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Io non parlo il russo.

E ci fu il finestrino a soccorrere la sorprendente incapacit dei muscoli del collo di sopportare il peso della
testa quando dorme. Pochi capelli e un palmare tra le mani, la cravatta abbracciata alla gola sbarbata e le
fauci spalancate, irrigidite dalla forza del sonno.
L'altro, alla sinistra dell'addormentato, nasconde la sua salopette blu sotto a un giaccone impermeabile
scuro, di una taglia decisamente troppo grande. Sveglio, lui sveglio e gioca con un elastico giallo che si
attorciglia senza protestare alle dita coriacee. nerissima la pelle e lucida, mi piacerebbe toccarla, cos,
per sentire com', ma non posso, ovviamente, gli occhi scivolano e descrivono, si nascondono e sbirciano,
e riescono a farsi strada nell'ordinaria folla poco solidale che si ritrarrebbe subito come un sottilissimo
insetto se osassi sfidare le sue difese.
Subito contro le mie ginocchia la valigia di una ragazza. Non bella, ma ha fascino, freme, ma serena,
sembra sorridere (ogni tanto) e sembra dipingere oltre il languido vetro ossidato un paesaggio diverso, altro
cielo e un'aria diversa. Freme perch i suoi tentativi sono resi vani dal tutto scorrere della sfocatezza dei
mattoni e delle ciminiere ben piantate, l fuori.
Io, io come devo sembrare agli altri personaggi che recitano in questo ammasso di ferraglia? Se mi
descrivessero che parole userebbero? Adesso schiarisco la voce cos, per attirare l'attenzione degli occhi di
qualcuno, ma niente, ognuno sprofonda nel limbo dei suoi pensieri e si aggrappa ad altri mondi, chiss
quali mondi, chiss quanto lontani o quanto vicini.
Ballano, tutti ballano un tempo irregolare scandito dalle rotaie mal poste e vecchie, una musica forte con
note di ferro e scintille, di ingranaggi e clangori che si attorcigliano ad un arcobaleno di pensieri distratti.
Saltiamo, saltiamo e chiudiamo gli occhi aiutati dalla stereofonia delle luci e del chiaroscuro dei tetti oltre i
vetri. Una discoteca distratta (l'Idioteca), un cristallo semibuio assordante ma quieto, in cui noi
inconsapevoli di esserci, in attesa di qualcosa, siamo solo di passaggio.
Fermi, ci siamo fermati e al fischio salgono due, alti uguali, vestiti bene, ma spettinati dal vento freddo dei
primi minuti di alba. Parlano di calcio, commentano la domenica non contenti di quel terzino arrivato con il
mercato di gennaio, una spesa inutile dicono (lo sventurato ha procurato un rigore per gli avversari durante
il derby). E mi chiedo cosa accadrebbe se il fallo in area di rigore fosse ammesso. Ogni volta sarebbe un
fight club senza prigionieri? Lotta di Tutti contro tutti senza il rischio del rigore. Mancherebbe un tab e una
reciproca garanzia, non ci sarebbe "rigore". Sembra un patto sottoscritto da giocatori defunti nella notte dei
tempi, una condotta che sempre esistita, che non ha bisogno di essere scritta ma che ci hanno insegnato
fin da piccoli. Se mancasse, cosa diavolo succederebbe? Saremmo tutti pi aggressivi perch fin da
giovani abituati a guerre di pugni e calci nascosti? Ma forse senza il penalty l'invenzione del calcio non
sarebbe durata molt....Suona il telefono! un pezzo dance lanciato dagli altoparlanti del suo cellulare e
risponde. Russo, parla russo! Io non parlo il russo. Lei appoggia tavolozza e pennelli, smette di tratteggiare
un altrove sconosciuto. Almeno credo che sia russo, potrebbe anche essere ucraino o moldavo, mi scopro
ignorante. Ma provo a indovinare cosa dice, che cosa stai tentando di dire?
Certo che le lingue sconosciute sono vere e proprie opere d'arte. Se le parole e gli intrugli di consonanti
non hanno significato, se per te non rimandano a nulla, allora s che puoi trovare l'arte, l'epica, la magia,
nelle lingue esotiche.
Le dita giocano distratte con le cuciture dei jeans e poi con la cerniera della borsa, piena di cosa, a questo
punto, non lo so. russa, forse, ma sicuro che non la capisco, ride, e dall'altro capo un altro russo che mi

piace pensare sia un uomo (il suo uomo) magari un artista che disegna paesaggi veri su tele vere e OH
DIO mi sta guardando. Una lunga pausa, eterna, con i suoi occhi grigi (credo) che mi premono sul
petto...No, niente, mi vedeva ma non guardava. Ricomincia a parlare in russo con il suo uomo pittore.
Felice, sembra felice e forse sa che presto si incontreranno ma che cosa ci far lei qui, su questo treno, a
ballare in questa discoteca di ultimi sguardi?
Ciao! Saluta nella lingua di Dante. Perch mi fai questo? Mi spiazza. Il suo uomo conosceva l'italiano?
Parlavano in russo per non farsi capire da me? Lui italiano! No. Basta rientro nei miei ranghi, e lei
riattacca visibilmente pi serena tant' che ancora sorride e si vede la sua schiena frizzare addosso al
sedile sgualcito.
Oggi ti conosco pi di quanto pensi, ma ho imparato, ora. Comunicare non mai stato cos impossibile su
questa sedia scomoda.
Io non parlo il russo
Elia Anelli
2012

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