Alla lettera è la storia di Becky, una spendacciona immatura che spende quel poco che guadagna (è una giornalista finanziaria alle prime armi) in beni di prima nece ssità che per lei sono: creme, stivali, sciarpe, decollètes ecc ecc. Sino a che il r osso del suo conto la costringe a metter la testa a posto sia nelle spese che ne lle sue ambizioni lavorative...ed affettive. Evviva, c'è l'happy end. Ma è tutto qui? No! C'è molto di più. A mio avviso, la Kinsella, ha voluto creare una metafora della ricerca interiore . La protagonista, Becky Bloomwood, ha evitato -volutamente e per molto tempo- di riflettere su se stessa, di capire che il tempo passava, che lei era transitata nell'età adulta in cui si scoprono i propri talenti e li si mettono a frutto. Ha evitato di capire cosa voleva DAVVERO per la sua vita e come potesse DAVVERO ottenerlo. Era stressante farlo. Psicologicamente intendo. Più facile era coprirsi di palliativi: come spese e frequentazioni inutili, come u n lavoro ripetitivo ma sicuro. Ma è arrivata, quasi con un masochismo inconscio ma non del tutto inconsapevole, a d un punto di non ritorno che le ha acceso una scintilla. La scintilla. La sua personale. Quella che per citare Jack Palance in “Scappo dall a città, la vita, l'amore, le vacche” è “il senso della tua vita, quello che...puoi sape re solo tu”. Una volta scoperto quel senso, Becky, sarà “accesa” di sacro furore e non sbaglierà più nu lla riuscendo a realizzarsi ed a tratteggiare quel quadro della sua vita che ave va sempre sognato ma che non aveva mai voluto palesare a se stessa. Scopriti Becky, scopriamoci anche noi. Non è troppo tardi e può essere davvero eccit ante!