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Letture sul gatto nero

GATTI NERI E TERRORE


1)

Edgar Allan Poe Il gatto nero


Mi sposai giovane, e fui felice di trovare in mia moglie una indole congeniale alla
mia. Osservando la mia predilezione per gli animali domestici, non perdeva
occasione di procurarmi quelli delle specie pi piacevoli. Avevamo uccelli, pesci
dorati, un bellissimo cane, conigli, una scimmietta e un gatto.
Quest'ultimo era un animale eccezionalmente forte e bello, tutto nero, e
straordinariamente sagace. Quando parlava della sua intelligenza, mia moglie, che
in cuor suo era non poco imbevuta di superstizione, alludeva spesso all'antica
credenza popolare che considerava tutti i gatti neri streghe travestite. Non che ne
parlasse seriamente: se accenno alla cosa, solo perch proprio ora mi capitato di
rammentarmene.
Pluto era questo il nome del gatto era il mio beniamino, il mio compagno di
giochi. Io solo gli davo da mangiare, e in casa lui mi seguiva dovunque andassi,
Anzi, a fatica riuscivo a impedirgli di accompagnarmi per la strada.
La nostra amicizia dur a questo modo per parecchi anni, durante i quali il mio
temperamento, il mio carattere (arrossisco a confessarlo) avevano subto, ad opera
del demone dell'Intemperanza, un radicale peggioramento. Giorno dopo giorno
divenni pi lunatico, pi irritabile, pi indifferente ai sentimenti altrui. Mi lasciai
andare al punto di usare con mia moglie un linguaggio brutale. Alla fine,arrivai
anche a picchiarla. I miei animali, naturalmente, risentirono di questo mutamento
d'umore. Non solo li trascurai, ma li maltrattai. Per Pluto, tuttavia, conservavo
ancora quel tanto di riguardo che bastava a impedirmi di malmenarlo come, senza
scrupolo alcuno, malmenavo i conigli, la scimmia o anche il cane, quando per caso
o per affetto mi venivano tra i piedi. Ma la mia malattia mi divorava sempre pi (e
quale malattia paragonabile all'alcool?), e alla fine anche Pluto, che si faceva
vecchio e di conseguenza un po' fastidioso anche Pluto cominci a provare gli
effetti del mio malumore.

2)

Bram Stoker, LA SQUAW,


Scorsi la gatta nera che si accucciava in un angolo. Gli occhi verdi luccicavano
sinistri nel buio della stanza, accesi dal sangue che le lordava il mantello e
arrossava il muso.
La gatta!, urlai. Attento alla gatta!
Proprio in quello stesso istante con un balzo fu davanti alla Vergine. Sembrava un
demone trionfante.
Gli occhi, feroci, le brillavano, il pelo era ritto sul dorso tanto da sembrare
raddoppiato di volume, e con la coda si sferzava i fianchi, come una tigre davanti
alla preda.
Elias Hutcheson doveva trovare la cosa divertente, poich gli occhi gli ridevano.
Restassi stecchito se la squaw non sul sentiero di guerra, disse. Allontanatela,
perch se tenta qualche scherzetto col sottoscritto, il capo, qui, mi ha imballato cos
bene che se quella mi salta agli occhi per cavarmeli non posso nemmeno muovere
un dito.
In quel momento Amelia perse del tutto conoscenza e dovetti sorreggerla per la
vita, perch non cadesse a terra. Mentre mi occupavo di lei, scorsi la gatta nera

prepararsi per il balzo e feci per lanciarmi in difesa di Hutcheson.


Ma nello stesso istante, con un grido infernale, il felino scizz non contro
Hutcheson, come tutti ci aspettavamo, bens in faccia al custode, gli artigli pronti a
trafiggere con furia selvaggia, come i dragoni rampanti nelle stampe cinesi.
Dall'occhio del disgraziato, gi per la gota, vi era un segno che si andava tingendo
di rosso, l dove l'artiglio aveva lacerato la carne.
Con un grido che ancora non esprimeva dolore, ma solo una incontrollabile paura,
l'uomo fece un balzo all'indietro, lasciando ricadere cos la porta di ferro. Mi
lanciai, ma troppo tardi: la corda saett intorno alla carrucola e la pesante massa
cadde in avanti con la forza del suo stesso peso.
Mentre la porta si chiudeva, colsi per un attimo lo sguardo del nostro povero amico.
Gli occhi erano attoniti, sbarrati in un orrore angoscioso; nessun suono gli usc dalle
labbra. Evidentemente, il terrore lo paralizzava.
Poi gli aculei compirono la loro opera. Fortunatamente, la fine fu rapida, perch,
quando aprii la porta, vidi che avevano trafitto talmente a fondo da restare infissi
nel cranio. Lo liberai, o meglio, strappai ci che restava di lui da quella prigione di
ferro: cadde lungo disteso, legato com'era, con un tonfo sordo sul pavimento, a
faccia in su.
Corsi da mia moglie, la sollevai e la portai fuori, perch temevo potesse perdere la
ragione riprendendo i sensi a un simile spettacolo. La deposi su una panca fuori e
tornai di nuovo indietro. Piegato contro il pilastro di legno, il custode gemeva dal
dolore, comprimendosi gli occhi con un fazzoletto insanguinato.
E seduta sul capo del povero americano vi era la gatta, che faceva sonoramente le
fusa, lambendo il sangue che sgorgava dalle straziate cavit orbitali.
GATTI NERI SCACCIATI
3)

Michail Bulgakov IL MAESTRO E MARGHERITA


Avendo perso uno degli inseguiti, Ivan concentr la sua attenzione sul gatto, e vide
quello strano animale avvicinarsi al predellino del vagone di testa del tram A
immobile alla fermata, spingere via con insolenza una donna, afferrare la maniglia e
tentare perfino di dare una moneta da dieci copeche alla bigliettaia attraverso un
finestrino aperto per l'afa.
Il comportamento del gatto sbalord talmente Ivan da lasciarlo immobile davanti
alla drogheria sull'angolo; e subito una seconda volta, ma con molta pi forza egli
fu sbalordito dal comportamento della bigliettaia. Questa, non appena vide il gatto
che saliva sul tram, grid con una rabbia che la scuoteva tutta:
- vietato ai gatti! vietato portare gatti! Passa via! Scendi, se no chiamo la
polizia!
N la bigliettaia n i passeggeri furono colpiti dalla cosa principale: non dal fatto
che un gatto salisse sul tram, questo poteva ancora passare, ma dal fatto che volesse
pagare il biglietto!
Il gatto si dimostr animale non soltanto solvibile, ma anche disciplinato. Alla
prima sgridata della bigliettaia cess l'attacco, si stacc dal predellino e si sedette
alla fermata, soffregandosi i baffi con la monetina. Ma non appena la bigliettaia
diede il segnale e il tram si mosse, il gatto si comport come chiunque sia cacciato
da un tram, sul quale deve viaggiare per forza. Dopo essersi lasciato passare davanti
tutte e tre le vetture, balz sulla parte posteriore dell'ultima, si afferr con la zampa
a un tubo che usciva dal veicolo e fil via, economizzando in tal modo il prezzo
della corsa.

Questo episodio viene richiamato in seguito dal Maestro, dedito alla stesura di una sofferta ed
inconsueta biografia su Ponzio Pilato:
Il Maestro stralun gli occhi. () Profondamente sbalordito, si guard intorno e
disse infine al gatto:
- Chiedo scusa, sei tu... lei... - Si confuse, non sapendo come ci si rivolge a un
gatto. - E' lei quel gatto che fu fatto salire in tram?

S, sono io, - conferm il gatto, lusingato, e soggiunse: - Mi fa piacere sentire


come tratta cortesemente un gatto. Ai gatti, di solito, si d del tu chiss perch,
anche se nessun gatto ha mai fraternizzato con qualcuno trincando insieme.
4)

Bruce Marshall Il capriccio dei gatti


Ma un bel giorno comparve Salom e, ritenendola un gatto randagio, decidemmo di
tenerla come compagna di gioco per Bimmy.
Aveva un mese pi di Bimmy ed era nera come lui. Alla fine, tuttavia, si scopr che
apparteneva alla cuoca della villa vicina e che era venuta da noi solo perch preferiva
l' odore del pesce cucinato nella nostra cucine, che la puzza di aglio della sua.
Anche nel Sud della Francia non sempre prudente supporre che tutti i gatti
vagabondi siano privi di casa.
Generalmente, tuttavia, proprio cos, e se vi capitasse di incontrare un gatto
miagolante in autunno, potete essere certi che non appartiene a nessuno.
I villeggianti sconsiderati hanno l' abitudine di accettare un micino in dono per
divertire i loro bambini durante i mesi estivi, e poi, quando chiudono le ville in
ottobre, di abbandonarli in strada.
Va gagner ta vie! ecco la frase di commiato con cui Sidonie aveva udito, una
volta, mettere in strada un gattino in una notte piovosa.
Sidonie non mi disse cosa avesse fatto del gattino, e io ebbi paura di chiederglielo,
poich sapevo che, per Sidonie, come per molti cattolici latini, i gatti non erano che
betes le cui sofferenze non avevano importanza.
Se sentimentale l'essere convinti che gli animali possano provare dolore, allora io
sono un sentimentale.
Ma il sentimento non sentimentalismo, e ho notato che quelli che abbandonano i
gatti a morire di fame, sono i goinfres, gli avidi, e i mascalzoni.

IL RISCATTO DEL GATTO NERO


5)

Shifra Horn GATTI, una storia d'amore (Zizi)


Quando crebbi e mi impuntai nel volere un gatto, naturalmente ricevetti una risposta
negativa. I miei genitori strinsero i denti e mi portarono, come ripiego, un cane, delle
tartarughe, un acquario di pesci tropicali, un riccio, un pappagallo, e mi fecero
perfino allevare un serpente, ma un gatto non entr mai tra le mura di casa nostra.
Guai anche solo a menzionar l' animale che faceva balbettare la mamma!!!
Di nascosto portavo in casa dei micetti che chiedevo alla vicina che ne allevava a
decine nel cortile, mi stringevo con loro sotto la trapunta nell' inverno gerosolimitano
e li restituivo, l'indomani, senza che nessuno della mia famiglia se ne accorgesse.

La svolta avvenne l' anno in cui festeggiai il mio batmitzwah.


Un cucciolo di gatto nero come il carbone, con il pelo morbido e lucido, mi si
strusci contro le gambe mentre andavo a scuola.
Era una femmina, e la chiamai all' istante Ziz.
Ma come si fase si vuole portare a casa una gattina, per di pi nera, che porta
sfortuna???
Solo per una notte!!! supplicai, e mia madre, in un eccezionale slancio di
generosit, mi disse di si.
L' indomani la gattina decise che non ci avrebbe lasciato, e mi aspett accanto alla
porta.
Fu cos che Ziz, una gatta di strada nera, divenne la mia prima gatta.
Passavo ore ad accarezzare il suo corpo e a frugare nelle profondit del suo pelo
lucente, ma non riuscii mani a trovarle nemmeno un pelo bianco.
Per via del suo colore, Ziz godeva della precaria posizione di gatto che porta
sfortuna.
La sua influenza sulle persone era cos forte che, nel nostro condominio, due vicine
si bandirono dal nostro appartamento, e non salivano pi da noi quando avevano
finito lo zucchero o il latte per il caff.
Quelle vicine, la cui serenit interiore era minacciata dalla gatta nera, erano
ovviamente provviste di pezzetti di vetro azzurro al cui centro era dipinto un occhio
spalancato che scacciava il malocchio, e, per tutelarsi completamente, si erano anche
munite di manine di Fatima un portafortuna a forma di palmo di mano aperto si
erano legate dei fili rossi intorno al polso destro, ed avevano infilato spicchi d'aglio
odorosi nelle tasche del vestito, mezzi sperimentati ed efficaci anche contro i
vampiri.
Dalle ricerche che feci sull'argomento scoprii che Ziz apparteneva alla razza dei
gatti portajella che sono perseguitati senza che abbiano alcuna colpa, ancora ai giorni
nostri, da persone ignoranti e ottuse che lanciano, nella loro direzione, tre sputi
precisi, se attraversano loro la strada.
Queste creature innocenti, prive di ogni intento malvagio, sono presenti anche nel
detto tra di loro passato un gatto nero, con il quale si vuole esprimere un conflitto
tra persone, e sulle povere spalle dal pelo nero, a volte si caricano molte delle pene
che affliggono la gente.
La mia innocente Ziz apparteneva alla razza di gatti che sono sospettati di avere
legami con Satana e le streghe, e se fosse vissuta nel Medioevo, sarebbe stata, senza
dubbio, torturata a morte, per venire poi bruciata sul rogo pubblico nella festa di San
Giovanni o nei fal di Pasqua, come si faceva in Francia.
C' chi sostiene che, come conseguenza di questo sterminio di massa dei gatti neri, ai
giorni nostri, quasi non si trovi pi un gatto completamente nero, perch i gatti che
hanno qualche pelo bianco, meritano il beneficio del dubbio.
Come conseguenza di tale selezione genetica, i gatti completamente neri sono
diventati sempre pi rari.
Gli avi di Ziz erano riusciti, a quanto pareva, a salvare il pelo, e perci lei si
meritava di essere annoverata tra i membri di una rara famiglia che era riuscita a
sopravvivere, crescere, moltiplicarsi malgrado le credenze calunniatrici della gente.
Non stancher i lettori con il racconto delle tribolazioni che passammo lei ed io fino
a che la signora nera si guadagn, da sola, la sua posizione inattaccabile in casa,
imponendo il suo dominio sulla poltrona della televisione e sulle ginocchia di mio
padre mentre lui era impegnato nelle sue ricerche, e partor decine di cuccioli a sua
immagine e somiglianza.
Chi conosceva mia madre, e l' incontrava dal macellaio, mentre chiedeva zampe e
teste di pollo, poi si affaticava nel tragitto fino a casa carica di sporte (allora non era

ancora possibile comprare cibo pronto per i gatti nei negozi) e si vantava con le
vicine delle storie di Ziz e dei suoi cuccioli senza balbettare, stentava a credere ai
propri occhi.
Quando lasciai la casa dei miei genitori e pretesi di portare nella mia casa nuova Ziz,
mia madre mi rispose con un secco NO Ziz la gatta di casa e non la tua gatta, e il
suo posto qui da noi, sostenne.
Dopo una risposta simile si pu credere a qualunque cosa, anche alla venuta del
messia.
6)

Pusskin l' eroina


da Le prove viventi che i gatti hanno 9 vite di Janet Hayward
Pusskin era una gattina nera che pesava non pi di due chili, nonostante fosse gi un
animale adulto.
Alla nascita era la pi minuta di una cucciolata di quattro gattini, tanto che Elsie,
contrariamente alle sue abitudini, si era lasciata impietosire e aveva deciso di nutrirla
con il biberon per aiutarla a sopravvivere. Pusskin le restitu il favore seguendola
praticamente dappertutto.
Elsie cerc di incoraggiarla a seguire l' esempio degli altri gatti della fattoria: tutti
felini indipendenti che lavoravano sodo, giorno e notte, catturando topi e ratti. Non
c'era posto per una scansafatiche!!!
ma la gattina nera continuava a seguire Elsie, e, invece di emulare gli altri gatti,
divent la sua assistente ufficiale.
Un giorno Elsie si stava dirigendo verso un recinto di pecore con la mente assorta
nelle sue incombenze ancora da sbrigare.
La gattina era corsa avanti ed aveva cominciato a soffiate ed agitarsi fissando un
punto dove l' erba cresceva pi alta. Elsie avanz con cautela fino quasi a
raggiungerla. Incredibile a dirsi, la gattina stava saltando attorno a uno dei pi grossi
e mortali serpenti neri dal ventre rosso che Elsie avesse mai visto. Ogni volta che
questo alzava la testa e cercava di colpire quel nero fagottino peloso, Pusskin
contrattaccava.
Con il cuore che le martellava in petto, Elsie si rese conto di avere solo due
possibilit:tentare di salvare Pusskin e rischiare di essere morsa dal velenoso e
potenzialmente mortale rettile, oppure abbandonare la gatta alla sua strenua lotta
contro il serpente e mettersi in salvo fintanto che quest'ultimo era distratto. Elsie
aveva sentito raccontare di come il serpente nero dal ventre rosso fosse solito
inseguire le sue prede.
Consapevole del fatto che sarebbe finita proprio sul serpente se Pusskin non l' avesse
messa in guardia, Elsie dovette prendere la straziante decisione di tornare indietro e
salvarsi la vita ringraziando intimamente la gattina che le sacrificava la sua. Cos
fece ritorno alla fattoria con cuore greve.
Tre giorni pi tardi, mentre Elsie era intenta al suo lavoro in fattoria, vide stupita
Pusskin che, con passo malfermo e il pelo arruffato, stava avanzando verso di lei.
Incredula, Elsie la sollev con dolcezza per controllare i danni subiti: stentava a
credere che la gattina fosse sopravvissuta, e, ancor di pi, che fosse riuscita a tornare
a casa. In qualche modo, come in una favola dei tempi passati, era stata la minuscola
gattina ad avere la meglio suo grosso serpente.
In segno di gratitudine ed ammirazione per il suo eroismo, Pusskin fu dispensata
dalle sue incombenze e condusse una vita privilegiata al fianco di Elsie.
Pi tardi, quando quest'ultima si ritir e si trasfer in citt, Pusskin e la sua fama la
seguirono. Elsie andava molto fiera della gattina ed amava raccontare la sua storia
miracolosa. Pusskin era considerata davvero un'eroina da tutti coloro che la

conoscevano, e quando Elsie volle affittare un appartamento, perfino l' agente


immobiliare, dopo aver sentito come la bestiola le avesse salvato la vita, decise di
ignorare la regola che imponeva di non tenere a casa animali domestici.
Chi ha detto che i gatti neri portano sfortuna???
GATTI NERI NELLA POESIA
7)

Il gatto nero di Rainer Maria Rilke


Anche il fantasma evanescente vero,
Se un giorno riesci a intravederlo suona.
Questo nero sipario copre invece
Lo sguardo acuto delle tue pupille,
Come cella ovattata che ad un tratto
Spezza veloce e insieme dissolvente
Il terribile grido di un demente.
Sembra il custode antico di ogni sguardo
Che vuol celato in lui:
Tutti li stringe a s
Per sonnecchiarvi sopra,
Ostile e pigro
Del tutto in s racchiusi, il lungo giorno.
Ma se ad un tratto si desta
E volge il muso in pieno
Volto, e ti guarda fissamente
Ritrovi allora il lampo del tuo sguardo
Nelle tonde pupille misterioso
Chiuso in quell'ambra come morto insetto.

8)

Le petit chat di Edmond Rostand


E' un gattino nero, sfrontato oltre ogni dire,
Lo lascio spesso giocare sul mio tavolo.
A volte vi si siede senza far rumore,
Quasi un vivente fermacarte.
Gli occhi gialli e blu sono due agate
A volte li socchiude, tirando su col naso,
Si rovescia, si prende il muso tra le zampe,
Pare una tigre distesa su di un fianco.
Ma eccolo ora smessa l'indolenza
Inarcarsi... somiglia proprio ad un manicotto;
E allora, per incuriosirlo, gli faccio oscillare davanti,
Appeso ad una cordicella, un mio turacciolo.
Fugge al galoppo, tutto spaventato,
Poi ritorna, fissa il turacciolo, tiene un po'
Sospesa in aria ripiegata la zampetta,
Poi abbatte il turacciolo, l'afferra; lo morde.
Allora, senza ch'egli la veda, tiro la cordicella,
Ed il turacciolo si allontana, e il gatto lo segue,

Descrivendo dei cerchi con la zampa,


Poi salta di lato, ritorna, fugge di nuovo.
Ma appena gli dico Devo lavorare,
Vieni, siediti qua, da bravo! si siede...
E mentre scribacchio sento
Che si lecca col suo lieve struscio molle.
9)

Iside e Luna di Rosella Mancini


Iside e Luna
Perle nere gemelle
di te, Luce, pupille
il bivalve splendore
del cosmico notturno
le adombra come stelle
gelose dei raggi del sole.

GATTI NERI IRONICI


10)

Tre uomini in barca (per non parlar del cane) di Jerome Klapka JEROME,
I fox-terriers sono fatti cos e quindi non posso biasimare Montmorency per le sue
tendenze a perseguitare i gatti; ma quella mattina egli deve aver pensato che
sarebbe stato meglio se avesse fatto tacere i suoi istinti.
Come stavo dicendo, noi tornavamo dal bagno e a met della High Street un gatto
spunt da una casa dinanzi a noi e cominci a trotterellare per attraversare la strada.
Montmorency emise un grido di gioia - il grido del fiero combattente che vede
arrivar a tiro il nemico - forse quella specie di grido che lanci Cromwell quando
vide che gli scozzesi scendevano dalla collina - e si lanci dietro la preda.
La vittima era un gattone nero maschio grandissimo. Mai visto un gatto cos grande
n un gatto di pi sinistro aspetto. Non aveva che mezza coda, un occhio solo ed un
pezzo abbastanza notevole di naso. Era un animale lungo, nodoso e con l'aria
tranquilla e sicura di s.
Montmorency si scagli verso quel povero gatto alla media di venti miglia all'ora;
ma il gatto non si scompose, sembrava che non avesse afferrato l'idea che la sua
vita era in pericolo. Continu il suo trotto regolare fino a che l'assassino non gli
arriv a mezzo metro di distanza; poi si rigir, si sedette nel bel mezzo alla strada e
guard Montmorency con un'espressione di cortese interrogazione che voleva dire:
-Cercate me?
Montmorency non manca di coraggio, tuttavia nello sguardo di quel gatto c'era
qualcosa che avrebbe gelato il cuore del cane pi temerario.
Si ferm di colpo e rimase a fissare il gattone.
Nessuno dei due parl ma facile capire che il loro muto colloquio si svolse nel
modo seguente:
IL GATTO: In cosa posso servirvi?
MONTMORENCY:Oh no ! Grazie... nulla.
IL GATTO: Oh non fate cerimonie, se proprio cercate qualcosa... dite pure.

MONTMORENCY(retrocedendo per la High Street): Oh, nulla, nulla, davvero...


prego... non vi scomodate. Scusate il disturbo.
IL GATTO: Ma quale disturbo, sarebbe un piacere. Siete certo che non cercate
nulla, allora?
MONTMORENCY(rinculando sempre): Proprio nulla, grazie molto... molto gentile
da parte vostra. Arrivederci.
IL GATTO: Buongiorno.
Poi il gatto si alz e riprese la sua trottatina mentre Montmorency, torn verso di
noi con la coda tra le gambe, e si mise alla retroguardia in atteggiamento
abbastanza mortificato.
Ancora oggi, se voi dite la parola "gatto", Montmorency si raggomitola tutto e vi
guarda con occhi imploranti che par che dicano: - Per favore... non ne parliamo.
GATTI NERI COME PORTAFORTUNA
11)
Kaspar un gatto nero molto silenzioso
da I 100 gatti che hanno cambiato la storia di Sam Stall
Nel 1927 fu commissionata allo scultore Basil Ionides, una statua di legno alta una
novantina di centimetri, raffigurante un gatto nero.
La statua in Art Dco, fu soprannominata Kaspar, e destinata a completare la
tavolate con tredici commensali.
Da allora Kaspar divenne la celebrit del Savoy, tanto da venire richiesto persino da
gruppi al di sopra o al di sotto del numero fatale. Naturalmene, come qualunque
altro ospite, il gatto di legno aveva le sue posate, sostituiti a ciascuna portata, e in
pi i camerieri gli annodavano perfino in elegante tovagliolo al collo.
Nel corso dei decenni, Kaspar ha finito per banchettare con innumerevoli
personalit. Era , per esempio, uno degli ospiti preferiti da Winston Churchill.
Ma perch Churchill era tanto affezionato a Kaspar?
Forse perch non raccontava in giro ci che ascoltava a tavola. Mai. Proprio mai!
IL GATTO NERO E LA DIVERSITA'
12)

Luis Sepulveda STORIA DELLA GABBIANELLA E DEL GATTO CHE LE INSEGN


A VOLARE
Il gatto nero grande e grosso prendeva il sole sul balcone, facendo le fusa e
meditando su come si stava bene l, a pancia all'aria sotto quei raggi tiepidi, con
tutte e quattro le zampe ben ritratte e la coda distesa.
Nel preciso istante in cui si girava pigramente per farsi scaldare la schiena dal sole,
sent il sibilo provocato da un oggetto volante che non seppe identificare e che si
avvicinava a grande velocit. Viglie, balz in piedi sulle zampe e fece appena in
tempo a scansarsi per schivare la gabbiana che cadde sul balcone.
Era un uccello molto sporco. Aveva tutto il corpo impregnato di una sostanza scura
e puzzolente.
Zorba si avvicin e la gabbiana tent di alzarsi trascinando le ali.
Non stato un atterraggio molto elegante, miagol.
Mi dispiace. Non ho potuto evitarlo, ammise la gabbiana.
Senti, sembri ridotta malissimo. Cos' quella roba che hai addosso? E come

puzzi!, miagol Zorba.


Sono stata raggiunta da un'onda nera. Dalla peste nera. La maledizione dei mari.
Morir, stridette accorata la gabbiana.
Morire? Non dire cos. Sei solo stanca e sporca. Tutto qua. Perch non voli fino
allo zoo? Non lontano e l hanno veterinari che potranno aiutarti, miagol Zorba.
Non ce la faccio. Questo stato il mio ultimo volo, stridette la gabbiana con voce
quasi impercettibile e chiuse gli occhi.
Non morire! Riposati un po' e vedrai che ti riprendi. Hai fame? Ti porter un po'
del mio cibo, ma non morire, preg Zorba avvicinandosi alla gabbiana esausta.
Vincendo la ripugnanza, il gatto le lecc la testa. La sostanza di cui era coperta
aveva anche un sapore orribile. Mentre le passava la lingua sul collo, not che la
respirazione dell'uccello si faceva sempre pi debole.
Senti, amica, io voglio aiutarti, ma non so come. Cerca di riposare mentre vado a
chiedere cosa si fa con un gabbiano ammalato, miagol Zorba prima di
arrampicarsi sul tetto.
Si stava allontanando in direzione dell'ippocastano quando sent che la gabbiana lo
chiamava.
Vuoi che ti lasci un po' del mio cibo?, sugger, leggermente sollevato.
Voglio deporre un uovo. Con le ultime forze che mi restano voglio deporre un
uovo. Amico gatto, si vede che sei un animale buono e di nobili sentimenti. Per
questo ti chiedo di farmi tre promesse. Mi accontenterai?, stridette agitando
goffamente le zampe nel vano tenttivo di alzarsi in piedi.
Zorba pens che la povera gabbiana stava delirando e che con un uccello in uno
stato cos pietoso si poteva solo essere generosi.
Ti prometto tutto quello che vuoi. Ma ora riposa, miagol impietosito.
Non ho tempo per riposare. Promettimi che non ti mangerai l'uovo, stridette
aprendo gli occhi.
Prometto che non mi manger l'uovo, ripet Zorba.
Promettimi che ne avrai cura finch non sar nato il piccolo, stridette sollevando
il capo.
Prometto che avr cura dell'uovo finch non sar nato il piccolo.
E promettimi che gli insegnerai a volar, stridette guardando fisso negli occhi il
gatto.
Allora Zorba si rese conto che quella sfortunata gabbiana non solo delirava, ma era
completamente pazza.
Prometto che gli insegner a volare. E ora riposa, io vado in cerca di aiuto,
miagol Zorba balzando direttamente sul tetto.
Kengah guard il cielo, ringrazi tutti i buoni venti che l'avevano accompagnata e,
proprio mentre esalava l'ultimo respiro, un ovetto bianco con delle macchioline
azzurre rotol accanto al suo corpo impregnato di petrolio

Molto toccante il modo in cui Sepulveda (peraltro grande amante dei gatti: Zorba era in realt
ispirato proprio al suo gatto omonimo) affronta il tema del rispetto delle diversit, anche perch la
gabbianella convinta di essere un gatto:
Ti abbiamo protetta fin da quando sei uscita dall'uovo.
Ti abbiamo dato tutto il nostro affetto senza alcuna intenzione di fare di te un gatto.
Ti vogliamo gabbiana. Sentiamo che anche tu ci vuoi bene, che siamo tuoi amici, la
tua famiglia, ed bene che tu sappia che con te abbiamo imparato qualcosa che ci
riempie di orgoglio: abbiamo imparato ad apprezzare, a rispettare e ad amare un

essere diverso. E' molto facile accettare e amare chi uguale a noi, ma con
qualcuno che diverso molto difficile, e tu ci hai aiutato a farlo.
Sei una gabbiana e devi seguire il tuo destino di gabbiana. Devi volare.
STORIE VERE DI GATTI NERI MOLTO SPECIALI
13)

Kit Kat, alias James Bond


da Le prove viventi che i gatti hanno 9 vite di Janet Hayward
La vita in quell'ambiente rurale era perfetta per la famiglia Davies e per la loro
amatissima gatta Kit Kat, un bellissimo esemplare di persiano nero di otto anni.
Kit Kat, che era con loro fin da piccola, era considerata a tutti gli effetti un membro
della famiglia, proprio come i due bambini.
Coccolata e vezzeggiata, nutrita solo con il miglior cibo per gatti, non aveva perso
per il proprio acuto istinto felino.
Amava considerarsi una gatta avventurosa e adorava la campagna.
Durante il giorno i arrampicava sugli alberi e si spingeva in lunghe esplorazioni del
giardino e dei terreni circostanti.
Ma una particolare sera di primavera, la temeraria risolutezza di Kit Kat venne messa
davvero a dura prova.
La mamma di Ben andava di fretta. Era gi in ritardo e doveva recarsi in citt per il
concerto annuale della scuola.
Perci corse verso la macchina, salt dentro, e part nella notte.
Mentre procedeva lungo le strade semideserte, not che il conducente dell' auto che
la seguiva faceva lampeggiare i fari e suonava il clacson. Trattandosi di una zona
isolata, non se la sent di accostare, perci prosegu.
L' auto alle sue spalle continu a suonare il clacson e fece alcuni tentativi per
superarla.
A quel punto la mamma di Ben decise di accelerare.
Poi, all'improvviso, udii uno strano colpo sulla carrozzeria. In preda al panico e
credendo di essere stata colpita da qualcosa, decise di accostare sul ciglio della
strada. Il minaccioso automobilista che la seguiva accost a sua volta e le grid:
Non aveva visto che le avevo facevo segno? Ho continuato a lampeggiare. C'era un
gatto sul portapacchi della sua auto, ed caduto proprio laggi!.
La mamma di Ben venne colta dal panico...cap immediatamente cosa era
accaduto...a Kit Kat era sempre piaciuto dormire sul tetto dell' auto!!!
doveva aver viaggiato per tutto qul tempo aggrappata al portapacchi ed in preda al
terrore.
La mamma di Ben si precipit in cerca della gatta. Perlustrarono tutta la zona nei
pressi del punto dove avevano sentito il tonfo, e anche pi gi, lungo la collina.
Ma ormai era buio pesto, e probabilmente la povera Kit Kat non era sopravvissuta
all' incidente.
Poi, come un fulmine a ciel sereno, sei mesi pi tardi, in un pomeriggio piovoso,
sulla soglia della porta, bagnata fradicia, e anche un po' arrabbiata, stava una
versione molto malridotta della loro preziosa Kit Kat!
Si trattava davvero di un miracolo! Kit Kat era scampata a quel viaggio a rotta di
collo sul portapacchi, restandovi probabilmente aggrappata con le unghie, era riuscita
ad atterrare illesa dopo essere caduta dall'auto in corsa, era sopravvissuta per sei mesi
a una vita randagia nella boscaglia infestata da pericolosi serpenti, ragni e dingo, ed
era riuscita a trovare la strada di casa.
Indubbiamente si trattava della gatta pi fortunata del mondo!

14)

Marzia Detassis Un inverno a Praga,


Appena scese le scalette che mi portavano a Kampa, vicino alla solita panchina lo
rividi.
Quella volta si era avvicinato furtivo ed aveva strofinato il suo musetto sui miei
stivali, emettendo un miagolio affettuoso e confidenziale, e subito con un balzo
aveva raggiunto la panchina del nostro precedente incontro.
Mi ero seduta accanto a lui, avevo sfilato il guanto, e raccolto alcuni croccantini
dalla mia borsa per porgerglieli lentamente.
Poco dopo lo vidi avvicinarsi con passo lieve per adagiarsi sulle mie gambe, e
senza mai smettere di fissarmi, con la sua linguetta umida, raccolse il pasto frugale
che gli avevo offerto.
Micio, sei incantevole! Con gli occhi gialli, il manto nero e lucido e profumi di
cannella, di Natale, di foresta selvaggia, di caminetto e di scorribande.

GATTI NERI E VETERINARI


15)

Fledermaus da Un fiocco di neve nella mia mano Samantha Mooney


Il nuovo anno inizi con l' arrivo di un nuovo gatto nella mia esistenza.
Arriv per fermarsi poco tempo, introducendosi furtivamente nella mia vita,
nascondendosi, facendosi a stento notare nell'ombra di una mia ricognizione.
Non posso dire quando decisi di affezionarmi a lei e nemmeno perch, so solo dire
che la sua timidezza mi colp. Era cos sottile, cos spaventata, cos refrattaria allo
stato di felino in gabbia. Non so nemmeno come e quando la trovai di nuovo.
Ricordo che era scomparsa, nascosta chiss dove, in qualche posto che poi divent
familiare ad entrambe.
Il fatto che fosse diventata parte della mia vita accadde in modo cos naturale che
non ci feci nemmeno caso. E poi, improvvisamente, detti inizio ad ogni nuova
giornata andando a cercarla nella sua gabbietta. Lei miagolava e si avvicinava alla
porta. Non era pi nella mia ombra, era la mia stessa ombra, attendeva
pazientemente che io finissi le cure e poi si incollava dietro di me, attraverso la sala
d'aspetto, fino in ufficio.
I giorni in cui l' ambulatorio era aperto si sedeva accanto alla porta, osservando i
pazienti che a mano a mano arrivavano. A differenza di Clancy, lei era una
spettatrice.
Stava l ad osservare fino a che qualcuno si accorgeva di lei e poi andava a
nascondersi.
Faceva gite occasionali fino all' ascensore oppure mi scortava fino al bagno delle
signore, poi cercava un posto tranquillo per andare a dormire soddisfatta. Sceglieva i
cassetti, il davanzale della finestra, e qualche volta il suo cesto. In quei mesi sbocci
come un fiore. Nonostante fosse ancora timida si avventurava nella zona dell'
ambulatorio, andando a far visita ai pazienti, entrando e uscendo dai vari ambulatori
infilandosi sotto le pareti divisorie fino a che riusciva a trovarmi.
Il suo nome era Fledermaus.
Assomigliava ad un pipistrello, sembrava avesse il labbro leporino e di un piccolo
solco al centro del suo nasino piatto. Entr nella mia vita in un momento in cui ero
un po' isolata.
Solo Fledermaus, dapprima timida nella sua curiosit, riusc a camminare sulla
superficie fredda delle mie emozioni ghiacciate, lasciando impronte leggere sullo

strato di gelo.
Deliberatamente e amorevolmente, i colm di una tale nostalgia per il mondo esterno
che decisi di aprire la finestra per avvicinarmi a lei.
Come le radici degli alberi vanno incontro al disgelo con il sopraggiungere della
primavera, cos i miei sensi si risvegliarono percorsi da fremiti.
La vista si focalizz attraverso i suoi occhi e la gioia si manifest nei suoi impulsi
vitali.
Avevo trovato un'amica nel mondo esterno che aveva fiducia in me e mi amava.
Qualcuno che mi aveva scelto deliberatamente e che mi accettava completamente.
Qualcuno che aveva bisogno di me. Avevo trovato un'amica che attendeva che fossi
io a scegliere il momento giusto, che non mi obbligava a fare qualcosa o a parlare
per forza, che non cerava di cambiare la mia vita per poter svolgere pi facilmente il
suo ruolo. Lei semplicemente mi amava e aveva fiducia in me. Ed io, nella mia
incapacit di esprimermi, di comunicare quel mio senso di vuoto, le mie paure , le
mie delusioni, io avevo bisogno di quella sottile, esile Fledermaus.
16)

Omero gatto nero di Gwen Cooper


Prefazione di Patricia Khuly, medico veterinario
Quando vidi il gattino per la prima volta non era altro che un minuscolo batuffolo di
lanugine nera. A un primo sguardo un micetto qualunque, fino a che non sollev il
muso per emettere un miagolio di straordinaria potenza per una creaturina lunga
soltanto dieci centimetri dalla punta delle orecchie alla coda.
Per quanto fosse piccino, si volt al suono della mia voce. Fu allora che vidi i suoi
occhi. Quell'orfanello di due settimane era evidentemente affetto da una grave
infezione che di certo gli sarebbe costata la vista, se non la vita.
La coppia che lo aveva trovato, piena di buone intenzioni, mi preg di sopprimerlo.
Nonostante le loro suppliche, lo sottoposi a un approfondito esame, mentre il micino
si dimenava, miagolando vigorosamente sul tavolo di acciaio dell'ambulatorio.
Alla fine annunciai che sembrava in perfetta salute, fatta eccezione per il problema
agli occhi. Sarebbero stati disposti ad adottarlo se fossi riuscita a curare l' infezione?
Per una lunga lista di ragioni, al coppia disse che non era in grado di dare una casa
ad una bestiola tanto piccola. Lavoravano! Avevano un cane! Non potevano
permetterselo!
E poi, quante probabilit aveva di riacquistare la vista? Oh nessuna...nemmeno una!
Spiegai loro che intendevo rimuovere chirurgicamente gli occhi al fine di salvargli la
vita.
Sono pi che certa che fu quello il momento in cui li persi. Scossero la testa
sgomenti e decisero di affidarlo alle mie cure. Con tutta probabilit, i suoi strazianti
miagolii accelerarono la loro decisione di abbandonarlo, poich sembravano convinti
che soffrisse pene indicibili.
In seguito alla formale rinuncia dei padroni, il gattino pass sotto la mia
responsabilit, e forse fu meglio cos. Nutrivo ancora dei dubbi, ma questi svanirono
presto quando scoprii la fonte del suo pi immediato sconforto: la fame!
Una ciotolina di pappa ammorbidita con un po' di latte, plac il suo pianto.
Nel giro di pochi minuti sprofond in un sonno pacifico, confermando la mia
decisione di intervenire sui suoi occhi, nonostante la cecit che ne sarebbe
conseguita.
Dopotutto, pensai, quel gattino non aveva mai beneficiato della vista.
A differenza dei cuccioli d'uomo, i gatti non aprono gli occhi prima di una decina di
giorni dalla nascita e la prolungata infezione, in quel micetto di due settimane, aveva

quasi certamente impedito lo sviluppo della vista.


Una volta operato, sarebbe rimasto cieco, ma non avrebbe mai sentito la mancanza di
quel senso prezioso.
Come molti animali, infatti, i gattini sono in grado di ridirezionare le proprie facolt
neurologiche al fine della sopravvivenza attraverso un processo definito
adattamento ambientale individuale....il parolone maschera, in realt, il mio rifiuto
di sopprimerlo.
Come potevo venire meno al mio dovere di alleviare le sofferenze, se potevo far s
che una piccola esistenza valesse la pena di essere vissuta?
Chiedete a qualunque giovane veterinario idealista, e , con tutta probabilit, vi
confesser il medesimo peccato che commisi io il giorno in cui incontrai quel
batuffolino nero.
Se un animale ammalato ma guaribile, e, persino remotamente, adottabile, allora
scritto, ci diciamo. Una bestiola sfortunata, riesce sempre a toccare le corde del
nostro cuore con straordinarie capacit di sopravvivenza e un irresistibile potenziale
da brutto anatroccolo.
Sapevo che non avrei mai potuto tenere un gattino cieco a casa mia, avendo un
bambino piccolo ed un grosso cane. Eppure ero certa di non poter lasciare morire un
esserino per il resto forte e sano. Di certo, qualcuno nel mio giro di parenti e amici lo
trover irresistibile quanto me, ragionai. Avrebbe avuto una casa sa io fossi riuscita
ad individuare una persona con una giusta miscela di eccentricit ed empatia per
accollarsi un caso delicato.
Seguirono due settimane di rifiuti continui. Contattai la mia famiglia, una schiera di
amanti degli animali che coscienziosamente diffuse la notizia del gattino cieco in
cerca di genitori amorevoli. Misi degli annunci e rintracciai ex compagni della
facolt di veterinaria con un debole per i casi disperati. Ma non riuscii a trovare
neppure un potenziale volontario.
Avevo quasi esaurito tutta la mia capacit di razionalizzare anche il senso di colpa. Il
cucciolo era tornato prepotentemente alla vita dopo ' intervento e, sia io, ia i miei
assistenti, ce ne innamorammo.
C'erano giorni in cui non riuscivo neppure a sopportare il pensiero di separarmi da
lui.
Come potevo non perdere la testa per quell'esserino nero e arruffato, con le
minuscole orbite vuote e un' insaziabile ingordigia per il cibo, le coccole, i grattini e
il gioco? Proprio cos, il gioco! Nel gioco era un forsennato, come qualunque
cucciolo, nonostante le cecit. Insomma....era assolutamente adorabile da tutti i punti
di vista...fatta eccezione per la cosa cui gli umani sembrano dare maggiore
importanza: l' aspetto esteriore.
Alla fine, la giovane proprietaria di due gatti miei pazienti promise che sarebbe
venuta a dargli un'occhiata. Quando finalmente porsi la piccola palla di pelo a quella
potenziale padrona, provai una fitta di trepidazione..lo avrebbe guardato con disgusto
come avevano fatto tutti gli altri?avrebbe esitato dicendosi incapace di prendersi cura
di una creaturina tanto strana e malata?
E invece cominci a sussurrargli dolci paroline e lo strinse a s. Lui cominci a fare
le fusa. Con mia sorpresa e con grande sollievo, la donna si guadagn la mia eterna
gratitudine quando disse lo porto a casa con me.
Omero, (cos l'ha poi chiamato, in onore del grande poeta cieco dell'antichit) fu il
primo caso senza speranza delle mia allora breve carriera. Ne affrontai degli altri
in seguito, ma l' esperienza con lii fu determinante nel lastricare la strada per tutti
quelli che sarebbero seguiti.
L'Odissea di Omero, avr, senza dubbi, differenti significati a seconda delle
persone che la leggeranno. Ma a me rimarr sempre un vivido promemoria di quanto

la medicina veterinaria sia in gradi di fare quando intrisa dell'idealismo della


giovinezza. Mi ricorder sempre che non esiste traguardo che il rapporto tra
veterinario , un padrone amorevole ed un cucciolo combattivo non possa
raggiungere.
La storia di Omero un monito per tutti!

QUANDO IL GATTO NERO CI LASCIA...


17)

Luis Sepulveda, Le rose di Atacama


Le ultime frasi del romanzo parlano degli occhi di un gatto nobile, di un gatto
buono, di un gatto di porto, perch Zorba tutto questo e molto di pi.
arrivato nelle nostre vite proprio quando nasceva Sebastian, e con il tempo
diventato molto pi del nostro gatto: si trasformato in un nuovo compagno, in un
amato compagno a quattro zampe e dalle fusa melodiose.
Amiamo quel gatto e in nome di questo amore ho dovuto radunare i miei figli e
parlar loro della morte. Come rispondere al drastico Perch lui?
Gi, perch proprio lui? Il nostro compagno di passeggiate nella selva nera.
Che gatto folle!, mormorava la gente quando lo vedeva correre accanto a noi o
seduto nel portapacchi della bicicletta.
Perch proprio lui? Il nostro gatto di mare, che aveva navigato con noi sul veliero
nelle acque del Kattegat. Il nostro gatto che, appena aprivo la portiera dell'auto, era
il primo a salire, felice dell'idea di viaggiare.
Perch proprio lui? A che mi serviva aver vissuto tanto se non sapevo rispondere a
questa domanda?
Abbiamo parlato circondando Zorba, che ci ascoltava con gli occhi chiusi,
confidando in noi come sempre.
Ogni parola spezzata dal pianto caduta sulla sua pelliccia nera.
Ora che scrivo queste righe, Zorba riposa ai miei piedi, respirando appena. La sua
pelliccia splende alla luce della lampada.
Lo accarezzo impotente, pieno di tristezza. stato testimone di tante serate di
scrittura, di tante pagine. Ha diviso con me la solitudine e il vuoto che arrivavano
dopo aver messo la parola fine a un romanzo. Gli ho recitato i miei dubbi e le
poesie che un giorno voglio comporre.
Zorba riposa ai piedi di un ippocastano in Baviera. I miei figli hanno fatto una
lapide di legno per lui, su cui si legge:
Zorba. Amburgo 1984 Wilsheim 1996. Pellegrino, qui giace il pi nobile dei gatti.
Ascolta le sue fusa.

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