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Brano tratto da Il cadì e la mosca,

autore contemporaneo di al-Khwarizmi (XI-XII sec.).

«I libri non resuscitano i morti, e non fanno di un idiota


un uomo capace di ragionare, né di uno stupido un indi-
viduo intelligente: aguzzano lo spirito, lo destano, lo affi-
nano e appagano la sua sete di conoscenza.
Quanto a chi vuol sapere tutto, è meglio che la famiglia lo
faccia curare, perché un simile desiderio non può che
nascere da un turbamento dello spirito.
Muto quando gli imponi il silenzio, eloquente quando lo
fai parlare. Grazie al libro, puoi apprendere nello spazio di
un mese quello che un’«eternità» non ti consentirebbe di
apprendere dalle labbra di un sapiente, e questo senza
farti contrarre debiti di sapere. Ti libera dall’imbarazzo, ti
solleva dalla necessità di frequentare persone odiose e di
avere rapporti con individui stupidi e incapaci di com-
prendere.
Ti obbedisce di giorno come di notte, tanto in viaggio
quanto nei periodi in cui sei sedentario. Se cadi in disgra-
zia, non per questo il libro rinuncia a servirti; se venti con-
trari soffiano contro di te, non ti si rivolta contro.
Accade talvolta che il libro sia superiore al suo autore...»

Da “Il teorema del pappagallo” di Denis Guedj, ed. Longanesi, 2000.


Abū Jaʿfar Muhammad ibn Mūsā al-Khwārizmī
(in persiano: ‫ ;یمزراوخ دمحم‬Corasmia o Baghdad, 780 circa – 850 circa)
è stato un matematico, astronomo, astrologo e geografo persiano.

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