3
Samiszdat
Amilga Quasino
Àlgebra
copyright © dell’autore
Collana Samiszdat
Prima edizione
Àlgebra
NUMEROSE COSE
7
8
MILO
togliersi le braccia
di dosso
uguale
sbracciarsi
d'amore
tornare a fare
piroette solinghe
trottole di fango e
ocarine di terracotta
siffler
je m'en fiche
merde_
9
LE CITTA' MIRABILI
Topazi piovono
sulle dune come occhi
fra biglie di ginepro
nell'antica città di Marix.
Abbacalabra
è la città della tenebra
ove tra i rovi
l'unico appiglio è un morso
all'incanto di ragna.
Guendalina:
la città dei gatti
rampicanti sui tronchi
e sui colli a scialle
di freddolosi abitanti.
10
Iole è la città ordinaria di dio
Lui entra dentro tutte le cose
[come dalla porta di casa]
e la cosa entra dentro lui
come da finestre e da serrature buche
dal comignolo rotto
sia padre o figlio o spirito sacro
che incesta.
Macherida
la città matrona delle fate catalane
dal ventre passito e il fado tra le
gambe
11
L’OLIVO
12
LE CHAT
13
TRITTICO
ahimè_
ahm'inchiodi
e crocifiggi
al muro del Pianto
14
TRANS FIGURA
trans_formazione
di corpi inversi
guaiti dispersi
sguainate le arti'col'azioni
frammenti temporali in esercizio
la percezione
la volizione
la coscienza
la rivoluzione
frida, la rivoluzione
frida, la rivoluzione
viva la revolution_
osservare il silenzio
osservare in silenzio
trans figura
trans formazione
corpi in versi
guaiti dispersi
sguainate le_
15
X
16
GREY
17
FIOR DI LISO
18
limone e mandarino
tra fondi di caffè e torsoli del cavo-
lo
la differenza, e tu_
19
II
20
90
e mi propago all'intorno
con tutta la me stessa a spicchi sfac-
cettati
con la vaporizzazione efelidica
con la dilatazione porifera
tento l'emulsione
ma mi sfuggi
conclamato
non t'afferro
neanche a te
pur se penetrata e inapprensiva
in ogni tuo atomo
scivoli_
21
SPLEEN DELLA MUCCA
deleng deleng
deleng deleng
deleng deleng
o amati pascoli
oh fieni vivaci
o giocosi recinti
ai quali era sì lieto
il mesto ritiro siriale!
o laudato pastore
la cui ruvida mano
afferrava le rigogliose ciuccie
oramai inerti e smunte
e il gaio vitellino
i cui piccoli corni
sbocciavano dal bubbone occipitale
e l'orrido muggito
del toro straziato d'amore!
22
PIOVE
piove
piove il grigio dell'aria
sui monti
piove
piove sui cavoli nell'orto
piove sui tendoni del circo
piove sui sassi
23
ECLIPSE
24
CAPO COMINO
25
SPLEENTIME LAKE
su cuscini di piuma a
far la cova dei pensieri
schiudendo fra le dita
guance e labbri
e il viso
26
LEI FA L’ATTRICE (ma non la Duse)
mi piace stare
a gambe larghe
come le vecchie
dinnanzi al camino
accovacciata cucio
un paio di strappi agli spacchi
mi nutro di musiche in
stereofonia irripetibile
mentre penso al tuo polso
fasciato stretto dall'ora
cucio strappi
27
-non sembrano neanche cicatrici-
28
3
29
CARNEVALE AMBROSIANO
30
ALLA FUCINA REDENTRICE
31
e chiazze fiorite di rosso
tappeti speziati
fogli di cartone
resi spessi dai profumi
colorati sottoterra.
32
LOL VS/GINGER
ha il muso corrucciato
l'infanta disperata dal capriccio
e occhi bagnati di cane lascivo
incide coi denti
si strappa a lembi la bocca
lol svogliata incrocia la sua mira
assertiva
adorabile e assertiva
da come le punge il sentimento la vescica
e tira e spinge
e dà fondo al gioco dalla secca rotula
al polpaccio
i bicchieri trasudano sul tavolo /
cerca di entrare dai vetri la pioggia
il pavè alla toilette è un cocktail im-
maginario
mentre asciuga i polsi rinfrescati
entrano uomini dai cappelli bagnati
abbozzano sorrisi dalle labbra pronun-
ciate
frivole promesse
ginger limone e cubetti
il timore del ghiaccio
stuzzica, tergiversa all'orlo
la musica in fondo fa da motivo
lol è inchiodata ai calzari di clarissa
gli uomini le prendono sottobraccio
e le portano via _
33
L’APPRODO
Io lei
spesso la guardo
per quanto cerchi
di spalancare gli occhi
siamo al buio
non la posso toccare
eppure mi trovo
a itinerare lungo la schiena
a auscultare l´ascella
non lontano dal cuore
dei paesaggi
delle fiabe fantesche
delle storie di paglie
mi affaccio sul ventre
e temo ch´esploda
d´un parto mostruoso
ancheggio sui fianchi
assecondata mi pare
un barlume di dea
mareggia sui flussi
Io / lei / l´approdo.
34
SENILITA’
35
88
36
55
fiori di mandorla
e merli - amara-
neri su petali -rosa-
suona il mio nome -diverso-
suonato dal tuo color becco giallo
goniometro
torni a quaranta
riversi gli occhi -tortora-
al tuo amare gorgheggio un canto
stasera per cena
impaglio fioretti inevasi -ridendo-
(sottintendo fiori di loto
e pose naturali a innesco
precipito in panacea romanza
e tu m'abbracci
ramificata)
devolvo ogni gemma in bacio
e spétalo incurante di sgocciolii brinati
e fiocchi fradici pioppanti
never more/never more/never more
e mi affiglio inoculata corteccia
d'intaglio a due cifre eguali esse
stesse
linfa e resine e corbezzoli mori
steccato e fasciato l'innesto fra i petti
germoglia
37
NEW GREEN
"No, grazie,
preferisco pioggere"
38
MARY LYNN
un ovale da madonna
il trucco / il mento
appunto:
una voglia di fragola
-incline all'amare-
la piega da ferro dei riccioli
- la smorfia-
39
ORATIO
appropriata
40
AMADO MIO
e l’andatura elastica
che si fa passo strascicato
e la saliva lenta
che cola giù pel mento
41
LA CAVIA
42
BACI SULLE ROVINE DI SASSAI
43
GOMORRA
44
tranne la cinta che la lega al kimono
le fa in su i capelli
la morde sul collo
l'acchiappa mastino
la gira su sè
la bacia di ore
45
FRAGOLE
P A Z Z A !
46
non è maremoto né ritorno di streghe
è pallida espressione di un bacio ap-
passionato
contenuto consentito discreto riservato
47
prima ancora ch’io mi invaghisca del te
espresso
48
IL MANAGER
ho i globuli bassi
si muovono poco e_
nonostante l'unghia lunga
al freddo m'intirizzisco
cerco un androne diabolicamente caldo
dove accomodare me e le ritenzioni al-
coliche
me la dai questa sensazionale gambata?
non mi paventare distese finlandesi
mettendo avanti le mani a prolunga
tanto atterro lo stesso
topo pisquano dei miei stivali
quanto morbido pensi sia
il mio deretano?
un breve letargo convulso
ho programmato nel corso del
management
uno stage di quattro prevedibili ore
e stai già a procastinare l'inesorabi-
le legge del mio t'umido quore?
legarti coi fili sottili della pancia
e iniettarti il sesto mistero
parola di Q
49
PETIT PRINCE
50
cui cerco di oppormi assai blandamente
in tutta verità avrei voglia di
subire qualche agguato
da vittima ti concedo pochi metri
al massimo fino al sedile di un'auto
poi faccio il boa
e t'inglobò
mon petit prince
51
FLIGHT
52
ARITZO
53
MONTE ACUTO
E’ un prato
un prato piatto
una distesa di terra a fazzoletti
un breve accampamento
di tovaglie annodate ai rami
di ombrelli a colori conficcati
manca il fiato
e tu appari _
54
LAWRENCE PORTRAIT
55
LA STRADA DI OSSI
ai lobi tuoi
drammaturghi
56
NON FARTI IMPRESTARE LA VOCE
57
diluisci la densità del sangue tra il
cervello
e il petto in tachicardia sul centrosi-
nistra-
una boule di rosso tipo scansano
58
L'IKEBANA
le gambe in gambi
la testa in punto pieno
l'insieme raccolto in un tondo
fecondato da un germe di soia
non di clorofilla
ma di secchezza
di essenze
di pensieri svaporati
di fragili reti
colori severi
e bianche malie
proporzioni ortottiche
e raggi di luce inclinati
alternati respiri
in composizione lenta
59
NOTTURNO DI VEGLIA AI CORPI
*_*
60
GAVOI
le pergamene e i fiati
le corde che legano i fili di juta
le ninfe barbaricine
si bagnano
a gavoi
61
L’APPESO
raggiunge la parete
con un destro colpo di reni
dove si placca con le ventose
62
8
63
potresti spillare da me
tramite i vari fori
appositamente previsti
Non t’abbeveri_
eppure di me hai fatto anfratto
depositando un fioretto
tolta la schermatura
non sarà che hai un filo di dietro
agganciato per l’ombelico?
e poi -togliendo quello- che conse-
guenze ne avrete?
cadrà il sedere?
temi la scomposizione
-le vertebre-
la verticalità dell’equilibrio a perde-
re
la labirintite
ti ho chiesto un filo da legare al mio
polso
potrebbe servire da garanzia
temo che sia troppo tardi
quando ti bevo
64
AFFITTASI QUORE PER SCAMPAGNATE SEN-
TIMENTALI ALL’OMBRA DI UN QUALSIASI
PINO MARITTIMO
65
colposi e dormienti
teneramente abbracciati
ristorati e ristoratori
66
LATTE LA NOTTE
e tu che mi chiedi
come diavolo apro
la busta del latte la notte
non so, come mi è sempre venuto di fare
fin troppo razionale apertura totale
da angolo a lato fino alla fine
dal cono del primo gesto
articolato
cascami dentro con un tuffo esemplare
carpiato
sorbisci il bianco e
se non vuoi affogare
bebi
leggi:
assicurati un filo attaccato al bec-
cuccio
in caso di ritirata
- è un consiglio di sicurezza dato dal
fondo -
67
IL GEOMETRA
68
fra le tazzine
e con le ditine
mi sei più accanto
ma io sbilancio
indietreggio la schiena
lascio l’aria colmare quel vuoto
poi torno a portare
le labbra al caffè
e tu
dopo un esito sbirci
presbite
mi domando la bocca le mani
le mani
la pelle
gli angoli ottusi ottusi la pelle
contiguità
l’orizzonte ottico dal mio balcone
i monumenti / castello / le case
voglio comprare un binocolo cinese
o meglio polacco
poi scendere in strada
prendere il perimetro dell’isolato
e fare
topografia di questa città
non tua/non mia
un bacio di superficie
x e y sono assi da sfiorare
lungo le ascisse del tempo
69
–dieci minuti-
la punta del mento
l’angolo della mascella
un petalo d’orecchio fra le dita
il cilindro del collo
compassi
il tempo è scaduto
ti cade lo sguardo sulla mia mano
sulle mie dita impegnate
proprio lì lo punti in
corrispondenza della
mia fica centrale
70
FMR
71
16
72
su gentile concessione di preti indaffarati
è lo spolvero dei chicchi di riso
frantumati dal calpestìo dei giorni scorsi
e i nostri passi vigorosi e accelerati
scandiscono il ritmo dei frastuoni
gioiosi
come di pasque dopo la passione
è come lo scorrere profondo dei fiumi
che stringono ai fianchi
e l’innalzarsi dei ponti travertini
e delle facciate senza pudore
che si imbattono presentandosi irriverenti
coreografie squadrate e labirinti di selcia-
ti
che come una ragnatela simpatica
riportano al centro
sbavandoci a-
sciutti tutto attorno
non una mano nella mano
non un bacio romantico e appassionato
non un violino straziato
a incorniciare questo amore:
solo quando cala la notte
e il ding-
dong si ritira vespertino
le spoglie del giorno scivolano
nell’oblio a pavimento
e noi si sale sulla culla del mare
pochi i motti tra i flutti
73
nel respirare arcano delle onde
è allora che gli arti si svestono dei
fili da marcia
le bocche riposano
e lasciano cantare le membra scomposte
in caotica armonia
si apre la danza dei ventri e dei bacini
dei piedi e delle mani
le teste si insinuano sotto alle ascelle
si scende nel buio dei polmoni
si affluisce nel sanguigno
si riaffiora negli sguardi
si esala dalle labbra
si tappa con i baci
si stura con i nomi ripetuti a lunghi
intervalli di apnea
è l’amore
74
LADY MADONNA
75
D’AMORE OSSESSO
tu lo sai sì
che non sei capace d’amore
se il tuo desiderio maggiore
è quello dell’incatenare
dell’ano
di culo.
76
32
ho le radici a pendolo
e spenzolo sotto la coltre
delle nubi a novembre
77
RENI, GUIDO
si inserisce assopito
il pilota automatico
e dormo un istante
-il tempo di un colpo di sonno-
e le palpebre disubbidienti
mi sento cucite
78
ho troppo presunto
e dio mi punisce
79
LE BAMBOLE DI CARTA
le bambole di carta
si fanno nodi al dito
s’intridono di lemmi
sospirano d’arare
liturgiche
letargiche
lisergiche
danzano
valzer messicani
milonghe di saline
e niente è più_
80
QUELLO SPETTACOLO DEI NASODOBLE
81
esplode dal terreno per cause connatu-
rate al sottosuolo
e la mimica del capro è la sua faccia
che s’aliena a rintoccare i piatti
82
Con tocchi elettrici esalano vapori
d’oltremare
volate d’assolo pindariche
e immersioni nelle valli dell’oblivione
e ritorno _al nido sullo scoglio
83
21
Non mi impegno
per fare il verso al verso
mi riservo
mi riserbo
mi riverso
il punto di vista
di un granello di sabbia
a perdere
84
MOLINEDDU
parlano i grilli
luccicano i trilli
calze di lana appese
e lampadari fra i rami
frutti di pura fantasia
ripresi o rappresi nei colori
85
menhir di ginepro alle spalle
il tramonto è arrivato al fondo valle
gradinate di travi miste a sassi
e raggi di granito a pavimento
è buio
e una tartaruga avanza mesta
silenziosa
iniziando pertanto il suo lamento
sottile e sommesso_
86
DEUX ARABESQUES
87
e la vita stretta nei fianchi dolenti
arranca
88
GROTT’ART
finta la rosa
e vera la foto antiquée
un albero voluttivo
carrubo e spaccato
ha gemme di vetro
finte di blu
89
90
SAGA PARADOX
Parte 2
A Amarita
91
92
1.
93
fra le mie stelle
e torna in pollaio a brucare ovaiola
la gallina che s'offre.
a m'a r'cord_
94
2.
95
3.
in attesa di
tornare a spollinare in primavera
96
io di qua
tu di là
in attesa di diapason
nessun_
97
4.
Ho la presunzione
-di questo devo rendere atto-
in due parole di inquadrare le persone
e vò a stenografare biografie
98
mi meretrisco per un’industria tessile
d’alto bordo
cucitrice dietro alle quinte di un a-
vanspettacolo
cui gli snob avranno presto
l’intuizione per l’accesso
99
5.
100
6.
tu furoreggi in fuxia
calzata a strisce
-nè bianco nè nero-
alternanza di colori
neve mista a bacche
cade di fuori
101
(ex equo la venderemo)
embe'
a starli a guardare fan rabbia
nei loro occhi monti di sabbia
onde sfracellano sul magro costato
sono i morbidi seni che hanno ammalia-
to
102
7.
103
il profumo dei pori?
la marca dei biscotti, o forse l'aniset-
ta? il profumo dei
lobi, il pelo muschiato?
sono una donna di picasso
adatta a venir dipinta
sulla pancia di un baso da flores.
saltasti ostacoli senz'asta
ogni traguardo un'inchiodata
vorrà pur dir qualcosa
quel senso d'inadeguatezza al gran finale
non se ne fa niente della conta degli
esami
e delle facoltà - la vita senza sforbi-
ciata
borioso, sei una mezza tacca:
hai imparato a scrivere e a scopare
che altro, ora, ti resta da fare?
senza gusto e senza olfatto
e nemmanco un po' di tatto
cercati una femmina di pari dimensione
fica larga e gamba corta
col cervello che arzigogoli interno
alla bella scatolina e non ne sappia
fuori-uscire
e ora, ecco il medaglione.
104
8.
105
perdona me stessa
io continuo a peccare con orgoglio
cinque misteri mi hanno sciorinato
lungo le ave maria
ma del sesto mistero neanche l'ombra
per la miseria della candelora
che almeno si accenda un cero!
uno per uno me li sono sgranati
tutti in fila i miei piccoli omini
e il mistero torna sempre a me
da sciogliere
piccole rose di legno scolpito appallottolo
mentre tu m'additi: maritati!
tanto suocera mi sei?
neanche un orango mi terrebbe a bada
qual razza d'animale dovrei cercare
se non un uccello di fuoco
mio ardimento!
e lasciami meretrire
lo faccio con non-chalance
o trovami una lingua che usuri la
pancia
fino a raggiungere la fica centrale
mentre tu fischi in sordina quel coso
e io cazzeggio infischiandomene d'uno
sposo per bene
come-on baby
lay my fighter
106
9.
107
Invero tu suggi a parole
che del tatto purtroppo non son pal-
liativo
né lenitivo dei miei diti rotti
non è ditale né fallo falso
ad arrestare le fuoriuscite
a contenere le esuberanze
spastiche
impotenti e disabili alle necessità ci
siamo entrambe
senza mai intrecciare le nostre gambe
ho un cuore grande, lo vedi, che tal-
volta vorrei costretto
come un uovo di quaglia
piccino da far rotolare fra grani di
calda sabbia
e tu lo imperlineresti di rosa
io lo squaglierei al sole
cosa che ci divarica è la rabbia
ma non ci apre l’una dentro all’altra.
108
10.
espansa
109
di cosa hai bisogno se non dei miei
sensi?
110
11.
111
di ciucce e contropalle
ma di panna ben montata
montata dentro a lungo
come la natura
per tradizione crea
siamo salt_in_banchi
e ci sollazziamo
alla faccia di quegli altri
che scandalizzeremo
due sono le bambole
a fare il teatrino
gonfiabili e sgonfiabili
sbuffanti e insofferenti
pompanti e innamorate
una, fischia -svuotandosi dell’aria
l’altra, canta -empiendosi le nari
questo è il contrappasso
a suon di controcanto
quando vien dal basso
la gana de vivir
tu prendimi le braccia
e morsicami il cuore
fammi sgorgare a fiotti
il triste canto dell’amore.
112
AQUA E FOCO
Parte 3
113
114
LESSICO FAMIGLIARE
Voja de ti
Chela mi prinda ye no melassa
Ne noci - nichte dia paralel
Giò suffra
Etàtendo mi paradì
115
E chi partièn?
Ti no tzera micon,
sola m’allissìa en lech
frida e giaculanda
ciurlabbi underground in dreams tru
Mella/gemma/soro
ciaurusa tuja lastimasti con omo
pittalonga spakoine noci?
Sazi’ki a mmi
-Pueseja-
e conturbabimus illa!
116
LA RUSSA
la russa è bionda
e ha la faccia un po' di legno
è di samarcanda
la cabina si chiude
e mi stringo in un canto
117
AAA CERCASI
118
LA GIOVINEZZA
se tu mi passi innanzi
con quelle belle bocce tonde
dimmi, che ne posso fare?
e se mi guardi
e con fessure brillanti e birichine
m'inviti al nascondino
occhieggiato da farfalle?
119
THE RING
ti vorrei toccare
un urto di gomiti
il primo fremito
120
sconfina altrove
dove sei
Annunciazione.
121
LA BOXEUSE
i seni a ventosa
ha la boxeuse
il ventre convesso
e l'addome respingente
122
36
tuo Vladimir
123
MATER DEI
Ti ho riconosciuta
come hanno brillato gli occhi
chiari e trepidi
appena apparsa al tuo cospetto
124
hai un aspetto inglese -mammana-
o forse americano
-danzavi sul titanic
la prima volta che ti ho incontrata-
ne hai i lustrini ancora
come una fata dal petto morbido
e le braccia che fermano il tempo
in un arcobaleno candente per i miei
occhi
giochi artificiali di fuochi e lapilli
su per il gomito
l'attacco del seno
i promontori dei fianchi
il cuscino del ventre
le snelle cosce e i piedi
scalzati
e ti adoro_
125
14/2
espongono e sovra-spingono
e mettono in gabella
mercanzie da pluriuso
innalzano le vette
invitano alle fosse
allo strizzar guanciali
al battimani avulso
affrettatevi coppiette
e lasciatevi svettare_
126
L’ASINA
127
7
il naso è un tartufo
un’esca per porci intenditori
il naso è un aspirapolveri
il naso è un pisello
una pulce sull’occhiello
il naso è un divaricatore
128
il naso è un rostro
il naso è una punta da baci
il naso è un punto d’imbarco
129
202
130
14
131
grande testa e grande uccello vanno
in conflitto d'interessi
se le gambe sono corte
le membra si assottigliano
per ricoprire un fiore
e sanno farsi spesse
per proteggere un amore
132
A-DOLESCENZA
133
BIANCANEVE
la favola di Lol
è una fiaba nera
come la foresta
134
poi si rialza
dispiega la gonna
il grambiule
la crestina
corvini i capelli
intorno
graziosi usignoli
gorgheggiano
135
FACCIA DA RATZINGER
e le orecchie tonde
e il dorso curvo all’uopo
porto all’ospite fedele
intimo di turno
ma è distinto
in bianco e in nero
136
ODISSEA NELLO SPAZIO
seni in delirio
preparàti al decollo
puntano sul pianeta venere
137
SATURNO CONTRO
la bella disarcionata
le gambe a cavalcioni in mostra
mostra_
138
65
139
127
giacere all'addiaccio è
prolungare il piacere
del calore in letargo
140
27
arida è la bocca
dell'avaro di baci
e avido è il cuore
del miope amare
corte le braccia
senza slancio d'affetti
e breve è il passo
che li conduce alla fine
non si leva lo spirito
se il mantello è infangato
se il piede calza
villano
e spaiato
non sa prendere il volo
chi ha l'animo meschino
ammal'aria ritorna
capriccio infecondo
di uno sperma bambino
141
LA P. RESPECTUEUSE
_rammenti?
142
AUTUMN LEAVES
143
TRASH RELATIONSHIP
144
11
di smeraldo il sorriso
bouquet d’un indiano
sporgente
145
IL BARBONE
la barba è di gesù
e con quella chiede ospitalità
di sbieco
a un altro semaforo
a un altro incrocio
domani
146
GITA AL FARO
147
LOL IN THE SQUARE
148
Lol torna alla panchina
in attesa di una sigaretta da bruciare
accavalla le gambe / solleva al ginoc-
chio la gonna
149
ÀGATA
i capelli savana
carezzano il mento
e parla dell´uomo
ch´é lama
per il suo petto
150
LOL HA SUL LETTO UN UOMO GIGANTE
151
Una manciata di fiches e zampilla
Ordina una roulette / un rivoltamento
Implorare un gettito ancora
Dalle natiche in alto sui reni
Rovente
Ridono i denti nel buio
Fra i serpenti d'orina dorata
L'olezzo
La volta di nuovo la inforca la punta
all'interno
La piscia ancora insinuato e la sturba
La bacia all'orecchio e lento l'invita
sul letto
Accalappia il tallone fra le grandi
mani
E il naso all'alluce impunta
Slingua nel centro inarcato del piede
E succhia coppie di diti
Lol non ha voce
Vladimir sì
A gran voce le dice la urta sospinge
S'appoggia una nicchia protegge il suo
volto
L'abbraccia la cinge avvolge il rettan-
golo del deretano
La fascia costretta fincandone il tronco
Ne prende con ritmo i colpi del quore
A guaire in sordina chiamandol'a more
152
6
153
GILFENKLAMM
S.ciava tua
goccia d'acqua
alla quale m'unisco
seguendo la corte
d'un torrentizio turbinìo
in limpida chiarezza
nell'orrido estivo
154
*
155
WANDA
il pesce rosso
non sapeva di niente
nonostante la mostra
e il gran vanto di se'
156
Claude Monet
Laghetto con le ninfee, 1907
157
LA RANA
158
LO SQUALO
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IL GRANCHIO
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IL POLPONE
si tratta di un invertebrato
a tutti gli effetti un mollusco
ammalato di sé e per sé_
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IL PESCE PARAPIGLIA
il pesce ParaPiglia
ha una bocca smisurata
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M’AMEBA
monoforo tuttofare
dissennato
chiedo d'essere allettata
letteralmente
sorprendimi
e
con santità
bucami
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L’OLOTURIA
poi si rigenera
e torna a campare_
164
RAN’OCCHI
per te dipingo
pesci quasini
tutti all'incirca
capocchie di spillo
Infeconde
-Appunto- direi
su labbra squamate
le dita a compasso
ellittiche ombelicali
piazze rotonde
grandiosi sederi
- Tienimi a bada.
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ISMAELE
coglierla è fortunosità
essere sulla lancia in tempo
e agganciarla alla propria plancia
e la mia dolcezza
a te
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CASSANDRA
tu sei il mare
sul quale mi spalmo
come cresta d’onda sfinita
sfinita schiumo
dagli occhi alle guance_ polena
tra risa e stantuffi
di greco e di maestrale
in posizione prona
con la pancia piatta
sfioro il pelo
increspato dell’acqua
a bocconi
ne bevo i flutti
e prendo l’odore salmastro
l’odore salmastro nelle frogie
borbotto.
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ISMAELE 2
caro ismaele,
tutto sommato
può essermi capitato
un giramento di testa
o urlare di fuori
uno squarcio d'ugola
un colpo di coda e
il capo grasso s'immerge
imo in un tramonto
dall'oceano indiano
all'antartide fredda
168
CANTO DI GALATEA
laguna di mare
nutro i tuoi ricci rococò
e di sirena m'incantano
le froge in costa al lobo destro
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NO SOUND SORROUNDING
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COLATA 1992. FRONTE SUD-EST
171
Le spine. Passo. Due piccine candide
farfalle giocano a rincorrersi in as-
senza di gravità, salendo la grumosa
via senza uscita. Nè scampo. Si arriva
fino in fondo. Mi giro, resto indi di
sasso. Il mare, la piana di Catania di
là, Polifemo, la Grecia. A fianco il ne-
gro spavaldo fiume, un fronte imper-
territo nel tempo come le sue anche
impietrite. I tronchi inglobati. La vi-
ta avvinghiata alle sue anse, freme,
respira, palpita, il fogliame mormora
al passaggio dei venti di pioggia. Il
cielo scurisce, d'incanto. Un cancello
rigattiere. Per il paradiso o l'inferno
non so, non mi tange. Allargo le brac-
cia-detector per captare energie con-
crete. Il riverbero del calore sale e
scioglie le mie suole prive di senso.
Divarico indice e medio tesi, entrambe
le mani. Vittoria, Viva, Evviva. Accosto
i polpastrelli a ventaglio giungendo
le mani al mento. Il fiume, statua di
donna negra coricata, immobile termina
a valle, e nel verde delle fronde, si
muore. Io vivo. Lo sento dalle lacrime
tepide e sorde. Il magma ribolle dentro.
C'è quiete tutto intorno.
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CUPIDO
Attraverso Trinacria
come:
un dardo
-avvelenato d'amore-
il cuore
trafigge
Spartiacque
del mio ventre
Rompighiaccio
del mio quore
- attossicato
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PANORMUS
palermo si spacca
come una melagrana
in cupole vermiglie
frodano il senno
e tirano la panza.
SIGNORA!
UN EURO!
BELLE BANANE!
CERASELLE!
tuonano voci
da bocche di putto
saette di sguardi
a seguire
un'eco
precede il cammino
cui tu giungi
già annunziata
174
offro
occhi-capelli
lembi di pelle
in cambio
di vuccirìa.
175
Palermo offre agli occhi delle genti
cupole bizantine laccate di rosso. Dal-
la piazza dei quattro cantoni si apre
il centro della città storica, dividen-
dola in quattro fatiscenti quartieri,
squartati dal tempo, dalle razzie e
dalle calamità, devastati dai moti,
squarciati dalle guerre. Sembra che le
vie urlino strazi senza tempo ingan-
nando il raziocinio, intrecciando e
annodando le viscere nel ventre.
Parole in stampatello gridate a forti
voci dai mercanti, nascondono nella
direttura del vocabolo il motto insof-
ferente, il desiderio di esplosione co-
stretto, tarpato, represso. Parlano gli
occhi, gli sguardi come coltelli tra-
figgono la coltre d’ovvietà e si insi-
nuano e penetrano fra le tende, le
pezze, le stoffe, le tese dei cappelli,
le frutte gli spada e le panelle. I
picciriddi con la stessa voce urlante
degli adulti, e la stessa bramosia ne-
gli occhi già cresciuti. Mentre attra-
versi il fiume in piena di bancarelle
straripanti di uova, carni e pesci,
verdure spezie e paste di grano duro,
ti trascinano ondeggianti il pungere
degli odori e degli occhi aguzzini, di
rimbalzo fra le pareti maiolicate e i
banconi refrigerati, e il vociare di
176
rimando da un urlatore all’altro che
ripete come un eco in progressione
carne buona… carne buonaa… carne
buonaaa….
177
178
Appendice
OrtoGrafia, accorgimenti di
179
Devesi prestare specifica attenzione
all’attacco dei cosiddetti “parassiti”;
laddove, per p. si intende certuni in-
dividui che profittano de’ frutti del
proprio lavoro, in particolare delle
primizie.
180
latini, mollette per bucato, cerchi di
botte, dinamo, asta per pedale, forcine,
biglie cecchino (un’anima azzurra e
un’anima verde in punti opposti
dell’appezzamento), palline di varie
differenti fogge e dimensioni, bocce
colorate, spezzoni di tubo da irriga-
zione, rete di culla, vasetto omoge-
neizzato ripieno di terra (senza coper-
chio), regolatori di gas, fascette
stringitubo, rubinetti esausti, gusci
di tartaruga, bulbi d’aglio e di bietola
selvatici, radici di ailanto, pianta
infestante, nota come “l’albero del pa-
radiso”: è infernale l'esalazione di
tanfo procurantesi e perdurantesi per
mezzo della di lei rimozione.
181
relativamente alla stagione che si va
incontrando e alle condizioni di al-
ternanza di luce e buio, di ombra e so-
leggiatura, e disponibilità idriche nei
diversi e successivi stadi di coltiva-
zione: frequenti innaffiature durante
la semina, diradando non appena la
pianta inizia a prendere vigore, in
quali orari conviene dare acqua in mo-
do da razionare economicamente le ri-
sorse (prevedendo magari una sorta di
serbatoio a lento rilascio di umidità
nelle zone circostanti o sottostanti
all’appezzamento), evitando di dare pos-
sibilità al sole di bruciare le piante
per rifrazione da goccia o da specchio
stagnante.
182
di riuscire a trat-tenere più a lungo
l’umidità del suolo.
183
Una zappatura superficiale periodica –
soprattutto per i terreni duri e aridi,
tipici delle zone di alta
184
a lilli hofer
(mater ja)
185
186
VIPITENUM (Poemetto)
187
- pausa pranzo -
188
-più in alto vai e meno ricevi-
voglio far senza di tutto
e ritorno
volo.
- pubblicità -
bitte eine bit
kaminwurze e rafano
pane con sesamo
strudel di mele mit shane.
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nello yogurt del mattino
nei pentagoni dei cristi
nel cascame dei ruscelli
nelle pizze di sterco secco
il mio amore giace.
- in escursione -
190
e il pensare mi è vietato camminando a
quattro zampe su per il costone fra le
capre
sarà per via delle stelle alpine
che mi sento una margherita senza la
maglia d’angora
e delle genziane
che ho l’iride spenta
e dei rododendri gonfi
che ho le labbra aride
l’imperativo è: oublier.
191
io, un camoscio alle tue spalle
t’innamorerai.
-ritorno in berghotel -
192
l’imperativo è: oublier.
- pensamenti -
The-Other-Side-is-in-Me ripeto passo
a passo
questo anche ho scritto nel guest-book
della croce
sui tremilaetre
in cima alla ferrata
L’altra metà è dentro di me
così dev’essere altrimenti le mie spalle
non sarebbero così forti, il fatto è che
ho problemi a voltare il capo sul di-
dietro e non raggiungo i 360 gradi no-
nostante stia bevendo prosecco a cola-
zione
oggi escursione con Pfeifer Huisele
le dreizinnen di lavaredo mit misurina
see
portare fotoapparat
mi manchi quando non ci sei e quando
ci sei mi manchi se / se non ti ho a
portata di sguardo / cerco di te nei
dintorni / penna bianca sempre in vet-
ta mi rispunti / ti ho incrociato /
porta fortuna un timido petalo clonato
per te
The-Other-Side-is-in-me
193
ripeto a passo a passo
metto il paraocchi
per la concentrazione
schiena a valle e seni a monte
pago dazio ogni zolla che calpesto
respiro come il vecchio che mi passa
mi scanso
mi scanso e penso
alla montagna e all’umiltà
alla tenacia e all’ortica
al viso rosso imperlato di sudore
di Pfeifer Huisele
alla passione e alla vanità
alla grappa e a mike buongiorno
a messner e allo yeti
come stambecco ammicchi mi dribbli mi
doppi mi aspetti
questo immagino della mia altra metà
quando il mezzo giano che sono arranca
come un mulo testardo senza altro ca-
rico se non
se non il proprio peso
il proprio peso specifico che grava sui
fianchi
c’è sempre quell’indiano che mi guarda
da lontano
194
anziché una fiammiferaia in punizione
ho sempre una palla al piede che mi
lega alla terra
qualche volo pindarico
il resto è razionalità al limite della
speleologia
non fosse per la repulsione ai gollum
eccetera
- j’ai oublié -
ho trovato un compagno
di sauna e di prosecco
The-Other-Side-is-in-Me
ripeto passo a passo
l’orologiaio ha messo
a posto il campanile
The-Other-Side-is-in-Me
il cielo splende / il sole ride
The-Other-Side-is-in-Me
ripeto mentre mantro
e per mano con l’indiano
nel letto a baldacchino
m’addentro
nella valle di racines.
195
196
Amilga Quasino nasce e cresce e vive
nella Grande Milano degli anni '70, '80
e '90.
All’età di quattordici anni -da Bir-
mingham- scrive romantiche lettere
d’amore porno al suo fidanzato. Nel
2000, sfregando la lampada di internet,
esce fuori il genio poetico. Ricchi
premi e cotillons. Poi incontra l'Amu-
sica. Le piace giocare a Sassari con
gli stumenti. Elle aime jouer a Sassari
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avec les instruments. She loves to play
in Sassari with some instruments.
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199
200