e i versi sciolti di Palinodia. Lo stile definisce una nuova e inedita concentrazione espressiva fondata su un uso estremo della sintassi e il lessico si apre a termini assenti dal precedente repertorio leopardiano. Operette morali Le Operette morali sono una raccolta di ventiquattro componimenti in prosa, divise tra dialoghi e novelle dallo stile medio e ironico, scritte tra il 1824 ed il 1832 dal poeta e letterato Giacomo Leopardi. Sono state pubblicate definitivamente a Napoli nel 1835, dopo due edizioni intermedie nel 1827 e nel 1834. Le Operette sono l'approdo letterario di quasi tutto lo Zibaldone. I temi sono quelli cari al poeta: il rapporto dell'uomo con la storia, con i suoi simili e in particolare con la Natura, di cui Leopardi matura una personale visione filosofica; il confronto tra i valori del passato e la situazione statica e degenerata del presente; la potenza delle illusioni, la gloria e la noia. Sono tematiche riproposte alla luce del cambiamento radicale avvenuto nel cuore dello scrittore: la ragione non pi un ostacolo all'infelicit, ma l'unico strumento umano per sfuggire alla disperazione. A differenza dei Canti, sono state concepite interamente nell'anno 1824. Le differenti edizioni testimoniano integrazioni di dialoghi successivi e aggiustamenti circa il messaggio finale.

La Ginestra Analisi del testo

Martina Pinna V BT

CONCETTI FONDAMENTALI: STOLTA SUPERBIA DEL GENERE UMANO Il fiore contrapposto allorgoglio e alla ridicola illusione delluomo di essere padrone delluniverso POLEMICA CONTRO LA FILOSOFIA SPIRITUALISTICA del secolo che crede nelle magnifiche sorti e progressive delluomo Polemica contro : - la fiducia sulle capacit illimitate delluomo (illuminismo) - lIDEALISMO PROGRESSISTA (ottusa fiducia nella centralit delluomo e nella perfettibilit delluniverso) Il verso 51 una citazione del cugino Terenzio Mariani , scrittore di orientamento cattolico-progressista che saltava le sorti magnifiche e progressive dellumanit e gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce (vangelo di Giovanni) tenebre = rappresentano lidealismo progressista,ottimista , cattolicoliberale luce = luomo prende coscienza del proprio statoluomo nulla a confronto della natura Rinascimento rappresenta la natura umana cos comessa ; ossia debole , in balia di forze infinitamente pi potenti , e inoltre priva di qualsiasi consolazione provvidenzialistica CADUCITA E MISERIA DELLUOMO Il genere umano deve prendere coscienza della propria fragilit , dellinfima consistenza di quel granel di sabbia che la terra in confronto allimmensit delluniverso. ASSOLUTA INDIFFERENZA DELLA NATURA E LA SUA OSTILITA NEI CONFRONTI DELLUOMO La natura indifferente di fronte al destino delluomo La ginestra , che il poeta vede fiorire sulle aride pendici del Vesuvio e che aveva gi visto fra le rovine di Roma , sembra prediligere i luoghi desolati che testimoniano di gravi catastrofi naturali (eruzione del vulcano nel 79 d.c. che distrusse Pompei ,Ercolano e Stabia) o storiche La fragilit della ginestra sembra compiangere la realt desolata . Il Vesuvio incombente con la sua sinistra aridit e la sua enorme capacit distruttiva La natura , che pur ha generato luomo come madre , si rivela crudele matrigna INVITO ALLA FRATELLANZA UNIVERSALE PER OPPORSI ALLA NEMICA NATURA La solidariet un valore cristiano , ma nella poesia non ha un intento politicosoluzione positiva Dalla presa di coscienza della propria vulnerabilit e debolezza deriva la

Martina Pinna V BT necessit per gli uomini di allearsi tutti assieme contro la natura , riscoprendo la solidariet al posto delle insensate lotte fratricide che segnano la storia ACCETTAZIONE DELLE TESI MATERIALISTICHE, che considerano luomo nato a perir e non destinato a una vita immortale Leopardi polemizza contro le credenze religiose , da lui ricondotte allorgoglio delluomo nel ritenersi interlocutore privilegiato della divinit Versi : 189,194 allusione alle favole sulle divinit che scendono sulla terra per occuparsi degli uomini , riguarda ogni forma di credenza religiosa (cristianesimo, dogma dellincarnazione) 200 non so se il riso o la piet prevale lorgoglio e le patetiche illusioni sono oggetto di irrisione ma anche di compatimento CONVINZIONE CHE LA VERA DIGNITA INTELLETTUALE DELLUOMO Sta nel coraggio di alzare gli occhi per guardare in volto al destino comune a tutti, nel riconoscere il mal che ci fu dato in sorte e nel mostrarsi grande e forte ..nel soffrir GINESTRA La fragile pianta ,pronta a soccombere alla violenza del vulcano ma non per questo vilmente rinunciataria (continua infatti a fiorire),n follemente orgogliosa da pensare di potersi opporre alla furia della natura , deve rappresentare un modello di comportamento per luomo, che a quella modestia e a quel coraggio dovrebbe ispirarsi , rinunciando per sempre alla propria superbia Versi: 304,313 identificazione della figura del poeta con le ginestra La poesia il profumo della vita La ginestra rappresenta lumilt che cerca con la sua forza vitale di reagire contro la natura Il profumo della ginestra riempie la nostra solitudine e cerca nel poco di rinascere ____________________________ ANALISI DEL TESTO 1 strofa: deserto Vs ginestra, aridit Vs profumo paesaggio: antiidilliaco (novit), solo x contrasto usa quello idilliaco. - formidabil monte : potenza distruttiva della natura - erme contrade: desolazione, passare del tempo, perire - ceneri infeconde e impietrata lava: morte, destino delle creature - ginestra: abbellisce i deserti, compagna di sventure, gentile, commiserativa - valore simbolico: Piet x la sofferenza degli esseri (perseguitati dalla natura) Piet attraverso la Poesia (unico conforto dellinfelicit x Leopardi) - identificazione segreta Leopardi-ginestra: vita che resiste alla forza della Natura.

Martina Pinna V BT - opposizione stilistica: sublimit grandiosa e orrida (vulcano) Vs delicatezza e musicalit (ginestra) - ultima parte: motivo polemico, sarcastico: a smentire lottimismo di chi esalta la potenza delluomo - fine: contrasto verit (nullit delluomo) Vs mito ingannevole di un progresso splendido 2 strofa: - polemica antireligiosa: Leopardi materialista denuncia: -chi esalta il progresso e torna alle barbarie - chi vuole libert e vuole il pensiero schiavo del dogma - solo il pensiero libero pu guidare al meglio il destino degli uomini - trionfo della religione dovuto a vigliaccheria, egli contrappone il suo Io eroicocombattivo 3 strofa: - nobilt spirituale: nel guardare con coraggio il destino comune, dire il vero sulla condizione umana tragica, mostrandosi forti, fraterni e solidali (svolta di Leop). - Prima distruggeva solo i miti ingannevoli, ora anche combattivo: pessimismo eroico-combattivo - continua a escludere la felicit, ma afferma la possibilit di un progresso, di una societ + giusta (rapporti umani solidali), progresso vero: civile e morale, basato sulla consapevolezza della condizione umana. - Societ coalizzata Vs la natura nemica. X la sopravvivenza. - Compito dellintellettuale: diffondere la consapevolezza del vero, spingendo alla fraternit . 4 strofa: - si apre con uno scorcio paesistico (immagini luttuose + il poeta immerso nella natura (novit) ) prima (idilli) cera un filtro tra realt e poeta: x permettere limmaginazione. - Realt orrida, non + trasfigurata da illusioni, il Vero. - Poi osserva il cielo: non + di immaginazione, ma x far riflettere sulla nullit della Terra - Poi Vs le posizioni religiose (tra il riso e la piet) 5 strofa: tema: potenza distruttrice della natura: descrive il cataclisma (eruzione) scena dinamica, rapidit delle fasi distruttive, metafora: utero tonante 6 strofa: tema: tempo: variabilit tempo umano Vs immobilit tempo natura - 1 parte: contrasto: quadro potenzialmente idilliaco Vs grandiosa natura distruttrice - 2 parte: rovine di antiche citt (gusto romantico) presenza costante del vulcano in lontananza 7 strofa: ritorna la ginestra (significato simbolico) Modello di comportamento eroico: dovr piegare il capo alla natura, ma la

Martina Pinna V BT sconfitta non ne cancella la dignit (non ha mai piegato codardamente la testa, n mai ha voluto imporre il suo dominio) "LInfinito" - Testo, Commento e Analisi del componimento

Sempre caro mi fu quest'ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati spazi di l da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo; ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l'eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Cos tra questa immensit s'annega il pensier mio: e il naufragar m' dolce in questo mare. (Giacomo Leopardi, L'infinito) L'Infinito una poesia di Giacomo Leopardi scritta durante il suo giovanile soggiorno a Recanati, nelle Marche. Quest'opera fu scritta tra il 1818 ed il 1821, molto probabilmente nel periodo tra la primavera e l'autunno del 1819. Quest'opera appartiene alla serie di scritti pubblicati nel 1826 con il titolo di Idilli. Oltre all'Infinito, in questa serie sono presenti anche opere come Alla luna e La sera del d di festa. Nonostante l'uso di un termine greco che solitamente indicava componimenti poetici caratterizzati dalla descrizione di scene di vita campestre, l'autore non ha come obiettivo la descrizione della natura: pur partendo dalla natura, il poeta ha come obiettivo l'espressione dei suoi stati d'animo pi profondi. Stile dell'opera Questa poesia si compone di quindici versi endecasillabi, interrotti da numerosi enjambements, che idealmente ampliano il significato di un periodo annullando la pausa del ritmo. L'Infinito, infatti, si compone di quattro lunghi periodi, di cui solo il primo e l'ultimo terminano alla fine di un verso. Il gioco di allitterazioni ed assonanze, poi, regala alla composizione una musicalit interiore, in tema con l'argomento trattato. L'uso di termini vaghi serve a dare una sensazione di indefinito spaziotemporale che necessaria a concentrarsi sull'io, e che sollecita l'immaginazione del lettore. da notare l'impiego di dimostrativi come "questo" o "quello", tesi a descrivere la lontananza dell'oggetto sul piano

Martina Pinna V BT soggettivo e non su quello oggettivo. L'autore si serve anche di numerose figure retoriche per sottolineare la musicalit del componimento: iperbati, e metafore danno al componimento un'espressivit unica e ammirevole. Significato del componimento L' idillio si configura come uno studio visivo-prospettico degli elementi del paesaggio per produrre nel lettore la suggestione "dell' Infinito". La vaghezza del linguaggio, basata sull' uso di parole di significato indeterminato, le quali, pi che precisare le cose secondo le categorie di spazio e di tempo, ne sfumano i contorni, e con il caratteristico vocabolario leopardiano (ermo, interminati, sovrumano, ecc..) producono quella poesia dell' indefinito che spesso funzionale a quella dell' infinito. Nell'Infinito Leopardi si concentra decisamente sull'interiorit, sul proprio io, e lo rapporta ad una realt spaziale e fisica, in modo da arrivare a ricercare l'Infinito. L'esercizio poetico, dunque, si pone come superamento di ogni capacit percettiva, di cui la natura il limite (rappresentato dalla siepe). Tra la minaccia del silenzio (e sovrumani / silenzi, e profondissima quiete / io nel pensier mi fingo, ove per poco / il cor non si spaura versi dal 5 all'8) e la sonorit della natura (E come il vento / odo stormir tra queste piante, versi 8 e 9), il pensiero afferra l'inafferrabile universalit dell'Infinito, superando la contingenza di ci che ci circonda, che l'esperienza fortemente voluta dall'autore. Il poeta, seduto davanti ad una siepe, immagina oltre questa spazi interminabili, che vanno oltre anche la linea dell'orizzonte che la siepe in realt nascondeva. Richiamato alla realt da un rumore, da una sensazione uditiva, estende il suo fantasticare anche nell'immensit del tempo. L'Infinito, dunque, ha una duplice valenza: spaziale e temporale. L'Infinito, nella visione leopardiana, non un infinito reale, ma frutto dell'immaginazione dell'uomo e, quindi, da trattare in senso metafisico. Esso rappresenta quello slancio vitale e quella tensione verso la felicit connaturati ad ogni uomo, diventando in questo modo il principio stesso del piacere. L'esperienza dell'Infinito un'esperienza duplice, che porta chi la compie ad essere in bilico tra la perdit di s stesso (Cos tra questa / immensit s'annega il pensier mio versi 13 e 14) e il piacere che da ci deriva (e il naufragar m' dolce in questo mare verso 15). Per l'autore il desiderio di piacere destinato a rinnovarsi; ricercando sempre nuove sensazioni, scontrandosi inevitabilmente con il carattere provvisorio della realt, per terminare al momento della morte. Secondo questa teoria (teoria del piacere), espressa nello Zibaldone, l'uomo non si pu appagare di piaceri finiti, ma ha necessit di piaceri infiniti nel numero, nella durata e nell'estensione: tali piaceri, per, non sono possibili nell'esperienza umana. Questo limite, tuttavia, non persiste nel campo dell'immaginazione, che diventa una via d'accesso ad un sentimento di piacere (espresso nell'ultimo verso) nella fusione con l'infinit del mare dell'essere. importante notare, tuttavia, che l'infinito leopardiano non simile a quello di altri poeti romantici, in cui esso era straniamento dalla realt per mezzo della semplice fuga nell'irrazionalit e nel sogno: la scoperta e l'esperienza

Martina Pinna V BT dell'Infinito sono processi immaginativi sottoposti al controllo razionale. Il soggetto, cio, crea consapevolmente il contrasto tra ci che limitato e ci che illimitato (l'ostacolo e l'infinito spaziale), e tra ci che contingente e ci che eterno. Tale considerazione ci porta a contemplare quello che il pessimismo dell'autore: egli consapevole della vanit del suo tendere, sa che tutto frutto della sua immaginazione, per quanto questa situazione sia dolce. Analisi del componimento Tutto lidillio dominato, sia dal punto di vista stilistico che da quello grammaticale-sintattico, dalla giustapposizione ed accostamento di elementi, che fa da pendant ad una struttura distesamente paratattica, basata cio sulla coordinazione, del discorso: nei vv. 1-2 "questermo colle / E questa siepe", dove si nota anche lo zeugma nella concordanza tra i due termini e "Sempre caro", nel v. 4, "sedendo e mirando", che mette in relazione i due gerundi nei quali condensata la situazione da cui origina il testo poetico: latto di sedere e di guardare al di l della siepe; nei vv. 5-6, dove, allenumerazione di oggetti retti da "io nel mio pensier mi fingo", posticipato al v. successivo secondo una costruzione molto frequente nella poesia leopardiana, si accompagna luso dellallitterazione in "s" ("Spazi... sovrumani / Silenzi, e profondissima"), e gli enjambement consecutivi dei vv. 4-5 e 5-6. Il v. 8 fa da spartiacque tra la prima parte, dominata dalla descrizione, e la seconda, dove il discorso prende un andamento pi interiore e si arricchisce via via di quei significati che sono il risultato del convergere dei motivi che sono tipici del pensiero leopardiano contemporaneo: la similitudine con la natura ("E come il vento...") e il tema del ricordo che d luogo allenunerazione pi lunga del componimento, quella dei vv. 11-13: "e mi sovvien leterno, / E le morti stagioni, e la presente / E viva, e il suon di lei", dove balza allocchio come la parola "silenzio", che al v. 6 si trovava correlata a "profondissima quiete", ora messa in relazione con "voce" e che il termine "infinito", che d il titolo allidillio apre il v. 10 come aggettivo concordato con silenzio mentre in chiusa Leopardi preferisce avvalersi del sostantivo "immensit". Lenumerazione dei vv. 11-13 d luogo, tra i vv. 12-13 anche allanafora di "E", che richiama quella del v. 2 e viene richiamata ancora al v. 15. Molto misurata la poesia nelluso degli aggettivi, quasi sempre attinenti alla sfera dellindeterminato o di grado superlativo ("ultimo", nel senso per esempio di "estremo", "interminati", "sovrumani", "profondissima", dove la quiete acquista unestensione spaziale che completa il precedente "sovrumani spazi", "infinito", "eterno"). Spiccano pertanto il "caro" del v. 1 e il "dolce" del v. 15 attraverso i quali si compie la parabola dello straniamento tracciata nell"Infinito": il colle e la siepe, schermo materiale e opaco, si dissolvono lasciando il posto al mare dellimmensit dove il pensiero naufraga come in un abbraccio con la natura e con i ricordi; mentre tutto interno a questo percorso laccostamento tra "morte stagioni" e "viva" dei vv. 12-13, specchio dellopposizione tra il passato e il presente.

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