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Antonio Conti

LO STEMMA
DELL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI URBINO “CARLO BO”

PREMESSA
Nel suo celebre saggio Le Università del Medioevo lo storico
Jacques Verger ricorda la rottura del sigillo grande dell‟Università
di Parigi ad opera del Legato pontificio nel 1225 (VERGER 1982,
p. 66), l‟evento fu carico di un fortissimo valore simbolico perché,
allora come oggi, il sigillo rappresentava in sintesi concetti quali
autorità, autonomia o addirittura sovranità. Per questa alta valenza
la custodia del sigillo e il suo uso erano spesso dettagliatamente
descritti negli statuti di università, corporazioni e città (BASCAPÈ
1956, pp. 51 e ss.).

Ai giorni nostri siamo circondati da segnali d‟ogni tipo: stemmi di


enti e istituzioni, logo e marchi commerciali, per non parlare della
segnaletica stradale e di altre figure standardizzate finalizzate ad
indicare cose e funzioni specifiche. Nonostante ciò, o forse
proprio per questo, molti di questi emblemi (con caratteristiche
spesso assai simili a quelle dell'araldica) passano più o meno
consciamente inosservati, scontati, apparentemente superflui. Essi
non suscitano alcuna riflessione sulla loro ragion d‟essere e la
cosa, per certi versi, è la riprova della loro efficacia comunicativa.
Eppure tutti questi simboli hanno una loro genesi, una storia che
spesso costituisce l‟antefatto culturale e sensoriale di ciò che
intendono rappresentare. La loro efficacia comunicativa dipende
sovente proprio da questa loro genesi.
LO STEMMA DELL‟UNIVERSITÀ DI URBINO
A colpo d‟occhio lo stemma dell‟Ateneo urbinate denuncia
un‟origine sigillare, confermata dalla documentazione disponibile.
Esso appare troncato con l‟immacolata nella parte superiore e lo
stemma urbinate in quella inferiore, evidente versione araldica di
un sigillo a due registri.
Osservando parte della documentazione prodotta dall‟Ateneo
(carte intestate, timbri, manifesti ed altro ancora) si può facilmente
costatare come il simbolo dell'Università di Urbino sia stato
rappresentato in forme diverse, pur mantenendo fermi con
sostanziale costanza gli elementi che lo caratterizzano che sono,
come vedremo, di tipo sacro e araldico.
A questi due elementi se ne aggiungono altri che hanno
contribuito a rendere diversa la rappresentazione grafica in base
allo stile dell‟epoca, al gusto del committente o dell‟artista: scudi
più o meno sagomati, elementi vegetali come rami d‟ulivo, di
quercia o di palma, e ancora corone rappresentate in fogge
diverse, senza dimenticare i cartigli sui quali è impresso il nome
dell‟istituzione.

Elemento sacro: l‟Immacolata concezione


La figura di Maria campeggia da sempre, preminente, negli
emblemi del Collegio dei dottori, in quelli dello Studio e
dell‟Università, rispettivamente istituiti nel 1506, nel 1601 e nel
1671 (MARRA 1975), a prescindere dai regimi politici succedutisi
negli ultimi cinquecento anni.
Nei due più antichi sigilli conosciuti (figg. 1 e 2) essa appare
assisa su un trono, in uno di essi (fig. 1) è affiancata da due santi
inginocchiati. Questa composizione iconografica si ripete anche
Fig. 1 – 1588 - Il primo emblema del
nelle matricole dei dottori del Collegio (1615, post. 1700 e post. collegio dei dottori risulta essere il sigillo
pendente di un diploma di laurea. Nel
1766) con un numero variabile di figure di contorno alla Vergine, registro superiore è collocata la figura di
Maria assisa, affiancata da due santi
tra le quali si riconosce san Crescentino patrono della città (fig. 3). inginocchiati non ancora individuati; nel
registro inferiore lo stemma bandato della
E‟ opportuno ricordare che Maria, la cui devozione risale ai città di Urbino in uno scudo ovale con
cornice barocca e nastro. Nel giro la
primordi della millenaria storia delle università (LE GOFF 1989, dicitura COLLEGIUM DOCTORIS CIVITATIS
URBINI.
pp. 84 e ss.), è considerata sede o principio della Sapienza Divina
in quanto madre di Cristo. Come tale è presente sovente
nell‟emblematica universitaria, non solo a Urbino dov‟è figura
principale del sigillo (GROSSI, GIOVANNINI, BALLANTE 2006, pp.
169, 170 e 171), ma per esempio anche a Pisa, Bologna e Padova
(GIOVANNINI 2006, pp. 135, 137 e 138).

Fig. 2 – XVI sec. - Arch. Vaticano, Sella,


In seguito la Vergine assunse i caratteri propri dell‟iconografia n. 2140
dell‟Immacolata concezione. Tale cambiamento non avvenne
dopo la proclamazione del dogma del 1854 (MARTINOTTI 2010),
né con la riapertura del 1826 dopo la soppressione decretata da
Leone XII (LIGI 1972, p. XIV) e nemmeno con la riapertura
dell‟Università a seguito dei moti del 1831 (PALMA 1989). Stando
alla documentazione disponibile questo cambiamento avvenne
verosimilmente nel corso del Seicento.

“Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, Fig. 3 – Post 1700 - Matricola del dottori
di Urbino.
con la luna sotto i piedi e sul suo capo una corona di dodici
stelle” (Ap, 12,1), è questo il passo dell‟Apocalisse sulla base del
quale si è formalizzata l‟immagine dell‟Immacolata concezione:
Maria in piedi sul quarto di luna in un cielo stellato, a volte
circondata da una corona di fiamme in forma di mandorla,
nell‟atto di schiacciare un serpente o un drago simbolo del
peccato.
Questo classico modello iconografico, pur con connotati mistici,
ha caratteri spiccatamente naturalistici. Maria veste sempre un
mantello azzurro che talvolta le copre il capo, indossa una lunga
veste bianca oppure rossa, come nei dipinti del Barocci (fig. 4).
Una rappresentazione di questo genere bene si attaglia alla
raffigurazione in un sigillo, per via delle caratteristiche proprie Fig. 4 – 1575 c. - Federico Barocci,
Immacolata Concezione, Galleria
della composizione sfragistica che riserva grande attenzione al Nazionale delle Marche di Urbino

dettaglio, anche naturalistico (SAVORELLI 1997).


Dal campo del sigillo l‟Immacolata è stata traslata in uno scudo
per divenire figura araldica di uno stemma. Il passaggio è
avvenuto, molto probabilmente, in un‟ottica sfragistica: non tanto
per creare un‟arma vera e propria, ma per conferire al sigillo una
veste diversa, di natura araldica.
Assieme allo stemma di Urbino l‟immacolata l‟Immacolata viene
così racchiusa in uno scudo e, pur sotto l‟influsso degli stili
araldici barocco e ottocentesco, assume i caratteri propri della
rappresentazione araldica: semplicità, astrattezza e simmetria Fig. 5 – 1671 c. - Sigillo apposto su una
licenza Patente successiva o
(SAVORELLI 1997). contemporanea a papa Clemente X.
Per diversi secoli sigillo dell‟Ateneo

Registrata come certa e originaria la presenza di Maria, viene da


chiedersi perché un‟immagine sacra costituì l‟emblema di
istituzioni laiche quali il Collegio dei dottori, lo Studio pubblico e
l‟Università che fu direttamente soggetta alla Chiesa solo per un
trentennio nell‟Ottocento. A parte le considerazioni ripetibili
anche per altre istituzioni come i comuni, riguardo al fenomeno
della fede in generale e del patronato in particolare; a parte quelle
cui si è accennato sopra relative al mondo universitario medievale
e rinascimentale; in attesa che vengano compiuti studi specifici
basati sull‟esame della documentazione d‟archivio, possiamo per Fig. 6 – Post 1671 - Questo secondo
emblema è assai importante perché risale
ora ricordare alcuni fattori che avvicinano l‟Immacolata all‟anno di elevazione dello Studio
Concezione a Urbino, alle sue istituzioni e in particolare a quelle Pubblico Urbinate al rango di Università
o Studio Generale, al pari di Ferrara e
Bologna.
accademiche.
I principali sostenitori della concezione immacolata di Maria
furono fin dal XIII secolo i Francescani (VERGER 1982, pp. 158-
171) che a Urbino, presso il loro convento, tennero lezioni di
teologia e filosofia poi confluite nello Studio ufficialmente nel
1647 (LIGI 1972, pp. 86 e 87).
Tra i pontefici che contribuirono alla diffusione del concetto
teologico della concezione immacolata prima della promulgazione
del dogma effettuata da Pio IX nel 1854, si ricordano Sisto IV e
Clemente XI: il primo, un Della Rovere e francescano, fervente
sostenitore della teoria, vietò le dispute sull‟argomento e concesse
indulgenze per la festa della Concezione (1476), questi fu anche il
papa che elevò al titolo ducale Federico da Montefeltro e che
concesse la signoria di Senigallia ai Della Rovere (1474); il
secondo, un Albani di Urbino, laureato presso lo Studio urbinate
nel 1668, estese formalmente la festa della Concezione a tutto il
mondo cattolico nel 1708.

Elemento araldico: lo stemma di Urbino


Lo stemma comunale si può vedere nel registro inferiore del
Fig. 7 – 1684 - Editto cardinale Spada con
sigillo del Collegio dei dottori già appeso a un diploma di laurea i privilegi dell‟Università e degli studenti.

pergamenaceo del 1588 (fig. 1).


Pur essendo stata l‟arma dei conti di Montefeltro e di Urbino a
partire dal secolo XIV, nei primi anni del Cinquecento era ormai
anche l‟arma di Urbino (figg. 8 e 9) e come tale (contrariamente a
quanto comunemente si ritiene) era presente nell‟emblema del
Collegio, dello Studio e dell‟Università.
Fig. 8 – Moneta da un Quattrino coniata
Il tempo e il modo del passaggio dell‟antico stemma dei conti di sotto il ducato di Guidobaldo da
Montefeltro.
Montefeltro alla comunità urbinate non sono ancora stati
individuati con certezza, ma dovrebbero situarsi negli anni
compresi tra la fine del Quattrocento e l‟inizio del Cinquecento,
come dimostrano alcune testimonianze araldiche (CONTI 2009, p.
66, nota 11 ).
La presenza di quello stemma è dunque un richiamo diretto alla
città e non al duca Guidobaldo da Montefeltro che con proprio
decreto istituì il Collegio nel 1506. Il duca, come già suo padre dal
1474, sfoggiava un‟arma più complessa (fig. 10), frutto di
un‟evoluzione iniziata nella prima metà del Quattrocento
Fig. 9 – 1689 - Stemma di Urbino, dalla
quantomeno col conte Oddantonio (CONTI 2006, p. 117, nota 13). Pianta di Urbino di T. Lucci.

Occorre ricordare in particolare che il Collegio era propriamente il


Collegio dei dottori della città di Urbino, come dichiarato per
esempio a chiare lettere nella legenda del sigillo (fig. 1).
Tutto ciò smentisce anche la teoria proposta da Bascapé su
suggerimento del rettore Carlo Bo, per la quale l‟arma d'Urbino
sarebbe stata aggiunta all‟immagine dell‟Immacolata solo nel
Fig.10 – Moneta da un Grosso di
1601 quando fu costituito lo Studio Pubblico (BASCAPÉ 1956, pp. Guidobaldo da Montefeltro duca di
Urbino.
70 e 71).
Evoluzione della rappresentazione dello stemma.
Tra la seconda metà del Settecento e la prima del secolo
successivo, alcune versioni dello stemma dell‟Ateneo mostrano la
sola presenza dell‟Immacolata (figg. 11 e 12), si tratta di modelli
per così dire artistici. In quegli anni continua ad essere usato come
sigillo quello rotondo con lo stemma troncato Immacolata - arma
civica (fig. 5). Fig. 11 – 1776 - Diploma di laurea “In
Collegio doctorum, sito in palatio
magistratus”. - 1815 Diploma di laurea
“Laurea doctoratus ab almo Doctorum
Intorno alla metà dell‟Ottocento viene realizzato il gonfalone Collegio et Generali Studiorum
dell‟Ateneo, un drappo partito azzurro e giallo al centro del quale Universitate Urbini collata”.

campeggia l‟Immacolata in un cielo stellato in forma di mandorla


circondato da una cornice fiammeggiante; questa rappresentazione
è collocata sopra lo stemma di Urbino, iscritto in uno scudo
gotico. Si tratta di una composizione di buon effetto nella quale
l‟immagine sacra è liberata dalla costrizione dello scudo, pur
rimanendo circoscritta da un cartiglio cimato da una corona che
funge da contorno come gli scudi barocchi delle epoche
precedenti. Tale rappresentazione verrà usata per molti anni. Si
Fig. 12 – 1836 - Pontificia Universitas
rintraccia negli anni „30 del Novecento in una versione al tratto di Studiorum Urbini, attestato di
conferimento premio accademico agli
Riccardo Parenti (fig. 13), ampiamente usata successivamente e studenti.

ancor‟oggi, per esempio, nelle copertine della collane di “Studi


Urbinati”.

Se tra Sette e Ottocento alcune rappresentazioni dell‟emblema


accademico avevano accantonato l‟arma civica, in alcuni timbri in
uso nei primi decenni del Novecento si rileva al contrario la sola
presenza dello stemma cittadino (figg. 14 e 15).
L‟assenza dell‟Immacolata non è dovuta all‟influsso di una
Fig. 13 – 1935 - Statuto. Ancora usato
politica di stampo giurisdizionalista o ad un fenomeno di negli anni ‟50. E‟ la versione al tratto
dello stemma dipinto nel gonfalone di
anticlericalismo, come l‟assenza dell‟arma civica in alcuni metà Ottocento.

emblemi precedenti non dipendeva dal primato raggiunto dalla


Chiesa sull‟Università di Urbino dal 1826 al 1860.
Sempre in quegli anni un altro timbro (fig. 16) ripropone,
rivisitato nello stile del disegno, lo schema classico dell‟antico
sigillo circolare del XVII secolo che peraltro continuava ad essere
usato come tipario ufficiale (fig. 5).

Occorre ricordare a questo punto che l‟Università fece uso anche


degli emblemi dello Stato (pontificio e sabaudo), nonché di quello Fig. 14 – 1916 - Timbro sull‟Annuario
1916-1917 della Libera Università
della Provincia di Pesaro e Urbino cui fu sottoposta dal 1860 al Provinciale di Urbino. Ancora usato negli
anni „20.
1923.
Negli anni del fascismo, salvo il caso della biblioteca universitaria
di cui si dirà fra breve, e salvo l‟uso dell‟emblema dello Stato, non
si sono riscontrati mutamenti nell‟emblematica universitaria ad
Urbino che fossero in linea con le direttive del regime in ordine
all‟introduzione degli emblemi fascisti negli stemmi degli enti,
diversamente da quanto avvenne già nel 1933 in non meno di sei
Fig. 15 – 1927 - Timbro
atenei su venticinque: Ferrara, Macerata, Palermo, Firenze,
Perugia e Venezia (FASCIST UNIVERSITY GROUPS, 1934).
Esiste tuttavia nell‟Archivio di deposito dell‟Ateneo, un bozzetto
con l‟immagine dell‟emblema rappresentato sul gonfalone nel
quale, sotto la corona, è inserito un fascio littorio tra due serti (fig.
17). Si tratta evidentemente del maldestro tentativo d‟inserire di
una sorta di “capo del littorio”.
Fig. 16 – Anni „20 - Timbro
Un timbro impresso in un documento del 1941 (fig. 18), che
riprende in pieno del sigillo storico (pur ammodernandolo nel
disegno), assicura che nell‟emblematica ufficiale dell‟Ateneo non
vennero mai introdotti i simboli del regime fascista. Si noti che
quel timbro è usato ancora oggi negli atti ufficiali dell‟Università.

Negli anni del secondo dopoguerra ritorna anche il motivo


dell‟Immacolata senza lo stemma bandato nella carta intestata del
direttore amministrativo del 1950 (fig. 19). Quest‟ultimo motivo è
stato recentemente ripreso come modello per la targa metallica
Fig. 17 – Anni ‟30 - Bozzetto stemma
posta all‟ingresso della sede principale dell‟Ateneo in via Saffi 2,
realizzata negli ultimi anni del Novecento (fig. 20).
Sempre negli anni cinquanta la carta intestata del rettore era
decorata con un altro emblema apparentemente inedito: un libro
aperto sul quale è posata una spada con cartiglio UT DABITUR

OCASIO (fig. 21). In realtà questo singolare emblema compariva


già nel timbro della biblioteca universitaria almeno dai primi anni
nel Novecento, ma il prof. Filippo Marra mi assicura che era già
presente in un antichissimo diploma di laurea del Collegio dei
Fig. 18 – 1941 - Timbro usato ancora nel
dottori di Urbino, di cui si riserva la pubblicazione. primo decennio del 2000.

Nella seconda metà del Novecento, oltre a quanto sopra ricordato,


si è riscontrato un uso frequente di due tra gli emblemi più antichi
(figg. 5 e 7) nelle pubblicazioni, nei manifesti, nella carta intestata
e nei libretti universitari.
Tra la fine del Novecento e i primi anni Duemila compare un
disegno ammodernato (fig. 22) del più antico stemma ovale (fig.
7) e anche una versione a colori per i diplomi di laurea degli anni
del quinto centenario dell‟Ateneo (fig. 23). Fig. 19 – Anni „50 - Carta intestata del
Direttore amministrativo
Per la celebrazione di questa importante ricorrenza venne
realizzato un logo dallo studio Kaleidon che riprendeva l‟elemento
grafico della mandorla di fiamme per farne il campo entro il quale
convergevano le lettere V e U unitamente alle date MDVI e 2006
(fig. 24). L‟adozione di caratteri antichi e moderni e l‟espressione
in numeri romani ed arabi intendeva sottolineare la storia
dell‟ateneo e la sua continuità. Il risultato è apparso, a chi scrive,
decisamente modesto.
Fig. 20 – Fine „900 - Bassorilievo in
metallo, targa esterna della sede centrale
Ultima rappresentazione grafica dello stemma dell‟Università di dell‟Ateneo

Urbino consiste nel logo realizzato dallo studio Eikon e dal


Dipartimento di Scienze della Comunicazione dell‟ateneo (fig.
25). Si tratta, come è stato ufficialmente ribadito dal Rettore il 25
gennaio 2010 di un logo che non si sostituisce al simbolo storico
tutelato dall‟art. 46 dello Statuto dell‟ateneo. Potremmo allora
paragonarlo alle versioni “artistiche” dello stemma dell‟Università Fig. 21 – 1950 - Carta intestata del
Rettore
che abbiamo già descritto (figg. 11, 12, 14, 15, 19 e 20). Tuttavia
quelle versioni furono mutatis mutandi qualcosa di meno
impegnativo del logo Eikon. Questo, infatti, è stato presentato
come un vero e proprio “cambio di veste grafica” dell‟Ateneo,
non una rappresentazione estemporanea.
L‟esito del lavoro è stato commentato dal sottoscritto con un
intervento sul blog “Araldica” (CONTI 2010), poi ripreso da “Il
Resto del Carlino” (CONTI 2010 a) e da Francesco Martinotti su
“Il nuovo amico” (MARTINOTTI 2010). Riporto il mio intervento
pubblicato sul blog (CONTI 2010) qui di seguito come allegato. Fig. 22 – Fine „900 - Carta intestata,
nuovo disegno
Contiene le osservazioni che ho ritenuto di dover fare sulla scelta
dell‟Ateneo.

APPENDICE
Emblemi della biblioteca universitaria.
La biblioteca universitaria si è distinta in alcuni periodi, per un
Fig. 23 – 2006 - Diploma di laurea
uso di emblemi non coincidente con quelli contemporaneamente
usati dall‟Ateneo.
Almeno dai primi anni del Novecento, essa ha in dotazione
l‟emblema col libro aperto, la spada e il cartiglio con la dicitura
UT DABITUR OCASIO (fig. 26), già decritto in precedenza.
Nella metà degli anni Trenta del Novecento, in pieno consenso del
fascismo, quando il regime cominciò ad imporre agli enti
l‟emblema del partito unico divenuto emblema di stato dal 1926,
col R.D. 12 ottobre 1933, n. 1440, l‟università non si adeguò, ma
nel timbro e nella carta intestata della biblioteca comparve lo
Fig. 24 – 2005 - Logo ideato da Kaleidon
stemma urbinate affiancato da due fasci littori (fig. 27). per le celebrazioni del quinto centenario
dell‟Ateneo
Ovviamente tale emblema sparì con la liberazione nell‟agosto
1944.

Fig. 25 – 2010 - Logo ideato da Eikon


BIBLIOGRAFIA

BASCAPÉ, 1956
G.C. BASCAPÈ, Sigilli Universitari italiani, estratto da Studi in
onore di Mons. Angelo Mercati, Giuffrè Editore, Milano, 1956.

CLOUGH, CONTI, 2006


C.H. CLOUGH, A. CONTI, Guidobaldo da Montefeltro, duca di
Urbino: fu mai gonfaloniere di Sancta Romana Ecclesia?, in
“Studi Montefeltrani”, 1006, n. 27. Fig. 26 – Inizio „900 - timbro.

CONTI, 2009
A. CONTI, Osservazioni araldiche e storiche sugli stemmi dei
Montefeltro a Palazzo Bonaventura, in “Accademia Raffaello.
Atti e Studi”, 2009, n. 1.

CONTI, 2009
A. CONTI, http://araldica.blogspot.com/2010/03/iorripilante-
nuovo-logo-delluniversita.html, in rete dal 28 marzo 2010.

Fig. 27 – Anni „30 - carta intestata e


CONTI 2010 a timbro.
A. CONTI, Il nuovo logo dell‟Ateneo va bocciato senza riserve, in
“Il Resto del Carlino”, Urbino, del 2 aprile 2010, p. 24.

GIOVANNINI 2005
C. GIOVANNINI, Cento diplomi di laurea dal XV al XX secolo
dalla collezione Nucci, in F. FARINA (a cura di), Honor & Meritus,
Panozzo Editore, Rimini, 2005.

GROSSI, GIOVANNINI, BALLANTE, 2005


M. GROSSI, C. GIOVANNINI, L. BALLANTE, Diplomi di laurea dello
Studio urbinate, in F. FARINA (a cura di), Honor & Meritus,
Panozzo Editore, Rimini, 2005.

LE GOFF 1989
J. LE GOFF, Gli intellettuali nel Medioevo, Mondadori, Milano,
1989.

LIGI 1972
B. LIGI 1972, Il convento e la chiesa dei minori conventuali e la
libera università degli Studi di Urbino, STIBU, Urbania, 1972.

MARRA 1975
F. MARRA, Chartularium Per una storia dell‟Universita di
Urbino, 1563-1799, Argalia, Urbino 1975.

MARTINOTTI 2010
F. MARTINOTTI, Paradossi postmoderni, in “Il nuovo amico”, 18
aprile 2010, p.
PALMA 1989
F. PALMA, Urbino e la sua università, Lucarini, Roma, 1989.

SAVORELLI 1997
A. SAVORELLI 1997, “Dignum cernite signum…”. „Stile araldico‟
e „stile sfragistico‟ negli stemmi delle città medievali, in
“Archivium héraldiques suisses”, CXII, II, pp. 91-113.

FASCIST UNIVERSITY GROUPS 1934


FASCIST UNIVERSITY GROUPS, The universities of Italy, 1934.

REFERENZE IMMAGINI
- Tutte le immagini di sigilli, stemmi, emblemi e logo
dell‟Università di Urbino appartengono all‟Università degli Studi
di Urbino “Carlo Bo”, riprodotti dall‟autore.
- Le immagini delle monete ducali sono tratte da R. Reposati,
Della zecca di Gubbio e delle geste de‟ conti, e duchi di Urbino, t.
I, 1772.
- L‟immagine dello stemma di Urbino è tratta dalla Pianta di
Urbino, di T. Lucci, 1689.
Le immagini sono qui riprodotte al solo scopo di illustrazione e
critica, ai sensi di legge. Tutti i diritti spettano ai proprietari.
ALLEGATO
L'orripilante nuovo logo dell'Università di Urbino (Conti 2010)
http://araldica.blogspot.com/2010/03/iorripilante-nuovo-logo-delluniversita.html

“Honolulu arrivooo!” avrebbe urlato mago Merlino vedendo il


nuovo logo dell‟Università di Urbino “Carlo Bo”. A me che non
sono Merlino e che non posso fuggire altrove e in un‟altra epoca,
altro non rimane che commentare l‟esito dell‟operazione che ha
portato alla definizione del nuovo logo dell‟Ateneo per opera
dello studio di grafica Eikon.
Prima di affrontare il merito del problema, due sono le domande
che sorgono spontanee: occorreva davvero il restyling
dell‟emblema dell‟Università? Non sarebbe stato opportuno indire
un concorso? Ebbene alla prima rispondo no e alla seconda sì,
soprattutto vista la presenza a Urbino dell‟Accademia di Belle
Arti, dell‟ISIA e dell‟Istituto d‟Arte, per non parlare d‟oltre
Trasanni…
L‟Ateneo, invece, si è dato risposte opposte, peraltro con un
risultato davvero molto deludente; ha così provveduto al radicale
cambiamento del proprio logo (ufficialmente non sostitutivo di
quello storico), affidando il lavoro a un‟agenzia di grafica senza
concorso, così come avvenne, con un altro ben misero risultato, in
occasione del quinto centenario dell‟Università. Coazione a
ripetere?

“Mostrare l‟immagine attraverso un messaggio, flessibile e


globale, al passo con i tempi”, “dare una visione riconoscibile e
visibile”, una “nuova linea comunicativa. Un‟immagine inedita,
coerente armonica e comprensibile dell‟essere e dell‟esserci
dell‟Ateneo”, persino “un‟identità nuova, fresca, d‟impatto e
dinamica al pari delle università europee”; si è giunti persino a
invocare un “nuovo Rinascimento”, di cui la città di Urbino
sarebbe simbolo. Queste alcune delle dichiarazioni che hanno
accompagnato il lancio del nuovo logo. Parole generiche, vacue e
scontate che non avrebbero stonato nella bocca di uno stilista
qualsiasi a margine dell‟ennesimo défilé.

Lasciamo perdere il contorno e dedichiamoci alla sostanza. Non


so se Eikon abbia compiuto studi preliminari sull‟evoluzione
storica e artistica dello stemma dell‟Ateneo urbinate, o se si sia
limitata a copiare pedissequamente la piccola ricerca che io
realizzai negli anni „90 del secolo scorso, come fece l‟agenzia
Kaleidon in occasione della creazione del logo per la ricorrenza
del 5° centenario dell‟Ateneo Il dubbio che non abbia fatto né
l‟uno né l‟altra, sorge leggendo nel comunicato stampa che il
nuovo emblema “si ispira al logo originario che si ritrova in un
gonfalone della seconda metà del 1800 (…)”. Un‟affermazione
che dice lunga sulle premesse del risultato finale dell‟operazione.
E‟ stato spiegato che “La nuova linea comunicativa garantisce una
continuità tra l‟iconografia precedente e quella attuale, pone al
centro la figura dell‟Immacolata”, ma è davvero così?

(Ultima versione dell'emblema storico) (Emblema realizzato da Eikon)

Esaminando il nuovo logo dell‟Università ritrovo l‟immagine


dell‟Immacolata in forma assai stilizzata, una sorta di datata e
modesta icona, sostanzialmente irriconoscibile, se non per la
vistosa aureola che però accentua la somiglianza della Vergine a
un mozzicone di candela acceso.
I numerosi particolari della più classica iconografia
dell‟Immacolata, presenti nell‟emblema storico, di origine
sfragistica, sembrano scomparsi del tutto. Forse gli autori del
nuovo logo hanno inteso rappresentare la luna con un tozzo
semicerchio rovesciato azzurro e la serpe con la leggera onda alla
base della veste della Vergine? Forse, ma con quale risultato?
Sotto questa rappresentazione agiografica troviamo una grossa
lettera u maiuscola. Leggo nel comunicato stampa che “la U di
Urbino diventa lo scudo, lo stemma che incornicia l‟immagine
sacra”. Tralasciando l‟uso improprio del termine stemma, appare
evidente che così non è: la lettera U sostituisce lo stemma bandato
già presente nel registro inferiore dell‟emblema e non incornicia
l‟immagine sacra, mah!
Quella lettera maiuscola richiama alla mente il logo ideato da
Albe Steiner per il sistema coordinato di segnalazione pubblica
del Comune di Urbino nel 1969, ma il grande designer salvò il
bandato araldico dello stemma civico, collocandolo dentro la
lettera U che acquisiva - in questo caso sì - la doppia valenza di
scudo e d‟iniziale del toponimo.
Ovviamente Eikon non poteva riproporre d‟amblée l‟idea del
grande designer, pertanto ha semplicemente eliminato l‟immagine
araldica bandata della città di Urbino, mantenendo la sola lettera
iniziale, di per sé anonima.
In sostanza l‟operazione compiuta ha eliminato tutti i riferimenti
araldici (stemma bandato, corona, scudo barocco) che pure
contribuivano a bilanciare la presenza dell‟Immacolata nel
simbolo di un‟istituzione che è sempre stata laica, salvo una
manciata d‟anni, nel corso dei suoi cinque secoli di storia.
Lo stemma bandato, in particolare, caratterizzava fortemente
questo aspetto della storia dell‟istituzione. Esso non fu e non è,
come si legge nel comunicato “lo stemma dei Montefeltro a
ribadire visivamente la nascita dell‟Università al tempo
dell‟ultimo duca della casata, Guidobaldo I (1506)”. Al momento
della fondazione del collegio dei Dottori (1506), quello stemma,
anticamente della famiglia Montefeltro, era già divenuto quello
della città, a fronte dell‟evoluzione araldica dell‟arma ducale
iniziata nella prima metà del Quattrocento.
Quell‟arma bandata d‟azzurro e d‟oro con l‟aquila sulla seconda
banda è sempre stata presente nel simbolo dell‟Ateneo quale arma
della città, perché l‟antico Collegio fondato nel 1506, era
esattamente e propriamente il Collegio dei Dottori della Città di
Urbino.In conclusione il nuovo logo dell‟Ateneo va bocciato
senza riserve ed è triste che sia indicato quale “segno del cambio
di passo che si concreta con il Rettorato del Prof. Pivato”.

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